MEMORIE di

di ADRIANA G. HOLLETT

Casola e il suo museo Fotografie di A. G. Hollett©

2 a mio marito Reginald che condivide l’amore per la mia terra.

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...Se novella vera di Lunigiana o di parte vicina sai, dillo a me che gia' grande la' era. Dante Purgatorio canto VIII

4 Cenni sulla storia della Lunigiana

Per riassumere brevemente la storia delle origini della Lunigiana sara’ necessario, a causa della carente documentazione, ricorrere all’opera di Eugenio Branchi “ Storia della Lunigiana feudale”, unica fonte autorevole assieme a quella di Gioachino Volpe; ebbe a osservare quest’ultimo che, “ per la storia della Lunigiana, avanti il XII secolo, e’ poco meno che tenebre e tenuissima luce di alba lontana.” Concordando con loro, possiamo partire da Oberto, conte di Luni, di probabile origine longobarda e unico superstite della famiglia dei Marchesi di Toscana. Luni divenne colonia romana nel 177 a.C., prospero’ col nome di Provincia Maritima Italorum, subi’ dapprima l’invasione longobarda e in seguito, unita a tutta la Lunigiana venne aggregata al ducato longobardo di . Con i Franchi entro’ nella marca carolingia, Oberto ne fu il primo conte e, in seguito, quando i Vescovi contrastarono il dominio obertengo ottenendo da Federico I di veder sanciti i loro diritti su tutto il territorio, divenne sede vescovile. Il Volpe, concordemente ad altri storici e genealogisti, individua in Oberto (945), di origine longobarda, il primo ad essere nominato conte di Luni. L’essere conte di Luni aveva una certa rilevanza poiche’il paese, collocato tra Liguria e Toscana, testimoniava attraverso i resti dell’anfiteatro romano e quelli di antichi insediamenti paleolitici il suo notevole passato. Costui dopo pochi anni (951), oltre alla Lunigiana, entro’ in possesso della marca della Liguria orientale, dei centri di Tortona e Genova e alla sua morte tutti i suoi possedimenti vennero da lui lasciati ai due figli: Adalberto I e Oberto II. Dal primo figlio, per successive diramazioni, ebbero origine i casati dei marchesi di , Corsica e Sardegna, quella dei Pelavicino e dei Cavalcabo’ di Cremona. Dal secondo figlio Oberto II, quello che maggiormente interessa la nostra storia, nacquero Alberto Azzo I e Oberto Obizzo I. Il primo dette origine alla casa d’Este ed il secondo a quella dei Malaspina.

5 Oberto Obizzo I si stabili’ sui gioghi dell’Appennino Ligure-Tortonese-Piacentino, nelle alte valli della Trebbia e dello Staffora e in quest’ultima valle, centro del suo dominio, pose la propria residenza nella rocca di Oramala, unico castello fortificato della valle e quella venne poi da sempre considerata la culla dei Malaspina. Successivamente Oberto Obizzo I fece costruire una serie di castelli che sarebbero divenuti formidabili punti di difesa e principalmente di controllo per il traffico delle merci che costituiva con i pedaggi una grossa fonte di ricchezza. I Malaspina facevano pagare molto cari questi pedaggi e talvolta arrivavano ad assaltare essi stessi le carovane comportandosi come briganti da strada. Il loro castello di Villafranca fu chiamato Malvido e poi Malnido (nel diploma conferito dall’imperatore Federico a Opizone nel 1164) per i pedaggi da rapina e per le ruberie poste direttamente in atto da loro a spese delle carovane che transitavano dal passo della Cisa. Poco si sa di suo figlio Alberto I e del nipote Obizzo II, ma sicuramente il figlio di quest’ultimo Alberto II divenne col nome di Malaspina. Cio’ appare nell’atto di pace di Luni stipulato nel 1124 tra il vescovo Andrea da una parte e il marchese Alberto II detto il Malaspina dall’altra. Nella divisione tra Corrado e Opizzino nel 1221, a Corrado l’ Antico (1253) vennero assegnati i possedimenti alla destra della , mentre Obizino (1301) cambiando nell’arme lo “spino secco” in “spino fiorito” ebbe parte dei territori alla sinistra del fiume. La divisione poi non fu solo dei beni ma araldica, in quanto venne modificato lo stemma di famiglia. Quello dello spino secco portava uno spino con sei rami, uno verticale e cinque orizzontali, tre dei quali voltati a sinistra e due a destra, tutti con aculei.Quello dello spino fiorito portava uno spino verde con sei rami, uno verticale e cinque orizzontali tre dei quali a destra e due a sinistra, terminanti con tre piccoli globetti bianchi in croce alle estremita’ in modo da formare un piccolo fiore. Lo stemma originario aveva uno spino secco nero in campo d’oro con il motto “ad medelam” (mi offre rimedio). I membri del casato si moltiplicarono e cosi’ lo stemma venne spesso modificato; il piu’ conosciuto e’ pero’ quello che mostra un leone rampante coronato affiancato dai rami alternativamente, dello spino secco o fiorito o emtrambi. E’ da ricordare che il leone rampante bianco venne assegnato a Corrado detto l’Antico ( 1253) da Luigi IX re di Francia per l’aiuto ricevuto dal Malaspina nella crociata d’Egitto del 1248. Opizzino o Opizzone (1301), secondogenito di Federico (1264) “fu lo stipite dei Marchesi e Signori di Villafranca”. La sua vedova marchesana Tobia Spinola, tutrice dei figli ancora in minor eta’, merita di esser ricordata come colei che “compose, ordino’ e stabili’” gli STATUTI per e altre sue terre. (Gli Statuti di Aulla del 1303 sono conservati dal Dott. Francesco Raffaelli e dal Dott. Lorenzo Ferri di ).

6 Importante precisare che fin da prima della divisione dei Malaspina del 1221esistevano nei loro feudi i MUNICIPI che erano composti da un Consolo, quattro o sei Consiglieri e un Massaro. La MAGISTRATURA era costituita da un Giudice d’Appello che era il Marchese, di un Podesta’ eletto dal marchese, un Vicario del Podesta’, un Notaro, un Corriere e un Custode delle carceri. Ogni terra aveva il proprio Municipio e tutti assieme quelli del feudo formavano il General Consiglio. Nel secondo Libro sono annotate norme e regole di diritto civile ma si deve ritenere che dovea esistere precedentemente regole e norme da disposizioni scritte o da consuetudini inveterate. Alcune di queste norme erano: la donna se dotata non poteva succedere ai genitori, il marito non poteva donare o lasciare per testamento alla moglie cosa veruna; nella vendita dei fondi dovevano esser preferiti nella vendita i condomini, i parenti fino al quarto grado, i confinanti; la prescrizione degli immobili incorrevasi col lasso di venti anni ecc.. Nel terzo Libro si determinavano le trasgressioni e i delitti punibili con pene corporali o pecuniarie o afflittive: la fustigazione per tutta la terra, il bando perpetuo, il taglio della testa, la forca e la morte per mezzo del fuoco, la confisca dei beni. Si puniva l’omicidio col taglio della testa, l’adulterio con lire venticinque per l’uomo e la donna, lo stupro con la pena capitale, il furto, l’abigeato, il taglio degli alberi e la rimozione dei termini con pene pecuniarie. Per la falsificazione delle monete si era arsi vivi, la falsa testimonianza o lo spergiuro con la galera, e nelle scritture con la forca. Il delitto di lesa maesta’ portava al taglio della testa. Questi quattro Libri o Statuti furono adottati da tutti i discendenti di Federico per tutte le Terre e le Castella da tutti gli Uomini, Universita’ e Comunita’ che a loro furono soggetti.

7 An outline of the history of the Lunigiana Region

In order to summarize briefly the history of the origins of the Lunigiana Region, it is necessary, due to scarce documentation, to resort to the work of Eugenio Branchi “Storia della Lunigiana feudale” (“History of the Lunigiana Region in feudal times”), the only authoritative source together with the work of Gioachino Volpe; in this regard, it was Volpe who observed, “the history of the Lunigiana Region, before the twelfth century, is little more than shadows and tenuous light of a distant dawn”. In accordance with these authors, we begin with Oberto, count of Luni, probably of Lombardic descent and the only surviving member of the family of the marquis of . Luni became a Roman colony in 177 B.C., prospered with the name of Provincia Maritima Italorum (Italian Maritime Province), at first, subjected to Lombardic invasion, then, with all of the Lunigiana Region, was aggregated to the Lombardic dukedom of Lucca. With the Franks, Luni entered into the Carolingian march (borderland), Oberto was its first count and, later, when the Bishops opposed the dominion of the family, obtaining from Federico I, sanction of their rights on all of the territory, it became a bishop’s see. Volpe, in agreement with other historians and genealogists, singles out in Oberto (945), the first historical figure to be nominated count of Luni. To be count of Luni had a certain importance, as the town, located between Liguria and Tuscany, bore witness through the remains of its Roman amphitheatre and ancient Palaeolithic settlements, to its remarkable past. Oberto, a few years later (951), as well as the Lunigiana Region, entered into possession of the march of eastern Liguria, of the centres of Tortona and and, upon his death, all of his possessions were passed by him to his two sons: Adalberto I and Oberto II. The first son, by successive ramifications, gave rise to the lineages of the marquis of Massa, Corsica and Sardinia, of the Pelavicino and of the Cavalcabo` of Cremona. The second son Oberto II, the one of greater interest to Lunigiana’s

8 history, fathered Alberto Azzo I and Oberto Obizzo I. The first of these two gave rise to the and the second to that of the Malaspina. Oberto Obizzo I established himself on the passes of the Liguria-Tortona-Piacenza Apennines, in the high valleys of the Trebbia and Staffora, and in this last valley, the centre of his dominion, he founded his residence in the rock of Oramala, the only fortified castle in the valley, later considered the cradle of the . Subsequently, Oberto Obizzo I had a series of castles built that were to become formidable points of defence and particularly of control of trade routes that constituted, in terms of tolls, a large source of riches. The Malaspina made these tolls very expensive and at times went as far as to besiege, by themselves, the passing caravans, behaving like highway brigands. Their castle at Villafranca became known as Malvido and later Malnido (in the diploma conferred by the emperor Federico to Opizone in 1164), due to plunderous tolls and thefts perpetrated by them at the expense of the caravans that passed by in the Cisa pass. Little is known of Oberto Obizzo’s son Alberto I and of his grandson Obizzo II; what is known is that the son of Obizzo II, Alberto II became known by the name of Malaspina. This appears in the peace treaty of Luni stipulated in 1124 between the bishop Andrea, on the one hand, and the marquis Alberto II known as Malaspina, on the other hand. In the division between Corrado and Opizzino in 1221, to Corrado l’Antico (1253), were assigned the possessions to the right of the river Magra, while Obizino (1301), who changed the coat of arms from the “spino secco” (“bare thorn bush”), to the “spino fiorito” (“blossomed thorn bush”), had the part of the territories to the left of the river. The division, therefore, was not only in terms of possessions, it was also heraldic in that the family blazon was modified. That of the “spino secco” presented a bush with six branches, one vertical and five horizontal, three of which set to the left and two to the right, all with prickles. That of the “spino fiorito” presented a green bush with six branches, one vertical and five horizontal, two to the left and three to the right, terminated with three tiny white globes in a cross at the extremities so as to form little flowers. The original blazon had a black thorn bush on a gold background with the motto “ad medelam” (“to me, it offers a remedy”). The members of the family multiplied and, as a consequence, the blazon was often modified; the best known, however, is that which depicts a rampant crowned lion, side by side with branches, alternatively of bare or blossomed thorns or both. It is noted that the rampant lion was assigned to Corrado detto l’Antico (1253), by Luigi IX, king of France, for the help received from Malaspina in the crusade in Egypt in 1248.

9 Opizzino or Opizzone (1301), the second son of Federico (1264), “was the ancestor of the Marquis and Masters of Villafranca”. His widow, Tobia Spinola, guardian of his infant offspring, is worthy of mention as she who “composed, ordered and established” the STATUES for Aulla and other territories of hers. (The Statutes of Aulla of 1303 are preserved by Dott. Francesco Raffaelli and by Dott. Lorenzo Ferri of Bagnone (1)). It is important to note that even before the division of the Malaspina territories of 1221, there were already in existence in their territories, the MUNICIPALITIES that were composed of a Consul, four or six Counsellors and a Massaro (farm overseer). The MAGISTRACY was made up of an Appeal Court Judge who was the Marquis, of a Podesta (high official), elected by the marquis, a Podesta’s Assistant, a Public Notary, a Courier and a Prison Custodian. Each territory had its own Town Hall and all those of the territory formed the General Council. In the second Statue or Book, were annotated rules and regulations of civil rights; however, it is believed that there had to exist rules and regulations prior to these, available in written form or in inveterate use. Some of these regulations were: a woman in possession of a dowry was not allowed to inherit from her parents; a husband was not allowed to donate or leave anything at all in his will to his wife; in the sale of real estate, joint owners, distant relatives, neighbours were to have precedence; the loss of unexercised rights to real estate after twenty years, etc.. In the third Book, were defined the transgressions and crimes punishable by corporal punishment or fines: flogging throughout the territory, banishment for life, decapitation, hanging and burning at the stake, the confiscation of possessions. Murder was punished by decapitation, adultery by a fine of twenty five liras for both men and women, rape by capital punishment, theft, rustling, felling of trees and removal of boundary stones by fines. Counterfeiting was punishable by being burnt alive, perjury by imprisonment and forgery by hanging. The crime of treason led to decapitation. These Books (four in all), were adopted by all the descendents of Federico Malaspina throughout all of their Territories and Castles by all of the Men, Universities and Communities under their rule.

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Rappresentazione dei borghi di Casola ( a sinistra )e di Pugliano da una miniatura del Trecento. ( da G. Sercambi. Le illustrazioni delle Croniche nel codice lucchese, vol.II,p.64)

11 Castelli della Lunigiana - " Ville, fortezza e citta' dello Stato e confini della Toscana di Sua Altezza", sec. XVII

12 Castelli della Lunigiana - " Ville, fortezza e citta' dello Stato e confini della Toscana di Sua Altezza", sec. XVII

13 Casola e il suo museo

Situata su un nodo stradale di grande importanza, Casola, fortunatamente ci arriva integra nel suo borgo dalle belle dimore quattrocentesche. Con Casola entriamo nell'ambito della consorteria feudale dei Bianchi d'Erberia, il capostipite della quale, in area lunigianese, prendeva nome da questa localita'; Rodolfo da Casola conosciuto soprattutto per aver aiutato il vescovo a costruire il castello di Soliera. Probabailmente fu la culla lunigianese della famiglia longobarda dei Bianchi d'Erberia che ebbe nella zona antichi possedimenti; il titolo di Erberia sarebbe venuto ai Casola soltanto nel 1096-1099. La loro giurisdizione si estendeva lungo il tracciato dell'antica viabilita' che dalla Lucchesia e la , attraverso la valle dell'Aulella e del Lucido, conduceva al Carrarese. Casola passo' poi ai Malaspina e come terra di confine fini' per godere di particolari immunita' e privilegi che le consentirono un notevole benessere economico.Lo dimostrano ancor'oggi l'aspetto della sua edilizia rustica e gentilizia . Attorno al secolo XIII subentrano prima i Malaspina, signori di , quindi Spinetta della Verrucola dei Bosi, finche' dopo il famoso eccidio anche questa zona si da' in accomandigia alla Repubblica Fiorentina. Due arterie attraverso la valle del Tassonaro conducono la prima alla lucchesia e l'altra, per l'alta valle dell'Aulella, verso l ', si biforcano accanto alla fortificazione della quale attraverso i secoli vediamo ancor oggi la maestosa torre cilindrica. Questa, danneggiata da un terremoto nell'ottocento venne ricostruita e ridotta a torre campanaria. Il successivo terremoto del 1920 ha nuovamente colpito il vecchio campanile impiantato sulla base medievale di difesa adiacente alle mura per cui, parzialmente ridotto in rovina, venne nuovamente restaurato con il consolidamento della parte inferiore poco danneggiata e rialzato riproponendo una parte cilindrica di continuita' a quella medioevale. Accanto alla torre, negli

14 anni sessanta, vennero demolite vecchie case ottocentesche per far posto ad una costruzione moderna. La chiesa parrocchiale, davanti alla torre, apre il suo portale barocco verso il borgo, ma di lato, a sud, conserva parte della muratura medioevale. Si tratta di un paramento murario duecentesco che ingloba una piccola porta ad arco monolitico con incisioni radiali che simulano l'impiego di piu' elementi, coronato in alto da tre archetti pensili. La costruzione e' antecedente al 1470, quando viene nominata per la prima volta alle dipendenze della pieve di san Lorenzo e poiche' la localita' prima del trecento era dominio dei Malaspina e' probabile che sia stata in origine una cappella castrense; si spiegherebbe percio' il silenzio negli elenchi delle decime del 1200. Il suo abside ingloba un tratto di mura ancora visibili da via dei Molini. Entrando verso il borgo possiamo osservare una parte ben conservata degli edifici che si affacciano lungo il percorso nella parte della prima cinta muraria. Questo ha una forma allungata, consta di un nucleo centrale allungato, circondato da un percorso anulare e da un giro di case. Il primo e' costituito alle due estremita' da edifici ricostruiti dopo il terremoto del 1920, di cui quella a sud ovest ha incorporato un portale a bottega. Al centro si estende una grande casa padronale del settecento, con giardino, cortile interno e stalle. Dopo il terremoto del 1920 venne abbassata. Nella sua costruzione sono state impiegate molte altre preesistenti come il trecentesco arco stellare all'interno dell'archivolto dove compare anche una muratura coeva. Probabilmente questa abitazione sorse sui resti di altre ad uso artigianale di epoca medioevale. Ha la facciata rivolta a sud-est sulla stessa strada dove ha l'ingresso un altro palazzo nobiliare del settecento. Altro splendido palazzo e' attualmente inglobato in un complesso padronale che propone ricostruzioni di carattere medievale, rinascimentale sino all'ottocento ( vedi architrave datato 1469)ed ha l'ingresso nel borgo gia' citato. Chiamato palazzo Giannarelli l'elegante edificio non ha mai subito danni durante i vari eventi sismici per cui e' giunto a noi integro nella parte muraria e nell'arredamento. Sulla fine del borgo, uno spiazzo triangolare chiamato Piazzuolo hanno i loro ingressi un edificio rifatto dopo il terremoto del 1920 con l'utilizzo di elementi del '700 - '800 ed una abitazione padronale dell'ottocento con loggia e giardino pensile. Anche palazzo Lombardelli aveva un ampio loggiato. Costruito nel 1544 con eleganti forme rinascimentali era stato fatto erigere da un certo Andrea Lombardelli, membro di una delle piu' benestanti famiglie di Casola. Consacrato prete,divenne pievano di san Lorenzo e rettore di Santa Felicita di Casola; stipendiato dalla Repubblica Fiorentina ha le possibilita' economiche per sostenere le spese per la comunita'.

15 Il suo potere economico gli consente di ampliare le sue proprieta' cosi' fa erigere sulla Rocca un imponente palazzo presso la porta di Sottovia, corredato da un loggiato che congloba il portale d'accesso oggi demolito a seguito dell'ultimo terremoto. Nel lato sud-ovest la costruzione riporta i caratteri originali dell'epoca, mentre il lato nord e' composto da molte costruzioni. Nel lato est sono visibili tracce di impianti tardomedioevali che proseguono sul retro di un altro palazzo signorile del '700 collegato a palazzo Lombardelli provvisto anch'esso di di giardino e loggia. Ritornando verso la piazza incontriamo edifici con elementi quattrocenteschi ridotti a stalle o fienili. Uscendo dalla prima cerchia delle mura per la porta di sud-ovest la strada si biforca verso il Tassonaro da un lato e dall'altro verso il Carmine. Sulla sinistra e' visibile un edificio nel cui prospetto mostra due eleganti portali trecenteschi ad arco, tamponati,decorati da un cordone tortile e uno dei quali reca nella chiave dell'arco lo stemma malaspiniano dello Spino Fiorito di Filattiera. Il simbolo dei Malaspina non riguarda il passato di Casola, dipendente da Lucca, ma attorno al 1400 a seguito dell'accomandigia chiesta dai Malaspina alla Repubblica Fiorentina il dominio lucchese del territorio passo'al marchesato malaspiniano. Piu' avanti possiamo ammirare una casa artigiana del quattrocento; serrata tra altre strutture presenta al piano terra un portale rettangolare di servizio e un grande arco tagliato a bottega. Al piano superiore si aprono due eleganti finestre a mensole. Non e' facile riconoscere le merci che venivano trattate; sappiamo che la via del Carmine era allora la via del mercato e percorrendola possiamo notare molte altre aperture di botteghe che si susseguono ininterrottamente fino all'incrocio con via dei molini. Questa ultima parte e' formata da case disposte su un pendio per cui a sud mostrano tre quattro piani mentre a nord solo due. La parte superiore e' deputata a merci; a sud mostra due portali quattrocenteschi; su uno di questi troviamo la data del 1427 ( adi' 4 di giugno) con una croce che si allunga in una curva circolare fino ad assumere l'aspetto di un serpente con la testa biforcuta. Forse una farmacia ( col simbolo di Esculapio come ritroviamo ai tempi nostri). La parte superiore mostra due livelli di mensole, facimente intuibile che servissero per esporre all'essicazione diversi prodotti, come d'uso in Lunigiana. Piu' in alto vi sono finestre riconducibili al '600-'700. I paramenti murari sono stati rinforzati con contrafforti dal lato sud; tutto cio' a causa dei movimenti tellurici cui questa terra e' soggetta. Nei pressi della prima porta, sullo slargo che percede il bivio tra via del Carmine e via del Tassonaro, di fronte agli archi medioevali notiamo due palazzi,

16 uno settecentesco con portale a bugnato e uno tardomedioevale del tipo "a bottega". Piu' oltre, fuori dalle seconde mura, il borgo continua verso il torrente con costruzioni modificate dopo il terremoto e ancora un bel portale tre-quattrocentesco in una di esse. Anche la via del Carmine nel XV secolo aveva un suo prolungamento nel mercato; infatti sono ancora visibili le botteghe nei paramenti murari; si notano altresi' portali, logge del quattro-cinqucento di palazzi settecenteschi che dovevano ospitare la ricca borghesia. Su questa via di importante comunicazione non e' rimasta traccia alcuna di portale del borgo, che sicuramente doveva potersi sbarrare. L'ultima cerchia di mura racchiudeva anche via dei Molini, la via che dall'abside della parrocchiale scende e taglia ortogonalmente la via del Carmine e successivamente la via del Tassonaro presso il Molino e il Torchio di sotto. Via dei Molini prende il nome dai cinque mulini alimentati ad acqua da una gora sotterranea che catturava l'acqua dall'Aulella per poi versarla nel Tassonaro. Queste costruzioni contengono macchinari recenti e sono stati rimaneggiati nell'ottocento, ma ve ne sono alcuni che hanno elementi databili al XV secolo, come la finestra a mensole del mulino di sopra e il portale ovest ad architrave murato di quello di mezzo. Il funzionamento e' determinato da ruote orizzontali collegate con la macina girevole del piano superiore da un ferro collegato ad una nottola. Nel mulino di mezzo una ruota in ferro ha sostituito evidentemente quella di legno di bosso ( legno durissimo) che faceva girare la grande macina di arenaria grigia che riduceva in farina le castagne che venivano fatte scendere dalla tramoggia. E' da ricordare che in epoca medioevale le acque dei torrenti con la conseguente pesca era proprieta' dei marchesi del luogo o altre signorie ma dal 1565 al 1781 divennero proprieta' comunale assieme al mulino di piazza, a quello di serra, al follo, alla beccaria, all'osteria, alla gabella, alla fossa del letame e ai boschi di castagne. Nei feudi limitrofi coevi malaspiniani venivano applicate leggi che derivando dagli Statuti di Aulla del 1303 disponevano del patrimonio, dell'uso dei pascoli, dell'ammasso delle castagne,dei mulini e dell'ordinamento civile.

17 Casola and its museum

Situated on a highway junction of great importance, Casola, fortunately has remained virtually intact for us to see today, from the time of its beautiful fifteenth-century dwellings. With Casola, we enter into the ambit of the feudal faction of the family Bianchi d’Erberia, the founder of which, in the Lunigiana area, took his name from this locality, i.e., Rodolfo da Casola; the title Erberia conferred on the Casola family later, in the period 1096 to 1099. The family’s jurisdiction extended from the regions around Lucca and Garfagnana, across the valleys of the rivers Aulella and Lucido, as far as the regions around . Casola, in the thirteenth century, passed under the jurisdiction of the Malaspina family and, in its location as a border town, enjoyed particular immunities and privileges that brought notable wealth. The first of the Malaspina family were the lords of Filattiera, succeeded by Spinetta della Verrucola dei Bosi, until, after a notorious massacre, the area, like many others, found protection under the Florentine Republic. The village centre is dominated by a majestic cylindrical tower. Damaged by an earthquake in the nineteenth century, it was repaired and converted to a bell tower. In 1920, damaged by another earthquake and partially reduced to ruin, it was again repaired and restored. The parish church, in front of the tower, on the church’s south side, conserves part of a medieval wall. The wall dates back to the thirteenth century and incorporates a small door and monolithic arc. The church’s construction predates 1470, the year in which it is nominated for the first time as dependent on the pieve of St. Lorenzo and, since the locality prior to the fourteenth century was under the Malaspina dominion, it is likely that the church was originally a castle chapel. In the village interior, a prominent feature is a large eighteenth century family house with garden, interior yard and stables. The house probably rests on the ruins of other abodes of medieval artisans. The façade faces southeast on a street in which another seventeenth to eighteenth century family house has its entrance. The façade incorporates the entrance door and exhibits architectural features of medieval, renaissance and up to nineteenth century origin (see the architrave dated 1469). Known as palazzo Giannarelli, this elegant house has never suffered damage by various earthquakes throughout its existence and has remained intact to this day in its construction and furnishings. At the end of the street, the space between the buildings forms a small triangular piazza known as Piazzuolo, with a building rebuilt after the 1920 earthquake by use of architectural features from the eighteenth and nineteenth century, and a nineteenth century abode with loggia and hanging garden.

18 The other side of the piazza is occupied by palazzo Lombardelli that also possesses a spacious gallery. Built in 1544 with elegant renaissance forms, it was paid for by a certain Andrea Lombardelli, a member of one of the wealthiest families of Casola. His financial means allowed him to amplify his properties and have erected on the Rocca (rock outcrop) by the Sottovia gate, an imposing palazzo furnished with gallery that conglobated the entrance door, demolished after the last earthquake. Outside the first circle of walled perimeter, through the southwest gate, the street bifurcates, towards Tassonaro street on one side and towards Carmine street on the other. On the left, a building exhibits two elegant fourteenth century arched entrance doors, boarded up, with twisted cordon decoration, one of which shows the Malaspina family blazon in the form of the Spino Fiorito (blossomed thorn bush), on its keystone. Carmine street was, at one time, the market street, evidenced by many old shop front openings in uninterrupted succession up to the point that it crosses Molini street. This last stretch is formed by houses erected on a slope so that on the south side they exhibit three to four stories while on the north side only two; the upper stories destined to merchandise. On the south side, two fifteenth century entrance doors, one of which bears the date 1427 (4th June) with a cross lengthened in a circular curve to resemble a serpent; perhaps a pharmacy (with Aesculapius’s symbol as used today). The upper part exhibits two levels of shelving, easily envisaged as serving to expose various products for drying, as customarily done in the Lunigiana region. The whole street, in the fifteenth century was undoubtedly the abode of the rich middle class. On this important thoroughfare, no trace remains of a gate that must have existed for community defence. Back at the southwest gate, in the opening before the street forks to either Tassonaro street or Carmine street, in front of the medieval arches, stand two buildings worthy of note, an eighteenth century palazzo with ashlar-work doorway and a late medieval palazzo of type ‘a bottega’ (shop). The last circle of walled perimeter enclosed Molini street, the street that descends from the parish church’s apse and cuts across Carmine street and, successively, Tassonaro street near the Watermill and Press. Molini street takes its name from five watermills (molini) driven by an underground stream fed from the Aulella river to the Tassonaro river. In medieval times, the river ways and torrents were the property of the local marquis. At that time, in the neighbouring feudal estates owned by the Malaspina family, the law in force was derived from the Statues of Aulla of 1303 that set out the laws of the estates, the use of pastures, the gathering of chestnuts, the grinding in the mills, the civil code.

19 CASOLA in Lunigiana

a destra - CASOLA - Annidata nel verde della Lunigiana. tra l'Aulella e il Tassonaro. Sullo sfondo la catena delle alpi Apuane e il Pizzo d'Uccello.

a destra -Il borgo di Casola - (da Wikipedia)

20 21 CASOLA - A distanza ravvicinata notiamo che Casola non e' situata in una gola ma su una collina delimitata dalla valle del Tassonaro e quella dell'Aulella.

22 Antica veduta di Casola - (1) La piazza con i resti della torre le abitazioni ottocentesche.

23 Il campanile impiantato sulla base di una torre medioevale adiacente alle mura venne parzialmente ridotto in rovina. Il restauro dopo aver consolidato le sue parti inferiori poco danneggiate cerco' di riproporre nel resto dell'alzato la continuazione del corpo cilindrico medioevale.

24 La torre di Casola (a sinistra ) prima e dopo il terremoto del 1920. a sinistra: la Torre (1)

25 Casola - chiesa della Madonna del Carmine.

Poco distante dal vecchio abitato in localita' " la Madonna " sorge una costruzione tardo rinascimentale modificata con vari interventi successivi. Un bel porticato ottocentesco nasconde e copre il prospetto dell'antica facciata. Nell'interno i muri mostrano l'uso del marmo alternato alla pietra grigia simile all'arenaria che ne costituiscono la decorazione.

a destra: foto d'altri tempi. La falciatura.(1)

26 27 La torre di Casola oggi.

28 Chiesa parrocchiale di Santa Felicita.

29 Portale settecentesco della chiesa.

30 Interno della chiesa e navata centrale.

31 32 Altare maggiore della chiesa di santa Felicita

33 La chiesa parrocchiale dedicata a santa Felicita si mostra ora in una veste barocca e solo sul fianco sud mostra un paramento murario duecentesco che ingloba una piccola porta ad arco monolitico con incisioni radiali che simulano l'impiego di pietre sovrapposte. Piu' in alto troviamo un coronamento di tre archetti pensili e in basso il frammento di un altro. Queste tracce rimandano ad un'epoca anteriore al 1470, quando la fondazione viene nominata per la prima volta tra le dipendenze della pieve di san Lorenzo. Poiche' prima del 1300 Casola era sotto il dominio feudale dei Malaspina e' possibile che questa fosse in origine una cappella castrense. Infatti non veniva elencata negli elenche delle decime. Il suo fronte absidale, visibile da via dei Molini, mostra ancora le antiche mura inglobate da quelle dell'abside.

34 35 P.C.M.LOMBARDELLI P. SUA DIVOCTIONE A.D. MDCCXXXII San Rocco.

36 P.A.G. P. SUA DIVOCTIONE A. D. 1722 - Sant'Antonio.

37 Il fonte battesimale con decorazioni di marmi policromi..

38 Piletta per l'acqua benedetta recante lo stemma malaspiniano. Lo stemma dei marchesi Malaspina era un tempo costituito da uno spino dorato in campo nero. Successivamente venne loro concesso di introdurre il leone bianco coronato tra i due spini, da Luigi IX re di Francia quando Corrado l'Antico partecipo' nel XII secolo, a fianco del re , alla crociata d'Egitto. In alcuni stemmi malaspiniani figura anche l'aquila bicipite; questa venne concessa nel XIV secolo dall'imperatore d'Austria al quale i Malaspina avevano chiesto accomandigia.

39 Putti marmorei dell'altar maggiore.

40 Il vecchio stendardo della Madonna del Carmine. Il popolo di Casola e' particolarmente devoto a questa Madonna

41 Il lato sud della chiesa conserva un paramento murario di epoca medioevale. Cio' dimostra che l'edificio venne costruito prima del 1470 quando la chiesa era ancora succedanea della vicina Pieve di San Lorenzo.

42 Porta originale della chiesa ad arco monolitico segnato da scalfitture raffiguranti blocchi sovrapposti.

43 Sulla facciata di una casa antistante la chiesa parrocchiale troviamo una piccola maesta' marmorea, della quale si dice che un tempo fosse stata collocata altrove. Potrebbe raffigurare san Giovanni della Croce- si notino la croce, i piedi nudi e la gorgiera dell'abito indice di un abbigliamento usato dai nobili .

44 L'edificio raffigurato era il Convento femminile di Santa Marta eretto nel XVI secolo e disciolto nel 1785 assieme a quello di .

a sinistra: La piccola maesta', quasi un altorilievo, rappresenterebbe ( a modesto giudizio dell'autrice) San Giovanni della Croce in spagnolo Juan de la Crux; Juan de Yepes Alvares ( Fontiveros 1542 - Ubeda 1591); nato da nobile toledano, rimasto orfano in tenera eta' ebbe una formazione culturale nel " Colegio de los doctrinos". Ordinato sacerdote (1567) nello stesso anno incontro' Teresa d' Avila, fondatrice delle Carmelitane. La chiesa cattolica lo definisce Doctor Mysticus. E' considerato uno dei maggiori santi e poeti di lingua spagnola. Tra le sue poesie Cantico Spirituale e Notte oscura dell'anima sono considerate tra le migliori poesie in lingua spagnola ( una libera versione del Cantico dei Cantici).

45 Maria Carli espone le proprie ceramiche artistiche nel suo laboratorio accanto alla chiesa.

46 Scaletta d'accesso alla grada per seccare le castagne.

47 Cantina della vecchia canonica.

48 Sopra la canonica, sotto la stalla della vecchia canonica. Secoli addietro un tunnel sotterraneo, ancora visibile, collegava la stalla all'esterno del paese.

49 Via del vecchio oggi IV Novembre.

50 Vicolo per la Frdana.

51 Vicolo dei Novelli

52 53 Architrave della casa dei Novelli. Curiosa la croce trilobata che troviamo anche sull'antico portale d'ingresso della Pieve di Codiponte.

54 55 La Frdana.

56 Il volto per via IV Novembre.

57 Via IV Novembre

58 Casa Storti.

59 Passando sotto il volto, verso sud-ovest, si entra in una parte ancora ben conservata del borgo racchiusa entro la prima cinta muraria.

60 La vecchia bottega degli Storti.

Il borgo ha un percorso anulare che racchiude un nucleo centrale.

61 Scuola di musica Santa Lucia

62 Palazzo Ambrosi oggi sede del Museo.

63 Portale di palazzo Ambrosi.

64 Via IV Novembre - Sulla destra si nota il grande palazzo Giannarelli.

65 Cantina di palazzo Giannarelli

66 Finestre di palazzo Giannarelli

67 Prospetto di Palazzo Giannarelli

68 Famiglia Serafini - Il tenente Serafini Corrado ( della guerra '15-18) e Elena Romani la bambina con l'abito bianco

69 Prospetto del portale del XVIII secolo di palazzo Giannarelli.

70 L'edificio settecentesco affacciato su via IV Novembre, detta ancora via del vecchio Comune, palazzo Giannarelli, congloba nel suo insieme numerosi preesistenti edifici medioevali. E' dotato di terrazza, loggiato, giardini di cui uno pensile. L'edificio, a memoria dell'attuale proprietaria, prof.ssa Emi Giannarelli, era nel settecento una proprieta' Ambrosi; ereditata in linea femminile divenne successivamente nei primiottocento Serafini, a fineottocento Romani, nel novecento Giannarelli. E' uno dei pochi palazzi che non andarono distrutti col terremoto del 1820 per cui conserva intatte anche all'interno la disposizione degli ambienti e l'arredamento; questo scrupolosamente conservato dalle signore di famiglia.

71 Elena Romani a cinque anni.

72 Anni primi novecento - In piedi da sinistra : Candida Serafini Romani, Corrado Serafini, Marianna Serafini Castelli,Arturo Castelli; seduti - Elena Romani siede in braccio al padre Pellegrino Romani, la zia Maria.

73 Anni venti - La signorina Elena Romani ( a destra )

74 HOC OPUS FECIT FIERI ZANON DA PRATO 1481 Maesta' marmorea nelle cale di palazzo Giannarelli.

75 Il grande ingresso del palazzo Giannarelli

76 77 78 79 Palazzo Giannarelli- L'architrave di una porta del palazzo successivamente tamponata. a destra: grande arco rinascimentale tamponato e architrave di una piccola finestra nel palazzo in alto a sinistra con iscrizione sconosciuta.

80 81 Via IV Novembre vista da sud.

82 Via IV Novembre.

83 Il volto per risalire alla piazza della torre.

84 Discesa per la Frdana.

85 Via Frdana

86 Via Frdana

87 Il terrazzo Giannarelli sulla Frdana

88 Pilastri della terrazza Giannarelli

89 Il giardino Giannarelli

90 91 Un volto sulla Frdana.

92 Il retro di palazzo Giannarelli

93 La Frdana.

94 Una cantina Giannarelli

95 Finestre di palazzo Nobili.

96 La Frdana.

97 Finestre di palazzo Nobili.

98 Palazzo Nobili

99 Nella Frdana un portalerinascimentale successivamente tamponato.

100 Senza commento alla raffinatissima scultura dell'arcata.

101 La Frdana.

102 103 Cantina di palazzo Lombardelli

104 Portale del 1566 di palazzo Lombardelli

105 Le due finestre ai lati del portale ricordano il presbitero Andrea Lombardelli che volle l'edificio eretto, nel 1544, in eleganti forme rinascimentali. Lo ricordano le scritte scolpite negli architravi delle finestre (a destra)

106 sopra - PRESBITER ANDREAS LOMBARDELLI a sinistra - HOC OPUS F. F.

107 Portale di palazzo Lombardelli - secolo XVI

108 Il portale del 1566 reca nello stemma la raffigurazione di un toro, lo stesso che possiamo ancora vedere, mutilo delle corna, in alto sullo spigolo sud del palazzo.(Nel tempo l'economia di Casola si basava sull'allevamento dei bovini.) Questa grande dimora padronale con giardino terrazza e stalle, fu abbassata dell'ultimo piano reso pericolante dal terremoto. Vennero demoliti anche i tre ordini di archi di un loggiato sul lato sud, danneggiati dal terremoto dell'ottocentoventi, dei quali e' rimasto evidente l'attacco sullo spigolo sud-est sull'attuale terrazza. Un bell'arco stellare coronava l'uscita sud dell'atrio verso il giardino con punte di diamante raffiguranti lo stemma mediceo;di queste ne rimangono solo due, le altre sono state distrutte per gioco da soldati tedeschi nell'ultimo conflitto. L'edificio venne realizzato da Andrea Lombardelli membro di una fra le piu' benestanti famiglie di Casola. Avviato alla carriera ecclesiastica nel 1532 divenne pievano della Pieve di san Lorenzo e rettore di santa Felicita di Casola. Stipendiato dal comune di Firenze puo' permettersi spese a favore della comunita'. Fa erigere sulla Rocca l'imponente palazzo presso la "porta di Sottovia" inglobando alcuni edifici medioevali. Successivamente il palazzo, nel settento, verra' corredato da un loggiato a tre ordini sovrapposti ( vedi foto pag.112)

109 Prospetto del palazzo rinascimentale dei Lombardelli

110 Il grande atrio di palazzo Lombardelli

111 L'atrio del palazzo apre direttamente sul giardino.

112 Questo architrave reca al centro lo stemma malaspiniano. Ritrovato tra le macerie del palazzo, gravemente danneggiato dal terremoto, non e' stato possibile stabilire in quale luogo fosse stato collocato in origine per cui la famiglia l'ha fatto sistemare nell'atrio del palazzo.

Lo Spino Fiorito dei Malaspina di Filattiera

113 In questa antica fotografia (del 1919 ) in possesso di casa Lombardelli, possiamo vedere il grande loggiato a tre piani costruito a fianco dell'attuale palazzo. Si puo' anche ammirare a sinistra della fotografia il vecchio campanile anch'esso a ordini sovrapposti danneggiato assieme al loggiato dal terremoto del 1920.

114 lato sud di palazzo Lombardelli.

115 Sullo spigolo sud di palazzo Lombardelli sotto la data del 1544 si ripete l'immagine del toro che troviamo sulla chiave di volta del portale d'ingresso.

116 Portale ovest di palazzo Lombardelli, opera rinascimentale, decorato a lacunari entro i quali compare la punta di diamante simbolo del potere mediceo.

117 Prospetto sul giardino di palazzo Lombardelli.

118 In questa fotografia e' possibile notare nello spigolo del palazzo il punto dove era allacciato l'antico loggiato.

119 Esterno della Porta di Sottovia.

120 La parte interna della Porta di Sottovia era coperta da un volto. Si nota in alto a destra la pietra sporgente.

121 La piazzetta. L'iscrizione e'murata sull'orlo della terrazza sopra la finestra.

D O M T O T A M D O M U M LOMBARDELLI

122 Palazzo Nobili Pellini.

123 H O C F F S A* T I N V P I E T R I

Il davanzale a sinistra del portale del palazzo Nobili Pellini e' stato murato capovolto, probabilmente dal muratore che non sapeva leggere.

124 L'ingresso del giardino Nobili Pellini.

125 126 Giardino di casa Nobili Pellini.

127 L'elegante veranda di palazzo Nobili Pellini

128 La veste invernale del giardino.

129 Porta di Sottovia o del dazio

130 Franca Nobili e Annina Menchinelli

131 Via degli orti o per il Tassonaro.

132 Il bel Crocifisso di fuoriporta.

133 Una delle tre torri della fortificazione di Casola

134 Casa Nobili apre sull'ingresso al paese.

135 Dalla piazzetta al vicolo per via del vecchio Municipio

136 137 Una vecchia bottega.

138 Casa Storti.

139 M C C C C L X X X 9

140 Splendida finestra, monolite in pietra scolpita, di casa Storti. ( casa usata dal contadino)

141 Il bivio per via IV Novembre e per il Piazzolo

142 Volta per il Piazzolo .

143 Interno della porta sud-est di Casola. Un grande portale del tre-quatrocento tamponato. Sopra il volto la ca' di Brunaldo Andrei.

144 Grandi aperture per uso rurale in seguito tamponate.

145 Volto per il Piazzolo- Sono ancora visibili i gangheri che sostenevano il grande portone.

146 Piccolo ingresso murato

147 Portale di casa Storti.

148 La fine di via IV Novembre.

149 Elementi del tre-Quattrocento inseriti in un complesso rimaneggiato nel XVIII secolo.

150 Foto d'epoca.

151 Splendida finestra di casa Storti Monolite in marmo bianco scolpito.

152 153 Volto per la Frdana.

154 155 In alto sopra il volto casa Storti.

156 Interno della porta sud-est di Casola

157 Il Piazzol. ( terrazzo di Brunaldo Andrei )

158 Casa Bianchi

159 Portale di palazzo Notari.

160 Interno della porta sud-est .Sulla sinistra un portale tamponato del tre-quattrocento .

161 La vecchia casa della Rosina

162 foto d'epoca.

163 A sinistra Via del Carmine a destra via del Tassonaro. La via del Tassonaro ha il carattere del quartiere popolare; abitato da braccianti e mezzadri e' sulla direttrice dei campi.

164 foto d'epoca.

165 Palazzo Cardellini. Dimora signorile del secolo XVIII.

166 Via del Tassonaro.

167 Palazzo Cardellini.

168 Nei pressi della prima porta sullo slargo che precede il bivio tra via del Carmine e via del Tassonaro si erge un bel palazzo settecentesco con un bel portale a bugnato affiancato da un tardo medioevale del tipo "a bottega".

169 Il portale del palazzo Cardellini

170 Via del Tassonaro.

Un'analisi condotta nel borgo di Casola ha consentito di ripercorrere le piu' importanti tappe dell'evoluzione dell'abitato. Nel settecento, al culmine di un gran fervore edilizio la parte racchiusa dal primo giro di mura ha ormai acquisito l'aspetto di un centro residenziale, la cui ala di rappresentanza e' sulla strada del vecchio Comune fino al Piazzol. Il viottolo retrostante ad est e' considerato di servizio.

171 Via del Carmine - Quasi tutti i palazzi di Casola mostrano questi grandi archi rinascimentali tamponati.

172 Lungo la via del Carmine sorgono altre dimore borghesi, ma sono frammiste a costruzioni di altra destinazione sociale come le botteghe artigiane, le case rurali e i metati.

173 Via del Carmine o del Mercato. .I grandi archi tamponati o diversamente ristrutturati erano anticamente utilizzati come magazzini o depositi.

174 Via del Carmine. Il palazzo di proprieta' Giannarelli e' in ristrutturazione. L'antica chiave di volta e' stata sostituita nella parte anteriore probabilmente per cancellarne lo stemma.

175 Splendido palazzo quattrocentesco.

176 Via del Carmine chiamata anche Via del Mercato I grandi archi tamponati sono i resti di quattrocentesche aperture " a bottega"

177 Via del Carmine Arco quttrocentesco di apertura "a bottega"

178 Via del Carmine - Le numerose porte "a bottega" lungo questa strada, che conduce al Carmine, dimostra l'importanza di questo nodo viario sulle direttrici di transito per la Garfagnana e l'Emilia.

179 Via del Carmine o via dei Metati oggi,e sotto, ieri.

180 Via del Carmine

181 Via del Carmine

182 183 Via del Carmine - La casa della Beppina a destra - M D L I I I

L'assetto del borgo di Casola subisce un processo di rinnovamento cominciato dal presbitero Andrea Lombardelli nel 1544. Questo assetto si innesta su quello preesistente, ben piu' organico e sostanziale, arriva a compimenrto nella meta' del XV secolo, quando tutta l'edilizia e' rifatta secondo modelli funzionali indotti dalla vitalita' dei commerci. La Casola feudale alle soglie del Rinascimento e' diventata un elegante borgo mercantile. Nella parte racchiusa dalla prima cerchia di mura su via del vecchio Municipio nulla e' cambiato. Nello slargo alla confluenza delle due strade si formava il mercato che proseguiva anche in parte su via del Carmine, finche' presso le seconde mura si trovava la serie dei mulini e delle stalle.

184 185 Casa della Vanna

186 Antichi lavatoi.

187 Via dei Molini

188 Via dei Molini. Le mura appartenevano al castello ( alcuni asseriscono che fosse esistito), si collegavano in alto all'abside della chiesa e chiudevano in piazza alla Torre.

189 Bocca da fuoco nelle mura del castello.

190 Le mura del castello e quelle dell'abside della chiesa.

191 Via dei Molini verso la piazza.

192 Via dei Molini in Piazza della Torre.

193 Via del Carmine

194 195 Ingresso di casa Ambrosi

196 197 Portali "a bottega" di via del Carmine.

198 199 Via del Carmine - Era chiamata la via del Mercato.

200 Via del Carmine era anche la via della ricca borghesia.

201 La maesta' di Richetto.

202 Una porta su via del Tassonaro.(foto d'epoca)

203 Architrave datato 1427, adi 14 di giugno. Nella via del Tassonaro troviamo alcuni portali quattrocenteschi di cui uno porta la data del 1427 ( adi 4 di giugno)con una piccola croce che si trasforma in basso in un'ampia curva a disegnare con una linea circolare l'immagine di un serpente con la lingua biforcuta, simbolo di Esculapio il dio della medicina. E' quindi probabile che abbia un fondo di verita' la tradizione popolare che ricorda l'esistenza di una farmacia.

a destra - nella parte superiore della facciata notiamo ancora due livelli sovrapposti di grandi mensole sporgenti in pietra predisposte a sostegno di altane ( probabilmente coperte) dove si ponevano ad asciugare bucati o essicare i prodotti secondo l'usanza lunigianese.

204 205 Nella chiave di volta di quest'elegante arco, modanato a cordone tortile nel margine inferiore, notiamo lo stemma dei Malaspina di Filattiera che, intorno al XII secolo, si erano distinti dagli altri inserendo nell'arme lo spino fiorito.La dipendenza di Casola da questo casato risale al periodo tra il 1349 e il 1398 quando al dominio dei lucchesi si sostitui' quello dei Malaspina. Il palazzo era situato all'inizio di via del Tassonaro.

206 Via IV Novembre, via per il Museo.

207 Palazzo Ambrosi - Uno tra i piu' bei palazzi di Casola; situato nella parte aristocratica del borgo e' stato donato dalla famiglia Ambrosi al Comune che ne ha fatto la sede del Museo Territoriale dell'Alta Valle Aulella.

208 AUGUSTO CESARE AMBROSI

Prima di entrare in merito ai reperti esposti al museo, l'autrice trova doveroso introdurre la figura emerita del prof. Augusto Cesare Ambrosi, noto studioso e ricercatore in terra di Lunigiana. Nasce a Casola in Lunigiana nel 1919, luogo d'origine della famiglia, dove risiedera' per molti anni anche in qualita' di sindaco, muore alla Spezia nel 2003. Il prof. Ambrosi si e' imposto subito nel mondo scientifico della Lunigiana collaborando con i massimi studiosi ed in particolare con il prof. Ubaldo Formentini, massimo storiografo di questa terra. Ha pubblicato numerosissimi studi scientifici, dalle scienze preistoriche, geologiche, storiche, demo-etno-antropologiche. Si e' imposto per gli approfondimenti relativi alla statuaria megalitica con particolare riferimento alle statue-stele di Lunigiana per cui, quale direttore fonda nel castello del Piagnaro di il Museo delle Statue-stele. Oltre ad aver studiato e pubblicato ricerche scientifiche si e' costantemente impegnato nell'organizzazione della cultura e nella divulgazione popolare della storia locale promuovendo, realizzando e dirigendo istituti e strutture. Ha diretto l'Istituto Internazionale di Studi Liguri-Sezione Lunense; ha fondato l'Istituto Lunigianase dei Castelli; ha diretto l'Accademia Lunigianese di Scienze G. Capellini e la rivista " Il giornale Storico della Lunigiana"; ha fondato i Musei di Casola in Lunigiana, delle statue-stele di Pontremoli, membro e fondatore delle associazioni dei castelli d'Italia, dirigente del castello Malaspina di Massa. In qualita' di direttore, ha realizzato il Museo ed il Parco Archeologico delle statue-stele ( sul terreno di sua proprieta' donato al Comune di Casola); ha collaborato attivamente alla realizzazione del Museo Contadino di ;

209 Ha promosso e organizzato convegni nazionali e internazionali, mostre di varia natura, incontri itinerari e promozioni anche nel campo del turismo culturale. Per quanto riguarda specificamente il Comune di Casola si ricorda che il prof. Ambrosi, in campo civile ha ricoperto la carica di Sindaco per quattro volte, coprendo un arco di vent'anni. In quel periodo, oltre a grandi e piccole opere, egli ebbe a dare forte impulso alle cura e alla protezione del patrimonio storico pubblico e privato che ha permesso, ad esempio, i restauri della Pieve di Codiponte. Negli anni sessanta fonda la biblioteca civica e la intitola al suo maestro Ubaldo Formentini Attorno a quel periodo organizza la prima Mostra Archeologica in Lunigiana a Casola, raccogliendo nel frattempo tredici statue-stele che gli consentono di aprire il Museo del Territorio dell'Alta Valle Aulella. Successivamente organizza il Parco archeologico delle statue-stele. Durante i suoi mandati di sindaco realizza: collegamenti viari con le frazioni- approvvigionamento idrico edificio scolastico per scuole elementari e medie edificio per scuola materna realizza Parco e Museo Archeologico delle staue-stele. Sviluppa una notevole opera di ricerca sulla Lunigiana, sul dialetto, sulla fotografia , sul folklore, sulla sua storia. Occupandosi in particolare delle statue-stele ne diviene il massimo esperto e conoscitore, realizza il " Corpus delle Statue stele della Lunigiana" organizza tutte le notizie sull'argomento in un'opera che lo rende noto in Italia e all'estero. Succede a Ubaldo Formentini divenendo Presidente della Sezione Lunense dell'Istituto Internazionale Studi Liguri; in questo incarico organizza diversi convegni: Il monachesimo nell'isola del Tino e uno internazionale sulle Statue Antropofomorfe in Europa. Presidente dell'Accademia " GiovanniCapellini" della Spezia organizza un ampio programma di studi e ricerche promuovendo convegni: con la Societa' Geologica sulla figura di Giovanni Capellini, con la Societa' Botanica sull'opera del botanico sarzanese Bertoloni, sugli Statuti di Lunigiana, sulle Pterofidi (varieta' di felci in Lunigiana) con la presenza di un folto gruppo di ricercatori e studiosi d'Europa, sull'Appennino Montagne d'Europa. Membro della Societa' Dialettologica per la quale ha pubblicato molte ricerche Molte sue opere sono state difuse attraverso riviste specializzate e di divulgazione.

210 IL MUSEO DEL TERRITORIO DELL'ALTA VALLE AULELLA

In questo museo sono esposte alcune pietre dall'aspetto insolito: si tratta di selci somiglianti a lame, a raschiatoi, a bulini a punte. Somigliano a scarti di lavorazione, sono invece i primi oggetti che 40.000 anni fa l'uomo ha lasciato in Lunigiana. Sono i primi documenti e le prime prove d'intelligenza e di manualita' applicata alla pietra che si e' poi evoluta nel corso dei millenni. Piu' tardi la pietra lavorata meglio divenne punta di freccia e arnesi da taglio e da lavoro. In Lunigiana nella pietra sono state incise le tappe della sua storia; in questo materiale duro, forte e tenace sono state espresse con grazia e ingegnosita' opere che nel tempo sono ricomparse alla luce dimostrando che da sempre l'uomo ha voluto lasciar traccia di se', del suo passato e del suo modo di vivere. In queste pietre l'uomo ha trasfuso la sua immagine o quella delle sue divinita', come rivelano le statue stele conservate nel museo, per dimostrare la propria esistenza anche dopo la morte. Sui colli, nei villaggi o nelle verdi pianure del fondovalle, questi monumenti testimoniano una grande religione diffusasi in tutta europa, dal III millennio a.C.fino alla romanizzazione; sono chiari simboli di vita, di gerarchie sociali e di una particolare cultura.

211 Fonte battesimale ad immersione

212 Altro fonte battesimale.

213 Tra le altre pietre il capitello della chiesa del Carmine

214 Reperti con strane incisioni.

215 216 Fonte battesimale rinascimentale della chiesa diSanta Margherita di Regnano

217 sopra: un falcetto e il corno per la pietra usata per affilare.

a destra in alto in forma ridotta: una panera, una cavagnada, un val, un fer da segar, do rastrei, una quareta. in basso a destra: un vecchio aratro in legno.

218 219 Vecchie stoviglie locali.

220 I capitelli (due) ad uncino furono rinvenuti sul sagrato della chiesa della Madonna del Carmine.

221 Capitello corinzio proveniente dalla Pieve di Offiano

Capitelli provenienti dalla Pieve di Offiano

222 Costumi e copricapi locali.

223 Piccole sculture in marmo.

224 sotto - Collezione di vecchie immagini sacre.

225 I due scheletri sono stati rinvenuti negli scavi di Codiponte

226 227 Copia di Statua-stele di - Rinvenuta nell'area del Santuario del Soccorso tra il 1964 e il 1968 in un gruppo di tre. E' esposta al museo del Piagnaro.

228 Originale di Statua-stele di Reusa - Rinvenuta nel 1965 murata in una antica vasca in un orto a Quercia, nella frazione di Reusa.

229 Copia di statua-stele del gruppo A di Casola in Lunigiana L'originale e' al castello del Piagnaro

230 Reperti preistorici di epoca neanderthaliana di fauna dell'epoca glaciale rinvenuti nella Tecchia preistorica di Equi. I reperti appartengono soprattutto all'orso speleo che si ritirava nella tecchia per il letargo.

231 PIEVE DI OFFIANO

232 Il primo edificio pare risalisse all'XI secolo, infatti di quella costruzione rimangono splendidi capitelli arcaici con figure zoomorfe e umane, ospitati nel museo A.C.Ambrosi di Casola. Questa Pieve e' del tipo plebs domini cioe' creata da un signore del luogo. Pare che il signore fosse il longobardo Guiterno, ricchissimo proprietario della Pieve, del borgo di Regnano e di molte terre nella valle dell'Aulella. Lascio' per testamento, insieme alla Pieve di Offiano anche le cappelle di Reusa e Santa Margherita, alla diocesi di Luni. Negli ultinmi estimi del 1470 appartenne a questa Pieve anche la Cappella di Turlago. Tutt'attorno alla Pieve, zona fiorente in epoca medioevale,troviamo i resti di tre castelli: quello di Regnano, di Montefiore e di Castiglioncello. Percorrendo lo stretto sentiero tra il verde dei cespugli e il gorgoglio della fontanella, dopo l'ultima svolta ci appare controluce la visione della chiesa, alta, imponente su un alto basamento. Un massiccio campanile attorniato da cipressi l'affianca Una elegante scalinata in pietra conduce al grande portale. Sul timpano la scritta TU ES PETRUS e nel cartiglio che sormsnta il portale di pietra una iscrizione seguita dalla data 1749. nell'edificio possono leggersi ancora elementi di costruzione altomedioevale e di un rifacimenrto successico in stile romanico. Sul lato sinistro, a livello d'uomo, un tassello marmoreo riproducente le gambe e la bisaccia di un pellegrino e' incorniciato da due epigrafi, una molto consunta e l'altra a sinistra, facilmente decifrabile, lasciate a memoria di quel tempo

233 All'interno della Pieve troviamo altari di marmi policromi, piccole sculture marmoree ai lati dell'altar maggiore e alcune tele di pittori noti.

234 IL portale settecentesco

235 Dai pilastri si accede al prato circostante la chiesa.

236 Il piccolo cimitero dietro la pieve. in alto una poiana vola nel sole.

237 La parte absidale della Pieve.

238 239 Il silenzio e' cosi' assoluto da restarne impressionati

240 All'ombra della chiesa il convento di clausura delle Suore Passioniste.

241 242 La navata centrale.

243 I cancelli allineati all'altar maggiore delimitano la clausura.

244 245 L'antica piletta

246 247 Il fonte battesimale a marmi policromi.

248 Nel cielo della cupola l'affresco raffigurante l'apoteosi di san Pietro.

249 PIEVE DEI SANTI CORNELIO E CIPRIANO DI CODIPONTE

Questa Pieve e' forse il monumento piu' rappresentativo e meglio conosciuto dell'arte medioevale in Lunigiana. Si presenta in forma basilicale, divisa da sei colonne e quattro semicolonne che sostengono archi a tutto sesto, presenta un'elegante abside maggiore, archetti pensili e trifore a doppia strombatura. Icapitelli hanno sculture con motivi di foglie, palme e intrecci di vimini.Alcuni oltre a motivi fitomorfici presentano figure umane come: l'orante, l'atleta, il marzo che suona corni e la scilla o sirena bicaudata. Altri con animali: il serpente con i piedi, la fiera rampante, il cammello e l'uccello. Il soffitto e' ligneo con raffigurazioni di santi e di stemmi ( aquila bicipite). Posto sulla parete destra un polittico raffigurante il Volto Santo, la Madonna col Bambino e i santi titolari Cornelio e Cipriano. Secondo U.Formentini e' da attribuirsi, assieme al polittico della chiesa di Varano raffigurante san Nicola da Bari , al senese Angelo Puccinelli che lo dipinse nel 1394.

250 Il primitivo ingresso della Pieve.

251 Il campanile della Pieve.

252 L'antico portale della Pieve ricco di minuscole sculture.

253 La navata centrale.

254 Il fonte battesimale ad immersione.

255 le due navate laterali

256 257 Attribuito da U. Formentini al senese Andrea Puccinelli che lo dipinse nel 1392.

258 Il trittico, tempera su tavola,da poco restaurato e' stato restituito alla Pieve. Rappresenta la Madonna col Bambino, il Volto Santo e i santi Cornelio e Cipriano. E' composta da sei tavole verticali connesse tra loro da due traverse orizzontali. La cornice e la predella sono d'epoca successiva. Al centro vi e' presentata una nativita' e ai lati due scene di difficile interpretazione. Cristo baciato da Giuda(?) con tre apostoli e un angelo. Sono comunque stati rinvenuti due scomparti laterali, oggi conservati al museo Villa Guinigi di Lucca che rappresentano l'approdo miracoloso del Volto Santo nel porto di Luni e il vescovo Giovanni che seguito dal suo clero lo raccoglie per traslarlo alla cattedrale di san Martino a Lucca; il secondo rappresenta due scene di vita di San Cipriano condannato prima all'esilio e poi decollato.L'iconografia del trittico e' legata alla Pieve di Codiponte, infatti e' dedicata ai santi Cipriano e Cornelio. Da non dimenticare che la Pieve era sorta sulla attraverso la quale il culto del Volto Santo si era diffuso in tutta l'Europa. Nuovi studi attribuiscono l'opera ad un artista fiorentino, il maestro di Montefoscoli.

259 260 La sirena bicaudata e gli intrecci di vimini. sotto: l'albero della vita e il serpente coi piedi

a sinistra; la storia del Volto Santo esposta nella Pieve. L'immagine e' venerata in molte chiese della Lunigiana: qua a Codiponte, a Ponticello (Filattiera),a Pieve San Lorenzo e in tutta la Lunigiana appenninica confinante con la Lucchesia. A fianco della Pieve di Offiano passa la Via del Volto Santo.

La margherita longobarda e l'orante.

261 Bibliografia : C.A. Ambrosi - Lunigiana Segni del tempo Alta Valle Aulella - Storia dell'insediamento in Lunigiana (autori vari) (1) Fotografie gentilmente concesse dal Sig,Fernando Mosti.

Un particolare ringraziamento alla prof.ssa Emi Giannarelli per la preziosa collaborazione alla ricerca dei nominativi delle antiche famiglie del borgo.

262 Note dell’autrice

La Lunigiana e i suoi borghi sono sempre stati cari all’autrice che, originaria di quella terra, ha conservato nel cuore e nella memoria i luoghi e le semplici storie delle persone che l’hanno abitata;. alcune di queste conosciute di persona ed in altri casi rivissute nei racconti della nonna o dei vecchi del paese. Le vecchie filastrocche ascoltate nell’infanzia, le antiche storie di folletti e diavoli, di cui il piu’ curioso era il Buffardel, sono rimaste in lei come immagini di un tempo ormai scomparso. Sente quindi la necessita’ di ricreare in parte quel mondo e farne rivivere il ricordo per coloro che non l’hanno conosciuto e perche’ non se ne perda la memoria. I racconti e le fotografie le hanno consentito di descrivere quel tempo e ricrearlo con le immagini dei piccoli borghi disabitati e spesso abbandonati,degli sperduti agglomerati di casolari non ancora raggiunti dal progresso. Queste migliaia di fotografie, accuratamente classificate e divise in un ordinato archivio, sono state riprese e ripulite, con tecniche moderne,per poter illustrare, divise paese per paese,tutta la Lunigiana a cominciare dalla sinistra della Magra. Le immagini ci mostrano una terra verde di boschi e sullo sfondo le rovine di grandi costruzioni spesso dirute da intemperie e rovi; pendii sui quali ruderi di antichi monasteri sembrano riecheggiare solitudini di silenzi e preghiera; colline e dorsi selvosi dove un rosario di solitarie pievi testimonia ancora la devozione della gente di Lunigiana; stretti borghi dai vicoli anulari, spesso bui e ventosi; piccole case costruite con pesanti pietre cementate dall’umile sudore dell’uomo. L’autrice vuol anche ricordare che le centinaia tra castelli, torri e castellari che ancora allungano la loro ombra con la fierezza della loro origine e del loro passato sono un segno tangibile di una terra povera di mezzi ma ricca di storia.

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