472-Marrakech Express – Opinione – C'era Una Volta Un Accrocchio
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11.12.2017 Marrakech Express - Opinione - C'era una volta un accrocchio Opinioni Shopping Il Mio Ciao Ok ! Pubblicita Home > Cultura e Spettacolo > Cinema > Tutti i film > M > Marrakech Express > Opinioni Opinione su Pubblicita Pubblicita Marrakech Express Valutazione complessiva (17): Tutte le opinioni su Marrakech Express Modifica la tua opinione Opinione Leggi tutta l'Opinione C'era una volta un accrocchio brest 22.09.2006 Vantaggi: Non molti, a parte il fatto di essere un colonna Azione per questa opinione portante della mia vita di uomo e spettatore . Modifica la tua opinione Svantaggi: Scrivi un commento Lo si può vedere la prima volta una volta sola . Su di me: Recensioni di TUTTI i film che ho visto al cinema nella mia vita, Aggiungi brest agli Autori preferiti dal passato al presente (ad oggi: ... Richiedi le Opinioni di brest Consiglio il prodotto: Sì Continua... Iscritto da: 07.02.2001 Opinioni: 981 Fiducie ricevute: 533 Leggi di più su questo prodotto Altre Opinioni Migliore/Peggiore In media l'opinione è' stata valutata Eccellente da 28 utenti Ciao Tutti gli uomini del perden molto utile (Opinione fluviale ed esotericamente preclusa ai non iniziati, a meno che non vogliate ‘iniziarvi’ adesso) Il FilmViaggio per antono SOLE SUL TETTO DEI PALAZZI IN COSTRUZIONE Sole che batte sul campo di pallone. Ma il campo è uno sterrato ai bordi di una desolata superstrada marocchina in direzione Marrakech. Il pallone lo molto utile mettono i monelli del luogo, impossessatisi per caso dell’ ‘accrocchio’, anonimo tubo messo ora a fare il palo. Nell’accrocchio ci sono i soldi portati di Erano aaaaanni .... nascosto fin là per liberare Rudy, vecchio amico del liceo ora in galera per qualche misterioso motivo. Invece di servire da cauzione, il denaro rischia di rimanere preda dei giovani ignari ragazzi che lo hanno trovato dopo che l’oggetto si era staccato, causa sobbalzo improvviso dal fuoristrada di Ponchia molto utile a cui era stato in qualche modo annesso. Occorre sfidare i giocatori di casa sul loro terreno, con l’accrocchio in palio. Ponchia (Diego Abatantuono) è marrakech express pessimista, Marco (Fabrizio Bentivoglio) se la può giocare, Marta (Cristina Marsillach) potrebbe rinverdire la tradizione dei grandi portieri spagnoli, Cedro (Gigio Alberti) è legnoso, ma soprattutto l’agile Paolino (Giuseppe Cederna) non vede l’ora, e dopo breve mimico parlamentare torna con molto utile l’accordo: ItaliaMarocco, si va ai dieci. Uno dei film della (mia) vit NINO CAPI’ SIN DAL PRIMO MOMENTO molto utile E anch’io: era la primavera del 1989, e al cinema “Arcobaleno” di via Rizzoli, a Bologna, davano questo film italiano uscito pochi mesi prima. Io, libero di entrare gratis in tutti i cinema della città perché carabiniere ausiliario in forza al comando di Via dei Bersaglieri, mi recavo nelle sale della città anche Mostra tutte le due volte al giorno. Quella volta toccò al film di un giovane regista milanese che veniva dal teatro, con al suo attivo un titolo underground di cui avevo sentito parlare ma che non avevo (all’epoca) visto, “Kamikazen Ultima notte a Milano” (1986). Abatantuono era già una specie di garanzia, il mio tempo libero estesissimo, il cinema a due passi. Le valutazioni dell'Opinione Capii subito che il film mi trovava simpatico, mi parlava e mi convinceva senza sforzo ad entrare nelle sue tante vite. Sulle note della morbida ‘No More Blue’ di Roberto Ciotti conosciamo prima Marco, coscienzioso ingegnere, poi la fradicia e sperduta Marta, quindi il Questa Opinione su Marrakech Express è s pignolo insegnante Paolo e il burbero venditore d’auto Maurizio tassativamente detto Ponchia, che partecipa all’impresa procurando la macchina, un 3041 volte ed è stata così valutata dagli iscr fuoristrada Mercedes rosso fiamma, con l’unico inconveniente di avere l’indicatore del livello carburante fuori uso. Recuperiamo in seguito il burbero eremita Cedro e via, da Ventimiglia a Barcellona, da Gibilterra fin dentro il deserto oltre Marrakech, passando da prigioni, dentisti, bagni turchi, "Eccellente" per (72%): biciclette scambiate per un Rolex d’acciaio. 1. beatrice6 Fin quando Rudy (Massimo Venturiello) non li recupera tutti ormai stremati, dietro una duna in ombra, quasi certi della fine. 2. apo1971 LE SCARPETTE DI GOMMA DURA, E IL CUORE PIENO DI PAURA 3. lallopollo Elogio dell’amicizia e della fuga, ovvero dei due cardini attorno a e ancora altri 28 iscritti cui Salvatores imperniò la sua omonima trilogia (comprendente Fotografie per Marrakech Express anche “Turné” nel 1989 e “Mediterraneo” nel 1991, film "molto utile" per (28%): quest’ultimo che spero di recensire presto), “Marrakech Express” 1. mauro_meo conobbe una fortuna enorme e giustificata: grazie all’apporto di 2. RobiWanKenobj attoriamici navigati da anni di comune lavoro teatrale, la chimica delle psicologie trova immediatamente modo di produrre, quasi ad 3. Mayal ogni riga della sceneggiatura, perle di realismo cinico o patetico, e ancora altri 9 iscritti codici amicali di sberleffo, scambi scintillanti di battute e controbattute, smorfie e gestualità di caricaturale naturalezza. La valutazione generale di questa Opinione Nella gomma dura di una ruvidezza da generazione sorpassata e basa solo sulla media delle singole valutazio disillusa batte un cuore musicale, solidale e transumante: gli zingari di Salvatores sembrano i pistoleri dei vecchi film western, che si ritrovano dopo tanti anni a galoppare per un’ultima Risultati simili a Marrakech Express avventura prima del loro tramonto. La sosta nel pueblo cinematografico andaluso, set abbandonato scheda video pci express x1 scheda vide dei vecchi capolavori leoniani, sembra accarezzare teneramente questa metafora. express x16 1gb samsung galaxy Lucio Dalla (“L’anno che verrà”) e soprattutto Francesco De Gregori con l’unica canzone del film che ritorna in due punti diversi express ii tefal express drena expre della storia (“La leva calcistica della classe ‘68”), sono i menestrelli che attorniano i protagonisti con la soavità sciabattante e malinconica dei ricordi: quando i quattro amici sono sul traghetto per il Marocco la canzone di Dalla non è semplicemente in sottofondo, è proprio diffusa dagli altoparlanti di bordo, e i nostri se la indicano con ammiccamenti di intesa, di complicità, di memoria. ENTRO’ NELL’AREA, TIRO’ SENZA GUARDARE «… ah, sono tonni? Sembravan delfini» abbozza Ponchia cercando goffamente di fare il galante con Marta, e agitando Locandina originale nell’aria davanti alla faccia una mano in saliscendi. Il traghetto riempie di vento la sua perplessità cialtrona, e ci affratella con quella vena di noi che sempre ha avuto il torto di cercare un’espansione, un afflato inclusivo verso il prossimo solo finalizzato all’affermazione e al riconoscimento di sé: Ponchia è l’approssimativo di successo, l’energico decisionista indeciso, l’amicone rinsecchitosi negli anni nell’estraneità della vita adulta, ma pronto come il deserto a rifiorire per un http://www.ciao.it/Marrakech_Express__Opinione_738061 1/3 11.12.2017 Marrakech Express - Opinione - C'era una volta un accrocchio giorno se solo spruzzato con l’acqua a lungo attesa del Viaggio Epocale con gli amici di sempre, e poco importa se la pioggia rivitalizzante cade dal cielo o sgorga invece da una falda desertica che Rudy trivella nello scetticismo generale. Diego Abatantuono istituisce con Ponchia la cifra esatta del suo spessore attoriale, e purtroppo (come accade solo ai fenomeni d’enorme successo) ‘pescando’ direttamente dai propri autentici atteggiamenti si costruisce anche attorno una ‘gabbia’ caratteriale ed espressiva da cui fatalmente non riuscirà più ad evadere, da lì in poi. «… hai fatto i calcoli della pressione? Sì? Ma va!?» si stupisce Marco mentre riscopre la pignoleria della sua professione mentre contribuisce all’impresa meccanicoidraulica dell’amico emigrato tra le dune, a far crescere aranci. Marco è il timido capace, l’affidabile taciturno, il bel tenebroso privo però di tenebre. Il personaggio di Bentivoglio ‘buca’ lo schermo protettivo degli sguardi femminili e centra il bersaglio della figura di amico maschio che farebbe comodo a tutti noi: bello per facilitare il rimorchio di gruppo, disinvolto quanto basta con le lingue straniere, ombroso al volante quando gli altri ronfano. Anche da questo film Fabrizio nostro spiccherà il volo per una carriera capace di formidabili punte di rendimento (“Turné”, “Come due coccodrilli”, “Un eroe borghese”, “Testimone a rischio”, “Del perduto amore”, “La lingua del santo”) e ben più variegata di quella del pigro sodale Diego, come testimoniato anche da numerosi lavori teatrali (ne “La tempesta” di Shakespeare ballava e cantava in modo convincente). «Ma che ore sono lìììì? Le tre? Come qui» Strilla Paolino al telefono con la moglie, così incredulo di aver lasciato il nido familiare da immaginare esotici fusi orari anche a poche ore di auto da casa. Pubblicita L’elettrico Giuseppe Cederna è l’exsecchione, lo spaccamaroni della ‘questione morale’, il musone rincagnito nelle sue braccia polemicamente conserte. Però è il trascinatore della squadra di calcio a 5, l’esperto di politica estera internazionale («Qui siamo in Marocco, c’è la legge islamica, c’è UN RE!!!», e si mima una corona con le mani sopra la testa), e colui che trova nel viaggio la riconciliazione con il vecchio rivale in amore Cedro, a cui il discontinuo Gigio Alberti (recentemente “Quo vadis, baby?”) fornisce, oltre ad un passo da Abebe Bikila, il phisique du rôle del misantropo dinoccolato e non completamente a piombo, che infatti riprodurrà mirabilmente nel soldato Strazzabosco di “Mediterraneo”. Massimo (av)Venturiello è infine l’imprevedibile sfuggente Rudy, ribelle a suo modo tra cammelli e palme, isolato nel candore del suo deserto di disarmanti fragilità esistenziali: [«…no, per ora va bene. Poi magari, non so, torniamo in Italia. Ma per ora va bene…»] Il film è proprio un tiro in porta ad occhi chiusi, come lo fanno i centravanti veri che ‘annusano’ la rete senza bisogno di vederla, o un ‘tiro’ di altro tipo, di quelli per organizzare il quale amici fraterni excontestatori non hanno nemmeno bisogno di uno sguardo, perché basta il fruscio iniziale che introduce all’ennesima indianata.