3. Ambienti Acquatici E Fauna Ittica Della Provincia Di Varese

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3. Ambienti Acquatici E Fauna Ittica Della Provincia Di Varese PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA 3. AMBIENTI ACQUATICI E FAUNA ITTICA DELLA PROVINCIA DI VARESE Nell’anno 2001 è stata redatta la Carta delle Vocazioni Ittiche della Provincia di Varese, che contiene la caratterizzazione ambientale e la vocazionalità ittica sia delle acque correnti che di quelle lacustri, nonché le schede descrittive delle diverse specie ittiche. Per una trattazione di maggiore dettaglio relativa a detti argomenti si rimanda pertanto a tale documento, mentre di seguito si riporta il quadro finale emerso al termine del lavoro e le informazioni sintetiche relative alle principali specie ittiche di maggior interesse faunistico e gestionale. 3.1 Le vocazioni ittiche Per quanto riguarda le acque correnti, è possibile distinguere fondamentalmente due gruppi di corsi d'acqua caratterizzati da diversa vocazione ittica: i numerosi piccoli torrenti e rogge prealpini e collinari vocazionali per la trota fario e alcune specie di accompagnamento, quali vairone, sanguinerola, scazzone, cobite comune, lampreda padana; i fiumi e i canali di dimensioni più rilevanti, comprendenti ad esempio il Ticino, il Tresa, il Bardello, con vocazione ittica mista, prevalentemente a Ciprinidi reofili, comprendenti barbo comune, cavedano, savetta, lasca, pigo, barbo canino, in parte a Salmonidi, e in parte a Ciprinidi limnofili. Questi ambienti ospitano comunità ittiche molto diversificate ed in relazione alla loro stretta connessione con i laghi esprimono popolamenti ittici variamente composti, che migrano dal fiume al lago e viceversa anche in relazione alle stagioni ed ai periodi riproduttivi. Per quanto riguarda i Salmonidi di maggior interesse faunistico, le uniche zone vocazionali per la trota marmorata sono rappresentate dal Ticino e relativi canali, e il Lago Maggiore per i suoi collegamenti con Ticino immissario e Toce; le zone vocazionali per il temolo sono rappresentate dal Ticino, dal tratto medio e inferiore del Torrente Margorabbia. 7 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA Per quanto riguarda i laghi, essi comprendono ambienti molto diversi per caratteristiche geomorfologiche e per stato trofico, che comportano importanti differenze nella composizione specifica delle diverse comunità ittiche lacustri e, quindi, nella vocazionalità ittica reale. Si osserva pertanto che: il Lago Maggiore, grande lago profondo oligotrofo, esprime vocazione prevalente a Salmonidi, accompagnati da Percidi, Ecocidi, Ciprinidi, Clupeidi (Agone); il Lago di Lugano, grande lago profondo eutrofo, esprime vocazione prevalente a Ciprinidi, accompagnati da abbondanti Percidi e Centrarchidi, e da pochi Salmonidi; il Lago di Varese e il Lago di Comabbio, piccoli laghi "piatti" eutrofi, esprimono vocazione dominante a Ciprinidi, accompagnati da Percidi, Esodi e Centrarchidi; ciò in attesa che l’intervento di risanamento del Lago di Varese renda più evidenti i suoi frutti; il Lago di Monate, piccolo lago oligotrofo, esprime vocazione prevalente a Salmonidi, accompagnati da Percidi, Esocidi, Centrarchidi e, in misura minore, Ciprinidi; il Lago di Ghirla, piccolo lago prealpino mesotrofo, esprime vocazione prevalente a Ciprinidi, con abbondanti Percidi ed Esocidi, accompagnati da scarsi Salmonidi; il Lago Delio, piccolo lago alpino ampliato artificialmente e ricaricato con acqua del Lago Maggiore, è vocazionale a Coregoni, accompagnati da Percidi e Ciprinidi, immessi con l'acqua del Verbano. Nel complesso, il quadro che si delinea delle vocazioni ittiche delle acque provinciali è articolato e molto diversificato, soprattutto nell'ambito dei numerosi e importanti laghi provinciali. 3.2 Schede delle principali specie ittiche Nei seguenti paragrafi, per ciascuna delle principali specie ittiche di maggior rilievo dal punto di vista gestionale e alieutico, saranno descritte, in sintesi, le caratteristiche ecologiche e la distribuzione sul territorio provinciale. 8 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA 3.2.1 Agone (Alosa fallax lacustris) L’agone è una specie autoctona, appartenente alla famiglia dei Clupeidi, di taglia media che raramente raggiunge i 40 cm di lunghezza. Si tratta di una specie fortemente gregaria, in grado di formare branchi anche di migliaia di individui, spesso della stessa età. Durante la stagione fredda l’agone staziona in zone profonde, compiendo periodiche risalite verso la superficie e le rive alla ricerca di cibo, prevalentemente costituito da plancton; gli esemplari di maggiori dimensioni predano anche piccoli pesci. Per le sue abitudini alimentari, lo spettro trofico dell’agone si sovrappone a quello di altri pesci tipicamente planctofagi con cui condivide l’areale di distribuzione, in particolare l’alborella e soprattutto il coregone. Al giungere della stagione primaverile gli agoni si spostano verso la zona litorale per raggiungere le aree di deposizione. L’attività riproduttiva si svolge in giugno. La deposizione delle uova ha luogo durante le ore serali e notturne, su fondali pietrosi, sabbiosi o limosi, a pochi centimetri di profondità. Ogni femmina può produrre una quantità di uova variabile tra le 15.000 e le 20.000 unità. La maturità sessuale è raggiunta a circa 2 anni di età. La specie, che a livello provinciale sta attraversando in questi anni una fase di netta espansione, è presente con popolazioni significative nel Lago Maggiore e nel Ceresio. 3.2.2 Alborella (Alburnus alburnus alborella) Specie autoctona, l’alborella è un Ciprinide di piccola taglia che raggiunge la lunghezza massima di circa 15 cm. Si può adattare a diversi tipi di ambienti acquatici di pianura ed è pertanto una delle specie ittiche maggiormente diffuse e abbondanti. Predilige le acque a corso lento o a moderata corrente. I popolamenti più abbondanti sono riscontrabili nei corsi d’acqua di maggiori portate e nei grandi laghi prealpini. 9 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA Tra le specie ittiche con cui più frequentemente si trova associata vi sono sia specie limnofile, come il triotto, la scardola, la tinca, sia specie moderatamente reofile quali la lasca, il barbo, il ghiozzo padano e il cobite. L’alborella è una specie fortemente gregaria e nei grandi laghi può formare enormi gruppi costituiti da un numero ragguardevole di individui. La dieta è onnivora, essendo costituita prevalentemente da organismi planctonici e in misura minore da piccoli organismi bentonici oltre che da alghe. Il periodo riproduttivo si colloca tra fine maggio e luglio, con un picco dell’attività osservabile in genere nel mese di giugno. Durante questa fase del ciclo vitale, le alborelle si spostano dalla zona pelagica verso la riva, dove avviene la deposizione a più riprese su substrati ghiaiosi. Ogni femmina produce 1.000 – 2.500 uova adesive. La maturità sessuale viene raggiunta, in entrambi i sessi, al 2° anno di vita. In Provincia di Varese popolazioni di alborella sono presenti nel Fiume Tresa e nel Ticino, nel tratto in Comune di Vizzola Ticino; nel Lago Maggiore, dove era quasi scomparsa alcuni anni addietro, la specie è attualmente in fase di ripresa. L’alborella è oggetto di interventi di reintroduzione nel Lago di Varese, nel Lago di Lugano e nel Lago di Monate; viene allevata negli incubatoi del Tinella e di Brusimpiano. 3.2.3 Anguilla (Anguilla anguilla) Specie autoctona di taglia medio-grande, le femmine di anguilla possono raggiungere il metro circa di lunghezza e quasi 2 kg di peso, mentre i maschi generalmente non superano i 50 cm e i 200 g. L’anguilla dimostra ampia adattabilità a diverse condizioni ecologiche, distribuendosi, durante la fase trofica nelle acque interne, dalle zone salmastre 10 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA fino ai fiumi pedemontani e colonizzando ogni tipo di ecosistema acquatico. Durante la risalita è spesso in grado di superare gli eventuali ostacoli, entro certi limiti, a volte uscendo dall’acqua e raggirandoli. Tollera piuttosto bene le basse concentrazioni di ossigeno; in condizioni estreme può uscire dall’acqua e sopravvivere a lungo, in ambienti sufficientemente umidi, sfruttando le sue possibilità di svolgere una respirazione cutanea grazie ad un’ampia vascolarizzazione della pelle. L’anguilla è una specie legata al fondo, che preferisce substrati molli nei quali infossarsi durante i periodi freddi, ma che si adatta anche a fondi duri, nei quali siano presenti anfratti e nascondigli. In assenza di rifugi, l’anguilla si scava caratteristiche buche nelle quali ripararsi. L’alimentazione
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