PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA 3. AMBIENTI ACQUATICI E FAUNA ITTICA DELLA PROVINCIA DI VARESE

Nell’anno 2001 è stata redatta la Carta delle Vocazioni Ittiche della Provincia di Varese, che contiene la caratterizzazione ambientale e la vocazionalità ittica sia delle acque correnti che di quelle lacustri, nonché le schede descrittive delle diverse specie ittiche. Per una trattazione di maggiore dettaglio relativa a detti argomenti si rimanda pertanto a tale documento, mentre di seguito si riporta il quadro finale emerso al termine del lavoro e le informazioni sintetiche relative alle principali specie ittiche di maggior interesse faunistico e gestionale.

3.1 Le vocazioni ittiche

Per quanto riguarda le acque correnti, è possibile distinguere fondamentalmente due gruppi di corsi d'acqua caratterizzati da diversa vocazione ittica: i numerosi piccoli torrenti e rogge prealpini e collinari vocazionali per la trota fario e alcune specie di accompagnamento, quali vairone, sanguinerola, scazzone, cobite comune, lampreda padana; i fiumi e i canali di dimensioni più rilevanti, comprendenti ad esempio il , il , il Bardello, con vocazione ittica mista, prevalentemente a Ciprinidi reofili, comprendenti barbo comune, cavedano, savetta, lasca, pigo, barbo canino, in parte a Salmonidi, e in parte a Ciprinidi limnofili. Questi ambienti ospitano comunità ittiche molto diversificate ed in relazione alla loro stretta connessione con i laghi esprimono popolamenti ittici variamente composti, che migrano dal fiume al lago e viceversa anche in relazione alle stagioni ed ai periodi riproduttivi. Per quanto riguarda i Salmonidi di maggior interesse faunistico, le uniche zone vocazionali per la trota marmorata sono rappresentate dal Ticino e relativi canali, e il Lago Maggiore per i suoi collegamenti con Ticino immissario e ; le zone vocazionali per il temolo sono rappresentate dal Ticino, dal tratto medio e inferiore del Torrente .

7 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

Per quanto riguarda i laghi, essi comprendono ambienti molto diversi per caratteristiche geomorfologiche e per stato trofico, che comportano importanti differenze nella composizione specifica delle diverse comunità ittiche lacustri e, quindi, nella vocazionalità ittica reale. Si osserva pertanto che: il Lago Maggiore, grande lago profondo oligotrofo, esprime vocazione prevalente a Salmonidi, accompagnati da Percidi, Ecocidi, Ciprinidi, Clupeidi (Agone); il Lago di Lugano, grande lago profondo eutrofo, esprime vocazione prevalente a Ciprinidi, accompagnati da abbondanti Percidi e Centrarchidi, e da pochi Salmonidi; il Lago di Varese e il Lago di Comabbio, piccoli laghi "piatti" eutrofi, esprimono vocazione dominante a Ciprinidi, accompagnati da Percidi, Esodi e Centrarchidi; ciò in attesa che l’intervento di risanamento del Lago di Varese renda più evidenti i suoi frutti; il Lago di Monate, piccolo lago oligotrofo, esprime vocazione prevalente a Salmonidi, accompagnati da Percidi, Esocidi, Centrarchidi e, in misura minore, Ciprinidi; il Lago di Ghirla, piccolo lago prealpino mesotrofo, esprime vocazione prevalente a Ciprinidi, con abbondanti Percidi ed Esocidi, accompagnati da scarsi Salmonidi; il Lago Delio, piccolo lago alpino ampliato artificialmente e ricaricato con acqua del Lago Maggiore, è vocazionale a Coregoni, accompagnati da Percidi e Ciprinidi, immessi con l'acqua del Verbano.

Nel complesso, il quadro che si delinea delle vocazioni ittiche delle acque provinciali è articolato e molto diversificato, soprattutto nell'ambito dei numerosi e importanti laghi provinciali.

3.2 Schede delle principali specie ittiche

Nei seguenti paragrafi, per ciascuna delle principali specie ittiche di maggior rilievo dal punto di vista gestionale e alieutico, saranno descritte, in sintesi, le caratteristiche ecologiche e la distribuzione sul territorio provinciale.

8 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

3.2.1 Agone (Alosa fallax lacustris) L’agone è una specie autoctona, appartenente alla famiglia dei Clupeidi, di taglia media che raramente raggiunge i 40 cm di lunghezza. Si tratta di una specie fortemente gregaria, in grado di formare branchi anche di migliaia di individui, spesso della stessa età. Durante la stagione fredda l’agone staziona in zone profonde, compiendo periodiche risalite verso la superficie e le rive alla ricerca di cibo, prevalentemente costituito da plancton; gli esemplari di maggiori dimensioni predano anche piccoli pesci. Per le sue abitudini alimentari, lo spettro trofico dell’agone si sovrappone a quello di altri pesci tipicamente planctofagi con cui condivide l’areale di distribuzione, in particolare l’alborella e soprattutto il coregone. Al giungere della stagione primaverile gli agoni si spostano verso la zona litorale per raggiungere le aree di deposizione. L’attività riproduttiva si svolge in giugno. La deposizione delle uova ha luogo durante le ore serali e notturne, su fondali pietrosi, sabbiosi o limosi, a pochi centimetri di profondità. Ogni femmina può produrre una quantità di uova variabile tra le 15.000 e le 20.000 unità. La maturità sessuale è raggiunta a circa 2 anni di età. La specie, che a livello provinciale sta attraversando in questi anni una fase di netta espansione, è presente con popolazioni significative nel Lago Maggiore e nel Ceresio.

3.2.2 Alborella (Alburnus alburnus alborella)

Specie autoctona, l’alborella è un Ciprinide di piccola taglia che raggiunge la lunghezza massima di circa 15 cm. Si può adattare a diversi tipi di ambienti acquatici di pianura ed è pertanto una delle specie ittiche maggiormente diffuse e abbondanti. Predilige le acque a corso lento o a moderata corrente. I popolamenti più abbondanti sono riscontrabili nei corsi d’acqua di maggiori portate e nei grandi laghi prealpini.

9 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

Tra le specie ittiche con cui più frequentemente si trova associata vi sono sia specie limnofile, come il triotto, la scardola, la tinca, sia specie moderatamente reofile quali la lasca, il barbo, il ghiozzo padano e il cobite. L’alborella è una specie fortemente gregaria e nei grandi laghi può formare enormi gruppi costituiti da un numero ragguardevole di individui. La dieta è onnivora, essendo costituita prevalentemente da organismi planctonici e in misura minore da piccoli organismi bentonici oltre che da alghe. Il periodo riproduttivo si colloca tra fine maggio e luglio, con un picco dell’attività osservabile in genere nel mese di giugno. Durante questa fase del ciclo vitale, le alborelle si spostano dalla zona pelagica verso la riva, dove avviene la deposizione a più riprese su substrati ghiaiosi. Ogni femmina produce 1.000 – 2.500 uova adesive. La maturità sessuale viene raggiunta, in entrambi i sessi, al 2° anno di vita. In Provincia di Varese popolazioni di alborella sono presenti nel Fiume Tresa e nel Ticino, nel tratto in Comune di ; nel Lago Maggiore, dove era quasi scomparsa alcuni anni addietro, la specie è attualmente in fase di ripresa. L’alborella è oggetto di interventi di reintroduzione nel Lago di Varese, nel Lago di Lugano e nel Lago di Monate; viene allevata negli incubatoi del Tinella e di Brusimpiano.

3.2.3 Anguilla (Anguilla anguilla)

Specie autoctona di taglia medio-grande, le femmine di anguilla possono raggiungere il metro circa di lunghezza e quasi 2 kg di peso, mentre i maschi generalmente non superano i 50 cm e i 200 g. L’anguilla dimostra ampia adattabilità a diverse condizioni ecologiche, distribuendosi, durante la fase trofica nelle acque interne, dalle zone salmastre

10 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA fino ai fiumi pedemontani e colonizzando ogni tipo di ecosistema acquatico. Durante la risalita è spesso in grado di superare gli eventuali ostacoli, entro certi limiti, a volte uscendo dall’acqua e raggirandoli. Tollera piuttosto bene le basse concentrazioni di ossigeno; in condizioni estreme può uscire dall’acqua e sopravvivere a lungo, in ambienti sufficientemente umidi, sfruttando le sue possibilità di svolgere una respirazione cutanea grazie ad un’ampia vascolarizzazione della pelle. L’anguilla è una specie legata al fondo, che preferisce substrati molli nei quali infossarsi durante i periodi freddi, ma che si adatta anche a fondi duri, nei quali siano presenti anfratti e nascondigli. In assenza di rifugi, l’anguilla si scava caratteristiche buche nelle quali ripararsi. L’alimentazione avviene prevalentemente nelle ore crepuscolari e notturne ed è basata su una notevole varietà di forme macrobentoniche e di pesci di piccola taglia. La specie si riproduce nel Mare dei Sargassi; dalla schiusa delle uova si sviluppa la larva marina dalla tipica forma a foglia di salice (“leptocefalo”) che viene trasportata passivamente dalle correnti superficiali marine per un periodo di 3-4 anni fino alle coste europee. Qui il leptocefalo subisce una metamorfosi graduale fino allo stadio di “cieca”, avente lunghezza totale variabile da 65 a 80 mm; in questa fase inizia la migrazione nelle acque interne, che in quelle italiane si svolge da ottobre e febbraio, acquisendo gradualmente le caratteristiche definitive, già evidenti nelle giovani anguille note come “ragani”. Gli individui adulti intraprendono la migrazione riproduttiva in mare dopo 4-9 anni per i maschi e dopo 4-14 anni per le femmine a partire dalla metamorfosi. In Provincia di Varese l’anguilla risulta presente nelle maggiori acque lacustri e fluviali provinciali, sebbene sia in calo a causa degli sbarramenti che ne impediscono la risalita dal mare, per questo motivo è oggetto di ripopolamento.

3.2.4 Barbo comune (Barbus plebejus)

11 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

Specie autoctona di taglia medio-grande, il barbo può raggiungere una lunghezza di oltre 60 cm e un peso di circa 2 kg. È un ciprinide reofilo caratteristico del tratto medio- superiore dei fiumi planiziali, legato alle acque limpide, ossigenate, a corrente vivace e fondo ghiaioso e sabbioso. A valle si può rinvenire anche in acque moderatamente torbide purché ben ossigenate. Conduce vita gregaria e rimane in piccoli gruppi in prossimità delle buche o nei tratti più profondi. Si nutre essenzialmente di macroinvertebrati bentonici, soprattutto larve di insetti e crostacei. Solitamente si trova associato ad altri ciprinidi reofili, in particolare lasca e cavedano; spesso occupa parte della zona del temolo e della trota. Localmente può trovarsi associato a molte altre specie ittiche quali alborella, savetta, vairone, sanguinerola, cobite e ghiozzo padano. La maturità sessuale è raggiunta a 2-3 anni dai maschi e 3-4 anni dalle femmine. Nel periodo riproduttivo, che va da metà maggio a metà luglio, spesso i barbi risalgono i corsi d’acqua riunendosi nei tratti a fondo ciottoloso o ghiaioso e con media profondità, che sono quelli più idonei alla deposizione delle uova. Ogni femmina depone da 5.000 a 10.000 uova, che risultano tossiche per l’uomo e possono provocare disturbi gastrointestinali. Nelle acque provinciali il barbo comune è presente con popolazioni significative in particolare nel Fiume Tresa, nel Torrente Margorabbia e nel Fiume Ticino. La specie non è interessata da ripopolamenti.

12 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

3.2.5 Barbo canino (Barbus meridionalis)

Specie autoctona di taglia medio-piccola che generalmente non supera i 25-30 cm di lunghezza totale e i 100-150 g, il barbo canino è un ciprinide reofilo presente nel tratto medio-superiore dei fiumi e dei torrenti, parzialmente sovrapposto ai Salmonidi. Rispetto al barbo comune, con il quale può convivere, è in genere dislocato più a monte e risulta più frequente nei corpi d’acqua di minore portata. Predilige le acque molto ossigenate dei tratti a corrente moderata e con fondo coperto di pietre e massi, dove può trovare rifugio. La specie ha abitudini gregarie e vive in gruppi sparsi tendendo a localizzarsi in tratti relativamente limitati; in genere condivide il proprio habitat con trota, sanguinerola, vairone e scazzone. La sua dieta è prettamente carnivora, basata sui macroinvertebrati che cattura sul fondo, spostando le piccole pietre con il muso. La maturità sessuale viene raggiunta a 3 anni dai maschi e a 4 dalle femmine. La stagione riproduttiva, come per il barbo comune, va da metà maggio a tutto giugno e le uova, alcune centinaia per femmina, sono deposte in acque basse su fondali ciottolosi. Le popolazioni di barbo canino sembrano attualmente in fase di forte riduzione, verosimilmente a causa del degrado delle condizioni ambientali che negli ultimi anni ha interessato molti dei corsi d’acqua che costituiscono il suo habitat tipico. A livello provinciale la specie, rinvenuta nel Fiume Ticino, in località Maddalena (Somma Lombardo), e in corsi d’acqua minori, si presenta in forte contrazione. Questa specie di particolare pregio naturalistico non è oggetto di pesca specifica.

13 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

3.2.6 Bottatrice (Lota lota)

Specie autoctona di taglia medio-grande, che può raggiungere eccezionalmente il 60 – 70 cm di lunghezza totale e oltre 3 - 4 kg di peso, la bottatrice predilige le acque limpide, fresche e profonde dei principali laghi prealpini, ma occasionalmente la si può ritrovare anche in ambienti lotici, soprattutto negli immissari ed emissari dei laghi dove risiede. È una specie tipicamente bentonica che durante le ore diurne si rifugia tra le rocce o negli anfratti del fondo, aumentando l’attività durante le ore notturne. La dieta è costituita prevalentemente da invertebrati, pesci; osservazioni compiute nel Lago Maggiore confermano l’abitudine di predare uova di salmonidi. La riproduzione avviene nel periodo invernale, tra novembre e marzo, e la maturità sessuale è raggiunta a 3-4 anni d’età a lunghezze comprese tra 25 e 45 cm. La deposizione delle uova (fino a 3 milioni per femmina), ha luogo su fondali sabbiosi e ghiaiosi, ma non essendo adesive queste ultime rimangono libere, flottando in prossimità del fondo. In Provincia di Varese la bottatrice è presente con una buona consistenza nei laghi Maggiore e Lugano, mentre risulta piuttosto scarsa nel Lago di Monate, nei torrenti e Margorabbia e nel Fiume Tresa.

3.2.7 Cagnetta (Salaria fluviatilis)

14 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

Specie autoctona di piccola taglia, la cui lunghezza totale normalmente si aggira attorno a 10-12 cm, eccezionalmente raggiunge i 15 cm. I maschi adulti, facilmente riconoscibili per la presenza di una cresta occipitale, hanno taglie maggiori rispetto a quelle delle femmine. La cagnetta popola le acque limpide di laghi, fiumi e ruscelli, occupando sia fondali a pietre e ciottoli, sia fondali melmosi ricchi di vegetazione acquatica. È una specie tipicamente territoriale, che si rifugia in cavità, in genere sotto ad un sasso o a un qualsiasi altro elemento sommerso, mantenuta pulita con colpi di coda e trasportando all’esterno con la bocca piccole pietre e frammenti di vegetali; inoltre la cagnetta mostra uno specifico comportamento finalizzato ad estromettere le proprie feci dal rifugio, muovendo le pinne pettorali in modo da creare una corrente d’acqua che le trasporti all’esterno. La dieta della cagnetta è rappresentata da piccoli invertebrati bentonici. La cagnetta si riproduce in primavera e all’inizio della stagione estiva. Le uova, deposte nel rifugio, sono provviste di filamenti adesivi. Di norma una femmina depone 200-300 uova per volta. Il maschio esercita cure parentali fino alla schiusa delle uova. Sul territorio provinciale la specie è ben rappresentata nei fiumi Tresa e Ticino; risulta inoltre presente nel Fiume Bardello e nel Torrente Bolletta. La cagnetta non riveste notevole interesse dal punto di vista commerciale o alieutico e non è oggetto di ripopolamenti.

3.2.8 Carassio (Carassius carassius)

Specie alloctona di media taglia, in buone condizioni trofiche può raggiungere la lunghezza massima di circa 45 cm. Il dimorfismo sessuale è presente solo durante il

15 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA periodo riproduttivo, quando i maschi si ricoprono di tubercoli nuziali, soprattutto sugli opercoli. Il carassio ama le acque profonde a lento decorso e ricche di vegetazione dei fiumi e dei canali, o quelle dei laghi e degli stagni di pianura. Si rinviene spesso in acque molto torbide e può spingersi anche in acque salmastre. Dotato di ampia valenza ecologica ed estremamente resistente, riesce a sopravvivere meglio di altri ciprinidi in carenza di ossigeno disciolto, tollerando ampi range di temperatura e un elevato grado di inquinamento. La sua dieta è onnivora e comprende sia invertebrati acquatici, ricercati prevalentemente sul fondo, sia una notevole quantità di piante acquatiche e detriti organici. La maturità sessuale è raggiunta a 3-4 anni di età e la riproduzione ha luogo tra maggio e giugno, con la deposizione delle uova sulla vegetazione acquatica. Ogni femmina depone diverse decine di migliaia di uova. Il carassio è una specie quasi certamente introdotta in Italia, che negli ultimi anni ha incrementato notevolmente la sua diffusione, comportando verosimilmente effetti negativi a carico delle comunità ittiche preesistenti. Nelle acque provinciali la specie è presente nei laghi Maggiore e Ceresio, dove risulta stazionaria; abbondanti sono le popolazioni presenti nei laghi di Varese e di Comabbio, dove lo stato di eutrofia favorisce la proliferazione delle specie più resistenti e tolleranti agli stress ambientali; il carassio è stato inoltre rinvenuto nel Fiume Tresa e nel Lago di Ghirla. Data la cattiva qualità delle carni, la specie non ha nessun pregio ai fini alimentari ed è di scarsissimo interesse per la pesca professionale e sportiva.

3.2.9 Carpa (Cyprinus carpio)

16 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

La carpa, introdotta in Italia durante il periodo dell’Impero Romano e ampiamente acclimatata nelle acque stagnanti e nei fiumi di pianura a lento decorso, è una specie di grande taglia, che può raggiungere una lunghezza totale massima di 130 cm e un peso superiore a 30 kg. Il dimorfismo sessuale è presente solo durante il periodo riproduttivo, quando i maschi si ricoprono di piccoli tubercoli nuziali sul capo e sulle pinne pettorali. L’habitat tipico di questo ciprinide è rappresentato dalle acque a lento corso o stagnanti del tratto inferiore dei corsi d’acqua, dai canali, dai laghi, dagli stagni, dalle risaie. Predilige acque calde (15-25 °C), profonde e fangose in zone ricche di vegetazione acquatica, sebbene sia in grado di vivere anche in acque relativamente fredde. Nello stadio giovanile mostra abitudini gregarie, che tendono a ridursi nell’età adulta. Si muove prevalentemente sul fondo, dove durante la stagione invernale suole infossarsi nel fango. La dieta è onnivora e comprende larve di insetti, crostacei, molluschi, anellidi e altri invertebrati bentonici, nonché piante acquatiche e detriti vegetali. La maturità sessuale viene raggiunta a 2-4 anni di età, nei maschi solitamente un anno prima rispetto alle femmine. Il periodo riproduttivo va da metà maggio a fine giugno, e talvolta si protrae fino a luglio. La riproduzione avviene in prossimità delle rive, in acque poco profonde, dove le uova deposte vengono attaccate ai tappeti di vegetazione sommersa. Si tratta di una specie molto feconda, tanto che ogni femmina depone da 10.000 a 20.000 uova per kg di peso di corporeo. Popolazioni ben strutturate di carpe sono difficilmente rinvenibili nelle acque italiane, a causa delle immissioni di esemplari di vari dimensioni e dell’introduzione di ceppi e varietà selezionate negli allevamenti, che contribuiscono a creare popolazioni miste con elevato grado di variabilità. A livello provinciale la carpa è presente in tutti i corpi lacustri e nel Fiume Ticino, con popolazioni abbondanti nei laghi di Varese e di Ghirla.

17 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

3.2.10 Cavedano (Leuciscus cephalus)

Specie autoctona di media taglia, raggiunge una lunghezza totale massima di 60 cm e un peso di circa 2 kg. Il dimorfismo sessuale è evidente solo nel periodo riproduttivo, quando nei maschi compaiono piccoli tubercoli nuziali sul capo e sul corpo. È una specie tendenzialmente reofila, il cui habitat d’elezione è rappresentato dal tratto medio dei corsi d’acqua di maggiori dimensioni, dove si trova associato ad altri ciprinidi reofili, in particolare il barbo e la lasca. Sebbene prediliga acque limpide e a fondo ghiaioso, il cavedano mostra un’ampia adattabilità, essendo presente in una grande varietà di ambienti, dalla foce fino al tratto pedemontano dei corsi d’acqua, fino ad occupare in parte la zona dei salmonidi, e compresa la maggior parte dei laghi. La specie mostra una spiccata tendenza gregaria che tuttavia con l’età viene gradualmente abbandonata. Dal punto di vista alimentare il cavedano è un opportunista, la cui dieta comprende invertebrati acquatici, materiale di origine vegetale e, in misura cospicua, una componente terrestre costituita soprattutto da insetti alati e da semi e frutti di piante. La mancanza di specializzazione alimentare è uno dei fattori che contribuiscono al successo di questa specie. La maturità sessuale viene raggiunta a 2-4 anni di età, in funzione del sesso e delle popolazioni; in genere i maschi maturano prima delle femmine. Solitamente il periodo riproduttivo va dalla seconda metà di maggio alla fine di giugno, ma può protrarsi anche oltre, a seconda del regime termico dell’habitat. La deposizione delle uova avviene

18 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA prevalentemente su fondali sabbiosi e in acque basse. Una femmina può deporre diverse decine di migliaia di uova. Il cavedano rappresenta inoltre una delle specie più resistenti al degrado ambientale. In Provincia di Varese il cavedano è una specie piuttosto diffusa, presente con popolazioni abbondanti nei laghi Maggiore e Ceresio, dove si mantengono a livelli più o meno costanti, mentre nel Lago di Varese è presente con una popolazione numericamente scarsa. Per quanto riguarda i corsi d’acqua, la specie è ben rappresentata nei fiumi Tresa, Bardello e Ticino, e nei torrenti Margorabbia, Monvallina e Acquanegra; è presente infine anche nei torrenti Giona e Lenza.

3.2.11 Cobite (Cobitis tenia)

Specie autoctona di piccola taglia, di norma raggiunge la lunghezza totale massima di 12 cm, raramente superata solo dalle femmine. Esiste dimorfismo sessuale nella forma delle pinne pettorali. È una specie bentonica che presenta notevole valenza ecologica, popolando sia i corsi d’acqua pedemontani che quelli più lenti planiziali con fondo fangoso; è presente anche nei laghi di maggiori dimensioni. L’habitat che predilige è rappresentato dai corsi d’acqua d’alta pianura a corrente moderata, con acque limpide e fondo sabbioso. All’interno dello stesso ambiente la specie tende a distribuirsi in modo disomogeneo, occupando soprattutto i microambienti con fondo costituito da depositi sabbiosi e da materiali organici fini, nei quali i cobiti rimangono sotterrati nelle ore diurne, emergendo solo con la parte superiore della testa. Nelle ore notturne o in condizioni di scarsa luminosità, il cobite si muove sul fondo alla ricerca di cibo, costituito prevalentemente da microrganismi e da frammenti di orgine vegetale. 19 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

In entrambi i sessi la maturità sessuale è raggiunta al secondo anno di vita; il periodo riproduttivo, per le popolazioni della Pianura Padana, va dalla seconda metà di maggio alla prima metà di luglio. Le uova, leggermente adesive, vengono deposte sulla sabbia del fondo o sulla vegetazione sommersa. Il numero di uova deposte da una femmina varia da 300 a 3500, in funzione delle sue dimensioni. Durante la stagione riproduttiva le macchie presenti sui fianchi dei maschi si fondono a formare una fascia scura continua. Nelle acque provinciali il cobite risulta piuttosto comune nel Lago di Varese, mentre scarse sono le popolazioni di questa specie nei laghi Maggiore, Monate e Comabbio; risulta inoltre presente nei fiumi Tresa, Bardello e Ticino e nei torrenti Margorabbia e Bevera. La specie non riveste notevole interesse per la pesca; talvolta viene utilizzato come esca viva per la cattura di altre specie.

3.2.12 Coregone lavarello (Coregonus lavaretus)

Salmonide alloctono di taglia media, raggiunge la lunghezza totale massima di circa 60 cm e il peso di circa 2 kg. Il dimorfismo sessuale è evidente durante la stagione riproduttiva quando i maschi, più delle femmine, si ricoprono di tubercoli nuziali disposti lungo tutto il corpo, dalla testa alla coda, solitamente uno per ogni scaglia. Il lavarello è strettamente legato all’ambiente lacustre, dove conduce vita pelagica, con abitudini gregarie. La sua dieta è tendenzialmente planctofaga, ma in certi periodi dell’anno può essere integrata anche da invertebrati bentonici. La maturità sessuale viene raggiunta al secondo anno di età, e la riproduzione avviene in dicembre, su fondali ghiaiosi o sassosi lungo il litorale, a bassa profondità. Una femmina può deporre fino a 40.000 uova per kg di peso corporeo.

20 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

La specie è stata introdotta a partire dal 1861 nei laghi prealpini italiani, dove si era acclimatato con notevole successo. Negli ultimi dieci anni si è assistito ad un netto decremento nelle popolazioni dei principali laghi prealpini, a causa di una serie di fattori quali: l’introduzione di un’altra specie appartenente allo stesso genere, la bondella, le oscillazioni del livello delle acque dei laghi regolati durante lo sviluppo delle uova e un eccessivo sforzo di pesca. Nel Lago Maggiore, infatti, a partire dagli anni ’60, la quantità del pescato ha subito un gravissimo decremento in concomitanza con l’immissione del coregone bondella, che appare competitivamente superiore. A livello provinciale il coregone lavarello è presente con una popolazione consistente nel Lago di Monate, dove rappresenta l’oggetto principale della pesca professionale; nel Lago Maggiore il popolamento di coregoni costituisce la componente tra le più abbondanti della biomassa ittica del lago, sebbene sia però rappresentato soprattutto dalla bondella. Nel lago di Lugano, dove è stato avviato un progetto di reintroduzione del coregone, a partire da riproduttori del Verbano, la specie compare nel pescato professionale, anche se a livello di poche decine di chilogrammi.

3.2.13 Coregone bondella (Coregonus macrophtalmus)

Specie alloctona di taglia media, può raggiungere al massimo una lunghezza di 40 cm e il peso di circa 2 kg. Come il lavarello, è una specie pelagica, che tende a prediligere gli strati più superficiali, compiendo spostamenti limitati lungo la colonna d’acqua, in funzione della stratificazione termica delle acque lacustri.

21 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

Dal punto di vista trofico, il regime alimentare della bondella è di tipo planctofago, come per il lavarello, ma nel periodo invernale la bondella tende maggiormente a integrare la dieta con organismi non planctonici. La quasi completa sovrapposizione degli spettri alimentari ha determinato una forte competizione trofica tra le due specie in tutti i bacini in cui convivono. La maturità sessuale è conseguita al secondo anno di vita. La riproduzione, ritardata rispetto al lavarello, ha luogo verso la fine di gennaio, quando gli adulti, durante le ore notturne, si portano nella zona sub-litorale dove avviene la deposizione delle uova. Ogni femmina produce circa 50.000 uova per kg di peso corporeo. Questa specie, immessa per la prima volta in Italia nel 1950 nel Lago Maggiore, ha colonizzato ambienti nei quali era già stato insediato in precedenza il lavarello, e ha rapidamente superato quest’ultima specie nella composizione della comunità pelagica. Tra i fattori ritenuti determinanti nel contribuire al maggiore successo della bondella vi sono la maggiore fecondità, il periodo riproduttivo più favorevole alla sopravvivenza degli stadi giovanili e l’abitudine di deporre le uova a maggiore profondità. In Provincia di Varese questa specie è presente esclusivamente nel Lago Maggiore, dove costituisce la forma più rappresentata del popolamento di coregoni del lago, oltre che la principale risorsa della pesca professionale.

3.2.14 Gardon (Rutilus rutilus)

Specie alloctona di taglia medio-piccola, normalmente, in ambienti con buone condizioni trofiche, raggiunge 25 cm di lunghezza totale e 200 g di peso, ma sono note popolazioni 22 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA con taglie massime maggiori. È una specie tipica di laghi, canali e acque fluviali a corso lento, ampiamente distribuita nell’Europa centro-settentrionale e nell’Asia centro- occidentale e settentrionale. Di abitudini gregarie, il gardon vive tra la vegetazione. La sua dieta è costituita sia da vegetali acquatici che da piccoli invertebrati, soprattutto bentonici; nel periodo invernale l’alimentazione si riduce notevolmente e i branchi si spostano in acque più profonde. La maturità sessuale è raggiunta normalmente intorno al terzo anno. Il periodo riproduttivo va da aprile a giugno, quando la temperatura dell’acqua supera i 10 °C. La deposizione delle uova avviene, con vistosi rituali nuziali, sulle idrofite o sulla ghiaia dei fondali. Ogni femmina depone un numero di uova compreso tra 5.000 e 10.000. Specie introdotta accidentalmente, in Provincia di Varese ha attualmente invaso il Lago di Lugano, dal quale si è poi diffusa sino al Lago Maggiore attraverso il corso del Fiume Tresa; a partire dal Verbano, il gardon sta ormai colonizzando anche il Fiume Ticino. È presente infine anche nel Lago di Ghirla, dove presumibilmente la specie è stata immessa in modo accidentale; tale specie potrebbe risultare pericolosa per le popolazioni di pigo in quanto si ibrida con esso.

3.2.15 Ghiozzo padano (Padogobius martensii)

Specie autoctona di piccola taglia, generalmente non supera la lunghezza totale massima di 10 cm. Il ghiozzo padano, endemico dell’Italia settentrionale, predilige acque moderatamente correnti, con fondo abbondantemente coperto di sassi e ciottoli appiattiti, sotto i quali gli individui di entrambi i sessi, essendo territoriali, trovano un rifugio che va a costituire il territorio individuale.

23 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

La specie, piuttosto sedentaria, non è solita effettuare grandi spostamenti alla ricerca di cibo, ma preferisce attendere all’interno del proprio territorio l’avvicinarsi di qualche preda. La sua dieta è costituita da invertebrati bentonici, detriti vegetali e uova di pesci. La maturità sessuale è raggiunta al secondo anno di età nei maschi e al primo o secondo anno nelle femmine. La stagione riproduttiva va da maggio fino alla fine di luglio. Le uova vengono deposte e fatte aderire, mediante filamenti adesivi, alla volta del nido occupato dal maschio; questi, al termine della fecondazione, esercita cure parentali che consistono in un’intensa attività di ventilazione, sulle uova, prodotta da ampi e vigorosi battiti delle pinne pettorali, aventi la funzione di migliorare la circolazione dell’acqua e l’ossigenazione all’interno del nido. Il numero di uova prodotto è nell’ordine di alcune centinaia e varia in relazione all’età e alle dimensioni della femmina. Questa specie, essendo piuttosto sensibile all’inquinamento organico, è fortemente minacciata dal degrado ambientale dovuto soprattutto allo scarico di sostanze organiche nei fiumi. Nelle acque provinciali il ghiozzo popola abbondantemente il Torrente Lenza e il Fiume Ticino; è presente inoltre nei torrenti Margorabbia, Monvallina, Tinella e nel Fiume Bardello.

3.2.16 Gobione (Gobio gobio)

Specie autoctona di piccola taglia, normalmente raggiunge una lunghezza totale massima di circa 15 cm, arrivando solo eccezionalmente a 20 cm. Il gobione è un piccolo ciprinide bentonico che popola il corso medio-inferiore dei principali corsi d’acqua di pianura, talvolta presente in piccoli gruppi anche in canalette laterali o in

24 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA rogge alimentate da acque sorgive. In particolare questa specie è legata ai fondali sabbiosi di acque moderatamente correnti, mentre nei laghi è assente o raro. Sebbene tendenzialmente gregario, il gobione non costituisce gruppi compatti, ma gli individui tendono a distribuirsi in modo uniforme sul fondale del corso d’acqua. Lo si trova spesso associato al barbo, all’alborella, al cavedano e alla lasca. Il regime alimentare è essenzialmente carnivoro e comprende larve di insetti, crostacei e anellidi, che vengono ricercati sul fondo; gli individui di maggiori dimensioni si nutrono anche di molluschi e talora di altri piccoli pesci. La stagione riproduttiva va dalla metà di aprile alla metà di giugno. Le uova, poche migliaia per femmina, vengono deposte sul fondo sabbioso o ghiaioso. La maturità sessuale viene generalmente raggiunta al secondo anno di età. Questa specie, risulta particolarmente tollerante all’inquinamento e all’alterazione della struttura del fondo dei corsi d’acqua; la specie, in questo modo, risulta comunque in espansione, riuscendo a colonizzare ambienti differenti. A livello provinciale si possono rilevare buone consistenze di popolazione nei torrenti Monvallina e Acquanegra, e nel Fiume Bardello; la specie risulta inoltre presente nei torrenti Margorabbia, , Bevera e nel Fiume Ticino. L’importanza del gobione ai fini alieutici risulta piuttosto scarsa.

3.2.17 Lampreda padana (Lampetra zanandreai)

25 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

Questa specie non è propriamente un pesce ma appartiene alla classe di Vertebrati acquatici dei Ciclostomi che, tra i vari elementi morfologici e anatomici che caratterizzano questo gruppo primitivo, quali corpo allungato e cilindrico, assenza di scaglie, scheletro rudimentale e cartilagineo, vi è la presenza di una bocca priva di mascelle (agnati) con apertura circolare (da questo carattere, infatti, ha origine il nome greco latinizzato Cyclostomata) atta a succhiare. La lampreda padana è una specie autoctona endemica della regione padana, il cui areale di distribuzione comprende la fascia delle risorgive del Nord Italia, dal Piemonte al Friuli- Venezia Giulia. Specie di piccola taglia, che nello stadio adulto raramente supera i 20 cm di lunghezza totale, questo ciclostomo bentonico vive esclusivamente nelle acque dolci, occupando i tratti pedemontani dei maggiori corsi d’acqua, le rogge, i fontanili e le risorgive, con acque fresche e pulite. La riproduzione, che avviene tra gennaio e marzo, ha luogo su fondali ghiaiosi, nei tratti medio-alti dei corsi d’acqua o anche in piccoli ruscelli. Vengono deposte da 600 a 1.500 uova per femmina in piccole biche ovali. La fase larvale si protrae per 4-5 anni, e si svolge nei tratti più a valle o nelle aree riparali dove la corrente è moderata. Le larve (“ammoceti”) vivono infossate nei substrati sabbiosi o fangosi dove si nutrono per filtrazione di alghe, principalmente diatomee, e di altri microrganismi. Raggiunta la lunghezza di circa 20 cm, avviene la metamorfosi, accompagnata da una rapida maturazione delle gonadi. Gli adulti, che vivono 6-8 mesi, non assumono cibo e si spostano alla ricerca dei substrati idonei alla deposizione dei gameti. L’areale di distribuzione della Lampreda padana ha subito, negli ultimi anni, un’evidente contrazione, in seguito all’estinzione locale, o consistenti decrementi, di numerose popolazioni. Tra le cause principali di questa rarefazione vi sono le alterazioni degli habitat e l’inquinamento delle acque, che costituiscono fattori negativi per questa specie stenoecia, che necessita di una buona qualità dell’acqua e, in generale, dell’ecosistema acquatico. La Lampreda padana è riportata nella Direttiva 92/43/CEE tra le “specie animali e vegetali d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione” (all. II), e tra le “specie animali e vegetali d’interesse comunitario il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione” (all. V). È inoltre elencata tra le specie particolarmente protette nella Convenzione di Berna (all. II). 26 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

In Provincia di Varese la specie risulta piuttosto comune nel Torrente Lenza, ed è presente anche nei torrenti Margorabbia, Monvallina, Acquanegra e Bevera.

3.2.18 Luccio (Esox lucius)

Specie autoctona di grande taglia, può raggiungere 1,5 m di lunghezza totale e 35 kg di peso. Il suo habitat naturale è rappresentato dalle acque planiziali ferme o a lenta corrente, con fondo sabbioso o fangoso e ricche di vegetazione sommersa ed emergente. È pertanto abbondante nei laghi piatti caratterizzati da un fitto ed esteso canneto litorale; nei laghi profondi tende a permanere nella zona litorale. È inoltre presente nei fiumi grandi e piccoli ed è comune negli stagni, nei canali di bonifica e soprattutto nelle risorgive. Nei fiumi principali, dove talvolta il luccio si spinge fino alla zona del temolo e dei ciprinidi reofili, la sua distribuzione è legata alla presenza di meandri, lanche, rami morti del fiume, rive a canneto. Evita le acque eccessivamente torbide e povere di ossigeno. Conduce vita solitaria e per la maggior parte del tempo resta immobile, nascosto tra la vegetazione o in qualche rifugio; aumenta la sua mobilità nel corso della stagione riproduttiva. Dal punto di vista alimentare il luccio è un predatore ittiofago che si nutre principalmente di Ciprinidi (scardole, triotti, alborelle), ma anche di altre specie e di conspecifici. Importante è la funzione equilibratrice che questa specie svolge sulla struttura delle popolazioni delle sue prede. Gli esemplari di maggiori dimensioni predano anche anfibi, piccoli mammiferi e giovani uccelli acquatici. Gli avannotti si nutrono di zooplancton e di invertebrati di fondo, ma già a 4-5 cm di lunghezza totale sono in grado di catturare piccoli pesci.

27 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

La maturità sessuale è raggiunta tra il 2° e il 4° anno di età e il periodo riproduttivo va da febbraio ad aprile. Le uova adesive vengono deposte sulla vegetazione di fondo; ogni femmina depone da 20.000 a 25.000 uova per kg di peso corporeo. Questa specie, di notevole interesse per la pesca, sia professionale che sportiva, è in fase di contrazione negli ecosistemi italiani, soprattutto a causa di interventi antropici quali la rettificazione dei corsi d’acqua, con la conseguente scomparsa delle lanche, ma anche di altre cause come la riduzione delle aree a canneto, l’inquinamento delle acque, la competizione con specie alloctone, etc. Nelle acque provinciali il luccio è presente con una buona consistenza nel Lago di Monate, dove è in fase di forte espansione presumibilmente per l’abbondanza delle praterie di macrofite sommerse, e nei laghi Maggiore, Comabbio e Ghirla. È presente inoltre nel Lago di Varese, dove la popolazione è in calo, e nel Lago di Lugano, con una popolazione scarsa. Nelle acque correnti la specie compare nel Fiume Ticino e nel Torrente Margorabbia, dove la sua presenza è correlabile alla vicinanza del lago.

3.2.19 Lucioperca (Stiziostedion lucioperca)

Specie alloctona, le cui prime immissioni risalgono all’inizio del secolo scorso in alcune località dell’Italia settentrionale; la sua taglia è ragguardevole e può raggiungere oltre un metro di lunghezza totale e un peso superiore a 10 kg. Il lucioperca predilige acque con vegetazione scarsa, ben ossigenate, con fondo ghiaioso o sabbioso, ma prospera anche in acque torbide. Nella fase giovanile la specie è gregaria e inizialmente si nutre di crostacei planctonici, larve di insetti e vermi; passa ben presto ad un’alimentazione marcatamente ittiofaga ed è caratterizzata da un accrescimento molto veloce. 28 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

Il lucioperca si riproduce di norma tra la fine di marzo e l’inizio di giugno. Durante il periodo riproduttivo si porta in prossimità delle rive dove i maschi predispongono un sito per la deposizione, costituito solitamente da una fossa circolare in mezzo alla vegetazione acquatica sommersa, dove vengono apposti rami, radici, sassi sui quali le uova adesive verranno attaccate in piccole masse. Le uova sono deposte in numero elevatissimo, anche oltre 200.000 per femmina. L’età di prima maturazione è raggiunta a 3-4 anni di età. A livello provinciale il lucioperca è presente con popolazioni di buona consistenza nei laghi di Varese e di Lugano, nei quali risulta stabile; nel Lago Maggiore la specie, presumibilmente discesa dal Ceresio attraverso il Fiume Tresa, pare in fase di espansione. È presente inoltre nei laghi di Ghirla e di Comabbio. Per quanto riguarda le acque correnti, la sandra è presente nei fiumi Tresa e Bardello, e nel Torrente Margorabbia.

3.2.20 Persico reale (Perca fluviatilis)

Specie autoctona di taglia media, raramente supera i 50 cm di lunghezza totale e il peso massimo di 3 kg. Il persico reale è una specie con una discreta valenza ecologica che gli consente di adattarsi a diversi tipi di ambienti, sia lacustri che fluviali. Predilige acque limpide e ben ossigenate, a lento decorso, con vegetazione sommersa e fondale roccioso; nei fiumi popola anche tratti a fondo sabbioso. In genere vive a qualche metro di profondità e soltanto nel periodo invernale si porta a profondità maggiori, fino a 30-40 m, dove le escursioni termiche sono più contenute.

29 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

La specie è gregaria nello stadio giovanile, mentre gli adulti conducono spesso vita solitaria. Il persico reale è un predatore, attivo soprattutto nelle ore diurne. L’attività predatoria è particolarmente intensa nel periodo primaverile-estivo e si riduce nel periodo autunno- invernale. La dieta, nei soggetti adulti, è costituita in prevalenza da specie ittiche di piccola taglia, tra le più frequenti vi sono l’alborella, la sanguinerola, il cobite, il persico sole; consistente è anche l’assunzione di crostacei e larve di insetto. Gli stadi larvali e giovanili si nutrono prevalentemente di forme zooplanctoniche. Le differenze tra la dieta del persico reale e quella del luccio consistono essenzialmente nella taglia delle prede, sempre inferiore per il persico, e negli habitat in cui viene esercitata l’attività predatoria, almeno in parte differenti. Il periodo riproduttivo va da marzo a aprile e la maturità sessuale è raggiunta di norma al 2° anno di vita. Le uova, inglobate in lunghi nastri gelatinosi con funzione protettiva, vengono deposte prevalentemente nelle ore notturne, sulla vegetazione acquatica o su pietre e sassi sommersi. Ogni femmina depone alcune decine di migliaia di uova, in relazione alle sue dimensioni. In Provincia di Varese sono presenti popolazioni di persico reale con buone consistenze in tutti i laghi provinciali; nel Lago di Varese la specie è però in calo, mentre nel Comabbio è in crescita. Per quanto riguarda le acque correnti, il pesce persico risulta piuttosto comune nei fiumi Tresa e Bardello e nel Cavo Diotti; nel tratto del Torrente Margorabbia subito a valle del Lago di Ghirla la sua presenza è da correlare alla vicinanza del lago. La specie è infine rinvenibile anche nel Torrente Bevera e, con una consistenza discreta, nel Fiume Ticino, nel tratto posto a valle della diga della Miorina.

30 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

3.2.21 Persico trota (Micropterus salmoides)

Specie alloctona di taglia media, raramente superiore a 60 cm di lunghezza e con un peso massimo intorno a 3-4 kg. Originaria del Nord America, la specie è stata introdotta in Europa nel 1883, in Germania e in Austria. La sua presenza in Italia risale agli inizi del ‘900 con l’immissione in varie regioni settentrionali. Attualmente popola laghi, stagni e fiumi di pianura in molte località del Nord e del Centro Italia, ed è molto apprezzato nell’ambito della pesca sportiva. Il persico trota è legato alle acque calde, a lento decorso, stagnanti, con fondo molle, e ricche di vegetazione sommersa ed emergente; lo si rinviene in ambienti quali laghi, fiumi, canali, stagni, che ha colonizzato naturalmente o in seguito a ripopolamenti. Specie gregaria, durante la fase giovanile vive in acque basse, formando gruppi di pochi individui attivi prevalentemente nelle ore diurne, e che di notte si rifugiano in mezzo alla vegetazione. Gli adulti prediligono acque più profonde e sono attivi sia di giorno che di notte. Soltanto gli individui che raggiungono taglie notevoli conducono vita solitaria e, in generale, durante il periodo riproduttivo. Il persico trota è un predatore prevalentemente ittiofago, la cui dieta è rappresentata soprattutto da pesci di piccola e media taglia e da avannotti. Tra le specie ittiche più comunemente predate vi sono l’alborella, la scardola, il persico sole, il cobite, il pesce gatto. I giovani si nutrono soprattutto di crostacei. La riproduzione ha luogo da maggio a luglio e la maturità sessuale è raggiunta al secondo anno nei maschi e al terzo per la maggior parte delle femmine. Le uova, di tipo adesivo, vengono deposte preferibilmente nelle ore crepuscolari, in acque basse e calme, in

31 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA prossimità della riva, all’interno di un nido rappresentato da un piccolo avvallamento su un fondo sabbioso. Ogni femmina produce alcune migliaia di uova. Le cure parentali sono svolte dal maschio, che difende il nido da eventuali intrusioni di maschi conspecifici. Nelle acque provinciali il persico trota è presente in tutti i bacini lacustri, sebbene si registri un generale calo delle sue popolazioni. La specie è inoltre rinvenibile nel Fiume Bardello e nel Canale Brabbia.

3.2.22 Pigo (Rutilus pigus)

Specie autoctona di media taglia, può raggiungere i 45 cm di lunghezza totale e peso massimo di circa 1,5-2 kg. Il pigo è una specie endemica dell’Italia settentrionale e risulta la meno diffusa e la meno nota tra le tre specie italiane appartenenti al genere Rutilus. Predilige le acque profonde e lente dei corsi d’acqua di maggiori dimensioni e quelle dei grandi laghi subalpini (ad eccezione del Lago di Garda), preferendo le zone ricche di vegetazione. Vive in grossi gruppi e i giovani tendono a costituire spesso branchi misti con l’alborella, mentre gli adulti si possono trovare in associazione con la savetta, con la quale condividono la dieta. Specie onnivora, assume prevalentemente il cibo sul fondo. Nella sua dieta riveste fondamentale importanza la componente vegetale, in particolare le alghe filamentose, ma si alimenta anche di invertebrati bentonici, soprattutto gasteropodi. La stagione riproduttiva va da aprile a giugno e la maturità sessuale è raggiunta a 2-3 anni d’età. Negli ambienti lacustri gli individui sessualmente maturi si portano per la deposizione in acque litorali poco profonde con substrati litici; nelle acque correnti essi 32 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA risalgono i fiumi per raggiungere aree con acqua poco profonda con substrati ciottolosi e ghiaiosi dove avviene la deposizione. Le uova (da 35.000 a 60.000 per kg di peso) vengono deposte sulla vegetazione e sulle pietre del fondo, in acque ben pulite. Durante il periodo della frega i maschi si ricoprono di vistosi tubercoli nuziali sul capo e sul dorso. In Italia le popolazioni di pigo da alcuni decenni sono in forte contrazione, principalmente a causa della presenza di dighe e sbarramenti che impediscono ai riproduttori di raggiungere i siti idonei alla deposizione delle uova. In provincia di Varese esistono discrete popolazioni di pigo nel Lago Maggiore, nel Fiume Ticino suo emissario e nel Torrente Margorabbia, anche il Lago di Lugano ospita una discreta popolazione, nonché nel Lago Delio, ma sembra che la sua presenza sia accidentale per il pompaggio delle acque dal Maggiore. Un’ulteriore minaccia per la conservazione di questa specie d’importanza comunitaria è rappresentata dalla presenza del gardon, dal momento che osservazioni recenti hanno ravvisato il pericolo derivante dalla sua ibridazione con quest’ultimo, in particolare nel Fiume Ticino.

3.2.23 Salmerino alpino (Salvelinus alpinus)

Salmonide che presenta un elevato polimorfismo in funzione degli ambienti in cui vive: normalmente raggiunge la lunghezza totale massima di 50-60 cm e il peso di 1,5-3 kg, ma esistono popolazioni di piccola taglia dove non viene superata la lunghezza di 10-15 cm; in casi eccezionali a 10-12 anni di età può essere raggiunta la lunghezza di 80 cm e il peso di 8-10 kg. In Italia il salmerino è, in realtà, indigeno solo nella regione alpina del Trentino-Alto-Adige dalla quale è stato introdotto in vari bacini delle Alpi e delle Prealpi. La specie è legata agli

33 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA ambienti lacustri alpini e ai grandi laghi prealpini, dove si localizza sempre nelle acque a maggiore profondità, limpide, fredde e ben ossigenate. A latitudini più settentrionali, molte popolazioni sono invece migratrici anadrome. Specie gregaria, durante la fase giovanile si alimenta esclusivamente di forme planctoniche, passando a nutrirsi di invertebrati bentonici con l’avanzare dell’età. Esemplari di lunghezza superiore ai 20 cm predano anche pesci di piccola taglia. La riproduzione si svolge tra novembre e gennaio, ma in alcuni ambienti può essere anticipata. Le uova vengono deposte in profondità, in un nido scavato dalla femmina su fondali ghiaiosi o pietrosi. Ogni femmina può deporre fino a 5.000 uova per kg di peso corporeo. La maturità sessuale è raggiunta di norma a 2-3 anni di età. Il salmerino alpino risulta particolarmente sensibile alla competizione con altri Salmonidi, pertanto la specie, considerata la scarsità dei popolamenti nelle acque italiane, richiede adeguate misure di tutela. In provincia di Varese la specie è presente con popolazioni di scarsa consistenza nel Lago Maggiore e nel Lago di Lugano, dove l’alterazione qualitativa delle acque ha contribuito alla riduzione degli effettivi.

3.2.24 Sanguinerola (Phoxinus phoxinus)

Specie autoctona di piccola taglia, che normalmente non supera i 12 cm di lunghezza totale massima. Questo ciprinide reofilo predilige le acque limpide, fresche e ben ossigenate, con fondali ghiaiosi, tipiche dei tratti pedemontani dei corsi d’acqua, ma lo si può rinvenire anche nei laghi oligotrofi. Condivide gran parte del suo habitat con le trote, delle quali spesso risulta essere preda; talvolta si trova associata anche ad altre specie, tra cui il barbo canino, il

34 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA cavedano, il temolo e lo scazzone. In pianura popola i fontanili e i fiumi di risorgiva, dove convive con giovani di cavedano, lasca e barbo comune. La sanguinerola è una specie gregaria, che tende a rimanere in prossimità delle rive, dove si nasconde tra i massi e la vegetazione. L’alimentazione è onnivora e non specializzata: gli individui si nutrono soprattutto di larve di insetti acquatici, crostacei bentonici, frammenti vegetali e, negli ambienti lacustri, anche di zooplancton; occasionalmente si cibano anche di avannotti e uova di altri pesci. La maturità sessuale è raggiunta al secondo anno di età, in alcuni casi anche al primo. Il periodo riproduttivo si protrae da maggio a luglio e la deposizione avviene in acque basse, su fondali sabbiosi o pietrosi, con gruppi formati da molti maschi e poche femmine. Il numero di uova prodotte è di 800-1.500 per femmina. Nelle acque provinciali la sanguinerola è presente con popolazioni ben strutturate nel Torrente Margorabbia e nei tratti a valle della Maddalena; è presente inoltre nei torrenti Rancina e Lenza, nel Canale Brabbia e nel Rio Boesio.

3.2.25 Savetta (Chodrostoma soetta)

Specie autoctona di taglia media, può raggiungere la lunghezza totale massima di circa 40 cm e il peso di circa 1kg. La savetta, endemica dei bacini della Pianura Padana, è tipica di acque profonde, ben ossigenate e a medio-lento decorso; predilige, infatti, i corsi d’acqua di grandi dimensioni, dove colonizza i tratti medio-inferiori. È presente, anche se con popolazioni meno consistenti, nei grandi laghi prealpini. È una specie gregaria che tende a restare in gruppi più o meno numerosi nelle buche più profonde o nella zona centrale dei corsi d’acqua.

35 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

La dieta è costituita prevalentemente da alghe epilitiche che vengono brucate grazie alla particolare conformazione della bocca. Il suo regime alimentare comprende inoltre, in percentuali minori, detrito organico e invertebrati raccolti sul fondo. La savetta si riproduce tra aprile e maggio; in questo periodo i riproduttori si spostano in gruppo nei piccoli corsi d’acqua, dove avviene la deposizione su fondali ghiaiosi, in acque basse prossime alle rive. Ogni femmina può deporre parecchie migliaia di uova. La maturità sessuale è raggiunta a 3-4 anni d’età per entrambi i sessi. In provincia di Varese la savetta è presente con una popolazione abbondante nel Lago Maggiore; è rinvenibile anche nel Lago di Lugano e nel Fiume Ticino, sebbene con consistenze alquanto scarse, ed è presente infine nel Lago di Ghirla; sembra che la pressione predatoria esercitata su questa specie, è dovuta alla presenza di numerosi uccelli ittiofagi.

3.2.26 Scardola (Scardinius erythrophthalmus)

Specie autoctona di taglia media, può superare i 40 cm di lunghezza e 1 kg di peso. La scardola, è comune sia nelle acque a lento decorso che in quelle stagnanti della pianura. Predilige le acque calme, con fondo fangoso e con abbondante vegetazione. Insieme alla carpa e alla tinca caratterizza la zona dei ciprinidi a deposizione fitofila; oltre a queste specie si trova spesso associata con il triotto, l’alborella, il carassio, i cobitidi, il luccio. Nei fiumi principali può spingersi a monte, fino al limite della zona dei ciprinidi reofili. È una specie litorale, che staziona in prevalenza in zone poco profonde. Questo ciprinide è caratterizzato da un’elevata resistenza, tollera acque povere di ossigeno ed è quindi poco sensibile ai fenomeni di inquinamento organico. 36 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

La scardola è gregaria, si muove in branchi che possono raggiungere anche dimensioni notevoli. La sua dieta è tipicamente onnivora e può variare a seconda dell’ambiente, ma comprende di norma sia invertebrati che alghe e macrofite acquatiche. Il periodo riproduttivo va da maggio a giugno. La deposizione avviene a più riprese sulla vegetazione acquatica presso le rive. Ogni femmina è in grado di deporre da alcune migliaia fino a 100.000 e più uova, a seconda delle sue dimensioni. Nelle acque provinciali la scardola è piuttosto comune nel Fiume Bardello, nella Roggia Molinara, e nel Fiume Ticino, dove rappresenta la specie più rappresentata dopo il cavedano; è presente inoltre nel Fiume Tresa, nel Torrente Bevera e nel Rio Boesio. Per quanto riguarda le acque lacustri, la specie è comune in tutti i laghi della provincia, con abbondanze particolarmente elevate nei laghi di Varese e di Comabbio, dove lo stato trofico ne ha favorito la proliferazione.

3.2.27 Scazzone (Cottus gobio)

Specie autoctona di piccola taglia, che raggiunge al massimo lunghezze di 15 cm. Lo scazzone predilige acque fredde, ben ossigenate e pulite, con fondali a ciottoli e massi; popola soprattutto i torrenti, dove è associato alla trota fario e alla sanguinerola, e i tratti pedemontani dei corsi d’acqua maggiori, ma si può rinvenire occasionalmente anche nei laghi alpini.

37 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

La specie è tipicamente bentonica, è attiva prevalentemente nelle ore crepuscolari e notturne e mostra abitudini territoriali; durante il giorno resta nascosto tra i sassi o tra la vegetazione acquatica. La sua dieta è costituita prevalentemente da invertebrati, ma talvolta può ingerire anche piccoli pesci. La riproduzione avviene tra la fine di febbraio e la prima metà di maggio. La deposizione delle uova avviene sulla volta di un nido preparato dal maschio all’interno di una cavità tra i massi o altri oggetti sommersi; ogni femmina depone poche centinaia di uova (da 200 a 600 circa), riunite in un'unica massa; più femmine possono deporre le proprie uova in un unico nido. La maturità sessuale è raggiunta tra il 2° e il 4° anno di vita in relazione all’ambiente in cui vive. A livello provinciale lo scazzone è presente con popolazioni abbondanti e ben strutturate nei torrenti Val Molinera, Giona, Rancina, Bevera e Lanza, e nel tratto del Fiume posto a monte della confluenza con il Torrente Lanza. Risulta inoltre presente anche nel Torrente Margorabbia e nel Cavo Diotti. Si tratta di una specie abitualmente non oggetto di pesca sportiva, e quindi non è soggetta a restrizioni sulla misura minima o sul periodo di pesca e non è oggetto di ripopolamenti.

38 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

3.2.28 Temolo (Thymallus thymallus)

Specie autoctona di taglia media, può raggiungere una lunghezza di 50-60 cm e circa 2 kg di peso. Il temolo, indigeno dell’Italia settentrionale, popola i tratti pedemontani dei corsi d’acqua, spesso in associazione con la trota marmorata. Predilige acque fresche e ben ossigenate, a profondità non elevata e a corrente veloce ma non eccessivamente turbolente, con fondali ghiaiosi e vegetazione sommersa. È una specie con abitudini gregarie, che tende a spostarsi negli tratti aperti, risalendo lentamente la corrente alla ricerca di cibo. I maschi diventano territoriali durante il periodo riproduttivo. La dieta del temolo è costituita soprattutto da piccoli invertebrati che preda sia sul fondo che sulla superficie dell’acqua. La stagione riproduttiva va da aprile a maggio e la deposizione avviene in piccoli solchi scavati dalla femmina sul fondo ghiaioso, in acque poco profonde. Ciascuna femmina depone alcune migliaia di uova, che vengono ricoperte di ghiaia. La maturità sessuale è raggiunta in genere al terzo anno di età. Le popolazioni italiane di questa specie, considerata molto sensibile alla qualità delle acque, hanno subito una sensibile contrazione a seguito del degrado ambientale. In Provincia di Varese il temolo è presente nel Torrente Margorabbia, dove è stato introdotto nel 1998 e dove sembra essersi adattato alle acque del torrente; è rinvenibile inoltre, sebbene sia raro, anche nel Torrente Giona. Risultano teoricamente vocazionali per questo Salmonide anche il Ticino emissario dove è quasi estinto ed è oggetto di intervento di recupero.

39 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

3.2.29 Tinca (Tinca tinca)

Specie autoctona di taglia medio-grande, può raggiungere una lunghezza massima di oltre 70 cm e un peso superiore ai 2 kg. È presente sia nei laghi e negli stagni, sia nei fiumi a lento decorso; predilige le zone ricche di vegetazione acquatica e con fondo fangoso, dove si infossa quando è inattiva, ma è presente anche, insieme alla scardola, con la quale spesso convive; caratterizza gli ambienti dei ciprinidi a deposizione fitofila. Presenta una notevole resistenza agli sbalzi termici e tollera bassi livelli di ossigeno disciolto. La tinca è tipicamente onnivora e comprende larve di ditteri e piccoli molluschi, che ricerca sul fondo, e materiale vegetale. La riproduzione ha luogo tra maggio e luglio; ogni femmina depone, in più riprese, circa 500.000 uova per kg di peso corporeo; la deposizione avviene in acque basse e ricche di vegetazione acquatica. La maturità sessuale è raggiunta tra il 2° e il 4° anno di età. La tinca è presente in tutti i laghi provinciali; in particolare, popolazioni di buona consistenza sono rinvenibili nel Lago Maggiore, nel Lago di Varese, nel Lago di Comabbio e nel Lago di Ghirla. Nelle acque correnti è presente nel Fiume Tresa, nel Torrente Margorabbia e nel Fiume Ticino.

40 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

3.2.30 Triotto (Rutilus aula)

Specie autoctona di taglia medio-piccola, raggiunge una lunghezza totale massima di poco superiore ai 20 cm e un peso di circa 130 g. Il triotto è un ciprinide limnofilo endemico del Nord Italia che ama le acque ferme o a corso lento e ricche di vegetazione; si rinviene solitamente in stagni, canali e lungo la zona litorale dei grandi laghi e dei fiumi. Frequenta gran parte degli habitat della scardola ma, a differenza di questa specie, evita le acque più limpide e fredde. Può condividere inoltre il proprio ambiente con la tinca, l’alborella e il carassio. Specie gregaria, forma gruppi numerosi che durante gli stadi giovanili stazionano quasi esclusivamente lungo la fascia litorale; gli adulti invece vivono preferibilmente a maggiori profondità. La sua dieta è onnivora e comprende principalmente piccoli invertebrati, alghe e resti vegetali. Il triotto si riproduce tra maggio e luglio; la deposizione avviene sulla vegetazione acquatica dove si riuniscono piccoli gruppi costituiti da una femmina e alcuni maschi. La maturità sessuale può essere raggiunta tra il 1° e il 2° anno di età. In Provincia di Varese questa specie è presente con popolazioni di consistenza modesta in tutte le acque lacustri, mostrando una tendenza al calo; è assente nel Lago di Ghirla. Il triotto è rinvenibile inoltre nel Fiume Tresa, nella Roggia Molinara e nel Fiume Ticino.

41 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

3.2.31 Trota fario (Salmo trutta trutta)

Specie autoctona di taglia media, può raggiungere lunghezze di oltre 60 cm e peso di circa 2 kg. La trota fario è l’ecotipo di Salmo (trutta) trutta adattato alla vita nei torrenti, che a sua volta è una semi-specie di Salmo trutta; attualmente si distinguono due ceppi, uno “atlantico” e uno “mediterraneo”, dei quali solo il secondo è autoctono per l’Italia. Predilige le acque fredde, ben ossigenate, turbolente e con fondi a massi, ciottoli o ghiaie grossolane dei torrenti e dei tratti superiori dei fiumi pedemontani. È un Salmonide molto schivo e territoriale, che occupa i tratti con abbondante presenza di rifugi e anfratti tra le rocce sommerse in cui potersi nascondere; gli adulti conducono vita solitaria, difendendo il loro territorio dall’intrusione di altri individui; i singoli soggetti tendono a distribuirsi in modo uniforme lungo il corso d’acqua. Le giovani trotelle invece preferiscono sostare nei pressi delle rive, in aree a minore profondità e corrente moderata. La sua alimentazione è carnivora e comprende qualunque piccolo invertebrato, che viene cacciato a vista; gli esemplari di taglia maggiore predano anche piccoli pesci. La stagione riproduttiva è invernale (generalmente a dicembre) e si estende su un periodo piuttosto lungo per la presenza in natura di individui selezionati artificialmente in allevamento per essere maturi in un arco temporale il più lungo possibile. In genere, tra novembre e febbraio gli adulti tendono a risalire gli affluenti minori per raggiungere i siti idonei alla deposizione, rappresentati da tratti poco profondi a corrente vivace e fondo ghiaioso o ciottoloso; qui la femmina scava una fossetta con la coda e vi depone 1600- 2700 uova per kg di peso corporeo, che vengono poi ricoperte di ghiaia. La maturità sessuale è raggiunta al secondo anno di età nei maschi e al terzo nelle femmine. La trota fario è la specie più diffusa nelle acque correnti della provincia, risultando ben rappresentata nelle acque vocazionali per questo Salmonide, come torrenti e rogge prealpini e collinari; discrete sono anche le sue consistenze nei corsi d’acqua a vocazione 42 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA mista; la trota fario riveste un ruolo principale per l’attività alieutica ed è oggetto di costanti ripopolamenti.

3.2.32 Trota lacustre (Salmo (trutta) trutta, ecotipo lacustre)

Specie autoctona di grande taglia, può superare il metro di lunghezza totale e pesare oltre 15 kg. La sistematica della trota lacustre è tuttora oggetto di discussione; un tempo ritenuta una semi-specie, attualmente è considerata un semplice ecotipo di Salmo (trutta) trutta, adattatosi alla vita lacustre. Recenti studi genetici hanno però riaperto la questione, evidenziando le peculiarità genomiche degli esemplari con aspetto e “comportamento” lacustre rispetto a quelli di trota fario e marmorata. L’ecotipo lacustre è presente nei grandi laghi subalpini. Trascorre i primi due anni di vita nel corso d’acqua in cui nasce e successivamente si porta nelle zone pelagiche del lago, dove le acque sono fredde e ben ossigenate. La dieta è costituita da macroinvertebrati nelle prime fasi di vita, quindi diviene spiccatamente ittiofaga, consentendo un rapido accrescimento corporeo. La riproduzione avviene nel mese di dicembre, nei corsi d’acqua che risale nel periodo autunno-invernale anche per diverse decine di chilometri; le uova vengono deposte su substrati ghiaiosi, in acque basse e veloci; ogni femmina può deporre fino a 2500 uova per kg di peso corporeo. La maturità sessuale è raggiunta al terzo anno di età. A livello provinciale la trota lacustre è presente con una popolazione di scarsa consistenza nel Lago Maggiore, dove sembra nel complesso in fase di ripresa; discreta è la sua presenza nel Lago di Lugano, dove è oggetto di un importante programma di recupero, mentre del tutto sporadica è invece nel Lago di Varese, verosimilmente legata a qualche

43 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA piccola zona di acqua di risorgiva. In netta crisi è la popolazione del Lago di Monate, probabilmente collegata alla crisi anossica estiva degli strati lacustri più profondi. Limitata è infine la sua presenza nel Lago di Ghirla.

3.2.33 Trota marmorata (Salmo (trutta) marmoratus)

Specie autoctona di grande taglia, può superare la lunghezza totale di 1 m e pesare oltre 20 kg. Come la trota fario, la trota marmorata è una semi-specie di Salmo trutta. Questo Salmonide rappresenta un endemismo dei bacini fluviali che sboccano nell’Alto Adriatico, in particolare di quello del Fiume . Predilige i tratti pedemontani dei corsi d’acqua, caratterizzati da portate elevate e acque limpide, fresche e ben ossigenate, con fondali ciottolosi e ghiaiosi. Mostra una tendenza ancora più spiccata della fario per i rifugi e preferisce le acque profonde. Spesso si trova associata con il temolo, lo scazzone e la fario; nell’alta pianura condivide il proprio habitat con diversi ciprinidi reofili. La dieta è costituita da invertebrati nella fase giovanile, mentre gli adulti mostrano una tendenza all’ittiofagia sempre più evidente con l’aumentare della taglia; preda soprattutto scazzoni, sanguinerole, vaironi e anche trotelle. Il periodo riproduttivo si colloca tra novembre e dicembre, con modalità analoghe a quelle della fario; ogni femmina depone circa 2300 uova per kg di peso corporeo. La maturità sessuale è raggiunta al terzo anno di età. La sua diffusione ha subito una forte contrazione a causa del degrado ambientale, ulteriormente aggravata dalle massicce immissioni di trota fario nel suo areale. L’eliminazione della naturale separazione spaziale delle due semi-specie, in grado di

44 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA ibridarsi tra loro, ha causato l’affermarsi di popolazioni ibride a scapito della marmorata, anche negli ambienti fluviali caratteristici di quest’ultima. La distribuzione attuale della trota marmorata in Provincia di Varese, se si considerano i soli esemplari puri, è piuttosto limitata e rappresentata da popolazioni numericamente modeste; è presente nel Lago Maggiore per i suoi collegamenti con il Fiume Toce. Nel tratto sublacuale del Fiume Ticino, pur essendo vocato, la specie non è stata rinvenuta.

3.2.34 Vairone (Leuciscus souffia)

Specie ciprinicola autoctona di taglia medio- piccola, normalmente raggiunge lunghezze totali massime di 18 – 20 cm. Specie amante di acque limpide e ricche di ossigeno, il vairone è tipico del tratto pedemontano dei corsi d’acqua; predilige le zone laterali, a corrente moderata vicino alle sponde, dove trova rifugio tra gli interstizi dei massi di fondo o nelle ceppaie degli alberi lambiti dalle acque. A monte la sua distribuzione si sovrappone in parte con quella della trota, mentre frequentemente lo si riviene insieme ad altri ciprinidi reofili come il barbo canino e il cavedano. Ha abitudini gregarie e cerca il cibo prevalentemente sul fondo. Il regime alimentare è onnivoro, e comprende una grande varietà di prede, in prevalenza organismi macrobentonici ma anche di insetti terrestri che vengono cacciati a pelo d’acqua. Si riproduce in tarda primavera, con un periodo di frega che si protrae da aprile a giugno; i maschi sessualmente maturi presentano tubercoli nuziali poco sviluppati distribuiti sulla testa e sui pettorali; la femmina depone poche migliaia di uova in acque basse e correnti e con fondo ghiaioso; la maturità sessuale è raggiunta a 2 o 3 anni di età in entrambi i sessi.

45 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE

PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAA DDDIII VVVAAARRREEESSSEEE SSSEEETTTTTTOOORRREEE PPPOOOLLLIIITTTIIICCCHHHEEE PPPEEERRR LLL’’’AAAGGGRRRIIICCCOOOLLLTTTUUURRRAAA EEE GGGEEESSSTTTIIIOOONNNEEE FFFAAAUUUNNNIIISSSTTTIIICCCAAA

In Provincia di Varese il vairone è presente con popolazioni numericamente abbondanti e ben strutturate nel Ticino e negli ambienti laterali, nel Fiume Tresa, nei torrenti Margorabbia, Lanza e Bevera. Per quanto riguarda le acque lacustri, la presenza della specie è discreta nel Lago Maggiore e nel Ceresio.

46 PPPIIIAAANNNOOO IIITTTTTTIIICCCOOO PPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAALLLEEE