Avvoltoi Ritornano Di Antonio Musella
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Gli ex Psi da Tangentopoli alla guida del governo. Ora all’assalto della diligenza. Avvoltoi ritornano di Antonio Musella. “Sull’arresto di Mario Chiesa resto colpito, esterrefatto, ma non penso ad un effetto dominio” Paolo Pillitteri, Sindaco di Milano Psi, cognato di Craxi, campagna elettorale 1990 ”Sono nullatenente ad alto reddito….” Gianni De Michelis, Ministro degli esteri Psi, 6 agosto 1992 Chi si è trovato davanti alla morte, racconta di quegli attimi, quei secondi, in cui ti passa tutta la vita davanti agli occhi. Restano dei fermo immagine, dei fotogrammi che hanno segnato la tua vita. Deve funzionare così, nel subconscio della nostra mente, nei meandri spesso inspiegabili della psiche, per alcuni avvenimenti che ti capitano nella vita e che periodicamente si rivivono come dei flash back. I fratelli Wachoski ci raccontano in Matrix che quando si rivivono le stesse situazioni che ci sembra di aver già vissuto siamo davanti ad un dejavu’, in quel momento sta cambiando qualcosa in Matrix. Nel 1992 avevo 11 anni, ricordo il primo comizio politico a cui assistetti per caso o per intenzione. Un vero e proprio meeting del Psi, del partito socialista italiano. Se il flash back non mi inganna si trattava del mega tendone del Palapartenope e tra due ali di folla adulante, in mezzo a migliaia e migliaia di persone con i garofani rossi sulla giacca, in mano, nei capelli, si faceva strada Giulio Di Donato, vice segretario nazionale e mammasantissima del Psi a Napoli. Di Donato stringeva le mani alle ali di folla che sembravano sospingerlo verso quel palco che con gli occhi di un bambino di undici anni mi sembrava immenso. Quando il vice segretario del Psi arrivò davanti a me mi strinse la mano e mi diede una carezza sulla testa. Stop ! Fermiamo il flash back. Perchè non lo è….Di Donato è qui, di nuovo, nel 2010, oggi è il segretario campano del Udeur ed è lanciatissimo verso il governo della nuova Regione Campania, quella guidata probabilmente da un altro ex socialista, Stefano Caldoro. Già non è un flash back, ma è un processo costante, durato oltre un decennio che da Tangentopoli, dall’esilio dorato di Bettino Craxi ad Hammamet, ha visto prima la distruzione del Psi e poi gradualmente ma in maniera sempre più profonda e concreta il reinserimento dei socialisti dapprima nel governo centrale, grazie a Berlusconi, ed ora all’assalto degli enti locali. Vedremo come importanti personaggi del fu Psi sono a piene mani nel governo nazionale e di come a partire da un esperimento politico in Campania, stanno provando oggi a lanciarsi verso la gestione degli enti locali, organismi ancora guidati in gran parte dal centro sinistra. Non è solo l’antica amicizia tra Silvio Berlusconi e Battino Craxi ad aver determinato questo processo. Ma soprattutto la necessità di un partito nato sostanzialmente a tavolino, Forza Italia, di avere un personale politico in grado di amministrare ministeri, regioni, assessorati, comuni. Una classe dirigente da “reperire” tra quella superstite dell’amico Bettino. Col tempo, gradualmente, facendo diventare “presentabili” quelli che venivano definiti “impresentabili”. Paolo Bonaiuti è il primo della lista, portavoce del premier ed uomo molto influente nelle decisioni di Palazzo Chigi, ex socialista. Franco Frattini attuale ministro degli esteri, già ministro dei trasporti, già commissario europeo, ex socialista, cresciuto nelle correnti di Nino Freni e Claudio Martelli. Franco Cicchitto, capogruppo alla Camera del Pdl, anche lui ex socialista, così come Tremonti cresciuto politicamente con Reviglio. E poi tantissimi altri. Un reinserimento costante che ha riportato in auge quella classe politica capace di costruire il sistema del finanziamento illecito personale ed ai partiti, un ceto politico che qualcuno pensava sepolto, ma di cui in troppi non conoscono nemmeno la genesi. Un fatto politico che ci consente tranquillamente di poter affermare che i socialisti non muoiono mai….e ritornano…. peggio dei fantasmi. De Michelis, Brunetta e Sacconi: da Venezia in gondoeta. Oggi il trio ha un ordine diverso, ma negli anni ‘80 ed all’inizio degli anni ’90, l’ordine giusto era proprio questo. Gianni De Michelis, vice segretario del Psi e capo della corrente dei socialisti veneti, Renato Brunetta e Maurizio Sacconi, i suoi primi collaboratori, con Brunetta a cui venivano affidati i delicati rapporti con i sindacati e con il mondo del lavoro. Gianni De Michelis oggi è consulente del ministro Brunetta, in corso per la poltrona di sindaco di Venezia. L’affermazione della corrente di De Michelis all’interno del Psi, si diede grazie alla costruzione di un solido sistema di potere a Venezia e nel Veneto. I suoi primi collaboratori ovvero gli attuali ministri Brunetta e Sacconi avevano origini diverse. Sacconi era un maestro di tennis, mentre Brunetta come dice lui vendeva gondoete….si ma alle bancarelle di Lista di Spagna come ha fatto notare recentemente proprio De Michelis, tra le più ricche della città…. e per ricche a Venezia si intendono proprio tanti soldi. I socialisti non avevano un grosso peso politico in termini di numeri nella gestione delle amministrazioni in Veneto, ma riuscivano ad avere una grandissima influenza in grado di spingere la Democrazia Cristiana ad un patto con la corrente demichelisiana del Psi sulla gestione degli affari in Veneto. Il patto era quello tra Carlo Bernini, Dc ministro dei trasporti e Gianni De Michelis. I grandi affari si chiamavano tangenti sulle grandi opere, come la terza corsia della autostrada Padova-Venezia, la bretella di Mestre, gli impianti di depurazione delle acque in località “Rana” di Marghera. Alla Dc andavano le tangenti intascate dai costruttori, susseguentemente i dorotei di Bernini dividevano con gli amici socialisti della corrente di De Michelis. Il processo a Gianni De Michelis si chiuse proprio con la condanna ad 1 anno e 4 mesi in appello per il ras del Psi in Veneto, accusato di avere intascato tangenti per i lavori della bretella autostradale “Marco Polo”. 340 milioni delle vecchie lire, ed altri 100 ne avrebbe dovuti avere ancora, prima che scattasse l’inchiesta. Il sistema era semplice. De Michelis e Bernini se ne stavano nei loro ministeri a Roma, e tramite i loro factotum, ovvero Franco Alberto Felrin per i democristiani e Giorgio Casadei per i socialisti gestivano la riscossione delle tangenti e pilotavano appalti ed affari. Anche i primi collaboratori di De Michelis ovvero Brunetta e Sacconi erano ormai giunti a Roma nel 1992 chi alla Camera chi consulente del ministro, ma erano pur sempre parte integrante di un sistema, quello dei socialisti veneti, che vedeva Casadei fare il lavoro sporco di andare a prendere i soldi, e gli altri pronti a riceverli fino a Roma. Un sistema conosciuto bene anche dalle imprese di costruzioni del Veneto, in particolare dalla Giuseppe Maltauro Costruzioni di Vicenza, una delle ditte che ritroviamo nella maggior parte degli affari loschi nel nostro paese. Alcuni dirigenti della Maltauro verranno condannati insieme a De Michelis, ma la s.p.a. vicentina avrà comunque la possibilità di partecipare a affari come la linea Tav, la ristrutturazione delle basi militari di Sigonella e La Maddalena, fino ai lavori di ampliamento del Dal Molin ed il progetto c.a.s.e. del post terremoto in Abruzzo. Ma quella della Maltauro, forse, è un’altra storia che racconteremo presto… Tutte le imprese di costruzioni venete sapevano di dover passare per De Michelis e Bernini per gli appalti, tanto da costituire nel 1989 la Iniziative S.p.a., composta da aziende come quelle dei costruttori Rizzi, Grassetto, Maltauro, Furlanis. Un contenitore fatto su proposta di Orazio Rossi della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, necessario per semplificare i rapporti tra imprenditori e politici, in modo da essere più rapidi nell’individuazione degli appalti, aggiudicazione, erogazione delle tangenti e apertura dei cantieri. Scriveranno i giudici di Venezia nella loro sentenza di condanna all’ex ministro Psi : “De Michelis aveva bisogno del sistema delle tangenti per alimentare il suo tenore di vita principesco..”. Già perché De Michelis prima che uomo di potere a Roma ed in Veneto, era un personaggio. Frequentatore di discoteche, rientrava a casa all’alba con la scorta a fare da codazzo, passando da un locale all’altro. Una vita al massimo quella di De Michelis. Oggi Renato Brunetta, affermatosi come ministro e uno dei personaggi più noti del governo Berlusconi, parla di “rischio di un golpe dell’elite”, ovvero una sorta di golpe di stato come fu per tangentopoli, e secondo il ministro ex socialista, manovrato da toghe rosse e speculatori. Il suo nuovo collaboratore De Michelis gli fa eco sostenendo che “Lasciarci travolgere per la seconda volta, come nel ’92, sarebbe imperdonabile”. Intanto Brunetta spera di diventare sindaco di Venezia per lanciare finalmente l’assalto a quegli enti locali che in Veneto i socialisti non riuscivano a governare nemmeno quando a Roma erano così influenti. Boniver, dal VII governo Andreotti al III governo Berlusconi. Margherita Boniver è stata da sempre vicino a Bettino Craxi. Milanese, già consigliere comunale delle giunte di Paolo Pillitteri, cognato-sindaco di Craxi, la Boniver ha una incredibile capacità di rigenerarsi alla gestione del potere in Italia. Da sempre iscritta al Partito Socialista Italiano, dopo l’esperienza in consiglio comunale a Milano al fianco di Pillitteri, fa il grande salto che le permette di arrivare direttamente tra gli uomini chiave di governo su cui il Psi di Craxi intende puntare dalla fine degli anni ’80. Margherita Boniver assume il primo incarico governativo nel 1991 durante il VII governo Andreotti, l’ultimo del leader Dc. E’ Ministro per gli italiani all’estero. Gli anni 1991 e 1992 sembrano interminabili, sono gli anni della fine del pentapartito, dello scoppio di Tangentopoli, della mancata elezione di Andreotti a Presidente della Repubblica.