Joseph Sterzinger Aufklärer Teatino Tra Innsbruck E Palermo (1746-1821)
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Nicola Cusumano Joseph Sterzinger Aufklärer teatino tra Innsbruck e Palermo (1746-1821) 4 E-book Mediterranea ricerche storiche ISSN 22810730 4 Collana diretta da Antonino Giuffrida Comitato scientifico: Walter Barberis, Rossella Cancila, Pietro Corrao, Domenico Ligresti, Aurelio Musi, Walter Panciera, Alessandro Pastore, Luis Ribot García, Angelantonio Spagnoletti, Mario Tosti Cusumano, Nicola <1970> Joseph Sterzinger Aufklärer teatino tra Innsbruck e Palermo (1746- 1821) / Nicola Cusumano. – Palermo: Associazione Mediterranea, 2013. (eBook - Mediterranea - ricerche storiche; 4) ISBN PDF e-book 978-88-96661-26-0 1. Circolazione libraria 2. Mediazione culturale 3. Stregoneria La stampa del volume si avvale del finanziamento di Ateneo FFR 2012/2013 Edizione Elettronica 2013 © Associazione no profit “Mediterranea” - Palermo online sul sito www.mediterranearicerchestoriche.it JOSEPH STERZINGER AUFKLÄRER TEATINO TRA INNSBRUCK E PALERMO (1746-1821) In un tempo illuminato come quello presente, anche persone semplici, come lo sono la maggior parte dei minatori, cominciano a comprendere l’infondatezza di fantasticherie concernenti uomini delle montagne, streghe, apparizioni del demonio, fantasmi e simili bizzarre trovate: quindi non avranno quasi nessun valore se non per le teste malate, o le persone che vogliano trarne qualche vantaggio Egli strappa infine dalle mani dei giudici la tremenda spada della morte, alla quale i membri della nostra comunità – trattati alla stregua di stupide bestie – erano serviti come vittime sacrificali in battaglia e nei roghi [una strega] (J. Sterzinger, Il processo alle streghe, un sogno raccontato da una penna imparziale nell’anno 1767) La sua lontananza sarebbe la grave perdita d’un così eccellente soggetto non trovandosi di facile in Palermo altri che a lui si possa paragonare, e la Libreria di questo Collegio Massimo […], resterebbe indubbiamente in piena confusione senza sapersi i Libri, la qualità de’ Libri, la loro rarità ed il loro pregio o al contrario la loro inutilità ed in conseguenza non mai potrebbe servire al vantaggio e profitto della Gioventù Studiosa («Giunta di Educazione», incarico di direzione a Joseph Sterzinger, Palermo 1779) Un ringraziamento alla Biblioteca Centrale della Regione Siciliana “A. Bombace”, in particolare al direttore Francesco Vergara, per l’autorizzazione a pubblicare la foto del dipinto ad olio che ritrae Joseph Sterzinger. L’immagine è stata poi sottoposta a un parziale e interessante restauro digitale da parte di Alfonso Lo Giudice, che ringrazio. PREMESSA Figura importante di mediatore culturale, modello esemplare di custode della Biblioteca Regia di Palermo e già in vita tenuto in conto alla stregua di incarnazione del ‘proto-bibliotecario’, del teatino Joseph Sterzinger quel poco che sin qui è stato ricostruito appare ancora troppo frammentario, se non contradditorio. Il secolo dei Lumi ci consegna ancora una volta una sorta di «biografia reversibile» – a volere utilizzare la felice locuzione di Robert Darnton in relazione alla parabola terrena di Jacques Pierre Brissot –, un groviglio che parrebbe difficilmente risolvibile1. Ciò è dipeso, almeno in questo caso, dalla sostanziale impermeabilità dei contesti storiografici tedesco e italiano, che hanno seguito le vicende del teatino entro i propri confini – ed è quanto meno curioso che sia accaduto a scapito di un personaggio che, pur stabilitosi in Sicilia, mai recise il cordone ombelicale che lo legava per nascita e formazione ai territori dell’Impero. Ecco allora issato un argine artificioso tra lo Sterzinger che giunge appena ventunenne a dar man forte alla valorosa battaglia illuministica contro la superstizione magico-stregonesca – una proposta che emerge dallo stesso entourage del principe Elettore e dall’ambiente delle accademie bavaresi – e uno Sterzinger più maturo che a Palermo, nel critico frangente rivoluzionario resterà, e ciò sino alla morte (1821), su caute posizioni filo-regaliste (nel ’99 egli è un cinquantaquattrenne, a cui non resta che adeguarsi, al 1 R. Darnton, L’Età dell’informazione. Una guida non convenzionale al Settecento, Adelphi, Milano, 2007, in part. il cap. VIII «Scheletri nell’armadio: lo storico nei panni di Dio», pp. 179 ss. (l’ediz. orig. dell’opera, intitolata George Washington’s False teeth, risale al 2003). 12 pari degli altri coetanei ‘moderati’). A complicare le cose, in realtà, il ruolo di censore per «i libri che provengono da fuori Regno» per conto del governo borbonico. Un incarico che, almeno ad una sommaria valutazione, sembrerebbe in contrasto con la mansione di direttore di biblioteca, col ruolo cioè di chi intenda dar nuovo corso agli studi per mezzo di una ingente acquisizione di volumi, compresi quelli ascrivibili alla matrice ‘filosofica’, temuta forgia con cui anche in Italia, soprattutto a partire dagli anni ottanta, pare potersi insinuare il fiele che propaga l’attacco delle «forze dell’empietà»2. I simultanei incarichi di custode della biblioteca e di revisore regio non facciano scandalo: a Napoli nel Settecento i revisori sono veri ‘specialisti’ della cultura, provenienti quasi sempre dall’università e con ruoli di rilievo nell’amministrazione statale3. Più ampiamente, in questo secolo diviene frequente per i censori trattare con gli autori e i librai, che possono così ottenere i permessi di pubblicazione e di vendita4. Questa vicinanza si traduce spesso in un aggiramento della censura in relazione alla produzione francese, che rappresenta la componente moderna del loro comune bagaglio culturale. Uno iato necessario separa ormai «norma e comportamento», l’aspetto reattivo dell’organizzazione ecclesiastica dalla condotta sempre più consapevole e tutt’altro che sprovveduta dei lettori, come già emerso nel caso di Giuseppe Pelli, dal 1771 revisore fiorentino delle stampe ‘alla macchia’, al centro di un lavoro di Renato Pasta5. 2 Per la diffusione dei libri d’oltralpe in Italia cfr. F. Waquet, «Le Lumière vient de France». Le livre français en Italie à la veille de la Révolution, «Mélanges de l’École français de Rome. Italie et Mediterranée», 102, 1990, 2, pp. 233-259. 3 M. Consiglia Napoli, Letture proibite. La censura dei libri nel Regno di Napoli in età borbonica, Franco Angeli, Milano, 2002, p. 59. 4 Edoardo Tortarolo scrive di una collaborazione non conflittuale tra i censori e «una parte significativa degli scrittori e tipografi», che si risolse in una ricerca volta a trovare la «mediazione tra le aspettative diverse che provenivano dai lettori, dagli scrittori, dalle autorità civili, dalle gerarchie ecclesiastiche». Il quadro italiano della prassi della censura, pur nella sua diversità, si presenterebbe così «segnato da chiaroscuri e ambiguità, da vedere all’interno di un processo di trasformazione del significato di concetti come “libertà di stampa”, “obbedienza”, “critica”, “licenza”, “polizia”»; Id., Introduzione, in La censura nel secolo dei Lumi. Una visione internazionale, a cura di E. Tortarolo, Utet Libreria, Torino, 2011, pp. XIII-XIV. Per uno sguardo ampio sulla censura settecentesca in Europa e per una bibliografia rinvio a E. Tortarolo, L’invenzione della libertà di stampa. Censura e scrittori nel Settecento, Carocci, Roma, 2011. 5 Pelli, che non mise mai in dubbio l’utilità della censura, lasciò a un imponente 13 Si tratta qui dunque di acquisire in pieno la fisionomia di Sterzinger, inserendola all’interno dei più ampi contesti culturali europei. Una ridefinizione che non può venir fuori dalla semplice aggiunzione degli elementi, talvolta già emersi, ma dalla loro fusione entro un orizzonte più ampio. Del resto, lo Sterzinger che approda a Palermo nel 1774 dopo vari passaggi italiani giunge nell’isola perché è già figura autorevole, che ha saputo costruire quelle competenze che dopo l’espulsione gesuitica, dinanzi al progetto d’istruzione dei sovrani, vengono adesso considerate indispensabili alla conduzione di una nascente Biblioteca Regia, il nuovo istituto che nell’apertura alla cultura moderna avrà la sua precipua finalità. Necessario sarà per questo teatino, che fu anche massone, lo svecchiamento delle raccolte: marcata è infatti in origine la matrice dell’erudizione barocca e controriformistica. Se c’è dunque uno Sterzinger ‘tedesco’, che opera a sostegno del fratellastro più noto, quel Ferdinand che riusciva ad agglutinare le tendenze riformatrici e muratoriane attorno a un progetto di lotta alla superstizione che rifletteva pure intenti pragmatici, e un più mite Sterzinger ‘palermitano’, che andrà assumendo incarichi di prestigio per divenire in breve il punto di riferimento della politica borbonica nel cruciale comparto bibliotecario e censorio, si tratterà qui di tenere insieme questi sparsi frammenti biografici in uno sforzo ermeneutico più ampio, volto alla maggiore intelligibilità del suo profilo intellettuale. Giova ricordare che il primo a parlare in Italia del nostro è stato Franco Venturi, che nell’ormai lontano 1969, in un celebre capitolo di Settecento riformatore centrato sulla disamina della «polemica diabolica» sorta in seguito all’uscita del Congresso notturno delle lammie di Girolamo Tartarotti (1749), accennava all’erudito enipontano come colui che era «destinato a diventare diario personale il compito di raccogliere le sue più autentiche inclinazioni culturali e letterarie; appassionato sostenitore di d’Alembert e del filone pornografico, di cui fu aggiornato conoscitore, fu avido lettore del De l’esprit di Helvétius, che, in seguito alla condanna pontificia del gennaio 1759, avrebbe venduto «ad uno