Dott. Emanuele Fresia, Geologo. Via Loreto 9, 35142 Padova Tel: 347 8237385 Email: [email protected] CF: FRSMNL67M13G224Z P.IVA:05013460281 ______

DOMANDA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITA’ VIA

IMPIANTO DI RECUPERO RIFIUTI NON PERICOLOSI DI MATRICE INERTE IN DI OPPEANO (VR)

Gennaio 2019

RELAZIONE GEOLOGICA

Impianto di recupero rifiuti non pericolosi di matrice inerte in Comune di Oppeano (Vr). Relazione geologica (rev.A) 1 Dott. Emanuele Fresia, Geologo. Via Loreto 9, 35142 Padova Tel: 347 8237385 Email: [email protected] CF: FRSMNL67M13G224Z P.IVA:05013460281 ______

INDICE

1 INTRODUZIONE...... 3

1.1 PREMESSA...... 3 1.2 OGGETTO E SCOPO...... 3 1.3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO...... 3 2 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E GEOMORFOLOGICO...... 5 3 INQUADRAMENTO GEOLOGICO...... 10 4 INQUADRAMENTO IDROGRAFICO E IDROGEOLOGICO...... 17 5 STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE TERRITORIALE...... 23 6 INDAGINI GEOGNOSTICHE...... 27

6.1 INDAGINI DISPONIBILI...... 27 7 INQUADRAMENTO SISMOTETTONICO E SISMICITÀ...... 31

7.1 RISPOSTA SISMICA LOCALE...... 35 8 ASSETTO STRATIGRAFICO E IDROGEOLOGICO LOCALE...... 39 9 CONCLUSIONI...... 40 10 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI...... 42

Allegato. Stratigrafie indagini reperire

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1 INTRODUZIONE

1.1 Premessa Il presente documento costituisce la relazione geologica, geomorfologica e idrogeologica a corredo della domanda di verifica di assoggettabilità V.I.A. (ai sensi dell’art. 19 del D.Lgs 3 aprile 2006 n. 152 e ss.mm.ii. e della L.R.. n. 4/2016) per un impianto di recupero rifiuti non pericolosi di matrice inerte (provenienza cantieri edili e simili) con potenzialità produttiva superiore ai limiti di cui al punto 1 per la verifica di assoggettabilità, da ubicarsi in Via Mozart nel Comune di Oppeano (Vr).

1.2 Oggetto e scopo La relazione identifica i terreni presenti nell’ambito di un intorno significativo rispetto al sedime di progetto, definisce il modello geologico e geotecnico del sottosuolo, illustra gli aspetti relativi alla sismicità, litologia, struttura, idrogeologia e geomorfologia fornendo una valutazione globale del livello di pericolosità geologica del sito condizionante la progettazione. Il presente documento, realizzato sulla base di informazioni bibliografiche integrate dagli esiti di rilievi e sopralluoghi in sito, è stato impostato al fine di:  ricostruire dettagliatamente gli aspetti naturalistici dell’area in studio;  rappresentare analiticamente tutta la gamma di informazioni geologiche, idrogeologiche, geomorfologiche e geognostiche disponibili;  individuare le principali forme di erosione, di accumulo e più in generale di pericolosità geologica e geomorfologica;  definire la distribuzione e caratterizzazione delle principali falde idriche presenti nel sottosuolo;

1.3 Normativa di riferimento Il presente documento è stato redatto in ottemperanza alla seguente normativa:  Decreto Ministero dei Lavori Pubblici n. 47 (11 marzo 1988) “Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione, l'esecuzione ed il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di fondazione".

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 Circolare Min. LL.PP: 24 settembre 1988 n° 30483: “Istruzioni riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione, l'esecuzione ed il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di fondazione".  Circolare Regione 30 gennaio 1990 n° 2: “Osservanza della normativa vigente sull’uso del sottosuolo ai fini edificatori e, in particolare dell’obbligo, nei casi previsti, della Relazione Geologica e della Relazione Geotecnica”.  Eurocodice 8 – Indicazioni progettuali per la resistenza sismica delle strutture. Parte 5: Fondazioni, Strutture di contenimento ed Aspetti geotecnici (1998).  Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 20 marzo 2003 “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica (ordinanza n. 3274 – Allegati 1, 2 e 3);  D.lgs 3 aprile 2006, n. 152 e ss.mm.ii. - Norme in materia ambientale.  Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni di cui al DM 14/01/2008 pubblicate sulla G.U. n° 29 del 04.02.2008.  Istruzioni per l’applicazione delle “Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni” di cui al DM 14/01/2008. Circolare 02/02/2009 n° 617 C.S.LL.PP.  Piano Regionale di Tutela delle Acque della Regione Veneto approvato con DCR 107 del 5/11/2009.  Aggiornamento delle Norme Tecniche per le Costruzioni di cui al DM 17/01/2018 pubblicate sulla G.U. del 20/02/2018.  DPR 120 del 13/06/2017 Regolamento recante la disciplina semplificata della gestione delle terre e rocce da scavo ai sensi dell’art 8 del DL 12/09/2014 n 133 convertito con modifiche dalla legge 11/11/2014 n 164.

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2 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E GEOMORFOLOGICO L’area in studio si ubica nella porzione nord occidentale del Comune di Oppeano (Vr) a margine di Via Mozart e della S.S. 434 Transpolesana Catastalmente ricade nel Foglio 1, Mappale 161, in zona classificata E2 “Agricola normale, parzialmente interessata da zona di rispetto stradale e da zona di rispetto agli allevamenti intensivi” del PRG e del PAT di Oppeano. Sono classificate in zona E2 le aree agricole normali prive di speciali esigenze di tutela ambientale e scarsamente interessante da insediamenti umani. A livello di inquadramento cartografico ricade nel foglio 145051 “Raldon” della Carta Tecnica Regionale del Veneto in scala 1:5.000, di cui uno stralcio viene riportato in Figura 2 .1.

Figura 2.1 Stralcio CTR con ubicazione del sedime di progetto.

Dal punto di vista geologico e geomorfologico l’attuale conformazione della Pianura Veneta deriva dall’azione di colmamento e livellamento esercitata dai Fiumi Bacchiglione, Brenta, Piave, Sile, Tagliamento, Adige e Po con relativi affluenti. Questi corsi d’acqua

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hanno contribuito nel Quaternario, con i loro depositi alluvionali e nel succedersi di fasi glaciali ed interglaciali, a riempire un ampio e preesistente bacino modellando progressivamente un territorio che, a seguito dell’intervento antropico, ha raggiunto la conformazione attuale. Il massimo apporto di materiale solido si verificava, in particolare, durante i periodi interglaciali quando a monte i fiumi, ingrossati dallo scioglimento di nevi e ghiacci, portavano a valle i depositi glaciali e morenici accumulati alla fronte dei grandi ghiacciai. I sedimenti progressivamente accumulati hanno così raggiunto spessori nell’ordine di centinaia di metri con granulometrie decrescenti da monte verso valle. Prospezioni geofisiche condotte nell’ambito di studi per la ricerca d’idrocarburi avrebbero individuato il substrato roccioso, in prossimità dell’area in studio, a profondità nell’ordine di alcune centinaia di metri da p.c. Il progressivo apporto fluviale ha portato alla deposizione di caratteristici sistemi sedimentari che in pianta presentano una morfologia a ventaglio, mentre in tre dimensioni possiedono una forma simile ad un cono appiattito, noti come conoidi alluvionali (in tempi più recenti è prevalso il termine megafan). In generale i conoidi alluvionali sono caratterizzati da pendenze più elevate (7‰ - 3‰) delle superfici nel loro sviluppo apicale, dov’è possibile una più facile identificazione e delimitazione fino all’inizio della bassa pianura. Procedendo verso valle diminuiscono la pendenza e tendono ad interdigitarsi fra loro originando un’unica pianura “indifferenziata”, dove la separazione tra i depositi dei diversi bacini fluviali solo su base morfologica può talvolta risultare difficile. Più in dettaglio l’area in studio ricade in quella porzione della Media Pianura Alluvionale Veronese compresa tra i fiumi Mincio ed Adige, ad est dell’anfiteatro morenico del Garda, dove l’elemento prevalente è rappresentato dal conoide fluvio – glaciale del fiume Adige. La sua presenza determina una morfologia sostanzialmente pianeggiante, debolmente degradante verso ESE con pendenza compresa tra 0.4 – 0.8%. Solo localmente si riconoscono deboli ondulazioni e dislivelli che testimoniano la pregressa idrografia e gli interventi di antropizzazione subiti. Le quote del conoide variano da circa 110 m s.l.m. al suo apice, presso lo sbocco in pianura, a circa 50-60 m s.l.m. nei pressi di fino a 30-40 m s.l.m. entro e nell’intorno dell’area in studio. L’imponente conoide ghiaiosa del Fiume Adige, deposta principalmente a partire dal Wurmiano, si estende dall’anfiteatro morenico del Garda fino a , e . Dopo la deposizione il fiume ha reinciso parte della conoide;

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l’espressione di tali fenomeni di incisione e reincisione fluviale è rappresentata da terrazzi il cui andamento rispecchia antichi tracciati fluviali. In tempi storici e recenti l’elemento antropico è intervenuto modificando, spianando e più in generale occultando le forme naturali del territorio, per la verità già piuttosto blande. In particolare i terrazzi minori sono stati quasi completamente smantellati dall’attività agricola mentre quelli principali sono ancora visibili, generalmente con decorso circa NW-SE o N-S, mantenendo dislivelli nell’ordine di qualche metro fino d oltre 10 m. In tale ambito il sedime di progetto è posto attorno ad una quota di 36 m s.l.m.m. con morfologia debolmente degradante procedendo da NW verso SE.

La Figura 2 .2 rappresenta uno schizzo geomorfologico semplificato della pianura veronese (Sorbini et al 1984) con l’ampio conoide terrazzato dell’Adige (1) entro ed al limite orientale del quale ricade l’area in studio. Il passaggio fra la pianura (conoide terrazzato) il conoide inciso ed incastrato (2) ed il piano di divagazione dell’Adige (3) è marcato da terrazzi che rimangono comunque esterni al contesto in esame.

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Figura 2.2 Schema semplificato della pianura veronese (Sorbini et al 1984)

La carta geomorfologica in scala 1:10.000 del PAT (Piano di Assetto del Territorio) del Comune di Oppeano, di cui uno stralcio è riportato in Figura 2 .3, evidenzia un contesto di dosso fluviale orientato NW-SE largo circa 1,5 Km e lungo circa 3,5 Km, con un sedime di studio avente quota media compresa fra le curve 34.00 – 37.00 m s.m.m. Ad est, oltre alla SS434 ed esternamente alle aree in studio è cartografata una “cava dismessa con escavazione ripristinata mediante riporto”. La carta evidenzia inoltre chiaramente il rilevato artificiale della SS 434 che attraversa diagonalmente il territorio comunale.

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Dalla cartografia di pianificazione territoriale disponibile e dai rilievi di campagna non risultano fenomeni di dissesto in atto o potenziali.

Figura 2.3 Stralcio Carta geomorfologica del PAT di Oppeano in scala 1:10.000.

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3 INQUADRAMENTO GEOLOGICO Come rappresentato a grande scala in Figura 3 .4 l’area in studio ricade in un settore di pianura posto a sud dei monti Lessini, a sud e ovest di una serie di meandri disegnati dall’Adige oltre la città di Verona, e est della cerchia morenica del Garda in un contesto di terreni d’origine fluviale e fluvioglaciale attribuibili a condizioni deposizionali di media ed alta energia da parte del Fiume Adige. Come anticipato al capitolo precedente la pianura padana in generale, e la porzione di territorio in studio in particolare, si è formata in tempi geologicamente recenti per effetto dell’accumulo d’imponenti quantità di materiali d’origine alluvionale trasportati dai corsi d’acqua durante il Quaternario. Sul substrato roccioso, posto a profondità variabile (crescente verso la linea di costa) fra 200 – 1.000 m, poggiano depositi alluvionali legati, dal punto di vista morfogenetico, alle correnti fluviali e fluvioglaciali nell’Alta Pianura, fluviali nella fascia mediana, fluviali e marine lungo la fascia litoranea.

Area in studio

Figura 3.4 Carta geologica d’inquadramento a grande scala

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Si tratta di grandi depositi accumulati dai fiumi veneti che, all’uscita delle rispettive valli montane, espandendosi e perdendo progressivamente velocità e potenza, hanno depositato i detriti trasportati creando grandi conoidi alluvionali legate ed interdigitate le une alle altre. Non esistono linee di separazione nette fra queste, anzi più volte si sono incrociate, sovrapposte ed anastomizzate a causa del continuo mutare del regime e del percorso dei Fiumi. La composizione litologica è fortemente variabile in funzione della locale energia del corso d’acqua e della relativa distanza, complicata dall’interferenza esercitata da più corsi d’acqua soggetti a sensibili divagazioni nel tempo cui si interpongono frequenti trasgressioni e regressioni marine. Più in dettaglio il sito di progetto ricade nella porzione nord occidentale del Comune di Oppeano, nella Media Pianura Alluvionale Veronese compresa entro la fascia delle risorgive. In tale contesto i sedimenti deposi dal conoide alluvionale dell’Adige, messi in posto nel Quaternario durante le fasi interglaciali quando i corsi d’acqua aumentavano notevolmente le loro portate a seguito della fusione dei ghiacciai, sono rappresentativi di un contesto di energia di deposizione medio elevata; pertanto il sottosuolo è rappresentato da un potente accumulo di depositi alluvionali fluvioglaciali prevalentemente ghiaioso sabbiosi, terrazzati, sospesi, che localmente possono anche risultare debolmente cementati. Alla sommità del conoide alluvionale è spesso riscontrabile un orizzonte maggiormente ricco in materiale fine (ferretto) di origine eluviale, ovvero di alterazione dei sottostanti sedimenti, di colore bruno – rossiccio, il cui spessore è variabile attorno al valore medio di 1 m. Le porzioni centrali e meridionali del Comune di Oppeano, a valle del sito in studio, sono invece rappresentate da depositi a media granulometria ed a composizione prevalentemente sabbiosa con intercalazioni argilloso limose. In ogni caso una spiccata variabilità laterale e verticale caratterizza la sequenza sedimentaria, espressione di corsi d’acqua con energie di deposizione variabili nello spazio e nel tempo che hanno favorito fenomeni di interdigitazione. Localmente può essere presente materiale di riporto messo in opera per regolarizzare e spianare le aree. I depositi di copertura alluvionale e fluvioglaciale ricoprono in discordanza formazioni conglomeratico-arenaceo mioceniche ed un substrato marino piegato e fagliato costituito da rocce carbonatiche e terrigene mesozoiche. Lo spessore del conoide fluvio – glaciale nell’area è importante, come dimostrato dalle stratigrafia dei pozzi per acqua e dalla

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terebrazione di un Pozzo dell’AGIP a , secondo il quale le coperture plio quaternarie costituite da alternanze ghiaioso sabbioso argillose raggiungono spessori nell’ordine di 1.300 m. La composizione granulometrica media delle alluvioni più grossolane, dedotta da analisi granulometriche relative a indagini eseguite in zona, è mediamente rappresentata da un 10 -15% di ciottoli, 40 – 50% di ghiaia, 20 – 30% di sabbia e 10 – 15% di frazione fine. I clasti delle ghiaie sono poligenici con litotipi prevalenti costituiti da calcari, dolomie, porfidi, graniti, basalti e scisti. Le sabbie hanno una prevalenza di grani di quarzo.

A livello di inquadramento geologico a grande scala l’area in studio ricade nel limite meridionale del Foglio 49 “Verona” della Carta Geologica d’Italia in scala 1:100.000, di cui uno stralcio è riportato in Figura 3 .5. Dalla carta e dalla relativa legenda si evince la presenza di alluvioni fluvioglaciali e fluviali ghiaiose con strato di alterazione superficiale argilloso giallo rossiccio di ridotto spessore (sigla in carta fgR) terrazzate e sospese che costituiscono l’alta pianura, ed alluvioni dell’antica conoide dell’Adige terrazzate, arrossate e spesso cementate. L’età è Rissiana. Lateralmente e ad est del sito in studio un terrazzo di alcuni metri segna il passaggio ad alluvioni fluvioglaciali e fluviali sabbiose con strato di alterazione bruno di spessore limitato, databili al Wurm, che costituiscono la media pianura a valle della linea della risorgive (sigla in carta fgw). In seno ai depositi alluvionali possono essere presenti intercalazioni lentiformi di materiali fini (limi ed argille) che divengono via via più frequenti, estese e prevalenti procedendo verso Sud (verso la bassa pianura) la cui genesi è imputabile ad episodi di bassa energia, o al colmamento di aree depresse interposte fra cordoni fluviali a seguito di fenomeni di rotta.

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Figura 3.5 Stralcio foglio 49 Verona della Carta Geologica d’Italia con evidenza dell’area in studio

I tipi litologi superficiali affioranti in zona sono quindi rappresentati da sedimenti grossolani ghiaioso sabbiosi passanti verso sud a terreni sabbiosi o sabbioso limosi.

In Figura 3 .6 per una migliore visione d’insieme si riporta una sezione stratigrafica orientata N-S redatta a cura del Museo Civico di Storia Naturale di Verona che attraversa il territorio fra località Ca’ degli Oppi ed il Capoluogo, da cui meglio si evince la successione stratigrafica che caratterizza il sottosuolo a livello locale e ad una scala più ampia.

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Figura 3.6 Sezione geologica N-S che mette in luce i rapporti intercorrenti fra depositi ghiaiosi, sabbiosi e intercalazioni limoso argillose.

Nella “Carta Geomorfologica di una porzione della pianura a sud est di Verona” redatta in scala 1:20.000 da L. Sorbini ed altri, di cui uno stralcio è rappresentato in Figura 3 .7, la zona in studio è occupata da alluvioni prevalentemente sabbiose del conoide dell’Adige; a sud si sviluppa un orlo di terrazzo e dosso di altezza inferiore a 3 m orientato NW-SE, mentre ad est un terrazzo principale di altezza superiore a 3 m che separa il conoide dal piano di divagazione dell’Adige. A nord, sud e ad est sono osservabili i perimetri di cave inattive di ghiaia, che confermano la presenza di depositi grossolani almeno a livello degli orizzonti superficiali; alcune di queste cave sono spinte sino alla superficie della falda o sono state successivamente utilizzate come discarica. Alcune stratigrafie riportate in legenda non escludono la possibile presenza di argille e/o torbo entro i primi 3-5 m da p.c.

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Figura 3.7 Stralcio carta geomorfologica di una porzione della pianura a sud est di Verona (Sorbiti et al 1984)

Ad un livello di maggiore dettaglio la Carta Geolitologica in scala 1:10.000 allegata al PAT del Comune di Oppeano, di cui uno stralcio è riportato in Figura 3 .8, evidenzia diffusi depositi granulari fluviali e/o fluvioglaciali a tessitura prevalentemente ghiaioso sabbiosa più o meno addensati passanti, poco a sud, ad una tessitura prevalentemente sabbiosa. Come si evince dalla stessa carta diverse verticali d’indagine sono disponibili nelle aree corrispondenti e immediatamente circostanti alla vicina ferriera.

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Figura 3.8 Stralcio carta geolitologica del Comune di Oppeano in scala 1:10.000 centrato sull’area in studio Pertanto il sedime in studio interessa depositi fluvioglaciali ghiaioso sabbiosi aventi profondità nell’ordine di diverse centinaia di metri, con un possibile orizzonte superficiale di alterazione a maggiore contenuto di fine dalla colorazione bruno rossastra, e/o una sottile coltre di materiale di riporto. Dalle indagini geognostiche disponibili e dalle stratigrafie di pozzi per acqua risulta che le intercalazioni fini presenti nella sequenza alluvionale ghiaioso sabbiosa sono relativamente rare, di modesto spessore e discontinue almeno sino alla profondità di 20 m dal piano campagna locale, mentre sono più frequenti e con spessori significativi (anche decametrici) a partire da circa 60 m dal p.c.

Nel complesso non sussistono, dal punto di vista geologico e geomorfologico, condizioni di reale o potenziale instabilità e/o situazioni tali da determinare impedimenti o vincoli particolari alla progettazione del previsto impianto di recupero rifiuti non pericolosi di matrice inerte.

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4 INQUADRAMENTO IDROGRAFICO E IDROGEOLOGICO Dal punto di vista idrografico il territorio del Comune di Oppeano è attraversato da una rete di canali di scolo e irrigui, che si somma ad una rete irrigua in calcestruzzo, il cui andamento complessivo è illustrato in Figura 4 .9. Gli scoli e fossi confluiscono nei due principali impluvi che attraversano il territorio comunale ovvero il Fiume Busse’ per la porzione settentrionale e il Fiume Menago per quella meridionale. Entrambi questi corsi d’acqua hanno origine da risorgive; quella del Busse’ direttamente in Comune di Oppeano nelle Valli di Vallese e quella del Menago, che scorre in un antico alveo dell’Adige, in località Fracazzole presso Ca’ di David.

Figura 4.9 Rete dei canali di scolo e irrigui (colore azzurro) e rete irrigua in cls (arancione) in Comune di Oppeano.

Da segnalare la presenza di aree esondabili ed a deflusso difficoltoso che caratterizzano alcuni lembi meridionali e orientali del territorio comunale, esternamente al sedime in progetto. In particolare l’Autorità di Bacino del Fissero – Tartaro – Canalbianco individua nel Comune di Oppeano alcune aree a pericolosità idraulica moderata con grado di rischio P1 ricadenti nel limite sud occidentale del territorio comunale (Figura 4 .10).

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Figura 4.10 Autorità di bacino del Fissero- Tartaro – Canalbianco. Aree a pericolosità idraulica P1 in Comune di Oppeano.

Dal punto di vista idrogeologico all’interno della pianura padana è possibile distinguere diverse fasce con caratteristiche geologiche ed idrogeologiche differenti. In particolare:  Alta Pianura. A ridosso dei rilievi montuosi, per una larghezza da monte a valle di circa 10 chilometri, si estende una fascia di sedimenti prevalentemente ghiaiosi. Essa è legata alla presenza di conoidi alluvionali sovrapposte, interdigitate fra loro, depositate in corrispondenza dello sbocco in valle dei principali corsi d’acqua.  Media e Bassa Pianura. Verso Sud i depositi sono rappresentati da materiali progressivamente più fini costituiti da ghiaie e sabbie con interdigitazioni limose e argillose progressivamente più frequenti da monte a valle. Nella Bassa Pianura sono presenti letti di limi e argille entro cui si intercalano livelli sabbiosi; le ghiaie sono assenti salvo qualche rara eccezione riscontrata a profondità elevate.

Come rappresentato schematicamente in Figura 4 .11 l’area in studio ricade nel settore 11 della “Media Pianura Veronese”, a cavallo della linea delle risorgive, ovvero un contesto dove ai depositi alluvionali prevalentemente ghiaiosi o ghiaioso sabbiosi della falda freatica indifferenziata si intercludono orizzonti fini, che determinano una compartimentazione idrogeologica, la suddivisione dell’acquifero in un sistema multifalde e la venuta a giorno di punti di emergenza della falda superficiale noti come risorgive.

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Figura 4.11 Bacini idrogeologici nella Pianura Veneta

Le risorgive sono quindi emergenze della falda freatica che si ubicano laddove gli strati permeabili ghiaiosi che la contengono si assottigliano e si intersecano con livelli impermeabili intercettando la superficie topografica. Entrambi i corsi d’acqua ricadenti nel territorio comunale, i Fiumi Busse’ e Menago, traggono origine da sistemi di risorgiva.

La fascia delle risorgive ha una ampiezza di qualche chilometro e si dispone a cavallo del sedime in studio. In particolare una risorgiva è censita circa 1.500 a SE dell’impianto in progetto mentre un raggruppamento di 5 risorgive rimane circa 4,5 Km a SW. La Figura 4 .12 riporta uno stralcio della carta delle isofreatiche della Regione Veneto (redatta originalmente in scala 1:250.000) con evidenza del limite settentrionale della fascia delle risorgive e delle isofreatiche con relativa quota della falda. In quest’area posta in destra Adige la direzione di deflusso della falda, ortogonale alle isofreatiche, è verso SE e la quota della falda risulta prossima a 30 m s.l.m.

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Figura 4.12 Stralcio carta delle isofreatiche del Veneto con evidenza del Comune di Oppeano e dell‘area in studio, ricadente a valle del limite settentrionale della fascia delle risorgive.

La Figura 4 .13 riporta uno stralcio della carta idrogeologica del PAT di Oppeano in scala 1:10.000. In questo documento oltre alle aree allagabili ed a deflusso difficoltoso sono riportate le principali isofreatiche e le classi di soggiacenza della falda idrica. In generale tale soggiacenza è modesta fino a subaffiorante nelle zone di basso topografico, nei palealvei ed al margine occidentale del territorio comunale. Congruentemente con la carta delle isofreatiche Regionale la direzione di deflusso della falda è diretta verso SE; la quota della falda è circa 30 m s.m.m. con una soggiacenza media fra 4 – 6 m da p.c. Aree a deflusso difficoltoso sono riportate lungo il limite orientale del territorio comunale senza alcuna interferenza con il sedime di progetto.

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Figura 4.13 Stralcio carta idrogeologica del PAT di Oppeano. Le frecce rosse indicano l’ubicazione delle più vicine risorgive

La permeabilità dei depositi alluvionali fondamentalmente ghiaioso sabbiosi è elevata e valutata, da riferimenti bibliografici, intorno a 1x10-4 m/s.

Il regime di falda è tipicamente caratterizzato da un’unica fase di piena tardo–estiva, coincidente con il mese di Settembre, e da un’unica fase di magra all’inizio della primavera. Il suddetto regime è sostanzialmente analogo a quello del fiume Adige ma con uno sfasamento in ritardo di circa 2 – 3 mesi.

Condizioni di falda relativamente superficiale contenuta in materiali granulari a buona permeabilità, in un areale posto a cavallo della fascia delle risorgive, determinano condizioni di vulnerabilità idrogeologica molto elevata, relativamente mitigata dall’orizzonte superficiale di alterazione argilloso giallo rossiccio.

La Figura 4 .14 riporta uno stralcio della carta delle fragilità del P.T.P. di Verona da cui si confermano condizioni di vulnerabilità idrogeologica molto elevata. Non sono censite, entro e nell’intorno dell’area in studio, condizioni di pericolosità idraulica e punti di prelievo di pozzi pubblici ed acquedotti. Per contro pozzi per acqua ad uso industriale sono noti in corrispondenza dell’area occupata dalla Ferriera Valsider.

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Figura 4.14 Estratto carta delle fragilità del PTP di Verona

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5 STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE TERRITORIALE La carta della fragilità del PAT del Comune di Oppeano, di cui uno stralcio è riportato in Figura 5 .15, suddivide il territorio comunale in aree contraddistinte da differente grado di rischio geologico ed idraulico e conseguentemente differente idoneità ad essere urbanizzato, in funzione delle caratteristiche geologiche tecniche e idrogeologiche – idrauliche. L’area in studio ricade nei quadranti nord occidentali del territorio Comunale in area caratterizzata dalla maggiore soggiacenza (in ambito comunale) della falda ed in una porzione di territorio classificata come “area idonea”.

Figura 5.15 PAT Comune di Oppeano. Stralcio Carta della fragilità

Nella carta di compatibilità idraulica del PAT di Oppeano di cui alla Figura 5 .16 in corrispondenza del sedime di studio non sono riportate particolare condizioni di vincolo. Ad est e SE risultano perimetrazioni relative ad aree di urbanizzazione consolidata produttiva.

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Figura 5.16 Carta di compatibilità idraulica del PAT di Oppeano

Dalla carta della fragilità del PTCP della Provincia di Verona (tavola 2b, aggiornamento 2008), di cui uno stralcio in Figura 5 .17, risulta un territorio posto a valle dell’area di ricarica degli acquiferi e compreso entro la fascia delle risorgive.

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Figura 5.17 Stralcio carta di fragilità del PTCP di Verona centrato sul Comune di Oppeano.

La carta dei vincoli e della pianificazione territoriale del PCTP di Verona non riporta particolari perimetrazioni entro l’area in studio.

La carta delle invarianti del PAT di Oppeano, di cui uno stralcio è riportato in Figura 5 . 18, individua gli ambiti sottoposti a tutela con particolare riferimento per gli aspetti geologici, geomorfologici e idrogeologici fra cui si annoverano, in particolare, orli di terrazzo e risorgive. Nulla si segnala in quest’ambito entro e nell’immediato intorno del sedime di progetto. Dal punto di vista ambientale e paesaggistico la carta delle invarianti evidenzia la prossimità ad ambiti di produzione di fiori e piante ornamentali.

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Figura 5.18 PAT del Comune di Oppeano. Carta delle invarianti

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6 INDAGINI GEOGNOSTICHE

6.1 Indagini disponibili Per la stesura del presente documento è stata effettuata una ricerca bibliografica volta a reperire indagini geognostiche pregresse ubicate in corrispondenza o nell’intorno dell’area di stretto interesse progettuale. Nella carta geologica del PAT di Oppeano di Figura 3 .8, riportata più estesamente in Figura 6 .19, si evince come in prossimità dell’area in studio siano disponibili numerose verticali geognostiche. In particolare nell’intorno della ferriera Valsider si trovano le stratigrafie delle trincee esplorative numerate progressivamente da T87 a T104. In realtà alcune di queste, con profondità variabili da 15 m a 115 m, sono stratigrafie di sondaggi o di pozzi per acqua. Più a sud è riportata l’ubicazione del sondaggio S2 e della prova penetrometrica P28.

Figura 6.19 Carta geolitologica PAT di Oppeano con ubicazione indagini disponibili. Legenda:T= Trincea esplorativa. S= Sondaggio. P= Prova penetrometrica

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Le stratigrafie delle indagini d’interesse progettuale, di seguito commentate, sono riportate in allegato al presente testo.

Le verticale T87 è probabilmente la stratigrafia di un pozzo per acqua; con la sua prossimità all’area in studio e con una profondità di ben 115 m rappresenta certamente l’indagine di maggiore rilievo fra quelle disponibili. Al di sotto di 1,5 m di riporto sono segnalate ghiaie in matrice sabbiosa che si spingono sino a circa 5 m da p.c. A seguire sabbie medie e fini con subordinati orizzonti argillosi o limoso argillosi che diventano prevalenti fra 59 – 78 m da p.c. e ancora fra 89 – 96 m da p.c. La falda è posta a 3 m da p.c. Le verticali comprese fra T88 e T92 sono trincee esplorative di profondità compresa fra 3,6-3,9 m da p.c. e riportano una coltre di riporto assente o al massimo potente 0,5 m, cui seguono generalmente 1-2 m di sabbie grosse con ghiaia poggianti su ghiaie in matrice sabbiosa con falda posta fra 2,6 e 3 m da p.c. Le verticali comprese fra T93 e T104 sono sondaggi di profondità compresa 15 m o 10 m da cui risulta una copertura di terreno vegetale, più raramente di riporto, potente 0,5 – 2,0 m, cui fanno seguito ghiaie in matrice sabbiosa passanti attorno alla profondità media di 5 – 9 m a sabbie medio fini ora debolmente limose ora con elementi di ghiaia. La falda si pone fra 2,5 – 3,5 m da p.c. Ciascun sondaggio è corredato da n. 2 prove penetrometriche tipo SPT in foro, più raramente solo una, eseguite a profondità di 3,00 m e 6,00 m da p.c.

La tabella seguente riepiloga le indagini disponibili in prossimità del sedime in studio con relativa tipologia, profondità, livello di falda e valore dell’SPT in funzione della litologia.

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Tabella 6.1 Indagini disponibili con profondità falda ed SPT

Dai valori di SPT misurati si evince che le sabbie e ghiaie sono da addensate a mediamente addensate con nSPT 20-50, localmente poco addensate con nSPT 6-15 e confinate, in tal caso ed in base ai dati disponibili, attorno alla profondità di 3 m da p.c.

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Il sondaggio S2 posto a sud è profondo 105 m e identifica 2m di riporto poggiante su ghiaie. Da 17 m a fondo scavo si alternano sabbie con orizzonti plurimetrici di argille, il più potente dei quali esteso fra 38-50 m da p.c. La prova penetrometrica P28 è del tipo SCPT dinamica continua; spinta sino a 7m da p.c. riconosce 0,5 m di terreno vegetale seguito da sabbie e ghiaie addensate con numero di colpi compreso fra 30-50, con un livello decimetrico sciolto attorno a 4 m avente numero di colpi 8-12.

In base ai valori degli SPT misurati è possibile stimare un angolo d’attrito variabile fra 26 – 35° in funzione della profondità, del grado di addensamento e della litologia locale, ed un modulo elastico E compreso fra 8-15 MPa.

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7 INQUADRAMENTO SISMOTETTONICO E SISMICITÀ Il territorio comunale di Oppeano si colloca all’interno della pianura veneta, a sud dei Monti Lessini che sono delimitati ad ovest dal sistema di faglie delle Giudicarie (N-NE – S- SO) e ad est dalla linea Schio Vicenza (NO-SE). Secondo il modello sismotettonico dell’Italia nord Orientale (Slejko et al 1987) il territorio comunale ricade nell’area della Pianura Mantovano – veronese al limite con la zona dei M. Lessini. Qui il substrato mesozoico rimane al di sotto della potente coltre alluvionale ed è caratterizzato da debole immersione verso sud con asse di basculamento individuato lungo la fascia pedemontana. Questo spiega probabilmente il sistema di faglie distensive allineate in direzione NO-SE che caratterizza i Lessini stessi. L’assetto tettonico strutturale descritto ha contribuito ad inserire il territorio di Oppeano in un contesto sismogenetico composito secondo i dati forniti dal database DISS 3.1.1 sviluppato dall’INGV. In particolare il territorio comunale ricade entro la sorgente sismogenetica “ITCS076 Adige Plain”, un ampia fascia orientata SO-NE, rappresentata schematicamente in Figura 7 .20, che comprende una serie di sorgenti sismiche minori ancora non ben definite e studiate.

Figura 7.20 Localizzazione del Comune di Oppeano nella ITCS076 Adige Plain

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Secondo le norme regionali (D.G.R. n.71 del 22.01.2008 e D.C.R n.67 del 03.12.2003) il Comune di Oppeano per i soli aspetti amministrativi ricade in Zona simica 3 a sismicità medio bassa.

La storia sismica di Oppeano può essere schematicamente riassunta mediante la Figura 7 .21, ottenuta tramite consultazione della banca dati dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. La precisa localizzazione dei sismi, specie quelli di più antica data, può essere incerta ma nel complesso è possibile considerare quest’area come sismicamente attiva, caratterizzata da un livello di sismicità moderata che deriva dal risentimento di eventi localizzati in aree circostanti fra cui il Garda, Monte Baldo, Pasubio, l’Appennino emiliano e probabilmente anche Friuli e Liguria occidentale.

Figura 7.21 Storia sismica di Oppeano (fonte: INGV)

Con la Mappa di Pericolosità Sismica prevista dall’ordinanza PCM 3274 del 20.03.2003 viene elaborata una nuova zonazione sismogenetica, denominata ZS9, comprendente 42

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zone sorgente (ZS) identificate da un numero (da 901 a 936) o da una lettera (da A ad F), ciascuna delle quali corredata da un meccanismo focale prevalente e da una profondità. L’arco Alpino interessa le ZS da 901 a 910; il settore dove si è osservata la massima convergenza fra placca adriatica ed europea è quello di competenza delle ZS 904 – 905 e, subordinatamente, 906, caratterizzato da strutture a pieghe sud vergenti del sudalpino orientale e faglie inverse associate (Zanferrari et al 1982 et al.). In quest’ottica il Comune di Oppeano ricade in prossimità del limite meridionale della ZS 906 “Garda Veronese”, che va da Bassano del Grappa fino a Verona ed i cui limiti sono riportati in Figura 7 .22.

Figura 7.22. Delimitazione delle ZS nell’ambito della ZS9 nel nord Italia

Secondo i dati disponibili la convergenza fra Adria ed Europa è ancora considerata il principale meccanismo responsabile della tettonica attiva in Italia settentrionale. All’interno della SZ 906 la profondità efficace (intesa come quella profondità all’interno della quale avviene il maggiori numero di terremoti che determina la pericolosità della zona) rientra nella classe 8 – 12 Km; il meccanismo prevalente è per faglia inversa (angolo di rake >45°, < 135°). La magnitudo massima prevista (tabella 6 del rapporto conclusivo) è Mw = 6,60.

La successiva Figura 7 .23 riporta i valori di pericolosità sismica secondo l’OPCM 3519 del 28 aprile 2006, All. 1b, per il Comune di Verona. Nella mappa sono indicati i valori medi (con deviazione standard) corrispondenti ad una probabilità di superamento del 10% in 50 anni (periodo di ritorno di 475 anni) della PGA (acronimo di Peak Ground Acceleration,

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ovvero accelerazione massima al suolo). Dalla figura si evince una generale riduzione delle accelerazioni attese procedendo dal Comune di Verona verso la pianura con una PGA attesa nei quadranti settentrionali del comune, ove ricade l’area in studio, compresa nel range 0.125 – 0.150, mentre in quelli centrali e meridionali nel range 0.100 – 0.125.

Figura 7.23 Valori di pericolosità sismica (OPCM del 28 aprile 2006 n. 3519, All. 1b) espressi in termini di accelerazione massima del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni riferita a suoli rigidi (Vs30>800 m/s, suolo di categoria A).

Secondo le Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC) di cui al Decreto del 17/1/2018 le azioni sismiche debbono essere determinate in relazione al periodo di riferimento VR, che si ricava moltiplicando la vita nominale VN per il coefficiente d’uso CU, a sua volta funzione della classe d’uso come da tabella 2.4.II delle N.T. come di seguito riportato: VR = VN* CU Come si evince dal cap. 3.2. delle NTC le azioni sismiche di progetto, in base alle quali valutare il rispetto dei diversi stati limite, si definiscono a partire dalla “pericolosità sismica di base del sito”, definita in termini di accelerazione massima attesa ag in condizioni di campo libero su sito di riferimento rigido con superficie topografica

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orizzontale (di categoria A), nonché di ordinate dello spettro di risposta elastico in accelerazione ad essa corrispondente SC(T) con riferimento a prefissate probabilità di eccedenza PVr come definite nel periodo di riferimento VR. Ai fini della normativa le forme spettrali sono definite per ciascuna probabilità di superamento nel periodo di riferimento PVr a partire dai seguenti parametri su sito di riferimento rigido orizzontale:  ag accelerazione orizzontale massima  Fo valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale  T*C periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale.

I valori dei parametri di cui sopra sono allegati in calce alle NTC per diversi periodi di ritorno (TR), e distinti in base ad un codice di identificazione (ID) nonché delle relative coordinate geografiche (latitudine e longitudine). Possono pertanto essere determinati o sulla base del Comune in cui ricadono i lavori, o in base alle esatte coordinate geografiche in cui ricadono le singole opere.

7.1 Risposta sismica locale Un ulteriore elemento di valutazione è rappresentato dall’effetto locale prodotto dal contesto geologico-geomorfologico che caratterizza l’area in studio. Ciò significa valutare le differenze di intensità massima dovute a differenti situazioni geologiche e morfologiche locali attraverso procedure il cui insieme costituisce la “risposta sismica locale”. L’esame della distribuzione dei danni prodotti da un terremoto nello stesso territorio dimostra infatti che le azioni sismiche possono assumere, anche a distanze di poche decine di metri, caratteristiche differenti in funzione delle modifiche all’onda sismica apportate dalle condizioni locali. Si denomina quindi come risposta sismica locale l’azione sismica emergente “in superficie” a seguito delle modifiche in ampiezza, durata e contenuto in frequenza subite trasmettendosi dal substrato rigido. Tali modifiche sono da ricondurre principalmente a:  effetti stratigrafici: legati alla successione stratigrafica, alle proprietà meccaniche dei terreni, alla geometria del contatto tra il substrato rigido e i terreni sovrastanti ed alla geometria dei contatti tra gli strati;

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 effetti topografici: legati alla configurazione topografica del piano campagna alla quale in alcuni casi (prossimità della cresta dei rilievi), va attribuita la focalizzazione delle onde sismiche a seguito dei fenomeni di riflessione delle onde sismiche; i fenomeni di amplificazione cresta-base aumentano in proporzione al rapporto tra l’altezza del rilievo e la sua larghezza.

Nelle vigenti Norme Tecniche per le Costruzioni ai fini della definizione dell’azione sismica di progetto si rende necessario valutare l’effetto della risposta sismica locale mediante specifiche analisi. In alternativa, qualora le condizioni stratigrafiche e le proprietà dei terreni siano riconducibili alle categorie definite alla tabella 3.2.II, si può fare riferimento ad un approccio semplificato basato sulla classificazione del sottosuolo in base alla velocità delle onde di taglio Vs. I valori di Vs sono ottenuti mediante specifiche prove o tramite correlazioni empiriche di provata affidabilità con i risultati di altre prove in sito, quali ad esempio le prove penetrometriche. La classificazione del sottosuolo si effettua in base alle condizioni stratigrafiche ed ai valori della velocità equivalente di propagazione delle onde di taglio Vs,eq (m/s) definita dalla seguente espressione (NTC 2018 rif. 3.2.1):

Per depositi con profondità H del substrato superiore a 30 m la velocità equivalente delle onde di taglio Vs,eq è definita dal parametro Vs30 ottenuto ponendo H = 30 m nella precedente espressione e considerando le proprietà degli strati di terreno fino a tale profondità. Le categorie di sottosuolo che permettono l’utilizzo dell’approccio semplificato sono definite in tabella 3.2.II della norma, di seguito riportata in Tabella 7 .2.

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Tabella 7.2. Categorie di suolo di fondazione ai sensi della tabella 3.2.II delle NTC 2018 Categoria Descrizione A Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi caratterizzati da valori di velocità delle onde di taglio superiori a 800 m/s, eventualmente comprendenti in superficie uno strato di alterazione, con spessore massimo pari a 3 m. B Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa molto addensati o terreni a grana fina molto consistenti caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di velocità equivalente compresi tra 360 m/s e 800 m/s. C Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente consistenti con profondità del substrato superiori a 30 m caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di velocità equivalente compresi tra 180 m/s e 360 m/s. D Depositi di terreni a grana grossa scarsamente addensati o di terreni a grana fina scarsamente consistenti, con profondità del substrato superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di velocità equivalente compresi fra 100 m/s e 180 m/s. E Terreni con caratteristiche e valori di velocità equivalente riconducibili a quelle definite per le categorie C o D con profondità del substrato non superiore a 30 m.

Sulla base dei risultati delle prove SPT disponibili si può in questa fase estrapolare un’appartenenza alla categoria di suolo di fondazione tipo C.

Occorre inoltre tenere in considerazione l’effetto della superficie topografica ai sensi di quanto elencato in tabella 3.2.III delle NTC 2018, debitamente riportata in Tabella 7 .3.

Categoria Caratteristiche della superficie topografica T1 Superficie pianeggiante, pendii e rilievi isolati con inclinazione media <15° T2 Pendii con inclinazione media >15° T3 Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base e inclinazione media compresa fra 15 - 30° T4 Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base e inclinazione media > 30°

Tabella 7.3 . Categorie topografiche ai sensi delle NTC 2018

In base alla morfologia del territorio è possibile considerare una categoria T1

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La presenza di falda a modesta profondità, la granulometria dei terreni e le possibili accelerazioni massime attese sono tali da richiedere, nelle successive fasi progettuali, ulteriori approfondimenti volti a verificare il potenziale di liquefazione dei materiali.

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8 ASSETTO STRATIGRAFICO E IDROGEOLOGICO LOCALE Le informazioni bibliografiche e le risultanze delle indagini reperite hanno permesso di identificare le seguenti unità stratigrafiche:  Unità I: materiale di riporto e/o terreno vegetale e/o sottile orizzonte superficiale sabbioso. Ghiaie o sabbie fini e medie ghiaiose da poco a mediamente addensate;  Unità II: ghiaie sabbiose di colore grigiastro con ciottoli centimetrici sub- arrotondati;  Unita’ III: sabbie fini e medie a tratti ghiaiose con possibili intercalazioni argilloso limose di spessore metrico che divengono a tratti prevalenti oltre la profondità di 50 m da p.c.

Lo spessore dell’unità I è variabile da luogo a luogo fino ad un massimo di 2 m, con un valore minimo compreso fra 0 – 0,5 m. L’unità II è generalmente caratterizzata da un elevato grado di addensamento per l’elevata energia di deposizione associata ai periodi interglaciali di fusione dei ghiacciai con elevato incremento delle portate dei corsi d’acqua. Tipicamente la frazione fine è modesta e non plastica. Le ghiaie hanno spesso diametro 3 – 5 cm mentre le sabbie sono medio grossolane. Possono essere presenti ciottoli con diametro massimo 10 cm e discreto grado di arrotondamento. La potenza di questa unità è variabile ma generalmente si spinge sino a circa 7 m da p.c. con punte minime di 3,20 m e massime di 11 m. Localmente attorno alla profondità di 4 m è stato riscontrato un orizzonte poco addensato. Possono essere presenti intercalazioni di sabbie di spessore da decimetrico fino al metro. L’unita’ III è costituita da sabbie medio fini, più raramente grossolane, da mediamente a ben addensate con sottili orizzonti di ghiaietto e intercalazioni di argille limose di spessore metrico oltre i 20 m da p.c. e plurimetrico (anche 10-20 m) oltre i 59-60 m da p.c. Nelle indagini disponibili si estende sino ad oltre 115 m da p.c. (massima profondità indagata)

La falda in tutte le verticali disponibili si attesta mediamente in prossimità della quota 30 m. s.l.m., in congruenza con la documentazione bibliografica disponibile.

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9 CONCLUSIONI L’impianto di recupero rifiuti non pericolosi di matrice inerte previsto in progetto è ubicato in Via Mozart, nella porzione nord occidentale del Comune di Oppeano (Vr). Interessa un contesto geologico caratterizzato dalla presenza di depositi alluvionali fluviali e fluvioglaciali dell’antica conoide dell’Adige prevalentemente granulari. Sulla base di informazioni bibliografiche e di indagini geognostiche disponibili nelle vicinanze risulta, in particolare, una sottile coltre di terreno vegetale o di sabbie avente spessore variabile da 0 a 2m, cui soggiacciono ghiaie sabbiose che mediamente si spingono sino alla profondità di 7 m da p.c. A seguire sabbie fini e medie a tratti ghiaiose con intercalazioni argilloso limose di spessore metrico oltre la profondità di 20 m da p.c., e di 10-20 m oltre i 59-60 m da p.c.

I materiali sono generalmente da addensati a ben addensati, anche se non mancano possibili orizzonti sciolti a livello più superficiale, attorno alla profondità di 3 – 4 m da p.c. Una caratteristica di questi terreni è in ogni caso la spiccata variabilità stratigrafica estesa in senso laterale e verticale, con una tendenza all’incremento delle componenti fini verso le maggiori profondità e verso i quadranti centrali e meridionali del territorio comunale. Nel complesso non sussistono condizioni geologiche o geomorfologiche tali da determinare impedimenti o particolari vincoli alla progettazione dell’opera.

Dal punto di vista idrogeologico ricade nella Media Pianura Veronese a cavallo della linea delle risorgive dove trova sede un sistema multifalde, con una prima falda superficiale e ulteriori e più profonde falde compartimentate separate dagli orizzonti argilloso limosi che, in quest’area, non si ritiene abbiano ancora una spiccata continuità laterale. In base agli elementi bibliografici disponibili la direzione di deflusso della falda è da Nord- Ovest verso Sud-Est. In base alla cartografia idrogeologica disponibile ed ai risultati di indagini geognostiche pregresse la falda risulta posta attorno alla quota media di 30 m.s.l.m con una soggiacenza di circa 4-6 m da p.c. variabile comunque in funzione del periodo stagionale. Alcune risorgive sono censite nella documentazione di pianificazione territoriale a E ed a SW ad una distanza rispettivamente non inferiore a 1.500 m e 4.500 m dal sito di progetto.

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Condizioni di falda a modesta profondità in terreni granulari a buona permeabilita’ in un contesto compreso entro la fascia delle risorgive comportano condizioni di vulnerabilità idrogeologica molto elevata di cui si dovrà tener conto in fase progettuale, adottando tutti gli accorgimenti necessari al fine di evitare o comunque ridurre i rischi derivanti da una possibile contaminazione. La vulnerabilità idrogeologica è ribadita anche nella carta delle fragilità del PTP di Verona

Dal punto di vista sismico alla città di Verona ed al suo hinterland, ivi compreso il Comune di Oppeano, viene attribuita una sismicità moderata inquadrabile, ai sensi dell’Ordinanza n. 3274 del 20/03/2003 e delle Norme Tecniche per le Costruzioni del 14/09/2005, in zona sismica 3.

Secondo l’Aggiornamento delle Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC) di cui al Decreto del 17/1/2008, con riferimento alle condizioni di sismicità la categoria di suolo di fondazione attribuibile, di cui al capitolo 3.2.2 delle NTC, è la tipo C riconducibile a: “Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente consistenti con profondità del substrato superiori a 30 m caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di velocità equivalente compresi tra 180 m/s e 360 m/” Per le condizioni topografiche con riferimento alle tabelle 3.2.IV e 3.2.VI delle N.T.C., data la presenza di un contesto sostanzialmente pianeggiante, si può assumere una categoria T1.

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10 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

AA.VV.PAT del Comune di Oppeano (Vr). Febbraio 2014. ANTONELLI R., BARBIERI G., DAL PRA’ A., DE ZANCHE V., GRANDESSO P., MIETTO P., SEDEA R., ZANFERRARI A., Carta geologica del Veneto in scala 1:250.000, Regione del Veneto, Servizio Geologico d’Italia, Venezia 1997. DE ZANCHE, SORBINI, SPAGNA. Geologia del territorio del Comune di Verona. Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona (II° Serie). Sezione Scienze della Terra n° 1, 1977. Allegati: Carta geologica, carta di morfoconservazione ad indirizzo geotecnico, carta delle penalità geologiche ed idrogeologiche. MINISTERO DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA, Carta Geomorfologica della Pianura Padana alla scala 1:250.000, a cura di AAVV, Firenze 1997. PICCOLI G., Rapporto tra gli allineamenti dei centri vulcanici paleogenici e le strutture tettoniche attuali nei Lessini, boll. Soc. Geol. Ital., 84, pp. 141-157, 1 tav. f.t., Roma 1965. SCHIAVON E., SPAGNA V., Carta delle Unità Geomorfologiche in scala 1:250.00, Regione del Veneto, Servizio Geologico d’Italia, Venezia 1990. SERVIZIO GEOLOGICO D’ITALIA, Note Illustrative della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000 – Foglio 49 Verona, a cura di Bosellini A., Carraro F., Corsi M., De Vecchi G.P., Gatto G.O., Malaroda R, Sturani C., Ungano S., Zanettin B., Roma 1967. SERVIZIO GEOLOGICO D’ITALIA, Note Illustrative della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000 – Foglio 48 , a cura di Carraro F., Malaroda R., Piccoli G., Sturani C., Venzo S., Napoli 1969. SORBINI L. et alii, Geologia e geomorfologia di una porzione della pianura a Sud-Est di Verona, Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona (II serie) Sezione Scienze della Terra N. 2, Verona 1984. Allegati: carta geomorfologica e profili geologici. SORBINI L. et alii, Geologia idrogeologia e qualità dei principali acquiferi veronesi. Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona (II serie) Sezione Scienze della Terra N. 4, 1993. VENZO S., Rilevamento geologico dell’anfiteatro morenico frontale del Garda dal Chiese all’Adige, in Memorie della Soc. Italiana di Scienze Naturali e del Museo civico di Storia Naturale di Milano, Vol XIV – Fasc.1, Milano 1965.

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ALLEGATO

STRATIGRAFIE INDAGINI REPERITE (Fonte: Allegato alla Relazione geologica del PAT di Oppeano, redatta dal Dott. Geol. Ampelio Cagalli)

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