Regione Provincia di

COMUNE DI OPPEANO

PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PER IL RECUPERO DI RIFIUTI NON PERICOLOSI SITO IN OPPEANO (VR), Via Mozart 15

RELAZIONE TECNICA PER LA VERIFICA DELLA NECESSITA’ DI VINCA

Il Proponente:

MOZZO SCAVI SRL VIA C. BATTISTI, 51 – (VR)

Gli Estensori della relazione

ING. FILIPPO SQUARCINA

ING. FRANCESCO DALLA PIAZZA Sommario 1. Premessa 2 2. La Rete “Natura 2000” 4 3. Normativa di riferimento 6 3.1. Normativa europea 6 3.2. Normativa italiana 7 3.3. Normativa regionale 7 4. Inquadramento generale 9 4.1. Caratteristiche dell’area 9 4.2. Aspetti geologici/geomorfologici/idrogeologici 9 4.3. Presenza di elementi naturali 10 5. Il sito “Palude del Feniletto” (IT3210014) 11 5.1. Aspetti generali 11 5.2. Habitat presenti nel sito 12 5.3. Aspetti faunistici 13 6. Il sito “Sguazzo di Rivalunga” (IT3210019) 14 6.1. Aspetti generali 15 6.2. Habitat presenti nel sito 15 6.3. Aspetti faunistici 15 7. Caratteristiche dell’intervento 17 7.1. Elementi di interferenza 18 8. Valutazione delle potenziali interferenze 20 8.1. Introduzione 20 8.2. Criteri adottati per la valutazione 20 8.3. Valutazione delle possibili interferenze 21 9. Conclusioni 27 Bibliografia 28

Elenco Allegati a. Inquadramento generale - localizzazione siti SIC; b. Schede descrittive (formulario standard) siti SIC IT3210014 e IT3210019; c. Foto area interessata dal progetto.

Relazione tecnica pag. 1 1. Premessa

Scopo della presente relazione è verificare, con ragionevole certezza, che il progetto proposto dalla società Mozzo in di Oppeano non possa arrecare effetti pregiudizievoli per l’integrità dei siti della Rete Natura 2000 più vicini ed in particolare dei siti IT3210014 “Palude del Feniletto” e IT 3210019 “Sguazzo di Rivalunga”.

L’area interessata dal progetto non ricade all’interno delle aree SIC sopra citati; distano infatti rispettivamente circa 2 e 1,5 km, come è possibile rilevare dalla cartografia allegata. Utilizzando le indicazioni regionali si è ritenuto comunque di valutare se sono possibili effetti, diretti ed indiretti, sugli habitat e sulle specie di interesse comunitario presenti.

Secondo il legislatore, la necessità di redigere una relazione di incidenza ambientale non è limitata a piani o progetti ricadenti esclusivamente all'interno di SIC o ZPS, ma anche a quegli interventi che, pur se compiuti all'esterno, possano avere impatti significativi sul sito della Rete Natura 2000. Inoltre, non sono attualmente previste distanze dal sito Natura 2000 oltre le quali la valutazione di incidenza non sia più considerata obbligatoria.

La D.G.R.V. 1400 del 29/8/2017 (Nuove disposizioni relative all'attuazione della direttiva comunitaria 92/43/Cee e D.P.R. 357/1997 e ss.mm.ii. Approvazione della nuova "Guida metodologica per la valutazione di incidenza. Procedure e modalità operative.", nonché di altri sussidi operativi e revoca della D.G.R. n. 2299 del 9.12.2014) prevede la non necessità di valutazione d'incidenza per i progetti per cui non risultano possibili effetti significativi negativi sui siti della rete Natura 2000 (punto 23 del paragrafo 2.2 dell'allegato A).

La Regione tuttavia prevede che debba essere sottoscritta una dichiarazione (di cui all’allegato E della D.G.R. citata) e sia presentata una “relazione tecnica” finalizzata ad attestare, con ragionevole certezza, che il piano, il progetto, l’intervento proposto non possa arrecare effetti pregiudizievoli per l’integrità dei siti Natura 2000 considerati.

La presente relazione è redatta secondo i requisiti richiesti dall'allegato A della D.G.R.V. 1400 del 29/8/2017 che stabilisce:

La “relazione tecnica” dovrà contenere obbligatoriamente e come elementi minimi:

1. sintetica descrizione del piano, progetto o intervento;

2. localizzazione cartografica-corografica in scala adeguata, dell’area interessata dalle previsioni del piano, progetto, intervento, con riferimento ai siti della rete Natura 2000 considerati;

Relazione tecnica pag. 2 3. verifica dell’eventuale presenza di elementi naturali quali boschi, zone umide, prati, grotte, corsi d’acqua, ecc., nell'area interessata dalle previsioni del piano, progetto o intervento, con adeguata documentazione fotografica, ove cio risulti possibile ed applicabile in relazione alle dimensioni e caratteristiche dell’area interessata;

4. sintetica descrizione delle attività previste dal piano, progetto, intervento e di come queste possano, eventualmente, interferire con gli elementi di cui al precedente punto 3.

Relazione tecnica pag. 3 2. La Rete “Natura 2000”

La creazione della rete europea di aree protette “Natura 2000”, e più in generale la realizzazione delle previsioni della direttiva 92/43/CEE "Habitat", (nel caso si stia considerando un SIC) o alla Direttiva CE 2009/147"Uccelli" (se una ZPS, ossia Zona di protezione Speciale) ha fornito un impulso di grande rilievo alla politica della conservazione della natura europea. Oltre al più ovvio risultato, il coinvolgimento diretto degli Stati membri e delle Amministrazioni locali nella edificazione di una rete coordinata di aree tutelate di importanza comunitaria, meritano di essere evidenziati i risultati collegati messi a frutto a livello nazionale.

L'individuazione dei siti da proporre è stata infatti realizzata in Italia dalle singole Regioni e Province autonome in un processo coordinato a livello centrale che ha posto le basi per un rapporto estremamente positivo che continua ad esprimersi anche dopo il lavoro di individuazione nelle fasi successive di tutela, gestione ed attivazione di piani e progetti di sviluppo sostenibile.

La creazione di Natura 2000 è stata anche l'occasione per strutturare una rete di referenti scientifici di supporto alle Amministrazioni regionali e coordinati dal Ministero dell'Ambiente in collaborazione con le associazioni scientifiche italiane di eccellenza che continua a produrre risultati in termini di verifica e aggiornamento dei dati ed è stata coinvolta in una ricca serie di attività volte al miglioramento delle conoscenze naturalistiche sul territorio nazionale. Dalla realizzazione delle checklists delle specie, alla descrizione della trama vegetazionale del territorio, alla realizzazione di banche dati sulla distribuzione delle specie all'avvio di progetti di monitoraggio sul patrimonio naturalistico, alla realizzazione di pubblicazioni e contributi scientifici e divulgativi.

Con Natura 2000, si sta costruendo un sistema di aree strettamente relazionato dal punto di vista funzionale e non un semplice insieme di territori isolati tra loro e scelti fra i più rappresentativi. Si attribuisce importanza non solo alle aree ad alta naturalità ma anche a quei territori contigui, che costituiscono l'anello di collegamento tra ambiente antropico e ambiente naturale, ed in particolare ai corridoi ecologici, territori indispensabili per mettere in relazione aree distanti spazialmente ma vicine per funzionalità ecologica.

Nella seguente figura è individuata l’area in progetto in relazione ai siti della Rete Natura 2000.

Relazione tecnica pag. 4 Figura 1. Inquadramento generale dei siti della Rete Natura 2000 in rapporto all’area in esame.

Relazione tecnica pag. 5 3. Normativa di riferimento

3.1. Normativa europea

A livello europeo, i due strumenti legislativi che interessano le attività qui descritte sono la Direttiva 79/409 “Uccelli” (sostituita dalla Direttiva 2009/147/CE) e la Direttiva 43/92 “Habitat”

Nella direttiva "Uccelli" si trova indicato chiaramente il progetto da parte della Comunità Europea di tutelare le specie ornitiche ritenute indispensabili per il mantenimento degli equilibri biologici. Questa direttiva si prefiggeva lo scopo di tutelare e gestire, nel lungo periodo, tutte le specie di uccelli che vivono allo stato selvatico sul territorio dell’Unione Europea.

Vengono suggerite delle misure di conservazione e tutela di tutte le specie, quali l’istituzione di Zone di Protezione Speciali, il mantenimento e la sistemazione degli habitat situati all’interno o all’esterno delle zone di protezione, il ripristino dei biotopi distrutti e la creazione di nuovi; tali zone devono essere preservate da possibili cause di inquinamento e fattori che possano provocare deterioramento degli habitat in essi presenti.

Il passo successivo intrapreso dalla CEE nella conservazione degli habitat è stato la direttiva n° 43 del 1992. Obiettivo principale è quello di promuovere il mantenimento della biodiversità; tenendo conto delle esigenze scientifiche, economiche, sociali, culturali e regionali; per far ciò è necessario designare le Zone Speciali di Conservazione (ZSC), al fine di realizzare una rete ecologica europea coerente denominata “Natura 2000”. Queste aree, fino al termine del processo di identificazione e selezione, vengono denominate come proposti Siti di Importanza Comunitaria (pSIC).

La direttiva individua una lista di habitat naturali e di specie di interesse comunitario: sono habitat la cui area di distribuzione naturale è molto ridotta, mentre per le specie si tratta di taxa minacciati, in via d’estinzione o considerevolmente diminuite sul territorio comunitario. In questi allegati vengono indicati anche gli habitat e le specie prioritarie che devono poter usufruire di misure urgenti di protezione.

Gli habitat naturali sono definiti di interesse comunitario se rischiano di scomparire nella loro area di ripartizione naturale o se tale area è ridotta a seguito della loro regressione o se è intrinsecamente ristretta; tra questi, ve ne sono alcuni considerati prioritari (se rischiano di scomparire nel territorio europeo e per i quali la Comunità ha una responsabilità particolare per la conservazione).

Relazione tecnica pag. 6 Le specie di interesse comunitario sono quelle specie che nel territorio europeo sono in pericolo, sono vulnerabili, sono rare o endemiche e richiedono particolare attenzione. Tra queste possono essere individuate le specie prioritarie per la cui conservazione la Comunità ha una responsabilità particolare a causa della loro importanza

3.2. Normativa italiana

In Italia, il Ministero dell’Ambiente ha avviato il progetto BIOITALY (Biotopes Inventory of ) per aggiornare e completare le conoscenze sull’ambiente naturale ed in particolar modo sui biotopi e gli habitat naturali e seminaturali presenti nel territorio nazionale, ed ha individuato i proposti Siti di Importanza Comunitaria (SIC) cui la Direttiva Habitat (CEE/92/43) si riferisce.

A livello legislativo l’Italia ha recepito e dato attuazione alla Direttiva Habitat (CEE/92/43), attraverso il D.P.R. n° 357 del 8 settembre 1997. In tale regolamento si riprendono i concetti e le definizioni già enunciati all’interno della direttiva europea e viene inoltre espressa la necessità di tenere in considerazione, nella pianificazione e programmazione territoriale, la valenza naturalistico-ambientale dei SIC (art. 5, comma1).

Al comma 2 viene reso obbligatorio presentare, da parte dei proponenti di piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistici venatori, alla regione una “relazione documentata per individuare e valutare i principali effetti che il piano può avere sul sito di importanza comunitaria, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo”.

Con il D.M. del Ministero dell’Ambiente del 3 aprile 2000, si designano le Zone di Protezione Speciale e i Siti di Importanza Comunitaria. Di successiva emanazione è il decreto 3 settembre 2002 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, che tratta le linee guida per la gestione dei siti Natura 2000.

Infine, il DPR 357/1997 è stato sostituito dal Decreto del Presidente della Repubblica 12 marzo 2003, n. 120 “Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche” pubblicato nella G.U. n. 124 del 30-5-2003.

3.3. Normativa regionale

La Regione Veneto ha aderito al programma BIOITALY con delibera n. 1148 del 14 marzo 1995, designando le Zone di Protezione Speciali e segnalando i Siti di Importanza

Relazione tecnica pag. 7 Comunitaria, mentre con la delibera n. 1662 del 22 giugno 2001 approva le disposizioni della normativa comunitaria e statale in ordine ai siti di importanza comunitaria e alle zone di protezione speciale.

La Regione Veneto ha recepito le note del Ministero dell’Ambiente (SCN/2D/2000/1248 del 25.1.2000 e SCN/DG/2000/12145 del 15.7.2000) con DGR 1662 del 22.06.2001, nella quale viene specificata l’estensione dell’obbligo della valutazione di incidenza ambientale a tutti i siti pubblicati sul D.M. 3 aprile 2000, anche in mancanza di una lista definitiva dei siti di importanza comunitaria.

Con le DGRV n. 448 del 21.2.2003 e n. 449 del 21.2.2003 vengono accorpati alcuni siti e riperimetrati altri; nel testo e nelle cartografie presentati nelle pagine seguenti si è tenuto conto di queste nuove indicazioni normative.

In esecuzione della sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee del 20 marzo 2003, causa C-378/01 e a conclusione della fase di ricognizione e verifica dei dati effettuata nell’ambito del progetto di cui alla DGRV n. 4360 del 30.12.2003, il provvedimento DPGRV n. 241 del 18 maggio 2005, approva la revisione dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) che compongono la Rete Natura del Veneto. Tale provvedimento è stato pubblicato nel B.U.R. n. 56 del 7 giugno 2005.

Con la DGRV n. 3173 del 10.10.2006 “Nuove disposizioni relative all'attuazione della direttiva comunitaria 92/43/CEE e D.P.R. 357/1997. Guida metodologica per la valutazione di incidenza. Procedure e modalità operative” la Regione Veneto ha regolamentato la materia e in particolare, nell’allegato A, fornisce schematicamente l’iter corretto da seguire (ora sostituita dalla D.G.R. n. 1400 del 29.8.2017).

Con la DGRV n. 4059 del 11.12.2007 “Rete ecologica europea Natura 2000. Istituzione di nuove Zone di Protezione Speciale, individuazione di nuovi Siti di Importanza Comunitaria e modifiche ai siti esistenti in ottemperanza degli obblighi derivanti dall’applicazione delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE” la Regione Veneto ha istituito nuovi siti SIC/ZPS ridefinendo anche il perimetro di alcuni già esistenti.

Con successive DDGR la Regione Veneto ha approvato la cartografia degli habitat e degli habitat di specie.

Relazione tecnica pag. 8 4. Inquadramento generale

Il progetto è localizzato comune di Oppeano nelle vicinanze della località “Raldon”.

4.1. Caratteristiche dell’area

Il Comune di Oppeano è collocato nella parte centro meridionale della provincia di Verona, ad una distanza di circa 35 km dal capoluogo. Confina a nord con i Comuni di , San Giovanni Lupatoto, e Palù; ad est con il comune di Ronco all’Adige; a sud con i comuni di e ; infine, ad ovest con il comune di .

Presenta una superficie territoriale di 47 kmq.

4.2. Aspetti geologici/geomorfologici/idrogeologici

L’area in studio ricade nella porzione della Media Pianura Alluvionale Veronese compresa tra i fiumi Mincio ed Adige, ad est dell’anfiteatro morenico del Garda, dove l’elemento prevalente è rappresentato dal conoide fluvio – glaciale del fiume Adige. La sua presenza determina una morfologia sostanzialmente pianeggiante, debolmente degradante verso ESE con pendenza compresa tra 0.4 – 0.8%. Solo localmente si riconoscono deboli ondulazioni e dislivelli che testimoniano la pregressa idrografia e gli interventi di antropizzazione subiti.

La Carta Geomorfologica del PAT (Piano di Assetto del Territorio) del Comune di Oppeano evidenzia un contesto di dosso fluviale orientato NW-SE largo circa 1,5 km e lungo circa 3,5 km, con un sedime di studio avente quota media compresa fra le curve 34.00 – 37.00 m s.m.m. Ad est, oltre alla SS 434 ed esternamente alle aree in studio è cartografata una “cava dismessa con escavazione ripristinata mediante riporto”. La carta evidenzia inoltre chiaramente il rilevato artificiale della SS 434 che attraversa diagonalmente il territorio comunale.

La Carta Geolitologica allegata al PAT del Comune di Oppeano evidenzia diffusi depositi granulari fluviali e/o fluvioglaciali a tessitura prevalentemente ghiaioso sabbiosa più o meno addensati passanti, poco a sud, ad una tessitura prevalentemente sabbiosa.

Pertanto il sedime in studio interessa depositi fluvioglaciali ghiaioso sabbiosi aventi profondità nell’ordine di diverse centinaia di metri, con un possibile orizzonte superficiale

Relazione tecnica pag. 9 di alterazione a maggiore contenuto di fine dalla colorazione bruno rossastra, e/o una sottile coltre di materiale di riporto.

Dalle indagini geognostiche disponibili e dalle stratigrafie di pozzi per acqua risulta che le intercalazioni fini presenti nella sequenza alluvionale ghiaioso sabbiosa sono relativamente rare, di modesto spessore e discontinue almeno sino alla profondità di 20 m dal piano campagna locale, mentre sono più frequenti e con spessori significativi (anche decametrici) a partire da circa 60 m dal p.c.

Il territorio della pianura veronese, e conseguentemente quello di Oppeano, è caratterizzato da un acquifero multi-falda differenziato, formato da una falda superficiale a carattere freatico e da diverse falde profonde a carattere artesiano; differenti livelli piezometrici iniziano ad evidenziarsi in corrispondenza del limite superiore della fascia dei fontanili, dove le falde in pressione manifestano quote piezometriche leggermente superiori a quelle della superficie freatica.

La direzione di deflusso delle acquee sotterranee è rilevabile dalla disposizione spaziale delle linee isofreatiche, in quanto essa è ortogonale alla linee stesse. L’andamento generale delle acque sotterranee nella pianura veronese e quindi sostanzialmente parallelo al tracciato del Fiume Adige che risulta essere all’incirca NO-SE; tale aspetto è stato riscontrato anche all’interno del territorio comunale di Oppeano seppur con alcune lievi differenze.

Condizioni di falda relativamente superficiale contenuta in materiali granulari a buona permeabilità, in un areale posto a cavallo della fascia delle risorgive, determinano condizioni di vulnerabilità idrogeologica molto elevata, relativamente mitigata dall’orizzonte superficiale di alterazione argilloso giallo rossiccio.

Per ulteriori approfondimenti si rinvia alla Relazione geologica allegata al progetto definitivo.

4.3. Presenza di elementi naturali

L'area interessata dall'intervento è localizzata in un sito già compromesso dall’attività umana ed utilizzato per attività di allevamento intensivo. Nell’area, come evidenziato anche nelle analisi dello Studio Preliminare Ambientale, non vi sono elementi naturali di interesse. Sono pertanto esclusi elementi naturali quali boschi, zone umide, prati grotte, corsi d'acqua , ecc. nell'area interessata dal progetto. Elemento di interesse è la siepe che corre lungo il confine sud che sarà conservata.

Relazione tecnica pag. 10 In allegato le foto dell’area oggetto d’intervento, area oggi incolta ed occupata da specie infestanti ed in particolare da rovi.

5. Il sito “Palude del Feniletto” (IT3210014)

Un sito oggetto di potenziali interferenze con la realizzazione del progetto è denominato “Palude del Feniletto”, identificato dal codice IT 32100014, nella classificazione Rete Natura 2000. Le principali caratteristiche del sito vengono riportate nella tabella seguente.

CARATTERISTICHE DEL SITO “Palude del Feniletto” Codice sito IT 32100014 Longitudine E 11 6 49 Localizzazione baricentro sito Latitudine 45 19 14 Area (ettari) 167 Lunghezza sito (km) 8 min. 25 Altitudine (m s.l.m.) max 29 media 25 Codice NUTS Regione Amministrativa IT 32 Veneto Percentuale di copertura 100 Regione bio-geografica Continentale Tabella 1: Principali caratteristiche del sito SIC IT 32100014.

5.1. Aspetti generali

Il SIC-ZPS “Palude del Feniletto” si estende su una superficie di circa 170 ettari, si tratta di un’area umida collocata lungo una antica linea di divagazione del fiume Adige, dove sono ancora visibili le tracce di antiche linee di ripa che, nonostante le recenti sistemazioni fondiarie, testimoniano ancora un passato legato all’acqua.

La Palude del Feniletto e l’area denominata Sguazzo del Vallese sono il risultato di una brevissima storia naturalistica in quanto creati artificialmente a fini venatori, utilizzando le acque regimentate del Canale Peccana. Il sito presenta una matrice agricola dominante, pochi edifici e una linea elettrica. La distribuzione della vegetazione spontanea mostra una distribuzione a volte frammentata per la presenza di coltivazioni, strade di collegamento, incolti, etc. che influiscono sulla omogeneità della copertura naturale.

Relazione tecnica pag. 11 All’esterno della ZPS ci sono terreni coltivati ed edifici con i centri urbani di Vallese e di degli Oppi, zone industriali, infrastrutture lineari.

Le principali vulnerabilità del sito sono legate alla modifica delle condizioni idrauliche (drenaggio, canalizzazione), alle pratiche agricole e venatorie e all’evoluzione della biocenosi.

5.2. Habitat presenti nel sito

Gli elementi di naturalità del paesaggio sono legati alla presenza dell’acqua.

La vegetazione è quella caratteristica degli ambiti umidi (Typha spp., Carex spp, Phragmites spp.) anche se alterata dalla presenza di specie antropofile e ruderali. Da segnalare la presenza di alcune entità rare.

Qua e là, negli specchi d’acqua libera e nei canali, sono rinvenibili comunità di macrofite acquatiche e sulle sponde piccoli nuclei boscati, ma il paesaggio naturale è dominato dai canneti a cannuccia di palude (Phragmites australis), che occupano vaste distese continue che rivestono una importanza rilevante per numerose specie animali.

Il carattere flogistico più evidente è dato dalla relativa abbondanza di farnia ed ontano nero, accompagnati da salici, acero campestre ed olmo. Nelle zone con maggiore presenza d’acqua si rinviene abbondante il canneto. Si tratta di importanti ambienti per la sosta ed alimentazione della fauna migratoria.

Il sito interessa il seguente habitat secondo il formulario standard:

- 3150: Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition.

Nella Cartografia degli Habitat elaborata dalla Regione Veneto, è stata riscontrata la presenza di altri habitat, il 91E0 *Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-padion, Alnion incanae, Salicion albae) ed il 3260 “Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion”.

Relazione tecnica pag. 12 5.3. Aspetti faunistici

É evidente che si tratta di una zona a vocazione umida e come tale è estremamente interessante la componente faunistica in modo particolare gli uccelli.

Molto ricca è l’avifauna che più comunemente è possibile incontrare all’interno del sito. Tra gli uccelli segnalati all’interno del sito Natura 2000 “Palude di Feniletto – Sguazzo del Vallese” il formulario standard riporta fra gli uccelli elencati dall’Allegato I della direttiva uccelli: Ardeola ralloides, Pandion haliaetus, Circus aeruginosus, Ixobrychus minutus, Himantopus himantopus, Aythya nyroca, Egretta alba, Ardea purpurea e uccelli non elencati nella direttiva tra cui Locustella luscinioides, Anas crecca, Acrocephalus scirpaceus, Rallus aquaticus, Lymnocryptes minimus, Emberiza schoeniclus, Gallinago gallinago, Buteo buteo, Ardea cinerea, Anas querquedula.

Dove invece le aree umide confinano con il terreno agricolo coltivato, nelle zone marginali di cespugli con giovani alberi si possono trovare varie specie più banali quali la capinera, il cardellino, la cinciarella, la cinciallegra, e altre più rare come il saltimpalo, l’averla piccola, l’allodola e l’averla cenerina.

I rettili più comuni in queste zone sono Natrice dal collare (Natrix natrix), Biacco (Coluber viridiflavus), Lucertola muraiola (Podarcis muralis), Ramarro occidentale (Lacerta viridis). La fauna ittica è per lo più di scarso interesse biologico ed è costituita prevalentemente da specie non indigene, che hanno una forte capacità di adattamento (acque poco profonde e di bassa qualità) e riescono a prevalere sulle specie autoctone.

Relazione tecnica pag. 13 Figura 2. Carta degli habitat del sito IT3210014 (Fonte: Regione Veneto). In rosso l'habitat prioritario 91E0 “Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior” ed in azzurro l'habitat 3260 “Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion”.

6. Il sito “Sguazzo di Rivalunga” (IT3210019)

Un sito oggetto di potenziali interferenze con il progetto è denominato “Sguazzo di Rivalunga”, identificato dal codice IT 3210019, nella classificazione Rete Natura 2000. Le principali caratteristiche del sito vengono riportate nella tabella seguente.

CARATTERISTICHE DEL SITO “Sguazzo di Rivalunga” Codice sito IT 3210019 Longitudine E 11 6 18 Localizzazione baricentro sito Latitudine 45 20 55 Area (ettari) 186,00 Lunghezza sito (km) 6 min. 25 Altitudine (m s.l.m.) max 30 media 26 Codice NUTS Regione Amministrativa IT 32 Veneto Percentuale di copertura 100 Regione bio-geografica Continentale Tabella 2: Principali caratteristiche del sito SIC IT 3210019.

Relazione tecnica pag. 14 6.1. Aspetti generali

Il sito “Sguazzo di Rivalunga” è localizzato nella zona centrale della provincia di Verona e rappresenta una tipica zona umida utilizzata anche a fini cenegetici: con il termine “sguazzo”, infatti, nella zona di Verona, si intendono aree umide più o meno estese adibite alla caccia. L’area umida è alimentata da un piccolo corso d’acqua di risorgiva ed è costituita da uno specchio d’acqua in cui si è sviluppata una ricca vegetazione palustre. La vocazione dell’area contermine è schiettamente agricola, con aziende che con le loro coltivazioni occupano la quasi totalità dell’area.

6.2. Habitat presenti nel sito

Il paesaggio dominante è quello agrario, interrotto qua e là da ambiti occupati da comunità naturali, con zone alberate con farnia (Quercus robur), ontano nero (Alnus glutinosa), pioppo nero (Populus nigra) e salici, canneti a Phragmites australis e comunità più strettamente idrofitiche, legate alle acque sorgive.

Il sito interessa i seguenti habitat secondo il formulario standard, rappresentati nella Cartografia degli Habitat elaborata dalla Regione Veneto:

- 91E0 *Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno- padion, Alnion incanae, Salicion albae)

- 3260 “Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion”.

6.3. Aspetti faunistici

L'area è soprattutto importante per la sosta e la nidificazione degli uccelli, si possono osservare: Piviere dorato (Pluvialis apricaria), Beccaccino, (Gallinago gallinago), Beccaccia (Scolopax rusticola), Frullino (Lymnocryptes minimus), Pavoncella (Vanellus vanellus), Moriglione (Aythya ferina), Marzaiola (Anas querquedula), Migliarino di palude (Emberiza schoeniclus), Moretta (Aythya fuligula), Cannareccione (Acrocephalus arundinaceus), Cannaiola (Acrocephalus scirpaceus), Tarabusino (Ixobrychus minutus), Codone (Anas acuta), Mestolone (Anas clypeata) e rapaci come il Nibbio bruno (Milvus migrans) e il Falco cuculo (Falco vespertinus).

Relazione tecnica pag. 15 Figura 3. Corso di risorgiva che alimenta lo Sguazzo di Rivalunga, colonizzato dalla tipica vegetazione acquatica radicante (cod. habitat 3260) (ARPAV).

Relazione tecnica pag. 16 Figura 4. Carta degli habitat del sito IT3210019 (Fonte: Regione Veneto). In azzurro l'habitat 3260 “Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion”.

7. Caratteristiche dell’intervento

La società MOZZO SCAVI S.R.L. opera nel campo edilizio ed effettua opere ed interventi di scavi, demolizioni ed urbanizzazioni edilizie. Ha attualmente la propria sede legale ed operativa in San Giovanni Lupatoto (VR) Via C. Battisti 51, ove fino al 2015 conduceva anche l’attività di recupero rifiuti di matrice edilizia in forza di determinazioni comunali. L’attività di recupero rifiuti – limitata alla gestione dei rifiuti dei propri cantieri - è cessata e per far fronte alle proprie esigenze di gestione dei rifiuti derivanti dalle proprie attività, l’organizzazione si è affidata ad operatori del settore posti nel circondario.

Stante la necessità di operare con filiera corta e di riattivare l’attività di recupero rifiuti inerti estendendone la gestione anche quelli prodotti da terzi, la ditta ha programmato l'acquisto di un lotto di terreno nella zona industriale del comune di Oppeano (VR) su cui progettare la realizzazione di un centro di recupero rifiuti edilizi. Il progetto prevederà la realizzazione di un centro di recupero di rifiuti non pericolosi derivanti dal comparto edilizio e delle costruzioni in cui verranno effettuate operazioni di recupero di cui ai codici attività R13 e R5.

L’impianto sarà ubicato nel Comune di Oppeano (VR) in via Mozart 15. I mappali interessati dall’attività sono il numero 161 del Foglio 1 del Comune di Oppeano per un’estensione totale del lotto pari a circa 33.950 mq.

Relazione tecnica pag. 17 La destinazione urbanistica dell’area interessata è, come si evince dal Certificato di Destinazione Urbanistica riportato in Figura 4, “E2 – Agricola normale, parzialmente interessata da zona di rispetto stradale e da zona di rispetto agli allevamenti intensivi”.

L’attività che si intende esercitare è quella relativa al riciclo/recupero di tre macrotipologie di rifiuti:

• rifiuti di matrice edilizia di natura inerte

• rifiuti di matrice edilizia di natura NON inerte

• rifiuti di cartongesso

Per la descrizione dell’attività si rimanda alla documentazione di progetto.

7.1. Elementi di interferenza

Nella tabella seguente sono elencati schematicamente gli elementi che possono produrre interferenze, sia isolatamente, sia in congiunzione con altri piani, progetti o interventi.

Il lotto ha un’estensione totale di 33950 m2. Aree interessate e caratteristiche E’ stato utilizzato come allevamento di maiali e dimensionali d è previsto l’abbattimento di vari edifici non funzionali al progetto. L’area di gestione rifiuti sarà pavimentata per circa 4400 m2.

Durata dell’attuazione e Il tempo di vita dell'impianto è stimabile in 30 cronoprogramma anni.

Distanza dai siti della rete Natura 2000 La distanza tra area di progetto ed i siti IT3210014 “Palude del Feniletto” e IT 3210019 Sguazzo di Rivalunga è rispettivamente circa 2 e 1,5 km.

Indicazioni derivanti dagli strumenti di L’area in cui è localizzato il progetto è destinata pianificazione ad attività di allevamento intensivo.

Dall’analisi degli strumenti urbanistici vigenti non appaiono particolare vincoli sull’area.

Utilizzo delle risorse La realizzazione dell’intervento comporterà l’utilizzo di materiali ed energia come ogni altro

Relazione tecnica pag. 18 intervento edilizio di pari dimensione.

Fabbisogno nel campo dei trasporti, Il numero di mezzi utilizzati per il trasporto in della viabilità e delle reti infrastrutturali cantiere sono insignificanti in rapporto al traffico della SS 434. Durante l’esercizio non sono prevedibili impatti significativi del traffico attratto alla luce della caratteristiche della viabilità di accesso. La fase di cantiere comporterà le emissioni ed i Emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, rumori connessi all’attività edilizia. Durante inquinamento luminoso l’esercizio, alla luce della tipologia di attività, dimensione, mitigazioni e distanza dai siti non si ritiene possano esserci impatti.

Alterazioni dirette e indirette sulle Non sono prevedibili significative alterazioni componenti ambientali aria, acqua, dirette sulle componenti aria, acqua e suolo, alla suolo luce delle tecnologie costruttive previste, dei rifiuti trattati, dell'impiantistica utilizzata e dell’organizzazione dell’attività.

Identificazione di tutti i piani, progetti e Non risultano nell’area piani o progetti che interventi che possono interagire possano interferire con il progetto. congiuntamente

Tabella 3. Elenco schematici degli elementi che possono produrre interferenze, sia isolatamente, sia in congiunzione con altri piani, progetti o interventi.

Relazione tecnica pag. 19 8. Valutazione delle potenziali interferenze

8.1. Introduzione

Con la valutazione della significatività delle interferenze si vuole verificare i rapporti/relazioni tra l'intervento ed attività in esame, descritte nel paragrafo precedente, con la caratterizzazione delle aree o dei siti, prendendo in considerazione anche eventuali effetti cumulativi.

8.2. Criteri adottati per la valutazione

Si riportano di seguito i criteri adottati per la valutazione delle potenziali interferenze indotte dall’intervento.

Definizione dei limiti spaziali e temporali dell’analisi. L’analisi è stata condotta all’interno dell’area di progetto e nelle strette vicinanze (dell’ordine delle centinaia di metri).

Identificazione dei siti della rete Natura 2000 interessati Le analisi e le valutazioni fanno riferimento ai siti IT3210014 “Palude del Feniletto” e IT 3210019 “Sguazzo di Rivalunga”. Non si è ritenuto significativo prendere in considerazione altri siti della rete Natura 2000, data la loro distanza dall’area interessata dal progetto e la tipologia di intervento.

Identificazione degli aspetti vulnerabili dei siti considerati IT3210014 – La palude è soggetta ad inquinamento ed eutrofizzazione.

IT3210019 – Eutrofizzazione delle acque.

Identificazione degli effetti Con riferimento agli habitat, habitat di specie e specie nei quali si producono, si è tenuto conto degli effetti dell’intervento in termini di frammentazione, perturbazione, diminuzione della densità di popolazione, alterazione della qualità delle acque, dell’aria e dei suoli e di interferenze con le relazioni ecosistemiche principali.

Relazione tecnica pag. 20 Identificazione degli effetti sinergici e cumulativi

Per quanto riguarda gli effetti sinergici e cumulativi, non risultano progetti o piani nell’area in esame tali da comportare un effetto sinergico con i trascurabili impatti del progetto in esame.

Identificazione dei vettori attraverso i quali si producono gli effetti

Il principale vettore attraverso cui si possono trasferire gli effetti nell’ambito del sito in esame è costituito dall’atmosfera. In particolare si possono ipotizzare emissioni di polveri e rumori durante la fase di cantiere e di esercizio.

Previsione e valutazione della significatività degli effetti

La previsione e la valutazione degli effetti del progetto è svolta con riferimento agli habitat, habitat di specie e specie rilevati con l’analisi, prendendo in considerazioni le diverse fasi in cui si sviluppa l’intervento e la tipologia delle lavorazioni svolte.

8.3. Valutazione delle possibili interferenze

Perdita di superficie di habitat Tra i fenomeni che provocano la riduzione della superficie di habitat possiamo ricordare la realizzazione di opere infrastrutturali sul territorio, che fisicamente occupano spazi precedentemente a disposizione delle comunità biotica, ma anche gli effetti dell’inquinamento che possono determinare delle modificazioni funzionali all’ambiente e, di conseguenza, la contrazione della superficie a disposizione delle specie.

È importante notare che alla perdita di superficie si sommano degli svantaggi aggiuntivi, dovuti alle variate caratteristiche ecologiche dell’ambiente, che potrebbero determinare una perdita di specie relativamente maggiore alla perdita di habitat (Malcevschi, Bisogni & Gariboldi, 1996).

Anche la diminuzione della superficie ha degli effetti specie-specifici variabili in ragione degli aspetti ecologici degli organismi. Le specie che risentono fin dall’inizio della riduzione della superficie a loro disposizione sono quelle che necessitano di habitat di grande estensione e di ampie aree omogenee (APAT, 2003).

Un’altra categoria di specie colpite da questo tipo di impatto sono le specie con una nicchia ecologica ristretta, sedentarie, presenti con bassa densità di popolazione.

Relazione tecnica pag. 21 Solitamente queste specie trovano il loro habitat ottimale ad una certa distanza dal margine. Alla scomparsa di parte della superficie utilizzata dagli organismi come habitat, si aggiunge la competizione di alcune specie che trovano nelle mutate condizioni strutturali e funzionali dell’ambiente le condizioni ottimali per la loro esistenza (APAT, 2003).

L’attività in esame non comporterà alcuna perdita di superficie di habitat e di habitat di specie presenti nei siti IT3210014 “Palude del Feniletto”; IT 3210019 “Sguazzo di Rivalunga” in quanto l’area di progetto, oltre ad essere esterna, si trova, in linea d’aria, rispettivamente, a oltre 1,5 km dai siti.

Frammentazione di habitat o di habitat di specie

Si intende la scomparsa di specie di particolare interesse in quanto localmente a rischio o in pericolo. L’indicatore è espresso in termini di densità di popolazione, cioè come rapporto tra il numero di individui di una determinata specie e la superficie su cui è distribuita la popolazione.

Il progetto in esame non comporta alcuna frammentazione degli habitat o degli habitat di specie presenti nei SIC analizzati.

Perdita di specie di valore conservazionistico

Si intende la scomparsa di specie di particolare interesse in quanto localmente a rischio o in pericolo. L’indicatore è espresso in termini di densità di popolazione, cioè come rapporto tra il numero di individui di una determinata specie e la superficie su cui è distribuita la popolazione.

Il progetto in esame non comporta alcuna perdita di specie di valore conservazionistico.

Perturbazione alle specie della flora e della fauna

Col termine perturbazione, in ecologia del paesaggio, si intende uno stato di alterazione nella struttura e nel funzionamento dei sistemi ambientali. Uno stato di alterazione è prodotto dal disturbo, che, secondo White e Pickett (1985, in Farina, 2001) può essere definito come qualsiasi evento discreto nel tempo che altera la struttura degli ecosistemi, delle comunità e delle popolazioni, modifica il substrato e l’ambiente fisico.

La perturbazione può essere pertanto considerata una conseguenza del disturbo causato dagli interventi antropici.

Relazione tecnica pag. 22 Negli ambienti dominati dall’uomo si possono distinguere due fondamentali categorie di disturbo:

 il disturbo provocato da eventi naturali;

 il disturbo di origine antropica.

Entrambe le categorie comprendono forme di disturbo di origine abiotica e di origine biotica. Le prime sono legate alle varie forme di energia: luminosa (raggi UV), meccanica (erosione eolica, ruscellamento dell’acqua, movimenti crostali) e chimica (fuoco, emissioni gassose).

Il disturbo di origine biotica è prodotto invece dalle varie funzioni attuate dagli organismi viventi e si possono citare a titolo di esempio l’asportazione di biomassa da parte degli erbivori, l’asportazione dei frutti ed il conseguente trasporto dei semi, nonché il calpestio con degrado delle qualità del suolo.

Il disturbo può essere descritto in termini di: natura: naturale o antropico;

 dimensioni spaziali;

 frequenza: intesa come numero di eventi in un determinato periodo di tempo, se espressa come frazione decimale di eventi per anno rappresenta la probabilità di accadimento;

 intensità: energia dell’evento per unità di superficie nell’unità di tempo;

 età della specie: la sensibilità ad un evento varia in funzione dell’età dell’organismo, solitamente la crescita dell’organismo comporta un aumento dei limiti di tolleranza rispetto i fattori di disturbo.

Al disturbo sono poi legati i concetti di stabilità e resilienza. Col primo termine si intende la proprietà di un sistema complesso di mantenere specie e funzioni, di resistere quindi alle perturbazioni esterne.

Per resilienza si intende, invece, la capacità di assorbire i cambiamenti e di tornare al proprio stato di equilibrio dinamico. Entrambe queste proprietà sono condizionate dalla complessità del sistema, cioè dalla ricchezza di specie e di gruppi funzionali presenti.

Infine va ricordato che il disturbo di origine antropica si differenzia da quello esercitato da qualsiasi altro animale soprattutto per la frequenza, l’intensità e le dimensioni spaziali del fenomeno.

Relazione tecnica pag. 23 In particolare gli elevati valori di intensità e frequenza del disturbo antropico ne impediscono l’incorporazione da parte dei sistemi ambientali, muniti di stabilità e resilienza insufficienti a contrastare eventi di elevata energia che si verificano ripetutamente nel tempo.

Gli eventi di disturbo prodotti dall’uomo che determinano le perturbazioni di maggiore violenza sono l’emissione di gas inquinanti derivati dall’ossidazione dei combustibili fossili e lo scarico di sostanze nocive nelle acque superficiali e profonde. A questi si possono aggiungere l’inquinamento acustico e le vibrazioni e l’inquinamento elettromagnetico.

Il progetto in esame, per la poca significatività delle emissioni in atmosfera, l'assenza di contaminazione delle acque (assenza di scarichi, attività al chiuso o coperto), non comporta alcuna perturbazione alle specie della flora e della fauna. Per quanto riguarda l'inquinamento acustico si evidenzia sia la realizzazione di opportune mitigazioni, che la localizzazione dell'intervento in un’area ad intensa attività umana.

Relazione tecnica pag. 24 Diminuzione delle densità di popolazione

La densità di popolazione è semplicemente il rapporto tra il numero di individui di una determinata specie e la superficie su cui è distribuita la popolazione.

Solitamente si utilizza la densità di popolazione al posto dell’ammontare della popolazione, cioè il numero totale di individui, in quanto la frequenza e l’intensità delle interazioni tra gli organismi della stessa specie, e fra questi e gli altri fattori ecologici, dipendono proprio dalla densità più che dalla numerosità. Due ecosistemi uguali ma con popolazioni di densità profondamente diversa presentano marcate differenze funzionali.

Le pressioni esterne che possono avere effetti sulla densità sono tipicamente i fattori ambientali, temperatura, precipitazioni, suolo, ma anche la presenza di altre specie.

Il progetto in esame non comporta alcuna alterazione delle densità di popolazione presente nei SIC.

Alterazione della qualità delle acque, dell’aria e dei suoli

In fase di costruzione la qualità delle acque rimarrà invariata in quanto le operazioni previste dal progetto non creeranno interferenze né con le acque superficiali né con le acque sotterranee. La qualità dell’aria non verrà modificata, se non durante la brevissima attività realizzativa per la produzione di polveri e le emissioni dei mezzi d’opera. La limitata durata del cantiere e le modeste attività dello stesso rendono nullo l’impatto dell’intervento sull’aria ed insignificante rispetto agli impatti creati dalle normali attività industriali. Per quanto riguarda il suolo si evidenzia che non sono previsti significativi movimenti di terra, in quanto non sono previsti piani interrati.

L'attività di recupero rifiuti, per la poca significatività delle emissioni in atmosfera, l'assenza di contaminazione delle acque (assenza di scarichi produttivi, attività al chiuso o coperto), non comporta alcuna alterazione della qualità delle acque, dell’aria e dei suoli. Per quanto riguarda l'inquinamento acustico si evidenzia sia la realizzazione di opportune mitigazioni, che la localizzazione dell'intervento in un’area ad intensa attività umana.

Interferenze con le relazioni ecosistemiche principali

Il progetto in esame non comporta alcuna interferenza con le relazioni ecosistemiche principali che determinano la struttura e la funzionalità dei siti.

Nella tabella seguente vengono riassunte le valutazioni effettuate ai punti precedenti.

Relazione tecnica pag. 25 Perdita di superficie di habitat Il progetto in esame non comporterà alcuna perdita di superficie di habitat e di habitat di specie presenti nei siti IT3210014 “Palude del Feniletto”; IT 3210019 “Sguazzo di Rivalunga” in quanto l’area dell’impianto, è esterna al sito.

Frammentazione di habitat o di Il progetto in esame non comporterà alcuna frammentazione degli habitat di specie habitat o degli habitat di specie presenti nei SIC analizzati.

Il progetto in esame non comporterà alcuna perdita di specie di valore Perdita di specie di valore conservazionistico. conservazionistico

Perturbazione alle specie della Il progetto in esame non comporterà alcuna perturbazione alle specie flora e della fauna della flora e della fauna.

Diminuzione delle densità di Il progetto in esame non comporterà alcuna alterazione delle densità di popolazione popolazione presente nei SIC.

Alterazione della qualità delle Il progetto in esame non comporterà effetti pregiudizievoli alla qualità acque, dell’aria e dei suoli delle acque, dell’aria e dei suoli dei siti di interesse comunitario.

Il progetto in esame non comporterà alcuna interferenza con le Interferenze con le relazioni relazioni ecosistemiche principali che determinano la struttura e la ecosistemiche principali funzionalità dei siti.

Tabella 4. Valutazioni sintetiche delle potenziali interferenze create dal progetto nei confronti dei siti SIC con- siderati.

Relazione tecnica pag. 26 9. Conclusioni

Relativamente all'impianto di recupero rifiuti di Mozzo con ragionevole certezza, si può escludere il verificarsi di effetti pregiudizievoli per l’integrità dei siti Natura 2000 considerati.

Dati identificativi dell’attività

Descrizione dell’attività Realizzazione di un impianto di recupero rifiuti all'interno di un ex allevamento di maiali.

Codice, denominazione, localizzazione e IT3210014 “Palude del Feniletto”; ZPS IT caratteristiche dei siti Natura 2000 3210019 “Sguazzo di Rivalunga”

Indicazione di altri piani, progetti o interventi Non ci sono progetti o altri piani che che possano dare effetti combinati possono dare effetti combinati

Valutazione della interferenza

Descrizione di come il progetto (da solo o Il progetto in esame non incide sui siti della per azione combinata) incida o non incida rete Natura 2000. In particolare si ritiene che negativamente sui siti della rete Natura il progetto non possa arrecare effetti 2000 pregiudizievoli per l’integrità dei siti SIC IT3210014 “Palude del Feniletto” e ZPS IT 3210019 “Sguazzo di Rivalunga”. Tale asserzione trova giustificazione in relazione alla localizzazione ed antropizzazione del sito tale da escludere effetti diretti e/o indiretti significativi sulle aree della rete Natura 2000.

Relazione tecnica pag. 27 Bibliografia

COMMISSIONE EUROPEA, DIREZIONE GENERALE AMBIENTE, 1999. The Interpretation Manual of European Union Habitats - EUR15. Lussemburgo, Ufficio per le pubblicazioni ufficiali delle Comunità Europee. COMMISSIONE EUROPEA, DIREZIONE GENERALE AMBIENTE, 2001, Valutazione di piani e progetti aventi un’incidenza significativa su siti della rete Natura 2000 – Guida metodologica alle disposizioni dell’articolo 6, paragrafi 3 e 4 della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE. Lussemburgo, Ufficio per le pubblicazioni ufficiali delle Comunità Europee. ATLANTE DEI SITI NATURA 2000 DEL VENETO, Regione del Veneto, 2010. Valutazione di Incidenza del Piano di Assetto del Territorio del Comune di Oppeano, 2014. Valutazione di Incidenza del Piano di Area delle Pianure e Valli Grandi Veronesi, 2012. Valutazione di Incidenza del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, 2015. http://natura2000.eea.europa.eu/#

Relazione tecnica pag. 28