L'amministrazione Fra Tre E Quattrocento
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ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA Nuova Serie - Vol. XVII (XCI) - Fase. 1 VALERIA POLONIO L’AMMINISTRAZIONE DELLA RES PUBLICA GENOVESE FRA TRE E QUATTROCENTO L’ARCHIVIO «ANTICO COMUNE» GENOVA - MCMLXXVII NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA VIA ALBARO, Il Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 I L’amministrazione pubblica genovese Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 1. - L’« Antico Comune » è un archivio particolare conservato nel grandioso complesso documentario che costituisce l’Archivio di Stato di Genova. E’ una parte ben limitata in paragone alla mole dell’insieme, ma di insostituibile valore per la storia genovese del tardo Medioevo, in par ticolare per quel Trecento che non è fra i periodi più noti e studiati1. Q ue sto insieme di documenti ha avuto una sorte singolare: alcuni di essi sono poco meno che celebri2; se ne parla, si citano genericamente, ma il loro uso sistematico ai fini della ricerca storica è stato effettuato poche volte, e anche parzialmente; gli altri sono conosciuti poco, usati pochissimo, al livello di notizia o dell’esame di scarsi pezzi. Eppure si tratta di una rac colta dotata di fisionomia e continuità eccezionali. Chiunque ne abbia scorso la « pandetta » — cioè il repertorio — avrà notato l’omogeneità del tipo di documentazione e, nello stesso tempo, la molteplice ricchezza del materiale e degli argomenti. L’Antico Comune è composto da singoli archivi più o meno ricchi, ciascuno dei quali raccoglie i libri di carattere amministrativo-finanziario (e quindi contabile) di molte magistrature genovesi, per un periodo che va all’incirca dalla metà del ’300 alla fine del terzo decennio del ’400, con 1 Ultima in ordine cronologico, M. L. Chiappa Mauri rileva appunto come Genova trecentesca sia poco studiata, e non solo dal punto di vista economico: II commercio occidentale di Genova nel XIV secolo, in « Nuova rivista storica », LVII, 1973, p. 571. Il fatto è che per il Trecento viene meno quella insostituibile fonte che sono gli Annali sincroni, completati dalla Cronaca di Iacopo da Varazze. Sebbene già per l’inizio del secolo si possa disporre delle Regulae comperarum ca pituli, fonte preziosa di cui parleremo più avanti, la mancanza di uno studio critico al riguardo e lo stesso carattere del materiale la rendono di uso limitato; poco prima della metà del secolo ha inizio la testimonianza dell’Antico Comune, ma la sua fisio nomia forse ha poco interessato gli studiosi di formazione umanistica o ha allonta nato per la difficoltà interpretativa. 2 Ci si riferisce in particolare ai libri denominati massaria Comunis — noti tra l’altro per gli studi sulla partita doppia — e, più limitatamente, a quelli de nominati salvatores portus et moduli. Si veda ciò che si dice alle pp. 87-91. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 sporadiche puntate negli anni successivi; solo i registri di argomento fi scale continuano nella seconda metà del secolo XV. Il totale dei registri sfiora le 800 unità. Il criterio usato a suo tempo dagli archivisti della Repubblica ha salvato, nella disposizione dei materiali, « l’ordine relativo al diverso loro originario principio », anche in momenti in cui sistemi ben diversi preva levano e altrove inducevano a irrimediabili manomissioni3. Fortunata mente questo a Genova non è avvenuto; i singoli blocchi di materiale e il complesso da essi formato hanno una logica interna tale che, di per se stessi, nel loro insieme, possono già costituire una fonte. L’Antico Co mune, per il fatto di essere organizzato come tale, ha cioè un suo inte resse storiografico; se la prima apparenza è quella di una serie di tasselli diversi, la realtà è rappresentata da un mosaico ricco e unitario. Si tratta di un mosaico perché, come si diceva, l’insieme è il risultato della confluenza degli archivi di magistrature diverse. Da qui, dalle carat teristiche dei singoli officia, derivano in parte le differenze tra gruppi e gruppi di libri: alcuni sono formati anche da un solo pezzo, altri da molte decine. La possibilità di una sorte diversa di conservazione deve indurre a una certa cautela; ma, pur tenendo presente questo fatto, le differenze di consistenza già suggeriscono qualcosa. Nel nostro insieme si riflettono gli organi di reggimento del Comune in un momento molto significativo. Intorno alla metà del XIV secolo, non sono molte le magistrature già organizzate e sperimentate; altre stanno evolvendo, articolandosi in atti vità diverse a seconda delle loro molteplici e varie funzioni; altre nascono in base a una esigenza contingente, secondo un sistema locale molto usato, e scompaiono appena la necessità viene meno. E’ l’evolversi del sistema amministrativo e burocratico di una collettività che, in un procedere molto empirico, tenta di adattare il proprio reggimento al moltiplicarsi delle proprie esigenze, creando nuovi gangli amministrativi e articolando le fun zioni di quelli esistenti. Si potrebbe parlare del travaglio di nascita di una organizzazione statale, se mai tale espressione fosse appropriata per il caso di Genova. 3 A proposito della lungimirante impostazione archivistica seguita a Genova e dei vantaggi d a essa derivatici si veda G. Costamagna, Un progetto di riordinamento dell’Archivio Segreto negli ultimi decenni di indipendenza della Repubblica. Una prio rità genovese?, in « Atti della Società ligure di storia patria », n.s., IX, 1969, pp. 121-142. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 2. - Il tema è suggestivo, ma non bisogna farsi soverchie illusioni. Cosa è questo Comune nella seconda metà del Trecento e nei primi de cenni del secolo successivo? Da un punto di vista giuridico, istituzionale, amministrativo e territoriale — perché non si possono ignorare tre secoli di conquiste e di acquisti — come si configura questa res publica? La domanda ci si è presentata dopo anni di lavoro su queste fonti, che sono il prodotto più umile e più veritiero della burocrazia genovese; ha co minciato a fare capolino, quasi con un senso di panico, via via che forza tamente cadevano molti preconcetti su questo « Stato ». L’amministrazione centrale genovese non riguarda lo Stato. E’ su perfluo ricordare che questa parola, anche se riportata ad una organizza zione tardo-medievale, ha un significato molto più ristretto e giuridica mente diverso da quello di oggi. Ma Genova, paragonata alle altre strut ture territoriali contemporanee, è ancora più lontana dal concetto di Stato. Dal punto di vista territoriale, ciò che la distanzia maggiormente è la man canza di accentramento 4. La res publica genovese è limitata alla Città. In essa sono ormai scomparse le vecchie differenze giuridiche tra il castrum, Ia civitas, il burgus. Ma il livellamento si ferma alla cinta muraria; forse, può solo estendersi a qualche immediato sobborgo, che presto sarà com preso in successivi allargamenti di mura5. Fuori della Dominante, vi sono le tre podesterie di Voltri, Polcevera e Bisagno, rette dai rispettivi po- 4 II primo paragone che viene in mente è quello con la vicina Milano. « Nella seconda metà del secolo (XIV) i Visconti attendono... a questo sforzo egemonico di concentrazione e di livellamento »: N. V a l e r i, Signorie e principati, Storia d’Italia illustrata, V , Verona 1949, p. 96. Lo scopo sarà perseguito efficacemente da Luchino e dall’arcivescovo Giovanni: ibidem, pp. 102-103. Gian Galeazzo ha ugualmente un piano di accentramento (C. Santoro, Gli offici del comune di Milano e del dominio visconteo-sforzesco (1216-1515), Archivio F.I.S.A., I collana, 7, Milano 1968, pp. 214-215 e passim), ma con lui siamo ormai in periodo ducale e il problema si inse risce nella politica dei nascenti principati, una delle cui caratteristiche è, appunto, il livellamento. Per ora Genova resta al di fuori di tale tematica. Le stesse Constitu tiones Sanctae Matris Ecclesiae del cardinale Albornoz, risalenti al 1357, rispondono a simile ideale, nel dilacerato e composito stato della Chiesa: D . C e c c h i, Il parla mento e la congregazione provinciale della marca di Ancona, Archivio F.I.S.A., I col lana, 2, Milano 1965, pp. 28-31. Più simile a quella genovese sarà la politica di V e nezia per la propria terraferma, di conquista molto più recente: N . V a l e r i cit., p. 432. 5 Per un’informazione sulle cinte murarie si veda: J. H e e r s , Urbanisme et structure sociale a Gênes au moyen-age, in Studi in onore di Amintore Fanfani, Mi lano 1962, I, pp. 373-377. - 9 — Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 desta, con propria amministrazione della bassa giustizia e propria ammi nistrazione fiscale, legate direttamente a Genova, senza passare attraverso l ’istituto vicariale. Al di là vi è il Dominio, o meglio, per usare la termi nologia contemporanea, il distretto, che va da Capo Corvo a Monaco e a Iugo usque m a reb. Esso è ripartito in vicariati: dapprima tre (Riviera di Levante, di Ponente, Oltregiogo); poi quattro (tra il 1343 e il 1347 la Riviera di Levante viene divisa in due vicariati, uno di qua e l’altro di là da Pietra Colice 7; successivamente di più8. Le funzioni dei vicari non sono facili da stabilire. La più vistosa, e secondo noi l’unica ben certa, è quella giudiziaria, ad un livello elevato: ad essi — ed alla loro curia — sono demandati i giudizi nel campo penale e gli appelli contro le sentenze emesse dai podestà locali. Le vicarie infatti sono ripartite in podesterie; anche in questo caso, il compito sa 6 II termine contemporaneo è di per se stesso molto significativo: districtio conserverà sempre il suo significato originale generico di « potere coattivo », cui si aggiungerà l’autorità giurisdizionale, fino ad arrivare, in progresso di tempo, a tutti i poteri di signoria, che dovrebbero già essere acquisiti nel nostro periodo: P.