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1 2 La vicenda della cena in occasione dell’anniversario della “Marcia su Roma”, organizzata da Fratelli d’Italia ad Acquasanta (Ap) il 28.10.2019, alla presenza delle autorità ascolane appartenenti al partito, è commentata dai quotidiani: cfr. ad esempio: https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/10/31/ascoli-piceno-esposto-anpi-contro-la-cena-di-commemorazione-della-marcia-su- roma-non-sono-nostalgici-ma-nuove-leve/5542884/ e https://www.repubblica.it/cronaca/2019/10/30/news/nazifascismo_alle_celebrazioni_della_marcia_su_roma_i_vertici_locali_di_fdi-239862151/?ref=drac-2. Exerga Cosa fu effettivamente il fascismo? Un blando regime paternalista, colpevole solo della guerra e delle leggi razziali, oppure uno spietato meccanismo teso a sradicare la malapianta degli umili in cerca di riscatto? 1 L’Ur-Fascismo è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. Sarebbe così confortevole, per noi, se qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo e dicesse: “Voglio riaprire Auschwitz, 3 voglio che le camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze italiane!” Ahimè, la vita non è così facile. L’Ur-fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme – ogni giorno, in ogni parte del mondo 2. Siamo stati noi a far entrare nel governo Lega e fascisti. Li abbiamo legittimati noi, li abbiamo costituzionalizzati noi 3. Galantino da M5s a Fdi: "Se mi dicono fascista non mi offendo, vengo da destra" 4. In una lettera a Turati della fine di marzo [1924, Matteotti] aveva espresso la convinzione che per vincere la battaglia contro il fascismo occorreva «inacerbirla» e che per far ciò serviva «gente di volontà e non degli scettici» 5. Se si vuole smascherare il fascista che è in voi (quello in me non vi riguarda) nel mondo di oggi bisogna giocare molto duro, che ad andar di fioretto non interessa quasi più a nessuno. Bisogna puntare direttamente agli sganassoni. Metaforici, sia chiaro, ché sui ceffoni futuristi manteniamo una posizione fortemente critica. Sarà pure consolatorio, ma là fuori, in assenza di una qualche forma di egemonia culturale ormai perduta da lustri, il cielo si fa sempre più plumbeo. […] Ma il fascismo in Italia torna sempre a galla, come un cadavere marcio e gonfio di gas, in una palude. La palude di una politica populista e qualunquista, che cambia sempre nome e mai faccia. Faccia e faccetta 6. 1 Valerio Evangelisti, in: La libera ricerca di Cesare Bermani, Roma, DeriveApprodi, 2012, p. 74. 2 Umberto Eco, Il fascismo eterno, Milano, La nave di Teseo, pp. 49-50. 3 Silvio Berlusconi sui suoi alleati del centrodestra, discorso pronunciato il 28 settembre 2019, cfr. https://www.repubblica.it/politica/2019/09/28/news/berlusconi_rivendica_il_merito_di_aver_portato_al_governo_fascist i_e_lega_fratelli_d_italia_replica_che_tristezza_-237191538/ (ultimo accesso 21.10.2019). 4 https://www.globalist.it/politics/2019/10/10/galantino-da-m5s-a-fdi-se-mi-dicono-fascista-non-mi-offendo-vengo-da- destra-2047499.html (ultimo accesso 21.10.2019). 5 Mauro Canali, Il delitto Matteotti, Bologna, Il Mulino, 2015, p. 38. 6 Max Collini e Tito Faraci, prefazioni a: Stefano Antonucci, Daniele Fabbri e Mario Perrotta, Quando c’era LVI, Brescia, Schockdom, 2017, pp. V-VIII. Partiamo da una domanda Nell’arco di pochi anni, dall’inizio del nuovo secolo, a Pordenone un gruppo di giovani dell’estrema destra di origine neofascista passa da un’aperta contestazione delle celebrazioni antifasciste del 25 aprile alla conquista di tutte le cariche del potere politico locale, dal Comune alla Provincia, fino alla Regione ed alla rappresentanza parlamentare del collegio. Due tra loro, i fratelli Alessandro e Luca Ciriani, sono assurti al 4 ruolo di leader politici di importanza non più solo meramente locale: il primo come sindaco del capoluogo, formalmente eletto da indipendente 7 ; il secondo, come presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, appare ormai incombere nelle consultazioni televisive sulla segretaria del partito Giorgia Meloni. Tutto ciò a dispetto delle forti contestazioni che li avevano portati, nell’arco di pochi anni, a rinunciare alla sfida di piazza nei confronti degli antifascisti. Ora sono loro a rappresentare le istituzioni dal palco, esponendo le loro tesi revisioniste in veste ufficiale. Come è potuto accadere? 7 Cfr. Fratelli d'Italia cresce e si rafforza. Oltre cento persone per la manifestazione svoltasi ieri a Pordenone, https://www.ilfriuli.it/articolo/politica/fratelli-d-quote-italia-cresce-e-si-rafforza/3/203848, 30 luglio 2019. Dall’articolo è tratta l’immagine di questa pagina. Stefano Raspa, uno dei principali esponenti dell’anarchismo locale, tempo fa liquidava la cosa sbrigativamente più o meno con questa argomentazione attivistica: «noi in piazza abbiamo vinto, siete voi ad aver perso nelle istituzioni» 8. Si tratta di una presa di posizione significativa, in primo luogo perché – tra le forze politiche - gli anarchici, dopo che le tendenze ad un tempo settarie ed elettoralistiche 9, oltre che personalistiche, hanno portato all’autodistruzione della sinistra di tendenza marxista, sono rimasti a Pordenone la principale forza antagonista, sul piano organizzativo e della capacità di mobilitazione, soprattutto tra i giovani. Inoltre, sono stati proprio gli anarchici pordenonesi l’anima delle contromanifestazioni che hanno sfidato in piazza i giovani di destra, guidati dall’attuale sindaco Alessandro Ciriani. Ma la battuta, a parte esprimere l’autoreferenziale spirito identitario che permea evidentemente anche i libertari, non spiega molto di un fenomeno complesso, che trova le sue radici indietro nel tempo. 5 La tesi che intendiamo esporre in questa sede – principalmente attraverso lo studio di quella fonte plasmatrice dell’opinione pubblica che sono i due quotidiani locali, «Il Gazzettino» ed il «Messaggero Veneto» - è che gli esponenti della “nuova destra” si siano inseriti in un tessuto gracile della memoria antifascista, segnato dal tradizionale moderatismo della principale associazione partigiana locale (l’Anpi) e dall’appiattimento rituale delle celebrazioni del 25 aprile sul registro della commemorazione reducistica, avulsa dal rapporto con i movimenti sociali, in particolare giovanili. In tal modo le stesse contestazioni di piazza, lungi dal legarsi e vivificare l’associazionismo antifascista, sono state vissute da questo in termini di estraneità, quando non con senso di vero e proprio fastidio polemico. Preparando in tal modo un facile terreno per l’inserimento dei “nuovi” amministratori di destra nelle celebrazioni stesse. Tanto che nel 2019 il sindaco Alessandro Ciriani, parlando dal palco del 25 aprile pordenonese, ha potuto impunemente insultare i partigiani comunisti (cioè la componente più organizzata, se non maggioritaria, della Resistenza) che, secondo lui, combattevano per sostituire un’altra dittatura a quella fascista. Per altro le posizioni del sindaco pordenonese sono solo una variante del pensiero espresso nelle precedenti occasioni. Vediamo ad esempio cosa scriveva sulla sua pagina Facebook nel 2015: 25 aprile. Sia la Festa della pacificazione nazionale perché 70 anni fa si combatterono ferocemente padri contro figli, fratelli contro fratelli, italiani contro italiani. Sia la Festa della Libertà e dell'orgoglio nazionale contro ogni dittatura. Non sia la festa delle bandiere rosse, del crimine comunista, degli esaltati dei centri pseudo sociali. 10. Ovviamente il pensiero “privato” non corrisponde esattamente all’obbligatorio omaggio pubblico nelle cerimonie ufficiali, come si nota nel diverso tono di quando, tre anni dopo, divenuto sindaco, si farà comunque notare per il comportamento non verbale: Infine ha sollevato perplessità la scomparsa del sindaco che, dopo la cerimonia in piazzale Ellero dei Mille, ha ceduto la fascia tricolore al vice Eligio Grizzo per la seconda parte delle celebrazioni, con la deposizione della corona in piazza Maestri del lavoro e alla lapide in onore di Terzo Drusin, per poi riapparire alla messa in Duomo e alla consegna dei Premi San Marco. Forse in quei 25 minuti gli scappava la pipì - ironizza Marco Salvador (Pordenone 1291) -. Abbiamo 8 Durante il dibattito in occasione della presentazione, a cura dell’Anpi di Cordenons, del libro di Luigi Balsamini Gli Arditi del Popolo. Dalla guerra alla difesa proletaria contro il fascismo (1917-1922), il 9 marzo 2019. 9 I vecchi testi di scuola sovietica avrebbero osservato severamente – non senza una qualche ragione, a dispetto del meccanicismo – che le tendenze opportunistiche di sinistra convergono oggettivamente con quelle opportunistiche di destra. 10 https://it-it.facebook.com/alessandro.ciriani.5/posts/25-aprile-sia-la-festa-della-pacificazione-nazionale-perche-70-anni- fa-si-combat/700170570093482/ Gli errori sono nell’originale. bisogno di un sindaco che celebri e onori gli eroi, anche partigiani, di questa città. Non questo. Il comportamento è poco elegante ma significativo: l’abbandonare la manifestazione, evitando l’omaggio all’osovano Franco Martelli ed al garibaldino Drusin, per preferire l’evento nazionalpopolare e quello religioso, conferma che il sindaco è sulla stessa lunghezza d’onda del moderatismo pordenonese, per cui il 25 aprile “ze la festa de San Marco”. Quanto ai concetti, sono solo apparentemente articolati: Alessandro Ciriani da parte sua, alla sua seconda partecipazione alla Festa della Liberazione nel ruolo di primo cittadino, aveva esordito invocando un 25 aprile di concordia e di serenità: credo debba essere