Studi e ricerche

Ultime lettere Scritti di fucilati e deportati della Resistenza Mimmo Franzinelli

Successivamente al pionieristico lavoro di Piero Ever since thè pioneer work by Piero Malvezzi and Malvezzi e di Giovanni Pirelli sulle lettere dei con­ Giovanni Pirelli on thè letters ofmilitants sentenced dannati a morte della Resistenza, pubblicato in pri­ to death in thè Italian Resistance, originally pub- ma edizione nel 1952 da Einaudi, il reperimento e lished by Einaudi in 1952, thè retrieval and study of lo studio degli epistolari dei fucilati partigiani han­ correspondence by partisans executed have persis- no segnato persistenti ritardi, quasi che quell’anto­ tently marked time, as ifthat anthology summed up logia compendiasse il materiale esistente e la “sa­ thè whole of thè existing materials and thè sacred- cralità” di una documentazione così particolare scon­ ness of such a special documentation would dis- sigliasse l’analisi storiografica. Le Ultime lettere di courage historical treatment. The Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza, condannati a morte e di deportati della Resistenza curate da Mimmo Franzinelli per Mondadori in oc­ [The Last Letters of Resistance Militants Sentenced casione del sessantennale della liberazione, rilan­ to Death or Deportation], edited by Mimmo ciano la ricerca, secondo una ripartizione in quattro Franzinellifor Mondadori on thè occasion ofthe 60th categorie: i fucilati, i deportati politici, i deportati anniversary of thè Liberation, re-launch research razziali e gli autori di testamenti spirituali. along four different lines: thè executed, thè deport- “Italia contemporanea” anticipa la parte iniziale del ed under a politicai charge, thè deported under a saggio introduttivo al libro, corredata con il mate­ racial charge and thè authors ofs piritual testaments. riale su dieci antifascisti (quattro dei quali non in­ What we present here below is thè beginning of clusi nel volume): i profili biografici, la trascrizio­ Franzinelli’s introductory essay, together with thè ne delle lettere e la documentazione fotografica. I materials concerning ten anti-Fascist figures (four personaggi dei quali si riproducono qui gli ultimi of whom not included in thè above mentioned vol­ scritti sono Alessandro Bianconcini, “rivoluzionario ume): biographical notices, letters and photos. The professionale” già volontario con le Brigate inter­ personalities whose last writings appear in this se- nazionali nella guerra civile spagnola; il partigiano lection are Alessandro Baroncini, a professional rev- genovese Dino Bertetta; il democristiano alessan­ olutionist former volunteer in thè International drino Giuseppe Bocchiotti; il giovane lombardo Brigades in Spain; Dino Beretta, a Genoese parti­ Evandro Grippa; il gappista veneziano Ernesto san; Ernesto Bocchiotti, an Alessandria Christian- D’Andrea; il cospiratore romano Gerardo De Ange- democrat; Evandro Grippa, a young Lomhard; lis trucidato alle Fosse Ardeatine; il cattolico bre­ Ernesto D’Andrea, a Venetian G.A.P. member; Ger­ sciano Vittorio Grasso Caprioli fucilato perché ave­ ardo DeAngelis.a Roman conspirer slain at thè Fos­ va disertato dalla “Monterosa” per unirsi ai parti­ se Ardeatine; Vittorio Grasso Caprioli, a Brixian giani liguri; il comandante partigiano del Friuli orien­ catholic executed under thè charge ofhaving deserted tale Mario Modotti; il socialista bolognese Gino Ono- thè Monterosa Division to join thè Liguria partisans; fri; l’ufficiale italo-ellenico Emanuele Tiliacos che Mario Modotti, a partisan commander in Friuli; Gi­ — riparato in Svizzera dopo i combattimenti segui­ no Onofri, a Bologna socialist; Emanuele Tiliacos, ti all’armistizio — rimpatriò con alcuni compagni an Italian-Greek officer, former refugee in Switzer- per combattere i nazifascisti. land after thè 8th September combats, who turned back with a group of comrades to fìght against thè Nazi-Fascists.

‘Italia contemporanea”, dicembre 2004, n. 237 518 Mimmo Franzinelli

La scrittura davanti alla morte sistenza evitano comunicazioni considerate ele­ mento di compromissione e di pericolo per il Il più straordinario corpo epistolare sul secon­ mittente e ancor più per il destinatario. L’even­ do conflitto mondiale è stato salvato da Nuto Re­ tuale sequestro attirerebbe la rappresaglia sui velli, che ha pubblicato nel volume L’ultimo corrispondenti dei “ribelli”. Tranne casi parti­ fronte numerose missive scritte da alpini pie­ colari, dunque, la vita alla macchia esclude il montesi sulle linee del Don, appena prima di contatto epistolare con la famiglia; non si scri­ scomparire nella steppa gelata; corrispondenze ve dalla montagna ma dalla prigione, soprattut­ chiuse in 16 sacchi inviati al macero dalla bu­ to — come qui documentato — nell’imminen­ rocrazia militare: “Diecimila lettere, migliaia di za della fucilazione. La lettera del soldato di­ uomini che parlano, che raccontano. Alcuni di­ mostra ai suoi cari che egli è sopravvissuto ai ri­ cono quasi tutto, disegnano l’arco completo del­ schi della guerra; quella del partigiano annun­ la loro vita militare; altri, con testimonianze cia la sua cattura o la messa a morte. frammentarie, ricostruiscono poche pagine del­ Ogni messaggio racconta a suo modo una vi­ la loro esperienza e non sempre le più impor­ cenda appassionante e dolorosa, una storia di al­ tanti; altri ancora, e sono una folla, si inserisco­ lusioni e anche di silenzi, talvolta di rimozione no nel discorso per fermare soltanto un proble­ della fine incombente e talaltra di sublimazione ma, uno stato d’animo, un momento”1. nella dimensione ultraterrena, rafforzata dalla fe­ In tempo di guerra la posta da campo assi­ de (religiosa e/o politica). Chi scrive è prevalen­ cura il recapito della corrispondenza tra i com­ temente giovane. Figli, fidanzati, mariti, padri battenti e i loro familiari, tranne prelievi censo­ che si rivolgono alla mamma, al papà, a fratelli ri degù scritti contenenti giudizi “disfattisti”. La e sorelle, alla fidanzata, alla moglie, ai figliolet­ prigionia non interrompe il canale di comuni­ ti. La dimensione affettiva è l’elemento princi­ cazione, come attestano diverse raccolte di let­ pale e la realtà primaria dei biglietti. Sulla soglia tere di internati militari e civili italiani2. della morte scatta il bisogno di spiegare perché Si scrive dal fronte e dall’internamento, non la propria vita viene stroncata, o anche solo di dalla formazione partigiana. Dal settembre 1943 respingere il marchio di bandito sanzionato da all’aprile 1945 la compresenza dell’occupante chi ha decretato la condanna. “Viva l’Italia!” è tedesco, delle strutture della Repubblica socia­ la frase ricorrente, l’esclamazione gridata in fac­ le italiana e del contropotere partigiano ha de­ cia ai fucilatoli. Saldamente innestati nel loro terminato una situazione diversificata: mentre i contesto, questi messaggi per certi aspetti lo tra­ militari della Rsi scrivono più o meno regolar­ valicano, laddove illustrano i valori per i quali i mente ai loro parenti, gli appartenenti alla Re­ morituri si sono battuti, nella convinzione di do­

Nelle pagine che seguono, le missive citate, salvo diversa indicazione, sono pubblicate in Mimmo Franzinelli (a cu­ ra di), Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza, Milano, Mondadori, 2005. Le lettere ri­ prodotte a corredo di questo saggio introduttivo sono in parte inedite e in parte comprese nell’antologia. La trascri­ zione dei testi è fedele aH’originale, per non fare violenza al documento. Contestualmente all’avvio dell’iter edito­ riale delle Ultime lettere, l’istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia ha varato il censi­ mento degli epistolari di caduti partigiani, attraverso un progetto promosso e coordinato da Franzinelli, patrocinato dal ministero dell’istruzione, dell’università e della Ricerca e affidato a sei ricercatori (Enrica Cavina, Paolo Ferra­ ri, Manuela Lanari, Bruno Maida, Chiara Saonara e Francesco Soverina), di concerto col direttore scientifico dell’In- smli Gianni Perona. 1 Nuto Revelli, Lìultimo fronte. Lettere di soldati caduti o dispersi nella seconda guerra mondiale, Torino, Einaudi, 1971, pp. XXXIX-XL. 2 Tra i più significativi epistolari di internati militari — generalmente circoscritti all’ambito locale — si vedano Adal­ gisa Serpellon (a cura di), Lettere di caduti e reduci del Cadore nella seconda guerra mondiale, Venezia, Istituto ve­ neto per la storia della Resistenza, 1988; Valentino Zaghi, Lettere dal Lager. Soldati e internati militari polesani nel­ la seconda guerra mondiale, Rovigo, Minelliana, 1996 e Lettere dai campi di battaglia e di prigionia, Finale Ligure, Ultime lettere. Scritti di fucilati e deportati della Resistenza 519 ver concorrere all ’ avvento di una società che non sui monti, / le siepi sono nude e stracciate. / Ora sarà la loro. Le lettere possono essere valutate il tuo passo s’è perduto, addio / e addio ancora, singolarmente e nel loro insieme, senza però ap­ viene / un inverno favoloso / di nevi e fiamme, piattirle le une sulle altre, in quanto ognuna ri­ un tempo quieto / che ci scorderemo di te”4. specchia la personalità e l’individualità dell’e­ Ogni messaggio è il tassello di una memoria stensore, le ragioni di una scelta, l’itinerario di sanguinante, destinata comunque all’incomple­ un’esistenza e il suo sanguinoso sbocco. tezza; parte di una storia complessa e terribile, Il lettore che sfogli le UItime lettere trarrà pro­ ne evoca l’epilogo e fa riaffiorare un passato che babilmente una sensazione di regolarità e di si credeva dimenticato. Davanti a tanta soffe­ omogeneità. Di ciascuna vicenda si dà conto con renza gli strumenti dello storico risultano inade­ profili biografici, con le fotografie degli autori guati. Amzeh, protagonista di un racconto ebrai­ degli ultimi messaggi e la trascrizione delle let­ co, si è dedicato alla ricostruzione delle vicende tere. Come se a ogni condannato a morte o in­ della città di Gumlidata, distrutta anticamente dai ternato nel Lager fosse consentito di lasciare barbari; quando l’opera è pronta per la stampa lo messaggi d’addio. In realtà diverse migliaia di studioso scopre — in un antico volume di per­ partigiani e di civili sono stati uccisi senza po­ gamena custodito nel lebbrosario di Gerusalem­ ter rivolgere l’estremo saluto ai familiari. A scri­ me — la cronaca dell’espugnazione della città, vere sulla soglia della morte sono state poche con la risposta ai punti rimasti oscuri. Catturato centinaia di persone sul totale dei circa settan- dalla narrazione, Amzeh decritta a fatica parole tamila tra partigiani e civili vittime dei tedeschi semicancellate dalle lacrime versate da genera­ e dei fascisti3. Fotografie sbiadite e un pezzo di zioni di sofferenti; in lui avviene una profonda carta ingiallita, con segni di matita malamente trasformazione, non è più lo storico che riferisce leggibili, sono le reliquie di una gioventù spez­ eventi del passato ma diviene egli stesso parte zata. Immagini di intimità familiare, fogli scrit­ del testo che continuerà a studiare e a racconta­ ti di notte nella cella al tremolio di una luce in­ re — come tanti altri prima di lui — ai lebbrosi certa, o all’alba nei concitati preparativi della di Gerusalemme: “Amzeh non pubblicherà mai fucilazione. Documenti conservati gelosamen­ il suo volume, perché nessuno può veramente te dagli eredi oppure abbandonati in fondi ar­ proclamarsi autore del racconto, ma al contem­ chivistici che più nessuno consulta. I soprav­ po nessuna delle tante voci che hanno concorso vissuti, giorno dopo giorno, si sono allontanati o concorrono a formarlo si perde nell’oblio, nes­ dal ricordo di chi, ad essi legato da vincoli di pa­ suna delle lacrime che sono divenute parte inte­ rentela o di amicizia, non ha visto la fine della grante del testo scivola via senza traccia”5. Co­ guerra. Fenomeno logico e inevitabile, evocato me le cronache della fine di Gumlidata, anche da Attilio Bertolucci in una poesia suggestiva: queste lettere condensano una mole di sofferen­ “A te l’Appennino autunnale, / le foglie di rug­ za indicibile, restituiscono dall’angolatura sog­ gine, il vento, / le case chiuse nel sonno / gli oc­ gettiva della vittima il senso drammatico degli chi chiusi per sempre. // La giovinezza muore, eventi, trasmettono il desiderio di vita e lo sgo­

Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea della provincia di Savona, 2004; relativamente agli episto­ lari dei deportati politici cfr. Delfina Borgata, Non si poteva dire di no. Prigionia e Lager nei diari e nella corrispon­ denza di un'internata Venezia-Mauthausen-Linz 1944-1945, a cura di ManuelaTommasi, Verona, Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, 2002. 3 Le risultanze del lavoro condotto nel dopoguerra dalle Commissioni riconoscimento qualifiche partigiani e patrioti indicano in 62.070 il numero dei partigiani caduti e in 14.350 i civili uccisi dai nazifascisti. 4 Per Ottavio Ricci, in Attilio Bertolucci, La capanna indiana, Firenze, Sansoni, 1951. 5 Così Claudio Magris (Lontano da dove. Joseph Roth e la tradizione ebraico-orientale, Torino, Einaudi, 1971, pp. 252-253) nel commento a Per sempre, racconto di Shumel Yosef Agnon. 520 Mimmo Franzinelli mento provato dinanzi all ’ imminenza di una mor­ L’Italia del 1943-1945 è un paese prevalen­ te violenta e spietata, irriguardosa della giovi­ temente agricolo, con una percentuale non irri­ nezza e degli affetti familiari, negatrice degli levante di analfabeti e di semialfabeti; per esse­ ideali di libertà per i quali il condannato si è bat­ re aiutati a leggere e a scrivere si ricorre al par­ tuto. I messaggi sono rassegnati ma anche pieni roco. È intuibile la fatica con cui il dicianno­ di vita, avviliti o disperati, fieri o desolati, com­ venne Mario Marveggio ha lasciato un pegno posti in condizioni psichiche devastanti e talvol­ d’amore per i genitori: “chuesto mio scrito sarà ta dopo la tortura; le alterazioni della grafia so­ il richordo che voi gelosamente chustodete, in no indicative del tumulto interiore. celo cirivedremo”. Non esiste un autore-tipo. Età, situazione fa­ Il radicamento del cattolicesimo è compro­ miliare, condizione sociale, titolo di studio, vato dai frequenti riferimenti religiosi, riflesso eventuale affiliazione politica, profondità del dell’educazione cattolica e dell’intensificazio­ rapporto con la religione, consuetudine con l’e­ ne della devozione dinanzi all’irruzione della spressione scritta rappresentano altrettanti fat­ morte. Si esprime la certezza — o comunque la tori di diversificazione. Lo stereotipo del “rivo­ forte speranza—nell’aldilà, dove ci si ritroverà luzionario professionale”, guerrigliero imbevu­ coi propri cari perché Dio, massimo fattore di to di ideologia e volontà vendicativa non si adat­ giustizia, ripaga le sofferenze degli innocenti. Il ta a questo materiale (l’immagine della Resi­ ventiduenne Zeffirino Ballardini: “La nostra ve­ stenza consolidatasi nella memoria collettiva è ra vita non è la terrena, questo è solo uno stadio stata influenzata dal fenomeno dei “partigiani preparatorio che Dio c’impone [...]. Muoio con­ dell’ultima ora” e dalla retorica reducistica; qui tento, sicuro che corrisponderete al divino ri­ a scrivere sono anzitutto componenti effettivi chiamo”. Vittorio Grasso Caprioli, un suo coe­ del movimento partigiano, in presa diretta). Si taneo, lui pure bresciano, racchiude il senso del­ delinea piuttosto una molteplicità di percorsi, l’esistenza nella fraternità e nella dedizione a anche tra di loro contraddittori. Dio in un commiato straordinariamente equili­ Ascrivere sono intellettuali che in punto di mor­ brato: “Vado con serenità e fiducia incontro al­ te riempiono fogli su fogli per spiegare per quali la morte che per il mio spirito significa libera­ ideali si sono sacrificati (alla vigilia dell’esecu­ zione, per la mia anima giustizia in Dio” (Do­ zione Pedro Ferreira compone sei lunghe lettere), cumento n. 7). Lo studente universitario Giaco­ oppure persone che hanno frequentato a malape­ mo Perlasca vorrebbe sposarsi in articulo mor- na la scuola elementare e a fatica tracciano il pro­ tis con la “carissima e adorata Mimy”; il cap­ prio nome. Per qualcuno la prima lettera ha coin­ pellano militare lo sconsiglia e il morituro tro­ ciso con l’ultima. I messaggi rispecchiano prio­ va comunque appagamento: “Io e te siamo già rità di valori e sono fortemente condizionati dagli uniti in ispirilo d’un legame che nulla ha più di eventi: le circostanze della cattura, il trattamento terreno, ma che è sublime: io vivrò in te ancor più o meno duro sopportato in carcere, le dina­ meglio d’ora e ti soccorrerò”. L’epistolario del miche della condanna. Paradigmatico il foglio la­ valdese Guglielmo Jervis è illuminato dai gran­ sciato dall ’ artigiano genovese Giovanbattista Tas­ di amori per Dio e per la moglie Lucilla, subli­ so, con grafia difficilmente interpretabile, righe mati in un unico fattore di forza: “Mio amore sbilenche e parole di dimensione difforme; oltre caro dato come si sono svolte le cose temo che a essere torturato con ferri roventi, il prigioniero non ci sia oggi più speranza sia fatta la volontà ha avuto gli occhiali frantumati da un pugno e di Dio — avrò fede fino all’ultimo e spero — stenta a riconoscere i segni che la matita traccia sono sereno Dio mi conforta”. sul foglio: “Cara Armida io scrivo malamente sai La dimensione affettiva pervade ogni lettera; che mi ocore li occhiali e non avendoli scrivo ma­ l’insistenza con cui i morituri elencano zii, cu­ lamente porta pazienza per tute questo”. gini, nipoti sottintende la famiglia estesa di ma­ Ultime lettere. Scritti di fucilati e deportati della Resistenza 521 trice contadina e attesta la solidità dei rapporti presente rischioso, e che i rischi del presente an­ parentali. Al richiamo dei sentimenti corrispon­ davano corsi in prima persona”7. de — tranne poche eccezioni — lo scarso rilie­ Tra quanti hanno scelto consapevolmente vi vo dell’ideologia, ridimensionata dalla temibi­ sono gli ufficiali rimasti leali al giuramento di le contingenza del plotone d’esecuzione. In luo­ fedeltà al re; passati con la Resistenza, espri­ go dello spirito di fazione si delineano visioni mono nelle loro lettere una visione ideale in­ improntate a ideali superiori: “Ho seguito un im­ fluenzata — con diverse gradazioni — dall’in­ pulso verso una idea generosa in se stessa”, spie­ segnamento ricevuto negli istituti militari. La lo­ ga il quarantunenne Antonio Calli al figlio, cui ro forma mentis prevede e accetta il sacrificio, affida l’investitura di capofamiglia e raccoman­ con spirito di servizio. Ne testimoniano gli ulti­ da di velare le circostanze della sua fine: “Anzi mi scritti del tenente Antonio Ayroldi (impegnato tutto, quando vedrai la tua nonna, mia madre, nella Resistenza romana), dell’ammiraglio Ini- fai ch’ella non sappia mai la mia triste fine, ma go Campioni (comandante dei reparti italiani op­ dilli che io sono morto di malattia e che il mio postisi a Rodi ai tedeschi), del tenente colon­ ultimo pensiero è stato per lei, per te e per tua nello Gustavo Capitò (responsabile del settore madre”. Anche Luigi Campegi, comandante informativo del Comando militare ligure della gappista milanese, esprime eguale sensibilità: Resistenza), del tenente Pedro Ferreira (coman­ “Cari amici, sono stato condannato alla pena Ca­ dante della Divisione alpina “Giustizia e li­ pitale, mi raccomando, non fatelo sapere ai miei bertà”), dell’ufficiale di cavalleria Franco Mar­ genitori”6. Si riassume il senso della vita nel mo­ telli (organizzatore della “Osoppo”), del capita­ mento in cui essa viene tolta violentemente. La no degli alpini Renato Molinari (impegnato dap­ sfera affettiva s’impone come la dimensione più prima nel Maquis francese, poi coi partigiani ca- consona all’esistenza umana. La carenza o l’e­ navesi), del tenente Massimo Montano (com­ stemporaneità dei riferimenti ideologici forni­ ponente del Comando militare regionale pie­ sce la sensazione che molti ragazzi siano entra­ montese), cui si aggiunge — nella quarta sezio­ ti nel movimento partigiano senza grande con­ ne del libro — il capitano Francesco De Grego- sapevolezza, per un moto di ribellione morale, ri (comandante della “Osoppo dell’Est”, ucciso per spirito d’avventura o perché sospinti da cir­ a Porzus da partigiani comunisti). costanze esterne. A fronte di una minoranza che La componente politicizzata comprende Fer­ prende già 1’ 8 settembre 1943 una posizione im­ dinando Agnini (animatore del movimento stu­ pegnativa e matura, stanno i tanti “che salirono dentesco romano), Quinto Bevilacqua (nell’ad­ in montagna senza l’idea di compiere una scel­ dio alla madre si definisce “un semplice socia­ ta di vita: più che altro, volendo sottrarsi alla le­ lista che ha dato la vita per la causa degli ope­ va militare di Salò. I resistenti erano anzitutto rai tutti”), i comunisti Alessandro Bianconcini dei renitenti”; gradualmente, durante la vita al­ (Documento n. 2) e Mario Foschiani (già vo­ la macchia, essi avevano preso consapevolezza lontari in Spagna con le Brigate intemazionali), del proprio comportamento, “avevano ascolta­ Ernesto D’Andrea (operaio comunista a Porto to in montagna parole adatte per attribuire sen­ Marghera, Documento n. 5), Spartaco Fontanot so alla loro condizione, così da trasformare (emigrato a Parigi, che si batte nelle Forces un ’ avventura in cultura; erano stati eroi nella più Fran^aises de l’Intérieur), Luigi Manetti (im­ anti-eroica delle maniere, limitandosi a ricono­ prigionato a Firenze in quanto “anarchico peri­ scere che un futuro degno aveva bisogno di un coloso” e fucilato per rappresaglia), Mario Mo-

6 Piero Malvezzi, Giovanni Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, Torino, Einau­ di, 2003 (la ed. 1952), p. 64. 7 Sergio Luzzatto, La crisi dell'antifascismo, Torino, Einaudi, 2004, pp. 71 e 73. 522 Mimmo Franzinelli dotti (attivista comunista, comandante garibal­ piegati e dagli studenti; presenze minoritarie ma dino in Friuli, Documento n. 8), Gaetano Paga- nondimeno significative registrano — in ordine nini (prototipo dello spontaneismo antifascista), decrescente — artigiani, liberi professionisti e Mario Pasi (comunista, commissario del Co­ ufficiali del Regio esercito. Il livello di politi­ mando unico di zona del Cln di Belluno). cizzazione, da quanto si arguisce, è scarso; la Il partigianato di matrice cattolica è rappre­ presenza comunista si nota prevalentemente tra sentato dal maestro elementare Giacomo Cap­ gli operai, quella socialista tra gli artigiani; gli pellini, dal perito tecnico Ermanno Margheriti, aderenti al Partito d’azione, o comunque alle for­ dallo studente universitario Giacomo Perlasca e mazioni di Giustizia e libertà, si suddividono tra dal falegname Giovanni Venturini, cui si ag­ la borghesia professionale e impiegatizia e tra giungono — nella sezione sui deportati politici gli ufficiali del Regio esercito; il partigianato delle Ultime lettere — l’imprenditore Carlo cattolico è trasversale, dagli intellettuali ai la­ Bianchi, il geometra Luigi Ercoli, l’assistente voratori manuali. Il livello di istruzione è assai universitario Teresio Olivelli: tutti esponenti di elevato: studenti, diplomati (scuole professio­ spicco della rete resistenziale facente capo alle nali incluse) e laureati costituiscono il 40 per formazioni autonome Fiamme verdi operanti in cento; una percentuale superiore del 10-15 per Lombardia. cento rispetto alla situazione-tipo, se si prende Un aspetto non irrilevante riguarda giovani come riferimento la provincia di Bergamo, do­ formatisi culturalmente nelle istituzioni di mas­ ve il tasso di scolarità dei partigiani è così arti­ sa del regime; iscrittisi al Pnf, avevano rivestito colato: 45,1 per cento quinta elementare, 17,7 ruoli di spicco a livello locale o addirittura na­ per cento quarta elementare, 8,1 per cento terza zionale: Giacomo Cappellini, Renato Molinari, elementare, 7,3 per cento avviamento profes­ Massimo Montano, Teresio Olivelli, Giuseppe sionale, 5,4 per cento avviamento commercia­ Pagano... La guerra innesca in loro un meccani­ le, 4,9 per cento istituto tecnico industriale, 3,1 smo di rifiuto irreversibile del fascismo, spinto per cento laurea, 2,8 per cento frequenza uni­ sino all’organizzazione della lotta armata. versitaria, 1,7 per cento istituto magistrale, 1,5 La scomposizione per fascia d’età dei 100 fu­ per cento liceo, 1,2 per cento ginnasio, 1,2 per cilati dimostra la netta prevalenza delle catego­ cento medie inferiori8. rie dei giovanissimi (dai 16 ai 20 anni) e dei gio­ La ripartizione regionale è aperta dai pie­ vani (20-25 anni), percentualmente equivalenti montesi, seguiti dai liguri e dai lombardi, com­ e, sommate, pari al 66 per cento del totale. Se­ plessivamente pari al 65 per cento dei partigia­ guono il gruppo dai 26 ai 30 anni (10 per cen­ ni passati per le armi. La graduatoria prosegue to) e, in ordine decrescente, le classi di età sino con Lazio (in gran parte vittime dell’eccidio del­ ai cinquant’anni; solo due persone superano que­ le Fosse Ardeatine), Toscana, Veneto, Friuli, sta soglia. Poco più di un quarto dei fucilati è Emilia. La netta prevalenza piemontese dipen­ sposato con prole. È questa una proiezione del de sia dal radicamento resistenziale sia dalla ter­ partigianato come movimento a netto carattere ribile intensità delle esecuzioni; ai 61 “giusti­ giovanile. Una generazione — da quel che s’in­ ziati” al poligono torinese del Martinetto si ag­ tuisce dagli epistolari —- senza padri, ma legata giungono diverse centinaia di rastrellati passati intimamente alle madri. per le armi subito dopo la cattura. Nella sola pro­ La suddivisione professionale vede al primo vincia di Novara (qui presente con nove lette­ posto i contadini, tallonati dagli operai, dagli im­ re), dal 12 al 23 giugno sono fucilati 145 parti­

8 Rilevazione sulle schede di 2.467 partigiani operanti nella provincia di Bergamo, cfr. Angelo Bendotti, Oriella Del­ la Torre (a cura di), L’acqua ritorna al mulino. La memoria della Resistenza bergamasca, Bergamo, Istituto berga­ masco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, 1995, p. 162. Ultime lettere. Scritti di fucilati e deportati della Resistenza 523 giani nel corso di una grande offensiva sferrata duti della Rsi. “Viva l’Italia libera dalla tiranni­ dai tedeschi col supporto di reparti della Rsi: de tedesca” (Giuseppe Bonizzi); “Spero che adesso l’Italia sia libera e che voi vivete meglio Gran parte di queste azioni viene svolta direttamente che una volta. Ci rivedremo in cielo” (Elider Ca­ dalle forze tedesche, che il 12 a Rovegro fucilano due nonico); “Care bimbe, ora non potete leggere partigiani catturati. Proseguono il 17 giugno ucci­ dendo otto partigiani della “Battisti”, costretti a sca­ questo mio ultimo saluto, ma lo leggerete un tem­ varsi la fossa ad Aurano. Lo stesso giorno altri due po nel quale potrete comprendere, allora ap­ vengono fucilati dai fascisti a Ponte Casletto. prenderete in questo foglio la morte di vostro pa­ Il 16 giugno all’Alpe Fomà e il 17 a Pizzo Marona di­ dre e saprete che è morto da soldato e da italia­ ciotto partigiani sono uccisi, in parte in combattimento no e che ha combattuto per avere un’Italia libe­ e in parte a sangue freddo. ra” (Guido Galimberti)11; “Ho sentito il richia­ Il giorno 18 sono fucilati dai tedeschi a Pogallo di­ mo della Patria per la quale ho combattuto, ora ciotto partigiani rastrellati nei giorni precedenti e al­ tri quattro a Falmenta. sono qui... fra poco non sarò più, muoio sicura Poi il 20 è la volta dei quarantadue fucilati di Fondo- di aver fatto quanto mi era possibile affinché la toce e il giorno successivo dei diciassette fucilati a libertà trionfasse” (Irma Marchiani)12; “Cari Baveno. compagni, questi fascisti ci vogliono uccidere a Il 22 all’alpe Casarolo sono uccise otto persone e il ogni costo ma io muoio volentieri per la Patria 23 giugno ad opera della GNR confinaria ne vengo­ libera” (Erasmo Venuti)13; “Ormai sono a dirvi no fucilate a Finero altre quindici, catturate nella Val Vigezzo e nella Val Cannobina. di farvi coraggio che sono morto per una causa Il 24, di nuovo a Ponte Casletto, vengono uccisi dai vera per l’Italia libera” (Pietro Vittone). Dimen­ fascisti due partigiani e infine, il 27 giugno, nove per­ sione pubblica e intimità privata, motivi senti­ sone vengono fucilate a Beuta, in Ossola9. mentali e tensione ideale costituiscono un tutt’u- no: “Tu sai quanto ho amato la mia Patria e per Difficile, anche in ambito locale, contabilizza­ essa oggi offro la mia vita” e alla sorella Elisa: re il numero dei fucilati, in una danza macabra “Ricordati che muoio per la mia fede e per l’I­ di cui il prefetto di Novara fornisce a Mussoli­ talia” (Ermanno Margheriti); “Il mio sangue lo ni — nel telegramma del 28 giugno 1944 — i offro per la vostra felicità e per l’avvenire della dati delle sole vittime del piombo tedesco: “Ese­ nostra povera Patria” (Renato Molinari); “Pre­ cuzioni effettuate questi ultimi giorni da parte ga per me mamma, vado a raggiungere Elio, col autorità germaniche ammontano a 146 contro cuore in pace e fiero di sacrificarmi per l’Italia” civili di cui 17 con processo e 129 sommarie”; (Sergio Tamietti); “ Ate rivolgo questi ultimi pen­ sul modulo del telegramma è segnato a matita: sieri prima di immolare la mia vita per una Ita­ “110 a Fondotoce, 17 a Baveno, 18 al poligono lia che tanto ho amato” (Renzo Viale). di Novara (con processo), 2 a Novara”10.1 “giu­ La morte sotto i colpi del plotone d’esecu­ stiziati” sottoposti a processo sono un’infima zione è valutata come l’adepimento di un dove­ minoranza; ciò riduce in misura notevole la pos­ re civico, accettato per intima convinzione: “E sibilità di comporre lettera d’addio. scoccata per me l’ultima ora, sono contento di La suddivisione tematica degli ultimi scritti aver fatto il mio dovere fino all’ultimo istante coniuga Patria con Libertà, collegamento as­ della mia vita e di avere combattuto per quel sente — non certo a caso — nelle lettere dei ca­ ideale che è sempre stato innato in me e sarà ben

9 Giovanni Galli, Memorie ritrovate. I diciassette ragazzi fucilati a Baveno nel giugno del 1944, Novara, Istituto sto­ rico della Resistenza e della società contemporanea nel Novarese e nel Verbano Cusio Ossola, 2004, p. 51. 10 Telegramma di Gaspare Barbera al duce, Novara, 28 giugno 1944 (trascrizione in G. Galli, Memorie ritrovate, cit.). 11 P. Malvezzi, G. Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, cit., p. 128. 12 P. Malvezzi, G. Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, cit., p. 184. 13 P. Malvezzi, G. Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, cit., p. 331. 524 Mimmo Franzinelli

presto consacrato dalla vittoria” (Battista Al­ pagherei per l’ultima volta averti fra le mie brac­ berto); “Io muoio contento di aver fatto il mio cia, ma fatti forte, ormai il destino è segnato” dovere di vero soldato e di vero italiano (Artu­ (Francesco Caselli alla fidanzata) ro Arosio); “Muoio contento come un buon cri­ L’espressione di fede politica e la riafferma­ stiano e un vero italiano” (Sergio Gamarra); “So­ zione delle proprie idee intendono restituire il no stato condannato perché partigiano. Muoio senso di un’identità che si proietta oltre il limi­ col cuore sicuro di aver fatto il mio dovere leal­ te della vita: “Quando qualcuno ti parlerà di me mente” (Riccardo Gatto); “Muoio per la mia pa­ le dirai in che modo sono morto e sé un operaio tria. Ho sempre fatto il mio dovere di cittadino capirà che son morto per la sua causa” (Quinto e di soldato” (Giancarlo Puecher). L’ingegnere Bevilacqua alla moglie); “Una idea è una idea e Umberto Fogagnolo, delegato del Partito socia­ nessuno la rompe. A morte il fascismo e viva la lista nel Cln di Sesto San Giovanni: “Tu, Nadi- libertà dei popoli” (Luigi Ciol)16; “Una edea e na, mi perdonerai se oggi io gioco la mia vita. un edea e non sara capace nesuno al mondo di Di una cosa però è bene che tu sia certa. Ed è troncarmela” (Emilio Scarpa)17; “Muoio con la che io sempre e soprattutto penso ed amo te e i ferma convinzione che Roma sarà presto libe­ nostri figli. V’è nella vita di ogni uomo però un rata, e così tutta l’Italia, dalla schiavitù nazifa­ momento decisivo nel quale chi ha vissuto per scista. Muoio con la mia fede e con la mia idea un ideale deve decidere e abbandonare le paro­ per la liberazione dell’Italia (Raffaele Riva)18. le. In questi giorni ho vissuto ore di dramma e L’accettazione della sorte è il sentimento più la mia vita ha avuto momenti di tragedia”14. Ar­ diffuso, manifestato dal contadino ventenne restato dalle SS, Fogagnolo è fucilato il 10 ago­ Domenico Verrando in modo compiuto: “Cara sto 1944 da un plotone di militi fascisti a Mila­ mamma ti scrivo queste ultime righe con le la­ no, insieme ad altri tredici partigiani. L’eccidio crime agli occhi e con la mano che mi trema, mi di piazzale Loreto — ordinato e fotografato dai dispiace tanto di non poterti più vedere, non pian­ tedeschi15, eseguito dai fascisti — verrà vendi­ gere, non maledire nessuno, non fare niente per cato, in un modo certo non onorevole per la Re­ me, perché io muoio innocente e anche in gra­ sistenza, dalla macabra esibizione dei cadaveri zia di Dio”. L’operaio Piero Vignale riassume in di Mussolini, della Petacci e di vari gerarchi. una frase la sua rassegnazione, l’incoraggia­ Negli ultimi istanti i sentimenti si compri­ mento ai familiari e l’antifascismo costatogli la mono in poche parole: “Vendicatemi che sono vita: “Il destino ha voluto così, fatevi coraggio innocente viva l’Italia ciau ciau ciau tutti” (Lui­ che muoio tranquillo e per una fede”. Qualcuno gi Rasario); lo straziante dolore di dover mori­ vuole riscattarsi dal disonore che tradizional­ re senza rivedere i propri cari è percepito come mente accompagna la memoria dei fucilati alla qualcosa di intollerabile: “Insisti per il collo­ schiena: “Ricordati che sono morto innocente e quio, digli che è ora che ti facciano parlare con che il mio onore di fronte al mondo è salvo. Non me, ormai sono condannato e possono farlo quei ho fatto nulla di male, muoio proprio da inno­ farabutti” (Ettore Ardigò alla moglie); “Quanto cente” (Giuseppe Bocchiotti, Documento n. 3);

14 P. Malvezzi, G. Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, cit., p. 117. 15 Le impressionanti sequenze fotografiche dell’eccidio sono riprodotte a corredo del saggio di Carlo Gentile, Piazza­ le Loreto 10 agosto 1944. Dai fondi fotografici degli archivi tedeschi, “Italia contemporanea”, 1996, n. 205, pp. 749- 753. 16 P. Malvezzi, G. Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, cit., p. 117. 17 La lettera di Emilio Scarpa alla madre è riprodotta fotograficamente in Umberto Dinelli, Rosso sulla laguna. La guerra partigiano in Venezia e provincia, Udine, Del Bianco, 1970, tavola fuori testo. 18 Trascrizione della lettera di Riva in Mario Avagliano, Gabriele Le Moli, Muoio innocente. Lettere di caduti della Resistenza a Roma, Milano, Mursia, 1999, pp. 144-145. Ultime lettere. Scritti di fucilati e deportati della Resistenza 525

“Voglio morire con l’onore che io sono inno­ da di vendicarmi senza compassione” (Docu­ cente e fatelo sapere a tutti gli amici i parenti mento n. 1). Mario Modotti al figlio: “La spia tutti” (Luigi Rasario). “Come sai non ho fatto che mi mandò alla morte è a Bicinicco perciò rin­ nulla che possa disonorarti, perciò puoi sempre tracciala e vendicami” (Documento n. 8). Espres­ andare a fronte alta senza vergognarti della di­ sioni forti, da inquadrarsi nelle biografie dei tre sgrazia che entrambi ci colpisce”19, raccoman­ partigiani e nelle circostanze della detenzione, da alla moglie Salvatore Petronari, condannato culminata in esecuzioni collettive. Cappettini, a morte dal Tribunale di guerra tedesco e ucci­ torturato nel sesto raggio di San Vittore dalle SS so il 20 gennaio 1944 a Forte Bravetta, Roma, per fargli confessare componenti e basi logisti­ con un altro partigiano comunista. che dei Gap milanesi, verrà fucilato con due suoi L’esasperazione di morire per una decisione compagni l’ultimo giorno del 1943, al poligono arbitraria e ingiusta suscita aspettative di ven­ di tiro della Gagnola, a Milano. Beretta, cattura­ detta, comunicate ai compagni di lotta oppure di­ to a Chiavari (Genova) da alpini della “Monte- rettamente ai familiari. “Cari compagni io muoio rosa”, è processato con rito sommario e fucilato contento perché so che un giorno mi vendiche­ insieme a nove altri partigiani il 3 marzo 1945. rete” (Pompeo Sereno Bergamaschi). “Se hai la Nel carcere di Udine Modotti è percosso con fortuna di uscire digli ai compagni che mi ven­ manganelli, lasciato per ore appeso alla fune, az­ dicano. Ciao salutami E. e digli ai compagni che zannato da cani-poliziotto; verrà fucilato all’al­ morirò da eroe” (Dino Berisso)20; “Farli sapere ba del 9 aprile 1945 con 28 partigiani. e dirli al mio comandante che moriamo da Gari­ Di gran lunga maggiore il numero di quanti baldini io e Pierino; ma di vendicarsi”(Pietro Vit- raccomandano il perdono e la generosità verso tone). La ballata cantata dai partigiani della 5a gli avversari. Tra i tanti esempi: “Vi lascio con Divisione “Giustizia e libertà” in ricordo di Ric­ il desiderio che non si sparga per me altro san­ cardo Gatto, fucilato da un plotone d’esecuzio­ gue italiano” (Noris Bradac Bauder “ai miei com­ ne misto di tedeschi e fascisti, è suggellata dal­ pagni d’arme”)23; “Non ho fatto nulla di male e l’impegno a rivendicarne il sacrificio, con la pu­ perciò muoio senza rimorsi di coscienza, e per­ nizione dei suoi uccisori: “Dio consoli la sua donando colui che è la causa della mia fine” (Pao­ mamma /1 fratelli e parenti che ha / La sua mor­ lo Casanova)24; “Sappi che muoio contento, so te sarà vendicata / Dalla nostra volontà”21. Qual­ di non avere fatto male, ti prego perdona anche che condannato invoca vendetta direttamente dai tu come perdono io, ti raccomando i miei picco­ familiari; Arturo Cappottini alla madre: “Mi rac­ li” (Rosolino Ferrari); “Perdonate se volete es­ comando a te i miei figlioli, baciali tanto per me, sere perdonati; ricevete il male ma non fatelo e come pure Tilde ed istruiscili finché siano buo­ sarete sempre superiori. [...] Io muoio ma senza ni patrioti come lo fui io e che facciano di tutto odio e senza rancore contro nessuno, muoio col per vendicarmi22; Dino Bertetta: “A te caro pa­ buon Dio nel cuore e col dolore di abbandonare dre, tu sai bene quello che devi fare: il mio no­ mia madre”25, raccomanda il venticinquenne An­ me deve essere vendicato. [...] Caro fratello guar­ tonio Gori alla madre e ai fratelli, prima di esse­

19 Trascrizione della lettera di Petronari in M. Avagliano, G. Le Moli, Muoio innocente, cit., pp. 137-138. 20 P. Malvezzi, G. Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, cit., p. 37. 21 Antonio Prearo, Terra ribelle (1943-45), Torino, Tipografia Silvestrelli e Cappelletto, 1948 (ristampa anastatica To­ rino, Claudiana, 1995), p. 259. 22 P. Malvezzi, G. Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, cit., p. 72. 23 P. Malvezzi, G. Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, cit., p. 59 24 P. Malvezzi, G. Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, cit., p. 73. 25 Trascrizione della lettera di Gori in Antonio Mambelli, Diario degli avvenimenti in Forlì e Romagna dal 1939 al 1945, Manduria-Bari-Roma, Lacaita, 2003, pp. 879-880. 526 Mimmo Franzinelli re impiccato a Villa S. Tomé di Forlì il 9 set­ di cui ero amico. Scorsi subito il suo nome sot­ tembre 1944, con altri cinque partigiani; “Ho per­ to una grande testa di Cristo incoronata di spine, donato e perdono tutti quelli che volontariamente probabilmente opera dello stesso. Non so per­ o involontariamente hanno procurato a me que­ ché, ma mi venne istintivo di scrivere subito, sot­ sto estremo passo. Nessuno cerchi né pensi la to il suo nome, il mio. Forse in quel momento vendetta, ma si pensi e si chieda a Dio la rasse­ sentivo che l’avrei seguito”. In attesa della fuci­ gnazione e la pace” (Zosùno Marinelli); “Salu­ lazione Cappellini compone il poema Alla Mi­ ta tutti i miei amici e dì loro che muoio per l’I­ rabella, testimonianza del rapporto di filiazione talia che ho sempre amato al di sopra di ogni par­ ravvisato tra Resistenza e Risorgimento: tito. Desidererei solo che gli Italiani dopo que­ sta guerra formassero un tutto unito, senza stu­ Mirabella, se a tue mura pide lotte intestine che fanno solo il giuoco dei si sciogliesse la favella, quante lacrime, sospiri, nostri nemici. Bisogna costruire e non distrug­ empirebbero questa cella. gere: amare e non odiare. Lavorare per il bene singolo e comune” (Pier Luigi Mazzoletti); “Se [...] vogliamo ricostruire questa Italia per la quale so­ no morti centinaia di giovani e per la quale tan­ Più pel Feudo o d'Asburgo ti altri soffrono come me, dobbiamo perdonare, di torture sei strumento ma pel Duce e l’Alemanno perdonare, perdonare” (Giovanni Venturini). bene servi pel momento. Nelle lettere dei meno giovani, e in particola­ re in quelle degli intellettuali, compaiono riferi­ Se riguardo tue muraglie, menti — più o meno espliciti — al Risorgimen­ quanti nomi vedo scritti, to, in termini attualizzanti, sia per il patriottismo di delitti immuni tutti, sia per lo spirito antitedesco. Un’eredità conte­ sol per patrio amor proscritti. sa, quella risorgimentale, considerato che se il ...E pagaron con la vita partigianato ne ha rivendicato l’eredità (a parti­ che per lor non v’è altra sorte. re dall’intitolazione a Garibaldi delle formazio­ Mirabella, qual destino, ni filocomuniste) la Rsi si è richiamata a Mazzi­ sei vestibol della morte!27 ni e alla Repubblica romana del 1849, sia pure nell’imbarazzo di trovarsi a fianco dei tedeschi26. Il poema rispecchia i valori e la cultura del suo Il comandante delle Fiamme verdi della media autore, maestro elementare che a inizio anno sco­ Valcamonica, Giacomo Cappellini, è rinchiuso lastico 1943-1944 non prende servizio per evi­ nel torrione “La Mirabella” del Castello di Bre­ tare compromissioni col governo collaborazio­ scia, già prigione di martiri del Risorgimento e nista e costituisce una banda partigiana di ma­ della Resistenza: “Nella stessa torre fu ospite Ti­ trice patriottica. Cappellini, ammiratore dei mar­ to Speri; nella stessa cella, fra i molti ribelli, il tiri del Risorgimento, si colloca scientemente Colonnello Lorenzini [fucilato dai fascisti, ndr.] nel solco del loro insegnamento. Egli ha assi­

26 Sulla rottura dell’unità della tradizione risorgimentale quale strumento della nazionalizzazione delle masse si veda quanto scrive Claudio Pavone in Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza, Torino, Bollati Bo- ringhieri, 1991, p. 265. Sull’uso del Risorgimento come arma di lotta politica da parte della Rsi e della Resistenza cfr. rispettivamente Giuseppe Parlato, Il mito del Risorgimento e la sinistra fascista e Angelo Varai, Il secondo Risorgi­ mento, in II mito del Risorgimento nell’Italia unita, Milano, Edizioni Comune di Milano - Amici del Museo del Ri­ sorgimento, 1995, pp. 271-276 e 535-543. 27 Riproduzione fotografica dell’originale (foglio di protocollo a righe, scritto a penna) in Giacomo Cappellini, “Alla Mirabella”. Lettere dal carcere (Castello di Brescia, febbraio-marzo 1945), a cura di Giacomo Cappellini jr. e Mim­ mo Franzinelli, Brescia, Grafo, 2003, pp. 69-70. Ultime lettere. Scritti di fucilati e deportati della Resistenza 527 milato le lettere dei patrioti fucilati e impiccati pagni morti. Adesso andrò con loro. Doveva fi­ dagli austriaci, i cui echi risuonano negli scritti nire così” (Valerio Bavassano)31. L’atto di di­ dal carcere: “Amate tanto la Patria, questa no­ sobbedienza ha significato—per chi è stato edu­ stra Patria tanto disgraziata, e senza odio accet­ cato nel mito della subordinazione e nell’ac­ tate il sacrificio di vostro fratello”28. Il suo pre­ quiescenza supina alle gerarchie — la scoperta cursore Tito Speri aveva scritto: “Altro non mi del libero arbitrio, il primo gesto di autonomia, resta a desiderare sulla terra, fuorché la quiete la libertà conquistata brano a brano. di tutto il Paese; la pace universalmente stabili­ ta. [...] Io ho perdonato a tutti, ed in compenso ho chiesto perdono a tutti coloro che per av­ Giustizia sommaria, rappresaglia, plotone ventura avessi offeso. Io non vado alla forca, ma d’esecuzione bensì alle nozze”29. La metafora nuziale deli­ neata dal patriota bresciano ritorna negli epi­ Cadere con l’arma in pugno, fronte a fronte col stolari partigiani: “Il mio ultimo desiderio che nemico, è sorte — se non invidiabile — pre­ vi esprimo è di farvi coraggio e di non piange­ ventivata e “accettabile”, vantata quale titolo di re; se voi mi vedeste in questo momento sem­ merito dai superiori e dai cappellani militari. La bra che io vada a uno sposalizio, dunque su co­ morte in combattimento è un rischio messo in raggio, combattete per una idea sola, Italia libe­ conto dal soldato, controbilanciato dalla consa­ ra”, scrive agli “amici cari” il meccanico ven­ pevolezza che nel dopoguerra la comunità na­ tunenne Amerigo Duo, fucilato il 23 gennaio zionale onorerà il ricordo del caduto e i suoi fa­ 1945 al poligono del Martinetto (Torino) da un miliari ne andranno orgogliosi. Per molti parti­ plotone della Gnr con dieci altri partigiani30. giani la morte si manifesterà in forma subdola e Chi ha militato nella Resistenza lo ha fatto crudele, dopo torture umilianti, col prelievo dal nella consapevolezza di violare le regole e di carcere e la raffica alla schiena. Considerati/uo- porsi con ciò stesso nella condizione di “ribel­ ri legge e banditi (così li definisce la stampa del­ le”. Giunti al momento estremo, molti partigia­ la Rsi, mentre in documenti di carattere interno ni chiedono perdono ai familiari della disobbe­ compare l’espressione “partigiani”)32, in caso di dienza che li ha portati davanti al plotone d’e­ cattura non beneficiano della Convenzione di secuzione. “Perdonatemi se sono la colpa di que­ Ginevra, che garantisce ai prigionieri di guerra sto grande dolore, ma sappiate, babbo, mamma il trattamento concesso ai belligeranti e li sot­ carissima, che il vostro figlio, e voi Virgilio, Ma- trae alla fucilazione. telda, Augusto, che il vostro Orazio è morto da È sempre difficile intuire lo stato d’animo di cristiano e da buon italiano” (Orazio Barbero). un condannato a morte, particolarmente a de­ “Ho voluto seguire la mia idea e adesso mi do­ cenni di distanza da un conflitto che ha intrec­ mando se di fronte a te avevo il diritto di farlo. ciato le pulsioni della lotta di liberazione nazio­ Perdonami, mammina, se ti cagiono questo gran­ nale con le passioni della guerra civile. Il distacco de dolore. Ti avevo pur detto che mi sembrava prospettico favorisce la ricostruzione storica, ma poco naturale restar vivo solo io fra tanti com­ ci rende aliene mentalità e motivazioni di chi nel

28 Giacomo Cappellini ai fratelli, dal carcere, senza data (in Id., “Alla Mirabella”, cit., p. 74). 29 Tito Speri all’amico Cavalletto, 2 marzo 1853 (Lettere di patrioti italiani del Risorgimento, a cura di Giuseppe Amo­ roso, Bologna, Capelli, 1971, p. 189). 30 P. Malvezzi, G. Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, cit., p. 99. 31 P. Malvezzi, G. Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, cit., p. 24. 32 “Con l’arrivo e il transito delle truppe tedesche, l’attività ‘partigiana’ ha assunto una nuova fase”: così nel “Noti­ ziario del Comando generale della Gnr”, 12 settembre 1944, foglio 2 (Archivio della Fondazione Micheletti, Notizia­ ri giornalieri della Guardia nazionale repubblicana). 528 Mimmo Franzinelli

1943-1945 aveva venti o trent’anni. Trovarsi sunti senza intima convinzione. Uno dei rari ca­ sbattuti al muro, incalzati dagli eventi e dallo si di disconoscimento delle ragioni di lotta com­ scorrere del tempo misurato a ore quando non a pare nello scritto del panettiere genovese Luigi minuti, determina l’insorgere di un tumulto dei Achille Riva che, invocato il perdono materno, sentimenti e l’accavallarsi dei ricordi, fa guar­ si discolpa: “Se o fatto questo non e colpa mia dare con occhi nuovi ai compagni di sventura, ma di quella gentalia che mi e venuto atomo a suscita — a seconda della sensibilità e del carat­ confodermi”; la vicenda è più dolorosa di quan­ tere — spirito di gruppo o propensione all’iso­ to il giovane immagini; la madre, informata del­ lamento. Esorta alla condivisione del lutto il di­ l’arresto dal capo dell’ufficio politico investi­ ciottenne Paolo Steffanino, fucilato con altri ot­ gativo, col preannunzio della fucilazione, si è sui­ to giovani ribelli: “Fatevi coraggio l’una con l’al­ cidata. Anche Federico Vinelli, fucilato insieme tra. Siete otto mamme che avete questo dolore”; a Riva, esprime pentimento; differentemente dal stessa raccomandazione perviene alla madre del- compagno, egli si assume la responsabilità del­ l’adolescente Evandro Crippa: “Siamo fucilati in le proprie azioni: “Carissimi genitori, malgrado tre io, Carmelo e Giorgio. Pregate per tutti tre” contro ogni vostra volontà e contro ogni buon in­ (Documento n. 4). Il ventunenne Guido Target- segnamento per fare di me un buon italiano ho ti stila il messaggio d’addio, poi ha un ripensa­ voluto agire di mia volontà ed ho sbagliato, pur­ mento e aggiunge: “Qui si trova anche Aleandro troppo devo pagare con la mia stessa vita”. Moriamo in sieme a lui Avetelo per Fratello”. I processi, quando vengono celebrati, si svol­ Talvolta in calce alla lettera si aggiungono, in se­ gono in modo sbrigativo e senza garanzie di di­ gno di solidarietà, i nomi dei compagni di sven­ fesa. Le lettere scritte in punto di morte denun­ tura. La tragedia individuale si stempera a volte ciano ingiustizia e spietatezza dei tribunali spe­ nella generale temperie e il raffronto la ridimen­ ciali fascisti e tedeschi. Il ventunenne France­ siona, come spiega alla madre il ventunenne con­ sco Franchi, giudicato dal Tribunale di guerra tadino Attilio Basso, prima di essere fucilato il germanico di Brescia il 2 dicembre 1943: “Og­ 28 luglio 1944 a Venezia con una dozzina di com­ gi ò avuto il processo, e nonostante le mie pro­ pagni, come rappresaglia per l’attentato contro teste a quanto mi incolpavano non valsero a scon­ la sede fascista di Ca’ Giustinian: “Mamma! Mi giurare la pena da loro già prefissa ancora pri­ chiedi come sto, io sto bene, a pensando al mon­ ma di interrogarmi. Dovevano trovare una scu­ do avverso, a chi sofre più di me: a pensando a sa per giustificare la pena e l’anno trovata ac­ questo mondo di rovina, di desolazione: a quel cusandomi come bandito”. Il trentaduenne Giu­ sangue sparso in tutta la terra del mondo. Avedo lio Biglieri, bibliotecario di Novara, sottoposto soldati insanguinati per la miseria della patria, il 2-3 aprile 1944 al giudizio del Tribunale spe­ mariti torturati, ogi infelici, mamme angosciate ciale per la difesa dello Stato: “Un cumulo di da pianto per la sorte dei loro figli, amalati feri­ circostanze mi ha travolto. Giuridicamente par­ ti senza speranza, famiglie schiave disfatte dal­ lando è una ignominia: ma di ciò diranno dopo la rovina della guerra, uomini schiavi disfatti dal- gli uomini”34. Il ventunenne Giovanni Mambri- l’avoro, stritulati dalla società”33. ni contesta la procedura con cui il 19 aprile 1944 L’isolamento nel proprio dolore può accom­ il Tribunale straordinario militare infligge a lui pagnarsi alla terribile scoperta di essersi fatti tra­ e a un gruppo di coimputati la pena capitale per viare da amici e conoscenti, col rammarico di pa­ diserzione, favoreggiamento ai partigiani e inos­ gare un prezzo eccessivo per comportamenti as­ servanza al coprifuoco: “La nostra sentenza al

33 La lettera di Basso è conservata in trascrizione dattiloscritta nel Fondo Piero Malvezzi, presso l’Archivio dell’isti­ tuto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia (d’ora in poi INSMLI), a Milano. 34 P. Malvezzi, G. Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, city p. 47. Ultime lettere. Scritti di fucilati e deportati della Resistenza 529 tribunale ossia il processo è durato forse 20 mi­ pire i responsabili, decideva di fucilare in base nuti”35. Il diciottenne Giovanni Mecca Ferro- alla gravità degli attentati un certo numero di glia, condannato dal Tribunale speciale di Tori­ banditi, già in stato di arresto”37. no il 7 ottobre 1944 per appartenenza alle for­ Alla “produttività” delle esecuzioni dimo­ mazioni garibaldine: “Il mio destino è stato que­ strative di prigionieri non credono gli stessi fa­ sto: mi hanno denunciato al Tribunale più schifo­ scisti, come dimostra il commento all’impicca­ so che esista: ti narro un po’ il processo. Mi por­ gione di cinque partigiani torinesi (uno dei qua­ tarono via dalle carceri legato come un delin­ li, Guglielmo Jervis, incluso nelle Ultime lette­ quente, sbattendomi sul banco degli accusati. I re), a inizio agosto 1944: giudici sono tutti assassini e delinquenti: non mi hanno nemmeno fatto parlare. Chiesero la mia Questi provvedimenti di estremo rigore, sebbene giu­ condanna a morte col sorriso sulle labbra ed han­ stificati da supreme ragioni d’interesse bellico, vanno suscitando nelle popolazioni, assieme ad un senso di no pronunciato la mia condanna ridendo sguaia­ terrore e di panico, un profondo sdegno e un contenu­ tamente come se avessero assistito ad una rap­ to odio verso l’elemento militare germanico e anche presentazione comica”36. verso le forze armate repubblicane che ne vengono ac­ I prigionieri politici sono ostaggi alla mercé comunate nelle stesse responsabilità. Contro il senti­ di eventi imponderabili: l’attuazione di un colpo mento popolare urta, soprattutto, il metodo di esecu­ di mano, l’attentato in una zona piuttosto che in zione con la forca che ha dato luogo in questi giorni a critiche ed apprezzamenti particolarmente severi sul un’altra. Le esecuzioni capitali riguardano spes­ trattamento delle autorità germaniche verso il popolo so partigiani prelevati dal carcere e fucilati per italiano, nonostante le rinnovate attestazioni di amici­ un atto cui essi sono sicuramente estranei, tro­ zia e di alleanza38. vandosi imprigionati nel momento dell’attacco a personaggi o a strutture nazifasciste. Accade di In più circostanze sono i tedeschi a stabilire, ol­ frequente che la rappresaglia piombi inaspettata tre alle modalità della rappresaglia, l’eventuale e improvvisa su chi si aspetta la liberazione. Dif­ divulgazione della notizia della fucilazione; ficile, oggi, immaginare gli effetti di tale notizia, giornali e bollettini della Rsi debbono rigorosa­ destinata a concretizzarsi in tempi rapidi. mente attenersi alle disposizioni impartite dal­ Numerose persone di cui si trascrivono qui l’alleato-occupante. La riprova della subalter­ gli estremi messaggi sono state uccise in attua­ nità si ha nel promemoria diramato a metà no­ zione della legge del taglione moltiplicata per vembre 1944 per il capo di Stato Maggiore del­ cinque o per dieci. La tipica dinamica della fu­ le forze armate repubblicane: cilazione di prigionieri è illustrata da un’infor­ mativa redatta dalla Gnr per il duce: “In segui­ Il Censore germanico ha dato le seguenti disposizioni to alla recrudescenza di atti di sabotaggio con­ stampa: “Trattando del banditismo nell’Italia Settentrionale ci tro opere d’arte e impianti delle linee ferrovia­ si attenga ai seguenti principi. [...] Le misure repres­ rie, compiuti da fuori legge che infestano varie sive prese nei confronti delle bande sono efficaci di zone della provincia di Cuneo, il Comando ger­ per se stesse, contro coloro per i quali vengono adot­ manico, vista l’impossibilità di rintracciare e col­ tate, senza bisogno di pubblicazione sulla stampa. In

35 P. Malvezzi, G. Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, cit., p. 176. 36 P. Malvezzi, G. Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, cit., p. 198. 37 “Notiziario della Gnr - Situazione politica della provincia di Cuneo”, 31 novembre 1944, foglio 16. Quale fonte d’e­ poca per la contestualizzazione degli epistolari si è tenuto particolare conto dei Notiziari stilati dal Comando generale del­ la Guardia nazionale repubblicana per il duce e per i vertici politico-militari di Salò, rivelatori di valutazioni non desti­ nate alla divulgazione e proprio per questo contenenti verità amare, frammiste a notizie di routine o di sapore propagan­ distico. I Notiziari sono conservati presso l’Archivio della Fondazione Luigi Micheletti, a Brescia (d’ora innanzi AFM). 38 AFM, “Promemoria per il Comandante Generale della Gnr - Ufficio I - Sezione Situazione”, 8 agosto 1944. 530 Mimmo Franzinelli casi opportuni, si può dare notizia circa la condanna nitori dei renitenti erano sottoposti a vessazioni degli appartenenti a bande e l’esecuzione della sen­ di ogni tipo). La Rsi adotta misure punitive esem­ tenza. Non si deve invece più parlare, per l’avvenire, plari. Dal rituale con cui si procede alla fucila­ di banditi passati per le armi, di case incendiate per zione del renitente Ottorino Quiti (“Caro babbo rappresaglia, ecc. Insistere sul carattere legale delle rappresaglie. [...] Nella lotta contro il banditismo de­ come avevo già deciso di ripresentarmi il gior­ gli italiani combattono contro i loro connazionali. Si no 13 e destino volle che venissi preso il giorno tratta di una lotta interna la quale — di fronte alla pres­ 12 e non è stato riconosciuto niente”) e del suo sione esercitata dal nemico esterno—deve essere esau­ amico Guido Targetti, con altri tre giovani, su rita senza darle troppo rilievo sulla stampa. [...] ordine del Tribunale militare di Firenze, traspa­ La disposizione finora vigente, secondo la quale si do­ re l’ossessione per l’inosservanza dei bandi di veva riferire circa episodi di banditismo soltanto in connessione alle azioni di rappresaglia, è abrogata”39. reclutamento. L’uccisione dei cinque renitenti si trasforma in un allucinato laboratorio pedago­ I rapporti redatti dal Comando della Gnr per Mus­ gico per centinaia di reclute, costrette ad assi­ solini ammettono l’isolamento del fascismo di­ stere allo “spettacolo” per imprimersi nella men­ nanzi a un’opinione pubblica simpatizzante per te i risultati della disobbedienza41. i ribelli: “gruppi di banditi passano per veri rap­ Le lettere dei disertori mostrano talvolta una presentanti del patriottismo italiano”, è l’illumi­ dignità ammirevole, nonostante l’apparato mi­ nante considerazione dell’ottobre 1944 sulla si­ litare li sottoponga a procedure umilianti. “Io tuazione della provincia di Treviso. Le esecu­ muoio tranquillo, solo m’addolora il pensiero zioni capitali accrescono l’impopolarità della del grande dolore che lascerò in tutti Voi”, scri­ Rsi, commentata con spiegazioni autoconsola­ ve al padre il muratore ventenne Alessandro San- torie che confermano il carattere minoritario e ti­ tagostino, un istante prima di essere fucilato con rannico del fascismo repubblicano, percepito dal­ un amico col quale ha abbandonato i ranghi del­ la cittadinanza essenzialmente come collabora­ la Divisione alpina “Monterosa”. “Sono con­ zionismo: “Le azioni di rappresaglia sono causa vinto di morire per una giusta causa, vedrai che di grave apprensione ed aumentano nella mag­ il mio sacrificio non sarà vano. Muoio conten­ gior parte della popolazione l’avversione per le to di avere tutto dato per questa nostra Italia. Sii Forze Armate italo-germaniche e ciò perché la forte, Mamma, sii forte come lo è stato il tuo An­ massa non tiene conto delle gesta criminose dei tonio. Spero che nell’al di là ci sia quella pace fuori legge, mentre trova parole di biasimo per tanto desiderata e un giorno quando felici ci po­ le misure repressive adottate a tale riguardo”40. tremo ritrovare sarà per sempre, per l’eternità”42, Le misure repressive colpiscono — oltre ai scrive Antonio Giuffrida, fucilato ad Arena dai partigiani — renitenti e disertori, gli uni saliti in suoi ex camerati della Decima Mas, la sera del montagna in quanto contravventori ai bandi di 5 dicembre 1944. La diserzione, tratto caratte­ leva, gli altri transfughi dall’esercito fascista per­ rizzante dell’esercito di Oraziani, è uno snodo ché indisponibili a rendersi strumento di op­ ineludibile per l’analisi della situazione politi­ pressione, o più semplicemente perché stanchi co-militare della Rsi; oltre a indebolirne in mi­ della vita militare cui si erano adattati per evi­ sura notevole l’apparato militare, essa apporta tare ritorsioni sulle famiglie (in caso di manca­ uomini e armi alle bande partigiane. Tra i mol­ ta presentazione ai bandi di arruolamento, i ge­ teplici fattori sfociati nell’abbandono dei ranghi

39 AFM, “Promemoria per il Comandante Generale della Gnr - Ufficio I - Sezione Situazione”, 15 settembre 1944 f 48-50. 40 AFM, “Notiziario della Gnr - Situazione politica della provincia di Treviso”, 5 ottobre 1944, f. 1. 41 Si veda, nelle Ultime lettere, la cronaca dell’esecuzione capitale di Quiti e di Targetti. 42 Trascrizione della lettera di Giuffrida in Enrico Massara, Antologia dell’antifascismo e della Resistenza novarese, Novara, Grafica Novarese, 1984, pp. 444-445. Ultime lettere. Scritti di fucilati e deportati della Resistenza 531 vi è la coazione del reclutamento: quanti giova­ A inizio settembre 1944 i disertori dalla”San ni si recarono al distretto militare sotto il ricat­ Marco” risultano 2.428 (inclusi 60 “recuperati” to delle ritorsioni contro i familiari? Ordinanze e 10 fucilati); il dato — già di per sé impres­ affisse sui muri di città e villaggi minacciano sionante — è inferiore alla realtà, poiché, come l’arresto e la deportazione “di tutti i congiunti si apprende dalle valutazioni del Comando del­ maschi, dai 15 ai 65 anni, di renitenti, disertori la Divisione, “nei bollettini dell'Armata sono e banditi”, con la confisca dei beni. Quanti sol­ indicati solo gli allontanamenti dai reparti schie­ dati e ufficiali internati in Germania dopo 1’8 rati in posizione e non quelli dei militari che settembre confluiscono nelle forze armate fa­ hanno disertato mentre si trovavano lontano dal­ sciste per togliersi da una prigionia dolorosa? Il la Divisione”44. La storiografia ha trascurato giovane che subisce l’arruolamento per evitare questo aspetto della vita militare, preannunzia­ punizioni ai genitori e l’internato militare che si to d’altronde dal dilagare della renitenza, che piega alla forza maggiore considerano la diser­ contagia la stragrande maggioranza degli ap­ zione come la riappropriazione del proprio de­ partenenti alle classi di leva comprese tra il 1916 stino, la sottrazione a un compito accettato mal­ e il 1924. Il 18 febbraio 1944 un decreto ema­ volentieri e in stato di bisogno. Si aggiunga a nato da Mussolini prevede la morte per renitenti ciò l’intensa opera dispiegata dai partigiani per e disertori: incentivare l’esodo dalle formazioni armate di Salò. I rapporti informativi per i vertici delle for­ Gli iscritti di leva arruolati ed i militari in congedo che ze armate accreditano un’ingovernabilità diffu­ durante lo stato di guerra e senza giustificato motivo non si presenteranno alle armi nei due giorni succes­ sa, con reparti in via di disgregazione. Le Divi­ sivi a quello prefisso, e quelli che dopo essersi rego­ sioni allestite in Germania nella primavera del larmente presentati si assenteranno arbitrariamente dal 1944 subiscono le prime perdite durante il tra­ reparto, saranno considerati disertori di fronte al ne­ sferimento in Italia: nel viaggio disertano circa mico, ai sensi dell’art. 144 Codice penale militare e 300 componenti della “Monterosa” e 130 della puniti con la morte mediante fucilazione al petto. “San Marco”; il fenomeno si moltiplica quando La stessa pena sarà applicata ai militari che essendo in servizio alle armi si allontaneranno senza autorizza­ i reparti — invece di essere inviati al fronte — zione dal reparto restando assenti per un giorno, non­ vengono impiegati in funzione antipartigiana: ché ai militari che essendo in servizio alle armi e tro­ vandosi legittimamente assenti non si presenteranno Molti elementi della “Monte Rosa” continuano a defe­ senza giusto motivo nei due giorni successivi a quel­ zionare. È recente un passaggio ai banditi con tutte le lo prefissato45. armi e le salmerie di un reparto di 40 alpini. [...] La Di­ visione “S. Marco” finora ha avuto circa 800 disertori. In assenza di studi soddisfacenti, “tutto ciò che Le defezioni verificatesi riguardano nella maggior par­ si può dire con sufficiente fondamento è che nel­ te elementi venuti alla Divisione attraverso i campi di concentramento o quali complementi della Divisione la renitenza e nella diserzione dall’esercito di “Littorio”. Un plotone del Battaglione Arditi è stato pre­ Oraziani la resistenza armata trova la sua base levato dai banditi senza colpo ferire43. di massa, e che la maggioranza dei renitenti non

43 AFM, “Promemoria per il Sottosegretario delle Forze Armate - Ufficio I - Sezione Situazione”, 22 ottobre 1944. 44 “Nota” allegata allo “Specchio delle diserzioni presso le Divisioni ‘Monterosa’ e ‘San Marco’ a tutto il 4 settembre 1944”, riproduzione fotografica in Pieramedeo Baldrati (a cura di), San Marco... San Marco... Storia di una Divisio­ ne, voi. II, Milano, Associazione Divisione Fanteria di Marina “San Marco”, 1989, p. 850. 45 Decreto legislativo del duce 18 febbraio 1944, n. 30, pubblicato sulla “Gazzetta Ufficiale” del 21 febbraio 1944, n. 42. Sui provvedimenti legislativi contro renitenti e disertori cfr. Verbali del Consiglio dei ministri della Repubblica so­ ciale italiana, edizione critica a cura di Francesca Romana Scardaccione, Roma, Archivio centrale dello Stato, 2002, pp. 294, 303, 358, 372,422, 508. 532 Mimmo Franzinelli diviene partigiana. Molti dei renitenti che en­ rimasto incompiuto: “No, non mi pare proficuo trano in una banda partigiana non vi resteranno che tu scriva al Cappellano. Nella biografia sarà per sempre”46. sufficiente dire: ‘Costretti ad arruolarsi in un or­ La memorialistica filofascista — sulla scia di gano delle SS, tenta di fuggire per raggiungere Giorgio Pisano — ignora o al più minimizza il una formazione partigiana. Catturato ecc.’”48. fenomeno, spia dell ’ intrinseca fragilità della Rsi Tra i fucilati inclusi nella prima sezione del­ nonché dell’attrattiva esercitata dal movimento le Ultime lettere sono stati condannati per di­ resistenziale. Nel dopoguerra gli studiosi anti­ serzione Renato Giusti, Vittorio Grasso Caprio­ fascisti hanno sorvolato sulla questione delle di­ li (Documento n. 7), Rino Gualandi, Mario Mar- serzioni, probabilmente timorosi di macchiare veggio e Alessandro Santagostino. Tra le situa­ molte biografie di partigiani. Il profilo biogra­ zioni indefinite, per le quali è ipotizzabile un fico del diciassettenne napoletano Paolo Loma- analogo iter, spicca quella del capitano Luigi sto incluso nelle Lettere di condannati a morte Mazzoletti, condannato a morte da un tribunale della Resistenza italiana curate da Malvezzi e militare tedesco in quanto intenzionato a “far Pirelli riporta: “Non si conoscono le circostan­ passare la intera sua compagnia alle bande par­ ze per le quali si trovò a unirsi alle formazioni tigiane”49. Tra i disertori passati stabilmente coi partigiane operanti nella zona di Pinerolo (To­ partigiani (dato non sempre di agevole verifica) rino). Arrestato alla fine del maggio 1944 a Po- vi sono Arturo Arosio, Francesco Caselli, Josef nelemina (Pinerolo). Fucilato dalle SS italiane Cursot e Walter Del Carpio. il 26 giugno 1944”. In realtà le informazioni ri­ Le ultime lettere sono talvolta integrate da cevute da Pinerolo indicavano che il ragazzo era documentazione d’epoca sulle dinamiche delle stato “giustiziato” con Floriano Oddino e Italo fucilazioni: verbali di esecuzione delle senten­ Zinara: “I tre giovani, dipendenti dalle SS, ave­ ze, resoconti di sacerdoti incaricati dell’assi­ vano tentato di passare tra i Partigiani; da ciò la stenza religiosa50, deposizioni di soldati e/o par­ loro fucilazione. Non si potè sapere molto, per­ tigiani che hanno assistito agli eventi, fonti pre­ ché i Tedeschi non erano abituati a far conosce­ ziose per la ricostruzione del contesto di cui la re le loro vicende. Forse può darsi che il Parro­ lettera del condannato indica il versante sog­ co ricordi qualche cosa di più”47. Il Comando gettivo. Qualche condannato è stato graziato in tedesco di Pinerolo, dopo aver fatto fucilare i tre extremis e separato dai compagni appena prima giovani, informato della loro sepoltura nel set­ della raffica fatale oppure, caduto nel mucchio tore del cimitero riservato ai militari ne aveva dei cadaveri e lasciato per morto, è miracolosa­ ordinato la traslazione “in campo comune”. Un mente sopravvissuto51. Un partigiano graziato appunto di Giovanni Pirelli per Piero Malvezzi descrive la rappresaglia attuata il 17 marzo 1944 esclude ulteriori ricerche e abbozza un profilo a Valmozzola (La Spezia) dalla Decima Mas:

46 Santo Peli, La Resistenza in Italia. Storia e critica, Torino, Einaudi, 2004, p. 227. 47 Ufficio di stato civile della città di Pinerolo, informazioni sul Caduto partigiano Paolo Lomasto, sd. [ma ottobre 1955], in INSMLI, Fondo Piero Malvezzi, b. 1. 48 Appunto siglato “G” in calce al documento indicato nella nota precedente. 49 Così Giusto Perretta, in Un accenno con intelletto d’amore (Como, Istituto comasco per la storia del movimento di liberazione, 1990, p. 46), senza però indicare le fonti della versione fornita. 50 In riferimento all’assistenza religiosa ai fucilati cfr. Padre Ruggero [Cipolla], 1 miei condannati a morte, Torino, Sa- tet, 1945 [nuova ed. Torino, Il Punto, 1998]; Don Giuseppe Marabotto, Un prete in galera, Torino, se., 1947; Sac. Ma­ rio Nasalli Rocca, Accanto ai condannati a morte, Roma, Tipografia Poliglotta Vaticana, 1966; Nuto Revelli, // prete giusto [don Raimondo Viale], Torino, Einaudi, 1998, pp. 55-65. 51 II volume di Orazio Barbieri I sopravvissuti (Milano, Feltrinelli, 1972) è costruito con le testimonianze di 17 parti­ giani messi al muro da fascisti o da tedeschi e sfuggiti alla morte in circostanze rocambolesche. Ultime lettere. Scritti di fucilati e deportati della Resistenza 533

Era stato deciso di fucilarci tra i binari della stazione, re, per la vittoria. Siamo decisi a difenderci e pu­ ma per l’intervento del capostazione ci tradussero in nire chiunque tenti di turbarci nel nostro com­ una collinetta adiacente. Durante il breve percorso dal­ pito. La Xa non si tocca”53. In questo caso la la stazione alla collinetta a ciascuno di noi il cappel­ lano consegnò un bigliettino sul quale era scritto a ma­ morte è somministrata sul luogo dell’azione tita il nostro nome e cognome. Il Mosti con ira lo gettò guerrigliera. In altre circostanze le fucilazioni a terra dicendo: “Cosa ne faccio!”. Il Cheirasco inter­ avvengono nei poligoni di tiro a segno cittadi­ venne invitando i compagni a riporlo in tasca poiché ni; tristemente famosi quelli di Torino (Marti­ sarebbe servito certamente per il riconoscimento (co­ netto)54, di Brescia (Mompiano), di Bologna me effettivamente avvenne). (Borgo Panigaie) e di Firenze (Cascine); a Ro­ Ci fecero schierare con la schiena rivolta al picchetto ma il luogo designato per l’attuazione delle pe­ di esecuzione, ed il cappellano ci somministrò l’olio santo. Non volevamo essere considerati traditori e chie­ ne capitali è Forte Brevetta55. Le rappresaglie demmo di essere fucilati al petto, e ci venne conces­ prediligono le zone a forte radicamento parti­ so. Tutto era già pronto e come convenuto i miei com­ giano, per ammaestrare le popolazioni pagni ad una voce dichiararono che io ero stato coer- A Valmozzola, come in numerose altre situa­ cito e che dovevo essere salvato. zioni, ai morituri non è concesso l’ultimo salu­ L’ufficiale del picchetto di esecuzione, tenente Detto- to ai familiari. Non si tratta di un caso isolato, ni, riferì al tenente colonnello Cerina, il quale diede ordine di uscire dalla fila e mi comunicò che per me bensì di una prassi largamente diffusa, di cui ri­ la sentenza di morte era sospesa. porta un esempio, a fine estate 1944, il foglio In quel momento tragico il Chierasco, sereno come partigiano “Il Ribelle”: sempre, si tolse la sciarpa di lana a quadri di colore rosso e nero che aveva al collo e rivolto verso il pic­ Il giorno 16 settembre alle ore 6.30 sono stati fucilati chetto di esecuzione gridò: “Questa al tiratore che mi­ nel maneggio del 30° Artiglieria di Brescia: ra diritto!” e porse il petto ai mitragliatori fratricidi. Secchi Giovanni (Tita) Un grido di “Viva l’Italia” e quindi la scarica ordina­ Ragano Luigi ta dall’ufficiale52. Maglia Paolo Albertini Pietro Pochi giorni prima, nello stesso luogo, due uf­ Bellardini Emilio La Corte Santo ficiali fascisti di scorta a un treno che trasporta­ Non fu concessa assistenza religiosa né fu data la pos­ va prigionieri erano caduti durante l’assalto al sibilità di esprimere le ultime volontà. I cadaveri del­ convoglio; di qui la rappresaglia, nella misura le vittime venivano poi gettati, senza cassa, nella fos­ di cinque ribelli per un militare della Rsi. Le fu­ sa comune del cimitero56. cilazione alla schiena sono pubblicizzate da un manifesto murale: LaXa non lascia invendicati Sono divieti crudeli, che alimentano l’odio tra i suoi caduti-, la vendetta è spiegata con fraseo­ italiani e preparano la resa dei conti finale, con logia patriottica cara agli uomini di Junio Vale­ sanguinose vendette protrattesi dopo la conclu­ rio Borghese: “Noi non vogliamo lo spargimento sione della guerra. di sangue Italiano, nostra unica meta, nostro uni­ Bisogna dunque leggere queste missive nel­ co scopo sono di batterci per l’Italia, per l’ono­ la consapevolezza dei messaggi che centinaia di

52 Mario Galeazzi, Ricordo e testimonianza di un graziato, in I fatti della Valmozzola 13-17 marzo 1944, La Spezia, Istituto storico della Resistenza, 1974, p. 68 (relazione del 15 luglio 1946). 53 Riproduzione fotografica del manifesto — firmato dal comandante di fregata Luigi Corallo — a p. 93 del volume di Galeazzi sopra citato. 54 Cfr. Valdo Fusi, Fiori rossi al Martinetto. Il processo di Torino aprile 1944, Milano, Mursia, 1968 e Luciano Boc- calatte (a cura di), Martinetto, Torino, Museo diffuso della Resistenza, 2004. 55 Cfr. Augusto Pompeo (a cura di), Forte Bravetta 1932-1945. Storie memorie territorio, Roma, XVI Circoscrizione, 2000. 56 Corsivo privo di titolo, “Il Ribelle” [Brescia], 24 settembre 1944. 534 Mimmo Franzinelli

partigiani non poterono scrivere, pur desideran­ I due più giovani accolsero con spirito veramente cri­ dolo. Esistono in compenso importanti testimo­ stiano il pensiero della morte vicina, ma il Trentini, già nianze dirette sulle espressioni di commiato dei valoroso combattente in Grecia, era in preda a un ner­ condannati a morte. 11 ricordo di Giulia Orioli, vosismo estremo che non gli permetteva di pronunziare parole. Infine, però, anche in lui le mie parole trovaro­ infermiera del distaccamento “Peter” dei gari­ no un terreno mite e fecondo; il pensiero di raggiunge­ baldini liguri, catturati il 29 agosto 1944 dalla re tra brevi istanti Tanima diletta del genitore, morto po­ XXXI Brigata nera “Silvio Parodi”: chi giorni prima, e di trovare in Cielo la ricompensa a tante inumane sofferenze, gli ridettero una certa forza. Con voce rauca il capo di quei briganti, Gibelli, disse Imbruniva: il tempo concessomi era terminato. Fu da­ che ci doveva fucilare. Intervenne allora Pratesi, di­ to l’ordine di legare le mani dietro il dorso ai tre giu- cendo che era meglio portare a Genova “Olga” [Tecla stiziandi e di accompagnarli di fronte, sul prato adia­ Lombardo], “Repubblica” e me per interrogarci. Fum­ cente al tennis. Rimasi ad essi vicino sino all’ultimo mo così distaccate dai feriti una ventina di passi, poi istante e, quando già il plotone d’esecuzione (compo­ Gibelli chiese ai feriti se avevano qualcosa da dire. sto da una dozzina di allievi ufficiali paracadutisti in “Vorremmo scrivere qualche parola ai nostri genitori” tenuta mimetizzata) schierato in linea si disponeva a disse “Kikirikì” [Giuseppe Arzani]. “Non abbiamo puntare i mitra contro le tre giovani schiene, una vo­ tempo da perdere” rispose Gibelli. ce si elevò, straziante, a richiamarmi: “Cappellano... Allora “Kikirikì” mi chiamò; mi pregò di non dire a cappellano!”. Era il Trentini. Pregai i militi di conce­ sua mamma che era stato fucilato, ma che era morto dermi ancora qualche istante e mi portai nello spazio in seguito a ferite riportate combattendo e che era ras­ erboso dove i tre giovani attendevano la ingiusta e fra­ segnato a morire. Mi allontanarono subito. tricida morte. E fu sotto il tiro dei mitra che ascoltai le “Cencio”, il polacco, cercò di alzarsi da terra e gridò: ultime raccomandazioni del poveretto, tormentato dal “Non voglio morire!”, ma fu ributtato a terra. Gli altri pensiero del tenero nipotino e della giovane moglie. Il non si mossero e guardavano fissi i fascisti. “Kikirikì” commissario, accorso con me, promise di concerto che gridò: “Vigliacchi, uccideteci!”. Allora quei cani lan­ le sue ultime volontà sarebbero state eseguite. ciano quattro bombe a mano: pezzi di carne volarono “Coraggio, ragazzi! — fu la mia ultima esortazione — sul prato. Si udì qualche lamento. Poi seguirono raffi­ volgete lo sguardo al santuario della Madonna del Mon­ che di mitraglia e colpi di moschetto finché tutti furo­ te che vi sta di fronte”. [...] Mentre alzavo la mano be­ no irriconoscibili57. nedicente, una scarica terribile colpì i tre partigiani che caddero riversi, contemporaneamente, come alberi Laddove le circostanze impediscono di scrivere schiantati da improvvisa bufera. Il quadro che allora si l’ultimo messaggio (quando per esempio l’arre­ offri ai miei occhi inorriditi fu di una desolazione in­ sto del partigiano è seguito dalla fucilazione im­ cancellabile. I tre poveretti giacevano sull’erba, tra ri­ mediata), le estreme volontà dei condannati so­ gagnoli di sangue e colpi di mitra ancora squarciavano le giovani carni, ne laceravano i polpacci: il Trentini eb­ no raccolte da un cappellano militare o da un par­ be asportato un occhio. Non potei non esclamare: “Ba­ roco. Così avviene il 7 ottobre 1944 all’ippodro­ sta, ormai sono morti!”. Con il pianto che mi faceva no­ mo di Varese, grazie a don Giuseppe Tomatore: do in gola mi unii al capitano che si era avvicinato alle tre salme per tastarne i polsi. I cuori non palpitavano Chiesi il permesso di portare la mia parola di sacer­ più e dopo pochi istanti cessò anche il respiro. dote ai tre condannati facendomi forte della qualità di Rimasi acconto ai cadaveri mentre il plotone, a passo ex cappellano: un milite, che disse conoscermi, ac­ marziale, si allontanava intonando canzoni. condiscese. Allora la massa del popolo, trattenuta dai cordoni di I tre partigiani stavano appoggiati al muricciolo di cin­ brigate nere, si rovesciò sul piazzale e venne accan­ ta della proprietà Aletti. I tre disgraziati, che erano sta­ to alle vittime mormorando parole di pietà e di esa­ ti sorpresi nel sonno del loro rifugio montano, erano a lazione. Una signora, urlando, svenne sul selciato. piedi scalzi, senza giubba e cappello, due con i calzo­ Fino a tarda notte una pietosa processione sostò di­ ni corti: gli occhi infossati, i visi pallidi erano di una nanzi alle salme, e mani anonime le coprirono di fio­ eloquenza angosciosa. [...] ri. Il mattino seguente fu trovata, sul luogo, anche una

57 Giovanni Battista Lazagna, Ponte rotto, Genova, Edizioni del Partigiano, 1946, p. 120. Ultime lettere. Scritti di fucilati e deportati della Resistenza 535

epigrafe. Inutilmente le autorità tentarono di arresta­ Sono le 10,15 quando viene condotto avanti con le ma­ re tali dimostrazioni popolari che suonavano con­ ni legate dietro la schiena, scortato di fianco da due danna per loro58. soldati armati di fucile mitragliatore e uno dietro, il primo condannato. Un tavolino su cui si trovano alcu­ Su un’esecuzione senza assistenza religiosa si ni fucili viene portato vicino alla forca che è formata diffonde la circostanziata relazione stilata dal da due pali verticali con legato in alto uno trasversale dal quale pendono i nodi scorsoi in precedenza legati. dottor Pier Luigi Vigada, ufficiale sanitario di Mi metto di fronte a un tavolino e ai miei fianchi si Carignano (Torino), costretto a presenziare alle pongono due soldati armati e uno dietro con il fucile otto impiccagioni effettuate il 7 settembre 1944 mitragliatore puntato contro la mia schiena. dai tedeschi in località Pilone Virle59: Domando le generalità al condannato che mi rispon­ de con voce franca sebbene il suo aspetto denunzi uno Alle ore 9,30 mi viene riferito che il Commissario Pre­ stato d’animo poco tranquillo: “Cossu Antonio di Bat­ fettizio ha telefonato in Ospedale richiedendo la pre­ tista e fu Perotto Antonia, nato a Nule (Sassari) il 28 senza di un medico e ciò per ordine del Comandante maggio 1921, residente a Nule, Via S. Pietro 61”. Il Tedesco per presenziare alla esecuzione per impicca­ Cossu mi corregge in Nule il Noie che erroneamente gione dei condannati a morte. Mi reco sul luogo in bi­ avevo scritto. Poi soggiunge: “Non ho fatto nulla: so­ cicletta, la strada è sbarrata in corrispondenza del ca­ no innocente. Non ho ucciso nessuno”. Viene condot­ sone del latte da soldati tedeschi in divisa mimetizza­ to sotto la forca e fatto salire sopra un tavolo con uno ta. Hanno due mitragliatrici a terra. Gli altri sono ar­ sgabello. La testa viene passata attraverso al nodo scor­ mati di fucile mitragliatore, altri soldati armati sono si­ soio mentre un soldato gli lega i piedi con la corda. Al tuati lungo lo stradale di Saluzzo, verso Carmagnola e comando dell’ufficiale tedesco un soldato lo tira per la strada di Virle. Mi presento all’ufficiale comandan­ la corda che gli lega i piedi verso di sé, mentre altri te che parla abbastanza bene l’italiano. Altri soldati tut­ due tolgono rapidamente lo sgabello e il tavolino. L’e­ ti in tuta mimetizzata sono intenti a piazzare le corde secuzione è avvenuta. che dovranno servire per l’esecuzione. Scherzano e ri­ Viene condotto avanti il secondo condannato. Cam­ dono fra loro, fumano. Alle ore 10 viene ordinato di in­ mina franco con la testa eretta, sorridendo si avvicina terrompere il transito per la strada. Restiamo presenti al tavolo a cui mi trovo e mi declina le sue generalità sul piccolo spiazzo il tenente tedesco, il Commissario con voce forte, tonante e tranquilla: “Tenente Cocito Prefettizio, il Medico e i soldati armati di fucile mitra­ Leonardo fu Giuseppe e di Nardi Albina, coniugato, gliatore, che si dispongono in semicerchio. nato a Genova il 9 gennaio 1914, residente a Brà, Via Domando al Comandante se ha i dati dei condannati Vittorio Emanuele 145”. Viene condotto al patibolo e dovendosi fare di ognuno l’atto di morte: la risposta è prima che l’Ufficiale tedesco dia l’ordine di esecuzio­ negativa. Viene concordato che prima dell’esecuzio­ ne grida con voce stentorea “Viva l’Italia!”. Sono le ne i condannati declinino le loro generalità ed ho l’in­ 10,25. L’ufficiale tedesco si rivolge verso di me e ver­ carico di eseguire questo compito. Il Commissario av­ so il Commissario e dice: “Questo essere uomo”. verte l’Ufficiale tedesco che dietro il cordone armato Viene condotto il terzo. Cammina a passi svelti ed an­ si trova il Parroco che desidererebbe poter avvicinar­ datura militare. Declina le sue generalità: “Dezardo Li­ si ai condannati per dar loro gli estremi conforti della berale fu Giovanbattista e fu Ventre Nunzia, Tenente religione. Tedesco: “Non potere avvicinarsi ai con­ Colonnello, nato a Catania il 2 novembre 1893, resi­ dannati. Per gli impiccati non è concesso il prete”. dente a Sanfré presso il notaio Milano, Via Naziona­ Il Commissario riferisce al Parroco la risposta e toma le”. Prima di morire grida: “Viva l’Italia!”. chiedendo almeno di avvicinarsi in modo da poter es­ Viene condotto il quarto. È tranquillo. Mi dice le sue sere visto dai condannati e poter dar loro l’assoluzione generalità: “Portigliatti Guido fu Raffaele e di Falcherò senza parlare. Ted.: “No, non potere. Non avere istru­ Paola, nato ad Avigliana il 28 gennaio 1925, meccani­ zioni in merito. Se poi il prete rispondere alle doman­ co, residente ad Avigliana, strada Provinciale 114”. Sul de del condannato, quale punizione dare al prete?”. patibolo grida: “Viva l’Italia!”.

58 Relazione di don Giuseppe Tomatore, Varese, 7 agosto 1945, trascritta in La Resistenza in provincia di Varese. Il 1944, Milano, Franco Angeli, 1985, pp. 210-216. 59 Pier Luigi Vigada, Relazione sui fatti di Pilone Virle, Carignano, Comitato Trentennale Resistenza, 1974. 536 Mimmo Franzinelli

Ed ecco il quinto. L’andatura ed il viso tradiscono uno chiede se può dare l’assoluzione. Risponde di nò. Non stato di eccitazione nervosa. Declina le sue generalità: si oppone al desiderio che la gente possa venire da­ “Mancuso Pietro fu Luigi e di Amelia Giotti, nato a vanti a pregare, purché non vengano toccati. Solo il Palermo il 14 luglio 1920, chimico, residente a Mila­ medico può toccarli, noi non più. Ne approfitto per ag­ no, Via Vincenzo Monti 21”. Chiede una sigaretta ed giustare gli abiti e per poter abbottonare la giacca slac­ i soldati tedeschi gliene mettono subito una in bocca ciata. Un ago mi viene fornito dal Parroco per tenere e gliela accendono. Tutti gli altri che avevano tirato chiusa la giubba di uno che è senza bottoni. fuori il loro pacchetto per accontentarlo, lo rimettono L’Ufficiale tedesco esclama: “Brutto ordine, brutto co­ in tasca. Al Comandante tedesco chiede di avere un mando. Cosa più brutta da dover fare”. Si siede sopra bitter. Il tedesco risponde: “Mi spiace non avere bitter un paracarro e aggiunge: “Pensare che un anno fa era­ per potervi accontentare”. Quando è sul patibolo gri­ no nostri camerati. Non arrivano ancora le guardie? Noi da: “Viva l’Italia e viva la Germania libera!”. L’uffi­ avere fretta. Mando i miei soldati a prelevarli”. In que­ ciale gli chiede: “Perché viva la Germania libera?”. sto momento veniamo lasciati in libertà con Lordine tas­ “Sì, viva la Germania libera...” non può proseguire per­ sativo di non inviare i saluti che alle famiglie dei con­ ché gli è stato tolto il sostegno di sotto i piedi. La si­ dannati che ne hanno espresso, senza mettere né dove garetta gli cade dalle labbra. né come né quando: “Se loro non aver pensato alla fa­ E giunge il sesto: “Brugo Giorgio di Giuseppe e di Ca- miglia all’ultimo momento, noi non potere fare niente. ratti Teresa, nato a Romagnano Sesia il 3 giugno 1924, Scrivere solo a quelli, ma senza indicazione del luogo”. manovale, residente a Romagnano Sesia, Via Lorenzo Ho invece inviato i saluti a tutti, escluso Cossu per im­ Bianchi 10”. Mi chiede se posso inviare saluti alla fa­ possibilità postali e ho fatto in modo da poter identi­ miglia e alla fidanzata. Domando l’autorizzazione del- ficare i cadaveri dei condannati facendo uno schema l’Ufficiale che mi risponde: “Sì mandare a dire alla fa­ della forca. In questa opera sono stato coadiuvato dal miglia quanto ha detto il condannato, senza mettere né consiglio del Commissario Prefettizio. dove né come né quando”. Viene portato sul patibolo Dottor Pier Luigi Vigada e di là dice: “Dio mi perdoni i miei peccati. Perdoni an­ Ufficiale Sanitario di Carignano che a loro quello che stanno facendo. Viva l’Italia!”. Il settimo è: “Porello Giorgio fu Giacomo e di Tema- La possibilità di scrivere un messaggio d’addio vasio Angela, nato a Cherasco il 31 marzo 1920, stu­ e di ricevere i conforti religiosi è metodicamen­ dente in chimica, residente a Bari, Via Rambaudi 25”. te negata in occasione dei rastrellamenti, quan­ Sul patibolo dice: “Iddio perdoni i miei peccati. Do­ do si fucilano sui due piedi i partigiani cattura­ mani ricorre il nome di Maria. La Madonna mi aiuti ti. Così avviene su larga scala nella terza deca­ ad entrare in Paradiso. Viva l’Italia!”. L’ottavo è Lamberti Marco di Giuseppe e di Battagli­ de del settembre 1944 durante le operazioni con­ no Giulia, nato a Brà il 13 febbraio 1915, meccanico, giunte di tedeschi e fascisti contro le bande nel residente in Carmagna, Via Tre Ponti. Si rivolge a me Monte Grappa; la strategia partigiana della bat­ e mi dice: “Mandi a dire alla mia famiglia che non ho taglia campale si rivela deleteria: le linee difen­ pianto. Stiano tranquilli. Iddio provvederà loro. Salu­ sive si sbriciolano dopo un breve tentativo di di­ ti alla fidanzata. Saluti alla famiglia”. Sale sul patibo­ fesa; la disfatta è scandita dalla caccia a grup­ lo e grida “Viva l’Italia! petti di sbandati o a singoli fuggiaschi. L’“ope- Sono le 11,35. Il Comandante tedesco rivolto al Com­ missario dice che i cadaveri dei condannati devono sta­ razione di polizia” sortisce esiti raccapriccianti. re appesi sino a stasera alle 8; bisogna farli custodire La formazione “Italia libera Campocroce” per­ che nessuno li tocchi: solo il medico può toccarli. Nes­ de 15 uomini in combattimento e 125 nelle im­ suna dimostrazione e nessun segno per riconoscerli: a piccagioni e fucilazioni seguite alla resa; 16 due a due per cassa vanno portati al cimitero, senza componenti del Battaglione “Anita Garibaldi” nessuna dimostrazione o accompagnamento di popo­ vengono impiccati lungo i viali alberati di Bas- lo. Verso di me dice: “Dottore, per favore fatemi su­ bito una dichiarazione che i condannati sono morti”. sano (l’esposizione dei cadaveri, come monito Salgo sopra un tavolo e constato la morte e quindi ri­ alle popolazioni, rientra nel macabro rituale di lascio la dichiarazione richiesta. Giunge il Parroco e esibizione della violenza60) e 14 sono fucilati

60 Cfr. Mario Isnenghi, L'esposizione della morte, in Gabriele Ranzato (a cura di), Guerre fratricide. Le guerre civili in età contemporanea, Torino, Bollati Boringhieri, 1994, pp. 330-352; Santo Peli, La resistenza difficile, Milano, Fran- Ultime lettere. Scritti di fucilati e deportati della Resistenza 537

“nelle varie località del Massiccio”; un rappor­ vestrini: “Vengo fucilato ma non tremo e come to egualmente sbilanciato riguarda le perdite — non tremo io non lo dovete nemmeno voi”. Af­ 181 uomini — della Brigata “Matteotti”61. Nes­ fermazioni analoghe si ritrovano in diverse al­ suno degli impiccati e dei fucilati ha potuto scri­ tre lettere: “Cara mamma non disperarti che tan­ vere due righe ai familiari, né ricevere assisten­ to è lo stesso fatevi tanto coragio”, scrive alla za religiosa. Il 23 settembre un cappellano del­ madre il diciannovenne Guido Falcaro; “Io non le forze armate della Rsi, padre Gaetano da Spo­ piango a scrivervi queste righe. Ma vi vedo voi leto, tentato vanamente di avvicinare 14 prigio­ a piangere e ciò mi fà tanto dispiacere” (Mario nieri in procinto della fucilazione, dietro la ca­ Foschiani); “Cara mamma, io muoio senza aver serma “Monte Grappa”, nella cittadina di Cre­ commesso nessun delitto. Fatti coraggio e sii spano, si strappa dalla divisa i gradi di capita­ forte come in questo momento sono io”63, è l’ad­ no: “Ma che sto a fare qui?!? capitano cappel­ dio del diciannovenne Claudio Franchi, fucila­ lano di che? se non mi si lascia fare il mio mi­ to il 14 aprile dal plotone d’esecuzione della IH nistero di sacerdote...”62. Brigata nera mobile “Attilio Pappalardo” dietro il muro di cinta del cimitero di Reggiolo (Reg­ gio Emilia) con altri quattro giovani, torturati Le lettere dei fucilati: la dimensione familiare prima della raffica finale. L’operaio ventitreen­ ne Remo Dovano ricorda alla fidanzata l’ultimo Al momento di scrivere l’estremo messaggio il incontro, quando egli le aveva regalato dei fio­ pensiero del condannato è concentrato sui fa­ ri, e conclude: “Ti invio queste mie ultime rose miliari, proteso a immaginarne le reazioni alla rosse che si muteranno in tante gocce di sangue notizia luttuosa, preoccupato dallo sgomento e ricordati che io affronto la morte con serenità”. provato dai genitori dinanzi alla fucilazione con Che impatto hanno avuto, nei confronti dei imputazioni disonorevoli (bandito, traditore, ter­ familiari, i messaggi dei condannati a morte? La rorista, disertore...). In preda all’angoscia si cer­ cura premurosa con cui quei fogli sono stati con­ ca di trovare le frasi capaci di attutire il colpo. servati come pegno di perdurante amore rap­ Il morituro vuole lasciare l’impressione di es­ presenta una risposta eloquente. Senza pretese sersene andato rassegnato, fedele alle ragioni di generalizzazione, ma nella convinzione di ideali della propria vita e confortato dalla reli­ trame utili elementi di valutazione, si può esa­ gione. L’ultima lettera diviene dunque una te­ minare un caso specifico, in grado di restituire stimonianza a futura memoria, per lenire le fe­ la misura di sofferenze che hanno mutato irre­ rite dei congiunti e condizionare positivamente versibilmente il corso della vita familiare. Il ven­ il ricordo dell’assente: “E tu babbo, sappiti ras­ tenne Rino Gualandi, antifascista costretto dal­ segnare come già lo sono io, vedi che la mia ma­ le avverse circostanze all’arruolamento nelle no non trema”, raccomanda Walter Del Carpio, forze armate della Rsi, diserta alla prima occa­ muratore di vent’anni; il medesimo concetto ri­ sione insieme a quattro coetanei, originari come torna nell’addio di un altro ventenne, Ivan Sil- lui di Argenta (Ferrara). La progettata adesione

co Angeli, 1999, pp 35-57; Sonia Residori, Il coraggio dell’altruismo. Spettatori e atrocità collettive nel Vicentino 1943-1945, Vicenza, Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea, 2004. 61 Le dimensioni della disfatta subita dalle formazioni partigiane venete il 20-26 settembre 1944 — attenuate dal vo­ lume di Enrico Opocher, Livio Morello e Gigi Toaldo, Il rastrellamento del Grappa, Venezia, Istituto veneto per la storia della Resistenza, 1986 — emergono dal saggio di Egidio Ceccato, Il rastrellamento del Grappa 1944, “Venefi­ ca”, 1995, nuova serie, n. 4, pp. 61-94. 62 Pierantonio Gios, Resistenza parrocchia e società nella diocesi di Padova 1943-1945, Venezia, Marsilio, 1981, p. 218. 63 P. Malvezzi, G. Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, cit., p. 88. 538 Mimmo Franzinelli alla Brigata garibaldina “Babin” è impedita dal­ ra le salme dei cinque giovani di Argenta sono la cattura da parte degli ex commilitoni della traslate nel paese d’origine e a quel punto cade “Monterosa”, il 19 agosto 1944. NeH’immi- ogni illusione. “Sono stata sostenuta dalla spe­ nenza dell’esecuzione Gualandi riesce a scri­ ranza in tutti questi mesi — annota nel diario la vere poche righe di commiato, consegnate al sorella del fucilato — ed ora è come se tutto crol­ padre con la comunicazione delle circostanze lasse”. Il funerale si svolge il 7 agosto 1945. Do­ della morte. L’impatto della notizia è brutale; il po qualche mese la madre scopre accidental­ capofamiglia non se la sente di infliggere ai con­ mente la verità, nel diploma del riconoscimen­ giunti un dolore troppo forte e li informa che il to alla memoria di Rino Gualandi quale parti­ ragazzo è morto per un bombardamento. In un giano: “Si sente dalla cucina l’urlo straziante primo momento la sorella di Rino crede a que­ della mamma che purtroppo troviamo priva di sta versione: conoscenza con questi documenti tra le mani do­ ve è ben leggibile che Rino è stato fucilato. In Passo tre giorni convinta che mio fratello sia decedu­ un attimo tutte le nostre bugie non sono servite to nel mitragliamento, ma trovo strano il comporta­ a nulla”. Colpita da collasso, da quel giorno la mento di mio padre; non una parola riguardo la di­ donna inizia a morire; scenderà nella tomba do­ sgrazia, non tocca cibo e sta giorno e notte rincantuc­ po un anno di sofferenze, ignara dell’ultima let­ ciato nella stalla completamente distrutto; cerco di av­ vicinarlo e lo trovo che bacia e bagna di lacrime un tera del defunto: “Solo un miracolo à impedito piccolo foglio che appena mi vede tenta di nasconde­ venga a conoscenza che il suo povero figlio à re; gli chiedo il perché di questo ed è così che papà anche scritto addio prima di essere fucilato”. Per grida come impazzito che Rino è stato fucilato, mi dà Natalina Gualandi il tempo si è irrimediabil­ il foglio e mi dice che quello è l’addio di Rino e men­ mente fermato il 19 agosto 1944; la morte del­ tre leggo queste righe comprendo benissimo il com­ la madre ha aggravato un lutto che si rinnova portamento di papà. Rino, il nostro Rino fucilato... questo non può essere vero, questo sento che anch’io ogni giorno, anno dopo anno, senza speranza di non posso sopportarlo e presa dalla disperazione cor­ oblio né volontà di perdono: ro da don Luigi il quale ammette che quella è la ve­ rità e che Rino e i suoi compagni non si sono potuti La mattina del 21 ottobre la morte entra ancora una volta nella mia casa, si aggiunge vuoto ad altro vuoto, salvare perché hanno disertato dal reggimento la not­ piango questa perdita con disperazione perché so che te del 18 agosto, disgraziatamente arrestati subito il se non avessero ucciso Rino non avrei mai perduto co­ giorno successivo e rinchiusi in carcere con la pena sì presto mia madre; la mamma era ammalata ma a lei di morte, lasciano a loro solo il tempo di preparare le sarebbe bastato solo che Rino non avesse fatto una loro poche cose e scrivere addio ai famigliati e nello morte tanto atroce. I vili che hanno ucciso Rino, han­ stesso giorno [sono] trascinati nel bosco di Fossa Lu­ no ucciso anche mia madre è a questi maledetti va tut­ para dove il nostro disgraziato Rino trova la morte da­ vanti al plotone d’esecuzione64. to il mio odio, un odio che mi porterò avanti nella vi­ ta e non so proprio se per me potrà esserci un giorno anche lontano un po’ di serenità. [...] Il colpo tramortisce, dopo il padre, anche Nata­ La tomba della mamma e quella di Rino sono qui che lina Gualandi, che per resistere alla disperazio­ mi aspettano. Queste due tombe rappresentano la fine ne si affida a un sogno: “che all’ultimo momento della mia famiglia, accanto a queste tombe ritrovo il Rino sia stato salvato dai partigiani, poiché que­ dolore e tutto l’amore di questo mondo; sostando qui ritrovo i ricordi belli e quelli brutti, il ricordo di due sto bosco si trova vicino alla zona partigiana, ed vite belle spente troppo presto, il ricordo della loro vi­ è una speranza che cerco di stare aggrappata per­ ta e il ricordo del loro dolore. Vorrei ora credere al­ ché sarà questa ad aiutarmi a dover fingere con meno nel signore, vorrei credere nell’aldilà, vorrei po­ la mamma chissà per quanto”. Conclusa la guer­ ter sperare che Rino e la mamma siano uniti per sem­

64 Trascrizione di “L’album di Natalina” (diario di Natalina Gualandi), in Manuela Bonicalzi, Evasio Scardovi, Storie, per non dimenticare, a cura di Alfio Leoni, Longastrino, Ed. Spazio Cultura, 1997, p. 115. Ultime lettere. Scritti di fucilati e deportati della Resistenza 539 pre e che il loro sacrificio sia appagato da questo ri­ dizioni proibitive: “Cara Pasquina, mi devi scu­ trovarsi, ma ora purtroppo li piango qui ognuno nella sare di tutto quello che ò fatto oramai per mè tut­ sua tomba65. to è finito, ti raccomando i nostri bambini di te­ nerli da conto”, scrive Gaetano Paganini, “giu­ L’esortazione di Rino Gualandi ai familiari — stiziato” il 29 novembre 1944 a Crema. Come “Siate sereni. Abbiate fede, pregate per me. Ci non bastasse l’uccisione del capofamiglia, i fa­ rivedremo in cielo” — non è dunque valsa a le­ scisti ne bruciano l'abitazione. La vedova—con nire il dolore per la sua morte violenta. Diversi quattro figli a carico — si suiciderà il giorno del altri condannati hanno inserito negli estremi sesto anniversario della fucilazione del marito. messaggi un’esplicita richiesta di perdono, so­ Il rapporto tra morituro e prole è quanto di litamente rivolta alla madre. La mamma è de­ più straziante si possa immaginare. Alcuni mes­ stinataria della sofferenza più grande, con lei ci saggi dovranno attendere anni prima di essere si scusa di avere disobbedito ai consigli ispirati letti e compresi dal destinatario. Nicola Panevi- da timore e buon senso: “Non andare coi parti­ no scrive alla sua bimba di pochi mesi: “Rin­ giani...”. Un diciannovenne novarese, Osvaldo grazio Dio che tu non abbia ancora i lumi della Giovannone, spiega le circostanze della sua fi­ ragione per sentire i dolori che la povera mam­ ne — “Come sai io sono innocente e muoio per ma tua ed io stiamo sopportando”. La primoge­ la Patria” — e libera la madre da ogni respon­ nita di Massimiliano Montano nasce orfana del sabilità: “Se quel giorno ti davo ascolto questo padre, fucilato a Torino il 5 aprile 1944; l’ulti­ non capitava ma me lo sono meritato”. Insieme ma lettera alla moglie parla del nascituro con a Giovannone è ucciso il diciottenne Bruno Ma­ espressioni di grande amore: lli, che esprime riflessioni consonanti: “Cara mamma non pensate a me perché sono stato di­ Massimiliano deve nascere sì tesoro mio caro ora ci subbidiente di quello che mi hai detto”. Quello deve essere prima lui di me. Dal cielo cercherò di fa­ stesso 28 dicembre 1944 con Giovannone e Ma­ re il possibile affinché egli ti sia sempre affezionato e lli viene fucilato al poligono di tiro di Novara che ogni azione la faccia per il tuo bene e per la tua consolazione. Ricordagli di me, il mio amore e le mie Giuseppe Giudici, anch’egli diciottenne, che premure i progetti che già avevo fatto per la sua ado­ confessa ai genitori il proprio scoramento per la lescenza; per i suoi studi, per la vita intera. fine di tutto: “Ancora una volta vi chiedo per­ In questo ultimo giorno di vita me lo sono immagina­ dono. Nel tempo che ho scritto questa lettera è to nascere e crescere, roseo e paffutello proprio come un pianto solo. Ho sempre pensato a voi cari fa­ Tu ed il suo papà lo hanno desiderato. miliari. Non ci rivedremo più”. La prostrazione Sì, dovrà essere tanto buono e tanto caro con Te e con i nonni non potrà che certamente vivere nella completa è, se possibile, ancora maggiore quando a scri­ serenità, in un immenso amore e continuare con Te vere è un uomo maturo, marito e padre: “Eleo­ l'indissolubile binomio Nino-Mene. nora adorata! perdonami il grande dolore e la di­ Ti lascio completamente libera di scegliere la tua vita sperazione che cadrà su te e i nostri adorati fi­ futura solo non dimenticare mai Massimiliano66. gli! Non maledire niente e nessuno, mia adora­ ta!” (Franco Martelli, fucilato a Pordenone il 27 Massimiliana Montano ricorda con affetto e ri­ novembre 1944). La richiesta di perdono è co­ conoscenza il genitore che non ha potuto cono­ rale, quasi mai per fare ammenda dell’impegno scere: “Ecco, sessant’anni dopo posso esprime­ resistenziale, ma per il senso di colpa provato re tutta la mia gratitudine a questo ‘papà’ che, nell’avere messo a repentaglio — con la propria giorno dopo giorno, mi ha accompagnato nella vita — l’avvenire delle persone amate. Si muo­ mia vita, mi ha protetta, ha mantenuto tutte le re col rimorso di lasciare vedova e orfani in con­ promesse fatte nei miei riguardi. E la violenza

65 Trascrizione di “L’album di Natalina”, in M. Bonicalzi, E. Scardovi, Storie, per non dimenticare, cit., p. 126. 66 Trascrizione integrale in Massimo Montano 1944-2004, Fontanetto Po, Libreria Mongiano Editore, 2004, p. 28. 540 Mimmo Franzinelli degli uomini non è riuscita a togliere nulla al­ “Muovetevi venite a parlare col Comandante” - l’amore tenero di un padre verso sua figlia”67. “Fate qualche cosa!!!” (Documento n. 6). Etto­ Quello di Montano non è un caso isolato. Na­ re Ardigò dapprima incoraggia la moglie (“Ras­ sceranno orfani di padre i figli di Ettore Ardigò segnati, mi perdi. Ti raccomando mio figlio, cu­ (“Farò da angelo custode a te ed alla tua creatu­ ralo bene, e non farti cattivo sangue”); poi ag­ ra che nascerà”), di Carlo Bianchi (“Ti racco­ giunge un tormentato poscritto: “Sono già pas­ mando di non lasciarti andare, comincia a pen­ sati quattro giorni dalla condanna e tu non mi di­ sare anche al nome”)68, di Ottavio Cirulli (“Tu ci niente; ora bisognerebbe che tu andassi nel piccolo Peppino che neanche ti occonosciuto ma Cremonese a domandare perché mi hanno con­ ti terrò sempre nel mio cuore come tutti”)69, di dannato a morte”. Il diciottenne Luigi Parussa, Umberto Fogagnolo (“A te, Nadina, ricordo i no­ condannato in quanto aderente a una formazio­ stri tre figli e che stai per diventare di nuovo mam­ ne garibaldina, sembra pronto ad affrontare il de­ ma. Sii forte come sempre lo sei stata. Ricorda stino (“Se mi dovesse capitare qualcosa sappi che che nulla al mondo è superiore al nostro amore e vi ho voluto tanto bene”), ma nell’approssimar- nessuna forza umana, capisci, potrà mai distrug­ si dell’esecuzione raccomanda alla madre di ot­ gerlo”)70, di Renato Giusti (“Cara Angiolina ti tenergli la salvezza in cambio dell’arruolamen­ prego di fare di tutto per portare alla luce il mio to “con reparti operanti”. Il renitente Ottorino Bimbo, se è un maschio ci metterai Nome An- Quiti illude se stesso e i genitori col miraggio giolino, se è una Bimba Rosina”), di Luigi Sa- della grazia (“Fatevi coraggio che abbiamo fat­ vergnini (“Ricordami sempre e se la creatura che to la domanda di grazia e speriamo il cielo che doveva nascere verrà, sarà quella che ti tranquil­ venga accettata”), quando già la sua sorte è irre­ lizzerà e ti riporterà ciò che la mia vita amara­ versibile: “Avevamo chiesto di andare in prima mente ti tolse”)71. Aldo Sbriz scrive alla figlio­ linea; ma pure questa è stata vana speranza”. letta: “Io l’immagino il tuo lieto visino sorriden­ L’ultima lettera rappresenta una prova molto te. Aspettavo la tua nascita con gioia grandissi­ dura per il condannato, una sfida con se stesso ma, ma la mia grande scontentezza sta nel fatto per trovare la forza di staccarsi dagli affetti più che la fatalità non mi ha permesso ch’io ti vedessi cari, per togliersi dalla mente l’immagine di un solo con la mia fantasia. Non ho potuto darti nem­ futuro nel quale i suoi cari vivranno soli, priva­ meno un bacino sulla tua fresca guancetta”72. ti — a seconda dei casi — dell’amore e del so­ Non solo tra i giovanissimi, ma anche tra uo­ stegno del loro figlio, del loro marito, del loro mini fatti, dopo lettere dignitosissime e rasse­ padre. La scrittura diviene parte essenziale del­ gnate scattano improvvise ribellioni, con solle­ la preparazione a una morte dignitosa, nella fie­ citazioni ai familiari per un intervento salvifico. rezza del proprio itinerario esistenziale, in fac­ Sul margine esterno del foglio in cui il quaran­ cia al nemico che insieme alla vita vorrebbe car­ tanovenne Gerardo De Angelis ha scritto alla mo­ pire al condannato le sue idealità. All’autocen­ glie e ai quattro figli il proprio testamento spiri­ sura, che induce il morituro a contenere la di­ tuale, si leggono di traverso due frasi disperate: sperazione per non angosciare ulteriormente i

67 Massimiliana Montano, Sessant' anni dopo gratitudine, in Massimo Montano 1944-2004, cit., p. 37. 68 Carlo Bianchi alla moglie, dal carcere di S. Vittore, lettera non datata (ma collocabile alla prima settimana del mag­ gio 1944); trascrizione in Carla Bianchi Iacono, Aspetti dell’opposizione dei cattolici di Milano alla Repubblica so­ ciale italiana, Brescia, Morcelliana, 1998, pp. 118-119. 69 La lettera di Cirulli da Regina Coeli, 2 febbraio 1944, figura in M. Avagliano, G. Le Moli, Muoio innocente, cit., pp. 61-63. 70 P. Malvezzi, G. Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, cit., p.1 18. 71 P. Malvezzi, G. Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, cit., p. 286. 72 P. Malvezzi, G. Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, cit., p. 289. Ultime lettere. Scritti di fucilati e deportati della Resistenza 541 suoi cari, si aggiunge il pesante condizionamen­ ragionamento sulle ragioni ideali della condot­ to esterno. La consegna del messaggio dipende ta dello scrivente e delle motivazioni della con­ dall’apparato politico-militare che infligge la danna capitale. Eccezionalmente, come nella let­ morte e non tollera che si utilizzi l’ultima forma tera di Zosimo Marinelli, è possibile decrittare di espressione per trasmettere convinzioni sgra­ il testo cancellato. “Ho con me compagni forti dite. In più circostanze il cappellano militare am­ e sereni al pari di me, sicuri e fiduciosi che il no­ monisce i prigionieri che in caso di frasi “com­ stro sacrificio non sarà vano”, ha scritto il par­ promettenti” il foglio verrà sequestrato. I tede­ tigiano alla moglie, e il censore si è accanito con­ schi impongono che ci si limiti al breve saluto, tro questa affermazione di fede nella giustezza senza indicazioni di data o di luogo della fucila­ della causa per la quale Marinelli e i suoi com­ zione. In condizioni così proibitive parrebbe im­ pagni sono caduti. possibile trasmettere messaggi significativi, ep­ Alcuni militanti comunisti hanno fatto usci­ pure il muratore Vincenzo Verrando riesce a sin­ re clandestinamente dalle carceri gli scritti d’ad­ tetizzare in un paio di righe il tumulto dei senti­ dio ai familiari; questi messaggi non risentono menti e il senso di ciò che gli succede: “Cari Ge­ delle cautele imposte dalla censura e rivelano la nitori, mi sento avvicinare la ingiustizia che mi notevole diversità esistente tra le lettere ufficia­ colpisce e [per] me non ce piu rimedio”. Altro li e quelle segrete. Il friulano Mario Modotti an­ esempio di decontesualizzazione forzata, nel­ ticipa alla moglie il proprio comportamento di­ l’urgenza della fucilazione: “Saluti e baci a tutti nanzi al plotone d’esecuzione (“L’ultimo mio siate forti come io” (Ernesto D'Andrea, Docu­ grido sarà Morte ai nazifascisti - Libertà al Pro­ mento n. 5). Stessa forzata sintesi per Alberto letariato”) e affida al figlio la prosecuzione del­ Galanti: “Caro Papà vivi felice con tua moglie e la propria missione: “Voglio che cresca sano e ricevi i miei ultimi saluti”. Altamente dramma­ forte affinché possi entrare nella ultragloriosa tico, nell’obbligata concisione, l’addio del sedi­ Armata Rossa e servire la Causa del proletaria­ cenne Luciano Renato Mantovani: “Sono accu­ to come io feci” (Documento n. 8). La firma in­ sato di appartenere alle bande comuniste, vi do­ clude orgogliosamente il nome di battaglia del mando perdono. Ora mi fucilano - Renato”. comandante partigiano: “Tribuno”. L’estrema forma di comunicazione non è in­ A tanti anni di distanza la dimensione pub­ somma, come comunemente ritenuto, la libera blica (gli ideali per i quali chi ha scritto l’ultima espressione di sentimenti, ma l’esito di una dop­ lettera si è battuto) sovrasta gli aspetti privati, pia lotta: contro la tempesta interiore e contro più difficili da indagare in quanto affondano in l’ostilità ambientale. Alcuni fogli sono mutilati dinamiche familiari delle quali conosciamo sol­ da drastici interventi censori, particolarmente tanto minime tracce, senza conoscere le traver­ odiosi in quanto impediscono ai familiari di co­ sie del dopoguerra. Illuminante, a questo pro­ gliere appieno il senso del messaggio loro con­ posito, il ricordo di un’organizzatrice della Re­ segnato. La lettera di Ezio Cesarini al fratello sistenza romana, la giornalista Nina Ruffini, im­ Mario è amputata di una buona metà. Il memo­ pressionata dalla figura di Tommaso Abbate, un riale-testamento di Pier Luigi Mazzoletti risul­ partigiano svanito nel nulla a fine 1943 dopo es­ ta danneggiato in ben cinque passaggi; il cen­ sere incappato in una retata: “Vedo ancora la pic­ sore, resosi conto dell’odiosità del suo operato, cola cucina sulla parete della quale era la foto­ postilla: “Cancellature fatte esclusivamente per grafia dello scomparso: un tranquillo volto di motivi militari ! ”73, considerazione smentita dal­ operaio vestito a festa, probabilmente la foto­ la collocazione degli interventi aH’intemo di un grafia fatta in occasione delle nozze”. A un an­

73 Annotazione del censore in calce al quarto foglio della lettera di Mazzoletti alla moglie (custodita dalla figlia Lui­ sa a Como). 542 Mimmo Franzinelli no di distanza si appura la fucilazione di Abba­ madri e mogli hanno voluto che nella bara fos­ te, da parte dei fascisti. Nina Ruffmi porta la tri­ se collocato l’ultimo messaggio del congiunto. ste notizia alla vedova: Un gesto dal valore fortemente simbolico, di cui — nell’ambito di questa ricerca — si è raccol­ Col cuore stretto salii quel giorno le scale della casa ta testimonianza relativamente ai lombardi Giu­ di via del Banco di Santo Spirito, sapevo che la don­ seppe Bassani, Mario Molteni e Carlo Prina. La na non aveva mai rinunziato alla speranza di vedere pubblicazione della lettera di Bassani (morto in un giorno o l’altro ricomparire il suo uomo e sentivo campo di concentramento) si è resa possibile quanto inutili sarebbero state le mie parole di confor­ grazie alla fotocopia dell’originale, effettuata to che si riducevano, in quella circostanza, a un sem­ plice gesto di solidarietà umana. La donna aveva una dal fratello Aldo nel 1988, prima di adempiere faccia chiusa e risoluta. Non compresi se nelle sue ama­ il desiderio della vecchia madre. Negli altri due re parole di disperazione c’era un larvato rimprovero casi non si è salvata alcuna trascrizione. Le let­ all’uomo che la passione politica aveva spinto ad ab­ tere del socialista Molteni (arrestato da un ope­ bandonare la famiglia. Tentai di spiegarle come Tes­ razione congiunta della Questura di Varese e dal ser morto per un ideale di giustizia dovesse renderle Comando SS di Milano, internato nel campo di più cara ancora la memoria del marito; essa scuoteva il capo indicando i bambini che le stavano attorno. Mi Fossoli, deceduto nel Lager di Gusen) sono sta­ colpì allora lo sguardo intenso e appassionato con cui te sigillate nella bara della moglie, nel 196275. il figlio maggiore, un ragazzino di dieci o undici anni, Sorte analoga è toccata alle missive di Prina aveva ascoltato le mie parole74. (catturato dalla Gnr di Monza, internato e fuci­ lato a Fossoli il 12 luglio 1944), collocata nel­ La profondità del rapporto dei fucilati con le la tomba insieme alle spoglie della moglie nel “loro donne” è comprovato dalla determina­ 198076. zione con cui, giunte in punto di morte, alcune Mimmo Franzinelli

74 Testimonianza di Nina Ruffini, in Mirella Alloisio e al. (a cura di), Mille volte no! Testimonianze di donne della Re­ sistenza, Roma, Edizione Unione donne italiane, sd., pp. 102-103. 75 Ringrazio Franco Giannantoni per essersi attivato quale tramite col fratello di Mario Molteni. 76 Una scheda biografica di Carlo Prina, con la testimonianza dei figli sulla destinazione delle sue ultime lettere, figu­ ra in Anna Maria Ori, Carla Bianchi Iacono, Metella Montanari, Uomini nomi memoria. Fossoli 12 luglio 1944, Car­ pi, Edizioni APM, 2004, p. 109.

Mimmo Franzinelli è autore di varie pubblicazioni di storia contemporanea; ultime in ordine di tempo, I ten­ tacoli dell’Ovra (Torino, Bollati Boringhieri, 1999), Delatori (Milano, Mondadori, 2001), Le stragi nascoste (Milano, Mondadori, 2002), Squadristi (Milano, Mondadori, 2003), Guerra di spie (Milano, Mondadori, 2004), ha inoltre curato il volume Ernesto Rossi Gaetano Salvemini. Dall’esilio alla Repubblica lettere 1944-1957 (To­ rino, Bollati Borinhieri, 2004) Ultime lettere. Scritti di fucilati e deportati della Resistenza 543

Documento n. 1 Caro fratello Bosco, ti mando i miei saluti e baci, guarda di pregare per Dino Bertetta (Ancora) me. Caro fratello guarda di vendicarmi senza com­ passione. Di anni 21. Nato il 22 giugno 1923 a Statale di Né (Ge­ Baci, addio... addio Bosco. Prega per me nova). Catturato dagli alpini della Divisione “Monte- rosa” 1’11 febbraio 1945 a Lorsica (Genova) insieme a diversi partigiani della Divisione Garibaldi “Ciche- Documento n. 2 ro”, nel corso di un rastrellamento ad ampio raggio nel- l’entroterra genovese. Imprigionati a Chiavari, il 2 mar­ Alessandro Bianconcini (il professore) zo i “ribelli” sono processati e condannati a morte dal Tribunale di guerra della “Monterosa”; la sentenza è Di anni 24, musicista e insegnante di violoncello, spo­ eseguita nella sera dello stesso giorno, in località Bo­ sato. Nato a Imola (Bologna) il 9 agosto 1909, si di­ sco delle Paje, nei pressi di Calvari (Genova). Con Be- ploma alla Scuola “Baroncini” di Imola. All’età di retta sono fucilati altri nove partigiani: Dino Berisso vent’anni si iscrive al Partito comunista e svolge pro­ (“Sergio”), Domenico Jacopo (“Scala”), Paolo Motta, paganda clandestina tra i giovani lavoratori della sua Romeo Nassano (“Guido”), Quinto Persico (“Tigre”), città; individuato e perseguitato, nel settembre 1935 Sergio Piombelli (“Fiore”), Rinaldo Simonetti (“Cuc­ espatria in Francia, dove svolge attività politica nel ciolo”), Cesare Talassano (“Cé”) e Carlo Zemide (“Pip­ Fronte popolare e nel Soccorso rosso intemazionale. po”). Ai morituri presta assistenza spirituale il parro­ Nell’ottobre 1936 si arruola nelle formazioni milita­ co di San Colombano Certenoli, che s’incarica della ri antifranchiste, come sergente della 2a compagnia consegna ai familiari del biglietto con l’ultimo saluto. del Battaglione “Garibaldi”; due mesi più tardi dai microfoni di “Radio Barcellona” rivolge un discorso Archivio dell’istituto nazionale per la storia del mo­ di saluto e di incoraggiamento “ai compagni imole­ vimento di liberazione in Italia, Milano — Mario Ber- si”. Seriamente ferito durante i combattimenti di Po- telloni, Federico Canale, Cosa importa se si muore. zuelo, dopo alcuni mesi di ospedale, nell’aprile 1937 Chiavari e Tigullio ‘43-’45, Milano, Res Editrice, rientra in Francia per sottoporsi a cure specialistiche. 1992, pp. 272-73 Nel gennaio 1939 è ricoverato nel sanatorio di Fon- tainbleau; dimesso dopo un anno di degenza, con l’oc­ cupazione tedesca vive in clandestinità ma il 21 di­ Cara Edda, cembre 1941 è arrestato e imprigionato nel carcere di ti mando l’ultimo addio, fatti coraggio: il destino ha La Tourel (Parigi). Tradotto in Italia 1’8 luglio 1942, voluto così, io muoio con il nome tuo nel cuore e spe­ è rinchiuso nella prigione bolognese di S. Giovanni ro che ti ricorderai sempre del tuo caro Dino che è in Monte, dove viene percosso in un paio di occasio­ morto per la salvezza d’Italia. Guarda di pregare per ni; il 30 agosto è assegnato al confino di Ventotene il tuo Dino che ti amava tanto. per 5 anni. Il 15 maggio 1943 si sposa con Adelfa Edda cara prega tanto per me che possa avere una vi­ Rondelli, una trentenne di sentimenti antifascisti. Li­ tafelice in Paradiso. berato un mese dopo la caduta del regime, il 23 ago­ Ti mando gli ultimi baci a te, a tutti in famiglia. sto toma a Imola e riprende la militanza comunista. Addio, addio Edda Promotore della Guardia nazionale e poi dei Gap, è un esponente di spicco del movimento partigiano imo­ Caro padre e Mamma, e tutti in famiglia, lese. Arrestato da militi delle Brigate nere il 9 gen­ vi mando queste ultime mie parole. Fatevi coraggio e naio 1944 in una via centrale di Imola poche ore do­ ricordatevi sempre il mio nome. Pregate sempre per po l’uccisione del segretario federale fascista Euge­ me che possa vivere felice in eterno. Non disperatevi nio Facchini, è imprigionato nelle carceri della Roc­ cari genitori: io muoio col nome Vostro nel cuore. Non ca sforzesca. Il 26 gennaio è prelevato dalla cella e maledite il mio destino. A te caro padre, tu sai bene condotto a Bologna, processato con rito sommario e quello che devi fare: il mio nome deve essere vendi­ condannato a morte insieme ad altri nove prigionie­ cato. Adesso termino con mandarti i miei ultimi sa­ ri politici: Alfredo e Romeo Bartolini, Silvio Ronfi­ luti e baci a tutti in famiglia e parenti ed amici. A tut­ gli, Cesare Budini, Ezio Cesarmi, Sante Contoli, Fran­ ti un bacio: a Renata, Nella, Tonio, addio Padre ad­ cesco D’Agostino, Zosimo Marinelli e Luigi Misso- dio Mamma ni (Contoli e Missoni verranno graziati). La senten­ Dino za, eseguita al poligono di tiro di Borgo Panigaie il 544 Mimmo Franzinelli

27 gennaio 1944 dal plotone d’esecuzione comanda­ Documento n. 3 to dal commissario del fascio di Imola Guerrino Bot­ tini — che ha richiesto al segretario della federazio­ Giuseppe Bocchiotti ne fascista di Bologna l’“onore” di ordinare il fuoco — è così motivata: “Per avere, dal 25 luglio 1943 in Di anni 18, tipografo. Nato a Felizzano (Alessandria) poi, in territorio del Comando militare regionale, con il 3 novembre 1925; nella primavera 1944 entra nel scritti e con parole, con particolari atteggiamenti con­ movimento partigiano della città natale; di sentimenti sapevoli e volontarie omissioni e con atti idonei a ec­ democratico-cristiani, dal maggio 1944 lavora in una citare gli animi, alimentato in conseguenza l’atmo­ stamperia clandestina di Torino, per conto dell’ufficio sfera del disordine e della rivolta e determinato gli documenti del Comitato militare regionale piemonte­ autori materiali dell’omicidio a compiere il delitto al­ se. Partigiano della 7a Divisione Giustizia e libertà, è lo scopo di sopprimere nella persona del Caduto [Fac­ arrestato il 19 agosto 1944 in quanto è tra gli organiz­ chini] il difensore della causa che si combatte per l’in­ zatori di un colpo all’armeria dell’aeroporto torinese dipendenza e l’unità della Patria”. La lettera alla mo­ di Venaria Reale (Torino). Rinchiuso nel primo brac­ glie è scritta poco prima della fucilazione. Nell’ago­ cio delle carceri Nuove, il 21 settembre, appena prima sto 1944 la 36a Brigata Garibaldi è intestata al suo del processo, scrive alla fidanzata: “Ho sofferto, ho nome. tanto sofferto, in alcuni momenti mi parve d’impazzi­ re, continuamente avevo la morte davanti agli occhi; tre della mia cella già erano stati fucilati per rappresa­ Lettera pubblicata in M. Franzinelli (a cura di), Ulti­ glia, li ho visti portar via legati, coi miei occhi”. Con­ me lettere, cit. Archivio del Centro imolese documen­ dannato a morte dal Tribunale Co.Gu. [controguerri­ tazione Resistenza antifascista, Imola (Bologna) — glia] — composto da ufficiali superiori delle Brigate Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini (a cura di), L’I­ nere, della Gnr e delle forze armate della Rsi — è fu­ talia al confino 1926-1943, Milano, La Pietra, 1983, cilato alle ore 7 del 22 settembre 1944 al Poligono di voi. Ili, p. 905; Alessandro Albertazzi, Luigi Arbizza- tiro del Martinetto con i compagni di lotta Oreste Ar­ ni, Nazario Sauro Onofri, Gli antifascisti, i partigiani mano, Walter Caramellino, Gianfranco Farinati, Lo­ e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), renzo Massai Landi, Carlo Pizzomo, Aldo Salvatori e voi. II, A-C, Bologna, Comune di Bologna - Istituto Ferruccio Valobra, per rappresaglia contro un’azione per la storia di Bologna, 1986, p. 252; Antifascisti nel dei Gap. Il cappellano del carcere (“L’amico supremo Casellario politico centrale, voi. Ili, Roma, Quaderni di Peppino, quello che raccolse le ultime lacrime e gli dell’Anppia, 1989, p. 256; La Spagna nel nostro cuo­ ultimi abbracci per inviarli come un fratello a lei e ai re 1936-1939, Roma, Associazione italiana combat­ suoi cari”), consegna l’ultimo messaggio di Bocchiot­ tenti volontari antifascisti in Spagna, 1996, p. 83. ti alla fidanzata e rileva la forza d’animo del moritu­ ro, nonché l’intensità del sentimento provato verso la Mia carissima Adelfa, ragazza: “Gentilissima Signorina, il suo Peppino fece ti dò il mio ultimo addio; sono stato condannato a mor­ la morte del santo. Più volte lo baciai commosso dal­ te dal Tribunale Militare, fra poche ore avrà luogo l’e- la sua bontà e dalla bellezza della sua anima. I confor­ secuzione. Muoio con l’animo tranquillo perché nel­ ti religiosi li ebbe tutti. Sembrava che sentisse Dio vi­ la mia vita ho sempre agito secondo la mia coscienza cino come non mai. Mi ricordò il tempo in cui espres­ e con spirito disinteressato. Sono dolente di darti que­ se a lei la convinzione di morire giovane. Nessuno eb­ sto dispiacere. Tu sai che ti ho sempre voluto bene e il be accenti tanto commossi e infuocati per la sua desi­ mio ultimo desiderio è quello di poterti abbracciare derata compagna come lui. Avrei mille cose da ripe­ ancora una volta. Conforta mio padre e nel pronun­ terle, ma il mio cuore non regge”. Pochi giorni dopo ciare anche questo nome mi si stringe il cuore; sono la fucilazione viene distribuito clandestinamente in convinto che non lo abbandonerai. città—“a cura del Partito Democratico Cristiano - To­ Non ho più tempo; salutami tutti gli amici. Tanti ab­ rino, zona X” — il volantino intitolato Giuseppe Boc­ bracci al babbo e a te. Ti bacio lungamente. chiotti, è caduto!-. “Diciannovenne [diciottenne], com­ pagno d’idea, entusiasta, attivissimo. Audace, osò il Tuo Alessandro bene. Con la paura non si fa la Storia. Nella palude d’I­ talia un monolite. Con lui fecero schiera più giovani audaci. L’armeria dell’Aeroporto di Venaria Reale do­ Via Pirazzoli - Imola veva passare intatta in mano ai Patrioti. L’audace ten­ Randelli Adelfa tativo venne però scoperto ed il famigerato magg. De Ultime lettere. Scritti di fucilati e deportati della Resistenza 545

Biase, ora lontano dal luogo dell’eccidio, fece la sua la grazia di Dio nel cuore. Ciao Teresina, ricordati parte di truce aguzzino. Dinanzi alla iniqua sentenza sempre del tuo pronunciata dai giudici prezzolati, non si smarrì. La Peppino rassegnazione per la sorte toccatagli era la consapevo­ Come ultimo desiderio, mia Teresina, vorrei che an­ lezza di aggiungersi ai martiri del Risorgimento d’Ita­ che dopo la mia morte tutta la tua vita sia per me, che lia e dell’umanità. Pregò l’intera notte precedente l’o­ continui ad amarmi finché ti resterà vita, perché io so­ locausto: per sé e per la Patria. Perdonò. Con Lui cad­ lo, come tu per me, sia stato quello cui avevi donato dero sei altri eroi. Commossi e vigili ne custodiamo la il tuo amore e la tua esistenza. memoria e ne additiamo l’esempio”. Ciao cara, un bacio. Peppino Archivio dell’istituto nazionale per la storia del movi­ Muoio in Grazia di Dio. mento di liberazione in Italia, Milano — Nicola Ad­ durci, Luciano Boccalatte, Giuliana Minute, Che il si­ lenzio non sia silenzio. Memoria civica dei caduti del­ Documento n. 4 la resistenza a Torino, Torino, Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea, Evandro Crippa 2003, p. 169 Il messaggio — scritto a matita con grafia regolare sui Torino, 22.9.1944 due lati di un foglio quadrettato — è conservato pres­ Miei amati Genitori, so il Museo del Risorgimento di Milano (nell’Archi- Vi scrivo questa mia ultima prima della mia morte. So­ vio della guerra, busta 30409, cartella 283); l’annota­ no innocente, non hof atto niente di male, ma questo tri­ zione di un funzionario fornisce scarne elementi di co­ bunale m’ha condannato ieri sera alla pena di morte. noscenza: “Evandro Crippa - fucilato il 28 marzo 45 Sono queste le mie ultime righef orse, già stamattina al­ - Dono della madre Luisa Crippa”. l’alba ci fucilano. Cari genitori e fratelli tutti, in questo istante vi vorrei Archivio Raccolte storiche del Comune di Milano. tutti qui accanto a me per dimostrarvi tutto il mio amo­ re. Ricordatevi sempre di me. Muoio giovane a 18 an­ 27-3-45 ni, senza avere commesso nulla di male, però, come di­ ce il Signore, perdono a loro perché non sanno quello Carissima mamma e papà che si fanno. dopo di essere stato condannato ha morte, oggi allo Ricordatemi sempre nelle vostre preghiere, affinché il ore 6 sarò fucilato. Mamma tu non devi piangere, pre­ Signore mi prenda con sé nella pace dei giusti. ga tanto il Signore per me e fatti coraggio te e papà. Ciao cari genitori e fratelli, come ultimo desiderio fa­ Mamma perdonami tutto quello che ti ho fatto e ti rin­ te dire una volta al mese una Messa per me. grazio di tutto quello che hai fatto per me. Mamma ti Muoio in grazia di Dio. ho fatto tanto male con tutte le mie cattive azioni. Per­ Ciao a tutti abbracci e baci dal vostro donami. Cosa vuoi mamma è il mio destino. Fatti for­ Peppino za mamma. Io vi auguro che il Signore vi aiuti in questa terra vi Torino 22.9.1944 dia lavoro e pane senza farvi soffrire. Mia cara Teresina, Siamo fucilati in tre io, Carmelo e Giorgio. Pregate Ti scrivo questa mia ultima lettera prima di morire. Ie­ per tutti tre. ri sera sono stato giudicato, ora aspetto la morte, Te­ In quanto ha Adelmo spero che torni ha casa presto e resina tu comprendi in quale stato mi trovi. Spero ti ri­ che lui tanto buono con me abbia ad aiutarvi in tutti i corderai sempre nella vita, di quel Peppino che tanto vostri bisogni. ti ha voluto bene e tanto specie in questo momento di Adelmo ti raccomando di fare coraggio il papà e la carcere, ti ha amata. mamma e tu sii forte, aiutali fin che puoi. Consola papà e mamma del dolore che a loro reco, ri­ Termino con tanti baci ha te mamma a te papà e ha te cordati di me, finché avrai vita ed io dal di là veglierò Adelmo su di te. Ricordati che sono morto innocente e che il un abbraccio ed un addio per sempre mio onore dif ronte al mondo è salvo. Non hof atto nul­ tuo figlio caro la di male, muoio proprio da innocente. Io muoio mol­ Evandro to giovane, non so che cosa sia la vita: speravo di unir­ Coraggio mamma e papà la a te invece il destino me l'ha troncata. Muoio col­ Ciao 546 Mimmo Franzinelli

Documento n. 5 nani e Waifro Zani, fucilati il 12 luglio 1944 nel forte militare di S. Nicolò al Lido di Venezia. D’Andrea ha Ernesto D’Andrea scritto l’ultimo messaggio su di un fogliettino a righe, pochi minuti prima del trasferimento dal carcere al luo­ Di anni 30, operaio. Nato a Musile di Piave (Venezia) go della fucilazione. il 10 dicembre 1913 e residente a San Donà di Piave, lavora in una fabbrica di Porto Marghera; militante co­ Carte Umberto Dinelli, Venezia — Giuseppe Gaddi, munista, promotore del movimento partigiano nel San- L’eccidio di Ca’ Giustinian, Venezia, Tipografia Com­ donatese, è comandante del Gruppo di azione patriot­ merciale, 1954, p. 11 ; Umberto Dinelli, Rosso sulla la­ tica di fabbrica, partecipa ad azioni di sabotaggio e a guna. La guerra partigiano in Venezia e provincia, colpi di mano contro i fascisti. Arrestato e imprigiona­ Udine, Del Bianco, 1970; Giorgio Pisano, Storia del­ to nel carcere veneziano di S. Maria Maggiore — nu­ la guerra civile in Italia 1943-1945, voi. I, Milano, mero di matricola 7303 — è posto a disposizione del Edizioni Val Padana, 1974, pp. 472-474; GiuseppeTur- Tribunale speciale, come ostaggio per eventuali rap­ cato, Agostino Zanon Dal Bo (a cura di), 1943-1945 presaglie. Il 6 luglio i gappisti uccidono in un agguato Venezia nella Resistenza. Testimonianze, Venezia, Co­ tre fascisti; per ritorsione sono uccisi nelle loro abita­ mune di Venezia, 1976, p. 53 zioni cinque persone schedate dalla Questura come dis­ sidenti politici; la controrappresaglia si concretizza al­ Saluti e baci le ore 9,05 del 27 luglio 1944 con la bomba a orologe­ a tutti siate ria che distrugge l’edificio di Ca’ Giustinian, nel cen­ forti come [lo sono] tro di Venezia, sede del Comando provinciale della Gnr; io ciao mamma una quindicina i morti (militi fascisti, soldati tedeschi babbo tutti Maria e un paio di civili). La risposta all’attentato dinamitar­ e Ghidetti do è preannunziata l’indomani da un manifesto mura­ le della Gnr: “La coincidenza vuole che il tribunale di guerra sia oggi chiamato a giudicare vari elementi, già Documento n. 6 assicurati alla giustizia dalla Guardia Nazionale Re­ pubblicana, responsabili di complotto contro lo Stato Gerardo De Angelis repubblicano e autori confessi di azioni dinamitarde. La sentenza che verrà emanata dal Tribunale speciale, Di anni 49, aiuto-regista, sposato, quattro figli. Nato a sarà eseguita sulle stesse macerie di Ca’ Giustinian. Sia Taurasi (Avellino) il 18 aprile 1894; figlio di due mae­ questo l’atto solenne di una giusta rappresaglia, onde stri elementari, consegue il diploma magistrale a Na­ placare gli spiriti di coloro che, nell’assolvimento del poli. A inizio secolo si trasferisce a Roma con la fa­ dovere, hanno lasciato la vita come sullo spalto della miglia. Ammesso aU’Accademia militare, non termi­ trincea al cospetto del nemico”. La stessa mattina del na il corso in quanto nel 1915 è mobilitato e inviato al 27 si costituisce presso la Casa del fascio un tribunale fronte col grado di sottotenente. Nel dopoguerra ri­ straordinario, che condanna alla pena capitale D’An- mane nell’esercito ed è promosso tenente; nel 1928 ab­ drea insieme ad Attilio Basso, Stefano Bertazzolo, Fran­ bandona la carriera militare e gestisce un ristorante a cesco Biancotto, Giovanni Felisati, Angelo Gressani, Ciampino. Appassionato di cinema, nel 1936 fonda la Enzo Gusso, Gustavo Levorin, Violante Momesso, Ven- Gedea Film e due anni più tardi inizia a lavorare a Ci­ ceslao Nardean, Amedeo Peruch, Giovanni Tamai e necittà come operatore; successivamente opera come Giovanni Tronco, fucilati alle ore 5 del 28 luglio. La aiuto-regista e scrittore. Tra i registi coi quali collabo- notizia è divulgata l’indomani dal quotidiano “Il Gaz­ ra vi è Goffredo Alessandrini (Il Caravaggio e II Pon­ zettino” nell’articolo intitolato Tredici terroristi con­ te di vetro). Richiamato alle armi nel luglio 1940 col fessi fucilati sulle macerie di Ca’ Giustinian: “Il Tri­ grado di capitano, nel febbraio 1941 è congedato a ra­ bunale straordinario di guerra si è riunito la scorsa not­ gione dei quattro figli a carico, di età compresa tra i 9 te per giudicare un gruppo di criminali confessi di azio­ e i 17 anni. Dopo l’armistizio collabora alla rete resi­ ni terroristiche, che agivano agli ordini del nemico, au­ stenziale e il 10 dicembre 1943 viene arrestato a Piaz­ tori di attentati, di rapine, di sabotaggi, di stragi, di or­ za Barberini, per una delazione che consente alla po­ ganizzazioni terroristiche a danno delle forze armate lizia di bloccare gli 8 partecipanti a una riunione clan­ italiane e germaniche e della popolazione civile”. Il 4 destina dei Gap presso un’agenzia di viaggi. Recluso giugno 1945 la Corte d’Assise straordinaria di Venezia nel terzo braccio di Regina Coeli (cella 337), viene condannerà a morte, quali responsabili della rappresa­ successivamente condotto a Via Tasso per essere in­ glia di Ca’ Giustinian, gli ufficiali della Gnr Carierò Er- terrogato e qui rimane dal 2 al 24 febbraio, senza po­ Ultime lettere. Scritti di fucilati e deportati della Resistenza 547

ter comunicare con i familiari: riesce solamente a far gio sopratutto nella disgrazia e nell’avvenire nell’af­ uscire un messaggio clandestino, su un minuscolo fo­ frontare la vita. Abbi per tuo padre un ricordo ram- glio: “Cara Amelia forse ho le ore contate dinanzi a mentadomi nelle tue preghiere. Non odiar nessuno, ab­ me in questo momento, vorrei dirti tante cose racco­ bi amore e comprensione per tutti e qui ti ricordo Lei­ mandarti i nostri figli ma mi manca lo spazio, come la e suo figlio. Ti stringo forte forte a me e ti benedico. vedi. Sii forte e sappi guidare per il meglio i nostri Dino tuo padre cari. La tragedia che s’è abbattuta inesorabile sul no­ stro suolo ha colpito anche la nostra famiglia! Ades­ Cara Liliana quello che ho detto a Vittoria è detto an­ so non rimani che te, sappi affrontare l’avvenire con che a te. Tu mi sei stata particolarmente cara, ti pen­ serenità... E per me abbi del perdono come l’hai sem­ so e ti ricordo come l’ultima volta che ci siamo visti. pre avuto. Ricordami nelle tue preghiere come ricor­ Ti stringesti a me forse presaga di quanto stava [per] derai tutta la nostra vita. Ti stringo forte e ti bacio tuo avvenire. Cara la mia LUÌ sento di amarvi ora in un Dino. Vendete la bicicletta e regolate col falegname istante quanto non vi ho amati fino ad oggi. A te affi­ pagandolo così quando sarà la rivenderete bene. Mam­ do particolarmente Ninni, povera e innocente creatu­ ma perdonami e benedicimi ti stringo caramente tuo ra, che eredita un peccato che non è suo. Vagligli be­ figlio. La notte del 3 Febbraio notte eterna, lunga, de­ ne e fa qualche cosa per lui che vuole vivere. Ti lascio solata. L’unico conforto nella preghiera, l’unico pen­ con questa amarezza. Stringetevi a me forte forte mio siero agli esseri che ho tanto amato. Vi abbraccio tut­ grande amore vai a pregare per il babbo tuo. ti l’ultimo ma il più forte. Addio miei cari pregate per A Tilde - È doloroso, straziante lasciarci così tragica­ me. Dino Dino Dino vostro”. Quando è riportato a mente! Era destino. Il passo sarà fatto con tutta quel­ Regina Coeli la moglie Amelia e le figlie lo trovano la serenità che Iddio mi donerà. Cerca di stringerti al­ malridotto di salute, con la mano sinistra malconcia le tue sorelle, l’avvenire per te forse sarà ben diverso, dalle torture. Prelevato dal carcere nel pomeriggio del loro penseranno anche a te. Vogliatevi bene, com­ 24 marzo 1944, è ucciso alle Fosse Ardeatine. La sua prendetevi, difendetevi ed amatevi col sapervi sop­ salma è contraddistinta—nell ’esumazione a cura del portare. Tu mi sei sempre stata tanto cara ed affezio­ professor Tullio Ascarelli — col n. 318: un colpo al­ nata e son sicuro che ricorderai le ultime raccoman­ la nuca gli aveva asportato di netto una parte della ca­ dazioni di tuo padre. Ti bacio tanto tanto e ti benedi­ lotta cranica; il riconoscimento avviene grazie a un co. Tuo babbo Dino pezzo di pantaloni di velluto e alla medaglietta della Ed ora a te, figlio mio adorato, sei ancora troppo pic­ Madonna di Pompei regalatagli dalla moglie. Deco­ colo per soffermarti a pensare e considerare questa rato alla memoria con medaglia d’argento al Valor sciagura che ti ha colpito. A te posso dire, lo ricorde­ militare. rai, [che] affronto l’avverso destino senza aver fatto Il messaggio è scritto a matita sui due lati di un fo­ nulla di male. Deploro due cose: la prima nel veder la glietto dai margini irregolari, più volte ripiegato; in al­ nostra cara terra ridotta uno scempio tutte le razze cune parti le parole sono sbiadite e leggibili a stento, che vi sono nel mondo, la seconda di essere giudica­ particolarmente ai margini. Le ultime due frasi sono to da coloro per i quali non nutro nessun sentimento. tracciate di traverso, sul lembo esterno del foglietto. Ricorda solo questo e non aver rancore per nessuno e sii buono e sappi esser degno del sacrificio di tuo pa­ Lettera pubblicata in M. Franzinelli (a cura di), Ulti­ dre Dino me lettere, cit. Carte familiari Modestino De Angelis, Roma—Alessandro Portelli, L’ordine è già stato ese­ Muovetevi venite a parlare col Comandante guito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria, Roma, Donzelli, 1999, pp. 285 e 389-390; Paolo Brogi, Ge­ Fate qualche cosa!!! rardo De Angelis l’aiuto di Rossellini preso a piazza Barberini, “Corriere della sera” (edizione romana), 23 marzo 2004. Documento n. 7

Cara Vittoria mia... figlia mia adorata. Vittorio Grasso Caprioli Quando leggerai questo mio scritto tuo padre non c’è più. In previsione del tragico momento avevo sempre Di anni 22, studente universitario. Nato a Brescia il 24 pensato di scriverti a lungo! Non l’ho fatto perché mi novembre 1922; orfano di madre (la contessa Camil­ sono illuso che non finisse così tragicamente la mia vi­ la Caprioli, spentasi dopo crudele malattia nel 1940); ta. Non ti dico nulla e ti dico tutto. A te tutta la nostra studente in medicina presso l'Università di Milano, at­ poverafamiglia. Sii savia, buona, onesta. Abbi corag­ tivista della Federazione universitaria cattolica. Di sen­ 548 Mimmo Franzinelli timenti antifascisti, nell’autunno 1944 collabora con sago (Brescia) — Antonio Fappani, La Resistenza dei un gruppo di partigiani attivi a Gussago, cittadina in cattolici bresciani, Brescia, Ed. Il Cittadino, 1964, pp. cui Vittorio risiede con la famiglia. Risponde al ban­ 121-122; c.r. [Camillo Rovetta], Quel martire del ‘44, do di reclutamento della Rsi, timoroso — in caso di esempio di forza morale, “Il Giornale di Brescia”, 23- renitenza — di determinare rappresaglie sui familiari. 24 novembre 1997; Manuela Bonicalzi, Evasio Scar- Arruolato nella Divisione alpina Monterosa, come ca­ dovi, Storie, per non dimenticare, a cura di Alfio Leo­ porale della 15a compagnia del Battaglione “Tirano”, ni, Longastrino, Ed. Spazio Cultura, 1997, pp. 95,124 nel febbraio 1944 è inviato in Germania per un corso e 130; Sandro Antonini, Sestri Levante 1940-1945: gli d’istruzione militare a Musingen. A metà aprile visita anni della guerra, Genova, De Ferrari, 1998, p. 317. in un campo di internamento il fratello Giuseppe, cat­ turato in Croazia dai tedeschi dopo l’armistizio. Rim­ Carissima nonna, patriato nella seconda metà di luglio con i commmili- non disperarti. Vittorio ti sarà sempre vicino nella toni, è dislocato nei pressi di Cherasco (sede del co­ Chiesa delle Grazie. mando di Divisione, diretto dal colonnello Mario Car- A te l’incarico di recare il mio ultimo saluto ai paren­ loni); indisponibile a cooperare alla repressione anti­ ti tutti. partigiana esplicata dal contingente cui appartiene, si Dì alla Elena che si ritiri dall’ufficio, non ti faccia la­ collega segretamente con un appartenente alla Briga­ vorare troppo a casa. Fagli leggere queste mie ultime. ta “Coduri” (nome di battaglia: “Bastian”) e organiz­ Abbi fede in Dio, fonte di ogni bene. za il passaggio suo e di un compagno d’armi nelle fi­ Ti abbraccio e bacio fraternamente con tanto affetto le degli antifascisti; il commilitone finge di coadiu­ Vittorio varlo mentre ne segnala ai superiori le mosse; Grasso Caprioli, ignaro del tradimento, guidato da “Bastian” Carissimo papà, carissimi fratelli, si dirige verso la zona di Monte Domenico: poche ore sono le ultime righe prima di passare al di là. Non più tardi scatta un rastrellamento nel corso del quale il piangete, non scene di disperazione. Siate forti, più giovane è catturato dagli ex commilitoni. Riportato in forti di quello che siete stati fino ad ora. caserma, è processato e condannato a morte per diser­ La buona Mamma vi assiste sempre dal Cielo come zione dal Tribunale militare di Chiavari. La sentenza assisterà me fino all’ultimo minuto. Iddio è con me. è eseguita il 4 agosto 1944 in località Villa Zarello, fra­ Domattina farò la Santa Comunione. Il buon Signore zione del comune di Sestri Levante (Genova), luogo che tutto vede ed ascolta non lascerà inesaudite le mie designato dal Comando della Monterosa per l’esecu­ richieste. Vi aiuterà nell’ora triste ed ascolterà anche zione della pena capitale nei confronti dei disertori. Il voi. E che cosa gli chiederò se non la pace della no­ condannato ottiene di essere fucilato al petto, senza stra famiglia? L’unico mio ardente desiderio. -Papà benda; il cadavere, avvolto in coperte militari, è tra­ mio caro, ritorna fra i tuoi figli, risveglia in te stesso sportato dai soldati del plotone d’esecuzione nel bo­ ed in essi l’amore famigliare, le vere gioie, l’unica sco attiguo, per la sepoltura (nel 1947 la salma verrà gioia della vita. - Tutte le altre cose sono passioni ter­ traslata al cimitero Vantiniano di Brescia, nella cap­ rene senza senso, senza sugo. Nella vita esiste una Bel­ pella della famiglia). Sul luogo della fucilazione è sta­ lezza, esiste un piacere, non lo devi negare, né lo de­ to apposto un cippo, oggi semisepolto dalla vegeta­ vi cercare al di fuori di coloro ai quali ài dato la vita. zione. La sorella Alberta, amorevole custode delle car­ Uno di questi per un’ azione disperata viene ora a man­ te e delle fotografie di Vittorio, si reca di frequente a carti. Seguo la dipartita della Mamma ma non la ugua­ Chiavari per la commemorazione dei fucilati dal plo­ glio in dolore. Il mio abbandono ti ricordi Colei che tone d’esecuzione della “Monterosa”. avesti a Compagna nella vita, ad essa pensa ancora, Il messaggio — scritto a matita sui quattro lati di due che Essa ti indichi la via da seguire. A voi ragazzi di­ fogli — è un messaggio d’amore e perdono che si ispi­ co per prima cosa: Avete ancora un Padre. Non vor­ ra ai valori della religione cattolica e invoca in modo rei che questo non si verifichi. Sappiate che è l'unico accorato l’unità familiare, incrinata, successivamente cruccio che mi acompagnerà nell’aldilà. Sono con­ alla scomparsa della madre, da dissapori insorti tra il vinto infatti che voi accoglierete la dolorosa notizia padre e i sei figli (Giuseppe, Vittorio, Maria, Adriano, con quell’ animo forte col quale siete stati capaci di vi­ Francesco e Alberta). Elena è la cugina, cui il morituro vere fino ad ora. Sempre concordi, sempre uniti, non raccomanda di lasciare l’impiego ministeriale per coa­ sfiduciatevi. La Mamma buona vi guarda dall’Alto, e diuvare la nonna, Rosa Rainmann vedova Caprioli. se Iddio me lo concederà anch’io vi sarò vicino come lo sono ora e fino all'ultimo istante col mio spirito. Lettera pubblicata in M. Franzinelli (a cura di), Ultime Maria fai da Mamma ai tuoi fratelli come già ài po­ lettere, cit. Carte familiari Alberta Grasso Caprioli, Gus­ tuto dimostrare: essi ne avranno ancor più di bisogno Ultime lettere. Scritti di fucilati e deportati della Resistenza 549

d’ora innanzi. Sii calma, comprensiva ed affettuosa. s’impegna nel tentativo di unificazione delle forze ga­ Abbi fede, tanta fede in Dio. Hai vicino la chiesetta di ribaldine e autonome osovane, per dare vita alla Bri­ S. Adriano dove insieme ai ragazzi puoi sfogare il tuo gata “Ippolito Nievo A”, della quale assume il co­ pianto e trovare conforto. mando insieme a Pietro Maset e Giulio Contin. Nel Tu Adriano non stancarti di ricercare T anelata via. I dicembre, quando i nazifascisti occupano la “zona li­ mezzi intellettuali li hai ed i materiali non te li negherà bera” della Camia, scende in pianura; denunciato da nessuno. un traditore allettato da una taglia, è catturato la sera Franceschino sii sempre buono ed affettuoso—la tua del 6 febbraio 1945 nella sua abitazione da elementi passione per la lettura non ti abbandoni—studia sem­ del Centro repressione antipartigiana di Palmanova. pre e sii sempre il ragazzo riflessivo e calmo d’una Imprigionato nella Caserma “Piave”, è “picchiato, im­ volta. piccato, nervato, morsicato dai cani”, come scriverà La mia Alberta cresca in bontà, gentilezza ed affet­ ai dirigenti del Pei di Udine. Il 14 marzo è condanna­ tuosità. Sii sempre più carina - ricordati del tuo Vit­ to a morte dal Tribunale speciale tedesco del Litora­ torio che ti ha amato con tutto il cuore. le Adriatico con altri 36 partigiani: “Dopo il proces­ Che le mie parole non siano vane. Così vado con se­ so si credeva che tutti al mattino ci portassero al po­ renità e fiducia incontro alla morte che per il mio spi­ ligono, mentre venne l’alba ed eravamo ancora in cel­ rito significa liberazione, per la mia anima giustizia la”, scrive in uno dei messaggi clandestini pervenuti in Dio. ai familiari durante la carcerazione. Le trattative per Vi abbraccio e bacio tante tante volte. uno scambio di prigionieri, incoraggiate dall’arcive­ Tuo figlio, vostro fratello scovo di Udine, sono sconfessate dai dirigenti della Vittorio federazione comunista e non sortiscono effetti. Fa­ Chiavari, 4-8-44 scisti e tedeschi tentano di sconcertare i compagni di “Tribuno” diffondendo la notizia di un suo “ravvedi­ mento”. Alle ore 5 del 9 aprile è prelevato dall’infer- Documento n. 8 meria e mezz’ora più tardi è fucilato con Mario Fo- schiani e altri 27 partigiani; si presenta al plotone d’e­ Mario Modotti (Tribuno) secuzione, composto da SS e comandato da due ma­ rescialli della SD-SIPO, col fazzoletto rosso al collo e intona un canto antifascista. Per onorarne il ricordo Di anni 32, operaio. Nato a Udine il 12 novembre le formazioni pordenonesi si costituiscono in Brigata 1912; presta servizio di leva nella Marina dal 1932 al Garibaldi “Mario Modotti”. Medaglia d’argento al Va­ 1934; assunto come apprendista dai Cantieri Riuniti lor militare alla memoria. dell’Adriatico di Monfalcone, diviene attrezzista na­ Sulla busta contenente il secondo messaggio è scritto: vale. Autodidatta e lettore onnivoro (predilige Gorkij “A mio figlio Mario Modotti, via San Lazzaro 12, int. e London), frequenta corsi serali di istruzione presso 5, Udine” e, in un riquadro: “Ultime volontà di un con­ i cantieri e s’iscrive a una scuola per corrispondenza dannato a morte”. per ottenere il diploma di perito aeronautico. Nel 1933 sposa Pina Giorgi e l’anno successivo nasce il figlio Marietto. Richiamato alle armi il 19 giugno 1940 al Lettera pubblicata in M. Franzinelli (a cura di), Ulti­ deposito marittimo di Pola, nel 1941 è congedato su me lettere, cit. Archivio dell'istituto friulano per la richiesta dei Cantieri Riuniti. Durante la guerra fa par­ storia del movimento di liberazione, Udine —Alberto te del Comitato sindacale clandestino e del Partito co­ Buvoli, Alviero Negro, Movimento di liberazione in munista. A ridosso dell’armistizio rappresenta il Pei Friuli 1900/1950, Udine, Istituto friulano per la sto­ nel Comitato d’azione di Monfalcone e costituisce il ria del movimento di liberazione, 1973, pp. 222-223; gruppo “Modotti-Fantini-Giorgi”, nucleo originario Modotti, Mario, in Enciclopedia dell’ antifascismo e del Battaglione Garibaldi, organizzato a metà settem­ della Resistenza, voi. Ili, H-M, Milano, La Pietra, bre 1943 nel Friuli orientale con un centinaio di uo­ 1976, pp. 760-61; Marietto Modotti, Mio padre Tri­ mini. Il 1° dicembre il reparto si scioglie, incalzato buno, in Renzo Biondo, Il verde, il rosso, il bianco. dai rastrellamenti tedeschi, e alcuni suoi componen­ La V Brigata “Osoppo" e la Brigata osovano-gari- ti, tra i quali “Tribuno”, svernano alle pendici del Mon­ baldina “Ippolito Nievo", Padova, Cleup, 2002, pp. te Ciaurlec. Nel marzo 1944, incaricato dal partito di 245-47; Luigi Raimondi Cominesi, Modotti Mario organizzare la ripresa del movimento resistenziale in “Tribuno". Storia di un comandante partigiano, Udi­ Valcellina, costituisce il Battaglione “Nino Bixio”, at­ ne, Istituto friulano per la storia del movimento di li­ tivo nella zona montana del Pordenonese. In estate berazione, 2002 550 Mimmo Franzinelli

Pasqua 45-1-Aprile abbia tradito nessuno. Di più non posso scrivere: lo Carissima Pina Amoron mio saprai un giorno da quelli che mi sono stati vicini nel Il terribile 14 marzo dopo un bestiale processo 37 com­ soffrire. battenti della Libertà furono condannati a morte. L’a­ Sono orgoglioso di avere appartenuto alle gloriose gonia dura da 20 giorni e siamo ancora a mente se­ Brigate Garibaldi e di essere un Comunista. rena ma questa raffinatezza disumana avrà fine fra Voglio che cresca sano e forte affinché possi entrare qualche giorno. nella ultragloriosa Armata Rossa e servire la Causa Ti posso dire Pina cara che ti ho amata con la forza del proletariato come io feci. che potevo avere nel mio sangue, che mi piaci tanto Sasso tuo zio avrà cura di te, seguilo che riconosco in ma tanto che per te avrei commesso anche una pazzia. lui un bravo compagno. Ora alla fine della mia vita ti raccomando di amare Per Mamma tua sii il suo braccio destro, amala, sti­ tanto il nostro figliolo. Fallo crescere sano e forte in mala che ne ha il merito, lo /’ ho amata tanto, Tho ama­ modo che continui nella lotta da me iniziata e entri poi ta quanto ho amato la Mamma mia. a far parte dell'Armata Rossa. In Bicinico c’è il tra­ L’ultimo mio grido sarà a Morte il fascismo e l’inva­ ditore che telefonicamente informò i miei aguzzini. sore Libertà ai Popoli. Forse, dico forse, è quello che venne arrestato assie­ Fa esattamente quelle che furono le mie ultime Vo­ me a me in quella notte indimenticabile. Sappi Pina lontà; io ne sarò felice carissima che fui impiccato ore intere bastonato ma Addio Mario non tradii nessuno, questo basterà a te e a nostro fi­ tuo padre glio. Sarete orgogliosi un giorno di esser sangue del Mario Modotti Tribuno mio sangue. L’ultimo mio grido sarà Morte ai nazifascisti - Libertà al Proletariato. Documento n. 9 Saluta tanto Mario Faustini e Bruno. Bacia tutti e io ti invio l’ultimo saluto e bacio. Gino Onofri Addio Pina cara Addio Di anni 41, operaio elettricista, sposato, tre figli. Na­ tuo Mario Tribuno to a Mercato Saraceno (Forlì) il 14 luglio 1903. Auto­ didatta, lettore appassionato di romanzi a sfondo so­ La famiglia Mangiarotti di Codroipo ti aiuterà in tut­ ciale e di saggi politici, in giovane età milita nel Par­ ti i modi rivolgiti a loro tito repubblicano italiano; subisce sei aggressioni squa- tuo Mario dristiche e riporta gravi lesioni. Negli anni del regime versa in difficili condizioni economiche, discriminato per le sue idee. Trasferitosi a Bologna, dopo l’armi­ 1-4-45 Pasqua stizio sostiene in seno al Pii la necessità di un impe­ Caro Marietto, gno diretto nella Resistenza; deluso dalle titubanze de­ Avevo fatta una lettera per te e una per mamma tua il gli interlocutori, passa al Partito d’azione. D'intesa con giorno della condanna del 14-3-45 la quale con il ter­ 1’ 8a Brigata di Giustizia e libertà (poi intitolata a Mas­ ribile pensiero di lasciarvi era scritta molto triste e senzio Masia) pone a disposizione dei partigiani la pro­ con molto rimpianto. Ora sono passati 19 giorni dal pria abitazione, trasformata in un’importante base lo­ giorno fatale e la speranza di veder la fine dell’odia­ gistica per i rapporti col centro resistenziale milanese. to tedesco e lo sterminio delf ascismo si fa sempre più Quando i fascisti individuano la tipografia bolognese viva in me. del P d’a, Onofri organizza una nuova stamperia clan­ Però oggi il parroco delle carceri nella sua visita ci destina in Via S. Petronio Vecchio, anch’essa scoper­ disse che ci saranno un po’ di graziati e io con mente ta dalla polizia. L’estate 1944 lavora nella Croce ros­ serena so di non essere tra quelli. Mi considerano un sa italiana e sotto la direzione del dottor Gennaro Cia- lottatore, ossia pericoloso per loro perciò da elimina­ burri occulta in un’ala dell’ospedale militare Marco­ re. Conscio della mia fine dopo un’agonia di 20 gior­ ni (nelle scuole elementari di via Laura Bassi) un’in- ni ti voglio esprimere le mie ultime Volontà. fermeria per i partigiani. Il 4 settembre 1944 è arre­ La spia che mi mandò alla morte è a Bicinicco perciò stato con una ventina di appartenenti alla rete azioni­ rintracciala e vendicami. sta, incluso il primogenito Nazario Sauro, diciasset­ Ricorda che a Palmanova mi hanno fatto molto sof­ tenne (liberato dopo un paio di settimane); il 14 set­ frire tra impiccagione e maltrattamenti. tembre il Tribunale militare straordinario di guerra Sono molto orgoglioso che dai 10 interrogatori non gl’infligge 6 anni di reclusione. A fine ottobre l’inter­ Ultime lettere. Scritti di fucilati e deportati della Resistenza 551 namento nel Lager è ritardato dalla rottura di una ba­ Mi rivolgo a te Anna che oramai sei una donna, re­ lestra del camion al momento della partenza dal car­ stale vicino; a te Sauro che come maschio più grande cere sotto gli occhi dei familiari: “Non ti puoi imma­ devi fare da padre ai tuoi fratelli, e se mi vorrai fare ginare il dolore che abbia provato nel vederti piange­ cosa gradita dovresti curare i miei libri che sai con re assieme ai bambini, mentre io stipato in fondo al ca­ quanto amore li tenevo; e a te Eneide che sei il più pic­ mion mi preparavo a partire pensando che non vi avrei colo perché tu cresca buono e bravo. più rivisto”, scrive alla moglie. Consegnato ai tede­ Figlioli la vita per voi si fa seria e dura e molto di più schi, è internato a Bolzano e il 20 novembre è depor­ lo sarà quando sarete grandi, per questo studiate e fa­ tato a Mauthausen; muore nel sottocampo di Gusen il te sì che i miei sacrifici e quelli di vostra madre per 4 febbraio 1945 secondo la testimonianza di un suo mandarvi a scuola non siano stati vani. compagno di Lager, cinque giorni più tardi secondo il Non abbiate timore per me, sappiate che io starò me­ registro del campo. Decorato con medaglia d’argento glio se vi saprò felici. al Valor militare alla memoria: “Fin daH’inizio parte­ Ricordatevi quando sarete grandi la causa per la qua­ cipava alla lotta di liberazione distinguendosi come or­ le abbiamo combattuto. ganizzatore e quindi come valoroso comandante di for­ Ricordatela sempre. Siate soprattutto orgogliosi dei mazione. Catturato e seviziato, mai venne meno alla vostri genitori che vi hanno insegnato una via, dura e sua fede. Deportato in Germania in campo di concen­ difficile, ma giusta e onesta. tramento, svolgeva opera di propaganda fra i compa­ Bacioni vostro papà Gino gni, ma scoperta la sua attività cospirativa, veniva bar­ baramente trucidato dal nemico”. La città di Bologna gli ha intitolato una via. Candia carissima, Il messaggio ai figli, scritto a matita su carta di invol­ i giorni che si avvicinano saranno per te molto più du­ to, è uscito dal carcere nascosto nella biancheria riti­ ri di quelli che abbiamo passato assieme: ora poi sei rata dai familiari; l’addio alla moglie, su due pezzi di sola con tre figli. carta da pacco, è affidato ai compagni di carcerazione Mi raccomando soprattutto i miei figli se io non do­ al momento della partenza da Bologna verso Bolzano, vessi più tornare: sono l’unica cosa che ci resti. Tu il 2 novembre 1944. cerca di fargli sentire meno la mia mancanza. Se non dovessi ritornare non ti rammaricare per me; Lettera pubblicata in M. Franzinelli (a cura di), Ultime sono sereno e attendo serenamente il domani. So di lettere, cit. Archivio familiare Nazario Sauro Onofri, Bo­ avere lottato onestamente per la mia causa e non ho logna — Nazario Sauro Onofri, / socialisti bolognesi nulla da rimproverarmi. Se mi si chiederà un altro sa­ nella Resistenza, Bologna, Edizioni La Squilla, 1965, crificio sono pronto a farlo come sempre. pp. 14 e 67; A. Albertazzi, L. Arbizzani, N.S. Onofri, Gli Mi raccomando ancora i miei figli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bo­ Ti bacio tuo Gino lognese, cit., voi. IV, M-Q, Bologna, Istituto per la sto­ ria di Bologna, 1995, pp. 498-499. Documento n. 10 Figli adorati, non so con quali parole iniziare questa mia, che come Emanuele Tiliacos sempre ho il timore che non vi giunga, per dirvi che sono ancora qui vicino a voi. Di anni 26, impiegato di banca. Nato a Roma il 27 di­ Ieri, mentre il camion si allontanava, avevo un nodo cembre 1918 da una famiglia originaria del Dodeca- qui alla gola, che non riusciva a farmi cantare assie­ neso, studia al Liceo Tasso e poi si iscrive alla Facoltà me ai miei compagni; sentivo che non avevo potuto di Giurisprudenza; appassionato sportivo, gioca a cal­ abbracciarvi prima di partire per un viaggio che sen­ cio nella squadra junior della Roma. Arruolato come tivo senza ritorno. ufficiale in un reparto della Guardia a frontiera, 1’8 Il caso ha voluto invece che io possa scrivervi ancora settembre 1943 presta servizio in Val d’Aosta e con­ e che lo possa anche per i giorni futuri, se non parti­ corda con diversi suoi commilitoni la resistenza con­ remo come dicono. tro i tedeschi; due giorni più tardi “per il tradimento Quando vi sarò lontano, siate ubbidienti a vostra ma­ degli ufficiali superiori e per la confusione regnante dre e soprattutto vicini, aiutatela e proteggetela nei tra i soldati” viene disarmato insieme ad altri ufficia­ giorni tristi che si stanno addensando su di voi: confor­ li antifascisti; fuggito con alcuni commilitoni, vive tatela e cercate di non farle sentire la mia mancanza per una settimana alla macchia “con la speranza di po­ come lei cercherà di nonfarvela sentire a voi. terci opporre in qualche modo ai tedeschi: è stato tut­ 552 Mimmo Franzinelli

to inutile, primo perché eravamo troppo pochi e la cat­ mare qualcosa! Ho cercato il supremo onore di bat­ tiva stagione era imminente, poi perché eravamo con­ termi contro i tedeschi e di liberare l’Italia. Anche se tornati da spie fasciste e la milizia confinaria ci ricer­ sono morto sono ben felice di aver potuto offrire qual­ cava”. Il 20 settembre il gruppo di Tiliacos ripara in cosa in nome della libertà e dell’Italia. Non crediate Svizzera. Il giovane italo-greco è dapprima inviato al che dimentichi di essere un greco! Tutt’altro: è il mio centro di smistamento di Ins e poi assegnato al cen­ più grande orgoglio, ma oggi la causa della Grecia e tro di assistenza di Buhl, sul lago di Biel. Qui si fi­ quella dell’Italia si identificano e quello che si com­ danza con una giovane del luogo, Elsbeth Iseli, figlia pie per l’una si compie anche per l'altra. Se si affret­ del maestro di Buhl. Incapace di restare alla finestra ta la liberazione dell’Italia si affretta l’ora della li­ nel momento della lotta decisiva contro il nazifasci­ bertà per la Grecia! Siate dunque sempre fieri ed or­ smo, Tiliacos decide di rientrare in Italia con tre ami­ gogliosi della mia fine e non compiangetemi. Ho pre­ ci, per aggregarsi a una formazione partigiana attiva so la mia strada in piena coscienza e non mi lamen­ nella Valtellina. Nel gruppo si annida un traditore e i terò mai qualsiasi cosa dovesse succedere. Voi pure tedeschi intercettano i giovani nei pressi di Tirano, ne mostratevi forti in quest’ora e ricordatemi sempre. Io uccidono due e catturano gli altri due. È rinchiuso a non ho mai cessato di avervi nel cuore, e pregherò San Vittore, dove viene sottoposto a interrogatori e sempre per voi. Oggi dopo quattro mesi di lavorio è torturato, prima di venire deportato nei pressi di Da- giunto finalmente l’ordine di partenza. Da oggi quin­ chau. I suoi parenti apprenderanno l’estate 1945 dal­ di sono compreso tra i partigiani e non appartengo più la Croce rossa intemazionale che Emanuele è morto a me stesso. Sono diventato il tenente X agli ordini del nel Lager il 31 marzo 1945, per deperimento organi­ Comitato Nazionale di Liberazione. Punto d’incontro co. Il testamento morale trascritto di seguito, corre­ con i partigiani giù operanti è la Valtellina. Spero che dato da una lettera a futura memoria (“Se vi giunge Dio mi dia la forza e il coraggio per compiere degna­ questa mia lettera senza che io sia tra di voi, vuol di­ mente la mia missione. re che non mi vedrete mai più”), è scritto a penna su Addio carissima mamma e papà, addio Mani, Nico, due fogli di grande formato. Giorgio e Elena e perdonatemi tutti se qualche volta vi ho fatto soffrire. A te specialmente, cara mamma, Carte familiari Nicoletta Tiliacos, Roma. chiedo perdono di tutto e per te sarà il mio ultimo pen­ siero . Perdonatemi sopratutto questo ultimo dolore che Buhl, 8.7.1944 vi dò, ma portatelo sempre con fierezza. Io parto in Quale ufficiale, e sopratutto quale uomo, mi sentivo gioia e con la speranza di potervi tutti riabbracciare assolutamente diminuito e degno di disprezzo (e di que­ il giorno finale. Ricordatemi a tutti i parenti ed amici sto parecchi svizzeri non han fatto economia!) se non e salutateli per mio conto. Affido questa lettera al dot­ avessi dato un mio pur minimo contributo alla lotta tor Zanetti Guido di Bolzano, con l'incarico di spe­ che milioni e milioni di uomini combattono per la li­ dirla un mese dopo il mio rientro in Italia. Se volete bertà e la giustizia! Questo riposare tranquillo in Sviz­ avere qualche mia notizia chiedetene al Ten. Tranfa- zera mentre tutti soffrono e si battono per un mondo glia Franco - Lungo Gelso 37 Napoli che parte con migliore mi era assolutamente impossibile a soppor­ me. Addio ancora, o meglio arrivederci, e mille e mil­ tare. Non potevo e sopratutto non volevo restare spet­ le baci a tutti. Sempre vostro tatore in questo conflitto ed affacciarmi poi a recla­ Emanuele