ISSN 0378-701X Gazzetta ufficiale C 151 E 44o anno delle Comunità europee 22 maggio 2001

Edizione in lingua italiana Comunicazioni ed informazioni

Numero d’informazione Sommario Pagina

I (Comunicazioni)

PARLAMENTO EUROPEO

INTERROGAZIONI SCRITTE CON RISPOSTA

(2001/C 151 E/001) E-1692/00 di Jonas Sjöstedt alla Commissione Oggetto: Prelievo di campioni di acque di balneazione nei comuni svedesi ...... 1 (2001/C 151 E/002) E-2200/00 di Marco Cappato alla Commissione Oggetto: Libertà religiosa in Grecia ...... 2 (2001/C 151 E/003) E-2373/00 di Dana Scallon al Consiglio Oggetto: Soldati bambini e armi portatili nei conflitti in Africa ...... 3 (2001/C 151 E/004) E-2377/00 di María Valenciano Martínez-Orozco alla Commissione Oggetto: Comunicazione relativa alla strategia comunitaria in materia di pari opportunità tra uomini e donne (2000-2005) e proposta di direttiva sulle molestie sessuali sul luogo di lavoro ...... 3 (2001/C 151 E/005) E-2392/00 di Mathieu Grosch alla Commissione Oggetto: Spese bancarie ...... 4 (2001/C 151 E/006) E-2429/00 di Gorka Knörr Borràs alla Commissione Oggetto: Ampliamento dell’UE e regioni ...... 5 (2001/C 151 E/007) E-2438/00 di Giovanni Pittella alla Commissione Oggetto: Mancato rispetto della diversità linguistica da parte della Commisione europea ...... 6 (2001/C 151 E/008) E-2446/00 di Fernando Fernández Martín alla Commissione Oggetto: Isole ...... 6 (2001/C 151 E/009) E-2466/00 di Paulo Casaca, Isidoro Sánchez García, Margie Sudre, Roy Perry, Mariotto Segni e Jean-Claude Fruteau alla Commissione Oggetto: Isole ...... 7 Risposta comune alle interrogazioni scritte E-2446/00 e E-2466/00 ...... 7 (2001/C 151 E/010) E-2484/00 di Theresa Villiers al Consiglio Oggetto: Riunioni con paesi terzi durante la Presidenza francese ...... 8 (2001/C 151 E/011) E-2538/00 di Neil MacCormick alla Commissione Oggetto: Programma Erasmus  obbligo fiscale per gli studenti ...... 9 IT Numero d’informazione Sommario (segue) Pagina (2001/C 151 E/012) E-2548/00 di María Sornosa Martínez alla Commissione Oggetto: Mancato rispetto da parte spagnola dell’articolo 12, paragrafo 5 (pubblicità nei programmi per bambini) della direttiva «Televisione senza frontiere» ...... 10 (2001/C 151 E/013) E-2569/00 di Piia-Noora Kauppi alla Commissione Oggetto: Difficoltà di indirizzare verso una terapia i tossicodipendenti che vivono sulla strada ...... 11 (2001/C 151 E/014) E-2628/00 di Guido Viceconte, Antonio Tajani e Mario Mantovani alla Commissione Oggetto: Piano comunitario per arginare il flagello dell’AIDS in Africa ...... 12 (2001/C 151 E/015) E-2652/00 di Monica Frassoni alla Commissione Oggetto: Gestione delle acque e dei relativi fondi comunitari in Sardegna ...... 12 (2001/C 151 E/016) E-2675/00 di Ioannis Souladakis alla Commissione Oggetto: Protezione delle imprese europee nel Kosovo ...... 14 (2001/C 151 E/017) E-2676/00 di Alexandros Alavanos alla Commissione Oggetto: Funzionamento dei depuratori nella Grecia centrale ...... 15 (2001/C 151 E/018) E-2687/00 di Christopher Huhne alla Commissione Oggetto: Interrogazione parlamentare E-0561/00 ...... 16 (2001/C 151 E/019) E-2763/00 di Chris Davies alla Commissione Oggetto: Finanziamento per il trattamento della tubercolosi negli Stati firmatari della Convenzione di Lomé .... 16 (2001/C 151 E/020) E-2808/00 di Jeffrey Titford alla Commissione Oggetto: Promozione della dimensione europea nelle scuole ...... 17 (2001/C 151 E/021) P-2811/00 di Bart Staes alla Commissione Oggetto: Utilizzo ottimale dei mattatoi nei paesi candidati (Risposta complementare) ...... 18 (2001/C 151 E/022) E-2831/00 di Richard Howitt alla Commissione Oggetto: Werner Jenkinson Europa, Oldmeadow Road, Kings Lynn, Norfolk. PE30 4LA ...... 19 (2001/C 151 E/023) E-2865/00 di Camilo Nogueira Román alla Commissione Oggetto: Distribuzione dei Fondi Strutturali nell’ambito del PSR per il periodo 2000-2006 presentato dallo Stato spagnolo ...... 20 (2001/C 151 E/024) E-2873/00 di Camilo Nogueira Román alla Commissione Oggetto: Il Fondo di coesione ed il progetto di costruzione di un nuovo aeroporto in Madrid in aggiunta al preliminare investimento di 300 000 milioni di pesetas nell’attuale aeroporto madrileno ...... 20 (2001/C 151 E/025) E-2876/00 di Camilo Nogueira Román al Consiglio Oggetto: L’Unione europea e la povertà nel mondo ...... 21 (2001/C 151 E/026) E-2911/00 di Michl Ebner al Consiglio Oggetto: Sanzioni all’Austria ...... 22 (2001/C 151 E/027) E-2912/00 di Michl Ebner al Consiglio Oggetto: Sanzioni contro l’Austria ...... 23 (2001/C 151 E/028) E-2913/00 di Michl Ebner al Consiglio Oggetto: Perplessità sul senso della politica delle sanzioni ...... 24 (2001/C 151 E/029) E-2914/00 di Michl Ebner al Consiglio Oggetto: Sanzioni contro l’Austria ...... 24 (2001/C 151 E/030) E-2920/00 di Charles Tannock alla Commissione Oggetto: Attività sportive e ricreative in Andalusia ...... 25 (2001/C 151 E/031) E-2935/00 di Brian Simpson alla Commissione Oggetto: Cipro ...... 25 (2001/C 151 E/032) E-2939/00 di Michl Ebner alla Commissione Oggetto: Politica comune in materia di asilo e immigrazione ...... 26 (2001/C 151 E/033) E-2940/00 di Michl Ebner alla Commissione Oggetto: Abolizione di privilegi fiscali per funzionari del servizio diplomatico ...... 27 IT Numero d’informazione Sommario (segue) Pagina (2001/C 151 E/034) E-2953/00 di Michl Ebner alla Commissione Oggetto: Regioni ultraperiferiche verticali ...... 28

(2001/C 151 E/035) E-2955/00 di Emmanouil Mastorakis alla Commissione Oggetto: Politica regionale dell’Unione europea ...... 28

(2001/C 151 E/036) E-2966/00 di Sebastiano Musumeci e Mariotto Segni alla Commissione Oggetto: Regioni Sicilia e Sardegna dopo il 2006 ...... 28

Risposta comune alle interrogazioni scritte E-2955/00 e E-2966/00 ...... 29

(2001/C 151 E/037) E-2959/00 di Bart Staes alla Commissione Oggetto: Il problema del raccolto cerealicolo rovinato dalle precipitazioni ...... 29

(2001/C 151 E/038) E-2961/00 di Daniela Raschhofer al Consiglio Oggetto: Estremismo di destra negli Stati membri ...... 30

(2001/C 151 E/039) E-2962/00 di Daniela Raschhofer alla Commissione Oggetto: Estremismo di destra negli Stati membri ...... 31

(2001/C 151 E/040) E-2968/00 di Bart Staes al Consiglio Oggetto: Integrazione del latte distribuito nelle scuole in una politica alimentare «sana» ...... 31

(2001/C 151 E/041) E-2969/00 di Bart Staes alla Commissione Oggetto: Integrazione del latte distribuito nelle scuole in una politica alimentare «sana» ...... 32

(2001/C 151 E/042) E-2970/00 di Erik Meijer al Consiglio Oggetto: Informazioni non aggiornate ed incomplete circa la composizione del Consiglio ...... 33

(2001/C 151 E/043) E-2976/00 di Ioannis Souladakis alla Commissione Oggetto: Finanziamento delle regioni insulari dell’Unione europea ...... 34

(2001/C 151 E/044) E-2986/00 di Vittorio Sgarbi alla Commissione Oggetto: Vie di comunicazione in Sicilia ...... 35

(2001/C 151 E/045) E-2990/00 di Daniela Raschhofer alla Commissione Oggetto: Direttiva 92/43/CEE sugli habitat ...... 36

(2001/C 151 E/046) E-2994/00 di John Cushnahan al Consiglio Oggetto: Timor Orientale ...... 37

(2001/C 151 E/047) E-3000/00 di Luciano Caveri alla Commissione Oggetto: Standard comuni per i tunnel nell’Unione europea ...... 37

(2001/C 151 E/048) E-3002/00 di Klaus-Heiner Lehne alla Commissione Oggetto: Dimezzamento della base imponibile per i redditi azionari secondo la legge sulla riduzione delle tasse in Germania ...... 38

(2001/C 151 E/049) E-3005/00 di Bill Miller alla Commissione Oggetto: Aiuto UE per i diritti dell’uomo ...... 39

(2001/C 151 E/050) E-3007/00 di Glyn Ford alla Commissione Oggetto: Gemellaggio di città e criteri di ammissibilità ...... 39

(2001/C 151 E/051) E-3021/00 di Laura González Álvarez alla Commissione Oggetto: Proibizione delle reti da posta derivanti ...... 40

(2001/C 151 E/052) E-3023/00 di María Sornosa Martínez alla Commissione Oggetto: Progetto di costruzione della diga di La Cañada sul fiume Turia (Valencia, Spagna) ...... 41

(2001/C 151 E/053) E-3027/00 di Elisabeth Jeggle, Karl von Wogau e Rainer Wieland alla Commissione Oggetto: Comunicazione sul Programma di sovvenzioni ai gemellaggi ...... 42

(2001/C 151 E/054) E-3032/00 di Carlos Lage alla Commissione Oggetto: Conseguenze della costruzione di un porto per il litorale di Vila Praia de Âncora ...... 43 IT Numero d’informazione Sommario (segue) Pagina (2001/C 151 E/055) P-3033/00 di Giorgos Katiforis al Consiglio Oggetto: Testo del partenariato Turchia-UE ...... 44 (2001/C 151 E/056) P-3037/00 di Samuli Pohjamo alla Commissione Oggetto: Difficoltà nell’assunzione di personale per la dimensione settentrionale ...... 45 (2001/C 151 E/057) E-3041/00 di Joachim Wuermeling al Consiglio Oggetto: Armonizzazione delle disposizioni relative alla punzonatura di merci in metallo prezioso ...... 45 (2001/C 151 E/058) E-3044/00 di Glyn Ford alla Commissione Oggetto: Sovvenzioni per il diesel ...... 46 (2001/C 151 E/059) E-3046/00 di Daniel Hannan alla Commissione Oggetto: Centri UE di studio e ricerca ...... 47 (2001/C 151 E/060) E-3051/00 di Michl Ebner alla Commissione Oggetto: Finanziamenti a favore dell’istruzione in materia di fauna ...... 47 (2001/C 151 E/061) E-3053/00 di Sérgio Sousa Pinto alla Commissione Oggetto: Discriminazione di chi non è cittadino francese da parte della legislazione francese ...... 48 (2001/C 151 E/062) P-3056/00 di Ilda Figueiredo alla Commissione Oggetto: Revoca delle sovvenzioni alle casse autoctone in Portogallo (Risposta complementare) ...... 49 (2001/C 151 E/063) E-3059/00 di Glyn Ford alla Commissione Oggetto: Divieto di produzione di sigarette ad alto contenuto di catrame ...... 50 (2001/C 151 E/064) E-3063/00 di Laura González Álvarez alla Commissione Oggetto: Riversamento di olio combustibile nel fiume Tago (Toledo-Spagna) ...... 51 (2001/C 151 E/065) E-3065/00 di Sergio Berlato alla Commissione Oggetto: Frantoiani oleari ...... 52 (2001/C 151 E/066) E-3066/00 di Sergio Berlato e Adriana Poli Bortone alla Commissione Oggetto: VII campagna UE di promozione del consumo di olio di oliva ...... 53 (2001/C 151 E/067) P-3067/00 di Luciano Caveri alla Commissione Oggetto: Anno internazionale delle montagne ...... 54 (2001/C 151 E/068) E-3074/00 di Mikko Pesälä e Samuli Pohjamo alla Commissione Oggetto: Informazioni sulle possibilità di finanziamento nel quadro della dimensione settentrionale ...... 55 (2001/C 151 E/069) E-3075/00 di Cristiana Muscardini alla Commissione Oggetto: Vendita farmaci in rete ...... 56 (2001/C 151 E/070) E-3076/00 di Raffaele Costa alla Commissione Oggetto: Aiuti comunitari agli allevatori di bovini da latte ...... 57 (2001/C 151 E/071) E-3077/00 di Erik Meijer alla Commissione Oggetto: Vendita via Internet di sostanze destinate al consumo umano e ritenute nocive negli Stati Uniti ..... 58 (2001/C 151 E/072) E-3086/00 di Richard Corbett alla Commissione Oggetto: Articolo 192 del trattato CE ...... 59 (2001/C 151 E/073) E-3096/00 di Rosa Miguélez Ramos alla Commissione Oggetto: Scarico incontrollato di rifiuti da parte di petroliere ...... 61 (2001/C 151 E/074) E-3097/00 di Juan Naranjo Escobar alla Commissione Oggetto: Rialzo del prezzo del petrolio ...... 62 (2001/C 151 E/075) P-3105/00 di Florence Kuntz alla Commissione Oggetto: Tasso IVA applicabile nel settore della ristorazione in seno all’Unione europea ...... 63 (2001/C 151 E/076) P-3109/00 di Freddy Thielemans alla Commissione Oggetto: Esecuzione dei progetti ALA/92/47 e ALA/92/35  protezione della città di Montero contro le inonda- zioni ...... 64 IT Numero d’informazione Sommario (segue) Pagina (2001/C 151 E/077) P-3111/00 di Albert Maat alla Commissione Oggetto: Proposta della Commissione per una normativa relativa alla classificazione delle uova ...... 65

(2001/C 151 E/078) P-3112/00 di Evelyne Gebhardt alla Commissione Oggetto: Versamento delle sovvenzioni accordate a titolo del programma Comenius nell’ambito di Socrates .... 66

(2001/C 151 E/079) P-3113/00 di Gerhard Hager alla Commissione Oggetto: Intenzione di reazione alla riforma della normativa relativa alle FSC (Società di vendita straniere) ..... 67

(2001/C 151 E/080) E-3118/00 di Brigitte Langenhagen alla Commissione Oggetto: Impiego di carcasse nelle farine animali ...... 68

(2001/C 151 E/081) E-3119/00 di Brigitte Langenhagen alla Commissione Oggetto: Concessione di licenze UTMS in Spagna ...... 70

(2001/C 151 E/082) E-3124/00 di Patricia McKenna alla Commissione Oggetto: URBAN II ...... 71

(2001/C 151 E/083) E-3130/00 di Íñigo Méndez de Vigo e Jorge Hernández Mollar alla Commissione Oggetto: Progetto «Alzati e cammina» ...... 72

(2001/C 151 E/084) E-3131/00 di Laura González Álvarez alla Commissione Oggetto: Cancellazione del programma «Alzati e cammina» per decisione della Commissione ...... 72

Risposta comune alle interrogazioni scritte E-3130/00 e E-3131/00 ...... 73

(2001/C 151 E/085) E-3132/00 di María Valenciano Martínez-Orozco e Anna Terrón i Cusí alla Commissione Oggetto: Finanziamento a carico dell’FSE di corsi di formazione riservati alle donne in settori in cui queste ultime sono sovrarappresentate ...... 74

(2001/C 151 E/086) E-3134/00 di Rosa Miguélez Ramos alla Commissione Oggetto: Norme per le petroliere monoscafo ...... 75

(2001/C 151 E/087) E-3136/00 di Juan Naranjo Escobar alla Commissione Oggetto: La rivolta nel settore dei carburanti ...... 76

(2001/C 151 E/088) E-3137/00 di Francisca Sauquillo Pérez del Arco alla Commissione Oggetto: Paralisi del Comitato PVS/ALA e diminuzione della cooperazione con l’America latina ...... 78

(2001/C 151 E/089) E-3143/00 di Cristiana Muscardini alla Commissione Oggetto: Una discoteca a Auschwitz ...... 79

(2001/C 151 E/090) E-3150/00 di Olle Schmidt alla Commissione Oggetto: Sostegno UE alla lotta contro il turismo sessuale a danno di minori ...... 80

(2001/C 151 E/091) P-3153/00 di Niels Busk alla Commissione Oggetto: Lista nera ...... 81

(2001/C 151 E/092) E-3158/00 di Gerhard Hager alla Commissione Oggetto: Organi extragiudiziali di risoluzione delle controversie ...... 82

(2001/C 151 E/093) E-3160/00 di Alexandros Alavanos alla Commissione Oggetto: Ritardi registrati nella realizzazione di progetti a titolo del secondo Quadro comunitario di sostegno .. 84

(2001/C 151 E/094) P-3167/00 di Theresa Villiers alla Commissione Oggetto: Cipro e il caso Loizidou ...... 84

(2001/C 151 E/095) E-3171/00 di Adriana Poli Bortone alla Commissione Oggetto: Crisi del mercato dell’olio d’oliva in Puglia (Italia) ...... 85

(2001/C 151 E/096) P-3172/00 di Gerardo Galeote Quecedo alla Commissione Oggetto: Ostacoli all’assunzione di lavoratori extracomunitari da parte di società sportive ...... 85

(2001/C 151 E/097) P-3176/00 di Arlindo Cunha alla Commissione Oggetto: Agenda 2000 ...... 86 IT Numero d’informazione Sommario (segue) Pagina (2001/C 151 E/098) P-3186/00 di Marie-Arlette Carlotti alla Commissione Oggetto: Negoziati di adesione della Turchia all’Unione europea e riconoscimento del genocidio armeno ...... 87 (2001/C 151 E/099) P-3187/00 di Carlos Costa Neves alla Commissione Oggetto: Produzione di latte nelle Azzorre ...... 87 (2001/C 151 E/100) E-3189/00 di Paul Rübig alla Commissione Oggetto: Sviluppo delle direttive sull’informativa finanziaria ...... 89 (2001/C 151 E/101) E-3191/00 di Konstantinos Hatzidakis alla Commissione Oggetto: Inquinamento del lago Vegoritida in Grecia ...... 90 (2001/C 151 E/102) E-3193/00 di Chris Davies alla Commissione Oggetto: Pesca illegale nelle acque dell’Africa occidentale ...... 90 (2001/C 151 E/103) E-3195/00 di Caroline Jackson alla Commissione Oggetto: Ricerca su usi alternativi del tabacco ...... 91 (2001/C 151 E/104) E-3200/00 di Mario Mauro alla Commissione Oggetto: Caso di discriminazione, da parte di un organismo internazionale, di una società sportiva che si è battuta contro il doping ...... 92 (2001/C 151 E/105) P-3202/00 di Erik Meijer alla Commissione Oggetto: Ostacoli frapposti dagli Stati Uniti a iniziative umanitarie europee concernenti l’Iraq e l’azione «Un aereo per l’Iraq» ...... 93 (2001/C 151 E/106) E-3203/00 di Mark Watts alla Commissione Oggetto: Sicurezza marittima ...... 94 (2001/C 151 E/107) E-3205/00 di Daniel Varela Suanzes-Carpegna alla Commissione Oggetto: Regolamento per la verifica statistica del tonno ...... 95 (2001/C 151 E/108) P-3325/00 di Rosa Miguélez Ramos alla Commissione Oggetto: Blocco statunitense delle esportazioni comunitarie di tonno albacora e derivati ...... 96 Risposta comune alle interrogazioni scritte E-3205/00 e P-3325/00 ...... 96 (2001/C 151 E/109) E-3206/00 di Daniel Varela Suanzes-Carpegna alla Commissione Oggetto: Accordo di pesca UE-Capo Verde ...... 96 (2001/C 151 E/110) P-3210/00 di Jan Mulder alla Commissione Oggetto: Utilizzazione della produzione agricola a scopi non alimentari ...... 97 (2001/C 151 E/111) P-3211/00 di Alexander de Roo alla Commissione Oggetto: Legislazione dell’Unione in materia di lotta contro le infezioni da legionella ...... 98 (2001/C 151 E/112) E-3233/00 di Elly Plooij-van Gorsel e Jules Maaten alla Commissione Oggetto: Segretazione di contaminazioni da legionellosi negli alberghi europei ...... 99 (2001/C 151 E/113) P-3239/00 di Dorette Corbey alla Commissione Oggetto: Legionella ...... 100 Risposta comune alle interrogazioni scritte P-3211/00, E-3233/00 e P-3239/00 ...... 100 (2001/C 151 E/114) P-3212/00 di Hans Kronberger alla Commissione Oggetto: Campagna per il decollo delle energie rinnovabili ...... 102 (2001/C 151 E/115) P-3215/00 di Jan Wiersma alla Commissione Oggetto: Cooperazione UE-ONU in materia di gestione delle crisi e prevenzione dei conflitti ...... 103 (2001/C 151 E/116) E-3219/00 di Elizabeth Lynne alla Commissione Oggetto: Pagamento degli alimenti per i figli di genitori divorziati ...... 104 (2001/C 151 E/117) E-3222/00 di Glyn Ford alla Commissione Oggetto: Deroga alla direttiva sul tabacco ...... 105 (2001/C 151 E/118) E-3225/00 di Luis Berenguer Fuster alla Commissione Oggetto: Scuola europea ad Alicante ...... 106 IT Numero d’informazione Sommario (segue) Pagina (2001/C 151 E/119) E-3228/00 di Robert Goebbels alla Commissione Oggetto: Crisi petrolifera ...... 106 (2001/C 151 E/120) E-3229/00 di Olivier Duhamel alla Commissione Oggetto: Sanzioni a carico dell’Austria ...... 107 (2001/C 151 E/121) E-3232/00 di Stefano Zappalà, Antonio Tajani, Guido Viceconte, Generoso Andria, Ama- lia Sartori, Giorgio Lisi e Mario Mantovani alla Commissione Oggetto: Infibulazione nell’Unione europea ...... 107 (2001/C 151 E/122) E-3241/00 di Gabriele Stauner alla Commissione Oggetto: Rischi per la salute legati al burro adulterato ...... 109 (2001/C 151 E/123) E-3243/00 di Neil MacCormick alla Commissione Oggetto: Tragitti marittimi brevi ...... 110 (2001/C 151 E/124) E-3245/00 di Neil MacCormick alla Commissione Oggetto: Fondi «abbandonati» («orphan funds») in possesso delle compagnie assicuratrici ...... 111 (2001/C 151 E/125) E-3247/00 di Rosa Miguélez Ramos alla Commissione Oggetto: Negoziati con Capo Verde per un nuovo accordo di pesca ...... 112 (2001/C 151 E/126) E-3249/00 di Jorge Hernández Mollar alla Commissione Oggetto: Aiuti dell’Unione europea per la commercializzazione dell’olio d’oliva ...... 113 (2001/C 151 E/127) E-3250/00 di Jorge Hernández Mollar alla Commissione Oggetto: Politica dell’Unione europea nel settore del sughero ...... 113 (2001/C 151 E/128) E-3251/00 di Jorge Hernández Mollar alla Commissione Oggetto: Legislazione comunitaria repressiva in materia di versamento di petrolio in mare ...... 114 (2001/C 151 E/129) E-3254/00 di Salvador Garriga Polledo alla Commissione Oggetto: Aiuti dell’UE alla Lega europea dei Diabetici ...... 116 (2001/C 151 E/130) E-3267/00 di Elspeth Attwooll alla Commissione Oggetto: Impatto dell’acquacoltura sulla formazione di alghe tossiche ...... 117 (2001/C 151 E/131) E-3268/00 di Elspeth Attwooll alla Commissione Oggetto: Impatto della pesca con i palangari sugli uccelli marini ...... 118 (2001/C 151 E/132) E-3378/00 di Mary Banotti alla Commissione Oggetto: Uccelli marini e pesca con palangari ...... 118 (2001/C 151 E/133) E-3379/00 di Richard Howitt alla Commissione Oggetto: Pesca con palangari di tonni ...... 119 Risposta comune alle interrogazioni scritte E-3268/00, E-3378/00 e E-3379/00 ...... 119 (2001/C 151 E/134) E-3269/00 di Graham Watson alla Commissione Oggetto: Atti di violenza contro le comunità cristiane nelle Molucche ...... 119 (2001/C 151 E/135) E-3271/00 di Dominique Vlasto alla Commissione Oggetto: Prezzo unico dei libri in Europa ...... 120 (2001/C 151 E/136) E-3288/00 di Bart Staes alla Commissione Oggetto: Riserve strategiche di petrolio ...... 121 (2001/C 151 E/137) E-3291/00 di Stavros Xarchakos alla Commissione Oggetto: Modi di promozione dell’operato dell’UE ...... 122 (2001/C 151 E/138) E-3292/00 di Mihail Papayannakis alla Commissione Oggetto: Devastazione del biotopo della laguna di Missolungi ...... 123 (2001/C 151 E/139) E-3295/00 di Mathieu Grosch alla Commissione Oggetto: Sovvenzioni incrociate e copertura delle perdite nel settore ferroviario ...... 124 (2001/C 151 E/140) E-3297/00 di Chris Davies alla Commissione Oggetto: Pubblicità/sponsorizzazione del tabacco ...... 125 IT Numero d’informazione Sommario (segue) Pagina (2001/C 151 E/141) E-3299/00 di Eryl McNally alla Commissione Oggetto: Medicinali generici ...... 126 (2001/C 151 E/142) E-3300/00 di Eryl McNally alla Commissione Oggetto: Prodotti a base di soia ...... 127 (2001/C 151 E/143) E-3302/00 di Eryl McNally alla Commissione Oggetto: Turchia e diritti umani ...... 128 (2001/C 151 E/144) E-3305/00 di Adriana Poli Bortone alla Commissione Oggetto: Lido Pizzo ...... 128 (2001/C 151 E/145) P-3307/00 di Jeffrey Titford alla Commissione Oggetto: Regime UE dello zucchero ...... 129 (2001/C 151 E/146) P-3309/00 di Esko Seppänen alla Commissione Oggetto: Rimunerazione degli esperti incaricati di regolare la questione dell’Austria ...... 130 (2001/C 151 E/147) P-3310/00 di Giuseppe Di Lello Finuoli alla Commissione Oggetto: Costruzione di opera edilizia in violazione di leggi (Risposta complementare) ...... 130 (2001/C 151 E/148) P-3311/00 di Adriana Poli Bortone alla Commissione Oggetto: Tariffe aeree Alitalia ...... 131 (2001/C 151 E/149) P-3313/00 di Gianfranco Fini alla Commissione Oggetto: Agenda Vertice di Biarritz ed emergenza pedofilia ...... 132 (2001/C 151 E/150) P-3314/00 di Monica Frassoni alla Commissione Oggetto: Interventi turistico-immobiliari lungo la costa di Cala Giunco-Stagno Notteri, Villasimius, Sardegna, Italia 133 (2001/C 151 E/151) E-3316/00 di Claude Turmes e Alexander de Roo alla Commissione Oggetto: Centrale elettrica a Malta  visita del Commissario Wallström ...... 135 (2001/C 151 E/152) E-3323/00 di Paulo Casaca alla Commissione Oggetto: Fabbisogno di approvvigionamento di zucchero delle Azzorre con riferimento al regolamento n. 1481/2000 ...... 135 (2001/C 151 E/153) P-3324/00 di Bernd Lange alla Commissione Oggetto: Emissioni sonore dei treni ad alta velocità ...... 136 (2001/C 151 E/154) E-3328/00 di Ursula Schleicher alla Commissione Oggetto: Risarcimento dei danni morali a seguito di incidenti aerei ...... 137 (2001/C 151 E/155) E-3330/00 di Theresa Villiers alla Commissione Oggetto: Protezione degli animali durante il trasporto ...... 138 (2001/C 151 E/156) E-3334/00 di Cristiana Muscardini alla Commissione Oggetto: Sistemi complementari di previdenza sociale e di assicurazione malattia ...... 138 (2001/C 151 E/157) E-3338/00 di Monica Frassoni alla Commissione Oggetto: Campo da golf nel comune di Settimo San Pietro, Cagliari (Italia) ...... 139 (2001/C 151 E/158) E-3339/00 di Monica Frassoni alla Commissione Oggetto: Interventi turistici immobiliari lungo la costa di Teulada in Sardegna (Italia) ...... 140 (2001/C 151 E/159) E-3340/00 di Monica Frassoni alla Commissione Oggetto: Interventi turistici immobiliari lungo la costa di Monte Russu, comune di Aglientu, Sardegna (Italia) . . . 141 (2001/C 151 E/160) E-3345/00 di Ursula Schleicher alla Commissione Oggetto: Patenti di guida nell’Unione europea ...... 142 (2001/C 151 E/161) E-3349/00 di Anna Karamanou alla Commissione Oggetto: Potenziamento degli istituti democratici e promozione del rispetto delle minoranze nazionali in Albania 144 (2001/C 151 E/162) P-3389/00 di Christos Zacharakis alla Commissione Oggetto: Violazioni e brogli durante le elezioni in Albania ...... 144 Risposta comune alle interrogazioni scritte E-3349/00 e P-3389/00 ...... 145 IT Numero d’informazione Sommario (segue) Pagina (2001/C 151 E/163) E-3351/00 di Phillip Whitehead alla Commissione Oggetto: Smaltimento del PVC ...... 145

(2001/C 151 E/164) E-3353/00 di Juan Naranjo Escobar alla Commissione Oggetto: Aiuti al settore cinematografico ...... 146

(2001/C 151 E/165) E-3358/00 di Guido Viceconte, Giuseppe Gargani, Francesco Musotto, Stefano Zappalà, Luigi Cesaro, Marcello Dell’Utri, Mario Mauro, Amalia Sartori, Umberto Scapagnini, Anto- nio Tajani, Guido Podestà, Raffaele Lombardo e Raffaele Costa alla Commissione Oggetto: Programma Gioventù: ritardi nell’invio dei contratti e nei pagamenti ...... 147

(2001/C 151 E/166) E-3359/00 di Ilda Figueiredo alla Commissione Oggetto: Licenziamento collettivo ...... 148

(2001/C 151 E/167) E-3363/00 di Gilles Savary alla Commissione Oggetto: Distillatori in proprio di acquavite naturale ...... 149

(2001/C 151 E/168) P-3367/00 di Linda McAvan alla Commissione Oggetto: Benessere dei suini ...... 149

(2001/C 151 E/169) P-3370/00 di Nicole Thomas-Mauro alla Commissione Oggetto: Pedagogia interculturale ...... 150

(2001/C 151 E/170) P-3372/00 di Antonios Trakatellis alla Commissione Oggetto: Aiuti di Stato e salvataggio della compagnia aerea Olympic Airways ...... 151

(2001/C 151 E/171) P-3373/00 di Salvador Garriga Polledo alla Commissione Oggetto: Impatto ambientale e finanziamento comunitario di progetti ...... 152

(2001/C 151 E/172) P-3374/00 di Luciana Sbarbati alla Commissione Oggetto: Protezione civile e catastrofi naturali ...... 152

(2001/C 151 E/173) E-3376/00 di Ursula Schleicher alla Commissione Oggetto: Elenco positivo di medicinali in Germania ...... 153

(2001/C 151 E/174) E-3381/00 di Concepció Ferrer alla Commissione Oggetto: Il Fondo sociale europeo in Catalogna ...... 154

(2001/C 151 E/175) E-3386/00 di Reinhold Messner alla Commissione Oggetto: Impatto ambientale del raccordo autostradale Asti-Cuneo ...... 155

(2001/C 151 E/176) P-3388/00 di Laura González Álvarez alla Commissione Oggetto: Nuovo regime di aiuti al carbone a partire dal 2002 ...... 156

(2001/C 151 E/177) P-3390/00 di Phillip Whitehead alla Commissione Oggetto: Sussidi statali all’industria manifatturiera ...... 156

(2001/C 151 E/178) P-3392/00 di Helena Torres Marques alla Commissione Oggetto: Tassazione degli aiuti comunitari agli agricoltori ...... 157

(2001/C 151 E/179) E-3400/00 di Luciano Caveri alla Commissione Oggetto: Il CD-rom pubblicato dalla Commissione europea ...... 157

(2001/C 151 E/180) E-3401/00 di Nicole Thomas-Mauro alla Commissione Oggetto: Statuto dei coniugi dei lavoratori autonomi ...... 158

(2001/C 151 E/181) E-3404/00 di Cristiana Muscardini e Gianfranco Fini alla Commissione Oggetto: Lotta al razzismo e alla xenofobia in Germania ...... 159

(2001/C 151 E/182) E-3405/00 di Cristiana Muscardini e Gianfranco Fini alla Commissione Oggetto: Famiglia di disoccupati di origine siciliana espulsa dalla Repubblica federale tedesca ...... 159

(2001/C 151 E/183) E-3406/00 di Cristiana Muscardini e Gianfranco Fini alla Commissione Oggetto: Espulsioni facili: procedura di infrazione della Commissione esecutiva nei confronti della Repubblica fede- rale tedesca ...... 160 IT Numero d’informazione Sommario (segue) Pagina (2001/C 151 E/184) E-3408/00 di Armando Cossutta alla Commissione Oggetto: Espulsione di cittadini italiani dalla Germania ...... 160 Risposta comune alle interrogazioni scritte E-3404/00, E-3405/00, E-3406/00 e E-3408/00 ...... 161 (2001/C 151 E/185) E-3413/00 di Jonas Sjöstedt alla Commissione Oggetto: Accordo commerciale fra l’UE e la Cina ...... 161 (2001/C 151 E/186) E-3414/00 di Jonas Sjöstedt alla Commissione Oggetto: Dimensioni delle scatole svedesi contenenti aringhe fermentate ...... 162 (2001/C 151 E/187) E-3415/00 di Jonas Sjöstedt alla Commissione Oggetto: Stati membri dell’UE e convenzioni internazionali per la protezione delle risorse dell’UE ...... 162 (2001/C 151 E/188) E-3418/00 di Jonas Sjöstedt alla Commissione Oggetto: Pubblicizzazione dell’olio d’oliva nei paesi nordici dell’UE ...... 163 (2001/C 151 E/189) P-3419/00 di Christopher Huhne alla Commissione Oggetto: Esercenti di traghetti che attraversano la Manica ...... 164 (2001/C 151 E/190) E-3420/00 di Torben Lund e Helle Thorning-Schmidt alla Commissione Oggetto: Attuazione dell’articolo 13 del trattato ...... 165 (2001/C 151 E/191) E-3426/00 di Christopher Huhne alla Commissione Oggetto: Aggiornamento delle statistiche economiche degli Stati membri ...... 166 (2001/C 151 E/192) E-3427/00 di Christopher Huhne alla Commissione Oggetto: Poteri della Commissione nell’ambito dell’abuso di posizione dominante ...... 167 (2001/C 151 E/193) E-3429/00 di Manuel Pérez Álvarez alla Commissione Oggetto: Sicurezza marittima ...... 167 (2001/C 151 E/194) E-3433/00 di Cristiana Muscardini e Gianfranco Fini alla Commissione Oggetto: Alluvione nel Nord Italia ...... 168 (2001/C 151 E/195) E-3436/00 di Generoso Andria, Stefano Zappalà, Giuseppe Nisticò, Vitaliano Gemelli e Guido Viceconte alla Commissione Oggetto: Bieticoltura ...... 169 (2001/C 151 E/196) E-3437/00 di Erik Meijer alla Commissione Oggetto: Evitare le catture casuali di cetacei grazie al rigoroso rispetto ed eventualmente al miglioramento delle vigenti norme di protezione ...... 170 (2001/C 151 E/197) P-3438/00 di Minerva Malliori alla Commissione Oggetto: Organismi geneticamente modificati ...... 172 (2001/C 151 E/198) P-3439/00 di Werner Langen alla Commissione Oggetto: Distillazione di alcol per usi commestibili ...... 173 (2001/C 151 E/199) E-3455/00 di Erik Meijer alla Commissione Oggetto: Disincentivazione del turismo intra-UE determinata da inattese disposizioni in materia di proprietà privata (caso di Manchester) ...... 174 (2001/C 151 E/200) E-3456/00 di Cecilia Malmström alla Commissione Oggetto: Amalgama dentario ...... 175 (2001/C 151 E/201) E-3461/00 di Chris Davies alla Commissione Oggetto: Comunicazione sui bambini ...... 176 (2001/C 151 E/202) E-3462/00 di Laura González Álvarez alla Commissione Oggetto: Linea di alta tensione sui monti di Riaño (Castiglia e León  Spagna) ...... 176 (2001/C 151 E/203) E-3463/00 di Laura González Álvarez alla Commissione Oggetto: Concentrazione di metalli nel fiume Guadalquivir (Andalusia  Spagna) ...... 177 (2001/C 151 E/204) E-3466/00 di Erik Meijer alla Commissione Oggetto: Vendita di carne e latte proveniente da mucche affette da sindrome da deperimento ...... 178 IT Numero d’informazione Sommario (segue) Pagina (2001/C 151 E/205) P-3467/00 di Robert Sturdy alla Commissione Oggetto: Livelli legali degli indennizzi per la peste suina ...... 179 (2001/C 151 E/206) P-3468/00 di Daniel Varela Suanzes-Carpegna alla Commissione Oggetto: L’industria cantieristica europea ...... 179 (2001/C 151 E/207) E-3472/00 di John Bowis alla Commissione Oggetto: Monitoraggio dell’Osservatorio per la salute ...... 180 (2001/C 151 E/208) E-3480/00 di Rosemarie Müller alla Commissione Oggetto: Anno europeo delle lingue  termini per le domande di finanziamento di progetti ...... 181 (2001/C 151 E/209) E-3483/00 di Heidi Hautala alla Commissione Oggetto: Codice di condotta per i produttori di tamponi vaginali ...... 181 (2001/C 151 E/210) P-3497/00 di Raina Echerer alla Commissione Oggetto: Autorizzazione dei singoli Stati membri a fare entrare in funzione impianti nucleari del tipo di Temelin 183 (2001/C 151 E/211) E-3506/00 di Piia-Noora Kauppi alla Commissione Oggetto: Rete Natura 2000 in Finlandia ...... 183 (2001/C 151 E/212) E-3508/00 di Stefano Zappalà alla Commissione Oggetto: Parco nazionale del circeo ...... 184 (2001/C 151 E/213) E-3510/00 di Jan Andersson alla Commissione Oggetto: Indennità di disoccupazione percepite in un altro Stato membro ...... 185 (2001/C 151 E/214) E-3520/00 di Rosa Miguélez Ramos alla Commissione Oggetto: Negoziati per gli accordi di pesca con Capo Verde, Brasile, Senegal e Kiribati ...... 186 (2001/C 151 E/215) E-3535/00 di Glyn Ford alla Commissione Oggetto: Libera circolazione dei lavoratori di tutte le categorie ...... 187 (2001/C 151 E/216) P-3542/00 di Torben Lund alla Commissione Oggetto: Piombo ...... 187 (2001/C 151 E/217) P-3543/00 di Albert Maat alla Commissione Oggetto: Distorsioni del mercato prodotte dall’etichettatura delle carni bovine ...... 189 (2001/C 151 E/218) P-3557/00 di Wilhelm Piecyk alla Commissione Oggetto: Avaria della nave cisterna «Ievoli Sun»  Ruolo della società di classificazione «Rina» ...... 189 (2001/C 151 E/219) E-3565/00 di Mauro Nobilia alla Commissione Oggetto: Il caso ILVA di Taranto  Italia ...... 190 (2001/C 151 E/220) E-3580/00 di Adriana Poli Bortone alla Commissione Oggetto: Mansio Ad Quatum ...... 191 (2001/C 151 E/221) E-3593/00 di Samuli Pohjamo e Mikko Pesälä alla Commissione Oggetto: Dati statistici Eurostat nelle lingue comunitarie ...... 192 (2001/C 151 E/222) E-3597/00 di Juan Naranjo Escobar alla Commissione Oggetto: L’OEDT e il Vertice di Santa Maria da Feira ...... 192 (2001/C 151 E/223) E-3603/00 di Cristiana Muscardini e Gianfranco Fini alla Commissione Oggetto: Aiuto sociale prodromo all’espulsione ...... 193 (2001/C 151 E/224) P-3611/00 di Enrico Ferri alla Commissione Oggetto: Applicazione art. 9 della direttiva CEE 79/409 nella deliberazione n. 184 del 27.9.2000 del Consiglio regionale della Toscana ...... 194 (2001/C 151 E/225) E-3617/00 di Elspeth Attwooll alla Commissione Oggetto: Dazi di importazione sui prodotti ittici importati in Polonia dall’Unione europea ...... 195 (2001/C 151 E/226) P-3619/00 di Gianfranco Dell’Alba alla Commissione Oggetto: Le prospettive del CCR ...... 196 (2001/C 151 E/227) E-3622/00 di Stavros Xarchakos alla Commissione Oggetto: Sacerdozio femminile ...... 196 IT Numero d’informazione Sommario (segue) Pagina (2001/C 151 E/228) E-3639/00 di Hanja Maij-Weggen alla Commissione Oggetto: Lavoro minorile ...... 197 (2001/C 151 E/229) E-3647/00 di Konstantinos Hatzidakis alla Commissione Oggetto: Irregolarità nella procedura di aggiudicazione di progetti riguardanti il Catasto ...... 198 (2001/C 151 E/230) E-3650/00 di Richard Corbett alla Commissione Oggetto: Guide della città ...... 198 (2001/C 151 E/231) E-3672/00 di Bart Staes alla Commissione Oggetto: Introduzione dello specchietto per migliorare la visuale dell’angolo morto ...... 199 (2001/C 151 E/232) E-3677/00 di Toine Manders alla Commissione Oggetto: Cooperazione tra avvocati ed esperti contabili ...... 200 (2001/C 151 E/233) E-3678/00 di Glenys Kinnock alla Commissione Oggetto: Deroga all’OMC ...... 201 (2001/C 151 E/234) P-3692/00 di John Cushnahan alla Commissione Oggetto: Tossicità della pillola Shu Gan Wan ...... 201 (2001/C 151 E/235) P-3694/00 di Mario Mastella alla Commissione Oggetto: La protezione dei lavoratori nei luoghi di lavoro ...... 202 (2001/C 151 E/236) E-3715/00 di Giovanni Pittella alla Commissione Oggetto: Obiettivi FSE ...... 203 (2001/C 151 E/237) E-3720/00 di Bart Staes alla Commissione Oggetto: Commercio di sigarette ...... 204 (2001/C 151 E/238) E-3721/00 di Bartho Pronk alla Commissione Oggetto: Ostacoli alla libera circolazione dovuti agli assegni familiari ...... 204 (2001/C 151 E/239) E-3734/00 di Christopher Huhne alla Commissione Oggetto: Costi di conversione dell’euro ...... 205 (2001/C 151 E/240) E-3737/00 di Christopher Huhne alla Commissione Oggetto: Canone televisivo ...... 205 (2001/C 151 E/241) P-3741/00 di Gerard Collins alla Commissione Oggetto: Pedaggi stradali nel Regno Unito ...... 206 (2001/C 151 E/242) P-3786/00 di Juan Ojeda Sanz alla Commissione Oggetto: Adeguamento al progresso tecnico della direttiva 70/156/CEE concernente l’omologazione dei veicoli a motore e dei loro rimorchi ...... 206 (2001/C 151 E/243) E-3818/00 di Mark Watts alla Commissione Oggetto: Esportazione di bestiame vivo nei paesi terzi ...... 207 (2001/C 151 E/244) P-3826/00 di Massimo Carraro alla Commissione Oggetto: Uso improprio del marchio Valpolicella per una campagna pubblicitaria contro la guida in stato di ebbrezza ...... 208 (2001/C 151 E/245) P-3877/00 di Michael Cashman alla Commissione Oggetto: Biciclette elettroassistite ...... 208 (2001/C 151 E/246) E-3888/00 di Glyn Ford alla Commissione Oggetto: Tutela dei relitti ...... 209 (2001/C 151 E/247) E-3961/00 di Mihail Papayannakis alla Commissione Oggetto: Installazione di turbine a gas ...... 209 (2001/C 151 E/248) E-3983/00 di Christine De Veyrac alla Commissione Oggetto: Importo e assegnazione degli aiuti comunitari alla Regione Midi-Pirénées ...... 210 (2001/C 151 E/249) P-4106/00 di Pietro-Paolo Mennea alla Commissione Oggetto: Situazione agricola in Puglia ...... 210 (2001/C 151 E/250) E-0005/01 di Brice Hortefeux alla Commissione Oggetto: Ripartizione e utilizzazione degli aiuti finanziari comunitari nella regione dell’Alvernia tra il 1994 e il 2000 211 IT 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/1

I

(Comunicazioni)

PARLAMENTO EUROPEO

INTERROGAZIONI SCRITTE CON RISPOSTA

(2001/C 151 E/001) INTERROGAZIONE SCRITTA E-1692/00 di Jonas Sjöstedt (GUE/NGL) alla Commissione

(29 maggio 2000)

Oggetto: Prelievo di campioni di acque di balneazione nei comuni svedesi

Intende la Commissione prendere provvedimenti a carico dei comuni svedesi che non ottemperano all’obbligo di trasmettere nei tempi previsti le relazioni relative ai campioni di acqua prelevati in località balneari e che non svolgono i prelievi nel modo corretto? Sono tenuti i comuni svedesi a presentare relazioni attinenti ai prelievi di acque di balneazione in conformità delle disposizioni della direttiva, nonostante si reputi che questa non prenda in considerazione le peculiarità del clima scandinavo?

Risposta data dalla sig.ra Wallström a nome della Commissione

(9 ottobre 2000)

La direttiva 76/160/CEE del Consiglio, dell’8 dicembre 1975, concernente la qualità delle acque di balneazione (1) impone agli Stati membri di effettuare prelievi e di ispezionare le zone di balneazione identificate, durante la stagione balneare, alla frequenza minima stabilita dalla direttiva (in genere, ogni 14 giorni). I campioni vengono successivamente analizzati in laboratorio per determinare la presenza di alcuni indicatori di inquinamento (parametri).

Per valutare il livello di qualità delle acque la Commissione prende in considerazione due parametri microbiologici (coliformi fecali e coliformi totali) e tre parametri fisico-chimici (oli minerali, tensioattivi e fenoli). Per i suddetti parametri la direttiva istituisce una frequenza minima di campionamento e valori imperativi che non devono essere superati.

Le autorità locali della Svezia hanno presentato le loro relazioni all’agenzia di protezione dell’ambiente svedese, che a sua volta, previa verifica, comunica i dati alla Commissione per la pubblicazione del rapporto annuale. Il rapporto annuale della Commissione sulla qualità delle acque di balneazione viene pubblicato ai sensi dell’articolo 13 della direttiva 76/160/CEE, modificato dall’articolo 3 della direttiva 91/692/CEE del Consiglio, del 23 dicembre 1991, per la standardizzazione e la razionalizzazione delle relazioni relative all’attuazione di talune direttive concernenti l’ambiente (2), che impone agli Stati membri di informare la Commissione dei risultati di laboratorio e degli esiti delle ispezioni.

Gli Stati membri hanno provveduto a recepire la direttiva 91/692/CEE nel diritto nazionale. In caso di mancata conformità alla direttiva  ad esempio per il mancato rispetto delle norme, per un campiona- mento insufficiente o per la mancata comunicazione dei risultati del controllo  la Commissione non esiterà a procedere ai sensi dell’articolo 226 (ex articolo 169) del trattato CE, se ciò fosse necessario. C 151 E/2 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Al contempo la Commissione è consapevole del fatto che la direttiva sulle acque di balneazione, che risale al 1976, è obsoleta, sia dal punto di vista tecnico e scientifico sia per quanto concerne l’aspetto gestionale. Per questo motivo già nel 1994 la Commissione ha presentato una proposta di revisione della direttiva. Tuttavia, per anni le presidenze del Consiglio che si sono succedute non hanno discusso la proposta, anche perché si attendeva l’esito del dibattito politico sulla direttiva quadro in materia di acque. Ciò ha fatto sì che anche la proposta del 1994 sia diventata obsoleta.

La Commissione ha ripreso i lavori per l’adozione di una nuova direttiva sulla qualità delle acque di balneazione. Dopo l’adozione definitiva della direttiva quadro in materia di acque del settembre 2000, la Commissione intende preparare una nuova direttiva sulle acque di balneazione, tenendo conto dell’evolu- zione tecnica e scientifica e delle strategie di gestione più recenti. L’iter della proposta della Commissione dovrebbe seguire la medesima procedura aperta che si è rivelata così proficua nel caso della direttiva quadro sulle acque: cooperazione con tutte le parti interessate (quali Stati membri, autorità regionali e locali, comunità scientifica, comparto del turismo, utilizzatori delle acque e, ultime ma non meno importanti, organizzazioni dei consumatori e organizzazioni non governative in campo ambientale). La prossima tappa sarà rappresentata dalla presentazione di una comunicazione della Commissione sulle acque di balneazione entro la fine del 2000, intesa ad avviare un ampio esercizio di consultazione. Uno degli elementi principali che caratterizzeranno tale consultazione sarà l’organizzazione di una conferenza sulle acque di balneazione durante la presidenza svedese. Sulla base dei risultati delle consultazioni la Commissione presenterà al Parlamento europeo e al Consiglio una proposta relativa ad una nuova direttiva sulla qualità delle acque di balneazione.

(1) GU L 31 del 5.2.1976. (2) GU L 377 del 31.12.1991.

(2001/C 151 E/002) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2200/00 di Marco Cappato (TDI) alla Commissione (3 luglio 2000)

Oggetto: Libertà religiosa in Grecia

Chara Kalomiri, cittadina greca, è al centro di una vicenda giudiziaria che solleva dubbi inquietanti in merito al rispetto della libertà di religione in Grecia. Denunciata dalle autorità del Monte Athos per avere diretto dal settembre 1994 al marzo 1995 un «centro di filosofia psicologica pratica» situato nella penisola calcidica, è stata condannata una prima volta dalla giustizia greca nel 1997, ed avendo la Corte suprema annullato la sentenza, condannata una seconda volta in occasione della ripetizione del processo. I giudici hanno motivato la loro decisione affermando che il «luogo di culto buddista, dedito alla meditazione» era sprovvisto dell’autorizzazione obbligatoria del Ministero per la Pubblica istruzione e gli affari religiosi, che viene concessa dopo aver sentito il parere della gerarchia ortodossa.

Non ritiene la Commissione che, essendo il rispetto della libertà religiosa un diritto fondamentale della persona ed un principio comune agli Stati membri, un’azione ex articolo 6 e 7 TUE o ex art.13 TCE dovrebbe essere urgentemente presa per eliminare ogni violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, nonché ogni discriminazione legata alla libertà religiosa, con particolare attenzione alla Grecia?

Risposta data dal sig. Prodi a nome della Commissione (8 dicembre 2000)

La Commissione, dopo un attento esame dell’interrogazione scritta dell’onorevole parlamentare, ritiene che l’azione dello Stato membro in questione non rientri nel campo d’applicazione del diritto comunitario. La giurisprudenza costante della Corte di Giustizia non prevede alcun controllo in materia di rispetto dei diritti fondamentali da parte degli Stati membri quando questi agiscono fuori del campo del diritto comunitario. Di conseguenza, e a prescindere dal fatto di sapere se vi sia stata o meno violazione di un diritto fondamentale, la Commissione non è competente, nel caso specifico, per avviare una procedura d’infrazione ai sensi dell’articolo 226 (ex articolo 169) del trattato CE contro la Grecia.

La Commissione richiama inoltre l’attenzione dell’onorevole parlamentare sulla possibilità per la cittadina in questione, dopo avere esaurito le vie di ricorso nazionali contro l’atto in questione, di fare appello alla Corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/3

(2001/C 151 E/003) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2373/00 di Dana Scallon (PPE-DE) al Consiglio (24 luglio 2000)

Oggetto: Soldati bambini e armi portatili nei conflitti in Africa

Vi sono storie terribili di devastazione provocata dall’utilizzazione delle armi portatili e di distruzione di una generazione di bambini attraverso la coscrizione in eserciti ufficiali o meno.

Secondo le stime, fino a 300 000 bambini nel mondo, di cui 120 000 nella sola Africa, sono arruolati come combattenti nelle forze armate governative o nei gruppi di opposizione armati.

Purtroppo molte delle armi utilizzate sono di fabbricazione europea e vengono vendute a partire dall’Europa, talora aggirando il codice di condotta sulle esportazioni di armi adottato nel 1998.

Come può il Consiglio assicurare un’applicazione più rigorosa e vincolante del codice UE nei singoli paesi dell’Unione?

Può il Consiglio riservare più particolare attenzione ai criteri e alle disposizioni operative in occasione della revisione annuale del codice, soprattutto per quanto concerne i criteri 1, 3 e 7 e le disposizioni operative 8 e 11?

Risposta (22 dicembre 2000)

1. Il Consiglio è costantemente preoccupato per l’accumulazione destabilizzante delle armi leggere e delle armi portatili nonché per i loro effetti devastatori sui soldati bambini arruolati negli eserciti ufficiali e non ufficiali. Il Codice di condotta per le esportazioni di armi adottato l’8 giugno 1998, prevede l’istituzione di norme comuni rigorose che devono essere considerate da tutti gli Stati membri come norme minime per il controllo dei trasferimenti di armi convenzionali. Il Codice prevede anche il rafforzamento dello scambio d’informazioni pertinenti per una maggiore trasparenza.

2. Le politiche di esportazioni di armi e l’applicazione del Codice rientrano nelle responsabilità degli Stati membri, che prendono decisioni che autorizzano o no il trasferimento di armi sulla base del Codice. Gli Stati membri sono tuttavia tenuti a procedere ogni anno, nell’ambito del Consiglio, a uno scambio d’informazioni relativo alle loro esportazioni di armi. Su tale base si stabilisce una relazione annuale che permette una valutazione comune dell’attuazione del Codice e in particolare dell’applicazione di ciascuno dei criteri in esso contenuti.

(2001/C 151 E/004) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2377/00 di María Valenciano Martínez-Orozco (PSE) alla Commissione (13 luglio 2000)

Oggetto: Comunicazione relativa alla strategia comunitaria in materia di pari opportunità tra uomini e donne (2000-2005) e proposta di direttiva sulle molestie sessuali sul luogo di lavoro

Il 7 giugno 2000 la sig.ra Anna Diamantopoulou, membro della Commissione responsabile dell’occupa- zione e degli affari sociali, ha annunciato all’opinione pubblica e ai mezzi di informazione l’approvazione della comunicazione relativa alla strategia comunitaria in materia di pari opportunità tra uomini e donne (2000-2005) e della proposta di direttiva sulle molestie sessuali sul luogo di lavoro.

In virtù dell’accordo quadro sulle relazioni tra il Parlamento europeo e la Commissione, quest’ultima deve tenere il Parlamento pienamente informato sulle sue proposte e iniziative relative all’ambito legislativo e di bilancio e non può rendere pubblica né un’iniziativa legislativa né qualsiasi altra iniziativa o decisione significativa senza averne previamente informato il Parlamento.

Come spiega la Commissione che, al momento di presentare la presente interrogazione, venti giorni dopo aver annunciato pubblicamente, dandovi grande risonanza, l’approvazione di entrambe le proposte, nega sistematicamente l’accesso al loro contenuto ai deputati di questo Parlamento e che non è ancora disponibile nessuno dei due documenti ufficiali? C 151 E/4 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Risposta della sig.ra Diamantopoulou a nome della Commissione

(5 ottobre 2000)

In data 7 giugno 2000 la Commissione ha adottato la comunicazione «Verso una strategia-quadro comunitaria in materia di parità tra le donne e gli uomini (2001-2005)» (1), la proposta di decisione del Consiglio relativa al programma, nonché la proposta di direttiva del Parlamento e del Consiglio che modifica la direttiva 76/207/CEE del Consiglio relativa all’attuazione del principio di parità di trattamento tra donne e uomini per quanto riguarda l’accesso al lavoro, alla formazione e alla promozione professio- nale, nonché le condizioni di lavoro (2). Tali testi sono stati oggetto di una verifica approfondita da parte dei giuristi-linguisti della Commissione, al fine di garantire la fedeltà e l’esattezza delle traduzioni delle diverse versioni linguistiche. Tale revisione ha comportato la verifica dei termini scelti in ogni lingua rispetto alla lingua originale dei documenti, nonché la verifica della conformità delle 11 versioni linguistiche. Cio’ ha determinato, come sottolinea l’on. parlamentare, un certo ritardo nella messa a disposizione della versione finale dei documenti nelle 11 lingue.

Nel deplorare tale ritardo, la Commissione sottolinea di essersi adoperata affinché il Parlamento venisse debitamente informato in proposito nel corso della preparazione della comunicazione e della proposta di modifica della direttiva.

(1) COM(2000) 335 def. (2) COM(2000) 334 def.

(2001/C 151 E/005) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2392/00 di Mathieu Grosch (PPE-DE) alla Commissione

(13 luglio 2000)

Oggetto: Spese bancarie

Malgrado la direttiva 97/5/CE (1) del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 gennaio 1997 sui bonifici transfrontalieri, uno studio svolto dall’IECI e presentato il 5 febbraio 2000 rileva che negli 11 Stati che aderiscono all’euro si registrano, in materia di pagamenti esteri, le seguenti anomalie:

 le spese addebitate per i bonifici transfrontalieri sono, in generale, largamente eccessive e sproporzio- nate rispetto ai costi effettivamente sostenuti dalle banche, e mostrano inoltre fortissime differenze a seconda della direzione di bonifico;

 nonostante il divieto di addebitare spese al beneficiario (salvo accordi in tal senso), ciò accade ugualmente nel 35 % dei casi in 10 degli 11 paesi in questione;

 il termine di 5 giorni stabilito per i bonifici non viene rispettato nella maggior parte dei paesi.

Quali iniziative intende assumere la Commissione per impedire, nell’interesse del consumatore, questi abusi tollerati nei singoli Stati membri?

(1) GU L 43 del 14.2.1997, pag. 25.

Risposta data dal sig. Bolkestein a nome della Commissione

(20 settembre 2000)

L’Istituto europeo interregionale del consumo (IEIC) ha effettuato per conto della Commissione uno studio al fine di verificare che non vengano addebitate spese alla conversione tra l’euro e le valute nazionali. L’esito è stato estremamente positivo in quanto è stato appurato che non vi sono spese in relazione a tale tipo di conversione. Invece, per quanto riguarda i bonifici transfrontalieri, è risultato che le spese dell’operazione sono sempre elevate e che la direttiva 97/5/CE non è applicata correttamente per quanto riguarda la ripartizione delle spese e la durata dell’operazione. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/5

La direttiva prevede che, salvo indicazione contraria, tutte le spese debbano essere a carico dell’ordinante, ma, nel 25 % dei casi, sono state addebitate delle spese al beneficiario. La direttiva prevede anche che l’operazione di bonifico debba essere realizzata entro sei giorni. Ma oltre il 4 % delle operazioni ha superato tale termine. Pertanto, il 22 giugno 2000, nel corso di una riunione degli esperti legali degli Stati membri in materia di applicazione delle direttive, la Commissione ha richiamato l’attenzione sulla loro responsabilità nella corretta applicazione delle direttive comunitarie una volta che queste siano state recepite nella legislazione nazionale. Gli Stati membri si sono impegnati a far pervenire una relazione dettagliata sulle modalità con cui vengono applicate le norme sul doppio addebito delle spese e sul termine di esecuzione.

Per quanto riguarda l’importo delle spese, la Commissione non ha intenzione di fissare tariffe. Come ha già fatto presente nella comunicazione del 31 gennaio 2000 sui pagamenti al dettaglio nel mercato interno (1), le banche devono migliorare l’efficienza dei pagamenti transfrontalieri d’importo modesto. Sono in corso numerosi lavori come l’organizzazione del sistema IBAN (numerazione internazionale dei conti bancari) o l’introduzione del modello IPI (ordine internazionale di pagamento). La Commissione auspica che vi siano miglioramenti sostanziali di tale situazione entro il 1o gennaio 2002.

(1) COM(2000) 36 def.

(2001/C 151 E/006) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2429/00 di Gorka Knörr Borràs (Verts/ALE) alla Commissione

(18 luglio 2000)

Oggetto: Ampliamento dell’UE e regioni

La risposta all’interrogazione scritta E-1178/00 (1) concernente il problema in oggetto rinvia, al primo paragrafo, alla risposta data dalla Commissione all’on. Evans (H-666/99) (2). Come giustamente ricorda la Commissione, l’articolo 190, secondo paragrafo, del trattato CE stabilisce che «il numero dei rappresentanti eletti in ciascuno Stato membro deve garantire un’adeguata rappresentanza dei popoli degli Stati riuniti nella Comunità».

La Commissione ritiene che si possa parlare di rappresentanza adeguata in un momento in cui si sta negoziando la riduzione della rappresentanza dello Stato spagnolo da 64 a 46 seggi, tenendo conto del sistema di circoscrizione unica vigente in tale Stato per le elezioni al Parlamento europeo?

(1) GU C 46 E del 13.2.2001, pag. 139. (2) Risposta scritta del 16.11.1999.

Risposta data dal sig. Prodi in nome della Commissione

(17 ottobre 2000)

La Commissione ricorda che il problema della rappresentanza parlamentare è stato definito dal trattato di Amsterdam (articolo 189 del trattato CE), che fissa il numero massimo di membri del Parlamento a 700.

Il Parlamento, nella sua risoluzione del 13 aprile 2000 sul rapporto riguardante le proposte del Parlamento stesso per la conferenza intergovernativa  CIG  (rapporto Dimitrakopouloulos/Leinen), ha stabilito i criteri per la ripartizione dei seggi quando vi sarà un allargamento dell’Unione. Di conseguenza, la Commissione può solo rispettare le deliberazioni del Parlamento. Ovviamente, essa non può prevedere in anticipo le posizioni che gli Stati membri potrebbero eventualmente assumere nel corso della CIG.

Inoltre, il sistema elettorale in ciascuno Stato membro è attualmente disciplinato da leggi nazionali. C 151 E/6 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/007) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2438/00 di Giovanni Pittella (PSE) alla Commissione

(19 luglio 2000)

Oggetto: Mancato rispetto della diversità linguistica da parte della Commisione europea

Potrebbe la Commissione spiegare come mai privilegia ormai sistematicamente l’inglese nelle comunica- zioni che interessano i cittadini e la società civile, limitando sempre di più l’uso delle altre 10 lingue ufficiali dell’Unione europea?

Infatti la maggior parte delle informazioni sui siti web delle direzioni generali della Commissione sono in inglese e se esistono delle traduzioni, queste sono, nella maggior parte dei casi, limitate al francese o al tedesco. Il fatto che, ad esempio, le istruzioni per la presentazione di progetti siano quasi esclusivamente in inglese rende più difficile la partecipazione dei cittadini, delle associazioni o di enti non anglofoni. La Commissione chiede inoltre spesso ai promotori di progetti di presentare relazioni interlocutorie e finali sulle attività realizzate nelle «lingue di lavoro» dell’Esecutivo (inglese e francese), causando a coloro che non hanno un’ottima padronanza di queste lingue inutili aggravi di tempo e costi amministrativi aggiuntivi che vanno a danno degli aspetti operativi del progetto.

Non pensa la Commissione di favorire in questo modo pratiche discriminatorie? Non ritiene la sua prassi incompatibile con le attività ed i programmi volti a promuovere il rispetto della diversità culturale e linguistica in vista dell’anno europeo delle lingue?

Risposta data dal sig. Prodi a nome della Commissione

(30 novembre 2000)

La Commissione non privilegia l’uso di una delle lingue ufficiali della Comunità rispetto alle altre, salvo che per l’attività interna dell’istituzione, secondo quanto disposto dall’articolo 6 del regolamento n. 1 del Consiglio del 15 aprile 1958 che stabilisce il regime linguistico della Comunità (1). Tale regolamento serve tuttora da guida per i contatti della Commissione con il pubblico e anche per la politica della Commissione in materia di pubblicazioni. Il regolamento n. 1 determina le lingue ufficiali della Comunità e stabilisce quali atti legali debbano essere pubblicati in quelle lingue.

La Commissione presta un’attenzione particolare al rispetto del regime linguistico, soprattutto per le sue comunicazioni con il pubblico, per garantire prassi non discriminatorie. Infatti i siti web delle direzioni generali sono di regola presentati nelle undici lingue ufficiali. Può capitare che informazioni supplementari siano fornite in una sola lingua; ciò è talvolta inevitabile a causa dell’esigenza di tempestività dell’informa- zione e delle limitate possibilità di traduzione di tutte le informazioni o di tutti documenti in tutte le lingue ufficiali

Le istruzioni per la presentazione di progetti sono in genere pubblicate nella Gazzetta ufficiale, dimodoché i cittadini, le imprese e le organizzazioni hanno pari possibilità di prender parte all’esecuzione di un programma. Nei casi in cui ulteriori informazioni figurino su un sito web soltanto in una lingua ufficiale o in alcune di esse, è possibile indirizzare una richiesta al Segretario generale della Commissione, che esaminerà quali altre iniziative possano essere prese.

(1) GU 17 del 6.10.1958.

(2001/C 151 E/008) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2446/00 di Fernando Fernández Martín (PPE-DE) alla Commissione

(19 luglio 2000)

Oggetto: Isole

L’articolo 154 del trattato relativo alle reti transeuropee fa esplicitamente riferimento alla necessità «di collegare alle regioni centrali della Comunità le regioni insulari, prive di sbocchi al mare e periferiche». 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/7

Tuttavia sembra che per quanto riguarda le isole tale disposizione del trattato sia stata ben poco applicata.

Potrebbe la Commissione rendere noto l’elenco dei progetti RTE (nel settore dei trasporti, dell’energia e delle telecomunicazioni) di cui finora hanno usufruito questa o quell’isola dell’Unione europea?

Contestualmente alla presentazione al Parlamento e al Consiglio di una relazione sulla revisione delle linee direttrici concernenti le RTE, potrebbe la Commissione precisare quali fra i progetti che concernono le isole possono essere dichiarati idonei?

Potrebbe infine comunicarci le misure che intende proporre perché in futuro sia conferita maggiore priorità, nell’ambito dei RTE, al rafforzamento dei collegamenti tra le isole e le regioni centrali della Comunità?

(2001/C 151 E/009) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2466/00 di Paulo Casaca (PSE), Isidoro Sánchez García (ELDR), Margie Sudre (PPE-DE), Roy Perry (PPE-DE), Mariotto Segni (UEN) e Jean-Claude Fruteau (PSE) alla Commissione

(24 luglio 2000)

Oggetto: Isole

L’articolo 154 del trattato relativo alle reti transeuropee, com’è noto, fa esplicito riferimento alla necessità di «collegare alle regioni centrali della Comunità le regioni insulari, prive di sbocchi al mare e periferiche».

Sembra tuttavia che nel caso delle isole, tale disposizione del trattato sia stata ben poco applicata.

E’ disposta la Commissione a far conoscere l’elenco dei progetti RTE (nel campo dei trasporti, dell’energia o delle telecomunicazioni) di cui fino ad oggi abbia beneficiato qualche isola dell’Unione europea?

Potrebbe altresì far conoscere, nel momento in cui la Commissione europea presenta al Parlamento e al Consiglio una relazione sulla revisione delle linee direttrici che riguardano i RTE, i progetti che interessano le isole che potrebbero essere dichiarati ammissibili?

E’ disposta infine a far conoscere le misure che la Commissione intende proporre affinché venga accordata maggiore priorità, nell’ambito dei RTE, al rafforzamento dei legami fra le isole e le regioni centrali della Comunità?

Risposta comune data dal sig.ra de Palacio in nome della Commissione alle interrogazioni scritte E-2446/00 e E-2466/00

(10 novembre 2000)

Sono numerosi i progetti sulle reti transeuropee (TEN) per il settore dei trasporti, dell’energia e delle telecomunicazioni che riguardano territori insulari. Per i trasporti e l’energia i progetti di questo tipo sono indicati, rispettivamente, negli orientamenti comunitari per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti (1) e negli orientamenti per lo sviluppo delle reti transeuropee nel settore dell’energia (2). Per quanto riguarda i trasporti in particolare i principali progetti che interessano le isole vertono sullo sviluppo di porti e aeroporti, mentre nel settore dell’energia l’elenco dei progetti di interesse comune comprende iniziative per l’introduzione del gas naturale e il collegamento della rete elettrica mediante cavi sottomarini in alcune isole. Nel settore delle TEN per le telecomunicazioni le isole vengono direttamente o indiretta- mente coinvolte nella maggior parte dei progetti, poiché per definizione le telecomunicazioni collegano le varie regioni d’Europa. Alcuni esempi di rilievo riguardano progetti di telemedicina e di istruzione a distanza destinati a raggiungere gruppi della popolazione europea ubicati in zone remote ed inoltre progetti che riguardano la gestione delle emergenze. C 151 E/8 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Per ottenere un finanziamento comunitario i progetti devono anzitutto ricevere l’approvazione dei governi nazionali. Nella relazione annuale sulle TEN, di cui viene trasmessa copia al Parlamento, figura l’elenco completo dei progetti che hanno ottenuto un contributo finanziario dalla dotazione di bilancio destinata alle TEN. Tuttavia, va osservato che i progetti TEN che interessano le isole sono finanziati per la maggior parte tramite i Fondi strutturali e il Fondo di coesione oltre che dalle autorità nazionali. La relazione annuale sul Fondo di coesione contiene utili informazioni al riguardo, così come l’elenco annuale dei progetti finanziati mediante i Fondi strutturali che superano i 50 M €. Di entrambi viene trasmessa copia al Parlamento.

La Commissione sta elaborando una relazione sulla revisione degli orientamenti relativi al settore dei trasporti delle TEN, nella quale intende proporre di rinnovare i finanziamenti per progetti TEN che riguardano le isole. Per il settore dell’energia la Commissione intende sottolineare ulteriormente l’impor- tanza di uno sviluppo delle energie rinnovabili, soprattutto sulle isole, e del collegamento delle centrali di produzione di questo tipo di energia alle reti interconnesse. La revisione degli orientamenti sulle TEN per il settore delle telecomunicazioni è iniziata nel settembre di quest’anno. Poiché i progetti in questo campo sono selezionati a seguito di inviti aperti a presentare proposte, non esistono criteri di ammissibilità specifici per progetti vertenti sulle isole. Tuttavia, una migliore informazione sui finanziamenti disponibili per i progetti che riguardano le isole in occasione delle giornate informative sulle TEN per le telecomu- nicazioni potrebbe servire a rafforzare i contatti con questi territori.

(1) GU L 228 del 9.9.1996. (2) GU L 161 del 29.6.1996.

(2001/C 151 E/010) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2484/00 di Theresa Villiers (PPE-DE) al Consiglio (24 luglio 2000)

Oggetto: Riunioni con paesi terzi durante la Presidenza francese

1. Potrebbe il Consiglio fornire un elenco di tutte le riunioni con paesi terzi che sono in programma durante la Presidenza francese, nonché una stima preventiva del costo totale delle medesime?

2. Potrebbe esso inoltre fornire dettagli in merito al costo complessivo delle riunioni con paesi terzi svoltesi sotto la Presidenza portoghese nel 2000 e sotto quella tedesca e quella finlandese nel 1999?

Risposta (22 dicembre 2000)

1. Le riunioni previste con i paesi terzi durante la Presidenza francese sono le seguenti:

Capi di Stato e di Governo  Vertice UE/Giappone, Tokyo, 19 luglio  Vertice UE/Ucraina, Parigi 15 settembre  Vertice ASEM III, Seul, 21 ottobre  Vertice UE/Cina, Pechino, 23 ottobre  Vertice UE/Russia, Parigi, 30 ottobre  Conferenza euromediterranea  Marsiglia 15 e 16 novembre  Conferenza europea, Nizza, 7 dicembre  Vertice UE/Stati Uniti, Washington, 18 dicembre  Vertice UE/Canada, Ottawa, 19 dicembre  Vertice UE/Balcani occidentali (proposta) 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/9

Incontri ministeriali

 Forum regionale dell’Asean, Bangkok, 27 luglio

 Conferenze postministeriali dell’Asean, Bangkok, 28-29 luglio

 Incontro ministeriale UE/Corea del Sud, Bangkok, 29 luglio

 Incontro ministeriale UE/Stati Uniti, Parigi, 2 ottobre

 Incontro ASEM, Seul, 19 ottobre

 Incontro ministeriale UE/Giappone, Seul, 21 ottobre

 Incontro ministeriale UE/Asean, Vientiane, 12 dicembre

 Incontro ministeriale UE/Canada, Parigi, 3 novembre

 Barcellona IV, Marsiglia, 16 novembre

 Conferenza europea, Sochaux, 23 novembre

 Incontro ministeriale UE/SADC, Gaborone (Botswana), 29-30 novembre

Incontri ministeriali a margine delle sessioni del Consiglio «Affari generali» a Bruxelles:

 11 luglio: Consigli di cooperazione con Kirghizistan e Kazakstan

 19 settembre: Consiglio ministeriale SEE

 19 settembre: Consigli di associazione con Ungheria e Repubblica ceca

 9 e 10 ottobre: Consigli di associazione con Bulgaria e Polonia;

 Consiglio di associazione con il Marocco  9 ottobre

 Consigli di cooperazione con Armenia, Georgia e Azerbaigian  10 ottobre

Il Consiglio non è in grado di fornire informazioni sul costo complessivo di queste riunioni, per vari motivi:

 quando le riunioni hanno luogo nel paese della Presidenza, questa ne sostiene le spese;

 quando le riunioni hanno luogo in un paese terzo, le spese sono sostenute dal paese ospitante;

 i Consigli di cooperazione e di associazione sono tenuti a margine dei Consigli «Affari generali». A parte le spese di interpretazione, non vi sono spese a carico del bilancio dell’Unione.

2. Il costo complessivo delle riunioni con i paesi terzi organizzate dalla Presidenza portoghese nel 2000 e dalle Presidenze tedesca e finlandese nel 1999 è stato sostenuto dalle rispettive Presidenze o dai paesi ospitanti.

(2001/C 151 E/011) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2538/00 di Neil MacCormick (Verts/ALE) alla Commissione

(28 luglio 2000)

Oggetto: Programma Erasmus  obbligo fiscale per gli studenti

Può la Commissione confermare che gli studenti che partecipano ai programmi di scambio Erasmus sono esenti dall’obbligo di pagare le imposte locali durante il periodo di soggiorno nel paese ospitante in qualità di studenti in scambio? Può la Commissione pertanto indicare quali sono i provvedimenti corretti da adottare nel caso in cui uno studente che partecipa a un programma di scambio tra il Regno Unito e la Francia riceve avvisi d’imposta, seguiti alla fine da un ultimo avviso d’imposta, da Grenoble (seconda divisione) o da qualsiasi altra autorità locale? C 151 E/10 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Risposta data dal sig. Bolkestein in nome della Commissione

(9 ottobre 2000)

In linea di principio, in assenza di una legislazione comunitaria armonizzata, le imposte dirette sono di competenza degli Stati membri.

Conformemente a quanto previsto dalla Commissione, in tutti i paesi partecipanti al programma Erasmus, le borse di studio sono esenti da imposte sul reddito. Tuttavia, la domanda dell’onorevole parlamentare si riferisce nello specifico alle imposte locali.

Va premesso che in Francia non esiste un sistema locale di imposte dirette. Potrebbe darsi che «l’imposta locale» menzionata dall’onorevole parlamentare si riferisca piuttosto a tasse, canoni o altri contributi dovuti dai residenti di una città per usufruire dei servizi pubblici. Per quanto riguarda il pagamento dei suddetti oneri gli studenti in scambio non necessariamente ne sono esentati. Va inoltre aggiunto che, di regola, tali oneri non rientrano nell’ambito delle convenzioni sulla doppia imposizione concluse dagli Stati membri.

(2001/C 151 E/012) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2548/00 di María Sornosa Martínez (PSE) alla Commissione

(28 luglio 2000)

Oggetto: Mancato rispetto da parte spagnola dell’articolo 12, paragrafo 5 (pubblicità nei programmi per bambini) della direttiva «Televisione senza frontiere»

L’articolo 12, paragrafo 5 della direttiva 97/36/CE (1) (recante modifica della direttiva 89/552/CEE) (2), più comunemente conosciuta come direttiva «Televisione senza frontiere», stabilisce che «le trasmissioni […] per i bambini, di durata programmata inferiore a 30 minuti, non possono essere interrotte dalla pubblicità o da televendite». Tuttavia, come segnalato nell’interrogazione scritta E-2864/99 (3), le televisioni spagnole hanno trasmesso una quantità di annunci superiore a quella consentita nella fascia oraria destinata all’infanzia; inoltre, il 5 % degli annunci pubblicitari in questione non è risultato conforme alla normativa vigente. Sulla base della suddetta interrogazione e di altre denunce di associazioni di consumatori, la Commissione ha avviato una procedura di infrazione nei confronti della Spagna per mancata osservanza delle regole in materia di pubblicità di cui alla direttiva «Televisione senza frontiere».

Di recente, il Foro mondiale della pubblicità e dell’educazione (AEF), braccio operativo della Federazione mondiale dei pubblicitari, si è detto preoccupato per la prospettiva di un inasprimento della normativa comunitaria che disciplina la pubblicità nei programmi destinati all’infanzia e ha manifestato l’intenzione di opporsi a qualsiasi iniziativa in tal senso della futura Presidenza svedese. In Svezia vige dal 1991 una legge che impedisce la pubblicità prima, durante e dopo le trasmissioni destinate all’infanzia, mentre altri paesi come l’Austria e il Belgio hanno da tempo proibito la trasmissione di messaggi pubblicitari nel corso di programmi per bambini e la Grecia ha vietato la pubblicità dei giocattoli in televisione.

La Commissione sta indagando per stabilire se le emittenti televisive spagnole rispettano la normativa comunitaria sulla pubblicità, in particolare con riferimento al suddetto articolo 12, paragrafo 5 della direttiva «Televisione senza frontiere»?

Tenuto conto della missione di «protezione dei minori» di cui alla direttiva in parola, è disposta la Commissione a proporre di estendere i divieti e le limitazioni concernenti la pubblicità nella fascia di programmazione destinata all’infanzia, in modo da tener conto delle esperienze positive di paesi come la Svezia, il Belgio, l’Austria o la Grecia?

Può la Commissione far sapere qual è lo stato di avanzamento della procedura di infrazione avviata contro la Spagna per la mancata osservanza della direttiva 97/36/CE?

(1) GU L 202 del 30.7.1997, pag. 60. (2) GU L 298 del 17.10.1989, pag. 23. (3) GU C 225 E dell’8.8.2000, pag. 213. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/11

Risposta data dalla sig.ra Reding a nome della Commissione

(9 ottobre 2000)

Come già indicato nella risposta all’interrogazione scritta E-2864/99 dell’Onorevole Parlamentare (1), una procedura per inosservanza dell’articolo 226 (ex articolo 169) del Trattato CE è attualmente in corso sul mancato rispetto in Spagna delle regole in materia di pubblicità della direttiva «Televisione senza frontiere» (89/552/CEE del Consiglio, del 3 ottobre 1989, riguardante il coordinamento di alcune disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri relative all’esercizio di attività di diffusione televisiva, modificata dalla direttiva 97/36/CE del Parlamento e del Consiglio del 30 giugno 1997).

Peraltro, è in corso di svolgimento uno studio sull’impatto della pubblicità televisiva e delle televendite sui minorenni. Anche sulla base dei risultati di tale studio, la Commissione proporrà, se del caso, l’adozione di misure più opportune.

(1) GU C 225 E dell’8.8.2000.

(2001/C 151 E/013) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2569/00 di Piia-Noora Kauppi (PPE-DE) alla Commissione

(1o agosto 2000)

Oggetto: Difficoltà di indirizzare verso una terapia i tossicodipendenti che vivono sulla strada

Il fenomeno dei tossicodipendenti che vivono sulla strada accompagnati da uno o più cani è un fenomeno comune a numerosi Stati membri. Il motivo per cui questi tossicodipendenti senza fissa dimora tengono dei cani sarebbe riconducibile alla legislazione sulla protezione degli animali. Stando alle informazioni in possesso dell’interrogante, la normativa sulla protezione degli animali di alcuni Stati membri fa obbligo alle autorità di raccogliere i cani randagi e di trovare loro una sistemazione. Tutto ciò riduce a sua volta le possibilità, per i servizi competenti, di intervenire nell’esistenza di questi tossicodipendenti, ad esempio per indirizzarli verso una terapia, dal momento che per le strade rimarrebbero decine di cani randagi abbandonati a se stessi, dei quali invece le norme sulla protezione degli animali imporrebbero di occuparsi.

Può la Commissione far sapere se la situazione descritta corrisponde al vero? In caso affermativo, quali provvedimenti intende adottare la Commissione per evitare che le norme sulla protezione degli animali finiscano per impedire di fornire a degli individui un’assistenza adeguata? Se la legislazione sulla protezione degli animali non impedisce di per sé di avviare i tossicodipendenti verso una terapia idonea, non si tratta comunque di una situazione che nella pratica ostacola gli interventi intesi ad affrontare i problemi delle persone senza fissa dimora?

Risposta data dal sig. Vitorino a nome della Commissione

(19 ottobre 2000)

Come spesso ha osservato l’onorevole parlamentare, alcuni tossicodipendenti senza avere una fissa dimora sono spesso accompagnati da cani. Ciò può essere dovuto a ragioni di sicurezza o per avere una compagnia.

La Commissione non è a conoscenza di casi in cui la legislazione sulla protezione degli animali abbia impedito a dei tossicodipendenti di chiedere un’assistenza terapeutica o abbia limitato le possibilità delle autorità di intervenire nei confronti dei suddetti tossicodipendenti che vivono sulla strada. Anche se l’assistenza ai cani che li accompagnano, mentre tali tossicodipendenti sono in cura, può costituire un problema in taluni casi, a quanto è dato sapere ciò non costituisce normalmente un ostacolo alla richiesta o all’ottenimento di cure o di altre forme di assistenza in alcuno Stato membro. C 151 E/12 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/014) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2628/00 di Guido Viceconte (PPE-DE), Antonio Tajani (PPE-DE) e Mario Mantovani (PPE-DE) alla Commissione (1o agosto 2000)

Oggetto: Piano comunitario per arginare il flagello dell’AIDS in Africa

Dalla XIII Conferenza internazionale sull’AIDS, che ha avuto luogo a Durban in Sudafrica, è emerso un quadro allarmante per il futuro di molti paesi africani. Gli esperti hanno elencato una serie di dati drammatici in base ai quali si prevede per il prossimo decennio un significativo calo demografico (tra lo 0,1 e lo 0,3 %: senza l’AIDS si avrebbe una crescita tra l’1 ed il 3 %) ed una significativa riduzione dell’aspettativa di vita dai 60 ai 30 anni.

L’Europa deve mobilitarsi per tentare di fermare questo flagello dato che ormai si conoscono l’efficacia delle misure preventive e delle cure antivirali e urge la volontà politica di mettere in atto una serie di azioni per salvare il popolo africano.

Può la Commissione elaborare con urgenza un piano comunitario di immediata applicazione, in collaborazione con le case farmaceutiche, che preveda lo stanziamento di aiuti economici per lanciare una campagna di informazione sull’AIDS in questi paesi e allo stesso tempo mettere in atto di azioni preventive, attraverso l’utilizzo ad esempio di vaccini, e di azioni volte a sostenere l’assistenza sanitaria accessibile a tutti?

Risposta data dal sig. Nielson in nome della Commissione (11 ottobre 2000)

La Commissione condivide la preoccupazione manifestata dagli onorevoli parlamentari in merito alla crisi sanitaria nei paesi in via di sviluppo, notevolmente aggravata dalla sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), segnatamente in Africa.

La Commissione ha recentemente adottato una nuova comunicazione sull’accelerazione della lotta contro le principali malattie trasmissibili, nel quadro della riduzione della povertà (1). Tale comunicazione fissa il quadro programmatico che la Commissione utilizzerà per migliorare la risposta alla diffusione e all’impatto crescenti del virus dell’immunodeficienza umana (HIV) e dell’AIDS, come pure della malaria e della tubercolosi, nei paesi in via di sviluppo. La comunicazione propone un insieme coerente di strategie in materia di sviluppo, commercio e ricerca al fine di combattere tali malattie.

Su tali presupposti, nei prossimi mesi sarà elaborato un piano d’azione che riprenderà le diverse linee d’intervento proposte.

Per quanto concerne gli orientamenti, il 28 settembre la Commissione ha ospitato una tavola rotonda ad alto livello, che ha avuto un notevole successo, al fine di discutere la strategia comunitaria e guidare lo sviluppo di un programma d’azione per l’attuazione pratica della comunicazione.

(1) COM(2000) 585 def.

(2001/C 151 E/015) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2652/00 di Monica Frassoni (Verts/ALE) alla Commissione (1o settembre 2000)

Oggetto: Gestione delle acque e dei relativi fondi comunitari in Sardegna

Attualmente la Sardegna, che ha una popolazione di 1 631 000 residenti, possiede ben 31 invasi di grandi e medie dimensioni, con una capacità massima di 1 miliardo e 589 milioni di metri cubi di acqua. Di questi, 1 miliardo e 486 milioni di metri cubi hanno autorizzazione definitiva all’invaso, mentre sono state avviate le prove di invaso della nuova diga sul fiume Tirso, che aumenterà la capacità massima di altri 300 milioni di metri cubi circa. Ciò nonostante, la Sardegna vive la seconda grave emergenza idrica nell’arco degli ultimi 10 anni. La cattiva gestione dell’acqua è sotto gli occhi di tutti: 42 enti diversi di 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/13

gestione operano senza coordinamento, con un forte utilizzo di acqua potabile nel settore industriale, perdite medie del 30 % nelle reti di distribuzione cittadine con picchi addirittura del 200 % e nessuna politica di risparmio idrico. Con ordinanza governativa del 1995, il Presidente della Giunta regionale della Sardegna è stato nominato Commissario governativo per l’emergenza idrica: i 73 interventi del relativo programma, dotato di 1486 miliardi di lire, si sono rivelati di scarsa efficacia, visto che la Sardegna vive oggi un’emergenza ancora peggiore. 26 di questi 73 interventi sono stati finanziati dal programma operativo «risorse idriche» del Quadro Comunitario di Sostegno 1994-99, dotato di oltre 562 miliardi di lire, ed hanno riguardato quasi solamente nuove dighe ed opere similari.

1. La Commissione ha verificato i risultati di tale programma operativo alla luce della necessaria valutazione ex-ante degli interventi a titolo del Quadro Comunitario di Sostegno 1994-99 (articolo 42 del regolamento n. 1260/99 (1) del Consiglio?

2. La Commissione ha verificato il rispetto della normativa in tema di valutazione di impatto ambientale dei suddetti interventi? Essa intende prendere provvedimenti qualora per tali opere vi siano state carenze nell’applicazione della procedura di VIA?

3. Come intende procedere la Commissione in ordine alle proposte di finanziamento comunitario presentate in materia dalla Regione Sardegna nell’ambito del nuovo periodo di programmazione dei Fondi strutturali 2000-2006, in particolare in relazione alle politiche di risparmio idrico e di uso sostenibile delle risorse idriche, così come in relazione alla valutazione dei costi ambientali delle politiche di gestione delle acque? Verranno finanziati interventi nel campo della riduzione delle perdite in rete e del riciclo delle acque per uso industriale?

(1) GU L 161 del 22.6.1999, pag. 1.

Risposta data dal sig. Barnier in nome della Commissione

(6 novembre 2000)

La Commissione non ignora il ritardo della Sardegna in materia di gestione delle risorse idriche.

Essa non dispone ancora di una valutazione ex post dei risultati e dell’impatto del programma «Risorse idriche» per il periodo 1994-1999, poiché il termine per la chiusura dei pagamenti è fissato al 31 dicembre 2001. Secondo le vigenti disposizioni normative, la relazione di valutazione dovrà essere trasmessa alla Commissione entro il 30 giugno 2002.

La Commissione ha verificato la conformità dei progetti proposti per il cofinanziamento del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) alle disposizioni istituite dalle direttive in materia di valutazione dell’impatto ambientale. A questo proposito le autorità italiane, nell’ambito dei comitati di sorveglianza, hanno fornito garanzie circa l’effettiva esecuzione di tale analisi in tutti i casi previsti dalla normativa. Va ricordato che al comitato tecnico di selezione dei progetti partecipano anche rappresentanti del ministero dell’ambiente.

Per il periodo di programmazione 2000-2006, il Quadro comunitario di sostegno (QCS) delle regioni italiane comprese nell’obiettivo 1 ha fissato una serie di priorità per il settore considerato, sia per quanto riguarda il miglioramento delle infrastrutture che in materia di amministrazione dei sistemi di gestione. Per il primo capitolo gli interventi saranno incentrati sull’adeguamento degli impianti di adduzione idrica e di depurazione, dei sistemi di controllo della fornitura e della distribuzione, nonché sulla realizzazione di nuovi impianti per il riutilizzo delle acque depurate. Il secondo capitolo prevede invece la creazione di sistemi di gestione efficaci intesi a favorire la distinzione tra controllo e gestione delle risorse e a superare la separazione tra concezione degli interventi e responsabilità finanziaria.

Tali priorità sono contemplate anche dal programma operativo regionale (POR) per la Sardegna nel quadro della misura 1.1 dell’asse «Risorse naturali». In questo caso saranno applicabili i criteri specifici fissati dal QCS per la selezione di progetti conformi alla normativa vigente in Italia nel settore considerato (Legge Galli). C 151 E/14 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Inoltre, la recente adozione della direttiva quadro sulle acque (1) da parte del Parlamento e del Consiglio favorisce la progettazione e la gestione integrate degli aspetti qualitativi e quantitativi delle acque superficiali e sotterranee mediante piani di gestione dei bacini idrografici, della durata di sei anni, che coprono l’intero bacino idrografico. Nell’ambito della preparazione dei piani di gestione dei bacini idrografici, che entreranno in vigore nel 2009, la direttiva quadro sulle acque impone agli Stati membri di realizzare un’analisi delle caratteristiche di ciascun bacino idrografico (segnatamente sotto il profilo geologico, idrologico ed ecologico), una valutazione dell’impatto delle attività umane sullo stato delle acque e un esame degli aspetti economici connessi con l’utilizzo delle risorse idriche in ciascun bacino idrografico. Tali analisi dovranno essere completate nel 2004. Nel 2006 dovrà inoltre essere istituito un programma operativo di monitoraggio dello stato delle acque. Questi due ultimi interventi, che dovranno essere realizzati nel periodo del POR, costituiranno la base per la sua applicazione in conformità con la normativa comunitaria.

(1) PRES/2000/283.

(2001/C 151 E/016) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2675/00 di Ioannis Souladakis (PSE) alla Commissione

(1o settembre 2000)

Oggetto: Protezione delle imprese europee nel Kosovo

La risposta che, per bocca del sig. Patten, la Commissione ha dato alla nostra interrogazione E-1032, malgrado il carattere alquanto «importuno» del suo contenuto, dimostra che il ruolo del controllo parlamentare costituisce la pietra miliare della democrazia non soltanto per gli Stati membri dell’UE, ma anche per la stessa Unione europea. Per quanto riguarda la protezione delle imprese europee nel Kosovo, l’intenzione della Commissione di richiamare l’attenzione dell’UNMIK sulle questioni toccate dall’interro- gante, come si riferisce esattamente nella risposta sopra citata, crea un canale molto concreto di comunicazione tra l’interrogante in veste di europarlamentare, la Commissione quale autorità competente dell’UE e l’UNMIK, che gestisce la situazione di crisi nel Kosovo.

Quando e in che modo la Commissione intende procedere al necessario disbrigo delle incombenze nei confronti dell’UNMIK secondo quanto ha promesso nella sua risposta sopra citata, e fino a che punto mi terrà informato sulle sue iniziative?

Risposta data dal signor Patten in nome della Commissione

(6 ottobre 2000)

Nella risposta all’interrogazione scritta E-1032/00 (1) la Commissione aveva dichiarato che avrebbe richiamato l’attenzione della missione delle Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK) sulle questioni sollevate dall’onorevole parlamentare, ma che spettava all’UNMIK rispondere direttamente all’interrogante. La Commissione ha rispettato l’impegno preso e ha già trasmesso all’onorevole parlamentare una copia della lettera da essa inviata all’UNMIK. Essa ha anche fornito all’onorevole parlamentare le indicazioni relative al funzionario competente dell’UNMIK al quale rivolgersi.

La Commissione ha così creato «un canale molto concreto di comunicazione» tra l’onorevole parlamentare e l’UNMIK, l’autorità competente per tutte le questioni relative all’amministrazione civile internazionale del Kosovo.

(1) GU C 81 E del 13.3.2001, pag. 15. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/15

(2001/C 151 E/017) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2676/00 di Alexandros Alavanos (GUE/NGL) alla Commissione

(1o settembre 2000)

Oggetto: Funzionamento dei depuratori nella Grecia centrale

Stando a taluni articoli apparsi sulla stampa greca, il Segretario generale della regione «Grecia centrale» ha dichiarato di nutrire timori circa il funzionamento dei depuratori nella sua regione, precisando che la maggior parte delle attrezzature meccaniche che non sono entrate ancora in funzione sono già diventate obsolete, che i problemi principali riguardano soprattutto Orchomenos, Itea, Arachova, Malesina, Atalanti, Kamena Vourla e Stylida i cui depuratori, costruiti 7-8 anni fa non sono mai entrati in funzione e che si è constatata la mancanza di attrezzature di depurazione biologica, mancanza che viene giustificata con presunti furti commessi nei depositi.

1. È in grado la Commissione di confermare queste valutazioni?

2. Qual è l’ammontare dei fondi messi a disposizione dei suddetti depuratori che non funzionano o funzionano in modo parziale?

3. Intende la Commissione indagare sull’esistenza di eventuali responsabilità penali?

Risposta data dal sig. Barnier in nome della Commissione

(6 novembre 2000)

La Commissione non può confermare le informazioni riportate nell’interrogazione, alcune delle quali riguardano progetti non cofinanziati dai Fondi strutturali o che sono considerati in corso di realizzazione. Essa ha tuttavia chiesto per iscritto alle autorità nazionali informazioni precise in merito.

La Commissione effettua una valutazione dei programmi cofinanziati ma non una sorveglianza sistematica sul funzionamento di ciascun tipo di progetto cofinanziato dai Fondi strutturali a titolo di tali programmi. Nell’ambito del partenariato, essa intende tuttavia chiedere alle autorità greche la pubblicazione di una relazione concernente in particolare gli impianti di depurazione delle acque reflue comunali.

Inoltre, nell’ambito della sorveglianza sull’applicazione della direttiva 91/271/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1991, concernente il trattamento delle acque reflue urbane (1), la Commissione sta verificando se gli Stati membri hanno rispettato la prima scadenza prevista dalla direttiva, ossia il 31 dicembre 1998, per quanto riguarda l’obbligo di raccolta e di trattamento terziario (trattamento biologico seguito da un trattamento dell’azoto e/o del fosforo) delle acque reflue di agglomerati di oltre 10 000 abitanti equivalente scaricate nelle zone sensibili e nei relativi bacini idrografici.

Secondo le informazioni trasmesse dalla autorità greche il 15 giugno 2000, soltanto la città di Orchome- nos, citata dall’on. parlamentare, sarebbe interessata da tale scadenza. La Commissione sta esaminando le informazioni pervenute e pubblicherà all’inizio del 2001 una relazione sulla situazione di tutti gli agglomerati in questione.

Gli agglomerati interessati dalle altre due scadenze fissate dalla direttiva, ossia il 31 dicembre 2000 e il 31 dicembre 2005, saranno oggetto di una verifica tempestiva della Commissione a titolo dell’applicazione della direttiva.

Infine, spetta allo Stato membro adottare gli opportuni provvedimenti nell’ipotesi di atti criminali contro le opere in questione, quali il furto o il vandalismo, oppure in caso di abbandono o di indifferenza per i beni pubblici.

(1) GU L 135 del 30.5.1991. C 151 E/16 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/018) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2687/00 di Christopher Huhne (ELDR) alla Commissione

(1o settembre 2000)

Oggetto: Interrogazione parlamentare E-0561/00

Può la Commissione far sapere quando ritiene di poter fornire le informazioni che si è impegnata a comunicare in risposta all’interrogazione parlamentare E-0561/00 (1) del 7 aprile 2000?

(1) GU C 280 E del 3.10.2000, pag. 218.

Risposta data dal signor Prodi a nome della Commissione

(29 novembre 2000)

La Commissione ha fornito le informazioni richieste il 28 novembre 2000.

Essa si rammarica per il ritardo intervenuto nel rispondere.

(2001/C 151 E/019) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2763/00 di Chris Davies (ELDR) alla Commissione

(1o settembre 2000)

Oggetto: Finanziamento per il trattamento della tubercolosi negli Stati firmatari della Convenzione di Lomé

Come intende la Commissione affrontare il crescente problema della tubercolosi nei paesi in via di sviluppo?

Dato che secondo le stime dell’Unione internazionale contro la tubercolosi e le malattie polmonari sono necessari 100-150 milioni di euro per contribuire in misura incisiva alla lotta contro la tubercolosi nei paesi in via di sviluppo, intende la Commissione mettere a disposizione dei fondi a titolo del Fondo europeo di sviluppo per far fronte a tale problema specifico?

Risposta data dal sig. Nielson a nome della Commissione

(20 ottobre 2000)

La Commissione prendendo atto del crescente problema e della minaccia rappresentati dalla tubercolosi nei paesi in via di sviluppo, intende aumentare gli investimenti volti a fornire una risposta efficace attraverso gli strumenti a sua disposizione.

Nei confronti delle principali malattie trasmissibili associate alla povertà, in particolare della tubercolosi, della malaria e della sindrome da immunodeficienza acquisita/virus dell’immunodeficienza umana (HIV/AIDS), l’attenzione internazionale è sempre crescente ed il sostegno politico per la soluzione del problema è senza precedenti. Questo tema è stato affrontato negli incontri tenutisi nel corso del 2000 tra la Comunità e gli Stati Uniti e nei vertici degli otto paesi più industrializzati (G8).

Come prima risposta alle raccomandazioni del G8, la Commissione ha adottato, il 20 settembre 2000, una comunicazione relativa all’accelerazione della lotta contro le principali malattie trasmissibili nel quadro della riduzione della povertà (1). Il 28 settembre 2000, la Commissione ha ospitato, insieme all’Organizza- zione mondiale per la sanità (OMS) e al programma delle Nazioni Unite in materia di AIDS, un’importante tavola rotonda per discutere del problema con i rappresentanti dei paesi in via di sviluppo, le organizza- zioni internazionali, i gruppi di ricerca, l’industria farmaceutica, i rappresentanti della società civile e gli Stati membri. Le discussioni che ne seguiranno saranno di grande aiuto per definire le azioni da adottare nel corso dei prossimi mesi. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/17

La Commissione riconosce che il problema, vista la sua entità, merita da parte della comunità per lo sviluppo internazionale una risposta concreta, sostenuta da risorse appropriate e da efficaci dispositivi di attuazione. La Commissione desidera contribuire a un’azione internazionale coordinata e, insieme ai suoi partner, esamina attualmente possibili forme future di finanziamento e sostegno.

La Commissione fornisce un sempre maggiore sostegno finanziario al settore sanitario. L’assistenza a favore di programmi in materia di salute, di AIDS e di popolazione sono passati dall’1 % degli aiuti comunitari del 1986 all’8 % del 1998. In totale, gli impegni nel 1998 hanno superato i 700 milioni di euro. Buona parte di questi finanziamenti sono indirizzati a migliorare l’organizzazione, l’amministrazione e il rendimento dei sistemi sanitari nazionali, inclusi i programmi per il controllo della tubercolosi. Questi contributi saranno forniti sempre più come finanziamenti di bilancio o settoriali anziché come supporti finalizzati alla realizzazione di specifici programmi per la lotta contro le malattie.

Non è possibile quantificare i contributi futuri che il Fondo europeo di sviluppo metterà a disposizione per il controllo della tubercolosi e non esiste una linea di bilancio specifica per questa malattia. La soluzione migliore per far fronte al problema consiste in un costante sostegno allo sviluppo di sistemi sanitari, integrato, come sopra illustrato, da azioni mirate mediante un approccio globale coordinato.

(1) COM(2000) 585 def.

(2001/C 151 E/020) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2808/00 di Jeffrey Titford (EDD) alla Commissione

(5 settembre 2000)

Oggetto: Promozione della dimensione europea nelle scuole

Si chiede al Presidente Romano Prodi o al Commissario competente di rispondere ai seguenti quesiti:

1. Qual è l’entità dei fondi destinati alla promozione della dimensione europea nelle scuole britanniche?

2. In che modo l’Unione europea promuoverà la dimensione europea? Attraverso volantini, opuscoli, libri e conferenze?

3. In linea con il loro stesso desiderio di promuovere la diversità culturale e preservare l’identità degli Stati nazionali, quale entità di stanziamenti sarà spesa per la promozione dell’identità britannica, in opposizione all’identità europea?

4. Sarà consentito ai genitori di escludere i propri figli da qualsiasi inziativa educativa che promuova una dimensione europea?

5. Come propone la Commissione europea di far progredire il suo programma di sviluppo di una dimensione europea rispettando nel contempo gli obblighi giuridici britannici di far sì che le iniziative educative su questioni controverse debbano sempre essere equilibrate e cioè rispettose delle diverse posizioni (Education Act)?

Risposta della sig.ra Reding a nome della Commissione

(5 ottobre 2000)

La Commissione attira l’attenzione dell’on. parlamentare sul fatto che ogni promozione della dimensione europea nelle scuole rientra nella competenza e nella piena responsabilità degli Stati membri, in conformità dell’art. 149 (ex art. 126) del trattato, secondo il quale «La Comunità contribuisce allo sviluppo di un’istruzione di qualità incoraggiando la cooperazione tra Stati membri e, ove necessario, sostenendo e completando la loro azione nel pieno rispetto della responsabilità degli Stati membri per il contenuto dell’insegnamento e per l’organizzazione del sistema educativo, nonché della loro diversità culturale e linguistica». Lo stesso articolo stabilisce del pari che l’azione della Comunità mira, fra l’altro, a «… sviluppare la dimensione europea nell’istruzione, segnatamente attraverso l’apprendimento e la diffusione delle lingue degli Stati membri». C 151 E/18 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Al fine di incoraggiare la cooperazione comunitaria nel campo dell’istruzione, il Parlamento e il Consiglio hanno adottato il programma Socrates (1). Nel settore dell’insegnamento scolastico, tale programma contribuisce a promuovere una dimensione europea sostenendo progetti presentati dagli Stati membri riguardanti partnership scolastiche fra scuole di diversi Stati membri, progetti transnazionali nel settore della formazione del personale educativo, nonché reti transnazionali vertenti su questioni di attualità educativa.

In tale contesto:

1. nessun importo particolare è stato specificamente destinato alla promozione di una dimensione europea;

2. le modalità di promozione di tale dimensione europea dipendono dal contenuto dei progetti presentati dagli Stati membri;

3. la natura transnazionale dei progetti assicura la diversità culturale e il rispetto delle diverse identità nazionali;

4. e 5. l’organizzazione dei sistemi educativi, ivi compresi i contenuti dell’insegnamento e l’organizzazione dell’accesso alla scolarità, rientrano nella competenza esclusiva degli Stati membri.

(1) Decisione n. 253/2000/CE del Parlamento e del Consiglio, del 24 gennaio 2000 che stabilisce la seconda fase del programma d’azione comunitaria in materia di istruzione «Socrates», GU L 28 del 3.2.2000.

(2001/C 151 E/021) INTERROGAZIONE SCRITTA P-2811/00 di Bart Staes (Verts/ALE) alla Commissione

(4 settembre 2000)

Oggetto: Utilizzo ottimale dei mattatoi nei paesi candidati

Anche alla luce della prossima adesione di vari paesi dell’Europa centrale e orientale (PECO), sono in corso contatti tra rappresentanti del settore agricolo dell’UE e i loro eventuali partner in tali paesi. Tali contatti evidenziano che nei PECO i mattatoi non sono mai o quasi mai conformi alle severe norme europee. I rappresentanti dei mattatoi belgi sottolineano inoltre che alcuni mattatoi hanno dovuto essere demoliti a causa della loro ridotta capacità. L’Unione dispone delle conoscenze sufficienti per ricostruire, nei PECO che lo desiderano, tali mattatoi smantellati adeguando alcuni progetti e consentendo così un loro riutilizzo.

Può la Commissione far sapere se condivide tale impostazione (rimessa in attività di mattatoi vecchi o smantellati) e se è disposta a sostenere finanziariamente progetti pilota relativi alla (ri)costruzione e all’adeguamento di tali mattatoi onde renderli conformi alle norme europee?

Risposta complementare data dal sig. Fischler in nome della Commissione

(5 dicembre 2000)

La Commissione non si è formulata un parere sui vantaggi di un’eventuale rimessa in attività di mattatoi vecchi o smantellati nei paesi candidati, a cui fa riferimento l’onorevole parlamentare. Ciononostante, essa considera che, conformemente alle disposizioni del regolamento (CE) n. 1268/1999 del Consiglio, del 21 giugno 1999, relativo al sostegno comunitario per misure di preadesione a favore dell’agricoltura e dello sviluppo rurale da attuare nei paesi candidati dell’Europa centrale e orientale nel periodo precedente all’adesione (1), è nell’interesse della Comunità fornire aiuto ai paesi candidati citati nel regolamento, in vista di un miglioramento delle condizioni di trasformazione e di commercializzazione dei prodotti agricoli, comprese le carni. La Commissione prevede la concessione di un aiuto comunitario ai paesi che necessitino di finanziamenti per la (ri)costruzione e l’adeguamento dei mattatoi, affinché questi ultimi siano conformi alle norme europee e senza che ciò venga limitato a progetti pilota.

(1) GU L 161 del 26.6.1999. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/19

(2001/C 151 E/022) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2831/00 di Richard Howitt (PSE) alla Commissione

(6 settembre 2000)

Oggetto: Werner Jenkinson Europa, Oldmeadow Road, Kings Lynn, Norfolk. PE30 4LA

Tale società ha un impianto nella circoscrizione dell’interrogante e ha utilizzato dimetilsolfato (DMS) nella produzione delle sue tinture per capelli. Mi risulta che sia attualmente in corso una valutazione dei rischi relativi a questa particolare sostanza chimica e desidererei sapere quali progressi sono stati sinora compiuti e quali sono i possibili risultati della valutazione.

Risposta data dal signor Busquin a nome della Commissione

(18 ottobre 2000)

Il dimetilsolfato (DMS) è stato sottoposto ad una valutazione dei rischi ai sensi del regolamento (CEE) n. 793/93 del Consiglio, del 23 marzo 1993, relativo alla valutazione e al controllo dei rischi presentati dalle sostanze esistenti (1). Il gruppo di tecnici esperti degli Stati membri ha concluso il dibattito sulla relazione concernente la valutazione dei rischi e il comitato scientifico della tossicità, dell’ecotossicità e dell’ambiente ha già formulato il proprio parere al riguardo.

Per quanto riguarda l’ambiente il comitato scientifico condivide le conclusioni riportate nella relazione sulla valutazione dei rischi, pur evidenziando alcune limitazioni concernenti la base di dati.

Per quanto riguarda la salute umana il comitato è generalmente d’accordo con quanto espresso nelle conclusioni, ma dissente in parte su alcuni aspetti (ad es. la proposta di classificare il DMS solamente come sostanza sensibilizzante della cute, la valutazione quantitativa del rischio tumorale, la caratterizzazione del rischio inerente alla tossicità per il sistema riproduttivo e i limiti di esposizione dei lavoratori proposti nella relazione sulla valutazione dei rischi).

Il Centro comune di ricerca della Commissione (CCR) prevede di pubblicare tale relazione all’inizio del 2001.

Dalla relazione risulta che il DMS è utilizzato perlopiù come intermedio e agente metilante nella produzione di svariate sostanze chimiche organiche (tinture, profumi e prodotti farmaceutici), ma trova impiego anche come agente solfatante nella fabbricazione di altri prodotti (tra cui determinati tipi di tinture e ammorbidenti per tessuti).

Per quanto riguarda l’esposizione dei lavoratori a tale sostanza la relazione evidenzia il rischio di irritazione delle vie respiratorie, di mutagenicità e di cancerogenicità a seguito di inalazione nel corso della produzione, della lavorazione o dell’uso del DMS. Si sono inoltre osservate reazioni avverse in donne gravide dovute ad inalazione ripetuta di DMS in qualità di intermedio. L’esposizione di consumatori al DMS o di soggetti maschi attraverso l’ambiente non presenta problemi tali da richiedere un’azione immediata. Infine, la relazione dimostra l’assenza di rischi per l’ambiente.

Qualora in futuro dovessero essere evidenziati rischi inaccettabili, la Commissione provvederà a porre in atto misure di riduzione di tali rischi nei settori identificati come problematici.

(1) GU L 84 del 5.4.1993. C 151 E/20 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/023) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2865/00 di Camilo Nogueira Román (Verts/ALE) alla Commissione (14 settembre 2000)

Oggetto: Distribuzione dei Fondi Strutturali nell’ambito del PSR per il periodo 2000-2006 presentato dallo Stato spagnolo

Considerato quanto riferito dal mezzo di comunicazione gallego secondo cui la Commissione europea avrebbe invitato le autorità dello Stato spagnolo a riformare il PSR onde evitare l’eccessiva dispersione di priorità e risorse contestualmente agli investimenti progettati, potrebbe la Commissione far sapere se una siffatta decisione sia riconducibile ad una inadeguata distribuzione dei fondi strutturali applicati ai territori dell’Obiettivo n.1, sinora più di una volta utilizzati dallo Stato spagnolo in contrasto con le norme e gli obiettivi dei regolamenti dell’UE?

Risposta data dal sig. Barnier in nome della Commissione (6 novembre 2000)

Gli importi attribuiti alle regioni spagnole comprese nell’obiettivo 1 dei Fondi strutturali per il periodo 2000-2006, sia dal punto di vista territoriale che settoriale, sono stati fissati nel quadro di una stretta concertazione tra lo Stato membro e la Commissione, in conformità dell’articolo 8 del regolamento (CE) n. 1260/1999 del Consiglio recante disposizioni generali sui Fondi strutturali (1).

Il 26 luglio 2000 la Commissione ha dato il proprio accordo di massima sul Quadro comunitario di sostegno (QCS) per le regioni considerate. Il progetto è stato sottoposto ai vari comitati previsti dal precitato regolamento e, a seguito di tali consultazioni, è stato definitivamente approvato dalla Commis- sione il 18 ottobre 2000.

Il QCS ha confermato nove delle dieci priorità presentate nel piano di sviluppo regionale. Sono state consolidate due priorità identificate nel piano di sviluppo (turismo e patrimonio culturale, attrezzature collettive e benessere sociale) e ne è stata aggiunta una nuova (assistenza tecnica). Nell’ambito di ogni priorità, il progetto di QCS fornisce ulteriori precisazioni intese a chiarire la natura degli interventi ammissibili al cofinanziamento.

Tale procedura di partenariato è comune a tutti gli Stati membri che beneficiano dell’intervento strutturale comunitario.

(1) GU L 161 del 26.6.1999.

(2001/C 151 E/024) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2873/00 di Camilo Nogueira Román (Verts/ALE) alla Commissione (14 settembre 2000)

Oggetto: Il Fondo di coesione ed il progetto di costruzione di un nuovo aeroporto in Madrid in aggiunta al preliminare investimento di 300 000 milioni di pesetas nell’attuale aeroporto madrileno

Il ministro della Promozione dello sviluppo del governo spagnolo ha di recente annunciato che, in concomitanza con la spesa di 300 000 milioni di pesetas nell’attuale aeroporto madrileno, con due nuove piste di atterraggio e un nuovo terminale avrebbe immantinente iniziato ad adoperarsi per la costruzione di un nuovo aeroporto in Madrid, definito come aeroporto del sud della Spagna, con la manifesta intenzione di centralizzare ancora di più il traffico aereo nel territorio spagnolo con grave danno per le attrezzature aeroportuali di altre comunità dello Stato spagnolo come è il caso della Galizia i cui abitanti si vedono oggigiorno costretti a fare molteplici scali, iniziando da Madrid, per raggiungere una qualsiasi città d’Europa. Ciò premesso, è noto alla Commissione detto progetto del governo spagnolo? Sta il governo spagnolo utilizzando le risorse del Fondo di coesione per costruire le nuove piste ed il nuovo terminale dell’attuale aeroporto madrileno? Dopo una siffatta spesa straordinaria, potrà il governo spagnolo utilizzare le risorse del Fondo coesione per costruire il nuovo aeroporto di Madrid in un intento centralizzatore quanto mai lesivo di una prospettiva di equilibrio territoriale ed economico dello Stato spagnolo? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/21

Risposta data dal sig. Barnier in nome della Commissione

(26 ottobre 2000)

La costruzione di nuove piste e di una nuova aerostazione per l’attuale aeroporto di Madrid non sono oggetto né di una partecipazione dei Fondi di coesione, né di una domanda in tal senso.

La Commissione può pronunciarsi su una richiesta di partecipazione solo dopo che questa sia stata effettivamente presentata dalle autorità nazionali.

(2001/C 151 E/025) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2876/00 di Camilo Nogueira Román (Verts/ALE) al Consiglio

(13 settembre 2000)

Oggetto: L’Unione europea e la povertà nel mondo

Nel luglio us. si è svolta in Giappone una riunione del cosiddetto gruppo G-8 alla quale hanno partecipato i presidenti o primi ministri degli Stati più ricchi dell’Unione europea ivi compreso il Presidente della Commissione europea. In tale occasione è stata approvata una risoluzione tesa ad accelerare il processo di cancellazione del debito estero dei paesi più poveri, che sfiorerebbe i 111 mila milioni di € nonché a rendere più efficace gli aiuti pubblici a detti paesi giacché i governanti presenti si sono impegnati a mobilitare investimenti per combattere malattie infettive letali come l’Aids, la malaria e la tubercolosi nei paesi meno sviluppati. D’altro canto i responsabili degli otto governi hanno riconosciuto che alla prosperità economica dei paesi più ricchi negli ultimi decenni hanno fatto riscontro situazioni di povertà e ingiustizia ai danni di molti paesi del mondo come risulta dai dati e analisi presentate dalla banca mondiale da cui si evince che un miliardo di cittadini degli USA, del Canada, dell’Europa, del Giappone e dell’Australia, monopolizzano l’80 % del reddito annuo mondiale mentre il 57 % della popolazione mondiale deve accontentarsi di solo il 6 % del predetto reddito. La risoluzione è corredata da dichiarazioni solenni in tal senso formulate dai presidenti degli Stati europei come il francese Jacques Chirac, attuale Presidente del Consiglio europeo.

Ciò premesso, quali azioni concrete saranno varate dall’Unione europea per concretare detti accordi e intenzioni in modo che non cadano nel vuoto come purtroppo accade il più delle volte?

Risposta

(22 dicembre 2000)

La lotta alla povertà costituisce il nucleo dei notevoli sforzi dell’UE nel campo della cooperazione allo sviluppo. Le preoccupazioni specifiche della comunità internazionale ricordate dall’Onorevole Parlamentare sono totalmente condivise dall’Unione. Attraverso i vari strumenti di cui dispone, il Consiglio opera per assicurare che esse si traducano in attività con ripercussioni concrete e affronta i problemi strutturali a lungo termine da cui scaturirà la prosperità futura, alleviando nel contempo, a breve termine, le privazioni che segnano la vita di molti nel mondo in via di sviluppo.

Nella sessione del 10 novembre 2000 il Consiglio, al termine dell’esame relativo alla comunicazione della Commissione sulla politica di sviluppo della Comunità europea, ha raggiunto un accordo su una dichiarazione comune, congiuntamente alla Commissione, in cui sono fissati i parametri della nuova politica europea di cooperazione allo sviluppo. Ha altresì adottato una risoluzione sulle malattie trasmissi- bili e la povertà in cui conferma la pertinenza dei tre settori fondamentali prescelti, ossia: ottenere il massimo dalle politiche sanitarie e di sviluppo; ridurre i costi sostenuti per le terapie; aumentare gli sforzi prodigati nel settore della ricerca di nuovi farmaci e per quanto riguarda gli aspetti sociali collegati alle suddette malattie trasmissibili. Fra gli elementi centrali della nuova politica devono quindi annoverarsi un approccio pluridimensionale, l’enfasi sul partenariato, l’appropriazione e la partecipazione, una maggiore complementarità fra la politica di sviluppo della Comunità e quelle degli Stati membri e una gestione migliore. C 151 E/22 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

In quest’ottica le relazioni consolidate da lunga data fra l’UE e i paesi ACP sono di recente entrate in una nuova fase con la firma, nel mese di giugno, dell’accordo di Cotonou, il quale ribadisce l’obiettivo primo di eliminare la povertà attraverso un partenariato che assicuri un approccio globale e integrato a quell’in- tricata rete di fattori che rappresentano oggi le componenti essenziali dello sviluppo sostenibile. I punti specifici menzionati dall’Onorevole Parlamentare  sostegno allo sgravio del debito, strategie di sviluppo accuratamente mirate per ottenere un impatto ottimale, lotta all’HIV/AIDS, miglioramento dei sistemi sanitari in generale  si rispecchiano tutti in disposizioni specifiche del testo di Cotonou. D’importanza cruciale è che l’attività pratica in tali settori s’ispirerà all’impostazione globale dell’accordo, che riconosce le disparità nella distribuzione della ricchezza nel mondo e cerca di realizzare, tra paesi che cooperano, un effettivo partenariato fondato sui principi democratici e sulla necessità che i paesi ACP si approprino delle strategie di sviluppo che li riguardano.

Nel quadro di una precedente iniziativa di quest’anno, il Piano d’azione scaturito dal Vertice Africa-Europa, tenutosi al Cairo in aprile, ha ribadito con forza l’impegno verso la riduzione della povertà e lo sviluppo sostenibile. Anche in questo caso tutti i punti sollevati dall’Onorevole Parlamentare figurano nella vasta gamma di tematiche contemplate dal Piano d’azione. Gli Stati partecipanti hanno preso atto con soddisfazione delle iniziative volte allo sgravio del debito, in particolare dell’impegno dell’UE a contribuire con un importo di 1 miliardo di euro all’iniziativa riguardante i paesi poveri fortemente indebitati (HIPC) e del legame tra tale contributo e le misure di lotta alla povertà. Il Gruppo biregionale a livello di alti funzionari, incaricato di promuovere l’attuazione del Piano d’azione, dovrà elaborare una relazione ai Ministri sul debito esterno dei paesi africani. Il Vertice ha inoltre previsto una cooperazione finalizzata a eradicare le endemie come la malaria, la tubercolosi, la poliomielite e l’oncocercosi e una serie di misure per far fronte alla pandemia di HIV/AIDS.

Riguardo a quest’ultimo punto il Consiglio ha chiesto alla Commissione di preparare una comunicazione su potenziali sforzi supplementari dell’Unione europea per far fronte alle gravi malattie legate alla povertà, quali l’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi, e migliorare la salute delle popolazioni nei paesi in via di sviluppo.

L’Onorevole Parlamentare può essere certo che il Consiglio è perfettamente a conoscenza delle priorità d’intervento della comunità internazionale, tra cui povertà, AIDS e sgravio del debito, ed è impegnato ad assicurare che tali tematiche siano affrontate nelle politiche interne dell’UE e nell’azione di quest’ultima sulla più ampia scena mondiale.

(2001/C 151 E/026) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2911/00 di Michl Ebner (PPE-DE) al Consiglio

(20 settembre 2000)

Oggetto: Sanzioni all’Austria

Alle varie interrogazioni parlamentari del sottoscritto riguardanti le sanzioni all’Austria, il Consiglio ha risposto ricorrendo sempre alle espressioni «non ancora esaminato», «non presa posizione» o «non ancora preso in considerazione». Come giustifica il Consiglio la sua linea di azione se non si interessa di una questione così attuale come quella relativa alle sanzioni dei 14 contro l’Austria o, quanto meno, si comporta come se non se ne interessasse.

Risulta che il Consiglio si sia occupato dell’argomento, come provano sia la versione ufficiale e la comunicazione che la dichiarazione dei 14 rilasciata dalla Presidenza portoghese.

Anche da quanto riportato dai mass-media, della questione concernente le sanzioni contro l’Austria si è parlato durante colazioni di lavoro di ministri, come per esempio durante il Consiglio Affari Generali del 14 febbraio, a Lisbona il 23 marzo, alle Azzorre il 5 maggio e in occasione del Consiglio Europeo di Feira il 19 giugno 2000.

In mancanza di una discussione concreta del caso  conformemente alla risposta non soddisfacente del Consiglio  si evidenzierebbe una presunzione ed abuso di competenze da parte della Presidenza del Consiglio portoghese.

Verranno perciò irrogate sanzioni al Portogallo? E’ stata già aperta un’inchiesta? Entro quali tempi sono previsti concretamente nuovi elementi di conoscenza? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/23

Risposta

(22 dicembre 2000)

La dichiarazione a cui fa riferimento l’Onorevole Parlamentare è stata rilasciata dal Primo Ministro portoghese a nome del governo di 14 Stati membri. Essa non è stata discussa in sede di Consiglio. Quest’ultimo non può pronunciarsi quanto al merito sulle questioni sollevate dall’Onorevole Parlamentare non avendo mai preso posizione al riguardo.

(2001/C 151 E/027) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2912/00 di Michl Ebner (PPE-DE) al Consiglio

(20 settembre 2000)

Oggetto: Sanzioni contro l’Austria

I 14 Stati EU «hanno deciso di proseguire le misure contro il governo austriaco», cita la dichiarazione riportata il 26 giugno dalle agenzie stampa APA e AFP.

Ufficialmente fino a quel momento non esisteva tra i 14 Stati UE alcun accordo definitivo circa l’iniziativa portoghese. «Non c’è ancora un consenso definitivo», così si esprimeva martedì sera il portavoce della Presidenza UE. Anche il governo federale austriaco sarebbe stato informato del piano non appena presentato, annunciava il portavoce.

Questa procedura presenta vari errori:

 evidentemente due agenzie stampa sono state informate prima del governo federale austriaco, il quale è venuto a conoscenza di una «strategia d’uscita» dai media;

 non si è fatta alcuna menzione dei tempi per la conversione del piano;

 un consiglio di tre saggi avrebbe dovuto presentare un rapporto sulla base di un approfondito esame concernente il rispetto da parte del governo austriaco dei comuni valori europei, soprattutto per quanto riguarda i diritti delle minoranze, dei rifugiati e degli immigrati.

L’atteggiamento dei 14 evidenzia poca sensibilità e ha del grottesco.

Si chiede quindi al Consiglio:

1. Perché non ha aperto un dialogo diretto con il governo federale austriaco e poi informato le agenzie?

2. Come immagina di porre l’ormai necessaria fine alla scandalosa «caccia alla streghe» se non è neanche disposto a fissare un limite di tempo?

3. Se sottolinea i comuni valori europei e intende controllare se il governo austriaco rispetta i diritti delle minoranze, perché è così debole il suo impegno nel fissare i diritti delle minoranze in una carta costituzionale per l’UE?

4. Come è possibile che Francia e Belgio, due dei più convinti sostenitori delle sanzioni, non abbiano ancora ratificato né firmato la convenzione quadro del Consiglio d’Europa sulla tutela delle minoranze nazionali d’Europa?

Risposta

(22 dicembre 2000)

Il Consiglio non ha preso posizione su alcuno dei punti sollevati nell’interrogazione dell’Onorevole Parlamentare e non è pertanto in grado di pronunciarsi al riguardo. C 151 E/24 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/028) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2913/00 di Michl Ebner (PPE-DE) al Consiglio

(20 settembre 2000)

Oggetto: Perplessità sul senso della politica delle sanzioni

Il 10 luglio, al loro primo incontro sotto la Presidenza francese, i ministri degli Esteri dell’UE hanno discusso gli obiettivi e gli strumenti della loro politica per i Balcani. In tale occasione il ministro degli Esteri francese, nonché Presidente in carica del Consiglio, Hubert Vedrine, ha affermato che sono sempre più numerosi i paesi in cui cresce lo scetticismo circa l’efficacia delle sanzioni contro la Iugoslavia rispetto all’obiettivo della sua democratizzazione. Le sanzioni non danneggiano affatto Milosevic, ma penalizzano piuttosto la popolazione. «E’ chiaro che i nostri obiettivi politici non sono stati raggiunti», ha ammesso Vedrine. Evidentemente i responsabili politici si stanno accingendo a una radicale revisione della politica delle sanzioni e ciò nonostante i recentissimi tentativi di Milosevic di mantenere il potere.

Può il Consiglio far sapere se intende estendere queste considerazioni anche alle sanzioni che, contraria- mente al caso del regime antidemocratico di Milosevic, sono state inflitte ingiustamente all’Austria, abrogando le sanzioni bilaterali e riprendendo il dialogo con lo Stato austriaco, che è membro e partner dell’UE?

Risposta

(22 dicembre 2000)

Il Consiglio non ha preso posizione sulla questione sollevata dall’Onorevole Parlamentare e non può pertanto pronunciarsi al riguardo.

(2001/C 151 E/029) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2914/00 di Michl Ebner (PPE-DE) al Consiglio

(20 settembre 2000)

Oggetto: Sanzioni contro l’Austria

Nella sessione del 10 luglio 2000 i ministri degli esteri UE hanno deciso di sbloccare i fondi congelati a favore della Russia nonostante l’incessante apprensione per la situazione in Cecenia. Già nel dicembre dell’anno scorso l’Unione aveva sospeso gli aiuti finanziari dell’importo di 58 milioni di Euro per spingere la Russia a cessare la guerra nella regione caucasica e a riprendere un dialogo politico con il fronte indipendentista. Il blocco è stato ora dunque eliminato. Di conseguenza, Mosca può reclamare quest’anno l’intera somma degli aiuti pari a 90 milioni di Euro nonostante il perdurare della brutale repressione.

In questo modo la politica russa dell’UE compie un netto cambiamento: essa abbandona la politica delle sanzioni condotta per molto tempo ma che alla fine, per lo scarso interesse, è risultata infruttuosa, e si dimostra pronta al dialogo con un paese di cui non può accettare l’atteggiamento politico e i metodi inumani adoperati in Cecenia che però è indispensabile come partner per la pace e la stabilità nel continente europeo.

Per ciò che riguarda il comportamento degli Stati membri dell’Unione, i Quattordici si attengono alla politica sanzionistica contro l’Austria.

In questo contesto si chiede al Consiglio:

 è pronto a rivedere e quindi a cessare anche contro l’Austria la politica delle sanzioni alla luce della sua nuova posizione nella politica estera in materia di sanzioni?

 I Quattordici vogliono riprendere appieno il dialogo politico bilaterale con il loro partner? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/25

Risposta

(22 dicembre 2000)

Il Consiglio non ha preso posizione sui due punti sollevati dall’Onorevole Parlamentare e non può pertanto pronunciarsi al riguardo.

(2001/C 151 E/030) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2920/00 di Charles Tannock (PPE-DE) alla Commissione

(19 settembre 2000)

Oggetto: Attività sportive e ricreative in Andalusia

Riconosce la Commissione che il tipo di attività «ricreative» organizzate dalla Scuola di equitazione «Settimo cielo» di Ramon Romero a Chivirel, in Andalusia, rende questa scuola un beneficiario assoluta- mente inadatto dei fondi comunitari, e quali misure sono state adottate per garantire che in futuro vengano introdotte adeguate procedure d’ispezione in grado di assicurare che tutti i progetti che beneficiano di fondi comunitari siano in buona fede?

Risposta data dal sig. Barnier in nome della Commissione

(9 novembre 2000)

Per quanto riguarda il progetto menzionato dall’onorevole parlamentare, la Commissione precisa che si tratta effettivamente di un caso di storno di fondi per fini diversi da quelli indicati nella domanda di cofinanziamento.

Tale storno è stato rapidamente individuato dal sistema di controllo della Junta de Andalucia e il meccanismo di recupero degli importi in questione è stato immediatamente avviato.

I pagamenti che le autorità spagnole avessero effettuato nell’ambito di tale progetto non rientrano nelle spese certificate che lo Stato membro ha inviato alla Commissione. Pertanto, il Fondo europeo di sviluppo regionale non ha effettuato alcun pagamento a seguito delle somme anticipate dall’amministrazione spagnola.

(2001/C 151 E/031) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2935/00 di Brian Simpson (PSE) alla Commissione

(19 settembre 2000)

Oggetto: Cipro

Può la Commissione far sapere quali azioni ha adottato in relazione alla Turchia al fine di persuadere detto paese ad abolire il suo imbargo nei confronti delle navi commerciali che sono approdate a Cipro? Conviene la Commissione che tale azione è illegale, costituirebbe una violazione di tutti i regolamenti dell’Unione europea e pregiudica le aspirazioni della Turchia ad aderire all’UE?

Risposta data dal sig. Verheugen a nome della Commissione

(30 ottobre 2000)

Le restrizioni che continuano ad essere applicate dalla Turchia alle navi commerciali che approdano a Cipro e a quelle iscritte nel registro cipriota sono tuttora fonte di preoccupazione per la Commissione. C 151 E/26 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

La questione è stata sollevata in varie occasioni in presenza delle autorità turche, da ultimo all’incontro del sottocomitato Comunità/Turchia n.6 per i trasporti, l’ambiente e l’energia, comprese le reti transeuropee, svoltosi a Bruxelles il 30 giugno 2000. La Commissione si aspetta, e lo ha precisato alla Turchia, che queste restrizioni vengano abolite quanto prima possibile nel processo di preadesione.

La Commissione continuerà a vigilare attentamente sulla situazione e affronterà nuovamente il problema nella relazione periodica per il 2000, che deve essere adottata dalla Commissione stessa l’8 novembre 2000.

(2001/C 151 E/032) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2939/00 di Michl Ebner (PPE-DE) alla Commissione

(19 settembre 2000)

Oggetto: Politica comune in materia di asilo e immigrazione

Con l’entrata in vigore del trattato di Amsterdam il 1o maggio 1999 la politica in materia di asilo, la libera circolazione delle persone, la politica relativa ai visti, le norme sull’attraversamento delle frontiere, la politica in materia di immigrazione e i diritti dei cittadini di paesi terzi sono divenute di competenza dell’Unione. Gli articoli dal 61 al 63 del Trattato che istituisce la Comunità Europea fissano obiettivi precisi che l’Unione deve raggiungere entro cinque anni. Per quanto riguarda la politica di asilo e di immigrazione si sta discutendo tra l’altro di norme minime per l’accoglienza dei richiedenti asilo e per la protezione temporanea, dei requisiti per l’ingresso e il soggiorno, di immigrazione e soggiorno irregolari e della definizione dei diritti di cittadini di paesi terzi che soggiornano legalmente in uno Stato membro.

Può la Commissione indicare quali proposte concrete ha elaborato a tale riguardo, a che punto si trovano i lavori, e qual è lo stato di avanzamento della politica comune in materia di asilo e immigrazione?

Risposta data dal sig. Vitorino a nome della Commissione

(9 novembre 2000)

La Commissione rinvia l’onorevole parlamentare alle conclusioni della Presidenza in occasione del Consiglio europeo di Tampere (ottobre 1999) e al quadro di valutazione dei progressi realizzati per la creazione di uno spazio di «Libertà, di Sicurezza e di Giustizia», che è stato trasmesso ufficialmente al Parlamento e di cui un aggiornamento sarà prossimamente trasmesso al Consiglio e al Parlamento, in particolare al fine di preparare il dibattito annuale del Parlamento sui progressi nei settori della giustizia e degli affari interni (GAI) in gennaio 2001.

Le proposte presentate dalla Commissione da maggio 1999 e le proposte modificate previo parere del Parlamento (settembre 2000) sono le seguenti:

 regolamento CE del Consiglio relativo all’istituzione del sistema «Eurodac» per il confronto delle impronte digitali dei richiedenti asilo e di alcuni altri stranieri (26 maggio 1999) e proposta modificata previo parere del Parlamento (15 settembre 2000);

 direttiva del Consiglio relativa al diritto al ricongiungimento familiare (1o dicembre 1999) e proposta modificata previo parere del Parlamento (10 ottobre 2000);

 decisione del Consiglio per la creazione di un Fondo europeo per i rifugiati (14 dicembre 1999) e proposta modificata previo parere del Parlamento (settembre 2000);

 regolamento (CE) del Consiglio che stabilisce l’elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono soggetti all’obbligo di visto per varcare le frontiere esterne e l’elenco di quelli i cui cittadini ne sono esentati (26 gennaio 2000) e proposta modificata previo parere del Parlamento (21 settembre 2000); 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/27

 direttiva del Consiglio relativa a norme minime per la concessione di una protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati e sulla promozione dell’equilibrio degli sforzi tra Stati membri che ricevono i rifugiati e gli sfollati e subiscono le conseguenze dell’accoglienza degli stessi (24 maggio 2000);

 direttiva del Consiglio relativa a norme minime per le procedure di riconoscimento e di revoca dello statuto di rifugiato (20 settembre 2000).

Sono stati inoltre adottati un documento di lavoro della Commissione «verso norme comuni in materia di procedure d’asilo» (3 marzo 1999) e un documento di lavoro dei servizi «sulla revisione della Convenzione di Dublino: elaborazione di una normativa comunitaria sulla determinazione dello Stato competente per l’esame delle domande d’asilo presentate in uno degli Stati membri della Comunità europea» (21 marzo 2000).

La Commissione ha inoltre l’intenzione di presentare, prima della fine del 2000, due comunicazioni politiche, una sulla politica d’immigrazione e l’altra su una procedura comune in materia di asilo e uno statuto uniforme, valido in tutta l’Unione, per coloro che hanno ottenuto l’asilo.

(2001/C 151 E/033) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2940/00 di Michl Ebner (PPE-DE) alla Commissione

(19 settembre 2000)

Oggetto: Abolizione di privilegi fiscali per funzionari del servizio diplomatico

Con riferimento all’interrogazione E-1996/99 (1) il parlamentare desidera innanzitutto ringraziare il Commissario per la sua risposta, in cui conclude che i privilegi per i diplomatici fissati dalla Convenzione di Vienna del 1961 «non sono più giustificati nel mercato interno e devono essere aboliti».

Di conseguenza, poiché la Commissione stessa è del parere che le suddette agevolazioni fiscali non sono più attuali, come è provato del resto dalla sua decisione del 29 settembre 1999 e da altre misure relative all’abolizione dei DUTY FREE SHOPS all’interno dell’Unione Europea, può la Commissione far sapere se intende adoperarsi affinché il Consiglio si pronunci all’unanimità per modificare l’ormai superata Conven- zione di Vienna del 1961?

(1) GU C 219 E del 1.8.2000, pag. 63.

Risposta data dal sig. Bolkestein a nome della Commissione

(7 novembre 2000)

Una iniziativa comunitaria per regolamentare i privilegi fiscali per i funzionari del servizio diplomatico sarebbe in contrasto, come già indicato nella risposta all’interrogazione scritta E-1996/99 dell’onorevole parlamentare (1), con quanto richiesto dagli Stati membri nella Convenzione di Vienna. L’adozione di una proposta della Commissione a tal proposito richiederebbe il voto unanime del Consiglio che con tutta probabilità non sarà raggiunto. Di conseguenza, la Commissione non intende al momento presentare una proposta relativa a questo problema. Intanto, come suggerito dall’onorevole parlamentare, la normativa comunitaria in vigore non impedisce ai singoli Stati membri di limitare i privilegi accordati ai diplomatici.

(1) GU L 219 E del 1.8.2000. C 151 E/28 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/034) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2953/00 di Michl Ebner (PPE-DE) alla Commissione

(19 settembre 2000)

Oggetto: Regioni ultraperiferiche verticali

Con riferimento alla risposta all’interrogazione scritta E-0605/00 (1), in cui la Commissione esprime l’intenzione di tener meglio conto, a partire dal 2007, della situazione particolare delle regioni ultraperi- feriche, si intende manifestare consenso a una simile iniziativa. Può la Commissione comunicare in tale contesto se essa condivida l’opinione del deputato, secondo cui nel concetto di «regioni ultraperiferiche» devono rientrare non solo le zone considerate tali in senso orizzontale, ma anche quelle ultraperiferiche verticali, ragion per cui in futuro anche le regioni montane dovranno rientrare per definitionem fra le regioni dell’obiettivo 1?

(1) GU C 46 E del 13.2.2001, pag. 17.

Risposta data dal sig. Barnier in nome della Commissione

(16 novembre 2000)

Il trattato CE non fa riferimento alla nozione di «regioni periferiche» la quale pertanto non è ripresa in alcun atto di diritto derivato.

Le regioni ultraperiferiche sono contemplate dall’articolo 299 (ex articolo 227) del trattato CE che le elenca in modo esauriente. Si tratta dei dipartimenti francesi d’oltremare, delle Azzorre, di Madera e delle isole Canarie.

Nel contempo, varie regioni periferiche, incluse le regioni insulari e le zone montane, sono ammissibili al sostegno dei Fondi strutturali dell’Unione a titolo dell’obiettivo 1 (regioni in ritardo di sviluppo) e dell’obiettivo 2 (regioni in fase di riconversione).

(2001/C 151 E/035) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2955/00 di Emmanouil Mastorakis (PSE) alla Commissione

(20 settembre 2000)

Oggetto: Politica regionale dell’Unione europea

Considerato che l’allargamento imminente equivale ad un aggravamento delle disparità regionali e ad una riduzione del PIL medio pro capite nell’Unione europea, è chiaro che la Commissione dovrà presentare tempestivamente una proposta integrata sul tipo di politica regionale, i criteri di attuazione e il volume di mezzi finanziari che saranno applicati dopo il 2006.

Può la Commissione indicare che cosa intende fare in materia?

(2001/C 151 E/036) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2966/00 di Sebastiano Musumeci (UEN) e Mariotto Segni (UEN) alla Commissione

(20 settembre 2000)

Oggetto: Regioni Sicilia e Sardegna dopo il 2006

Premesso che, secondo le previsioni della Commissione europea, le regioni Sicilia e Sardegna usciranno alla fine del periodo di programmazione dei Fondi strutturali 2000-2006 dall’area ad obiettivo 1, 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/29

considerato che questa previsione è calcolata tenendo presente la più che probabile adesione dei paesi dell’Europa centrale all’Unione europea,

tenuto conto che la fuoriuscita delle due isole dall’area ammissibile all’obiettivo 1 rappresenterà un forte handicap economico,

quali strategie ritiene la Commissione di dover perseguire al fine di garantire la coesione delle regioni ad obiettivo 1, in particolare delle regioni periferiche e insulari?

Risposta comune data dal sig. Barnier in nome della Commissione alle interrogazioni scritte E-2955/00 e E-2966/00 (7 novembre 2000)

Nel corso del gennaio 2001 la Commissione adotterà la seconda relazione sulla coesione economica e sociale che sarà presentata al Parlamento in applicazione dell’articolo 159 (ex articolo 130b) del Trattato CE.

Tale relazione esaminerà la situazione e l’evoluzione delle regioni nel quadro dell’Unione allargata, valuterà l’impatto delle politiche comunitarie sulla coesione e proporrà orientamenti per la politica di coesione oltre il 2006.

La Commissione auspica che questa seconda relazione costituisca il punto di partenza di un grande dibattito sul futuro della politica in questione. A tale proposito la Commissione organizzerà nel maggio 2001 un forum cui saranno invitati i membri del Parlamento nonché tutti gli attori dello sviluppo regionale degli attuali Stati membri e dei paesi candidati all’adesione.

(2001/C 151 E/037) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2959/00 di Bart Staes (Verts/ALE) alla Commissione (20 settembre 2000)

Oggetto: Il problema del raccolto cerealicolo rovinato dalle precipitazioni

La Commissione ha recentemente espresso la propria disponibilità a modificare le norme in materia d’intervento per quanto concerne il tenore di umidità dei cereali, qualora la situazione lo richieda. Nel frattempo è divenuto chiaro che una modifica delle norme in materia d’intervento è assolutamente necessaria. Gli agricoltori parlano infatti di un raccolto di frumento rovinato dalle copiose precipitazioni.

La Commissione ha già elaborato una proposta di modifica delle norme in materia d’intervento per quanto concerne il tenore di umidità? In caso affermativo, quando entrerà in vigore tale proposta? In caso negativo, data la gravità della situazione, la Commissione intende ancora modificare le norme in materia di intervento in relazione al tenore di umidità?

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione (31 ottobre 2000)

La Commissione ha dato seguito alla sua dichiarazione concernente il tenore di umidità dei cereali del raccolto 2000 con il regolamento (CE) n. 2107/2000, del 4 ottobre 2000, recante deroga, per quanto riguarda il tenore massimo di umidità di alcuni cereali conferiti all’intervento durante la campagna 2000/2001, al regolamento (CE) n. 824/2000 che stabilisce le procedure di presa in consegna dei cereali da parte degli organismi d’intervento nonché i metodi di analisi per la determinazione della qualità (1).

Il summenzionato regolamento autorizza gli Stati membri a fissare al 15 % il tenore massimo di umidità per il frumento tenero, l’orzo e la segala, applicando le relative detrazioni. Il regolamento è applicabile a decorrere dal 1o novembre, data di inizio del periodo di intervento negli Stati membri settentrionali.

(1) GU L 250 del 5.10.2000. C 151 E/30 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/038) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2961/00 di Daniela Raschhofer (NI) al Consiglio

(25 settembre 2000)

Oggetto: Estremismo di destra negli Stati membri

In Austria esiste una legge che punisce penalmente ogni forma di comportamento che si richiami all’ideologia nazionalsocialista (Verbotsgesetz del 1947, StGB1. n. 13/1945, BGB1. n. 25/1947). Tale legge ha il rango di legge costituzionale.

Gli articoli 3-3i stabilisco le fattispecie legali dei reati e le relative sanzioni, che a seconda del reato vanno da un anno di reclusione fino all’ergastolo. La competenza giurisdizionale in materia è dei «Landesgerichte» (i tribunali di prima istanza di ciascun Land) e il procedimento si svolge con la partecipazione di giudici popolari.

L’interrogante chiede al Consiglio

 in quali Stati membri esistono norme comparabili;

 quali sono le differenze fra gli ordinamenti dei vari Stati membri per quanto riguarda le fattispecie e le pene previste;

 se è imperativo, alla luce dei comuni valori europei, perseguire penalmente i comportamenti che si richiamano al nazionalsocialismo.

L’interrogante prega il Consiglio di trasmetterle i testi delle singole leggi nazionali di analogo contenuto, ove esistenti.

Risposta

(22 dicembre 2000)

Il Consiglio desidera far presente all’Onorevole parlamentare che non dispone in questa fase delle informazioni specifiche da lei richieste con la sua interrogazione circa i reati penali e le relative sanzioni vigenti negli Stati membri.

Il Consiglio tiene comunque ad assicurare l’Onorevole parlamentare che esso e la Presidenza sono impegnati a fare in modo che i reati basati sul razzismo e la xenofobia siano severamente ed efficacemente perseguiti negli Stati membri. In tale contesto il Consiglio potrebbe rammentare le conclusioni del Consiglio europeo di Tampere che ha riconosciuto la necessità di intensificare la lotta contro il razzismo e la xenofobia.

Il principale strumento adottato dal Consiglio in materia di reati di stampo razzista e xenofobo è l’azione comune adottata il 15 luglio 1996 intesa a combattere il razzismo e la xenofobia. L’obiettivo globale di tale azione comune è far sì che gli Stati membri si coadiuvino reciprocamente in questo settore. Essa prescrive loro in particolare di fare in modo che determinate forme di comportamenti razzisti e xenofobi siano passibili di sanzioni penali o, in mancanza di ciò e in attesa dell’eventuale adozione delle disposizioni necessarie, di derogare al principio della duplice imputazione per tali comportamenti. L’azione comune è intesa inoltre a eliminare il rischio che coloro che commettono reati di stampo razzista e xenofobo possano sfruttare le differenze esistenti tra i vari Stati membri per quanto concerne la classificazione di questi tipi di reati.

Nel maggio 1998 il Consiglio ha esaminato una relazione sull’adempimento dell’azione comune da parte degli Stati membri. La relazione ha concluso che gli Stati membri avevano in notevole misura attuato l’azione comune. Il Consiglio ha quindi stabilito di procedere a una nuova verifica della situazione entro il 2000. La Presidenza sta attualmente prendendo le disposizioni appropriate per tale verifica e per aiutare in tal modo il Consiglio a valutare l’efficacia globale dell’azione comune e la necessità di rafforzarla. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/31

(2001/C 151 E/039) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2962/00 di Daniela Raschhofer (NI) alla Commissione (20 settembre 2000)

Oggetto: Estremismo di destra negli Stati membri

In Austria esiste una legge che punisce penalmente ogni forma di comportamento che si richiami all’ideologia nazionalsocialista (Verbotsgesetz del 1947, StGB1. n. 13/1945, BGB1. n. 25/1947). Tale legge ha il rango di legge costituzionale.

Gli articoli 3-3i stabilisco le fattispecie legali dei reati e le relative sanzioni, che a seconda del reato vanno da un anno di reclusione fino all’ergastolo. La competenza giurisdizionale in materia è dei «Landesgerichte» (i tribunali di prima istanza di ciascun Land) e il procedimento si svolge con la partecipazione di giudici popolari.

L’interrogante chiede alla Commissione  in quali Stati membri esistono norme comparabili;  quali sono le differenze fra gli ordinamenti dei vari Stati membri per quanto riguarda le fattispecie e le pene previste;  se è imperativo, alla luce dei comuni valori europei, perseguire penalmente i comportamenti che si richiamano al nazionalsocialismo;  se la Commissione progetta di introdurre una disciplina europea uniforme volta a impedire la rinascita di comportamenti ispirati al nazionalsocialismo.

L’interrogante prega la Commissione di trasmetterle i testi delle singole leggi nazionali di analogo contenuto, ove esistenti.

Risposta data dal sig. Vitorino a nome della Commissione (31 ottobre 2000)

L’azione comune del 15 luglio 1996 (1) adottata nell’ambito della lotta contro il razzismo e la xenofobia prevede che gli Stati membri si impegnino a incriminare una serie di comportamenti razzisti o xenofobi, o, in mancanza di tali misure, a derogare per tali comportamenti al principio della duplice imputazione. Sono in particolare interessati l’istigazione pubblica alla violenza e all’odio razziale, l’apologia pubblica dei crimini contro l’umanità e delle violazioni dei diritti dell’uomo, il negazionismo, la diffusione di scritti a carattere razzista o xenofobo, la partecipazione ad attività di gruppi, organizzazioni o associazioni che implicano discriminazione, violenza e odio razziale.

La prima relazione di valutazione riguardante l’applicazione di questo testo, realizzata nel 1998, indicava i comportamenti considerati dall’azione comune come passibili di sanzioni penali nella maggior parte degli Stati membri; gli Stati che non incriminavano la totalità dei comportamenti considerati stavano modifi- cando il loro ordinamento. Gli strumenti della cooperazione giudiziaria si applicano senza difficoltà in questo settore.

Una seconda relazione è in corso di preparazione al Consiglio. Alla luce di tale relazione la Commissione valuterà la necessità di elaborare una regolamentazione europea complementare, in particolare per quanto riguarda l’utilizzo di Internet a fini razzisti o xenofobi.

(1) GU L 185 del 27.7.1996.

(2001/C 151 E/040) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2968/00 di Bart Staes (Verts/ALE) al Consiglio (25 settembre 2000)

Oggetto: Integrazione del latte distribuito nelle scuole in una politica alimentare «sana»

Poiché il programma di distribuzione di latte nelle scuole contribuisce alla realizzazione degli obiettivi in materia di alimentazione e salute pubblica, la Commissione e i Ministri dell’agricoltura hanno deciso di C 151 E/32 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

ridurre al 75 % il relativo finanziamento a titolo del Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia. Ora, sarebbe più sensato offrire gratuitamente del latte agli scolari piuttosto che tentarli con le macchine distributrici di Fanta o Coca Cola, messe a disposizione dall’industria delle bevande analcoliche. Sembra quindi opportuno trasferire il restante 25 % destinato al programma «latte alle scuole» al programma «politica alimentare sana».

Il Consiglio cercherà di trasferire il restante 25 % del finanziamento del programma di distribuzione di latte nelle scuole alla dotazione di bilancio destinata ad una «politica alimentare sana», considerando la particolare attenzione che la Commissione e gli Stati membri prestano a tale problema? In caso negativo, perché il Consiglio non ritiene che il restante 25 % debba essere destinato al bilancio per una «politica alimentare sana?» Come concilia il Consiglio tale posizione con la dichiarazione del Commissario Fischler secondo la quale «la distribuzione di latte nelle scuole può contribuire a realizzare obiettivi nutrizionali o sociali» (risposta all’interrogazione scritta E-1320/00) (1)?

(1) GU C 53 E del 20.2.2001, pag. 126.

Risposta

(22 dicembre 2000)

La decisione, adottata dal Consiglio, volta a ridurre il finanziamento comunitario del programma di distribuzione di latte nelle scuole al 75 % è conforme al parere del Parlamento europeo.

Il Consiglio desidera rammentare che la sua decisione consente agli Stati membri di aumentare, sino alla concorrenza del restante 25 %, l’aiuto alla distribuzione del latte per le scuole, in modo da orientare questa azione verso una «politica alimentare sana».

Attualmente al Consiglio non è stata sottoposta alcuna proposta volta a destinare il 25 % di riduzione del finanziamento comunitario a una linea di bilancio riservata a una siffatta politica.

(2001/C 151 E/041) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2969/00 di Bart Staes (Verts/ALE) alla Commissione

(20 settembre 2000)

Oggetto: Integrazione del latte distribuito nelle scuole in una politica alimentare «sana»

Poiché il programma di distribuzione di latte nelle scuole contribuisce alla realizzazione degli obiettivi in materia di alimentazione e salute pubblica, la Commissione e i Ministri dell’agricoltura hanno deciso di ridurre al 75 % il relativo finanziamento a titolo del Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia. Ora, sarebbe più sensato offrire gratuitamente del latte agli scolari piuttosto che tentarli con le macchine distributrici di Fanta o Coca Cola, messe a disposizione dall’industria delle bevande analcoliche. Sembra quindi opportuno trasferire il restante 25 % destinato al programma «latte alle scuole» al programma «politica alimentare sana».

La Commissione cercherà di trasferire il restante 25 % del finanziamento del programma di distribuzione di latte nelle scuole alla dotazione di bilancio destinata ad una «politica alimentare sana», considerando la particolare attenzione che la Commissione e gli Stati membri prestano a tale problema? In caso negativo, perché la Commissione non ritiene che il restante 25 % debba essere destinato al bilancio per una «politica alimentare sana?» Come concilia la Commissione tale posizione con la dichiarazione del Commissario Fischler secondo la quale «la distribuzione di latte nelle scuole può contribuire a realizzare obiettivi nutrizionali o sociali» (risposta all’interrogazione scritta E-1320/00) (1)?

(1) GU C 53 E del 20.2.2001, pag. 126. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/33

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione

(19 ottobre 2000)

Nella relazione allegata alla proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1255/1999 relativo all’organizzazione comune dei mercati nel settore del latte e dei prodotti lattiero- caseari (1), su cui è basata la decisione del Consiglio di ridurre il contributo per la distribuzione di latte nelle scuole al 75 % del prezzo indicativo per il latte (Regolamento del Consiglio (CE) n. 1670/2000, del 20 luglio 2000, che modifica il regolamento (CE) n. 1255/1999 (2)), la Commissione ha effettivamente riconosciuto che tale programma potrebbe svolgere un ruolo anche nel quadro di più ampi obiettivi politici generali, per i settori sanitario, nutrizionale o sociale, definiti e applicati a livello comunitario o nazionale. Tuttavia la Commissione ha parimenti sottolineato che la situazione di ristrettezze in cui si trova il bilancio comunitario, indipendentemente dal fatto che si tratti di spese nel settore della PAC o in altri settori, non consente una maggiore partecipazione al programma per la distribuzione di latte nelle scuole.

Spetta pertanto agli Stati membri esaminare il problema di come integrare il suindicato contributo comunitario, eventualmente in collaborazione con le altre parti interessate. Il regolamento comunitario per la distribuzione di latte nelle scuole prevede in effetti una base giuridica per un ulteriore aiuto nazionale, che può essere finanziato tramite un contributo raccolto nel settore lattiero-caseario. Inoltre tale partecipazione sarebbe in linea con il notevole interesse dimostrato e con il sostegno espresso oralmente da detto settore per la distribuzione di latte nelle scuole nel corso del dibattito sulla proposta della Commissione.

(1) GU C 89 E del 28.3.2000. (2) GU L 193 del 29.7.2000.

(2001/C 151 E/042) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2970/00 di Erik Meijer (GUE/NGL) al Consiglio

(25 settembre 2000)

Oggetto: Informazioni non aggiornate ed incomplete circa la composizione del Consiglio

1. Sa il Consiglio che nell’elenco dei membri del Consiglio dell’Unione europea, distribuito per la tornata del Parlamento europeo a Strasburgo dal 4 all’8 settembre 2000, per i Paesi Bassi sono stati indicati tra gli altri il dr. A. Peper, quale Ministro dell’interno e delle relazioni fra le diverse parti del Regno, K.G. de Vries, quale Ministro degli affari sociali e dell’occupazione, e il dr. W.A.F.G. Vermeend, Sottosegretario di Stato alle finanze?

2. Può il Consiglio confermare che la prima persona indicata al punto 1 non ricopre più tale carica dal 13 marzo 2000 e che le altre due persone dal 24 marzo 2000 si occupano di altri settori? Per quale ragione si continua a indicarli come membri del Consiglio, quando una loro partecipazione ai Consigli dei ministri competenti per i suddetti settori costituirebbe un fatto illecito?

3. Può inoltre il Consiglio spiegare perché tutti i ministri e sottosegretari di Stato sono indicati con i loro nomi di battesimo e (con l’eccezione della Germania e dell’Austria) senza i titoli accademici, mentre i membri olandesi del Consiglio sono indicati senza i nomi di battesimo ma con i loro titoli accademici?

Per quale motivo viene conferito ai membri olandesi del Consiglio uno status particolare di relativa anonimità, che dà l’impressione di una maggiore distanza dai cittadini che essi rappresentano?

4. Il Consiglio è disposto a fare in modo che i prossimi elenchi concernenti la sua composizione siano aggiornati e chiari? C 151 E/34 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Risposta

(22 dicembre 2000)

Il Consiglio ringrazia l’Onorevole Parlamentare per i suoi quesiti e coglie l’occasione per precisare quanto segue:

 Il Segretariato generale del Consiglio redige periodicamente  in tutte le lingue ufficiali dell’Unione europea  un elenco dei membri dei governi degli Stati membri che partecipano abitualmente alle riunioni del Consiglio. In tale elenco sono riportati i cognomi, i nomi e le funzioni di tutti i Primi Ministri, Ministri e Sottosegretari di Stato.

 Dopo ogni modifica della composizione del governo di uno Stato membro l’elenco è aggiornato sulla scorta delle informazioni pubblicate nella Gazzetta ufficiale dello Stato membro in questione. Per quanto riguarda i Paesi Bassi l’elenco è stato aggiornato nell’aprile 2000, vale a dire nel mese successivo al rimpasto del Governo olandese.

 Gli elenchi sono regolarmente trasmessi, per conoscenza, ai servizi competenti del Parlamento europeo e della Commissione. Il documento cui si riferisce l’Onorevole Parlamentare è pubblicato dal Parlamento europeo.

 La composizione dei governi degli Stati membri è parimenti pubblicata, a titolo informativo, sul sito Internet http://europa.eu.int/idea, alle voci «Ricerca per struttura gerarchica», poi «Istituzioni» e in seguito «Consiglio dell’Unione europea» e «Rappresentanti dei governi degli Stati membri che partecipano abitualmente alle sessioni del Consiglio».

 Inoltre, l’Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee pubblica annualmente un annuario interistituzionale («Annuaire interistitutionnel  Qui fait quoi dans l’Union européenne?»). L’ultima versione è del gennaio 2000 (data di chiusura della redazione) e vi figurano quindi tutti i membri dei governi in carica a tale data, e dunque anche i membri cui fa riferimento l’Onorevole Parlamentare. Dal canto suo il Segretariato generale del Consiglio pubblica con scadenza annuale, in autunno, un estratto dell’annuario interistituzionale.

 Gli errori cui fa riferimento l’Onorevole Parlamentare sembrano puramente contingenti.

(2001/C 151 E/043) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2976/00 di Ioannis Souladakis (PSE) alla Commissione

(20 settembre 2000)

Oggetto: Finanziamento delle regioni insulari dell’Unione europea

Nella risposta della Commissione del 24.7.2000 all’interrogazione E-1738/2000 (1) sul finanziamento delle regioni insulari dell’Unione europea, il Commissario Barnier dà per scontato nel primo paragrafo della sua risposta che non si creerà la base giuridica per il finanziamento delle regioni insulari, malgrado ciò sia previsto dal trattato di Amsterdam. Il Parlamento europeo, nel quadro delle sue competenze e, precisa- mente, delle linee direttrici del bilancio per il 2001, ha deciso di includere tale finanziamento nelle priorità di bilancio, dato che inoltre si è iniziato ad applicare il trattato di Amsterdam a partire dall’anno 2000 in corso. È pertanto sorprendente che, mentre la Commissione dovrebbe intraprendere iniziative per applicare i trattati, dalla sua risposta sembra invece che, quanto meno, non presti interesse a una questione di importanza fondamentale per lo sviluppo di determinate regioni dell’UE.

Quali iniziative concrete, in base ad uno scadenzario definito, intende la Commissione adottare al fine di creare la base giuridica per il finanziamento delle regioni insulari dell’UE, secondo quanto previsto dai pertinenti trattati?

(1) GU C 113 E del 18.4.2001, pag. 38. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/35

Risposta data dal sig. Barnier in nome della Commissione

(30 ottobre 2000)

La Commissione, come comunicato all’onorevole parlamentare nella risposta alla sua interrogazione E-1738/00 (1), non prevede per il momento di creare una base giuridica per il finanziamento delle regioni insulari della Comunità. Queste regioni beneficiano già di una particolare attenzione nel contesto delle attuali politiche comunitarie, poiché numerose isole sono ammissibili agli obiettivi 1 o 2 per il periodo di programmazione 2000-2006 dei Fondi strutturali.

Le regioni insulari della Comunità presentano una notevole diversità di situazioni e, di conseguenza, i loro pregi e i loro bisogni variano considerevolmente. Per acquisire una migliore conoscenza delle loro caratteristiche, la Commissione ha l’intenzione di avviare a breve termine uno studio sull’insieme delle regioni insulari della Comunità, che analizzi in modo comparativo la loro situazione in base a diversi criteri statistici riguardanti, ad esempio, la demografia, la situazione socioeconomica, le infrastrutture esistenti o la situazione ambientale.

I risultati di questo studio sono attesi per la fine del primo semestre 2001 e saranno comunicati al Parlamento appena pubblicati.

(1) GU C 113 E del 18.4.2001, pag. 38.

(2001/C 151 E/044) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2986/00 di Vittorio Sgarbi (PPE-DE) alla Commissione

(20 settembre 2000)

Oggetto: Vie di comunicazione in Sicilia

Nella Regione Sicilia, le modalità di trasporto  autostrade, ferrovie, aeroporti e porti  a livello regionale, nazionale e internazionale, versano in un evidente stato di sottosviluppo e accordi di programma quadro definitivi per la realizzazione delle infrastrutture necessarie sono in via d’esecuzione nell’ambito di un progetto di collaborazione con l’Unione Europa.

Non ravvisa la Commissione un eccessivo ritardo nelle operazioni di avvio dei suddetti accordi e un’ingiustificata lentezza nella messa a disposizione delle risorse economiche da parte del governo italiano?

Risposta data dal sig. Barnier in nome della Commissione

(9 novembre 2000)

La Commissione è consapevole della situazione di ritardo della Sicilia per quanto riguarda i trasporti. Alcuni dei progetti nel settore hanno già beneficiato di un cofinanziamento da parte dei Fondi strutturali nel periodo di programmazione 1994-1999.

Per quanto riguarda il periodo 2000-2006, una serie di misure volte a migliorare le infrastrutture di trasporto nella regione saranno finanziate dai Fondi strutturali a titolo dell’obiettivo 1, sia nel quadro del programma operativo regionale (POR) della Sicilia, che del programma operativo nazionale (PON) «trasporti» relativo all’insieme delle regioni del Mezzogiorno.

L’8 agosto 2000, il POR Sicilia è stato uno dei primi programmi dell’obiettivo 1 ad essere approvato dalla Commissione. Le autorità regionali stanno elaborando il complemento di programmazione che fissa le modalità d’applicazione del suddetto programma.

Il PON «trasporti» è all’esame della Commissione e sarà ultimato subordinatamente alla creazione da parte delle autorità italiane di uno «strumento operativo» che individuerà le scelte strategiche per questo settore nel Mezzogiorno, sulla base della strategia stabilita dal piano generale dei trasporti pubblicato nel luglio 2000. C 151 E/36 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Nell’ambito di questi due programmi, i progetti inseriti negli accordi di programma-quadro tra la Regione Sicilia e il governo italiano potrebbero essere proposti per il cofinanziamento da parte dei Fondi strutturali.

(2001/C 151 E/045) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2990/00 di Daniela Raschhofer (NI) alla Commissione

(20 settembre 2000)

Oggetto: Direttiva 92/43/CEE sugli habitat

1. La direttiva 92/43/CEE (1) del 21.05.1992, sugli habitat, la flora e la fauna, è direttamente applicabile, una volta trascorso il termine per l’attuazione, in caso di non corretta trasposizione?

2. Il regime di conservazione previsto dall’articolo 6 è già applicabile alle zone menzionate negli elenchi nazionali dei siti?

3. Quante procedure di infrazione sono già state avviate contro l’Austria in relazione alla direttiva in questione e quante sono state già archiviate?

4. Quali progetti e quali siti sono stati interessati dai procedimenti di cui al punto precedente?

(1) GU L 206 del 22.7.1992, pag. 7.

Risposta data dalla sig.ra Wallström a nome della Commissione

(23 novembre 2000)

1. Nella sua giurisprudenza la Corte di giustizia ha sancito il principio dell’applicabilità diretta dei provvedimenti comunitari, in base al quale le disposizioni di una direttiva possono essere direttamente applicabili nelle seguenti condizioni: scadenza dei termini di recepimento; mancato recepimento da parte di uno Stato membro; carattere vincolante del provvedimento (che è direttamente applicabile senza bisogno di una norma interna di adattamento); disposizione sufficientemente chiara (ovvero, contenuto, diritti e obblighi della disposizione sono formulati in modo chiaro e non danno adito ad ambiguità); conferisce agli individui diritti soggettivi (ovvero li pone in una posizione favorevole nei confronti delle autorità pubbliche). Inoltre, ai sensi degli articoli 10 e 249 (ex articoli 5 e 189) del trattato CE, l’acquis comunitario prevale sulle disposizioni nazionali, a prescindere che queste siano entrate in vigore prima o dopo di quelle comunitarie. Pertanto, i tribunali nazionali regionali e locali e le autorità amministrative sono tenuti a far prevalere le disposizioni comunitarie in caso di conflitto di norme e devono interpretare le leggi nazionali in modo da garantire un’efficace applicazione delle disposizioni comunitarie e, laddove quest’ultime siano direttamente applicabili, non devono tener conto della norma nazionale in contrasto con quella comunitaria e applicare solo quest’ultima.

2. Ai sensi dell’articolo 4, paragrafo 5 della direttiva 92/43/CEE del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (1), non appena un sito è iscritto nell’elenco di cui al paragrafo 2, terzo comma, esso è soggetto alle disposizioni dell’articolo 6, paragrafi 2, 3 e 4. Nell’aprile 2000, la Commissione ha pubblicato un orientamento interpretativo dell’articolo 6 della direttiva 92/43/CEE. Tale provvedimento può essere consultato al sito «http://europa.eu.int/comm/environ- ment/nature/legis.htm». Nello stesso sito, al capitolo 1.4.2. «Siti basati sulla direttiva 92/43/CEE», sono riportate alcune utili informazioni e per quanto riguarda i siti inclusi negli elenchi nazionali il testo recita: «Per i siti basati sulla direttiva 92/43/CEE, si può argomentare che gli Stati membri, soprattutto dopo la scadenza, il 10 giugno 1998, della data per l’adozione dell’elenco comunitario, hanno determinati obblighi ad agire in maniera da garantire che non siano messi a repentaglio gli obiettivi della direttiva. In assenza di un elenco comunitario, si consiglia pertanto alle autorità degli Stati membri di astenersi almeno da tutte le attività che possono causare il degrado di un sito figurante nell’elenco nazionale». 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/37

3. e 4. Nel quadro della direttiva 92/43/CEE sono stati registrati 27 casi (denunce e altro) relativi all’Austria, di cui 15 sono ancora pendenti presso la Commissione (mentre 12 sono stati risolti). In due di essi, che non interessano i siti, sono stati avviati procedimenti di infrazione.

(1) GU L 206 del 22.7.1992.

(2001/C 151 E/046) INTERROGAZIONE SCRITTA E-2994/00 di John Cushnahan (PPE-DE) al Consiglio

(25 settembre 2000)

Oggetto: Timor Orientale

È consapevole il Consiglio dell’incompletezza nell’elenco dei sospettati emanato dall’Ufficio del Procuratore generale indonesiano in relazione in relazione ai massacri dello scorso anno?

Come intende il Consiglio garantire che i responsabili siano giudicati e non sfuggano ai processi mediante recenti emendamenti costituzionali che probabilmente impediranno ai pubblici ministeri di perseguire gli imputati per crimini internazionali, come crimini di guerra e crimini contro l’umanità?

Risposta

(22 dicembre 2000)

L’Unione europea ha dichiarato più volte che i responsabili di violazioni dei diritti dell’uomo a Timor Orientale dovranno essere consegnati alla giustizia e che ciò costituirà il miglior mezzo per favorire la stabilità democratica in Indonesia e una riconciliazione duratura a Timor Orientale.

Il Consiglio è stato informato che la procura generale della Repubblica di Indonesia ha aggiunto nuovi nominativi all’elenco iniziale delle persone sospettate di essere coinvolte nelle atrocità commesse a Timor Orientale nel 1999. A metà ottobre di quest’anno la troika, a nome del Consiglio, ha rammentato alle autorità indonesiane, nell’ambito di un’iniziativa presso queste ultime, la necessità di arrestare i responsabili delle violenze e consegnarli alla giustizia.

Il Consiglio ricorda all’Onorevole Parlamentare la sua dichiarazione del 4 febbraio 2000 nella quale ha ribadito che spetta alla comunità internazionale garantire, attraverso il sistema delle Nazioni Unite, che si indaghi sulle violazioni gravi dei diritti umani fondamentali e del diritto umanitario a Timor Orientale e se ne assicurino i responsabili alla giustizia. Il Consiglio rammenta inoltre all’Onorevole Parlamentare che l’UNTAET, dopo aver determinato le modalità di cooperazione istituzionale con la Procura generale della Repubblica di Indonesia, ha avviato un processo autonomo di individuazione e perseguimento dei responsabili.

Il Consiglio continuerà a seguire con attenzione l’evoluzione della situazione.

(2001/C 151 E/047) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3000/00 di Luciano Caveri (ELDR) alla Commissione

(20 settembre 2000)

Oggetto: Standard comuni per i tunnel nell’Unione europea

Gli incidenti verificatisi nel recente passato nei tunnel stradali del Monte Bianco, fra Italia e Francia, e deiTauri, in Austria, hanno sollevato a livello europeo il tema delicato delle norme si sicurezza e delle misure di prevenzione nelle diverse tipologie di gallerie in servizio, ma le normative di ciascun paese appaiono differenziate e non omogenee. C 151 E/38 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Può la Commissione far sapere se intende verificare l’opportunità di elaborare standard comuni che definiscano regole generali finalizzate ad uniformare la situazione in materia nell’Unione europea?

Risposta data dalla sig.ra de Palacio a nome della Commissione

(13 novembre 2000)

Varie organizzazioni internazionali e in particolare l’Associazione mondiale della strada (AIPCR) e la commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UN-ECE), operano attivamente ed efficacemente per migliorare la sicurezza dei tunnel, mettendo fra l’altro in comune le esperienze e l’inventario delle varie tecniche e procedure. La Commissione non intende duplicare o ripetere i lavori in corso, tanto più che i tunnel stradali di grande lunghezza sono troppo diversi fra di loro per geometria, situazione, epoca di costruzione per poter applicare un’impostazione normativa tradizionale.

La sicurezza dei tunnel che sono in servizio da tempo deve però essere periodicamente rivalutata, per sfruttare le innovazioni e il progresso tecnico. La valutazione caso per caso delle attrezzature può essere fatta sulla base di criteri comuni, intesi a migliorare il livello e la coesione del sistema di trasporti e favorire la cooperazione tra gli Stati membri. La Commissione intende dotarsi di uno strumento di valutazione armonizzato per la Comunità.

Le tecniche avanzate di gestione del traffico, di segnaletica e di comunicazione fra automobilisti e gestori di tunnel esigono un alto livello di interoperabilità e l’elaborazione di protocolli comprensibili per gli utilizzatori di tutte le nazionalità. Costituiscono un settore privilegiato di attività per la Comunità, in quanto le applicazioni per la sicurezza nei tunnel devono essere coerenti con le applicazioni stradali generali, per non imporre una formazione specifica agli utenti.

Parallelamente, nel contesto del progetto Nedies (Natural and environmental disaster information exchange system), la Commissione organizza il feed back delle esperienze dei servizi di protezione civile in materia di interventi dei servizi di emergenza nel corso di tutti i grandi incidenti avvenuti da qualche anno a questa parte in tunnel situati nel territorio della Comunità. La relazione finale sarà disponibile su Internet, come tutte le precedenti relazioni di feed back (http://nedies.jrc.it/).

(2001/C 151 E/048) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3002/00 di Klaus-Heiner Lehne (PPE-DE) alla Commissione

(20 settembre 2000)

Oggetto: Dimezzamento della base imponibile per i redditi azionari secondo la legge sulla riduzione delle tasse in Germania

Da un articolo della Frankfurter Allgemeine Zeitung del 2.9.2000 risulta che la legge sulla riduzione delle tasse, in vigore dall’1.1.2001, penalizza i fondi azionari stranieri rispetto a quelli soggetti al diritto tedesco. In Germania, si applicherà, in futuro, ai redditi azionari una procedura basata sul dimezzamento dell’imponibile. I redditi da fondi non tedeschi saranno invece soggetti alla regolamentazione attuale, ossia alla tassazione totale.

Si chiede perciò alla Commissione:

1. come giudica queste nuove disposizioni della legislazione fiscale tedesca a fronte del principio di parità di trattamento e del divieto di discriminazione sanciti dal diritto comunitario?

2. Cosa intende fare a tale riguardo? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/39

Risposta data dal sig. Bolkestein a nome della Commissione (15 novembre 2000)

La Commissione desidera informare l’onorevole parlamentare che la questione relativa al regime fiscale dei fondi azionari è già stata sottoposta alla sua attenzione da aprte di numerosi fondi stranieri.

1. La Commissione precisa di avere già preso conoscenza della legge citata nell’articolo del «Frankfurter Allgemeine Zeitung» del 2 settembre 2000 alla quale si riferisce l’onorevole parlamentare. La Commissione sta infatti attualmente esaminando in modo approfondito il regime fiscale riservato ai dividendi dei fondi tedeschi rispetto a quello applicabile ai fondi stranieri, alla luce delle pertinenti disposizioni comunitarie e, in particolare, alla luce del principio di non discriminazione.

2. In base ai risultati di tale analisi, la Commissione si riserva, se del caso, di la Corte di giustizia ai sensi della procedura prevista all’articolo 226 (ex articolo 169) del trattato CE.

(2001/C 151 E/049) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3005/00 di Bill Miller (PSE) alla Commissione (26 settembre 2000)

Oggetto: Aiuto UE per i diritti dell’uomo

Molte organizzazioni ricevono aiuti finanziari della UE per i diritti dell’uomo.

Potrebbe la Commissione: 1. Fare un elenco di tutte le organizzazioni che ricevono questi finanziamenti e specificare quali siano le organizzazioni governative e quali siano le organizzazioni non governative? 2. Può precisare quali finanziamenti vengano attribuiti ad ogni organizzazione inclusa nell’elenco?

Risposta data dal sig. Patten a nome della Commissione (6 novembre 2000)

Riguardo alle azioni finanziate mediante il capitolo B7-7 del settore delle relazioni esterne del bilancio, le informazioni richieste dall’onorevole parlamentare sono state recentemente pubblicate dalla Fondazione europea per i diritti dell’uomo, finanziata dalla Commissione, nel suo «Compendio 2000». Una copia è inviata direttamente all’onorevole parlamentare e al Segretariato del Parlamento.

Il sostegno ai diritti dell’uomo può anche formare oggetto di finanziamento a carico della sezione politica interna del bilancio comunitario, secondo quanto previsto dai commenti alle linee di bilancio riguardanti i rifugiati, i richiedenti asilo e i migranti.

(2001/C 151 E/050) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3007/00 di Glyn Ford (PSE) alla Commissione (26 settembre 2000)

Oggetto: Gemellaggio di città e criteri di ammissibilità

Nel quadro dei criteri di ammissibilità per il gemellaggio di città, la UE non fornisce aiuti finanziari per scambi tra città che si trovino a meno di 250 km di distanza tra di loro.

Poole (Inghilterra sud occidentale) e Cherbourg (Francia) hanno già da molto tempo un accordo di gemellaggio ma non possono chiedere un aiuto in quanto distano tra loro meno di 250 km. C 151 E/40 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Tuttavia le due città sono separate dal Canale della Manica e per viaggiare dall’una all’altra è necessario effettuare un costoso viaggio aereo o per mare.

Può la Commissione prendere in esame la possibilità di tenere conto degli elevati costi di viaggio tra due città gemellate che siano separate da un tratto di mare e modificare di conseguenza i criteri di ammissibilità?

Risposta data dalla sig.ra Reding a nome della Commissione

(27 novembre 2000)

La Commissione riserva una particolare attenzione a una gestione efficace del programma di sovvenzio- namento per i gemellaggi in vista di garantirne la piena riuscita.

Alla luce delle difficoltà incontrate in passato e delle esigenze che ne derivano, nonché dell’elevato numero di proposte e della loro diversità, la Commissione ha messo a punto una nuova procedura per l’anno 2001 che dovrebbe consentire una maggiore efficacia. Nel quadro di questa nuova procedura, è prevista una flessibilità di trattamento dei progetti riguardanti città distanti meno di 250 km.

La Commissione prende nota delle preoccupazioni espresse dall’Onorevole Parlamentare e non mancherà di tener informato il Parlamento circa lo svolgimento e l’applicazione delle nuove procedure.

(2001/C 151 E/051) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3021/00 di Laura González Álvarez (GUE/NGL) alla Commissione

(26 settembre 2000)

Oggetto: Proibizione delle reti da posta derivanti

Nel 1992 il Consiglio ha deciso di imporre una lunghezza massima di 2,5 km per le reti da posta derivanti. Nonostante le regolamentazioni esistenti, tuttavia, questo tipo di pesca ha continuato ad essere praticato. Per questo il Consiglio ha adottato il regolamento (CE) 1239/98 (1), in virtù del quale l’utilizzazione delle reti da posta derivanti verrà progressivamente soppressa entro il 31 dicembre 2001, al temine di una fase di transizione avente lo scopo di consentire alle flotte di adeguarsi.

Le organizzazioni spagnole dei pescatori hanno tuttavia denunciato quest’estate il mancato rispetto del regolamento in questione da parte di navi da pesca francesi in Atlantico e italiane nel Mediterraneo che continuano ad utilizzare reti da posta derivanti di lunghezza anche superiore a 10 km. Queste violazioni del diritto comunitario, oltre a costituire una forma di concorrenza sleale fra pescatori data la maggiore redditività di questa tecnica rispetto ad altre tecniche tradizionali, creano ostacoli alla navigazione di altre navi e provocano rilevanti danni ecologici a causa delle catture accessorie di specie quali delfini, balene e squali.

Quali azioni ha posto in essere e intende sviluppare la Commissione per far rispettare il regolamento (CE) 1239/98 in modo che si giunga alla progressiva eliminazione delle reti da posta derivanti?

Quante violazioni ha rilevato la Commissione annualmente, e per ciascun paese, dal 1998 ad oggi?

Quanti pescherecci, classificati per paese, sono stati autorizzati annualmente ad utilizzare reti da posta derivanti dal 1998 fino al corrente anno 2000?

(1) GU L 171 del 17.6.1998, pag. 1. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/41

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione

(17 ottobre 2000)

Il rispetto del regolamento (CE) n. 1239/98 del Consiglio, dell’8 giugno 1998, che modifica il regolamento (CE) n. 894/97 che istituisce misure tecniche per la conservazione delle risorse della pesca, figura ogni anno tra le priorità della Commissione in materia di controllo della pesca. Gli ispettori della Commissione partecipano quindi regolarmente alle campagne d’ispezione in mare e a terra organizzate dagli Stati membri interessati.

Per quanto riguarda i risultati dei controlli, la Commissione invita l’onorevole parlamentare a prendere conoscenza della «Relazione sull’applicazione, nel 1998 e 1999, della legislazione comunitaria relativa all’impiego delle reti da posta derivanti per la cattura dei grandi migratori nell’Atlantico nord-orientale e nel Mediterraneo», che ha presentato al Parlamento europeo.

L’evoluzione nel numero di navi autorizzate dagli Stati membri a partecipare alla pesca del tonno bianco con reti da posta derivanti dal 1998 è indicata nella tabella che segue.

1998 1999 2000 Francia:  Atlantico 45 41 42  Mediterraneo (1) 109 109 (2)np Spagna:  Atlantico 0 0 0  Mediterraneo np 53 34 Irlanda 18 18 18 Regno Unito 6 6 6 Italia 321 218 102

(1) Numero indicativo di navi francesi che utilizzano reti da posta derivanti nel Mediterraneo. (2) non precisato.

(2001/C 151 E/052) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3023/00 di María Sornosa Martínez (PSE) alla Commissione

(26 settembre 2000)

Oggetto: Progetto di costruzione della diga di La Cañada sul fiume Turia (Valencia, Spagna)

Il progetto denominato «soglia di regolazione giornaliera nel tratto inferiore del fiume Turia, diga di La Cañada», attualmente in fase di consultazione e che interesserà i comuni di Manises, Riba-roja e Paterna, ha suscitato la protesta degli abitanti della zona, che dubitano della sua necessità. Secondo quanto si afferma nella motivazione del progetto «l’opera consentirebbe di migliorare e modernizzare il regime d’irrigazione in modo da adeguare al massimo l’uso delle risorse disponibili riducendo la domanda effettiva». I soggetti interessati ritengono al contrario che la diga in progetto non contribuirà a migliorare le infrastrutture di rischio dal momento che servirà unicamente come sistema di contenimento di acque.

La valutazione d’impatto ambientale effettuata su incarico del ministero spagnolo dell’Ambiente presenta, secondo gli interessati, «gravi lacune per quanto riguarda la catalogazione, la descrizione e la valutazione dello spazio, nonché delle specie botaniche e animali presenti nella zona». Lo studio, secondo il quale le opere della diga avranno un impatto del tipo «negativo moderato», è stato contestato dalle organizzazione ecologiste locali e dalle associazioni per la difesa del bosco mediterraneo. Gli oppositori del progetto hanno presentato studi alternativi in cui si dimostra che la costruzione della diga minaccerebbe seriamente numerose specie di fauna e di flora contemplate dalla direttiva 92/43/CEE (1) sugli habitat (ad esempio salix alba, populus alba) e dalla direttiva 79/409/CEE (2) sugli uccelli selvatici (ad esempio: il martin pescatore, il tarabusino, l’airone rosso)  in entrambi i casi nell’allegato I che riguarda le esigenze prioritarie di conservazione  e protette anche in base al decreto del governo della Comunità Valenciana. C 151 E/42 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

É il caso di sottolineare inoltre che le autorità locali dei comuni interessati hanno presentato domanda al governo della «Generalitat» affinché proprio la zona che l’invaso andrebbe ad occupare sia dichiarata riserva naturale comunale. La domanda è stata respinta dal governo della Comunità autonoma ed è stata recentemente ripresentata. In considerazione di quanto precede:

non ritiene la Commissione che ci troviamo di fronte a una chiara violazione delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE, in quanto specie che figurano nei loro allegati sono malgrado ciò minacciate dal progetto della diga di La Cañada?

Ritiene che, alla luce di quanto sopra esposto, sia stata correttamente applicata nel caso in questione la direttiva 97/11/CE (3) concernente la valutazione dell’impatto ambientale?

(1) GU L 206 del 22.7.1992, pag. 7. (2) GU L 103 del 25.4.1979, pag. 1. (3) GU L 73 del 14.3.1997, pag. 5.

Risposta data dalla sig.ra Wallström a nome della Commissione

(13 novembre 2000)

La Commissione non è informata del progetto citato dall’onorevole parlamentare.

A seguito dell’interrogazione dell’onorevole parlamentare ha però appurato che la zona in questione non è stata designata dalla Spagna «zona di protezione speciale per gli uccelli», a norma della direttiva 79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici. Non si tratta neppure di una zona considerata zona d’importanza per gli uccelli.

Tale zona non è stata proposta dalla Spagna per essere inclusa nella rete Natura 2000 a norma della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. La Commissione non dispone di elementi di prova a sostegno di un’inclusione futura.

Attualmente nessun fatto palese dimostra che siano state violate le direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE. I progetti di dighe e di altri impianti destinati a trattenere le acque sono obbligatoriamente sottoposti alla valutazione d’impatto; a norma della direttiva 97/11/CEE del Consiglio, del 3 marzo 1997, che modifica la direttiva 85/37/CEE, concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati, se il volume di acque trasferite o trattenute permanentemente è inferiore a 10 milioni di metri cubi, i progetti devono essere sottoposti alla procedura precedentemente citata solo quando gli Stati membri lo ritengano necessario, a causa delle loro caratteristiche. In ogni caso, secondo le informazioni fornite nell’interrogazione, scritta, il progetto in oggetto è stato sottoposto alla procedura d’impatto a norma del disposto della direttiva 97/11/CE.

La Commissione ritiene pertanto che, in assenza della presunzione di una qualsiasi violazione del diritto comunitario applicabile, il caso sia di esclusiva competenza delle autorità spagnole.

(2001/C 151 E/053) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3027/00 di Elisabeth Jeggle (PPE-DE), Karl von Wogau (PPE-DE) e Rainer Wieland (PPE-DE) alla Commissione

(26 settembre 2000)

Oggetto: Comunicazione sul Programma di sovvenzioni ai gemellaggi

Sulla concessione di sovvenzioni ai gemellaggi, nel passato si sono riuniti intorno a un tavolo, partner provenienti da ogni parte d’Europa per conoscersi, scambiarsi esperienze, elaborare progetti ed individuare approcci risolutivi comuni. L’Europa è indubbiamente cresciuta proprio attraverso la flessibilità delle sovvenzioni finora concesse agli incontri in gemellaggio. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/43

Nella sua comunicazione sul Programma di sovvenzioni ai gemellaggi (1), la Commissione ha tuttavia annunciato che intende modificare le procedure finora seguite nonché pubblicare entro la fine del 2000 un invito a presentare proposte, centrato su temi prioritari e corredato da criteri di soluzione precisi.

Il contenuto di questa comunicazione ha suscitato notevoli incertezze nei comuni del Baden-Württemberg in merito alle modalità con cui la Commissione intende in futuro configurare le sovvenzioni ai gemellaggi.

In particolare sono emersi i seguenti quesiti:

1. Quale sarà in futuro il termine per la presentazione delle richieste (finora: tre mesi)?

2. Quanti inviti a presentare proposte in materia di gemellaggio pubblicherà annualmente la Commis- sione?

3. Che cosa intende concretamente la Commissione per «temi prioritari»? Verranno in tal modo rese più difficoltose la conclusione di nuovi gemellaggi e la riattivazione di quelli esistenti?

4. Sa inoltre la Commissione che la procedura di richiesta è incredibilmente difficoltosa per i piccoli comuni e intravvede essa una possibilità di semplificazione?

(1) GU C 238 del 22.8.2000, pag. 7.

Risposta data dalla sig.ra Reding a nome della Commissione

(27 novembre 2000)

La Commissione riserva una particolare attenzione a una gestione efficace del programma di sovvenzio- namento per i gemellaggi in vista di garantirne la piena riuscita.

Alla luce delle difficoltà incontrate in passato e delle esigenze che ne derivano, nonché dell’elevato numero di proposte e della loro diversità, la Commissione ha messo a punto una nuova procedura per l’anno 2001 che dovrebbe consentire una maggiore efficacia.

Questa nuova procedura di invito a presentare proposte è già stata oggetto di una riunione di informazione, il 23 ottobre, alla quale sono stati invitati i rappresentanti del CCRE, delle Associazioni nazionali dei 15 Stati membri, dei paesi dell’Europa centrale e orientale, di Malta, di Cipro, della Turchia, della FMCU e dell’Assemblea delle Regioni.

Le questioni ricordate dagli Onorevoli Parlamentari sono già state trattate nel quadro del nuovo invito a presentare proposte.

La Commissione prende nota delle preoccupazioni espresse dagli Onorevoli Parlamentari e non mancherà di tener informato il Parlamento circa lo svolgimento e l’applicazione delle nuove procedure.

(2001/C 151 E/054) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3032/00 di Carlos Lage (PSE) alla Commissione

(26 settembre 2000)

Oggetto: Conseguenze della costruzione di un porto per il litorale di Vila Praia de Âncora

«Quercus», una associazione nazionale portoghese per la tutela dell’ambiente, ha trasmesso alla Commis- sione una lettera per chiedere un intervento nei confronti del progetto di costruzione del nuovo porticciolo di Âncora, in prossimità della città di Viana do Castelo, nel nord del Portogallo, sostenendo che tale opera  costruita con il sostegno finanziario comunitario  minaccia alcuni siti inseriti nella Rete Natura 2000 e affermando che verrà anche danneggiata una spiaggia vicina. C 151 E/44 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Intende la Commissione europea analizzare tale problema e adottare le misure necessarie oppure ritiene che lo studio di impatto ambientale realizzato fornisca garanzie sufficienti?

Risposta data dalla sig.ra Wallström in nome della Commissione

(13 novembre 2000)

L’onorevole parlamentare fa riferimento ad una lettera inviata dall’organizzazione non governativa (ONG) portoghese Quercus alla Commissione nella quale si contesta il progetto di costruzione del nuovo porto di Vila Praia de Âncora. Il progetto, che beneficerebbe di un finanziamento comunitario, minaccerebbe una spiaggia ed un sito Natura 2000. A tale riguardo l’onorevole parlamentare domanda alla Commissione se conta di prendere in esame il problema e adottare le misure necessarie o se ritiene al contrario che lo studio d’impatto ambientale realizzato fornisca garanzie sufficienti.

In base all’articolo 6, paragrafo 3 della direttiva 92/43/CEE (1) qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenze significative su tale sito forma oggetto di una opportuna valutazione dell’incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. La lettera in questione non fornisce informazioni abbastanza precise da consentire un’analisi della possibile incidenza del progetto sul sito in questione. Per tale ragione la Commissione ha scritto alla ONG che ha presentato la denuncia per richiedere ulteriori informazioni eventualmente in grado di dimostrare che il progetto potrebbe esercitare impatti sugli habitat e le specie la cui protezione ha costituito la ragione della proposta di inserimento del sito in questione nella rete Natura 2000. La Commissione sta inoltre preparando una lettera rivolta alle autorità portoghesi per richiamare la loro attenzione sul caso e richiedere le loro osservazioni in merito. Infine si segnala che per quanto riguarda la possibilità di un finanziamento comunitario la Commissione non mancherà di tenerne conto e di adottare, a seconda dei casi, le misure più opportune.

La Commissione terrà informata la ONG in questione del seguito dato alla sua denuncia.

(1) Direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, GU L 206 del 22.7.1992.

(2001/C 151 E/055) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3033/00 di Giorgos Katiforis (PSE) al Consiglio

(20 settembre 2000)

Oggetto: Testo del partenariato Turchia-UE

E’ noto che, nel corso del vertice di Helsinki, si è decisa la candidatura della Turchia all’adesione all’UE a determinate condizioni espressamente riferite.

Poiché è nota la sensibilità della Commissione riguardo all’attuazione precisa delle decisioni dei vertici nonché riguardo alla piena attuazione dei principi fondamentali che reggono le concezioni non soltanto dei popoli europei bensì anche dei governi europei e tenendo presenti le violenti reazioni da parte della stampa turca rispetto alle discussioni tenute dalla delegazione della Commissione europea lo scorso mese di luglio ad Ankara, si ha l’impressione che alcune parti tentino di escludere le formulazioni esplicite relative alla candidatura della Turchia dal testo in elaborazione del partenariato Turchia-UE.

Quali iniziative intende il Consiglio adottare affinché siano incluse nel testo e non soltanto nel preambolo del testo del partenariato in questione, le condizioni della candidatura turca previste al vertice di Helsinki, ossia la soluzione del problema cipriota, il miglioramento della situazione dei diritti dell’uomo, il problema curdo, le rivendicazioni turche nell’Egeo e la loro risoluzione attraverso la Corte internazionale dell’Aia, la democratizzazione del sistema politico e gli altri criteri politici stabiliti a Helsinki? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/45

Risposta

(22 dicembre 2000)

La Turchia è uno Stato candidato destinato ad aderire all’Unione in base agli stessi criteri applicati agli altri Stati candidati. Avvalendosi dell’attuale strategia europea, la Turchia, come altri Stati candidati, beneficerà di una strategia di preadesione volta a incentivare e sostenere le sue riforme. Tale strategia includerà un dialogo politico rafforzato, imperniato soprattutto sui progressi realizzati verso il soddisfacimento dei criteri politici per l’adesione, con particolare riferimento alla questione dei diritti dell’uomo e alle questioni di cui al paragrafo 4 e al paragrafo 9, lettera a), delle conclusioni del Consiglio europeo di Helsinki, che ha inoltre previsto, sulla base delle precedenti conclusioni del Consiglio europeo, un partenariato per l’adesione. Tale partenariato definirà le priorità sulle quali occorre incentrare i preparativi per l’adesione tenuto conto dei criteri politici ed economici e degli obblighi di uno Stato membro, partenariato che si accompagnerà a un programma nazionale per l’adozione dell’acquis.

La proposta della Commissione relativa ai principi, priorità, obiettivi intermedi e condizioni del partena- riato per l’adesione della Repubblica di Turchia è stata trasmessa al Consiglio il 13 novembre 2000. Il Consiglio ne ha già avviato l’esame.

(2001/C 151 E/056) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3037/00 di Samuli Pohjamo (ELDR) alla Commissione

(20 settembre 2000)

Oggetto: Difficoltà nell’assunzione di personale per la dimensione settentrionale

Nel corso della Presidenza di turno portoghese la Commissione ha stabilito un piano d’azione per la dimensione settentrionale; tuttavia, stando a diverse fonti, essa incontrerebbe difficoltà per assumere personale in tale ambito.

E’ possibile sapere quali misure concrete intende la Commissione adottare per eliminare le difficoltà inerenti all’assunzione di personale per la dimensione settentrionale?

Risposta data dal sig. Patten in nome della Commissione

(17 ottobre 2000)

Il 20 giugno 2000, il Consiglio europeo di Feira ha approvato un piano d’azione per la dimensione settentrionale concludendo che, in fase di attuazione, la Commissione avrebbe assunto un ruolo determi- nante. Tale piano d’azione prevede che la dimensione settentrionale venga attuata all’interno di quadri e strumenti di riferimento già esistenti senza, di conseguenza, ulteriori finanziamenti e assunzioni di personale. La Commissione conferma quindi all’onorevole parlamentare che il piano d’azione è attualmente in fase di realizzazione.

(2001/C 151 E/057) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3041/00 di Joachim Wuermeling (PPE-DE) al Consiglio

(29 settembre 2000)

Oggetto: Armonizzazione delle disposizioni relative alla punzonatura di merci in metallo prezioso

Da alcuni anni è bloccata al Consiglio dei Ministri l’adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa al ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri per gli oggetti in metallo prezioso (COD 93/0472). In particolare, sono le diverse disposizioni in materia di punzonatura esistenti ancora in alcuni Stati membri ad ostacolare notevolmente gli scambi intracomunitari degli oggetti in metallo prezioso, in quanto la circolazione dei prodotti in questione è C 151 E/46 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

subordinata a procedure di certificazione lunghe e costose. Benché tali ostacoli alla libera circolazione delle merci siano noti da tempo, taluni Stati membri ostacolano palesemente gli sforzi di armonizzazione urgentemente necessari.

1. Quali sono le ragioni che, secondo il Consiglio, ostacolano ancora attualmente una rapida adozione della posizione comune?

2. E’ disposto il Consiglio a rivedere questo argomento sotto la Presidenza francese e a provvedere ad una rapida adozione della posizione comune, in sospeso dal 1994?

Risposta

(22 dicembre 2000)

1. Come indicato nell’interrogazione dell’Onorevole Parlamentare, la Commissione ha presentato nel 1993 una proposta relativa ai lavori in metalli preziosi.

La proposta è stata esaminata più volte nell’ambito del Consiglio per giungere ad una posizione comune.

Tuttavia, non si è potuto delineare una soluzione, dato che nel corso dell’esame sono emersi due problemi fondamentali, ossia le disposizioni sulla punzonatura e le procedure di certificazione.

2. Nella fase attuale non si prevede di riprendere l’esame della proposta nell’ambito del Consiglio.

(2001/C 151 E/058) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3044/00 di Glyn Ford (PSE) alla Commissione

(28 settembre 2000)

Oggetto: Sovvenzioni per il diesel

Può la Commissione fornire indicazioni precise sulle sovvenzioni per il carburante concesse agli agricoltori nei vari Stati membri dell’Unione, come ad esempio il «Red Diesel» nel Regno Unito?

Quali proposte intende presentare in vista dell’armonizzazione di simili sovvenzioni, nell’interesse della libera concorrenza?

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione

(9 novembre 2000)

La Commissione non dispone delle informazioni richieste dall’onorevole parlamentare. A norma dell’arti- colo 8, paragrafo 2, lettera f) della direttiva 92/81/CEE, del 19 ottobre 1992, relativa all’armonizzazione delle strutture delle accise sugli oli minerali (1), fatte salve altre disposizioni comunitarie, gli Stati membri possono applicare esenzioni o riduzioni totali o parziali dell’aliquota di accisa agli oli minerali usati sotto controllo fiscale esclusivamente nei lavori agricoli o orticoli nonché nella silvicoltura e nella piscicoltura d’acqua dolce. La direttiva 92/81/CEE non prescrive agli Stati membri di comunicare alla Commissione le accise effettivamente applicate nel settore agricolo.

Pertanto, finché rimangono nel quadro della direttiva 92/81/CEE, le differenze tra Stati membri quanto al regime fiscale applicato al carburante diesel usato in agricoltura sono una conseguenza della direttiva stessa. E’ attualmente all’esame del Consiglio una proposta della Commissione relativa ad una direttiva del Consiglio intesa a ristrutturare la disciplina comunitaria in materia di imposizione fiscale sui prodotti energetici (2). 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/47

La Commissione ritiene peraltro che le deroghe automatiche alla direttiva 92/81/CEE, come quella a favore del gasolio agricolo, siano da considerarsi alla stregua di aiuti di Stato quando sussistono le condizioni previste all’articolo 87, paragrafo 1 (ex articolo 92) del trattato CE, ossia quando sono selettive (ad esempio, un’aliquota speciale per i produttori di talune colture o per determinate categorie di produttori). Simili provvedimenti dovrebbero essere notificati alla Commissione a titolo della normativa sugli aiuti di Stato prima di essere posti in atto. Qualora l’onorevole parlamentare fosse a conoscenza di eventuali misure fiscali selettive applicate al gasolio agricolo, la Commissione gradirebbe esserne informata.

(1) GU L 316 del 31.10.1992. (2) GU C 139 del 6.5.1997.

(2001/C 151 E/059) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3046/00 di Daniel Hannan (PPE-DE) alla Commissione (28 settembre 2000)

Oggetto: Centri UE di studio e ricerca

Nel mondo vi sono diversi Centri comunitari di studio e ricerca, alcuni dei quali sono situati negli Stati Uniti. Può la commissione far sapere:

quale obiettivo si prefiggono,

che finanziamenti ricevono,

quali risultati hanno conseguito negli ultimi due anni?

Risposta data dal sig. Busquin a nome della Commissione (8 dicembre 2000)

Nel mondo vi sono vari Centri di studio e ricerca, il cui nome contiene la parola «europeo». Ne esistono anche negli Stati Uniti.

L’unico centro di ricerca direttamente finanziato dall’Unione è però le direzione generale del Centro Comune di Ricerca (CCR) della commissione. Il Centro Comune di Ricerca dispone di vari siti nell’Unione: Ispra (Italia), Karlsruhe (Germania), Petten (Paesi Bassi), Siviglia (Spagna), Geel (Belgio).

Il Centro Comune di Ricerca contribuisce all’esecuzione del programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico. Ogni anno presenta una relazione sul bilancio delle proprie attività. I riferimenti delle due relazioni più recenti sono COM(1999) 222 def. e COM(2000) 366 def.

Informazioni complementari sul CCR sono disponibili sul sito Web del CCR, al seguente indirizzo: http://www.jrc.cec.eu.int

(2001/C 151 E/060) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3051/00 di Michl Ebner (PPE-DE) alla Commissione (28 settembre 2000)

Oggetto: Finanziamenti a favore dell’istruzione in materia di fauna

La Commissione europea ha riconosciuto più di una volta la necessità di migliorare le prospettive della gioventù tramite riforme e programmi nel settore dell’istruzione. Può la Commissione quindi comunicare se gli esistenti programmi prevedono delle iniziative per aumentare in particolar modo le nozioni in materia di fauna e di scienze naturali? C 151 E/48 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Risposta data dalla sig.ra Reding a nome della Commissione

(27 ottobre 2000)

La Commissione ricorda all’Onorevole Parlamentare che l’organizzazione dei sistemi educativi, compresi i tipi di scuole e i contenuti dell’insegnamento offerto, rientra nella competenza degli Stati membri. Infatti, come prevede l’articolo 149 (ex articolo 126) del Trattato CE, «la Comunità contribuisce allo sviluppo di un’istruzione di qualità incoraggiando la cooperazione fra gli Stati membri (…) rispettando nel contempo pienamente la responsabilità degli Stati membri per quanto riguarda il contenuto dell’insegnamento e l’organizzazione del sistema educativo (…)».

Nel caso segnalato dall’Onorevole Parlamentare, la Commissione non ha alcuna competenza per interve- nire.

(2001/C 151 E/061) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3053/00 di Sérgio Sousa Pinto (PSE) alla Commissione

(28 settembre 2000)

Oggetto: Discriminazione di chi non è cittadino francese da parte della legislazione francese

Può la Commissione fornire dettagli sulle misure che intende prendere, in fase precontenziosa o già in sede di ricorso per inadempienza, nei confronti della legislazione francese, nella fattispecie la legge organica n. 98-404, del 25 maggio 1998, che non rispetta la direttiva 94/80/CE (1) del Consiglio e viola i trattati?

La suddetta legislazione impone infatti al cittadino europeo che desideri di iscriversi in una lista elettorale, di presentare una dichiarazione da cui risulti di non esser privo di capacità elettorale nel paese di origine, e ciò costituisce un’evidente discriminazione rispetto ai cittadini francesi.

Inoltre, l’obbligo per i candidati di indicare la loro nazionalità nelle schede elettorali configura una grave discriminazione sulla base della nazionalità, e ciò costituisce una violazione dell’articolo 12 del trattato CE.

(1) GU L 368 del 31.12.1994, pag. 38.

Risposta data dal sig. Vitorino a nome della Commissione

(6 novembre 2000)

La legge organica 25 maggio 1998 n. 98-404 che recepisce nell’ordinamento giuridico francese la direttiva 94/80 CE del Consiglio, del 19 dicembre 1994, che stabilisce le modalità di esercizio del diritto di voto e d’eleggibilità alle elezioni comunali per i cittadini dell’Unione che risiedono in uno Stato membro di cui non hanno la cittadinanza (1), è stata notificata alla Commissione il 21 luglio 1998.

In occasione dell’analisi della conformità della legge di recepimento, la Commissione ha chiesto alle autorità francesi ulteriori informazioni sui due punti sollevati dall’onorevole parlamentare.

La Commissione sta terminando l’esame delle informazioni complementari fornite dalle autorità francesi, e non mancherà di valersi dei poteri ad essa conferiti dal trattato CE ove dovesse concludere che lo Stato membro in questione è venuto meno ad un obbligo ad esso incombente in forza del trattato.

(1) GU L 368 del 31.12.1994. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/49

(2001/C 151 E/062) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3056/00 di Ilda Figueiredo (GUE/NGL) alla Commissione

(22 settembre 2000)

Oggetto: Revoca delle sovvenzioni alle casse autoctone in Portogallo

Le sovvenzioni alle razze autoctone sono indispensabili per la conservazione di specie a rischio di estinzione, per garantire una produzione di carne di miglior qualità e favorirne il riconoscimento da parte dei consumatori. Questa misura è particolarmente importante per dinamizzare il settore agricolo in alcune regioni sfavorite dell’interno rurale del Portogallo.

Nell’ultimo quadro comunitario di sostegno (QCS) tali misure sono state appoggiate nell’ambito del piano di sviluppo rurale portoghese, e nel piano per il 2000-2006 si prevedevano anche sovvenzioni. Risulta ora che la Commissione europea intenda modificare le norme per la concessione di sovvenzioni riducendo il sostegno per le razze con un numero di femmine inferiore a 1000. Ciò equivale, nella pratica, a revocare l’aiuto ad oltre 20 razze autoctone e a 140 000 capi di bestiame (bovini, ovini e caprini), per un importo di circa 2 miliardi di scudi. Si chiede pertanto alla Commissione:

conferma l’intenzione di modificare le suddette norme relative alle sovvenzioni? In caso affermativo, quali ragioni l’hanno indotta ad avanzare tale proposta? Non ritiene tale misura contraria al principio della multifunzionalità e della difesa di una produzione di qualità?

E’ consapevole delle gravi conseguenze socioeconomiche che tale misura comporterà per centinaia di produttori portoghesi e varie regioni rurali dell’interno del paese?

Non ritiene preferibile una politica di sostegno della qualità e della produzione regionale che garantisca ulteriori aiuti ai piccoli e medi imprenditori agricoli e non, al contrario, volta a ridurli in nome degli interessi della grande produzione intensiva?

Risposta complementare data dal sig. Fischler in nome della Commissione

(30 ottobre 2000)

Nel periodo fino al 1999, gli aiuti destinati alla salvaguardia delle specie minacciate di estinzione sono stati attribuiti sulla base del regolamento (CEE) n. 2078/92 del Consiglio, del 30 giugno 1992, relativo a metodi di produzione agricola compatibili con le esigenze di protezione dell’ambiente e con la cura dello spazio naturale (1). Per incoraggiare gli agricoltori ad allevare specie meno produttive, viene loro concesso un compenso per unità di bestiame adulto (UBA). Si tratta di una misura che mira alla salvaguardia della biodiversità e questi aiuti non possono in nessun caso essere assimilati ad un sostegno al reddito degli agricoltori, in quanto sono intesi a compensare la perdita di reddito subita dagli agricoltori che allevano razze meno produttive.

Per il periodo 2000/2006, le razze minacciate sono tutelate dalle misure agroambientali previste dagli articoli 22 e 24 del regolamento (CE) n. 1257 del Consiglio, del 17 maggio 1999, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (FEAOG) e che modifica ed abroga taluni regolamenti (2). Ai sensi del regolamento (CE) n. 1750/1999 della Commissione, del 23 luglio 1999, recante disposizioni di applicazione del regolamento (CE) n. 1257/1999 (3), un sostegno può essere concesso agli agricoltori che si impegnano ad allevare specie animali locali originarie della zona e minacciate di estinzione. Inoltre, le razze locali devono contribuire alla salvaguardia dell’ambiente nella zona in cui è applicata la misura.

Secondo il regolamento (CE) n. 1750/1999, per fruire della misura, le razze in questione devono essere considerate «a rischio» sulla base di dati scientifici approvati da organizzazioni internazionali riconosciute come autorevoli in materia. La Commissione ha pertanto seguito l’unico criterio attualmente disponibile, quello definito dalla «Food and agriculture organisation» (FAO), accettando di sovvenzionare le razze che in C 151 E/50 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

regola generale non superano le 1000 femmine da riproduzione. Tuttavia, la Commissione sta svolgendo apposite consultazioni scientifiche circa l’opportunità di applicare un approccio più rispondente alla situazione specifica della Comunità.

(1) GU L 215 del 30.7.1992. (2) GU L 160 del 26.6.1999. (3) GU L 214 del 13.8.1999.

(2001/C 151 E/063) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3059/00 di Glyn Ford (PSE) alla Commissione

(28 settembre 2000)

Oggetto: Divieto di produzione di sigarette ad alto contenuto di catrame

Può la Commissione far sapere se ha effettuato uno studio sull’impatto che avrà la perdita di posti di lavoro dovuta al divieto di produzione ed esportazione di sigarette che contengono più di 10 mg di catrame, le cosiddette sigarette «full flavour»?

In caso contrario, per quale motivo raccomanda un approccio simile?

È a conoscenza dello studio pubblicato congiuntamente da rappresentanti della UK & I Operations della British American Tobacco, dalla MSF e dalla AEEU, secondo il quale 8 300 posti di lavori sarebbero a rischio in solo due luoghi di produzione in Inghilterra?

Risposta del commissario Byrne a nome della Commissione

(29 novembre 2000)

La proposta ulteriore di riduzione del tenore di catrame nella sigarette da 12 a 10 mg (1) continua un processo già iniziato con la direttiva 90/239/CEE del Consiglio, del 17 maggio 1990 concernente il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri riguardanti il tenore massimo di catrame delle sigarette (2). A seguito delle sostanziali riduzioni introdotte dalla direttiva del 1990, la Commissione non ha rilevato alcun impatto negativo a livello economico o occupazionale.

La Commissione non è a conoscenza di casi che dimostrino che la sia pur lieve riduzione del tenore di catrame attualmente proposta, possa comportare gravi conseguenze sul piano economico o a livello dell’occupazione. Tali constatazioni sono state confermate dalla sheda di valutazione allegata alla nuova proposta.

Secondo la recente relazione «Curbing the epidemic (Frenare l’epidemia)» della Banca Mondiale, l’effetto del controllo del tabacco sull’impiego potrebbe persino essere considerato positivo (per l’equivalente di 100 000 posti di lavoro a tempo pieno nel Regno Unito) poiché il denaro destinato all’acquisto delle sigarette viene versato in altri settori dell’economia (Banca Mondiale, Washington, 1999).

La Commissione è a conoscenza delle previsioni menzionate dall’Onorevole parlamentare. Inoltre il mese scorso la Commissione ha incontrato i rappresentanti dell’industria in varie occasioni. Secondo la stessa industria, le esportazioni comunitarie sono pari a circa il 15 % del prodotto totale e non tutte queste sigarette supererebbero il limite proposto.

Tuttavia per dar tempo sufficiente ai fabbricanti per adattarsi alle nuove norme comunitarie, la Commis- sione ha proposto di estendere il periodo di transizione. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità(OMS), l’uso di tabacco è la causa di più di 500.00 decessi l’anno all’interno della Comunità.

(1) COM(2000) 428 def. (2) GU L 137 del 30.5.1990. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/51

(2001/C 151 E/064) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3063/00 di Laura González Álvarez (GUE/NGL) alla Commissione

(2 ottobre 2000)

Oggetto: Riversamento di olio combustibile nel fiume Tago (Toledo-Spagna)

Il 1o agosto scorso si è riversato nel fiume Tago dell’olio combustibile fuoriuscito da una cisterna della centrale di Aceca, a Villaseca de La Sagra (Toledo). L’impresa proprietaria della centrale e le autorità spagnole hanno parlato di un volume di 25 000 litri, mentre secondo quanto è stato denunciato dai gruppi ecologisti della regione sarebbe stata recuperata dal letto del fiume una quantità di olio combustibile superiore a tale cifra.

I responsabili di Aceca hanno tardato varie ore ad individuare la fuga di olio combustibile e ad avvertirne le autorità.

Si è saputo che negli ultimi anni l’organico della centrale è andato riducendosi considerevolmente e che quindi anche il personale addetto al controllo e alla sicurezza degli impianti è diminuito.

Considerato che l’incidente verificatosi interessa un fiume che il Presidente di Castilla-La Mancha ha qualificato come «una cloaca piena di porcheria che si continua a chiamare fiume per inerzia storica», e che inoltre il governo spagnolo e quello della Comunità autonoma di Castilla-La Mancha continuano a scaricare l’uno sull’altro la responsabilità di tale situazione, può la Commissione, in virtù delle sue competenze in materia di sanità pubblica e protezione dell’ambiente, avviare un’indagine per determinare se le autorità spagnole controllano in modo adeguato la sicurezza degli impianti di Aceca e di altre centrali che presentano rischi potenziali, e ciò per evitare che in futuro si ripetano situazioni come quella sopradescritta?

Risposta data dalla sig.ra Wallström a nome della Commissione

(13 novembre 2000)

Gli impianti citati dall’onorevole parlamentare potrebbero rientrare nel campo di applicazione della direttiva 96/82/CE del Consiglio, del 9 dicembre 1996, sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose (1). Detta direttiva impone l’obbligo di prendere le misure necessarie a prevenire incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose e a limitarne le conseguenze per l’uomo e per l’ambiente, in caso che tali incidenti siano avvenuti. L’applicazione della direttiva 96/82/CE dipende dalla quantità delle sostanze presenti in tali impianti.

L’articolo 5 della direttiva determina gli obblighi generali del gestore. L’articolo 11 stabilisce gli obblighi degli Stati membri in materia di piani di emergenza. L’articolo 14 specifica le informazioni che il gestore deve comunicare a seguito di un incidente rilevante. L’articolo 18 impone agli Stati membri di provvedere affinché le autorità competenti organizzino un sistema di ispezioni o di altre misure di controllo, adeguate per il tipo di stabilimento in questione.

La direttiva 96/82/CE è stata recepita nel diritto spagnolo con il «R.D. 1254/1999, de 16 de julio, por el que se aprueban medidas de control de los riesgos inherentes a los accidentes graves en los que intervengan sustancias peligrosas.» (Regio decreto 1254/1999, del 16 luglio, che approva misure di controllo dei rischi corrlelati a incidenti rilevanti, connessi con sostanze pericolose). Gli obblighi imposti dagli articoli 5, 11, 14 e 18 sono recepiti dal Regio decreto 1254/1999. Fondandosi sulle informazioni disponibili, la Commissione non ha pertanto motivo di presumere che, nel caso in oggetto, sia stata violata la direttiva 96/82/CE. Se però l’onorevole parlamentare potesse fornire informazioni che permettano di porre in dubbio che, in occasione dell’incidente cui egli fa riferimento, la direttiva sia stata applicata correttamente, la Commissione avrà cura di esaminarle con la massima attenzione, per garantire che la legislazione ambientale applicabile sia rispettata.

(1) GU L 10 del 14.1.1997. C 151 E/52 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/065) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3065/00 di Sergio Berlato (UEN) alla Commissione

(2 ottobre 2000)

Oggetto: Frantoiani oleari

Il comparto olivicolo vive una pesante crisi. Già lo scorso anno, in Italia, il 30 % del prodotto non è stato raccolto e l’immissione in commercio di olio d’oliva proveniente da paesi terzi, a prezzi stracciati e di qualità inferiore, ha portato effetti nefasti su tutto il comparto olivicolo italiano.

In considerazione poi del regolamento CEE 2366/98 (1) la cui applicazione prevede una pesante e onerosa normativa che ricade sui frantoiani oleari per l’acquisto della pesa elettronica, per l’adeguamento dei contatori ENEL, per la tenuta obbligatoria di registri di carico e scarico, per il rilascio di attestati per ogni singola molitura e per rese standardizzate (improponibili dato che la resa delle olive varia secondo le caratteristiche della zona) la crisi del comparto olivicolo si aggraverà.

Si chiede alla Commissione

1. di approntare le necessarie misure perché, nel piano di riforma dell’OCM per l’aiuto alla produzione dell’olio di oliva, i frantoiani oleari possano avere accesso a speciali facilitazioni fiscali e di credito,

2. di adoperarsi per favorire il ripristino del credito agrario, portandolo su base biennale,

3. di studiare la possibilità di concedere la proroga di un anno al fine di permettere ai frantoiani oleari di dotarsi delle attrezzature previste dal reg 2366/98.

(1) GU L 293 del 31.10.1998, pag. 50.

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione

(10 novembre 2000)

Secondo la Commissione, il livello attuale dei prezzi dell’olio d’oliva nella Comunità è determinato dall’abbondante produzione comunitaria e le importazioni, inferiori al 2 % di tale produzione, non sono tali nel loro complesso da influire sulla situazione del mercato comunitario.

Tenuto conto del volume della produzione italiana nella campagna 1999/2000, desta perplessità l’afferma- zione dell’onorevole parlamentare secondo cui in Italia il 30 % della produzione non sarebbe stato raccolto.

Le misure fiscali e creditizie rientrano tra le competenze degli Stati membri e la politica agricola comune non può prevedere esoneri fiscali e agevolazioni di credito per i frantoi. Qualora uno Stato membro decidesse di adottare tali agevolazioni o misure fiscali più vantaggiose, queste potrebbero essere considerate come aiuti di Stato, poco compatibili con il trattato CE. Pertanto, ogni qualvolta uno Stato membro preveda agevolazioni fiscali o crediti particolari a favore di imprese o di produttori, ha l’obbligo di notificarle alla Commissione, che esamina la conformità di tali aiuti alla luce degli articoli 87-89 (ex articoli 92-94) del trattato CE. La Commissione ritiene inoltre che seppure l’organizzazione comune di mercato (OCM) dei grassi imponga ai frantoi vincoli amministrativi, costi ed eventuali sanzioni conseguenti a controlli, essi traggono comunque consistenti vantaggi dall’OCM, che ha permesso di mantenere, aumentare e migliorare la produzione e quindi i redditi ricavati dai frantoi.

Per quanto riguarda l’eventuale proroga di un anno delle norme previste dal regolamento (CE) n. 2366/98 della Commissione, del 30 ottobre 1998, recante modalità di applicazione del regime di aiuto alla produzione di olio d’oliva per le campagne di commercializzazione dal 1998/1999 al 2000/2001 (1), si richiama all’attenzione dell’onorevole parlamentare la recente risposta della Commissione all’interrogazione scritta P-3026/2000 dell’on. Musotto (2).

(1) GU L 293 del 31.10.1998. (2) GU C 136 E dell’8.5.2001, pag. 161. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/53

(2001/C 151 E/066) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3066/00 di Sergio Berlato (UEN) e Adriana Poli Bortone (UEN) alla Commissione

(2 ottobre 2000)

Oggetto: VII campagna UE di promozione del consumo di olio di oliva

Considerando:

 che per la VII campagna UE «L’olio d’oliva: il sapore che ci unisce» quasi un terzo dell’intera cifra  10,2 milioni di euro su un totale di 35  è stato assegnato a Italia e Spagna;

 che questi due Stati membri sono rispettivamente i primi due produttori e i primi due consumatori di olio d’oliva e sembra quindi superfluo un così cospicuo investimento per promuovere il consumo di un prodotto che in Italia e in Spagna è già largamente diffuso e conosciuto;

 considerando gli scarsi risultati riscontrati nelle precedenti sei campagne, che non hanno prodotto significativi aumenti nel consumo di olio d’oliva in alcuni Stati membri come Francia, Regno Unito e Germania, dove pure i consumatori hanno dimostrato un notevole interesse e una notevole propen- sione al consumo degli altri prodotti della cosiddetta «dieta mediterranea».

Si interroga la Commissione per sapere:

1. Quali sono stati gli stanziamenti previsti per la promozione dell’olio d’oliva negli altri Stati membri dell’Unione, sia nella VII campagna che nelle precedenti;

2. Per quali strategie di comunicazione e con quali finalità specifiche questi sono stati utilizzati;

3. A quali soggetti, e con quali modalità, sono state delegate le azioni di promozione in questi paesi;

4. Per quale motivo il compito di diffondere le conoscenze scientifiche relative all’olio d’oliva presso i medici e i professionisti della salute dei 15 Stati membri sia stato assegnato a Hill & Knowlton  Eurosciences Communication (Gran Bretagna), con la collaborazione dell’Istituto di ricerca sull’Arterio- sclerosi dell’Università di Munster (Germania), e non sia stato invece coinvolto nessun soggetto dell’area del Mediterraneo;

5. In che misura gli stanziamenti per questi Stati membri sono stati utilizzati e, se vi sono state delle economie, quale è stata la nuova destinazione dei fondi stanziati per la promozione dell’olio d’oliva non utilizzati a tale fine.

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione

(20 novembre 2000)

La Commissione trasmette direttamente all’onorevole parlamentare ed al segretariato del Parlamento una tabella contenente le informazioni richieste.

1. Gli obiettivi generali della settima campagna consistono nel consolidare e sviluppare il consumo nei principali Stati membri produttori (Grecia, Spagna, Italia e Portogallo) e nell’incentivare il consumo negli altri Stati membri. La campagna è destinata principalmente ai consumatori. Un secondo gruppo bersaglio è costituito dagli intermediari tra i consumatori e i produttori: giornalisti, commercianti, medici, nutrizionisti e cuochi.

Negli Stati membri produttori la strategia è intesa a mantenere e incoraggiare i consumatori fedeli nonché a rinnovare l’immagine del prodotto in modo da richiamare l’interesse dei giovani. Negli altri Stati membri, l’obiettivo perseguito è di attirare i consumatori che ancora non utilizzano olio d’oliva e di aumentare la frequenza di consumo del prodotto tra coloro che già lo acquistano. Gli aspetti organolettici e salutari saranno messi in evidenza. L’importanza del mercato negli Stati membri produttori nonché in Germania, in Francia, in Irlanda e nel Regno Unito, ha portato ad attuare campagne pubblicitarie in tutti questi Stati membri. Tali campagne prevedono attività di pubbliche relazioni dirette al settore sanitario e ai consumatori. C 151 E/54 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Dalla campagna 1990/1991 il consumo è aumentato in modo significativo, ad esempio in Francia (+ 181 %), nel Regno Unito (+ 329 %) e in Germania (+ 194 %):

(in 1 000 t)

Francia Regno Unito Germania Campagna 1990/1991 28 6,8 10,3 Campagna 1998/1999 78,8 29,2 30,3

2. La pubblicità e le attività di pubbliche relazioni, come pure la realizzazione di indagini sui consumatori sono state assegnate con la procedura di gara aperta. La Commissione trasmette direttamente all’onorevole parlamentare ed al segretariato del Parlamento un elenco di tutte le agenzie selezionate per la settima campagna. Quest’elenco include il bilancio previsto per ciascuna di loro e lo Stato membro interessato.

3. La stessa procedura è stata seguita per l’istituto di ricerca, che dovrà sviluppare ed aggiornare, raccogliere e valutare i dati scientifici nonché esaminare, convalidare e controllare il materiale attinente agli aspetti sanitari elaborato dalle agenzie di pubblicità e di pubbliche relazioni.

Anche per assegnare il compito della diffusione delle conoscenze scientifiche sulle qualità nutrizionali dell’olio d’oliva è stata utilizzata tale procedura.

4. La settima campagna procede in modo assai soddisfacente. Si può dunque prevedere che i mezzi finanziari disponibili (35,3 milioni di €) saranno completamente utilizzati, come è già avvenuto per la sesta campagna.

La Commissione procede ora alla selezione di un organismo indipendente chiamato ad effettuare una valutazione per il controllo del programma in corso. Anche per la scelta di questo organismo sarà indetta una gara.

(2001/C 151 E/067) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3067/00 di Luciano Caveri (ELDR) alla Commissione

(22 settembre 2000)

Oggetto: Anno internazionale delle montagne

In vista dell’Anno internazionale delle montagne, proclamato per il 2002 dalle Nazioni Unite, così come nel proseguimento della fase attuativa della Convenzione alpina e nel quadro della discussione in atto sulla Carta europea delle regioni di montagna, cresce nei paesi dell’Unione europea la discussione sulla nozione di «montagna» in ambito comunitario, anche a fronte di una pluralità di criteri classificatori adottati dalle legislazioni nazionali; inoltre, le discussioni in corso evidenziano l’assenza non solo di questa nozione di «montagna» da parte dell’Unione europea, ma anche, di conseguenza, l’assenza di una politica europea specifica per le aree montane, che non è compensata dalla pur presente possibilità di accesso della montagna, a vario titolo, alle politiche regionali in atto e ai diversi fondi a disposizione, come è stato ben chiarito da una recente pubblicazione della Commissione sulla montagna in Europa.

Alla luce di quanto sopra esposto, può la Commissione precisare se sono previste iniziative in vista dell’Anno internazionale delle montagne e se non si ritiene necessario elaborare un’apposita strategia per la montagna europea, prevedendo anche dopo il 2006 misure specifiche che assumano il compito il segnalare le particolarità delle zone di montagna e dell’economia che si sviluppa in montagna? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/55

Risposta data dal sig. Barnier in nome della Commissione

(25 ottobre 2000)

La Commissione si è posto l’obiettivo di evidenziare maggiormente l’intervento dei Fondi strutturali. In questa prospettiva, essa desidera informare in modo più approfondito le regioni di montagna sulle possibilità che sono loro offerte dalle politiche comunitarie e a tal fine ha recentemente pubblicato un opuscolo sulle politiche strutturali e la montagna.

Inoltre, nel quadro dell’Anno internazionale per le montagne, essa ha intenzione di organizzare nel corso del 2002 un seminario destinato a illustrare le modalità di una applicazione più efficace delle politiche comunitarie a favore delle zone di montagna.

Per il periodo di programmazione 2000-2006, l’esistenza di uno spazio alpino è stata sancita nell’ambito della sezione B «Cooperazione transnazionale» dell’iniziativa comunitaria Interreg III. Questa iniziativa consente di finanziare azioni di cooperazione in tutto lo spazio alpino comunitario, che interessa l’Austria e parte delle regioni tedesche, francesi e italiane.

Infine, la Commissione sta attualmente elaborando la seconda relazione sulla coesione economica e sociale, che dovrebbe aprire il dibattito sulla futura politica di coesione nel contesto di una Comunità ampliata.

(2001/C 151 E/068) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3074/00 di Mikko Pesälä (ELDR) e Samuli Pohjamo (ELDR) alla Commissione

(2 ottobre 2000)

Oggetto: Informazioni sulle possibilità di finanziamento nel quadro della dimensione settentrionale

Può la Commissione far sapere se intende pubblicare un opuscolo che riepiloghi le possibilità di finanziamento nel quadro della dimensione settentrionale?

Risposta data dal sig. Barnier in nome della Commissione

(16 novembre 2000)

Per il momento la Commissione non intende pubblicare un opuscolo sulla dimensione settentrionale della Comunità.

Va rammentato che gli aiuti finanziari assegnati agli Stati membri, tra i quali i paesi nordici, sono oggetto di una pubblicazione nel bollettino mensile «Inforegio News», disponibile nelle undici lingue ufficiali della Comunità, e di informazioni specifiche diffuse sul sito internet «Inforegio» (http://inforegio.cec.eu.int).

D’altra parte, conformemente al regolamento d’applicazione (CE) n. 1159/2000 della Commissione, del 30 maggio 2000, relativo alle azioni informative e pubblicitarie a cura degli Stati membri sugli interventi dei Fondi strutturali (1), spetta agli Stati membri informare i potenziali beneficiari circa le opportunità offerte dai cofinanziamenti a titolo di detti Fondi.

Infine, gli uffici della Commissione nei vari Stati membri svolgono anch’essi un ruolo di centri di informazione sulle azioni comunitarie.

(1) GU L 130 del 31.5.2000. C 151 E/56 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/069) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3075/00 di Cristiana Muscardini (UEN) alla Commissione

(2 ottobre 2000)

Oggetto: Vendita farmaci in rete

Lo sviluppo delle reti telematiche ha incrementato il commercio elettronico. Tra i generi che vengono venduti tramite Internet figurano anche i medicinali, il cui acquisto è regolamentato in ogni Stato membro da norme stabilite dal legislatore, proprio per evitare i pericoli legati all’utilizzazione di farmaci senza visita medica e senza ricetta.

1. Ma la vendita elettronica dei medicinali da chi è regolamentata?

2. Chi ne definisce la politica dei prezzi?

3. Quale impatto può avere questo sistema sul giro d’affari dei distributori e dei farmacisti?

4. Ha l’intenzione, la Commissione, di valutare il fenomeno e di proporre eventuali correttivi miranti a ridurre il rischio connesso all’utilizzo di farmaci non proposti dal medico?

Risposta del signor Liikanen a nome della Commissione

(23 novembre 2000)

La Commissione è consapevole dei rischi possibili per la salute dei cittadini europei connessi alla vendita via Internet di farmaci, in particolare quando si tratta di prodotti che possono essere ottenuti senza prescrizione medica.

L’autorizzazione, la pubblicità e la vendita dei prodotti farmaceutici in Europa sono regolamentate da specifiche direttive comunitarie che si applicano alla vendita per via elettronica come alla vendita tradizionale di tali prodotti. Inoltre, la recente direttiva 2000/31/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’8 giugno 2000, relativa a taluni aspetti giuridici dei servizi della società dell’informazione, in particolare il commercio elettronico, nel mercato interno («direttiva sul commercio elettronico») (1) dispone requisiti di trasparenza, un controllo efficiente nel paese di stabilimento del fornitore del servizio online e la cooperazione amministrativa tra gli Stati membri. Di conseguenza, una farmacia elettronica stabilita all’interno della Comunità è soggetta alle disposizioni di questa legislazione. Nel caso della fornitura di medicinali da parte dei farmacisti, questi sono, naturalmente, soggetti alle norme di condotta fisssate dai propri organismi professionali.

Pertanto, se la legislazione comunitaria non vieta lo stabilimento di farmacie elettroniche, in Europa esse (se sono consentite dagli Stati membri) devono conformarsi alle norme della legislazione comunitaria vigente in questo settore. Tali norme dispongono, in particolare, che i pazienti abbiano accesso solo a informazioni autorizzate, che i farmaci disponibili solo su presentazione di ricetta medica siano forniti solo a pazienti che possono presentare una ricetta da cui risulti un effettivo contatto con un professionista medico qualificato e che un farmacista qualificato abbia la responsabilità di sovrintendere alla consegna del farmaco (se e come previsto dalla legislazione nazionale).

La natura globale di Internet accresce tuttavia le possibilità per operatori stabiliti in paesi terzi di pubblicizzare e vendere farmaci a consumatori europei, aggirando la protezione assicurata dalle direttive comunitarie. Varie iniziative sono state intraprese a livello internazionale, in particolare sotto la guida dell’Organizzazione mondiale della sanità e con la partecipazione della Commissione e dell’American Food and drug administration (FDA), per sensibilizzare i pazienti ai rischi che comportano i siti Internet non regolamentati. Inoltre, la Commissione ha avviato insieme agli Stati membri un’azione per affrontare il problema e per esaminare i potenziali benefici di tali sistemi, in termini di migliore rapporto qualità/ prezzo e di servizi più appropriati per i pazienti. In quest’ambito la Commissione raccomanda la promozione di codici di condotta ed eventualmente campagne di sensibilizzazione dei consumatori. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/57

La determinazione dei prezzi e dei rimborsi è di competenza degli Stati membri interessati. Le procedure adottate per i negoziati devono rispettare le disposizioni della «direttiva trasparenza» (direttiva 89/105/CEE del Consiglio, del 21 dicembre 1988, riguardante la trasparenza delle misure che regolano la fissazione dei prezzi delle specialità per uso umano e la loro inclusione nei regimi nazionali di assicurazione malattia (2)) e tenere conto degli aspetti del mercato unico nel mercato europeo dei farmaci.

(1) GU L 178 del 17.7.2000. (2) GU L 40 dell’11.2.1989.

(2001/C 151 E/070) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3076/00 di Raffaele Costa (PPE-DE) alla Commissione

(2 ottobre 2000)

Oggetto: Aiuti comunitari agli allevatori di bovini da latte

Premesso che:

 sulla base del Regolamento CE n. 1257/1999 (1), l’Unione europea concede contributi finanziari nella misura di Lit. 190 000 per ettaro di prato agli allevatori che allevano il proprio bestiame per almeno 180 giorni all’anno a pascolo, anziché nelle stalle delle cascine;

 alcune razze  come quella piemontese  sono state progressivamente sostituite da altre razze bovine ad alta produzione lattiera (vacche frisone e pezzate);

 tali razze mal si adattano a pascolare al caldo e particolarmente nei prati dei paesi del Sud Europa, durante le lunghe e afose giornate estive;

 il regolamento invece ben si adatta a paesi del Nord Europa (Francia, Olanda, Belgio e Germania, ad esempio) dove grazie alle condizioni climatiche e ambientali i bovini possono pascolare all’aperto;

 alcune proposte di soluzione di questa situazione di squilibrio chiedono di modificare le disposizioni comunitarie in modo che gli allevatori di tutti gli Stati Membri possano beneficiare degli aiuti, anche quando l’erba per il foraggio degli animali sia tagliata e portata nelle stalle;

 il miglioramento della qualità del latte e dei prodotti derivati passa attraverso una sempre maggiore alimentazione del bestiame da latte con erba da fieno;

 pretendere quindi una permanenza di almeno 180 giorni l’anno all’esterno della stalla del bestiame rappresenta una forzatura che potrebbe tradursi anche in tentavi di frode.

Si chiede alla Commissione, come intende valutare le citate proposte e quali provvedimenti vorrà adottare per permettere a tutti gli allevatori europei di beneficiare paritariamente dei contributi finanziari decisi dal suddetto regolamento, che garantiscono da un lato l’esistenza dei prati, e dall’altro l’ottenimento di prodotti derivati di migliore qualità.

(1) GU L 160 del 26.6.1999, pag. 80.

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione

(6 novembre 2000)

La Commissione ritiene doveroso precisare che, a norma del regolamento n. 1257/99 del Consiglio, del 17 maggio 1999, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (FEAOG) e che modifica ed abroga taluni regolamenti (1), non è previsto alcun aiuto avente come obiettivo il sostegno alla produzione di latte o agli allevatori di vacche da latte. C 151 E/58 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

A norma dello stesso regolamento, e in particolare delle misure agroambientali di cui agli articoli da 22 a 24, si prevede invece di accordare un sostegno agli agricoltori che si impegnano per un periodo minimo di cinque anni a praticare metodi di produzione agricola finalizzati alla protezione dell’ambiente e alla conservazione dello spazio naturale. L’aiuto versato all’agricoltore in contropartita del servizio agroam- bientale reso si basa sul mancato guadagno e sui costi aggiuntivi derivanti dall’impegno assunto.

Il sostegno agroambientale è destinato ad incentivare in particolare la gestione dei pascoli a debole intensità. A tale proposito alcuni dei programmi di sviluppo rurale elaborati dagli Stati membri e approvati dalla Commissione prevedono premi agroambientali per la conservazione degli alpeggi. Questo metodo di allevamento tradizionale consiste nel tenere il bestiame (bovini, ovini ed equini) nei pascoli di montagna per un periodo che varia ampiamente in funzione della zona d’applicazione della misura (fra 80 e 180 giorni) e delle condizioni locali. Questa pratica di carattere molto estensivo è considerata unanime- mente necessaria per la salvaguardia dell’equilibrio ambientale delle zone di montagna, che rappresentano ecosistemi molto fragili dal punto di vista ambientale. La conservazione dell’alpeggio genera costi aggiuntivi per gli agricoltori e per questo motivo siffatte azioni sono retribuite mediante un premio, che varia ampiamente a seconda della zona d’applicazione della misura e delle condizioni locali.

Va precisato che il sostegno di cui sopra non rappresenta in alcun modo né un aiuto alla produzione né un aiuto diretto per il settore bovino, come quelli previsti dall’organizzazione comune di mercato interessata.

Tenuto conto di quanto precede, la Commissione non ritiene opportuno modificare la normativa esistente per tener conto delle argomentazioni sollevate nell’interrogazione dell’onorevole parlamentare.

(1) GU L 160 del 26.6.1999.

(2001/C 151 E/071) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3077/00 di Erik Meijer (GUE/NGL) alla Commissione

(2 ottobre 2000)

Oggetto: Vendita via Internet di sostanze destinate al consumo umano e ritenute nocive negli Stati Uniti

1. E’ la Commissione a conoscenza di un rapporto pubblicato il 7 settembre dall’Associated Press e disponibile anche sul sito «Discovery Health: Health News» al seguente indirizzo:

http://www.discoveryhealth.com/DH/ihtIH/EMDSC000/333/333/296934.html

con il titolo «FDA Cracks Down on Laetrile Resurgence», nel quale si fa riferimento a un prodotto distribuito in America con le denominazioni di «Laetrile», «Amygdaline» e «Vitamina B17» da associazioni come «World Without Cancer Inc», «Health World International Inc» e «Health Genesis Corp»?

2. Può la Commissione confermare che il Laetrile contiene tra l’altro noccioli di albicocca che secondo un’antica credenza popolare offrirebbero una prevenzione contro il cancro? Secondo la Commissione in che misura i noccioli di albicocca contribuiscono a bloccare o a causare l’insorgenza di neoplasie? In che misura le altri componenti del Laetrile agiscono positivamente o negativamente su tali proprietà dei noccioli di albicocca?

3. E’ la Commissione al corrente della lotta che la Food and Drugs Administration (FSA) del governo degli Stati Uniti d’America sta conducendo contro il commercio di Laetrile, in quanto si suppone che la sostanza sia cancerogena e possa inoltre provocare l’avvelenamento da cianuro? Qual è il giudizio della Commissione sui pro e contro di tali valutazioni negative e sul relativo divieto di vendita negli Stati Uniti?

4. Ora che il Laetrile continua a essere venduto su Internet aumenta la sua disponibilità per il mercato europeo. Anche altre sostanze destinate al consumo umano, i cui effetti positivi o negativi non sono accertati, sono commercializzate in tal modo. Condivide la Commissione l’allarme della FDA e ritiene pertanto che tali sostanze siano dannose per i consumatori europei? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/59

5. Qualora la risposta al punto 4 sia affermativa, è la Commissione disposta, alla luce del carattere transnazionale del problema, a favorire azioni coordinate da parte degli Stati membri e degli Stati candidati per informare i consumatori europei circa gli eventuali effetti negativi dimostrati delle sostanze destinate al consumo umano disponibili su Internet?

Risposta del sig. Liikanen in nome della Commissione

(23 novembre 2000)

La Commissione è cosciente dei possibili rischi per la salute dei cittadini europei provenienti dalla vendita via Internet di prodotti farmaceutici ad opera di società stabilite al di fuori della Comunità.

Da oltre 20 anni vengono proposti, segnatamente negli Stati Uniti, prodotti a base di laetrile in alternativa alla cura standard del cancro. Le ricerche svolte su tali prodotti hanno consentito di constatare che non erano efficaci nella terapia anticancro e addirittura che in taluni casi potevano rivelarsi tossici. Inoltre, a motivo dell’inefficacia nell’indicazione rivendicata e degli effetti indesiderabili connessi alla liberazione di cianuro, questi prodotti non sono stati autorizzati ad essere immessi sul mercato.

La Food and Drug Administration negli USA (FDA) sta attivandosi per far cessare la produzione, il condizionamento, la promozione, la distribuzione e la commercializzazione dei prodotti a base di laetrile o noccioli di albicocca. Il laetrile è stato vietato dalla FDA e non è ammesso alla vendita come medicinale nella Comunità.

L’autorizzazione, la pubblicità e la vendita di prodotti farmaceutici in Europa sono disciplinate da specifiche direttive europee che si applicano inoltre alla vendita di prodotti quali apparecchiature elettroniche come avviene per la vendita di merci più convenzionali. Inoltre, la direttiva 2000/31/CE, recentemente adottata, del Parlamento e del Consiglio dell’8 giugno 2000 concernente determinati aspetti giuridici dei servizi della società dell’informazione, in particolare il commercio elettronico, nel mercato interno (direttiva sull’e-commerce) (1) contempla requisiti di trasparenza, cooperazione amministrativa tra gli Stati membri ed un controllo efficace nello Stato membro in cui il servizio in linea è ubicato.

Inoltre, nel caso della fornitura di farmaci da parte dei farmacisti, questi ultimi sono naturalmente assoggettati alle norme deontologiche dei rispettivi ordini professionali.

Tuttavia, come precisato dall’onorevole parlamentare, la natura globale di Internet consente la pubblicità e la vendita di farmaci ai consumatori europei da parte di operatori di paesi terzi, aggirando in tal modo la protezione assicurata dalla legislazione comunitaria. La Commissione ha lanciato delle iniziative presso lo Stato membro per affrontare il problema. La Commissione, in tale contesto, sta esaminando la promozione dell’utilizzo dei codici di condotta e l’eventuale uso di campagne di sensibilizzazione per i consumatori.

(1) GU L 178 del 17.7.2000.

(2001/C 151 E/072) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3086/00 di Richard Corbett (PSE) alla Commissione

(2 ottobre 2000)

Oggetto: Articolo 192 del trattato CE

Ai sensi dell’articolo 192 del trattato di Maastricht il Parlamento europeo, a maggioranza dei suoi membri, può chiedere alla Commissione di presentare adeguate proposte sulle questioni per le quali reputa necessaria l’elaborazione di un atto della Comunità «al fine dell’attuazione del trattato in parola».

Può la Commissione confermare che sei di tali risoluzioni sono state adottate durante la legislazione 1994-1999, in particolare concernenti:

 sicurezza antincendio negli alberghi (20 aprile 1994)

 degrado ambientale (4 maggio 1994) C 151 E/60 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

 liquidazione dei danni occasionati da incidenti stradali avvenuti al di fuori del territorio dello Stato d’appartenenza del reclamante (26 ottobre 1995)

 tessere sanitarie (17 aprile 1996)

 strategia forestale (30 gennaio 1997)

 accesso alla rete per le energie rinnovabili (17 giugno 1998)?

Corrisponde al vero che a tutt’oggi soltanto una delle risoluzioni citate ha dato luogo alla presentazione di una proposta legislativa specifica da parte della Commissione?

Risposta data dal signor Prodi a nome della Commissione

(22 novembre 2000)

La Commissione riconosce l’importanza delle sei relazioni adottate dal Parlamento sulla base dell’articolo 192 (ex articolo 138 B) del trattato CE e conferma di aver agito, in quasi tutti i casi, secondo le volontà del Parlamento. Più specificamente, in un caso la legislazione richiesta è già stata adottata, in un altro il Parlamento dovrebbe discutere fra breve una proposta della Commissione in prima lettura, mentre in un terzo la Commissione intende proporre una direttiva quadro entro la fine del 2001. Si specificano in appresso le iniziative intraprese nei sei casi.

La relazione Jackson (A3-0310/94) sulla sicurezza antincendio negli alberghi ha portato all’elaborazione di uno studio oggi all’esame del Parlamento.

Frutto della relazione Albert (A3-0232/94) sul degrado ambientale è stato il Libro bianco sulla responsa- bilità per danni all’ambiente (1), adottato nel febbraio 2000. La Commissione intende proporre una direttiva quadro entro la fine del 2001.

La relazione Rothley (A4-0201/95) sulla liquidazione dei sinistri in seguito ad incidenti stradali avvenuti fuori del paese d’origine della vittima ha suscitato una proposta legislativa (2) che oggi è diventata la direttiva 2000/26/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 maggio 2000, concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri in materia di assicurazione della responsabilità civile risultante dalla circolazione di autoveicoli e che modifica le direttive 73/239/CEE e 88/357/CEE del Consiglio (Quarta direttiva assicurazione autoveicoli) (3).

Quanto alla relazione Leopardi (A4-0091/96) su un attestato sanitario europeo, molte delle idee espresse sono state integrate nell’iniziativa e-Europe.

La relazione Thomas (A4-0414/96) sulla strategia comunitaria per il settore forestale ha dato luogo a una comunicazione (4) che, a sua volta, ha portato alla risoluzione del Consiglio del 15 dicembre 1998 relativa ad una strategia forestale per l’Unione europea (5) e ha contribuito in larga parte al regolamento (CE) n. 1257/1999 del Consiglio del 17 maggio 1999 sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (FEAOG) e che modifica ed abroga taluni regolamenti (6).

La Commissione ha da ultimo adottato, il 10 maggio 2000, una proposta di direttiva (7) in base alla relazione Linkhor (A4-0199/98) sull’accesso alla rete per le energie rinnovabili. Il Parlamento dovrebbe discutere la proposta in prima lettura nella prima seduta plenaria di novembre. Il relatore sarà l’onorevole Rothe.

(1) COM(2000) 66 def. (2) GU C 343 del 13.11.1997. (3) GU L 181 del 20.7.2000. (4) COM(98) 649 def. (5) GU C 56 del 26.2.1999. (6) GU C 160 del 26.6.1999. (7) GU C 311 E del 31.10.2000. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/61

(2001/C 151 E/073) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3096/00 di Rosa Miguélez Ramos (PSE) alla Commissione

(4 ottobre 2000)

Oggetto: Scarico incontrollato di rifiuti da parte di petroliere

E’ pratica rituale nelle nostre coste procedere alla dagassificazione e pulizia dei serbatoi di navi che trasportano gasolio o petrolio. Tali pratiche, se effettuate fuori dagli impianti portuali, provocano inquinamento come nel caso della petroliera Campurdán nella valle a mare di Ares (Galizia, Spagna) lo scorso 23 luglio.

Quantunque tutti gli Stati membri siano firmatari dell’accordo internazionale per prevenire l’inquinamento delle navi (Convenzione Marpol 73/78), lo scarico nei nostri mari di rifiuti e residui, tra cui il petrolio, continua ad avvenire. Si tratta di comportamenti inaccettabili, in parte dovuti a mancanza di installazioni portuali adeguate allo smaltimento.

Non so se sia questo il motivo addotto dalle autorità portuali della Coruña nel caso concreto del «Campurdán», che presentava una fissura nello scafo che avrebbe dovuto essere riparata. Le suddette autorità hanno obbligato la nave ad uscire dal porto per evitare l’inquinamento, facendo sì che si allontanasse di due o tre miglia e procedesse alla pulizia e alla degassificazione senza alcun tipo di controllo, sperando che i rifiuti e le conseguenti proteste si diluissero in mare.

Il Parlamento europeo nella sua ultima tornata ha approvato la direttiva sugli impianti portuali di raccolta per i rifiuti prodotti dalle navi e i residui del carico.

E’ al corrente la Commissione del fatto concreto sopra esposto? Ha ricevuto, oltre la presente, altre denunce al riguardo?

In che modo intende la Commissione obbligare i porti a dotarsi di impianti adeguati che consentano di far fronte a questo tipo di incidenti invece di trasferire la nave e il suo carico di rifiuti in zone pulite, come la valle a mare di Ares, o il mare aperto?

Quale azioni intende la Commissione attuare per evitare che tali incidenti si ripetano?

Come intende porre fine a tali pratiche, che generalmente non sfociano in nessuna sanzione?

Risposta data dalla sig.ra de Palacio a nome della Commissione

(14 novembre 2000)

La parte di inquinamento marittimo causato dai versamenti operativi effettuati dalle navi è ben più rilevante di quella legata agli incidenti. La Commissione riceve costantemente notizia di tali pratiche, che di fatto rappresentano un serio problema.

Gran parte dell’inquinamento marittimo causato dai versamenti operativi effettuati da navi di ogni tipo nelle acque comunitarie dipende dal fatto che alcuni porti non dispongono di adeguati impianti portuali di raccolta dei rifiuti nonché, per varie ragioni, dalla reticenza delle navi a farvi ricorso. La direttiva 2000/59/CE relativa agli impianti portuali di raccolta per i rifiuti prodotti dalle navi e i residui del carico (1), di recente adozione, affronta appunto tale problema; essa adotta una serie di misure volte a garantire che le necessarie strutture, oltre ad essere presenti in tutti i porti comunitari, siano effettivamente impiegate dalle navi.

Allo scadere del periodo concesso per recepire la direttiva, ovvero 24 mesi dalla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale, la Commissione controllerà che gli Stati membri abbiano realmente provveduto a darvi piena applicazione. Essa controllerà pertanto che tutti i porti abbiano previsto le opportune strutture di raccolta dei rifiuti ed abbiano effettuato una regolare pianificazione della gestione dei rifiuti, approvata dalle competenti autorità nazionali. La direttiva prevede inoltre che le navi debbano notificare alle autorità portuali rifiuti e residui presenti a bordo, che vanno in alcuni casi obbligatoriamente consegnati. Tutte le C 151 E/62 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

navi che fanno scalo nei porti comunitari devono inoltre contribuire al finanziamento delle strutture, indipendentemente dal fatto vi facciano o meno ricorso. Tali norme ed i previsti controlli a campione da parte delle preposte autorità dovrebbero contribuire a ridurre notevolmente problemi di inquinamento simili a quello citato dall’onorevole parlamentare.

E inoltre in dirittura d’arrivo una nuova decisione del Parlamento e del Consiglio per un quadro comunitario di cooperazione nel settore dell’inquinamento marino dovuto a cause accidentali e non. Una volta adottata, tale decisione permetterà in particolare di sviluppare iniziative comuni, quali workshop o corsi di formazione, volte a rafforzare le misure adottate dagli Stati membri contro l’inquinamento marittimo causato illecitamente dai versamenti operativi delle navi.

(1) Non ancora pubblicata.

(2001/C 151 E/074) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3097/00 di Juan Naranjo Escobar (PPE-DE) alla Commissione

(4 ottobre 2000)

Oggetto: Rialzo del prezzo del petrolio

Nel 2000 si assiste ad una nuova instabilità dei prezzi del petrolio, le cui gravi conseguenze dimostra la grande dipendenza energetica dell’UE dagli idrocarburi. La quota europea del mercato mondiale del petrolio raggiunge il 19,6 %; la tendenza media di dipendenza energetica esterna aumenta nel nostro continente dal 50 % al 70 %, secondo lo studio Europa 2020 pubblicato dalla Commissione. Assistiamo al terzo aumento in un anno della produzione di greggio, con un’iniezione di 800 000 ulteriori barili al giorno in attesa che il prezzo del petrolio diventi compatibile con la crescita mondiale. Contrariamente a quanto si predicava su questa fonte energetica, il petrolio ancora una volta dà riprova della volatilità che caratterizza il suo mercato.

Alla luce di tale situazione, quali misure adotta la Commissione per gestire la domanda energetica, la gestione del risparmio energetico e lo sviluppo delle risorse autoctone, dando impulso definitivo alle energie rinnovabili?

Quali sono i criteri che la Commissione raccomanda agli Stati membri nella gestione delle risorse energetiche?

Nelle previsioni economiche presentate lo scorso mese di aprile la Commissione aveva previsto che l’inflazione si sarebbe mantenuta all’1,8 % nell’anno in corso e all’1,7 % nel 2001, presumendo che il prezzo del petrolio al barile si sarebbe mantenuto più o meno stabile intorno ai 24,5 dollari. Tale previsione non corrisponde però alla realtà. Intende la Commissione rivedere i suoi calcoli quando presenterà le previsioni economiche del prossimo autunno? Contempla la possibilità che le società petrolifere stiano pervenendo ad accordi volti a fissare i prezzi in modo da distorcere la competenza a detrimento dei principi enunciati agli articoli 81 e 82 del Trattato?

Risposta data dalla sig.ra de Palacio a nome della Commissione

(24 novembre 2000)

La nuova ondata di rincari dei prezzi petroliferi, che in gran parte sfuggono al controllo dei responsabili politici dei paesi consumatori per quanto concerne l’offerta, sottolinea ancora una volta la necessità di elaborare una nuova strategia per la strutturazione della domanda improntata sulla sostituzione progressiva del petrolio con altre fonti energetiche, sul maggior impiego di energie rinnovabili e alternative, sulla gestione della domanda, l’incremento dell’efficienza energetica e la promozione del risparmio energetico, soprattutto nell’edilizia. Come già annunciato nella recente comunicazione sull’approvvigionamento petrolifero dell’Unione europea (1), in occasione del Consiglio europeo di Göteborg la Commissione 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/63

presenterà un piano di risparmio energetico e di diversificazione delle fonti di energia che affronterà sia l’aspetto dell’efficienza energetica  in particolare negli edifici  sia il sostegno allo sviluppo di una nuova generazione di veicoli. Inoltre, entro la fine dell’anno in corso la Commissione intende adottare un Libro verde sulla sicurezza degli approvvigionamenti che tratta fondamentalmente del futuro e del ruolo delle diverse fonti energetiche (petrolio, carbone, gas, nucleare, energie rinnovabili).

Per quanto concerne l’uso delle riserve energetiche strategiche, la Commissione esaminerà le modalità che potrebbero essere alla base del potenziamento del dispositivo delle scorte petrolifere strategiche, introdu- cendone un uso «comunitario». Per combattere le speculazioni sarà necessario individuare i mezzi di intervento intesi a limitare la fluttuazione dei prezzi, sulla scia di quanto già avvenuto con le tecniche impiegate sui mercati monetari.

In riferimento all’impatto sulle previsioni economiche va osservato che se i prezzi petroliferi si asseste- ranno attorno ai 30 USD/barile fino alla fine del 2000, l’effetto negativo del loro incremento sulla crescita economica sarà dello 0,3 % per il 2000 e dello 0,5 % per il 2001, con un aumento dell’inflazione pari all’1 %.

Infine, sul piano della concorrenza la Commissione ritiene che, pur riconoscendo che alcuni elementi dei prezzi possano effettivamente variare da uno Stato membro all’altro, le rilevanti differenze di prezzo al netto dei prelievi e delle imposte tra vari Stati membri sono dovute esclusivamente a comportamenti oligopolistici e alla mancanza di un vero e proprio regime di concorrenza a livello di distribuzione. Vista la situazione, è legittimo domandarsi se sia stato violato il diritto della concorrenza, in particolare mediante la formazione di cartelli (per accordi segreti sui prezzi). Le autorità nazionali di svariati Stati membri hanno già avviato indagini al riguardo. In Italia e in Svezia le autorità garanti della concorrenza hanno imposto sanzioni nei confronti di imprese petrolifere. In generale è comunque indispensabile favorire una struttura più aperta e concorrenziale nel settore della distribuzione dei carburanti. Un punto critico è ravvisabile nello sviluppo di un vero mercato interno dei prodotti raffinati (a livello di mercato all’ingrosso) che permetta ad ogni distributore di approvvigionarsi in maniera agevole e in un contesto concorrenziale, anche presso raffinerie al di fuori dell’ambito nazionale.

(1) COM(2000) 631 def.

(2001/C 151 E/075) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3105/00 di Florence Kuntz (UEN) alla Commissione

(26 settembre 2000)

Oggetto: Tasso IVA applicabile nel settore della ristorazione in seno all’Unione europea

Taluni Stati membri fra cui Spagna e Portogallo hanno ottenuto deroghe al trattato in materia di IVA al momento della loro adesione all’Unione europea, ottenendo così la regolarizzazione di una pratica prevalente sul loro territorio, in materia di tassi ridotti o minimi nel settore della ristorazione. Queste disposizioni così dette transitorie  ma la fine del periodo transitorio non si concretizza con nessuna data  sono state introdotte nel 1992 e la legislazione facente fede in materia è la sesta direttiva IVA.

Per questo motivo taluni Stati membri che applicano un tasso più elevato nel settore della ristorazione risultano gravemente lesi da questa distorsione della concorrenza, in termini tanto di occupazione, visto che questo settore di attività rappresenta una percentuale lavorativa importante, sia in termini di cifra d’affari del settore.

Può pertanto la Commissione precisare:

 quali ragioni non autorizzino la fissazione di una data precisa per la fine del periodo transitorio di cui beneficiano taluni Stati della Comunità in materia di IVA e quali siano le condizioni necessarie per proporre al Consiglio dei Ministri Ecofin una data precisa che metta fine a questo periodo?

 Quali misure possono essere previste perché cessino al più presto le gravi minacce ai principi della politica della concorrenza dell’Unione europea in questo settore di attività?

 Perché talune disposizioni della sesta direttiva vietano ai paesi che non derogano alle sue disposizioni, di abbassare il tasso IVA applicabile al settore della ristorazione? C 151 E/64 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Risposta data dal sig. Bolkestein a nome della Commissione

(30 ottobre 2000)

Ai sensi delle disposizioni comunitarie vigenti applicabili in materia (articolo 12, paragrafo 3 della sesta direttiva 77/388/CEE del Consiglio, del 17 maggio 1977, in materia di armonizzazione delle legislazioni degli Stati Membri relative alle imposte sulla cifra di affari  Sistema comune di imposta sul valore aggiunto: base imponibile uniforme (1)), ai servizi di ristorazione si applica l’aliquota normale minima del 15 %. Il concetto di aliquota maggiorata è stato abbandonato in seguito all’adozione della direttiva 92/77/CEE (2) sul ravvicinamento delle aliquote dell’IVA.

Alcune disposizioni di quest’ultima (articolo 28, paragrafo 2) consentono tuttavia agli Stati membri di applicare, transitoriamente, un’aliquota ridotta ai servizi di ristorazione a determinate condizioni.

Si tratta degli Stati membri che, al 1o gennaio 1991, sono stati obbligati ad aumentare di più del 2 % l’aliquota normale e di quelli che, alla stessa data, applicavano già un’aliquota ridotta ai servizi di ristorazione. Essi possono applicare, o continuare ad applicare, un’aliquota ridotta a tale settore.

Il periodo di applicazione delle deroghe in questione è legato al periodo del regime transitorio entrato in vigore il 1o gennaio 1993. Tale periodo doveva durare fino al 31 dicembre 1996, ma doveva essere automaticamente prorogato fino alla data di entrata in vigore del regime definitivo in materia di IVA. Il passaggio a tale regime si è rivelato di difficilissima attuazione e pare ora che per qualche anno ancora si continuerà ad applicare il regime transitorio.

Altri Stati membri avrebbero potuto beneficiare della possibilità di applicare un’aliquota ridotta ai servizi di ristorazione se, al momento del negoziato della direttiva 1999/85/CE del Consiglio, del 22 ottobre 1999, che modifica la direttiva 77/388/CEE, con riguardo alla possibilità di introdurre a titolo sperimentale un’aliquota IVA ridotta sui servizi ad alta intensità di lavoro (3), il Consiglio non avesse modificato la proposta della Commissione. Il Consiglio, tuttavia, ha limitato il campo d’applicazione della proposta a un elenco ristretto di servizi, che non comprende il settore della ristorazione.

Un riesame delle deroghe temporanee in materia di aliquote e di durata di applicazione di queste, figura tra punti da analizzare nel quadro della razionalizzazione delle aliquote IVA prevista dalla Commissione nella nuova strategia in materia di IVA (4). Esso verrà effettuato in seguito alla valutazione dell’esperienza relativa ai servizi ad alta intensità di lavoro.

(1) GU L 145 del 13.6.1977. Direttiva modificata da ultimo dalla direttiva 1999/85/CE del Consiglio, del 22.10.1999  GU L 277 del 28.10.1999. (2) Direttiva 92/77/CEE del Consiglio, del 19 ottobre 1992, che completa il sistema comune di imposta sul valore aggiunto e modifica la direttiva 77/388/CEE (ravvicinamento delle aliquote dell’IVA) GU L 316 del 31.10.1992. (3) GU L 277 del 28.10.1999. (4) COM(2000) 348 def.

(2001/C 151 E/076) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3109/00 di Freddy Thielemans (PSE) alla Commissione

(27 settembre 2000)

Oggetto: Esecuzione dei progetti ALA/92/47 e ALA/92/35  protezione della città di Montero contro le inondazioni

Grazie al finanziamento da parte della CE (progetti nn. ALA/92/47 e ALA/92/35) nonché ad un accordo tra la Bolivia e la Comunità europea, la città di Montero dovrebbe godere di una migliore protezione contro le inondazioni. Ebbene, i lavori necessari hanno subito un ritardo e pertanto il 30 settembre 2000  data di scadenza del contratto di assistenza tecnica  non saranno ancora terminati, sebbene l’accordo di finanziamento con la Bolivia non sia ancora scaduto. Secondo le informazioni in nostro possesso, i servizi della Comunità si rifiutano di prorogare questo termine al fine di consentire la conclusione dei lavori il cui finanziamento è assicurato, il che rischia di rendere inutili tutti gli investimenti già effettuati.

È la Commissione consapevole del fatto che un eventuale rifiuto di prorogare i termini di scadenza renderà inutili i lavori già realizzati? Per quale ragione i servizi della Commissione si rifiutano di prorogare questo progetto fino al termine dei lavori? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/65

Risposta data dal sig. Patten a nome della Commissione

(24 ottobre 2000)

Lo scopo essenziale perseguito con il progetto era quello di associare le autorità nazionali all’elaborazione di un metodo di lavoro e di una politica di gestione atti a garantire la manutenzione e la durata delle opere, nella piena consapevolezza che lavori di miglioramento e di riparazione sarebbero sempre stati necessari e sarebbero continuati ben oltre la durata del progetto. Inoltre, dovendosi tra l’altro assicurare la protezione di ampie parti degli argini di un fiume in continua evoluzione morfologica, gli obiettivi generali del progetto prevedevano che si adottasse un approccio dinamico, basato sull’osservazione e lo studio dell’evoluzione subita dal fiume in seguito ai diversi interventi realizzati, in modo da poter trarre le conclusioni necessarie per migliorare gli interventi futuri.

È in tale ottica che l’amministrazione nazionale è stata preparata a portare avanti il progetto e ad eseguire con i propri mezzi e le proprie capacità gli interventi successivamente necessari.

Quanto alla durata della convenzione di finanziamento, essa deve necessariamente essere superiore alla durata del progetto e dei relativi contratti per consentire la chiusura amministrativa del progetto entro la data di scadenza della convenzione. Il finanziamento comunitario per la protezione della città di Montero è stato oggetto di due convenzioni di finanziamento, firmate rispettivamente nell’aprile 1993 (opere urgenti) e nel luglio 1993 (protezione della città di Montero). La durata del progetto era di sei anni. Una clausola aggiuntiva del contratto di assistenza tecnica ha consentito di prolungare la durata di quest’ultimo di sei mesi, fino al 30 settembre 2000.

(2001/C 151 E/077) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3111/00 di Albert Maat (PPE-DE) alla Commissione

(27 settembre 2000)

Oggetto: Proposta della Commissione per una normativa relativa alla classificazione delle uova

All’inizio di settembre la Commissione europea ha presentato una proposta concernente l’etichettatura obbligatoria dei sistemi di allevamento sulle uova entro il 1o gennaio 2001. Tale proposta modifica profondamente l’attuale normativa relativa alla classificazione delle uova. Il calendario della proposta sembra troppo serrato ai fini di una sua entrata in vigore il 1o gennaio 2001. Può la Commissione far sapere pertanto quando intende consultare il Parlamento europeo su tale proposta?

Poiché è molto importante che una modifica tanto incisiva nella classificazione sia supportata dagli operatori del mercato, può la Commissione europea far sapere se alla preparazione di tale proposta ha associato gli agenti economici e in che modo? In caso affermativo, quale è stato il risultato di tale consultazione?

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione

(23 ottobre 2000)

La proposta (1) di modifica del regolamento (CEE) n. 1907/90 relativo a talune norme di commercializza- zione applicabili alle uova (2) è intesa a rendere obbligatoria l’indicazione del sistema di allevamento per tutti i metodi di produzione e non soltanto per le uova prodotte in batteria.

L’organizzazione comune dei mercati nel settore in esame prevede che le norme di commercializzazione siano adottate dal Consiglio, che delibera su proposta della Commissione a maggioranza qualificata (articolo 2, paragrafo 2, del regolamento (CEE) n. 2771/75) (3). Tale articolo non prevede la consultazione del Parlamento, che è stato tuttavia informato della proposta.

Nella comunicazione sulla protezione delle galline ovaiole trasmessa al Consiglio nel marzo 1998 (4), la Commissione ha annunziato la propria intenzione di rendere obbligatoria l’indicazione del sistema di allevamento. La maggior parte del settore in questione e i consumatori sono disposti ad accettare il C 151 E/66 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

principio di una etichettatura obbligatoria, anche se nel corso di una prima riunione di esperti, tenuta nel marzo 1999, i rappresentanti del settore hanno formulato alcune riserve in merito alle modalità tecniche di tale misura. Nelle riunioni dei gruppi permanenti e ad hoc del comitato consultivo, nei mesi di ottobre e novembre 2000, verrà proseguito il dibattito sulle modalità tecniche, che peraltro dovrebbero essere adottate con un regolamento della Commissione secondo la procedura del comitato di gestione.

(1) COM(2000) 522 def. (2) GU L 173 del 6.7.1990. (3) GU L 282 del 1.11.1975. (4) COM(98) 135 def.

(2001/C 151 E/078) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3112/00 di Evelyne Gebhardt (PSE) alla Commissione (27 settembre 2000)

Oggetto: Versamento delle sovvenzioni accordate a titolo del programma Comenius nell’ambito di Socrates

Le scuole del Baden-Württemberg che hanno partecipato al programma Comenius nell’ambito di Socrates stanno ancora aspettando il versamento delle sovvenzioni accordate dalla Commissione.

Come giustifica la Commissione i ritardi nel pagamento delle sovvenzioni di cui sopra?

Si tratta di casi isolati o di un problema relativo all’esecuzione del programma Comenius nell’ambito di Socrates?

Quando intende la Commissione effettuare il versamento delle sovvenzioni ancora in sospeso?

Risposta della sig.ra Reding a nome della Commissione (30 ottobre 2000)

I ritardi nel pagamento degli anticipi per le azioni decentralizzate a titolo del programma Socrates sono eccezionali e imputabili per lo più al fatto che il 2000 è il primo anno di attuazione del nuovo programma (la decisione relativa alla seconda fase di Socrates è stata approvata solo nel corso del primo semestre 2000).

Pertanto, la Commissione e gli Stati membri hanno dovuto adottare diverse misure. Si sono verificati ritardi nella costituzione delle Agenzie nazionali in alcuni Stati membri, nonché nel completamento dei programmi di lavoro nazionali, con relativi bilanci operativi.

Con il nuovo programma la Commissione desiderava rafforzare la gestione dei fondi decentralizzati, onde migliorare la gestione. In questo contesto, si è rivelato necessario mettere a punto un nuovo tipo di accordo operativo standardizzato con le Agenzie nazionali. Tutti i provvedimenti sono stati adottati per garantire che i pagamenti relativi alle azioni decentralizzate vengano effettuati al più presto.

Per quanto riguarda la situazione delle scuole in Germania, il programma di lavoro presentato dalla Pädagogischer Austauschdienst (PAD) (agenzia nazionale designata in Germania per gestire le borse Comenius nell’ambito del programma Socrates) è stato approvato dalla Commissione. E’ stato inviato al PAD, per la firma, un contratto per procedere al pagamento delle azioni decentralizzate.

Tuttavia la Commissione ha informato le autorità tedesche che la distribuzione del lavoro fra il PAD e l’altra agenzia interessata alle borse di studio destinate alle scuole (Carl Duisberg Gesellschaft) non puo’ proseguire secondo quanto inizialmente previsto. Pertanto il contratto inizialmente stipulato con la PAD non è più adeguato e dovrà essere rispedito alla Commissione affinché si proceda all’annullamento e ad un nuovo impegno nei confronti della Carl Duisberg Gesellschaft, relativo ad alcune delle sovvenzioni in causa.

Questa procedura comporterà un ritardo di alcune settimane per quanto riguarda la firma del contratto con la PAD e il versamento della prima rata. Nondimeno le sovvenzioni dovrebbero essere erogate prima della metà del novembre 2000. Spetterà quindi al PAD continuare la procedura quanto più rapidamente possible. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/67

(2001/C 151 E/079) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3113/00 di Gerhard Hager (NI) alla Commissione

(27 settembre 2000)

Oggetto: Intenzione di reazione alla riforma della normativa relativa alle FSC (Società di vendita straniere)

Al Congresso degli Stati Uniti è imminente una riforma della normativa statunitense concernente le Foreign Sales Corporations. Tale riforma prevede l’esecuzione della tassazione sulle entrate provenienti dalle vendite effettuate all’estero. Secondo una dichiarazione del Segretario di Stato americano al ministero delle Finanze, Stuart Eizenstat, l’organismo di arbitrato dell’OMC ha constatato che i membri sarebbero completamente liberi di tassare o meno tali entrate. Il commissario competente ritiene che la nuova normativa sia incompatibile anche con le norme dell’OMC.

Si prega pertanto la Commissione di rispondere ai seguenti quesiti:

1. Nel caso in cui entri effettivamente in vigore la nuova normativa statunitense sulle esportazioni, intende la Commissione adottare le misure di difesa commerciale previste all’articolo 133 del TCE entro il termine di 30 giorni previsto dalla procedura dell’OMC?

2. In caso affermativo, in che forma intende la Commissione tutelare gli interessi dell’UE?

3. Quali prodotti o imprese sarebbero interessati da questi provvedimenti?

4. Quali altre misure di difesa commerciale sarebbero ipotizzabili, ad avviso della Commissione, ai sensi dell’art. 133 del TCE?

5. Ritiene la Commissione che i singoli Stati membri dell’Unione europea abbiano le competenze necessarie per disciplinare essi stessi la tassazione delle entrate?

6. In caso negativo, come giustifica la Commissione la propria concezione giuridica?

Risposta data dal sig. Lamy a nome della Commissione

(7 novembre 2000)

I rapporti del gruppo di esperti e dell’organo d’appello dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), adottati dall’organo di conciliazione dell’OMC, hanno constatato che la normativa in vigore relativa alle Socità che effettuano vendite all’estero (FSC) fornisce agli esportatori americani un sussidio proibito dagli accordi dell’OMC.

Nel luglio 2000, l’amministrazione degli Stati Uniti ha presentato al Congresso un proposta di legge per la sostituzione delle disposizioni delle FSC, che lascia tuttavia immutati gli elementi principali di incompati- bilità con le norme dell’OMC, in particolare la questione delle esportazioni. Invero, l’unico modo che le compagnie americane hanno a disposizione per beneficiare del sussidio (l’esenzione della tassa) contenuta nella nuova proposta sarebbe quello di esportare. Tuttavia, il Congresso non ha potuto adottare la normativa entro la scadenza, fissata dall’OMC per l’1 ottobre 2000, relativa al ritiro del sussidio proibito. A tal riguardo è quindi stata chiesta una proroga di un mese.

Considerato il mancato rispetto da parte degli Stati Uniti delle proprie obbligazioni internazionali, la Comunità deve prendere una serie di iniziative formali per la protezione dei propri diritti e interessi. Tuttavia, per non aumentare la tensione, la Comunità e gli Stati Uniti hanno concluso un accordo, il 29 settembre 2000, sulle prossime fasi della procedura di conciliazione.

1. e 2. L’accordo OMC sulle sovvenzioni e sulle misure compensative e l’intesa dell’OMC sulle regole e procedure in tema di soluzione dei conflitti (il «DSU») statuisce che quando un membro dell’OMC non modifica le misure incompatibili con l’accordo OMC o comunque non applica le misure o le raccomanda- zioni del caso entro la scadenza fissata dall’OMC, la parte lesa (in questo caso la Comunità) può chiedere C 151 E/68 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

un’autorizzazione all’OMC per dare attuazione alle contromisure. Tuttavia, tale autorizzazione è inconte- stabile solo se concessa entro 30 giorni dopo la scadenza di cui sopra.

Quindi, al fine di proteggere i suoi diritti nell’ambito degli accordi dell’OMC, la Comunità è obbligata dal punto di vista procedurale a chiedere già nella fase iniziale l’autorizzazione per applicare le contromisure. L’autorizzazione sarà concessa a patto che gli Stati Uniti non chiedano un arbitrato sull’ammontare delle contromisure. In questo caso l’autorizzazione delle contromisure è rimandata fino alla decisione degli arbitri.

3. L’obiettivo delle contromisure è indurre la parte perdente a rimuovere la sovvenzione non consentita all’esportazione. L’elenco delle esportazioni americane passibili di un aumento dei dazi doganali non è stato ancora completato.

4. Allo stato attuale nessuna.

5. e 6. Nella Comunità, la tassazione diretta è principalmente di competenza degli Stati membri, che devono ad ogni modo agire in conformità alle obbligazioni relative al Trattato (ad esempio, il principio di non discriminazione) e alla legislazione secondaria vigente (ad esempio la direttiva sul pagamento dei dividendi all’interno della società). Tuttavia, la questione sollevata dall’onorevole parlamentare è diversa, visto che riguarda il rispetto da parte di un membro dell’OMC dell’obbligazione di non fornire un sussidio all’esportazione. Infatti, la misura in questione relativa alle FSC è un sussidio per la promozione delle esportazioni degli Stati Uniti, proibito dagli accordi dell’OMC. Il fatto che il sussidio prenda la forma di una esenzione dall’imposta sul reddito o, ad esempio, una sovvenzione alle società, è irrilevante dal punto di vista dell’OMC.

L’organismo in questione ha confermato che «un membro dell’OMC è libero di scegliere il tipo di regime fiscale che desidera, purchè applicato conformemente alle obbligazioni dell’OMC. Qualunque sia il regime fiscale scelto dal membro, non saranno rispettate le obbligazioni dell’OMC se si forniscono, attraverso il regime fiscale, dei sussidi vincolati alle esportazioni poichè non permessi dagli accordi in questione».

(2001/C 151 E/080) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3118/00 di Brigitte Langenhagen (PPE-DE) alla Commissione

(6 ottobre 2000)

Oggetto: Impiego di carcasse nelle farine animali

La decisione di vietare, a partire dal 1o ottobre 2000, l’impiego di animali da produzione morti sotto forma di farina e mangimi crea una grande insicurezza tra gli allevatori, le imprese di macellazione e le associazioni interessate in Germania. Si teme che le nuove disposizioni concernenti l’eliminazione dei residui comportino costi aggiuntivi unilaterali.

Può la Commissione far sapere:

1. Quali motivi hanno portato a questa decisione? Sono essi basati su dati scientifici?

2. Quali costi aggiuntivi deriveranno dalla sua attuazione? Chi dovrà sostenerli?

3. È prevista una regolamentazione per l’assunzione dei costi?

4. Intravede la Commissione il pericolo che si possano imboccare altre vie per l’eliminazione dei residui eludendo in tal modo la decisione? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/69

5. Come giudica la Commissione la procedura tedesca per la produzione di farina animale (trattamento di sterilizzazione a pressione a 133o per almeno 20 minuti a pressione di 3 bar)?

6. Qual è l’opinione della Commissione circa la possibilità di applicare questo trattamento su scala europea? Si potrebbe raggiungere in tal modo una protezione ottimale dei consumatori a livello europeo?

Risposta del commissario Byrne a nome della Commissione

(1o dicembre 2000)

1. L’Onorevole parlamentare fa riferimento alla proposta di regolamento del Parlamento e del Consiglio, recante norme sanitarie relative ai sottoprodotti di origine animale non destinati al consumo umano (1), adottata dalla Commissione il 19 ottobre 2000. L’elemento chiave di tale proposta è il divieto di riciclare alcuni sottoprodotti di origine animale nella catena alimentare, quali animali morti e materiale animale vietato. L’unico materiale ammesso alla produzione degli alimenti per animali proviene esclusivamente da quelli dichiarati idonei al consumo umano.

Tale proposta si basa su nove pareri scientifici adottati dal Comitato scientifico direttivo, che raccoman- dano tutti l’esclusione del materiale organico non adatto al consumo umano dalla catena alimentare animale. La nota esplicativa della proposta fornisce le informazioni di carattere generale che sottolineano i motivi alla base di questa nuova politica, relativa ai sottoprodotti di origine animale non destinati al consumo umano nonché l’elenco completo dei pareri scientifici.

Una versione modificata di tale proposta, concernente solo gli animali morti dovrà essere presentata agli Stati membri, su iniziativa del Consiglio agricoltura il 20/21 novembre, quale misura di salvaguardia.

2. La Commissione è consapevole del fatto che potrebbero insorgere vari problemi a causa del divieto di riciclare una parte del materiale organico negli alimenti per animali. In particolare, i costi che la proposta comporta sono alquanto elevati poiché le nuove norme porteranno a spese aggiuntive per l’eliminazione di una parte del materiale animale e delle carcasse che in precedenza avevano un valore economico positivo. Per risolvere tale problema, la proposta include anche una serie di alternative alla produzione degli alimenti per animali, relative all’uso o all’eliminazione di questi sottoprodotti, quali il coincenerimento, il compostaggio, i fertilizzanti e l’industria oleochimica. Questi metodi alternativi per l’uso o lo smaltimento permetteranno un recupero dei costi. Nella nota esplicativa della proposta viene fatta un’analisi delle conseguenze.

3. La Commissione è a conoscenza del gran numero di approcci, diversi a seconda degli Stati membri, al supporto finanziario del trattamento e dell’eliminazione di sottoprodotti di origine animale. Per evitare che questa situazione abbia un impatto sulle condizioni di concorrenza economica dei prodotti agricoli, il regolamento proposto esige che siano stabilite norme armonizzate a livello comunitario relative a tale questione.

4. Il regolamento contiene le disposizioni necessarie a garantire una separazione dei diversi tipi di materiale animale durante la selezione, il trasporto, la conservazione e il trattamento e fornisce sistemi affidabili di identificazione e registrazione del prodotto finale.

5. e 6. La decisione del Consiglio 1999/534/CE del 19 luglio 1999, relativa alle misure applicabili al trattamento di taluni rifiuti di origine animale per la protezione dalle encefalopatie spongiformi trasmissi- bili (2) stabilisce che a partire dal primo aprile 1997, tutti i rifiuti organici, derivanti da mammiferi usati per la produzione di farine animali destinati al consumo di questi ultimi, devono essere trattati attraverso la sterilizzazione in conformità con i parametri minimi di 133o per 20 minuti a pressione di 3 bar. Inoltre, dal primo luglio 2000, il grasso fuso proveniente da ruminanti ad alto livello di rischio, destinato al consumo animale, deve anch’esso essere trattato in conformità con i suddetti parametri minimi. Tali disposizioni sono basate su recenti pareri scientifici e saranno riconsiderate alla luce di sviluppi scientifici di rilievo.

(1) COM(2000) 574 def. (2) GU L 204 del 4.8.1999. C 151 E/70 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/081) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3119/00 di Brigitte Langenhagen (PPE-DE) alla Commissione

(6 ottobre 2000)

Oggetto: Concessione di licenze UTMS in Spagna

Nella concessione di licenze UTMS il governo spagnolo ha scelto una procedura che ha avuto come conseguenza soltanto redditi limitati. Secondo quanto riportato dalla stampa, si è trattato di una scelta mirata, al fine di consentire alle imprese spagnole di conseguire redditi maggiori e agli utilizzatori di pagare meno tasse.

Può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

1. In che misura la Commissione è a conoscenza di questa scelta e come può incidere su di essa?

2. La procedura attualmente applicata in Spagna è conciliabile con le disposizioni europee in materia di concorrenza?

3. Ritiene la Commissione che questa procedura spagnola contempli sovvenzioni latenti o palesi e offra quindi vantaggi rispetto alle altre imprese europee?

4. Intende agire la Commissione contro sovvenzioni di questo tipo da parte degli Stati membri a favore di determinati settori? In caso affermativo, quali misure intende essa adottare?

Risposta data dal signor Monti a nome della Commissione

(22 novembre 2000)

Riguardo alla procedura di assegnazione delle licenze UTMS scelta dalla Spagna e da altri Stati membri, la Commissione richiama l’attenzione dell’onorevole parlamentare sul fatto che né la decisione 128/1999 (1) né alcuna altra direttiva comunitaria in materia di comunicazioni mobili (2) e di autorizzazioni (3) impongono agli Stati membri una specifica procedura al riguardo (la selezione comparativa, per esempio, ovvero i «beauty contest», invece delle offerte concorrenti o aste). Gli Stati membri sono tenuti a rispettare il trattato CE e tutta una serie di norme generali della legislazione comunitaria che sono esplicitamente riprese nella normativa citata. In particolare, i sistemi di tariffazione dello spettro di frequenze vanno commisurati all’esigenza, da un lato, di favorire i servizi innovativi e la concorrenza, dall’altro, di garantire l’uso efficiente di risorse scarse. Il numero di licenze UMTS, inoltre, può essere limitato esclusivamente per provata insufficiente capacità dello spettro di frequenza e le licenze dovrebbero essere rilasciate sulla base di criteri obiettivi, non discriminatori, dettagliati e proporzionali. Fintantoché il trattato e queste norme di base sono rispettati, non vi è ragione che la Commissione intervenga o cerchi di influenzare il processo in base al quale gli Stati membri decidono di assegnare le licenze UMTS.

La Commissione sta seguendo con attenzione le modalità di assegnazione adottate dai diversi Stati membri. Tuttavia, non ha ancora ricevuto nessuna domanda in merito ad una presunta violazione da parte delle autorità spagnole delle norme suddette o delle regole della concorrenza.

Quanto al problema di eventuali sovvenzioni alle imprese che si aggiudicano le licenze UMTS in Spagna, va anzitutto ricordato che la scelta della procedura spetta agli Stati membri e che la Commissione non ha nulla da eccepire al riguardo, purché sia rispettato l’articolo 87 (ex art. 92) del trattato.

Se trasparenti, obiettive e non discriminatorie, le due procedure di assegnazione delle licenze, «beauty contest» e aste, non contravvengono in linea di principio alle norme sugli aiuti di Stato. Inoltre, le condizioni e le modalità della procedura scelta devono permettere di escludere ogni eventualità che una qualsiasi forma di aiuto sia concessa agli acquirenti o all’attività in questione, sia direttamente sia indirettamente. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/71

La Commissione ha ricevuto sinora diverse domande relative alla pretesa concessione di aiuti di Stato nell’ambito di alcune procedure di assegnazione di licenze UMTS, ma tali domande sono ancora oggetto di esame.

(1) Decisione n. 128/1999/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 dicembre 1998 sull’introduzione coordinata di un sistema di comunicazioni mobili e senza fili (UMTS) della terza generazione nella Comunità, GU L 17 del 22.1.1999. (2) Direttiva 96/2/CE della Commissione, del 16 gennaio 1996, che modifica la direttiva 90/388/CEE in relazione alle comunicazioni mobili e personali, GU L 20 del 26.1.1996. (3) Direttiva 97/13/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 10 aprile 1997 relativa ad una disciplina comune in materia di autorizzazioni generali e di licenze individuali nel settore dei servizi di telecomunicazione, GU L 117 del 7.5.1997.

(2001/C 151 E/082) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3124/00 di Patricia McKenna (Verts/ALE) alla Commissione

(6 ottobre 2000)

Oggetto: URBAN II

Lo scorso maggio sono stati pubblicati gli orientamenti relativi all’iniziativa URBAN II e, entro il 10 novembre 2000, il governo irlandese deve sottoporre alla Commissione proposte per l’approvazione. È emerso tuttavia che il governo irlandese ha deciso di modificare le procedure di gara e di selezione dei progetti candidati al finanziamento, in particolare senza consultare le autorità e i partner associati locali. Gli stanziamenti destinati all’Irlanda nel quadro di URBAN II ammontano a 3,9 milioni di sterline, contro i 16,6 milioni ricevuti nell’ambito di URBAN I, e gli orientamenti della Commissione relativi a URBAN II prevedono un progetto in Irlanda.

Nel quadro di URBAN I, il governo irlandese aveva richiesto la partecipazione delle autorità locali, dei County Enterprise Boards (consigli locali delle PMI) e delle Area Partnership Companies (imprese di partenariato locale) invitandoli a presentare progetti ammissibili ai finanziamenti. Tuttavia, le autorità irlandesi hanno ora indicato che non accetteranno alcuna candidatura proposta dalle autorità locali idonee e dagli organismi di sviluppo esistenti ma che presenteranno alla Commissione la loro proposta di un programma per l’Irlanda ricorrendo alla loro propria procedura di consultazione e selezione.

Ciò premesso, ritiene la Commissione che tale procedura modificata sia in violazione degli orientamenti relativi a URBAN II? È la Commissione del parere che l’assenza di una procedura di gara regolare possa compromettere l’attuazione corretta di URBAN II in Irlanda? Come intende agire la Commissione per far fronte a questi problemi?

Non crede la Commissione che la procedura sopra descritta sia in violazione dei principi di partenariato stabiliti dalle nuove norme generali relative ai Fondi strutturali (Regolamento 1260/1999 (1) del Consiglio recante disposizioni generali sui Fondi strutturali)?

(1) GU L 161 del 26.6.1999, pag. 1.

Risposta data dal sig. Barnier in nome della Commissione

(10 novembre 2000)

Gli stanziamenti destinati all’Irlanda per il periodo 2000-2006 ammontano a 5 milioni di € (prezzi 1999), da assegnare ad un programma operativo nell’ambito dell’iniziativa comunitaria URBAN II. In linea di massima, sono ammissibili le aree urbane che soddisfano almeno tre dei nove criteri menzionati negli orientamenti relativi al programma URBAN II (1), in virtù dei quali le strategie di sviluppo sono selezionate in base alla loro qualità, al carattere innovativo e alla provata capacità di affrontare i problemi.

Ai sensi dell’articolo 8, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1260/1999 del Consiglio, del 21 giugno 1999, recante disposizioni generali sui Fondi strutturali (2), le azioni comunitarie si fondano su una stretta concertazione tra la Commissione e lo Stato membro, nonché le autorità e organismi designati dallo Stato membro nel quadro delle proprie normative nazionali e delle prassi correnti. C 151 E/72 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

La procedura di selezione delle aree ammissibili è una responsabilità delegata allo Stato membro. I principi del partenariato menzionato nei regolamenti generali si riferiscono non tanto a questa procedura nazionale di selezione, quanto alla fase preparatoria di un programma URBAN II una volta designata la città. Eventuali modifiche della procedura di selezione e di gara da parte del governo irlandese non costitui- rebbero quindi una violazione dei regolamenti generali sui Fondi strutturali. Tuttavia, la Commissione insisterà sulla necessità di associare i partenariati locali all’elaborazione e attuazione dei programmi operativi.

(1) GU C 141 del 19.5.2000. (2) GU L 161 del 26.6.1999.

(2001/C 151 E/083) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3130/00 di Íñigo Méndez de Vigo (PPE-DE) e Jorge Hernández Mollar (PPE-DE) alla Commissione

(6 ottobre 2000)

Oggetto: Progetto «Alzati e cammina»

Sei mesi fa ha avuto un grande successo la presentazione a Bruxelles, ad opera della Commissione, del progetto «Alzati e cammina» dell’équipe del dott. Rabischong, grazie al quale alcuni paraplegici riescono ad abbandonare la sedia a rotelle e a camminare senza apparecchi ortopedici. Ora sembra che la Commissione europea voglia ritirare il suo appoggio a tale progetto. In considerazione del fatto che trecento paraplegici attendono con impazienza la possibilità di beneficiare del progetto, non ritiene la Commissione di aver ritirato troppo presto il suo sostegno finanziario a un’iniziativa che ha suscitato grandi aspettative?

(2001/C 151 E/084) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3131/00 di Laura González Álvarez (GUE/NGL) alla Commissione

(6 ottobre 2000)

Oggetto: Cancellazione del programma «Alzati e cammina» per decisione della Commissione

La Commissione ha cancellato il finanziamento al programma «Alzati e cammina», volto a restituire la mobilità ai paraplegici. La Commissione ritiene che il progetto sia entrato nella fase commerciale e che abbia quindi perduto il carattere di ricerca di base necessario per ottenere l’aiuto dei fondi europei. Secondo la Commissione, in questa fase devono intervenire i sistemi sanitari pubblici dei paesi dell’Unione europea nonché il settore privato. Tuttavia, il costo di ciascuna operazione risulta eccessivo per la maggior parte dei pazienti.

I risultati ottenuti con tale programma sono stati molto positivi e hanno suscitato grandi speranze tra le persone che vivono immobilizzate o sulla sedia a rotelle. Attualmente, oltre trecento pazienti sono ancora iscritti nella lista di attesa di tale progetto, dopo essere stati selezionati per l’operazione, e sperano di essere nuovamente in grado di camminare.

Numerose organizzazioni rappresentative dei pazienti, come la Confederazione statale spagnola degli invalidi fisici, hanno chiesto alla Commissione di non cancellare il finanziamento del programma.

Può la Commissione rettificare la propria decisione e continuare a finanziare il progetto altri quattro anni?

Quali soluzioni può proporre la Commissione agli oltre trecento pazienti iscritti nella lista d’attesa? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/73

Quali iniziative ha adottato o pensa di adottare la Commissione per promuovere la continuità del progetto da parte dei sistemi sanitari pubblici e del settore privato degli Stati membri?

La Commissione pensa di promuovere un nuovo tipo di ricerca incentrata sul trapianto e la rigenerazione del midollo? Quali sarebbero le caratteristiche di questo nuovo programma?

Risposta comune data dal sig. Busquin in nome della Commissione alle interrogazioni scritte E-3130/00 e E-3131/00

(15 novembre 2000)

Il contratto di finanziamento congiunto del progetto Stand Up And Walk (Alzati e cammina) (1), è stato concluso per una durata triennale, con inizio il 1o luglio 1996. Era inteso a mettere a punto un programma di parziale ricupero dell’apparato locomotore per alcuni pazienti paraplegici e prevedeva, in particolare, l’impianto di uno stimolatore neurale a sei pazienti, provenienti da sei diversi Stati membri. Tale progetto unico, all’avanguardia fra i progetti di dimostrazione europea nel campo della ricerca medica, relativo ad un problema talmente delicato e vitale è stato condotto ammirevolmente a termine dal Prof. Rabischong e dalla sua équipe. Il contributo finanziario, di un importo di 1,5 M €, non è stato mai ritirato ai promotori del progetto. La Commissione non ha posto termine al contratto né lo ha sospeso. Avendo il progetto preso un certo ritardo, il consorzio ha chiesto alla Commissione, e ottenuto, due proroghe successive, ciascuna di tre mesi, per la durata del progetto, venuto a scadenza il 30 giugno 2000.

Per ottenere un nuovo finanziamento comunitario il consorzio, come qualsiasi altro partenariato di ricercatori, deve rispondere ad un invito a presentare proposte pubblicato dalla Commissione nella Gazzetta ufficiale nel contesto del Quinto programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico (PQRST) (2). Le proposte sono selezionate dalla Commissione, dopo valutazione del comitato di esperti indipendenti, in funzione di criteri e procedure precisi, pubblicati anticipatamente.

L’impianto ai 300 pazienti di cui parla l’onorevole parlamentare non era mai stato previsto nel contratto tra il consorzio e la Commissione. Il progetto si riferiva a sei pazienti; i promotori del progetto, e non la Commissione, hanno deciso di limitarsi a due soli impianti.

Come in qualsiasi altro progetto di dimostrazione, la funzione della Commissione consiste nel permettere ai promotori di convalidare la tecnologia nei confronti di un vasto pubblico, risultato a quanto pare ottenuto, per agevolarne il trasferimento alla prassi clinica o al mercato, in interazione con i vari enti pubblici e privati responsabili (autorità normative, ministeri, industrie). Oltre al finanziamento erogato la Commissione ha peraltro contribuito notevolmente a garantire vasta eco alle realizzazioni del progetto (pubblicazioni, manifesti in varie manifestazioni, conferenza stampa del commissario responsabile della ricerca, svoltasi il 20 marzo 2000). Non è però compito della Commissione sostituirsi più oltre ai promotori del progetto nel trasferimento, la divulgazione e lo sfruttamento della tecnologia, tanto più che l’impianto, attualmente convalidato, può essere ormai commercializzato. Un ulteriore sostegno a valle ai promotori esulerebbe pertanto dal contesto precompetitivo imposto dagli accordi dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC).

Quanto alle possibilità offerte attualmente dal quinto PQRST, il programma Qualità della vita e gestione delle risorse biologiche è aperto alle proposte relative alle menomazioni e alla strategie terapeutiche in materia, sia nel quadro delle azioni chiave: la cellula come fabbrica (in particolare il punto 3.1 del programma di lavoro), invecchiamento della popolazione e disabilità (in particolare il punto 6.4), che in quello delle attività generiche di ricerca sugli handicap e sulla neurologia. Un settore dell’azione chiave Sistemi e interfacce per il cittadino del programma Società dell’informazione di facile uso è inoltre dedicato alle persone con esigenze specifiche, fra cui i disabili e gli anziani. Considerato lo stadio delle discussioni relative al sesto PQRST, sarebbe estremamente prematuro annunciare oggi quali saranno le future modalità che permetteranno alla Comunità di sostenere la ricerca e lo sviluppo tecnologico nel settore citato. In virtù della sua funzione nella procedura di codecisione il Parlamento parteciperà evidentemente ai lavori che determineranno tali modalità.

(1) Numero di riferimento BMH4-CT961501. (2) La prossima pubblicazione è prevista per il 15 novembre 2000. C 151 E/74 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/085) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3132/00 di María Valenciano Martínez-Orozco (PSE) e Anna Terrón i Cusí (PSE) alla Commissione

(6 ottobre 2000)

Oggetto: Finanziamento a carico dell’FSE di corsi di formazione riservati alle donne in settori in cui queste ultime sono sovrarappresentate

La Fundació Educació Treball i Societat, il Centre Europeu de Formació e i CEAC (centri privati di formazione catalani) offrono, tramite la stampa catalana, diversi corsi di formazione professionale destinati a persone disoccupate, sovvenzionati congiuntamente dal Fondo sociale europeo e dalla Direzione generale dell’occupazione del Dipartimento del lavoro della Generalitat della Catalogna. L’esistenza di tali sovven- zioni risulta esplicitamente dagli annunzi, corredati dei rispettivi loghi della Generalitat e dell’FSE. Ciascuno dei centri inserisce tra i corsi proposti un corso riservato alle donne, in settori di attività in cui sono tradizionalmente sovrarappresentate («taglio e confezione», «servizi telefonici e telemarketing» e «assistenza specializzata ai bambini»).

In conformità degli articoli 2 e) e 3 a) del regolamento (CE) n. 1784/1999 (1) del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 luglio 1999, relativo al Fondo sociale europeo, quest’ultimo sostiene e completa misure specifiche degli Stati membri intese a migliorare l’accesso e la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e a ridurre la segregazione verticale e orizzontale fondata sul sesso nel mercato del lavoro. Tra le attività sovvenzionabili rientrano l’istruzione, la formazione e la riabilitazione professionale, l’orientamento, la consulenza e il perfezionamento professionale.

D’altro canto, dopo l’entrata in vigore del trattato di Amsterdam, in virtù dell’articolo 141, paragrafo 4 del trattato CE, e al fine di garantire la piena parità tra uomini e donne nella vita lavorativa, il principio della parità di trattamento non osta a che uno Stato membro mantenga o adotti misure che prevedano vantaggi specifici diretti a facilitare l’esercizio di un’attività professionale da parte del sesso sottorappresentato, ovvero a evitare o compensare svantaggi nelle carriere professionali.

Non crede la Commissione che il finanziamento a carico dell’FSE di parte dei corsi suddetti ottenga un effetto opposto a quello di porre fine alla tradizionale segregazione orizzontale del lavoro e sia pertanto un atto contrario al trattato CE, alla direttiva 76/207 CEE (2) e ai regolamenti che disciplinano i Fondi strutturali?

Tenendo in considerazione le disposizioni generali dei Fondi (regolamento (CE) n. 1260/1999 (3) del Consiglio, del 12 giugno 1999, quali misure in materia di verifica, controllo, valutazione e sanzione pensa di introdurre per impedire il finanziamento di corsi che violano i precetti e gli obiettivi della normativa suddetta?

(1) GU L 213 del 13.8.1999, pag. 5. (2) GU L 39 del 14.2.1976, pag. 40. (3) GU L 161 del 26.6.1999, pag. 1.

Risposta data dalla sig.ra Diamantopoulou a nome della Commissione

(24 novembre 2000)

In conformità del Regolamento (CE) n. 1784/1999 del Parlamento e del Consiglio del 12 luglio 1999 relativo al Fondo sociale europeo (FSE), gli interventi cofinanziati dal FSE devono promuovere la parità fra le donne e gli uomini (1), così come sottolineano gli onorevoli parlamentari. Ciò comporta un ampio ventaglio di azioni miranti a migliorare in senso generale l’idoneità al lavoro delle donne, nonché a ridurre la «chiusura» verticale e orizzontale del mercato del lavoro. La strategia della Commissione per quanto riguarda la promozione della parità di opportunità presenta un duplice approccio. Il primo, mira a integrare il principio della parità di opportunità in tutte le politiche e in tutte le azioni comunitarie (principio del mainstreaming); il secondo approccio mira invece a promuovere azioni specifiche coerenti con la strategia definita nella programmazione, tenendo conto delle esigenze specifiche del mercato del lavoro del territorio interessato. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/75

Così, ad esempio, le azioni del FSE non si limitano ai settori nei quali sono rappresentate le donne. Tali azioni riguardano infatti anche il miglioramento generale delle condizioni di impiego lavorativo delle donne al fine di favorire la loro presenza sul mercato del lavoro.

Nel quadro della nuova programmazione 2000-2006 del FSE, la Commissione si è adoperata affinché la dimensione della parità fra donne e uomini risulti potenziata a livello della programmazione, degli sviluppi e della valutazione delle varie azioni. Il quadro comunitario di sostegno (QCS) dell’obiettivo 3 per la Spagna e segnatamente il programma operativo (PO) della Catalogna, prevedono l’integrazione orizzontale della parità di opportunità, nonché misure specifiche in favore delle donne.

Peraltro, i comitati di controllo del CCA e il PO obiettivo 3, prevedono, per la prima volta, la presenza di una rappresentanza di organismi incaricati della tutela della parità di opportunità, che dovrebbe consentire un’attuazione effettiva del principio di parità nell’ambito FSE. Vi è un impegno a tale proposito nei PO di seguire il principio di parità di opportunità e tale principio sarà oggetto di opportune valutazioni tematiche.

In ogni caso, spetta al singolo Stato membro l’attuazione della programmazione che deve rispondere alle esigenze regolamentari e rispettare il principio di parità di trattamento introdotto dalla direttiva 76/207/CEE del Consiglio del 9 febbraio 1976, relativa all’attuazione del principio di parità di trattamento fra donne e uomini per quanto riguarda l’accesso al lavoro, alla formazione e alla promozione professio- nali, nonché alle condizioni di lavoro (2). Le azioni che non risponderanno a tali esigenze o che non rispetteranno il principio di uguaglianza, non potranno essere considerate come eseguibili.

(1) GU L 213 del 13.8.1999. (2) GU L 39 del 14.2.1976.

(2001/C 151 E/086) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3134/00 di Rosa Miguélez Ramos (PSE) alla Commissione

(6 ottobre 2000)

Oggetto: Norme per le petroliere monoscafo

Nel quadro del pacchetto legislativo sulla sicurezza marittima la Commissione ha presentato una proposta di regolamento sull’introduzione accelerata delle norme in materia di doppio scafo o di tecnologia equivalente per le petroliere monoscafo.

Nella scheda di valutazione dell’impatto della proposta sulle imprese, in particolare le PMI, la Commissione afferma che la proposta dovrebbe avere effetti favorevoli sull’occupazione, grazie all’aumento della domanda di navi di nuova costruzione. Essa sottolinea tuttavia l’aggressiva politica dei prezzi dell’industria cantieristica dell’Estremo Oriente, che potrebbe ricevere gran parte delle commesse risultanti dall’attuazione della proposta.

Può la Commissione fornire cifre concrete circa i contratti prevedibili e i loro effetti in termini di posti di lavoro? Può indicare quanti di questi posti di lavoro potranno interessare i cantieri navali europei?

Per quanto riguarda la capacità dei cantieri navali asiatici, può la Commissione far sapere se rispettano le norme minime in materia di condizioni sociali e lavorative, procedimenti non inquinanti e capacità tecnologica?

Qualora le maggiori possibilità dei cantieri navali asiatici di ottenere questo tipo di contratti si basino sul dumping sociale, ambientale e tecnologico, quali misure prevede di prendere la Commissione per garantire una concorrenza leale e la parità di opportunità dei cantieri navali europei? C 151 E/76 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Risposta data dalla sig.ra de Palacio a nome della Commissione

(16 novembre 2000)

La proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sull’introduzione accelerata di norme in materia di doppio scafo o di tecnologia equivalente per le petroliere monoscafo (1) mira a garantire che il trasporto marittimo di petrolio e di prodotti petroliferi avvenga in modo sicuro e in condizioni accettabili, con il minor rischio possibile di inquinamento da idrocarburi in caso di incidenti. È necessaria un’azione armonizzata per evitare che nuove calamità di questo tipo danneggino le coste, la fauna, la flora e l’ambiente marino.

Per migliorare la situazione si è proposto di accelerare l’introduzione di petroliere a doppio scafo a sostituzione del naviglio monoscafo. Non è possibile fornire cifre circa l’impatto che la misura avrà sull’occupazione della gente di mare, non essendo in grado di prevedere né le modalità di impiego del naviglio da parte degli operatori del settore nei prossimi quindici anni, né la bandiera da loro scelta.

Se adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio, la proposta della Commissione darà luogo a un aumento della domanda di nuove petroliere con conseguenti effetti positivi sull’industria della costruzione navale. Tuttavia, visto che il settore cantieristico del sud-est asiatico è caratterizzato da sovraccapacità produttive e pratica una politica di prezzi selvaggia e aggressiva, i cantieri europei si troveranno a dover affrontare la concorrenza dei paesi asiatici per gran parte delle commesse derivanti dall’introduzione accelerata delle nuove norme, in particolare per quanto riguarda il naviglio di grandi dimensioni. L’impatto positivo sull’occupazione nella cantieristica europea potrebbe pertanto risultare modesto, anche se è lecito prevedere che dai cantieri europei uscirà una parte del naviglio destinato a sostituire le petroliere superate, in particolare il naviglio minore. Inoltre, per la costruzione navale europea, il principale effetto positivo della maggior domanda di navi sarà indiretto, in quanto ciò potrebbe allentare la pressione della concorrenza asiatica in altri segmenti del mercato.

La Commissione non può affermare che la maggior competitività dei cantieri asiatici deriva da peggiori condizioni sociali e lavorative o da pratiche di dumping tecnologico o ambientale. Le analisi dei prezzi effettuate per conto della Commissione hanno evidenziato che l’origine delle distorsioni del mercato è da ricercarsi in gran parte nelle vendite sottoprezzo praticate dai cantieri della Corea del Sud. I loro prezzi, infatti, spesso non coprono la totalità dei costi finanziari e pertanto non sono rappresentativi del vero valore della nave secondo la definizione dell’accordo antidumping dell’OMC. Alla luce di queste constata- zioni, la Commissione è del parere che le misure finalizzate a garantire un contesto di parità per l’industria navale europea non dovrebbero essere motivate da presunte pratiche di dumping sociale, tecnologico o ambientale, ma dovrebbero invece mirare ad ottenere la cessazione da parte della Corea del Sud delle pratiche di fissazione di prezzi che prescindono dalle leggi del mercato. La Commissione sta attualmente conducendo consultazioni bilaterali con la Corea pur non avendo escluso la possibilità di sollevare la questione nel contesto dell’OMC.

(1) GU C 212 E del 25.7.2000.

(2001/C 151 E/087) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3136/00 di Juan Naranjo Escobar (PPE-DE) alla Commissione

(6 ottobre 2000)

Oggetto: La rivolta nel settore dei carburanti

Il prezzo del greggio Brent ha segnato negli ultimi giorni un nuovo record, anche dopo che i paesi OPEC hanno deciso di aumentare la produzione di 800 000 barili al giorno, il che rappresenta il 3 % della produzione attuale. La rivolta nel settore dei carburanti ha comportato in diversi Stati membri la mobilitazione di settori come quello agricolo e dei trasporti. La mancanza di stabilità del prezzo del greggio può comportare, unitamente alla bassa quotazione dell’euro sui mercati internazionali, un nuovo aumento dell’inflazione nella zona euro, che già lo scorso mese di agosto era intorno al 2,3 %, secondo gli ultimi dati pubblicati il 18 settembre dall’Istituto statistico dell’Unione (Eurostat). 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/77

E’ deplorevole la mancanza di una valutazione comune da parte degli Stati membri della crisi attuale, che ha lasciato il posto all’adozione individuale di soluzioni nazionali che cercano di porre fine al blocco di taluni settori influenti mediante la concessione di aliquote impositive più basse.

Non ritiene la Commissione che si sia in presenza di una possibile violazione dei principi contenuti negli articoli 81 e 82, che garantiscono la concorrenza nel mercato interno? Quali sono state le reazioni delle diverse istituzioni europee di fronte alla rivolta nel settore dei carburanti e alle misure adottate in particolare dagli Stati membri? Come valuta la Commissione le eventuali ripercussioni di tale crisi sulle altre fonti energetiche? E’ possibile un’impostazione comune ma coerente, volta a eliminare le differenze nazionali in materia d’imposizione, che prenda in considerazione una strategia globale per la fissazione del prezzo del petrolio, senza necessità di una politica estera comune?

Risposta data dalla sig.ra de Palacio in nome della Commissione

(29 novembre 2000)

Nella comunicazione del 4 ottobre 2000 sull’approvvigionamento petrolifero dell’Unione europea (1)la Commissione ha preso nettamente posizione contro l’idea di attenuare l’aumento dei prezzi dei prodotti petroliferi grazie a una riduzione delle imposte. Cedere su questo piano equivarrebbe a trasferire le entrate fiscali verso i paesi membri dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEP) e incoraggiarli a mantenere quotazioni artificiosamente elevate in quanto l’effetto dovuto all’aumento del prezzo del greggio sui prezzi al consumo sarebbe neutralizzato dalle riduzioni di imposta. Inoltre una riduzione delle imposte non sarebbe conforme con i nostri obiettivi di tutela dell’ambiente.

I tagli alle imposte effettuati con interventi puntuali non sono del tutto compatibili con la regolamenta- zione europea anche se essa indiscutibilmente non è ancora riuscita a realizzare un vero e proprio ravvicinamento delle accise e delle aliquote dell’IVA.

Vari Stati membri hanno recentemente annunciato misure di aiuti settoriali comprendenti in particolare riduzioni delle accise sul diesel per l’autotrasporto. Misure di questo tipo vanno esaminate nel quadro della legislazione comunitaria sugli aiuti di Stato ai sensi dell’articolo 87 (ex articolo 92) del trattato CE (in quanto possono falsare la concorrenza e suscitare quindi ostacoli alla realizzazione del mercato interno) nonché nel quadro delle norme comunitarie sulle accise gravanti sugli oli minerali. In proposito la Commissione ha già chiesto a vari Stati membri di trasmetterle informazioni complete sull’insieme delle misure adottate o previste a livello nazionale. Qualora l’una o l’altra dovesse risultare contraria al diritto comunitario, in particolare in materia di aiuti di Stato, verrebbero avviate le procedure prescritte dal trattato CE.

Queste misure non sono nemmeno coerenti con gli obiettivi perseguiti dalla Comunità in materia di politica dell’ambiente e dell’energia e dei trasporti.

Risulta dunque ineludibile un ravvicinamento dei regimi fiscali degli Stati membri verso l’alto. Questo è peraltro quanto propone la Commissione col progetto di direttiva che ristruttura il quadro comunitario per l’imposizione dei prodotti energetici (2), sul tavolo del Consiglio già dal 1997.

È opportuno dunque scoraggiare il tentativo di assorbire l’aumento dei prezzi con una riduzione delle imposte. Occorrerebbe anzi procedere ad interventi di segno contrario nel quadro di un vero e proprio ravvicinamento verso l’alto delle accise sui carburanti. L’unico meccanismo di aggiustamento che si potrebbe prevedere riguarda l’IVA, cioè una stabilizzazione del suo gettito in caso di importante fluttuazione dei prezzi del petrolio.

(1) COM(2000) 631 def. (2) GU C 139 del 6.5.1997. C 151 E/78 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/088) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3137/00 di Francisca Sauquillo Pérez del Arco (PSE) alla Commissione

(6 ottobre 2000)

Oggetto: Paralisi del Comitato PVS/ALA e diminuzione della cooperazione con l’America latina

In seno al Parlamento europeo si osserva con preoccupazione un certo degradarsi della cooperazione con l’America latina, date le ripetute cancellazioni delle riunioni del Comitato PVS/ALA, che quest’anno si è riunito soltanto due volte (mentre l’anno scorso le riunioni avevano luogo ogni mese), e considerando che non vengono eseguite misure già approvate da tale comitato, come il finanziamento del programma regionale di ricostruzione dell’America centrale.

Inoltre, la Commissione non ha presentato una relazione sull’aiuto speciale al Venezuela, richiesta nel novembre 1999.

Può la Commissione spiegare adeguatamente i motivi di questo cattivo funzionamento del Comitato PVS/ALA?

La Commissione è consapevole dell’impegno assunto nel quadro del Consiglio europeo di Berlino sull’equilibrio geografico dell’azione esterna comunitaria?

Può la Commissione spiegare le ragioni per cui non si è data esecuzione al programma regionale di ricostruzione dell’America centrale?

Quali sono le prospettive della Commissione circa l’aiuto al Venezuela?

Può anticipare gli orientamenti della comunicazione sul futuro delle relazioni UE/America latina a partire dall’anno 2000?

Risposta data dal sig. Patten a nome della Commissione

(31 ottobre 2000)

Il 16 maggio 2000, la Commissione ha adottato un ambizioso programma di riforma in materia di aiuti esterni dell’Unione. Conformemente alle raccomandazioni del Parlamento, un aspetto importante di tale azione consisterà nel riesaminare il funzionamento dell’insieme dei comitati al fine di incentrare le loro attività sulla programmazione strategica e non più sulla microgestione dei singoli progetti. In attesa delle nuove procedure di comitatologia, la Commissione è già impegnata ad assicurare una migliore prepara- zione dei progetti da sottoporre ai comitati. Una preparazione più accurata richiede tempi più lunghi, ma facilita la successiva gestione e riduce i rischi di ritardo dell’attuazione.

Mettendo tuttavia a confronto il ritmo di presentazione dei progetti per l’America latina del 2000 con quello del 1999, è possibile constatare un miglioramento, visto che il primo progetto del 1999 è stato presentato solo in settembre, mentre, nel 2000, due progetti hanno ricevuto parere favorevole in giugno e un altro l’ha ricevuto in settembre. Gli altri programmi previsti nel quadro della programmazione 2000 «AL» saranno sottoposti al parere del comitato nel corso delle riunioni di novembre e dicembre.

Naturalmente la Commissione ha ben presenti le conclusioni del Consiglio europeo di Berlino sull’equili- brio geografico dell’azione esterna della Comunità ed è su tali conclusioni che si basa per la programma- zione dei propri interventi. La Commissione si è inoltre espressa a favore di un dibattito sulle priorità delle azioni esterne dell’Unione da tenersi in seno al Consiglio Affari Generali. Tale dibattito, cui il Parlamento parteciperà a pieno titolo, avrà luogo all’inizio dell’anno e faciliterà in futuro la preparazione del bilancio.

Per quanto attiene all’attuazione del programma regionale per la ricostruzione dell’America centrale (PRRAC), la prima squadra di esperti tecnici che assiste la Commissione nell’esecuzione del programma ha avviato i propri lavori già a metà ottobre 1999. D’altronde, nei primi sei mesi del 2000, tutto il personale statutario della struttura decentrata di gestione del PRRAC è stato assimilato dalla Commissione nonostante la penuria di risorse umane imposta dalla decisione finanziaria di crescita zero nell’assunzione di nuovi effettivi. Il personale statutario sarà operativo a partire da metà ottobre, data in cui diventeranno effettivi anche l’assunzione del personale locale e l’installazione della logistica necessaria per le attività che si svolgeranno nel nuovo edificio che è stato necessario allestire per la delegazione a Managua. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/79

Ciò nonostante e malgrado le limitazioni sopraindicate, ad oggi sono già state attuate o lanciate diverse azioni: la fase di studio e di preparazione in loco, la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale degli avvisi di preinformazione delle gare per l’esecuzione di taluni progetti, nonché gli inviti a presentare proposte per le iniziative locali nei quattro paesi beneficiari del programma.

Quando, nel dicembre 1999, vaste regioni del Venezuela sono state colpite da inondazioni, i primi interventi sono stati effettuati mediante approvazione delle azioni di emergenza per un importo totale di 7,15 milioni di euro.

Immediatamente dopo, la Commissione ha chiesto al governo nazionale di presentare un elenco di azioni prioritarie per la ricostruzione delle zone sinistrate. In mancanza di un piano di ricostruzione globale, nell’aprile 2000, la Commissione ha inviato sul posto una missione di esperti incaricati di individuare un pacchetto coerente di interventi prioritari. Sulla base della concertazione tra la delegazione della Commis- sione, le ambasciate degli Stati membri e le autorità locali, nonché sulla base dei risultati della missione di esperti, il 28 settembre 2000, la Commissione ha adottato un documento di lavoro relativo al Venezuela: «Programma di sostegno a favore delle regioni colpite dalle inondazioni del dicembre 1999». Dal documento emerge che la Commissione intende destinare a favore della ricostruzione del Venezuela un importo globale di 30 milioni di euro, a titolo indicativo, da impegnare nel corso degli esercizi finanziari 2001 e 2002.

Il programma prevede due componenti: una componente di sostegno alla ricostruzione nello Stato di Vargas (essenzialmente interventi di rafforzamento delle politiche sociali a favore delle popolazioni vittime della catastrofe) del valore indicativo di 10 milioni di euro e una componente di prevenzione, del valore indicativo di 20 milioni di euro, per la definizione e realizzazione di programmi di gestione dei rischi naturali su una vasta zona degli Stati di Falcón, Miranda e Yaracuy (cartografia dettagliata dei rischi, organizzazione di sistemi di allarme rapido, elaborazione di piani di occupazione del suolo, costruzione di opere per il controllo delle piene ecc.).

Gli orientamenti definiti nella comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento, del marzo 1999, «su un nuovo partenariato Unione europea/America latina all’alba del XXI secolo» (1) sono stati pienamente confermati dal vertice di Rio e restano validi. Nelle prossime settimane, la Commissione intende adottare una nuova comunicazione sugli sviluppi del vertice di Rio. Questa comunicazione ha essenzialmente l’obiettivo di definire i principi generali dell’azione che la Commissione intende condurre per contribuire all’attuazione delle priorità definite nel vertice. La Commissione non mette in discussione la cooperazione esistente, né il perseguimento di una strategia che riconosce la specificità delle sottoregioni.

(1) COM(1999) 105 def.

(2001/C 151 E/089) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3143/00 di Cristiana Muscardini (UEN) alla Commissione

(6 ottobre 2000)

Oggetto: Una discoteca a Auschwitz

Le cronache giornalistiche riferiscono che nei dintorni di Auschwitz è stata autorizzata l’attività di una discoteca. La notizia ha provocato legittime reazioni. E’ inimmaginabile che un luogo di svago possa essere localizzato in una zona che è divenuta il memoriale dell’Olocausto. Appartenendo ormai come tale alla memoria collettiva, le autorità locali devono tenerne conto ed evitare che si offenda la memoria delle vittime ed il ricordo delle sofferenze causate a milioni di persone, in maggior parte ebrei.

E’ disposta la Commissione ad intervenire presso il Governo polacco per esprimere:

1. la solidarità dell’Unione per questi legittimi sentimenti, e

2. la richiesta per il rispetto di un luogo che la tragedia della Shoah ha inscritto col sangue nella coscienza del mondo? C 151 E/80 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Risposta data dal sig. Verheugen in nome della Commissione

(9 novembre 2000)

La Commissione ha manifestato a tutti gli interessati, incluso il Governo polacco, la sua chiara posizione in merito all’Olocausto e agli episodi verificatisi quando il presidente della Commissione ha iniziato il suo mandato visitando Auschwitz-Birkenau.

Inoltre, la Commissione vigila sui progressi compiuti dalla Polonia nel suo cammino verso l’adesione all’Unione con particolare attenzione sia per l’istituzione che per l’effetiva attuazione di concreti quadri legislativi.

Per quanto concerne il caso sollevato dall’onorevole parlamentare, la Commissione ha preso atto delle disposizioni legislative adottate in Polonia, nel maggio 1999, in materia di protezione delle zone dei vecchi campi di concentramento nazisti. Le disposizioni in questione vietano incontri pubblici, attività commer- ciali e costruzioni adiacenti e hanno chiarito la destinazione delle aree circostanti i campi delimitando d’autorità i terreni della zona Auschwitz-Birkenau e la striscia di confine limitrofa che, per l’avvenire, saranno perpetuamente protette come memoriale dell’Olocausto.

Dalla questione sollevata è emersa la presenza di tante altre costruzioni associate con la funzione della rete dei campi, molte delle quali collocate ad una certa distanza o a diversi chilometri dalle zone principali.

Per risolvere questo problema, considerando che le disposizioni di base sono oramai prese, si ritiene opportuno che venga cercata una soluzione a livello nazionale con i mezzi adeguati.

(2001/C 151 E/090) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3150/00 di Olle Schmidt (ELDR) alla Commissione

(6 ottobre 2000)

Oggetto: Sostegno UE alla lotta contro il turismo sessuale a danno di minori

La Commissione ha più volte ribadito che la lotta contro il turismo sessuale a danno di minori è un problema importante. Dal novembre 1999 all’ottobre 2000 la sezione svedese dell’organizzazione internazionale ECPAT per la lotta contro lo sfruttamento sessuale a danno dei minori ha beneficiato di una sovvenzione della Commissione per elaborare, insieme al settore turistico, un «codice di condotta» per la lotta al turismo sessuale a danno dei minori. Il periodo di erogazione della sovvenzione in questione termina ufficialmente a ottobre, sebbene in una lettera dell’aprile 2000 il Commissario Erkki Liikanen abbia dichiarato che vi sono grandi aspettative legate al progetto, cosa che ha indotto l’ECPAT a ritenere che avrebbe continuato a ricevere il sostegno della Commissione per poterlo portare avanti. Nella stessa lettera il Commissario dichiarava altresì che la Commissione intende continuare a dare priorità alle iniziative volte a combattere il turismo sessuale a danno dei minori. Da allora, durante tutta l’estate l’ECPAT ha invano tentato di contattare la Commissione per avere notizie in merito alla continuazione dell’erogazione della sovvenzione e il 5 settembre le è stato notificato che il sostegno era stato sospeso.

Ciò premesso, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

1. secondo quali modalità e con quanto anticipo la Commissione accorda la priorità ai progetti da sostenere?

2. Quali contatti ha la Commissione con le organizzazioni operanti nell’ambito dei progetti in corso?

3. Come possono le ONG, che spesso dipendono da sussidi, pianificare e svolgere le proprie attività se la Commissione prende decisioni in merito alla continuazione o meno del sostegno economico con così poco anticipo (nel caso in questione la Commissione ha preso una decisione a settembre in merito ad una sovvenzione con decorrenza da novembre)? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/81

Risposta del sig. Liikanen a nome della Commissione

(21 novembre 2000)

1. Nella primavera e nell’estate del 2000 la Commissione ha eseguito una revisione globale delle sue attività e delle sue risorse umane. Il 26 luglio 2000 la Commissione ha concluso che rispetto al numero di mansioni di sua competenza, esiste un deficit di personale superiore a 1200 posti.

In passato, tendenzialmente, i compiti esecutivi della Commissione sono aumentati mentre quelli politici e legislativi sono diminuiti. A luglio la Commissione ha deciso di invertire questa tendenza e ridurre le proprie mansioni esecutive allo scopo di disporre di risorse umane sufficienti a far fronte alle proprie responsabilità politiche, legislative e concettuali. Per molti settori ciò significa un riduzione o addirittura una soppressione delle attività. Le attività finanziate da linee di bilancio minori in particolare saranno ridotte, perché sono ad alta intensità di risorse umane.

Le campagne di informazione e di sensibilizzazione contro il turismo sessuale hanno svolto un ruolo importante. Tuttavia, nel contesto di un deficit di risorse e in linea con la tendenza generale della eliminazione delle linee di bilancio minori, tali attività saranno soppresse. La Commissione non prenderà nuovi impegni di finanziamento l’anno prossimo, tuttavia essa farà del suo meglio per utilizzare gli stanziamenti previsti per queste attività nel bilancio di questo anno.

2. In questo caso, oltre ai pochi contatti che la Commissione ha avuto con l’ECPAT in base alle regole nel contesto dell’invito a presentare proposte pubblicato nel maggio del 1999 (come ad esempio in occasione della valutazione della relazione interinale), il 7 ottobre 2000 l’ECPAT ha chiesto un’estensione del progetto fino al 31 dicembre 2000; richiesta che è stata approvata dalla Commissione. Inoltre, un rappresentante dell’ECPAT ha partecipato ad una riunione il 10 ottobre 2000, durante la quale la Commissione ha illustrato alle organizzazioni interessate le possibilità di ulteriore assistenza comunitaria per le attività volte a combattere il turismo sessuale a danno di minori.

I beneficiari dei sussidi comunitari attuano i relativi progetti senza ulteriore assistenza da parte della Commissione. Nel corso dell’attuazione possono essere stabiliti contatti tra i beneficiari e la Commissione in caso di esigenze specifiche. I beneficiari sono generalmente obbligati a presentare relazioni periodiche sui progressi e sui risultati raggiunti.

3. La natura annuale del bilancio comunitario permette di prendere impegni finanziari solo su base annuale e con un preavviso relativamente breve. La buona gestione delle scarse risorse finanziarie della Comunità richiede un’attenta selezione delle attività da sostenere. Ciò non consente pertanto di garantire alcun finanziamento prima della conclusione delle relative procedure.

(2001/C 151 E/091) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3153/00 di Niels Busk (ELDR) alla Commissione

(2 ottobre 2000)

Oggetto: Lista nera

Ai sensi del regolamento del Consiglio 1469/95/CE (1) e del regolamento della Commissione 745/96/CE (2) è possibile inserire su una lista nera imprese e singoli individui soltanto sulla scorta di un semplice dubbio.

Può la Commissione illustrare i motivi di questo e far sapere in qual modo garantirà la riservatezza alle imprese implicate?

In qual modo intende indennizzare le aziende e i singoli individui che vengono ingiustamente collocati su tale lista nera?

(1) GU L 145 del 29.6.1995, pag. 1. (2) GU L 102 del 25.4.1996, pag. 15. C 151 E/82 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Risposta data dalla sig.ra Schreyer a nome della Commissione

(3 novembre 2000)

La Commissione osserva in primo luogo che le disposizioni dei regolamenti: (CE) n. 1469/95 del Consiglio, del 22 giugno 1995, relativo ai provvedimenti da prendere nei confronti di taluni beneficiari di operazioni finanziate dal FEAOG, sezione garanzia (1) e (CE) n. 745/96 della Commissione, del 24 aprile 1996, recante modalità d’applicazione del citato regolamento (2) sono già direttamente applicabili.

Conformemente a queste disposizioni, le previste comunicazioni non hanno luogo sulla base di una presunzione o di un sospetto ma riguardano gli operatori che presentano un rischio di inaffidabilità quale definito dall’articolo 1o del regolamento (CE) n. 1469/95 (primo verbale amministrativo o giudiziario, decisione definitiva di un’autorità amministrativa o giudiziaria).

Le comunicazioni tra gli Stati membri e la Commissione sono riservate. Si applicano le disposizioni relative alla tutela dei dati di cui alla direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali e alla libera circolazione di tali dati (3), e al regolamento (CE) n. 515/97 del Consiglio del 13 marzo 1997 relativo alla mutua assistenza tra le autorità amministrative degli Stati membri e alla collaborazione tra queste e la Commissione per assicurare la corretta applicazione delle normative doganale e agricola (4).

La Commissione segnala, a questo titolo, che le comunicazioni sono indirizzate alla sola unità competente dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode, che ha precisato di avere adottato le misure organizzative e tecniche necessarie al rispetto della riservatezza.

A tutt’oggi, la Commissione non è a conoscenza di una denuncia relativa ad una comunicazione che sarebbe stata fatta sulla base dei regolamenti citati dall’onorevole parlamentare. L’articolo 11 paragrafo 3 del regolamento (CE) n. 745/96 prevede che ogni Stato membro e la Commissione siano responsabili del danno causato da una loro comunicazione inesatta.

(1) GU L 145 del 29.6.1995. (2) GU L 102 del 25.4.1996. (3) GU L 281 del 23.11.1995. (4) GU L 82 del 22.3.1997.

(2001/C 151 E/092) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3158/00 di Gerhard Hager (NI) alla Commissione

(10 ottobre 2000)

Oggetto: Organi extragiudiziali di risoluzione delle controversie

Nell’ambito del progetto EEJ- la Commissione sta attualmente lavorando con tutti gli organi alternativi di risoluzione delle controversie notificati dagli Stati membri e con i rappresentanti di questi ultimi per esaminare i problemi concreti della composizione dei conflitti transfrontalieri.

Alla luce della proposta della Commissione per un regolamento del Consiglio sulla competenza giurisdi- zionale, nonché il riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni in materia civile e commerciale e degli emendamenti approvati dal Parlamento europeo al riguardo, soprattutto per quanto concerne la creazione di meccanismi extragiudiziali di risoluzione delle controversie, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

1. A che punto sono i lavori nell’ambito della EEJ-NET?

2. Fra le organizzazioni che partecipano ai lavori si è potuto giungere ad un accordo sulla creazione dei cosiddetti «organismi di compensazione»?

3. Quali sono le forme di cooperazione della Commissione con organismi extraeuropei che si occupano del tema della creazione di meccanismi extragiudiziali di risoluzione delle controversie relative al commercio elettronico, e di quali organismi si tratta? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/83

4. Intende la Commissione in un prossimo futuro sostituire con una direttiva, per quanto attiene al settore del commercio elettronico, la raccomandazione 98/257/CE (1) riguardante i principi applicabili agli organi competenti per la risoluzione extragiudiziale delle controversie in materia di consumo?

5. Come valuta la Commissione l’idea della creazione, a livello di Unione europea, di un unico organo extragiudiziale di risoluzione delle controversie relative al commercio elettronico?

6. Quali spunti può trarre la Commissione dall’idea della creazione, a livello di Unione europea, di un’unica corte di giustizia (e-CG) competente per le controversie in materia di commercio elettronico che continui a giudicare in base alla legislazione nazionale di volta in volta applicabile?

(1) GU L 115 del 17.4.1998, pag. 31.

Risposta del commissario Byrne a nome della Commissione

(11 dicembre 2000)

Il 13 aprile 2000, il Consiglio ha adottato una risoluzione su una vasta rete comunitaria di organi extragiudiziali di risoluzione delle controversie in materia di consumo (1) in cui gli Stati Membri si impegnano a creare una rete extragiudiziale europea (EEJ-Net). Gli Stati membri hanno il compito di istituire un punto di contatto unico (o «centro di informazione e assistenza») sul proprio territorio. Ciò permetterà ai consumatori di contattare il centro, nel caso di una controversia con un’impresa, al fine di ottenere informazioni e assistenza relativa al ricorso ad un sistema di risoluzione extragiudiziale della controversia, nel paese in cui si trova tale impresa. Al fine di rispettare il principio di sussidiarietà e di assicurarsi che i consumatori abbiano un facile accesso a tali servizi, il compito di creare un punto di contatto nazionale è stato affidato agli Stati membri. Non si riteneva né appropriato né necessario creare un unico «ufficio extragiudiziale di risoluzione delle controversie».

La maggior parte degli Stati membri ha informato la Commissione che attualmente sta considerando quali strutture sarebbero più adatte a svolgere il ruolo di centro di informazione e assistenza. La Commissione ha organizzato una riunione di esperti governativi il 7 novembre 2000. Tutti gli Stati membri sostengono in pieno la creazione di tale rete; la maggior parte di essi ha designato le strutture che saranno utilizzate come centri nazionali di informazione e assistenza o sta considerando alternative specifiche. Lo scopo di tale incontro era di discutere la definizione di funzioni minime per quando tali centri di informazione e assistenza saranno operativi per la prima volta, nonché redigere un memorandum di intesa che determini norme comuni, che favoriscano una comunicazione reciproca. Un ulteriore riunione è prevista per febbraio o marzo 2001, al fine di ultimare la definizione di tali norme comuni e ottenere una relazione completa sullo stato d’avanzamento e definire una data provvisoria per l’operatività della rete.

La Commissione non ha intenzione di sostituire la raccomandazione 98/257/CE della Commissione, del 30 marzo 1998, riguardante i principi applicabili agli organi competenti per la risoluzione extragiudiziale delle controversie in materia di consumo, che contiene principi neutri dal punto di vista tecnologico che coprono sia gli organi extragiudiziali di risoluzione delle controversie on-line, sia quelle off-line. Inizial- mente l’EEJ-Net sarà composta da tutti i sistemi che sono stati notificati alla Commissione dagli Stati membri, in quanto conformi ai principi contenuti nella raccomandazione. Tuttavia, il Consiglio ha invitato la Commissione a considerare ulteriori criteri per sistemi che esulano dalla portata della raccomandazione, al fine di di ampliare la rete. Sono comprese organizzazioni le cui procedure consistono solamente nel riunire le parti per trovare una soluzione di comune accordo, come nel caso della mediazione. La Commissione sta prendendo in considerazione la creazione di linee guida supplementari che forniscano garanzie minime attraverso norme coerenti ed affidabili, in modo da promuove la fiducia nei confronti di questo tipo di procedure.

La Commissione ritiene che l’iniziativa EEJ-Net rappresenti un punto di partenza. Tale rete ha le sue fondamenta nell’esperienza acquisita dalla Commissione nel trattare controversie a livello transfrontaliero. L’E-commerce e una maggiore liberalizzazione del commercio portano i consumatori a spostarsi sempre di più al di là dei confini di un singolo Paese o regione. La Commissione quindi attribuisce molto valore alla cooperazione internazionale, in particolare con gli Stati Uniti, al fine di favorire lo sviluppo quanto più rapido possibile di metodi alternativi on-line per la risoluzione delle controversie (ADR), rispondendo ai bisogni e agli interessi delle parti in causa. C 151 E/84 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Per quanto riguarda la risoluzione delle controversie nel settore dell’E-commerce, ciò resta di competenza dei tribunali nazionali. Le questioni sollevate relative alla natura transfrontaliera delle controversie sono soggette alle norme del diritto privato internazionale, in materia di competenza giurisdizionale e diritto applicabile, e ciò vale sia nel caso in cui le controversie siano sorte nel contesto dell’E-commerce o meno. I tribunali nazionali hanno sempre la possibilità, e in alcuni casi l’obbligo, di deferire il caso alla Corte di giustizia, quale procedimento pregiudiziale, allorché esso solleva questioni di interpretazione del diritto comunitario.

(1) GU C 155 del 6.6.2000.

(2001/C 151 E/093) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3160/00 di Alexandros Alavanos (GUE/NGL) alla Commissione (10 ottobre 2000)

Oggetto: Ritardi registrati nella realizzazione di progetti a titolo del secondo Quadro comunitario di sostegno

Il completamento dei lavori di costruzione degli ospedali di Katerini, Pirgos e Corfù e la fornitura di attrezzature mediche ad essi destinate sono stati cancellati dal secondo Quadro comunitario di sostegno a causa di vari ritardi registrati a livello della realizzazione. Può dire la Commissione a che cosa sono dovuti principalmente tali ritardi? Sono stati sormontati gli ostacoli sinora incontrati? Si prevede di proseguire il finanziamento a titolo del nuovo Quadro comunitario di sostegno?

Risposta data dal sig. Barnier in nome della Commissione (10 novembre 2000)

Secondo le informazioni trasmesse dalle autorità nazionali, i lavori di realizzazione dei tre ospedali ai quali si riferisce l’onorevole parlamentare non possono essere completati nell’ambito del Quadro comunitario di sostegno (QCS) del periodo di programmazione 1994-1999 a causa del ritardo accumulato nella loro realizzazione per problemi tecnici e ritardi imputabili agli imprenditori.

Per evitare che a causa di questi ritardi andassero perduti gli stanziamenti, quelli che non risulteranno utilizzati da questi progetti saranno assegnati ad altri progetti all’interno dei programmi operativi (PO) in questione.

La Commissione si rammarica che progetti di così ampia portata per lo sviluppo socioeconomico della Grecia subiscano ritardi simili. Essa chiederà alle autorità elleniche maggiori ragguagli sui motivi e sulle prospettive di completamento dei progetti e, se del caso, non mancherà di prendere provvedimenti di tipo finanziario.

Poiché i diversi PO sono in fase di negoziato, non è possibile allo stato attuale prevedere se questi progetti saranno cofinanziati nel quadro del QCS dell’attuale periodo di programmazione 2000-2006.

(2001/C 151 E/094) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3167/00 di Theresa Villiers (PPE-DE) alla Commissione (2 ottobre 2000)

Oggetto: Cipro e il caso Loizidou

1. L’esecuzione della sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo in esito alla causa Loizidou contro Turchia costituirà una condizione nell’ambito dell’accordo di partenariato per l’adesione all’UE con la Turchia?

2. Cipro sarà menzionata nell’ambito dell’accordo di partenariato per l’adesione all’UE con la Turchia? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/85

3. A parere della Commissione, dai tempi del Consiglio di Helsinki, la Turchia ha fatto progressi a) nel soddisfare i criteri di Copenaghen b) nel rispettare le condizioni preliminari definite nel comunicato emesse in esito al Consiglio europeo di Helsinki?

Risposta data dal sig. Verheugen a nome della Commissione (30 ottobre 2000)

La Commissione è perfettamente a conoscenza della causa Loizidou. Questo problema è stato menzionato nella relazione periodica per la Turchia del 1999 (1) e la Commissione intende riproporlo nell’ambito della relazione per il 2000, che sarà pubblicata l’8 novembre 2000.

Per quella stessa data la Commissione intende anche pubblicare l’accordo di partenariato per l’adesione della Turchia. Il suo contenuto sarà presentato al Parlamento il giorno stesso. La versione provvisoria di questo documento fa attualmente parte delle deliberazioni per uso interno della Commissione.

(1) COM(1999) 513 def.

(2001/C 151 E/095) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3171/00 di Adriana Poli Bortone (UEN) alla Commissione (10 ottobre 2000)

Oggetto: Crisi del mercato dell’olio d’oliva in Puglia (Italia)

Come intende la Commissione intervenire per evitare e reprimere le «triangolazioni» attraverso cui alcuni paesi del Mediterraneo (Tunisia, Marocco, ecc.) stanno facendo entrare irregolarmente in Italia oli di semi di arachidi, di mandorle, di olive di pessima qualità al fine di procedere alla sofisticazione dell’olio di oliva italiano, e meridionale in particolare? Tali pratiche come denunciato dagli olivicoltori della provincia di Brindisi sono responsabili del crollo del prezzo dell’olio d’oliva italiano o della mancata vendita di tale prodotto.

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione (20 novembre 2000)

E’ compito degli Stati membri mettere in atto le misure di controllo necessarie per lottare contro le frodi perpetrate sui prodotti provenienti dai paesi terzi e sui prodotti commercializzati all’interno della Comunità. Come ha già indicato nella risposta all’interrogazione scritta P-1763/00 dell’onorevole parla- mentare (1), la Commissione favorisce con i mezzi disponibili la ricerca affinché gli Stati membri dispongano di metodi d’analisi sempre più efficaci per l’individuazione delle frodi.

(1) GU C 72 E del 6.3.2001, pag. 111.

(2001/C 151 E/096) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3172/00 di Gerardo Galeote Quecedo (PPE-DE) alla Commissione (4 ottobre 2000)

Oggetto: Ostacoli all’assunzione di lavoratori extracomunitari da parte di società sportive

Recentemente la stampa ha pubblicato notizie sulle difficoltà a cui si trovano di fronte le società sportive che desiderano assumere atleti extracomunitari e in particolare i cittadini dei paesi candidati all’adesione. C 151 E/86 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Può la Commissione comunicare l’elenco dei paesi terzi con cui la Comunità ha stipulato accordi di associazione che sono tuttora in vigore, in cui si prevede l’assimilazione dei cittadini di tali paesi ai cittadini comunitari dal punto di vista delle condizioni di lavoro e della non discriminazione a causa della nazionalità?

Risposta della sig.ra Diamantopoulou a nome della Commissione

(30 ottobre 2000)

Gli accordi europei tra la Comunità e gli Stati membri e i paesi candidati all’adesione (1) stabiliscono che i lavoratori provenienti da questi paesi non saranno discriminati in base alla nazionalità per quanto riguarda le condizioni di lavoro, una volta che siano legalmente occupati in uno Stato membro.

Cio’ significa che i lavoratori provenienti dai paesi candidati all’adesione che lavorano ufficialmente in uno Stato membro devono essere trattati come i cittadini dello Stato membro in questione per quanto riguarda condizioni di lavoro, retribuzione e licenziamento.

(1) Elenco dei paesi candidati all’adesione con accordi di associazione: Polonia, Ungheria, Romania, Slovacchia, Slovenia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lituania, Lettonia. La cooperazione tra la Turchia e le Comunità europee è basata su un accordo di associazione, un protocollo aggiuntivo e la decisione n. 1/80 del Consiglio di Associazione sullo sviluppo dell’Associazione.

(2001/C 151 E/097) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3176/00 di Arlindo Cunha (PPE-DE) alla Commissione

(4 ottobre 2000)

Oggetto: Agenda 2000

Dal momento che le dotazioni da assegnare ai Fondi strutturali sono già state approvate un anno e mezzo fa, in occasione del Consiglio europeo di Berlino dell’aprile 1999, e circa un anno fa sono stati altresì definiti gli importi da destinare alla politica di sviluppo rurale, è ormai imprescindibile applicare nella pratica e senza indugio le misure di sviluppo derivanti da queste scelte politiche fondamentali dell’Unione europea.

Secondo le informazioni in possesso dell’interrogante, si stanno verificando inammissibili situazioni di ritardo. In alcuni casi perché gli Stati membri hanno trasmesso tardivamente le loro proposte alla Commissione, in altri casi a causa di ritardi imputabili agli stessi servizi della Commissione.

In tale contesto, si chiede alla Commissione di fornire informazioni in merito alle sue decisioni volte ad approvare i Programmi operativi in materia di agricoltura e sviluppo rurale, in ciascuno degli Stati membri.

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione

(31 ottobre 2000)

All’11 ottobre 2000 risultano essere stati oggetto di decisioni di approvazione da parte della Commissione 53 dei 69 piani di sviluppo rurale presentati dagli Stati membri ai sensi dell’articolo 40, paragrafi 3 e 4 del regolamento (CE) n. 1257/1999 del Consiglio, del 17 maggio 1999, sul sostegno alla sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (FEAOG) (1).

Per quanto riguarda le misure di sviluppo rurale finanziate dalla sezione orientamento del FEAOG che, in applicazione dell’articolo 40, paragrafo 1 del summenzionato regolamento (CE) n. 1257/1999, rientrano nella programmazione dell’obiettivo 1 dei Fondi strutturali (comprese le zone oggetto di sostegno transitorio), la Commissione ha approvato 6 quadri comunitari di sostegno (dei 7 presentati), 11 documenti unici di programmazione (dei 18 presentati) e 15 programmi operativi (dei 51 presentati) contenenti questo tipo di misure. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/87

Infine, in applicazione dell’articolo 40, paragrafo 2 del summenzionato regolamento (CE) n. 1257/1999, alcune misure di sviluppo rurale finanziate dalla sezione garanzia del FEAOG rientrano nei 20 documenti unici di programmazione concernenti regioni dell’obiettivo 2 dei Fondi strutturali (comprese le zone oggetto di sostegno transitorio) attualmente all’esame da parte della Commissione.

Si trasmette direttamente all’onorevole parlamentare e al Segretariato generale del Parlamento un prospetto più dettagliato della ripartizione per Stato membro. Inoltre, i documenti oggetto di approvazione da parte della Commissione sono trasmessi al Parlamento in applicazione del codice di condotta sull’attuazione delle politiche strutturali da parte della Commissione (2).

(1) GU L 160 del 26.6.1999. (2) GU C 279 del 1.10.1999.

(2001/C 151 E/098) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3186/00 di Marie-Arlette Carlotti (PSE) alla Commissione

(4 ottobre 2000)

Oggetto: Negoziati di adesione della Turchia all’Unione europea e riconoscimento del genocidio armeno

Nella risoluzione del giugno 1987 su una soluzione politica della questione armena (1), il Parlamento europeo esprimeva il parere che la questione armena e la questione delle minoranze in Turchia devono essere ricollocate nel quadro delle relazioni tra la Turchia e la Comunità e chiamava le autorità turche a riconoscere ufficialmente che i tragici avvenimenti svoltisi tra il 1915 e il 1917 contro gli armeni insediati sul territorio dell’impero ottomano costituiscono un genocidio ai sensi della convenzione approvata dall’Assemblea generale dell’ONU il 9 dicembre 1948.

Confermato ormai lo status di candidato all’adesione della Turchia da parte del Consiglio europeo di Helsinki del dicembre 1999, e considerato che le attività istituzionali e il dialogo politico in sede di Consiglio di associazione sono stati ripresi nell’aprile scorso: la Commissione europea può precisare dove collocano le autorità turche la questione del riconoscimento del genocidio armeno nel quadro dei negoziati di adesione della Turchia all’Unione europea?

(1) GU C 190 del 20.7.1987, pag. 119.

Risposta data dal sig. Verheugen in nome della Commissione

(30 ottobre 2000)

La Commissione ritiene che la questione non rientri nei criteri di Copenaghen.

(2001/C 151 E/099) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3187/00 di Carlos Costa Neves (PPE-DE) alla Commissione

(4 ottobre 2000)

Oggetto: Produzione di latte nelle Azzorre

1. La Commissione è al corrente che, nella campagna 1999/2000, la produzione di latte in Portogallo ha superato la quota disponibile di circa 63 000 tonnellate; tale superamento è localizzato nella Regione autonoma delle Azzorre. C 151 E/88 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

2. Il governo di detta regione ha sistematicamente comunicato ai produttori che non avrebbero dovuto pagare il prelievo supplementare previsto dalla legislazione dell’Unione europea, di modo che essi sono stati indotti a ritenere che i loro «quantitativi di riferimento» corrispondevano alla produzione conseguita nella campagna 1999/2000.

3. Il Ministero dell’Agricoltura portoghese ha avvertito in agosto i compratori di latte di astenersi «dall’effettuare qualsiasi pagamento o sconto ai produttori fino a nuova notifica».

4. Il Ministro dell’Agricoltura portoghese ha affermato il 6 settembre 2000 che «il governo sta negoziando con l’Europa l’esenzione dal pagamento delle sanzioni per 70 000 tonnellate di latte nelle Azzorre»e che, se la Commissione non cede, il governo avvierà un contenzioso e «darà istruzioni agli agricoltori di non pagare le multe», che saranno eventualmente pagate dallo Stato portoghese.

5. Il portavoce della Commissione ha chiarito, il giorno successivo, che «ciò è contrario alla legislazione comunitaria» e che «non vi è alcuna possibilità» di aumentare le quote attribuite al Portogallo.

6. Viste le affermazioni summenzionate e la situazione di paralisi e confusione che regna nel settore lattiero portoghese, oltre alla conseguente necessità di trovare una soluzione positiva al problema, può la Commissione fornire con urgenza gli opportuni chiarimenti in merito?

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione

(8 novembre 2000)

1. - 4. Le informazioni di cui dispone la Commissione concordano sostanzialmente con quelle in possesso dell’on. parlamentare. Tuttavia, le autorità portoghesi stanno ancora verificando l’entità del superamento rispetto alla quota.

5. e 6. La Commissione conferma la dichiarazione citata. Infatti, il regolamento (CEE) n. 3950/92 del Consiglio, del 28 dicembre 1992, che istituisce un prelievo supplementare nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari (1), prevede l’imposizione automatica di un «prelievo supplementare», a carico dei produttori eccedenti, allorché in un determinato anno le consegne superano i quantitativi di riferimento nazionali (le «quote») che il Consiglio assegna a ciascuno Stato membro. È tuttavia possibile riassegnare ad altri produttori le quote non utilizzate, che in tal caso vengono detratte dal superamento individuale.

L’applicazione di tutte queste disposizioni è di competenza nazionale e il rigoroso rispetto della normativa in tutti gli Stati membri è fondamentale per l’equilibrio dell’organizzazione comune dei mercati nel settore dei prodotti lattiero-caseari. Uno Stato membro commette infrazione qualora non provveda ad addebitare il prelievo ai produttori che hanno superato la loro quota, previa considerazione dell’eventuale riassegna- zione. La Commissione non ha il potere di modificare le quote, né le norme generali applicabili al prelievo. Essa deve invece provvedere a farle rispettare e ha già avviato procedure d’infrazione nei confronti di Stati membri che non hanno rispettato la normativa o che non hanno dimostrato sufficiente diligenza nell’applicarla. È quindi urgente che l’amministrazione portoghese prenda provvedimenti, nel rispetto della normativa.

Infine, le autorità portoghesi hanno richiamato l’attenzione della Commissione su eventuali misure atte ad attenuare i problemi relativi alla produzione lattiera nelle Azzorre, che potrebbero essere previste a norma dell’articolo 299, paragrafo 2 (ex articolo 227) del trattato CE. Tale possibilità è attualmente all’esame della Commissione, che non ha ancora concluso la sua analisi.

(1) GU L 405 del 31.12.1992. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/89

(2001/C 151 E/100) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3189/00 di Paul Rübig (PPE-DE) alla Commissione

(12 ottobre 2000)

Oggetto: Sviluppo delle direttive sull’informativa finanziaria

In vista del completamento del mercato unico dei valori mobiliari, la Commissione ha previsto di aderire alla mondializzazione delle disposizioni relative all’informativa finanziaria nonché di modernizzare le direttive in materia (COM(2000) 359 def. del 13.6.2000).

Attualmente si registrano distorsioni della concorrenza in quanto alle società degli Stati membri dell’U- nione europea viene già fatto obbligo di pubblicare i loro conti annuali, contrariamente a quanto avviene negli Stati Uniti, dove tale pubblicità è richiesta soltanto alle società che attingono fondi sul mercato dei capitali e non allorché il capitale sociale serve solo a coprire le richieste dei creditori. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, vedasi Unternehmenspublizität im internationalen Wettbewerb (pubblicità delle imprese nella concorrenza internazionale, Haller/Raffournier/Walton (editori), Stuttgart 2000, pag. 177 e segg.).

Intende la Commissione prevedere in futuro l’obbligo della pubblicità dei conti annuali e della verifica annuale dei conti soltanto per quelle società che sono tenute a farlo anche negli USA e che attingono fondi sul mercato dei capitali per provvedere al proprio finanziamento?

Risposta data dal sig. Bolkestein a nome della Commissione

(6 novembre 2000)

A differenza di quanto avviene negli Stati Uniti, all’interno della Comunità le regole di contabilità e di revisione contabile nonché gli obblighi d’informazione fanno parte del diritto societario. Al fine di informare gli azionisti e i dipendenti, ma anche di tutelare i creditori e i terzi nei loro rapporti con le società per azioni e le altre società a responsabilità limitata, queste ultime sono tenute a redigere i propri conti, a sottoporli ad una procedura di revisione contabile svolta da professionisti qualificati ed a pubblicarli mediante deposito presso un registro. Le direttive contabili (1), che contengono le norme anzidette, prevedono, tuttavia, alcune eccezioni alla regola generale dell’informativa completa per le piccole e medie imprese. Le imprese di medie dimensioni possono anche essere esentate dall’obbligo di revisione contabile.

Nonostante negli Stati Uniti le regole di contabilità e di revisione contabile e gli obblighi in materia di informativa siano principalmente rivolti alle società che raccolgono capitali sui mercati finanziari, la maggior parte delle società importanti è in pratica comunque tenuta a redigere i propri conti, a sottoporli a revisione contabile da parte di professionisti qualificati ed a metterli a disposizione di tutti gli interessati attraverso mezzi d’informazione privati.

La comunicazione della Commissione «La strategia dell’UE in materia di informativa finanziaria: la via da seguire» (2) mira ad assicurare, attraverso l’obbligo di redigere i conti consolidati conformemente agli International Accounting Standards (IAS) entro il 2005, che tutte le società quotate della Comunità osservino, nel campo dell’informativa finanziaria, un metodo uniforme in grado di garantire un alto livello di trasparenza e comparabilità. Gli Stati membri hanno la facoltà di estendere tale obbligo anche alle società non quotate ed ai conti annuali.

La comunicazione prevede inoltre la modernizzazione delle direttive contabili. In tale contesto, la Commissione intende verificare in che misura gli obblighi esistenti siano tuttora adeguati alle attuali esigenze.

(1) Quarta direttiva 78/660/CEE del Consiglio del 25 luglio 1978 relativa ai conti annuali di taluni tipi di società (GU L 222 del 14.8.1978) e Settima direttiva 83/349/CEE del Consiglio del 13 giugno 1983 relativa ai conti consolidati (GU L 193 del 18.7.1983). (2) COM(2000) 359 definitivo. C 151 E/90 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/101) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3191/00 di Konstantinos Hatzidakis (PPE-DE) alla Commissione

(12 ottobre 2000)

Oggetto: Inquinamento del lago Vegoritida in Grecia

Il 13 settembre 2000 la Commissione europea ha inviato al governo greco il secondo parere motivato concernente la presenza di sostanze pericolose nel lago di Vegoritida e la mancata realizzazione dei programmi di depurazione dello stesso. Secondo il parere motivato, le carenze del governo greco costituiscono una contravvenzione alla direttiva comunitaria di base per la qualità delle acque.

1. Intende la Commissione imporre al governo greco un termine entro il quale effettuare la depurazione del lago?

2. Esistono altri casi analoghi pendenti riguardanti la Grecia e la direttiva comunitaria citata relativa- mente ai quali la Commissione intende inviare un parere motivato?

Risposta data dalla sig.ra Wallström a nome della Commissione

(4 dicembre 2000)

Nella sua sentenza dell’11 giugno 1998, la Corte di giustizia aveva statuito, nelle cause congiunte C-232/95 e C-233/95 (Commissione contro Repubblica ellenica), che «avendo omesso di adottare i programmi che contengano obiettivi di qualità e che fissino le scadenze per la loro attuazione al fine di ridurre l’inquinamento delle acque del lago Vegoritis e del suo affluente, il fiume Soulos, nonché delle acque del golfo Pagasetico da parte delle sostanze pericolose di cui all’elenco II della direttiva del Consiglio 4 maggio 1976, 76/464/CEE, concernente l’inquinamento provocato da certe sostanze pericolose scaricate nell’ambiente idrico della Comunità, la Repubblica ellenica è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza di tale direttiva, in particolare del suo art. 7».

La Commissione, ritenendo che le misure adottate dalle autorità elleniche per conformarsi alla suddetta sentenza fossero frammentarie e non rappresentassero programmi contenenti obiettivi di qualità, il 7 settembre 2000 ha emesso un parere motivato in forza dell’articolo 228 (ex articolo 171) del trattato CE.

Sempre riguardo alla medesima direttiva, nella causa C-384/97 (Commissione contro Repubblica ellenica) la Corte ha constatato, nella sentenza del 25 maggio 2000, che la Grecia, non avendo stabilito programmi contenenti obiettivi di qualità al fine di ridurre l’inquinamento delle acque ad opera delle 99 sostanze pericolose di cui all’elenco II dell’allegato della direttiva 76/464/CEE del Consiglio (1), è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti ai sensi della direttiva. La Commissione ha invitato le autorità elleniche a comunicarle le misure necessarie per conformarsi alla sentenza.

(1) GU L 129 del 18.5.1976.

(2001/C 151 E/102) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3193/00 di Chris Davies (ELDR) alla Commissione

(12 ottobre 2000)

Oggetto: Pesca illegale nelle acque dell’Africa occidentale

Viste le notizie in merito a estese attività illegali di pesca effettuate da pescherecci europei nelle acque dell’Africa occidentale, che stanno facendo centinaia di morti e minacciano di distruggere l’attività di sussistenza dei pescatori locali, quale azione intende prendere la Commissione? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/91

Risposta data dal signor Fischler in nome della Commissione

(23 novembre 2000)

La Commissione tiene a sottolineare che gli accordi di pesca comunitari con paesi dell’Africa occidentale vengono negoziati dalla Comunità con i paesi terzi in base all’articolo 62 della Convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare (UNCLOS). Questi accordi riguardano possibilità di pesca non sfruttate, oppure sfruttate in minima parte, dai pescatori locali e contengono, in generale, disposizioni intese a disciplinare le zone di pesca, gli attrezzi da pesca, gli sbarchi, la composizione degli equipaggi e le catture accessorie. L’obiettivo di tutte queste disposizioni è di evitare possibili conflitti tra i pescherecci comunitari e le flotte locali. Quando negozia con paesi terzi la Commissione tende inoltre a promuovere il finanziamento di iniziative ad hoc per lo sviluppo della pesca locale e artigianale.

Grazie a queste azioni ad hoc, gli Stati costieri interessati dovrebbero essere in grado di migliorare i propri mezzi di controllo e di sorveglianza nella lotta alla pesca illegale; ad essi spettano infatti i poteri di polizia nelle acque soggette alla loro sovranità o giurisdizione. Sebbene la Comunità non sia autorizzata ad eseguire ispezioni nelle acque soggette alla giurisdizione o alla sovranità di paesi terzi, la Commissione collabora nella misura del possibile con i paesi costieri interessati per garantire la sorveglianza delle attività che rientrano negli accordi di pesca. La normativa comunitaria prevede inoltre che gli Stati membri controllino il rispetto, da parte dei pescherecci battenti la loro bandiera, delle disposizioni degli accordi di pesca, in particolare mediante la trasmissione dei dati di cattura e il controllo nei porti comunitari, nonché del regolamento (CEE) n. 2847/93 del Consiglio, del 12 ottobre 1993, che istituisce un regime di controllo applicabile nell’ambito della politica comune della pesca (1), in particolare la sorveglianza via satellite (SCP).

La Comunità partecipa infine attivamente, nell’ambito dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricol- tura, ai lavori per la preparazione di un piano di azione internazionale inteso a prevenire ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata. Questo piano contiene un capitolo relativo alle esigenze specifiche dei paesi in via di sviluppo.

(1) GU L 261 del 20.10.1993.

(2001/C 151 E/103) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3195/00 di Caroline Jackson (PPE-DE) alla Commissione

(12 ottobre 2000)

Oggetto: Ricerca su usi alternativi del tabacco

Può la Commissione far sapere se l’Unione europea stia effettuando ricerche sugli usi alternativi del tabacco? E’ consapevole che le ricerche svolte in India hanno portato alla produzione di Solanesol, un alcool di alto tenore prodotto dal tabacco, nonché alla produzione di solfato di nicotina, che può rappresentare un insetticida dolce per l’ambiente?

Risposta data dal Signor Busquin a nome della Commissione

(8 dicembre 2000)

Conformemente al recente regolamento (CE) n. 1648/2000 della Commissione, del 25 luglio 2000, che stabilisce le modalità d’applicazione del regolamento (CEE) n. 2075/92 del Consiglio in relazione al Fondo comunitario per il tabacco e abroga il regolamento (CEE) n. 2427/93 (1), mediante tale Fondo la Comunità può finanziare sia progetti di ricerca, sia la divulgazione dei risultati della ricerca presso le autorità nazionali e gli operatori del settore, in particolare in riferimento a studi sull’introduzione e lo sviluppo di usi alternativi del tabacco greggio, come specificato all’articolo 1, paragrafo 1, lettera b) del suddetto regolamento (ad es. metodi di coltura più favorevoli all’ambiente). Finora, tuttavia, non sono stati ancora finanziati progetti su questo argomento specifico, che del resto è stato introdotto solo di recente con il regolamento di attuazione. C 151 E/92 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Per quanto riguarda la ricerca e lo sviluppo tecnologico, va detto che nell’ambito del Quinto programma quadro (1998-2002) (2) è prevista un’azione chiave intitolata «Agricoltura, silvicoltura, pesca e agroindustria sostenibili» all’interno del programma specifico «Qualità della vita e gestione delle risorse biologiche» che consente di finanziare progetti di ricerca sugli usi alternativi delle colture industriali, tra cui anche il tabacco. Finora, tuttavia, gli inviti a presentare proposte pubblicati dalla Commissione non hanno avuto esito positivo, nel senso che non sono stati presentati progetti sull’argomento con un livello elevato di qualità dal punto di vista scientifico.

La Commissione è a conoscenza degli sviluppi delle ricerche condotte in India sugli usi non alimentari di tale prodotto.

(1) GU L 189 del 27.7.2000. (2) GU L 26 del 1.2.1999.

(2001/C 151 E/104) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3200/00 di Mario Mauro (PPE-DE) alla Commissione

(12 ottobre 2000)

Oggetto: Caso di discriminazione, da parte di un organismo internazionale, di una società sportiva che si è battuta contro il doping

Da 15 anni la società A. & V. Sport Ltd ed il Gruppo sportivo Amore & Vita Giubileo Beretta partecipano con ottimi risultati alla vita sportiva internazionale, privilegiando i sani principi dello sport.

La squadra ciclistica Amore & Vita, formazione professionistica appartente al team Fanini, vanta la piu’ lunga tradizione in campo internazionale; essa ha ottenuto numerosi successi di livello mondiale (11 titoli mondiali, 28 campionati italiani, 11 tappe al Giro d’Italia, ecc.), ha portato al ciclismo 3 700 atleti ed ha scoperto e lanciato numerosi campioni, tra cui Cipollini, Bartoli, Tafi, Sorensen ed altri.

Il suo patron, Ivano Fanini, negli ultimi anni  in tempi non sospetti  ha svolto attività antidoping con l’obiettivo di riportare pulizia nel ciclismo, oggi al centro di numerose polemiche che vedono ciclisti di tutto il mondo coinvolti in episodi di doping.

L’Unione ciclistica internazionale (UCI), nella persona del suo Presidente Verbruggen, nonostante la società A. & V. Sport Ltd rispetti tutti i requisiti previsti dall’organizzazione per il tesseramento 2000, ha dapprima pretestuosamente dilazionato e poi negato l’iscrizione della squadra sportiva per l’anno 2000.

L’Unione ciclistica internazionale ha senza alcun motivo rifiutato ad Amore & Vita la registrazione come squadra professionistica mondiale. Sulla questione è aperta una controversia legale che giace da mesi presso l’UCI. Questa situazione ha causato di fatto l’impossibilità per la squadra di prendere parte a manifestazioni di livello mondiale, come il Giro d’Italia, cui aveva partecipato per 15 anni consecutivi, e ora ad Amore & Vita viene impedita la partecipazione al giro di Lucca, gara a tappe che si svolge sulle strade di casa del gruppo sportivo, dove la squadra ha maggiori sponsor e simpatizzanti.

Può la Commissione far sapere quali tempestive iniziative intende adottare presso l’Unione ciclistica internazionale affinchè la società e il Gruppo sportivo possano essere regolarmente iscritti, in modo da far privilegiare lo spirito sportivo e i giovani ciclisti, e non già gli aspetti burocratici fatti valere dall’UCI?

Non ritiene la Commissione che la mancata registrazione di Amore & Vita presso l’Unione ciclistica internazionale, essendo priva di motivazioni, sia in realtà da attribuirsi ad una ritorsione da parte dell’UCI per le denunce e le campagne condotte da Ivano Fanini contro ogni pratica di doping nel mondo del ciclismo?

Non ritiene inoltre che tale situazione abbia causato un enorme danno alle famiglie dei trenta corridori italiani e di altri paesi dell’UE, come pure alla società sportiva di gestione che, a seguito della mancata partecipazione alle principali gare, sta perdendo tutti i principali sponsor nonchè la possibilità di continuare l’attività agonistica del Gruppo sportivo negli anni futuri? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/93

Risposta data dalla sig.ra Reding a nome della Commissione

(15 dicembre 2000)

La Commissione ha sempre sottolineato tutto il suo interesse nei confronti delle questioni attinenti alla lotta contro il doping.

Peraltro, in riferimento alle informazioni fornite dall’on. parlamentare, la Commissione non è in condizione di distinguere in che cosa il diritto comunitario possa essere interessato dalla decisione presa dall’Unione Ciclistica Internazionale (UCI).

In assenza di elementi contrari, la Commissione ritiene quindi che tale questione non rientri nelle competenze comunitarie e che essa debba quindi astenersi dall’intervenirvi. La questione di cui si tratta sembrerebbe piuttosto rientrare nelle competenze delle varie organizzazioni sportive.

(2001/C 151 E/105) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3202/00 di Erik Meijer (GUE/NGL) alla Commissione

(6 ottobre 2000)

Oggetto: Ostacoli frapposti dagli Stati Uniti a iniziative umanitarie europee concernenti l’Iraq e l’azione «Un aereo per l’Iraq»

1. La Commissione è a conoscenza del fatto che 126 personalità europee, tra cui parlamentari francesi, tedeschi, italiani e olandesi, hanno preso l’iniziativa di recarsi il 29 settembre in Iraq nel quadro dell’azione «Un aereo per l’Iraq», al fine di avere un’idea più precisa della situazione in cui si trova la popolazione di tale paese a seguito dell’embargo da lungo tempo imposto al regime di Saddam Hussein?

2. La Commissione è a conoscenza del fatto che non è stato ancora possibile compiere tale visita in Iraq in quanto la compagnia aerea belga «Bruxelles International» all’ultimo momento ha rifiutato di effettuare il volo dall’aeroporto parigino Roissy-Charles de Gaulle, volo concordato e comunicato per tempo alla commissione per le sanzioni delle Nazioni Unite?

3. Secondo i partecipanti all’azione, il volo non ha avuto luogo in quanto il governo americano ha comunicato al governo belga che la compagnia aerea interessata sarebbe stata punita con il ritiro dei diritti di atterraggio negli Stati Uniti. La Commissione è in grado di confermare o smentire tale fatto? In caso negativo, è disposta a effettuare un’inchiesta in merito allo svolgimento dei fatti?

4. La Commissione in qualche modo ha ricevuto in precedenza informazioni o è stata consultata al riguardo? In caso affermativo, quale posizione ha assunto?

5. Non pensa anche la Commissione che il fatto che il governo degli USA applichi all’Iraq un embargo più rigoroso di quello concordato nel quadro delle Nazioni Unite non può giustificare l’imposizione unilaterale del punto di vista americano ad altri Stati, tra cui Stati membri dell’Unione europea?

6. La Commissione non ritiene altresì che qualsiasi pressione su imprese europee, tra cui le imprese di trasporto, perché aderiscano al punto di vista degli USA di cui al punto 5, costituisca un fatto inammissibile?

7. Cosa pensa di fare la Commissione, sulla base delle risoluzioni del Parlamento europeo sull’Iraq (B5-0342, 0349, 0365 e 374/00) dell’aprile 2000, in cui, data la drammatica situazione in cui si trova la popolazione civile e la mancanza di conseguenze per il regime irakeno, si chiede l’immediata cessazione dell’embargo, affinché d’ora in poi i contatti umanitari con la popolazione irachena non vadano incontro ad ostacoli che non siano fondati su una decisione degli Stati nazionali interessati, dell’Unione europea o delle Nazioni Unite?

8. La Commissione è disposta, in considerazione della presa di posizione del Parlamento europeo di cui al punto 7, a sostenere attivamente in futuro le iniziative volte a stabilire contatti umanitari con la popolazione irachena e a far in modo che la missione umanitaria in Iraq, prevista a breve termine, possa aver luogo? C 151 E/94 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Risposta data dal sig. Patten a nome della Commissione

(27 ottobre 2000)

La Commissione è stata informata da varie relazioni in merito all’iniziativa di 126 personalità europee decise a recarsi in Iraq con un aereo preso a nolo, il 29 settembre 2000, e alla cancellazione di questo volo all’aereoporto Roissy-Charles de Gaulle all’ultimo momento. Le relazioni non fanno luce sulle ragioni alla base della cancellazione del volo. Si tratta di una questione tra la compagnia aerea e le autorità di aviazione del Belgio e della Francia (i paesi dai quali il volo sarebbe dovuto partire).

Il regime sanzionatorio, che disciplina le relazioni tra l’Iraq e il resto del mondo, è stato oggetto di un intenso dibattito e di interpretazioni non univoche, specialmente per quanto attiene alle condizioni di autorizzazione dei voli per l’Iraq. Per quanto riguarda i voli tra la Comunità e l’Iraq, il regolamento (CE) n. 2465/96 (1) del Consiglio dispone che i voli siano consentiti unicamente previa autorizzazione del comitato per le sanzioni all’Iraq del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Le richieste per tali autorizzazioni vengono di solito inoltrate al comitato per le sanzioni all’Iraq per mezzo delle autorità degli stati membri. Di norma, pertanto, la Commissione non è coinvolta nelle decisioni sui singoli voli.

Dal 1991, la Comunità è il principale finanziatore di aiuti umanitari destinati all’Iraq, in favore del quale ha stanziato 242 milioni di euro. Essa ha proseguito questa assistenza con uno stanziamento di 8,5 milioni di euro nel 2000. All’attuazione del finanziamento sono preposte organizzazioni europee non governative e le agenzie delle Nazioni Unite (ONU) nell’ambito del regime sanzionatorio adottato dall’ONU. La Comunità sostiene tutte le iniziative di finanziamento umanitario in favore della popolazione irachena in tale ambito, incluso il permesso di voli umanitari in Iraq.

(1) GU L 337 del 27.12.1996.

(2001/C 151 E/106) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3203/00 di Mark Watts (PSE) alla Commissione

(12 ottobre 2000)

Oggetto: Sicurezza marittima

In precedenti occasioni il Parlamento ha espresso non solo i propri dubbi quanto alla legittimità democratica degli accordi volontari bensì anche preoccupazione in merito alla capacità di tali accordi di pervenire a dei risultati concreti, in particolare per quanto riguarda la loro applicazione.

Alla luce di quanto precede, in che modo può garantire la Commissione che la proposta di accordo volontario sulla sicurezza marittima contribuirà effettivamente agli sforzi legislativi intesi a creare un ambiente marittimo più sicuro, che le parti interessate realizzeranno esaurientemente le attività in questione, che il controllo e il rispetto potranno essere garantiti e che le disposizioni saranno compatibili con una legislazione comunitaria ancora in fieri?

Risposta data dalla sig. de Palacio a nome della Commissione

(21 novembre 2000)

Nella sua comunicazione in materia di sicurezza marittima del trasporto di idrocarburi del 21 marzo 2000 (1) la Commissione ha dichiarato che intendeva promuovere un accordo di natura volontaristica tra i soggetti operanti nel trasporto marittimo di idrocarburi. Nella parte 5.C della comunicazione sono presentati gli elementi che potrebbero essere inseriti in un accordo di questo tipo. La comunicazione era indirizzata al Parlamento e al Consiglio.

Dopo l’adozione della comunicazione, le discussioni tra i rappresentanti dei proprietari di navi cisterna, delle società di classificazione, delle compagnie petrolifere e delle imprese di intermediazione nel commercio del petrolio, hanno fatto perno sulla individuazione di una disponibilità di questi soggetti ad impegnarsi in accordi di natura volontaristica spingendoli quindi ad adottare iniziative immediate per migliorare la sicurezza marittima. Finora nulla garantisce che questo tipo di accordi venga effettivamente concluso. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/95

Il valore aggiunto di tale strumento consisterebbe nel fatto che diverrebbe applicabile prima dell’entrata in vigore delle nuove norme proposte e che si estenderebbe a questioni esulanti dall’ambito di questa normativa, ad esempio le pratiche commerciali.

I soggetti che hanno partecipato alle discussioni rappresentano una grande parte dei relativi settori industriali, comprese tutte le grandi società di classificazione che fanno capo all’Associazione internazio- nale delle società di classificazione. Circa il 90 % del naviglio marittimo mondiale è classificato da una di queste società e Intertanko rappresenta una percentuale di maggioranza (circa il 70 %) dei proprietari indipendenti di petroliere. Tutte le grandi compagnie petrolifere sono rappresentate dall’International Maritime Forum delle compagnie petrolifere mentre le imprese di intermediazione indipendenti sono rappresentate dalla Union Pétrolière Européenne Indépendante.

La verifica dell’osservanza dell’accordo sarebbe disciplinata nell’accordo stesso, ma gli elementi specifici a questo proposito devono ancora essere oggetto di esame. Va tuttavia osservato che le discussioni sono finalizzate ad un accordo di natura volontaristica tra i rappresentanti dell’industria mentre è esclusa una partecipazione della Commissione o di altre istituzioni comunitarie.

Trattasi di iniziative che lasciano impregiudicato l’iter di produzione normativa in corso, nonché i poteri del Parlamento a livello di codecisione. Come sopra indicato il contenuto di tale misura di carattere volontaristico riguarda anzitutto ambiti che esulano dal quadro di regolamentazione, ad esempio i noli, l’efficacia dei sistemi privati di ispezione, lo scambio di informazioni ed altri tipi di cooperazione tra le parti. Inoltre un impegno di tipo volontaristico come sopra descritto è intrinsecamente uno strumento non giuridico e di conseguenza qualsiasi obbligo stabilito per legge prevarrebbe sul medesimo quand’anche esistesse una sovrapposizione tra le sue clausole e le norme di diritto derivato della Comunità.

Infine, come già dichiarato, la Commissione intende tenere informato il Parlamento di qualsiasi sviluppo relativo a questa iniziativa.

(1) COM(2000) 142 def.

(2001/C 151 E/107) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3205/00 di Daniel Varela Suanzes-Carpegna (PPE-DE) alla Commissione

(12 ottobre 2000)

Oggetto: Regolamento per la verifica statistica del tonno

L’elaborazione di un regolamento per la verifica statistica del tonno costituisce un requisito fondamentale per l’attuazione dell’accordo nell’ambito del programma internazionale per la conservazione dei delfini (PCD).

Il mancato rispetto di tale requisito fondamentale ha dato luogo al recente embargo statunitense, 3 agosto u.s., delle importazioni di tonno albacora e suoi prodotti derivati provenienti dalla Spagna.

La mancanza di tale regolamento o della comunicazione del progetto di regolamento alle autorità statunitensi potrebbe giustificare legalmente la decisione di embargo nei confronti del tonno comunitario.

La Commissione ha valutato le possibili conseguenze della mancata adozione di tale regolamento? Nel caso concreto del tonno albacora e dei suoi prodotti derivati provenienti dalla Spagna, ha valutato i danni che tale carenza può provocare alle aziende interessate? In caso affermativo, come possono essere risarciti i danni causati? C 151 E/96 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/108) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3325/00 di Rosa Miguélez Ramos (PSE) alla Commissione

(18 ottobre 2000)

Oggetto: Blocco statunitense delle esportazioni comunitarie di tonno albacora e derivati

L’Accordo sul Piano internazionale per la conservazione dei delfini (APICD), di cui la Comunità è uno dei firmatari, prevede che le parti elaborino un regolamento relativo alle statistiche sulla pesca del tonno. Il fatto che la Commissione non abbia ancora approvato questo regolamento è il motivo per cui il Dipartimento del commercio degli Stati Uniti ha bloccato le esportazioni comunitarie di tonno albacora e prodotti derivati, con conseguenti gravi pregiudizi per determinate imprese comunitarie.

A che punto è il processo di elaborazione e di approvazione di tale regolamento da parte della Commissione? Quali sono i motivi del ritardo? E’ consapevole la Commissione dei danni che questo ritardo può provocare a determinate imprese comunitarie che non possono esportare i loro prodotti negli Stati Uniti?

Risposta comune data dal sig. Fischler in nome della Commissione alle interrogazioni scritte E-3205/00 e P-3325/00

(10 novembre 2000)

La Commissione, consapevole del fatto che la mancanza di un regolamento per la verifica statistica del tonno potrebbe dare luogo ad un embargo e per scongiurare questa eventualità ha sottoposto il problema agli Stati Uniti in occasione delle consultazioni al vertice sulla pesca tra la Comunità e gli Stati Uniti, che si sono tenute a Washington nel luglio 2000. In tale occasione, l’amministrazione statunitense ha dato prova di flessibilità, accordando alla Comunità più tempo per applicare questo strumento giuridico. In seguito tuttavia ad una sentenza seguita ad un processo intentato da un’azienda statunitense di importazione del tonno, il governo statunitense è stato obbligato ad applicare l’embargo a tutti i paesi che non hanno ancora ottenuto la cosiddetta «constatazione affermativa».

La Commissione e il governo spagnolo hanno quindi deciso che per risolvere la situazione la Commissione elaborerà una proposta di regolamento per la verifica statistica del tonno, che potrebbe essere approvata nei prossimi sei mesi. Nel frattempo, per far sì che la Spagna possa ottenere la «constatazione affermativa» necessaria a far togliere l’embargo, l’amministrazione spagnola applicherà tale verifica statistica tramite la legislazione spagnola.

Tali iniziative sono già state comunicate alle autorità statunitensi e la Commissione ritiene che consenti- ranno di risolvere il problema.

(2001/C 151 E/109) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3206/00 di Daniel Varela Suanzes-Carpegna (PPE-DE) alla Commissione

(12 ottobre 2000)

Oggetto: Accordo di pesca UE-Capo Verde

L’accordo di pesca tra l’UE e Capo Verde è scaduto lo scorso 6 settembre senza che i negoziati per un nuovo protocollo siano stati avviati, con la conseguente paralisi dell’attività di pesca della flotta comuni- taria che opera in quella regione nell’ambito del suddetto accordo. Ciò ha dato luogo a problemi e provocato incertezza nel settore interessato.

Alla luce dell’importanza dell’accordo in parola per la flotta comunitaria e della situazione creatasi può la Commissione far sapere per quali ragioni non si è previsto l’avvio dei negoziati per un nuovo protocollo?

La Commissione ha già previsto la data di inizio di tali trattative? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/97

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione (28 novembre 2000)

La Commissione ringrazia l’onorevole parlamentare per la sua attenzione riguardo al rinnovo del protocollo relativo all’accordo di pesca tra la Comunità e la Repubblica di Capo Verde e si pregia di dargli le seguenti informazioni.

Consapevole dell’importanza di rinnovare il protocollo prima della sua scadenza, la Commissione, dopo una serie di contatti preliminari, ha preso parte a tre serie di negoziati, che si sono svolti in successione a Bruxelles il 19 e 20 luglio 2000, a Praia dal 23 al 25 agosto 2000 e nuovamente a Bruxelles il 6 e 7 novembre 2000.

Nonostante i progressi significativi realizzati nel corso delle tre tornate di negoziati, in particolare per quanto riguarda le possibilità di pesca e la contropartita finanziaria, le due parti non sono riuscite a concludere un accordo, in particolare per quanto riguarda le condizioni di trasbordo in porto.

(2001/C 151 E/110) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3210/00 di Jan Mulder (ELDR) alla Commissione (10 ottobre 2000)

Oggetto: Utilizzazione della produzione agricola a scopi non alimentari

Nella risoluzione A4-0219/1998 (1) del 18.6.1998 il Parlamento europeo affermava al paragrafo 49 quanto segue:

L’utilizzazione della produzione agricola a scopi non alimentari, come per esempio la biomassa, consente di creare nuove fonti di reddito e posti di lavoro nelle regioni rurali. La produzione ecologica di energia a partire dalla biomassa contribuisce altresì a ridurre le emissioni di CO2. Questo settore dovrebbe essere appoggiato, nell’ambito della legislazione comunitaria, grazie, segnatamente, ad incentivazioni e/o esenzioni fiscali. Inoltre deve essere reso obbligatorio, specie nelle zone vulnerabili sul piano ecologico, l’utilizzo di taluni prodotti non alimentari la cui analisi del ciclo di vita risulti positiva (…)

1. Può la Commissione far sapere quali iniziative ha preso finora per dare seguito all’auspicio espresso dal Parlamento, a prescindere dagli stanziamenti disponibili nel quadro del programma Altener?

2. Può la Commissione far sapere se, alla luce degli attuali sviluppi sul mercato dell’energia, è favorevole a mettere a punto proposte che prevedano l’obbligo di mescolare una determinata percentuale di biodiesel al diesel normale? Ciò potrebbe avere effetti positivi per l’ambiente, oltre a ridurre la dipendenza dell’Unione dalle importazioni e a promuovere lo sviluppo di nuovi mercati per i semi oleosi.

3. Può la Commissione far sapere se vede delle possibilità di utilizzazione dell’olio vegetale puro come carburante per gli autoveicoli?

(1) GU C 210 del 6.7.1998, pag. 180.

Risposta data dalla sig.ra de Palacio a nome della Commissione (16 novembre 2000)

La promozione dei biocarburanti rientra negli obiettivi comunitari fin dall’inizio degli anni ’90. La recente comunicazione sull’approvvigionamento petrolifero per l’Unione europea (1), prevede in particolare che la Commissione presenti al Consiglio europeo di Göteborg, un piano per il risparmio e la diversificazione energetica. Il Piano avrà tra l’altro come obiettivo favorire attraverso misure appropriate i carburanti sostitutivi, tra cui quelli biologici.

Per quanto riguarda più specificamente le domande sollevate dall’onorevole parlamentare: la concessione di aiuti allo scopo di favorire colture non alimentari non è prevista nel quadro del programma Altener. La Commissione ricorda tuttavia che nel quadro della politica agricola comune è prevista la possibilità di C 151 E/98 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

utilizzare terreni ritirati dalla produzione per colture a fini non alimentari (2), ma senza un ulteriore sostegno specifico per le colture energetiche. Tuttavia, la Commissione ha preso atto delle proposte in merito presentate da taluni Stati membri in occasione dell’attuazione dell’Agenda 2000.

La Commissione è certamente favorevole a mescolare biodiesel e diesel normale e ricorda che attualmente ciò viene praticato in particolare in Francia dove il biodiesel è mescolato al diesel di origine fossile in misura pari al 5 %. La normativa francese in materia è stata notificata alla Commissione. La Commissione e gli Stati membri non hanno sollevato obiezioni al riguardo. Altrettanto vale per l’Austria che ha notificato una miscela del 2 %.

Da parte di alcuni settori interessati era stata avanzata la proposta di imporre per legge nella Comunità una miscela diesel/biodiesel a bassa percentuale. Almeno nella fase attuale la Commissione ritiene una simile iniziativa inopportuna. Per taluni Stati membri un simile obbligo, almeno nella situazione attuale, comporterebbe problemi a causa dell’inadeguatezza dell’infrastruttura di produzione e di distribuzione oppure a livello di disponibilità delle materie prime. La Commissione ritiene che al momento sarebbe meglio assicurare la possibilità di agire in tal senso agli Stati membri che desiderino sviluppare il settore.

La Commissione lascia agli Stati membri la scelta sull’impiego del carburante che ritengano più adatto alle rispettive condizioni. Contrariamente a quanto accade in Francia il biodiesel è utilizzato allo stato puro soprattutto in Germania e anche in alcuni campi rilevanti dal punto di vista ambientale. Si noti che la Commissione ha affidato un mandato di normalizzazione del biodiesel al Comitato europeo di normaliz- zazione (CEN), che prevede diverse possibilità di utilizzazione (in particolare l’uso allo stato puro o sotto forma di miscela). Inoltre nel quadro della politica in materia di qualità dei carburanti, la Commissione può tra l’altro presentare proposte volte a fissare i livelli relativi alle specifiche applicabili ai biocarburanti (3).

In conclusione, la politica comunitaria è favorevole ai biocarburanti e tiene conto delle diverse possibilità di impiego. Una politica più efficace incontra attualmente ostacoli di natura fiscale in quanto una rilevante penetrazione dei biocarburanti sul mercato non è possibile senza esenzioni fiscali. La normativa comuni- taria in vigore autorizza una simile detassazione solo per «progetti pilota». La Commissione fin dall’inizio degli anni ’90 ha proposto direttive che potrebbero creare una base giuridica adeguata (4) e consentirebbero però agli Stati membri di procedere alla suddetta detassazione; tuttavia, pur essendo stata accolta dal Parlamento (5) nella sua versione iniziale, la proposta non ha ottenuto il consenso unanime del Consiglio a causa dell’opposizione di uno Stato membro. La Commissione aveva dato un’interpretazione ampia del termine «progetto pilota», autorizzando una detassazione limitata in Francia (per una quantità di biocarburanti pari a circa l’1 % del consumo di carburanti della Francia), ma il Tribunale di primo grado delle Comunità ha ritenuto, con la sentenza del 27.9.2000 (6), che la situazione prevista andasse al di là di un ambito «pilota». Ciò sottolinea l’importanza di un’adeguata normativa in campo fiscale.

(1) COM(2000) 631 def. (2) Articolo 6, paragrafo 3 del regolamento (CE) n.1251/1999 del Consiglio, del 17 maggio 1999 che istituisce un regime di sostegno a favore dei coltivatori di taluni seminativi, GU L 160 del 26.6.1999 e GU L 194 del 27.7.1999. (3) Direttiva 98/70/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13.10.1998, relativo alla qualità della benzina e del combustibile diesel, recante modificazione della direttiva 93/12/CEE del Consiglio, GU L 350 del 28.12.1998 e GU L 40 del 13.2.1999. (4) Proposta di direttiva del Consiglio sull’aliquota delle accise applicabili ai carburanti derivanti da fonti agricole, GU C 73 del 24.3.1992; proposta di direttiva del Consiglio che ristruttura il quadro comunitario per l’imposizione dei prodotti energetici, articolo 14, paragrafo 1, lettera b), GU C 139 del 6.5.1997. (5) Proposta modificata di direttiva del Consiglio sull’aliquota delle accise applicabili ai carburanti derivanti da prodotti agricoli GU C 209 del 29.7.1994. (6) Sentenza BP Chemicals Ltd/Commissione delle Comunità europee del 27.9.2000. Causa T-187/97.

(2001/C 151 E/111) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3211/00 di Alexander de Roo (Verts/ALE) alla Commissione

(10 ottobre 2000)

Oggetto: Legislazione dell’Unione in materia di lotta contro le infezioni da legionella

L’anno scorso in Olanda sono decedute 28 persone che avevano contratto un’infezione da legionella in occasione di un’esposizione floreale tenutasi a Bovenkarspel. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/99

Anche in Inghilterra e Danimarca le morti da legionellosi sono state al centro dell’attenzione.

Il quotidiano NRC-Handelsblad del 23 settembre scorso comunica che, grazie a fondi UE, la rete di scienziati dell’European Working Group for Legionella Infections (EWGLI) è stata professionalizzata. Secondo i dati di questa rete, negli ultimi cinque anni 12 000 turisti europei hanno contratto la malattia dei legionari in un albergo, in un appartamento o in un camping. Si stima che siano decedute 1 200 persone. Probabilmente il numero dei casi mortali è molto superiore, in quanto non tutti i paesi registrano o trasmettono alla rete EWGLI i dati relativi ai propri casi di legionellosi. L’EWGLI non vuole rendere noti i nomi degli alberghi in cui il batterio della legionella ha causato la morte delle vittime. Un elenco di questi alberghi si può ritrovare sul seguente sito web: http://www.nre.nl/W2/Nieuws/2000/09/28/Vp/02.html

Il batterio della legionella ha già fatto molte più vittime che non la malattia della mucca pazza.

1. Conviene la Commissione che è inammissibile concedere sovvenzioni UE alla rete EWGLI, se quest’ultima non è disposta a rendere pubbliche informazioni così importanti?

2. Conviene la Commissione che è necessario introdurre al più presto una normativa UE per arginare il pericolo della legionella?

Nei Paesi Bassi la legge sull’acqua potabile viene modificata per introdurre una norma relativa alla legionella.

3. Non ritiene la Commissione che si debba adeguare la normativa UE in materia di acqua potabile?

Nel quadro della direttiva sulla prevenzione e la riduzione integrate dell’inquinamento (direttiva IPPC) esiste ora un documento di riferimento sulle migliori tecniche disponibili per le acque di raffreddamento dei processi industriali e per gli impianti di condizionamento degli stabili adibiti ad uffici.

4. Non ritiene la Commissione che questa norma debba essere obbligatoria e che si debbano prevedere disposizioni europee vincolanti per gli impianti di riscaldamento dell’acqua negli ospedali, i centri sanitari, le piscine, le saune, i campeggi, gli edifici adibiti ad esposizioni e le altre strutture pubbliche per ridurre i rischi di contagio da legionella?

(2001/C 151 E/112) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3233/00 di Elly Plooij-van Gorsel (ELDR) e Jules Maaten (ELDR) alla Commissione

(17 ottobre 2000)

Oggetto: Segretazione di contaminazioni da legionellosi negli alberghi europei

Da informazioni fornite dal gruppo di lavoro europeo sulle infezioni da legionellosi (EWGLI) si evince che negli ultimi cinque anni 12 000 turisti sono stati contaminati dalla legionellosi durante una vacanza europea. Si calcola che 1 200 di loro sono deceduti per le conseguenze di tale contaminazione.

1. Sa la Commissione che gli ispettorati sanitari nazionali, membri dell’EWGLI, non informano frequentemente gli operatori turistici che organizzano soggiorni negli alberghi contaminati? Sa essa che gli operatori turistici a loro volta non sempre informano i loro clienti di una contaminazione e continuano ad accettare le prenotazioni?

2. Ritiene essa accettabile che l’informazione dell’EWGLI, istituto finanziato con fondi europei non raggiunga, i turisti per i quali questa informazione è di importanza vitale nel vero senso della parola? In caso negativo quali provvedimenti intende essa adottare?

3. Riconosce essa che i dati dell’EWGLI dovrebbero essere pubblici e accessibili a tutti e non già riservati? C 151 E/100 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/113) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3239/00 di Dorette Corbey (PSE) alla Commissione

(12 ottobre 2000)

Oggetto: Legionella

Un giornale olandese ha recentemente scritto che le autorità sanitarie europee conoscono da anni, senza però divulgarla, l’identità di circa 100 alberghi e appartamenti che in più occasioni sono stati coinvolti in casi di legionella. Il 7 settembre u.s. la Commissione ha pubblicato una relazione sullo stato di avanzamento della rete di sorveglianza epidemiologica e di controllo delle malattie trasmissibili nella Comunità (COM(2000) 471 def.) nella quale riferisce in merito a un gran numero di nuovi casi di legionella in particolare in Belgio, Francia, Spagna e Regno Unito.

1. Ritiene la Commissione che le misure di controllo adottate nei confronti della legionella dalle autorità degli Stati membri siano sufficienti?

2. I nuovi casi danno motivo alla Commissione di proporre misure comunitarie? In caso affermativo, di quali misure si tratta?

3. Non ritiene la Commissione che la mancata pubblicazione da parte delle autorità nazionali dei nomi e degli indirizzi di alberghi e appartamenti che in più occasioni sono stati coinvolti in casi di legionella sia contraria alla politica europea volta ad accrescere la fiducia dei consumatori mediante un’informazione completa e adeguata? (Cfr. la dichiarazione programmatica della DG SANCO)

4. Ritiene la Commissione che debbano essere resi noti i nomi e gli indirizzi di alberghi e altre strutture turistiche che sono stati coinvolti in casi di legionella? In caso affermativo, occorre rendere nota la presenza di legionella nel corso di un determinato soggiorno oppure i possibili casi di contagio?

5. E’ la Commissione disposta a intervenire sulla questione e a ricorrere a sistemi di comunicazione elettronici?

6. Quali altre misure prevede la Commissione di adottare e quali misure raccomanda agli Stati membri per informare i consumatori dell’Unione circa i rischi che la legionella pone per la salute umana?

Risposta comune data dal sig. Byrne in nome della Commissione alle interrogazioni scritte P-3211/00, E-3233/00 e P-3239/00

(30 novembre 2000)

I dati attribuiti alla rete di sorveglianza dell’European working group for Legionella infections (EWGLI) e citati nel quotidiano olandese sono un’estrapolazione inesatta di informazioni provenienti dal sito web dell’EWGLI. Il numero reale di casi di legionella connessi ai viaggi, verificati nell’ambito del programma di sorveglianza dell’EWGLI è di un decimo della cifra citata. Le informazioni esatte sono disponibili sul sito web http://www.ewgli.org/.

I cluster di casi di legionellosi connessi ai viaggi, citati nella relazione sullo stato di avanzamento della rete di sorveglianza epidemiologica e di controllo delle malattie trasmissibili nella Comunità (1) mediante la Decisione della Commissione 2000/57/CE del 22 dicembre 1999 sul sistema di allarme rapido e di reazione per la prevenzione e il controllo delle malattie trasmissibili previsto dalla Decisione n. 2119/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (2) non riflettevano un aumento dei focolai di legionella. Nell’ambito del programma di sorveglianza dell’EWGLI è stata dichiarata la presenza di cluster di legionella sin dal 1987, anno in cui la rete è diventata operativa. Il programma di sorveglianza dimostra che il numero di casi relativi a cittadini residenti in Europa e connessi a cluster di legionella associati a viaggi, in realtà si sono andati riducendo negli ultimi anni. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/101

L’obiettivo principale del programma di sorveglianza della legionella dell’EWGLI, finanziato dalla Commis- sione, consiste nella sorveglianza dei casi connessi ai viaggi. Ciò consente l’individuazione di cluster che non sarebbero necessariamente individuati con i sistemi di sorveglianza nazionale, consentendo in tal modo opportune indagini e misure preventive. L’associazione della presenza di casi connessi a un determinato sito identificato tramite il programma di sorveglianza costituisce un punto d’inizio per un’indagine effettuata dalle autorità locali e non un’identificazione del sito quale fonte reale dell’infezione.

Per garantire la disponibilità delle informazioni quanto prima possibile, la rete di sorveglianza stabilisce che le informazioni debbano essere considerate riservate e usate dai partecipanti allo scopo di effettuare valutazioni del rischio e applicare misure di prevenzione. Rendere le informazioni disponibili per il pubblico potrebbe essere fuorviante a causa del carattere inevitabilmente ambiguo e non convalidato della maggior parte dei dati. Se non venisse applicato il principio della riservatezza, sarebbero disponibili meno informazioni, limitando l’efficacia della rete di sorveglianza nella prevenzione della patologia. Tuttavia, la Commissione è favorevole ad un miglioramento delle informazioni disponibili per il pubblico.

Nell’ambito del prossimo programma di sanità pubblica, uno dei tre obiettivi principali consiste nel miglioramento delle informazioni e delle conoscenze per lo sviluppo della sanità pubblica. Questo aspetto comprende l’informazione del pubblico sui rischi sanitari. In questo contesto la Commissione prenderà in considerazione come conciliare meglio i due requisiti di riservatezza e trasparenza.

La rete di sorveglianza dell’EWGLI mette a disposizione informazioni generali sul problema del rapporto fra legionella e viaggi nel suo sito web, nonché informazioni sulla prevenzione destinate sia al pubblico che agli albergatori (http://www.ewgli.org).

A seguito della presenza di due focolai nel 1999 in un’esposizione floreale nei Paesi Bassi e in una fiera commerciale in Belgio, la Commissione collabora con gli esperti degli Stati membri e con la rete comunitaria istituita con la Decisione 2119/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 settembre 1998 che istituisce una rete di sorveglianza epidemiologica e di controllo delle malattie trasmissibili nella Comunità (3) per identificare le esigenze di eventuali azioni preventive relative alla legionella, a livello europeo. La legionella è già una patologia prioritaria ai sensi della Decisione della Commissione 2000/96/CE del 22 dicembre 1999 relativa alle malattie trasmissibili, da inserire progressi- vamente nella rete comunitaria in forza della Decisione n. 2119/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (4) nell’ambito della rete comunitaria di sorveglianza epidemiologica. La Commissione ha sostenuto i miglioramenti apportati alla sorveglianza della legionella a livello europeo e ampliandone le competenze ai focolai comunitari che non sono connessi a viaggi e ha sostenuto le iniziative europee per sviluppare orientamenti tecnici sulla prevenzione e il controllo della patologia. La Commissione discuterà ulteriormente questo aspetto con il Comitato comunitario della rete nel dicembre 2000 e proporrà eventuali azioni.

Per quanto riguarda la legislazione comunitaria sull’acqua potabile, si applicano le disposizioni della Direttiva del Consiglio 80/778/CEE del 15 luglio 1980 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano (5). Essa stabilisce che «l’acqua destinata al consumo umano non deve contenere organisimi patogeni». La nuova direttiva del Consiglio sull’acqua potabile 98/83/CE del 3 novembre 1998 sulla qualità dell’acqua destinata al consumo umano (6) dev’essere recepita nella normativa nazionale entro il 25 dicembre 2000 e attuata entro il 25 dicembre 2003. L’articolo 4.1(a) della direttiva in questione fa obbligo agli Stati membri di garantire che l’acqua destinata al consumo umano non contenga microorga- nismi e parassiti, né altre sostanze, in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana. La Commissione ritiene che la legislazione comunitaria sull’acqua potabile sia sufficiente a tutelare la salute dei cittadini. Si ricorda che nel caso del focolaio di legionella dei Paesi Bassi non era stata responsabile la qualità dell’acqua potabile, ma un tubo flessibile contaminato utilizzato per trasportare l’acqua destinata alla mostra.

Per quanto riguarda il documento di riferimento sulle migliori tecniche disponibili (BAT) (7), nel contesto della Direttiva 96/61/CE del Consiglio del 24 settembre 1996 sulla prevenzione e la riduzione integrata dell’inquinamento (IPPC) (8), si identificano cinque misure che gli operatori dei sistemi industriali di raffreddamento dovrebbero adottare per ridurre la proliferazione biologica nei sistemi in questione. Queste misure sono caldamente raccomandate a tutte le autorità che rilasciano le autorizzazioni per gli impianti che rientrano nel campo di riferimento della Direttiva 96/61/CE. Tuttavia attualmente non è stato possibile definire un trattamento applicabile a livello generale che al tempo stesso tenga presente requisiti ambientali e sanitari e pertanto è necessario continuare le ricerche. Inoltre attualmente non è possibile proporre un C 151 E/102 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

livello specifico di unità che formano colonie (l’unità in cui si misura la quantità di batteri) associate a un determinato livello di rischio. Pertanto la Commissione ritiene che spetta alle autorità competenti discutere il problema con l’operatore dell’impianto e specificare più dettagliatamente in che modo attuare le misure citate, tenendo presenti i fattori locali, quali l’ubicazione e le condizioni climatiche.

(1) Relazione sullo stato di avanzamento della rete di sorveglianza epidemiologica e di controllo delle malattie trasmissibili nella Comunità. COM(2000) 471 def. http://europa.eu.int/comm/health/ph/others/network/ net03_en.pdf. (2) GU L 21 del 26.1.2000. (3) GU L 268 del 3.10.1998. (4) GU L 28 del 3.2.2000. (5) GU L 229 del 30.8.1980. (6) GU L 330 del 5.12.1998. (7) http://eippcb.jrc.es/. (8) GU L 257 del 10.10.1996.

(2001/C 151 E/114) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3212/00 di Hans Kronberger (NI) alla Commissione

(10 ottobre 2000)

Oggetto: Campagna per il decollo delle energie rinnovabili

La Commissione ha inserito nel Libro bianco «Energia per il futuro: le fonti energetiche rinnovabili» una «campagna per il decollo» (Take-off-Programm).

Quali misure sono state adottate per l’attuazione di tale campagna?

A che punto è la sua realizzazione?

Viene effettuato un monitoraggio dell’attuazione della campagna?

E’ stato elaborato e applicato un sistema di sorveglianza di tale attuazione?

Risposta data dalla sig.ra de Palacio in nome della Commissione

(20 novembre 2000)

La comunicazione della Commissione  Energia per il futuro: le fonti energetiche rinnovabili  Libro bianco per una strategia e un piano d’azione della Comunità (1) delinea una campagna per il decollo, intesa a promuovere e accelerare la realizzazione di grandi progetti nei vari settori delle fonti energetiche rinnovabili (RES) e ad inviare segnali chiari per un maggiore ricorso alle RES.

La campagna durerà dal 2000 al 2003 e sarà incentrata su obiettivi quantitativi in diversi settori chiave delle RES. Essa mira anche ad identificare «100 comuni» che intendono realizzare un approvvigionamento RES al 100 %. Gli obiettivi settoriali chiave della campagna da raggiungere nel 2003 sono stati stabiliti tra il 15 e il 25 % degli obiettivi generali del Libro bianco per il 2010. Gli obiettivi intermedi per il 2003 forniranno una panoramica a breve o medio termine dei progressi compiuti.

Circa gli obiettivi della campagna, la Commissione può confermare che quelli eolici sono già stati raggiunti; le applicazioni solari (fotovoltaiche e termiche) raggiungono punte massime in alcune zone dove sono state varate opportune misure promozionali e di regolamentazione, soprattutto a livello regionale e locale; per la biomassa, gli obiettivi che richiedono un’analisi specifica per completare i dati statistici devono invece essere seguiti attentamente. Il biogas è in netta crescita. Per il riscaldamento dei locali, la biomassa è in concorrenza con il gas naturale mentre nei trasporti i biocarburanti devono competere con i combustibili fossili convenzionali. Nel contesto della politica agricola, la produzione di materie prime a scopi energetici presenta buone possibilità, in particolare se si autorizzano queste colture su terreni posti a ritiro. Il successo dei biocarburanti dipenderà dalla legislazione specifica sul loro uso e sul 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/103

trattamento fiscale. L’obiettivo specifico dei 100 comuni di un approvvigionamento RES al 100 % sarà sicuramente raggiunto nel 2003. Le partnership in materia di energia rinnovabile firmate con questi comuni progrediscono rapidamente e sono stati identificati più di 100 potenziali candidati.

Per monitorare i progressi nello sviluppo dell’energia rinnovabile, la Commissione ha introdotto un sistema basato su statistiche ufficiali Eurostat, dati dell’industria, dei produttori e delle loro associazioni, il modello TERES (The European renewable energy study) usato per calcolare gli obiettivi del Libro bianco e della campagna e analisi periodiche dei programmi e della politica degli Stati membri.

Le azioni nell’ambito della campagna per il decollo, comprese le domande di partnership nel campo dell’energia rinnovabile presentate conformemente ai programmi comunitari, sono valutate ai sensi delle regole generali applicabili al sostegno finanziario della Comunità. La Commissione sta preparando un rapporto sulla realizzazione del Libro bianco e sulla campagna per il decollo che sarà trasmesso al Parlamento alla fine dell’anno.

(1) COM(97) 599 def.

(2001/C 151 E/115) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3215/00 di Jan Wiersma (PSE) alla Commissione

(10 ottobre 2000)

Oggetto: Cooperazione UE-ONU in materia di gestione delle crisi e prevenzione dei conflitti

Il 15 settembre 2000 si è svolta una riunione delle Nazioni Unite e dell’Unione europea al fine di discutere sulla cooperazione in materia di gestione delle crisi e prevenzione dei conflitti.

 Qual era l’ordine del giorno di questa riunione e quali sono state le conclusioni?

 Tali questioni sono state discusse nuovamente nel corso della visita in Europa del Segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan?

 Qual è la posizione dell’UE in merito alla cooperazione con l’ONU in questo settore, e quale ruolo dovrebbe essere conferito all’ONU nell’elaborazione degli accordi di Helsinki concernenti la PESC?

 Quale potrebbe essere il contributo concreto dell’UE al fine di rafforzare le capacità dell’ONU nel campo della gestione delle crisi e della prevenzione di conflitti?

 Tali questioni saranno discusse durante la prossima riunione del Consiglio europeo?

 Quale sarà il futuro formato del dialogo tra le Nazioni Unite e l’Unione europea in materia di gestione delle crisi e prevenzione dei conflitti?

Risposta data dal sig. Patten a nome della Commissione

(30 ottobre 2000)

La prevenzione dei conflitti e la gestione delle crisi erano tra i temi chiave delle proficue discussioni ad alto livello tra l’Unione e le Nazioni Unite nell’ambito dei recenti incontri svoltisi a New York (13 settembre 2000) e in Europa (dal 3 al 5 ottobre 2000). In tale contesto, il Segretario generale delle Nazioni Unite ha incontrato il presidente della Commissione, i membri della Commissione responsabili per le relazioni esterne l’allargamento e il commercio, l’alto rappresentante Solana e la presidenza dell’Unione.

Gli altri punti dell’ordine del giorno erano gli sviluppi nel Medio Oriente e nella Repubblica federale della Iugoslavia, le forme di cooperazione con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), Sierra Leone, Cipro, il sostegno ai paesi meno sviluppati, la remissione del debito e come intensificare il dialogo generale tra la Comunità e le Nazioni Unite. Si è convenuti sul fatto che una cooperazione più efficace e reciprocamente vantaggiosa tra la Comunità e le Nazioni Unite debba essere governata in particolare da incontri più frequenti tanto a livello politico quanto a livello operativo. Proseguono i lavori in merito a una struttura di coordinamento. C 151 E/104 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Il potenziamento delle notevoli capacità delle organizzazioni internazionali è parte integrante del seguito degli accordi di Helsinki in materia di gestione delle crisi e prevenzione dei conflitti. In questo contesto, le Nazioni Unite, che svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento della pace e della sicurezza, sono il partner più importante dell’Unione.

Le Nazioni Unite hanno preso delle iniziative volte al potenziamento delle loro capacità di gestione delle crisi e prevenzione dei conflitti. La più recente è l’importante relazione Brahimi relativa al miglioramento dell’efficienza delle missioni delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace. L’Unione sostiene a pieno titolo questi sforzi e si è impegnata a sviluppare sinergie con le Nazioni Unite. In tale contesto, la Commissione organizza le proprie attività cercando di potenziare le sue capacità. Il Consiglio organizzerà questo mese, insieme alle Nazioni Unite, un seminario sugli aspetti civili della gestione delle crisi.

Visto il bisogno di coordinamento con le Nazioni Unite, la Commissione ritiene che il problema verrà ripreso dal prossimo Consiglio europeo nell’ambito sia della relazione della presidenza relativa al rafforzamento delle capacità dell’Unione in tema di gestione delle crisi, sia della relazione comune sulla prevenzione dei conflitti dell’Alto rappresentante/Segretario generale del Consiglio e della Commissione.

(2001/C 151 E/116) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3219/00 di Elizabeth Lynne (ELDR) alla Commissione

(17 ottobre 2000)

Oggetto: Pagamento degli alimenti per i figli di genitori divorziati

E’ in vigore o in fase di elaborazione una legislazione UE che garantisca il pagamento degli alimenti ai genitori divorziati che hanno la custodia dei figli da parte dell’ex coniuge quando quest’ultimo è originario o risiede in un diverso paese UE?

Risposta data dal sig. Vitorino a nome della Commissione

(15 novembre 2000)

La Commissione richiama all’attenzione dell’onorevole parlamentare la Convenzione del 27 settembre 1968 sul riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni giurisdizionali in materia civile e commerciale (la convenzione di Bruxelles) (1), che stabilisce il principio del domicilio del creditore quale criterio di competenza giurisdizionale, e prevede il riconoscimento di pieno diritto delle decisioni prese dalle giurisdizioni e autorità degli Stati membri competenti per deliberare sul mantenimento, e organizza la procedura di exequatur delle decisioni prese in vista della loro esecuzione forzata in un altro Stato membro.

In altre parole, in base alla convenzione di Bruxelles, il genitore divorziato che ha la custodia dei figli può adire la giurisdizione dello Stato del suo domicilio per chiedere una sentenza di condanna dell’ex coniuge al pagamento degli assegni di mantenimento. La decisione presa da questa giurisdizione, grazie al sistema istituito dalla convenzione, può essere eseguita nello Stato del domicilio dell’ex coniuge.

La convenzione di Bruxelles, ratificata da tutti gli Stati membri, sta per essere trasformata in regolamento comunitario, grazie all’entrata in vigore del trattato di Amsterdam. Tale trasformazione contemplerà anche alcune modifiche sostanziali tra cui la semplificazione e lo sveltimento del meccanismo per il riconosci- mento e l’esecuzione delle decisioni giurisdizionali mediante l’introduzione di un certificato che accompa- gna la decisione originale e fornisce all’autorità dello Stato membro destinatario le necessarie informazioni per il rilascio della dichiarazione di esecutorietà.

Nel quadro della cooperazione politica, gli Stati membri hanno adottato a Roma, il 6 novembre 1990, una convenzione sulla semplificazione delle procedure relative al recupero dei crediti alimentari. La caratteri- stica principale di questa convenzione è quella di completare con clausole amministrative le disposizioni della convenzione di Bruxelles, istituendo in ciascuno Stato membro un’autorità centrale competente a 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/105

rintracciare il debitore, a dichiarare esecutiva la sentenza e a prendere i necessari provvedimenti per eseguirla. La convenzione non è stata però ratificata da tutti gli Stati membri e non è entrata in vigore.

Il Consiglio europeo di Tampere del 15 e 16 ottobre 1999 ha propugnato «un’ulteriore riduzione delle procedure intermedie tuttora necessarie per ottenere il riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni o sentenze nello Stato richiesto». «Come primo passo si dovrebbero abolire tali procedure intermedie (…) per talune sentenze in materia di cause famigliari (ad esempio sulle richieste di assegni alimentari (…)). Dette decisioni sarebbero automaticamente riconosciute in tutta l’Unione senza che occorrano procedure intermedie o sussistano motivi per rifiutarne l’esecuzione. Contemporaneamente potrebbero definirsi norme minime su taluni aspetti del diritto di procedura civile». A seguito del Consiglio europeo di Tampere, il Consiglio e la Commissione stanno elaborando un programma di misure d’attuazione del principio del mutuo riconoscimento delle decisioni in materia civile e commerciale, compresa l’abolizione dei provvedimenti intermedi (exequatur) per le sentenze in materia di obbligazioni alimentari.

(1) GU L 299 del 31.12.1972 (versione consolidata).

(2001/C 151 E/117) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3222/00 di Glyn Ford (PSE) alla Commissione

(17 ottobre 2000)

Oggetto: Deroga alla direttiva sul tabacco

La posizione comune sulla direttiva UE in merito al tabacco vieterà la produzione nell’UE e l’esportazione dalla stessa di sigarette contenenti oltre 10 mg di catrame a partire dal 1o gennaio 2004 in 14 dei 15 Stati membri. Comprenderà tuttavia una deroga per la Grecia, che consentirà la produzione, la distribuzione e l’esportazione di sigarette con un tenore di catrame più elevato sino al 2007. Non si tratta di una chiara violazione del mercato unico e della normativa in materia di concorrenza che comporterà discriminazioni nei confronti di altri produttori UE, soprattutto nel Regno Unito, che sarebbero interessati da ripercussioni socioeconomiche?

Risposta del commissario Byrne a nome della Commissione

(8 dicembre 2000)

La direttiva 90/239/CEE del Consiglio, del 17 maggio 1990, concernente il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative degli Stati membri riguardanti il tenore massimo di catrame nelle sigarette (1), stabilisce un periodo di transizione per il rispetto dei limiti nel tenore di catrame delle sigarette prodotte in Grecia. Tale deroga è connessa con le difficoltà socio-economiche proprie di questo Stato membro, derivanti dal fatto che il tabacco coltivato in Grecia presenta un tenore più elevato di catrame. Questo Stato membro quindi è più colpito di altri paesi produttori all’interno dell’Unione dalle disposizioni della direttiva. Inoltre, modificare tali varietà di tabacco comporta un periodo di tempo abbastanza lungo e nel contempo il cambiamento interesserebbe un vasto numero di persone, dato che la produzione del tabacco in Grecia ha un elevato tasso d’impiego di manodopera e coinvolge un numero notevole di famiglie. Il proseguimento di tale periodo di transizione è giustificato per gli stessi motivi nel contesto dell’ulteriore riduzione del tenore di catrame, prevista dalla proposta modificata di direttiva del Parlamento e del Consiglio, sul ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri relative alla lavorazione, alla presentazione e alla vendita dei prodotti del tabacco (versione riformulata)  attualmente in fase di discussione. (2) Tale deroga è limitata alle sigarette prodotte in Grecia e commercializzate all’interno del territorio dello Stato membro in questione e non sarà prolungata oltre il 2007.

(1) GU L 137 del 30.5.1990. (2) COM(2000) 428 def. C 151 E/106 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/118) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3225/00 di Luis Berenguer Fuster (PSE) alla Commissione (17 ottobre 2000)

Oggetto: Scuola europea ad Alicante

Nella città di Alicante, sede dell’Ufficio per l’armonizzazione nel mercato interno, risiede un buon numero di funzionari comunitari dei vari Stati membri dell’Unione, il che comporta alcune necessità in termini di istruzione che potrebbero essere soddisfatte con l’apertura di una scuola europea. Di recente il comune di Alicante ha formulato una richiesta al riguardo.

Può la Commissione far sapere se intende creare una scuola europea ad Alicante? Qual è la sua opinione in merito alla proposta del comune di Alicante?

Risposta data dal signor Kinnock in nome della Commissione (27 novembre 2000)

Nella sua riunione del 24 e 25 ottobre 2000, il Consiglio superiore delle scuole europee (l’organismo intergovernativo responsabile di tali scuole) ha deciso, su richiesta della delegazione del governo spagnolo, di creare una scuola europea ad Alicante così da venire incontro alle esigenze didattiche dei figli dei funzionari che lavorano nell’Ufficio per l’armonizzazione nel mercato interno (UAMI).

La Commissione ha appoggiato tale decisione.

(2001/C 151 E/119) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3228/00 di Robert Goebbels (PSE) alla Commissione (17 ottobre 2000)

Oggetto: Crisi petrolifera

Il Presidente Prodi e la vicepresidente Loyola de Palacio si sono recentemente incontrati a Bruxelles con i presidenti della Shell, della BP-Amoco, della TotalFinaElf, della Repsol, dell’ENI, della Norsk Hydro e della Statoil.

In tale occasione ha menzionato la vicepresidente de Palacio la proposta fatta dal gruppo del Partito dei socialisti europei in occasione della discussione sui provvedimenti da adottare in seguito alla crisi petrolifera e all’aumento del prezzo del petrolio in data 20 settembre 2000, la proposta cioè di invitare le grandi compagnie europee importatrici di petrolio a formulare i contratti di approvvigionamento in euro?

Risposta data dalla sig.ra de Palacio A nome della Commissione (1o dicembre 2000)

È esatto che l’uso dell’euro come moneta di riferimento nel settore petrolifero presenterebbe numerosi vantaggi per gli operatori economici ed i consumatori europei. In termini più generici l’uso dell’euro come moneta di riferimento nel commercio mondiale dovrebbe permettere agli operatori economici europei di pagare gli approvvigionamenti in euro e di redigere in euro le fatture.

Saranno principalmente i meccanismi di mercato a decidere a che ritmo l’euro diventerà una moneta di riferimento. In effetti è probabile che, per esempio, alcuni dei principali paesi produttori preferiranno conservare il dollaro come moneta di transazione, mentre altri, i cui scambi commerciali si effettuano in gran parte con l’Europa, potrebbero essere interessati all’uso dell’euro. La Comunità è infatti il principale importatore di petrolio. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/107

(2001/C 151 E/120) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3229/00 di Olivier Duhamel (PSE) alla Commissione

(17 ottobre 2000)

Oggetto: Sanzioni a carico dell’Austria

La relazione di Martti Ahtisaari, Jochen Frontin e Marcelino Oreja sulla situazione in Austria sottolinea al punto 115 che le «misure adottate dai 14 Stati membri dell’UE hanno rafforzato la consapevolezza dell’importanza dei valori comuni europei». Essa aggiunge che non c’è dubbio che nel caso dell’Austria «le misure intraprese dai 14 Stati membri hanno sostenuto gli sforzi del governo austriaco». In essa si afferma per di più che dette misure hanno spinto la società civile a difendere detti valori.

La stampa ha riportato il 16 settembre scorso una dichiarazione del Presidente della Commissione che sembra deplorare le misure applicate da gennaio a dicembre 2000, ed esprimere un’opinione contraria a che in futuro vengano prese decisioni simili in casi del genere. Intende Prodi con tali parole contestare il consuntivo di tale azione elaborato dai tre saggi?

Intende dire che le misure adottate contro il governo austriaco che si era aperto a un partito di estrema destra, non soltanto non avrebbero dovuto essere tolte, una volta raggiunti gli obiettivi, ma che non si sarebbe mai dovuto intraprenderle?

In caso affermativo, su quali elementi si basa il Presidente della Commissione per contestare il giudizio su riferito dei saggi?

In caso negativo, come giustifica la sua condanna radicale degli impegni democratici assunti dai 14 Stati membri?

Risposta data dal Presidente Prodi a nome della Commissione

(5 dicembre 2000)

La Commissione, dopo aver preso nota delle conclusioni della relazione dei saggi sulla situazione dell’Austria, accoglie con favore la conclusione di questa procedura, che ha permesso la ripresa delle relazioni amichevoli che intercorrono tradizionalmente tra gli Stati membri. La Commissione sottolinea l’importanza dell’azione intrapresa degli Stati membri per favorire la promozione dei valori comuni, anche per quanto riguarda i problemi specifici e le prospettive dell’Austria, e ricorda, d’altro canto, che da sempre le sta a cuore il rispetto dei diritti fondamentali e dei principi democratici, in particolare negli Stati membri dell’Unione.

È opportuno tuttavia richiamare l’attenzione dell’onorevole parlamentare sul contesto nel quale la situazione si è verificata, ossia al di fuori del campo d’applicazione dei trattati, che fissano le condizioni e le procedure di un eventuale intervento da parte dell’Unione in materia di rispetto dei diritti fondamentali e dei principi democratici. Tali condizioni e procedure non sono state menzionate nella situazione oggetto di discussione.

(2001/C 151 E/121) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3232/00 di Stefano Zappalà (PPE-DE), Antonio Tajani (PPE-DE), Guido Viceconte (PPE-DE), Generoso Andria (PPE-DE), Amalia Sartori (PPE-DE), Giorgio Lisi (PPE-DE) e Mario Mantovani (PPE-DE) alla Commissione

(17 ottobre 2000)

Oggetto: Infibulazione nell’Unione europea

Premesso che l’infibulazione:

 viene praticata alle bambine tra i 4 e i 12 anni in circa 20 paesi dell’Africa, 10 nel Sud-est asiatico ed ormai anche in Europa; C 151 E/108 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

 consiste nell’asportazione della clitoride, delle piccole labbra e di parte delle grandi labbra e nella cucitura della vulva con conseguenti traumi psichici, tetano, setticemia, emorragia, sterilità e talora morte (un caso ogni sei);

 è praticata a circa 140 milioni di donne nel mondo, 40 000 in Italia dove oltre 20 000 sono a rischio;

 è eseguita di nascosto, senza attenzione per l’igiene e in violazione di specifiche norme legislative (Svezia, Norvegia, Germania e Belgio),

si chiede alla Commissione

1. di far conoscere la portata del fenomeno nell’Unione europea e la relativa legislazione nazionale;

2. se non ritenga di predisporre un’apposita proposta di normativa comunitaria contro tale sistema di tortura, magari negando sostegni economici ai paesi che la autorizzano (provvedimento già adottato dagli USA nel 1996), normativa che consenta, in apposite strutture sanitarie, la deinfibulazione a richiesta e idonee campagne d’informazione, sensibilizzazione ed educazione fra le comunità extra- comunitarie.

Risposta della sig.ra Diamantopoulou a nome della Commissione

(5 dicembre 2000)

1. La Commissione e la comunità internazionale considerano la mutilazione genitale femminile (FGM) una violazione grave dei diritti umani delle donne. Ogni anno circa 2 milioni di bambine vengono sottoposte a questa procedura. Particolarmente diffusa in Africa e Asia, questa procedura sta tuttavia aumentando tra le famiglie di immigranti e di rifugiati nell’Europa occidentale e nel Nordamerica. La natura segreta della pratica significa che le cifre sull’incidenza della clitoridectomia nella Comunità sono impossibili da stabilire. Secondo l’Associazione medica britannica il numero nel Regno Unito si aggira ogni anno intorno ai 3 000 casi.

Il progetto Daphne sull’FGM in Europa ha svolto uno studio nel 1998 da cui emerge che il numero di lavoratori migranti che provengono da paesi a rischio di FGM è più elevato nel Regno Unito (303 454  anno non communicato), in Francia (180 997 nel 1997), Italia (133 847 nel 1996), Germania (77 795 nel 1997) e Paesi Bassi (56 534 nel 1996). Circa la metà degli addetti al settore sanitario ha avuto a che fare con complicazioni derivanti dall’FGM e la maggior parte di essi (92 %) non praticherebbe mai una FGM (Centro internazionale per la salute riproduttiva).

Solo in alcuni Stati (Svezia, Regno Unito e Norvegia), esistono leggi specifiche che proibiscono in tutto o in parte le forme con cui si pratica l’FGM. Nel resto della Comunità la legge proibisce in generale lesioni corporali serie. Anche numerosi paesi africani hanno dichiarato la pratica illegale. La Svezia è stato uno dei primi paesi a condannare in modo specifico l’FGM quando nell’82 ha proibito agli operatori sanitari di effettuare l’intervento. Il Regno Unito ha condannato la pratica nel 1985 con la legge sul divieto di effettuare la clitoridectomia. La legge è integrata dalla legge sui bambini del 1989 che prevede l’indagine di violazioni sospette autorizzando i tribunali a proibire ai genitori lo spostamento dei loro bambini dal paese affinché l’intervento sia svolto altrove. In Norvegia la legge che vieta la mutilazione genitale è entrata in vigore nel 1998.

2. La Commissione è convinta del fatto che una semplice denuncia della mutilazione genitale femminile e la condanna di coloro che la praticano non servano a produrre cambiamenti. L’FGM sparirà solo se le persone, incluse le donne, sono convinte di poter rinunciare alla pratica senza rinunciare ad aspetti significativi della loro cultura. A tal fine si rendono necessarie strategie molteplici come la legislazione, l’educazione di personale sanitario e sociale e la diffusione di informazioni che mettano in rilievo le pericolose conseguenze sul piano sanitario.

Nel 1999 la Commissione ha approvato l’erogazione di un aiuto di 470 000 € per un’attività pilota nell’Etiopia meridionale attraverso un’organizzazione locale, con lo scopo specifico di ridurre l’FGM del 25 % nel 2002. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/109

Nell’ambito della nuova strategia quadro sulla parità dei sessi (2001-2005) (1), la Commissione farà il possibile per garantire che il tema della mutilazione genitale negli Stati membri occupi il giusto posto nell’ordine del giorno ricevendo l’attenzione che merita da parte della Comunità. In questo contesto, la Commissione rafforzerà le informazioni sui diritti umani delle donne in ambito comunitario e nella collaborazione di sviluppo e sosterrà collegamenti in rete per raccogliere dati sulle violazioni dei diritti umani riguardo al sesso.

(1) COM(2000) 335 def.

(2001/C 151 E/122) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3241/00 di Gabriele Stauner (PPE-DE) alla Commissione

(20 ottobre 2000)

Oggetto: Rischi per la salute legati al burro adulterato

Il 6 luglio 2000 la Commissione ha diffuso un comunicato stampa dell’OLAF, il suo Ufficio per la lotta antifrode, relativo a una frode perpetrata col burro manipolato.

Secondo il comunicato, per diversi anni personaggi appartenenti a un clan della camorra operante nel napoletano hanno adulterato grossi quantitativi di burro che venivano poi commercializzati con l’aiuto di ditte italiane, francesi e belghe.

Il burro manipolato era costituito per quasi un terzo da additivi chimici, grassi vegetali, sego di bue e altri additivi normalmente destinati alla produzione di cosmetici. Nel periodo 1997-1999 sarebbero state prodotte complessivamente circa 16 000 tonnellate di burro adulterato.

Il prodotto veniva in parte esportato in paesi terzi, nel qual caso per esso venivano pagate restituzioni all’esportazione a carico del bilancio comunitario. Un’altra parte veniva impiegata per la fabbricazione di prodotti della panetteria fine ed anche in questo caso venivano percepiti aiuti provenienti dal bilancio comunitario.

Il comunicato stampa non conteneva alcun accenno ad eventuali rischi per la salute.

1. Può la Commissione confermare che secondo la Guardia di Finanza italiana, che ha svolto le indagini, esistevano rischi per la salute?

2. Quando è stata informata a tale riguardo la competente Direzione generale della Commissione e quali sono i dati in suo possesso circa la pericolosità delle sostanze impiegate e il tipo di rischio per la salute?

3. Quando e in che modo sono state informate le competenti autorità sanitarie degli Stati membri?

4. È la Commissione in possesso, a questo punto, di un elenco delle aziende che hanno utilizzato il burro manipolato per la produzione di biscotti, dolci, gelati o altri prodotti alimentari? Se la risposta è negativa, quali ne sono i motivi? Se è affermativa, può la Commissione trasmettere tale elenco all’interro- gante?

5. Dove sono stati venduti i prodotti in questione e quali misure ha adottato la Commissione per garantire che le scorte ancora esistenti siano ritirate dai punti di vendita?

6. Quali conclusioni trae la Commissione dal fatto che una frode di tali dimensioni, svoltasi col concorso di aziende leader del settore, sia stata scoperta a quanto risulta in modo piuttosto casuale nel quadro di indagini antimafia, e non grazie ai controlli delle autorità competenti per la protezione della salute? C 151 E/110 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Risposta del Commissario Byrne a nome della Commissione

(12 dicembre 2000)

La frode relativa al burro menzionata dell’onorevole parlamentare aveva come scopo l’ottenimento illecito di sovvenzioni comunitarie. Le indagini su tali frodi vengono condotte dalle autorità degli Stati membri, in collaborazione con l’Ufficio europeo per la lotta antifrode della Commissione(OLAF).

Quando la frode è stata resa nota, il 5 luglio 2000, nel comunicato stampa del Procuratore di Napoli è stata menzionata la possibilità di un rischio per la salute.

La Commissione si è adoperata immediatamente per raccogliere informazioni su tale rischio potenziale. Il sistema di allarme rapido è stato utilizzato per informare della situazione tutti gli Stati membri e per chiedere a quelli interessati i risultati delle analisi effettuate. Durante una riunione di coordinamento fra le autorità belghe ed italiane svoltasi in presenza dei rappresentanti della Commissione il 14 luglio 2000, è stata inoltre discussa la questione dei rischi per la salute. In seguito a questa riunione, le autorità italiane e belghe hanno chiesto una perizia tossicologica. I risultati trasmessi finora indicano l’assenza di composti chimici che possano presentare un rischio per la salute, come i difenili policlorurati, i composti organoclorurati e i metalli pesanti.

In base all’indagine condotta dalle autorità italiane, è stato stabilito che il burro ritenuto adulterato era in parte utilizzato per la produzione di burro per pasticceria e in parte destinato all’esportazione, in entrambi i casi con versamento di aiuti comunitari. L’OLAF ha precisato di conoscere i nomi delle imprese che hanno acquistato prodotti provenienti dall’Italia e che, per nessuna di queste imprese, sono state formulate conclusioni definitive in merito alla loro partecipazione alla frode. I nomi delle ditte restano coperti dal segreto istruttorio, conformemente al diritto penale nazionale, e dalle norme sulla riservatezza e sulla protezione dei dati valide per l’OLAF e la Commissione.

L’OLAF ha dichiarato che la destinazione finale dei prodotti è tuttora oggetto di indagini condotte dalle autorità nazionali in collaborazione con i suoi servizi. La Commissione fa presente che la questione del ritiro dalla vendita dei prodotti è di competenza degli Stati membri, che sono al corrente dei risultati provvisori dell’indagine.

Questo incidente dimostra che la rintracciabilità lungo tutta la catena di produzione e di distribuzione dei prodotti alimentari è indispensabile e che occorre definire meglio il ruolo e le responsabilità degli operatori economici. La Commissione ha sottolineato tale punto nel Libro bianco sulla sicurezza alimentare approvato il 12 gennaio 2000 (1). Proposte in tal senso sono state presentate al Parlamento e al Consiglio nel quadro della revisione delle legislazione sull’igiene alimentare. Il ruolo dei servizi di controllo degli Stati membri è di primaria importanza a questo riguardo.

All’inizio del 1999 l’OLAF (ex-Uclaf) aveva informato di sospetti le autorità italiane ed era stato invitato a collaborare con la polizia e le autorità giudiziarie. È grazie ai mezzi d’indagine di cui dispongono le autorità giudiziarie che è stato possibile scoprire la frode.

(1) COM(2000) 719 def.

(2001/C 151 E/123) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3243/00 di Neil MacCormick (Verts/ALE) alla Commissione

(20 ottobre 2000)

Oggetto: Tragitti marittimi brevi

La mia precedente interrogazione (QH 0699/00) (1) sui traghetti che collegano le penisole in Scozia si riferiva in particolare a due percorsi. Può la Commissione confermare che la sua risposta alla mia interrogazione vale, in principio, anche per i collegamenti tra Gourock e Kilcreggan ed Helensburgh?

(1) Risposta scritta del 6 settembre 2000. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/111

Risposta data dalla sig.ra de Palacio a nome della Commissione

(1o dicembre 2000)

Come è a conoscenza dell’Onorevole parlamentare, la Commissione ha discusso con l’esecutivo scozzese sulle modalità per rendere conforme alla legislazione comunitaria  e in particolare alle disposizioni del regolamento (CEE) n. 3577/92 del 7 dicembre 1992 concernente l’applicazione del principio della libera prestazione dei servizi ai trasporti marittimi fra Stati membri (cabotaggio marittimo) (1) e gli Orientamenti comunitari in materia di aiuti di Stato ai trasporti maritti (2) l’operatività sulle rotte servite attualmente dalla società CalMac. Poiché due di queste rotte, Gourock/Dunoon e Tarbert/Portavadie collegano località che si trovano sulla terra ferma, la Commissione ha chiesto informazioni dettagliate in merito ai servizi forniti sulle rotte in questione e sulle caratteristiche delle località servite. Come rilevato dalla Commissione nella risposta data alla questione orale H-0699/00 dell’Onorevole parlamentare in occasione delle sessioni parlamentari del settembre 2000 (3), le informazioni fornite indicano che, ai sensi dell’articolo 4 del regolamento (CEE) del Consiglio 3577/92, i due servizi in questione sono assimilabili ai servizi di linea per (o tra) le isole, in quanto i possibili percorsi alternativi via terra non costituiscono un’opzione realistica o appaiono proibitivamente lunghi.

Poiché il servizio tra Gourock e Helensburgh via Kilcreggan è garantito dalle autorità locali e non da CalMac, non è ancora stato oggetto di un attento esame da parte della Commissione. Tuttavia, sono state chieste all’Esecutivo scozzese informazioni sui servizi marittimi non forniti da CalMac, come quelli sulle rotte Gourock/Kilcreggan/Helensburgh, su cui potrebbero attualmente gravare oneri di servizio pubblico. Non appena la Commissione sarà in possesso delle informazioni in questione potrà esprimersi in merito a tali rotte.

(1) GU L 364 del 12.12.1992. (2) GU C 205 del 5.7.1997. (3) Dibattiti del Parlamento europeo (Settembre 2000).

(2001/C 151 E/124) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3245/00 di Neil MacCormick (Verts/ALE) alla Commissione

(20 ottobre 2000)

Oggetto: Fondi «abbandonati» («orphan funds») in possesso delle compagnie assicuratrici

La Commissione ha studiato il problema dei «fondi abbandonati» («orphan funds») in possesso delle compagnie che stipulano assicurazioni sulla vita? Intende la Commissione esaminare possibili abusi nell’utilizzo di tali fondi che possano risultare incompatibili con i diritti dei consumatori di servizi finanziari nell’Unione?

In caso affermativo, quale azione intende intraprendere la Commissione per assicurare che non si verifichino appropriazioni indebite a beneficio degli azionisti delle compagnie e a scapito degli assicurati?

Risposta data dal signor Bolkestein a nome della Commissione

(4 dicembre 2000)

Gli «orphan funds» (fondi «abbandonati») sono quegli attivi relativi a polizze vita che eccedono le riserve obbligatoriamente costituite dalle imprese di assicurazione per poter assolvere ai propri obblighi contrat- tuali. L’ammontare di tali riserve viene calcolato sulla base di una valutazione prudente che consenta di soddisfare le ragionevoli aspettative dei contraenti. Spetta poi alle competenti autorità nazionali di vigilanza del settore sorvegliare la solida gestione finanziaria delle imprese di assicurazione, verificando in particolare che l’assicuratore possa rispettare i propri impegni contrattuali con riserve tecniche sufficienti ed adeguate, rappresentate da investimenti compiuti in determinate categorie di attivi.

La direttiva 92/96/CEE del Consiglio, del 10 novembre 1992, che coordina le disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative riguardanti l’assicurazione diretta diversa dell’assicurazione sulla vita e che modifica le direttive 79/267/CEE e 90/619/CEE (terza direttiva assicurazione vita) (1) stabilisce norme C 151 E/112 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

coordinate per il calcolo delle riserve tecniche minime, e in particolare delle riserve matematiche, che un’impresa di assicurazioni deve costituire per assolvere ai propri obblighi contrattuali. La direttiva 92/96/CEE elenca inoltre gli attivi finanziari nei quali gli Stati membri consentono alle imprese di assicurazione di investire a copertura delle riserve tecniche. Occorre sottolineare che, da un punto di vista legale, gli attivi che rappresentano la copertura delle riserve tecniche sono di proprietà delle imprese di assicurazione stesse.

L’onorevole parlamentare si riferisce al fenomeno per cui le imprese che offrono polizze vita distribuiscono quegli attivi di copertura delle riserve tecniche che eccedono l’ammontare obbligatorio costituito secondo le norme stabilite per calcolare tali riserve. Spetta all’impresa di assicurazione, sotto la vigilanza delle competenti autorità nazionali, determinare l’entità di tali eccedenze, nonché i criteri per la loro distribu- zione.

Secondo i dati in possesso della Commissione, l’autorità britannica di vigilanza del settore assicurativo (Financial Services Authority) ha sempre sostenuto che ogni distribuzione di tali attivi dovesse essere fatta in modo che gli assicurati ne ricevano il novanta per cento, mentre il rimanente dieci per cento dovrebbe andare agli azionisti. Alcune imprese di assicurazione hanno recentemente proposto agli assicurati di distribuire a titolo di offerte speciali, una parte di tali attivi «abbandonati». Di tali offerte si stanno attualmente occupando i giudici nazionali; proprio in questo mese di dicembre 2000 è in corso davanti alla High Court un’importante causa che dovrebbe fare giurisprudenza in materia, permettendo di chiarire la situazione.

La Commissione non ha prove di abusi compiuti dalle imprese di assicurazione nella gestione dei «fondi abbandonati», ma ritiene che spetti alle autorità nazionali verificare se, nel distribuire gli attivi in eccedenza rispetto al minimo richiesto per le riserve tecniche, le imprese di assicurazione si attengano ai termini contrattuali delle polizze stipulate, alle norme nazionali e ai criteri prudenziali stabiliti negli Stati membri. Qualora risultasse che esistono specifiche pratiche commerciali in conflitto con i requisiti nazionali vigenti, sarebbero le autorità degli Stati membri a dover prendere misure adeguate.

(1) GU L 360 del 9.12.1992.

(2001/C 151 E/125) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3247/00 di Rosa Miguélez Ramos (PSE) alla Commissione

(20 ottobre 2000)

Oggetto: Negoziati con Capo Verde per un nuovo accordo di pesca

Il settore comunitario della pesca è preoccupato per il fatto che l’accordo di pesca CE-Capo Verde è scaduto lo scorso 6 settembre senza che sia stato finora reso noto un calendario di negoziati per il suo rinnovo.

Quali contatti ha mantenuto la Commissione con le autorità capoverdiane per il rinnovo dell’accordo? La Commissione e il governo di Capo Verde hanno fissato un calendario per i negoziati?

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione

(6 dicembre 2000)

La Commissione ringrazia gli onorevoli parlamentari per l’interesse dimostrato nei confronti del rinnovo del protocollo relativo all’accordo di pesca CE-Capo Verde e si pregia di offrire le seguenti informazioni.

Consapevole dell’importanza di rinnovare il protocollo prima della sua scadenza, la Commissione, dopo una serie di contatti preliminari, ha preso parte a tre serie di negoziati, che si sono svolti in successione a Bruxelles il 19 e 20 luglio 2000, a Praia dal 23 al 25 agosto 2000 e nuovamente a Bruxelles il 6 e 7 novembre 2000. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/113

Nonostante i notevoli progressi registrati nel corso delle tre tornate di negoziati, in particolare per quanto riguarda le possibilità di pesca e la contropartita finanziaria, le due parti non sono riuscite a concludere un accordo: la Commissione, in pieno accordo con gli Stati membri interessati (in particolare con la Spagna), non ha potuto accettare l’esigenza, espressa dalla repubblica di Capo Verde, di inserire nel protocollo l’obbligo per i pescherecci con palangari di superficie di sbarcare le catture nel porto di Mindelo.

La Commissione si impegna appieno affinché tale accordo venga concluso quanto prima, sebbene Capo Verde non sia ancora stato in grado di fissare un calendario per i negoziati.

(2001/C 151 E/126) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3249/00 di Jorge Hernández Mollar (PPE-DE) alla Commissione (20 ottobre 2000)

Oggetto: Aiuti dell’Unione europea per la commercializzazione dell’olio d’oliva

Nell’ambito del corso «l’olivicoltura e la commercializzazione dell’olio d’oliva: situazione attuale e prospettive», tenuto all’Università estiva della città spagnola di Baeza (Jaén), centro principale della produzione di olio d’oliva, il consigliere tecnico per le relazioni con l’UE dell’Agenzia nazionale per l’olio d’oliva e un esperto in politiche comunitarie del ministero dell’Agricoltura spagnolo hanno affermato che gli aiuti europei destinati al settore dell’ulivo non saranno ridotti ma semplicemente modificati.

Per i suddetti esperti le modifiche degli aiuti consisteranno nel fatto che saranno previsti stanziamenti non solo per la produzione ma anche per altre attività come la commercializzazione.

Poiché il tallone d’Achille del settore dell’olio d’oliva è la commercializzazione, può la Commissione confermare che gli aiuti al settore dell’olio d’oliva si estenderanno ad altre attività come la commercia- lizzazione?

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione (6 dicembre 2000)

L’organizzazione comune dei mercati nel settore dell’olio d’oliva in vigore attualmente, quale è prevista dal regolamento n. 136/66/CEE del Consiglio, del 22 settembre 1996, relativo all’attuazione di un’organizza- zione comune dei mercati nel settore dei grassi (1), scade il 31 ottobre 2001.

Affinché un nuovo regime possa essere messo in atto a decorrere dal 1o novembre 2001, la Commissione intende presentare una proposta al Consiglio e al Parlamento in tempo utile. Al momento la Commissione esamina i dati raccolti sulla base degli studi effettuati e delle altre fonti disponibili.

In attesa della proposta, la Commissione non può esprimersi in merito alle ipotesi formulate dai due esperti spagnoli.

(1) GU B 172 del 30.9.1966.

(2001/C 151 E/127) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3250/00 di Jorge Hernández Mollar (PPE-DE) alla Commissione (20 ottobre 2000)

Oggetto: Politica dell’Unione europea nel settore del sughero

Dopo la recente conclusione della campagna di scortecciamento che ogni anno raduna numerosi professionisti del settore come taglialegna, raccoglitori, mulattieri e pesatori nel territorio dei comuni di Ronda e Cortes de la Frontera, nella provincia di Malaga (Spagna), tutto il settore si chiede quale sarà il suo futuro fino a che non appaia un materiale che sostituisca il sughero. C 151 E/114 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Il sughero, a partire dalla sua formazione nei sughereti, giunge nelle mani dei consumatori dopo un laborioso processo che incomincia con i colpi d’ascia all’albero del sughero e finisce nella fabbrica che provvede alla produzione. Tanti professionisti per le cui mani passa il processo produttivo desiderano però una modifica della politica comunitaria del settore che ne garantisca la sopravvivenza e un futuro accettabile.

Può la Commissione far sapere se la politica comunitaria per il sughero conoscerà i miglioramenti necessari per garantire al settore un futuro sereno e per consentire che ogni anno, come è avvenuto finora, i territori comunitari interessati, come quello di Malaga, possano continuare a praticare il rito ancestrale dello scortecciamento?

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione (20 novembre 2000)

La Commissione è stata informata della situazione esistente nel settore del sughero, dei problemi concernenti il suo avvenire e delle preoccupazioni dei professionisti del settore. La politica in materia di sughero rientra nell’ambito della strategia forestale (1), intesa a promuovere lo sviluppo di tale settore in tutte le sue componenti, compresa la quercia da sughero, e il miglioramento delle modalità per una gestione durevole.

Le misure concrete a favore del settore del sughero sono incluse nei programmi di sviluppo rurale, nel quadro del regolamento (CE) n. 1257/1999 del Consiglio, del 17 maggio 1999, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (FEAOG) e che modifica ed abroga taluni regolamenti (2). E’ possibile intraprendere diverse azioni concrete concernenti le misure previste all’articolo 30: investimenti diretti a migliorare e a razionalizzare il raccolto, miglioramento della trasformazione e della commercializzazione e soprattutto le azioni corrispondenti all’aspetto indicato per il futuro del settore, ricerca di nuovi sbocchi.

E’ possibile presentare progetti attinenti a questi diversi aspetti. D’altra parte, è previsto un aiuto a favore delle organizzazioni professionali, affinché sviluppino o mantengano le rispettive attività in questo settore e segnatamente le pratiche citate dall’onorevole parlamentare, come lo scortecciamento.

Il comitato consultivo «Foreste, compreso il sughero» riunisce i rappresentanti di tale settore professionale e dei settori collegati per scambi di informazioni e di pareri.

Le azioni previste sono state recentemente definite dalla Commissione. Dette misure riguardano il settore forestale, incluso il sughero, e possono essere adeguate e concretizzate in funzione delle necessità del settore in oggetto. Pertanto, non c’è motivo di prevedere una revisione della politica comunitaria in materia. Nel quadro già definito, possono essere apportati miglioramenti grazie alle proposte del settore professionale.

(1) COM(98) 649 def. (2) GU L 160 del 26.6.1999.

(2001/C 151 E/128) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3251/00 di Jorge Hernández Mollar (PPE-DE) alla Commissione (20 ottobre 2000)

Oggetto: Legislazione comunitaria repressiva in materia di versamento di petrolio in mare

Il versamento di petrolio in mare da parte di una petroliera che trasportava greggio ha avuto gravi conseguenze per la Costa del Sol spagnola, provocando un’autentica catastrofe ecologica ed economica per il turismo della zona.

Un atteggiamento così irresponsabile da parte delle petroliere che lavano i fondi di stiva di fronte alle coste turistiche dell’UE senza preoccuparsi dei danni che provocano deve essere oggetto di particolare repres- sione da parte delle autorità dell’Unione europea, al fine di proteggere sia lo stato ecologico delle nostre spiagge che gli interessi economici delle zone turistiche interessate, specialmente nella stagione estiva in cui si ha un maggiore afflusso di visitatori. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/115

Può la Commissione far sapere se ritiene l’attuale legislazione comunitaria in materia sufficiente a dissuadere le petroliere dal lavare le stive di fronte alle coste turistiche comunitarie?

In caso negativo, può far sapere quali nuovi disposizioni pensa di proporre e se vi è qualche forma di coordinamento comunitario dei controlli di polizia in questo settore?

Risposta data dalla sig.ra de Palacio a nome della Commissione

(5 dicembre 2000)

La Commissione è seriamente preoccupata per l’inquinamento delle acque comunitarie provocato dalle operazioni tecniche delle navi tra cui in particolare la ripulitura delle cisterne, responsabili di una parte significativa dell’inquinamento marino da idrocarburi nel suo complesso.

Negli ultimi decenni sono stati adottati, a livello internazionale, vari strumenti che interessano la costruzione e il funzionamento delle petroliere (in particolare nel quadro della Convenzione Marpol 73/78), grazie ai quali gli scarichi in mare dei residui del carico risultano molto meno attrattivi e vantaggiosi che in passato. L’osservanza di queste regole internazionali viene assicurata, nei porti comunitari, grazie ai controlli dello Stato di approdo, ai sensi della direttiva 95/21/CE del Consiglio, del 29 giugno 1995, relativa all’attuazione di norme internazionali per la sicurezza delle navi, la prevenzione dell’inquinamento e le condizioni di vita e di lavoro a bordo (controllo da parte dello Stato di approdo) (1).

La Commissione ha tuttavia ritenuto necessario adottare misure supplementari per porre fine allo scarico in mare di idrocarburi ed altre sostanze. A tal fine, nel 1998 ha presentato una proposta di direttiva del Consiglio relativa agli impianti portuali di raccolta per i rifiuti prodotti dalle navi e i residui del carico (2).

Gran parte dell’inquinamento dovuto alle operazioni tecniche effettuate dalle navi nelle acque comunitarie è riconducibile all’impossibilità, in alcuni porti, di trasferire i residui del carico e i rifiuti delle navi verso impianti a terra o alla riluttanza delle navi stesse a far uso di tali infrastrutture. La direttiva affronta questo particolare problema e introduce una serie di obblighi a carico sia dei porti che delle navi garantendo la disponibilità di infrastrutture adeguate in tutti i porti comunitari e imponendo alle navi di utilizzarle. La direttiva, che è ormai stata adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio, entrerà in vigore 24 mesi dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale.

Le disposizioni in materia di infrastrutture di raccolta, gestione pianificata dei rifiuti, finanziamento degli impianti di raccolta e incentivi al trasporto dei rifiuti a terra ridurranno la necessità per le navi di effettuare gli scarichi in mare. La direttiva impone inoltre alle navi l’obbligo di notificare preventivamente al porto di destinazione le quantità di rifiuti e di residui presenti a bordo. Tali disposizioni e i concomitanti controlli effettuati nei porti consentiranno una migliore verifica dell’osservanza delle pertinenti norme internazio- nali. La Commissione confida nel fatto che la direttiva avrà effetti molto positivi sulla riduzione dell’inquinamento causato dalle operazioni tecniche in mare e in particolare sull’inquinamento da idro- carburi provocato da navi.

Il controllo degli scarichi illeciti in mare è di competenza degli Stati membri. Per contro, la cooperazione per far fronte alle conseguenze di tali scarichi è disciplinata da norme comunitarie. Sta per essere ultimata una nuova decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro comunitario di cooperazione nel settore dell’inquinamento marino dovuto a cause accidentali (3). Una volta adottata, la decisione consentirà, in particolare, di realizzare iniziative comuni quali seminari e corsi di formazione intese a rafforzare le misure adottate dagli Stati membri per far fronte agli scarichi illeciti provocati dalle operazioni tecniche delle navi.

Infine, nella comunicazione sulla sicurezza del trasporto marittimo di idrocarburi (4), la Commissione ha annunciato l’intenzione di prendere in esame altre possibili iniziative comunitarie per combattere il fenomeno dell’inquinamento marino provocato dalle navi di qualsiasi tipo.

(1) GU L 157 del 7.7.1995. (2) GU C 271 del 31.8.1998. (3) GU C 25 del 30.1.1999. (4) COM(2000) 142 def. C 151 E/116 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/129) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3254/00 di Salvador Garriga Polledo (PPE-DE) alla Commissione

(20 ottobre 2000)

Oggetto: Aiuti dell’UE alla Lega europea dei Diabetici

La Lega europea dei Diabetici è una ONG che mira a esercitare pressioni perché siano avviate politiche di prevenzione volte a ridurre i danni di una malattia che in Europa provoca ogni anno la morte di 125 000 persone.

La Lega è stata fondata a Roma nel novembre del 1999 come forma di risposta al Presidente Prodi, che desiderava avere interlocutori sociali in tutti i settori.

Può la Commissione far sapere in che modo l’UE può aiutare la Lega europea dei Diabetici, il cui intento è di unire gli sforzi soprattutto ai fini della prevenzione, dato che in Europa negli ultimi dieci anni il numero dei diabetici è raddoppiato?

Risposta del commissario Byrne a nome della Commissione

(30 novembre 2000)

La Commissione riconosce il valore del lavoro svolto da organizzazioni quali la Lega europea dei diabetici. Per quanto riguarda le attività comunitarie relative al settore della sanità pubblica, negli ultimi anni l’enfasi è passata in generale da un approccio specifico orientato sulla malattia in quanto tale, ad uno basato sui fattori determinanti della salute e dello stile di vita. Un esempio chiaramente connesso alla prevenzione del diabete è il programma comunitario per la promozione della salute, che sostiene una rete europea che si interessa dell’attività fisicha intesa a migliorare la salute.

Nell’ambito della recente proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che adotta un programma d’azione comunitario nel campo della sanità pubblica (1), le attività di controllo della salute includeranno il monitoraggio del diabete in Europa. Inoltre, la Commissione ha intenzione di sfruttare la portata di tale proposta per promuovere attività connesse ad alcuni aspetti del diabete quali l’autogestione, la prevenzione del diabete negli adulti e il fatto che molte persone vengono a conoscenza troppo tardi di essere affetti da tale malattia, con i rischi che ciò comporta ad esempio per la vista e le amputazioni.

Per quanto riguarda la partecipazione a tali attività della Lega europea diabetici e di altre organizzazioni, la Commissione desidera attirare l’attenzione dell’Onorevole parlamentare sulla creazione di una «Tribuna europea della sanità», prevista nella comunicazione) precedente alla suddetta proposta. Tale Tribuna europea dovrebbe essere istituita quale meccanismo di consultazione per assicurarsi che gli obbiettivi della strategia comunitaria sulla salute siano chiari per il pubblico e rispondano alle pereoccupazioni espresse. Le organizzazioni che rappresentano i pazienti, i professionisti della sanità e altri avranno l’opportunità di dare il proprio contributo alle politiche sanitarie e alla determinazione delle azioni prioritarie. La Tribuna costituirà in tal modo un’opportunità per organizzare consultazioni e fornire pareri su una vasta serie di argomenti. Entro la fine dell’anno la Commissione intende varare una consultazione sui particolari relativi al funzionamento, all’organizzazione e alla composizione della Tribuna.

Infine la ricerca sul diabete è finanziata nell’ambito del quinto programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico (RTD). Infatti, sotto il titolo Tema 1 (qualità della vita e amministrazione delle risorse esistenti) le attività di natura generica dell’RTD prevedono ricerche nel campo delle «malattie croniche e degenerative (in particolare cancro e diabete), patologie cardiovascolari e malattie rare».

(1) COM(2000) 285 def. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/117

(2001/C 151 E/130) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3267/00 di Elspeth Attwooll (ELDR) alla Commissione

(20 ottobre 2000)

Oggetto: Impatto dell’acquacoltura sulla formazione di alghe tossiche

Può la Commissione far sapere se ha accertato che possa sussistere un legame causale fra l’inquinamento prodotto dall’impiego dei concimi nell’acquacoltura e la fioritura di alghe tossiche, con conseguente avvelenamento amnesico dei molluschi? Alla luce del dibattito sull’eutrofizzazione, quali misure sta adottando la Commissione contro l’inquinamento provocato dall’impiego di concimi all’interno della sua politica a favore di un’acquacoltura sostenibile?

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione

(4 dicembre 2000)

Le microalghe nelle acque marine e salmastre d’Europa hanno spesso «effetti nocivi» nella misura in cui esse minacciano la salute pubblica e provocano danni economici al settore della pesca, inclusa l’acqua- coltura e il turismo. Questi fenomeni sono denominati collettivamente «proliferazione di alghe tossiche» (Harmful Algal Bloom, HAB).

Sebbene sia risaputo che talune specie di alghe tossiche esistono ormai da secoli, ed altre addirittura da migliaia di anni, si constata un aumento della loro dimensione e frequenza.

Nel novembre 1998 la Commissione ha sponsorizzato un simposio internazionale sulla proliferazione delle alghe tossiche nelle acque marine e salmastre d’Europa, tenutosi a Kalmar in Svezia. Dai risultati del simposio è emerso che non si è ancora trovato il modo di distinguere le cause naturali dalle conseguenze dell’attività umana sulla proliferazione delle alghe tossiche.

Diversi fattori antropogenici potrebbero contribuire alla formazione delle alghe tossiche, quali l’eutrofizza- zione, la rottura delle catene alimentari marine in seguito ad una pesca eccessiva, l’aumento della mobilizzazione dei metalli essenziali o nocivi alla crescita delle microalghe, i depositi atmosferici (in particolare l’acqua piovana contenente composti azotati) e l’acquacoltura intensiva in talune zone marine sensibili.

Quanto all’eventuale incidenza dell’acquacoltura sulla proliferazione delle alghe tossiche, si constata che, rispetto ad altre attività umane (agricoltura, popolazione urbana, industria), l’acquacoltura modifica solo in scarsa misura la percentuale di azoto e di fosforo nelle acque marine e salmastre e che, generalmente, tali effetti si concentrano in prossimità della fonte di emissione. Tuttavia, pochi sono gli studi effettuati finora per determinare l’evoluzione e comprendere i rischi connessi alle cisti delle alghe tossiche accumulate nei sedimenti al di sotto e attorno alle gabbie di piscicoltura. E’ possibile che questi habitat costituiscano delle riserve di cisti inattive. Sarà probabilmente necessario effettuare altri studi per comprendere l’evoluzione delle cisti di alghe tossiche ed altre unità vitali accumulate al di sotto delle gabbie di piscicoltura, compresi gli effetti dei periodi di riposo e l’eventuale influenza delle cisti sull’inoculazione delle alghe in determinate circostanze ambientali.

Quanto al secondo quesito, sin dagli anni 70 è stato adottato, in virtù del trattato CE, un numero considerevole di testi legislativi che disciplinano le questioni ambientali. La tutela ambientale è diventata anche uno degli obiettivi fondamentali della Comunità.

La legislazione comunitaria fornisce una vasta gamma di misure di controllo relative alla incidenza dell’acquacoltura sull’ambiente, che comprendono: l’impiego di procedure di valutazione dell’impatto sull’ambiente per quanto riguarda l’ubicazione delle installazioni di acquacoltura intensiva, la loro costruzione ed organizzazione; limitati diritti di accesso per l’acqua, tecniche di controllo degli effluenti mediante indici di controllo degli alimenti e l’impiego limitato di medicinali, antibiotici ed altre sostanze chimiche; lo sviluppo di accordi con gruppi di utenti per evitare eventuali conflitti e per consentire una gestione efficace del settore; la limitazione del numero di specie esotiche introdotte.

La legislazione comunitaria incoraggia inoltre la messa a punto di migliori pratiche di gestione ricorrendo a codici di condotta ed a misure pratiche, nonché l’impiego di tecniche commerciali quali i sistemi di certificazione dei prodotti. C 151 E/118 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

La Comunità ha recentemente adottato (dicembre 1999) il regolamento del Consiglio (CE) n. 2792/1999 che definisce modalità e condizioni delle azioni strutturali nel settore della pesca (1) per modernizzare gli aiuti all’acquacoltura nel quadro della riforma dei fondi strutturali.

L’incidenza dell’acquacoltura sull’ambiente sarà in futuro d’importanza decisiva. Tutti i progetti di acquacoltura oggetto di finanziamento che includono metodi intensivi debbono essere conformi alla direttiva 85/337/CEE concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati (2), modificata dalla direttiva del Consiglio 97/11/CE del 3 marzo 1997 (3). In questo contesto i costi relativi agli studi sull’impatto ambientale potranno beneficiare di un finanziamento.

Allo scopo di stimolare le operazioni ecologiche, gli investimenti di progetti che fanno uso di tecnologie intese a ridurre sensibilmente gli effetti negativi sull’ambiente possono usufruire di un ulteriore aiuto finanziario da parte degli Stati membri fino ad un massimo del 10 %.

Infine, possono beneficiare di un sostegno finanziario altre misure di interesse collettivo quali il miglioramento di impianti di acquacoltura, il trattamento collettivo degli effluenti dell’allevamento acquicolo, l’eliminazione dei rischi patologici connessi alle attività di allevamento, la raccolta di dati ai fini della gestione ambientale nel quadro di un piano di gestione integrata delle zone costiere.

(1) GU L 337 del 30.12.1999. (2) GU L 175 del 5.7.1985. (3) GU L 73 del 14.3.1997.

(2001/C 151 E/131) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3268/00 di Elspeth Attwooll (ELDR) alla Commissione

(20 ottobre 2000)

Oggetto: Impatto della pesca con i palangari sugli uccelli marini

Rapporti recenti hanno evidenziato il pericolo che la pesca con i palangari costituisce per talune specie di uccelli marini, come gli albatri. Viste la direttiva 79/409/CEE (1) sulla conservazione degli uccelli selvatici e la comunicazione della Commissione, del luglio 1999, al Consiglio e al Parlamento europeo dal titolo «Gestione alieutica e conservazione della natura in ambiente marino», può la Commissione illustrare le misure che sta adottando, o intende adottare per contrastare l’impatto della pesca con i palangari sugli uccelli marini?

(1) GU L 103 del 25.4.1979, pag. 1.

(2001/C 151 E/132) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3378/00 di Mary Banotti (PPE-DE) alla Commissione

(3 novembre 2000)

Oggetto: Uccelli marini e pesca con palangari

Alla luce degli effetti negativi della pesca con palangari, che causa la morte di 50.000/100 000 procellarie cenerine l’anno nell’Atlantico nord-orientale e minaccia la sopravvivenza di numerose specie di albatros, quali misure concrete intende la Commissione adottare per garantire che le navi da pesca adottino le disposizioni necessarie per garantire che questi morti inutili siano evitate? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/119

(2001/C 151 E/133) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3379/00 di Richard Howitt (PSE) alla Commissione

(3 novembre 2000)

Oggetto: Pesca con palangari di tonni

È consapevole la Commissione del fatto che l’associazione «International Bird Life», sostenuta dalla «Royal Society for the Protection of Birds» del Regno Unito, sta organizzando una campagna contro la pesca con palangari di tonni perché dà luogo alla soppressione di circa 100 000 albatros e gheppi?

Quali azioni propone la Commissione di attuare per garantire che i pescatori europei adeguino i loro palangari in modo che gli ami restino ad una determinata profondità, così da non influire sulle catture di tonno e al contempo salvare le vite degli uccelli marini?

Risposta comune data dal sig.ra Wallström in nome della Commissione alle interrogazioni scritte E-3268/00, E-3378/00 e E-3379/00

(5 dicembre 2000)

Sinora i principali timori espressi alla Commissione si riferivano alle catture accessorie di uccelli marini negli oceani dell’emisfero australe. Attualmente la Commissione sta raccogliendo dei dati per determinare in quale misura questo fenomeno costituisca un problema reale nelle acque comunitarie.

In tale contesto, la Commissione ha chiesto al Consiglio internazionale per l’esplorazione del mare di fornirle informazioni e raccomandazioni circa la pressione esercitata dalle attività di pesca sull’ambiente marino e, più particolarmente, sulle specie non commerciali. Prega infine gli onorevoli parlamentari di riferirsi alla risposta data all’interrogazione scritta n. E/3126 (1) dell’on. Davies.

(1) GU C 136 E dell’8.5.2001, pag. 190.

(2001/C 151 E/134) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3269/00 di Graham Watson (ELDR) alla Commissione

(20 ottobre 2000)

Oggetto: Atti di violenza contro le comunità cristiane nelle Molucche

Vi è una preoccupazione diffusa nella comunità cristiana a causa del conflitto nelle Molucche, fomentato da provocatori che agiscono per conto di elementi politici ed esteremisti in Indonesia. Si ritiene che 7 000 guerrieri jihad siano confluiti su queste isole e abbiano assaltato le case dei cristiani, provocando, secondo le stime, la morte di 4 000 persone e lo sfollamento di altre 350 000.

Può la Commissione prendere, con urgenza, in considerazione l’invio di una delegazione dell’UE che indaghi in modo imparziale sulla situazione, sollecitando il governo indonesiano a consentire un accesso senza restrizioni alle agenzie umanitarie e a fornire un rifugio sicuro a coloro che sono in pericolo ed incoraggiando il governo indonesiano ad indagare, identificare e perseguire i responsabili del conflitto?

Risposta data dal sig. Patten a nome della Commissione

(8 novembre 2000)

La Commissione condivide le preoccupazioni manifestate dall’onorevole parlamentare riguardo al conflitto nelle Molucche che ha causato la morte di diverse migliaia di persone nelle comunità cristiane e musulmane sulle isole e lo sfollamento di altre 300 000. C 151 E/120 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Nonostante spetti principalmente al governo dell’Indonesia risolvere la situazione, la Comunità ha offerto un’adeguata assistenza umanitaria, in forma consistente. A partire dal 1999, l’ufficio umanitario della Comunità europea (ECHO) ha già stanziato 4 milioni di euro in aiuti e si prepara a stanziarne altri 2 nei prossimi anni.

Nel corso degli ultimi mesi, da ultimo il 10 ottobre 2000, la Comunità ha preso una serie di iniziative a Giacarta. In tutte queste occasioni il governo dell’Indonesia è stato esortato, da una parte a prendere delle iniziative per fermare gli atti di violenza e individuare e perseguire i responsabili, dall’altra a consentire un accesso senza restrizioni agli aiuti umanitari e a garantire la sicurezza a tutti i profughi.

Nei giorni 12 e 13 ottobre 2000, una missione degli ambasciatori dell’Unione a Giacarta ha visitato le Molucche al fine di valutare la situazione sul posto. Questa visita ha dato l’opportunità di mettere in rilievo le preoccupazioni dell’Unione nei colloqui con tutte le parti interessate.

(2001/C 151 E/135) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3271/00 di Dominique Vlasto (PPE-DE) alla Commissione (20 ottobre 2000)

Oggetto: Prezzo unico dei libri in Europa

L’ultimo fine settimana di settembre ha avuto luogo a Strasburgo un colloquio sul prezzo unico dei libri in Europa.

Nel corso della manifestazione sono stati messi in evidenza i numerosi vantaggi di tale pratica per gli Stati membri e il suo positive impatto sulla politica culturale europea. Purtroppo, tale principio non è ancora stato sancito dalla Commissione.

Poiché sempre più Stati adottano tale principio in varie forme, non reputa la Commissione necessario apportare un sostegno concreto a tale iniziativa culturale simbolica?

In realtà, tale pratica è rimessa in causa. Quantunque affermi di rispettare le legislazioni nazionali, la Commissione ne sostiene il raggiro a favore della ciberlibreria e delle libertà delle correnti commerciali aperte da Internet.

Quali misure concrete intende la Commissione adottare per conciliare tale variazione del principio di «eccezione culturale» e la necessità di non intralciare il principio della libera circolazione delle merci e dei servizi? Entro quale termine?

Come si spiega la presenza al colloquio del Commissario per la concorrenza Monti e l’assenza di quello per la cultura, Reding?

Risposta data dal Commissario Monti in nome della Commissione (29 novembre 2000)

Per quanto riguarda la questione del prezzo dei libri non esiste un’opinione unica fra i vari Stati membri, ma piuttosto una pluralità di soluzioni. Anche gli Stati membri che formano una zona linguistica omogenea non sono concordi sulla fissazione di un prezzo unico dei libri. Nei singoli Stati membri, così come nel settore dell’editoria e della distribuzione, le opinioni continuano ad essere divergenti per quanto riguarda i meriti dei sistemi di prezzi fissi dei libri.

Data la situazione, sembra giustificato lasciare ad ogni Stato membro la scelta di accettare o fissare, nel rispetto del diritto comunitario, un regime particolare applicabile al prezzo dei libri.

I sistemi nazionali di prezzi fissi dei libri possono basarsi su una legge nazionale o su accordi tra imprese, tra editori e rivenditori di libri. Nelle due ipotesi si applicano disposizioni diverse del trattato CE. I sistemi legislativi vanno esaminati alla luce dell’articolo 28 (ex articolo 30) del trattato CE, mentre gli accordi tra imprese devono essere compatibili con l’articolo 81 (ex articolo 85) del trattato CE. In entrambi i casi deve naturalmente essere rispettata la giurisprudenza della Corte di giustizia. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/121

Per quanto riguarda i sistemi basati su una legge nazionale, ogni Stato membro può adottare una normativa di questo tipo, purché essa sia compatibile con il principio della libera circolazione delle merci previsto nel trattato CE. Tale scelta è di competenza delle autorità nazionali. La Corte di giustizia, nella sentenza del 10 gennaio 1985, Leclerc e Thouars Distribution (229/83, Racc. pag. 1), su una questione afferente alla legislazione francese vigente all’epoca, ha statuito che nell’ambito di una legge nazionale che instaura un sistema di prezzi fissi dei libri, costituiscono misure d’effetto equivalente a restrizioni all’importazione  restrizioni che sono vietate dall’articolo 30 del trattato CE (ora articolo 28)  le norme «in forza delle quali spetta all’importatore di un libro tenuto ad adempiere la formalità del deposito legale di un esemplare del libro stesso, ossia al depositario principale, fissarne il prezzo di vendita al minuto o che impongano, per la vendita di libri editi nello stesso Stato membro interessato e reimportati previa esportazione in un altro Stato membro, di osservare il prezzo di vendita fissato dall’editore, a meno che non vi siano fondati motivi per ritenere che detti libri sono stati esportati al solo fine della reimportazione intesa ad eludere detta legge.».

Nella sentenza del 3 ottobre 2000 nella causa C-9/99, la Corte di giustizia ha confermato che gli articoli 3, lettere c) e g), 3 A (ora articolo 4), 5 (ora articolo 10), 7 A, secondo comma (ora articolo 14), nonché 102 A e 103 del Trattato CE (ora articoli 98 e 99 CE), non ostano all’applicazione di una normativa nazionale che obblighi gli editori ad imporre ai librai un prezzo fisso dei libri alla rivendita.

La Commissione ritiene che i sistemi nazionali di prezzi fissi dei libri basati su accordi tra imprese siano compatibili con le norme comunitarie della concorrenza se non pregiudicano in maniera considerevole il commercio tra Stati membri. In situazioni simili l’articolo 81 non si applica.

Ai sensi dell’articolo 151, paragrafo 4 del trattato CE, la Comunità tiene conto degli aspetti culturali nell’azione che svolge a norma di altre disposizioni del trattato CE, in particolare ai fini di rispettare e promuovere la diversità delle sue culture.

Senza prospettare specifiche misure concrete, la Commissione vigilerà a che, nei casi riguardanti l’applicazione dei principi di libera circolazione delle merci e dei servizi e delle norme di concorrenza, sia tenuto conto degli eventuali aspetti culturali.

Per quanto riguarda la presenza della Commissione al colloquio sul prezzo unico dei libri in Europa, organizzato dalla Presidenza francese del Consiglio il 29 e il 30 settembre 2000 a Strasburgo, la Commissione è stata rappresentata in tale sede da alti funzionari delle direzioni generali Concorrenza ed Istruzione e cultura.

(2001/C 151 E/136) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3288/00 di Bart Staes (Verts/ALE) alla Commissione

(25 ottobre 2000)

Oggetto: Riserve strategiche di petrolio

A norma della legislazione comunitaria, gli Stati membri sono tenuti a mantenere riserve minime di greggio e/o prodotti petroliferi. Per rispettare questo obbligo comunitario, i governi degli Stati membri impongono alle compagnie petrolifere di mantenere in qualsiasi momento una riserva strategica di 90 giorni. L’industria petrolifera riceve una compensazione economica dai governi per i costi dovuti al mantenimento della riserva strategica. In Belgio, ad esempio, tale compensazione ammonta a circa 3 miliardi di franchi belgi l’anno.

Stando alle notizie pubblicate sulla stampa, negli ultimi mesi, caratterizzati da un aumento dei prezzi del petrolio, l’industria petrolifera avrebbe venduto, realizzando grossi profitti, grandi quantità di petrolio acquistato a buon mercato proveniente da queste riserve strategiche.

Può la Commissione far sapere se dispone dei dati esatti relativi al mancato rispetto dell’obbligo di mantenere riserve strategiche e se intende adottare iniziative legislative intese a i) istituire sanzioni efficaci per un tale mancato rispetto e ii) impedire che il petrolio acquistato per costituire riserve quando i prezzi erano bassi venga venduto, sbloccando in modo speculativo tali riserve, a un prezzo molte volte superiore a quello reale, originale, ma venga invece utilizzato per frenare l’aumento dei prezzi? C 151 E/122 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Risposta data dalla sig.ra de Palacio in nome della Commissione

(8 dicembre 2000)

La direttiva 68/414/CEE del Consiglio, del 20 dicembre 1968, che stabilisce l’obbligo per gli Stati membri della CEE di mantenere un livello minimo di scorte di petrolio greggio e/o di prodotti petroliferi (1), modificata dalla direttiva 98/93/CE del Consiglio, del 14 dicembre 1998 (2), stabilisce per gli Stati membri l’obbligo di mantenere un livello di scorte di prodotti petroliferi pari almeno a 90 giorni del consumo interno per ciascuna delle categorie di prodotti petroliferi (3) a scopi energetici, allo scopo di poter utilizzare queste scorte in caso di interruzione dell’approvvigionamento per sostituire interamente o parzialmente l’offerta mancante di petrolio. Agli Stati membri è lasciato un grande margine di flessibilità circa le modalità di attuazione di queste direttive. In pratica il sistema di stoccaggio e le relative modalità di finanziamento variano fortemente tra gli Stati membri. Ad esempio alcuni Stati membri hanno creato organismi preposti alla detenzione di tutte queste scorte o di una parte di esse mentre altri non lo hanno fatto. L’onorevole parlamentare menziona il caso del Belgio. In Belgio non esiste un’agenzia di stoccaggio e l’osservanza dell’obbligo comunitario di scorte si basa quindi interamente sulle scorte detenute dall’industria belga, in conformità agli obblighi stabiliti dallo Stato belga per questa industria. Il costo di queste scorte è a carico dell’industria e non dello Stato belga (4).

Il Belgio rispetta attualmente l’obbligo comunitario di stoccaggio (e dispone quindi di scorte superiori a 90 giorni di consumo) per due delle tre categorie di prodotti in causa. L’obbligo comunitario di 90 giorni non è invece rispettato per la categoria II, i distillati medi (5). Questa situazione è essenzialmente dovuta al fatto che in passato il sistema belga non prendeva in considerazione i bunkeraggi per l’aviazione internazionale come legati ad un obbligo di stoccaggio (6). Malgrado l’attuale situazione del mercato petrolifero non costituisca un contesto favorevole per risolvere questo problema, esso dovrebbe essere esaminato dalla Commissione nel quadro della procedura di cui all’articolo 226 (ex articolo 169) del trattato CE.

L’onorevole parlamentare menziona il problema delle scorte acquistate in periodo di prezzi bassi e vendute successivamente ad un prezzo superiore. Quando queste scorte fanno parte delle riserve obbligatorie, esse non possono essere vendute senza istruzioni da parte del governo (7).

(1) GU L 308 del 23.12.1968. (2) GU L 358 del 31.12.1998. (3) La detenzione di petrolio greggio in sostituzione di prodotti è autorizzata rispettando determinate regole. (4) Il Belgio è uno dei rari Stati membri che applicano ancora un regime di prezzi massimi a taluni prodotti petroliferi; questi prezzi massimi, determinati dal «contrat de programme» tengono conto dei costi di stoccaggio. (5) Alla data del 31.7.2000, le scorte belghe erano di 101 giorni di consumo per la categoria I, 83 giorni di consumo per la categoria II e 223 giorni per la categoria III. (6) Le scorte di jet-fuel di tipo kerosene erano alla data del 31.7.2000 soltanto di 27 giorni (91 giorni per gli altri prodotti della categoria II). (7) Se il sistema di scorte di sicurezza si basa su obblighi di stoccaggio conferiti all’industria, gli Stati membri sono tenuti in forza delle direttive comunitarie ad attuare meccanismi di verifica periodica dell’osservanza dell’obbligo e di sanzione. Conformemente a questi meccanismi, un operatore petrolifero belga è stato condannato nel dicembre 1998 e nell’ottobre 1999 in prima istanza e in appello.

(2001/C 151 E/137) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3291/00 di Stavros Xarchakos (PPE-DE) alla Commissione

(25 ottobre 2000)

Oggetto: Modi di promozione dell’operato dell’UE

L’Unione europea ha un ambito di intervento particolarmente ampio in molti settori della vita sociale ed economica del nostro continente, mentre è noto che le sue iniziative incontrano il sostegno della grande maggioranza dei cittadini nella maggior parte degli Stati membri, perlomeno secondo i sondaggi di opinione pubblica condotti periodicamente dall’Eurostat in tutti e 15 gli Stati membri. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/123

Può la Commissione informare sulla normativa comunitaria esistente riguardo alla promozione dell’operato degli organi dell’Unione europea mediante i mezzi di comunicazione di massa negli Stati membri? Promuovere l’operato delle istituzioni europee è una competenza esclusiva degli Stati membri, oppure esistono iniziative integrative che possono venire adottate dai servizi della Commissione, e, in tal caso, quali sono?

Risposta data dal Presidente Prodi a nome della Commissione

(8 dicembre 2000)

Le istituzioni comunitarie, in cooperazione con gli Stati membri, informano il pubblico sulle politiche e le iniziative comunitarie, le decisioni e le tappe della costruzione europea, al fine, in particolare, di avvicinare maggiormente la Comunità ai cittadini.

A tale scopo, il bilancio comunitario dedica un titolo specifico (B-3) alle attività di informazione e di comunicazione, con stanziamenti che nel 2000 sono stati pari a 93,5 milioni di euro.

Un gruppo di lavoro interistituzionale, costituito da rappresentanti del Parlamento europeo e della Commissione, definisce i temi d’interesse comune e coordina le attività di informazione.

Queste attività sono poi svolte dalla Commissione e dal Parlamento, spesso in collaborazione con gli Stati membri. Esistono infatti tre tipi di azione: quelle realizzate dalle rappresentanze dell’UE negli Stati membri (azioni di comunicazione diretta, diffusione dell’informazione), quelle attuate a partire dalla sede della Commissione (analisi dell’opinione pubblica, pubblicazioni destinate al grande pubblico sulle politiche comunitarie) e quelle che avvengono in collaborazione con gli Stati membri nel quadro di convenzioni per le azioni di informazione sulla cittadinanza europea (euro, Conferenza intergovernativa).

(2001/C 151 E/138) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3292/00 di Mihail Papayannakis (GUE/NGL) alla Commissione

(25 ottobre 2000)

Oggetto: Devastazione del biotopo della laguna di Missolungi

Sono state portate ripetutamente a conoscenza della Commissione le devastazioni e le ingerenze nel biotopo della laguna di Missolungi, protetto, tra l’altro, anche dal trattato RAMSAR. Secondo una recente indagine condotta sui luoghi, comprese riprese fotografiche del biotopo, risulta che la zona è stata illegalmente urbanizzata con abitazioni di villeggiatura, dotate inoltre di luce, acqua e telefono per consolidare la situazione di fatto, mentre è iniziata la costruzione della rete fognaria. E’ inoltre necessario segnalare che, a danno del biotopo, vengono ancora effettuati quotidianamente lavori di scavo, anche all’interno della zona A, il che pone a repentaglio la flora e la fauna dell’ecosistema. Poiché tali attività violano la convenzione internazionale RAMSAR, nonché le direttive comunitarie 74/109/CEE, 92/43/CEE e 85/337/CEE, e poiché la Grecia, in base all’articolo 4 della direttiva 79/409/CEE, ha classificato come protette le zone del golfo di Arta e della laguna di Missolungi, può la Commissione informare in quale misura il governo greco ha reso note le misure specifiche adottate a tutela di queste zone e quali di tali misure riguardano la salvaguardia della zona umida della laguna di Missolungi, dall’enorme rilevanza ambientale? Intende la Commissione intervenire per porre fine alle continue violazioni sopra riportate?

Risposta data dalla sig.ra Wallström a nome della Commissione

(14 dicembre 2000)

La laguna di Missolungi fa parte di una zona di protezione speciale, classificata dalla Grecia a norma della direttiva 79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici (1). La medesima zona è proposta come sito d’importanza comunitaria a norma della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (2). C 151 E/124 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Considerato il valore naturale di tale zona umida e la sua importanza comunitaria internazionale (convenzione Ramsar), le autorità elleniche devono prendere adeguati provvedimenti per tutelarla e proteggerla.

Il controllo delle attività illegali denunciate dall’onorevole parlamentare rientra nelle competenze nazionali. Tali attività peraltro suggeriscono un degrado della zona e su tale base la Commissione intende rivolgersi alle autorità elleniche per ottenere informazioni sul regime di protezione della laguna di Missolungi e sulle misure specifiche prese per salvaguardarne l’interesse ecologico.

(1) GU L 103 del 25.4.1979. (2) GU L 206 del 22.7.1992.

(2001/C 151 E/139) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3295/00 di Mathieu Grosch (PPE-DE) alla Commissione

(25 ottobre 2000)

Oggetto: Sovvenzioni incrociate e copertura delle perdite nel settore ferroviario

Nella comunicazione sull’applicazione delle regole di concorrenza al settore postale e sulla valutazione di alcune misure statali relative ai servizi postali (1) la Commissione afferma che «ai fini dello sviluppo del settore dei servizi postali, quindi, è essenziale impedire che vengano effettuate sovvenzioni incrociate che portino ad una concorrenza sleale. […] Sovvenzionare attività aperte alla concorrenza imputando i loro costi ad attività riservate, invece, può provocare distorsioni della concorrenza, in violazione dell’articolo 86. Questo comportamento potrebbe corrispondere ad un abuso di posizione dominante nella Comunità da parte di un’impresa.» (pag. 10) La Commissione sostiene inoltre che, nel quadro dell’applicazione degli articoli 90 e 92, «ha invitato lo Stato membro interessato a garantire che l’esercente postale adotti una contabilità analitica» (pag. 14). La Commissione europea sta ora esaminando l’accusa di copertura delle perdite e di sovvenzionamento incrociato del servizio pacchi con il gettito del monopolio della Deutsche Post nel settore della corrispondenza ordinaria.

In Belgio accanto alle ferrovie statali SNBC si è sviluppata l’impresa di trasporti ABX-Logistics (trasporto merci su gomma) che nel Benelux possiede grandi quote di mercato nel settore dei trasporti e che, avendo rilevato imprese di autotrasportatori in Germania, Francia, Italia, Spagna, Portogallo e Corea, è in diretta concorrenza con imprese private di autotrasportatori.

1. Può la Commissione far sapere fino a che punto le disposizioni regolamentari da lei adottate nel settore postale relativamente agli articoli 82 e 87 del trattato CE sono applicabili anche al settore ferroviario e al caso della SNBC/ABX-Logistics?

2. Può la Commissione garantire che nella fattispecie non si tratti di un caso di concorrenza sleale dovuta a sovvenzioni incrociate e alla copertura delle perdite da parte della SNBC? In caso contrario, quali misure intende adottare?

3. Svolgendo un’attività di natura economica, la ABX-Logistics non è tenuta ad adottare una «contabilità analitica» separata?

(1) GU C 39 del 6.2.1998.

Risposta data dalla sig.ra de Palacio a nome della Commissione

(7 dicembre 2000)

1. Nella comunicazione citata dall’onorevole parlamentare la Commissione espone la propria interpre- tazione delle pertinenti disposizioni del trattato e dei principi che dovranno guidarla nell’applicare, per ogni singolo caso, le regole della concorrenza al settore postale. Di conseguenza, la Comunicazione, in sé e per sé, non si riferisce direttamente al settore dei trasporti. Tuttavia, poiché gli articoli 82 e 87 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/125

(ex articoli 86 e 92) del trattato CE si applicano anche al settore dei trasporti in generale e al trasporto ferroviario in particolare, è ipotizzabile che i principi generali enunciati nella Comunicazione e basati sui summenzionati articoli, possano, se pertinenti, applicarsi in singoli casi anche al settore dei trasporti.

2. Per quanto riguarda il riferimento dell’onorevole parlamentare alla posizione dell’impresa SNCB-ABX Logistics, va rilevato che la Commissione sta già esaminando il caso sotto il profilo delle norme sugli aiuti di Stato. In questo momento la Commissione non è ovviamente in grado di prefigurare l’esito dell’indagine in corso né, come l’onorevole parlamentare certamente capirà, di fornire alcuna garanzia, né tantomeno di avanzare misure concrete prima che l’indagine sia conclusa.

3. La direttiva 2000/52/CE della Commissione (detta direttiva «trasparenza»), del 26 luglio 2000, che modifica la direttiva 80/723/CEE relativa alla trasparenza delle relazioni finanziarie fra gli Stati membri e le loro imprese pubbliche (1), impone l’obbligo di separazione contabile per le imprese che, da un lato, forniscono servizi di interesse economico generale (per i quali usufruiscono di compensazioni di qualsiasi natura) ma che, nel contempo, operano anche in altri settori di attività. Tale obbligo non vige tuttavia nei settori che già sono disciplinati da apposite regole di trasparenza. Nei trasporti terrestri o per via navigabile le suddette regole si applicano alle imprese che forniscono servizi soggetti ad obblighi di servizio pubblico (2) ed alle compagnie ferroviarie in generale (3).

Pertanto, nella misura in cui opera in un settore non disciplinato da regole di trasparenza specifiche e, oltre alle sue normali attività commerciali, fornisce servizi di interesse economico generale per i quali usufruisce di una specifica compensazione, ABX-Logistics è tenuta ad applicare un sistema di contabilità conforme alle prescrizioni della direttiva «trasparenza».

(1) GU L 193 del 29.7.2000. (2) Regolamento (CEE) n. 1191/69 del Consiglio, del 26 giugno 1969, relativo all’azione degli Stati membri in materia di obblighi inerenti alla nozione di servizio pubblico nel settore dei trasporti per ferrovia, su strada e per via navigabile, GU L 156 del 28.6.1969, quale modificato dal regolamento (CEE) n. 1893/91 del Consiglio, del 20 giugno 1991, GU L 169 del 29.6.1991. (3) Direttiva 91/440/CEE del Consiglio, del 29 luglio 1991 relativa allo sviluppo delle ferrovie comunitarie, GU L 237 del 24.8.1991.

(2001/C 151 E/140) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3297/00 di Chris Davies (ELDR) alla Commissione

(25 ottobre 2000)

Oggetto: Pubblicità/sponsorizzazione del tabacco

Quali Stati membri vietano attualmente la pubblicità delle sigarette:

a) in televisione,

b) al cinema,

c) su giornali e riviste,

d) sui tabelloni ai bordi delle strade?

Quale altri Stati membri hanno annunciato che intendono introdurre tali divieti e in quali date?

Quali Stati membri hanno vietato la sponsorizzazione di attività sportive e culturali da parte di produttori di tabacco o hanno specificato che intendono introdurre tali divieti?

Quali Stati membri hanno introdotto divieti o hanno annunciato che lo faranno, per quanto concerne donazioni segrete a partiti politici da parte di:

a) produttori di tabacco,

b) organizzazioni commerciali? C 151 E/126 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Risposta del commissario Byrne a nome della Commissione

(13 dicembre 2000)

L’articolo 6(2) della direttiva 98/43/CE del Parlamento e del Consiglio del 6 luglio 1998, sul ravvicina- mento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri in materia di pubblicità e di sponsorizzazione a favore dei prodotti del tabacco (1) esige che gli Stati membri comunichino alla Commissione le principali disposizioni delle legge nazionale adottate nel settore relativo a tale direttiva.

Tuttavia, nessuno Stato membro ha fornito tale comunicazione ma ciò non comporta un’infrazione della legislazione comunitaria dato che la data limite per conformarsi alla direttiva era il 30 luglio 2001. In queste circostanze la Commissione non è in grado di fornire le informazioni richieste dall’Onorevole parlamentare.

In seguito all’annullamento della direttiva 98/43/CE da parte della Corte di Giustizia il 5 ottobre 2000, gli Stati membri non sono più obbligati a comunicare alla Commissione la proprie legislazioni relative alla pubblicità e alla sponsorizzazione dei prodotti del tabacco.

La direttiva 89/552/CEE del Consiglio, del 3 ottobre 1989 (2) modificata dalla direttiva 97/36/CE del Parlamento e del Consiglio del 30 giugno 1997, relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati Membri concernenti l’esercizio delle attività televi- sive (3) fornisce il quadro legislativo per le emissioni televisive all’interno della Comunità. Essa proibisce ogni forma di pubblicità televisiva per le sigarette e ogni altro prodotto del tabacco. Inoltre i programmi televisivi non possono essere sponsorizzati da imprese la cui principale attività è la fabbricazione o la vendita di sigarette o di altri prodotti del tabacco. Tutti gli Stati membri hanno attuato tali disposizioni.

(1) GU L 213 del 30.7.1998. (2) GU L 298 del 17.10.1989. (3) GU L 202 del 30.7.1997.

(2001/C 151 E/141) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3299/00 di Eryl McNally (PSE) alla Commissione

(25 ottobre 2000)

Oggetto: Medicinali generici

I medicinali generici stanno svolgendo un ruolo importante nell’ambito della sanità pubblica dell’Unione europea ma, contrariamente a quanto avviene per la maggior parte delle industrie che producono medicinali generici al di fuori dell’UE, la normativa UE non consente l’uso sperimentale e i test a scopo di registrazione. Il Parlamento europeo ha chiesto di introdurre norme al riguardo che permetterebbero di salvare 13 000 posti di lavoro nell’UE consentendole di essere competitiva.

Nella sua comunicazione sul mercato unico nel settore farmaceutico (COM(98) 588) la Commissione si è impegnata a garantire che i consumatori abbiano accesso al più presto a medicinali generici a prezzi più bassi, una volta scaduta la tutela del brevetto del prodotto originario.

Quale azione intende avviare la Commissione per introdurre una normativa volta a garantire che i produttori europei di medicinali generici continuino ad essere competitivi a livello internazionale e che i pazienti possano acquistare medicine a prezzi accessibili? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/127

Risposta del sig. Liikanen a nome della Commissione

(8 dicembre 2000)

La Commissione sta effettuando una revisione del processo regolamentare e presenterà fra breve una relazione finale. Per quanto riguarda gli effetti della tutela dei brevetti, è opportuno segnalare la possibilità di registrare un prodotto generico utilizzando dati prodotti altrove, ovvero i prodotti generici spesso arrivano sul mercato comunitario immediatamente dopo la scadenza del brevetto. Attualmente la Commissione non intende proporre modifiche alla situazione relativa ai brevetti, pur rimanendo all’ascolto del parere dei produttori e dei consumatori di prodotti farmaceutici in merito a tale questione.

(2001/C 151 E/142) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3300/00 di Eryl McNally (PSE) alla Commissione

(25 ottobre 2000)

Oggetto: Prodotti a base di soia

Esistono diverse opinioni in merito ai vantaggi del consumo di prodotti a base di soia. Da una parte la «Food and Drug Administration» degli Stati Uniti ha consentito di riportare sulle etichette della maggior parte dei prodotti a base di soia «indicazioni in merito agli effetti sulla salute», dall’altra scienziati indipendenti affermano che l’aumento del consumo di prodotti a base di soia può provocare gravi danni alla salute, con anomalie o affezioni croniche, come l’adenocarcinoma vaginale o deformità del pene nei neonati.

La Commissione sta effettuando indagini in merito agli effetti del consumo di soia sugli esseri umani?

Risposta data dal signor Busquin a nome della Commissione

(14 dicembre 2000)

La Commissione comunica all’onorevole parlamentare che nell’ambito dell’azione chiave 1 (Prodotti alimentari, alimentazione e salute) del programma specifico «Qualità della vita e gestione delle risorse biologiche» del Quinto programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico (RST) (1) verrà finanziato entro breve un progetto di ricerca sugli effetti del consumo di soia sulla salute umana. Tale progetto, intitolato «La prevenzione dell’osteoporosi mediante fitoestrogeni alimentari», ha superato la fase finale della trattativa e si trova in fase di selezione. Coordinatore del progetto è il Dr. Francesco Branca dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, con sede in Italia. Ad esso parteciperanno tre Stati membri nei quali verranno effettuati studi sul campo randomizzati su vasta scala utilizzando prodotti alimentari composti appositamente, arricchiti di isoflavoni isolati dalla soia. Un sondaggio condotto in cinque Stati membri consentirà inoltre di valutare il grado di accettabilità di tali prodotti presso la popolazione target (donne oltre i 45 anni) e le aspettative dei potenziali consumatori in funzione delle dichiarazioni sulle proprietà nutritive.

Nell’ambito del Quarto programma quadro, in particolare il programma FAIR, è stato finanziato un altro progetto intitolato «Il ruolo dei fitoprotettori fenolici (PPP) nella prevenzione del cancro  Meccanismi di esordio, aggravamento e progressione della malattia». Questo progetto, coordinato dal Dr. Herman Adlercreutz dell’Università di Helsinki, è stato portato a termine nel dicembre del 1998. Obiettivo dello studio era identificare e quantificare i PPP contenuti nelle piante e nei prodotti alimentari, tra cui quelli a base di soia, valutandone la biodisponibilità, il ruolo della microflora intestinale sul loro metabolismo e gli effetti antitumorali. I risultati di studi a breve termine condotti su topi hanno mostrato che una dieta ricca di PPP derivati dalla soia non aveva alcun effetto antitumorale, tuttavia somministrando soia ad una popolazione di ratti prima e dopo il trapianto di cellule tumorali della prostata nel dorso degli animali, l’evoluzione della patologia neoplastica è stata significativamente rallentata. C 151 E/128 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

In base ai dati di cui dispone la Commissione non esistono prove scientifiche che dimostrino che il consumo di soia in quantità normali possa nuocere alla salute. Nei paesi orientali, dove i prodotti a base di soia fanno parte dell’alimentazione tradizionale, non si osservano anomalie del sistema riproduttivo. Tuttavia, non è stato ancora appurato se l’assunzione di isoflavoni in quantità elevate e per periodi prolungati possa avere effetti dannosi per la salute. La Commissione riconosce pertanto la necessità di svolgere ulteriori studi per chiarire se l’esposizione a grosse quantità di isoflavoni per periodi prolungati produca reazioni avverse o meno. È possibile presentare proposte di ricerche in questo campo nell’ambito dell’azione chiave 1 del programma specifico «Qualità della vita e gestione delle risorse biologiche» del Quinto programma quadro.

(1) GU L 26 del 1.2.1999.

(2001/C 151 E/143) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3302/00 di Eryl McNally (PSE) alla Commissione

(25 ottobre 2000)

Oggetto: Turchia e diritti umani

Nello scorso mese di marzo il sindacalista turco Suleyman Yeter è morto durante un fermo di polizia dopo essere stato sottoposto a torture. Quali sono, secondo il Commissario Verheugen, le conseguenze di questa chiara, flagrante violazione dei diritti dell’uomo sulla domanda di adesione della Turchia?

Risposta data dal sig. Verheugen a nome della Commissione

(21 novembre 2000)

Dalle informazioni di cui dispone la Commissione risulta che il sig. Suleyman Yeter, membro ed esperto di istruzione della Limter-Is Union, è morto in stato di detenzione il 7 marzo 1999. Tre ufficiali della polizia accusati della sua morte sono attualmente sotto processo. Un’udienza ha avuto luogo il 23 ottobre 2000 presso la sesta sezione del Tribunale di Istanbul competente per i reati più gravi ed è attualmente in corso l’audizione dei testimoni. Nei confronti degli ufficiali della polizia sono stati richiesti fino a 13 anni di reclusione.

La Commissione vigila attentamente sugli sviluppi della situazione relativa ai diritti dell’uomo in Turchia ed ha fornito una valutazione generale nella sua relazione periodica, adottata l’8 novembre 2000, sui progressi del paese nell’ambito del suo cammino verso l’adesione.

(2001/C 151 E/144) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3305/00 di Adriana Poli Bortone (UEN) alla Commissione

(25 ottobre 2000)

Oggetto: Lido Pizzo

Intende la Commissione intervenire subito per verificare la compatibilità degli interventi di edilizia (residenze turistiche) che il governo italiano ha autorizzato accordando addirittura finanziamenti attraverso Sviluppo Italia (secondo notizie apparse sulla stampa) nella zona denominata «Lido Pizzo» in località Gallipoli (Italia  Puglia)?

Il fatto grave è che tale zona è stata individuata come SIC (Sito di interesse comunitario) e dovrebbe pertanto essere soggetta a particolare rispetto dell’ambiente. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/129

Risposta data dalla sig.ra Wallström a nome della Commissione (27 novembre 2000)

La Commissione non è a conoscenza del caso in questione. Il sito citato non rientra nell’elenco dei siti di importanza comunitaria proposti dall’Italia.

In base alle informazioni disponibili, la Commissione non è in grado di stabilire se sussista una potenziale infrazione del diritto comunitario.

Qualora l’onorevole parlamentare fornisca informazioni particolareggiate sull’ubicazione e il tipo di infrazione, la Commissione le prenderà in esame.

(2001/C 151 E/145) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3307/00 di Jeffrey Titford (EDD) alla Commissione (17 ottobre 2000)

Oggetto: Regime UE dello zucchero

Gli agricoltori dell’Inghilterra orientale hanno manifestato all’interrogante il proprio malcontento per il fatto che l’Unione europea abbia proposto un regolamento che consentirà a 48 dei paesi meno sviluppati di accedere al mercato europeo dello zucchero importando 2,2 milioni di tonnellate all’anno.

La regione rappresentata dall’interrogante produce circa il 70 % dello zucchero britannico e rifornisce quattro importanti fabbriche nel Norfolk e Suffolk.

Secondo gli agricoltori tale regolamento avrà effetti devastanti sulla produzione delle barbabietole da zucchero nella regione interessata.

Ciò premesso, può la Commissione rendere nota la sua valutazione in merito alle conseguenze del regolamento proposto per il settore della barbabietola da zucchero nell’Inghilterra orientale?

In particolare, può indicare se è d’accordo con la valutazione del sig. Kevin Field, amministratore delegato della British Sugar, plc, e del sig. Adrian Gill, CBE, presidente della National Farmers Union (Sindacato nazionale degli agricoltori), secondo cui il regolamento avrà le seguenti conseguenze: 1. taglio immediato delle quote; 2. notevoli perdite di posti di lavoro; 3. la riduzione della capacità di lavorazione dello zucchero della Gran Bretagna; 4. la perdita di una delle poche colture da rinnovo affidabili di cui dispongano i produttori agricoli; 5. la diminuzione del valore delle attuali concessioni commerciali accordate ai paesi ACP; 6. un incremento della spesa UE come conseguenza dell’acquisto a prezzi d’intervento sia dello zucchero da barbabietola che di quello proveniente dai paesi ACP; 7. un impatto discriminatorio sul Regno Unito dal momento che la maggior parte delle attività di raffinazione dello zucchero grezzo si svolge in tale paese?

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione (16 novembre 2000)

L’onorevole parlamentare si riferisce alla recente proposta della Commissione relativa ad un regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 2820/98 del Consiglio, relativo all’applicazione di uno schema pluriennale di preferenze tariffarie generalizzate per il periodo 1o luglio 1999  31 dicembre 2001 onde estendere ai prodotti originari dei paesi meno sviluppati l’esenzione dei dati doganali senza limiti quantitativi (1). C 151 E/130 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Al momento dell’elaborazione della proposta, la Commissione ha riconosciuto l’esistenza del rischio che le importazioni di prodotti agricoli sensibili, quali lo zucchero, superino i livelli tradizionali, perturbando il funzionamento delle organizzazioni comuni di mercato. Per tali ragioni, si prevede che la franchigia doganale sarà applicata gradualmente per un periodo transitorio di tre anni, durante i quali l’impatto potrà essere valutato in modo più accurato.

Inoltre, sono previste misure di salvaguardia che consentano di sospendere temporaneamente le conces- sioni tariffarie in casi di frode, di inosservanza delle norme di origine o di eccessivo incremento delle importazioni nella Comunità. Le norme di origine e, in particolare, le condizioni minime in materia di valore aggiunto, rappresentano misure supplementari di salvaguardia.

Inoltre, nel proporre tale regolamento, la Commissione è coerente con la sua proposta per il settore agricolo relativa all’organizzazione comune dei mercati da applicare nel settore dello zucchero a decorrere dal 1o luglio 2001 (2) la quale, sostanzialmente, consente un margine di manovra di due anni, durante i quali verranno esaminate riforme più radicali in base a studi sul funzionamento dell’organizzazione comune del mercato nel settore dello zucchero in particolare, e nell’ambito dell’industria di trasformazione agroalimentare nel suo complesso.

I possibili effetti negativi evidenziati dall’onorevole parlamentare costituiscono indubbiamente una sfida alla politica finora seguita dalla Comunità nel settore dello zucchero ed evidenziano la difficoltà di conciliare obiettivi politici contrastanti. Tuttavia, in ultima analisi, la Commissione ha ritenuto che, osservando la situazione nel suo insieme, i potenziali benefici derivanti dalla proposta compensano sostanzialmente i possibili costi per la Commissione. Ciò detto, essa seguirà con la massima attenzione i futuri sviluppi nel settore dello zucchero nell’intento di prendere le misure appropriate dove e quando si avverassero necessarie.

(1) COM(2000) 561 def. (2) COM(2000) 604 def.

(2001/C 151 E/146) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3309/00 di Esko Seppänen (GUE/NGL) alla Commissione (17 ottobre 2000)

Oggetto: Rimunerazione degli esperti incaricati di regolare la questione dell’Austria

Le Istituzioni dell’Unione europea hanno creato un gruppo di tre esperti per analizzare la possibilità di togliere le sanzioni imposte all’Austria. La relazione di tale gruppo ha consentito di annullare le sanzioni. E’ possibile sapere quale istituzione ha rimunerato gli esperti e qual è l’importo della rimunerazione?

Risposta data dal Presidente Prodi in nome della Commissione (29 novembre 2000)

Poiché la Commissione non si è assunto l’onere della retribuzione in oggetto, l’onorevole parlamentare è invitato ad indirizzare l’interrogazione al Consiglio.

(2001/C 151 E/147) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3310/00 di Giuseppe Di Lello Finuoli (GUE/NGL) alla Commissione

(18 ottobre 2000)

Oggetto: Costruzione di opera edilizia in violazione di leggi

Il territorio del Comune di Villa Castelli (Brindisi, Italia) è caratterizzato da una «gravina» (tipico canale naturale del paesaggio pugliese) di notevole interesse paesaggistico. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/131

Tutta l’area, comprendente anche la gravina, è stata sottoposta a vincolo ambientale con decreto in data 18.09.1996 del Ministero per i beni ambientali e culturali (ai sensi della «legge Galasso»).

La legge n.56/1980 della Regione Puglia vieta qualunque costruzione a meno di 200 metri dalle «gravine».

La stessa Regione Puglia (Assessorato ambiente  settore ecologia  ufficio parchi e riserve naturali) con il documento n.3347 in data 14.05.1996 affermava che «l’inserimento di un nuovo manufatto edilizio, della superficie di 490 mq., nel contesto naturale e paesaggistico della gravina avrà un impatto negativo di rilievo su paesaggio, natura, suolo, acque superficiali, non valutato».

Il Comune di Villa Castelli, usufruendo anche dei fondi comunitari P.O.P. (sottomisure 7.3.9. e 7.3.10) e in violazione dei vincoli ambientali, delle leggi nazionali e regionali, ha iniziato i lavori di costruzione di un «Centro polifunzionale» di mq.693 all’interno della citata gravina.

Può la Commissione pertanto far sapere se sia ammissibile usufruire di finanziamenti P.O.P. per realizzare opere edilizie in violazione di leggi poste a salvaguardia del patrimonio paesaggistico e naturalistico?

Quali provvedimenti intende essa prendere dopo aver accertato i fatti attraverso un sopralluogo di suoi funzionari?

Risposta complementare data dal sig. Barnier in nome della Commissione

(13 dicembre 2000)

La Commissione informa l’onorevole parlamentare che il centro polifunzionale del comune di Villa Castelli non è ammissibile al finanziamento dei Fondi strutturali poiché il beneficiario finale non ha presentato il progetto entro i termini previsti dalla decisione di adozione del programma operativo regionale «Puglia» per il periodo 1994-1999.

(2001/C 151 E/148) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3311/00 di Adriana Poli Bortone (UEN) alla Commissione

(18 ottobre 2000)

Oggetto: Tariffe aeree Alitalia

Il regolamento CEE 2409/92 (1) sulle tariffe aeree prevede che la liberalizzazione delle tariffe sia completata «con adeguate garanzie atte a tutelare gli interessi degli utenti e dell’industria».

L’Alitalia per la tratta Brindisi-Milano applica una tariffa esosa pari ad 800 000 lire, che certo non agevola i cittadini delle zone dell’obiettivo 1 quali la Puglia.

Nonostante a norma dell’articolo 6, paragrafo 1, lettera a) del citato regolamento «uno Stato membro può decidere … di ritirare una tariffa normale che … sia eccessivamente elevata per gli utenti …,» il governo italiano non ha inteso ancora intervenire, pur sollecitato dalle proteste degli utenti. A norma dell’articolo 8 dello stesso regolamento «la Commissione consulta almeno una volta l’anno i rappresentanti delle organizzazioni degli utenti dei trasporti aerei della Comunità in merito alle tariffe aeree ed alle questioni connesse».

Può la Commissione per sapere se ha già compilato gli atti previsti del citato articolo 8 o se intende approfondire la tematica delle esose tariffe applicate da Alitalia, anche al fine di sollecitare il governo italiano perché, col suo intervento, possa finalmente contribuire alla realizzazione del mercato interno attraverso la fissazione di tariffe aeree eque, nello spirito della direttiva e del regolamento comunitario.

(1) GU L 240 del 24.8.1992, pag. 15. C 151 E/132 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Risposta data dalla sig.ra de Palacio a nome della Commissione

(16 novembre 2000)

A seguito di una verifica sulle rotte in questione, la Commissione non ha riscontrato prove che le tariffe praticate siano eccessivamente elevate tenuto conto dei relativi costi di esercizio. In questo caso non risulta pertanto sussistere un’infrazione al regolamento (CEE) 2409/92, del Consiglio del 23 luglio 1992, sulle tariffe aeree per il trasporto di passeggeri e di merci.

La Commissione attua un monitoraggio costante dell’evoluzione delle tariffe aeree e, per quanto riguarda la Comunità, ha riscontrato segnali di una loro diminuzione, come indicato nella comunicazione «L’industria del trasporto aereo in Europa: dal mercato unico alle sfide mondiali (1)».

(1) COM(1999) 182 def.

(2001/C 151 E/149) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3313/00 di Gianfranco Fini (UEN) alla Commissione

(18 ottobre 2000)

Oggetto: Agenda Vertice di Biarritz ed emergenza pedofilia

La necessità di ravvicinare il cittadino alle Istituzioni impone l’attenzione delle autorità sui problemi che maggiormente lo toccano nei suoi interessi più immediati. E’ indubbio che la riforma delle Istituzioni ed i futuri allargamenti dell’Unione non possono lasciare indifferenti i cittadini, ma anche i temi del quotidiano devono spingere le autorità a dare segnali di attenzione a problemi che colpiscono la sensibilità dei cittadini. Il triste fenomeno della pedofilia, ad esempio, ha raggiunto ormai dimensioni preoccupanti. La scoperta su Internet di siti pedofili e pornografici, che tra l’altro utilizzano anche la denominazione di «unione europea», deve sollecitare i Capi di Stato e di Governo riuniti a Biarritz a prendere coscienza del dilagare del fenomeno e a dare avvio finalmente ad una normativa che regolamenti l’utilizzo del mezzo telematico.

Può la Commissione far sapere se non consideri opportuno sottolineare ai Capi di Stato o di governo:

1. la gravità della diffusione in costante aumento dei siti pedofili attraverso Internet, siti il cui contenuto contravviene alle legislazioni degli Stati membri,

2. la necessità di una regolamentazione che impedisca il libero accesso a tali siti,

3. la necessità di una normativa che dichiari illegale l’uso di denominare tali siti con cognomi di persone ignare dell’utilizzo improprio del loro nome o con nomi di istituzioni (Commissione, Unione europea, ecc.) usati come «specchietto per le allodole» per catturare clienti che abitualmente non frequentano questi siti?

Risposta data dal sig. Vitorino a nome della Commissione

(30 novembre 2000)

Da lungo tempo la Commissione nutre preoccupazione per la diffusione su Internet di immagini di carattere pedofilo e in particolare di pornografia infantile. Nel suo sforzo per combatterla, la Commissione ha proposto un piano pluriennale d’azione comunitario per promuovere l’uso sicuro di Internet attraverso la lotta alle informazioni di contenuto illegale e nocivo diffuse attraverso le reti globali (1). Adottato dal Consiglio e dal Parlamento il 25 gennaio 1999 (2) il piano d’azione prevede sostegno per quattro aree: una rete europea di hot-lines, l’autoregolamentazione da parte dell’industria, sistemi di filtraggio e classifica- zione, e azioni di sensibilizzazione. Gli Stati membri hanno inoltre l’impegno di dotarsi delle strutture adeguate a norma della raccomandazione del Consiglio 98/560/CE del 24 settembre 1998 concernente lo sviluppo della competitività dell’industria dei servizi audiovisivi e d’informazione europei attraverso la promozione di strutture nazionali volte a raggiungere un livello comparabile e efficace di tutela dei minori e della dignità umana (3). 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/133

La responsabilità primaria in merito al trattamento da riservare ai materiali a contenuto illegale (compresa la pornografia infantile) spetta alle competenti autorità preposte all’applicazione della legge e alle autorità giudiziarie degli Stati membri.

È quanto mai importante, per la Commissione, garantire che la Comunità sia in grado di prendere iniziative efficaci particolarmente contro la pornografia infantile su Internet. La Commissione condivide l’opinione dell’onorevole parlamentare sulla evidente necessità di un’iniziativa legislativa a livello comuni- tario per garantire che gli Stati membri predispongano sanzioni efficaci per combattere questo grave crimine. Entro la fine dell’anno la Commissione presenterà al Consiglio una proposta di decisione quadro che, in un contesto più ampio, includerà disposizioni per il ravvicinamento delle legislazioni e delle sanzioni da parte degli Stati membri, per i casi di sfruttamento sessuale dei bambini, con particolare riferimento alla pornografia infantile in Internet.

Una migliore applicazione della legge, lo scambio di informazioni e l’educazione sono necessari comple- menti alle suddette iniziative legislative. La Commissione, in collaborazione con gli Stati membri e le altre parti interessate (operatori Internet, hot-lines e utenti), segue costantemente lo sviluppo di ogni nuovo strumento che sia atto ad impedire la distribuzione di materiale pedofilo via Internet e sia in conformità con i principi fondamentali di libertà di espressione e diritto alla privacy.

Internet è tuttavia uno strumento universale e non conosce frontiere nazionali. Misure prese esclusiva- mente a livello europeo non impedirebbero l’accesso via Internet a materiale pedofilo al di fuori dell’Europa. Da ciò discende la necessità di una efficace collaborazione a livello internazionale. Tutte le parti interessate partecipano già attivamente a questa collaborazione.

L’ultima domanda dell’onorevole parlamentare riguarda un aspetto del cosiddetto problema del cyber- squatting, che include anche violazioni dei diritti relativi al marchio depositato. La Commissione ha partecipato attivamente agli sforzi internazionali per eliminare questo problema, intrapresi principalmente dall’ICANN (International Corporation for Assigned Names and Numbers) e dall’OMPI (Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale). Queste organizzazioni hanno iniziato occupandosi dei problemi relativi al marchio depositato, ma stanno attualmente estendendo le loro iniziative per includere la protezione ad altre categorie di nomi, tra cui i nomi propri e i nomi geografici. La Commissione proporrà altresì, nel contesto del nome di dominio.eu, che sarà disponibile a partire dall’anno prossimo, un codice di condotta al fine di prevenire tali abusi all’interno della Comunità.

(1) GU C 48 del 13.2.1998. (2) GU L 33 del 6.2.1999. (3) GU L 270 del 7.10.1998.

(2001/C 151 E/150) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3314/00 di Monica Frassoni (Verts/ALE) alla Commissione

(18 ottobre 2000)

Oggetto: Interventi turistico-immobiliari lungo la costa di Cala Giunco-Stagno Notteri, Villasimius, Sarde- gna, Italia

La società Cala Giunco ha recentemente proposto una variante ad un piano di lottizzazione del Comune di Villasimius (Cagliari, Italia) per interventi turistico-immobiliari(albergo, residenze private, servizi, golf) per una volumetria complessiva di oltre 81 mila metri cubi. Tali interventi interesserebbero un tratto di costa ancora integro che rientra nei siti di interesse comunitario «Porto Giunco» (codice ITB000054) e «Stagno Notteri» (codice ITB000057). Tale tratto di costa è anche tutelato con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 490/1999), è individuato dalla legge regionale n. 31/1989 come sede di una riserva naturale regionale ed è stato recentemente dichiarato area protetta marina ai sensi della legge nazionale n. 394/1991. Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’intervento giuridico hanno segnalato il caso alle amministrazioni pubbliche nazionali e locali ed il Ministero per i beni culturali ed ambientali ha provveduto (decreti del 22 giugno e del 9 agosto 2000) ad annullare le relative autorizzazioni paesaggi- stiche rilasciate dalla Regione autonoma della Sardegna relative alle opere di urbanizzazione ed al primo intervento esecutivo, in quanto illegittime. Il Comune di Villasimius ha inoltre sospeso il procedimento amministrativo di approvazione del progetto turistico-immobiliare. Ciò nonostante questo, la società immobiliare ha avviato pretestuose ed intimidatorie azioni di risarcimento danni avverso il Comune di Villasimius e le associazioni ecologiste ed ha già posizionato il cantiere sul sito, con l’intento di iniziare i lavori anche in condizioni di illegalità. C 151 E/134 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Nessuno degli interventi turistico-immobiliari di cui sopra risulta sottoposto a specifica e vincolante valutazione di impatto ambientale ai sensi della direttiva n. 85/337/CEE (1), integrata e modificata dalla direttiva n. 97/11/CE (2) (allegato II, punto 12, lettera c), né a valutazione di incidenza ambientale in base alla direttiva n. 92/43/CEE (3).

È la Commissione a conoscenza di quanto segnalato?

Può la Commissione verificare il rispetto della normativa in tema di valutazione d’impatto ambientale dei suddetti interventi e di tutela di un sito della rete Natura 2000? Intende essa prendere opportuni provvedimenti in merito?

E’ previsto per i due siti di interesse comunitario un finanziamento comunitario di conservazione, tramite LIFE o altri programmi? Sono previsti, o già concessi finanziamenti comunitari, anche a titolo dei Fondi strutturali, che possano interessare direttamente od indirettamente tale piano di lottizzazione?

(1) GU L 175 del 5.7.1985, pag. 40. (2) GU L 73 del 14.3.1997, pag. 5. (3) GU L 206 del 22.7.1992, pag. 7.

Risposta data dalla sig.ra Wallström a nome della Commissione

(4 dicembre 2000)

Il progetto citato dall’onorevole parlamentare sembra rientrare nel tipo di progetti elencati al n. 12, lettera c) dell’allegato II della direttiva 97/11/CE del Consiglio del 3 marzo 1997 che ha modificato la direttiva 85/337/CEE del 27 giugno 1985 concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determi- nati progetti pubblici e privati.

La direttiva stabilisce che (art. 4, par. 2): fatto salvo il paragrafo 3 dell’articolo 2 per i progetti elencati nell’allegato II, gli Stati membri determinano, mediante: a) un esame del progetto caso per caso; o b) soglie o criteri fissati dagli Stati membri, se il progetto debba essere sottoposto a valutazione a norma degli articoli da 5 a 10. Gli Stati membri possono decidere di applicare entrambe le procedure di cui alle lettere a) e b).

I siti ITB000054 Porto Giunco e ITB000057 Stagno Notteri sono stati proposti come siti d’importanza comunitaria (SIC), ai sensi della direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. Relativamente ai siti che vengono proposti come siti d’importanza comunitaria ai sensi della direttiva 92/43/CEE, gli Stati membri devono evitare perturbazioni che potrebbero avere conseguenze significative per quanto riguarda gli obiettivi della direttiva. Anche in assenza di un elenco comunitario gli Stati membri dovrebbero perlomeno astenersi da tutte le attività che potrebbero provocare il degrado di un sito inserito nell’elenco nazionale.

Nel caso in questione, non conoscendo la situazione descritta dall’onorevole parlamentare, la Commissione prenderà le misure opportune al fine di raccogliere informazioni particolareggiate in merito e assicurare il rispetto della normativa comunitaria.

Il progetto LIFE-Natura relativo alla proposta di introduzione di un programma integrato di monitoraggio delle risorse ambientali in zone vulnerabili (Natura 2000), di cui è beneficiaria la Regione Sardegna, comprende tutti i siti Natura 2000 presenti nell’isola e pertanto anche i due siti citati dall’onorevole parlamentare.

La Commissione si è rivolta alle autorità regionali per sapere se il progetto in questione ha beneficiato o beneficerà di un cofinanziamento nel quadro dei fondi strutturali. La Commissione, non appena entrerà in possesso delle suddette informazioni, ne informerà l’onorevole parlamentare. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/135

(2001/C 151 E/151) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3316/00 di Claude Turmes (Verts/ALE) e Alexander de Roo (Verts/ALE) alla Commissione

(25 ottobre 2000)

Oggetto: Centrale elettrica a Malta  visita del Commissario Wallström

Nel quadro dei negoziati d’adesione con Malta, può la Commissione far sapere qual è la sua posizione nei confronti dei seri problemi ambientali e di salute causati dall’antiquata e obsoleta centrale di Marsa, a Malta? È cosciente di questo problema e, in occasione della sua visita a Malta in programma per i prossimi mesi di quest’anno, la sig.ra Wallström incontrerà le ONG ambientaliste, i consigli comunali e il partito maltese dei Verdi che hanno indetto una campagna su questo tema?

Risposta data dalla sig.ra Wallström in nome della Commissione

(12 dicembre 2000)

La Commissione ha ricevuto informazioni sulla centrale di Malta dalle autorità maltesi, ma non è al corrente di problemi ambientali specifici connessi con la centrale. A conoscenza della Commissione la centrale di Malta è stata costruita tra il 1964 e il 1987 e conta quindi come impianto esistente ai sensi della legislazione comunitaria sui grandi impianti di combustione. Per questo impianto non sono pertanto prescritti valori limite di emissione e le sue emissioni devono essere considerate nei massimali nazionali di emissione del paese.

Le autorità maltesi hanno inoltre informato la Commissione che la verifica della compatibilità alle norme di qualità dell’aria a Malta è di competenza comune del Ministero della Protezione ambientale e del Ministero della Salute pubblica. Malta ha identificato zone e agglomerazioni relativamente alla qualità dell’aria e ha varato un programma di monitoraggio della qualità dell’aria ambiente che è conforme alle disposizioni della direttiva 96/62/CE del Consiglio, del 27 settembre 1996 in materia di valutazione e di gestione della qualità dell’aria ambiente (1).

La Commissione continua a sottolineare l’importanza di accelerare l’adozione e l’attuazione del pieno acquis nei suoi incontri con i rappresentanti di Malta e si adopererà presso tutte le parti interessate per ottenere una comprensione generale della situazione dell’isola relativamente all’ambiente e alla salute.

(1) GU L 296 del 21.11.1996.

(2001/C 151 E/152) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3323/00 di Paulo Casaca (PSE) alla Commissione

(25 ottobre 2000)

Oggetto: Fabbisogno di approvvigionamento di zucchero delle Azzorre con riferimento al regolamento n. 1481/2000

Premesso che il regolamento n. 1481/2000 del 6 luglio 2000 (1) fa riferimento a «dati obiettivi forniti dalle autorità portoghesi» per determinare il fabbisogno previsionale di approvvigionamento delle Azzorre, potrebbe la Commissione far conoscere i dati obiettivi di cui trattasi forniti dalle autorità portoghesi?

(1) GU L 167 del 7.7.2000, pag. 6. C 151 E/136 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione (8 dicembre 2000)

Per redigere il bilancio previsionale di approvvigionamento, la Commissione dispone di comunicazioni regolari da parte delle autorità competenti circa l’esecuzione del programma di approvvigionamento. Per elaborare il bilancio 2000/2001 ci si è basati, fra l’altro, su una comunicazione del 5 maggio 2000 che indicava un quantitativo di 6 500 tonnellate per il 1999/2000.

Il 14 giugno 2000, il ministero dell’agricoltura aveva trasmesso alla Commissione una giustificazione della regione autonoma delle Azzorre per un fabbisogno di approvvigionamento di 9 000 tonnellate nel 2000/2001. Dopo aver esaminato la domanda, la Commissione è giunta alla conclusione che il consumo effettivo delle Azzorre non giustificasse un simile aumento del fabbisogno di approvvigionamento; dagli elementi forniti, infatti, non risultava alcuna giustificazione dell’aumento del consumo locale.

Tenendo conto della produzione locale dello zucchero di barbabietola, una quantità di 6 500 tonnellate del fabbisogno d’importazione è infatti più che sufficiente per la campagna in questione.

(2001/C 151 E/153) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3324/00 di Bernd Lange (PSE) alla Commissione (18 ottobre 2000)

Oggetto: Emissioni sonore dei treni ad alta velocità

L’interrogante ha appreso che le specifiche in materia di emissioni sonore dei treni ad alta velocità dovrebbero essere fissate, in quanto integrazione della direttiva 96/48/CE (1), unicamente nell’ambito dell’adeguamento tecnico.

Corrisponde al vero tale informazione? In caso di risposta affermativa, perché la Commissione ritiene di poter rinunciare in questo caso alla partecipazione del PE e del Consiglio nel quadro della procedura di codecisione?

(1) GU L 235 del 17.9.1996, pag. 6.

Risposta data dalla sig.ra de Palacio a nome della Commissione (28 novembre 2000)

La direttiva 96/48/CE del Consiglio, del 23 luglio 1996, relativa all’interoperabilità del sistema ferroviario transeuropeo ad alta velocità (1) prevede meccanismi per l’elaborazione e l’adozione di specifiche tecniche di interoperabilità (STI). Le STI indicano, fra l’altro, le condizioni che devono rispettare i parametri di base del sistema ferroviario transeuropeo a grande velocità. Uno di tali parametri di base, indicato nell’allegato II della direttiva, concerne le «Caratteristiche limite legate al rumore esterno». In tale quadro normativo le STI stabiliranno il livello di emissioni sonore che dovrà rispettare il materiale rotabile su un’infrastruttura di riferimento e, se necessario, le specifiche che l’infrastruttura dovrà rispettare affinché il livello globale delle emissioni sonore sia accettabile. A norma dell’articolo 6, paragrafo 1 della direttiva 96/48/CE, le proposte di STI saranno discusse con gli Stati membri nel comitato istituito dalla medesima direttiva. In virtù dell’accordo interistituzionale in materia di comitologia, il Parlamento è informato dei lavori di tale comitato.

Non è peraltro previsto che le STI stabiliscano il livello accettabile di percezione per i frontisti residenti: tale elemento è funzione delle condizioni locali ed è lasciato alla responsabilità degli Stati membri. La Commissione ha recentemente proposto indicatori del livello sonoro e dei metodi di valutazione della percezione del livello sonoro, ma non la determinazione di valori limiti per gli indicatori di determinati rumori. La proposta di direttiva (2) è attualmente alla fase di codecisione del Parlamento e del Consiglio. Se sarà adottata e applicata potrà servire in futuro da base per stabilire i valori limite.

(1) GU L 235 del 17.9.1996 e GU L 262 del 16.10.1996. (2) COM(2000) 468 def. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/137

(2001/C 151 E/154) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3328/00 di Ursula Schleicher (PPE-DE) alla Commissione

(25 ottobre 2000)

Oggetto: Risarcimento dei danni morali a seguito di incidenti aerei

Negli Stati membri dell’Unione europea esistono notevoli differenze in materia di protezione dei consumatori nel contesto di incidenti aerei. Il risarcimento danni continua ad essere disciplinato dal diritto nazionale.

Come valuta la Commissione la richiesta di disciplinare in modo uniforme a livello europeo il diritto di risarcimento, prevedendo anche un adeguato risarcimento dei danni morali per il ferito o i superstiti?

Risposta data dalla sig.ra de Palacio in nome della Commissione

(8 dicembre 2000)

La Convenzione di Varsavia del 1929, lo strumento internazionale che disciplina ancor oggi la responsa- bilità dei vettori aerei per morte o lesioni personali dei passeggeri, fissava limiti di risarcimento piuttosto bassi, offrendo ai passeggeri un livello di protezione del tutto inadeguato. In conseguenza di ciò, la Comunità ha adottato il 9 ottobre 1997 il regolamento (CE) n. 2027/97 sulla responsabilità del vettore aereo in caso di incidenti (1). Emanando il regolamento, la Comunità ha creato un regime uniforme per i vettori comunitari che operano sul mercato unico del trasporto aereo. Il regime si applica a tutti i vettori comunitari, indipendentemente dal fatto che il volo sia internazionale o nazionale.

Il regolamento sopprime qualsiasi limite finanziario alla responsabilità del vettore per i danni da morte, ferite o qualsiasi altra lesione personale subita da un passeggero in caso di incidente e istituisce una copertura del limite di responsabilità a 100 000 DSP (Diritti speciali di prelievo).Il vettore non può escludere né limitare la propria responsabilità provando che egli (o i suoi dipendenti) hanno adottato tutte le misure necessarie ad evitare il danno o che era loro impossibile adottare tali misure. Il regolamento esclude qualsiasi limite per le varie categorie di danni che possono essere prese in considerazione e rende anche possibili anticipi di pagamento per soddisfare le necessità economiche immediate delle persone legittimate a ricevere il risarcimento.

L’iniziativa della Comunità, che è sfociata nell’adozione di questo regolamento, ha il merito di aver spinto a negoziare, nel 1999, un nuovo accordo internazionale che ha preso il nome di Convenzione di Montreal e che disciplina i voli internazionali. Questa convenzione segue da vicino le disposizioni del regolamento comunitario sopra citato nella parte concernente la responsabilità per danni da morte o lesioni personali.

Il regolamento (CE) n. 2027/97 affida agli organi giurisdizionali nazionali il compito di fissare l’ammontare dei risarcimenti. Il giudice può tener conto del tipo e della gravità dei danni subiti da ciascun passeggero, ivi compresi i danni morali, delle conseguenze economiche di un incidente per la vittima e per le persone a suo carico, delle caratteristiche specifiche di ciascun caso, nonché della prassi nazionale nella determi- nazione del livello del risarcimento (inteso come risarcimento in generale e non semplicemente circoscritto agli incidenti di volo). Gli importi fissi di risarcimento indicati dal regolamento potrebbero non riflettere tutte queste variabili e potrebbero quindi risultare non adeguati in relazione al danno effettivamente subito da ciascun passeggero.

Per quanto attiene alle persone legittimate a ricevere il risarcimento, il regolamento le definisce come i passeggeri o qualsiasi altra persona avente titolo a richiedere il risarcimento per quel passeggero, secondo il diritto applicabile, cioè secondo il diritto del paese del giudice adito.

(1) GU L 285 del 17.10.1997. C 151 E/138 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/155) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3330/00 di Theresa Villiers (PPE-DE) alla Commissione

(25 ottobre 2000)

Oggetto: Protezione degli animali durante il trasporto

L’articolo 8 della direttiva del Consiglio 91/628/CEE (1) (modificata dalla direttiva del Consiglio 95/29/CE) (2) concernente la protezione degli animali durante il trasporto stabilisce che le autorità competenti di ciascuno Stato membro presentino alla Commissione una relazione annuale indicante il numero delle ispezioni effettuate nell’anno precedente per quanto concerne (a) i mezzi di trasporto e gli animali trasportati su strada e in taluni luoghi specifici e (b) gli estremi dei documenti di accompagna- mento. L’articolo 8 prevede inoltre che le relazioni annuali degli Stati membri contengano informazioni in merito a infrazioni segnalate ed alle azioni conseguentemente adottate dall’autorità competente.

Può far sapere la Commissione se tutti gli Stati membri si sono conformati ai requisiti di cui sopra (a) nel 1998 e (b) nel 1999? In caso negativo, quali Stati membri non hanno presentato nei due anni in questione una relazione annuale contenente tutte le informazioni di cui all’articolo 8 e quali misure la Commissione intende adottare nei confronti di tali Stati?

(1) GU L 340 dell’11.12.1991, pag. 17. (2) GU L 148 del 30.6.1995, pag. 52.

Risposta del commissario Byrne a nome della Commissione

(11 dicembre 2000)

La Commissione ha ricevuto la suddetta relazione relativa al 1998 da dodici Stati membri. Tre paesi non hanno rispettato le disposizioni della direttiva (Belgio, Grecia e Portogallo).

La Commissione ha ricevuto sei relazioni relative al 1999 (Belgio, Germania, Spagna, Lussemburgo, Finlandia e Svezia). Tuttavia, va notato che l’articolo 8 della direttiva non stabilisce una data limite per la consegna della relazione alla Commissione.

Sin dal maggio 2000, la Commissione ha regolarmente sollecitato gli Stati membri tramite il Comitato veterinario permanente.

A meno che non riceva le relazioni mancanti per il 1998, la Commissione prenderà in considerazione l’avviamento di procedure di infrazione contro gli Stati membri intressati. Inoltre la Commissione chiederà formalmente agli Stati membri che non l’hanno già fatto di presentare la relazione per il 1999 prima possibile.

(2001/C 151 E/156) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3334/00 di Cristiana Muscardini (UEN) alla Commissione

(25 ottobre 2000)

Oggetto: Sistemi complementari di previdenza sociale e di assicurazione malattia

Sempre più spesso i vari regimi di previdenza sociale e i sistemi sanitari nazionali presentano bilanci deficitari, contribuendo ad aumentare il deficit dei bilanci statali e il debito pubblico. Una formula che potrebbe in parte rimediare a questi inconvenienti è rappresentata dai regimi complementari, che potrebbero portare beneficio tanto al cittadino quanto alle istituzioni previdenziali e sanitarie pubbliche. Un regime di pensione complementare, o l’assicurazione malattia complementare, offrirebbero una garanzia in più al lavoratore, permettendogli ad esempio di accedere a un trattamento sanitario di alta qualità, in tempo ragionevolmente brevi. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/139

1. Può la Commissione far sapere qual è la sua opinione in proposito?

2. Quali sono gli Stati membri in cui è già attivo un sistema pensionistico e sanitario complementare?

3. È disposta la Commissione a presentare proposte per sollecitare l’introduzione di regimi complemen- tari, in particolare per quanto riguarda l’assicurazione malattia, che garantiscano il libero accesso ai servizi sanitari essenziali, senza discriminazioni di alcun genere?

Risposta della sig.ra Diamantopoulou a nome della Commissione

(7 dicembre 2000)

L’organizzazione dei sistemi di protezione sociale e il peso relativo dei regimi di base e complementare rientrano nella competenza degli Stati membri. La Commissione ricorda tuttavia che in materia di pensioni, esistono regimi complementari in tutti gli Stati membri ma la loro copertura varia notevolmente soprattutto in funzione del loro carattere obbligatorio o meno e dell’esistenza di convenzioni collettivi.

In materia di assicurazione malattia, l’esistenza di sistemi complementari dipende soprattutto dalla qualità della copertura di base.

I regimi complementari delle pensioni e dell’assicurazione malattia possono compensare talune carenze dei regimi di base, soprattutto quando sono poco elevate le prestazioni fornite a titolo dei regimi di base. Questo potrebbe essere il risultato di sforzi di risanamento delle finanze pubbliche mirate sui sistemi sanitari. E’ tuttavia difficile organizzarli in modo tale che possano offrire una buona copertura a tutti. In materia di pensioni, dei costi amministrativi elevati possono escludere le persone con scarsi redditi e una mancanza di trasferibilità dei diritti puo’ penalizzare i lavoratori più mobili.

Riguardo ai sistemi complementari di assicurazione malattia, gli elementi che li caratterizzano, in particolare il problema della scelta dei rischi e dell’esclusione delle persone più vulnerabili, meritano un esame approfondito prima di prendere una decisione sulla necessità di adottare un quadro giuridico a livello europeo. Questo esame potrebbe svolgersi nel quadro del seguito da dare alla relazione sull’assicu- razione malattia complementare appena approvata dal Parlamento.

Comunque la Commissione intende attirare l’attenzione dell’on. parlamentare sul fatto che spetta essen- zialmente agli Stati membri garantire un alto elevato di protezione sociale, sia attraverso regimi di base sia con regimi complementari.

(2001/C 151 E/157) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3338/00 di Monica Frassoni (Verts/ALE) alla Commissione

(25 ottobre 2000)

Oggetto: Campo da golf nel comune di Settimo San Pietro, Cagliari (Italia)

Il 9 settembre 2000 è stato inaugurato un campo da golf nel comune di Settimo San Pietro (provincia di Cagliari), attrezzato di illuminazione, postazione coperta, bunker e putting green. Per tale progetto, che entro due anni dovrebbe trasformarsi in un campo a 18 buche, è stato messo a disposizione un finanziamento dal Patto Territoriale Area Vasta di Cagliari che copre il 68 % del costo dell’infrastruttura (costo totale pari a 14 miliardi e mezzo di lire).

Il 21 luglio 2000 la Regione Sardegna è stata dichiarata ufficialmente in stato di calamità naturale a causa della siccità persistente.

Sebbene il consumo idrico di tale campo per la pratica del golf sia stimato intorno ai 2 000 metri cubi di acqua al giorno, che corrispondono al consumo giornaliero di un paese di 8.00 abitanti, non è stata effettuata alcuna valutazione dell’impatto ambientale (1). C 151 E/140 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

1. Può la Commissione far sapere se è a conoscenza di tutto ciò?

2. Può la Commissione verificare se sia stata violata la normativa comunitaria in materia di valutazione d’impatto ambientale?

3. Intende la Commissione congelare il finanziamento comunitario qualora venga riscontrata una violazione del diritto comunitario?

(1) GU L 175 del 5.7.1985, pag. 40.

Risposta data dalla sig.ra Wallström a nome della Commissione (4 dicembre 2000)

I campi di golf non sono disciplinati dalla normativa comunitaria sulla valutazione dell’impatto ambientale (direttiva 85/337/CEE del Consiglio del 27.6.1985 concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati e direttiva 97/11/CE del 3 marzo 1997 (1) che ha modificato la suddetta direttiva 85/337/CEE).

Pertanto, in base alle informazioni fornite dall’onorevole parlamentare, non si riscontrano nel caso in questione violazioni della normativa ambientale comunitaria.

(1) GU L 73 del 14.3.1997.

(2001/C 151 E/158) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3339/00 di Monica Frassoni (Verts/ALE) alla Commissione (25 ottobre 2000)

Oggetto: Interventi turistici immobiliari lungo la costa di Teulada in Sardegna (Italia)

Il consiglio comunale di Teulada (Cagliari, Italia) ha approvato il 30 giugno 2000 (1) una serie di piani di lottizzazione per interventi turistico-immobiliari in località Malfatano (alberghi, residence, abitazioni private, servizi, campo da golf) per una volumetria complessiva di oltre 143 000 metri cubi, presentati dalla società SITAS.

La costa interessata da tali interventi, compresa fra Capo Spartivento e il porto di Teulada (comuni di Teulada e Domus de Maria), è una delle poche coste ancora integre e selvagge del Mediterraneo, tutelata con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 490/1999) ed è un sito individuato dalla legge n. 394/1991 come sede di un’area marina protetta.

I piani di lottizzazione interesserebbero inoltre dei terreni boschivi bruciati, su cui è vietato costruire in quanto vincolati al mantenimento dell’uso del suolo anteriore all’incendio (legge nazionale 47/1975, integrata dalla legge nazionale 428/1993).

Le associazioni ecologiste «Amici della terra» e «Gruppo d’intervento giuridico» hanno già segnalato il caso alle amministrazioni pubbliche nazionali e locali. Tuttavia, nessuno degli interventi turistico-immobiliari di cui sopra risulta sottoposto a specifica e vincolante valutazione di impatto ambientale ai sensi della direttiva 85/337/CEE (2), integrata e modificata dalla direttiva 97/11/CE (3), allegato II, punto 12, lettera c).

1. Può la Commissione far sapere se è a conoscenza di tutto ciò?

2. Può la Commissione verificare il rispetto della normativa in materia di valutazione d’impatto ambientale dei suddetti interventi?

3. Intende la Commissione prendere opportuni provvedimenti in merito?

4. Sono previsti o in corso altri finanziamenti comunitari, anche tramite i Fondi strutturali, che possano interessare direttamente o indirettamente i piani di lottizzazione in parola?

(1) Deliberazioni comunali nn. 47, 48, 49, 50 e 51 del 30.06.2000. (2) GU L 175 del 5.7.1985, pag. 40. (3) GU L 73 del 14.3.1997, pag. 5. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/141

Risposta data dalla sig.ra Wallström a nome della Commissione (4 dicembre 2000)

Il progetto citato dall’onorevole parlamentare sembra rientrare nel tipo di progetti elencati al punto n. 12, lettera c) dell’allegato II della direttiva 97/11/CE del Consiglio del 3 marzo 1997 che ha modificato la direttiva 85/337/CEE del Consiglio del 27 giugno 1985 concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati.

La direttiva stabilisce che (art. 4, par. 2): fatto salvo il paragrafo 3 dell’articolo 2, per i progetti elencati nell’allegato II gli Stati membri determinano, mediante a) un esame del progetto caso per caso o b) soglie o criteri fissati dagli Stati membri se il progetto debba essere sottoposto a valutazione a norma degli articoli da 5 a 10. Gli Stati membri possono decidere di applicare entrambe le procedure di cui alle lettere a) e b).

Nel caso specifico, non conoscendo la situazione descritta dall’onorevole parlamentare, la Commissione prenderà le misure opportune al fine di raccogliere informazioni dettagliate in merito ed assicurare il rispetto della normativa comunitaria.

(2001/C 151 E/159) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3340/00 di Monica Frassoni (Verts/ALE) alla Commissione (25 ottobre 2000)

Oggetto: Interventi turistici immobiliari lungo la costa di Monte Russu, comune di Aglientu, Sardegna (Italia)

Il consiglio comunale di Aglientu (Sassari, Italia) ha approvato il 9 giugno 2000 (1) un piano di lottizzazione per interventi turistico-immobiliari (alberghi, residence, abitazioni private, servizi) per una volumetria complessiva di oltre 95 000 metri cubi, presentato dalla società Lido dei coralli e che interessa la costa di Monte Russu.

Il tratto di costa rientra nel sito di importanza comunitaria «Monte Russu» (codice ITB000006), è tutelato con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 490/1999) ed è individuato dalla legge regionale sarda n. 31/1989 come riserva naturale regionale. Inoltre, il sito è oggetto di un intervento di conservazione con finanziamento comunitario a titolo di LIFE

Le associazioni ecologiste «Amici della terra», «Gruppo d’intervento giuridico» e WWF hanno già segnalato il caso alle amministrazioni pubbliche nazionali e locali. Nessuno degli interventi e dei progetti di cui sopra risulta sottoposto a specifica e vincolante valutazione di impatto ambientale ai sensi della direttiva 85/337/CEE (2), integrata e modificata dalla direttiva 97/11/CE (3), allegato II, punto 12, lettera c), né a valutazione di incidenza ambientale in base alla direttiva 92/43/CEE (4).

1. Può la Commissione far sapere se è a conoscenza di tutto ciò?

2. Può la Commissione verificare se i suddetti interventi rispettano la normativa in materia di valutazione d’impatto ambientale e di tutela di un sito della rete Natura 2000?

3. Intende la Commissione prendere opportuni provvedimenti in merito?

4. Come si concilia il finanziamento comunitario LIFE, di cui risulta beneficiario il comune di Aglientu, con l’approvazione da parte dello stesso ente di un piano di lottizzazione turistico-immobiliare nello stesso sito?

5. Intende la Commissione congelare il finanziamento LIFE fintantoché non sarà garantita la tutela del sito?

6. Sono previsti o in corso altri finanziamenti comunitari, anche tramite i Fondi strutturali, che possano interessare direttamente o indirettamente il piano di lottizzazione in parola?

(1) Deliberazione comunale n. 22 del 9.06.2000. (2) GU L 175 del 5.7.1985, pag. 40. (3) GU L 73 del 14.3.1997, pag. 5. (4) GU L 206 del 22.7.1992, pag. 7. C 151 E/142 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Risposta data dalla sig.ra Wallström in nome della Commissione

(4 dicembre 2000)

Il progetto citato dall’onorevole parlamentare sembra rientrare nel tipo di progetti elencati al punto n. 12, lettera c) dell’allegato II della direttiva 97/11/CE che ha modificato la direttiva 85/337/CEE concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati.

La direttiva stabilisce che (articolo 4, paragrafo 2):

Fatto salvo il paragrafo 3 dell’articolo 2 per i progetti elencati nell’allegato II gli Stati membri determinano, mediante:

a) un esame del progetto caso per caso; o

b) soglie o criteri fissati dagli Stati membri,

se il progetto debba essere sottoposto a valutazione a norma degli articoli da 5 a 10. Gli Stati membri possono decidere di applicare entrambe le procedure di cui alle lettere a) e b).

Il sito ITB000006 Monte Russu è stato proposto come sito di importanza comunitaria (SIC) ai sensi della direttiva 92/43/CEE del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. Relativamente ai siti proposti come siti di importanza comunitaria ai sensi della direttiva 92/43/CEE gli Stati membri devono evitare perturbazioni che potrebbero avere conseguenze significative per quanto riguarda gli obiettivi della direttiva. Anche in assenza di un elenco comunitario gli Stati membri dovrebbero pertanto astenersi per lo meno da tutte le attività che potrebbero provocare il degrado di un sito inserito nell’elenco nazionale.

Nel quadro della gestione del progetto LIFE la Commissione è stata informata del fatto che una valutazione adeguata delle conseguenze del progetto per il sito, ai sensi dell’articolo 6, paragrafo 3, della direttiva 92/43/CEE, è in corso. Per quanto riguarda la normativa comunitaria sulla valutazione dell’impatto ambientale, in base alle informazioni attualmente disponibili, al progetto non è stata attualmente concessa l’autorizzazione definitiva.

Tuttavia, la Commissione prenderà le misure opportune al fine di raccogliere informazioni particolareg- giate sulla situazione citata dall’onorevole parlamentare e garantire il rispetto della normativa comunitaria.

Poiché l’opportuna valutazione di cui all’articolo 6 della direttiva 92/43/CEE non è ancora giunta a conclusione, non è ancora possibile individuare problemi di coerenza tra il progetto citato dall’onorevole parlamentare e il progetto LIFE. Pertanto non si ritiene opportuno congelare il finanziamento LIFE.

(2001/C 151 E/160) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3345/00 di Ursula Schleicher (PPE-DE) alla Commissione

(25 ottobre 2000)

Oggetto: Patenti di guida nell’Unione europea

A detta della stessa Commissione europea, per le forze di polizia locali è difficile tenere presenti contemporaneamente gli oltre 80 diversi modelli di patente di guida esistenti nell’Unione europea per i circa 200 milioni di patenti in circolazione.

1. È noto alla Commissione che in particolare in Italia le patenti tedesche vengono talvolta ritirate e, con comportamento antigiuridico, non vengono più restituite, ed anche dopo ripetute richieste non viene fornita alcuna informazione?

2. In caso di domanda di «conversione» di una patente di uno Stato membro dell’Unione per ottenere una patente tedesca è necessario chiedere informazioni al registro dello Stato che ha emesso la patente. È noto alla Commissione che in molti casi per ottenere tali informazioni, in particolare da parte del registro italiano, occorrono parecchi mesi? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/143

3. Le è noto che le stesse autorità degli Stati membri talvolta non riconoscono più le «vecchie» patenti?

4. Che cosa intende fare per assicurare maggiore trasparenza e una migliore informazione sia presso le autorità degli Stati membri che presso i cittadini?

Risposta data dalla sig.ra de Palacio a nome della Commissione

(6 dicembre 2000)

1. La Commissione non è stata informata di alcun caso in cui una patente di guida tedesca ritirata in Italia in violazione delle disposizioni comunitarie non sia stata in seguito restituita. Il ritiro della patente viene peraltro effettuato in applicazione della normativa nazionale e deve quindi essere valutato in base a questa. Venendo a conoscenza di un comportamento non conforme alla normativa comunitaria, la Commissione non esiterebbe peraltro ad intervenire presso lo Stato membro affinché vi ponga fine, avviando, in caso di violazione ripetuta e sistematica, la procedura prevista all’articolo 226 (ex articolo 169) del trattato CE.

2. Va sottolineato che, dall’entrata in vigore della direttiva 91/439/CEE del Consiglio, del 29 luglio 1991, concernente la patente di guida (1), la sostituzione della patente rilasciata da un diverso Stato membro è effettuata su base puramente volontaria: la patente e sostituita solo su richiesta del titolare (articolo 8, paragrafo 1). Tale sostituzione non costituisce tuttavia un’eccezione al principio del mutuo riconoscimento di cui all’articolo 1, paragrafo 2. Di fatto, le patenti rilasciate da altri Stati membri devono essere riconosciute indipendentemente dal fatto che ne sia richiesta o meno la sostituzione.

L’articolo 12, paragrafo 3, della direttiva prevede che gli Stati membri si assistano reciprocamente nell’applicazione della direttiva e si scambino, se occorre, le informazioni sulle patenti che hanno registrato. è in tal modo più agevole stabilire la validità delle patenti di guida estere nonché l’esatta portata del diritto acquisito (categorie, limitazioni). Lo scambio di informazioni non deve tuttavia avere come conseguenza, diretta o indiretta, quella di ostacolare la libera circolazione dei titolari di patente o di mettere in dubbio il principio del reciproco riconoscimento.

3. Gli Stati membri sono tenuti a riconoscere tutte le patenti di guida elencate nella decisione 2000/275/CE della Commissione, del 21 marzo 2000, relativa alle equipollenze fra talune categorie di patenti (2) (adottata sulla base dell’articolo 10, paragrafo 1, della direttiva). La Commissione ha espressa- mente chiesto a tutti gli Stati membri di informare le autorità competenti in merito all’obbligo di riconoscere le patenti di guida rilasciate da altri Stati membri. A tutt’oggi non è stata individuata alcuna violazione sistematica del principio del mutuo riconoscimento. Tenuto conto del numero elevato di patenti in circolazione e di diversi modelli esistenti, è possibile che in alcuni casi si sia creata una certa confusione amministrativa. La Commissione continuerà pertanto a controllare attentamente che il principio del mutuo riconoscimento trovi corretta applicazione.

4. La decisione menzionata al punto precedente è stata adottata dalla Commissione per garantire una maggior chiarezza giuridica. Tenuto conto della complessità della questione (oltre 80 diversi modelli di patente validi in tutto lo Spazio economico europeo) la Commissione intende pubblicare un manuale contenete riproduzioni a colori e descrizioni dettagliate di tutti i modelli di patente attualmente in corso di validità. Il manuale, di prossima pubblicazione, è destinato sia alle competenti autorità degli Stati membri che ai titolari di patente; esso permetterà di riconoscere più agevolmente tutti i diversi modelli di patente in corso di validità nei vari Stati membri, garantendo così pratiche amministrative più uniformi.

Un ulteriore passo avanti nella semplificazione della materia potrebbe essere rappresentato dall’unificazione a livello comunitario del periodo di validità delle patenti. Il numero di diversi modelli in circolazione è in ogni caso destinato a ridursi gradualmente col passare del tempo.

(1) GU L 237 del 24.8.1991. (2) GU L 91 del 12.4.2000. C 151 E/144 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/161) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3349/00 di Anna Karamanou (PSE) alla Commissione

(25 ottobre 2000)

Oggetto: Potenziamento degli istituti democratici e promozione del rispetto delle minoranze nazionali in Albania

Di recente, durante lo svolgimento delle elezioni locali in Albania si sono verificati numerosi casi di vero e proprio esercizio di violenza psicologica nella zona meridionale del paese dove vota la minoranza greca. Nella regione di Chimara osservatori stranieri hanno riscontrato numerosi casi di irregolarità, se non veri e propri brogli, denunciati da appartenenti alla comunità greca ai danni del candidato del Partito dei diritti dell’uomo Omonia che rappresenta la minoranza greca.

Quali provvedimenti intende prendere la Commissione per ripristinare i diritti democratici, fondare uno Stato di diritto e promuovere il rispetto delle minoranze in Albania, che costituiscono altrettanti presupposti per la sua integrazione nelle istituzioni europee?

(2001/C 151 E/162) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3389/00 di Christos Zacharakis (PPE-DE) alla Commissione

(25 ottobre 2000)

Oggetto: Violazioni e brogli durante le elezioni in Albania

Sei deputati greci e altri osservatori internazionali presenti nella regione per seguire lo svolgimento delle elezioni comunali in seguito alle denunce del partito OMONIA-KEAD di violenze e brogli nel primo turno delle elezioni comunali che si sono svolte il primo ottobre 2000, hanno confermato violazioni e brogli su vasta scala al secondo turno delle elezioni il 15 ottobre in Albania, nella regione di Chimara.

1. È la Commissione a conoscenza del fatto che le autorità albanesi con il pretesto di esercitazioni navali e di procedure formali hanno chiuso la frontiera terrestre e marittima il 14.10.2000 impedendo così a molti abitanti della regione di Chimara di recarsi alle urne, che la polizia albanese ha proceduto ad arresti ed azioni intimidatorie nei confronti degli abitanti di Chimara, che il giorno delle elezioni la polizia ha attaccato gli elettori con una violenza senza precedenti dinanzi a tutti gli osservatori e al gruppo di deputati, ha proceduto a introdurre schede di voto false nelle urne, ha espulso le commissioni elettorali, ha alterato le liste elettorali ed ha effettuato innumerevoli fermi cosicché il candidato Vassillis Bolanos e il partito OMONIA-KEAD hanno dichiarato che non accetteranno i risultati elettorali?

2. Qual è la posizione della Commissione nei confronti delle violazioni compiute con l’appoggio del governo del sig. Nano e con la connivenza del partito di opposizione del sig. Berisha nel corso del secondo turno di elezioni comunali e quali iniziative intende avviare presso il governo albanese perché vengano ripetute le elezioni in tale regione?

3. Sarà possibile rinviare la decisione del Consiglio quanto alla concessione di assistenza macrofinanzia- ria a favore dell’Albania (1) vista la violazione delle condizioni relative all’instaurazione di uno stato di diritto ed al rispetto dei diritti dell’uomo?

4. Intende rivedere i rapporti con l’Albania e in particolare la pubblicazione della decisione del Consiglio che incarica la Commissione di negoziare un patto di stabilità e un accordo d’associazione con tale paese?

(1) GU L 110 del 28.4.1999, pag. 13. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/145

Risposta comune data dal sig. Patten in nome della Commissione alle interrogazioni scritte E-3349/00 e P-3389/00

(20 novembre 2000)

La Commissione è a conoscenza delle irregolarità e delle inadempienze relative alle elezioni locali in Albania nell’ottobre 2000  principalmente nel corso del secondo turno  denunciate dalla missione di controllo delle elezioni che è stata condotta congiuntamente dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), dall’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti dell’uomo (ODIHR) e dal Consiglio d’Europa. In particolare, la Commissione condivide la preoccupazione manifestata dall’ono- revole parlamentare riguardo alle irregolarità nell’area di Chimara e ad una campagna contraddistintasi per il suo tono nazionalista e intimidatorio nei confronti di un candidato del partito della minoranza greca e dei suoi potenziali elettori. La Commissione ritiene che il governo albanese debba assicurare che tutte le irregolarità siano individuate nel rispetto del principio di legalità e del nuovo codice elettorale. Il governo albanese deve anche seguire le principali raccomandazioni dell’OCSE e dell’ODIHR al fine di predisporre correttivi efficaci e assicurare un appropriato funzionamento della Commissione elettorale centrale.

L’assistenza macrofinanziaria adottata dal Consiglio nell’aprile 1999 è legata al rispetto dei diritti umani e dei principi democratici da parte dell’Albania e può essere sospesa dalla Comunità. Attualmente a tale assistenza non viene data attuazione in quanto si attende l’accordo delle autorità albanesi su alcuni dettagli tecnici riguardo all’esecuzione.

La Commissione non ha al momento un mandato formale del Consiglio per negoziare un «accordo di stabilizzazione e di associazione» con l’Albania. Naturalmente, il rispetto dei diritti umani e dei principi democratici, anche durante le elezioni, costituisce un elemento essenziale all’interno del «processo di stabilizzazione e di associazione dell’UE» in vista di una possibile futura apertura delle negoziazioni per questo accordo.

Un programma completo di aiuto comunitario a supporto del potenziamento istituzionale, dei diritti umani, dei diritti delle minoranze e dello Stato di diritto è attualmente in corso in Albania nel settore dell’ordine pubblico, della pubblica amministrazione e della giustizia al fine di aiutare il paese ad adeguarsi agli standard europei. Inoltre viene fornita assistenza alle organizzazioni non governative nell’ambito dell’iniziativa europea per la democrazia e i diritti umani. I progetti includono la sensibilizzazione riguardo all’importanza dei diritti umani nella costruzione di una società civile, la produzione di programmi radio e televisivi che promuovono la tolleranza e il sostegno alle reti giornalistiche. Nell’ambito del patto di stabilità per l’Europa sudorientale, l’Albania prende parte a specifiche attività miranti alla promozione dei diritti delle minoranze a livello regionale.

(2001/C 151 E/163) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3351/00 di Phillip Whitehead (PSE) alla Commissione

(25 ottobre 2000)

Oggetto: Smaltimento del PVC

Nell’ambito del Suo Libro Verde sui problemi ambientali, tra cui il PVC, (COM)2000/469), può la Commissione tentare di dissuadere gli agricoltori dal buttar via i fogli di PVC usati per la coltivazione di primizie? Attualmente tali fogli non vengono reciclati ma buttati via dopo essere stati utilizzati per una sola coltura.

Risposta data dalla sig.ra Wallström a nome della Commissione

(4 dicembre 2000)

Il 26 luglio 2000 la Commissione ha adottato un Libro verde sui problemi ambientali connessi al polivinilcloruro (PVC), nel quale è stato affrontato anche l’argomento della gestione dei rifiuti di PVC. C 151 E/146 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

In base alle stime di uno studio condotto sul riciclaggio meccanico del PVC (1) realizzato per conto della Commissione, nel 1999 il solo settore agricolo ha generato circa 30 000 tonnellate di rifiuti contenenti PVC, il che corrisponde all’1 % della produzione totale di questo tipo di rifiuti. Di questi, solo una minima parte viene riciclata. La Commissione non ha informazioni specifiche sui volumi dei rifiuti riutilizzati.

In considerazione di quanto rilevato nel Libro verde e della percentuale minima di rifiuti di PVC che attualmente vengono riciclati, la Commissione ritiene necessario aumentare il riciclaggio, ad esempio quello dei fogli in PVC utilizzati nel settore agricolo, tenendo conto degli aspetti tecnici, socioeconomici ed ambientali.

Nel Libro verde sono state avanzate alcune ipotesi fattibili per incrementare il riciclaggio dei rifiuti di PVC. A seguito della consultazione conclusasi a novembre, all’inizio del 2001 la Commissione presenterà una comunicazione nella quale verrà esposta una strategia comunitaria sui problemi ambientali connessi al PVC, che tratterà anche l’aspetto del riciclaggio dei rifiuti di questo materiale.

(1) Prognos, «Mechanical recycling of PVC waste», gennaio 2000, http://europa.eu.int/comm/environment/pvc/ index.htm.

(2001/C 151 E/164) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3353/00 di Juan Naranjo Escobar (PPE-DE) alla Commissione

(27 ottobre 2000)

Oggetto: Aiuti al settore cinematografico

Nell’epoca della codificazione binaria, gli sviluppi della tecnologia e dei servizi forniti dalla digitalizzazione richiedono non solo la revisione della normativa come quella che disciplina il settore audiovisivo nella direttiva 89/552/CEE (1) (di cui è prevista una nuova revisione entro il 2002), bensì anche l’elaborazione di una nuova direttiva sulla cinematografia. In attesa che la Commissione esamini esaurientemente l’utilità e le possibilità di quest’ultima, di quali strumenti si avvale attualmente la Commissione per rafforzare e coordinare meglio gli aiuti esistenti a favore del settore cinematografico nel mercato interno europeo?

(1) GU L 298 del 17.10.1989, pag. 23.

Risposta della sig.ra Reding a nome della Commissione

(30 novembre 2000)

La Commissione riconosce l’importanza del cinema europeo e la necessità di incrementare la competitività dell’industria audiovisiva europea. Tale obbiettivo, ha portato all’adozione dei programmi MEDIA e MEDIA II che sono entrati in vigore nel gennaio 1996. Essi forniscono una serie di misure di sostegno relative alla formazione dei professionisti, alla creazione di progetti e di aziende di produzione, alla diffusione delle opere cinematografiche e di programmi audiovisivi.

Nel dicembre 1999, la Commissione ha adottato la sua proposta di programma a sostegno dell’industria audiovisiva chiamato Media Plus (2001-2005) (1), che sarà introdotto nel 2001 quale seguito di Media II che termina il 31 dicembre 2000.

Parallelamente a tale iniziativa, la Commissione ha annunciato che intende adottare una comunicazione sul cinema, che tratterà vari suoi aspetti tra cui la definizione di opera europea, e altre questioni che possono migliorare la diffusione dei film. Una volta adottata la comunicazione la Commissione effettuerà un sondaggio; tutti i commenti e suggerimenti scritti saranno i benvenuti. Si terranno anche uno o più incontri per dar modo alle parti interessate di manifestare le proprie opinioni.

Per quanto riguarda i sistemi nazionali di sostegno, il ruolo della Commissione è di verificare che tali progetti siano in linea con la legislazione comunitaria.

(1) COM(1999) 658 def. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/147

(2001/C 151 E/165) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3358/00 di Guido Viceconte (PPE-DE), Giuseppe Gargani (PPE-DE), Francesco Musotto (PPE-DE), Stefano Zappalà (PPE-DE), Luigi Cesaro (PPE-DE), Marcello Dell’Utri (PPE-DE), Mario Mauro (PPE-DE), Amalia Sartori (PPE-DE), Umberto Scapagnini (PPE-DE), Antonio Tajani (PPE-DE), Guido Podestà (PPE-DE), Raffaele Lombardo (PPE-DE) e Raffaele Costa (PPE-DE) alla Commissione

(27 ottobre 2000)

Oggetto: Programma Gioventù: ritardi nell’invio dei contratti e nei pagamenti

La prima selezione dei progetti nell’ambito del Programma Gioventù ha avuto inizio nel maggio scorso. I progetti selezionati, tuttavia, non sono stati ad oggi cofinanziati. Il ritardo nell’invio dei contratti e il mancato pagamento degli anticipi previsti sta comportando per numerose associazioni notevoli inconve- nienti che si ripercuoto sulla realizzazione stessa dei progetti.

1. Può la Commissione informarci sulla natura di questi ritardi e dirci se questi sono dovuti a disfunzioni interne?

2. Quali misure la Commissione intende adottare per ovviare a tali ritardi?

Risposta del Commissario Reding a nome della Commissione

(8 dicembre 2000)

Il programma Gioventù è entrato in vigore nel giorno in cui è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale la decisione ad esso relativa. La pubblicazione risale al 18 maggio 2000 e la Commissione ha adottato i provvedimenti necessari affinché questa entrata in vigore tardiva  di cui non era responsabile  comporti le minori conseguenze negative possibili per i beneficiari.

Per quanto riguarda le azioni decentralizzate (che rappresentano circa i ¾ del bilancio del programma), la maggior parte delle agenzie nazionali responsabili dell’attuazione hanno ricevuto il contratto entro fine agosto-metà settembre, il che rappresenta un termine molto breve tenuto conto delle procedure finanziarie in vigore. La messa a disposizione degli stanziamenti corrispondenti attualmente è in fase molto avanzata, pertanto le associazioni sono già in grado di effettuare pagamenti ai beneficiari.

Per quanto riguarda le azioni centralizzate, la Commissione ha moltiplicato le scadenze della selezione, al fine di permettere a un massimo di associazioni di presentare i progetti e di recuperare, in un certo senso, il ritardo dovuto all’adozione tardiva del programma. Tutto questo ha comportato un forte onere amministrativo, affrontato con risorse limitate.

La maggior parte dei contratti relativi alla prima selezione (maggio) è stata inviata e i pagamenti sono previsti non appena i contratti saranno rispediti dai beneficiari. L’invio dei contratti relativi alla seconda selezione avrà luogo nei prossimi giorni, mentre la terza selezione è in corso di completamento.

Il 2000 si è presentato con le caratteristiche di un anno di transizione, reso difficile dall’interruzione verificatasi fra la fine del programma della precedente generazione (31 dicembre 1999) e l’entrata in vigore del nuovo programma Gioventù (4 mesi e mezzo dopo).

Le prospettive per il 2001 sono molto più positive, dal momento che la Commissione ha stipulato accordi di funzionamento per due anni con le agenzie nazionali e pertanto sarà in grado di mettere a disposizione gli stanziamenti decentralizzati sin dall’inizio dell’esercizio 2001, il che consentirà alle associazioni di pagare i beneficiari in tempo utile.

Inoltre la semplificazione delle procedure e dei circuiti finanziari attualmente in corso in seno alla Commissione dovrebbe permettere di ridurre considerevolmente i termini per iltrattamento dei dossier gestiti a livello centrale. C 151 E/148 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/166) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3359/00 di Ilda Figueiredo (GUE/NGL) alla Commissione

(27 ottobre 2000)

Oggetto: Licenziamento collettivo

La Vesticom, azienda di abbigliamento con circa 300 dipendenti e la sede a Torres Vedras, Portogallo, integrata nella multinazionale del Regno Unito Coats Viyella Clothing, ha annunciato che formalizzerà il licenziamento collettivo di tutti i lavoratori, come ha recentemente denunciato il Sindacato dei lavoratori tessili, lanifici e abbigliamento del Sud.

La Vesticom è insediata a Torres Vedras da circa 27 anni e la chiusura dell’impresa renderà ancora più povera la regione, in termini occupazionali, aumentando la disoccupazione e riducendo di oltre un miliardo di scudi la ricchezza prodotta. Ciò è tanto più inaccettabile in quanto l’azienda disponeva di lavoratori eccellenti e di buoni impianti tecnici e la sua produzione era di buona qualità.

1. Può la Commissione far sapere quali misure intende adottare per evitare un altro licenziamento collettivo di centinaia di lavoratori promosso da una multinazionale?

2. Può inoltre far sapere se le suddette imprese hanno ricevuto finanziamenti comunitari in Portogallo o nel Regno Unito?

Risposta data dalla sig.ra Diamantopoulou a nome della Commissione

(22 dicembre 2000)

1. L’on. parlamentare solleva la questione di un eventuale licenziamento collettivo annunciato dall’im- presa Torres Vedras del Portogallo

Il diritto comunitario, tramite la direttiva di codificazione 98/59/CE del Consiglio del 20 luglio 1998 concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri in materia di licenziamenti collettivi (1) intende stabilire le modalità e la procedura dei licenziamenti collettivi nonché le misure suscettibili di ammortizzare le conseguenze di tali licenziamenti per i lavoratori.

Tenuto conto che il Portogallo ha recepito nel diritto nazionale la direttiva in questione, spetta alla giurisdizione e alle amministrazioni nazionali, che sono le istanze competenti, risolvere eventuali contenziosi derivanti dal caso in oggetto.

2. Sulla base delle informazioni fornite dalle autorità portoghesi, l’impresa Vesticom ha ricevuto un contributo comunitario di 8 477 € dal Fondo europeo di sviluppo regionale nel quadro di un progetto di investimento di 16 960 € approvato il 19 marzo 1996 contestualmente al sottoprogramma Industria del programma operativo per l’ammodernamento del tessuto economico.

Da ricerche effettuate sulle basi di dati relativi ai progetti e pagamenti del Ministero per l’istruzione e l’occupazione nonché sulla base di dati del Regno Unito alla voce abbigliamento Viyella quale marchio registrato di Coats Viyella PLC e marchi commerciali correlati (2) non hanno messo in luce nessun pagamento da parte del Fondo sociale europeo.

(1) GU L 225 del 12.8.1998. (2) Coats; Madura Coats Ltd.; Coats India; Madura ; ; Viyella; Van Heuson; Ladybird; Coats Crafts UK; Coats Fabra; Barbour Threads. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/149

(2001/C 151 E/167) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3363/00 di Gilles Savary (PSE) alla Commissione (27 ottobre 2000)

Oggetto: Distillatori in proprio di acquavite naturale

Qual è la posizione della Commissione in merito ai piccoli produttori di acquavite naturale (o «distillatori in proprio»)?

Intende la Commissione proporre quanto prima uno status uniforme per l’insieme dei cittadini dell’Unione che esercitano una siffatta attività?

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione (4 dicembre 2000)

La Commissione non intende per il momento proporre alcuna iniziativa inerente allo status dei piccoli produttori di acquavite naturale.

A breve, la Commissione proporrà tuttavia al Consiglio un’organizzazione comune di mercato nel settore dell’alcole etilico di origine agricola ed è in tale ambito che potranno definirsi provvedimenti specifici per alcuni produttori di alcole.

La Commissione osserva inoltre che la direttiva 92/83/CEE del Consiglio, del 19 ottobre 1992, relativa all’armonizzazione delle strutture delle accise sull’alcole e sulle bevande alcoliche (1) prevede, nell’articolo 22, l’applicazione da parte degli Stati membri di aliquote di accisa ridotte sull’alcole etilico fabbricato da piccole distillerie, fra cui figurano i piccoli produttori di acquavite naturale.

(1) GU L 316 del 31.10.1992.

(2001/C 151 E/168) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3367/00 di Linda McAvan (PSE) alla Commissione (20 ottobre 2000)

Oggetto: Benessere dei suini

L’articolo 6 della direttiva del Consiglio 91/630/CEE (1), la quale stabilisce le norme minime per la protezione dei suini, impone alla Commissione di presentare, al Consiglio, entro il 1o ottobre 1997, una relazione sui sistemi intesivi di allevamento suino. L’articolo 6 prevede che tale relazione sia accompagnata da proposte adeguate.

In varie occasioni la Commissione ha dichiarato che avrebbe pubblicato la sua relazione e le relative proposte in tempi brevi. Quando pensa la Commissione di pubblicare la relazione e le proposte di cui all’articolo 6 della direttiva del Consiglio 91/630/CEE?

(1) GU L 340 dell’11.12.1991, pag. 33.

Risposta data dal sig. Byrne in nome della Commissione (11 dicembre 2000)

La relazione della Commissione sta per essere ultimata e sarà presentata prima della fine dell’anno al Consiglio e al Parlamento, unitamente ad una proposta di modifica della direttiva 91/630/CEE volta a migliorare le condizioni di benessere dei suini.

In base alle informazioni in suo possesso, la Commissione è in grado di confermare che negli ultimi anni gli Stati membri hanno adottato una legislazione a protezione dei suini contenente misure supplementari rispetto a quelle richieste dalla direttiva del Consiglio 91/630/CEE. C 151 E/150 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/169) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3370/00 di Nicole Thomas-Mauro (UEN) alla Commissione

(25 ottobre 2000)

Oggetto: Pedagogia interculturale

Attraverso programmi quali Comenius, Socrates, Culture 2000 la Commissione sostiene, tra l’altro, dei progetti legati all’interculturalismo, più precisamente nell’ambito dell’istruzione interculturale.

Quali sono i criteri che utilizza per determinare il settore dell’interculturalismo?

Quale definizione essa dà del concetto di interculturalismo nell’ambito dell’istruzione, della formazione, del quadro universitario e della società dell’informazione?

Attraverso le diverse esperienze ha potuto essa determinare una pedagogia dell’interculturalismo?

Risposta della sig.ra Reding a nome della Commissione

(8 dicembre 2000)

La Commissione sostiene da tempo iniziative mirate alla promozione dell’istruzione interculturale.

Dal 1995, il programma Socrates, programma d’azione comunitario per l’istruzione, si è interessato di promuovere l’istruzione interculturale per tutti gli studenti, con lo scopo di permettere ad alunni e giovani di avvicinarsi in modo positivo ed attivo alla diversità sociale e culturale e preparare le generazioni future a vivere insieme in una società democratica e pluralista. Il programma sostiene progetti di cooperazione transnazionale promuovendo innovazione e scambio di informazioni e esperienza. In tale contesto nell’ambito dei progetti sono stati trattati numerosi argomenti, è stato creato materiale pedagogico e sono stati promossi scambi di buone prassi per tutti gli aspetti dell’istruzione interculturale. Molte buone prassi sono state integrate ai moduli per la formazione e a corsi per il personale relativo all’istruzione sostenuti dal programma. Durante la seconda fase del programma Socrates (2000-2006), l’istruzione interculturale è stata definita priorità orizzontale all’interno del programma e particolare attenzione sarà rivolta ad una maggiore diffusione dei risultati della cooperazione europea.

Per quanto riguarda il programma «Cultura 2000» i criteri per definire ciò che rientra nel campo dell’interculturalismo sono definiti dalla decisione che ha istituito il programma. Tale decisione indica come obiettivo del programma tra l’altro: «la promozione di un dialogo interculturale e di uno scambio reciproco tra le culture europee e quelle non europee» (1). La realizzazione di tale obiettivo avviene tramite il capitolo dell’azione 1 (azioni specifiche, innovatrici e/o sperimentali) che mira a «promuovere un dialogo interculturale e uno scambio reciproco tra le culture europee e altre culture, incoraggiando tra l’altro la cooperazione su temi di interesse comune tra istituti e/o altri attori culturali degli Stati membri e quelli dei Paesi terzi.»

Infine le azioni della Commissione nei settori della cultura, dell’istruzione e della formazione mediante strumenti multimediali  le esperienze Minerva Open e Distance Learning, in particolare  permettono di disporre di una vasta gamma di esperienze. Progetti relativi all’istruzione pluriculturale hanno risposto positivamente ma tale interesse è recente e deve essere ampliato. Le nuove tecnologie potrebbero effettivamente costituire uno strumento interessante per azioni educative innovatrici destinate a bambini con culture diverse (immigrati e emigrati), che non hanno un domicilio fisso (bambini i cui genitori esercitano professioni mobili: battellieri, venditori ambulanti; zingari) o ancora bambini momentaneamente lontani dal proprio domicilio (genitori che lavorano in imprese all’estero, bambini ricoverati in ospedale in altri paesi).

Ulteriori informazioni dettagliate su progetti relativi all’istruzione interculturale cofinanziati dalla Commis- sione sono state inviate direttamente all’Onorevole parlamentare e al Segretariato del Parlamento.

(1) Decisione 508/2000/CE del Parlamento e del Consiglio del 14 febbraio 2000, GU L 63 del 10.3.2000. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/151

(2001/C 151 E/170) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3372/00 di Antonios Trakatellis (PPE-DE) alla Commissione

(25 ottobre 2000)

Oggetto: Aiuti di Stato e salvataggio della compagnia aerea Olympic Airways

Stando a quanto pubblicato dalla stampa greca e internazionale la compagnia aerea Olympic Airways si trova ancora in stato di fallimento nonostante i particolari trattamenti ricevuti in virtù delle norme comunitarie e malgrado abbia avuto la possibilità di salvarsi grazie alla presentazione, nel 1994, di un piano di ristrutturazione e, fallito anche quest’ultimo, di un secondo programma rinnovato di ristruttura- zione nel 1998.

Considerato che il governo ellenico era responsabile dell’ideazione e della realizzazione dei due programmi di salvataggio della compagnia in questione, può la Commissione riferire:

1. quali condizioni e quali impegni di cui alla decisione 1999/332/CE (1) sugli aiuti concessi dalla Grecia all’Olympic Airways non sono stati rispettati dal governo ellenico;

2. se la Grecia ha riferito alla Commissione, come dovrebbe fare entro la fine del mese di ottobre 2000, in merito all’osservanza di tutte quante le condizioni impostele per garantire la compatibilità dell’aiuto e l’attuazione del programma di ristrutturazione e quali sono stati i risultati ottenuti, rispetto a quelli attesi, per quanto riguarda gli indici relativi al costo e alla produttività stabiliti nella decisione di cui sopra;

3. se anche la seconda tranche è stata completamente versata benché non siano state rispettate le condizioni o non siano stati raggiunti gli obiettivi del programma rivisto, come pure se vi sono possibilità che le autorità greche presentino, e la Commissione approvi, un terzo programma di ristrutturazione della società in questione e, se sì, secondo quale scadenzario;

4. chi è responsabile della voragine economica, della «débâcle» commerciale e del marasma amministra- tivo della società in questione, come pure dello sperpero del denaro pubblico greco conseguente ai disavanzi accumulatisi il cui onere dovrà essere sopportato dai contribuenti greci;

5. qual è stato l’ammontare complessivo degli aiuti di Stato ricevuti sotto ogni forma dalla società in questione negli ultimi 8 anni e qual è il costo finanziario dei disavanzi di gestione della società sopportato dall’economia greca nel medesimo periodo;

6. se i suoi servizi hanno ricevuto una denuncia contro la Olympic Airways per aver quest’ultima falsato il gioco della concorrenza o sfruttato una posizione dominante nel settore dei trasporti aerei?

(1) GU L 128 del 21.5.1999, pag. 1.

Risposta data dalla sig.ra de Palacio a nome della Commissione

(30 novembre 2000)

La Commissione ha approvato nel 1994 un pacchetto di aiuti destinati ad Olympic Airways, per oltre 500 000 milioni di GRD, destinati a realizzare un progetto di ristrutturazione e subordinati a diverse condizioni. Lo stesso pacchetto è stato nuovamente autorizzato nel 1998, unitamente ad un progetto di ristrutturazione riveduto e corretto.

La Commissione è al corrente sia delle difficoltà che Olympic Airways ha dovuto affrontare sia dell’intenzione delle autorità greche di privatizzare la compagnia aerea. La relazione sul rispetto delle condizioni cui è subordinata la decisione della Commissione 1999/332/CE, del 14 agosto 1998, sull’aiuto concesso dalla Grecia ad Olympic Airways non è ancora stata presentata. In compenso le autorità greche hanno chiesto alla Commissione di sospendere l’adozione della decisione relativa al versamento dell’ultima iniezione di capitale, pari a 7 800 milioni di GRD.

La Commissione intende riesaminare il progetto di ristrutturazione alla luce delle regole di concorrenza. In tale occasione dovranno essere prese in considerazione le possibili implicazioni anticoncorrenziali dei continui aiuti di Stato ricevuti o del trattamento preferenziale riservato ad Olympic Airways. C 151 E/152 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/171) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3373/00 di Salvador Garriga Polledo (PPE-DE) alla Commissione (25 ottobre 2000)

Oggetto: Impatto ambientale e finanziamento comunitario di progetti

Nella località di Corias, nel comune di Cangas de Narcea (Asturie), è stata autorizzata la costruzione di un depuratore di acque reflue finanziato in parte con fondi dell’Unione europea.

Questa opera di partecipazione europea non deve avere, a causa della sua ubicazione, un impatto irreversibile sul patrimonio storico e artistico della zona, vale a dire il monastero di San Juan Bautista de Corias, che ha mille anni di storia ed è riconosciuto come monumento storico nazionale fin dal 1982.

Inoltre l’autorizzazione ha violato la normativa in vigore nel periodo preliminare in quanto non sono stati presentati né lo studio di impatto ambientale, né la relazione dell’architetto comunale.

Considerando quanto sopra può indicare la Commissione cosa pensa del fatto che con fondi comunitari destinati al miglioramento dell’ambiente viene danneggiato il patrimonio storico e artistico, mentre basterebbe trovare un’altra ubicazione che non rechi pregiudizio a tale patrimonio rispettando il trattato dell’Unione europea con il quale la cultura è entrata definitivamente a far parte delle competenze dell’Unione?

Risposta data dal sig. Barnier in nome della Commissione (4 dicembre 2000)

Allo stato attuale, secondo le informazioni di cui dispone la Commissione, il progetto in questione non trova attuazione, né beneficia di risorse dei Fondi strutturali. Se l’onorevole parlamentare dovesse essere informato del contrario, la Commissione sarà ben lieta di approfondire la questione con le autorità spagnole.

(2001/C 151 E/172) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3374/00 di Luciana Sbarbati (ELDR) alla Commissione (25 ottobre 2000)

Oggetto: Protezione civile e catastrofi naturali

I recenti drammatici accadimenti che hanno sconvolto le popolazioni del bacino del Po e del Sud dell’Italia, i disastri ambientali dello scorso anno in Francia e negli altri Paesi dell’UE, i danni provocati questa estate dagli incendi, evidenziano la necessità di rendere più efficace la comunicazione fra le diverse ammini- strazioni degli Stati membri incaricate della protezione civile. In particolare si evidenzia l’urgente necessità di articolare e coordinare le risorse disponibili al fine di rendere sinergici gli interventi di natura economica, sanitaria e psico-sociale, in particolare nei confronti degli strati deboli della popolazione, quali invalidi, minori ed anziani.

Conta la Commissione di assicurare il coordinamento e la coerenza dell’azione di una eventuale forza di intervento europea, che si aggiungerebbe alla molteplicità di centri di soccorso, di unità e comitati di gestione di crisi, posti sotto l’autorità dell’Unione?

Può la Commissione specificare se ha già previsto un piano di coordinamento fra Commissione e Stati membri, fra le sue varie Direzioni Generali e fra le organizzazioni di protezione civile e di volontariato operanti negli Stati membri in caso di necessità grave e urgente?

Può la Commissione specificare se nella prossima definizione delle zone italiane idonee a ricevere i Fondi strutturali, ha intenzione di privilegiare le Regioni e i territori particolarmente colpiti?

Intende la Commissione, in una prospettiva a più lungo termine, ripristinare la linea di bilancio «aiuti urgenti alle popolazioni vittime di catastrofi naturali» soppressa alcuni anni fa ma invocata il 30 marzo 2000 da una risoluzione del Parlamento europeo sugli orientamenti per la procedura di bilancio 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/153

2001, Sezione III  Commissione, in cui si chiede il reinserimento nel bilancio della Commissione di una linea finalizzata ad aiutare le popolazioni dell’UE vittime di calamità naturali come terremoti, incendi, erosione delle coste, smottamenti del terreno ed in particolare privilegiare il finanziamento di azioni di supporto psicologico alle vittime di tali calamità?

Può la Commissione specificare quale attenzione è data al problema dell’impatto ambientale dovuto al dissesto idrogeologico nelle zone a rischio?

Risposta data dalla sig.ra Wallström a nome della Commissione

(4 dicembre 2000)

La Commissione si rammarica per i gravi danni e le perdite umane che hanno colpito tragicamente le zone dell’Italia nordoccidentale.

Quanto al coordinamento tra Stati membri, e in particolare tra le squadre di intervento della protezione civile dei vari Stati, la Commissione rinvia l’onorevole parlamentare alla proposta di decisione del Consiglio, del 27 settembre 2000, che istituisce un meccanismo comunitario per il coordinamento degli interventi della protezione civile in caso di emergenza (1).

Inoltre, l’elenco delle regioni in cui si applica l’obiettivo n. 1 dei Fondi strutturali è stato fissato per tutto il periodo 2000-2006 e di conseguenza non può essere modificato.

Quanto all’obiettivo n. 2 dei Fondi strutturali, in data 27 luglio 2000 la Commissione ha approvato l’elenco delle zone italiane ammissibili, anch’esso valido fino al 31 dicembre 2006. Tuttavia, ai sensi dell’articolo 4, paragrafo 11 del regolamento (CE) n. 1260/99 del Consiglio, del 21 giugno 1999, recante disposizioni generali sui Fondi strutturali (2), in caso di grave crisi in una regione e su proposta di uno Stato membro, la Commissione può modificare l’elenco delle zone in cui si applica l’obiettivo n. 2 nel corso del 2003, senza però aumentare la percentuale di popolazione interessata all’interno di ciascuna regione. In questo ambito, potrebbero effettivamente essere prese in considerazione le regioni e le zone italiane particolarmente colpite.

Riguardo al periodo successivo al 2006, la Commissione approverà nel mese di gennaio 2001 la seconda relazione sulla coesione, che darà avvio al dibattito sul futuro della politica regionale della Comunità.

Quanto agli aiuti finanziari alle zone colpite e al ripristino della linea di bilancio sugli aiuti urgenti in caso di catastrofe naturale, come ha precisato il 25 ottobre 2000 dinanzi al Parlamento (3), la Commissione ritiene che, vista l’esistenza di altre possibilità di finanziamento comunitario e date le risorse finanziarie e umane disponibili, altre azioni devono essere considerate prioritarie in questa fase.

La direttiva 85/337/CEE del Consiglio, del 27 giugno 1985, concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati (4), modificata dalla direttiva 97/11/CE del Consiglio, del 3 marzo 1997 (5), la cosiddetta direttiva sulla valutazione d’impatto ambientale (VIA), non riguarda le conseguenze delle catastrofi naturali.

(1) COM(2000) 593 def. (2) GU L 161 del 26.6.1999. (3) Dibattiti del Parlamento europeo (ottobre 2000). (4) GU L 175 del 5.7.1985. (5) GU L 73 del 14.3.1997.

(2001/C 151 E/173) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3376/00 di Ursula Schleicher (PPE-DE) alla Commissione

(3 novembre 2000)

Oggetto: Elenco positivo di medicinali in Germania

Corre voce che in Germania attualmente si stia elaborando un elenco positivo di prodotti farmaceutici. Le case farmaceutiche tedesche invocano la direttiva sulla «trasparenza delle misure che regolano la fissazione C 151 E/154 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

dei prezzi delle specialità per uso umano e la loro inclusione nei regimi nazionali di assicurazione malattia» (89/105/CEE) (1) e sostengono che in Germania non sia più garantita l’effettiva protezione giuridica prevista dalla direttiva stessa.

1. Condivide la Commissione questo punto di vista?

2. È vero che la Commissione europea, in un caso analogo, nell’autunno del 1999 ha avviato una procedura di infrazione contro l’Austria?

3. Può la Commissione europea far sapere se le è stato notificato il progetto tedesco e come intende procedere?

(1) GU L 40 dell’11.2.1989, pag. 8.

Risposta del sig. Liikanen per conto della Commissione (18 dicembre 2000)

La Commissione ha ricevuto due reclami contro la Germania per violazione della direttiva 89/105/CEE del Consiglio del 21 dicembre 1988 sulla trasparenza delle misure che regolano la fissazione dei prezzi delle specialità per uso umano e la loro inclusione nei regimi nazionali di assicurazione malattia. La Commissione sta esaminando attentamente tali reclami. Allo stato attuale, la Commissione non è in grado di indicare se la legislazione tedesca sul rimborso del costo dei medicinali è in contrasto con la citata direttiva.

È vero che in ottobre 1999 la Commissione ha iniziato una procedura d’infrazione contro l’Austria ai sensi dell’articolo 226 (ex articolo 169) del trattato CE. In tale procedura, attualmente di fronte alla Corte di giustizia, si rileva che l’Austria non ha rispettato gli obblighi di cui alla direttiva 89/105/CEE.

Fino a questo momento, la Germania non ha notificato alla Commissione l’emendamento dei pertinenti atti legali o il contenuto del citato «elenco positivo». Nei due reclami presentati nei confronti della Germania, tuttavia, le pertinenti disposizioni di legge sono indicate e saranno valutate nell’ambito delle relative procedure d’infrazione.

(2001/C 151 E/174) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3381/00 di Concepció Ferrer (PPE-DE) alla Commissione (3 novembre 2000)

Oggetto: Il Fondo sociale europeo in Catalogna

Con riferimento alle notizie apparse nei mezzi di comunicazione spagnoli secondo le quali la Commissione avrebbe bloccato a titolo preventivo 14 milioni di euro del Fondo sociale europeo destinati alla Catalogna, e considerando che la notizia sembra essere stata diffusa da fonti comunitarie, potrebbe la Commissione precisare l’ammontare delle somme interessate da tale misura?

Risposta della commissaria Diamantopoulou a nome della Commissione (5 gennaio 2001)

Nel contesto del principio di partenariato e sulla base della documentazione fornita su uno dei promotori facente oggetto delle procedure giudiziarie, nel settembre 1999 la Commissione ha effettuato una stima iniziale degli importi da trattenere sugli anticipi del 1999. Per il momento, le indagini giudiziarie riguardano operazioni effettuate nel 1996, ma è possibile un’estensione all’intero periodo di programma- zione 1994-1999. Tale blocco provvisorio a titolo preventivo avrebbe permesso il pagamento in sospeso. Tuttavia, con la sua lettera del 27 ottobre 1999, lo Stato membro ha respinto la proposta della Commissione. A quel punto, avendo detratto la somma bloccata in virtù del regolamento relativo agli aiuti di stato, il regolamento (CE) n. 994/98 del Consiglio, del 7 maggio 1998, sull’applicazione degli articoli 92 e 93 del trattato che istituisce la Comunità europea a determinate categorie di aiuti di stato orizzontali (1), secondo la cifra indicata dalla stampa, la Catalogna avrebbe dovuto ricevere 14 milioni di euro dalla Commissione per la prima richiesta di anticipi per il 1999. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/155

Attualmente, le richieste di finanziamento che non sono ancora state trattate dalla Commissione ammontano a 63 milioni di euro, di cui 32 milioni di euro sono ancora bloccati sulla base del regolamento di aiuti di stato e 32 milioni di euro attendono l’esame di ammissibilità della spesa in questione. Tali somme corrispondono ali pagamenti finali a titolo dell’obiettivo 2 del 1998 e gli anticipi per il 1999 per tutti gli obiettivi richiesti dallo Stato membro.

(1) GU L 142 del 14.5.1998.

(2001/C 151 E/175) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3386/00 di Reinhold Messner (Verts/ALE) alla Commissione

(3 novembre 2000)

Oggetto: Impatto ambientale del raccordo autostradale Asti-Cuneo

Due interrogazioni sono state presentate alla Commissione sulla vicenda del raccordo autostradale Asti- Cuneo (P-1378/00 (1) ed E-2356/00 (2)). Nella sua risposta del 14 settembre 2000 all’ultima interrogazione  E-2356/00  tuttavia, la Commissione non ha affrontato come richiesto gli aspetti relativi alla contestata procedura di valutazione dell’impatto ambientale. Si chiede quindi alla Commissione di pronunciarsi nuovamente, tenendo in considerazione che il progetto autostradale modificato Asti-Cuneo non può ritenersi un adeguamento alle critiche formulate al progetto originario durante la procedura di VIA, come ipotizzato dalla Commissione stessa nella risposta alla prima interrogazione P-1378/00.

In effetti, il tracciato del secondo progetto non è stato modificato sostanzialmente: sono stati rivisti solo 2 km di un tracciato di circa 77 km che continua ad insistere in buona parte sull’alveo del fiume Stura, fiume torrentizio soggetto a forti esondazioni. Tra l’altro, l’approvazione del progetto nel settembre del 1994 da parte del Consiglio dei ministri è stata effettuata senza apportare giustificata motivazione  i pretesi accertamenti tecnici del ministero dei Lavori pubblici non sono infatti mai stati resi noti  e sulla base di un errato parere tecnico di un funzionario della segreteria del ministro dell’Ambiente, che non era coerente con il parere interlocutorio negativo emesso dalla commissione ministeriale di VIA nel giugno del 1994. Su quest’ultimo episodio è in corso un’indagine della Corte dei Conti italiana.

Nel frattempo, mentre è atteso per i primi di novembre il pronunciamento del Consiglio di Stato sull’istanza di sospensiva dei lavori negata dal TAR del Lazio nell’ambito del ricorso delle associazioni ambientaliste del 2 dicembre 1995, sono stati recentemente intensificati i lavori nella tratta più contestata (Massimini-Cuneo) (3).

Può la Commissione esprimersi sulla procedura di valutazione dell’impatto ambientale? Quali misure intende la Commissione adottare perché venga rimesso in discussione il pronunciamento del Consiglio dei ministri che ha autorizzato la costruzione del raccordo nonostante la procedura VIA sia risultata negativa?

(1) GU C 374 E del 28.12.2000, pag. 218. (2) GU C 81 E del 13.3.2001, pag. 190. (3) Da notare che il TAR non si è invece ancora espresso sul merito del ricorso stesso.

Risposta data dalla sig.ra Wallström a nome della Commissione

(4 dicembre 2000)

La concessione di un’autorizzazione ad un progetto che è stato sottoposto a valutazione d’impatto ambientale (VIA) e che a seguito di tale procedura ha ricevuto parere negativo non costituisce necessaria- mente un’infrazione della direttiva comunitaria sulla VIA (Direttiva 85/337/CEE del 27 giugno 1985 concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati (1) e della direttiva 97/11/CE del Consiglio del 3 marzo 1997 (2), che modifica la direttiva 85/337/CEE).

Il compito della Commissione è assicurare la corretta applicazione del diritto comunitario nell’esercizio dei poteri che le sono conferiti dal trattato CE. In quanto custode del trattato CE la Commissione non esita ad adottare tutte le misure necessarie, comprese le procedure d’infrazione di cui all’articolo 226 (ex art. 169) del trattato CE al fine di garantire il rispetto del diritto comunitario. C 151 E/156 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Nel caso specifico, non essendo a conoscenza della situazione descritta dall’onorevole parlamentare la Commissione adotterà le misure necessarie al fine di raccogliere informazioni particolareggiate in merito ed assicurare il rispetto del diritto comunitario.

(1) GU L 175 del 5.7.1985. (2) GU L 73 del 14.3.1997.

(2001/C 151 E/176) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3388/00 di Laura González Álvarez (GUE/NGL) alla Commissione (25 ottobre 2000)

Oggetto: Nuovo regime di aiuti al carbone a partire dal 2002

Nel seminario sul carbone tenutosi il 17 ottobre 2000 a Bruxelles e organizzato dal comitato consultivo CECA, la commissaria responsabile per l’energia e i trasporti ha affermato che, quando il trattato CECA non sarà più in vigore, gran parte della produzione comunitaria non sarà in grado di competere con il carbone importato, motivo per cui sarà proposto un nuovo regime di aiuti a partire dal 2002, quando il trattato CECA giungerà a scadenza.

Può la Commissione far sapere per quando è prevista la pubblicazione del Libro verde sulla sicurezza di approvvigionamento delle diverse fonti di energia e, in questo ambito, quale ruolo intende attribuire al carbone comunitario?

Quali sarebbero le caratteristiche del nuovo regime di aiuti a partire dal 2002?

Risposta data dalla sig.ra de Palacio a nome della Commissione (22 novembre 2000)

La Commissione prevede di pubblicare il Libro verde sulla sicurezza di approvvigionamento entro la fine del 2000. In esso presenterà le sue idee sul ruolo del carbone nell’approvvigionamento energetico comunitario dopo la scadenza del trattato CECA.

La Commissione non potrà però definire le caratteristiche di un’eventuale proposta su un regime di aiuti al carbone prima di aver tratto le conclusioni dal dibattito che susciterà il Libro verde.

(2001/C 151 E/177) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3390/00 di Phillip Whitehead (PSE) alla Commissione (25 ottobre 2000)

Oggetto: Sussidi statali all’industria manifatturiera

Intende la Commissione precisare quante indagini sono state effettuate tra il 1995 e il 2000 sui sussidi statali concessi all’industria manifatturiera francese? Può inoltre indicare i nomi delle società o delle holding interessate, precisando fino a che punto queste società abbiano legami con le industrie operanti nel settore delle acque e delle relative produzioni?

Risposta data dal sig. Monti a nome della Commissione (24 novembre 2000)

Tra il 1o gennaio 1995 e il 25 ottobre 2000 la Commissione ha chiuso 272 indagini sulle concessioni di aiuti di Stato a società francesi operanti in settori diversi da agricoltura, pesca, trasporti e industria 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/157

carboniera. La maggior parte di queste indagini ha riguardato regimi di aiuto a imprese di cui la Commissione non conosce i nomi. Per le indagini riguardanti direttamente specifiche imprese, si rinvia alla relazione annuale della Commissione sulla politica di concorrenza. La Commissione non è in grado di indicare fino a che punto le imprese in questione abbiano legami con le industrie operanti nel settore idrico e con le relative produzioni.

(2001/C 151 E/178) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3392/00 di Helena Torres Marques (PSE) alla Commissione

(25 ottobre 2000)

Oggetto: Tassazione degli aiuti comunitari agli agricoltori

Potrebbe la Commissione far sapere se gli aiuti al reddito erogati agli agricoltori tramite i fondi comunitari siano assoggettati all’imposta nel paese di residenza e pertanto destinati ad affluire parzialmente nelle entrate del rispettivo Stato membro?

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione

(21 novembre 2000)

La Commissione è del parere che gli aiuti al reddito erogati agli agricoltori tramite i fondi comunitari possano essere assoggettati a imposte, tasse e regimi tributari nazionali, purché non si tratti di tasse specificamente riscosse sugli aiuti al reddito. L’imposizione fiscale nello Stato membro di residenza, e perciò un eventuale recupero da parte dello Stato membro interessato, è disciplinata dalle leggi nazionali pertinenti e, in caso di situazioni transfrontaliere, da accordi bilaterali in materia tributaria fra gli Stati membri. I sistemi di tassazione degli Stati membri variano considerevolmente sia riguardo al campo di applicazione che al livello di imposizione. Nelle situazioni transfrontaliere, gli accordi bilaterali in materia fiscale applicano una serie di misure volte ad evitare doppie imposizioni nel caso di redditi versati da uno Stato membro e percepiti da residenti di un altro Stato membro.

(2001/C 151 E/179) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3400/00 di Luciano Caveri (ELDR) alla Commissione

(7 novembre 2000)

Oggetto: Il CD-rom pubblicato dalla Commissione europea

Nel CD-rom distribuito dall’Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee intitolato «Buon- giorno Europa. Guida dei giovani all’Europa e all’Unione europea», pubblicato dalla Commissione europea, Direzione generale per l’informazione, la comunicazione, la cultura e l’audiovisivo, unità «Pubblicazioni», si rilevano differenze nella descrizione delle lingue minoritarie degli Stati membri.

Per notare tali differenze basta andare alle descrizioni relative alla Spagna e all’Italia e cliccare la voce «Se volete saperne di più» e quindi «Ascoltate la lingua …»:

 Spagna: «la lingua ufficiale è il castigliano, che spesso viene denominato semplicemente»spagnolo. «In alcune regioni il catalano, il basco e il galiziano sono anche lingue ufficiali».

 Italia: «la nostra lingua è l’Italiano e la capitale è Roma».

Per quale motivo il CD-rom non tiene conto delle diversità linguistiche presenti in Italia, quali il francese in Valle d’Aosta e il tedesco in Alto Adige/ Sudtirolo? C 151 E/158 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Risposta della sig.ra Reding a nome della Commissione

(7 dicembre 2000)

Il CD-rom «Bonjour l’Europe» è stato pubblicato dalla Commissione per informare i giovani europei circa gli aspetti dell’Unione che li possono interessare. Una presentazione dei vari Stati membri fornisce informazioni generali che consentono agli utenti del CD-rom di familiarizzare con i vari Stati membri che compongono l’Unione.

Questa presentazione comprende innanzitutto la o le lingue ufficiali parlate in ciascuno Stato membro, iscritte il più delle volte nella loro costituzione. Di conseguenza l’art. 3 della costituzione spagnola stabilisce le lingue ufficiali della Spagna e indica le lingue delle comunità autonome come lingue ufficiali. La lingua ufficiale dello Stato italiano è la lingua italiana.

La diversità linguistica italiana è descritta nel CD-rom in questione nella parte «popolazione».

(2001/C 151 E/180) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3401/00 di Nicole Thomas-Mauro (UEN) alla Commissione

(7 novembre 2000)

Oggetto: Statuto dei coniugi dei lavoratori autonomi

Nel 1997, con l’approvazione della relazione di Astrid Lulling (A4-0005/97) (1) relativa alla «situazione dei coniugi che partecipano alle attività dei lavoratori autonomi» il Parlamento europeo, pur mostrandosi giustamente rispettoso del principio di sussidiarietà, proponeva l’adozione di interessanti misure per migliorare la situazione delle donne che lavorano con il proprio marito nei settori dell’agricoltura, dell’artigianato, del commercio e nelle libere professioni.

Tale relazione proponeva di rimediare alle lacune della direttiva del 1986, che era lungi dall’aver raggiunto l’obiettivo che si prefiggeva, vale a dire «di fornire ai coniugi che partecipano alle attività uno statuto professionale chiaramente definito e stabilire i loro diritti in materia di sicurezza sociale».

L’associazione francese che rappresenta i coniugi dei lavoratori autonomi stima che il numero delle persone interessate ammonti a circa 8,2 milioni di persone in tutta l’Unione europea. Nel 1995 la Commissione valutava tale numero a 3,3 milioni.

Ciò premesso, la Commissione dispone di studi recenti sulla situazione sociale dei coniugi dei lavoratori autonomi in seno all’Unione europea?

Intende raccomandare agli Stati membri di prendere le misure necessarie, specie in ambito fiscale, per consentire ai coniugi dei lavoratori autonomi di beneficiare di uno statuto sociale stabile?

(1) GU C 85 del 17.3.1997, pag. 186.

Risposta data dalla sig.ra Diamantopoulou in nome della Commissione

(14 dicembre 2000)

La Commissione non dispone di elementi statistici e di studi recenti sulla situazione sociale dei coniugi dei lavoratori indipendenti. In questa fase, la Commissione non intende presentare proposte concrete d’ordine fiscale relative alla situazione dei coniugi dei lavoratori indipendenti.

Tuttavia, nel quadro del dibattito più generale iniziato a livello europeo sull’ammodernamento e il miglioramento della protezione sociale in Europa, la situazione di questa categoria di persone potrebbe essere affrontata. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/159

Le questioni d’ordine fiscale legate alla situazione dei coniugi dei lavoratori indipendenti saranno poi esaminate nel quadro di uno studio sull’individualizzazione dei diritti nei settori fiscale e della sicurezza sociale.

Nel settore agricolo i coniugi di agricoltori (che rappresentano il 22 % dei lavoratori di questo settore) hanno ottenuto una definizione del loro statuto in alcuni Stati membri, con relativo miglioramento rispetto alla situazione precedente. Ma la situazione resta abbastanza diversa da uno Stato membro all’altro. Lo stesso vale per le opportunità di formazione e le strutture nel settore dei servizi, come dimostra una pubblicazione recente (1).

(1) Il ruolo delle donne nello sviluppo rurale, CEE, 2000  il testo dell’opuscolo si trova sul sito Europa: http:// europa.eu.int/comm/dg06/publi/women/broch_fr.pdf.

(2001/C 151 E/181) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3404/00 di Cristiana Muscardini (UEN) e Gianfranco Fini (UEN) alla Commissione

(7 novembre 2000)

Oggetto: Lotta al razzismo e alla xenofobia in Germania

La salvaguardia dei diritti dell’uomo che, insieme alla lotta al razzismo, all’esclusione, all’intolleranza e alla xenofobia, costituisce l’impegno prioritario dell’Unione, vive oggi la contraddizione del trattamento che subiscono i cittadini italiani emigrati in Germania, i cui diritti vengono violati specialmente nei Länder meridionali dalle autorità del Paese, che continuano a dare interpretazioni distorte delle normative comunitarie, decretando espulsioni a catena e negando persino il diritto di soggiorno.

Alla luce oltretutto della procedura di infrazione istruita dalla Commissione nei confronti della Germania per gravi violazioni all’applicazione del diritto di soggiorno e di circolazione, come intende procedere la Commissione per assicurare il rispetto dei diritti dei cittadini italiani che vivono e lavorano in Germania?

(2001/C 151 E/182) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3405/00 di Cristiana Muscardini (UEN) e Gianfranco Fini (UEN) alla Commissione

(7 novembre 2000)

Oggetto: Famiglia di disoccupati di origine siciliana espulsa dalla Repubblica federale tedesca

Alla luce delle vicissitudini di una famiglia siciliana emigrata in Germania, messe in risalto dal Consigliere CGIE Zoratto e riprese da un giornale italiano di Stoccarda, Nuovo Oltreconfine, secondo cui il capofamiglia, licenziato una prima volta a causa di un infortunio, è stato quindi, nonostante fosse regolarmente iscritto all’Ufficio del lavoro di Stoccarda dopo aver trovato una seconda occupazione, prelevato alle 5 del mattino dalla polizia tedesca, insieme a tutta la sua famiglia, moglie e 4 bambini, i quali, dopo essere stati perquisiti e denudati, sono stati accompagnati all’aeroporto di Stoccarda per essere rimpatriati in Italia, gli interroganti chiedono alla Commissione:

 di intervenire urgentemente per la salvaguardia dei diritti umani della famiglia emigrata, pesantemente violati dalla polizia tedesca;

 di garantire l’esercizio della cittadinanza europea da parte dei cittadini italiani emigrati in Germania;

 di studiare i mezzi di ricorso per garantire giustizia alla famiglia siciliana così pesantemente offesa. C 151 E/160 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/183) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3406/00 di Cristiana Muscardini (UEN) e Gianfranco Fini (UEN) alla Commissione

(7 novembre 2000)

Oggetto: Espulsioni facili: procedura di infrazione della Commissione esecutiva nei confronti della Repub- blica federale tedesca

Per le autorità tedesche soltanto chi lavora e produce è cittadino comunitario, con l’attribuzione dei relativi diritti.

Quando infortuni, malattia o disoccupazione (che fatalmente colpiscono le fasce più svantaggiate, ad esempio gli emigrati) dovrebbero prevedere la concessione dell’aiuto sociale, contemplato dalla legge, succede invece che le stesse autorità, contravvenendo alla normativa comunitaria, decretano espulsioni a catena e sospendono i soggiorni legittimi.

Gli interroganti chiedono alla Commissione di intervenire presso le autorità tedesche per ristabilire il rispetto del Trattato e di comunicare altresì quali sono i metodi di lotta al razzismo, all’intolleranza e alla xenofobia messi in opera dal potere della Repubblica federale tedesca.

(2001/C 151 E/184) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3408/00 di Armando Cossutta (GUE/NGL) alla Commissione

(7 novembre 2000)

Oggetto: Espulsione di cittadini italiani dalla Germania

La scorsa primavera una famiglia italiana residente nel Land di Baden-Württenberg è stata espulsa dalla Germania a causa della perdita del lavoro da parte del capofamiglia.

La coppia di coniugi con i loro quattro figli si era trasferita, con regolare contratto di lavoro, nel Land tedesco poco più di un anno fa, ma dopo un infortunio il capofamiglia doveva lasciare la nuova occupazione per trovare con la moglie, incinta, un impiego temporaneo in una ditta di pulizie.

Nonostante ciò, una mattina la polizia preleva l’intera famiglia e, dopo aver perquisito i due coniugi come i peggiori dei delinquenti, la carica sul primo aereo per l’Italia senza nemmeno permettere loro di raccogliere i propri effetti personali ed il biberon per i piccoli.

1. Che provvedimenti intende prendere la Commissione, in quanto «custode dei trattati», in questo grave caso di infrazione dell’articolo 2 del trattato sull’Unione europea e delle altre normative vigenti che garantiscono la libera circolazione delle persone e dei lavoratori?

2. Come intende comportarsi la Commissione alla luce del fatto che atti come questi stanno divenendo prassi in alcuni Länder tedeschi?

3. Non ritiene la Commissione opportuno, avendo già aperto una procedura di infrazione contro questi barbari metodi di deportazione, che si debba agire con maggiore energia affinché atti come questi non si ripetano?

4. Può la Commissione far sapere se la normativa comunitaria riguardante la libera circolazione dei cittadini e dei lavoratori prevede sanzioni per gli Stati che non vi ottemperano? Qualora tali sanzioni non siano previste, non crede la Commissione che sia necessario inserirle quale ulteriore forma di dissuasione dalla violazione della legge e da forme di razzismo purtroppo presenti anche tra le autorità, in questo caso della Repubblica federale? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/161

Risposta comune data dal sig.ra Diamantopoulou in nome della Commissione alle interrogazioni scritte E-3404/00, E-3405/00, E-3406/00 e E-3408/00

(22 dicembre 2000)

La Commissione non è al corrente della situazione specifica della famiglia siciliana descritta nell’interroga- zione degli onorevoli parlamentari. La Commissione potrebbe procedere ad ulteriori indagini del caso se disponesse di maggiori dettagli.

La Commissione rimanda gli onorevoli parlamentari alla sua risposta all’interrogazione scritta P-3394/00 dell’onorevole Musumeci (1) per una delucidazione della normativa comunitaria relativa al rinnovo e al ritiro del permesso di soggiorno, come pure a titolo illustrativo della corrispondenza fra la Commissione e le autorità tedesche al riguardo. Queste ultime hanno risposto alla lettera menzionata nella risposta all’interrogazione scritta P-3394/00 ed assicurato alla Commissione di aver scritto alle autorità locali dei Länder, che a loro volta ne hanno informato le autorità responsabili degli stranieri.

La Commissione ha adottato una procedura d’infrazione nei confronti della Germania sul tema affine dell’espulsione di cittadini italiani dalla Germania per pretese offese all’ordine pubblico. A prescindere dalle procedure d’infrazione, la Commissione non dispone di altri strumenti per indurre gli Stati membri a conformarsi alla normativa comunitaria. Non vi sono sanzioni specifiche per la contravvenzione alle norme della libera circolazione dei lavoratori, se non quelle di regola applicate in caso di violazione della normativa comunitaria. I cittadini dell’Unione disoccupati involontari hanno diritto all’assistenza sociale e non devono essere espulsi dal territorio nazionale per tal motivo.

Il diritto alla libera circolazione dei lavoratori è un diritto fondamentale sancito dalla legislazione comunitaria. Chiunque ritenga leso il proprio diritto di cittadino alla libera circolazione può sporgere un reclamo presso la Commissione o inviare una petizione al Parlamento europeo. Può inoltre intentare un processo davanti ai tribunali nazionali sostenendo che le autorità nazionali hanno violato i suoi diritti giuridici comunitari e che egli ha quindi diritto a un risarcimento (2).

La Commissione trasmetterà direttamente agli onorevoli parlamentari e al Segretariato generale del Parlamento la sua relazione sulle disposizioni giuridiche degli Stati membri in materia di lotta contro le discriminazioni, a titolo informativo circa le misure introdotte dalla Germania per combattere il razzismo, l’intolleranza e la xenofobia.

(1) GU C 136 E dell’8.5.2001, pag. 229. (2) Vedi cause C-9/90 Francovich [1991] ECR I-5357 & C-48/93 Brasserie du Pêcheur [1996] ECR I-1029.

(2001/C 151 E/185) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3413/00 di Jonas Sjöstedt (GUE/NGL) alla Commissione

(7 novembre 2000)

Oggetto: Accordo commerciale fra l’UE e la Cina

Considerato che nel febbraio 2000 sono stati sospesi i negoziati fra l’UE e la Cina sulle condizioni dell’adesione di questo paese all’OMC,

potrebbe la Commissione far sapere, se nel frattempo, siano stati allacciati contatti o siano stati intavolati negoziati fra l’UE e la Cina?

Risposta data dal sig. Lamy a nome della Commissione

(28 novembre 2000)

I negoziati bilaterali tra la Comunità e la Cina riguardanti le condizioni per l’adesione di quest’ultima all’Organizzazione mondiale del commercio sono stati conclusi il 19 maggio 2000. Il membro della C 151 E/162 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Commissione responsabile di tali negoziati ha inviato al comitato competente delle relazioni periodiche sullo stato di avanzamento dei negoziati, nonché sull’esito degli stessi in seguito alla loro conclusione nel maggio 2000. I relativi dettagli verranno trasmessi all’onorevole parlamentare e al Segretariato del Parlamento. Si rimanda inoltre al sito web della Commissione (1) contenente tutte le informazioni in versione aggiornata.

(1) http://www.cc.cec:8082/comm/trade/bilateral/china/wto.htm.

(2001/C 151 E/186) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3414/00 di Jonas Sjöstedt (GUE/NGL) alla Commissione

(7 novembre 2000)

Oggetto: Dimensioni delle scatole svedesi contenenti aringhe fermentate

Stando al quotidiano svedese Dagens Industri del 2 agosto 2000 l’UE avrebbe sferrato un’attacco all’aringa fermentata della Svezia settentrionale. Secondo detto quotidiano le scatole contenenti le aringhe fermentate dovranno essere più strette e più alte pena il blocco della produzione. Per uniformarsi al diktat dell’UE la Wahlströms Fisk di Utvanäs nei pressi di Gävle è stata costretta ad adattare i macchinari per salvare la produzione prima della campagna di vendita che inizia il 17 agosto.

In precedenza, nell’estate del 1998, si era dibattuto in Svezia sulla necessità di usare o meno mastelli di legno come contenitori delle aringhe fermentate. Dalla discussione era risultato che i funzionari svedese avevano interpretato con eccessivo zelo la direttiva dell’UE.

Ciò premesso, potrebbe la Commissione fornire ragguagli sul succitato caso dell’agosto 2000? É la direttiva della Commissione che fa obbligo ai produttori di aringhe fermentate di modificare le dimensioni delle scatole ovvero sono le autorità svedesi che ancora una volta interpretano con acribia l’apposita direttiva?

Risposta data dal signor Fischler in nome della Commissione

(27 novembre 2000)

La fissazione delle dimensioni delle scatole di conserve di pesci non rientra nell’ambito di competenza della Comunità. Non vi è motivo di legiferare in merito. Spetta al settore interessato, se lo ritiene utile, proporre ai fini della loro applicazione le norme promulgate dagli organismi di standardizzazione.

(2001/C 151 E/187) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3415/00 di Jonas Sjöstedt (GUE/NGL) alla Commissione

(7 novembre 2000)

Oggetto: Stati membri dell’UE e convenzioni internazionali per la protezione delle risorse dell’UE

Cinque anni fa è stata stipulata una convenzione internazionale per la protezione delle risorse dell’UE. Nel gennaio 2000 l’avevano approvata soltanto cinque su quindi Stati membri ossia la Svezia, l’Austria, la Finlandia, la Germania e la Gran Bretagna.

Hanno nel frattempo firmato la convenzione altri stati e cosa fa la Commissione per indurre i paesi mancanti ad approvare la convenzione?

Non sarebbe forse opportuno decidere la sospensione dei versamenti, fintantoché non avranno approvato la convenzione, a quei paesi che non l’hanno ancora sottoscritta visto che così facendo non si preoccupano della corretta gestione dei contributi dell’UE? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/163

Risposta data dalla sig.ra Schreyer in nome della Commissione

(1o dicembre 2000)

La Commissione osserva innanzitutto che prosegue negli Stati membri il processo di ratifica non soltanto della convenzione per la tutela degli interessi finanziari delle Comunità (1) ma anche dei relativi proto- colli (2) e della convenzione per la lotta contro la corruzione nella quale sono coinvolti funzionari delle Comunità europee o degli Stati membri (3).

In questa fase, oltre agli Stati membri citati dall’onorevole parlamentare (Germania, Austria, Finlandia, Svezia, Regno Unito), Grecia, Spagna e Francia hanno notificato al Consiglio di avere ratificato la convenzione relativa alla tutela degli interessi finanziari.

La Commissione ha costantemente ricordato agli Stati membri la necessità di ratificare questi vari strumenti e di recepirne le disposizioni nel diritto nazionale. Essa osserva tuttavia che l’impegno degli Stati membri di combattere la frode, il riciclaggio, la corruzione e le altre attività illegali pregiudizievoli degli interessi finanziari comunitari è da valutarsi anche alla luce di tutte le altre misure adottate a livello nazionale, in particolare in materia di controllo.

In ogni caso, constatato che tutti gli Stati membri non hanno ratificato gli strumenti in questione, la Commissione ha già iscritto nel suo programma di lavoro un’iniziativa consistente nel presentare proposte legislative intese a rafforzare il quadro giuridico e giudiziario per la tutela degli interessi finanziari della Comunità e destinate a sostituire tali strumenti.

(1) GU C 316 del 27.11.1995. (2) GU C 313 del 23.10.1996, GU C 151 del 20.5.1997, GU C 221 del 19.7.1997. (3) GU C 195 del 25.6.1997.

(2001/C 151 E/188) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3418/00 di Jonas Sjöstedt (GUE/NGL) alla Commissione

(7 novembre 2000)

Oggetto: Pubblicizzazione dell’olio d’oliva nei paesi nordici dell’UE

Nell’ottobre 2000 è stata varata una campagna pubblicitaria finalizzata, secondo le notizie di stampa, al potenziamento del consumo di olio d’oliva fra l’altro in Svezia. Detta campagna è finanziata dalla Commissione.

Ciò premesso, potrebbe essa far conoscere le spese contestuali a detta campagna?

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione

(12 dicembre 2000)

La settima campagna per la promozione del consumo di olio d’oliva nella Comunità si estende su un periodo di tre anni (2000-2002).

La dotazione di bilancio complessivamente stanziata per questa campagna nell’arco del triennio e nell’insieme della Comunità è di 35,26 milioni di euro. Ai paesi nordici sono assegnati i seguenti importi:

Dotazione Dotazione Stati membri per pubbliche relazioni Totale per pubbliche relazioni in campo sanitario Svezia 589 215 170 000 759 215 Finlandia 611 000 170 000 781 000 Danimarca 610 000 136 000 746 000 C 151 E/164 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/189) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3419/00 di Christopher Huhne (ELDR) alla Commissione (30 ottobre 2000)

Oggetto: Esercenti di traghetti che attraversano la Manica

Sa la Commissione che il prezzo di un biglietto di andata e ritorno dopo 15 giorni imposto l’estate scorsa dall’Eurotunnel e dai traghetti che attraversano la Manica era di 350 sterline? Ritiene la Commissione che detto prezzo rifletta l’andamento delle forze in gioco sul mercato?

E’ disposta ad indicare le quote di mercato degli attuali operatori di detta rotta, specificando se, a suo avviso, il numero di concorrenti e le loro rispettive quote possano comportare prezzi e servizi competitivi per i consumatori, secondo le aspettative da essa formulate nell’approvare la joint venture P&O Stena per le prestazioni di servizi di trasporto con navi traghetto sulle rotte brevi (decisione 1999/421/CE) (1)? Può confermare la Commissione che attualmente essa sta esaminando l’impatto di detta joint venture sul mercato dei servizi di trasporti con traghetti sulla Manica?

Quali misure intende intraprendere per assicurare che non esistano accordi volti a fissare i prezzi per i trasporti su questa importante rotta fra gli Stati membri?

(1) GU L 163 del 29.6.1999, pag. 61.

Risposta data dal signor Monti a nome della Commissione (29 novembre 2000)

La Commissione non effettua un controllo sistematico delle tariffe praticate dagli operatori sulla rotta di attraversamento della Manica; tuttavia, le statistiche in materia pubblicate dai mezzi di informazione all’inizio dell’anno in corso indicano che la tariffa vigente per un passaggio normale di andata e ritorno nei periodi di punta (per un’autovettura con guidatore e passeggeri) variava da £ 318 a £ 390. I tre operatori principali praticavano tariffe comprese tra £ 340 e £ 360, che corrispondono quindi alla cifra di £ 350 citata dall’onorevole parlamentare.

Occorre sottolineare che i clienti pagavano cifre minori se prenotavano con un certo anticipo, o viaggiavano in fasce diverse dal periodo di punta. Ad esempio, i clienti che prenotavano un passaggio per la stagione estiva per un periodo diverso da quello di massimo traffico, acquistandolo prima di aprile, spendevano, a seconda dell’operatore scelto, tra le £ 165 e le £ 189.

Sebbene la Commissione non disponga di elementi atti a provare che tali prezzi non riflettono «il libero gioco del mercato», rientra naturalmente nei suoi compiti assicurarsi che esista un regime di concorrenza effettiva tra gli operatori sulla rotta di attraversamento della Manica. L’accertamento dell’esistenza di condizioni di concorrenza tra gli operatori sarà un elemento fondamentale nella valutazione che la Commissione sarà chiamata a compiere per il rinnovo dell’esenzione di cui attualmente beneficia la joint venture (1) P&O Stena Line. La scadenza fissata per l’esenzione è il marzo 2001, e la Commissione prevede di ricevere tra breve una domanda di rinnovo. Poiché attualmente la Commissione non ha ancora avviato le indagini in materia e non dispone nemmeno di dati recenti sulle quote di mercato detenute dagli operatori su tale rotta, non le è possibile per il momento trarre conclusioni, come richiesto dall’onorevole parlamentare, sul probabile mantenimento di un mercato comportante prezzi e servizi competitivi per i consumatori.

Per quanto riguarda la necessità di assicurare che non esistano accordi volti a fissare i prezzi su questa importante rotta, la Commissione, qualora venga informata di accordi segreti di cartello, provvederà ad intraprendere tutte le azioni pertinenti. Gli operatori sono sicuramente al corrente della prassi decisionale della Commissione in materia, così come degli orientamenti fissati dalla Commissione per il calcolo delle ammende (2).

L’onorevole parlamentare è invitato a sottoporre alla Commissione qualsiasi prova in suo possesso relativa all’esistenza di accordi volti a fissare i prezzi.

(1) Decisione della Commissione 1999/421/CE, del 26 gennaio 1999, relativa ad un procedimento a norma dell’articolo 85 del trattato CE (IV/36 253  P&O Stena Line), GU L 163 del 29.6.1999. (2) GU C 9 del 14.1.1998. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/165

(2001/C 151 E/190) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3420/00 di Torben Lund (PSE) e Helle Thorning-Schmidt (PSE) alla Commissione

(7 novembre 2000)

Oggetto: Attuazione dell’articolo 13 del trattato

Nell’ambito del dibattito sulla proposta di direttiva del Consiglio concernente un quadro generale relativo alla parità di trattamento in materia di occupazione e alle attività economiche la Commissaria Anna Diamantopoulou ha fatto sapere che la Commissione, per motivi di carattere tecnico e giuridico, non poteva appoggiare la proposta di inserire nella direttiva una disposizione secondo cui entro tre anni si doveva garantire la protezione da qualsiasi forma di trattamento discriminatorio, e non soltanto sul mercato del lavoro.

La Commissione è d’accordo con gli interroganti, come affermato nel dibattito in sede di Parlamento europeo sulla direttiva di attuazione del principio di parità di trattamento di tutte le persone a prescindere dalla razza o dall’origine etnica, e della direttiva sul quadro giuridico generale relativo alla parità di trattamento in materia di occupazione e attività economiche che si deve garantire la protezione contro qualunque forma di trattamento discriminatorio di cui all’articolo 13?

Quando presenterà la Commissione un’altra proposta di direttiva che completi l’attuazione dell’articolo 13 cosicché la differenza di trattamento tra differenti forme di trattamenti discriminatori sia eliminata?

Risposta della commissaria Diamantopoulou a nome della Commissione

(14 dicembre 2000)

La Commissione è consapevole dell’importanza di garantire protezione giuridica contro qualunque forma di trattamento discriminatorio di cui all’articolo 13 (ex articolo 6a) del trattato CE. Il pacchetto di proposte presentato dalla Commissione il 25 novembre 1999 (1) ricopre tutti gli aspetti citati dall’articolo 13, ad eccezione della parità dei sessi. Tale principio di trattamento egualitario è contenuto in numerose direttive, in spece nella direttiva 76/207/CEE del Consiglio, del 9 febbraio 1976 relativa all’attuazione del principio della parità di trattamento fra gli uomini e le donne per quanto riguarda l’accesso al lavoro, alla formazione e alla promozione professionali e le condizioni di lavoro (2), oggetto di una proposta di emendamento distinta in virtù dell’articolo 141 (ex articolo 119) del trattato CE (3). Come l’Onorevole parlamentare ben saprà, tutte e tre le parti del pacchetto sono state approvate dal Consiglio.

Come è stato menzionato dall’Onorevole parlamentare, il membro della Commissione responsabile per l’impiego e gli affari sociali durante un dibattito parlamentare ha dichiarato che la Commissione non può accettare emendamenti alla direttiva quadro sulla discriminazione nell’ambito dell’impiego, (2) che prevede un limite di tre anni per uniformare la portata della legislazione anti -discriminazione per tutti gli aspetti di cui all’articolo 13. Come l’Onorevole parlamentare ha indicato, l’attuazione del programma d’azione tra il 2001 e il 2006 per combattere la discriminazione dovrebbe fornire informazioni vitali per l’esame di proposte legislative in futuro. Tutte le informazioni saranno considerate attentamente prima che la Commissione si pronunci sulla necessità di ulteriori proposte legislative per combattere le forme di discriminazione non coperte dalla legislazione comunitaria attuale.

Il prossimo passo che la Commissione intende compiere nell’attuazione dell’articolo 13, consisterà nel proporre una direttiva mirata alla lotta alle discriminazioni relative alla differenza di sesso in aree diverse da quelle dell’impiego e del lavoro.

(1) COM(1999) 564 def., GU C 177 E del 27.6.2000, COM(1999) 566 def., COM(1999) 567 def. (2) GU L 39 del 14.2.1976. (3) COM(2000) 334 def. C 151 E/166 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/191) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3426/00 di Christopher Huhne (ELDR) alla Commissione

(7 novembre 2000)

Oggetto: Aggiornamento delle statistiche economiche degli Stati membri

È la Commissione consapevole dell’importanza che i mercati valutari attribuiscono attualmente ai dati relativi a produzione, posti di lavoro, redditi da lavoro e produttività, alla luce del dibattito sulla «nuova economia»? Tenendo conto di tale aspetto, potrebbe la Commissione fornire una tabella che per ogni Stato membro illustri in dettaglio la periodicità, i ritardi rispetto alle scadenze previste e il lasso di tempo medio recentemente intercorso tra il periodo preso in considerazione e la pubblicazione dei dati nazionali relativi a produzione, occupazione, produttività e redditi? Quali misure sta inoltre prendendo la Commissione per migliorare tale situazione? Quali impegni sono stati presi dagli Stati membri in ritardo? Intende la Commissione descrivere i poteri di cui dispone per incoraggiare gli Stati membri in ritardo a produrre dati accurati nel rispetto dei tempi? Ritiene la Commissione che i poteri di cui attualmente dispone in tale ambito siano sufficienti?

Risposta fornita dal signor Solbes Mira a nome della Commissione

(22 dicembre 2000)

Attualmente vengono compiuti considerevoli sforzi per migliorare l’attualità dei dati e soddisfare i fabbisogni di un vasto numero di utilizzatori.

Conformemente al sistema europeo dei conti nazionali e regionali nella Comunità (SEC 95), i dati relativi ai principali aggregati dei conti nazionali devono essere pubblicati sia annualmente che trimestralmente. La periodicità delle statistiche economiche associate ai principali aggregati dei conti nazionali ha carattere annuale e trimestrale. Il SEC 95 costituisce la sua base giuridica. Il termine stabilito è di 120 giorni dopo la fine del trimestre di riferimento, quattro mesi dopo la fine dell’anno di riferimento.

Per quanto riguarda l’effettivo ritardo medio di ogni Stato membro, attualmente due Stati membri non elaborano conti nazionali trimestrali (Grecia e Lussemburgo) e l’Irlanda pubblica solamente una serie di dati trimestrali molto limitati e con un considerevole ritardo. Tutti gli altri Stati membri elaborano i dati trimestrali rispettando il termine di pubblicazione stabilito. La politica di pubblicazione dei conti trimestrali varia in ogni Stato membro. Alcuni Stati membri pubblicano solamente una volta i valori trimestrali; altri li pubblicano una seconda volta, con dati più dettagliati. Alcuni Stati pubblicano poco dopo la fine del trimestre un numero limitato di dati relativi a variabili importanti e forniscono più tardi una serie completa di conti trimestrali.

Una tabella inviata direttamente all’onorevole parlamentare e al segretariato generale del Parlamento evidenzia il ritardo medio, i principali aggregati dei conti nazionali in materia di produzione, occupazione (concetto dei conti nazionali), produttività e salari. Il ritardo si riferisce ai primi dati disponibili per ogni paese.

Le misure per migliorare la trasmissione dai dati economici trimestrali comprendono l’applicazione integrale del SEC 95, l’abolizione delle deroghe concernenti la trasmissione dei dati e alcune modifiche al regolamento SEC 95. In tale contesto, la Commissione ha elaborato un piano d’azione, approvato dal Consiglio Ecofin in data 29 settembre 2000 che propone il miglioramento della copertura e dell’attualità dei suddetti indicatori economici.

Tale piano d’azione copre i conti nazionali trimestrali, le statistiche trimestrali della finanza pubblica, le statistiche del mercato del lavoro, le statistiche a breve termine, le statistiche sul commercio estero e la pubblicazione dei dati statistici. La Commissione avvierà i lavori volti a specificare, conformemente al piano d’azione, le modifiche relativi ai regolamenti esistenti in materia di statistica da sottoporre al Consiglio all’inizio del 2001. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/167

(2001/C 151 E/192) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3427/00 di Christopher Huhne (ELDR) alla Commissione

(7 novembre 2000)

Oggetto: Poteri della Commissione nell’ambito dell’abuso di posizione dominante

Qualora la Commissione constati una posizione dominante in un dato mercato, di quali poteri dispone essa per reintrodurvi caratteristiche di concorrenza? Potrebbe la Commissione descrivere quali poteri sono previsti dall’ordinamento degli Stati Uniti per porre termine a una posizione dominante e altresì dichiarare se essa è a favore dell’introduzione di poteri analoghi nella politica di concorrenza dell’UE? In caso negativo, a confronto con gli Stati Uniti, quali sono gli aspetti dell’UE che renderebbero tali poteri superflui?

Risposta del sig. Monti in nome della Commissione

(30 novembre 2000)

Nella normativa comunitaria in materia di concorrenza, la condotta delle imprese in posizione dominante è disciplinata dall’articolo 82 (ex articolo 86) del trattato CE, il quale vieta lo sfruttamento abusivo di una posizione dominante. Non è invece vietato di per sé il fatto di detenere una posizione dominante. L’articolo 82 non conferisce alla Commissione il potere d’intervenire in caso di mancanza di concorrenza, qualora questa sia semplicemente determinata dall’esistenza di una posizione dominante.

La Commissione ha il potere di vietare lo sfruttamento abusivo di una posizione dominante ed esigere di conseguenza che si ponga fine a tale comportamento. A tale scopo, la Commissione può obbligare l’impresa dominante a prendere delle misure concrete. Queste possono comprendere provvedimenti concernenti l’assetto dell’impresa, qualora siano necessari a far cessare effettivamente la violazione. Conformemente al principio della proporzionalità, l’eventuale rimedio deve limitarsi allo stretto necessario per porre termine alla violazione.

Nell’esercizio delle proprie competenze in materia, la Commissione ha imposto, ad esempio, a delle imprese dominanti di cedere partecipazioni di minoranza in imprese concorrenti, che avrebbero consentito loro di avere influenza sulla politica commerciale di queste ultime, loro concorrenti, rafforzando così la propria posizione dominante.

Negli Stati Uniti d’America, la sezione 2 dello Sherman Act vieta la monopolizzazione del mercato e qualsiasi tentativo avente tale finalità. Al pari dell’articolo 82, del trattato CE, la sezione 2 non vieta di per sé la posizione dominante. Il divieto riguarda invece la creazione e il mantenimento di una posizione di monopolio mediante mezzi incompatibili con la concorrenza. I rimedi che i tribunali possono imporre nei casi di monopolizzazione comprendono la dismissione di attività, sempre ché sia necessaria per porre fine alla violazione. In alcuni casi tali dismissioni possono comportare la scissione dell’impresa in questione.

(2001/C 151 E/193) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3429/00 di Manuel Pérez Álvarez (PPE-DE) alla Commissione

(7 novembre 2000)

Oggetto: Sicurezza marittima

In considerazione dell’incidente occorso il 3 ottobre 2000 alla nave gallega Arosa in prossimità della costa irlandese e nel quale 12 persone hanno perso la vita, può la Commissione far sapere se prevede programmi di lotta contro gli incidenti in mare, che si tratti di incidenti di lavoro in senso stretto ovvero di incidenti che comportano la perdita di vite umane a seguito di un naufragio? Si pensa di adottare a breve termine un piano di sensibilizzazione che accresca la sicurezza dei lavoratori del mare? C 151 E/168 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Risposta data dalla sig.ra de Palacio in nome della Commissione

(14 dicembre 2000)

La Commissione è estremamente preoccupata per la perdita di vite umane causata dal naufragio del peschereccio Arosa (che batteva bandiera britannica) al largo delle coste irlandesi. Con lettera dell’8 novembre 2000 la Commissione ha chiesto alle autorità del Regno Unito informazioni in merito all’attuazione, in quel paese, della direttiva 97/70/CE del Consiglio dell’11 dicembre 1997 che istituisce un regime di sicurezza armonizzato per le navi da pesca di lunghezza uguale o superiore a 24 metri (1).

Nel settore della sicurezza marittima esiste beninteso una copiosa normativa comunitaria che disciplina vari aspetti e vari tipi di attività. A seguito dell’incidente occorso alla petroliera Erika, la Commissione ha adottato, il 21 marzo 2000, una comunicazione al Parlamento europeo e al Consiglio (2). La comunica- zione presenta una serie di proposte legislative finalizzate a migliorare la sicurezza nelle attività di trasporto via mare. Una prima iniziativa consiste, da un lato, in provvedimenti diretti a rafforzare le disposizioni delle vigenti direttive in tema di società di classificazione e di controllo da parte dello Stato di approdo, e, dall’altro, nell’adozione di un regolamento sull’introduzione accelerata delle petroliere a doppio scafo. Le prime due proposte sono di natura generale e riguardano tutte le categorie di navi. In una seconda fase, poi, la Commissione proporrà provvedimenti riguardanti la sorveglianza della navigazione, la creazione di una struttura europea per il controllo della sicurezza marittima e la responsabilità da danni alle cose e alle persone in rapporto ai vari soggetti operanti nel settore marittimo. Queste proposte saranno presentate al Parlamento nel dicembre 2000.

Va inoltre ricordato che nel maggio 2000 la Commissione ha proposto una direttiva recante procedure armonizzate per la sicurezza delle operazioni di caricazione e scaricazione delle navi portarinfuse (3) intesa a migliorare la qualità delle operazioni, in modo da evitare i danni strutturali che possono provocare incidenti alle navi.

Va anche ricordato che la Commissione sta preparando una comunicazione sulla formazione e l’assunzione della gente di mare che andrà ad integrare le attuali misure comunitarie di carattere sociale nella navigazione marittima. La comunicazione disciplinerà le questioni connesse all’adeguata formazione della gente di mare che lavora a bordo di navi della Comunità.

Infine, per quanto attiene i provvedimenti diretti a migliorare la salute e la sicurezza dei lavoratori a bordo delle navi da pesca, la Commissione desidera ricordare all’Onorevole parlamentare l’esistenza della direttiva 93/103/CE del Consiglio del 23 novembre 1993 (prescrizioni minime di sicurezza e di salute per il lavoro a bordo delle navi da pesca) (4) e la direttiva 92/29/CEE del Consiglio del 31 marzo 1992 (prescrizioni minime di sicurezza e di salute per promuovere una migliore assistenza medica a bordo delle navi) (5). Tutti gli Stati membri hanno comunicato i provvedimenti nazionali di attuazione di queste due direttive.

Va infine ricordato che, tenuto conto del principio di sussidiarietà, è essenziale che le autorità nazionali competenti vigilino sull’osservanza delle disposizioni nazionali emanate in attuazione delle direttive comunitarie. Solo in questo modo le direttive possono dare un contributo incisivo alla riduzione del numero di incidenti.

(1) GU L 34 del 9.2.1998. (2) Comunicazione della Commissione in materia di sicurezza marittima del trasporto di idrocarburi. COM(2000) 142 def. (3) GU C 311 E del 31.10.2000. (4) GU L 307 del 13.12.1993. (5) GU L 113 del 30.4.1992.

(2001/C 151 E/194) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3433/00 di Cristiana Muscardini (UEN) e Gianfranco Fini (UEN) alla Commissione

(7 novembre 2000)

Oggetto: Alluvione nel Nord Italia

Il maltempo che sta devastando il Nord Italia ha causato decine di morti, centinaia di feriti e migliaia di sfollati, il blocco del traffico su strada e di quello ferroviario, l’isolamento di centinaia di comuni, il rischio di inondazione di fiumi, il crollo di ponti, strade e fabbricati. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/169

Può la Commissione, oltre a varare immediatamente un piano di emergenza e di aiuti, elaborare una direttiva che prescriva alle regioni di trasmettere una carta del rischio idrogeologico, ai fini di una conoscenza dettagliata delle condizioni del suolo di ogni comune?

Risposta data dalla sig. ra Wallström a nome della Commissione

(15 dicembre 2000)

La Commissione deplora i morti, i feriti, gli sfollati e i danni alle infrastrutture e all’ambiente provocati dal maltempo che ha devastato l’Italia settentrionale nell’ottobre 2000.

Quanto agli aiuti di emergenza, invita l’onorevole parlamentare a riferirsi alla risposta data dalla Commissione all’interrogazione orale H-0857/00 formulata dal sig. Ebner nell’ora delle interrogazioni della sessione del novembre 2000 del Parlamento (1) nonché ai suoi interventi nel corso del dibattito sul cambiamento climatico, nella seconda sessione di ottobre, svoltasi il 25 ottobre 2000 (2) e del dibattito sulle inondazioni in Europa, svoltosi durante la sessione di novembre, il 16 novembre 2000 (1).

Nel rispetto del principio di sussidiarietà, e per ragioni di proporzionalità, non spetta alla Commissione elaborare un quadro normativo che prescriva alle regioni di trasmettere carte particolareggiate del rischio idrogeologico per i singoli comuni.

La Commissione ha peraltro seguito attentamente gli sviluppi di tale catastrofe ed ha offerto il proprio aiuto in termini di esperienza e di coordinamento delle squadre nazionali di intervento. In proposito la Commissione rammenta all’onorevole parlamentare che nel settembre 2000 ha adottato una proposta di decisione del Consiglio che istituiva un meccanismo comunitario per il coordinamento degli interventi della protezione civile in caso di emergenza (3), che permetterà di mobilitare le risorse operative ed intervenire rapidamente per aiutare uno Stato membro che affronta una condizione di emergenza.

(1) Dibattiti del Parlamento europeo (novembre 2000). (2) Dibattiti del Parlamento europeo (ottobre 2000). (3) COM(2000) 593 def.

(2001/C 151 E/195) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3436/00 di Generoso Andria (PPE-DE), Stefano Zappalà (PPE-DE), Giuseppe Nisticò (PPE-DE), Vitaliano Gemelli (PPE-DE) e Guido Viceconte (PPE-DE) alla Commissione

(7 novembre 2000)

Oggetto: Bieticoltura

I bacini bieticoli meridionali hanno goduto di aiuti nazionali ai sensi del regolamento comunitario che scade con l’odierna campagna 2000-2001. Gli zuccherifici rimasti operanti (Celano, Foggia, Incoronata, Termoli, Villosar) impiegano tra mano d’opera fissa e stagionale 1600 unità, a cui si aggiungono circa 2000 unità per lavoro indotto

Considerando che, oggettivamente, la produttività è inadeguata (60 q. di zucchero per ettaro) e che, senz’altro, questo dato va migliorato con modifiche di tipo strutturale e, in particolare, con:

a) ricerca di risorse idriche e sviluppo delle tecniche di irrigazione;

b) realizzazione di progetti di miglioramento nel campo agroeconomico;

c) coordinamento e maggiore diffusione delle tecniche moderne.

Non può la Commissione soprassedere alla proposta di modifica del regolamento relativo all’organizza- zione comune dei mercati dello zucchero tendente all’eliminazione dell’aiuto nazionale alla bieticoltura meridionale? C 151 E/170 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Detto aiuto dovrebbe essere mantenuto per altri cinque anni (fino alla campagna 2005/2006), vale a dire il tempo sufficiente per predisporre un progetto specifico nel settore con l’obiettivo di migliorare le condizioni strutturali delle aziende e aumentare la produttività per ettaro di superficie al fine di ottenere un incremento della redditività della coltura.

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione

(12 dicembre 2000)

Fin dal 1968, data in cui è stata istituita l’organizzazione comune di mercato nel settore dello zucchero, l’Italia è stata autorizzata a concedere aiuti nazionali di adattamento al fine di ottimizzare le condizioni di produzione delle barbabietole da zucchero e dello zucchero. Tali aiuti erano intesi segnatamente a migliorare le condizioni strutturali della bieticoltura nelle regioni meridionali.

In linea di massima gli aiuti nazionali sono stati sempre considerati contrari alla lettera e allo spirito degli obiettivi perseguiti con le organizzazioni comuni di mercato nel settore dell’agricoltura. D’altra parte, il fatto che all’Italia sia stata regolarmente rinnovata l’autorizzazione a prorogare la concessione di tali aiuti nel settore saccarifero prova la gravità delle difficoltà strutturali in questione e l’apertura mostrata dal Consiglio, dal Parlamento e dalla Commissione verso la ricerca di migliori condizioni per i bieticoltori direttamente interessati.

Tuttavia l’ultima riforma dell’organizzazione comune di mercato nel settore dello zucchero, adottata nel 1995 con il regolamento (CE) n. 1101/95 del Consiglio, del 24 aprile 1995, recante modifica del regolamento (CEE) n. 1785/81 relativo all’organizzazione comune dei mercati nel settore dello zucchero nonché del regolamento (CEE) n. 1010/86 che stabilisce le norme generali applicabili alla restituzione alla produzione per alcuni prodotti nel settore dello zucchero utilizzati nell’industria chimica (1), prevedeva la concessione all’Italia di una sola ulteriore autorizzazione incentrata sulla situazione più critica della bieticoltura, allo scopo di eliminare progressivamente gli aiuti nazionali di adattamento nel corso dell’attuale regime delle quote di produzione, che termina il 30 giugno 2001.

In seguito il Consiglio, previa consultazione del Parlamento, ha adottato il regolamento (CE) n. 2613/97 del Consiglio, del 15 dicembre 1997, che autorizza il Portogallo a concedere aiuti ai produttori di barbabietole da zucchero e che sopprime ogni tipo di aiuto nazionale a decorrere dalla campagna 2001/2002 (2). Tale regolamento dispone che a decorrere dal 1o luglio 2001 tutti gli aiuti nazionali autorizzati a livello dell’organizzazione comune di mercato nel settore dello zucchero devono essere soppressi. Di conseguenza, la Commissione non ha previsto alcuna nuova misura in linea con i suggerimenti degli onorevoli parlamentari nella sua recente proposta relativa al futuro regime delle quote di produzione e ad altre disposizioni da applicare nel settore saccarifero (3).

(1) GU L 110 del 17.5.1995. (2) GU L 353 del 24.12.1997. (3) COM(2000) 604 def.

(2001/C 151 E/196) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3437/00 di Erik Meijer (GUE/NGL) alla Commissione

(7 novembre 2000)

Oggetto: Evitare le catture casuali di cetacei grazie al rigoroso rispetto ed eventualmente al miglioramento delle vigenti norme di protezione

1. Sa la Commissione che ogni anno migliaia di cetacei, come i delfini, finiscono intrappolati nelle reti da pesca divenendo vittime casuali delle cosiddette «catture accessorie»?

2. Può la Commissione confermare che i cetacei sono protetti dalla Convezione di Berna, dalla Convenzione di Bonn e dalla direttiva sugli habitat (92/43/CE) e sono ripresi nell’allegato I della Convenzione CITES? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/171

3. Sa inoltre la Commissione che negli ultimi dieci anni sono stati finanziati dall’UE venti progetti di ricerca sul problema delle catture accessorie e che, nonostante le prove incontrovertibili della gravità del problema, gli Stati membri continuano a condurre ricerche anziché onorare gli obblighi loro derivanti ai sensi della direttiva sugli habitat?

4. Ricorda la Commissione che il principio 15 della Dichiarazione di Rio de Janeiro sull’ambiente afferma che «al fine di proteggere l’ambiente, gli Stati applicheranno largamente, secondo le loro capacità, il metodo precauzionale. In caso di rischio di danno grave o irreversibile, l’assenza di certezza scientifica assoluta non deve servire da pretesto per rinviare l’abolizione di misure adeguate ed effettive, anche in rapporto ai costi, dirette a prevenire il degrado ambientale»? È noto alla Commissione che taluni Stati membri non applicano ancora detto principio precauzionale nel settore della pesca?

5. È noto alla Commissione che il rapporto annuale 1999 del programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) afferma che «il requisito del successo di ogni iniziativa internazionale, regionale o nazionale in materia di protezione ambientale è un consenso supportato dalla legge», e che gli Stati Uniti d’America e la Nuova Zelanda hanno risolto in gran parte il problema delle catture accessorie di cetacei adottando tale strategia?

6. È disposta la Commissione ad agire affinché il problema delle catture accessorie di cetacei venga effettivamente risolto, ad es. adottando misure nel quadro della politica comune della pesca che rendano impossibili agli operatori tali catture o riducano il fenomeno a dimensioni trascurabili?

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione

(14 dicembre 2000)

1. La Commissione è consapevole del problema delle catture accidentali di mammiferi marini, princi- palmente cetacei di piccole dimensioni, e condivide i timori dell’onorevole parlamentare in merito.

2. La Commissione è perfettamente al corrente degli accordi e delle convenzioni internazionali in materia di protezione e conservazione dei mammiferi marini. La legislazione comunitaria è stata elaborata tenendo conto di tutte le disposizioni previste nel quadro degli accordi e delle convenzioni internazionali sulla conservazione della natura sinora ratificati.

3. Le ricerche svolte, sotto l’egida comunitaria, sulle catture accidentali di mammiferi marini hanno sottolineato l’urgenza del problema. Tuttavia, nessuno degli studi effettuati fornisce conclusioni definitive quanto alle misure da adottare per prevenire o ridurre il numero di catture accidentali o all’importanza relativa del tasso di mortalità rispetto all’entità della popolazione. Sono quindi necessarie ulteriori ricerche.

4. L’adozione del principio precauzionale costituisce un progresso in materia di sviluppo sostenibile ma le strategie, gli strumenti, gli obiettivi e i metodi di valutazione quanto agli ecosistemi marini ed alle attività umane che li sfruttano non sono stati ancora chiaramente definiti. La formulazione esatta dei metodi pratici di applicazione del principio precauzionale costituisce ancor oggi l’oggetto di dibattiti scientifici. L’adozione di misure che garantiscano la sopravvivenza dei mammiferi marini non si limita soltanto ad evitare le interazioni negative fra questi ultimi e la pesca, ma comporta anche la protezione dell’ambiente marino nel suo insieme. Infatti, oltre alle interazioni con i pescatori, esistono numerose altre cause di morte e di arenamento dei cetacei. Sebbene non sia sempre possibile determinarle con assoluta certezza, tali cause comprendono l’inquinamento marino, le perturbazioni acustiche (navigazione, studi sismici, rimozione di relitti di navi, traghetti ad alta velocità, sistemi acustici sviluppati a scopi militari) e la mortalità provocata da epidemie.

5. - 6. La Commissione esaminerà tutte le soluzioni realistiche per alleviare il problema. Tuttavia, prima di adottare nuove leggi, occorre applicare adeguatamente le disposizioni comunitarie esistenti. Gli Stati membri svolgono una funzione di rilievo nella definizione e nell’applicazione delle misure in materia di ambiente e di pesca nonché del loro controllo. In particolare, gli Stati membri  in virtù della direttiva relativa agli habitat (1) debbono applicare le disposizioni degli articoli 11 e 12, paragrafo 4 della medesima in merito alla sorveglianza e al controllo delle attività di pesca connesse alle catture accidentali di cetacei. Gli Stati membri sono tenuti ad applicare tali norme e a garantirne il rispetto. La Commissione ha ricordato agli Stati membri l’obbligo di proporre siti da includere nella rete Natura 2000 per i cetacei di cui all’allegato II della direttiva «habitat». C 151 E/172 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

La normativa comunitaria in materia di pesca già vieta l’utilizzo di reti derivanti e proibisce anche la cattura di mammiferi con reti da circuizione nel quadro della pesca al tonno. E’ inoltre vietato pescare il cicerello nelle regioni in cui esso costituisce un elemento fondamentale della catena alimentare per la vita marina.

La Commissione ritiene utopistico mirare ad una pesca esente da catture accidentali di delfini, mentre un obiettivo da perseguire risolutamente deve essere quello di una pesca che non comporti pericoli per i delfini. A tale scopo, la Commissione ha chiesto al suo comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca di organizzare una riunione nel 2001 sul problema delle catture accidentali di piccoli cetacei. La Commissione ha inoltre chiesto al Consiglio internazionale per l’esplorazione del mare di effettuare al più presto nel corso del 2001 uno studio di carattere generale sulle attività della pesca che si ripercuotono in misura rilevante sui piccoli cetacei, di presentare una valutazione dei rischi che la pesca rappresenta per popolazioni identificate e di esprimersi in merito alle misure correttive da adottare per ridurre l’impatto della pesca.

(1) Direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche  GU L 206 del 22.7.1992.

(2001/C 151 E/197) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3438/00 di Minerva Malliori (PSE) alla Commissione (30 ottobre 2000)

Oggetto: Organismi geneticamente modificati

Stante l’allarme suscitato nell’opinione pubblica dalla recente scoperta di un determinato tipo di granturco geneticamente modificato in alimenti posti in libero commercio negli USA (prodotti delle società Kellogg’s e Taco Bell), essendo tuttavia tale tipo di granturco vietato per il consumo umano, poiché avrebbe la caratteristica di contenere una sostanza insetticida destinata a «proteggere il raccolto», e preso atto che in molti paesi dell’Unione europea è vietata la coltivazione e il commercio di tali prodotti, può la Commissione europea far sapere se i prodotti in questione vengono importati in, e in quali, paesi dell’Unione europea,

se vi vengano effettuati controlli a campione e quale ne sia il grado di efficacia e infine se essa intenda rendere obbligatoria l’etichettatura e istituire un codice deontologico che venga fatto rispettare alle imprese nell’interesse dei consumatori?

Risposta del commissario Byrne a nome della Commissione (11 dicembre 2000)

L’interrogazione concerne la recente scoperta di alcuni alimenti negli Stati Uniti contenenti tracce di una varietà di granoturco geneticamente modificato chiamato «Star Link». Il granoturco Star Link è stato approvato dall’Agenzia americana per la protezione dell’ambiente (EPA) per uso alimentare animale ed industriale, ma non per il consumo umano, data l’incertezza relativa alla sua potenziale allergenicità.

Il granoturco Star Link non è stato approvato per la coltivazione o per l’uso alimentare all’interno dell’Unione, quindi gli alimenti che contengono tracce di granoturco Star Link non possono essere legalmente importati nella Comunità. Gli Stati membri sono responsabili del controllo e dell’ispezione degli alimenti, prodotti importati inclusi. La Commissione non ha ricevuto alcuna informazione da parte degli Stati membri che suggerisca che tracce di granoturco Star Link siano state trovate in prodotti importati.

Le norme per l’etichettatura sono applicabili ai prodotti alimentari geneticamente modificati (GM) che sono stati approvati per la commercializzazione, in conformità con il regolamento (CE) n. 258/97 del Parlamento e del Consiglio del 27 gennaio 1997, sui nuovi prodotti e i nuovi ingredienti alimentari (1). La Commissione non ritiene opportuno etichettare prodotti che non hanno ottenuto l’approvazione da parte della Comunità.

(1) GU L 43 del 14.2.1997. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/173

(2001/C 151 E/198) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3439/00 di Werner Langen (PPE-DE) alla Commissione

(30 ottobre 2000)

Oggetto: Distillazione di alcol per usi commestibili

Il governo dello stato federale del Rheinland-Pfalz ha comunicato di voler pagare una sovvenzione di un importo di 15 milioni di DM per aumentare la distillazione di alcol per usi commestibili.

Si chiede alla Commissione:

1. La Repubblica federale di Germania ha inviato notifica di tale sovvenzione e, in caso affermativo, quando lo ha fatto?

2. Come deve essere presentata formalmente una tale notifica e qual è la procedura di notifica?

3. Quali sono, in linea di principio, i tempi di decisione in materia a partire dal giorno in cui la notifica perviene alla Commissione?

4. In concreto, quale sarà la decisione della Commissione?

5. Come viene valutata in linea di principio da un punto di vista giuridico una sovvenzione nazionale di questo tipo a completamento di un programma dell’UE?

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione

(21 novembre 2000)

La Commissione sta esaminando una notifica di aiuto di Stato che lo stato federale del Rheinland-Pfalz intende concedere per affrontare i problemi causati da una produzione vinicola superiore alle previsioni, che ha determinato un calo dei prezzi e problemi di magazzinaggio. In aggiunta all’aiuto comunitario, verrebbe concesso un aiuto di Stato destinato a promuovere la distillazione, in base all’articolo 29 del regolamento (CE) n. 1493/1999 del Consiglio, del 17 maggio 1999, relativo all’organizzazione comune del mercato vitivinicolo (1), per un importo totale massimo di 50 DEM/hl. La misura in questione è stata notificata con lettera del 26 settembre 2000, protocollata il 29 settembre 2000.

1. I requisiti formali e la procedura da seguire sono stabiliti nel regolamento (CE) n. 659/1999 del Consiglio, del 22 marzo 1999, recante modalità d’applicazione dell’articolo 93 [adesso articolo 88] del trattato CE (2).

2. Una decisione deve essere adottata entro due mesi. Tale termine inizia a decorrere dal giorno successivo a quello di ricezione di una notifica completa. La notifica è ritenuta completa tale se entro due mesi dalla sua ricezione, o dalla ricezione di ogni informazione supplementare richiesta, la Commis- sione non richiede ulteriori informazioni (cfr. articolo 4, paragrafo 5, del regolamento (CE) n. 659/1999 del Consiglio).

3. Allo stato attuale, la Commissione non si è espressa sul regime di aiuto proposto e non può pertanto indicare quale sarà la sua decisione sul caso specifico.

4. In base alla giurisprudenza della Corte, l’esistenza di un’organizzazione comune di mercato preclude la possibilità di concedere aiuti nazionali nei settori oggetto del regime, salvo che la normativa comunitaria non lo preveda esplicitamente. La Corte ha più volte deliberato che una volta stabilita un’organizzazione comune di mercato, gli Stati membri devono astenersi dall’adottare misure che possono derogare o nuocere a tale organizzazione (3). Il criterio di base per valutare la legittimità delle misure nazionali è stabilire se l’esercizio del potere residuo degli Stati membri interferisca o possa interferire sul corretto funzionamento dell’organizzazione comune di mercato. La Commissione si atterrà a questo principio per valutare l’aiuto di Stato in questione.

(1) GU L 179 del 14.7.1999. (2) GU L 83 del 27.3.1999. (3) Cfr. ad esempio causa 111/76 Officier van Justitie v Van den Hazel (1977) Racc. 901; causa 177/78 Pigs and Bacon Commission v McCarren (1979) Racc. 2161; causa 190/73, Van Haaster, (1974) Racc. pag. 1123). C 151 E/174 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/199) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3455/00 di Erik Meijer (GUE/NGL) alla Commissione

(7 novembre 2000)

Oggetto: Disincentivazione del turismo intra-UE determinata da inattese disposizioni in materia di pro- prietà privata (caso di Manchester)

L’interrogante ha recentemente ricevuto un reclamo da parte di un cittadino olandese che è stato protagonista la scorsa estate di una curiosa quanto spiacevole esperienza. Trovandosi in vacanza a Manchester, aveva posteggiato la propria auto sulla pubblica via (Princess Street) in una zona che non recava alcuna visibile segnalazione di divieto di sosta, ma che è poi risultata essere un’area privata di proprietà della società di vigilanza Checquemade Securuty. La società in questione procede regolarmente alla rimozione delle autovetture parcheggiate in quella zona, ma può essere raggiunta solo durante i giorni feriali nell’orario d’ufficio. Nel caso citato è stato possibile «riscattare» l’autovettura (per 180 sterline) solo prolungando il soggiorno a Manchester. Chi ha assistito al fatto ha riferito che tale pratica, ad essi ben nota, viene qualificata dalla gente come «furto in pieno giorno». Per contro, la polizia locale ha fatto sapere che tale prassi è da ritenersi legale. L’episodio ha provocato sconcerto e indignazione nel turista, che ben difficilmente sarà disposto a far ritorno in quella città.

In relazione alla vicenda descritta, si chiede:

1. Concorda la Commissione con l’interrogante nel ritenere che, se è vero che nell’Unione europea spetta alle autorità locali, regionali e nazionali disciplinare tali situazioni nel territorio di propria competenza, è anche vero che in casi come quello descritto il visitatore proveniente da altre aree geografiche può avere spiacevoli sorprese e subire danni inattesi, e che tutto ciò non fa che provocare incertezza in chi compie visite in luoghi di cui non conosce le disposizioni regolamentari?

2. Giudica la Commissione tali pratiche compatibili con l’obiettivo di promozione del turismo intra-UE?

3. È disposta la Commissione ad adoperarsi affinché sia le disposizioni regolamentari emanate dai pubblici poteri sia i regolamenti speciali adottabili da soggetti privati non riconoscibili come tali, che rischino di provocare ai visitatori esterni spiacevoli sorprese, siano passati in rassegna di concerto con le autorità competenti per verificare se occorra procedere ad adattamenti o armonizzazioni?

4. Qual è il contributo che la Commissione pensa di poter apportare al miglioramento dell’informazione dei turisti per evitare che, nel corso delle loro visite ad altri Stati, divengano vittime di situazioni normative imprevedibili quanto incomprensibili?

Risposta del sig. Liikanen in nome della Commissione

(12 dicembre 2000)

La questione della definizione e dell’applicazione delle norme e dei regolamenti in materia di parcheggio e simili rientra nelle competenze dei singoli Stati membri in base al principio di sussidiarietà. Sebbene per questo motivo sia difficile per i visitatori essere a conoscenza di tutte le norme locali, la Commissione non intende studiare, né ha l’autorità per farlo, la necessità di adeguare ed armonizzare tali norme nel contesto del turismo. Essa ritiene che una simile situazione abbia un impatto non quantificabile sul turismo europeo in genere anche se in taluni casi specifici possa dare adito a problemi.

Da recenti studi della Commissione sulla gestione integrata della qualità (Integrated Quality Management IQM) delle destinazioni turistiche rurali, costiere ed urbane è emerso che le persone viaggiano per vedere e conoscere la diversità europea, ma che è altresi’ importante fornire agli ospiti sufficienti informazioni a livello locale per renderne il soggiorno gradevole. La Commissione garantisce una ampia diffusione dei risultati di tali studi volti a fornire uno strumento di gestione per i responsabili dello sviluppo turistico a livello locale. Sintesi delle raccomandazioni sull’attuazione di un approccio IQM in ogni tipo di destina- zione sono disponibili in tutte le lingue della Comunità.

La Commissione sta attualmente sostenendo il lavoro di quattro sottogruppi del comitato consultivo per il turismo, formato da esperti nominati dagli Stati membri, uno dei quali esamina specificamente i fabbisogni 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/175

informativi e la trasmissione delle informazioni nel contesto del turismo. La relazione sullo stato di avanzamento del seguito dato alle conclusioni del Consiglio relative al «Turismo ed occupazione» (1) si basa sulle risultanze provvisorie di detti gruppi. La relazione è stata adottata recentemente ed è disponibile sulla home page web della Commissione.

(1) COM(2000) 696 def.

(2001/C 151 E/200) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3456/00 di Cecilia Malmström (ELDR) alla Commissione

(7 novembre 2000)

Oggetto: Amalgama dentario

Negli ultimi anni le questioni ambientali e di sanità pubblica hanno acquistato una crescente rilevanza nell’ambito della legislazione dell’UE. Inoltre, il Consiglio europeo di Cardiff del giugno 1998 decideva di intensificare l’impegno per integrare la tutela ambientale e lo sviluppo sostenibile in tutti i settori di attività dell’Unione. La Commissione europea prevede di presentare quest’anno una proposta che definisca una strategia in materia di sostanze chimiche da adottare alla luce di detti sviluppi.

Ciò premesso, comprenderanno i lavori della Commissione in detto settore anche una proposta su una normativa comunitaria relativa all’utilizzo di amalgama dentario?

Ovvero ritiene la Commissione che la questione del mercurio in generale e dell’amalgama dentario in particolare dovrebbe essere risolta a livello nazionale ferma restando la possibilità per gli Stati membri di notificare alla Commissione eventuali divieti emanati a livello nazionale?

Risposta del sig. Liikanen a nome della Commissione

(9 gennaio 2001)

Allo scopo di minimizzare i rischi per la salute umana e per l’ambiente connessi all’impiego di mercurio la Comunità studia da molto tempo la questione dei prodotti contenenti questa sostanza ed ha adottato varie direttive in materia. (1) Alla luce di nuove prove scientifiche la legislazione relativa al mercurio viene riveduta costantemente per tenere conto dei rimanenti rischi potenziali. La recente proposta di direttiva sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (COM(2000) 347 def. del 13 giugno 2000) prevede una graduale eliminazione del mercurio nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, ad eccezione di alcuni casi.

1. La questione specifica dell’amalgama di scarto da odontoiatria è stata affrontata con la decisione 2000/532/CE che sostituisce la decisione 94/3/CE della Commissione che istituisce un elenco di rifiuti conformemente all’articolo 1, lettera a) della direttiva 75/442/CEE del Consiglio relativa ai rifiuti e la decisione 94/904/CE del Consiglio che istituisce un elenco di rifiuti pericolosi ai sensi dell’articolo 1, paragrafo 4, della direttiva 91/689/CEE relativa ai rifiuti pericolosi. Questa decisione include la voce «amalgama di scarto da odontoiatria», che è considerato un rifiuto pericoloso e deve pertanto conformarsi alle prescrizioni della direttiva 91/689/CEE relativa ai rifiuti pericolosi. Ciò rappresenta un modo per minimizzare il rilascio di mercurio nell’ambiente evitando lo smaltimento di questi rifiuti tramite i sistemi di raccolta dei rifiuti nei laboratori e nelle cliniche.

2. Per quanto riguarda l’impiego di amalgama dentario la Commissione, in stretta cooperazione con gli Stati membri e con altri interessati, segue attentamente lo sviluppo di sostituti del mercurio nell’amalgama dentario e il loro impatto sulla salute.

3. Se gli Stati membri intendono introdurre regolamentazioni più rigide sul mercurio in un settore coperto dalla legislazione comunitaria in base all’articolo 95 del trattato, essi lo possono fare solo alle condizioni e conformemente alle disposizioni di notifica stabiliti da questo articolo. Per quanto riguarda i C 151 E/176 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

settori non armonizzati o i settori oggetto di provvedimenti comunitari in base all’articolo 175 del trattato, le misure progettate devono essere notificate conformemente a quanto prescritto dalla direttiva 98/34/CE del 22 giugno 1998, se si tratta di regolamentazioni tecniche che rientrano nell’ambito di tale direttiva.

(1) Direttiva 91/157/CEE del Consiglio relativa alle ed agli accumulatori contenenti sostanze pericolose: modificata dalla direttiva 98/101/CE; direttiva 82/176/CEE del Consiglio concernente i valori limite e gli obiettivi di qualità per gli scarichi di mercurio del settore dell’elettrolisi dei cloruri alcalini; direttiva 89/677/CEE del Consiglio recante ottava modifica della direttiva 76/769/CEE concernente il ravvicina- mento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative degli Stati Membri relative alle restrizioni in materia di immissione sul mercato e di uso di talune sostanze e preparati pericolosi; direttiva 2000/53/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai veicoli fuori uso nonché la direttiva 94/62/CE del Parlamento europeo e del Consiglio sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.

(2001/C 151 E/201) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3461/00 di Chris Davies (ELDR) alla Commissione

(8 novembre 2000)

Oggetto: Comunicazione sui bambini

A seguito degli annunci fatti dal Commissario Vitórino circa un anno fa su un’eventuale «comunicazione sui bambini», può la Commissione dichiarare se intenda o meno pubblicare tale documento?

In caso contrario, perché no?

Risposta della commissaria Diamantopoulou a nome della Commissione

(5 gennaio 2001)

L’Onorevole parlamentare fa riferimento all’affermazione fatta dal commissario responsabile per la giustizia e gli affari interni, durante il dibattito parlamentare svoltosi nel novembre 1999, in occasione della celebrazione del decimo anniversario della convenzione delle Nazioni unite sui diritti del fanciullo. Così come risulta dal verbale del dibattito, durante la seduta di apertura, il commissario ha affermato che la Commissione avrebbe preso in considerazione l’idea di pubblicare una comunicazione sui bambini, ed ha concluso dicendo: «per quanto riguarda le politiche settoriali, prenderò in considerazione la proposta di una comunicazione al riguardo che deve essere per definizione una comunicazione orizzontale».

La Commissione ritiene che tale dichiarazione non conduce alla conclusione che la Commissione si è impegnata a pubblicare una comunicazione sui diritti dei bambini.

Bisogna inoltre menzionare che gli Stati membri restano ancora in gran parte competenti per azioni relative ai bambini, dato che il trattato CE non comporta una base giuridica che permetta alla Comunità di proteggere i diritti dei bambini in termini che vanno al di là del quadro esistente.

(2001/C 151 E/202) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3462/00 di Laura González Álvarez (GUE/NGL) alla Commissione

(8 novembre 2000)

Oggetto: Linea di alta tensione sui monti di Riaño (Castiglia e León  Spagna)

Il progetto di linea di alta tensione sui monti di Riaño, previsto nel parco regionale «Picos de Europa», può danneggiare varie zone destinate alla protezione della natura: il parco regionale, la zona speciale di conservazione (Rete Natura 2000), la zona di protezione speciale per gli uccelli (direttiva 79/409/CEE) e l’area di applicazione del piano di recupero dell’orso bruno. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/177

E’ a conoscenza la Commissione di tale progetto?

Quali azioni può adottare la Commissione per garantire la corretta applicazione delle direttive 92/43/CEE (1), 79/409/CEE (2) e 85/337/CEE (3) in materia?

(1) GU L 206 del 22.7.1992, pag. 7. (2) GU L 103 del 25.4.1979, pag. 1. (3) GU L 175 del 5.7.1985, pag. 40.

Risposta data dalla sig.ra Wallström a nome della Commissione

(5 dicembre 2000)

La Commissione è a conoscenza dei fatti citati dall’onorevole parlamentare relativamente al progetto in oggetto. Una denuncia recentemente pervenuta in materia è stata registrata ed è attualmente all’esame.

In qualità di custode dei trattati la Commissione prenderà i provvedimenti necessari a garantire che le direttive 79/409/CEE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici, 92/43/CEE, relativa alla conser- vazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche e 85/337/CEE, concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati sull’ambiente, modificata dalla direttiva 97/11/CE (1), siano rispettate nel caso in presenza.

(1) GU L 73 del 14.3.1997.

(2001/C 151 E/203) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3463/00 di Laura González Álvarez (GUE/NGL) alla Commissione

(8 novembre 2000)

Oggetto: Concentrazione di metalli nel fiume Guadalquivir (Andalusia  Spagna)

Due anni dopo la fuoriuscita di residui tossici della miniera di Aznalcollar, una relazione elaborata dall’Università centrale di Barcellona e diffusa da «Ecologistas en Acción» rivela un’alta concentrazione di metalli nel fiume Guadalquivir e una presenza degli stessi nella zona che supera ampiamente i limiti stabiliti dalla legislazione comunitaria.

E’ a conoscenza la Commissione di tale relazione?

Non ritiene la Commissione che, vista tale situazione, le autorità spagnole debbano adottare con urgenza misure volte a garantire la sanità pubblica, il mantenimento dell’ecosistema dell’estuario e le possibilità di sviluppo economico e turistico della zona?

Risposta data dalla sig.ra Wallström a nome della Commissione

(15 dicembre 2000)

La Commissione non è a conoscenza della relazione dell’Università centrale de Barcellona cui fa riferimento l’onorevole parlamentare, relativa alla concentrazione di metalli nel fiume Guadalquivir, in Andalusia.

È disposta ad esaminare il contenuto di tale relazione, per determinare se nel caso in presenza sia stata pienamente rispettata la normativa comunitaria applicabile.

Alla Commissione risulta che le autorità spagnole hanno preso provvedimenti per limitare e riparare i danni causati dall’incidente della miniera di Aznalcollar, al fine dir garantire la conservazione del parco nazionale di Doñana. C 151 E/178 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/204) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3466/00 di Erik Meijer (GUE/NGL) alla Commissione

(8 novembre 2000)

Oggetto: Vendita di carne e latte proveniente da mucche affette da sindrome da deperimento

1. Sa la Commissione che nei Paesi Bassi la carne e il latte delle mucche colpite da una particolare sindrome da deperimento  mucche che dopo essere state vaccinate contro l’influenza subiscono un dimagrimento e sviluppano successivamente tumori, infezioni da funghi, disturbi della fertilità, infiamma- zioni alle articolazioni e alle mammelle  sono immessi in commercio nonostante che il fenomeno sia segnalato da 7000 agricoltori e che il ministero per l’agricoltura, la protezione della natura e la pesca abbia identificato 350 aziende interessate da tale fenomeno?

2. Come è possibile che le carni provenienti da vacche colpite da tale patologia siano state autorizzate per il consumo umano e che l’industria interessata e i servizi ispettivi non si siano attivati per dare informazioni al pubblico?

3. Cosa sta facendo o cosa ha già fatto la Commissione per scongiurare l’eventuale ulteriore diffusione di carne e latte di questo tipo presso i consumatori? Fonte: Netwerk, programma di attualità della televisione olandese del 19 ottobre 2000.

Risposta data dal sig. Byrne a nome della Commissione

(20 dicembre 2000)

La Commissione desidera attirare l’attenzione dell’on. parlamentare alle risposte fornite alle interrogazioni scritte P-768/00 dell’on. de Roo (1), P-788/00 dell’on. Thyssen (2) e P-1410/00 dell’on. de Roo (3), in cui si forniscono informazioni sull’approccio che la Commissione segue in relazione al problema delle mucche affette da sindrome da deperimento.

Come menzionato in queste risposte, l’ufficio alimentare e veterinario della Commissione ha eseguito controlli in loco nei Paesi Bassi il 2-4 maggio 2000. Il rapporto (4) è stato presentato al Parlamento e pubblicato su Internet conformemente alla prassi normale. Esso faceva notare che sussistono ancora incertezze sull’origine del problema e sulla sua entità. Formulava diverse raccomandazioni in relazione alle quali le autorità dei Paesi Bassi hanno adottato diverse azioni che sono state presentate e discusse in una recente riunione del comitato permanente veterinario.

Dalle più recenti informazioni fornite dai Paesi Bassi risulta che sono state e sono tuttora effettuate indagini sull’origine e sui rischi potenziali legati alla sindrome da deperimento dei bovini. I risultati di tali indagini non forniscono nessuna indicazione di rischi specifici per la sanità pubblica e fanno anche pensare che tale fenomeno sia cessato. Dette informazioni segnalano che il latte e le carni dei capi sospetti sono stati esclusi dalla filiera alimentare come prescritto dalla normativa comunitaria.

La Commissione non è a conoscenza di informazioni recenti che facciano pensare che le norme summenzionate non vengano rispettate.

I risultati delle indagini condotte nei Paesi Bassi sono all’esame dell’appropriato comitato scientifico.

La Commissione continua quindi a seguire con attenzione la situazione tenendo conto delle informazioni fattuali relative al fenomeno, delle conoscenze scientifiche, delle disposizioni della normativa comunitaria e del parere degli esperti.

(1) GU C 26 E del 26.1.2001, pag. 109. (2) GU C 26 E del 26.1.2001, pag. 109. (3) GU C 103 E del 3.4.2001. (4) Documento DG SANCO/1169/2000-MR def. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/179

(2001/C 151 E/205) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3467/00 di Robert Sturdy (PPE-DE) alla Commissione

(30 ottobre 2000)

Oggetto: Livelli legali degli indennizzi per la peste suina

La regione orientale del Regno Unito è attualmente vittima di una prolungata epidemia di peste suina classica. Gli allevatori di suini le cui aziende non hanno subìto contagi, ma sono situate entro un determinato raggio da un’azienda colpita, si trovano in una cosiddetta zona di esclusione e non possono commercializzare i loro capi. Quando questi animali diventano troppo grandi, devono essere abbattuti per motivi connessi al benessere degli animali, e per i produttori obbligati a prendere tali misure è previsto un indennizzo.

Può la Commissione confermare la dichiarazione fatta all’interrogante da un funzionario della stessa Commissione, Joachim Heine, secondo cui la Commissione potrebbe approvare qualsiasi proposta del Regno Unito volta a compensare i produttori per un valore massimo equivalente a quello di mercato per ogni suino abbattuto nella zona di esclusione per motivi legati al benessere degli animali?

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione

(1o dicembre 2000)

Per una misura del tipo indicato dall’onorevole parlamentare, l’aiuto di Stato deve essere valutato in base al disposto della sezione 11.4 degli orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato nel settore agricolo (1). Questa sezione stabilisce le condizioni per la compatibilità degli aiuti destinati alla lotta contro le epizoozie e le fitopatie con tali orientamenti e con l’articolo 87, paragrafo 3, lettera c, (ex articolo 92) del trattato CE. In base a dette norme, e a patto che siano soddisfatte tutte le altre condizioni, può essere concesso un indennizzo per un importo massimo pari al normale valore degli animali macellati. Tuttavia, deve essere esclusa la possibilità di compensazione eccessiva delle perdite.

Il 18 ottobre 2000, la Commissione ha approvato il Regime concernente il benessere dei suini (eliminazione), deciso dal Regno Unito, che reca il numero di aiuto di Stato NN 95/2000. Dall’esame della notifica trasmessa dalle autorità britanniche è risultato che detto regime soddisfa tutte le condizioni suindicate e può pertanto fruire dalla deroga prevista all’articolo 87, paragrafo 3, lettera c, del trattato CE. Quanto all’indennizzo del valore dei suini macellati a fini di benessere degli animali nella zona di protezione, la Commissione ha autorizzato la concessione ai suinicoltori di contributi forfettari pari a 10 £ per suino per le mandrie composte da animali che in media non superano i 45 kg di peso vivo, 30 £ per suino per le mandrie composte da animali che hanno un peso medio compreso tra 46 kg e 100 kg e di 50 £ per suino per le mandrie composte da animali che superano in media i 100 kg. Questi sono gli importi che le autorità britanniche hanno presentato alla Commissione per approvazione.

(1) GU C 28 del 1.2.2000.

(2001/C 151 E/206) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3468/00 di Daniel Varela Suanzes-Carpegna (PPE-DE) alla Commissione

(30 ottobre 2000)

Oggetto: L’industria cantieristica europea

L’associazione europea dei cantieri ha presentato formalmente una protesta alla Commissione europea per protestare contro le pratiche di sovvenzione e di concorrenza sleale della Corea del Sud nel settore navale.

Ritiene la Commissione che tale ricorso abbia i requisiti necessari per poter denunciare la Corea del Sud all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC)? C 151 E/180 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

In caso affermativo, la Commissione potrebbe rendere noto quando intende procedere con il ricorso e agire di conseguenza in seno all’OMC allo scopo di sanzionare e porre fine alle pratiche coreane di sovvenzione e di dumping a difesa dei legittimi interessi dell’industria cantieristica europea?

La Commissione potrebbe fornire informazioni in merito alle varie fasi della procedura in seno all’OMC?

Risposta data dal sig. Lamy a nome della Commissione

(22 novembre 2000)

Il 24 ottobre 2000, il comitato delle associazioni dei costruttori navali dell’Unione Europea (CESA) ha presentato una denuncia ai sensi del Regolamento (CE) n. 356/95 del Consiglio, del 20 febbraio 1995, in materia di barriere commerciali, che modifica il regolamento (CE) n. 3286/94 che stabilisce le procedure comunitarie nel settore della politica commerciale comune al fine di garantire l’esercizio dei diritti della Comunità nell’ambito delle norme commerciali internazionali, in particolare di quelle istituite sotto gli auspici dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) (1), al fine di eliminare alcune pratiche commerciali causate dalle sovvenzioni accordate dalla Corea alla costruzione di navi mercantili che influiscono negativamente sulle vendite comunitarie delle stesse. La questione sollevata nella denuncia rappresenta da anni un problema irrisolto nell’ambito delle relazioni bilaterali tra la Comunità e la Corea.

Spetta alla Commissione decidere entro 45 giorni se iniziare o meno un procedimento comunitario di esame e quindi pubblicare un avviso sulla Gazzetta ufficiale. Il procedimento di esame può durare cinque mesi e, sulla base delle risultanze dell’inchiesta, la Commissione può decidere di ricorrere al dispositivo di risoluzione delle controversie dell’OMC. In tal caso, la Comunità chiederà prima di avviare le consultazioni con la Corea al fine di trovare una soluzione adeguata. Se, trascorsi 60 giorni dalla richiesta di consultazioni, non si dovesse raggiungere nessun accordo, la Comunità può richiedere la creazione di un gruppo di esperti.

(1) GU L 41 del 23.2.1995.

(2001/C 151 E/207) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3472/00 di John Bowis (PPE-DE) alla Commissione

(8 novembre 2000)

Oggetto: Monitoraggio dell’Osservatorio per la salute

Quale tipo di monitoraggio intende effettuare l’Osservatorio per la salute in relazione all’epilessia, al morbo di Parkinson e ad altre disfunzioni neurologiche?

Risposta del sig. Byrne a nome della Commissione

(14 dicembre 2000)

Il presente programma d’azione di sorveglianza della salute e il futuro programma d’azione sulla sanità pubblica intendono elaborare e rendere disponibili serie di dati e indicatori della sanità pubblica adeguati, attendibili e comparabili al fine di riferire in merito alla situazione della sanità nella Comunità. La Commissione prevede che le condizioni neurologiche rientreranno nel sistema europeo di sorveglianza della salute quando quest’ultimo entrerà in funzione.

Un progetto dal titolo «Sorveglianza delle malattie neurologiche in Europa» è già stato ultimato e la Commissione trasmetterà all’onorevole parlamentare e al Segretariato del Parlamento copia della relazione al rigurado. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/181

(2001/C 151 E/208) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3480/00 di Rosemarie Müller (PSE) alla Commissione

(10 novembre 2000)

Oggetto: Anno europeo delle lingue  termini per le domande di finanziamento di progetti

L’8 settembre 2000 sono state pubblicate sulla Gazzetta ufficiale le informazioni per le attività previste nel quadro del programma «Anno europeo delle lingue». Le domande di sussidi per manifestazioni da effettuarsi prima del 30 giugno 2001 dovevano essere presentate entro il 2 ottobre 2000. Erano cioè disponibili appena quindici giorni lavorativi per ottenere dai coordinatori nazionali i formulari di domanda e le necessarie informazioni, compilare i formulari stessi e inviarli in tempo utile. A giudizio dell’interro- gante, un termine così breve non è accettabile. Specialmente le piccole organizzazioni, che si avvalgono di pochi collaboratori spesso non retribuiti, sono chiaramente svantaggiate. Un termine così breve ha forse lo scopo di limitare il più possibile il numero delle domande? La Commissione trova giustificabile un termine così ristretto? Come si può spiegare ai cittadini la fissazione di termini tanto brevi?

Risposta dal Commissario Reding a nome della Commissione

(12 dicembre 2000)

La Commissione ricorda che la decisione del Parlamento e del Consiglio che istituisce l’Anno europeo delle lingue è stata adottata il 17 luglio 2000 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 14 settembre 2000 (1). La proposta di decisione era stata approvata dalla Commissione il 13 ottobre 1999 (2).

L’invito a presentare proposte è stato quindi pubblicato il più rapidamente possibile. La Commissione prevede il finanziamento di un totale di 150 progetti, per i quali le date di scadenza per la presentazione delle domande sono il 2 ottobre 2000 e il 15 febbraio 2001.

La Commissione, pur essendo consapevole del fatto che il termine del 2 ottobre 2000 lasciava relativa- mente poco tempo per la preparazione dei progetti, ha comunque dovuto fissare tale data per permettere il finanziamento di progetti che iniziano nel corso del primo semestre. Nonostante la scadenza ravvicinata, alla Commissione sono pervenute 250 proposte di progetti.

La Commissione ricorda che un secondo termine di presentazione delle domande è previsto per il 15 febbraio 2001, per i progetti che avranno inizio a partire dal 1 giugno 2001.

(1) Decisione n. 1934/2000/CE  GU L 232 del 14.9.2000. (2) COM(1999) 485 def.

(2001/C 151 E/209) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3483/00 di Heidi Hautala (Verts/ALE) alla Commissione

(10 novembre 2000)

Oggetto: Codice di condotta per i produttori di tamponi vaginali

Per ridurre al minimo il rischio della sindrome da shock tossico connessa all’uso di tamponi, il Parlamento europeo ha chiesto a più riprese alla Commissione di predisporre una legislazione europea o un codice di condotta volontario. Tale richiesta, inizialmente presentata dalla commissione per le petizioni del Parlamento europeo già nel 1996, è stata ribadita in una risoluzione approvata nel 1999 sullo stato di salute delle donne nell’Unione europea.

La Commissione europea e l’EDANA hanno concluso un codice di condotta volontario per i tamponi vaginali nel giugno 1999. Può la Commissione  alla luce del testo adottato e del contenuto della lettera inviata dal Direttore generale responsabile il 21 dicembre 1999  precisare come verrà attuato e controllato il codice in questione? Quali azioni legali si possono intentare qualora produttori e importatori (non) EDANA immettano sul mercato interno prodotti non conformi? C 151 E/182 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Può la Commissione spiegare i motivi che l’hanno indotta ad accettare un periodo di transizione di due anni affinché l’industria possa applicare il codice in vigore dal 1o gennaio 2000? Può la Commissione chiarire se questo codice di condotta volontario si applica anche ai tamponi esportati verso paesi terzi, compresi i paesi candidati all’adesione all’Unione europea? In caso negativo, quali misure intende adottare per tutelare dalla sindrome da shock tossico anche le donne al di fuori dei confini dell’Unione europea?

L’obiettivo principale del codice di condotta volontario è di informare e proteggere le donne dalla sindrome da shock tossico. Nel codice è previsto l’obbligo per l’importatore e/o produttore di tamponi di inserire un’avvertenza sulla confezione qualora i tamponi contengano cotone geneticamente modificato? In caso negativo, nell’interesse della libera scelta del consumatore e quale misura precauzionale, intende la Commissione avviare un’iniziativa che renda obbligatoria una siffatta etichettatura?

Risposta del commissario Byrne, a nome della Commissione

(22 dicembre 2000)

In risposta ai rischi connessi con la sindrome da shock tossico e ai timori espressi dal Parlamento, la Commissione ha avuto numerosi contatti con i produttori di tamponi vaginali al fine di esplorare la possibilità di stabilire misure di autoregolamentazione per risolvere il problema. Di conseguenza nel giugno 1999, l’associazione europea dei nontessuti e dei monouso (EDANA) ha adottato un codice di condotta volontario per l’utilizzo di tamponi mestruali.

In virtù della direttiva 92/59 CEE del Consiglio, del 29 giugno 1992, relativa alla sicurezza generale dei prodotti (1), l’applicazione dei codici di condotta fa parte dei criteri da utilizzare per valutare la conformità di un prodotto ai criteri di sicurezza generali in assenza di norme specifiche. La Commissione ha quindi presentato tale codice agli Stati membri responsabili per l’applicazione di tale direttiva, quale norma per la valutazione degli aspetti relativi alla sicurezza.

I diversi tipi di azione legale a disposizione delle autorità sono regolati dalla legislazione nazionale che recepisce la direttiva, ma devono essere basati sugli esempi fatti nell’articolo 6 della direttiva: verifiche del prodotto, prelievo di campioni, avvertenze, divieti temporanei di vendita o persino ritiro del prodotto dal mercato.

Il periodo di transizione di due anni per l’attuazione del codice di condotta è necessario per permettere ai produttori di conformarsi agli aspetti pratici del codice. Essi devono etichettare la confezione di tamponi e assicurarsi inoltre della sostituzione totale dei prodotti non etichettati con le confezioni etichettate prima della fine di tale periodo. Si ritiene che oltre il 90 % di tutti i tamponi in vendita attualmente nella Comunità sia conforme ai criteri richiesti.

La Comunità non può stabilire condizioni per l’immissione sul mercato di prodotti in paesi terzi, poiché ciò è di competenza di tali paesi. I paesi candidati stanno tuttavia attuando la legislazione comunitaria e quindi la direttiva relativa alla sicurezza generale dei prodotti. E’ pertanto probabile che nel lungo termine tale codice di condotta avrà un effetto anche su tali paesi.

La questione dei tamponi contenenti cotone geneticamente modificato non è legata alla sindrome da shock tossico e quindi non fa parte del dibattito tra la Commissione e l’EDANA relativo al codice di condotta. La Commissione è al corrente dei timori che ciò ha sollevato e attualmente sta valutando gli organismi geneticamente modificati (OGM) in questione in un modo più generale. Qualsiasi eventuale ulteriore misura dipenderà dall’esito di tali valutazioni.

(1) GU L 228 dell’11.8.1992. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/183

(2001/C 151 E/210) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3497/00 di Raina Echerer (Verts/ALE) alla Commissione

(6 novembre 2000)

Oggetto: Autorizzazione dei singoli Stati membri a fare entrare in funzione impianti nucleari del tipo di Temelin

Il ministro tedesco per l’ambiente ha dichiarato che, ai sensi della legislazione attualmente vigente in Germania, l’impianto nucleare di progettazione sovietica situato a Temelin, nella Repubblica ceca, non supererebbe i test studiati per valutare la sicurezza delle centrali nucleari.

Infatti, quattro impianti nucleari analoghi di progettazione sovietica presenti nella Germania orientale sono stati chiusi dopo l’unificazione della Germania.

Premesso che non esistono ancora degli standard comunitari uniformi in materia di sicurezza nucleare, potrebbe la Commissione dichiarare se un reattore nucleare del tipo di Temelin sarebbe autorizzato ad entrare in funzione in Germania a norma della legislazione tedesca, in Francia a norma della legislazione francese, nel Regno Unito a norma della legislazione britannica, in Spagna a norma della legislazione spagnola, in Svezia a norma della legislazione svedese, in Finlandia a norma della legislazione finlandese, in Belgio a norma della legislazione belga e nei Paesi bassi a norma della legislazione olandese?

Risposta data dalla sig.ra Wallström in nome della Commissione

(12 dicembre 2000)

Il reattore diventato recentemente operativo e il secondo in fase di completamento della centrale nucleare di Temelin sono del tipo VVER-1000, considerato dal gruppo delle sette nazioni più industrializzate (G7) nel 1992 come suscettibile di essere portato, a costi ragionevoli, ai livelli di sicurezza occidentali ed elencato come tale nell’Agenda 2000. Essi sono quindi molto diversi dai primi quattro reattori della centrale nucleare di Greifswald che sono del tipo VVER 440/230, definito dal G7 e nell’Agenda 2000 come non ammodernabili a costi ragionevoli.

Negli ultimi decenni vi è stata un’evoluzione del sistema di regolamentazione negli Stati membri per garantire un elevato livello di sicurezza nucleare tenendo conto delle diverse culture in materia di regolamentazione nucleare e delle diverse tecnologie applicabili. Tutti i diversi regimi di regolamentazione negli Stati membri hanno un tratto in comune, garantiscono cioè un elevato livello di sicurezza nucleare. Questo è quanto si chiede ai paesi candidati all’adesione.

La responsabilità della sicurezza nucleare incombe allo Stato che ha giurisdizione su un impianto nucleare. Di conseguenza l’autorità ceca di regolamentazione nucleare è l’unica che ha il potere di concedere o rifiutare autorizzazioni relative al sito, alla costruzione, alla messa in servizio, al funzionamento e alla disattivazione di impianti nucleari nella Repubblica ceca. È importante notare in questo contesto che il regime di regolamentazione della Cecoslovacchia è stato riconosciuto dagli esperti internazionali in materia di sicurezza nucleare, compreso un gruppo internazionale per il riesame della regolamentazione dell’A- genzia internazionale dell’energia atomica (IAEA) nel febbraio 2000, come di livello simile a quelli degli Stati membri.

(2001/C 151 E/211) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3506/00 di Piia-Noora Kauppi (PPE-DE) alla Commissione

(10 novembre 2000)

Oggetto: Rete Natura 2000 in Finlandia

Lo scorso giugno la Commissione ha presentato denuncia contro la Finlandia perché la sua proposta per il programma Natura non contiene a sufficienza aree per la protezione degli uccelli. Nella denuncia la Commissione fa riferimento al recente rapporto della Bird Life International sulle più importanti aree ornitologiche in Europa. C 151 E/184 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Può la Commissione far sapere se il rapporto relativo al progetto di ricerca sulle più importanti aree ornitologiche in Europa ha sostituito la direttiva sugli uccelli nella valutazione degli effetti della rete Natura?

Risposta data dalla sig.ra Wallström a nome della Commissione

(14 dicembre 2000)

Secondo quanto disposto dall’articolo 4, paragrafo 1 della direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici (1) gli Stati membri classificano in particolare come zone di protezione speciale i territori più idonei in numero e superficie alla conserva- zione delle specie di uccelli di cui all’allegato 1 della suddetta direttiva, tenuto conto delle necessità di protezione di queste ultime nella zona geografica marittima e terrestre in cui si applica la direttiva.

La Corte di giustizia ha confermato che pur avendo gli Stati membri un certo margine di discrezionalità nella scelta delle ZPS, la classificazione di tali aree è tuttavia soggetta ai criteri ornitologici stabiliti dalla direttiva (cfr. Causa C-355/90 la Commissione c/la Spagna). Ne consegue che il margine di discrezionalità degli Stati membri nella scelta dei territori più idonei ad essere classificati come ZPS non riguarda la giustezza o meno della decisione di classificare come tali i territori che sembrano essere i più idonei in base a criteri ornitologici, ma solo l’applicazione di tali criteri nell’individuazione dei territori più idonei alla conservazione delle specie di cui all’allegato 1 della direttiva. Gli Stati membri sono pertanto tenuti a classificare come ZPS tutti i siti che in base ai criteri ornitologici sembrano essere i più idonei alla conservazione delle specie in questione (Causa C-3/96 la Commissione c/i Paesi Bassi).

La Commissione ritiene che gli inventari delle zone importanti per la fauna avicola, l’ultimo dei quali è stato pubblicato da BirdLife International nel marzo 2000, costituiscano un riferimento scientifico importante per definire gli obblighi degli Stati membri circa la classificazione delle ZPS ai sensi dell’articolo 4 della direttiva 79/409/CEE.

(1) GU L 103 del 25.4.1979.

(2001/C 151 E/212) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3508/00 di Stefano Zappalà (PPE-DE) alla Commissione

(10 novembre 2000)

Oggetto: Parco nazionale del circeo

Premesso che:

 con regio decreto è stato istituito il Parco Nazionale del Circeo negli anni trenta;

 da allora non è stato mai costituito l’Ente Parco, né è stato predisposto ed approvato il relativo Piano di assetto;

 nella zona ricade un’area di alto pregio ambientale, comprendente persistenze archeologiche romane e dei laghi;

 uno di questi laghi, il lago di Paola, viene considerato proprietà privata con forte impegno economico a carico della collettività e senza la dovuta protezione dall’attività dei privati, pur dovendosi ritenere che faccia parte integrante del Parco e rientri tra le acque da definirsi pubbliche;

 una normativa nazionale farraginosa e controversa non chiarisce la situazione nonostante l’area rientri fra quelle di interesse nazionale ed europeo; 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/185

può la Commissione far sapere:

 se ha conoscenza del problema specifico;

 se intende approfondire la tematica;

 se intende verificare il rispetto della normativa europea da parte delle autorità nazionali, anche nell’ambito della più ampia zona comprendente pure le isole pontine e le corrispondenti riserve naturali nell’interesse dell’ambiente, del territorio fortemente antropizzato e delle popolazioni che vivono una situazione incerta sotto ogni punto di vista?

Risposta data dalla sig.ra Wallström a nome della Commissione

(12 dicembre 2000)

Nel caso specifico poiché alcune parti del territorio che rientra nel Parco Nazionale del Circeo sono state proposte come siti d’importanza comunitaria ai sensi della direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (1)e classificate come zone di protezione speciale (ZPS) ai sensi della direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici (2), la normativa comunitaria pertinente è probabilmente da individuare nelle suddette direttive.

Tuttavia, in base alle informazioni fornite dall’onorevole parlamentare, non essendovi elementi sui quali fondare una denuncia per la mancata applicazione della normativa comunitaria, allo stato attuale non è possibile individuare alcuna infrazione.

Per quanto riguarda il fatto che l’Ente Parco non sia mai stato costituito si richiama l’attenzione dell’onorevole parlamentare sul fatto che situazioni di non conformità rispetto alla normativa nazionale hanno rilevanza unicamente per l’ordinamento interno dello Stato membro interessato.

(1) GU L 206 del 22.7.1992. (2) GU L 103 del 25.4.1979.

(2001/C 151 E/213) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3510/00 di Jan Andersson (PSE) alla Commissione

(10 novembre 2000)

Oggetto: Indennità di disoccupazione percepite in un altro Stato membro

La libera circolazione dei cittadini all’interno dell’UE va promossa e applicata a tutte le categorie. Vigono nell’UE disposizioni comuni volte a far sì che un cittadino alla ricerca di un lavoro possa ottenere un’indennità di disoccupazione in un altro Stato membro. Pur essendo imputati al paese di origine, i costi sono amministrati dalle autorità del paese in cui si cerca lavoro. Ogni anno soltanto in Svezia circa 1600 persone presentano una richiesta d’autorizzazione per ricevere l’indennità di disoccupazione in un altro paese dell’UE.

Da un’indagine condotta in Svezia l’anno passato risulta che approssimativamente in un caso su due i disoccupati aventi diritto ad un’indennità di disoccupazione in un altro Stato membro, in virtù della normativa comunitaria, hanno incontrato problemi a riscuotere le somme loro dovute nel paese in cui cercano lavoro.

Ciò premesso, è la Commissione a conoscenza di tale problema e intende prendere misure per fare in modo che in futuro i disoccupati possano percepire la propria indennità di disoccupazione in un altro Stato membro senza difficoltà? C 151 E/186 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Risposta della sig.ra Diamantopoulou a nome della Commissione

(14 dicembre 2000)

Il regolamento1408/71 CEE del Consiglio (1) fornisce norme dettagliate per il coordinamento dei regimi di sicurezza sociale degli Stati membri allorché i lavoratori e i loro familiari si spostano all’interno della Comunità. Le disposizioni dell’articolo 69 del regolamento permettono a un disoccupato, in determinate condizioni, di cercare lavoro in un altro Stato membro conservando il diritto alle indennità di disoccupa- zione nel paese di origine. Nel corso della ricerca del lavoro le indennità di disoccupazione sono versate dall’istituzione dello Stato membro in cui il disoccupato cerca lavoro. L’istituzione dello Stato membro d’origine è tenuta a rimborsare l’ammontare dell’indennità all’istituzione che l’ha versata.

L’Onorevole parlamentare fa capire che gli Stati membri non stanno applicando correttamente tali disposizioni. Tuttavia, la Commissione ha bisogno di ulteriori informazioni per poter determinare se il diritto comunitario non è stato interamente rispettato in un caso particolare.

(1) Ultima versione consolidata: regolamento 118/97 CE, del Consiglio del 2 dicembre 1996, che modifica e aggiorna il regolamento 1408/71 CEE relativo all’applicazione dei regimi di sicurezza sociale ai lavoratori subordinati, ai lavoratori autonomi e ai loro familiari che si spostano all’interno della Comunità e il regolamento 574/72 CEE che stabilisce le modalità di applicazione del regolamento 1408/71 CE-GU L 28 del 30.1.1997.

(2001/C 151 E/214) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3520/00 di Rosa Miguélez Ramos (PSE) alla Commissione

(13 novembre 2000)

Oggetto: Negoziati per gli accordi di pesca con Capo Verde, Brasile, Senegal e Kiribati

L’azione della Commissione per quanto riguarda la conclusione o la proroga degli accordi di pesca con paesi terzi è più che carente. La scadenza dell’accordo con Capo Verde, che comporta il fermo della flotta finora attiva nella zona di pesca marocchina, coinvolge 28 pescherecci comunitari. Il settore della pesca accusa la Commissione di «lasciar morire» gli accordi della Comunità con i paesi africani.

Quali azioni ha intrapreso la Commissione per rinnovare l’accordo con Capo Verde?

Quali informazioni può fornire la Commissione in merito ai contatti con le autorità del Senegal per il rinnovo dell’accordo in vigore che scadrà nel maggio 2001?

Quali iniziative sono in corso per giungere ad un accordo tra la Comunità europea e il Brasile? Quali specie potranno essere pescate e in quali zone?

Quali informazioni può fornire la Commissione in merito ai suoi contatti con il governo di Kiribati per giungere ad un accordo di pesca?

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione

(11 dicembre 2000)

La Commissione ringrazia l’onorevole parlamentare per l’interesse che mostra al rinnovo dei protocolli relativi agli accordi di pesca con Capo Verde e il Senegal ed alle possibilità di concludere accordi con il Brasile e Kiribati.

In proposito, la Commissione ha l’onore di informarla che per quanto riguarda Capo Verde, consapevole dell’importanza di rinnovare il protocollo prima della scadenza, essa ha partecipato  dopo una serie di contatti preliminari  alle tre tornate di negoziati, tenutisi successivamente a Bruxelles il 19 e 20 luglio 2000, a Praia dal 23 al 25 agosto 2000, quindi a Bruxelles il 6 e 7 novembre 2000. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/187

Malgrado i progressi significativi registrati in occasione delle tre tornate di negoziati, in particolare per quel che riguarda le possibilità di pesca e la contropartita finanziaria, non è stato possibile concludere l’accordo. La Commissione infatti, con il pieno consenso degli Stati membri interessati (in particolare della Spagna), non ha potuto accettare la richiesta di Capo Verde di inserire nel protocollo l’obbligo che i pescherecci con palangari di superficie sbarchino le loro catture nel porto di Mindelo. La Commissione si adopera con ogni mezzo affinché tale accordo sia concluso al più presto. Ciò nonostante, Capo Verde non è stato ancora in grado di fissare una nuova data per la ripresa dei negoziati.

Quanto al Senegal, la Commissione, in collaborazione con gli Stati membri, ha dato il via alla preparazione della prima tornata di negoziati in previsione del rinnovo dell’attuale protocollo, che scadrà il 30 aprile 2001. I negoziati dovrebbero essere avviati all’inizio del 2001. In occasione del suo incontro del 19 ottobre 2000 con il ministro senegalese della pesca, il commissario responsabile della pesca ha ribadito l’interesse della Comunità per il mantenimento dei buoni rapporti esistenti con il Senegal nel settore.

Per quanto concerne il Brasile, la Commissione si è impegnata ad esplorare le possibilità di sviluppo della cooperazione bilaterale nel settore della pesca, compresa la questione dell’accesso dei pescherecci comuni- tari alle acque brasiliane. La Commissione ha invitato le autorità brasiliane a Bruxelles per avviare colloqui esplorativi in merito entro la fine dell’anno.

La Commissione sta esaminando la possibilità di un eventuale accordo bilaterale sul tonno con la Repubblica di Kiribati e ne sta analizzando le conseguenze sull’intera regione del Pacifico centro- occidentale.

(2001/C 151 E/215) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3535/00 di Glyn Ford (PSE) alla Commissione (13 novembre 2000)

Oggetto: Libera circolazione dei lavoratori di tutte le categorie

Con riferimento alla risposta della Commissaria Diamantopoulou alla mia interrogazione E-2823/00 (1) sulla libera circolazione dei lavoratori, che sembra indicare che la libera circolazione dei lavoratori si applica all’età minima prevista da ciascuno Stato membro, la Commissione non vorrà confermare che questa disposizione si applica a tutte le categorie nell’Unione europea compresa quella del calcio?

(1) GU C 136 E dell’8.5.2001, pag. 101.

Risposta data dalla sig.ra Diamantopoulou A nome della Commissione (19 dicembre 2000)

Le norme comunitarie sulla libera circolazione dei lavoratori si applicano a tutti i cittadini dell’Unione che hanno raggiunto l’età minima fissata dallo Stato membro ospitante per accedere al suo mercato del lavoro. Ciò vale anche per le attività sportive.

(2001/C 151 E/216) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3542/00 di Torben Lund (PSE) alla Commissione (8 novembre 2000)

Oggetto: Piombo

I vari effetti nocivi del piombo sulla salute umana sono ben documentati sul piano internazionale e riconosciuti anche dall’OMS. Anche gli effetti nocivi sull’ambiente sono descritti a livello internazionale. Il piombo è utilizzato in migliaia di prodotti. Preso a sé, ogni singolo prodotto contenente piombo non sempre rappresenta un grave problema, ma i gravissimi rischi per la salute umana e l’ambiente derivano dalla quantità totale di piombo. C 151 E/188 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Intende la Commissione presentare proposte per un divieto della produzione, della vendita e dell’importa- zione di piombo e di prodotti contenenti piombo?

La proposta in questione dovrebbe eventualmente comprendere tutti i prodotti lavorati contenenti piombo e prevedere un calendario globale per l’eliminazione del piombo con indicazione delle sue varie tappe.

Può la Commissione altresì far sapere quali divieti e limitazioni esistono nell’attuale legislazione in materia di utilizzo del piombo e quali divieti e limitazioni sono contemplati nelle proposte di direttiva o di regolamento presentate?

Risposta data dal sig. Byrne In nome della Commissione

(12 dicembre 2000)

La Commissione è consapevole degli effetti nocivi del piombo sulla salute umana e sull’ambiente. I rischi correlati all’uso del piombo sono da tempo contemplati dalla legislazione comunitaria.

Per quel che riguarda i rischi, in base alla direttiva 67/548/CEE del Consiglio, del 27 giugno 1967, concernente il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative relative alla classificazione, all’imballaggio e all’etichettatura delle sostanze pericolose (1) la maggior parte dei composti del piombo sono classificati come tossici per la riproduzione, nocivi, dannosi per l’ambiente (ecotosssici) e a rischio di effetti cumulativi.

In determinate situazione specifiche, in cui sono state accertate le conseguenze dell’esposizione al piombo, la Commissione ha introdotto misure per sostituire il piombo nella benzina, nelle vernici (8. emendamento alla direttiva 76/769/CEE del Consiglio, del 27 luglio 1976, concernente il ravvicinamento delle disposi- zioni legislative, regolamentari ed amministrative degli Stati Membri relative alle restrizioni in materia di immissione sul mercato e di uso di talune sostanze e preparati pericolosi (2)), nei veicoli (in base alla direttiva 2000/53/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 settembre 2000, relativa ai veicoli fuori uso (3)), nonché per imporre limiti sulla concentrazione di piombo nell’atmosfera (direttiva 82/884/CEE del Consiglio, del 3 dicembre 1982, concernente un valore limite per il piombo contenuto nell’atmosfera (4)), e nelle acque (Direttiva 98/83/CE del Consiglio del 3 novembre 1998 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano (5)). La recente proposta di direttiva sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (6) prevede  con poche eccezioni  la sostituzione con altre sostanze del piombo nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Inoltre la Commissione ha proposto di inserire il piombo nell’elenco delle sostanze prioritarie nell’ambito della direttiva quadro sulle acque (7). Se essa sarà approvata dal Consiglio e dal Parlamento, entro due anni la Commissione proporrà dei limiti qualitativi per le acque di superficie e costiere nonché controlli delle emissioni.

Nel suo recente parere emesso sulla scorta di una notifica della Danimarca sul piombo (98/595/DK), il comitato scientifico sulla tossicità, l’ecotossicità e l’ambiente (CSTEA, opinione del 5 maggio 2000, http://europa.eu.int/comm/food/fs/sc/sct/outcome_en.html) afferma che queste misure comunitarie hanno contribuito a una diminuzione globale dell’esposizione al piombo delle persone e dell’ambiente. Il CSTEA conclude che la fonte principale dell’esposizione al piombo è dovuta a motivi «storici», in particolare alla polvere e alla contaminazione del terreno dovuta all’uso del piombo nelle vernici e nella benzina.

Inoltre la Commissione ha chiesto al CSTEA di valutare i rischi globali del piombo per la salute umana e per l’ambiente, tenendo conto di tutte le fonti. Su richiesta del CSTEA la Commissione sta incaricando degli esperti di svolgere studi indipendenti per raccogliere informazioni tecniche e tossicologiche su cui basare il proprio parere. La Commissione userà i risultati degli studi e il parere del CSTEA come piattaforma per «eventuali azioni supplementari» volte a ridurre i rischi per la salute o l’ambiente; se del caso, tali azioni potranno comprendere proposte ai sensi della direttiva 76/769/CEE sulle restrizioni in materia di immissione sul mercato e di uso del piombo.

(1) GU B 196 16.8.1967. (2) GU L 262 del 27.9.1976. (3) GU L 269 del 21.10.2000. (4) GU L 378 del 31.12.1982. (5) GU L 330 del 5.12.1998. (6) COM(2000) 347 def. (7) GU C 177 E del 27.6.2000. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/189

(2001/C 151 E/217) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3543/00 di Albert Maat (PPE-DE) alla Commissione

(9 novembre 2000)

Oggetto: Distorsioni del mercato prodotte dall’etichettatura delle carni bovine

Nel quadro delle recenti discussioni sull’obbligo di etichettatura delle carni bovine, la Commissione europea ha stabilito che la nuova direttiva nel settore non deve provocare distorsioni del mercato.

1. E’ noto alla Commissione che organizzazioni d’acquisto tedesche hanno sospeso l’acquisto su larga scala di carni non provenienti dalla Germania?

2. Intende la Commissione contrastare questa forma di protezionismo illecito e di intralcio agli scambi intracomunitari?

3. E’ disposta la Commissione a riconsiderare con senso critico l’obbligo dell’indicazione del paese?

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione

(11 dicembre 2000)

La Commissione sa che l’indicazione dell’origine sulle etichette delle carni bovine può incidere e inciderà sulle decisioni commerciali. Queste ultime, prese da singoli commercianti, non possono essere considerate misure illegali di protezionismo.

Come per il passato, la Commissione ha osservato un certo «riflesso nazionale» in alcuni Stati membri nei quali l’etichettatura sulle carni bovine prevede l’indicazione completa dell’origine. E’ principalmente per questo motivo che, nella sua proposta di regolamento del Consiglio che stabilisce le regole generali per un sistema di etichettatura obbligatorio delle carni bovine (1), la Commissione contempla anche la possibilità di un’etichetta recante la dicitura «proveniente dall’UE».

Tuttavia, sia il Consiglio (all’unanimità) che il Parlamento (a grandissima maggioranza) hanno deciso di limitare le indicazioni relative all’origine delle carni bovine al solo nome degli Stati membri interessati.

Conformemente alla sua dichiarazione fatta al Consiglio circa l’adozione del regolamento del Consiglio (CE) n. 2772/1999 del 21 dicembre 1999, che stabilisce le regole generali per un sistema di etichettatura obbligatorio delle carni bovine (2), la Commissione continuerà a seguire attentamente l’evoluzione del commercio intracomunitario nel settore delle carni bovine.

(1) COM(1999) 664 def. (2) GU L 334 del 28.12.1999.

(2001/C 151 E/218) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3557/00 di Wilhelm Piecyk (PSE) alla Commissione

(9 novembre 2000)

Oggetto: Avaria della nave cisterna «Ievoli Sun»  Ruolo della società di classificazione «Rina»

La nave chimica naufragata «Ievoli Sun» era stata classificata come idonea alla navigazione dalla società di classificazione italiana «Rina». La stessa società di classificazione aveva esaminato la petroliera «Erika», naufragata nel dicembre dello scorso anno, senza voler prendere nota dello stato palesemente rovinoso di questa nave. C 151 E/190 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Si domanda pertanto alla Commissione:

1. con quali modalità essa intenda avviare un’inchiesta per accertare se la società di classificazione «Rina» abbia proceduto con sufficiente diligenza all’esame affidatole della nave cisterna «Ievoli Sun»;

2. se essa intenda avviare un procedimento nei confronti della società di classificazione «Rina» per revocarle la licenza, ove da tale inchiesta dovesse risultare che la «Ievoli Sun», nonostante carenze palesi, sia stata classificata come idonea alla navigazione.

Risposta data dalla sig.ra de Palacio a nome della Commissione

(1o dicembre 2000)

La Commissione ha appreso con rammarico il naufragio di un’altra nave cisterna causato dalle avverse condizioni meteorologiche al largo delle coste francesi. Vi sono tuttavia notevoli differenze tra il disastro dell’Erika, spezzatasi in due tronconi a causa di un cedimento strutturale, e quello della Ievoli Sun, il cui scafo non sembra aver subito danni. La Commissione segue da vicino le indagini condotte dallo Stato di bandiera, nella fattispecie l’Italia, e dalle autorità francesi sulle possibili cause di questo incidente. Non vi sono al momento indicazioni che consentano alla Commissione di ipotizzare che l’incidente sia la conseguenza diretta di una disfunzione attribuibile alla società di classificazione RINA.

In risposta all’interrogazione dell’onorevole parlamentare, la Commissione desidera precisare i seguenti elementi:

1. la Commissione non è Stato di bandiera e non è pertanto abilitata a realizzare indagini sugli incidenti della navigazione, competenza che spetta invece allo Stato di bandiera e allo Stato nel quale si è verificato l’incidente. Tuttavia, la Commissione procede al continuo monitoraggio degli organismi riconosciuti ai sensi della direttiva 94/57/CE del Consiglio, del 22 novembre 1994, relativa alle disposizioni ed alle norme comuni per gli organi che effettuano le ispezioni e le visite di controllo delle navi e per le pertinenti attività delle amministrazioni marittime (1), di cui fa parte il RINA. La Commissione è del resto impegnata nell’esame di tutta la documentazione relativa alla Ievoli Sun appena ricevuta dal RINA.

2. Se dall’indagine ufficiale o in altro modo dovesse emergere che l’incidente è stato causato da una disfunzione del RINA, la Commissione valuterà la possibilità di avvalersi dell’articolo 9 della direttiva 94/57/CE per revocare il riconoscimento di tale società di classificazione.

Al riguardo, si richiama l’attenzione sulle proposte di modifica alla suddetta direttiva, presentate a seguito del naufragio dell’Erika, destinate a rafforzare le disposizioni qualitative della direttiva stessa e ad introdurre una nuova sanzione, la sospensione temporanea della licenza, da applicarsi in fattispecie analoghe a quelle evocate dall’onorevole parlamentare.

La Commissione si augura che l’approvazione della direttiva modificata intervenga in tempi rapidi.

(1) GU L 319 del 12.12.1994.

(2001/C 151 E/219) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3565/00 di Mauro Nobilia (UEN) alla Commissione

(17 novembre 2000)

Oggetto: Il caso ILVA di Taranto  Italia

Premesso che:

 lo Stato italiano nella dismissione delle attività siderurgiche statali vende la ILVA S.p.A. alla costituenda società «ILVA laminati piani S.p.A.» di proprietà di un gruppo privato;

 altre aziende siderurgiche a partecipazione statale come la Gescon 90, Icrot e Sidermontaggi cessano la loro attività e vengono vendute alla società «ILVA laminati piani S.p.A.» con conseguente acquisizione di personale e mezzi; 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/191

 nell’accordo di compravendita di queste società a partecipazione statale è previsto che i lavoratori vengano prima licenziati, collocati in mobilità  ex legge 223/91 e poi vengano riassunti dalla «ILVA laminati piani S.p.A.» dopo un anno di permanenza nelle liste di mobilità;

 tale manovra comporta in primo luogo che l’Istituto italiano di previdenza INPS corrisponda alla «Società ILVA laminati piani S.p.A.» la cosiddetta «dote» per ogni lavoratore riassunto (che è pari alla metà dell’indennità di mobilità residua non corrisposta al lavoratore) ed in secondo luogo che l’azienda assumente non versi i contributi per il lavoratore per un periodo di 36 mesi;

potrebbe la Commissione:

 accertare se quanto sopra esposto corrisponda al vero;

 verificare se la procedura di licenziamento, messa in mobilità e successiva riassunzione dei lavoratori non sia in contrasto con le leggi 164/75 e 223/91 italiane in materia di Cassa Integrazione Guadagni e licenziamento collettivo e attuative di direttive comunitarie in materia di eccedenza del personale;

 accertare se la procedura di mobilità usata dalla «ILVA laminati piani S.p.A.» non violi le norme comunitarie in materia di concorrenza?

Risposta data dalla sig.ra Diamantopoulou a nome della Commissione

(9 gennaio 2001)

Il caso citato dall’on. parlamentare concerne la ristrutturazione della imprese ILVA SPA, Gescon 90, Icrot e Sidermontaggi, ristrutturazioni effettuate in conformità con la legislazione italiana.

Innanzitutto occorre rammentare che la direttiva 98/50/CE del Consiglio, del 29 giugno 1998, che modifica la direttiva 77/187/CEE concernente in ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative al mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimenti di imprese, di stabilimenti o di parti di stabilimenti (1), e la direttiva 98/59/CE del Consiglio del 20 luglio 1998 concernente il ravvicina- mento delle legislazioni degli Stati membri in materia di licenziamenti collettivi (2) sono state recepite correttamente nell’ordinamento giuridico nazionale per quanto concerne i fatti evocati attinenti al caso in oggetto. Per questo motivo qualsiasi eventuale contenzioso ad esso relativo andrebbe sollevato dinanzi alla giurisdizione nazionale.

Stando così le cose spetta allo Stato membro prendere le misure appropriate al fine di garantire una maggiore efficacia del mercato del lavoro.

Per quanto concerne l’aspetto «concorrenza» della questione sollevata dall’on. parlamentare, la Commis- sione intende informarsi sui fatti descritti e, se del caso, li esaminerà alla luce delle regole relative agli aiuti di Stato.

(1) GU L 201 del 17.7.1998. (2) GU L 225 del 12.8.1998.

(2001/C 151 E/220) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3580/00 di Adriana Poli Bortone (UEN) alla Commissione

(17 novembre 2000)

Oggetto: Mansio Ad Quatum

Per sapere se la Commissione intende intervenire con procedura di infrazione nei riguardi dell’Italia per la mancata tutela e manomissione dell’importante sito definito Mansio ad Quartum in Quarto Flegreo (Napoli devastato da interventi del tutto impropri. C 151 E/192 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Risposta data dalla sig.ra Reding A nome della Commissione (9 gennaio 2001)

L’articolo 151 (ex 128) del trattato CE attribuisce alla Comunità la competenza di incoraggiare la cooperazione degli Stati membri in campo culturale. La questione sollevata dall’on. parlamentare non rientra nella competenza della Comunità ma, in virtù del principio di sussidiarietà, nella sola competenza dello Stato membro.

(2001/C 151 E/221) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3593/00 di Samuli Pohjamo (ELDR) e Mikko Pesälä (ELDR) alla Commissione (22 novembre 2000)

Oggetto: Dati statistici Eurostat nelle lingue comunitarie

Perlomeno su Internet, i servizi o i dati statistici più importanti di Eurostat sono disponibili unicamente in inglese, in francese e in tedesco. Molti indici sono complicati e l’accesso ai servizi di Eurostat è perciò difficile.

Quali misure concrete intende la Commissione adottare per migliorare le possibilità dei cittadini di accedere ai dati statistici di carattere economico più importanti in tutte le lingue comunitarie?

Risposta del sig. Solbes Mira in nome della Commissione (22 dicembre 2000)

Eurostat è molto sensibile al problema dell’accessibilità dei cittadini ai dati statistici nelle varie lingue comunitarie.

Tuttavia, attualmente, le risorse umane e finanziarie non consentono di mettere a disposizione degli utenti le informazioni pubblicate da Eurostat in 11 lingue, ma soltanto in inglese, tedesco e francese. D’altra parte, la riduzione dei termini di pubblicazione, criterio ritenutodi primaria importanza dall’utenza, costituisce altresi’ un ostacolo alla disponibilità in tutte le lingue della Comunità.

Eurostat si sforza peraltro di pubblicare ogni anno uno o più prodotti nelle 11 lingue comunitarie (ad es., «Europa in cifre») con una diffusione su larghissima scala (300 000 esemplari).

Eurostat si impegna a studiare la messa a disposizione sull’Internet di una serie di indicatori statistici di base nelle 11 lingue comunitarie.

(2001/C 151 E/222) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3597/00 di Juan Naranjo Escobar (PPE-DE) alla Commissione (22 novembre 2000)

Oggetto: L’OEDT e il Vertice di Santa Maria da Feira

Il Vertice europeo di Santa Maria da Feira, adottando il piano d’azione antidroga dell’UE 2000-2004, ha preso le seguenti decisioni (1):

Sulla base degli strumenti e degli orientamenti tecnici messi a disposizione dall’OEDT, gli Stati membri forniscono delle informazioni affidabili sui cinque principali indicatori epidemiologici stabiliti dal- l’OEDT e approvati dal Consiglio: 1. diffusione e caratteristiche del consumo di droga nella popolazione in generale; 2. prevalenza del consumo di droghe che causano problemi; 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/193

3. richiesta di cure da parte dei consumatori di droghe;

4. decessi causati dalle droghe e mortalitá dei consumatori,

5. malattie infettive collegate alle droghe (HIV, epatite);

Potrebbe la Commissione far sapere quali iniziative intende intraprendere a seguito dell’approvazione da parte del Consiglio dei cinque indicatori epidemiologici definiti dall’OEDT, e precisare gli strumenti giuridici che conta di utilizzare a tal proposito?

(1) Piano d’azione comunitario sulla droga 2000-2004, 9283/00.

Risposta data dal sig. Vitorino in nome della Commissione

(18 dicembre 2000)

Il regolamento (CEE) n. 302/93 relativo all’istituzione di un Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (OEDT) (1), modificato dal regolamento (CE) n. 2220/2000), statuisce all’articolo 2 che l’OEDT «assicura una migliore comparabilità, obiettività e affidabilità dei dati a livello europeo elaborando gli indicatori e i criteri comuni di carattere non vincolante, ma di cui l’Osservatorio può raccomandare il rispetto ai fini di una maggiore coerenza dei metodi di misura utilizzati dagli Stati membri e dalla Comunità».

Visto il carattere non vincolante degli indicatori stabiliti dall’OEDT, il Consiglio europeo di Santa Maria da Feira,  approvando il piano d’azione antidroga dell’Unione europea per il quadriennio 2000-2004,  ha invitato «gli Stati membri, in cooperazione con l’osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipen- denze, ad intensificare i loro sforzi per fornire informazioni affidabili e comparabili sui principali indicatori epidemiologici al fine di valutare meglio l’impatto dei problemi connessi alla droga».

Nella prossima riunione del consiglio d’amministrazione, a gennaio del 2001, l’OEDT dovrebbe presentare una relazione sui progressi dei lavori riguardanti gli indicatori epidemiologici e sulle difficoltà d’attuazione a livello nazionale.

Su questa base, la Commissione esaminerà l’opportunità di preparare uno strumento giuridico o di attuare altre misure che permettano di raccogliere dati epidemiologici comparabili, obiettivi e attendibili.

(1) GU L 36 del 12.2.1993.

(2001/C 151 E/223) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3603/00 di Cristiana Muscardini (UEN) e Gianfranco Fini (UEN) alla Commissione

(22 novembre 2000)

Oggetto: Aiuto sociale prodromo all’espulsione

Continua la politica delle espulsioni facili attuata dal Governo tedesco, tanto più grave in quanto pende sulle autorità tedesche una procedura di infrazione dell’art. 48 del Trattato, e in quanto si rivolge alle categorie più a rischio, come gli emigrati comunitari colpiti da disoccupazione o i pensionati con assegno inferiore ai 1 200 marchi, titolari quindi dell’aiuto sociale.

La pratica attuata dal governo tedesco, in violazione del diritto alla libera circolazione e alla libertà di stabilimento, dimostra chiaramente che quando un cittadino lavora e produce (e paga le tasse), indipen- dentemente dalla sua origine, viene accettato e protetto; quando invece non è più conveniente dal punto di vista economico viene allontanato e, peggio, espulso.

Un ennesimo caso di espulsione  segnalato da un rappresentante del mondo dell’emigrazione, sig. Zoratto, consigliere Comites di Stoccarda e del CGIE  ha colpito un cittadino veneto residente a Costanza dal ’61 che, titolare di un aiuto sociale, si vede oggi negato il diritto di soggiorno. C 151 E/194 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Si chiede inoltre alla Commissione di intervenire presso il Governo tedesco perché sospenda le procedure di espulsione in atto.

Si chiede alla Commissione di intervenire presso le auotirtà tedesche per aumentare la soglia dell’aiuto sociale e impedire così le troppo frequenti procedure di espulsione.

Risposta data dalla sig.ra Diamantopoulou A nome della Commissione (9 gennaio 2001)

La Commissione non è al corrente della situazione specifica del cittadino italiano di origine veneta residente a Costanza menzionato dagli onorevoli parlamentari. Se gli onorevoli parlamentari fornissero i dettagli del caso alla Commissione questa potrebbe svolgere ulteriori indagini.

La Commissione rinvia gli onorevoli parlamentari alla risposta all’interrogazione scritta P-3394/00 dell’on. Musumeci (1) e alla risposta data agli onorevoli parlamentari alle interrogazioni scritte E-3404/00, E-3405/00, E-3406/00 e E-3408/00 (2) dell’on. Cossutta per una spiegazione della normativa comunitaria in materia di rinnovo e ritiro dei permessi di residenza nonché per una spiegazione della corrispondenza tra la Commissione e le autorità tedesche nella materia. Da tale corrispondenza emerge che la Germania accetta il punto di vista della Commissione secondo il quale un lavoratore migrante che riceve assistenza sociale non può, in forza di quest’unico fatto, essere espulso dagli Stati membri.

(1) GU C 136 E dell’8.5.2001, pag. 229. (2) V. pag. 159.

(2001/C 151 E/224) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3611/00 di Enrico Ferri (PPE-DE) alla Commissione (15 novembre 2000)

Oggetto: Applicazione art. 9 della direttiva CEE 79/409 nella deliberazione n. 184 del 27.9.2000 del Consiglio regionale della Toscana

Con la presente interrogazione si chiede alla Commissione europea di chiarire se la deliberazione n. 184 del 27 settembre 2000 del Consiglio regionale della Toscana applichi correttamente l’articolo 9 della direttiva CEE 79/409 (1) in materia di deroghe ai principi di conservazione degli uccelli selvatici.

Tale delibera regionale trova il proprio fondamento giuridico, oltre che nella citata direttiva, anche nella legge n. 157 dell’11.2.1992, nel DPCM del 21.3.1997, nel D. Lgs. del 4.6.1997 e nella legge regionale Toscana n. 70 dell’11.8.1997. In virtù di questo quadro normativo la Regione Toscana, di fronte a gravi, provati e documentati danni causati alle colture e ai raccolti, ha ritenuto di applicare l’articolo 9 della direttiva CEE disponendo, entro precisi limiti, il prelievo delle specie Passero e Passera Mattugia altrimenti rientranti tra quelle da conservare;

(1) GU L 103 del 25.4.1979, pag. 1.

Risposta data dalla sig.ra Wallström a nome della Commissione (12 dicembre 2000)

La direttiva 79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici istituisce un sistema di protezione per gli uccelli selvatici. In genere è vietato catturare specie di uccelli selvatici, ma il sistema di protezione istituito dalla direttiva prevede deroghe in alcuni casi. L’articolo 9 della direttiva elenca i requisiti e le condizioni che consentono di concedere una deroga alle disposizioni della direttiva:

1. Sempre che non vi siano altre soluzioni soddisfacenti, gli Stati membri possono derogare agli articoli 5, 6, 7 e 8 per le seguenti ragioni: a)  nell’interesse della salute e della sicurezza pubblica,  nell’interesse della sicurezza aerea,  per prevenire gravi danni alle colture, al bestiame, ai boschi, alla 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/195

pesca e alle acque,  per la protezione della flora e della fauna; b) ai fini della ricerca e dell’insegnamento, del ripopolamento e della reintroduzione nonché per l’allevamento connesso a tali operazioni; c) per consentire in condizioni rigidamente controllate e in modo selettivo la cattura, la detenzione o altri impieghi misurati di determinati uccelli in piccole quantità.

2. Le deroghe dovranno menzionare:  le specie che formano oggetto delle medesime,  i mezzi, gli impianti e i metodi di cattura o di uccisione autorizzata,  le condizioni di rischio e le circostanze di tempo e di luogo in cui esse possono esser fatte,  l’autorità abilitata a dichiarare che le condizioni stabilite sono realizzate e a decidere quali mezzi, impianti e metodi possano essere utilizzati, entro quali limiti, da quali persone,  i controlli che saranno effettuati.

Per valutare la conformità alla direttiva 79/409/CEE di atti di deroga adottati dalle autorità competenti è necessario verificare che le deroghe in questione rispondano ai requisiti e alle condizioni di cui sopra. Sulla base delle informazioni fornite dall’onorevole parlamentare la Commissione non dispone di dati sufficienti per stabilire se la deliberazione della Regione Toscana, del 27 settembre 2000, che ha approvato una deroga per le specie selvatiche Passero e Passero mattugia, sia conforme alla direttiva 79/409/CEE e in questo momento non è pertanto in grado di rispondere all’interrogazione. La Commissione invita l’onorevole parlamentare a fornire ulteriori dettagli in merito.

La Commissione è comunque consapevole che le condizioni di cui sopra non sono, di norma, totalmente rispettate dalla legislazione italiana. Il regime di deroghe istituito dalla legislazione italiana non è conforme alle disposizioni dell’articolo 9 della direttiva in questione. La Commissione ritiene che, in alcune situazioni in cui sono state invocate deroghe, l’Italia non abbia garantito il rispetto di tutte le condizioni previste dal sistema comunitario. La Commissione ha pertanto adito la Corte di giustizia, dove il giudizio è ancora pendente.

(2001/C 151 E/225) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3617/00 di Elspeth Attwooll (ELDR) alla Commissione

(22 novembre 2000)

Oggetto: Dazi di importazione sui prodotti ittici importati in Polonia dall’Unione europea

Può la Commissione indicare un possibile calendario per la sua politica volta a negoziare una riduzione dei dazi sul pesce e i prodotti ittici importati dai 10 paesi dell’Europa Centrale e Orientale, compresa la Polonia?

Risposta data dal sig. Lamy in nome della Commissione

(22 dicembre 2000)

In seguito al mandato conferito alla Commissione, sono stati avviati contatti con i dieci paesi dell’Europa centrale e orientale (PECO) con i quali sono iniziati i negoziati di adesione.

La Commissione ha condotto una prima tornata di negoziati con otto paesi, mentre nel novembre 2000 vi è stata una seconda tornata di negoziati, che ha prodotto un verbale concordato da presentare alle rispettive autorità, con quattro PECO, fra cui la Polonia.

Se gli Stati membri accetteranno le proposte della Commissione, le intese commerciali potrebbero entrare in vigore all’inizio del 2001. C 151 E/196 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/226) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3619/00 di Gianfranco Dell’Alba (TDI) alla Commissione

(15 novembre 2000)

Oggetto: Le prospettive del CCR

Considerata l’esistenza del CCR (Centro comune di ricerca), validissimo strumento scientifico comunitario grazie al quale non solo si confrontano esperienze scientifiche delle differenti scuole europee, ma si verificano anche i percorsi scientifici operati dagli Stati Membri per le eventuali ricadute in ogni ambito di interessi (ambientale, economico, sociale, ecc);

appreso che attualmente vi è la volontà di apportare un ridimensionamento del personale di 200 unità, nonostante un accordo del Consiglio del 1998 per il mantenimento dell’organico a 2080 unità per la durata del V Programma quadro,

può la Commissione far sapere:

 se la notizia del ridimensionamento del personale di 200 unità risponde al vero;

 se esiste una volontà di razionalizzare il sistema di ricerca comunitario (nuove sinergie tra DG Ricerca e CCR etc.);

 se non si ritiene che questo ridimensionamento comprometta gravemente il funzionamento e le competenze del centro di Ispra?

Risposta data dal sig. Busquin in nome della Commissione

(7 dicembre 2000)

La relazione del gruppo di alto livello presieduto dal visconte Davignon raccomandava, fra l’altro, di concentrare le attività del Centro comune di ricerca (CCR) nei settori in cui esso possiede una maggiore competenza. Inoltre, a seguito della raccomandazione del gruppo di orientamento sull’adeguamento tra le risorse umane e i compiti dell’istituzione, la Commissione ha deciso di valutare la possibilità di chiudere un sito o sopprimere 200 posti di lavoro in seno al CCR.

Rispetto a questo obiettivo, la Commissione ha esaminato la possibilità di chiudere un sito e prosegue lo studio per l’insieme degli istituti del CCR. Come annunciato nella lettera rettificativa del progetto preliminare del bilancio 2001, la Commissione riesaminerà la situazione e proporrà le modifiche necessarie alle tabelle degli organici della ricerca.

Attraverso l’iniziativa sullo Spazio europeo della ricerca, è stata avviata una profonda ristrutturazione del sistema di ricerca comunitaria. In questo contesto, si svilupperanno delle sinergie tra la direzione generale Ricerca e il CCR e i centri di ricerca negli Stati membri.

La Commissione non intende compromettere il funzionamento o le competenze del CCR nel suo insieme, ma al contrario riconosce la necessità di garantire al CCR un futuro stabile concentrandone le attività nei settori di sua competenza nell’ambito della sua missione al servizio delle politiche dell’Unione.

(2001/C 151 E/227) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3622/00 di Stavros Xarchakos (PPE-DE) alla Commissione

(22 novembre 2000)

Oggetto: Sacerdozio femminile

Attraverso la Direzione generale «Occupazione e Affari sociali», la Commissione europea è impegnata affinché si affermi la parità tra gli uomini e le donne. L’unico settore forse in cui questa parità è assente è 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/197

quello delle celebrazioni liturghiche da cui sono escluse completamente le donne in qualità di officianti. A differenza degli uomini le donne non possono celebrare i riti religiosi, non possono essere ordinate sacerdoti e si trovano escluse da un settore in cui ovviamente ogni persona dovrebbe avere gli stessi diritti degli altri.

Può la Commissione precisare se intende attivarsi affinché si affermi la parità tra gli uomini e le donne in questo particolare settore e se attraverso il programma quadro sull’uguaglianza dei sessi (2001-2005) che ha annunciato sarebbe possibile rivolgere un invito a tutte le religioni praticate nei paesi dell’UE affinché le donne possano officiare nella liturgia allo stesso modo degli uomini?

Risposta fornita dalla sig.ra Diamantopoulou a nome della Commissione

(9 gennaio 2001)

Non spetta alla Commissione prendere posizione sull’interrogazione posta dall’Onorevole Parlamentare, visto che l’amministrazione dei sacramenti non è di competenza comunitaria.

(2001/C 151 E/228) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3639/00 di Hanja Maij-Weggen (PPE-DE) alla Commissione

(22 novembre 2000)

Oggetto: Lavoro minorile

Può la Commissione comunicare quali paesi europei non hanno ancora ratificato il trattato dell’OIL sull’eliminazione delle forme estreme di lavoro minorile?

Può la Commissione comunicare quali paesi ACP non l’anno ancora fatto?

Quali misure intende adottare la Commissione per accelerare il processo di ratifica di tale trattato?

Risposta della sig.ra Diamantopoulou a nome della Commissione

(15 dicembre 2000)

Secondo le più recenti informazioni a nostra disposizione, 49 Paesi hanno ratificato la convenzione 182 dell’Organizzazione mondiale del lavoro (OIL) del 17 giugno 1999, relativa alla proibizione delle forme estreme del lavoro minorile e all’azione immediata in vista della loro eliminazione. Un’elenco completo dei paesi firmatari è stato inviato direttamente all’Onorevole parlamentare e al segretariato del Parlamento.

Come la Commissione ha già reso noto all’Onorevole parlamentare rispondendo alla sua interrogazione scritta E-1612/99 (1), essa sostiene in pieno i principi alla base della convenzione e spera che sarà ratificata dal maggior numero possibile di Paesi. A tal fine la Commissione ha adottato una raccomandazione che sollecita gli Stati membri a ratificare la convenzione 182 dell’OIL, qualora non l’avessero già fatto (2).

La Commissione promuove una politica coerente basata sul rispetto delle norme fondamentali del lavoro  che comprendono l’eliminazione del lavoro minorile, nonché delle forme estreme del lavoro infantile  nel quadro delle sue relazioni estere e dello sviluppo di una politica assistenziale. Nel nuovo accordo tra gli Stati dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico e la Comunità, le parti riaffermano il proprio impegno al rispetto delle norme fondamentali del lavoro, nonché all’eliminazione delle forme estreme del lavoro minorile. C 151 E/198 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

Inoltre, la Commissione finanzia progetti in paesi in via di sviluppo mirati a migliorare la situazione dei bambini, attraverso misure destinate ad assicurare loro una protezione giuridica, a permettere loro di ritornare a scuola o che sensibilizzano la società ai diritti dei minori. A partire dal 1997 progetti del genere sono stati finanziati dal Pakistan, dallo Sri Lanka, dalle Filippine, dal Togo, dal Nepal e dal Ghana.

(1) GU C 27 E del 29.1.2000. (2) GU L 243 del 28.9.2000.

(2001/C 151 E/229) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3647/00 di Konstantinos Hatzidakis (PPE-DE) alla Commissione (23 novembre 2000)

Oggetto: Irregolarità nella procedura di aggiudicazione di progetti riguardanti il Catasto

Il 17 maggio 1999 ha avuto luogo un concorso riguardante 12 progetti in materia catastale, per un importo complessivo di 5 miliardi di dracme, nel quadro del Secondo programma principale relativo al Catasto greco che è in fase di costituzione. La Commissione europea ha recentemente chiesto al competente ministero dell’Ambiente, dell’assetto territoriale e dei lavori pubblici di fornire chiarimenti in merito alla confusione che è stata fatta, nel quadro della procedura di valutazione delle offerte, a livello dei criteri di selezione e di aggiudicazione.

1. In che cosa consiste esattamente il problema giuridico riscontrato nella procedura di valutazione scelta dal ministero dell’Ambiente?

2. Quali chiarimenti ha ricevuto la Commissione dal ministero in questione?

3. Quali iniziative prenderebbe la Commissione nel caso in cui le spiegazioni fornite dal ministero dell’Ambiente non fossero accettabili?

Risposta del sig. Bolkestein in nome della Commissione (12 gennaio 2001)

La Commissione puo’ confermare all’onorevole parlamentare di aver ricevuto denunce concernenti il bando in questione. In esito ad un esame preliminare la Commissione ha inviato una lettera alle autorità elleniche riguardo a taluni aspetti procedurali che ritenevano sollevassero problemi di conformità alle attuali regole comunitarie. La risposta scritta delle autorità elleniche è appena pervenuta alla Commissione ed è oggetto di una valutazione circostanziata.

Considerato lo stadio di disamina della procedura, la Commissione non è attualmente in grado di rispondere con precisione alle interrogazioni dell’onorevole parlamentarre.

(2001/C 151 E/230) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3650/00 di Richard Corbett (PSE) alla Commissione (23 novembre 2000)

Oggetto: Guide della città

È la Commissione a conoscenza della truffa organizzata da una società che ha sede in Spagna e promuove la «Guida europea delle città»? I piccoli commercianti ricevono un modulo ingannevole e vengono invitati a fornire dettagli sulla loro società da includere nella «Guida europea delle città». Il modulo debitamente datato e firmato impegna i commercianti a ad una costosa registrazione nella «Guida europea delle città», per la quale ricevono una fattura. I commercianti che non leggono tutte le condizioni riportate in calce sul modulo, ricevono una bella sorpresa.

Può la Commissione far sapere se è a conoscenza di questo fatto e quali misure intende adottare a tale proposito? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/199

Risposta fornita dal sig. Liikanen a nome della Commissione

(22 dicembre 2000)

La Commissione non è a conoscenza della promozione della «Guida europea delle città» in Spagna. Non si tratta di una questione di competenza della Commissione, dato che ad essa si applicano solamente le leggi nazionali. Un provvedimento adeguato può essere adottato unicamente dalle autorità nazionali competenti.

(2001/C 151 E/231) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3672/00 di Bart Staes (Verts/ALE) alla Commissione

(27 novembre 2000)

Oggetto: Introduzione dello specchietto per migliorare la visuale dell’angolo morto

Nell’anno in corso si sono già registrate nella federazione belga quindici vittime di incidenti mortali  in cui erano implicati camion  in seguito al fatto che gli autisti non si erano accorti della loro presenza a causa del cosiddetto angolo morto, non coperto dallo specchietto retrovisore laterale. Secondo l’Istituto belga per la sicurezza stradale, un autista di camion non riuscirebbe ad individuare nel suo specchietto retrovisore laterale un utente della strada situato a destra del suo veicolo in media cinque volte al giorno.

Eppure il problema sarebbe di semplice soluzione: basterebbe installare un retrovisore con visione dell’angolo morto. Si tratta di un piccolo specchio convesso, utilizzato anche in presenza di curve pericolose. L’obbligo di installare un siffatto retrovisore sugli autoveicoli (camion) richiede tuttavia una modifica della direttiva 71/127/CEE (1) (modificata da ultimo dalla direttiva 88/321/CEE (2) del 16 maggio 1988).

È disposta la Commissione ad adeguare la direttiva 71/127/CEE (modificata da ultimo dalla direttiva 88/321/CEE (2)GU L 147 del 14.6.1988, pag. 77. del 16 maggio 1988) per rendere obbligatoria l’installazione del retrovisore con visione dell’angolo morto sugli autoveicoli (camion)? In caso negativo, per quale motivo il Consiglio non ritiene necessaria l’installazione di tale specchietto nonostante il numero di vittime e di incidenti dovuto alla presenza dell’angolo morto? E quali altre misure propone la Commissione per risolvere il problema del cosiddetto angolo morto per gli autisti di autoveicoli (camion)?

(1) GU L 68 del 22.3.1971, pag. 1. (2) GU L 147 del 14.6.1988, pag. 77.

Risposta del Commissario Liikanen a nome della Commissione

(16 gennaio 2001)

La Commissione constata con preoccupazione il numero di incidenti causati da autisti che non si accorgono della presenza di altri utenti della strada nelle immediate vicinanze o addirittura affiancati al loro veicolo. Questo tipo di incidenti spesso si verifica nel momento in cui il veicolo effettua un cambiamento di direzione, ad una svolta o un incrocio, a causa del cosiddetto angolo morto, non coperto dallo specchietto retrovisore posto sulla fiancata destra del veicolo. Se il veicolo in questione è di grandi dimensioni  è il caso dei camion e degli autobus  questo tipo di incidenti ha per conseguenza ferite gravi o addirittura la morte per gli utenti della strada più vulnerabili, quali i ciclisti.

La Commissione intende esaminare attentamente la questione e discutere nei prossimi mesi con le competenti autorità degli Stati membri, con i rappresentanti dell’industria e con le altre parti interessate la possibilità di ridurre questo tipo di rischi modificando la direttiva 71/127/CEE del 1o marzo 1971 per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati Membri relative ai retrovisori dei veicoli a motore, modificata da ultimo dalla direttiva 88/321/CEE del 16 maggio 1988 per includervi disposizioni relative ai retrovisori supplementare detti «grandangolari». C 151 E/200 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/232) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3677/00 di Toine Manders (ELDR) alla Commissione

(29 novembre 2000)

Oggetto: Cooperazione tra avvocati ed esperti contabili

La Corte di giustizia delle Comunità europee delibererà tra breve su una questione deferitale dal Consiglio di Stato dei Paesi Bassi. La Corte è stata invitata a pronunciarsi in via pregiudiziale sulla compatibilità di un regolamento emanato dall’ordine olandese degli avvocati (Nederlandse Orde van Advocaten) con le disposizioni del trattato CE in materia di concorrenza, di libera prestazione di servizi e di diritto di stabilimento.

Il regolamento dell’ordine degli avvocati, mentre autorizza i suoi membri ad entrare pienamente in società con notai, esperti in brevetti e consulenti fiscali, fa loro divieto di avviare una cooperazione con gli esperti contabili (indipendentemente dal loro numero) che comporti una qualsiasi condivisione di compensi o l’uso in comune della ragione sociale.

Il Parlamento europeo arguisce che, nella sua memoria presentata alla Corte di giustizia, la Commissione possa aver considerato legittimo il divieto di cui sopra, essendo imposto nell’interesse generale di proteggere i clienti e i terzi. Tuttavia, è difficile credere che tale divieto selettivo sia necessario o adeguato, dal momento che presume che qualsiasi cooperazione di un membro dell’ordine degli avvocati con esperti contabili (indipendentemente dal loro numero) sollevi problemi insormontabili per la professione di un membro dell’ordine degli avvocati. Tale presunzione risulterebbe insostenibile.

In diversi Stati membri, tra cui in Germania e in Spagna, i membri dell’ordine degli avvocati sono autorizzati ad entrare in cooperazione con gli esperti contabili. Inoltre, l’ordine degli avvocati dell’Inghil- terra e del Galles (Law Society of and Wales) ha annunciato di recente la sua intenzione di autorizzare tale cooperazione. Inoltre i ministeri olandesi della Giustizia e degli Affari economici, hanno concluso, in una relazione speciale pubblicata nel luglio 1999, che la cooperazione interprofessionale tra notai, consulenti fiscali, membri dell’ordine degli avvocati ed esperti contabili dovrebbe essere autorizzata.

Potrebbe spiegare la Commissione per quale motivo essa ritiene che il divieto totale imposto dall’ordine degli avvocati olandesi sia giustificato o necessario e, in particolare, perché non esistono soluzioni alternative meno restrittive a un divieto totale di questo tipo? Inoltre, come concilia la Commissione questa posizione con la libertà (esistente o proposta) di concludere accordi di cooperazione tra membri dell’ordine degli avvocati ed esperti contabili in Germania, in Spagna e nel Regno Unito?

Risposta del sig. Bolkestein in nome della Commissione

(10 gennaio 2001)

Il divieto in questione puo’ giustificarsi con ragioni tassative di interesse generale quali l’indipendenza dell’avvocato ed il segreto professionale per una protezione attiva dei clienti. Essa non sembra sproporzio- nata nella misura in cui non si intravvedono mezzi meno restrittivi. Più particolarmente una separazione nell’ambito del gruppo non offre garanzie sufficienti quando sussiste un conflitto di interessi.

Inoltre, la direttiva 98/5/CE del Parlamento e del Consiglio del 16 febbraio 1998, sullo stabilimento degli avvocati (1) riconosce che tali divieti sono giustificati dall’interesse generale che consiste nella protezione del cliente e dei terzi (articolo 11, punto 5, comma 2, che rimanda al punto 1 dello stesso articolo). Tale comma è stato aggiunto su richiesta del Parlamento.

La direttiva prevede la facoltà per gli Stati membri di procedere a detto divieto ma non l’obbligo di farlo; idem se l’articolo 43 (ex-articolo 52) del trattato CE non si oppone al diivieto, neppure lo impone.

(1) Direttiva volta ad agevolare l’esercizio permanente della professione di avvocato in uno Stato membro diverso da quello in cui la qualifica è stata acquisita (GU L 77 del 14.3.1998). 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/201

(2001/C 151 E/233) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3678/00 di Glenys Kinnock (PSE) alla Commissione

(29 novembre 2000)

Oggetto: Deroga all’OMC

Può la Commissione fornire dettagli in merito ai passi avanti compiuti nelle consultazioni per porre fine alla situazione di stallo per quanto riguarda una deroga all’OMC per l’accordo di Cotonou tra l’UE e gli ACP?

Concorda la Commissione sul fatto che la riforma del regime UE per le banane e la concessione di una deroga all’OMC per l’accordo di Cotonou sono due questioni del tutto distinte e che gli ACP non dovrebbero essere penalizzati da ulteriori ritardi nell’esame della richiesta di deroga?

Risposta data dal sig. Lamy in nome della Commissione

(22 dicembre 2000)

La Commissione concorda pienamente con l’onorevole parlamentare sul fatto che la riforma del regime comunitario per le banane e la concessione di una deroga all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) per l’accordo di Cotonou sono due questioni del tutto distinte e che i paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP) non dovrebbero essere penalizzati da ulteriori ritardi nell’esame della richiesta di deroga. Infatti, la Commissione, in rappresentanza delle Comunità presso il Consiglio per gli scambi di merci (CTG) dell’OMC, ha ripetutamente fatto lo stesso ragionamento nei suoi interventi a sostegno di un esame della richiesta e quindi della concessione della deroga.

Tuttavia, nonostante gli sforzi concertati della Comunità e dei rappresentanti dei paesi ACP nel CTG, non è stato possibile riavviare la questione di una deroga OMC per l’accordo di Cotonou. Alcuni membri dell’OMC continuano a sostenere che non è stata messa a disposizione tutta la documentazione relativa all’accordo in quanto non vengono forniti dettagli sul trattamento preferenziale per gli ACP per quanto riguarda le banane. Tali membri non sono stati convinti dalle argomentazioni degli ACP e della Comunità, secondo le quali la richiesta di deroga si riferisce alle preferenze tariffarie per gli ACP, come prevede chiaramente l’accordo, e non ai loro dettagli.

La Commissione desidera sottolineare che questa situazione non ha penalizzato gli ACP in quanto essi continuano ad usufruire pienamente dell’accesso preferenziale alla Comunità senza restrizioni.

(2001/C 151 E/234) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3692/00 di John Cushnahan (PPE-DE) alla Commissione

(23 novembre 2000)

Oggetto: Tossicità della pillola Shu Gan Wan

È al corrente la Commissione della tossicità della pillola Shu Gan Wan (o Shu Kan Wan), un rimedio della medicina tradizionale cinese? La pillola viene utilizzata per curare disturbi di stomaco o di fegato e contiene mercurio in quantità pericolose. Quali iniziative intende assumere la Commissione per proteggere i consumatori dai rischi che possono derivarne per la salute?

Risposta del sig. Liikanen in nome della Commissione

(19 dicembre 2000)

Nessun medicinale puo’ essere immesso sul mercato nella Comunità senza prima aver ottenuto una autorizzazione di immissione sul mercato (AIM) e soltanto dopo presentazione di un dossier che consente di valutarne la qualità, la sicurezza e l’efficacia. Le AIM vengono concesse sia con procedura centralizzata C 151 E/202 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

per i farmaci di biotecnologia o per quelli particolarmente innovatori sia mediante procedura nazionale. Nel primo caso l’autorità competente è la Commissione, nel secondo competenti sono le autorità degli Stati membri.

Sebbene medicinali tradizionali cinesi quali lo Shu Gan Wan o Shu Kan Wan si presentino come medicinali con indicazioni terapeutiche, essi non dispongono di una AIM ottemperante alla cosiddetta procedura «centralizzata». Secondo i dati disponibili, taluni farmaci tradizionali cinesi sarebbero contami- nati da metalli pesanti quali il mercurio.

Non essendo la Commissione competente per i medicinali che non rientrano nella procedura centralizzata, spetta alle autorità nazionali accertarsi che soltanto medicinali regolarmente autorizzati vengano immessi sul mercato.

(2001/C 151 E/235) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3694/00 di Mario Mastella (PPE-DE) alla Commissione

(23 novembre 2000)

Oggetto: La protezione dei lavoratori nei luoghi di lavoro

La direttiva 2000/54/CE (1) del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 settembre 2000 presta particolare attenzione alla protezione dei lavoratori contro i rischi per la loro sicurezza e per la loro salute che derivano o possono derivare dall’esposizione agli agenti biologici durante il lavoro.

A questo proposito, i medici specialisti in Igiene e Medicina preventiva vengono formati in modo puntuale e specifico affinché possano occuparsi del controllo sanitario dei lavoratori che sono o possono essere esposti a tali agenti a causa della loro attività professionale, con particolare riguardo all’adozione di tutti gli strumenti possibili di prevenzione, ad esempio le vaccinazioni.

Ancora una volta, quindi, si ripropone la questione della possibilità per lo specialista in Igiene e Medicina preventiva di essere inserito come «medico competente» in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, magari approfittando proprio dell’adozione di tale direttiva UE da parte di tutti gli Stati membri.

Si chiede, dunque alla Commissione se non intenda, a tal fine, adottare specifiche iniziative volte a inserire lo specialista in Igiene e Medicina preventiva, proprio nella sua qualità di «medico competente», nel settore specifico della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro.

(1) GU L 262 del 17.10.2000, pag. 21.

Risposta della sig.ra Diamantopoulou a nome della Commissione

(20 dicembre 2000)

La direttiva 2000/54/CE del Parlamento e del Consiglio relativa alla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un’esposizione ad agenti biologici durante il lavoro, menzionata specificamente dall’onorevole parlamentare, e le altre direttive particolari relative alla protezione della sicurezza e della salute dei lavoratori, ai sensi dell’articolo 16, paragrafo 1, della direttiva «quadro» 89/391/CEE concernente l’attua- zione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro (1), non contengono alcun riferimento alla qualifica richiesta al medico preposto al controllo sanitario dei lavoratori.

Il diritto derivato italiano, definendo il «medico competente» responsabile di detto controllo, ha scelto la qualifica richiesta e di conseguenza spetta al legislatore italiano ampliare il campo delle qualifiche, come richiesto dall’onorevole parlamentare.

(1) GU L 183 del 29.6.1989. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/203

(2001/C 151 E/236) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3715/00 di Giovanni Pittella (PSE) alla Commissione (30 novembre 2000)

Oggetto: Obiettivi FSE

Premesso che:  a partire dal 1999 con l’adozione dei regolamenti nn. 1260 e 1784 il ruolo del FSE si basa sul nuovo titolo «occupazione» del trattato di Amsterdam, che a sua volta rientra nella strategia occupazione definita dal Consiglio europeo di Essen e nei programmi di azione annuali per l’occupazione negli Stati membri;  obiettivi fondamentali del FSE sono il sostegno al mercato del lavoro attraverso misure volte a combattere e prevenire la disoccupazione, la promozione dell’inserimento sociale e di sistemi di istruzione e formazione che promuovano l’occupazione nonché il sostegno alle donne nel mercato del lavoro;  tra le ulteriori finalità del FSE vengono ricomprese la promozione delle iniziative locali di creazione di nuovi posti di lavoro, l’attuazione dell’iniziativa comunitaria in materia di lotta alla discriminazione e alle disparità di accesso al mercato del lavoro;  le istituzioni europee sono, dunque, pienamente consapevoli del valore prioritario che assume la formazione del capitale umano, in una società sempre più caratterizzata da profonde trasformazioni culturali, economiche e produttive che si sviluppano a velocità straordinaria;  formazione, qualità e ricerca sono i punti di forza di una politica credibilmente tesa a rafforzare il sistema Europa nel contesto internazionale;  l’accreditamento delle strutture formative è condizione necessaria per introdurre standard di qualità ai soggetti attuatori degli interventi formativi, secondo parametri oggettivi e procedure certe e celeri,

può dire la Commissione e per essa il suo Presidente Romano Prodi se e quale tipo di strumento essa intende proporre per avviare, secondo modalità e parametri omogenei, il sistema di accreditamento delle strutture formative negli Stati membri?

Risposta data dalla sig.ra Diamantopoulou a nome della Commissione (9 gennaio 2001)

La Commissione riconosce che il ruolo cruciale che l’istruzione e la formazione rivestono ai fini dello sviluppo socio-economico della società. A seguito del Consiglio europeo di Lisbona che ha ribadito la necessità di adattare i sistemi europei di istruzione e formazione ai bisogni della società del sapere è stato preparato un documento di lavoro della Commissione nella forma di un memorandum. Esso fornisce un quadro concettuale per sviluppare una strategia completa di educazione e formazione permanente e costituirà la base per un processo di consultazione di tutti gli interessati nel primo semestre del 2001. Inoltre, il ruolo fondamentale dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita è stato ribadito negli orientamenti per l’occupazione per l’anno 2001. La qualità dei sistemi di istruzione e formazione e la questione del riconoscimento delle qualifiche, delle conoscenze ed abilità acquisite sono trattate dagli orientamenti per l’occupazione come anche dai programmi d’azione comunitari Socrates (istruzione) e Leonardo (formazione).

L’attuazione delle attività del Fondo sociale europeo (FSE) per i prossimi 6 anni è disciplinata dal regolamento (CE) No. 1260/1999 del Consiglio, del 21 giugno 1999 recante disposizioni generali sui fondi strutturali (1) e dal regolamento (CE) no. 1784/1999 del Parlamento e del Consiglio, del 12 luglio 1999, relativo al Fondo sociale europeo (2).Tali regolamenti non fanno esplicito riferimento a standard comuni per la formazione professionale in tutti gli Stati membri e non è in programma vincolare il sostegno del FSE alla realizzazione di un qualche sistema su scala comunitaria di accreditamento della formazione. Tuttavia, gli Stati membri dispongono della flessibilità per utilizzare l’FSE onde contribuire a migliorare la qualità e la pertinenza dei loro sistemi di istruzione e formazione professionale dando così attuazione agli orientamenti per l’occupazione, il che sarà oggetto di una relazione nel contesto dei piani d’azione nazionali sull’occupazione. Inoltre, la Commissione valuterà l’impatto di queste politiche nell’am- bito di ciascun programma dell’FSE in occasione del riesame intermedio nel 2003.

(1) GU L 161 del 26.6.1999. (2) GU L 213 del 13.8.1999. C 151 E/204 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/237) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3720/00 di Bart Staes (Verts/ALE) alla Commissione (30 novembre 2000)

Oggetto: Commercio di sigarette

Con il processo intentato dalla Commissione nei confronti di due produttori americani di tabacco le importazioni e le esportazioni di sigarette sono nuovamente al centro dell’attenzione.

Le dimensioni che riveste il commercio (e il contrabbando) di sigarette non sono chiare. 1. Può pertanto la Commissione far sapere quante sigarette sono state confiscate nei diversi Stati Stati membri dell’UE nel 1997, 1998 e 1999? 2. Quali sono state, in ordine di importanza, le cinque marche di sigarette più confiscate nell’UE nel 1997, 1998 e 1999? 3. Quali Stati membri hanno esportato, nel periodo 1997-1999, sigarette a Cipro (dati articolati per anno, Stato membro e quantitativo di sigarette)? 4. Quali Stati membri hanno esportato, nel periodo 1997-1999, sigarette in Iugoslavia (dati articolati per anno, Stato membro e quantitativo di sigarette)? 5. Da quali paesi sono state importate sigarette nell’UE attraverso il porto di Anversa nel periodo 1997-1999? (dati articolati per anno, paese di provenienza e quantitativo di sigarette)? 6. Verso quali paesi terzi sono state esportate sigarette dalla Federazione belga nel periodo 1997-1999 (dati articolati per anno, paese di destinazione e quantitativo di sigarette)?

Risposta data dalla sig.ra Schreyer in nome della Commissione (18 gennaio 2001)

La Commissione sta raccogliendo le informazioni necessarie per poter rispondere al quesito. Essa non mancherà di comunicare il risultato delle sue ricerche non appena possibile.

(2001/C 151 E/238) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3721/00 di Bartho Pronk (PPE-DE) alla Commissione (30 novembre 2000)

Oggetto: Ostacoli alla libera circolazione dovuti agli assegni familiari

A volte i lavoratori frontalieri devono fare i conti con una legislazione diversa tra il proprio paese di residenza e quello di lavoro. Un caso tipico è quello della normativa in materia di assegni familiari. La regolamentazione tedesca in materia di assegni per figli a carico si ispira al principio del paese di residenza, mentre la legge olandese (AKW) si ispira al principio del paese di lavoro. La regola principale del diritto europeo di coordinamento è che il lavoratore frontaliero riceve per la sua famiglia l’importo più elevato previsto da una delle due normative.

Tuttavia, nella pratica si è prodotto il caso seguente. Un lavoratore frontaliero tedesco, che lavora nei Paesi Bassi, percepisce già da alcuni anni la prestazione olandese ai sensi della AKW e, a scopi integrativi, una prestazione ai sensi della normativa tedesca sugli assegni per figli a carico, motivo per cui l’importo totale degli assegni familiari percepiti è pari all’importo degli assegni per figli a carico che percepirebbe se avesse lavorato in Germania. Dopo alcuni anni, tuttavia, anche la moglie va a lavorare nei Paesi Bassi e l’ente erogatore decide che non sussiste più alcun diritto all’assegno familiare integrativo tedesco.

1. È il provvedimento adottato dal governo tedesco compatibile con la regolamentazione esistente o con altre disposizioni dei trattati UE?

2. Ritiene la Commissione che tale modo d’agire possa costituire un ostacolo alla libera circolazione dei lavoratori? 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/205

3. In quale misura è importante che, nel caso specifico, entrambi i genitori siano lavoratori frontalieri? Ritiene la Commissione che un simile distinguo sia giuridicamente ammissibile?

Risposta data dalla sig.ra Diamantopoulou in nome della Commissione (23 gennaio 2001)

La Commissione si pregia di rinviare l’Onorevole Parlementare alla risposta da essa data all’interrogazione scritta E-2668/00 dell’Onorevole Oomen-Ruijten (1).

(1) GU C 136 E dell’8.5.2001, pag. 73.

(2001/C 151 E/239) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3734/00 di Christopher Huhne (ELDR) alla Commissione (30 novembre 2000)

Oggetto: Costi di conversione dell’euro

Può la Commissione far sapere quali saranno i costi di conversione dell’euro (per distributori automatici, modifiche di software, produzione di banconote e conio di monete, ecc.) per ogni Stato membro della zona dell’euro?

Può inoltre comunicare altre stime disponibili presso banche centrali nazionali, autorità pubbliche, gruppi di ricerca universitari o privati, comprese organizzazioni del settore aziendale?

Risposta data dal Sig Solbes Mira in nome della Commissione (18 gennaio 2001)

La Commissione si pregia di rinviare l’Onorevole Parlementare alla risposta da essa data all’interrogazione scritta E-2741/00 dell’Onorevole Villiers (1).

(1) GU C 89 E del 20.3.2001, pag. 219.

(2001/C 151 E/240) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3737/00 di Christopher Huhne (ELDR) alla Commissione (30 novembre 2000)

Oggetto: Canone televisivo

1. Può la Commissione far sapere se in ogni Stato membro viene imposto un canone, un’imposta o una tassa sull’utilizzo della televisione, nonché comunicare l’importo attuale di tale imposta in ogni Stato membro, nella moneta nazionale e in euro?

2. Negli Stati membri sono previste deroghe per i ciechi?

Risposta data dalla sig.ra Reding in nome della Commissione (22 gennaio 2001)

La Commissione sta effettuando presso lo Stato membro interessato un’inchiesta sui fatti evocati dall’Onorevole Parlamentare. Essa non mancherà di informarLo del risultato di tale inchiesta. C 151 E/206 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/241) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3741/00 di Gerard Collins (UEN) alla Commissione

(28 novembre 2000)

Oggetto: Pedaggi stradali nel Regno Unito

La Commissione è a conoscenza del fatto che il Regno Unito ha proposto di introdurre un pedaggio stradale per gli autotrasportatori «stranieri» nel quadro di un pacchetto di misure volte a ridurre i costi stradali per gli autotrasportatori e gli automobilisti britannici. Può la Commissione far sapere se ha ultimato l’esame della proposta e se è concorde nell’affermare gli autotrasportatori irlandesi sarebbero molto più discriminati di quelli del resto dell’UE, in quanto circa il 70 % dei vettori irlandesi percorrono le strade britanniche o per recarsi in altri paesi europei o perché il Regno Unito è la loro destinazione finale? Intende la Commissione pertanto vietare l’introduzione di questo pedaggio discriminatorio?

Risposta data dalla sig.ra de Palacio in nome della Commissione

(16 gennaio 2001)

La Commissione si pregia di rinviare l’Onorevole Parlamentare alla risposta da essa data all’interrogazione orale H-0873/00 posta dal Sig McCartin nell’ora delle interrogazioni della sessione di Dicembre 2000 (1) del Parlamento.

(1) Dibattiti del Parlamento europeo (dicembre 2000).

(2001/C 151 E/242) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3786/00 di Juan Ojeda Sanz (PPE-DE) alla Commissione

(29 novembre 2000)

Oggetto: Adeguamento al progresso tecnico della direttiva 70/156/CEE concernente l’omologazione dei veicoli a motore e dei loro rimorchi

Vista la decisione 97/836/CE (1) del Consiglio, del 27 novembre 1997, concernente l’adesione della Comunità europea all’accordo della commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite, noto come «Accordo del 1958 riveduto», e considerando che, tra le ragioni principali che hanno spinto la Comunità europea a diventare parte contraente del suddetto Accordo, vi è proprio l’eliminazione degli ostacoli tecnici agli scambi dei veicoli, nonché la garanzia di un elevato livello di sicurezza stradale e di tutela dell’ambiente, è indispensabile, per conseguire questo obiettivo fondamentale, progredire in modo efficace nell’adeguamento al progresso tecnico della direttiva 70/156/CE (2).

Tuttavia, nonostante la necessità di un adeguamento periodico di questa direttiva, con l’ultimo aggiorna- mento (mediante la direttiva 98/14/CE (3), del 6 febbraio 1998) vengono inseriti, all’allegato IV/Parte II, soltanto 49 dei 78 regolamenti dell’«Accordo del 1958 riveduto», approvato dalla Comunità il 27 novembre 1997.

Quando prevede la Commissione di presentare il nuovo aggiornamento della direttiva del Consiglio 70/156/CE?

La Commissione prevede di inserire, come dovuto, il resto dei regolamenti dell’Accordo contemplati dalla decisione 97/836/CE del Consiglio, del 27 novembre 1997?

Quali altri regolamenti del suddetto Accordo, tenendo conto degli sviluppi in materia, prevede di inserire la Commissione nel nuovo aggiornamento della direttiva?

(1) GU L 346 del 17.12.1997, pag. 78. (2) GU L 42 del 23.2.1970, pag. 1. (3) GU L 91 del 25.3.1998, pag. 1. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/207

Risposta del Sig Liikanen in nome della Commissione

(5 gennaio 2001)

La direttiva del Consiglio 70/156/CEE del 6 febbraio 1970 concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative all’omologazione dei veicoli a motore e dei loro rimorchi, modificata con direttiva 98/14/CE del 6 febbraio 1998, comprende, all’allegato IV, parte II, i regolamenti delle Nazioni Unite- Commissione economica per l’Europa (ONU-ECE) adottati dalla Comunità all’epoca dell’adesione all’Accordo del 1958 riveduto che si riferisce all’omologazione dei veicoli a motore e per i quali esiste una corrispondente direttiva distinta. Avuto riguardo ai regolamenti ONU-ECE adottati dalla Comunità dopo l’adesione all’Accordo, come pure ai regolamenti per cui è stata nel frattempo adottata una direttiva comunitaria, la Commissione aggiornerà l’allegato IV, parte II, di conseguenza in una proposta per il rimaneggiamento nel 2001 della direttiva 70/156/CEE.

Inoltre, alcuni regolamenti elencati nell’allegato II della decisione del Consiglio 97/836/CE (1) si riferiscono all’omologazione dei motocicli e dei trattori che non rientrano nell’ambito della direttiva 70/156/CEE. I regolamenti relativi ai motocicli figuranosono già nelle rispettive direttive separate concernenti l’omologa- zione dei veicoli a due e tre ruote. Con riferimento ai regolamenti concernenti i trattori questi saranno elencati in una proposta di rifacimento della direttiva del Consiglio 74/150/CEE del 4 marzo concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relativa all’omologazione dei trattori agricoli o forestali a ruote (2), attualmente in fase di progetto alla Commissione.

Infine, non essendovi una corrispondente direttiva comunitaria distinta per i 12 regolamenti ONU-ECE, per il momento essi non saranno inclusi in alcuna delle direttive summenzionate.

(1) Decisione del Consiglio 97/836/CE dell 27 novembre 1997 ai fini dell’adesione della Comunità europea all’Accordo della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite relativo all’adozione di prescrizioni teniche uniformi applicabili ai veicoli a motore, agli accessori ed alle parti che possono essere installati e/o utilizzati sui veicoli a motore ed alle condizioni del riconoscimento reciproco delle omologazioni rilasciate sulla base di tali prescrizioni (Accordo 1958 riveduto). (2) GU L 84 del 28.3.1974.

(2001/C 151 E/243) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3818/00 di Mark Watts (PSE) alla Commissione

(7 dicembre 2000)

Oggetto: Esportazione di bestiame vivo nei paesi terzi

In una risposta del 19 maggio 2000 (E-1015/00 EN), la Commissione ha dichiarato che nel 1999 sono stati esportati dalla Comunità verso paesi terzi 323 000 capi di bestiame vivi; in un’altra risposta del 25 ottobre 1999 (1730/99 EN), si legge che 266 256 capi di bestiame vivi sono stati esportati dalla Comunità verso paesi terzi nel 1998.

Quanti dei capi di bestiame esportati dalla Comunità verso paesi terzi nel (1) 1998 e (2) 1999 erano destinati:

1. (a) al macello, (b) all’ingrasso, (c) all’allevamento?

2. per ciascuna delle suddette categorie quanti capi sono stati esportati da ciascuno Stato membro?

3. per ciascuna delle suddette categorie quanti capi sono stati mandati da ciascuno Stato membro esportatore ad ogni singolo paese terzo?

Risposta data dal sig. Fischler in nome della Commissione

(10 gennaio 2001)

A causa dell’ampiezza della risposta, la Commissione trasmette il testo direttamente all’Onorevole Parlamentare ed al Segretariato generale del Parlamento. C 151 E/208 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/244) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3826/00 di Massimo Carraro (PSE) alla Commissione (29 novembre 2000)

Oggetto: Uso improprio del marchio Valpolicella per una campagna pubblicitaria contro la guida in stato di ebbrezza

In un articolo pubblicato in data 12 novembre 2000 sul giornale «l’Arena» di Verona risulta che i manifesti pubblicitari del Consorzio Valpolicella siano stati utilizzati in Irlanda in modo improprio e pregiudizievole, per una campagna contro la guida in stato di ebbrezza. Tale campagna riporta il marchio Valpolicella evidenziando in rosso le lettere «police» contenute all’interno della parola stessa, in modo da creare un’evidente allusione tra il nome del vino e i controlli delle forze dell’ordine.

Pur considerando legittima e lodevole l’iniziativa di fare una compagna pubblicitaria contro la guida in stato di ebbrezza, non ritiene la Commissione che l’utilizzo di una specifica denominazione di origine controllata, come è il caso del Consorzio Valpolicella, costituisca un’azione diffamatoria recante un notevole danno commerciale nei confronti di detto marchio?

Quali azioni intende intraprendere la Commissione per ovviare a questa situazione?

Risposta data dal Sig Fischler in nome della Commissione (11 gennaio 2001)

Alla Commissione non è giunta notizia dei fatti riferiti dall’Onorevole Parlamentare. Essa sta compiendo un’inchiesta presso lo Stato membro interessato e non mancherà di riferirne i risultati all’Onorevole Parlementare.

(2001/C 151 E/245) INTERROGAZIONE SCRITTA P-3877/00 di Michael Cashman (PSE) alla Commissione (4 dicembre 2000)

Oggetto: Biciclette elettroassistite

Può la Commissione confermare che la legislazione europea richiederà ben presto la sincronizzazione dei pedali su biciclette elettroassistite, in modo che quando si smette di pedalare anche il motore si ferma? In caso affermativo, sarà modificata la legislazione britannica che attualmente consente che le biciclette siano utilizzate solamente nella funzione elettrica.

Conviene la Commissione che le attuali restrizioni concernenti il peso del veicolo, la potenza del motore e la massima velocità motorizzata prevedono ampie e sufficienti limitazioni per tali veicoli, consentendo loro di essere trattati come biciclette a pedali?

Risposta del sig. Liikanen per conto della Commissione (11 gennaio 2001)

Una proposta di direttiva (1) del Parlamento e del Consiglio per l’emendamento della direttiva 92/61/CEE del 30 giugno 1992 relativa all’omologazione dei veicoli a motore a due o a tre ruote (2) è attualmente in discussione a livello del gruppo di lavoro del Consiglio per i veicoli a motore. Nella proposta originale della Commissione, che è stata accettata dal Parlamento senza emendamenti nella prima lettura del 27 ottobre 1999, taluni veicoli sono esonerati dal campo di applicazione della direttiva.

Oltre ad altri veicoli, la citata proposta della Commissione prevede l’esclusione dei «cicli con pedali assistiti (EPAC) muniti di un motore ausiliario elettrico con potenza massima di 0,25 kilowatt (kW), il cui output venga ridotto progressivamente con l’aumento della velocità del veicolo, per terminare del tutto ad una velocità di 25 kilometri all’ora (km/h), e che non possono essere azionati esclusivamente da un motore siffatto». 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/209

Sono state discusse diverse modifiche proposte dagli Stati membri alla proposta della Commissione, ma non è stata ancora presa una decisione. Per questo motivo la Commissione non è attualmente in grado di effettuare previsioni sulla misura in cui la formulazione sarà modificata a livello di posizione comune del Consiglio né, ad esempio, se sarà richiesta o meno la possibilità di simultaneo azionamento dei pedali delle biciclette elettroassistite.

(1) GU C 337 E del 28.11.2000. (2) GU L 225 del 10.8.1992.

(2001/C 151 E/246) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3888/00 di Glyn Ford (PSE) alla Commissione (13 dicembre 2000)

Oggetto: Tutela dei relitti

Le navi della Marína britannica naufragate in mare durante la guerra oggigiorno sono spesso saccheggiate da operatori commerciali in cerca di oggetti ricordo e visitate da subacquei come se fossero parchi acquatici.

Quali sono i piani della Commissione per proteggere tali relitti da queste attività?

Intende la Commissione prendere in esame la possibilità di concedere a detti relitti il medesimo status dei cimiteri di guerra?

Risposta data dal sig. Prodi in nome della Commissione (24 gennaio 2001)

L’argomento sollevato non rientra nella sfera di competenza della Communità.

(2001/C 151 E/247) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3961/00 di Mihail Papayannakis (GUE/NGL) alla Commissione (20 dicembre 2000)

Oggetto: Installazione di turbine a gas

Il ministro dello Sviluppo ha recentemente reso noto che nella regione di Hellinoperamata (Heraklion) saranno installati, per conto dell’impresa pubblica di elettricità (DEI), impianti con turbine a gas. Tale decisione è in contrasto con quelle prese dalle autorità provinciali e locali. Va ricordato che la regione è già afflitta dalle esalazioni maleodoranti che provengono da un impianto della DEI costruito nella zona costiera senza alcuna autorizzazione di funzionamento, il quale, insieme ad altri impianti vicini, inquina pesantemente la zona ad ovest della città di Heraklion. Da uno studio realizzato per conto del comune sulle ripercussioni ambientali che gli impianti della DEI hanno avuto nella regione negli anni 1998 e 1999 è emerso che i limiti di ossido di azoto e di zolfo sono aumentati del 300-400 %.

È la Commissione al corrente di queste gravissime denunce? Inoltre, come intende intervenire perché si rispetti la legislazione comunitaria in materia ambientale e si smetta di inquinare la regione di Hellinope- ramata?

Risposta data dalla sig.ra Wallström in nome della Commissione (1o febbraio 2001)

La Commissione sta procedendo ad un approfondito esame della questione sollevata dall’Onorevole Parlamentare e Gli comunicherà le conclusioni non appena possibile. C 151 E/210 Gazzetta ufficiale delle Comunità europee IT 22.5.2001

(2001/C 151 E/248) INTERROGAZIONE SCRITTA E-3983/00 di Christine De Veyrac (PPE-DE) alla Commissione

(20 dicembre 2000)

Oggetto: Importo e assegnazione degli aiuti comunitari alla Regione Midi-Pirénées

Può la Commissione indicare l’importo degli stanziamenti comunitari destinati a Tolosa e alla Regione Midi-Pyrénées nonché i loro beneficiari negli esercizi 1997, 1998, 1999 e 2000, distinguendo, se del caso, tra stanziamenti d’impegno e stanziamenti di pagamento a titolo di:

 FESR

 FEAOG-Orientamento

 FSE

 Programmi di ricerca

 Programmi a favore dell’ambiente

 Programmi a favore delle PMI

 Programmi a favore della formazione e della gioventù

 Cooperazione decentralizzata.

Risposta data dal Sig Prodi in nome della Commissione

(11 gennaio 2001)

La Commissione sta raccogliendo le informazioni necessarie per poter rispondere al quesito. Essa non mancherà di comunicare il risultato delle sue ricerche non appena possibile.

(2001/C 151 E/249) INTERROGAZIONE SCRITTA P-4106/00 di Pietro-Paolo Mennea (ELDR) alla Commissione

(20 dicembre 2000)

Oggetto: Situazione agricola in Puglia

Alla luce delle energiche proteste degli agricoltori Barlettani, protrattasi per parecchi giorni durante la prima metà di novembre nella città di Barletta e nei paesi della Valle dell’Ofanto, per manifestare contro il forte rincaro di carburanti, contro le maximulte inflitte per l’impianto di vigneti considerati irregolari, e contro il taglio del 35 % dell’integrazione dell’olio di oliva, essendo stati causati alla città ed ai cittadini di Barletta gravi disagi anche per il presidio del municipio, il blocco delle principali vie di comunicazione interne alla città stessa e l’arresto forzato di un treno «pendolino» presso la stazione ferroviaria cittadina; e poiché, in conseguenza di suddetta protesta sono rimasti feriti tre vigili urbani intervenuti per sedare la manifestazione,

si chiede:

alla Commissione se la categoria degli agricoltori, rientranti tra le regioni ad obiettivo 1, possano usufruire:

 dell’abolizione della sanzione applicata per i vigneti ritenuti abusivi, o per lo meno della sua riduzione ad una sanzione simbolica, come già avvenuto in Spagna;

 dell’esecuzione applicazione del taglio rivisto al 35 % per l’integrazione dell’olio d’oliva, o qualora tale revisione del taglio fosse riconosciuta, dell’applicazione di una percentuale ridotta al di sotto del 35 %;

 della riduzione del costo del carburante utilizzato per l’attività agricola. 22.5.2001 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee C 151 E/211

Risposta data dal Sig Fischler in nome della Commissione (11 gennaio 2001) La Commissione sta raccogliendo le informazioni necessarie per poter rispondere al quesito. Essa non mancherà di comunicare il risultato delle sue ricerche non appena possibile.

(2001/C 151 E/250) INTERROGAZIONE SCRITTA E-0005/01 di Brice Hortefeux (PPE-DE) alla Commissione (17 gennaio 2001) Oggetto: Ripartizione e utilizzazione degli aiuti finanziari comunitari nella regione dell’Alvernia tra il 1994 e il 2000

Clermont-Ferrand e la regione dell’Alvernia hanno beneficiato nel periodo di programmazione 1994-2000 di aiuti e sovvenzioni comunitarie a titolo dei fondi strutturali nonché nel quadro di diversi programmi comunitari operanti nel settore della cultura, dell’istruzione, della ricerca, dell’ambiente, degli aiuti alle PMI ecc. 1. Potrebbe la Commissione indicare quali sono i programmi di cui hanno beneficiato Clermont-Ferrand e la regione dell’Alvernia nel periodo di programmazione 1994-2000? 2. Può la Commissione precisare gli importi assegnati a Clermont-Ferrand e alla regione dell’Alvernia e i loro beneficiari per ciascuno degli anni del periodo 1994-2000, effettuando, se del caso, una distinzione tra gli stanziamenti di impegno e gli stanziamenti di pagamento?

3. E’ la Commissione soddisfatta dell’esecuzione degli stanziamenti a titolo dei diversi programmi comunitari di cui hanno beneficiato Clermont-Ferrand la regione dell’Alvernia nel periodo 1994-2000?

Risposta data dal Sig Prodi in nome della Commissione (29 gennaio 2001) La Commissione sta raccogliendo le informazioni necessarie per poter rispondere al quesito. Essa non mancherà di comunicare il risultato delle sue ricerche non appena possibile.