Tuscia Economica

Supplemento al Mensile informativo edito dalla Camera di Commercio di Viterbo Direttore responsabile Franco Rosati Autorizzazione del tribunale di Viterbo n. 2 del 27-3-1948 via Fratelli Rosselli 4, tel. 0761 2341, fax 0761 345755, www.vt.camcom.it numero 2, Luglio-Dicembre 2007

TUSCIA ECONOMICA periodico a cura della Camera di Commercio, Indice Industria, Artigianato e Agricoltura di Viterbo

Direttore responsabile Dott. Franco Rosati

Supplemento al n. 12/2007 1 Studio di impatto socio-economico Le opinioni espresse nei singoli articoli non im- sullo sviluppo dell’aeroporto pegnano la Direzione. È vietata la riproduzione anche parziale del te- di Viterbo pag. 05 sto e delle illustrazioni senza citarne la fonte. Per riproduzione a puntate è obbligo ripetere la 2 La CSR nelle Pmi: opportunità citazione. di marketing o realtà lontana? Un’indagine empirica pag. 11 Autorizzazione del Tribunale di Viterbo n. 2 del 27-3-1948 Stampato presso la Tipografia Agnesotti - Viterbo 3 Progetto Valle Faul. Storia del luogo, risanamento e conservazione del paesaggio pag. 25

4 Stili di vita, performance fisica e consumo di prodotti tipici locali nella popolazione anziana dell’Alta Tuscia pag. 39

5 Appendice Statistica pag. 49

Presidente: - PALOMBELLA Ferindo

Vice Presidente: - PEPPONI Roberto

Giunta Camerale - BOCCOLINI Franco - CORETTI Petronio - GIULIANI Marco - MESCHINI Adalberto - PELOSI Massimo - PEPARELLO Vincenzo - TARDANI Giacobbe

Segretario Generale - ROSATI Franco

Collegio dei Revisori dei Conti: - ROMEO Teresa (Presidente) - CIMA Giovanni - ARCANGELI Andrea

Studio di impatto socio-economico sullo sviluppo dell’aeroporto di Viterbo*

a cura dell’Ufficio Statistica della C.C.I.A.A. di Viterbo

L’ICCSAI (International Center for termini economici e sociali sul terri- porto influirà nel breve periodo per Competitivenes Studies in the Avia- torio, in particolare gli effetti sul- un totale di circa 500 addetti, neces- tion Industry) ha effettuato una ri- l’occupazione e lo sviluppo impren- sari per la sua realizzazione, e quin- cerca approfondita denominata ditoriale. di riferibili quasi interamente al “Studio di impatto socio-economi- Lo studio è partito con il considerare comparto edilizio; nel medio e lun- co sullo sviluppo dell’aeroporto di la realtà della provincia di Viterbo in go periodo l’impatto occupazionale Viterbo” per valutare, attraverso senso generale. sarà di circa 1600 addetti per la ge- un’analisi quantitativa previsionale, La Tuscia, a nord, è certamente stione dello scalo, considerando un gli effetti di medio e lungo termine ideale per un aeroporto non avendo volume medio annuo di 3 milioni di che il terzo scalo aeroportuale di Vi- rilievi e godendo dell’assenza di passeggeri, e di circa 2500 con un li- terbo porterà nel contesto economi- strutture che potrebbero risentire ne- vello di 5 milioni. co locale. gativamente del volo giornaliero di A regime si calcola che tra occupa- vettori da e per Viterbo. Queste con- zione indiretta ed indotta, in un pe- L’analisi si è sviluppata secondo siderazioni sono confermate anche riodo medio di 5 anni, lo scalo por- queste linee direttrici: dal fatto che i voli low cost, che ri- terà non meno di 5000 unità lavora- guarderebbero l’aeroporto di Viterbo tive, che oggi rappresenterebbero il - Analisi del quadro di contesto e e che ora sono posizionati su Ciam- 5% del totale dei lavoratori della delle prospettive di sviluppo; pino, sono intra-europei e riguarda- provincia di Viterbo. - Analisi delle caratteristiche e delle no per la grande maggioranza il Queste considerazioni sono state fat- dimensioni socio-economiche della nord Europa: la posizione a nord di te attraverso una comparazione del catchment-area (bacino d’utenza); Roma di Viterbo, oltre a essere van- futuro scalo di Viterbo con gli attua- - Mappatura e contestualizzazione taggiosa perché non interferisce con li scali di pari grado, tra cui , delle forme di impatto economico; le rotte della capitale e contiene l’in- Orio al Serio (Bergamo), Bristol, - Scelta degli approcci metologici quinamento diminuendo di circa 15 Stansted (Londra) e Liverpool. seguiti per la stima dei singoli ef- minuti la durata delle rotte nord-eu- fetti; ropee, permetterà al futuro scalo di - Analisi di benchmark Viterbo di essere un punto di riferi- Analisi di scenario mento per le compagnie low cost che investono nel traffico continen- Bacino d’utenza. I tempi di accesso Valutazione impatto socio-econo- tale. Lo studio dell’Iccsai ha rilevato all’aeroporto, per uno scalo low co- mico dell’aeroporto che un futuro aeroporto a Viterbo, st, incidono notevolmente sul bacino che nascerà per decongestionare d’utenza e questo influisce sul grado Nell’analisi della valutazione del- Ciampino (attualmente il principale di occupazione dell’aeroporto. L’a- l’impatto socio-economico l’Iccsai aeroporto nazionale per voli low co- nalisi di scenario per uno scalo low ha proceduto attraverso la valutazio- st) ma, a pieno regime, potrebbe an- cost nella Tuscia deve tenere conto, ne complessiva delle caratteristiche che diventare da solo il secondo ae- oltre alla raggiungibilità, anche del- socio-economiche della Tuscia, con- roporto del , conterà su 1,8 mi- l’area d’utenza di riferimento che è siderando fattori come la domanda lioni di utenti base per un volume l’Europa e una distanza media di potenziale derivante da uno scalo medio di 3,5 milioni di passeggeri viaggio compresa tra i 600 e i 2000 low cost e le conseguenti ricadute in all’anno. La realizzazione dell’aero- km con tempi massimi della rotta di

*Estratto da “Studio di impatto socio-economico sullo sviluppo dell’aeroporto di Viterbo” – ICCSAI, International Center for Competitivenes Studies in the Aviation Industry.

5 a cura dell’Ufficio Statistica della C.C.I.A.A. di Viterbo

3 ore. Gli utenti che viaggiano sui di, servirà in modo proficuo tali avrebbero tempi di accesso minori voli “low cost” sono più disponibili aree. ai 15 minuti, il numero di coloro che ad allungare i tempi di viaggio e In base ai dati che scaturiscono dal- rimarrebbero indifferenti nella tem- questo controbilancia l’ancora non l’approccio sopra illustrato, si sono pistica e il numero di abitanti che sufficiente dotazione infrastrutturale calcolati i tempi medi di accesso ad impiegherebbero meno di 2 ore per della Tuscia. Questo è ancora più un’offerta di almeno 40 destinazioni giungere a Viterbo ma che impiega- vero considerando che lo scalo di europee raggiungendo gli aeroporti no già gli stessi tempi per accedere Viterbo dovrà servire un bacino d’u- mediante mezzi di trasporto su gom- agli attuali scali low cost italiani. tenza extraregionale e che per sce- ma, ponderati sulla base della popo- Rifacendosi ancora una volta all’ap- gliere la sede di un aeroporto e la lazione dei singoli Comuni. Da que- proccio della “soglia Ciampino”, si sua funzionalità sono considerati sta analisi risulta che Viterbo, oggi, stima che 310 mila abitanti residenti una molteplicità di fattori tra cui le ha tempi medi per raggiungere un migliorerebbero i tempi di accesso rotte disponibili, la frequenza dei aeroporto sul tipo di Ciampino di all’aeroporto con tempi superiori ai voli, i costi e le modalità d’accesso 74,31 minuti; L’Aquila 77,75 minu- 30 minuti: in questa fascia rientrano all’aeroporto, la qualità dei servizi ti; Frosinone 65,15; Latina 72,13; ovviamente Viterbo e Montefiasco- offerti dalle compagnie aeree. I tem- Rieti 69,92; Roma 26,51; Grosseto ne ma anche Orvieto. Il bacino che pi di accesso all’aeroporto, inoltre, 98,25; Siena 102,48; Terni 77,44. Il migliorerebbe i tempi di accesso di sono in funzione delle caratteristi- tempo medio nazionale è pari a 69 almeno 20 minuti comprende più di che distintive del mercato che que- minuti. un milione di persone, includendo i sto intende servire e delle alternative I numeri chiariscono ancora l’im- territori di , Foligno, Spoleto presenti, allo stesso modo sono con- portanza dell’aeroporto di Viterbo e Assisi siderati gli effetti delle possibili per accorciare i tempi di accesso ad Con tempi di raggiungimento intor- scelte strategiche di compagnie e una struttura aeroportuale per le zo- no a un’ora e 15 minuti Viterbo be- operatori aeroportuali in funzione ne della bassa Toscana, l’ e neficerebbe del bacino d’utenza di delle specifiche caratteristiche dello l’area di Roma nord. Roma nord incrementando netta- scalo. mente la propria area operativa e Bacino potenziale. L’approccio de- rendendo altamente giustificato lo Metodologia di studio. Nell’analisi scritto ha permesso di calcolare an- scalo low cost dal punto di vista de- sull’impatto del futuro aeroporto di che il tempo medio di percorrenza gli investimenti. Viterbo sul contesto socio-economi- per raggiungere Viterbo da tutti i Nel dettaglio, le rilevazioni hanno co della provincia di Viterbo l’Iccsai Comuni d’Italia con mezzi su gom- previsto 1.153.800 abitanti residenti ha analizzato dati disaggregati a li- ma. Da tali calcoli è emerso che esi- come potenziale bacino d’utenza vello comunale. Per ogni Comune si ste un bacino potenziale di circa 700 con 15 minuti di tempo risparmiato è calcolato il tempo medio di acces- mila persone residenti che possono per arrivare allo scalo viterbese, so ai servizi aeroportuali con riferi- raggiungere il capoluogo della Tu- 623.860 persone con tempi di per- mento ad una soglia minima di 40 scia in meno di un’ora: tali bacini correnza “indifferenti” e oltre rotte europee. Tale soglia minima è d’utenza riguardano anche una con- 4.557.000 con tempi inferiori per ar- stata chiamata “Ciampino” in quan- siderevole parte del territorio del rivare a uno scalo rispetto alla città to 40 rotte europee è il livello medio Comune di Roma a nord della capi- dei papi. Quest’ultimo dato non de- di rotte che, attualmente, Ciampino tale. L’aeroporto di Viterbo, quindi, ve trarre in inganno, in quanto si serve e quindi è indicativa per valu- considerando i tempi di accesso, può tratta essenzialmente dell’area roma- tazioni e comparazioni di dati. attrarre dagli aeroporti romani tutti na che gravita attorno agli aeroporti quei residenti di Roma che sono più di Fiumicino e Ciampino. vicini a Viterbo che a Fiumicino e Da questi dati è possibile conteggia- Caratteristiche dell’offerta di tra- Ciampino. Nel complesso, il bacino re il bacino d’utenza naturale del- sporto aereo attualmente presente d’utenza dello scalo viterbese, com- l’aeroporto di Viterbo, pari a 1 mi- nell’area del centro Italia presa l’area romana, non sarà mino- lione e 800 mila persone, che salgo- re dei 4 milioni di passeggeri annui. no a 3,5 milioni se si considerano il I 7 aeroporti del centro Italia (Roma totale di residenti coinvolti. Fiumicino, Roma Ciampino, Peru- Allo stesso modo è stato calcolato il gia, Pescara, Pisa, Firenze, Ancona) Caratteristiche di raggiungibilità tempo medio per raggiungere lo sca- confermano la bontà della scelta di della popolazione per l’aeroporto lo di Viterbo in treno ed il confronto Viterbo in relazione alla “soglia di Viterbo con il trasporto su gomma. Prenden- Ciampino”. do in considerazione un tempo me- Solo i 2 aeroporti di Roma e Perugia Un altro dato fondamentale per va- dio di 6 minuti e mezzo tra la stazio- distano meno di 150 km da Viterbo lutare i tempi di raggiungimento ne di Viterbo Porta Romana e l’ae- e la soglia Ciampino è rispettata so- dello scalo dell’alto Lazio in rela- roporto e di 32 minuti tra Viterbo e lo nei confronti dei 2 aeroporti di zione al bacino d’utenza sono i rap- la stazione di Orte, è emerso che i Roma per l’area della capitale e porti tra i tempi per arrivare a Viter- tempi medi ci percorrenza sono di campana, mentre i tempi da alto La- bo e gli altri aeroporti già esistenti. circa 10 minuti inferiori su rotaia. zio, parte della Toscana e Umbria Sono stati calcolati il numero di abi- I dati hanno anche verificato le rela- sono oltre i 90 minuti. Viterbo, quin- tanti che con l’aeroporto di Viterbo zioni tra Viterbo e Frosinone per

6 Studio di impatto socio-economico sullo sviluppo dell’aeroporto di Viterbo quanto riguarda la “Catchment stato negli ultimi anni nettamente traffico low cost, il cui aumento an- area”, che è sia la nuova popolazio- più basso rispetto alla media mon- nuo non permetterebbe allo scalo di ne raggiunta in funzione dei tempi diale, per cui il relativo tasso di svi- Fiumicino di potere servire adegua- di accessibilità alla “soglia Ciampi- luppo di traffico passeggeri, in pro- tamente la domanda: entro il 2010 no” nell’ipotesi di uno scalo nella spettiva, è ridotto a livelli tra il 2,5% sono prevedibili 10 milioni di pas- Tuscia e in che l’area ag- e il 4%. seggeri annui per passare a 13 milio- giuntiva in km quadrati in funzione ni nel 2013. dei tempi di accessibilità alla “soglia La crescita del trasporto passeg- Ciampino” per i 2 nuovi aeroporti. geri in Italia e nel centro Italia Come assorbire questo livello di Dalle due analisi è stato rilevato che traffico low cost? Viterbo ha migliori valori sia nel In Italia la stentata crescita econo- primo caso che, soprattutto, nel se- mica non ha influito più di tanto sul- IPOTESI condo. Per quanto riguarda la nuova l’aumento del numero di passeggeri. popolazione, intorno all’ora e 15 mi- Il nostro stato è risultato tra quelli Roma Ciampino: - Imposizione di nuti di percorrenza, influisce la “cat- che avevano le tariffe più alte e lo un vincolo di traffico passeggeri (5 chment area” la zona di Roma che si sviluppo minore del traffico aereo, milioni); trova più vicina a Viterbo che a Fiu- ma negli ultimi anni si è ripresa. Tra - Riduzione del traffico (3 milioni) micino e Ciampino. Al tempo stesso il 2005 e il 2006 il numero di pas- Frosinone ha anche la concorrenza seggeri in Italia è cresciuto Roma Fiumicino: - Adeguamento dell’area aeroportuale di Napoli. dell’8,7%. Se nel periodo 2000- piani di sviluppo per adeguamento a La “catchment area” intesa in km 2005 l’Italia Centrale ha registrato crescita domanda low cost; quadrati inclusi nel bacino d’utenza un +4,4% del volume d’incremento - Evoluzione bilanciata: rapporto dello scalo vede Viterbo surclassare del traffico passeggeri, a fronte del passeggeri low cost/passeggeri di li- Frosinone perché intorno alla città +4,2% dell’Italia, nel 2006 la cresci- nea rimane invariato; dei papi, situata a nord di Roma, ta è stata del +7,1% contro l’8,7% - Esclusione del traffico low cost da non ci sono aeroporti low cost a dif- nazionale. I dati del quinquennio Fiumicino ferenza che a sud della capitale. 2000-2005 hanno risentito negativa- mente del netto calo di passeggeri Quello che è certo è che l’eccesso di causato dal crollo delle Torri Gemel- domanda nel 2015 sarà tra un livello Stime di crescita del trasporto le l’11 settembre 2001. minimo di 10 milioni di passeggeri e passeggeri uno indicativo di 12 milioni.

L’indagine dell’Iccsai ha esaminato Le prospettive di crescita e il con- anche le prospettive di crescita dei fronto con la capacità Scenari di riferimento per l’aero- passeggeri a livello mondiale ed eu- porto di Viterbo ropeo per dare un’idea delle neces- Gli aeroporti di Roma Fiumicino e sità di implementazione delle strut- Roma Ciampino necessitano di no- Scenario A ———➢ì 3 MILIONI ture aeroportuali. vità per assorbire l’eccesso di do- DI PASSEGGERI ALL’ANNO Ci sono 2 linee generali di previsio- manda. Ci sono vari scenari e ipote- ne dei maggiori produttori di aero- si, fino al medio periodo (2020) per Scenario B———➢ 5 MILIONI mobili a livello mondiale: Airbus e soddisfare la domanda crescente dei DI PASSEGGERI ALL’ANNO Boeing. I primi puntano sulla produ- passeggeri. zione di aeromobili di grandi dimen- Basandosi su un probabile aumento sioni, i secondi di medie dimensioni annuo del numero di passeggeri SCENARIO A ma con un’offerta di voli maggiore: compreso tra il 3,5% e il 5,5% (con le linee di previsione, però, concor- valori maggiori nel breve periodo) è Si tratta di un’analisi di tipo statico, dano su uno sviluppo intorno al lecito attendersi entro il 2020 il rad- basata sulla sola crescita del traffico 4,8% - 5,0% annuo del numero di doppio del volume di traffico pas- low cost. E’ condizionato da una do- passeggeri misurati in RPK (“Reve- seggeri nel Sistema Aeroporti di Ro- manda di trasporto aereo poco nue Passenger Kilometres”, ovvero ma: i dati sono riferiti a bacini d’u- orientabile e considera solo margi- il numero di passeggeri per lunghez- tenza “stabili”, che possono essere nalmente l’impatto del congestiona- za della tratta) su un periodo di circa condizionati da altri fattori come il mento degli aeroporti di Roma sui 20 anni. traffico di feederaggio (trasporto flussi di traffico verso l’aeroporto di E’ da chiarire che le stime sullo svi- merci containerizzate verso paesi Viterbo. luppo della crescita del traffico ae- esteri scaricate in uno scalo naziona- Gli utenti di riferimento sono com- reo sono diverse a seconda che si le da un vettore principale estero) e presi tra gli 1,3 e 1,8 milioni, che tratti di rotte europee o mondiali, in la tipologia del servizio offerto dagli devono essere moltiplicati per l’in- quanto l’indice è dato dalla relazio- aeroporti. dice di propensione al volo (equiva- ne (Morrel, 1998) tra crescita dell’e- Per quanto riguarda l’aeroporto di lente al rapporto tra il numero di conomia e crescita del traffico ae- Fiumicino è presumibile un amplia- passeggeri negli aeroporti nazionali reo, pari a 1,948. In Europa, come si mento per i voli intercontinentali di e la popolazione). Si ottengono così sa, il tasso di crescita economica è linea e non un adeguamento per il un totale di 2,5-3,2 milioni di pas-

7 a cura dell’Ufficio Statistica della C.C.I.A.A. di Viterbo seggeri annui entro il 2015. forte specializzazione produttiva. media italiana. L’indice di propensione al volo ita- Circa un terzo dei lavoratori della Il quadro descritto viene a spiegare liano nel 2005 è stato di 1,62, men- provincia di Viterbo sono impiegati anche l’insufficiente vocazione al- tre nel 2006 è salito a 1,78 (Dati in lavori indipendenti, con percen- l’export del sistema Tuscia, che ri- Istat-Enac). Il che significa un totale tuali nettamente superiori a quelle sente di un’economia poco dinamica di oltre 104 milioni di passeggeri nel del resto del Lazio e, soprattutto, di a basso livello di valore aggiunto, 2006. Roma. che viene soprattutto a concentrarsi Da ciò deriva un quadro generale intorno al Distretto ceramico di Ci- poco dinamico e di stampo tradizio- vita Castellana. La grande maggio- SCENARIO B nale per la Tuscia che, unito ad altri ranza dell’import e dell’export made fattori come le basse percentuali del in Tuscia fa riferimento all’Europa, Questo secondo scenario è conside- livello di occupazione, in particolare mentre l’import da Asia e America è rato più verosimile dai ricercatori quella femminile e, viceversa, valori superiore alla media regionale e na- dell’Iccsai per l’evoluzione costante superiori alla media nazionale per zionale. del traffico aeroportuale. quanto concerne la % di disoccupa- Lo scenario B prevede un livello di zione, necessita di una spinta econo- passeggeri annuali pari a circa 5 mi- mica e di misure che permettano Impatto economico complessivo di lioni di unità, che sono dati dal tota- l’avvio di nuovi fronti di sviluppo un insediamento aeroportuale le degli abitanti che beneficiano con locale. lo scalo di Viterbo di un risparmio di L’aeroporto è certamente un veicolo Un’infrastruttura come un aeroporto tempo rispetto ad altri aerostazioni fondamentale per fare evolvere l’e- produce sensibili cambiamenti eco- con almeno 40 destinazioni europee conomia della Tuscia nella direzione nomici e territoriali non solo nell’a- (1,8 milioni) più la quota-parte del di una maggiore dinamicità: sarà rea in cui sorge ma in tutti i contesti bacino di utenti degli aeroporti rag- fondamentale sapere le strategie che confinanti. Valutare l’impatto di uno giungibili in 1 ora e mezza. Verosi- il mondo imprenditoriale e istituzio- scalo low cost su una specifica area milmente è possibile decurtare da nale locale sapranno utilizzare per provinciale o sub regionale è diffici- questi ultimi il 30-50% dei passeg- avviare il processo di cambiamento le, perché i dati di rilevanza nazio- geri che sceglieranno di recarsi allo che, dalle considerazioni fatte, non nale sono facilmente noti e compa- scalo di Viterbo per viaggiare. sarà di lieve entità. rabili con sistemi di valutazione Il 30-50% corrisponde a 2.,6-3,2 mi- Il tessuto imprenditoriale, se esami- consolidati per i grandi numeri, lioni di passeggeri che, sommati agli nato nel dettaglio, risulta basato per mentre a livello territoriale non esi- 1,8 milioni iniziali, dà un totale di il 51% da ditte individuali per quan- stono dati così precisi e si ragiona circa 5 milioni di passeggeri all’an- to riguarda le imprese industriali, con maggiore approssimazione. no entro il 2015. per il 43% dalla fascia 2-9 addetti, Per valutare l’effetto dell’aeroporto per il 5% da 10-49 addetti e solo sulla zona in cui questo si insedia si Per riuscire ad assorbire tali volumi l1% da oltre 50 occupati. Le impre- devono distinguere il breve-medio di passeggeri è possibile solo: se dei servizi sono ancora di più pic- periodo dal lungo periodo. Nel pri- cole dimensioni: il 62,6% ha solo un mo caso si prendono in considera- - mediante la riduzione del traffico addetto, il 35,4% tra i 2 e i 9, l’1,8% zione gli impatti dei flussi di spesa su Ciampino di almeno 2 milioni tra i 10 e i 49, mentre appena lo derivanti dalle attività di gestione di passeggeri attraverso un apposi- 0,2% oltre i 50. direttamente collegate allo scalo, to decreto; La principale e unica vera area indu- che è possibile prevedere con buona - con la stabilizzazione dell’attuale striale della provincia di Viterbo è il approssimazione in linee generali, livello di traffico low cost su Fiu- comprensorio ceramico di Civita mentre è difficile un’analisi settoria- micino; Castellana, che da solo rappresenta le per le tante variabili che entrano - attraverso l’insediamento di una circa il 30% della produzione cera- in gioco. Discorso simile è per il grande compagnia low cost su Vi- mica sanitaria nazionale con 3.750 lungo periodo: l’impatto economico terbo che rappresenti almeno il occupati nel settore, 75 aziende e sociale dell’aeroporto è condizio- 50% del traffico totale dello scalo coinvolte per un fatturato che supera nato anche dalle politiche che, di (questa ipotesi è quasi imprescindi- i 750 miliardi di euro l’anno. Il limi- volta in volta, sono messe in campo bile per l’effettiva realizzazione di te principale dell’economia viterbe- dal mondo imprenditoriale e dalle un aeroporto low cost a Viterbo) se risulta quindi la disomogenea di- istituzioni in base alle contingenze stribuzione dello sviluppo industria- del momento e al livello di sviluppo le locale, che negli ultimi anni ha vi- infrastrutturale raggiunto dal territo- Caratteristiche dell’economia del- sto comunque buone performance rio negli anni. la provincia di Viterbo nella percentuale di crescita del pro- Nel presente studio non vegnono dotto interno lordo (+5%), in linea fatti cenni al turismo, che comunque L’economia della Tuscia è ancora di con il Lazio ma superiore alla media rappresenta una potenzialità fonda- tipo tradizionale. Dominano settori nazionale, pur restando con 19.752 mentale per il sistema economico come l’edilizia e l’agricoltura che, euro pro capite il più basso del La- provinciale e rientra tra le variabili da soli, rappresentano una buona zio, e la % di nuove imprese, sui li- fondamentali per la positività del- parte dei comparti occupazionali a velli del Lazio ma sempre oltre la l’impatto economico derivante dal-

8 Studio di impatto socio-economico sullo sviluppo dell’aeroporto di Viterbo l’insediamento aeroportuale. Ovvia- to economico da analizzare. E’ diffi- il 50% saranno formati dal persona- mente anche lo sviluppo turistico cile, infatti, utilizzare tavole di in- le interno allo scalo (occupati della sarà fortemente condizionato dalle put-output e modelli econometrici società di gestione e dipendenti pub- scelte e dalle capacità del mondo su scala locale. Insieme ai singoli blici connessi alle attività dell’aero- imprenditoriale ed istituzionale. indicatori si sono poi integrati, in porto), mentre il restante 50% sarà parte, questi modelli, ovviamente formato dagli addetti ai vettori aerei Gli impatti che vengono a crearsi con un certo margine di approssima- e dagli altri impiegati privati. Questi per la realizzazione dell’aeroporto zione sui dati finali. sono gli occupati diretti. Sono previ- sono suddivisibili in base alla loro sti valori dello stesso livello per natura. quanto riguarda l’occupazione indi- Effetti diretti: investimenti retta ed indotta dalla gestione dello scalo low cost della Tuscia. Investimenti iniziali e spese con- Le prime opere da considerare per Da quanto detto è possibile prevede- nesse alla gestione valutare gli effetti diretti di uno sca- re per il primo anno un investimento lo low cost a Viterbo sono ovvia- iniziale che potrà impiegare circa Gli investimenti iniziali previsti ge- mente quelle aeroportuali. La pista 1.030 unità di personale totale (di- nerano subito valore aggiunto ed oc- del futuro aeroporto viterbese sarà retti, indiretti ed indotti). Se l’evolu- cupazione: il primo effetto è la crea- l’attuale, lunga 1.500 metri, amplia- zione dell’attività porterà ad un li- zione di reddito e di imposte dirette. ta fino a un livello minimo di 2.400- vello di 3 milioni di passeggeri, il Questo determina la creazione anche 2.500 metri: questo sarà il primo in- totale degli occupati si aggirerà sui di quote parte di risparmi che per- vestimento da conteggiare per pre- 3.170 addetti, nel caso di uno scalo mettono la partenza di consumi e le vedere gli effetti diretti. Quindi sarà da 5 milioni sui 5.036 impiegati. relative imposte indirette. necessario valutare i costi di tutta la A questi dati devono essere aggiunti Gli occupati nella struttura aeropor- struttura aeroportuale e, per fare una gli addetti che lavoreranno nel setto- tuale, spendendo, creano valore ag- previsione sugli investimenti di ge- re turistico e ricettivo indotto dalle giunto (attraverso quello che in eco- stione, sarà fatta una comparazione migliaia di persone che arriveranno nomia si chiama moltiplicatore key- con lo scalo di Orio al Serio (Berga- a Viterbo e decideranno di visitarla, nesiano) e a queste spese sono ov- mo), che presenta le caratteristiche attratti anche dal successivo viaggio viamente collegate imposte dirette più simili a quello che dovrà essere nella capitale: è impossibile fare sti- ed indirette. Gli acquisti collegati al- l’aeroporto low cost di Viterbo. me puntuali per questa tipologia di le attività dell’aeroporto generano Dalle considerazioni che sono state lavoratori, ma è probabile un livello allo stesso tempo sia valore aggiun- fatte, è stato valutato dall’Iccsai che almeno uguale al totale degli addetti to ed occupazione indiretta che im- l’investimento di riferimento per alla struttura aeroportuale. poste indirette, mentre i nuovi occu- l’ampliamento della pista oggi in pati sia tassazione diretta che indi- uso allo scalo militare “T. Fabbri” di retta. Viterbo si aggira sui 30 milioni di Analisi di benchmark Lo stesso schema vale per lo spese euro, mentre serviranno circa 25 mi- connesse alla gestione diretta dell’a- lioni di euro per la struttura dell’ae- Secondo lo studio intitolato “The rea aeroportuale. roporto: l’investimento iniziale sarà Social and Economic Impact of Air- Non è semplice definire valori e pa- quindi di circa 55 milioni di euro. ports in Europe”, effettuato nel 2004 rametri di riferimento perdescrivere E’ stato considerato, come già ac- da ACI Europe (“Airports Council gli effetti dello scalo civile sul valo- cennato, un livello medio di passeg- International”), il 64% dei dipen- re aggiunto, il reddito, l’occupazio- geri all’anno di 3 o 5 milioni. Quin- denti degli aeroporti low cost è alle ne e la propensione alla spesa gene- di è stato valutato il rapporto tra nu- dipendenze dei vettori e delle so- rati. Anche a livello internazionale mero di passeggeri all’anno e relati- cietà impegnate nella manutenzione ci sono rapporti molto diversi tra il vo numero di addetti: il rapporto degli aerei, il 14% della società di numero di passeggeri necessari per medio, nei due casi, è compreso tra gestione dell’aeroporto, il 12% in ogni unità nuova di personale del- un livello minimo di 350 addetti società di catering, ristoranti e nego- l’aeroporto. ogni milione di passeggeri ad uno zi al dettaglio collegati allo scalo, il Nell’analisi quantitativa degli effetti massimo di 750 ogni milione. 6% sono controllori del traffico ae- diretti ed indiretti provocati dall’ae- Nel caso di uno scalo da 3 milioni di reo e della sicurezza, mentre il re- roporto, l’Iccsai ha utilizzato due di- passeggeri annui il rapporto è di stante 4% è impiegato in servizi col- versi metodi. Per quanto riguarda gli 528,3 addetti per milione di passeg- laterali allo scalo come rifornimento effetti diretti è stato preso a riferi- geri, mentre in quello da 5 milioni il di carburante e logistica di terra. mento lo scalo di Orio al Serio (Ber- livello scende ad una media di 503,7 Per completezza d’informazione è gamo) che, per le sue caratteristiche, per la presenza di economie di ge- necessario specificare che il numero è il più simile a quello che dovrà es- stione. medio di addetti ogni milione di sere l’aviostazione della Tuscia, Il livello assoluto che ne consegue è passeggeri non può essere conteg- mentre per ciò che concerne gli ef- di circa 1.600 addetti per uno scalo giato in modo statico, ma valutando fetti indiretti ed indotti si fa riferi- che si basa su 3 milioni di passegge- anche numerose varianti quali: tipo- mento principalmente a singoli indi- ri all’anno e di 2.500 occupati per logia del traffico passeggeri, livello catori inerenti le varie voci di impat- un aeroporto da 5 milioni: di questi di sfruttamento della capacità dello

9 a cura dell’Ufficio Statistica della C.C.I.A.A. di Viterbo scalo, presenza o meno di servizio passeggeri in relazione alle possibi- non a Roma, i tempi di raggiungibi- cargo, ruolo prioritario o meno dello lità di assorbimento della domanda lità dello scalo e la sua centralità ri- scalo nell’area in cui ha sede, nume- da parte degli attuali scali del Lazio, spetto ad altre zone in cui ci sono ro di vettori con base nell’aeroporto. si evince che la scelta di Viterbo co- più aeroporti e, quindi, la presenza me terzo aerostazione regionale, uf- di un nuovo aeroporto porterebbe Aeroporti italiani che sono assimila- ficializzata dal ministro dei Traspor- meno vantaggi. bili al futuro scalo viterbese sono ti Alessandro Bianchi lo scorso no- Dall’analisi non risulta che le infra- Orio al Serio (Bergamo) e Pisa, che vembre, è la migliore rispetto alle strutture viarie nella Tuscia, pur da nel giro di pochi anni hanno visto ipotesi Frosinone e Latina. completare e migliorare, sono un una crescita esponenziale dei pas- Questa convinzione nasce sia per la ostacolo imprescindibile per avere seggeri e una conseguente crescita posizione geografica di Viterbo, che l’aeroporto a Viterbo. Il tempo che verticale di occupati diretti, indiretti essendo a nord di Roma non interfe- manca alla realizzazione dello scalo ed indotti dall’attività aeroportuale. rirà con le rotte aeree per la capitale, dovrà servire al completamento di che per altre valutazioni. Tra queste infrastrutture come l’adeguamento le condizioni medie del tempo mi- ed il raddoppio della Cassia tra Ce- Considerazioni conclusive gliori a Viterbo che a Frosinone e sano-Viterbo e dei collegamenti fer- Latina, il risparmio in termini di car- roviari Roma-Viterbo, così come il In base allo studio effettuato dal- burante e tempo (e quindi di inqui- completamento della Trasversale Ci- l’Iccsai, che ha analizzato più possi- namento) dei voli provenienti dal vitavecchia-Viterbo-Orte. bili scenari di sviluppo del traffico nord Europa atterrando a Viterbo e

10 La CSR nelle Pmi: opportunità di marketing o realtà lontana? Un’indagine empirica*

di Francesco Monzillo e Barbara Aquilani1

1. Introduzione zazioni in un determinato momen- d’impresa implica che la stessa si to’. Secondo Bowen (1953) è ‘il do- comporti in modo ‘etico e corretto’, I temi della responsabilità sociale vere di perseguire quelle politiche, oltre quanto esplicitamente previsto d’impresa (CSR) sono già da anni al di prendere quelle decisioni, di se- dalla legge (McWilliams e Siegel, centro del dibattito scientifico, guire quelle linee d’azione che sono 2001; Perrini, 2003)5. aziendale ed istituzionale italiano ed desiderabili in funzione degli obiet- Da quanto sopra emerge la grande estero; ne sono una prova i numerosi tivi e dei valori riconosciuti dalla so- ‘ampiezza’ di alcune definizioni che contributi teorici sull’argomento, i cietà’. Il Business for Social Re- lasciando ampio margine di discre- tanti momenti di incontro e la crea- sponsability4 la definisce come il zionalità alle imprese queste hanno zione di associazioni aventi come ‘gestire un’impresa in maniera tale tradotto, più che altro, in politiche obiettivo la diffusione delle politi- da soddisfare o superare costante- ed azioni privilegiando il livello che e pratiche di CSR da parte delle mente le aspettative etiche, legali, ‘tattico’ della CSR. Oggi appare in- imprese2, ed i numerosi progetti va- commerciali e pubbliche che la so- vece sempre più necessario che le rati da attori pubblici3. cietà ha nei confronti delle aziende’. imprese la considerino ad un livello In letteratura sono rintracciabili nu- La Commissione Europea ha affer- ‘strategico’, con una sua integrazio- merose definizioni di ‘responsabilità mato nel Libro Bianco (comunica- ne nei modelli di business e nelle di- sociale d’impresa’. Davis (1973) e zione del luglio 2002) che ‘il con- verse funzioni aziendali (Ansoff, Carroll (1979) si trovano sostanzial- cetto di responsabilità sociale delle 1979; Perrini, 2006a). Questo diver- mente d’accordo nel presentare la imprese significa essenzialmente so livello da attribuire alla CSR di- CSR come un costrutto che ‘include che esse decidono volontariamente pende dalla sua connessione diretta le aspettative economiche, legali, di contribuire a una società migliore con le teorie d’impresa, riguarda il etiche e discrezionali che una so- e a un ambiente più pulito’. In so- ruolo che l’impresa svolge e/o do- cietà ha nei confronti delle organiz- stanza la responsabilità sociale vrebbe svolgere nella società (Perri-

*Paper presentato al 7th ‘International Congress Marketing Trends’ di Venezia. 1 Francesco Monzillo è Vice Segretario della Camera di commercio di Viterbo e Dirigente dell’Area Amministrativo Contabile e Studi e ad interim dell’Area Anagrafico Certificativa. Barbara Aquilani ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze della Comunicazione, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Siena. Sebbene frutto di riflessioni – e responsabilità intellettuale - comuni, la redazione materiale del contributo è così ripartita: para- grafi 1, 2 e 4 sono a cura di Barbara Aquilani; paragrafo 3 a cura di Francesco Monzillo. 2 Tra queste la più nota in Italia é Sodalitas. Materiale informativo su Sodalitas può essere rintraccato all’indirizzo web www.so- dalitas.it. La stessa associazione ha creato ed aggiorna regolarmente un database ‘Orsadata’ dove sono rintracciabili un numero consistente di casi aziendali che riportano esperienze diverse fatte da numerose realtà imprenditoriali per lo più di grandi dimen- sioni. Inoltre ogni anno, la stessa Associazione organizza un evento all’interno del quale vengono premiati i migliori progetti di CSR condotti nel corso dello stesso anno. 3 Basti pensare al progetto CSR-SC delle CCIAA italiane, il posizionare la CSR al quarto posto nell’agenda del semestre italiano alla Presidenza della Comunità Europea o i lavori dell’Istituto per i Valori d’Impresa (ISVI). 4 Importante organizzazione statunitense che si occupa di responsabilità sociale di impresa o di ‘cittadinanza organizzativa’, co- me viene dagli stessi definita la CSR. 5 Per un quadro più completo delle definizioni di ‘responsabilità sociale d’impresa’ date nel tempo si veda Perrini (2003).

11 Francesco Monzillo - Barbara Aquilani ni, 2006a)6 ed anche la possibilità di (Pirsch, Gupta e Landreth Grau, denti sullo specifico argomento, intendere la CSR come un ‘modello 2006), in uno scenario concorrenzia- CSR e PMI, e con chiaro riferimen- esteso di corporate governance’ le quanto mai complesso e di diffici- to alla realtà italiana, cerca di dare il (Sacconi, 2006). Inoltre nel tempo, le gestione con le sole strategie e suo piccolo contributo alla compren- non soltanto per i recenti avveni- strumenti tradizionali, di minimizza- sione della nostra realtà imprendito- menti economico-finanziari7, ma an- re i rischi (attraverso l’allineamento riale in tema di responsabilità socia- che per i gravi danni ambientali che degli obiettivi degli stakeholders in- le con uno studio empirico condotto si sono verificati, non è più possibile terni ed esterni) e non è quindi da sulla realtà provinciale di Viterbo10. mettere tutti d’accordo affermando intendersi come un costo supple- che l’obiettivo dell’impresa è soddi- mentare da sostenere da parte delle 2. La corporate social responsabi- sfare i propri stakeholders, senza imprese. In sostanza la CSR non lity nelle PMI: un quadro generale considerare il più ampio contesto in può essere considerata come un cui la stessa è immersa. Pertanto di- ‘lusso’ possibile solo quando i risul- Il modo e la profondità con cui le venta necessaria una ‘gestione inte- tati d’impresa sono positivi, ma va PMI accolgono ed applicano i prin- grata’ della CSR che permei ogni li- intesa come una strategia in grado di cipi della CSR è un tema abbastanza vello ed ambito d’impresa. Ed infatti produrre profitti (Perrini 2006a; Pir- recente ed ancora relativamente poco ‘la CSR diventa strategica quando sch, Gupta e Landreth Grau, 2006). supportato da lavori empirici, questo supporta dei benefici d’impresa im- Se questo è l’inquadramento teorico però non modifica affatto la grande portanti, in particolare attraverso il più recente e corretto anche alla luce importanza che lo stesso riveste. In sostegno alle attività del core busi- di numerose esperienze d’impresa effetti l’importanza di approfondire ness e quelle che contribuiscono alla che ne hanno dimostrato la validità8, la ricerca in questo campo può esse- sua efficacia nel raggiungere la pro- è anche vero che la CSR non è per- re ricondotto ad almeno tre diverse pria missione’ (Burke e Logsdon, cepita così in Italia se non, purtrop- ragioni (Lepoutre, Heene, 2006): 1996). In questo modo, ossia inte- po, da un numero ancora troppo ri- - le piccole e medie imprese rappre- grando la dimensione economica, dotto di realtà imprenditoriali so- sentano in Europa il 99% delle atti- ambientale e sociale nel disegno prattutto di grandi dimensioni. An- vità economiche, ne occupano il strategico, l’impresa potrà godere di che guardando ai contributi in tema 66% degli addetti e producono il un ampio consenso presso tutte le di CSR, molto numerosi a livello 50% del valore aggiunto (Observa- categorie degli stakeholders ed au- italiano ed internazionale, solo negli tory of European SMEs, 2003). Un mentare le sue risorse immateriali ultimi anni in Italia pochi autori9 dato che sale ancora in Italia che basate sulla fiducia e sulle relazioni, hanno focalizzato l’attenzione su co- conta tra le piccole e medie impre- assicurandosi così uno sviluppo so- me e quanto le PMI del nostro Paese se una percentuale del 99,92% sul stenibile nel tempo (Sacconi, 2006; sono coinvolte attivamente nell’inte- totale delle imprese ed un peso Perrini 2006a). grazione della CSR nella loro strate- percentuale degli occupati del Pertanto la CSR è in grado di pro- gia corrente. Questo lavoro, pertan- 79,81% sul totale degli addetti durre vantaggi competitivi duraturi to, considerando i contributi prece- (Censimento Istat 2001)11;

6 Il riferimento è qui, in particolare alla stakeholder theory, alla business ethics, alla triple bottom- line, all’approccio sistemico vitale, alla teorie basata sulle risorse, solo per citarne alcune. 7 Basti pensare al casi Cirio e Parmalat nel nostro Paese ed Enron negli Stati Uniti d’America. 8 Basti pensare ai casi Ferrari, Fiat, l’Oreal. 9 Se infatti sono rintracciabili contributi circa le peculiarità della CSR e dell’etica nelle PMI in studi quali quelli di Harvey, van Luijk e Corbetta (1991), Ryan (1991), Thompson e Smith (1991), Thompson, Smith e Hood (1993), Vyakarnam, Bayely, Myers and Burnett (1997) and Spence (1999) che esaminano realtà per lo più statunitensi, il primo contributo rintracciato che studia le realtà italiane è quello Molteni (2001) riguardante la costituzione dell’Osservatorio sulla Responsabilità Sociale delle Aziende, nato a Milano, ed ispiratore della prima ricerca italiana sulla CSR nelle PMI (Molteni 2004). A questi contributi hanno ha fatto seguito gli studi di Perrini (2006b) con specifico riferimento alla situazione italiana ed anche quelli di Lepoutre e Heene (2006) e Murillo e Lozano (2006). Soprattutto il primo appare interessante ai fini del presente lavoro perché raccoglie e sistematizza, in maniera critica, i contributi sul tema del rapporto tra CSR e PMI, mentre il secondo, raccogliendo l’invito per approfondimenti empirici necesari sull’argomento studia ancune realtà Catalane. 10 La scelta di questa provincia, nata come casuale per i rapporti esistenti con la CCIAA locale, si è dimostrata nel seguito una scelta se non altro ‘interessante’ perché ha permesso di analizzare un contesto in cui, non soltanto non esistono grandi realtà im- prenditoriali in grado di ‘trascinare’ le piccole realtà nell’applicazione dei principi della CSR (vedi Lepoutre e Heene, 2006 e par. 2.), ma anche di indagare le realtà più piccole, quelle con dipendenti tra i 6 ed i 20 trascurate, ad esempio nell’indagine di Molteni (2004) e che invece rappresentano un numero molto importante di realtà imprenditoriali italiane. 11 La Raccomandazione della Commissione Europea relativa alla definizione delle micro imprese, piccole e medie imprese stabi- lisce i seguenti parametri discrezionali con le relative soglie minime: Micro: < 10 dipendenti; < 2 mil. di Euro di Fatturato o < 2mil.di Euro di Totale Bilancio; Piccole: < 50 dipendenti; < 10 mil. di Euro di Fatturato o < 10mil. di Euro di Totale Bilancio; Medie: < 250 dipendenti, < 50 mil. di Euro di Fatturato o < 43mil. di Euro di Totale Bilancio; Grandi: > 250 dipendenti, > 50 mil. di Euro di Fatturato o> 43mil. di Euro di Totale Bilancio. Nei dati Istat è stato considerato il solo parametro dei dipendenti e questi sono stati reperiti nel sito web: www.istat.it.

12 La CSR nelle Pmi: opportunità di marketing o realtà lontana? Un’indagine empirica

- non è la stessa cosa implementare rio/manager; 3) caratteristiche orga- 1982; Petts e al., 1999) e che la la CSR nelle grandi imprese e nelle nizzative (vi rientrano le risorse e la cultura della comunità, prevalente PMI (Dandridge, 1979; Welsh e struttura d’impresa); 4) proprietà del anche su quella nazionale White, 1981); contesto (in termini di fattori econo- (Vyakarnam e al., 1997), è in gra- - le grandi imprese stanno assumen- mici, sociali ed istituzionali). do di cancellare e rimpiazzare do, sempre più, un carattere im- perfino i valori originari del pro- prenditoriale, per cui la ricerca nel- Partendo dalla prima area, quella del prietario-manager che ad essi fini- le PMI potrebbe rivelarsi molto caratteristiche del coinvolgimento sce per allinearsi (Brown e King, utile anche per le realtà imprendi- nella CSR, tre sono le dimensioni 1982). toriali più grandi (Quinn, 1997). importanti (Lepoutre e Heene, E’ vero anche che non è affatto faci- 2006): Per quanto riguarda le caratteristi- le ricondurre il vario e vasto mondo a. percezione della ‘probabile am- che personali del proprietario-ma- delle PMI ad un framework teorico piezza delle conseguenze’ relative nager15 sono almeno due le dimen- unico e che di conseguenza gli ap- al porre in atto comportamenti sioni rilevanti: procci alla CSR in questo ambito so- non responsabili. In questo ambito a. I tratti tipici del soggetto. In que- no caratterizzati, anch’essi, da una un ruolo di primo piano è giocato sto ambito gli studi non portano a molteplicità di prospettive (Curran e dalla ‘visibilità’ del comporta- conclusioni condivise, se non alla Blackburn, 2001; D’Amboise e mento posto in atto dall’impresa13; considerazione che ognuno dei Muldowney, 1988). Questi comun- b. ‘prossimità delle problematiche soggetti analizzati si pone, da que forniscono una serie di elementi relative alla responsabilità’. In qualche parte, all’interno di un importanti, anche se spesso contra- questo ambito è stato riscontrato continuum delimitato da due posi- stanti, su cui basarsi per interpretare che le imprese sono molto più at- zioni estreme: quella dell’’im- la realtà delle imprese più piccole in tente nel porre in atto comporta- prenditore opportunista’ e quello relazione alla responsabilità sociale. menti responsabili al loro interno, dell’’imprenditore-artigiano’16; Per esaminare il controverso rappor- piuttosto che verso l’esterno dove b. La posizione ricoperta dal pro- to piccole - medie imprese e respon- non sempre sono monitorate dagli prietario-manager e la sua reale sabilità sociale è possibile conside- stakeholders14; possibilità-capacità di interpretare rare almeno quattro diverse aree di c. ‘consenso sociale’. E’ stato ri- e porre in atto i dettami della interesse (Lepoutre e Heene, scontrato che le regole e le pres- CSR. In questo contesto giocano 2006)12: 1) caratteristiche del coin- sioni esercitate dalla comunità e un ruolo fondamentale il tempo e volgimento nella CSR; 2) caratteri- dai colleghi sono i drivers più im- le conoscenze del soggetto17. stiche personali relative ai valori portanti per l’attuazione dei com- competenze ed azioni del proprieta- portamenti etici (Brown e King,

12 Lepoutre e Heene (2006) hanno ricondotto a questi quattro elementi quelli richiamati in altri studi che ne facevano più o meno una suddivisione similare, quali quelli di Chau e Siu (2000), D’Amboise e Muldowney (1988), Longenecker e altri (2006) e Solymossy e Masters (2002). 13 In sostanza la PMI è tanto più attenta a porre in atto comportamenti responsabili quando questi sono più visibili. Scendendo nel pratico è possibile affermare che questa è molto più responsabile nelle sue scelte di marketing perfettamente e rapidamente visibili agli stakeholders (McMahon e Harvey , 2006), piuttosto che in quelle ambientali dove ritiene che il suo comportamento sia meno visibile, ma ha anche un impatto meno rilevante. Tra l’altro in campo ambientale le imprese di piccole dimensioni pen- sano di avere un impatto minimo rispetto al problema complessivo della tutela del nostro pianeta e quindi sono meno attente, so- prattutto quando la pena per l’attuazione di comportamenti non responsabili è minima. Si vedano in proposito gli studi di Scha- per (2002) e Sharma (2000). 14 Del resto gli effetti dell’applicazione della CSR all’interno dell’organizzazione sono molto più vicini e pressanti rispetto a quelli esterni che talvolta per le realtà più piccoli sono trascurabili o addirittura inesistenti (Hillary, 2000). 15 L’espressione ‘proprietario-manager’ al posto di ‘imprenditore’ in questo contesto è giustificata solo dal voler considerare il soggetto che ha ancora un ruolo attivo all’interno dell’impresa e non l’imprenditore che non interviene neanche in maniera infor- male e/o indiretta nella gestione. 16 L’’imprenditore opportunista’ viene inteso come quel soggetto con una certa eduzione ed esperienza, con un coinvolgimento sociale elevato, sicuro della sua abilità nel relazionarsi con il contesto sociale e la consapevolezza o l’orientamento al futuro (Smith e Miner, 1983). L’’imprenditore-artigiano’ di contro è un soggetto con minore educazione e d esperienza con uno scarso coinvolgimento sociale, che si sente inadeguato nel confrontarsi con l’ambiente sociale e che ha uno scarso senso del futuro (Smith e Miner, 1983). 17 Infatti, sebbene il tempo non sufficiente sembri all’origine della mancanza di attenzione per i temi sociali (ad es. Schaper, 2002), è anche vero che quando vi sia all’interno dell’impresa un sistema di delega ed un ambiente che porta all’empowerment ed all’apprendimento della CSR, il tempo perde il suo peso negativo (Petts e al., 1999). L’apprendimento però richiede impegno personale da parte del proprietario-manager che comunque dovrebbe essere disposto a condividerlo con i suoi colleghi, circo- stanza non sempre realizzabile all’interno dell’impresa, ma spesso possibile se si allarghi l’orizzonte ad una rete di imprese dove la conoscenza ha maggiore facilità a crearsi e diffondersi (Inkpen e Tsang, 2005, Lepoutre e Henne, 2006).

13 Francesco Monzillo - Barbara Aquilani

Le caratteristiche organizzative, lo di impegno ambientale e sociale mance d’impresa (Ruf e al., 2001; sono rilevanti per scoprire quale sia (Spence e al., 2000); Simpson e Kohers, 2002) ed è stato l’atteggiamento delle PMI nei con- b. contesto socio-economico20. dimostrato che i programmi di re- fronti della responsabilità sociale, in c. ambiente istituzionale21. sponsabilità sociale aumentano la particolare secondo due diverse di- volontà dei consumatori di acquista- mensioni (Lepoutre e Henne, 2006): Da quanto sopra emerge chiaramen- re i prodotti dell’impresa che li met- a. l’ammontare di risorse te che la maggior parte delle PMI te in atto (Brown e Dacin, 1997; Sen disponibili18; non conosce e/o riconosce specifi- e Bhattacharya, 2001). In particola- b. il potere negoziale. Anche nel che problematiche di responsabilità re, l’intenzione di acquisto è positi- campo della CSR si riscontra che sociale, che un interesse ed un’azio- vamente correlata alla misura in cui le piccole imprese hanno la ne- ne a livello istituzionale sono neces- il comportamento ‘etico’ dell’impre- cessità che altri attori si ‘muova- sari per la diffusione della CSR tra sa è percepito come superiore rispet- no’ in questo senso prima che loro le piccole e medie imprese, che le to alle aspettative espresse dai con- stesse possano farlo19. caratteristiche dell’imprenditore non sumatori nei riguardi della stessa sono di per sé una garanzia di com- (Creyer e Ross, 1997). In senso più L’ultima area tematica rilevante è portamenti etici e che le risorse fi- generale i consumatori appoggiano quella delle caratteristiche del conte- nanziarie rappresentano un vincolo in misura maggiore le imprese ‘at- sto inteso secondo tre diversi ambiti: per l’attuazione di comportamenti tente’ al sociale ed all’ambiente a. pressioni espresse dagli stakehol- responsabili molto più per le piccole (Creyer e Ross, 1997; Ellen e al., ders. Quando le imprese sono più realtà che per le grandi imprese (Le- 2000; Sen e Bhattacharya, 2001) ed piccole la loro visibilità organizza- poutre e Henne, 2006). hanno reazioni negative verso quelle tiva diminuisce ed è fortemente Quanto sopra ci porta, in prima che non lo sono (Barrett, 1996). correlata al contesto in cui queste istanza, ad affermare che la CSR ed Quanto sopra avvalora la tesi secon- si muovono, per cui i loro compor- il suo portato in termini di marke- do cui la CSR può essere, se ben tamenti sono spesso esaminati a li- ting spesso è lontano dalla realtà strutturata e gestita, uno strumento vello di settore o area piuttosto che delle PMI italiane. importante per competere efficace- singolarmente. Quando una di que- A questo proposito è importante mente (Donaldson e Preston, 1995; ste realtà decide di diventare più però rammentare che gli studi sulla Griffin e Mahon, 1997) anche per- visibile e quindi investe per poter CSR affermano che questa genera ché molte iniziative di CSR diventa- usufruire dei benefici derivanti da una buona immagine dell’impresa no ‘canali attivi’ per costruire la una buona reputazione sul mercato (Smith e Stodghill, 1994) e migliora lealtà dei consumatori, come nel ca- (Fombrun e Shanley, 1990), spesso la valutazione che i consumatori so del sostegno di una causa (Miller, non riesce a capitalizzare appieno fanno dei prodotti, attraverso un mi- 2002), del coinvolgimento attivo questi sforzi in termini di ‘cono- glior apprezzamento dell’impresa nella comunità (Santoro, 1997) e scenza del brand’ o di ‘reputazione nel suo insieme (Brown e Dacin, della filantropia (Kroll, 1996). di prodotto’ ed a vendere così, al 1997). Cosa più importante la CSR Purtroppo però questo legame im- meglio, la sua performance a livel- ha un impatto positivo sulle perfor- portante tra CSR e marketing non

18 Spesso le piccole realtà imprenditoriali affermano che la loro scarsa integrazione della CSR dipende da: a) mancanza di risorse finanziarie, vedendo queste politiche come un costo e quindi uno svantaggio competitivo; b) possibilità di accedere a fonti di fi- nanziamento esterno notevolmente più ridotte rispetto alle grandi imprese; c) impossibilità di risolvere i problemi di tipo sociale e/o ambientali a livello di singola realtà perché occorre un cambiamento a livello di sistema. Se questo è vero, è anche vero che non sempre l’integrazione della CSR richiede risorse finanziarie ingenti e che se integrata a livello strategico produce vantaggi competitivi e non costi, oltre a comportamenti soddisfacenti. Comunque non è possibile ignorare che il fattore economico abbia un impatto rilevante nelle piccole imprese rispetto alle grandi realtà, già al momento di investire in politiche di CSR. 19 Spesso i proprietari-manager che vorrebbero attuare comportamenti etici che porterebbero ad un aumento dei costi hanno pau- ra di eventuali politiche di free-riding da parte dei loro concorrenti, specialmente più grandi, che li danneggerebbero in maniera rilevante (Vyakarnam, 1997). Ma la stessa cosa vale se si esamina quanto avviene nella supply-chain quando uno dei partner ini- zia ad attuare politiche di CSR. Se questo è un partner di grandi dimensioni ed intraprende la strada della CSR, allora è probabile che coinvolga gli attori più piccoli, ma se questa stessa impresa, più influente, attua comportamenti scorretti, questo si traduce in una limitazione della possibilità di quelle con minore potere negoziale di agire in maniera responsabile (Lepoutre e Henne, 2006). 20 In tutto il mondo è stato riscontrato che la maggiore integrazione della CSR è correlata alla dimensione grande di impresa, ma ancora non è chiaro il rapporto tra contesto socio-economico e decisione di applicare la CSr da parte delle PMI (Lepoutre e Hen- ne, 2006). 21 Sembra possibile affermare che le organizzazioni industriali e di categoria, attivando opportuni canali informativi, guadagnan- dosi la fiducia delle imprese attraverso azioni coerenti e creando un senso di responsabilità condivisa tra le piccole realtà, possa- no essere gli attori più importanti per la diffusione delle azioni socialmente responsabili. E questo loro ruolo sembra essere mol- to più determinante per le PMI che nel caso delle grandi realtà imprenditoriali.

14 La CSR nelle Pmi: opportunità di marketing o realtà lontana? Un’indagine empirica viene percepito nella sua ampiezza e Guardando poi alla dimensione in- zione del campione è dato da tutte le portata, e anche se è vero che la terna dell’impresa, è difficile ricon- imprese iscritte al Registro Imprese ‘probabile ampiezza delle conse- durre ad unità la condotta dei mana- della CCIAA di Viterbo con un nu- guenze’ vedrebbe le azioni di ger, così come stimolare la creazio- mero di addetti maggiore o uguale a marketing, facilmente ed immedia- ne e la condivisione di conoscenze e 625. Questo è risultato di circa 1.300 tamente visibili all’esterno, più adat- competenze, specie in alcuni conte- imprese, ed è stato suddiviso in tre te ad essere intraprese dalle piccole sti territoriali dove gli imprenditori macrosettori (“agricoltura caccia e e medie realtà italiane, con buoni ri- hanno paura di spartire informazioni pesca”, “manifatturiero estrattivo e sultati, questo non avviene. Al con- e saperi e per questa via danneggiare costruzioni”, “altre attività”) e due trario le PMI spesso privilegiano le le loro imprese24. Mentre sono molto classi dimensionali (“6-20 addetti”, azioni volte all’interno delle imprese sentiti i vincoli di tipo organizzativo “oltre 20 addetti”), ottenendo così 6 guardando alla ‘prossimità delle in termini di scarsità di risorse e po- strati all’interno dei quali estrarre il problematiche relative alla respon- tere negoziale che, di fatto, impedi- campione con metodo misto26. I tre sabilità’ (es. ambito organizzativo; scono l’emergere di singole realtà di macrosettori individuati vengono cfr par. 3). Inoltre è necessario con- piccole e medie dimensioni che, ol- considerati come strati, all’interno siderare che in Italia il ‘consenso so- tre tutto, non potranno sfruttare al dei quali è stato applicato il metodo ciale’ è ancora molto lontano dal meglio i loro investimenti su vasta della “stratificazione proporziona- portare in primo piano questa tema- scala anche per il numero ridotto di le”27. Tale metodo prevede che ogni tica22. Ed é anche vero che a livello prodotti e mercati coperti. strato venga considerato come un di rapporti di fornitura, ad esempio, sub-universo a se stante all’interno solo poche imprese richiedono l’a- A fronte di queste considerazioni del quale viene estratto il campione dozione di azioni socialmente re- teoriche ed osservazioni provenienti da indagare. Allo scopo di poter ren- sponsabili e l’apposita certificazio- dal contatto con il mondo imprendi- dere molto attendibili le risultanze ne, in un contesto in cui i controlli toriale, è stato condotto uno studio dell’indagine ed allo stesso tempo sono veramente rari. Circostanza empirico volto a verificare, seppur non far lievitare la numerosità cam- che porta ad affermare che l’‘effetto nella dimensione minima dello stes- pionaria (incrementando così i costi trascinamento’ che si è verificato in so, le riflessioni appena fatte. ed i tempi), si è considerato un gra- passato per la ‘qualità’ ancora non do di errore del 10% ed un livello di ha iniziato a dare i suoi frutti in am- 3. L’indagine empirica nelle im- significatività del 95%28, ottenendo bito di CSR. D’altro canto il panora- prese della Provincia di Viterbo la numerosità campionaria per ma- ma degli attori istituzionali appare crosettore sotto descritta (Tabella 1). ancora, se non altro, poco coordina- 3.1. La metodologia d’indagine to e mancante dell’operatività neces- L’indagine proposta si è basata sulla saria per un ampio e diffuso coin- somministrazione di un questionario volgimento delle realtà piccole e ad un campione statisticamente si- medie in questo cambiamento di gnificativo di imprese. strategie aziendali23. L’universo considerato per l’estra-

22 A questo proposito si ricorda che le azioni di CSR possono essere prese solo su base volontaristica e quindi le sanzioni, tranne quando le azioni non ricadano nell’ambito di responsabilità civili e penali, sono praticamente inesistenti. 23 Infatti è vero che, ad esempio, il Ministero del Welfare ha varato il Progetto CSR-SC con la creazione di sportelli ad hoc all’in- terno degli uffici camerali. Ma purtroppo è altrettanto vero, da un controllo capillare effettuato su quanti avevano aderito, che so- lo tre CCIAA sono veramente attive e coinvolte su questo tema nel loro territorio: Ancona, Forlì-Cesena e Milano. 24 Basti pensare alle problematiche dei distretti che spesso lamentano l’assenza di coordinamento delle azioni delle imprese, più preoccupate di tutelare i propri interessi che di creare un gruppo coordinato di imprenditori in grado di contrastare la concorren- za estera ed interna in maniera coordinata, ignorando o sminuendo i possibili vantaggi di una simile scelta (Zanni, 2006). 25 Al di sotto di questa soglia si è ipotizzato, anche considerando indagini svolte in precedenza, che le imprese non siano interes- sate all’applicazione di strategie di CSR o che pur essendo interessate non abbiano la possibilità di seguirne le attività correlate, in particolare il processo di rendicontazione. 26 Il metodo di campionamento ottimale risulta senz’altro il campionamento casuale stratificato, anche se, tenuto conto del nume- ro degli strati e della quantità di imprese di ogni strato, avrebbe determinato un campione di imprese troppo vasto con la realiz- zazione di un’indagine sul campo molto onerosa, anche a causa delle numerose mancate risposte già osservate nell’indagine pi- lota. Stante queste difficoltà ed ipotizzando una distribuzione uniforme tra gli strati stessi, si è preferito applicare un metodo mi- sto. 27 Ossia, ogni strato dell’universo, ovvero ogni macrosettore economico, è stato rappresentato proporzionalmente all’interno del campione di indagine. 28 Dalla letteratura in materia, un errore di circa il 10% fornisce una discreta attendibilità del dato, soprattutto per indagini basate su questionari con risposte chiuse e quando la numerosità campionaria in ogni strato sia particorlamente ridotta.

15 Francesco Monzillo - Barbara Aquilani

Tab. 1 - Numerosità del campione Agricoltura caccia e pesca Manifatturiero e costruzioni Altre attività Totale 52 60 60 172

Questi risultati sono stati suddivisi ne unità alle imprese di dimensione risposte sono state solo 7. A causa di in maniera proporzionale tra le due più elevata a causa della scarsa nu- questi ‘aggiustamenti’ necessari per classi dimensionali, in modo da ri- merosità iniziale. In particolare per rendere più veritiera l’indagine, il produrre la distribuzione dell’uni- le imprese dell’agricoltura con oltre campione effettivamente analizzato verso originario. Ai campioni così 20 addetti è stato indagato il totale è stato il seguente (vedi tabella 2): determinati sono state aggiunte alcu- delle imprese (15), anche se poi le

Tab. 2 - Numerosità e suddivisione del campione Manifatturiero e Altre Agricoltura caccia e pesca costruzioni attività Totale 6-20 addetti 42 (ridotto a 33) 56 52 143 (150) Oltre 20 addetti 15 (ridotto a 7) 14 16 45 (37) Totale 57 (40) 70 68 185 (178)

Determinato come sopra il campio- tività, nelle società di piccole e me- aspetti della CSR per comprendere ne da indagare, si è prescelta la mo- die dimensione (con un basso nume- il tipo di approccio utilizzato e/o gli dalità dell’intervista telefonica (si- ro di dipendenti e senza una struttu- strumenti più conosciuti. Si è partiti stema C.A.T.I. - Computer Assisted ra gerarchica prefissata) ad uno dei cercando di comprendere quale fos- Telephonic Interview) per sommini- soci che lavora all’interno dell’im- se il grado di conoscenza della re- strare il questionario e raccogliere presa (nella maggior parte dei casi sponsabilità sociale d’impresa, per contemporaneamente le risposte de- l’amministratore) e nelle realtà più poi focalizzare l’attenzione sul rap- gli intervistati. Per cercare di racco- strutturate, al dirigente o all’ammi- porto con i vari stakeholder con i gliere dati quanto mai veritieri si so- nistratore dell’impresa. quali l’impresa si trova in relazione. no contattate figure diverse all’inter- Sin dall’inizio, il quadro che è emer- no delle realtà oggetto di indagine. 3.1. I risultati dell’indagine so dalle risposte ricevute, ha eviden- In particolare nelle imprese indivi- Il questionario è stato strutturato ziato una scarsissima conoscenza duali ci si è rivolti al titolare dell’at- cercando di indagare su tutti gli della CSR (vedi grafico 1).

Graf. 1 - Conoscenza della responsabilità sociale d’impresa

in parte

si

no

Il settore più informato su questo dersi l’agricoltura, con solo il 5% di punti percentuali se si prende in con- concetto appare senza dubbio quello imprese che ne dichiara una cono- siderazione la conoscenza totale o delle “altre attività”, con il 13% di scenza diretta. Per quanto riguarda parziale della responsabilità sociale imprese che dichiara di conoscere la invece la dimensione, la differenza è d’impresa. Si nota un picco di cono- Responsabilità Sociale d’Impresa assolutamente più netta, infatti me- scenza per le imprese delle attività (RSI), seguita dal manifatturiero, diamente tra le due classi dimensio- manifatturiere o delle costruzioni 11%. In coda, come era lecito atten- nali analizzate c’è un gap di oltre 30 con oltre 20 addetti (vedi tabella 3).

16 La CSR nelle Pmi: opportunità di marketing o realtà lontana? Un’indagine empirica

Tab. 3 - Percentuale di imprese che conoscono anche parzialmente la CSR

Agricoltura caccia e pesca Manifatturiero e costruzioni Altre attività Totale

6-20 addetti 3,0% 19,6% 13,5% 13,5% Oltre 20 addetti 28,6% 50,0% 43,8% 43,2% Totale 7,5% 25,7% 20,6% 20,0%

La seconda sezione del questionario, che sensibilità nei confronti dei di- all’applicazione delle pari opportu- ha considerato le politiche per il pendenti, tradotta in opportune poli- nità, fino a garantire dei meccanismi personale. I risultati evidenziano tiche agevolative che possono anda- che coniugano lavoro e vita privata che solo il 13,5% delle imprese in- re da meccanismi di tutela della sa- (vedi grafico 2). tervistate dichiara di avere una qual- lute o ambientale, alla formazione,

Graf. 2 - Attuazione politiche di gestione del personale particolari

in parte si

no

Anche in questo caso la discriminan- considerazione dell’importanza delle 24,3% dell’aggregato ‘imprese ma- te “dimensione” appare piuttosto im- risorse umane per una buona politica nifatturiere – costruzioni’ risponde portante, infatti la percentuale tra le di sviluppo aziendale. Anche tra i l’agricoltura con un scarso 5% con- imprese più grandi sale al 27%, pur settori analizzati si evidenziano im- centrato nelle imprese con dimensio- rimanendo piuttosto contenuta in portanti differenze, al punto che al ne più elevata (vedi tabella 4).

Tab. 4 - Percentuale di imprese che attua anche parzialmente politiche agevolative per il personale

Agricoltura caccia e pesca Manifatturiero e costruzioni Altre attività Totale 6-20 addetti 0,0% 23,2% 7,7% 12,1% Oltre 20 addetti 28,6% 28,6% 25,0% 27,0% Totale 5,0% 24,3% 11,8% 15,2%

Tra le imprese che hanno affermato congedi parentali per la cura di bam- ma che pur ponendosi il problema di attuare politiche attente alle esi- bini o anziani (48%). Molto carenti delle pari opportunità le organizza- genze dei lavoratori, il 67% di que- gli altri strumenti proposti, quali il zioni, a livello pratico, non sembra- ste sostiene, almeno in parte, di ga- telelavoro (7%) o mense e nidi no assegnargli un ruolo di primo rantire attraverso opportuni stru- aziendali che non sono stati presi in piano. menti un giusto equilibrio tra lavoro considerazione da nessuna delle im- Per quanto riguarda la formazione, e vita privata. Tra gli strumenti più prese intervistate, anche a causa del- tra le imprese intervistate, attive sul utilizzati (dal 52% delle imprese) si la loro ridotta dimensione. fronte delle politiche responsabili trovano senz’altro la concessione Altro elemento rilevante per l’inda- nei confronti dei dipendenti, solo il del part-time o di orari flessibili per gine è che nel campione analizzato 33% ha dichiarato di aver fatto se- i dipendenti utilizzati rispettivamen- risulta una percentuale molto scarsa guire corsi o seminari ai propri di- te dal 66% e dal 59% delle imprese, di imprese che si avvalgono di diri- pendenti nel 2006, percentuale che seguiti dalla possibilità di fruire di genti donna (solo il 18%) a confer- scende al 5% se si analizza l’intero

17 Francesco Monzillo - Barbara Aquilani campione intervistato. Tra le impre- del personale, concentrata nell’ag- tuale di dipendenti compresa tra il se interessate da attività formative gregato ‘altre attività’, mentre la 10 ed il 25%. In agricoltura questa nel corso del 2006, appena il 16,7% maggioranza degli intervistati (60%) non viene assolutamente presa in destina la formazione a più del 50% la ritiene utile solo per una percen- considerazione (vedi tabella 5).

Tab. 5 - Percentuale dei dipendenti complessivamente coinvolti dalla formazione

”10 % da 10 al 25 % dal 25 al 50 % • 50 %

Agricoltura caccia e pesca 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% Manifatturiero e costruzioni 40,0% 60,0% 0,0% 0,0% Altre attività 28,6% 42,9% 0,0% 28,6% Totale 33,3% 60,0% 0,0% 16,7%

Tra le altre iniziative ci sono alcuni periodici (37% delle imprese attive quelle per cui questa influenza è dati che, seppur assolutamente ca- su questo versante) o altre iniziative parziale sono il 3,9% e quelle per renti, meritano una certa nota, a di- miranti a fidelizzare i dipendenti. cui invece il comportamento sociale mostrazione di un parziale cambio Sul fronte dei fornitori, è stata ana- dei fornitori è rilevante per la loro di rotta rispetto alle tradizionali po- lizzata l’attuazione di politiche mi- selezione è del 6,8%. Del 10,7% litiche di gestione del personale. Ad ranti ad una selezione basata sul delle imprese che attuano una sele- esempio si evidenziano delle buone comportamento sociale o ambienta- zione, anche parziale, dei fornitori pratiche di integrazione degli extra- le. Anche in questo caso i risultati comunitari (il 26% del campione le non sono incoraggianti. Le imprese sulla base dei comportamenti sociali richiama), sempre più presenti nelle che non vengono assolutamente o ambientali, la maggioranza si tro- imprese italiane, così come l’atten- condizionate dai comportanti social- va, ancora una volta, tra le imprese zione alla partecipazione del dipen- mente responsabili dei fornitori nel più grandi, mentre si attenua la dif- dente da attuare attraverso incontri processo di selezione sono l’89,3%, ferenza tra i settori.

Tab. 6 - Percentuale di imprese che attua selezione dei fornitori

Agricoltura caccia e pesca Manifatturiero e costruzioni Altre attività Totale 6-20 addetti 0,0% 8,9% 7,7% 6,4% Oltre 20 addetti 28,6% 28,6% 25,0% 27,0% Totale 5,0% 12,9% 11,8% 10,7%

Tra le imprese attente al rispetto dei effettuati da parte delle imprese su riferimento alle altre tematiche. dettami della responsabilità civile da questi stakeholder è una pratica solo Andando ad analizzare la consueta parte dei loro fornitori, una buona per uno scarso il 10% di queste. suddivisione per attività e per classe percentuale, il 57,9%, già pretende dimensionale si nota un’accentua- anche una certificazione di queste Una delle tematiche fondamentali zione della concentrazione delle im- attitudini, mentre un altro 10,5% lo per la valutazione della responsabi- prese che adottano volontariamente farà entro l’anno. In questo quadro lità sociale di un’impresa è la politi- programmi di salvaguardia ambien- le certificazioni più richieste sono ca ambientale. Nell’apposita sezio- tale nell’ambito delle attività mani- quelle di qualità, in particolare quel- ne dell’indagine è stato chiesto alle fatturiere, in particolare di quelle più le connesse con gli standard ISO- imprese se erano impegnate a svi- VISION, anche se iniziano a pren- luppare delle politiche di salvaguar- grandi. In effetti è proprio il settore dere piede anche le certificazioni dia ambientale in termini di rifiuti industriale, in senso stretto, quello ambientali (il 45% tra le imprese ed emissioni. A tale domanda hanno che più necessita di tali politiche, da che richiedono un qulche tipo di at- risposto positivamente solo l’11,8% utilizzare anche per le diverse atti- testazione). Rimane da sottolineare delle imprese (9,6% totale e 2,2% vità di marketing. Per questo gruppo che i fornitori non vengono assolu- parziale), una percentuale piuttosto di imprese, per oltre 1 su 3 diventa tamente incentivati a certificare bassa che è comunque perfettamente fondamentale attuare una qualche l’impegno sociale, e che i controlli compatibile con le risposte date in politica di salvaguardia ambientale.

18 La CSR nelle Pmi: opportunità di marketing o realtà lontana? Un’indagine empirica

Tab. 7 - Percentuale di imprese impegnate nella salvaguardia dell'ambiente

Agricoltura caccia e pesca Manifatturiero e costruzioni Altre attività Totale

6-20 addetti 3,0% 12,5% 7,7% 8,5% Oltre 20 addetti 14,3% 35,7% 18,8% 24,3% Totale 5,0% 17,1% 10,3% 11,8%

Le imprese che hanno risposto posi- mo, gruppo di imprese. to se si considera che almeno il 61% tivamente al quesito precedente, so- Anche dal punto di vista informati- di queste ha dichiarato di farne più no generalmente impegnate contem- vo, con specifico riguardo alla clien- di uno all’anno. Da sottolineare, in poraneamente su diversi fronti. Tra i tela, del possibile impatto ambienta- questo caso, come il 35% di aziende temi principali è possibile segnalare le dei prodotti e dei servizi della che investono nella comunità in cui la riduzione del consumo energetico propria azienda, le imprese fanno sono inserite, alla domanda iniziale a (71,4% delle imprese), il trattamento molto poco, solo il 14% di queste at- proposito della conoscenza della e smaltimento dei rifiuti (85,7%), la tua questo genere di comunicazione. CSR non avevano risposto positiva- riduzione dei consumi di materie Il problema su questo versante è che prime (il 57,1%), il risparmio del- le imprese hanno un basso grado di mente. Questo ad ulteriore dimostra- l’acqua ed il riciclaggio degli imbal- conoscenza di politiche gestionali zione che spesso le aziende, per cul- laggi (52,3% per entrambe), la ridu- che favoriscano vantaggi competiti- tura e filantropia, attivano degli in- zione delle emissioni inquinanti vi per le imprese “sostenibili”, (solo vestimenti nel sociale senza alcuna (scarti di produzione e d’ufficio) e il 5% delle imprese intervistate ha consapevolezza strategica di trovarsi dei rumori (42,8% delle imprese at- qualche idea in proposito) e questo nel campo della CSR e quindi senza tive sul versante ambientale). A que- porta ad una sottostima della portata coglierne appieno gli effetti positivi sto proposito è importante comun- degli interventi ambientali per la soprattutto a livello di marketing e que segnalare che le imprese ancora competitività dell’impresa. comunicazione. interiorizzano poco l’attività am- Analizzando i settori di attività e le bientale, e ciò è testimoniato dal fat- Lo stakeholder “Comunità locale”, classi dimensionali di impresa si ri- to che meno del 5% di queste svi- è stato studiato analizzando il nume- scontrano le differenza medie già vi- luppano delle linee di prodotto a va- ro di investimenti/liberalità effettuati ste a proposito delle altre sezioni del lenza ambientale, limitando di fatto sul territorio della provincia di Viter- la riconoscibilità come “impresa bo dalle imprese intervistate. Questa questionario, anche se in questo ca- ambientale” sul mercato. Questo è sembra una delle tematiche più svi- so la differenza tra le imprese più anche confermato dallo scarso ricor- luppate dalle imprese, infatti quasi il piccole e quelle più grandi sembra- so a specifiche certificazioni (ISO 15% di queste dichiara di avere fatto no più marcate, con ben 19 punti 14000, EMAS, ecc..) a cui ricorre almeno un investimento sociale nel- percentuali a favore delle seconde solo il 19% di questo, già ridottissi- l’ultimo triennio. Un numero discre- (vedi tabella 8).

E’ sembrato quindi interessante ana- menti sulla comunità locale, anche bito dalla qualità dei progetti propo- lizzare con quali criteri le imprese se emerge chiaramente che un ruolo sti (vedi grafico 3). scegliessero di effettuare investi- importante è ricoperto in questo am-

19 Francesco Monzillo - Barbara Aquilani

Graf. 3 - Criteri per la determinazione dell’importo degli investimenti sociali

in % sugli utili

importo fisso

in relazione alla qualità dei progetti

Tra i progetti d’investimento scelti più praticati sono inerenti le attività importanti, mentre molto carenti ap- dalle imprese, ricordando che per la sportive dilettantistiche, seguite da paiono gli investimenti in ricerca in grande maggioranza queste privile- quelle artistiche e culturali e infine senso lato che non vengono proba- giano una molteplicità di investi- quelle religiose. Anche alle attività bilmente promossi e proposti nel menti nello stesso arco solare, quelli sociali sul territorio sono ritenute contesto locale.

Graf. 4 - Investimenti sociali suddivisi per tipologia (in%)

Il tema della ‘Corporate Gover- sola impresa dichiara la sua esisten- chiara di non dare queste garanzie, il nance’ è decisamente poco sentito, za), così come l’adozione di stru- 12,4% di darne ed un residuo 1,1% solo l’1,7% delle imprese ha adotta- menti di comunicazione delle atti- che lo inserirà nelle proprie attività to un codice etico, ed un altro 2,8% vità inerenti la RSI (nessuna impre- in futuro. Scendendo nel dettaglio è prevede di adottarne uno in futuro. sa dichiara di effettuarne). possibile affermare che, ancora una Per quanto attiene gli aspetti orga- Non appare purtroppo migliore la si- volta sono le imprese di più grandi nizzativi della responsabilità so- tuazione nel campo della garanzia di dimensioni ad assegnare un ruolo ciale, risulta praticamente inesisten- onestà e qualità negli accordi e nella più importante a questa pratica, so- te la figura del responsabile per la pubblicità ricadente nel campo delle prattutto nell’aggregato ‘manifattu- Responsabilità Sociale d’Impresa (1 politiche di mercato. L’86,5% di- riero costruzioni’.

20 La CSR nelle Pmi: opportunità di marketing o realtà lontana? Un’indagine empirica

Tab. 9 - Percentuale di imprese che dichiara di garantire onestà e qualità nei contratti, negli accordi e nella pubblicità

Agricoltura caccia e pesca Manifatturiero e costruzioni Altre attività Totale

6-20 addetti 3,0% 16,1% 7,7% 9,9% Oltre 20 addetti 14,3% 28,6% 18,8% 21,6% Totale 5,0% 18,6% 10,3% 12,4%

Comparabile a quella appena descritta è la situazione riguardante le azioni di customer care ed assistenza eviden- ziate nel grafico sotto.

Graf. 5 - Imprese che garantiscono informazioni post vendita (Customer care e assistenza)

previsto per il futuro

si

no

Peggiore poi è il quadro per le stra- futuro solo da un esiguo 0,6%, men- prese di queste attività. tegie di feedback attuate solo dal tre risulta completamente assente 12,4% del campione e previste per il una messa in comune con altre im-

Tab. 10 - Percentuale di imprese che garantisce informazioni post vendita

Agricoltura caccia e pesca Manifatturiero e costruzioni Altre attività Totale

6-20 addetti 3,0% 16,1% 7,7% 9,9% Oltre 20 addetti 14,3% 21,4% 25,0% 21,6% Totale 5,0% 17,1% 11,8% 12,4%

La sezione del questionario inerente è una delle attività previste per il fu- proprie linee di condotta, questo i valori aziendali, conferma la forte turo. L’aspetto comunicativo appare passaggio di informazione, che è sensazione di poco interesse verso la curato dall’86,7% delle aziende che contemporaneamente disvelamento CSR del campione analizzato. Si è ha definito i valori, attraverso mate- della cultura d’impresa, avviene in infatti in presenza di un ristretto nu- riale pubblicitario, nelle presentazio- maniera piuttosto casuale e confusa, mero di imprese che dichiara di aver ni delle vendite o all’interno di co- e pressochè nessuna delle aziende definito chiaramente all’interno del- municazioni informali. I dati emersi redige del materiale informativo l’azienda i principi ed i valori ispira- hanno mostrato nuovamente, che, se specifico da utilizzare nella pubbli- tori della politica aziendale (8,4%), pur gran parte delle aziende dichiari cizzazione della mission d’impresa mentre un esiguo 2,8% dichiara che di comunicare i propri valori e le agli stakeholder.

21 Francesco Monzillo - Barbara Aquilani

4. Riflessioni conclusive più di medie imprese innovative ed con maggiore facilità integrare la attente a questo tema e capaci di CSR nella loro strategia sono so- Lo studio empirico condotto nella configurarsi come ‘pilastri’ della stanzialmente di due tipi (Perrini, Provincia di Viterbo ha evidenziato crescita dell’economia italiana (Col- 2006): a) quelle per cui la proprietà che molte delle considerazioni effet- torti 2004; Fortis 2004; Medioban- è interessata ad ottenere profitti tuate a livello teorico e sulla scorta ca-Unioncamere 2005), anche grazie sempre maggiori; b) quelle più coin- di studi precedenti (par. 2) trovano ad un effetto ‘trascinamento’ nel lo- volte nel loro contesto economico e una conferma anche nella realtà vi- ro settore ed ambito territoriale; nel- sociale, ossia quelle con relazioni terbese, anche se con livelli più bas- lo specifico contesto locale queste importanti con diversi stakeholders, si rispetto a quelli della precedente condizioni sono assolutamente as- tra i quali un ruolo di primo piano è indagine condotta sull’intero territo- senti, a fronte anche di una nota e ricoperto dai lavoratori e dalla co- rio nazionale da Molteni (2004). diffusa difficoltà a fare sistema per munità locale. Appare quindi, quan- Questo, a parere di chi scrive, è da affrontare congiuntamente le sfide to mai necessario, agire proprio su- ricondurre principalmente a due di- competitive globali. In questo conte- gli attori istituzionali delle comunità verse cause. La prima deriva sostan- sto appare quindi ancor più difficile, locali per rendere più rapido il pro- zialmente dall’ambito territoriale di anche se l’imprenditore lo volesse, cesso di interiorizzazione a livello riferimento del campione, nazionale emergere da un ‘livello comune’ di strategico della CSR per le realtà nello studio di Molteni (2004) e as- applicazione della CSR, spesso at- imprenditoriali più piccole, anche solutamente locale e con totale as- tuato in maniera inconsapevole, at- considerando che gli altri due limiti senza di grandi imprese nel presen- traverso ad esempio i contributi alla incontrati da queste imprese (vinco- te. La seconda riguarda le classi di- comunità locale. lo finanziario e di scala ridotta) sono mensionali considerate: infatti Mol- A questo punto sembra possibile obiettivamente più difficilmente su- teni (2004) esclude dall’analisi le concludere che per le PMI la CSR perabili. realtà più piccole, quelle dai 6 ai 20 appare ancora, soprattutto per le dipendenti, che sono invece presenti realtà più piccole (dai 6 ai 20 dipen- Bibliografia e numerose nel campione viterbese denti), una realtà lontana anche per- considerato. Per cui se è vero che le ché sussistono dei limiti importanti Barrett P. (1996), “Pinnell hired to lift PMI sono in ritardo rispetto all’ado- alla sua adozione. Questi, sembrano Shell image”, in Marketing, n. 12 (Di- zione di politiche di CSR (Molteni, poter essere ricondotti almeno a tre cembre), n. 5. 2004) è anche vero che occorre fare diverse ragioni: a) un vincolo finan- Blanchard K. e O’Connor M. (1998), “Managing by values”, Sperling & Kup- delle distinzioni all’interno di questo ziario, comunque esistente; b) il non fler. aggregato indistinto. Infatti, da poter sfruttare appieno le potenzia- Bowen H.R. (1953), Social responsibili- quanto sopra, sembra possibile af- lità in termini di marketing della re- ties of the businessman, Harper, New fermare che il ruolo attribuito alla sponsabilità sociale, come una buo- York. CSR all’interno delle piccole e me- na immagine sul mercato, la ‘cono- Brown T.J. e Dacin P.A. 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22 La CSR nelle Pmi: opportunità di marketing o realtà lontana? Un’indagine empirica decision-making in corporate entrepre- twenty five years of incomparable re- mestre di presidenza dell’UE”. neurial organizations”, in Journal of Bu- sults”, Business and Society, n. 36, pp. Ministero del Lavoro e delle Politiche sinee Ethics, vol. 4 n. 23, pag. 365-375 5-31. Sociali (2003), “Il Progetto CSR-SC, Il in Lepoutre J e Heene A. (2006). Harvey B., van Luijk H e Corbetta G. contributo italiano alla campagna di Chirieleison C. (2002), “Strategie so- (1991), Market morality and company diffusione della CSR in Europa”. ciali nel governo dell’impresa”, Giuffrè. size, Kluwer, Londra. Molteni M. (2001), Nascita e Sviluppo Coltorti, F. (2004), “Le medie imprese Hillary R. 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23 Francesco Monzillo - Barbara Aquilani

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24 Progetto Valle Faul. Storia del luogo, risanamento e conservazione del paesaggio

di Barbara Latilla

Studio della genesi urbana immettendo nella valle a Nord-Ove- derio. di Viterbo st del colle del Duomo, chiamata di E’ infatti alla fine del suo regno che “Fabule “ fin dal XIII secolo. Con- Viterbo inizia ad avere una sua sto- Il circuito delle mura che racchiudo- nessa alle teorie di Annio circa un ria (774). no Viterbo, non è come potrebbe ap- editto di Desiderio che avrebbe fon- Il suo nucleo primitivo e di maggio- parire a prima vista, una costruzione dato Viterbo da una tetrapoli etru- re entità si ebbe probabilmente sul omogenea, ma è il risultato di più sca, la leggenda di FAVL dopo il colle del Duomo che si ergeva al di accrescimenti legati alla espansione Cinquecento è strettamente legata sopra di una vallata ed era accessibi- della città avvenuta nel tempo anche alla storia di questa città; essa è rias- le solo ad est tramite un ponte pog- se in realtà solo due periodi hanno sunta nella descrizione che accom- giante da un lato sul colle, dall’altro lasciato un’impronta a Viterbo: il pagna una veduta di Viterbo a volo su i muri di cui ancora oggi è visi- Medioevo a cui si deve la struttura d’uccello dedicata a Odoardo Farne- bile la struttura originaria in peperi- complessiva della della città murata se, ed eseguita nel 1596 da Tarqui- no. gravitante lungo due assi ortogonali nio Ligustri: La punta del Colle si protendeva ad confluenti di fronte al Castrum …….Quattuor ex verbis si prima ovest tra due torrenti che scorrevano (Duomo e Palazzo dei Papi); e il elementa notabis, Atq(ue) simul iun- sotto i dirupi costituendo una difesa ‘500 che cerca di scavalcare la parte ges tu FAVL inde trahes. naturale; sotto il ponte, che permet- medievale, rendendola tangenziale e Hoc Fanum, Arbanum, Vetulonia, teva l’accesso ad est passava una sviluppando la città più a nord, Longola signant Oppia, quae Tu- strada affiancata di case costituenti aprendo il viale della Quercia inse- scae nunc decus urbis habent. Tetra- la “valle suptu Castro Bitervu”, abi- rendo Viterbo in un programma più polis primum mox nomen , tata fino alla fine del XI secolo. Tale vasto che investe l’Alto Lazio colle- cingit Muro, et Viterbum Rex iubet strada, oggi tagliata fuori quasi del gando il capoluogo alle isolate resi- esse novum. tutto dal flusso di traffico della città denze di Bagnaia e Caprarola. I 4 rioni più importanti, dalle cui ini- anche se ancora transitabile (via S. Visto che le variazioni subite dalla ziali si ottiene la parola FAVL sono Clemente) costeggiava la muraglia città nel nostro secolo hanno contri- dunque: Fanum, Arbanum, Vetulo- che difendeva i declivi del colle più buito solo a togliere carattere (aper- nia e Longola. dolci, a sud; il lato nord aveva una tura di via Marconi) anziché a dare Considerando che Fanum e Arba- maggiore difesa naturale, dovuta a nuove caratteristiche ad essa, gli sto- num sono collocati dalla tradizione rupi più scoscese. Questa era l’area rici affermano che con il ‘500 la Vi- sul Colle del Duomo, detto anche del CASTRUM VITERBII, forse in terbo “storica” si è fermata, perché “Castello d’Ercole”, che Vetulonia è parte fortificato da Desiderio quan- non ha avuto ulteriori qualificazioni dalle parti di S. Sisto, e Longola nel- do stava per assalire il Ducato Ro- a livello urbano e monumentale. la zona di S. Pellegrino scopriamo mano ponendo la base a Viterbo pre- Per iniziare, partiamo dalla parola quindi che esistono argomentazioni scelta per la sua ubicazione . La sua FAVL, che compare nello stemma di fondate che giustificano all’origine successiva rinuncia all’attacco coin- Viterbo da un certo periodo in poi e la leggenda di una Viterbo costituita cide con la fine del regno longobar- dà il nome alla porta cinquecentesca dalla fusione di questi 4 nuclei, av- do e la l’arrivo di Carlo Magno al che si apre sulle mura della città, venuta sotto il re longobardo Desi- quale il Papato consegna la città.

25 Barbara Latilla

(778). di fuori di Porta Eulali. Per chiudere nuova ristrutturazione urbana ta- Il castrum di Viterbo che si ritiene il triangolo e delimitare i borghi di- gliando fuori la Viterbo delle origi- coincidesse con l’area del colle del fesi solo da torri nel 1095 viene ni, razionalizzandone il tessuto con Duomo doveva avere due strade creato il primo tratto di mura della percorsi prestabiliti e punti di arrivo principali: oltre quella già citata, che città (1) divenuta ormai Comune. che, intaccano almeno in parte la passava sotto il ponte, ve ne era una Questo era il tratto che andava da sua fisionomia medioevale e sposta- lastricata che valicandolo, si immet- Porta Fiorita a porta Sonsa. no più a Nord la vita della città. teva sul colle, lo percorreva per tutta Nel 1172 dopo la distruzione di Fe- Nella nuova struttura urbana, dovuta la sua lunghezza e dopo essersi unita rento gli immigrati ferentinesi si essenzialmente al Cardinal Alessan- con l’altra strada, passava attraverso stanziano a nord- ovest dove sorgerà dro Farnese, sono stati individuati una porta, detta d’Eulali, che identi- il rione S. Faustino. due percorsi principali: uno taglia il fichiamo con l’antica porta di Valle. Rimane fuori dalle mura il rione di perimetro delle mura da Porta Ro- Possiamo quindi affermare che nel Pianoscarano che verrà incluso nel mana a Porta Fiorentina, l’altro co- 1095 il torrente Urcionio percorren- 1187 dopo che il Comune decide di stituito dall’asse tangenziale che en- do il tratto da Porta Sonsa a Porta di ampliare la città (2). Nel 1192 viene trando da Porta Favl, esce da Porta Valle costituiva la difesa naturale costruito un muro parallelo ad un Fiorentina sottolineando ancora del lato ovest di Viterbo. tratto dell’Urcionio (3). Nel 1213 la l’importanza della piazza antistante Per quanto riguarda il Colle del città si amplia con un nuovo tratto di la Rocca. Duomo, il primo reale nucleo di Vi- mura e con il permesso di costruzio- L’urbanistica cinquecentesca che a terbo, sembra che sotto il pavimento ne nella zona di S. Marco dato nel Viterbo si serve delle fontane per se- del Duomo, nel presbiterio, siano 1191 a nord (4). Nel 1215 i cronisti gnare i poli della città nella stessa state individuate le tracce di una co- pongono la costruzione di un ulte- maniera con cui Roma si serve de- struzione del IV secolo dove la tra- riore tratto di mura a Porta Bove, gli obelischi, recupera una lunga tra- dizione fa sorgere una pieve cristia- continuando poi la cinta muraria pa- dizione cittadina. L’elemento fonta- na sopra il tempio pagano d’Ercole. rallelamente a Valle Favl che s’incu- na, che presenta nella tradizione vi- Della chiesa che nel 1192 diverrà neava nella città (5). Nel 1270 av- terbese contenuti formali particolari Duomo si ha mensione solo alla fine viene il completamento dell’odierna a “fuso”, ha in sé valori pratici e dell’VIII secolo, (775). Ascrivibile a cinta muraria (6), si tenterà un am- simbolici che la città porterà attra- questo periodo longobardo è il cam- pliamento tra Porta S. Sisto e Porta verso la storia e noi nel nostro pro- panile di S. Maria della Cella, della S. Pietro, ne individuiamo le tracce getto. quale si hanno notizie fin dall’anno nella porta-torre S. Biele (7) fatta Quest’ultima osservazione ci porta 775; la chiesa fu distrutta nel 1470 costruire nel 1270 dal Capitano del alla conclusione di questo cammino per ricostruirne una nuova con il no- Popolo Raniero Gatti, allo sbocco tra le epoche che hanno segnato lo me di S. Maria del Popolo, oggi pur- della strada romana che scendeva sviluppo della città di Viterbo, ma è troppo di questo edificio posto nella dai Cimini entrando nella città dalla proprio da qui che inizia la storia at- parte nord di Valle Favl rimangono Porta Valia. Ma il sogno di questa tuale della città “turrita”, dalla ri- le mura esterne anch’esse in pessi- ulteriore espansione urbana ad est, qualificazione di una Valle che ha me condizioni e il campanile dalla avvenuta solo in tempi recenti, an- rappresentato la nascita di una città . caratteristica forma triangolare. nullando però l’emergenza della tor- Ma nel IX secolo, oltre al castrum di re, allora non si concretizzò. Viterbo, troviamo menzionati altri Con l’esilio dei papi ad Avignone Inquadramento climatico e fitocli- nuclei abitativi : il vico Soffiano, il Viterbo non sarà più in grado di cre- matico vico Quinzano, il castello di Sonsa e scere. Il ripristino dell’autorità pon- il vico Squarano. tificia annunciata dalle spedizioni La città di Viterbo, dal punto di vista Ma solo con l’XI secolo la città dell’Albornoz che spiana il campo dell’inquadramento fitoclimatico, si prende una sua fisionomia, sorgono per il ritorno dei papi dall’esilio, trova al confine tra due fasce vege- nuovi agglomerati all’interno dell’a- coincide con la fondazione della tazionali, indicate con i numeri 6 e 9 rea che verrà in seguito cinta dalle Rocca di Viterbo (1354). Questo secondo la classificazione di Carlo mura che tendono a confluire l’uno monumento si pone a simbolo del Blasi, anche se l’area oggetto di stu- nell’altro. futuro sviluppo di Viterbo, quando dio può collocarsi prevalentemente I vici mensionati erano dunque incu- la Rocca, soppiantando il Palazzo all’interno della prima tipologia. neati in un’area triangolare che ave- Del Duomo, diverrà frequente dimo- Le due zone fitoclimatiche indicate va la sua punta nel colle del Duomo ra, seppur non fissa, dei papi nel sono contraddistinte dai seguenti pa- e i due lati ivi confluenti coincidenti ‘400 e nel ‘500. rametri termopluviometrici e vege- con i due torrenti che si univano al E segnerà nella città un polo della tazionali.

26 Progetto Valle Faul. Storia del luogo, risanamento e conservazione del paesaggio

Fig. 1: Stralcio della Carta del fitoclima della Regione Lazio (C. Blasi).

a. [Unità 6] Termotipo collinare betulus), l’orniello (Fraxinus or- tura media delle minime del mese inferiore/superiore; ombrotipo nus), l’acero campestre (Acer cam- più freddo è compresa tra 1.2 e 2.9 subumido superiore/umido infe- pestre), il biancospino (Crataegus °C. riore; regione mesaxerica (sot- monogyna) e gli olmi (Ulmus spp.). toregione ipomesaxerica). Le associazioni tipiche di questa re- b. Termotipo mesomediterraneo In questa tipologia rientra gran parte gione sono l’Aquifolio-Fagion e il medio o collinare inferiore; om- della superficie della Provincia di Tilio-Acerion (serie del carpino brotipo subumido superiore; Viterbo, ad esclusione della caldera bianco e del tiglio, fragm.), il Teu- regione xeroterica/mesaxerica del Lago di Vico e delle pendici del crio siculi-Quercion cerridis (serie (sottoregione mesomediterra- Monte Cimino. I terreni ed i linea- del cerro e della rovere), il Lonice- nea/ ipomesaxerica). menti climatici sono favorevoli per ro-Quercion pubescentis e il Quer- lo sviluppo e la diffusione del Casta- cion pubescenti-petraeae (serie del Questa regione è caratteristica della gno (Castanea sativa) e del Cerro cerro e della roverella), il Quercion Maremma laziale interna e della (Quercus cerris); infatti la vegeta- ilicis (serie del leccio, fragm.), l’Al- Campagna romana. Sono presenti zione tipica è rappresentata proprio no-Ulmion e il Salicion albae, ri- prevalentemente cerrete, querceti da querceti misti di Cerro e Roverel- spettivamente serie dell’ontano nero misti a roverella e cerro, con ele- la (Quercus pubescens), castagneti e dei pioppi. menti del bosco di leccio e di sughe- (cedui e da frutto) e faggete termofi- In questa zona le precipitazioni sono ra e potenzialità per boschi mesofili le, anche se in misura minore. Tra le variabili (775-1214 mm), con episo- e macchia mediterranea. Le unità fi- specie secondarie, che occupano il di estivi compresi mediamente tra i tosociologiche di maggior rilievo piano dominato e arbustivo dei po- 112 e i 152 mm. L’aridità estiva non sono l’Aquifolio-Fagion (serie del polamenti forestali, si annovera il è molto pronunciata e si colloca nel carpino bianco), il Teucrio-siculi- nocciolo selvatico (Corylus avella- periodo tra luglio e agosto, sporadi- Quercion cerridis (serie del cerro), nae), il carpino nero (Ostrya carpi- camente a giugno. Freddo prolunga- l’Ostryo-Carpinion orientalisI e il nifolia), il carpino bianco (Carpinus to tra ottobre e maggio. La tempera- Lonicero-Quercion pubescentis (se-

27 Barbara Latilla rie della roverella e del cerro), il estivi compresi tra i 75 e i 123 mm. bre ad aprile. La media delle tempe- Quercion ilicis (serie del leccio e L’aridità estiva è presente nei mesi rature minime del mese più freddo della sughera). tra giugno ed agosto e sporadica- oscilla tra i 2.3 e i 4 °C. Le precipitazioni annuali sono com- mente anche a maggio. Freddo pro- prese tra 810 e 940 mm, con episodi lungato, ma non intenso da novem-

Fig. 2 : Diagramma di Bagnousl-Gaussen relativi alla stazione termopluvio-metrica della città di Viterbo.

Analisi della vegetazione in ambi- nore in silice. Tali rocce affiorano Pseudotsuga menziesii, con sottobo- to provinciale quasi esclusivamente nell’area in sco diradato e povero di specie. esame in quanto le emissioni dei più La vegetazione della Provincia di recenti complessi vulcanici vicano e - Faggete Viterbo rappresenta un patrimonio vulsino lo ricoprirono in larga misu- ambientale di primario interesse, ra. In relazione al substrato litoide si Dell’ampia distesa di boschi di Fag- unico nel suo genere per i particolari hanno suoli argillosi che al contrario gio (Fagus sylvatica L.) che doveva- caratteri ambientali e geologici del- di quelli del contiguo apparato vica- no estendersi per gran parte del ter- l’area. no non presentano spiccati fenomeni ritorio intorno ai Cimini, rimangono Il comprensorio presenta caratteri- di andicità, neanche alle quote mag- oggi tre lembi. Il primo, che occupa stiche ambientali che si discostano giori. la sommità del Monte Cimino, è es- in maniera apprezzabile da quelle Il manto vegetale, costituito per la senzialmente di tipo monospecifico dei territori limitrofi; la vegetazione maggior parte di boschi, si articola e monumentale per l’età e la gran- spontanea, prevalentemente foresta- seguendo una seriazione altitudinale dezza dei soggetti che la costituisco- le, testimonia tali differenze con fi- (zona fitoclimatica del Castanetum e no. Gli altri due lembi si trovano sul tocenosi che, ad un attento esame, si del Fagetum): alle fustaie di faggio Monte Fogliano e sul Monte Venere rivelano di notevole interesse fito- (Fagetum) seguono, scendendo di dove scendono fino alle sponde del geografico, come ad esempio la fu- quota, un’ampia cintura di castagne- Lago di Vico. In queste zone il fag- staia a Fagus sylvatica (faggio) sulla to ceduo e quindi, nella fascia basa- gio si associa al cerro, al castagno e sommità del Monte Cimino (58 ha). le, i querceti. Alle quote dei boschi si arricchisce di specie secondarie In un territorio prevalentemente pia- cedui di castagno (Castanea sativa) (aceri, frassini e tigli soprattutto), neggiante e di bassa collina, come si ritrovano anche numerosi casta- con la tendenza a divenire monospe- quello della Provincia di Viterbo, il gneti da frutto con suggestivi esem- cifica solo sulle vette. Monte Cimino, con i suoi 1053 m plari ultracentenari. Questi castagne- Le superfici a faggeta monofitica slm raggiunge la quota più elevata. ti risultano di notevole pregio pae- ammontano a circa 100 ha (Monte Esso, con i rilievi minori, Monte La saggistico e di grande importanza Fogliano e Cimino), mentre le fu- Palanzana, Montalto, Monte S. Va- per l’economia della zona, benché il staie miste a prevalenza di faggio si lentino, e pochi altri costituisce la corteggio floristico sia notevolmente estendono per circa 600 ha lungo i prima consistente barriera per le alterato dalle pratiche colturali. Lad- versanti delle montagne citate. correnti d’aria umida provenienti dove tali pratiche sono meno fre- dal mare che quindi scaricano ab- quenti e intense, si rinvengono tutta- bondanti piogge sul versante occi- via numerose Orchidaceae che sot- ✧ Faggeta monumentale dentale. tolineano con la loro presenza la Per quanto riguarda il substrato il buona potenzialità dell’area. La parte sommitale del Monte Cimi- territorio, di origine vulcanica, è co- Nello stesso intervallo altitudinale ci no, dai 900 m sino ai 1053 m slm, è stituito prevalentemente da rocce sono anche estesi rimboschimenti di rivestita da un maestoso bosco di poco permeabili e con un elevato te- conifere come il Pinus nigra e la faggio (Fagus sylvatica), che forma

28 Progetto Valle Faul. Storia del luogo, risanamento e conservazione del paesaggio una foresta allo stato seminaturale di multiflorum, l’Anemone apennina. senz’altro il castagno (Castanea sa- altissimo interesse storico e paesag- Questo secondo aspetto è ben tiva). L’intervallo altitudinale com- gistico, tanto da essere riconosciuta espresso nel lembo meridionale del- preso tra i 600 e i 950 m slm costi- “Monumento Vegetale Nazionale” la formazione: qui compaiono con tuisce l’optimum per lo sviluppo ve- dalla Soprintendenza delle Belle Ar- più frequenza Acer pseudoplatanus getativo e la diffusione di tale specie ti. e soprattutto Acer obtusatum. Nel (fascia fitoclimatica del Con questo toponimo si indica una complesso ci troviamo in una fitoce- Castanetum). Queste zone sono pre- fustaia di faggio che occupa la som- nosi caratterizzata da un elevato valentemente occupate da castagneti mità del Monte Cimino (1053 m). contingente di specie europeo-cau- governati a ceduo. Tra le specie più E’ formata da alberi imponenti che casiche ben diversa quindi dalle fag- fedeli al castagno troviamo, nello superano anche i 30 m d’altezza ed gete tipiche dell’Italia meridionale, strato arboreo dominante l’Acer ob- il metro di diametro del tronco. Pur ricche di specie ad areale mediterra- tusatum, e negli strati dominati il non essendo molto estesa (58 ha) è neo. Corylus avellana, il Cornus mas, il ben caratterizzata floristicamente e La foresta attuale é il residuo di una Crataegus monogyna, mentre tra le riveste notevole interesse naturalisti- più vasta area che, in epoche passa- erbe la Festuca heterophylla, la Me- co e paesaggistico anche per la pre- te, si estendeva dal fiume Tevere al lica uniflora, il Brachipodium sylva- senza di numerosi esemplari ultra- fiume Biedano, se è vero che duran- ticum, l’Aristolochia lutea, il centenari. E’ di proprietà del Comu- te il periodo etrusco-romano questa Symphytum tuberosum. ne di Soriano nel Cimino e non vi divideva due regioni, la Transcimi- Data l’ampiezza altitudinale entro vengono più effettuati tagli da de- nae e la Cisciminae. Nel corso dei cui si sviluppa il castagneto, è possi- cenni. secoli un sempre maggiore sfrutta- bile individuare almeno due aspetti La copertura arborea, piuttosto mento da parte delle popolazioni lo- con corteggio floristico notevolmen- uniforme, chiude quasi completa- cali ha profondamente ridotto la su- te differenziato: uno più affine ai mente ed è disposta su un solo piano perficie forestale fino agli attuali 58 faggeti, l’altro ai querceti. (piano dominante). Al faggio, preva- ha. A contatto con la faggeta del Cimino lente, si associano esemplari altret- Le caratteristiche floristiche si pos- ed alle quote superiori dei rilievi mi- tanto imponenti di Acer obtusatum sono ricondurre a due tipologie prin- nori, i castagneti ospitano un nutrito (acero d’Ungheria) e A. pseudopla- cipali: il primo tipo di faggeta diffu- contingente di specie dei Fagetalia tanus (acero di monte). sa nella parte culminale delle vette sylvaticae e dell’Aquifolio-Fagetum. Sono praticamente assenti lo strato del Monte Fogliano e del Monte Ve- Tra quelle più significative abbiamo arboreo dominato e quello arbusti- nere si trova allo stato puro, con la il Fagus sylvatica, il Carpinus betu- vo, ad eccezione di sporadiche pre- presenza di esemplari secolari; la lus, l’Ilex aquifolium, l’Euphorbia senze di Crataegus oxyacantha vegetazione del sottobosco è costi- amygdaloides, la Pulmonaria val- (Biancospino selvatico). Vi sono tuita da Anemone ranunculoides, larsae, la Cardamine bulbifera e la però, variamente distribuiti, alcuni Ranunculus ficaria, Narcissus poeti- C. heptaphylla, il Galium odoratum, nuclei di novellame nei quali entra a cus, Circaea lutetiana, Corydalis il Ranunculus lanuginosus e la far parte talvolta anche il sambuco cava, Euphorbia dulcis. Nel secon- Daphne laureola. Pur rimanendo in (Sambucus nigra). do tipo, distribuito lungo i versanti un ambito di faggeta, tale aspetto si Lo strato erbaceo è ben sviluppato, dei Monti Fogliano e Venere e sulle differenzia nettamente dalla forma- soprattutto nelle aree in cui il distur- pendici di Poggio Nibbio, il faggio è zione di vetta del Cimino; sono pre- bo arrecato dal turismo è meno in- accompagnato da Carpinus betulus, senti infatti notevoli analogie con i tenso, ed annovera una elevata pre- Acer obtusatum, Castanea sativa, boschi riferibili all’Aquifolio-Fage- senza di geofite quali ad esempio la Ulmus glabra, Ilex aquifolium e tum. I popolamenti di questo tipo si Corydalis cava, l’Anemone ranun- Quercus cerris; nello strato arbusti- trovano sul versante occidentale del culoides, la Scilla bifolia, l’Arum vo sono presenti Ruscus aculeatus, Cimino e presso la vetta de La Pa- italicum, la Mercurialis perennis. Crataegus spp, Rosa canina e lanzana. Tale tipologia di castagne- Da sottolineare la presenza di Ga- Daphne laureola. Lo strato erbaceo to, più mesofila, si spinge a quote gea lutea, specie molto rara per il è particolarmente ricco e comprende inferiori nelle piccole valli, con al- Lazio. Galanthus nivalis, Scilla bifolia, Al- cune variazioni nel corteggio flori- Pur non essendo molto estesa, la lium pendulinum, Helleborus bocco- stico: tra gli alberi, il faggio si fa faggeta non è però del tutto omoge- nei, Pulmonaria vallarsae, Lathyrus sempre meno frequente, ed assume nea. Infatti si possono distinguere venetus, Polysticum setiferum, Heli- invece elevati valori di copertura il essenzialmente due tipologie: la più ca uniflora, Anemone apennina, carpino bianco (Carpinus betulus), diffusa si imposta preferenzialmente Euphorbia amygdaloides, Cyclamen spesso accompagnato dal ciliegio sui suoli profondi degli avvallamenti spp, Viola spp. (Prunus avium), e talvolta dalla ro- ed è caratterizzata dalla presenza di vere (Quercus petraea) e Tilia Ranunculus ficaria, Veronica hede- - Castagneti platyphyllos, in prossimità dei corsi rifolia; sui suoli più drenati, dove la d’acqua. presenza di rocce affioranti è più ✧ Castagneti da frutto I castagneti più bassi in quota pre- frequente, compaiono invece il Cy- sentano una combinazione specifica clamen repandum, l’Hedera helix, il La specie arborea che maggiormente che si differenzia sensibilmente da Galium odoratum, il Polygonatum caratterizza il paesaggio vegetale è quella degli aspetti più mesofili.

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Molte specie riferibili ai Fagetalia - Querceti Castrum), ad Ovest dalle mura me- sylvaticae scompaiono, e le rima- dioevali. Dal punto di vista della nenti diminuiscono sensibilmente in ✧ Fustaie di Cerro morfologia della Valle è possibile abbondanza e frequenza, mentre si Le fustaie di cerro occupano la parte individuare due zone: una porzione fa consistente il numero di specie basale dei rilievi sud-occidentali dei settentrionale caratterizzata da una appartenenti ai Quercetalia pube- Monti Vicani per una superficie di pendenza piuttosto elevata e con scentis, come il Quercus cerris, la circa 1500 ha. esposizione Sud, Sud-ovest, ed una Quercus pubescens, il Fraxinus or- Lo strato arboreo è costituito, oltre a parte meridionale tendenzialmente nus, il Cornus mas e il Coronillo Quercus cerris, da Acer obtusatum, pianeggiante. emeri-Quercetum cerris, associazio- Sorbus domestica, Sorbus Questa conformazione del territorio ne definita per le cerrete delle pendi- torminalis, Corylus avellana, Fraxi- conferisce a tutta la Valle delle con- ci orientali esterne della caldera del nus ornus, Ostrya carpinifolia e Me- dizioni microclimatiche particolari. Lago di Vico, il Sorbus domestica, il spilus germanica. Il sottobosco ar- Infatti gli edifici e le strutture circo- Sorbus torminalis, il Mespilus ger- bustivo e dominato da Coronilla stanti (localizzati a quote più elevate manica, la Coronilla emerus. In emerus, Cornus mas, Ligustrum vul- rispetto alla Valle) riducono l’illumi- questi popolamenti, soprattutto nei gare, Ruscus aculeatus, Hedera he- nazione solare durante l’arco della crinali e nelle stazioni con discreta lix, Clematis vitalba, Rubus spp., giornata, con limitazioni maggiori in pendenza, si ha la maggiore diffu- Asplenium onopteris, Ranunculus corrispondenza delle prime ore del sione di Quercus petraea, che insie- lanuginosus, Lathyrus venetus, Ara- giorno e del tramonto. Tali fattori me al castagno diventa l’elemento bis turrita, Viola reichembachiana, (morfologia, ridotta irradiazione) determinante la fisionomia delle for- Luzula forsteri, Anemone apennina, determinano un aumento dell’umi- mazioni vegetali. Echinops sicula. dità dell’aria nelle ore notturne ed La copertura forestale non è sempre un eccessivo riscaldamento della zo- continua anche a causa dell’uso di ✧ Cedui di cerro na - soprattutto nelle giornate estive, questi boschi da parte dell’uomo. La più calde ed assolate. Questi ele- forma di degradazione più diffusa I cedui di cerro, ampiamente diffusi menti, insieme alla quasi totale as- dei castagneti (che poi si estende an- in tutto il territorio provinciale, si senza di esemplari arborei di rile- che ai querceti mesofili) in seguito trovano essenzialmente in corri- vanti dimensioni che contribuiscono al taglio o all’incendio, è il cespu- spondenza del Monte Vitorchiano e a mitigare le condizioni climatiche e glieto a Cytisus scoparius e Adeno- alle pendici del Monte La Palanza- le escursioni termiche, determinano carpus complicatus. Tali formazioni na. Al cerro si accompagna la Rove- caratteri di forte xericità nel periodo indicano la presenza di suoli abba- rella (Quercus pubescens) e spora- estivo ed umidità e freddo durante i stanza profondi ed in genere prelu- dicamente il Farnetto (Quercus frai- mesi invernali. dono ad una ripresa evolutiva della netto). Lo strato arbustivo è costitui- serie dinamica verso la ricostituzio- to da Juniperus communis, Erica ar- Analisi dello stato di fatto ne del bosco attraverso anche una borea, Echinops siculus, Geranium fase a Prunus spinosa. sanguineum, Rubia peregrina, Loni- Ad una prima analisi visiva dello cera etrusca. Nelle zone più aride stato della Valle l’elemento più evi- ✧ Cedui di castagno sono molto diffusi, in special modo dente risulta la mancanza di gestio- su suoli molto sottili con roccia af- ne e manutenzione, sia per quanto I cedui di castagno costituiscono fiorante, cespuglieti a Cistus inca- riguarda le componenti essenziali quasi l’80 % dei boschi governati a nus, C. salvifolius e Spartium jun- del verde (tappeto erboso, arbusti, ceduo. La rilevanza di questi boschi ceum, di carattere spiccatamente alberi), sia per gli elementi struttura- è notevole, in virtù della loro altissi- mediterraneo. Per quanto riguarda la li (camminamenti, sedute, servizi ma produttività, poiché questi suoli presenza di querce sui vari). rappresentano l’optimum edafico va ricordato anche il leccio (Quer- A tale immagine si associa una diso- per la specie (si raggiungono incre- cus ilex), prevalentemente in stazio- mogeneità nella distribuzione spa- menti correnti di 20 m3/ha·anno, tra ni con elevata rocciosità, che però ziale delle piante arbustive ed arbo- i più alti d’Italia). non costituisce mai vere e proprie ree, ed una eccessiva mescolanza di Il castagno governato a ceduo rap- formazioni forestali. specie nel tappeto erboso. presenta per questo un caposaldo Il tappeto erboso risulta disforme dell’economia locale, fornendo di- Ubicazione e condizioni ambientali per la presenza di zone caratterizzate versi assortimenti (doghe, passoni, da ingiallimenti e disseccamenti più morali, filagne, travicelli, pali tele- L’area oggetto di studio è situata o meno pronunciati, per la disconti- grafici). nella porzione sud della città, all’in- nuità nella copertura del suolo (so- I cedui di castagno si trovano in di- terno della cinta muraria ed in pros- prattutto in corrispondenza delle zo- screte condizioni vegetative, poiché simità di Porta Favl. La zona è deli- ne più frequentate) e, come si è det- si sono sviluppati ceppi ipovirulenti mitata a Nord e ad Est dal tessuto to in precedenza, per il numero di di Criphonectria parasitica, agente urbano che si colloca ad una quota specie – anche infestanti – che par- del cancro corticale. più elevata rispetto a quella della tecipano alla costituzione dello stra- Valle, a Sud dal promontorio su cui to erbaceo. si erge il Palazzo dei Papi (antico La componente arbustiva si presente

30 Progetto Valle Faul. Storia del luogo, risanamento e conservazione del paesaggio copiosa e generalmente ben svilup- ste manifestano inclinazioni o scor- una classe di rischio (dalla A - otti- pata lungo le zone perimetrali ed ec- tecciature sul fusto, elementi che mo stato vegetativo - alla D - abbat- cessivamente invadente in prossimità suggeriscono un monitoraggio con- timento -) e quindi si prende una dei camminamenti, con un portamen- tinuo nel tempo. “decisione” sul destino dell’albero. to spesso irregolare e prostrato. Le piante più compromesse dal pun- Gli esemplari arborei presenti a Val- La vegetazione arborea è presente in to di vista dello stato fitosanitario e le Favl sono stati analizzati e classi- quantità limitata ed è diffusa irrego- della stabilità meccanica risultano le ficati secondo questa metodologia, larmente sulla superficie. Gli esem- robinie (Robinia pseudoacacia), che compilando la scheda tecnica ripor- plari sono di dimensioni ridotte e in mostrano disseccamenti della chio- tata nella pagina seguente. In questa qualche caso mostrano una crescita ma ed agenti di carie sul fusto, gli scheda sono individuabili i dati ge- non ottimale; a questo si associano aceri (Acer spp.), con scortecciature nerali relativi all’epoca del rilievo e le condizioni fitopatologiche gene- al colletto e schianti di branche late- ad ogni singolo individuo arboreo rali degli alberi che manifestano at- rali, i ciliegi (Prunus padus), che censito, come il codice della specie, tacchi parassitari, disseccamenti a li- manifestano un distacco della cor- il numero d’ordine dell’albero, la vello della chioma per mancata ma- teccia in corrispondenza del colletto. specie, l’ubicazione. Nella parte del- nutenzione, porzioni del fusto dan- L’analisi dello stato fitopatologico la scheda riservata all’analisi visiva neggiate. generale delle piante presenti è stato sono raccolte tutte le informazioni possibile applicando la metodologia tecniche che caratterizzano lo stato Valutazione dello stato fitopatolo- V.T.A. fitosanitario e biomeccanico dell’al- gico e della stabilità delle piante Il metodo V.T.A. (Visual Tree Asses- bero: oltre alla posizione rispetto ad sment) aiuta a riconoscere i difetti e altri esemplari arborei vengono ri- Nel complesso la vegetazione pre- i possibili fattori di instabilità mec- portate le dimensioni (altezza, dia- sente a Valle Favl è caratterizzata da canica dell’albero per mezzo di metro), l’area d’insediamento, lo uno stato fitopatologico discreto. Le un’analisi visiva dello stato esterio- stato delle porzioni della pianta (col- specie arboree meno colpite da re. Con tale metodo si possono com- letto, fusto, chioma), lo stato vegeta- agenti patogeni fungini o da squili- piere indagini sulle condizioni di si- tivo generale, gli interventi previsti bri meccanici risultano i cedri (Ce- curezza. I difetti confermati e di- per una corretta gestione e manuten- drus deodara) e i cipressi (Cupres- mensionati vengono confrontati con zione, la classe di rischio. sus sempervirens), collocati nella i criteri di rottura del metodo V.T.A. porzione più settentrionale della ed infine, sulla base di parametri Valle. Tuttavia alcune piante tra que- biomeccanici, si include l’albero in

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Nell’area di Valle Favl sono stati tano uno sviluppo piuttosto limitato, proceduto ponendo questioni con- analizzati e censiti 47 alberi median- con ridotte dimensioni in altezza e cernenti la frequentazione di Valle te il metodo V.T.A. Sono stati trala- diametro, mentre in quelli più anzia- Favl (frequenza, giorni durante la sciati alcuni esemplari deperienti e ni preesistenti si manifestano attac- settimana, momento del giorno), i di ridotte dimensioni (es.: carpini) chi di patogeni agenti di carie e di motivi di tale frequentazione (ripo- per i quali tale analisi non è risultata degradazione del legno. Per questi so, gioco, incontro, passeggio o al- necessaria. individui si prescrive l’abbattimento tro), per terminare con proposte ri- Il risultato finale di questa indagine e la sostituzione con altre specie ar- guardanti le strutture ed i servizi che ha condotto all’attribuzione di una boree, mentre per i rimanenti si pre- si vorrebbero ritrovare nella Valle classe di rischio per ciascun albero vede un monitoraggio periodico. (punti di ristoro, zone d’ombra, pun- censito. Lo stato fitosanitario degli ti informativi, aree espositive, colle- esemplari arborei è variabile da un Indagine sociologica gamenti con il centro, sedute, ele- livello buono (classe A) per la mag- mento acqua o altro), la vegetazione gior parte dei cedri e dei cipressi at- L’indagine sociologica è stata con- (alberi, arbusti, fiori) e la funzione tualmente presenti nella Valle, ad dotta su un campione di 143 perso- che si ritiene più consona alla Valle uno mediocre (classe C), ad uno ne, di cui 93 giovani al di sotto dei (Ricreativa/Incontro, Espositiva/Ma- scarso (classi C-D e D) per gli 18 anni. Sono stati censiti elementi nifestazioni, Gioco, Didattico-cultu- esemplari di robinia. generali relativi ai singoli intervista- rale/botanica). Gli alberi distribuiti nella porzione ti quali l’età, il sesso, la professione, più pianeggiante della Valle presen- il luogo di provenienza, quindi si è

Come si può vedere nel grafico ri- fiori), il 14 % vede favorevolmente strutture, tra cui impianti sportivi e portato a pagina seguente, il risulta- l’introduzione di percorsi d’acqua, il spazi riservati per i cani. Di questi to dell’indagine ha mostrato che il 13 % auspica la costituzione di punti ultimi, una percentuale di intervista- 22 % del campione intervistato vor- di ristoro, mentre l’11 % vorrebbe ti ragguagliabile attorno al 7 % la- rebbe una maggiore presenza di zo- sedute, l’8 % aree espositive, l’8 % menta una scarsa manutenzione del- ne d’ombra, caratterizzate da una collegamenti con il centro, il 6 % la Valle, mentre il 6 % afferma di più elevata rappresentanza di esem- punti informativi, mentre il 18 % vedere la valle priva di pulizia. plari arborei (oltre che di arbusti e preferirebbe un insieme di servizi e

32 Progetto Valle Faul. Storia del luogo, risanamento e conservazione del paesaggio

Un discreto numero di persone (cir- sulta elevato anche il numero di per- l’automobile, oppure di transito per ca 40) ha dichiarato di recarsi a Val- sone (circa 40) che utilizzano la Va- raggiungere il centro. le Favl per motivi di incontro, ma ri- le come luogo di parcheggio per

Alla domanda relativa alla funzione incontro, il 24 % per gioco, il 22 % concerti musicali), mentre il 17 % più consona per la Valle il 35 % de- per esposizioni all’aperto (mostre riserverebbe la Valle per un utilizzo gli intervistati ha risposto di preferi- d’arte, d’artigianato o altro) oppure didattico-culturale e botanico. re la zona per motivi ricreativi e di manifestazioni (spettacoli teatrali,

FUNZIONE PIU’ CONSONA

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Considerazioni sulla condizione scontrate in fase di rilevamento dati Albero di Giuda dalla chioma socio- economico- culturale è possibile dare delle indicazioni di espansa e leggera e una splendida massima per quelle che sono le più fioritura rosa-porpora fronteggiato La realizzazione di un progetto di ri- probabili attitudini del sito dal punto da una stele raffigurante la scritta qualificazione di Valle Favl rappre- di vista vegetazionale. FAVL. senta una importante opportunità so- Ciascuno di questi ingressi identifi- cio- economico- culturale per la RELAZIONE PROGETTO ca un percorso differente: città di Viterbo. VALLE FAVL - la porta Nord “ la passeggiata tra La particolare ubicazione e la Storia, senso del luogo, risanamento gli ulivi” ; percorrendo la discesa morfologia valliva rende singolare il e conservazione del paesaggio sono verso la valle si scorge la possibi- luogo grazie a caratteristiche uniche gli obiettivi di questo progetto per lità di avere un punto di vista pri- della zona che consentono di: Valle Favl, che rappresenta ancora vilegiato, un terrazzamento a mez- oggi un lembo di passato, del popo- za costa posto a metà circa dell’at- - Costituire un raro esempio di Par- lo viterbese, la cerniera tra la città di tuale scarpata che si affaccia sulla co pubblico all’interno di una città pietra, gli orti, i campi e gli uliveti valle dove potersi fermare all’om- medioevale; appena fuori Porta Favl. bra di piante di ulivo che riportano - Introdurre la città fungendo da bi- Questa Valle rappresenta ancora og- alla mente e nella città un tratto glietto da visita per il visitatore che gi il cuore verde di Viterbo sul quale della campagna viterbese. accede da Ovest attraverso Porta ogni giorno si specchia la città intera - la porta Nord- Est “ la via d’ac- Favl; innestando un dialogo reciproco tra i qua”; per chi proviene dal centro - Rappresentare un importante sfon- protagonisti del sito, sembra quasi storico, dopo aver camminato tra do al Palazzo Papale (antico Ca- che il campanile longobardo dell’an- le strette vie medieovali, si apre strum); tichissima chiesa di S. Maria della una nuova ” via” fatta di luccichii - Offrire un palcoscenico naturale Cella, guardi con riverenza all’im- di specchi d’acqua con vegetazione dotato di cornice storica ove le atti- ponente sperone di peperino sul acquatica che con il loro apparire e vità artistiche e culturali possono quale si erge il Palazzo Papale, men- scomparire rappresentano una con- manifestarsi. tre i terrazzamenti assolati posti sul tinua scoperta che rivitalizza la colle di S. Giovanni Decollato si la- valle e ne fanno un punto d’incon- L’importanza sociale della Valle vie- sciano ammirare. tro,rimandando il pensiero al signi- ne altresì evidenziata dalle risposte Il riconoscimento di questi caratteri, ficato che l’acqua aveva nella tra- fornite dall’indagine mostrata nelle lo studio della genesi urbana, l’ana- dizione viterbese che vedeva nelle pagine precedenti e svolta sul cam- lisi vegetazionale e l’analisi sociolo- fontane un elemento essenziale pione di n° 143 persone distinte per gica ci hanno guidato nella redazio- nella vita di quartiere, un fulcro,un età, sesso e professione. ne del nostro progetto per Valle punto di riferimento. L’indagine è stata effettuata sot- Favl. - la porta Sud “ in cammino tra gli toforma di interviste-questionario alberi”, rappresenta un percorso poste ai passanti sul luogo stesso og- un punto di sosta e di gioco al- getto di studio ed è stato un valido La Valle ci ha espresso l’ombra di numerosi gruppi di al- strumento in grado di fornirci indi- la sua identità beri che sottolineano concavità e cazioni sulla funzione estetico- ri- convessità di un segno organico creativa della Valle nonché sulla sua Il progetto di riqualificazione della sul terreno che esplicita l’adden- fruizione da parte della cittadinanza. Valle si è fondato sullo studio dei trarsi del paesaggio nell’organismo Dall’analisi delle risposte date si è margini, lasciando la parte centrale città. constatato che l’attuale utilizzo della libera di essere vissuta dai cittadini, I limiti del parco verso la strada so- Valle è solo marginale e relegato al- diventando quindi luogo del gioco, no segnati da una leggera duna che la funzione di collegamento che la dell’incontro e dell’ incanto. ospita splendidi Prunus e una bordu- Valle svolge tra il parcheggio e la Il progetto prevede l’accesso al par- ra decrescente il tutto con funzione città. co attraverso “3 porte” che sottoli- di filtro visivo e acustico al traffico Alla domanda :” Cosa vorresti tro- neano le differenti zone della Valle : che disturba la tranquillità di chi vi- vare a Valle Favl che attualmente - la porta a Nord, accesso per chi ar- ve il parco. non trovi?” la maggior parte degli riva dal piazzale Martiri d’Unghe- Questo progetto da la possibilità ai intervistati ha espresso il desiderio ria e rappresenta la discesa verso la cittadini di vivere la Valle in ogni di vedere incrementata la presenza Valle. sua parte e in ogni periodo dell’an- di alberi in grado di fornire ombra - la porta a Nord-Est; accesso dalla no, attraverso l’uso dei percorsi che oltre ad elementi tipicamente strut- città storica su via di Valle Piatta la renderanno finalmente viva. turali come sedute, camminamenti, rappresenta la scoperta di un gran- illuminazione e maggiore pulizia e de spazio dopo le strette vie medie- manutenzione generale. vali. Associando le esigenze della popo- - la porta a Sud, accesso da Porta lazione a quelle che sono le esigenze Favl rappresenta il punto d’incon- ecologiche del sito, unitamente alle tro tra la campagna e la città. problematiche fitopatologiche ri- Ogni porta sarà identificata da un

34 Progetto Valle Faul. Storia del luogo, risanamento e conservazione del paesaggio

Proposte progettuali sulla vegeta- granulometrica del terreno elimi- cie erbacee come la Lavanda spp., la zione nando l’eccessivo costipamento Santolina spp., la Santoreggia spp., cui attualmente risulta essere sog- la Salvia spp., il Rosmarinus spp., - Proposte d’intervento sullo stra- getto; alcune Ericacee, il Papavero della to erbaceo  intervenire nella composizione California, il Tagete. chimica prendendo in considera- Gli specchi d’acqua che saranno in- Come descritto dall’analisi dello sta- zione l’apporto di sostanza orga- trodotti verranno contornati da spe- to di fatto la situazione dello strato nica e di altri micro e macro ele- cie erbacee ornamentali caratteristi- erbaceo si presenta piuttosto etero- menti soprattutto nel periodo ini- che del giardino d’acqua, quali le genea sia per densità che per com- ziale dell’impianto. Ninfee, i Giunchi, il Papiro, l’Iris posizione. d’acqua, la Calla, la Tipha spp., l’O- La realtà pedologica, benché di ori- La fase successiva alle lavorazioni smunda spp., la Pontederia spp. gine vulcanica, è estremamente ete- prevede la semina di specie rustiche rogenea essendo principalmente co- e a rapido insediamento in grado di - Proposte di intervento sullo stra- stituita da terreno di riporto le cui garantire una copertura omogenea to arboreo caratteristiche di acidità e di sostan- ed immediata ma anche una giusta za organica non destano particolari mescolanza di colori e tonalità ad Nella parte più pianeggiante della preoccupazioni dal punto di vista effetto visivo di sicuro successo. Valle si metteranno a dimora alcune edafico per la scelta delle specie ve- Tra le specie erbacee che maggior- specie arboree caratteristiche della getali (erbacee, arbustive ed arbo- mente rispecchiano queste caratteri- flora spontanea del luogo, richia- ree) da inserire nel Parco. stiche, è possibile suggerire una mi- mando il paesaggio tipico della Per quanto riguarda le specie erba- scela delle più resistenti essenze da campagna circostante. Si cercherà di cee la scelta dovrà principalmente prato, come: Festuca ovina e F. creare piccoli boschetti e zone essere indirizzata verso specie carat- arundinacea, Poa pratensis, Lolium d’ombra attraverso la mescolanza di terizzate da elevata rusticità, mode- perenne e Cynodon dactylon. 3 o 4 esemplari di specie caducifo- rate attitudini di xerofìlia e frugalità glie. Un primo gruppo di alberi sarà e comunque specie spontanee tipi- - Proposte di intervento sullo stra- costituito da specie quali l’ontano che di un prato selvatico, capaci di to arbustivo napoletano (Alnus cordata), il fag- adattarsi ad un Parco pubblico carat- gio orientale (Fagus orientalis), l’a- terizzato da un elevato calpestio, La vegetazione arbustiva verrà inse- scarsa manutenzione, estati con cli- rita soprattutto in corrispondenza cero di monte (Acer ma caldo e scarsi apporti idrici ed delle zone perimetrali, in consocia- pseudoplatanus), mentre un secondo inverni freddi e umidi. zione con elementi arborei, per la gruppo sarà composto da frassino L’obiettivo del seguente lavoro ten- costituzione di una fascia protettiva, maggiore (Fraxinus excelsior), car- de a sostituire l’attuale corico erbo- al fine di ottenere un isolamento vi- pino nero (Ostrya carpinifolia), ci- so con un prato dalle più adatte ca- sivo ed acustico con la rete stradale liegio (Prunus avium), tiglio (Tilia x ratteristiche ricreazionali attraverso prospiciente alla zona verde. Tale europaea). una serie di lavorazioni superficiali “barriera” vegetale avrà anche la Nella porzione occidentale della del terreno in grado di migliorarne funzione di frangivento nei confron- Valle, attualmente occupata dal par- le caratteristiche chimico- fisiche ta- ti dei venti dominanti. cheggio, è prevista la messa a dimo- li da consentire di: Verranno impiegate piante che an- ra di piante di leccio (Quercus ilex), dranno ad occupare il piano domi- cerro (Quercus cerris) e roverella  attenuare i fenomeni erosivi lungo nante, piante che si collocheranno (Quercus pubescens), in modo tale i fianchi delle scarpate diminuen- nel piano dominato e piante che oc- da formare una copertura vegetale do la velocità di scorrimento del- cuperanno la porzione basale. La su buona parte della superficie. l’acqua ; specie selezionata per il piano domi- Sul terrazzamento previsto nel pen-  agire sulla micro e macro porosità nante è il Prunus pissardi, per il pia- dio settentrionale verranno collocati eliminando problemi di eccessiva no dominato la Tamarix spp., per la alberi di olivo (Olea europea), una percolazione e/o ristagno dell’ac- porzione basale arbusti di Forsittia pianta ampiamente diffusa in tutta la qua, aumentando quella che in spp. di differenti varietà ornamenta- fascia fitoclimatica del viterbese. termini tecnici viene definita ca- li. Nei tre “ingressi” della Valle saran- pacità di campo; Negli spazi in prossimità di muretti no collocati tre esemplari di albero  consentire una migliore struttura e viali saranno messe a dimora spe- di Giuda (Cercis syliquastrum).

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36 Progetto Valle Faul. Storia del luogo, risanamento e conservazione del paesaggio

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La porta Sud “ in cammino tra gli alberi”, un percorso un punto di sosta e di gioco all’ombra di numerosi gruppi di alberi, un segno organico sul terreno che esplicita l’addentrarsi del paesaggio nell’organismo città.

CURIAMO IL NOSTRO PAESAGGIO, vita ricomincia a scorrere seguendo il verde non è più concepito come CURIAMO NOI STESSI il suo ritmo naturale, dove è possibi- elemento episodico di decoro o di le riappropriarsi del piacere che si fruizione sociale, ma, prioritaria- “Io sono attaccato alle radici degli prova nel nascondere un seme nel mente, come parte di un complesso alberi. Io sono un ulivo, una quercia, terreno, coltivarne il fiore, ricono- sistema di spazi aperti, dove clima, un castagno: quando sono in mezzo scerne il profumo e raccogliere il vegetazione, suolo, sottosuolo, ac- alla natura, sono in unità totale con frutto che vorrà regalarci. que superficiali e acque sotterranee, essa, non sono in uno stato di con- E’ nata a Viterbo una nuova associa- vengono studiati con metodi interdi- templazione, ma in uno stato di par- zione di professionisti del verde, sciplinari in funzione del riequilibrio tecipazione, di comunione perfetta. l’Associazione Italiana Curatori di del nostro paesaggio troppo spesso Così vado spesso nei boschi e sento Parchi, Giardini e Orti botanici (AI- violentato e della rigenerazione am- che non sono mai solo; so di essere CU) che sono accomunati dall’espe- bientale della città, ormai soffocata una molecola insieme a tantissime rienza fatta nel Master di II livello da se stessa. altre e l’albero mi sente e reagisce, dell’Università degli Studi della Tu- Il Curatore di parchi, giardini e orti non c’è dubbio..... è un colloquio scia di Viterbo e che hanno deciso di botanici, racchiude in se molteplici con l’universo”. Giovanni Miche- unire le loro professionalità per pro- figure professionali proprio perchè lucci. muovere una figura che in Italia non prendersi cura del nostro paesaggio Poche parole che riescono a visua- è stata ancora riconosciuta, quella significa saper coniugare cognizioni lizzare il flusso continuo di energia del Curatore. tecniche interpretative, giuridiche e che dalla natura arriva fino a noi per Gli obiettivi di AICU, comprendono divulgative ed operare quindi in dif- poi tornare all’origine. l’accrescimento della professionalità ferenti settori: settore scientifico- Vivere un giardino, un parco urbano degli associati mediante l’attuazione tecnico, per cui è fondamentale la o un bosco ci dà la possibilità di di iniziative formative e programmi conoscenza delle piante autoctone e ascoltare nuovamente il battito del di studio, pubblicazioni, l’organizza- alloctone e dei loro ambienti di pro- nostro cuore, di respirare con il re- zione di corsi di formazione e di ag- venienza, le tecniche di messa a di- spiro della terra, di ritrovare la vera giornamento, che oltre ad essere im- mora, la loro coltivazione e difesa; il essenza della nostra anima, questo è portanti per i professionisti del ver- settore storico-estetico dove la pre- l’obiettivo di chi lavora nel verde, de, possono diventare un momento parazione storico-artistica è necessa- far riscoprire quale ricchezza ci può per avvicinare e far riflettere sulle ria per la valorizzazione dei giardini donare frequentare o vivere in uno tematiche della tutela del paesaggio storici; il settore gestionale – econo- scampolo di natura dove tutto riac- sia i privati cittadini che le Pubbli- mico dove è necessario avere com- quista la giusta dimensione, dove la che Amministrazioni, questo perchè petenza nell’indirizzare e program-

38 Progetto Valle Faul. Storia del luogo, risanamento e conservazione del paesaggio mare i ritmi stagionali e di lavoro; Arch. Anna Maria Giordano rizzazione di antiche cultivar settore legislativo che impone la co- 2. Progetto Valle Faul. Storia del di frutteti locali a Viterbo – noscenza di tutta la normativa na- luogo, risanamento e conserva- Dott. Sc. Biol. Anna Maria Gallo zionale ed europea essenziale per zione del paesaggio Dott.Sc. For. 13. Gli orti nell’area archeologica operare in sicurezza; il settore edu- Vania Cima- Dott.Sc. For. Remi- di Petrolo ( Blera) – Dott. Sc. cativo dove l’obiettivo è quello di gio Ercolani- Dott. Agr. Giuseppe Agr. Cristina Talanas educare giovani ed adulti verso il ri- Fanciullo- Dott. Sc. For. Massimo 14. Progetto di recupero del sito di spetto del nostro patrimonio botani- Giubilei- Arch. Barbara Latilla- Peschiera a Bagnaia- Dott. co, storico, paesaggistico Dott. Sc. For. Francesco Salani Lett. Luciana Forentini Nell’ambito delle attività di promo- 3. Valle Faul: studio per la riquali- 15. Ipotesi per un giardino di cam- zione, formazione ed aggiornamen- ficazione dei terrazzamenti pagna a Bolsena – Dott. Agr. to, AICU ha organizzato la “giornata Geol. Cristiana Accossano Teresa Raguso- Dott. Sc. Agr. del curatore”, in collaborazione con 4. Progetto di riqualificazione am- Rosa Palazzi- Dott. Sc. Agr. De- l’Università della Tuscia, che si è te- bientale. Comprensorio della nise Vitti nuta alla fine di Ottobre a Viterbo. “Vecchia strada Verentana” e 16. La Serpara: dove arte e natu- La “giornata del curatore” ha rap- dei “Campi sportivi” presso Va- ra si incontrano Civitella D’A- presentato un momento di confronto lentano – Dott. Sc. For. Daniele gliano – Dott. Cons. BB.CC. e scambio di esperienze riguardo la Cruciani Roberta Scuccimarra gestione, il recupero e la progetta- 5. La Valle di Faul. Idee di proget- 17. La Cannara: storia di un giar- zione di “Luoghi Giardini” a partire to e studio di riqualificazione dino ( Marta) - Dott. Sc. Agr. da casi di studio concreti, legati alla del verde nei percorsi – Dott. Sc. Antonella Pezza figura professionale del “curatore”. Biol. Francesca Romana Cecchet- 18. Master plan di Valle Faul – Al- A questo primo incontro seguirà un ti lievi del V Corso del Master an- 6. Riqualificazione paesaggistica programma di seminari formativi no 2005 di Valle Faul – che procederà dal mese di novembre Arch. Ninzio Ve- 19. Un percorso per abili – Proget- 2007 ad aprile 2008, che toccheran- spi to di riqualificazione dell’Orto no le tematiche della progettazione 7. Villa Savorelli a Sutri. Progetto Botanico dell’Università della di interventi in parchi e giardini sto- preliminare di sistemazione e di Tuscia di Viterbo”. G. Fernàn- rici, di arboricoltura ornamentale, di governo del parco – Dott.Sc. dez Medina qualità del verde, di pavimentazioni Nat. Manuele Bondi- Dott. Sc. in parchi, giardini ed orti botanici, Biol. Adele Ianni – Arch. Orietta 20. Progetto per la realizzazione di della progettazione e della gestione Lisi un percorso per non vedenti di aree gioco. 8. Un prato fiorito per il Giardino presso l’Orto Botanico della Riteniamo che iniziative simili a di fiori della Palazzina del Pia- Tuscia- . S. Moretti, G. Egitto: quelle descritte possano essere cere a Caprarola- Dott. Sc. Agr. 21. “Villa Carletti - “La Quercia”- un’importante occasione per le Enrico Scarici Viterbo. Relazione per il recu- aziende legate al settore del verde, 9. Il giardino pensile di Palazzo pero e la valorizzazione del ma anche a quello dei beni culturali Farnese a Capodimonte: inter- parco della villa”. M. Pierani, e del turismo culturale e che possa- vento di recupero e manutenzio- M. Topi: no rappresentare un’interessante ini- ne- Dott. Sc Agr. Mariateresa 22. Bassano Romano, Villa Giusti- ziativa per la realtà locale e nazio- Cardarelli niani-Odescalchi: proposte di nale con sensibili ricadute sulla pro- 10. Progetto di restauro conserva- un criterio metodologico di in- vincia di Viterbo. tivo del parco di Villa Lina a tervento nel parco storico”. A. Ronciglione - Dott. Sc. Agr. An- Cavallo, C. A. R. Corradi, V. Di seguito vengono elencati alcuni tonella Serracchioli Marrucci studi sulla città di Viterbo e la sua 11. Ricostruzione di un ambiente 23. L’Orto accessibile – Progettare provincia fatti per il Master di II Li- umido con flora spontanea del per un’utenza ampliata: inter- vello in Curatori di parchi, giardini bacino termale di Viterbo- Va- venti per l’accessibilità nel- ed orti botanici . lorizzazione di un’area calcarea l’Orto Botanico della Tuscia - presso l’Orto botanico della Tu- C. Bernassola: 1. Progetto di consolidamento. Il scia – Dott. Sc. Biol. Monica 24. Conservazione e valorizzazio- dissesto idrogeologico della cre- Fonck – Genet Haile ne del Giardino Segreto di Pa- sta morfologica fra Bagnoregio 12. Realizzazione di un arboreto. lazzo Giustiniani-Odescalchi.a e Civita”. Recupero, conservazione, valo- Bassano Romano - S. Riposati

39 40 Stili di vita, performance fisica e consumo di prodotti tipici locali nella popolazione anziana dell’Alta Tuscia*

di Tiziana Purgatori

Con il presente studio sono stati va- demografica dell’Italia così come condo l’Organizzazione Mondiale lutati gli stili di vita, la performance quella degli altri Paesi del mondo della Sanità proiettano questa cifra fisica e funzionale ed il consumo di occidentale. ad uno straordinario 35,1% per il prodotti tipici locali in un campione A partire dall’anno 2002 l’Italia è 2025 (Tab. 1). Agli inizi del ‘900 di popolazione ultra ottantenne del- divenuto il primo Paese al mondo c’era un anziano ogni 25 abitanti, l’Alta Tuscia. nel quale la percentuale degli ultra oggi se ne conta uno ogni cinque; in Negli ultimi decenni si sono verifi- 65enni ha raggiunto il 24,5% del- aumento anche i grandi vecchi: at- cati cambiamenti così profondi da l’intera popolazione (la più alta per- tualmente una persona su 20 ha più modificare radicalmente la struttura centuale al mondo!) e le stime, se- di 80 anni(1).

Il generale invecchiamento della po- sì che la nostra società invecchiasse Accanto a queste profonde modifica- polazione, che già si è verificato e rapidamente. Secondo l’Istat, l’in- zioni demografiche, si sono verificati che in ancor maggior misura deve vecchiamento della popolazione in anche radicali cambiamenti sociali, aver luogo nei prossimi anni, è do- termini relativi è da attribuire con sanitari e culturali tali per cui i set- vuto alla sinergia di due potenti di- maggior forza all’eccezionale lon- tantenni di oggi possono essere para- namiche demografiche: l’aumento gevità degli italiani più che alla pro- gonati ai sessantenni di 20 anni fa. della durata media di vita(a) e la ri- lungata fase di mantenimento della Invecchiare fa sempre meno paura duzione del tasso di natalità(b). In- fecondità. agli italiani che lo considerano come sieme, queste due forze, hanno fatto un processo naturale, al quale occor-

* Estratto dalla Tesi di Laurea “Stili di vita, performance fisica e consumo di prodotti tipici locali nella popolazione anziana della Tuscia” discussa nell’A.A. 2006-2007 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, Facoltà di Medicina e Chirurgia “Agostino Gemelli”, nel corso di Laurea in Dietistica. (a) Vita media: media aritmetica dell’età dei singoli soggetti di una popolazione al momento del decesso, calcolata in un determinato periodo (più frequentemente nel corso di un anno solare). (b) Tasso di natalità: rapporto tra il numero delle nascite in una comunità o in un popolo durante un periodo di tempo (in genere anno solare) e la quantità della popolazione media dello stesso periodo.

41 Tiziana Purgatori re prepararsi con adeguati stili di vi- centuale che sale al 72,7% tra i lau- conducono alla non autosufficienza e ta e una disponibilità a riprogettare reati ed al 69,6% tra i residenti nei alla morte; la longevità di contro de- la propria esistenza, valorizzando le centri tra 30 mila e 50 mila abitanti; riva da una favorevole interazione opportunità offerte dalla libertà da- • il 22,8% la ritiene addirittura una fra fattori genetici ed ambientali e si gli obblighi dell’età adulta. fase positiva della vita, purché si identifica con una aspettativa di vita La longevità attiva è attualmente il mo- adottino per tempo le dovute strate- decisamente superiore alla media, li- do concreto di vivere l’anzianità di una gie per invecchiare bene (ad esem- bera da condizioni che comprometto- quota importante di cittadini, che han- pio, stili di vita salutari, attività fisi- no significativamente qualità e dura- no una vita piena di relazioni e progetti ca, corretta alimentazione ecc.) e so- ta della vita(3). che, nei fatti, sono un investimento sul- no il 25,3% dei più giovani con età Attualmente in Italia si constatano la qualità dell’esistenza residua. fino a 29 anni ed il 25,4% delle don- differenze territoriali notevoli negli L’intervento di questo studio sulla ne a condividere tale idea; approcci alla longevità e, in partico- popolazione anziana è motivato, ol- • meno del 13% degli intervistati va- lare, si nota un divario tra le regioni tre che dalla diffusione del fenomeno luta l’invecchiamento un processo del Centro-Nord dove si invecchia dell’invecchiamento nel nostro Paese inesorabile, perché contro il declino meglio, per effetto della maggiore ed in particolare nella zona della Tu- psicofisico si può fare ben poco e diffusione di comportamenti innova- scia, come si vedrà più avanti, dalla questo fatalismo negativo è condivi- tivi da parte degli anziani (ad esem- riflessione che ad ogni cambiamento so in misura più alta della media dal- pio, con il maggior ricorso a stili di dello stato fisiologico si giustifica un le casalinghe (18,5%). vita salutari) e a seguito di un conte- relativo comportamento alimentare, Sono, questi, dati che mettono in lu- sto istituzionale e di offerta di servizi sociale e culturale, legato profonda- ce come attualmente gli agé non solo più favorevole, e quelle del Sud che, mente alle tradizioni e al territorio. vivano più a lungo ma abbiano anche invece, mostrano un ritardo legato, Di pari passo con l’emergere di un una qualità della vita migliore: in so- presumibilmente, al fatto che il feno- ampio segmento di anziani attivi, in stanza, al prolungamento della vita meno è più recente. buona salute, impegnati in una plura- biologica si accompagna sempre più Esiste, quindi, un’estrema articola- lità di attività e sostanzialmente sod- quello della vita attiva. Alla luce del- zione interna dei processi di invec- disfatti della propria vita, e con l’ero- le opinioni degli italiani si evidenzia chiamento che emerge già dai dati re- sione dell’immagine sociale poverista che non solo invecchiare non fa più gionali sui principali indicatori. e di fragilità estrema, si è progressi- paura ma ormai è una quota netta- È interessante dunque, analizzare in vamente proposta una percezione più mente minoritaria a percepire la terza quali regioni si invecchia meglio positiva del ciclo di vita tradizional- età in modo tradizionale, come fase (Tab. 2), vale a dire qual’è il contesto mente definito della “terza età”. di vita il cui tono è dato dall’inevita- regionale dove gli anziani beneficia- Infatti da un’indagine svolta nel 2005 bile declino psicofisico. no del migliore stato di salute e dove su 1.000 italiani(2) è emerso che: L’invecchiamento generalmente si risultano meno diffuse le malattie • il 64,5% degli intervistati considera accompagna a numerose condizioni croniche, quali diabete, ipertensione, l’invecchiamento un processo natura- patologiche cronico-degenerative che bronchite, artrite ecc. che ovviamente le che va vissuto senza traumi, per- compromettono la qualità della vita e condizionano negativamente la vita. Stili di vita, performance fisica e consumo di prodotti tipici locali nella popolazione anziana dell’Alta Tuscia

In base alla graduatoria delle regioni 10° posizione, mentre per quanto ri- non fumare e una corretta alimenta- dove si invecchia meglio stilata at- guarda la graduatoria relativa al ri- zione, il Lazio guadagna addirittura traverso indagini Istat (Tab. 2), si corso, da parte della popolazione an- un 3° posto dopo il Trentino Alto nota che la regione Lazio si trova in ziana a stili di vita salutari, come il Adige ed il Piemonte-Valle d’Aosta

Uno stile di vita errato (sedentarietà, to di sviluppare condizioni patologi- brata e varia, normale peso corpo- fumo, alimentazione scorretta, ec- che invalidanti riducendo l’aspettati- reo, eustress), favorisce il manteni- cesso ponderale e stress eccessivo) va e la qualità di vita (Fig. 2); al mento dello stato di salute, contrasta accelera il processo di invecchia- contrario invece, uno stile di vita sa- le malattie, ritarda l’invecchiamento mento (Fig. 1) ed espone quindi ad no (attività fisica regolare, astensio- e contribuisce a raggiungere la lon- un rischio significativamente eleva- ne dal fumo, alimentazione equili- gevità(4).

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Tuttavia, anche la longevità, come nale; ecco perché nello studio che re la notevole articolazione intra- altri fenomeni sociali importanti, ha verrà di seguito presentato, si è pro- provinciale, che richiede grande ca- un’articolazione territoriale trasver- ceduto ad un’analisi della longevità pacità programmatoria e di inter- sale rispetto ai confini amministrati- al livello territoriale più piccolo di- vento, appunto a livello locale. vi e invita ad un’analisi ancora più sponibile, vale a dire quello comu- dettagliata rispetto a quella regio- nale, che ha consentito di evidenzia-

44 Stili di vita, performance fisica e consumo di prodotti tipici locali nella popolazione anziana dell’Alta Tuscia

Nella provincia di Viterbo, nel de- Lo scopo di questo studio risulta alimenti (divisi per gruppi ali- cennio intercensuario 1991-2001, quindi duplice: mentari) durante i pasti principali; l’indice di vecchiaia(c) ha registrato • da un lato si cerca di effettuare 3. l’analisi degli stili di vita e la va- un balzo molto consistente, passan- una valutazione delle abitudini ali- lutazione del consumo di prodotti do da 114,4 a 163,6 che, come si mentari, degli stili di vita, della tipici locali della Tuscia. evince dalla tabella 5, risulta più al- performance fisica, delle varie at- 4. la valutazione delle condizioni to della regione Lazio e dell’intera tività del vivere quotidiano (ADL) cliniche, della performance fisica nazione, arrivando a 172,41 nel comprese le attività strumentali e funzionale attraverso: 2006(5). (IADL), del campione sottoposto • la valutazione delle attività del vi- all’indagine; vere quotidiano (ADL); Tutto il nord della provincia di Vi- • dall’altro si tenta di delineare le • la valutazione delle attività stru- terbo, fino ai paesi intorno al lago di relazioni esistenti fra il consumo mentali del vivere quotidiano Bolsena, presenta un indice di vec- dei vari prodotti tipici locali e tra- (IADL); chiaia superiore alla media. Vicever- dizionali della Tuscia, in grado di • la valutazione dell’attività fisica sa, i comuni posti a sud della pro- definire degli stili di vita salutari e durante i vari periodi della vita; vincia, soprattutto quelli maggior- favorevoli per la realizzazione di • il test di cammino su 4 metri; mente produttivi e quelli più a ridos- una longevità attiva. • la valutazione dell’equilibrio in so della capitale, presentano degli Per raggiungere il traguardo pro- stazione eretta; indici di vecchiaia più bassi, in linea spettato nel presente lavoro, in linea • l’anamnesi patologica/farmacolo- con i livelli regionali e nazionali. con il quinto obiettivo dell’Organiz- gia (numero di patologie e numero zazione Mondiale della Sanità che si di farmaci assunti). La Tuscia Viterbese, così chiamata prefigge, entro l’anno 2020, un ruo- dal nome delle popolazioni Etrusche lo attivo degli anziani over 65 nella Gli anziani di oggi sono consapevoli che vivevano nell’Alto Lazio, è un società con l’opportunità di godere del fatto che uno stile di vita corret- territorio caratterizzato da importan- pienamente del proprio potenziale di to migliora la qualità della vita, pro- tissime testimonianze storiche ed ar- salute, è stato somministrato attra- tegge da un gran numero di malattie, tistiche, da antiche tradizioni conta- verso interviste frontali a volontari prolunga gli anni di vita attiva e pro- dine, da una natura varia e integra. ultraottantenni iscritti presso alcuni crastina la comparsa di una ridotta Nel panorama delle cinque province Centri per Anziani della provincia di autonomia funzionale. laziali quella di Viterbo emerge co- Viterbo (tra cui il Centro per l’Impe- Numerosi studi sono stati condotti me la più “agricola”. In termini di gno Sociale Fedele Marinaro di per valutare le abitudini alimentari valore aggiunto l’incidenza delle at- Grotte S. Stefano, il Centro Anziani ed i problemi nutrizionali della po- tività agricole nell’economia provin- di Montefiascone, il Centro Anziani polazione anziana. Nel loro insieme ciale è pari a circa il 9% (media del di Bolsena), un questionario* dal ti- i dati disponibili, sebbene non siano triennio 1998-2000). La Tuscia è tolo: totalmente concordi, non evidenzia- terra ricca di sapori e di tradizioni “Studio finalizzato alla rilevazione no marcate deficienze o diffusa sot- dove l’agricoltura rappresenta oltre delle abitudini alimentari, stili di vi- tonutrizione tra gli anziani italiani. che una grande risorsa economica ta e performance fisica relativi al Risulta però evidente che lo stato anche un aspetto tradizionale della consumo di prodotti tipici locali nel- nutrizionale dipende più che dal- civiltà locale. la popolazione anziana dell’Alta Tu- l’età in sé, dalle condizioni comples- Il settore agroalimentare di questa scia”. sive di vita, dallo stato funzionale e zona riesce a mantenere intatta la ti- Il questionario ha permesso di effet- di salute psico-fisica. picità dei prodotti, raggiungendo tuare: Un’alimentazione sana e corretta e nello stesso tempo il giusto equili- 1. un primo esame obiettivo (età, pe- uno stato di benessere sono stretta- brio tra produzione agricola, soste- so ed altezza attuali e da giovani, mente correlati in tutte le fasi della nibilità ambientale e sicurezza ali- dai quali sono stati ottenuti i rela- vita: “mangiare bene” può influire mentare. I trend alimentari degli ul- tivi BMI, variazione di peso negli sulla qualità della vita e sulla perce- timi anni privilegiano un prodotto ultimi 5 anni, abitudine al fumo); zione di salute. ad alto valore nutrizionale con ca- 2. la valutazione delle abitudini ali- Negli anziani, in particolare ratteristiche di alta qualità e natu- mentari attraverso la rilevazione • la difficoltà a procurarsi gli ali- ralità riscontrabili nei prodotti tipici della colazione, degli spuntini del menti, di scegliere fra i vari tipi di- locali e tradizionali. mattino e del pomeriggio e le fre- sponibili o di conservarli e prepa- quenze di consumo dei principali rarli in modo adeguato,

(c) L’indice di vecchiaia è rappresentato dal numero di ultrasessantacinquenni ogni 100 giovani di età compresa tra 0 e 14 anni.

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• la difficoltà di masticazione o di- Stili di vita e valutazione ciali (58,3%), in linea con le abitudi- gestione e l’eventuale presenza di del consumo ni rilevate a livello nazionale da in- patologie organiche, di prodotti tipici locali dagini Censis(6), mentre il tempo • la solitudine al momento del pasto, della Tuscia dedicato ai pasti viene considerato possono concorrere a rendere l’as- dal 70% come il momento ideale per sunzione del cibo insufficiente o Nonostante l’età media abbastanza rimanere in famiglia. inadeguata. avanzata (84,8 anni), gli intervistati Risultano essere per una buona parte Un ruolo rilevante nell’orientare le sembrano caratterizzati da una certa autonomi anche per quanto riguarda scelte alimentari hanno le abitudini consapevolezza e probabilmente da la “produzione” agricola dei vari ali- contratte con gli anni che difficil- un certo interesse per l’alimentazio- menti, avendo dichiarato nel 40% mente vengono modificate e che an- ne che la maggior parte di essi è in dei casi di consumare prevalente- zi, sono spesso sostenute dalla di- grado di gestire autonomamente. mente prodotti di propria produzio- sinformazione alimentare; schemi Nell’anziano la complessità del ra- ne e/o familiare, ottenuti con metodi dietetici spesso inadeguati rispetto ai gionamento alimentare si attiene a tradizionali, abitando prevalente- reali fabbisogni alimentari, ma lega- diverse forme di razionalità ricondu- mente in periferia (48,3%) o in cam- ti a pregiudizi o a costumi sbagliati, cibili al principio di salute, di piace- pagna (20%). Il 60% è rappresentato sono conservati per anni. re, al senso della tradizione culturale invece da coloro i quali dichiarano Al contrario invece, la propensione e all’integrazione sociale. Così fa- di potersi recare autonomamente in della popolazione anziana legata al- cendo ci si posiziona socialmente, negozi o piccoli supermercati privi- proprio perché il modo di mangiare legiando, nel 51,7% dei casi i pro- le tradizioni, induce al consumo di individuale è allo stesso tempo in- dotti di origine locale, rivolgendo prodotti “genuini” e ad alto valore corporazione di sostanze nutritive e particolare attenzione nell’acquisto biologico, caratteristiche facilmente di rappresentazioni simboliche che di prodotti vegetali di stagione ed riscontrabili nei prodotti tipici locali contribuiscono alla definizione del- evitando (40%) o limitando (58,4%) o tradizionali. l’identità sociale. Diventa necessario l’acquisto di prodotti surgelati. Infatti, il comparto agroalimentare correggere gli errori alimentari solo I prodotti tipici - che un tempo era- nazionale e, in questo caso provin- quando sono importanti, pregiudi- no di nicchia - oggi si stanno diffon- ciale e comunale, si contraddistin- zievoli e dalla loro modifica sia pos- dendo sempre di più, come dimostra gue per una sempre maggiore atten- sibile trarre un sostanziale beneficio anche il fatto che ad essi sono asse- zione del consumatore verso le pro- per la salute. gnati ormai stabilmente degli appo- duzioni di alta qualità oppure otte- Gli anziani reclutati nel presente siti spazi o apposite etichette nei su- nute con metodi di produzione tradi- studio sono inseriti in un tessuto so- permercati, che sono in crescita le zionali. ciale in grado di sostenerli e sono fiere ad essi dedicate e che trovano Ci si riferisce cioè alle produzioni prevalentemente autonomi per quan- largo consumo anche nelle fasce di agroalimentari che hanno ottenuto to riguarda l’acquisto ed il consumo età non più giovani qui analizzate. un marchio di riconoscimento co- del cibo; per la preparazione invece Si parla di prodotti che sono stati munitario (DOP, IGP, STG)(d) ai il 63,4% dichiara di non essere auto- promossi soprattutto mediante le po- sensi dei Regolamenti CE 2081- sufficiente in quanto supportato dal- litiche alimentari dell’UE e degli 2082/92(e) o alle produzioni che, la famiglia (valore riscontrato so- stati nazionali, quali prodotti di ec- pur non avendo ottenuto il marchio prattutto tra gli uomini) nella quale cellenza, distintivi della cultura ali- comunitario, possono vantare un ri- vive il 61,7% del campione e rara- mentare europea, nonché delle na- conoscimento del MIPAAF(f) che fa mente o addirittura quasi mai di- zioni, regioni e province in cui ven- riferimento ai prodotti agroalimenta- chiarano di accusare disturbi dopo i gono ottenuti. ri tradizionali(g). pasti (80%). Passano inoltre gran Attraverso l’analisi dei dati ottenuti, parte del loro tempo libero insieme si possono evidenziare delle alte ad amici o frequentando centri so- percentuali di consumo soprattutto

(d) DOP: Denominazione di origine protetta. IGP: Indicazione geografica di origine. STG: Attestazione di specificità/Specialità Tradizionale Garantita (e) Regolamenti CE 2081-2082/92: mirano a garantire il consumatore sull’origine e la specificità di un determinato prodotto e a proteggere i produttori contro gli abusi e le imitazioni. (f) MIPAAF: Ministero Politiche Agricole Alimentari e Forestali. (g) Prodotti tradizionali: prodotti agroalimentari le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura risultino conso- lidate nel tempo, omogenee per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai venti- cinque anni (D.M. 18 luglio 2000).

46 Stili di vita, performance fisica e consumo di prodotti tipici locali nella popolazione anziana dell’Alta Tuscia per quanto riguarda i formaggi delle abitudini alimentari. Questo molteplicità e semplicità di prepara- tipici, preferibilmente quelli a pasta aspetto è dovuto quasi certamente al zione, come tra l’altro è stato eviden- fresca, utilizzati in buona misura dal fatto che il pesce risulta un alimento ziato dall’alta percentuale (circa campione probabilmente per la loro non di facile preparazione soprattut- l’85%) che ha affermato di consuma- facile reperibilità e comodità di con- to per un collettivo in età senile. re tale alimento più volte a settimana. sumo. Altrettanto elevati risultano i Discrete percentuali di utilizzo si ri- Altrettanto alte risultano le percen- consumi di carne di bovino marem- scontrano inoltre per i salumi tipici, tuali di utilizzo dei vari dolci locali mano e pesce del lago di Bolsena, sempre per la loro facilità di consu- apprezzati largamente dal campione, pur se quest’ultimo non risulta esse- mo e di acquisto, mentre tra i vegeta- così come gli olii extra vergine di re presente in misura sufficiente- li, le patate dell’Alto Viterbese occu- oliva e i vini tipici prodotti nella zo- mente adeguata nell’arco della setti- pano un posto di primo piano nell’a- na della Tuscia. mana, come evidenziato nell’analisi limentazione degli anziani, data la

* Percentuali di consumo relativi al campione

47 Tiziana Purgatori

Valutazione condizioni cliniche, condizione clinica generale del cam- funzionale più che soddisfacente performance fisica e funzionale pione. nelle attività del vivere quotidiano Dall’interpretazione dei dati (Tab. (alimentarsi, vestirsi ecc...) compre- Attraverso i test geriatrici di perfor- 4), si può desumere un buono stato se quelle strumentali (fare acquisti, mance fisica sottoposti agli anziani di salute generale riscontrato soprat- cucinare ecc...), come peraltro già e la valutazione delle ADL (Activi- tutto nel campione maschile. Questo riscontrato nell’analisi degli stili di ties of Daily Living) e IADL (Instru- aspetto viene evidenziato dal nume- vita del campione. mental Activities of Daily Living), è ro di malattie (in media 1,3) e dal Attraverso i test fisici, quali la “va- stato possibile valutare sia la cosid- numero di farmaci (in media 1,1), lutazione dell’equilibrio in stazione detta “physical function”, interpre- assunti in misura inferiore rispetto eretta” e il “test di cammino su quat- tata non come semplice funzione fi- alle donne, nelle quali, l’età media tro metri”, è stato possibile valutare sica ma intesa più largamente come più elevata (85,6 anni contro 84,1), capacità di sviluppare un lavoro contribuisce ad un aumentato rischio l’autonomia fisica attraverso l’indi- meccanico, sia il “functional status” di comorbilità (in media 2,2 patolo- ce SPPB (Short Physical Perfon- intendendo la funzione fisica nella gie accertate) e ad un conseguente mance Battery Score), risultando performance, cioè la capacità di svi- utilizzo di un numero superiore di lievemente compromessa soprattutto luppare un lavoro finalizzato ad atti- farmaci (in media 2,1). nel campione femminile ma giustifi- vità della vita quotidiana(7). Dall’a- Non si riscontrano inoltre, importan- cata anch’essa dall’età media più namnesi patologica/farmacologica ti compromissioni nelle ADL e avanzata rispetto agli uomini. inoltre, è stato possibile valutare la IADL, evidenziando un’autonomia

Impatto della dieta mediterranea le e fisica, suddividendo il campione minor compromissione nelle ADL e con consumo di prodotti tipici lo- in due gruppi: IADL, nonché una maggiore cali sull’autonomia funzionale e • il primo gruppo è rappresentato da performance fisica rilevata da un sulla performance fisica coloro che, adottando un regime miglior indice SPPB; alimentare di tipo “mediterra- • il secondo gruppo, invece, è rap- Attraverso la valutazione delle abi- neo”(h) con un maggior consumo presentato da coloro che, disco- tudini alimentari, è stato possibile di prodotti “genuini” e ad alto va- standosi per aspetti qualitativi e/o valutare come la dieta adottata dagli lore biologico (come i prodotti di quantitativi dalla dieta suddetta, anziani in esame con l’utilizzo di propria produzine e/o tipici locali), presentano una maggiore compro- prodotti tipici abbia potuto influire, risultano avere una migliore auto- missione della performance fisica negli anni, sull’autonomia funziona- nomia funzionale dovuta ad una e funzionale.

(h) Per dieta “mediterranea” si intende il consumo abbondante di alimenti di origine vegetale (frutta, verdura, legumi, cereali, patate ecc.), utilizzo di olio extra vergine di oliva, consumo di pesce, carni bianche, vino durante i pasti, consumo saltuario di uova e carne rossa. 48 Stili di vita, performance fisica e consumo di prodotti tipici locali nella popolazione anziana dell’Alta Tuscia

Considerazioni conclusive mortalità. la”, vengano attentamente conside- Uno stile di vita sano prevede inve- rati sia singolarmente sia nelle reci- La ricerca in ambito gerontologico e ce un corretto equilibrio tra i vari proche interazioni. All’alimento fi- geriatrico è impegnata nella indivi- ambiti descritti nel lavoro presenta- nito è necessario quindi associare la duazione di marcatori di invecchia- to; non è possibile pensare a mecca- sua “storia” così come peraltro già mento e di longevità, ma sappiamo nismi di compensazione tra le varie recepito da tutta l’ampia normativa già che lo stile di vita rappresenta attività e abitudini, poiché tutte de- comunitaria e nazionale e dalle nu- per ciascuno indubbiamente un mar- vono procedere nella stessa direzio- merose esperienze legate all’asse- catore predittivo di malattia, disabi- ne rivolta alla conservazione dello gnazione dei marchi di qualità, tipi- lità e morte; pertanto alla luce delle stato di salute e della qualità di vita, cità e tracciabilità. Lo svolgimento attuali conoscenze, per poter vincere per vivere meglio e più a lungo. del “ciclo vitale” in un ambiente non la principale sfida che la moderna Va sottolineato il concetto che i fab- inquinato è la condicio sine qua non geriatria si pone, cioè comprimere la bisogni nutrizionali devono essere per produrre alimenti (indifferente- disabilità nell’ultima fase della vita, coperti innanzitutto attraverso il mente animali e vegetali) salubri è necessario promuovere stili di vita consumo di alimenti “naturali”, che (ossia consumabili in sicurezza) per salutari mediante la diffusione di forniscono una gamma di nutrienti i quali siano scongiurati i rischi comportamenti che aiutano a vivere ed altri composti che hanno effetti ascrivibili a pericoli di natura fisica meglio e più a lungo, comportamen- benefici sulla salute e che solo in (presenza di sostanze estranee), chi- ti che sarebbe opportuno adottare casi particolari può essere utile il ri- mica (contaminazione di pesticidi, sin dall’infanzia ma che anche se in- corso ad alimenti fortificati e sup- fertilizzanti…) e soprattutto biologi- trapresi da anziani migliorano la plementi dietetici, che non possono ca (micro e macro organismi)»(8). qualità e la durata della vita. in nessun modo essere considerati L’alimentazione è costituita da una L’invecchiamento è un fenomeno adeguati sostituti di una dieta equili- grande varietà di tradizioni gastro- inevitabile che deriva dalla intera- brata e bilanciata. nomiche, specchio dell’esperienza zione tra fattori genetici, ambientali «Il “luogo di provenienza” piuttosto storica e del bagaglio culturale di e dello stile di vita. Uno stile di vita che le tecnologie di coltiva- ogni popolo, legato alle risorse am- errato, caratterizzato da inattività fi- zione/allevamento, di trasformazio- bientali e climatiche. Le abitudini sica, fumo, eccessiva assunzione di ne e, ancora, di conservazione inci- alimentari infatti sono influenzate cibo e grassi, abuso di alcolici, rap- dono profondamente sulle caratteri- dalla localizzazione geografica e dal presenta un acceleratore dell’invec- stiche degli alimenti e dunque è ine- rapporto tra un popolo e la sua terra. chiamento ed un fattore di rischio vitabile che tutti gli anelli della filie- Non si può stravolgere tuttavia l’ali- globale per morbilità, disabilità e ra alimentare, “dal campo alla tavo- mentazione di tutta una vita se non

49 Tiziana Purgatori con grande prudenza e rispetto della grande rilevanza epidemiologica. Quello che si è voluto evidenziare persona, introducendo variazioni so- In Italia è possibile ottenere delle con maggior enfasi attraverso que- lo se necessario e molto progressi- informazioni sui consumi alimentari sto studio, è che la maggior parte vamente. Il ruolo della prevenzione della popolazione da poche banche degli alimenti consumati e utilizzati nell’affrontare problemi di educa- dati che spesso non sono aggiornate dal campione, proviene da coltiva- zione alimentare si può articolare a o non forniscono valori disaggrega- zioni e allevamenti propri, per colo- tre diversi livelli: la persona anzia- bili per le variabili di interesse. Le ro che ovviamente hanno conservato na, la famiglia, le strutture e i servizi tre principali fonti di dati sull’ali- un buon grado di autonomia, o pro- socio-assistenziali. mentazione sono: il Bilancio Ali- venienti da attività agricole familia- Fondamentale è pertanto il ruolo dei mentare Nazionale, le indagini cam- ri nel 40% dei casi. Per la restante professionisti della salute, fra i quali pionarie dell’Istituto Nazionale della percentuale, l’approvvigionamento il dietista, sia a livello operativo che Nutrizione e le indagini campionarie alimentare è indirizzato comunque a livello formativo; l’operatore sani- dell’ISTAT. I limiti di queste fonti verso l’acquisto di prodotti di origi- tario può contribuire a trasmettere sono dovute al fatto che nel compu- ne locale. conoscenze e atteggiamenti e con- to degli alimenti non si tiene conto durre a comportamenti salutari, degli autoconsumi, cioè dei consumi educando il singolo e la collettività di alimenti di produzione propria, Bibliografia a nutrirsi adeguatamente miglioran- quello che invece si è cercato di va- do la qualità di vita, promuovendo lutare in questo studio. (1) Istat, 14° Censimento della Popola- tra l’altro il consumo di alimenti Nel presente lavoro è stato analizza- zione e delle Abitazioni 2005. (2) Fondazione Opera Immacolata Con- “sani” ottenuti con metodi che tute- to un campione di popolazione ultra cezione. La longevità come risorsa. Dal- lino l’ambiente nelle varie fasi di la- 80enne della provincia di Viterbo, l’esperienza locale all’approccio siste- vorazione e trasformazione. Si tratta del quale sono stati studiati diversi mico, FOIC, Roma 2005. di trasmettere conoscenze ed infor- aspetti dello stile di vita e in partico- (3) Ezzati M, Lopez AD, Rodgers A, mazioni nuove che devono assoluta- lare le abitudini alimentari, la Vander Hoorns S, Murray CJ. Selected mente entrare nel bagaglio culturale performance fisica e funzionale e il major risk factors and global and regio- di chi si accinge ad invecchiare con consumo di prodotti tipici locali del- nal burden of disease. Lancet profitto, conservando cioè il bene la Tuscia, area che circoscrive la 2002;360:1347-60. prezioso della salute. provincia viterbese. (4) Messier SP, Gutekunst DJ, Davis C, De Vita P. Weight loss reduces knee-joint Lo stesso Ministero della Salute, Il campione presentava un alto at- loads in overweight and obese older considerato il quadro demografico taccamento alla “terra” e alle tradi- adults with knee osteoarthritis. Arthritis delineato dalle indagini più attuali, zioni che ha permesso di valutare, Rheum 2005;52:2026-32. ha recentemente sottolineato come il attraverso l’analisi degli stili di vita (5) Elaborazione SistarLazio su dati fenomeno dell’invecchiamento della alimentari, il consumo dei vari pro- Istat, Indice di vecchiaia calcolati sulla popolazione non possa essere lascia- dotti locali. popolazione al 1° Gennaio 2006 nei co- to al suo naturale divenire ma meriti L’adozione di un regime alimentare muni della provincia di Viterbo. un intervento attraverso un vero e ottimale come quello mediterraneo, (6) Indagine Censis-Salute La Repubbli- proprio Piano Strategico Nazionale con l’utilizzo dei prodotti locali e ca, 2007 - L’uso del tempo degli anziani. (7) C. Basso - Physical functional decli- per la salute degli anziani. Il pro- stili di vita salutari, hanno favorito ne and aging. Gerontology gramma “Guadagnare Salute” nasce negli anni, come dimostrato, una 2004;52:446-449. Pacini editore. infatti dall’esigenza di rendere più migliore autonomia funzionale indi- (8) Giacinto A.D. Miggiano, Laura Ra- facili le scelte salutari e di promuo- spensabile allo svolgimento di vazzoni. Mangiare sano fa bene (anche) vere campagne informative che mi- un’attività fisica fondamentale in all’ambiente. Vita e Pensiero n°1, 2007. rino a modificare comportamenti questa fase della vita, come è stato inadeguati che favoriscono l’insor- largamente confermato da studi più gere di malattie degenerative di autorevoli.

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