Della Società Ligure Di Storia Patria
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ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA NUOVA SERIE XLIX (CXXIII) FASC. I GENOVA MMIX NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA PALAZZO DUCALE – PIAZZA MATTEOTTI, 5 L’ARCHIVIO DI WILLIAM PIASTRA INVENTARIO a cura di STEFANO GARDINI William Piastra William Piastra William Piastra nasce a Genova il 13 febbraio 1920 da Gino e Maria Oppizio 1. L’infanzia e la prima giovinezza sono segnate dalle precarie con- dizioni economiche del nucleo familiare. Il padre è poco presente e non è in grado di provvedere alle necessità vitali della famiglia. A causa della sua atti- vità di sindacalista, proprio nei primi anni della vita di William, quando i suoi figli Gino Maria e William hanno rispettivamente meno di quattro e un anno, ha già scontato oltre due anni di carcere preventivo. Un racconto appartenente alla mitologia familiare tramanda che il pic- colo William avrebbe mosso i primi passi in una stanza adiacente alle camere di sicurezza della Questura di Genova, allora site nella torre di Palazzo Du- cale, affidato alle cure di un secondino mentre i suoi genitori erano a collo- quio 2. Al di là della sua credibilità, questo fatto è carico di una ricca valenza simbolica. Il primo ricordo d’infanzia per William è la partenza del padre per l’esilio: « Non ricordo perché io andai con mia madre ad accompagnare mio padre fino a Venti- miglia. Ricordo benissimo, che andammo a mangiare in un ristorante dove, prima di mettermi a tavola, mi lavai il viso ma che il sapone mi bruciò gli occhi e mi misi a pian- gere... Eccomi poi in strada, io, mia madre e mio padre. Ad un tratto un’automobile si ferma presso di noi. Vi sale mio padre e l’auto riparte a tutta velocità. Soli mia madre ed io; nella strada avvolta “in un magnifico tramonto d’annunziano”; mia madre piange si- lenziosamente » 3. Nel settembre del 1925 il padre scrive di aver subito quattordici arresti e scontato trenta mesi di carcere preventivo, a cui bisogna aggiungere circa ——————— 1 Su Gino Piastra v. la biografia alle pp. 79-94, su Maria Oppizio v. nota 97. 2 Società Ligure di Storia Patria (d’ora in poi SLSP), Archivio Piastra, 51/167. 3 Ibidem. — 59 — un anno di esilio in Francia 4; nei primi cinque anni di vita di William è quindi evidente che la figura paterna fu assente. A far fronte alle esigenze materiali della famiglia fu uno zio di Maria Oppizio, Michelangelo Marchioni 5, dirigente delle Regie Poste. Il “barba”, scapolo e senza figli coabitava con il nucleo familiare, provvedendo con il suo stipendio al sostentamento e alle spese d’affitto dell’appartamento di corso Galliera 6. In questa casa, nonostante le difficoltà, l’infanzia di William trascorre come quella di molti bambini, tra giochi e monellerie. Il piccolo William è un bimbo vivace, se non irrequieto; ad appena sei anni è ricoverato per una ferita alla testa procuratasi mentre giocava a scivolare lungo il corrimano delle scale; nulla di troppo grave, un semplice sintomo di esuberante vitalità. Negli appunti da lui raccolti in vista della stesura di un romanzo auto- biografico 7 sulla propria infanzia e giovinezza, gli aneddoti sulle marachelle compiute da William e dal fratello maggiore non si contano. Seguendo un consolidato copione, alla marachella seguiva la scoperta del ‘misfatto’ e la giusta e severa punizione da parte dei genitori. Le idee politiche paterne sono di un qualche impiccio anche nei rapporti con i coetanei; i fratelli Gino Maria e William non sono affatto ben visti in parrocchia e patiscono quindi una certa emarginazione. Esclusi dal circolo parrocchiale giovanile, trascorrono il tempo libero per strada o sul greto del Bisagno dove, in barba alle raccomandazioni materne, giocano scalzi con i monelli del quartiere 8. Per quanto fosse poco presente e poco incisivo sul bilancio familiare, il padre ebbe una parte considerevole nell’educazione di William. Nonostante i ——————— 4 G. P IASTRA , Memorie di un illuso: la truffa rivoluzionaria e quella neo garibaldina . Ge- nova 1925, pp. 131-281. 5 Michelangelo Marchioni figlio di Beniamino e di Luigia Gravotto, nato il 13 febbraio 1872 a Venezia, morto il 2 novembre 1933 a Genova: v. SLSP, Archivio Piastra, 1. 6 Ibidem , 51/167. 7 Ibidem , 51. L’intera unità contiene materiale autobiografico raccolto e organizzato ne- gli ultimi mesi di vita di William Piastra con l’aiuto di Elena Pongiglione. Il romanzo, mai portato a termine, avrebbe dovuto raccontare la vita del giovane Piastra sino alla chiamata alle armi. Quest’unità e la n. 50 sono particolarmente rilevanti per delinearne la biografia. 8 Ibidem , 50/253. — 60 — tempi e la propaganda di regime, rivolta con particolare attenzione ai giovanis- simi, il piccolo William, nell’intimo della vita familiare, fu educato sulla base di valori poco ortodossi. Nella sua cameretta aveva affissi una serie di piccoli ri- tratti fotografici di uomini illustri, eroi romantici e risorgimentali, grandi arti- sti e uomini di lettere; nel numero spiccavano i ritratti di Filippo Corridoni e Amilcare Cipriani 9. Quest’ultimo fu per lui un modello ideale e, come ebbe modo di scrivere, ne ammirava non solo la vita avventurosa, ma soprattutto l’altissimo valore morale derivante dalla coerenza del grande rivoluzionario riminese. Date le premesse non stupisce che già dall’infanzia, alla domanda « cosa vuoi fare da grande? » William rispondesse: « il tribuno del popolo » 10 . Non fu uno scolaro particolarmente brillante; come per molti bambini, la scuola non fu altro per lui che una noiosa incombenza. Terminate le ele- mentari e superato con successo l’esame per accedere al ginnasio, il ricovero della madre lo costrinse a interrompere gli studi: « (...) dovetti fermarmi a casa ad accudire tutti i lavori domestici, compresi il far la spesa, preparare da mangiare e lavare i piatti: tutto ogni giorno per quattro persone. Nel leggere queste righe e secondo il modo attuale di vivere e di pensare, potrebbe esserci commisera- zione per un ragazzino undicenne, così impiegato nei lavori di casa. Ma è sbagliato. Per me non era affatto un lavoro faticoso, soprattutto compensato dal non andare a scuola » 11 . Con il ritorno a casa della madre, William, suo malgrado, torna a scuo- la, ma non viene iscritto al ginnasio, bensì alla scuola tecnica Antoniotto Usodimare; nel frattempo anche il fratello maggiore Ginetto ha lasciato il ginnasio e frequenta un corso di studio per diventare macchinista navale 12 . Si prepara intanto per la famiglia Piastra una serie di eventi a dire poco infau- sti, destinati a mutarne drasticamente le condizioni di vita e le prospettive. Il 2 novembre del 1933, per un malore improvviso, muore lo zio Mi- chelangelo. La famiglia è privata non solo di una persona cara, ma anche dell’unica entrata costante del proprio bilancio. Le mutate condizioni eco- nomiche incidono profondamente sullo stile di vita della famiglia Piastra. La prima conseguenza è il trasloco dalla casa di corso Galliera alle case popolari ——————— 9 Buona parte di questi ritratti si conserva ancora, v. Ibidem, 24. 10 Ibidem, 50/30. 11 Ibidem, 51/167. 12 Ibidem . — 61 — di via Piacenza, il cui più modesto affitto può essere sobbarcato da Caterina Marchioni 13 , nonna materna di William. L’anno successivo William viene bocciato e il padre Gino è ricoverato all’Ospedale civile di Chiavari. Il giovane William trascorre l’estate del 1934 a Nervi, presso i nonni materni, in maniera in fondo piuttosto serena; è al- lora che, date le difficili condizioni economiche della famiglia e su pressione dei nonni, William trova il suo primo lavoro come fattorino, o meglio “gar- zonetto”, presso la ditta Fratelli Prochet, un negozio di porcellane e cri- stallerie sito in via Luccoli 14 . Nonostante la tragica scomparsa del fratello 15 , che certo turba il già provato nucleo familiare, con l’entrata nel mondo del lavoro si apre per William un periodo tutto sommato spensierato. Il fatto di contribuire atti- vamente al bilancio familiare gli consente una certa autonomia. Inoltre la famiglia riesce a lasciare l’appartamento di via Piacenza per spostarsi in una zona più centrale, prima in vico Fiascaie, poco dopo in via di Porta Soprana. L’adolescenza di William è quindi fatta di lavoro e anche di meritato svago; la vita del “garzonetto” lo porta a stringere legami con diversi suoi colleghi coetanei alle dipendenze di negozianti della zona, il tempo libero, in realtà non molto abbondante, trascorre quindi in modo lieto, equamente diviso tra la socialità di regime dei sabati fascisti e quella più spontanea dei fattorini e delle praticanti commesse dei negozi del centro. Come tutti i suoi coetanei William Piastra fu inquadrato nelle organizzazioni giovanili fasciste; come balilla fu mandato due volte alle colonie estive, più avanti, nell’ambito del servizio premilitare, partecipò ad un campo scuola nei pressi di Lavagna; questi impegni in genere non gli furono affatto sgraditi perché implicavano l’assenza giustificata dal lavoro 16 . ——————— 13 Caterina Marchioni figlia di Beniamino e di Luigia Gravotto, sposa Umberto Oppizio il 14 ottobre 1895, poi Giuseppe Bottaro il 2 luglio 1903. 14 Ibidem, 51/167, 202-204. L’attività giovanile di “garzonetto” gli fu di grande stimolo; la familiarità acquisita con porcellane e ceramiche pose le basi di una passione che lo accompa- gnò per tutta la vita. In questa materia giunse ad essere un fine intenditore come testimonia nello scritto: Porcellane del ’700 , in « Rivista Shell italiana », II/5 (1951). 15 Sul fatto si veda oltre a p. 91. 16 Si veda per questi aspetti SLSP, Archivio Piastra, 50. — 62 — Questa vita spensierata continua fino al 17 aprile 1940, giorno della chiamata alle armi 17 . L’evento segna una cesura netta nell’esistenza di Wil- liam Piastra.