Augusta (Sr): “Classici Dentro” E La Cultura Entra in Carcere Di Valentina
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Augusta (Sr): “Classici dentro” e la cultura entra in carcere di Valentina Stella Il Dubbio, 29 dicembre 2018 Il progetto del Festival letterario siciliano itinerante “Naxoslegge”. “Classici dentro” è il progetto che “Naxoslegge”, festival letterario siciliano itinerante, già da un anno e mezzo porta avanti in collaborazione con l’istituto penitenziario di Augusta (Siracusa), per affermare l’importanza della lettura, specialmente quella dei classici, intramontabili attraverso i secoli ed il cui messaggio rimane sempre attuale. Poco prima delle feste natalizie si è tenuto, nell’auditorium “Enzo Maiorca” della Casa di reclusione diretta da Antonio Gelardi, il secondo incontro del progetto durante il quale alcuni detenuti hanno messo in scena Antigone, una delle più note tragedie di Sofocle. Ad assistere alla rappresentazione un pubblico speciale, ossia gli alunni del Liceo Mègara - che tra l’altro hanno donato diverse decine di libri alla biblioteca penitenziaria - e dell’Istituto Marconi di Augusta. I ragazzi hanno partecipato a un dibattito proprio con i detenuti sui temi dell’autorità, del potere, della forza della legge. A spiegarci i dettagli del progetto è Fulvia Toscano, docente di materie letterarie e latino presso il Liceo di Giardini Naxos, e direttore artistico dei festival Naxoslegge: “Voglio prima di tutto evidenziare che proprio alla proprio alla casa di reclusione di Augusta sarà consegnato il prestigioso premio letterario “Comunicare l’Antico 2019”, presso il Parco archeologico di Naxos-Taormina, durante la IX edizione di NaxosLegge che si terrà a settembre del prossimo anno”. Quello di Augusta è un istituto aperto al sociale e che conta molte attività: dal laboratorio di ceramica alle lezioni di canto polifonico, dall’introduzione alla Sacra Scrittura al corso sex offenders rivolto ai detenuti autori di reati di pedofilia. “Apripista di molti progetti - racconta Fulvia Toscano - tra i quali il nostro è stata la professoressa Paola Cortese che insegna all’interno del carcere; poi grazie a Mariada Pansera, la nostra referente ad Augusta, NaxosLegge ha varcato la soglia di Brucoli”. E lo ha fatto con diverse iniziative: “Classici dentro”‘ appunto grazie al quale “vogliamo costruire un ponte con questo mondo di confine. La forza dei classici va oltre ogni muro e ogni barriera. I detenuti, anzi, per il loro vissuto riescono a provare più compassione nel senso etimologico del termine - ed avere più sensibilità nei confronti dei classici, spesso più dei miei giovani alunni del liceo”. Classici ma non solo, perché con i reclusi vengono organizzati anche dibattiti a partire da altri libri come è stato fatto con “Ferite a morte” di Serena Dandini e con “Nel ventre della bestia” del noto criminale e autore Jack Henry Abbott, tradotto per la prima volta in Italia dallo scrittore e giornalista Lanfranco Caminiti. E nel 2019 poi, ci racconta ancora Fulvia Toscano, “vorrei approfondire William Shakespeare e portare in scena la commedia di Aristofane Lisistrata”. Un altro progetto di cui lei va molto fiera è “In viaggio con papà; viaggi da fermi per conquistare il mondo”: “Ai detenuti che vi hanno partecipato sono state concesse presso l’area verde messa a disposizione ore di colloquio supplementari da trascorrere soli con i loro figli, durante le quali hanno letto insieme un libro e poi immaginato un loro viaggio da annotare su un taccuino”. E grazie al contributo di alcune associazioni questi taccuini saranno presto pubblicati. Catania: teatro-carcere al Centro Zo con “Sogno di una notte a Bicocca” cronacaoggiquotidiano.it, 29 dicembre 2018 A grande richiesta “Teatro Mobile di Catania”, diretto da Francesca Ferro, inaugura il 2019 con la messa in scena di “Sogno di una notte a Bicocca”, spettacolo dal sapore catartico, che dall’esperienza di un interessante laboratorio teatrale tra i detenuti vede la reinterpretazione di “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare, in scena domenica 6 gennaio, ore 18.00, al Centro Zo di Catania. Una pièce osannata da critica e pubblico, per aver analizzato la tragicità della condizione AltraCittà umana e sociale dei detenuti utilizzando la funzione pedagogica e terapeutica del teatro con l’obiettivo di liberare il cuore e la mente da quella gabbia in cui sono rinchiusi. “Sogno di una notte a Bicocca” - spiega Francesca Ferro - descrive il bisogno di chi costretto a vivere in regime di detenzione necessiti di superare le mura del carcere e pensarsi in un altro luogo, protagonista di una storia e di una vita diversa dalla propria”. Ed ancora aggiunge: “Lo spettacolowww.altravetrina.it vuole essere il più possibile onesto e coerente con quello che erano i detenuti che ho conosciuto, cercando di far venire fuori l’individuo prima del reo, l’umanità prima della colpa”. Sul palco gli attori Agostino Zumbo, Mario Opinato, Silvio Laviano, Renny Zapato, Giovanni Arezzo, Francesco Maria Attardi, Mansour Gueye, Giovanni Maugeri, Antonio Marino, Dany Break che insieme all’aiuto regia Mariachiara Pappalardo e alle musiche di Massimiliano Pace, interpreteranno questo gruppo di detenuti diretti da una regista (Francesca Ferro) che ha l’importante compito di donare ad ogni componente della compagnia la forza di volare liberi sulle ali della fantasia. Lo spettacolo dà il via ad una tournée nei maggiori teatri della Sicilia. Prato: dieci anni di teatro nel carcere, nasce una mostra fotografica gonews.it, 27 dicembre 2018 Talking Crap, “Parlare di fesserie”, nasce dallo studio e dalla lettura delle opere di Samuel Beckett che in questi due anni hanno accompagnato il laboratorio di ricerca che Metropopolare conduce all’interno del carcere maschile di Prato, intrecciandosi ad un approfondito lavoro di scrittura di scena. Il riferimento immediato va in particolare all’opera “Krapp’s Last Tape”, L’ultimo nastro di Krapp, da cui la nostra riscrittura prende le mosse per poi spostarsi in un racconto frutto di un confronto continuo tra regista e attore. Il risultato di questo lavoro è una sorta di diario intimo, che prende le mosse dal vissuto raccolto in carcere e dall’opera del grande autore irlandese per poi diventare metafora e riflessione tragicomica sulla fragilità dell’uomo in contrapposizione alla macchina e sulla parola che qui diviene oggetto da graffiare, contenuto da sbeffeggiare, in un rapporto sofferto e pieno di nostalgia per un passato lontano in cui in essa si poteva ancora riporre fiducia. Qui la parola delude e ferisce, e viene per questo martoriata e smembrata, ridotta e declassata a puro suono, a lamento infantile; qui si parla di “fesserie”. Note di regia “Quest’anno la mia avventura con Metropopolare all’interno del carcere maschile di Prato compie 10 anni di attività e inevitabilmente è tempo di bilanci e di ricordi. Mi guardo indietro scoprendo quasi per incantamento quanta strada ho percorso insieme ai miei formidabili compagni di viaggio. Festeggiamo costruendo per la prima volta un monologo, che sia pieno di ricordi, i nostri, quelli miei, quelli dell’attore-autore che lo interpreterà, quelli dei nostri compagni. Ad accompagnarci ed illuminarci in questa impresa, un autore a noi assai caro, Samuel Beckett, la cui lettura sarà stimolo e domanda continua, proprio come solo il teatro e la buona letteratura sanno fare”. Caserta: detenuti e toghe sul palco “qui l’arte rende liberi” Il Mattino, 23 dicembre 2018 Oltre alla verità c’è la compassione: è questo miscuglio che rende davvero liberi. Così come l’annullamento del pregiudizio, dello sguardo sbilenco, del chiacchiericcio. In realtà, dove ci sono tutti questi ingredienti, c’è umanità. Empatia che corre in maniera parallela all’applicazione della legge che per essere efficace deve essere gestita con il cuore. Questi ingredienti erano presenti nello spettacolo Epoche messo in scena dalla compagnia “Diversamente Liberi” composta da detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere. Attori allo stato puro, in scena da professionisti. Il titolo, Epoche, rimanda al concetto filosofico di sospensione del “giudizio” che, secondo gli scettici, era necessario ad assicurare al saggio l’imperturbabilità. Sul palco del teatro Ariston di Marcianise, messo a disposizione dall’amministrazione comunale targata Antonello Velardi, c’erano anche le toghe. Magistrati da un lato e detenuti dall’altro: al centro, le terzine di Dante Alighieri e i versi di William Shakespeare, accanto a Bob Dylan, Konstantinos Kavafis e Giorgio Gaber, Il tutto, è stato reso possibile grazie alla forza di volontà del magistrato Marco Puglia e della sua collega Lucia De Micco che con Oriana Iuliano e Filomena Capasso (le altre toghe) hanno collaborato con il funzionario giuridico pedagogico Giovanna Tesoro e, soprattutto, con l’ordine francescano secolare di Marcianise. Ed è il primo esperimento di partecipazione, in Italia, fra “giudicati” e “sorveglianti”. I pionieri sono sì i magistrati del tribunale di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere, ma anche la direttrice del carcere Elisabetta Palmieri e gli agenti della polizia penitenziaria della casa circondariale. Sul palco, con i detenuti- attori, c’erano anche l’esperta ex articolo 80 Maddalena Mangiacapra e l’assistente sociale Fe-licia Carfora accompagnate, in musica, dal maestro Filippo Morace. Il progetto, in realtà, è nato nel 2016 da un’iniziativa di Puglia e ha coinvolto i detenuti del laboratorio coordinato alla Tesoro. “Lo spettacolo rivolge alloAltraCittà spettatore l’invito a sospendere il giudizio - spiegano gli organizzatori - nei confronti di persone che hanno infranto una regola sociale per offrire alle stesse la possibilità di diventare una persona migliore”. Scommessawww.altravetrina.it vinta. La scrittura riempie il vuoto del carcere di Stefano Rodi Sette - Corriere della Sera, 20 dicembre 2018 Lettere e racconti sono strumenti per comunicare con chi è fuori. la prigione è ancora un mondo sconosciuto dove, negli ultimi diciotto anni, è avvenuto un suicidio alla settimana. “dove gli uomini sono ombre, che vedono scorrere il tempo senza di loro”, ha scritto un ergastolano. Una delle prime cose che fa chi entra in carcere è scrivere. Quasi sempre una lettera: alla moglie, alla madre, a un fratello, a un avvocato.