Lez04 Archittardorep [Modalità Compatibilità]

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Lez04 Archittardorep [Modalità Compatibilità] • TECNICA COSTRUTTIVA IL CICLO DELLA CALCE ROMANA: LA CALCE (LIME ) • pietre calcaree = CaCO3, cottura a 900° produce: • Calce viva = CaO (ossido di calcio) + CO2 (anidride carbonica). • In vasche di spegnimento con acqua CaO + H2O, si ottiene (reazione, temperature di 300°) Calce spenta = Ca(OH)2 (idrossido di calcio). • Con successive aggiunte • Presa della malta per essiccamento e d’acqua si ottiene il carbonatazione: grassello Ca(OH)2 – grassello o il latte di calce: H2O (perdita d’acqua) + CO2 (anidride pasta bianca più o meno carbonica nell’aria) = CaCO3, fino alla densa; indurisce all’aria, ma se bagnata ritorna completa cristallizzazione e ritorno allo malleabile. stato di pietra calcarea. • Malta: ottenuta unendo calce e sabbia o inerti. • La malta, secondo il contenuto di calce, può essere – Argillosa: terra argillosa e paglia – Taio : terra contenente calcio, più inerti – Malta di calce: sabbia o pozzolana (2 parti) + grassello (1) + acqua. – Malta idraulica (presa anche sott’acqua): si ottiene con calce, sabbia e laterizi polverizzati (inerti idraulici) che fanno presa anche sott’acqua. Si ottiene anche con calce + pozzolana (sabbia vulcanica). • Cocciopesto: – Calce, sabbia, pozzolana e laterizi frantumati: impermeabilizzante. COSTRUZIONE DI ARCHI E VOLTE A BOTTE IN OPERA CEMENTIZIA Ostia. Esempi di opus reticulatum (metà I sec. a.C. – inizi I sec. d.C.): cortine che utilizzano cunei in tufo a base quadrata che formano un reticolo; e opus mixtum (I-II sec. d.C.): che unisce le cortine in opus reticolatum a ricorsi e angolature in opus testaceum . In alto: Esempio di centina in legno (moderna, per restauro) sul tipo di quelle antiche. I SANTUARI LAZIALI REPUBBLICANI Gabii • Cori • Tra la fine del III e l’inizio del II secolo, Roma entra in diretto contatto con l’arte ellenistica della Grecia e dell’Asia, e l’architettura romana si trasforma utilizzando gli ordini architettonici sviluppatisi nel mondo greco. Alla terracotta si sostituisce la pietra e a volte anche il marmo, importato dalla Grecia. I santuari laziali di II-I secolo sono tra i primi esempi rimasti di questa trasformazione, appoggiata dai viri triumphales che tendevano a opporre il proprio personale prestigio a quello del Senato. Periptero sine postico lucus Praeneste, tempio della Fortuna Porticus triplex cavea Gabii, tempio di Giunone Gabina Tivoli, tempio di Ercole Vincitore CORI, tempio di Ercole (fine II sec. a.C.) – esempio di applicazione della tecnica in opera cementizia ad un edificio con parti decorative legate alla tecnica trilitica, come architravi e colonne. Il podio e le pareti della celle sono costruite in opera incerta, rivestita di lastroni di pietra calcarea in modo da imitare la costruzione a blocchi, mentre il pronao di stile dorico è interamente costruito con parti in pietra squadrata ( opus quadratum ). PALESTRINA ( Praeneste ) - Il santuario della Fortuna Primigenia, datato alla fine del II secolo, era disposto sul pendio roccioso mediante sei terrazze artificiali collegate da rampe, con al culmine una tholos in cui si conservava la statua della dea in bronzo dorato. La statua in marmo grigio e parti nude in marmo bianco al museo di Palestrina, di arte ellenistica rodia, era probabilmente Iside, identificata con Fortuna Primigenia. La tholos era accessibile mediante due rampe collocate Il “santuario inferiore”, in tra il portico realtà parte del foro semianulare e il cittadino, era costituito da podio circolare, alle un tempio tuscanico e da quali si arrivava una basilica dotata di due grazie alla due rampe sale monumentali ai lati: esterne decorate da in quella di destra fu portici pensili trovato il grande “mosaico nilotico”. PALESTRINA Tholos con il (Praeneste ) simulacro della Santuario superiore Santuario della Fortuna dea Fortuna in Primigenia. Veduta marmo “bigio assonometrica. antico” “Santuario inferiore” (in realtà edifici pubblici nel foro della città). Luogo di ritrovamento del mosaico nilotico Santuario della Fortuna Primigenia, Praeneste: stato attuale. VI terrazza: piazzale bordato da colonnato corinzio e culminante nella cavea teatrale Rampa porticata con capitelli dorici inclinati. IV terrazza “degli emicicli” Emicicli con volta a cassettoni; pozzo delle sortes La costruzione era in opera cementizia e cortina in opera «incerta». TERRACINA, TEMPIO “DI JUPITER ANXUR” TERRACINA, TEMPIO “DI JUPITER ANXUR” TIVOLI, TEMPIO DI ERCOLE VINCITORE TIVOLI – Tempio di Ercole Vincitore. Il santuario sorge su una terrazza sostruita al di sopra di uno sperone roccioso, con grande effetto scenografico. Una strada, il clivus Tiburtinus, era coperta dalle sostruzioni come via tecta (strada coperta), consentendo il passaggio. Lungo la strada si aprivano poi tabernae e magazzini commerciali. Il piazzale, aperto verso la valle dell’Aniene, era dotato di portici su tre lati e due livelli, e di un grande tempio periptero sine postico , oltre che di una cavea teatrale. Gli spettacoli teatrali, come a Roma, erano associati alle feste (ludi scaenici ) e dovevano svolgersi entro il santuario. emporium Architettura a Roma tra II e I secolo a.C. Tendenza a costruire complessi unitari, chiusi e compatti, recinti da muri e circondati da porticati ( porticus ), dove il committente, un vir triumphalis (console o proconsole) che finanzia la costruzione mediante il bottino di guerra, è in grado di far passare i messaggi propagandistici. Esempi: Porticus Minucia , di M. Minucio Rufo, costruita nel 107 a.C. (presso area di Largo Argentina); Porticus Metelli , di Q. Cecilio Metello Macedonico, costruita nel 146 a.C. in marmo con architetto Ermodoro di Salamina (poi portico di Ottavia, area del ghetto). Sorgono prevalentemente in campo Marzio, che è ormai diventato zona per riunioni politiche (qui avvenivano le votazioni per eleggere i magistrati, nei saepta , recinti lignei) e legato alla cerimonia del trionfo, in quanto l’esercito al ritorno dalla guerra si fermava in quest’area, fuori dal pomerio, prima di sfilare in trionfo con il suo condottiero (acclamato imperator ). Vi è costruito nel 221 a.C. il circo Flaminio, connesso ai ludi Plebei. Alla metà del I secolo a.C. anche Pompeo costruisce un grande complesso monumentale: il teatro con il portico post scaenam , il tempio di Venere e la curia di Pompeo, che, situata fuori dal pomerio, consentiva ai senatori di prendere contatto con i magistrati muniti di imperium che non potevano entrare nel pomerium . Portico di Metello nel Campo Marzio (146 a.C.), che si deve alla munificenza di Q. Metello Macedonico, vincitore in Macedonia nel 149. Il tempio Tempio di Iuno periptero sine postico di Regina Iuppiter Stator fu costruito in marmo (uno dei più antichi a Roma), progettato dall’architetto Hermodoros di Salamina. Oggi del tutto obliterato da edifici barocchi, è ricostruibile dalla Forma Urbis Severiana. Il portico fu più volte distrutto e ricostruito: una prima volta in età augustea, quando cambiò nome in “portico di Ottavia” (la sorella di Augusto che ne aveva finanziato la ricostruzione) poi ancora rifatto in età imperiale, sotto Tempio di Iuppiter Stator Settimio Severo (II-III secolo d.C.). Rimane ancora visibile il propileo colonnato che risale a tale epoca. Porticus Aemilia , ROMA, 193 a.C.: uno dei più antichi esempi noti di uso dell’ opus caementicium , con cortine in opus incertum . D C B A Area sacra di Largo Argentina: tempio C, IV-III secolo, forse dedicato a Feronia; tempio A, III secolo, dedicato a Giuturna o Iuno Curitis; tempio D, prima metà II secolo, Lari Permarini (Cabiri); tempio B, fine II secolo, tholos, Fortuna huiusce diei : collegato alle distribuzioni di grano nella vicina porticus Minucia . Area sacra di Largo Argentina: tempio A in primo piano, poi la tholos (tempio B). Area della Porticus Minucia Frumentaria P.M. Vetus Campo Marzio: monumenti di età repubblicana e imperiale ricostruiti in base alla Forma Urbis Severiana sulla base della pianta di Roma moderna. La porticus Minucia Vetus fu costruita da M. Minucio Rufo nel 107 a.C. e usata per le distribuzioni gratuite di grano: va identificata con il portico che ingloba i templi di Largo Argentina, poi ingrandita come Porticus Minucia Frumentaria in età imperiale. Tempio di Portunus al Foro Boario Tempio rotondo al Foro Boario: colonne e capitelli in marmo pentelico. Tempio rotondo al Foro Boario ROMA Tempio della Magna Mater sul Palatino Un’iscrizione attesta la costruzione di un “ tabularium” (archivio di stato) nel 78 a.C. da parte di Q. Lutazio Catulo (legato alla ricostruzione del Campidoglio in età sillana dopo l’incendio dell’83 a.C.): a lungo lo si è identificato con l’intero edificio terrazzato disposto a regolarizzare le pendici del Campidoglio, con facciata in pietra gabina decorata da arcate inquadrate da semicolonne e fregio dorico; lungo i lati erano disposte camere in opera cementizia con volte a padiglione. Oggi però si dubita di tale identificazione. ROMA – c.d. Tabularium : ricostruzione, stato attuale e sezione NW-SE Nonostante sia uno dei pochi monumenti repubblicani di Roma ancora ben conservati, la sua funzione non è ancora chiara. Il basamento in pietra gabina è sormontato da una galleria aperta in facciata mediante arcate articolate da semicolonne di ordine dorico, che fungeva da via tecta , ossia strada coperta, per sostituire l’abolita strada tra Capitolium e Arx su cui era sorto l’edificio. ROMA – c.d. Tabularium : stato attuale, facciata rivolta verso il lato nord-ovest del Foro con il portico degli Dei Consenti (IV sec. d.C.). L’iscrizione dedicatoria (CIL I 737), oggi non più conservata, era: Q. Lutatius Q.f. Q. [n.] Catulus cos., substructionem et tabularium de S(enatus) s(ententia) faciundum coeravit eidemque probavit. ROMA – c.d. Tabularium , pianta e ricostruzione di R. Delbrück. Gli elementi architettonici utilizzati da Delbrück nel 1912 per ricostruire il secondo piano, oggi sono attribuiti a un tempio di età sillana con una fase di età flavia (Hesberg). F. Coarelli (PBSR 78 2010) propone che questo tempio, identificato con quello di Venus Victrix, sorgesse sopra la sostruzione voltata ( substructio ) fino ad oggi definita « tabularium ».
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