Fauna Vertebrata Terrestre Della Provincia Di Viterbo

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Fauna Vertebrata Terrestre Della Provincia Di Viterbo FAUNA VERTEBRATA TERRESTRE DELLA PROVINCIA DI VITERBO Stefano Celletti (Parco Regionale Marturanum) Roberto Papi (Riserva Naturale Monte Rufeno) (foto di Roberto Papi) Le informazioni relative alla fauna vertebrata ter- restre della Provincia di Viterbo sono per la gran parte ricavate dalla omonima pubblicazione realizza- ta nel 1996 dall'associazione GUFO (Gruppo Universitario Faunistico Ornitologico) dell'Università la Tuscia di Viterbo, realizzata grazie al sostegno dell'amministrazione provinciale. Tale volume ha riassunto quindi il risultato delle ricerche sul campo condotte nel periodo 1988-1996 dal grup- po di lavoro sui vari taxa animali (anfibi, rettili, uccelli e mammiferi) presenti nel territorio viterbese. Sono poi riportati una serie di aggiornamenti su alcune specie di vertebrati relativi al periodo 1996- 2003, in quanto le popolazioni animali sono in con- tinua e rapida evoluzione sia per quanto riguarda l'a- reale di distribuzione che per le dimensioni della Moscardino appena usciro dal letargo popolazione stessa, oltre alla check - list aggiornata al 2003 dei vertebrati terrestri della Provincia di Nel complesso vi sono quindi 68 specie, ovvero Viterbo. più di un terzo del totale, che sono o di interesse La provincia di Viterbo, nonostante l'assenza di comunitario e/o inserite in lista rossa. aree montane e la millenaria presenza umana, è ricca Partendo dalla costa e procedendo verso l'interno, di aree di interesse naturalistico e di emergenze fau- analizziamo ora le aree di interesse naturalistico pre- nistiche di prim'ordine. senti nella provincia. In certi casi, oltre alla bassa densità abitativa, ha giocato un ruolo fondamentale anche la particolare LITORALE TRA TARQUINIA E MONTALTO DI CASTRO natura dei luoghi: ad esempio nella Selva del La costa del viterbese, salvo in corrispondenza Lamone l'affioramento di grossi massi e l'intrico dei centri abitati, è ancora poco antropizzata rispetto della vegetazione hanno consentito la conservazione al resto del Lazio. Questo ha consentito la conserva- di un ricco patrimonio faunistico. zione di estesi lembi di duna litoranea, con una inte- Complessivamente sono state rilevate 189 specie di ressante vegetazione dunale e psammofila. Oltre alla vertebrati terrestri di cui 11 di anfibi, 17 di rettili, numerosa avifauna svernante e di passo, vi sono spe- 122 specie di uccelli nidificanti e 39 di mammiferi cie che nidificano in questo ambiente come ad esem- esclusi i chirotteri. pio il Fratino. Raramente il Cuculo dal ciuffo nidifi- Si tratta di una ricca e diversificata fauna, impre- ca in questo ambiente così come la Calandra, che ziosita dalla presenza di ben 43 specie considerate di raggiunge qui una delle zone più settentrionali del interesse comunitario che hanno contribuito all'indi- suo areale italiano. Prima della bonifica vi erano viduazione delle aree SIC e ZPS nella provincia di numerose paludi di cui rimangono solo esili tracce di Viterbo (Direttiva Habitat 43 del 1992) e 52 specie fronte alle Saline di Tarquinia e nei prati stagional- inserite nella Lista Rossa della fauna d'Italia mente allagati di Pescia Romana. (Bulgarini et al, 1998) perché minacciate, rare o vul- nerabili. 145 Seconda relazione sullo stato dell’ambiente - aggiornamento 2003 profonda e suggestiva valle di straordinaria bellezza e valore per la presenza accertata fino ad alcuni anni fa del principale nucleo di lontra del Lazio e dell'Italia centrale. Inoltre è uno dei pochi fiumi nella provincia che ospita il Merlo acquaiolo. Nei boschi circostanti nidifica il Biancone, un aquila che caccia serpenti, numerose specie di uccelli, vari mammiferi tra cui saltuariamente il Lupo e diverse specie di mustelidi. SELVA DEL LAMONE Questa grande foresta, oggi Riserva Naturale Regionale, è situata al confine con la Toscana. Vi sono nuclei di grandi cerri e numerose specie meso- file nei microclimi più freschi, come carpino bianco Gabbiano Reale e faggio. La fauna è ricca e comprende la Martora, il Capriolo e più di 60 specie di uccelli nidificanti SALINE DI TARQUINIA (Ianniello e Meschini, 1996). La comunità animale è La Riserva Naturale di Popolamento Animale affine a quella della confinante valle del Fiora. Saline di Tarquinia è stata istituita nel 1980. L'area di 170 ettari, utilizzata per la produzione del sale, è PASCOLI DI MONTE ROMANO l'unica zona umida del litorale viterbese e riveste È questo uno degli agroecosistemi meglio con- grande importanza per la migrazione e lo sverna- servati e ricchi di avifauna di tutto il Lazio. Il mosai- mento di una ricca comunità di uccelli acquatici, tra co di vegetazione presenta coltivi e ampi pascoli cui il Fenicottero oltre a diverse specie di anatidi, alternati a zone pseudo steppiche con siepi, arbuste- gabbiani, sterne e caradriformi. ti e boschetti. Vi troviamo, tra gli altri, l'Occhione, l'Albanella minore, l'Averla cenerina, la ghiandaia FOCE DEL FIORA marina e numerosi passeriformi. Tutto il litorale che si stende sul lato destro della foce del fiume Fiora presenta un notevole interesse per la successione di ambienti che partono dalla duna alla foresta di roverelle, farnie e sughere. Fauna molto ricca. A poca distanza dalla foce si trova l'Oasi WWF di Vulci, costituita da un invaso artificiale che si articola insinuandosi tra la rigoglio- sa vegetazione ripariale. Presenti uccelli acquatici come anatidi ed ardeidi e fino a pochi anni fa l'elusi- va Lontra. COLLINE DI TARQUINIA Le colline calcaree argillose costituiscono, al di là dell'interesse archeologico, un interessante com- plesso naturalistico. I boschi e le macchie, alternati a Martin pescatore pascoli e coltivi, ospitano una fauna rara e peculiare, soprattutto in corrispondenza delle bandite di caccia MONTI DELLA TOLFA (settore di Viterbo) dove è possibile osservare diverse specie di rapaci, Estesi boschi caratterizzano quest'area meridio- di silvie (Sterpazzola di Sardegna) e il raro Zigolo nale della provincia, in particolare tra Monte capinero. Romano e Barbarano dove si trova il Parco Marturanum. Vi trovano rifugio ancora il Gatto sel- VALLE DEL FIORA E MONTI DI CASTRO vatico e forse il Lupo. Vi sono anche tratti di pasco- Il fiume Fiora che nasce in Toscana, incide una lo cespugliato, territori di caccia di specie come il Nibbio reale e il Biancone e dove troviamo anche un 146 Fauna vertebrata terrestre della Provincia di Viterbo turdide tipicamente mediterraneo come la maggiore, Canapiglia e nei boschi circostanti il Gufo Monachella. comune. Tra gli svernanti diverse specie di anatidi (alcune migliaia), ardeidi ed altri uccelli acquatici, VALLE DEL MARTA oltre ad Albanella reale e Falco Pellegrino. Una serie di pianure alluvionali con allevamenti estensivi e lembi di macchia mediterranea, oggi in VALLE DEL PAGLIA parte ricompresi all'interno della Riserva Provinciale Estesi querceti misti a prevalenza di cerro e rove- di Tuscania, dove si possono trovare l'Albanella rella, alternati a coltivi, caratterizzano questa valla- minore e il Nibbio bruno nidificanti, la Pavoncella ta. Vi sono tratti di macchia mediterranea, rimbo- svernante in grandi stormi e l'elusivo Gatto selvati- schimenti di conifere e boschi di tipo mesofilo con co. faggio e rovere. Lungo il fiume Paglia, caratterizza- to da ampi greti, si sviluppa un interessante vegeta- LAGO DI BOLSENA zione ripariale con salici, pioppi e farnia dove nidi- Questo grande lago tradisce la sua origine vulca- ficano la Nitticora e il Corriere piccolo. Dal 1983 è nica con la cerchia di colline ammantate di boschi stata istituita la Riserva Monte Rufeno. La fauna che lo circondano. L'avifauna acquatica che vi sver- comprende l'Istrice, la Martora, ungulati come na non è particolarmente abbondante ma comprende elevati contingenti di Cormorano, di Moretta e una specie rara come la Strolaga mezzana. Sulle falesie delle isole nidificano alcune coppie di Gabbiano reale, mentre lungo la costa nidifica occasionalmen- te, per lo più in vecchi nidi di cornacchia, il Gufo comune. VALLONI DEL PAESAGGIO VULCANICO (Biedano, Treja, ecc) Sono uno degli elementi del paesaggio più carat- teristici del viterbese. Vi sono due aree protette regionali: Marturanum e Valle del Treja. Nelle pare- ti nidificano il raro Lanario, la ghiandaia marina e fino agli anni ottanta il Capovaccaio, un avvoltoio migratore oggi scomparso in Italia centrale. Avvoltoio Capovaccaio Nelle boscose forre attraversate da corsi d'acqua tro- vano rifugio animali rari come il Merlo acquaiolo nel Treja, la Martora e il Gatto selvatico. Capriolo (circa 300-350 esemplari nell'ultimo censi- mento del 2003), Daino ed occasionalmente il Lupo. MONTI CIMINI E LAGO DI VICO L'avifauna comprende 65 specie nidificanti come il Il complesso dei Monti Cimini, ricoperto da este- Merlo acquaiolo, il Biancone e il Falco pecchiaiolo; si boschi, è caratterizzato da un'elevata diversità nell'erpetofauna la Salamandrina dagli occhiali e la ambientale e comprende numerose tipologie foresta- Coronella austriaca. li, che vanno dalle formazioni di sclerofille alle fag- gete. Questo comprensorio di origine vulcanica CALANCHI DI CIVITA comprende la Riserva Naturale del Lago di Vico ed Quest'area è caratterizzata da estese formazioni è l'area provinciale con la fauna più ricca di elemen- calanchive con un ambiente peculiare costituito da ti montani. L'avifauna, infatti, comprende il Tordo alternanza di arbusteti, rupi, consorzi forestali e bottaccio, il Ciuffolotto, il Luì verde e il Picchio vegetazione ripariale. In questo mosaico di ambienti rosso minore. Fino agli anni ottanta era presente con troviamo una fauna tipica delle aree collinari del certezza la rara Salamandra pezzata. Tra i mammife- Lazio comprendente specie come l'Ortolano, il ri è da segnalare il Tasso, la Martora, il Gatto selva- Lodolaio e l'Assiolo. tico e il Topo Quercino, mentre è incerta o saltuaria la presenza del Lupo. Molto interessante la comuni- LAGO DI ALVIANO (settore laziale) tà ornitica nidificante nel lago di Vico, con Svasso Bacino artificiale creato dallo sbarramento del 147 Seconda relazione sullo stato dell’ambiente - aggiornamento 2003 bili, attuano una pressione negativa sulle ultime lepri italiche sia attraverso una concorrenza spazio - ali- mentare, sia soprattutto mediante la diffusione di gravi patologie.
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