Derns D’Italià 2, 1997 47-8647-85
Quaderns d’Italià 2, 1997 47-8647-85 Goldoni e gli attori: una relazione di imprescindibile reciprocità Elena Sala Di Felice 1. Il triangolo armonioso, obbiettivo della Riforma L’attenzione degli studiosi della drammaturgia goldoniana si è orientata, in modo sempre più deciso, verso la riflessione sul rapporto di stretta interdi- pendenza tra l’autore e gli attori, in funzione della Riforma e della conquista del successo.1 Questi argomenti sono stati dibattuti con particolare frequenza nei convegni e nelle pubblicazioni celebrative del recente bicentenario della 1. E’ ancora utile il lavoro di Attilio GENTILE, Carlo Goldoni e gli attori, Trieste, Cappelli, 1951. Nel suo intervento al convegno del 1957 Mario Baratto sottolineava l’interesse spe- cifico di Goldoni per le doti degli attori (cfr. «Mondo e teatro» nella poetica del Goldoni, in ID., Tre studi sul teatro, Venezia, Neri Pozza, 1964, poi 1971, p. 157-234 e in particolare p. 162-164); significative osservazioni si leggono poi, a proposito del contributo degli attori alle invenzioni del commediografo, nelle sue letture goldoniane in ID., La lettera- tura teatrale del Settecento in Italia, Vicenza, Neri Pozza, 1985. Sull’argomento ancora cfr. Franco FIDO, Guida a Goldoni. Teatro e società nel Settecento, Torino, Einaudi, 1977, poi 1987; ID., Goldoni e il linguaggio teatrale del Settecento, in ID., Il paradiso dei buoni compa- gni. Capitoli di storia letteraria veneta, Padova, Antenore, 1988, specialmente La parola degli istrioni: Goldoni e le maschere della Commedia dell’Arte, p. 149-164. Attento all’intrec- cio dei rapporti tra autore, attori e pubblico si è mostrato Cesare DE MICHELIS, Carlo Gol- doni e la professione di «scrittor di commedie», in ID., Letterati e lettori nel Settecento veneziano, Firenze, Olschki, 1979, p.
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