Assessorato Gestione Faunistica

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Coordinamento:

Dr. Danilo Baratelli – Tecnico faunistico della Provincia di Varese

Autori:

Dr. Gaetano Gentili, Dr.ssa Silvia Porrini

Marzo 2009 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

IINNDDIICCEE

1 PREMESSA...... 2

2 QUADRO NORMATIVO...... 3

2.1 PIANO ITTICO PROVINCIALE ...... 3

2.2 VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA ...... 3

2.3 LA VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE DI VARESE ...... 9

3 QUADRO PROGRAMMATICO: IL PIANO ITTICO PROVINCIALE...... 15

3.1 OBIETTIVI ...... 15

3.2 CONTENUTI ...... 16

3.3 INTERVENTI ...... 17

3.4 VALUTAZIONE DELLE ALTERNATIVE ...... 21

4 OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE E COERENZA DEL PIANO...... 24

4.1 ANALISI DELLA COERENZA ESTERNA ...... 24

4.2 ANALISI DELLA COERENZA INTERNA ...... 31

5 QUADRO AMBIENTALE...... 39

5.1 STATO ATTUALE DEGLI ECOSISTEMI ACQUATICI ...... 39

5.2 STATO ATTUALE DELLA FAUNA ITTICA ...... 67

5.3 ELEMENTI DI PARTICOLARE RILEVANZA AMBIENTALE E FAUNISTICA ...... 82 5.4 EVOLUZIONE PROBABILE DELL ’AMBIENTE IN ASSENZA DI PIANO ...... 91

6 POTENZIALI EFFETTI DEL PIANO SULL’AMBIENTE ...... 92

6.1 INDIVIDUAZIONE DEI POTENZIALI EFFETTI SIGNIFICATIVI ...... 92

6.2 DESCRIZIONE DEI POTENZIALI EFFETTI SIGNIFICATIVI ...... 94

7 MISURE DI MITIGAZIONE O COMPENSAZIONE ...... 103

7.1 MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ GENETICA E DELLA RUSTICITÀ DEL MATERIALE DA RIPOPOLAMENTO 103

7.2 PIANO DI RIPOPOLAMENTO ADEGUATO ALLA REALTÀ PROVINCIALE E LOCALE ...... 103

7.3 MISURE A FAVORE DELLA FAUNA ANFIBIA ...... 104

7.4 SELETTIVITÀ DEI METODI DI CONTROLLO DELLE SPECIE ITTICHE ALLOCTONE DANNOSE ...... 104

7.5 LIMITAZIONI ALLO SVOLGIMENTO DI GARE E MANIFESTAZIONI DI PESCA...... 104

7.6 MISURE DI MITIGAZIONE ASSOCIATE ALLE ATTIVITÀ DI DISSUASIONE DEGLI UCCELLI ITTIOFAGI .....104

8 MONITORAGGIO ...... 106

8.1 OBIETTIVI ...... 106

8.2 STRUTTURA DEL PIANO DI MONITORAGGIO ...... 108

9 BIBLIOGRAFIA...... 111

1 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

11 PPRREEMMEESSSSAA

Il presente documento costituisce il Rapporto Ambientale redatto nell’ambito del procedimento di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del Piano Ittico della Provincia di Varese.

La Valutazione Ambientale Strategica è disciplinata a livello comunitario dalla Direttiva 2001/42/CE, che si pone quale obiettivo fondamentale quello di “…garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e di contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile…” . La finalità della Valutazione Ambientale Strategica è dunque quella di contribuire al raggiungimento di soluzioni pianificatorie e programmatiche più sostenibili nell’iter decisionale, grazie anche alla consultazione dei soggetti competenti in materia ambientale, chiamati ad esprimere la propria opinione sul Rapporto Ambientale e sulla proposta di Piano, e alla partecipazione del pubblico, invitato a presentare osservazioni o a fornire ulteriori elementi conoscitivi e valutativi. In questo senso, il Rapporto Ambientale rappresenta lo strumento fondamentale per la valutazione e l’integrazione degli aspetti ambientali concernenti il Piano, in quanto garantisce che gli effetti significativi sull’ambiente vengano individuati, descritti e valutati nel corso del processo di elaborazione del Piano stesso; esso rappresenta inoltre il documento base su cui l’autorità competente per la VAS è tenuta ad esprimere un parere motivato circa la validità del Rapporto Ambientale e della proposta di Piano, che deve tenere conto anche delle osservazioni e dei contributi ricevuti dai soggetti con competenze ambientali e dal pubblico coinvolti nel procedimento.

I contenuti del presente Rapporto Ambientale sono stati strutturati considerando quanto stabilito dall’Allegato I della Direttiva 2001/42/CE, dove sono indicati gli aspetti fondamentali che il rapporto deve sviluppare, arricchiti da ulteriori elementi ritenuti utili ai fini delle valutazioni pertinenti al Piano Ittico.

2 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

22 QQUUAADDRROO NNOORRMMAATTIIVVOO

In questo capitolo sono indicati i principali riferimenti normativi relativi in materia di pianificazione ittica e di Valutazione Ambientale Strategica, evidenziando gli aspetti significativi che disciplinano la gestione delle acque, della pesca e della fauna ittica, e le procedure di Valutazione Ambientale Strategica.

2.1 PIANO ITTICO PROVINCIALE

Il Piano Ittico rappresenta lo strumento di indirizzo con cui la Provincia esercita la propria facoltà di disciplinare l’attività alieutica e la gestione della fauna ittica; tale facoltà viene definita dalla Regione Lombardia mediante la recente Legge Regionale n. 31 del 5 dicembre 2008 “Testo unico delle leggi regionali in materia di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale” – Titolo IX “Disposizioni sull'incremento e la tutela del patrimonio ittico e sull'esercizio della pesca nelle acque della Regione” , che si pone gli obiettivi di tutela della fauna ittica, in particolare quella autoctona, e di salvaguardia delle acque interne dalle alterazioni ambientali.

Le linee guida in ambito di pesca e gestione dell’ittiofauna sono inoltre dettagliate dal Regolamento Regionale 22 maggio 2003 n. 9 , il quale amplia di fatto la competenza delle Province dal punto di vista sia amministrativo che gestionale.

Indicazioni maggiormente specifiche sono infine fornite dal Documento Tecnico Regionale per la gestione ittica “Linee guida per la gestione della pesca in Lombardia nel triennio 2005- 2007”, adottato con D.G.R. 11 febbraio 2005 n. 7/20557 , il quale definisce, con ulteriori e più dettagliati contenuti, gli obiettivi e gli strumenti dell’attività delle Province ai fini della gestione dei popolamenti ittici. Il Documento Tecnico Regionale, inoltre, evidenziando il ruolo determinante assunto da interventi e misure sui corpi idrici nella gestione del patrimonio ittico e della pesca, ribadisce la necessità che il Piano Ittico sia conforme a quanto previsto dal Piano di Tutela delle Acque (previsto dal D.Lgs. 152/2006 che individua gli obiettivi minimi di qualità ambientale per i corpi idrici significativi e gli obiettivi di qualità per le acque dolci che richiedono protezione e miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci) e dalla Legge Regionale 12 dicembre 2003 n. 26 che, recependo la Direttiva Europea 2000/60/CE in materia di Acque, prevede “la tutela e il miglioramento degli ecosistemi acquatici nelle loro caratteristiche chimiche, fisiche, biologiche e territoriali, mantenendo la capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici e la loro capacità di sostenere comunità animali e vegetali ampie e diversificate” .

2.2 VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) è un processo finalizzato principalmente alla verifica della compatibilità di piani e programmi con gli obiettivi di sostenibilità; tale finalità

3 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE viene perseguita sia valutando il grado di integrazione dei principi di sviluppo sostenibile all’interno del piano o programma, sia verificandone il complessivo impatto ambientale, inteso come la diretta incidenza sullo stato di qualità dell'ambiente. La Valutazione Ambientale Strategica, quindi, si delinea come un processo sistematico inteso a valutare le conseguenze sul piano ambientale delle azioni proposte – politiche, piani o iniziative nell’ambito di programmi nazionali, regionali e locali – in modo che queste siano incluse e affrontate, alla pari delle considerazioni di ordine economico e sociale, fin dalle prime fasi del processo decisionale.

Una valutazione di tipo strategico si propone pertanto di verificare che gli obiettivi individuati siano compatibili con quelli propri della sostenibilità ambientale, e che le azioni previste nella struttura di piano siano coerenti ed adeguate al loro raggiungimento, sulla base del quadro conoscitivo relativo alle risorse territoriali e ambientali e delle criticità esistenti.

La Direttiva 2001/42/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001 concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente (la cosiddetta “Direttiva sulla VAS”), che costituisce il principale riferimento normativo in materia di procedure di Valutazione Ambientale Strategica, rappresenta un importante passo avanti nel contesto del diritto ambientale europeo. La Direttiva comunitaria si pone come obiettivo prioritario quello di “ garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente ” (art. 1) e individua nella Valutazione Ambientale Strategica lo strumento per l’integrazione delle considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile. L'interessante innovazione introdotta da questa direttiva è, infatti, riconducibile al momento di applicazione della valutazione stessa che " deve essere effettuata durante la fase preparatoria del piano o del programma ed anteriormente alla sua adozione o all'avvio della relativa procedura legislativa " (art. 4). Una procedura di valutazione così concepita, che accompagna passo dopo passo l’iter pianificatorio o programmatico, garantisce che gli effetti ambientali derivanti dall’attuazione di determinati piani e programmi, siano presi in considerazione e valutati durante la loro elaborazione e prima della loro adozione; in questo modo le scelte finali potranno risultare le più adeguate tra le diverse “ ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e dell'ambito territoriale del piano e programma " (art. 5) che saranno state precedentemente individuate e valutate con estrema accuratezza.

Altra fondamentale introduzione è la sostanziale partecipazione del "pubblico" nel processo valutativo, dove per “pubblico” si intende " una o più persone fisiche o giuridiche, secondo la normativa o la prassi nazionale, e le loro associazioni, organizzazioni o gruppi " (art. 2), nonché le misure previste per il monitoraggio durante l'attuazione del piano al fine di contrastare gli effetti negativi derivanti dall'attuazione degli stessi. Ciò permette di effettuare delle correzioni al processo in atto. Fra gli elementi chiave introdotti con la Direttiva per il conseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale, notevole importanza riveste, infatti, la consultazione delle autorità che, “ per le loro specifiche competenze ambientali, possono essere interessate agli effetti sull'ambiente dovuti all'applicazione dei piani e dei programmi ", e dei “ settori del

4 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE pubblico che sono interessati dall’iter decisionale nell'osservanza della presente direttiva o che ne sono o probabilmente ne verranno toccati, includendo le pertinenti organizzazioni non governative quali quelle che promuovono la tutela dell'ambiente e altre organizzazioni interessate ” (art. 6).

L’ambito di applicazione è invece definito dall’art. 3 della Direttiva, nel quale si specifica che tra i piani e programmi oggetto della VAS rientrano anche quelli predisposti “ per i settori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli ”. Risulta dunque chiaro che il Piano Ittico Provinciale sia compreso in tale ambito di applicazione.

Per quanto riguarda le fasi procedurali, la Direttiva demanda agli Stati membri il compito di definire le stesse nell’ambito della normativa nazionale.

Il recepimento della Direttiva 2001/42/CE a livello nazionale è avvenuto con il Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale ” (PARTE SECONDA – Procedure per la valutazione ambientale strategica (VAS), per la valutazione d'impatto ambientale (VIA) e per l'autorizzazione ambientale integrata (IPPC)). In particolare, la Valutazione Ambientale Strategica è disciplinata dagli articoli dal n. 7 al n. 22; di seguito si riporta una sintesi degli principali aspetti riguardanti l’ambito di applicazione, i documenti da produrre in ambito di VAS e di approvazione del piano o programma.

 L’articolo 7 del Decreto stabilisce che i piani e programmi riguardanti, tra gli altri, il settore della pesca e della gestione delle acque, devono essere sottoposti a valutazione ambientale strategica, così come tutti quelli che interessano SIC e ZPS e, più in generale, tutti quei piani e programmi che possono avere effetti significativi sull’ambiente e sul patrimonio culturale.

 Le indicazioni relative alla redazione del rapporto ambientale sono contenute nell’articolo 9, nel quale è indicato che tale documento deve riportare la valutazione degli effetti significativi conseguenti all’attuazione del piano o programma proposto, sull’ambiente e sul patrimonio culturale, nonché le ragionevoli alternative che si possono adottare sulla base degli obiettivi e dell’ambito territoriale coinvolto; nello stesso articolo (comma 6) è inoltre menzionata la sintesi non tecnica delle informazioni contenute nel rapporto ambientale, che deve essere allegata al rapporto stesso. Le informazioni da inserire nel rapporto ambientale sono specificate in modo più dettagliato nell’Allegato I alla parte seconda del Decreto.

 L’articolo 12 indica che l’approvazione del piano o programma deve tenere conto del giudizio di compatibilità ambientale riportante il parere espresso dall’autorità preposta alla valutazione ambientale; il provvedimento di approvazione deve pertanto contenere una dichiarazione di sintesi che illustra come le considerazioni ambientali e quanto emerso dalle consultazioni, riportati nel rapporto ambientale, sono state integrate nel piano o programma, spiega le motivazioni delle scelte effettuate nell’ambito del piano o

5 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

programma, rispetto alle possibili alternative individuate, e indica infine le misure di monitoraggio adottate.

In ambito regionale, le fasi procedurali sono state definite in modo puntuale dalla D.c.r. 13 marzo 2007 – n. VIII/351 “ Indirizzi generali per la valutazione di piani e programmi (articolo 4, comma 1, l.r. 11 marzo 2005, n. 12 )” della Regione Lombardia. L’intero processo è suddiviso in quattro fasi principali più una fase di preparazione (Fase 0), secondo lo schema riportato nella tabella che segue.

Analizzando le diverse fasi dell’iter procedurale, appare quindi evidente come il piano o programma sia il prodotto finale di un processo di integrazione di tutte le considerazioni di carattere ambientale emerse a seguito delle consultazioni di ogni soggetto coinvolto e contenute nel rapporto ambientale.

In ambito regionale, le fasi procedurali sono state definite in modo puntuale dalla D.c.r. 13 marzo 2007 – n. VIII/351 “ Indirizzi generali per la valutazione di piani e programmi (articolo 4, comma 1, l.r. 11 marzo 2005, n. 12 )” della Regione Lombardia, successivamente integrata da ulteriori adempimenti con la D.g.r. 18 aprile 2008 – n. 8/7110 “ Valutazione Ambientale di piani e programmi – VAS – Ulteriori adempimenti di disciplina in attuazione dell’articolo 4 della legge regionale 11 marzo 2005 n. 12, «Legge per il governo del territorio» e degli «Indirizzi generali per la valutazione ambientale dei piani e programmi» approvati con deliberazione dal Consiglio regionale il 13 marzo 2007 atti n. VIII/351 (Provvedimento n. 2) ”. L’intero processo è suddiviso in quattro fasi principali più una fase di preparazione (Fase 0), secondo lo schema riportato nella tabella che segue.

Analizzando le diverse fasi dell’iter procedurale, appare quindi evidente come il piano o programma sia il prodotto finale di un processo di integrazione di tutte le considerazioni di carattere ambientale emerse a seguito delle consultazioni di ogni soggetto coinvolto e contenute nel rapporto ambientale.

6 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

TABELLA 2-1: MODELLO METODOLOGICO – PROCEDURALE DELLA VAS PER IL PIANO ITTICO (TRATTO DALL ’A LLEGATO 1F ALLA D. G.R. 18 APRILE 2008 – N . 8/7110).

FASE DEL PROCESSO DI PIANO ITTICO VALUTAZIONE AMBIENTALE VAS PIANO ITTICO

P0. 1 Pubblicazione avviso di avvio del procedimento A0. 1 Incarico per la redazione del Rapporto FASE 0 Ambientale P0. 2 Incarico per la stesura del Piano Ittico Preparazione A0. 2 Individuazione autorità competente per la P0. 3 Esame proposte pervenute ed elaborazione VAS del documento programmatico A1. 1 Integrazione della dimensione ambientale P1. 1 Orientamenti iniziali del Piano Ittico nel Piano Ittico

FASE 1 A1. 2 Definizione dello schema operativo per la P1. 2 Definizione schema operativo Piano Ittico VAS e mappatura dei soggetti competenti in Orientamento materia ambientale e del pubblico coinvolto P1. 3 Identificazione dei dati e delle informazioni a A1. 3 Verifica della presenza di Siti Rete Natura disposizione dell’ente su territorio e ambiente 2000 (SIC/ZPS) Conferenza di Avvio del confronto valutazione A2. 1 Definizione dell’ambito di influenza (scoping), definizione della portata delle P2. 1 Determinazione obiettivi generali informazioni da includere nel Rapporto Ambientale P2. 2 Costruzione scenario di riferimento e di A2. 2 Analisi di coerenza esterna Piano Ittico A2. 3 Stima degli effetti ambientali attesi, FASE 2 costruzione e selezione degli indicatori Elaborazione e A2. 4 Valutazione delle alternative di Piano Ittico redazione P2. 3 Definizione di obiettivi specifici, costruzione e scelta di quella più sostenibile di alternative/scenari di sviluppo e definizione A2. 5 Analisi di coerenza interna delle azioni da mettere in campo per attuarli A2. 6 Progettazione del sistema di monitoraggio A2. 7 Studio di Incidenza delle scelte del piano sui Siti di Rete Natura 2000 (se previsto) A2. 8 Proposta di Rapporto ambientale e P2. 4 Proposta di Piano Ittico Sintesi non tecnica Messa a disposizione e pubblicazione su web (sessanta giorni) della proposta di Piano Ittico, di Rapporto Ambientale e Sintesi non tecnica dare notizia dell’avvenuta messa a disposizione e della pubblicazione su web comunicare la messa a disposizione ai soggetti competenti in materia ambientale e agli enti territorialmente interessati invio Studio di Incidenza (se previsto) all’autorità competente in materia di SIC e ZPS raccolta di osservazioni o pareri in merito al Piano ed al Rapporto Ambientale formulati dai soggetti interessati (entro sessanta giorni dall’avviso di messa a disposizione) Valutazione della Proposta di Piano Ittico e del Rapporto Ambientale Conferenza di valutazione Valutazione di Incidenza (se prevista): acquisizione del parere obbligatorio e vincolante dell’autorità preposta PARERE MOTIVATO

predisposto dall’autorità competente per la VAS d’intesa con l’autorità procedente 3. 1 APPROVAZIONE  Piano Ittico FASE 3  Rapporto Ambientale Approvazione  Dichiarazione di sintesi finale 3. 2 Deposito degli atti presso gli uffici dell’Autorità procedente e informazione circa la decisione

P4. 1 Monitoraggio dell’attuazione di Piano Ittico FASE 4 P4. 2 Monitoraggio dell’andamento degli indicatori A4. 1 Rapporti di monitoraggio e valutazione Attuazione e previsti periodica gestione P4. 3 Attuazione di eventuali interventi correttivi

Nello specifico, le diverse fasi prevedono quanto segue.

7 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

 Preparazione e orientamento : l’intero percorso della VAS ha inizio con la pubblicazione dell’avviso di avvio del procedimento; nell’ambito di questa fase avvengono la definizione del percorso metodologico da adottare e delle linee generali del Piano, e l’identificazione degli enti territorialmente interessati e dei soggetti competenti in materia ambientale. In questa fase preliminare l’autorità competente per la VAS, d’intesa con l’autorità procedente che recepisce e adotta il Piano, provvede ad effettuare una prima analisi di sostenibilità degli orientamenti del Piano, e procede, quando necessario, all’eventuale “verifica di esclusione” (screening), ossia la procedura che conduce alla decisione di sottoporre o meno il piano all’intero processo di VAS, valutando se il piano stesso comporta o meno effetti significativi sull’ambiente; nel caso in cui il procedimento di VAS è preceduto da tale verifica, gli atti e le risultanze dell’istruttoria, le analisi preliminari e ogni altra documentazione prodotta devono essere utilizzate nel procedimento di VAS. Al termine di questa fase viene convocata la prima Conferenza di valutazione alla quale sono invitati a partecipare non soltanto gli enti territorialmente interessati e i soggetti competenti in materia ambientale, ma anche i possibili settori del pubblico interessati all’iter decisionale.

 Elaborazione e redazione : questa fase successiva comprende le seguenti attività:

 definizione dell’ambito di influenza del Piano e le relative analisi di contesto, anche sulla base delle osservazioni avanzate in sede di Conferenza di valutazione;

 formulazione degli obiettivi generali e specifici e relativa analisi di coerenza esterna;

 definizione delle linee d’azione;

 analisi di coerenza interna tra obiettivi e linee d’azione attraverso la costruzione del sistema di indicatori ambientali;

 individuazione e valutazione delle possibili alternative di Piano, al fine della selezione di quella/e più favorevole/i in termini di sostenibilità;

 stima degli effetti ambientali attesi;

 progettazione del sistema di monitoraggio finalizzato al controllo degli effetti significativi sull’ambiente conseguenti all’attuazione del Piano.

Tali attività si concludono con la redazione, la messa a disposizione e la pubblicazione su web della proposta di Piano Ittico e di Rapporto Ambientale, quest’ultimo accompagnato dalla Sintesi non tecnica che deve rendere accessibili e facilmente comprensibili le questioni chiave e le conclusioni del Rapporto Ambientale. In questa fase viene inoltre predisposto lo Studio di Incidenza delle previsioni di Piano sui Siti della Rete Natura 2000 ricadenti nel territorio provinciale; quest’ultimo documento deve essere presentato all’autorità competente in materia di SIC e ZPS.

 Consultazione e approvazione : la terza fase di approvazione è preceduta da una seconda Conferenza di valutazione , convocata dopo che l’autorità procedente ha messo a disposizione del pubblico (presso i propri uffici, sito web) la proposta di Piano Ittico e di

8 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

Rapporto Ambientale e inviato tali documenti tecnici ai soggetti competenti in materia ambientale. In fase di consultazione viene inoltre acquisito il parere dell’autorità preposta alla Valutazione d’Incidenza. Sulla base di quanto emerso durante la consultazione delle autorità competenti e del pubblico, con valutazione di eventuali modifiche dei contenuti, l’autorità competente per la VAS, d’intesa con l’autorità procedente, esprime un “ parere motivato ” rispetto alla qualità e alla congruenza delle scelte del Piano, alla coerenza interna ed esterna del Piano e all’efficacia del sistema di monitoraggio e degli indicatori individuati. In seguito l’autorità procedente approva il Piano Ittico e predispone una dichiarazione di sintesi che illustra:

 il processo decisionale seguito (schema metodologico procedurale);

 gli obiettivi ambientali, gli effetti attesi, le motivazioni della scelta dell’alternativa di Piano approvata;

 il sistema di monitoraggio;

 le modalità di integrazione nel Piano del parere motivato, delle considerazioni ambientali, dei pareri e dei risultati delle consultazioni.

Gli atti del Piano Ittico sono infine depositati presso gli uffici dell’autorità procedente, pubblicati per estratto su web e inviati, in formato digitale, alla Regione Lombardia.

 Attuazione e gestione : questa ultima fase comprende la valutazione periodica dei possibili effetti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione del Piano Ittico, mediante il sistema di monitoraggio; tale verifica, in caso di individuazione di effetti negativi imprevisti, può comportare eventuali azioni correttive e modifiche del Piano stesso. Nell’ambito di questa fase infine deve essere prevista anche la valutazione dei possibili effetti ambientali di eventuali varianti di Piano.

2.3 LA VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE DI VARESE

Nella tabella di seguito riportata è illustrato il percorso metodologico della VAS applicato per il Piano Ittico Provinciale, attualmente in corso di attuazione, approvato dalla Giunta provinciale con Delibera n. 249 in data 26 settembre 2007 e pubblicato sul sito ufficiale della Provincia di Varese (www.provincia.va.it).

9 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

TABELLA 2-2: PERCORSO METODOLOGICO DELLA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE DI VARESE .

FASE DEL PIANO PROCESSO DI PIANO ITTICO PROCESSO DI VAS Definizione degli obiettivi e dei contenuti del Piano Definizione schema operativo per la VAS e Ittico individuazione dei soggetti e delle autorità ambientali coinvolte Rilevamento e aggiornamento dei dati e delle informazioni disponibili sul territorio attraverso la Delibera di Giunta Provinciale di avvio del redazione della Carta Provinciale delle Vocazioni procedimento e comunicazione ai soggetti Ittiche interessati con pubblicazione sul BURL e su un FASE 1 quotidiano Acquisizione di proposte e pareri da parte delle Orientamento e Associazioni, degli Enti e degli Organismi presenti Verifica della presenza di Siti Rete Natura impostazione nella Consulta Pesca Provinciale 2000 (SIC e ZPS) Esame in Consulta Pesca allargata ai rappresentanti Definizione dell’ambito di influenza (scoping) e dell’Associazionismo locale delle proposte pervenute definizione delle informazioni da includere nel Rapporto Ambientale Definizione della bozza del Piano Ittico Delibera di Giunta Provinciale di approvazione del percorso metodologico Avvio del confronto anche all’esterno rivolto agli Enti territorialmente interessati e ai soggetti Conferenza di competenti in materia ambientale ed ai settori del pubblico interessati verifica/ Indizione della 1a Conferenza di presentazione e discussione della bozza del Piano Ittico come valutazione elaborata dal Servizio Faunistico sentita la Consulta Pesca Provinciale allargata ai rappresentanti dell’Associazionismo locale Redazione della proposta finale del Piano Ittico Analisi di coerenza esterna Stima degli effetti ambientali attesi anche con riferimento agli habitat ed alle specie di cui alla Direttiva 92/43 CEE e 74/409 CEE Analisi di coerenza interna FASE 2 Acquisizione parere Commissione Consiliare Progettazione del sistema di monitoraggio Elaborazione e (costruzione e selezione degli indicatori) redazione Studio di Incidenza SIC e ZPS

Redazione della proposta del Rapporto Ambientale e della proposta della Sintesi non tecnica Presentazione in Giunta Provinciale della proposta di Piano, della proposta del Rapporto Ambientale (incluso lo Studio di Incidenza) e della proposta della Sintesi non tecnica Deposito e pubblicazione della proposta di Piano e della proposta del Rapporto Ambientale (corredato dalla proposta della Sintesi non tecnica) e invio ai soggetti competenti Raccolta osservazioni, analisi di sostenibilità delle stesse e risposta Analisi delle sostenibilità delle osservazioni pervenute Conferenza di Indizione della 2a Conferenza di presentazione e discussione dei contenuti della proposta di Piano valutazione Ittico e della proposta del Rapporto Ambientale

Valutazione della proposta di Piano e della proposta di Rapporto Ambientale, redazione del verbale della conferenza

Acquisizione del parere obbligatorio e vincolante della Regione Lombardia sullo Studio di Incidenza su SIC e ZPS (Valutazione di Incidenza) Predisposizione del Parere motivato da parte dell’autorità competente per la VAS, d’intesa con DECISIONE l’autorità procedente, sul documento di Piano e sul Rapporto Ambientale, acquisito il parere sullo Studio di Incidenza Presentazione in Giunta Provinciale del Piano, del Dichiarazione di sintesi Rapporto Ambientale e della Sintesi non tecnica FASE 3 Pubblicazione Piano Ittico e Rapporto Ambientale per 45 giorni Adozione e Presentazione in Commissione Consiliare delle Analisi di sostenibilità delle osservazioni Approvazione osservazioni accolte pervenute Approvazione del Piano in Consiglio Provinciale Dichiarazione di sintesi finale Verifica della corretta applicazione della VAS FASE 4 Monitoraggio attuazione Rapporti di monitoraggio e valutazione Attuazione, periodica Monitoraggio indicatori gestione e monitoraggio Azioni correttive ed eventuali retroazioni

10 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

2.3.1 FASE 1 – ORIENTAMENTO E IMPOSTAZIONE Nell’ambito di questa prima fase, il Settore Agricoltura, Caccia e Pesca della Provincia di Varese ha attivato la procedura per la revisione della Carta delle Vocazioni Ittiche e per la redazione del Piano Ittico, ai sensi dell’art. 138 comma 5 della Legge Regionale 5 dicembre 2008 n. 31 e in conformità ai contenuti del “Documento Tecnico Regionale per la Gestione Ittica” adottato dalla Regione Lombardia con DGR n. 7/20557 dell’11 febbraio 2005.

La Provincia, preso atto che il Piano Ittico rientra tra i piani e i programmi soggetti a Valutazione Ambientale ai sensi dell’art. 4 della L.R. 11 marzo 2005 n. 12, ha avviato con Deliberazione della Giunta Provinciale n. 249 del 26 settembre 2007 il procedimento di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del Piano Ittico Provinciale, individuando:

 il Settore Politiche per l’Agricoltura, Gestione Faunistica, Commercio della Provincia quale Autorità Procedente ;

 il Dirigente del Settore Ecologia ed Energia della Provincia, quale Autorità Competente per la VAS, con la collaborazione del Settore Politiche per l’Agricoltura, Gestione Faunistica, Commercio e del professionista appositamente incaricato dal Settore proponente della predisposizione del Piano Ittico Provinciale e dello studio di valutazione ambientale.

Nella stessa delibera sono stati individuati anche gli enti territorialmente interessati, i soggetti competenti in materia ambientale e i settori del pubblico interessati dall’iter decisionale, da invitare alla Conferenza di Valutazione.

In questa fase procedurale è stata inoltre effettuata l’analisi di scoping, con l’obiettivo di definire tutti gli elementi fondamentali del quadro conoscitivo necessari per conseguire gli obiettivi generali del Piano. In particolare, le aree tematiche considerate per la definizione dell’ambito di influenza del Piano (scoping) sono state le seguenti:

 quadro pianificatorio e programmatico (relazioni con altri piani/programmi correlati);

 analisi di contesto (individuazione degli aspetti ambientali, socio-economici e territoriali rilevanti);

 ambito spazio-temporale (individuazione delle aree che potrebbero essere interessate e determinazione della scala temporale dei potenziali effetti);

 soggetti coinvolti.

Nel corso della definizione preliminare del quadro ambientale, è stata anche verificata la presenza di siti appartenenti alla Rete Natura 2000 (SIC e ZPS) nel territorio interessato dal Piano, ed è stata dunque riscontrata la necessità di predisporre il relativo Studio di Incidenza.

Nell’ambito dell’attività di scoping è stato infine definito il percorso metodologico per la VAS del Piano Ittico Provinciale, riportato in Tabella 2-2, approvato con la già citata Deliberazione della Giunta Provinciale n. 249 del 26 settembre 2007.

11 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

2.3.2 1° CONFERENZA DI VERIFICA / VALUTAZIONE In data 22 ottobre 2007 alle ore 14.30, presso la Sala Convegni della Provincia, in Piazza Libertà n. 1 a Varese, si è svolta la 1° Conferenza di Valutazione per il procedimento di VAS del Piano Ittico Provinciale. A questo primo incontro sono stati invitati a partecipare tutti gli enti territorialmente interessati, i soggetti competenti in materia ambientale e i settori del pubblico interessati, individuati con la già citata D.G.P. n. 249 del 26 settembre 2007, e di seguito elencati.

 Regione Lombardia (DG Territorio e Urbanistica, DG Qualità dell’Ambiente, DG Reti e Servizi di Pubblica Utilità, DG Agricoltura, STER – Sede territoriale di Varese);

 ERSAF;

 ARPA – Dipartimento di Varese;

 ASL della Provincia di Varese;

 Autorità di Bacino del Fiume ;

 Comuni della Provincia di Varese

 Comunità montane in Provincia di Varese;

 Province lombarde confinanti;

 Enti gestori delle Aree Protette in Provincia di Varese;

 Consulta Provinciale della Pesca in rappresentanza delle Associazioni di Pescatori dilettanti riconosciute, delle Associazioni ambientaliste riconosciute.

Gli aspetti affrontati nel corso della Conferenza sono stati i seguenti:

 normativa di riferimento per il processo di VAS;

 bozza di percorso metodologico per la Valutazione Ambientale Strategica del Piano Ittico Provinciale;

 attività di adeguamento della Carta Ittica al nuovo quadro normativo;

 contenuti della bozza di Piano Ittico in fase di adeguamento.

Durante la Conferenza un rappresentante dell’associazione dell’APD Tinella ha avanzato la richiesta di poter incrementare le attività degli incubatoi e di integrare il Piano Ittico con i dati sull’inquinamento e sui possibili veleni immessi nelle acque.

Non sono state formulate invece osservazioni alla bozza di percorso metodologico presentata dal Settore, e non vi sono stati ulteriori interventi relativamente agli altri aspetti trattati.

2.3.3 FASE 2 – ELABORAZIONE E REDAZIONE In questa fase, a partire dall’analisi di scoping effettuata nella Fase 1, consistente in una prima analisi ad ampio spettro degli elementi ambientali e territoriali che definiscono il contesto generale in cui il Piano si inserisce, sono stati individuati e approfonditi gli aspetti più direttamente connessi al Piano e relativi al suo specifico ambito di influenza, rappresentato dai

12 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE corpi idrici, dalla fauna ittica e dall’attività alieutica. Pertanto, la definizione del quadro di riferimento per il Piano Ittico ha previsto la caratterizzazione degli ecosistemi acquatici e dei popolamenti ittici, tratta in gran parte dalla Carta Ittica in fase di aggiornamento, da cui è stato possibile individuare le problematiche ambientali più rilevanti ai fini dell’elaborazione del Piano. A completamento del contesto ambientale del Piano vi è infine il quadro normativo e pianificatorio di settore, relativo alla gestione delle acque, dei pesci e della pesca, definito a livello comunitario, nazionale, regionale e provinciale.

Una volta delineato il contesto ambientale di riferimento per il Piano, è stato possibile definire gli obiettivi generali del Piano Ittico e precedere parallelamente all’analisi di coerenza esterna , volta alla verifica della compatibilità tra gli obiettivi generali del Piano e il quadro normativo- programmatico nel quale esso si inserisce, al fine di escludere eventuali contraddizioni rispetto a:

 obiettivi generali di piani, programmi, leggi relativi ad un differente livello di governo e ad un ambito territoriale più vasto o più limitato (internazionale, comunitario, nazionale, regionale, comunale);

 obiettivi generali di piani, programmi, leggi relativi al medesimo livello di governo e quindi allo stesso ambito territoriale (provinciale).

Il passo successivo nell’ambito di questa fase è stato quello di:

 individuare gli obiettivi specifici di Piano;

 definire delle adeguate linee d’azione per il perseguimento degli obiettivi specifici;

 valutare eventuali ipotesi alternative .

Contemporaneamente, si è proceduto all’analisi degli effetti ambientali e per ciascuna strategia individuata sono state valutate le possibili ricadute in termini ambientali, arrivando quindi alla stima della relativa sostenibilità e della sua concreta efficacia ai fini del raggiungimento degli obiettivi specifici di Piano. In questa fase è stato inoltre redatto lo Studio di Incidenza del Piano Ittico per valutare le possibili ripercussioni del Piano sugli habitat e sulle specie di interesse comunitario – ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat) e della Direttiva 79/409/CEE (Direttiva Uccelli) – dei siti della Rete Natura 2000 della Provincia di Varese.

Prima di concludere la stesura della bozza di Piano, è importante effettuare l’analisi di coerenza interna , che consente di verificare l’esistenza di contraddizioni all’interno del Piano, esaminando la corrispondenza tra base conoscitiva, obiettivi generali e specifici, azioni di Piano, effetti ambientali e indicatori; questo tipo di analisi permette dunque di individuare eventuali obiettivi non dichiarati o non perseguiti, problematiche non emerse nelle fasi precedenti, fattori di contrasto tra obiettivi specifici e azioni previste, possibili ridondanze.

Uno degli aspetti più rilevanti della Valutazione Ambientale Strategica, consiste inoltre nell’individuazione e nell’organizzazione degli indicatori, che svolgono un ruolo chiave nell’attuazione del Piano. Nell’ambito della fase di elaborazione, infatti, è stata compiuta anche

13 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE la progettazione del sistema di monitoraggio mediante la selezione degli indicatori che consentano di:

 descrivere le modalità di utilizzo delle risorse ambientali nell’area interessata dal Piano;

 valutare il grado di conseguimento degli obiettivi generali e specifici mediante le azioni di Piano;

 prevedere e valutare gli effetti ambientali conseguenti alle azioni previste dal Piano;

 monitorare gli effetti ambientali delle azioni di Piano durante la fase attuativa.

Il sistema di monitoraggio deve essere infine strutturato in modo tale da facilitare il processo di riorientamento del Piano nel caso in cui, nelle fasi successive di attuazione, si assista ad un mutamento dello scenario ambientale o emergano nuovi elementi da considerare nella definizione di obiettivi e strategie di Piano.

Al termine di questa seconda fase del procedimento VAS, è stato dunque possibile elaborare la bozza del Piano Ittico, la proposta del Rapporto Ambientale e della relativa Sintesi non tecnica, oltre allo Studio di Incidenza già menzionato. Dopo la presentazione della bozza di Piano alla Commissione Consiliare, si è proceduto con la comunicazione alla Giunta Provinciale delle proposte di Piano, di Rapporto Ambientale e Sintesi non tecnica e dello Studio di Incidenza.

2.3.4 FASI SUCCESSIVE DEL PROCEDIMENTO VAS Le successive fasi che porteranno al termine del procedimento sono le seguenti:

 2° Conferenza di Valutazione;

 DECISIONE – predisposizione del “parere motivato” da parte dell’autorità competente per la VAS d’intesa con l’autorità procedente;

 FASE 3 – Adozione e approvazione;

 FASE 4 – Attuazione, gestione e monitoraggio.

14 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

33 QQUUAADDRROO PPRROOGGRRAAMMMMAATTIICCOO:: IILL PPIIAANNOO IITTTTIICCOO PPRROOVVIINNCCIIAALLEE

3.1 OBIETTIVI

Il Piano Ittico costituisce lo strumento con il quale la Provincia si propone di perseguire le finalità di tutela della fauna ittica, in particolare di quella autoctona, per salvaguardare la qualità ambientale nel suo complesso. Tale documento illustra pertanto una serie di provvedimenti e di attività di carattere gestionale, nonché i criteri e i principi che stanno alla base di una corretta e adeguata gestione dei popolamenti ittici e dell’attività alieutica, proprio con il preciso intento di rendere concretizzabili le finalità di tutela di cui sopra.

Uno degli obiettivi principali del Piano è quello di favorire l’incremento naturale delle comunità ittiche con particolare riferimento alle specie autoctone, a cui deve essere affiancata una gestione della pesca che non alteri i delicati equilibri ecologici che si instaurano all’interno di un ecosistema.

La conservazione e la tutela degli habitat acquatici costituiscono però una condizione indispensabile affinché qualunque tipo di intervento sul patrimonio ittico abbia successo; proprio per tale motivo, i miglioramenti ambientali sono un elemento che il Piano deve privilegiare rispetto alle pratiche di sostegno della fauna ittica quali i ripopolamenti.

Come è facilmente intuibile, dunque, la gestione contemporanea del patrimonio ittico, con finalità di tutela e incremento, e della fruizione alieutica, costituisce un compito alquanto complesso, in quanto richiede non solo la regolamentazione dei ripopolamenti e dei prelievi alieutici (professionali e dilettantistici), ma anche la definizione degli interventi più efficaci di salvaguardia degli ecosistemi acquatici, sulla base delle criticità ambientali riscontrate sul territorio.

In un’ottica di sviluppo sostenibile dell’uso della risorsa idrica nel suo complesso, esigenza sempre più urgente nell’epoca attuale, una corretta pianificazione e gestione dell’attività piscatoria, della fauna ittica e dei relativi ambienti, costituisce, pertanto, uno dei requisiti indispensabili per la sostenibilità ambientale dell’utilizzo di questa preziosa risorsa.

Alla luce di quanto sopra argomentato e di quanto riportato nel Documento Tecnico Regionale, gli obiettivi generali del Piano Ittico si possono pertanto sintetizzare come segue:

 mantenimento e incremento delle popolazioni ittiche di pregio soggette a maggior pressione di pesca;

 tutela delle specie ittiche di interesse conservazionistico;

 sviluppo dell’attività di pesca dilettantistica come attività del tempo libero;

 valorizzazione e razionalizzazione della pesca professionale;

 gestione delle acque correnti e dei bacini idrici che privilegi la tutela della riproduzione naturale e la sopravvivenza della fauna ittica.

15 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

3.2 CONTENUTI

I principali argomenti trattati dal Piano Ittico Provinciale sono i seguenti:

 la classificazione e categorizzazione delle acque ai fini della pesca;

 i diritti esclusivi di pesca, diritti demaniali esclusivi di pesca e usi civici, con indicazione delle attività gestionali degli stessi e dei compiti, anche di rendicontazione, nei confronti della Provincia;

 le zone di protezione, ripopolamento e tutela ittica;

 le gare e le manifestazioni di pesca, indicando i tratti di acque dove si possono svolgere;

 i ripopolamenti di fauna ittica;

 la pesca a mosca, indicando i tratti di acque ove si svolge in via esclusiva;

 l’andamento dei pescatori in Provincia di Varese;

 le specie esotiche;

 gli strumenti per una migliore gestione della pesca (specie oggetto di particolare tutela, periodi di divieto, limiti di cattura, attrezzi per la pesca professionale);

 le alterazioni ambientali e gli interventi di mitigazione.

In particolare:

 la classificazione e categorizzazione delle acque ai fini della pesca sono i primi e principali strumenti pianificatori del Piano Ittico; con la classificazione, le acque pubbliche provinciali vengono distinte in 3 categorie: le acque di tipo A dove è possibile la pesca professionale con reti (laghi Maggiore, Ceresio, Varese, Comabbio e Monate), le acque di tipo B popolate prevalentemente da Salmonidi (costituite sostanzialmente dai torrenti e dalle rogge prealpini e collinari), e infine le acque di tipo C popolate prevalentemente da Ciprinidi o comunque da specie non salmonicole (i laghi minori, i fiumi , Olona a valle del ponte di Vedano, Bardello e , il Torrente Acquanegra, il Canale Brabbia e il Fontanile di S. Giacomo); la suddivisione indicata comporta l’applicazione di modalità gestionali e regolamentari molto differenti e rispondenti a condizioni ambientali e faunistiche peculiari per ciascuna delle tre tipologie indicate; attraverso la categorizzazione delle acque si intende invece definire un livello di pregio dell’habitat e del popolamento ittico presente, che non comporta vincoli gestionali o regolamentari diretti ed espliciti, bensì costituisce un orientamento per le iniziative e le misure da intraprendere per gli anni futuri;

 i diritti esclusivi o usi civici di pesca non vengono istituiti dal Piano ma è necessario prendere atto della relativa presenza sulle acque provinciali; tali esclusività sono vincolate in senso restrittivo e il piano di gestione deve essere approvato annualmente dalla Provincia che ne verifica la coerenza con le disposizioni provinciali; questo consente

16 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

di verificare che le attività svolte non si ripercuotano negativamente sull’ittiofauna e sull’habitat;

 le zone di salvaguardia , istituite in tratti ad elevata integrità ambientale o con popolamenti naturali di pregio, finalizzate al sostegno delle attività riproduttive e dei ripopolamenti e dove la pesca è vietata completamente;

 le gare e manifestazioni di pesca devono essere autorizzate dalla Provincia e sono normalmente svolte in acque a scarso valore faunistico-ambientale;

 il piano di ripopolamento , che fornisce le indicazioni circa le specie e i quantitativi da immettere, gli ambienti acquatici interessati, nonché le modalità di immissione; mediante il controllo e la pianificazione dei ripopolamenti da parte della Provincia, è possibile evitare eventuali conseguenze negative legate a queste pratiche, quali l’immissione di pesci in acque non vocazionali alla loro presenza, l’introduzione di specie esotiche, di un numero di pesci in eccesso rispetto alla capacità portante dei corsi d’acqua, di esemplari adulti che possono predare altri organismi, ecc..;

 la pesca a mosca con coda di topo rappresenta una modalità di pesca di tipo conservativo, che prevede il rilascio dei soggetti catturati avendo l’accorgimento di arrecare il minor danno possibile ai pesci;

 gli eventuali interventi finalizzati al contenimento delle specie esotiche infestanti , che possono costituire un rischio per l’ittiofauna autoctona, hanno l’obiettivo di tutelare il patrimonio ittico;

 gli strumenti di gestione della pesca , rappresentati da periodi di divieto, misure minime e limiti di cattura, consentono alla Provincia di ottimizzare le operazioni di pianificazione, controllo e verifica del prelievo, a vantaggio della tutela delle specie; le misure adottate relativamente a periodi di divieto, misure minime e limiti di cattura possono differire, in senso restrittivo, rispetto a quanto predisposto dal Regolamento Regionale 9/2003 e possono essere previsti anche dei divieti di pesca di alcune specie in virtù del loro particolare pregio;

 gli interventi di mitigazione alle alterazioni ambientali sono proposti dal Piano ai fini della conservazione della fauna ittica, dal momento che la qualità ambientale degli habitat acquatici svolge un ruolo fondamentale per la vita delle biocenosi presenti.

3.3 INTERVENTI

Analizzando l’insieme dei provvedimenti proposti dal Piano Ittico, è possibile suddividerli innanzitutto nelle seguenti tipologie:

 interventi di regolamentazione dell’attività alieutica , attraverso disposizioni che stabiliscono limiti sulle specie pescabili e sui quantitativi prelevabili, periodi di divieto della pesca, misure minime dei soggetti catturati;

17 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

 interventi gestionali sulla fauna ittica , attraverso attività di sostegno diretto dei popolamenti ittici (ripopolamenti);

 interventi ambientali a sostegno indiretto della comunità ittica , mediante miglioramenti ambientali.

Il Piano, inoltre, indica una serie di attività di tipo divulgativo e formativo . In particolare, tra le attività divulgative finalizzate alla diffusione di una migliore conoscenza dei temi legati agli ambienti acquatici, ai pesci e alla pesca, sono indicate: la pubblicazione di volumi e opuscoli a tema come ad esempio la Carta Ittica e il Vademecum del Pescatore; l’organizzazione di convegni e momenti pubblici; la realizzazione di materiale e interventi mirati al mondo della scuola. Nell’ambito della formazione, al fine di poter disporre di supporti operativi per il personale volontario che possa coadiuvare le iniziative provinciali nell’ambito della gestione e della vigilanza, il Piano prospetta anche corsi di formazione e aggiornamento di guardia ittica volontaria e per operatori nell’ambito degli interventi di recupero ittico e nei diversi interventi ittiogenici.

3.3.1 INTERVENTI DI REGOLAMENTAZIONE DELL ’ATTIVITÀ ALIEUTICA Per quanto riguarda la regolamentazione dell’attività di pesca, occorre ricordare che già il legislatore regionale (con il complesso delle norme citate in premessa) ha inteso rendere compatibile l’attività di pesca con la salvaguardia delle popolazioni ittiche allo stato naturale attraverso diverse misure tendenti alla loro protezione; fra queste si ricordano:

 il limite massimo di cattura , cioè un pescatore non può pescare più di 5 kg di pesce al giorno;

 il limite numerico per persona , cioè per molte specie non possono essere prelevati che pochi individui (ad esempio un capo di trota marmorata, due capi di luccio, sei Salmonidi complessivi, ecc.);

 la misura minima di cattura , cioè la lunghezza, superata la quale, un pesce può essere trattenuto; tale misura rappresenta un importate mezzo di salvaguardia delle classi preriproduttive, poiché consente il prelievo esclusivamente di individui che hanno già partecipato alla riproduzione, preservando così il mantenimento della popolazione;

 il periodo di divieto , cioè il periodo nel quale, ai fini della tutela della riproduzione, una specie non è prelevabile; si ricorda a tal proposito che per le acque di tipo B (montane) tale periodo riguarda tutte le specie contemporaneamente e copre l’intero periodo ottobre-febbraio;

 le limitazioni o i divieti ad una serie di strumenti o tipologie di pesca particolarmente “impattanti”.

La Provincia di Varese, oltre a quanto previsto dal Regolamento Regionale 9/2003, ha definito ulteriori limitazioni all’attività alieutica mediante le misure di seguito descritte, tendenti alla protezione delle specie, al fine di rendere compatibile, a livello territoriale sito-specifico,

18 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE l’attività piscatoria con la salvaguardia delle popolazioni ittiche allo stato naturale. Tali nuove limitazioni sono di seguito descritte, distinte per tipologia e specificando le differenze rispetto a quanto stabilito dal Regolamento Regionale 9/2003.

1. Divieto di pesca (non contemplato dal Regolamento Regionale) su tutto il territorio delle seguenti specie sulla base del loro pregio faunistico e in considerazione dello stato di contrazione dei relativi popolamenti sul territorio provinciale:

 barbo canino ( Barbus meridionalis );

 cobite comune ( Cobitis taenia );

 cobite mascherato ( Sabanejewia larvata );

 ghiozzo padano ( Padogobius martensii );

 lampreda padana ( Lethenteron zanandreai );

 lasca ( Chondrostoma genei );

 panzarolo ( Orsinigobius punctatissimus );

 scazzone ( Cottus gobio );

 temolo ( Thymallus thymallus ).

2. Limite massimo di cattura giornaliero di 25 capi di pesce persico in tutto il territorio provinciale, e di 500 g (anziché di 5 kg come indicato dal Regolamento Regionale) stabilito per le seguenti specie in funzione della regressione delle popolazioni a livello provinciale:

 alborella ( Alburnus alburnus alborella );

 triotto ( Rutilus erythrophthalmus );

 vairone ( Leuciscus souffia ).

3. Periodi di divieto di pesca , per la tutela delle specie durante il periodo riproduttivo, secondo quanto riportato in Tabella 3-1.

4. Misure minime , per la salvaguardia degli stadi giovanili, secondo la Tabella 3-1.

TABELLA 3-1: CONFRONTO TRA I PERIODI DI DIVIETO E LE MISURE MINIME PREVISTI DAL REGOLAMENTO REGIONALE 9/2003 E QUELLI ATTUATI DAL PIANO ITTICO PROVINCIALE (IN TABELLA SONO RIPORTATE SOLTANTO LE DIFFERENZE RISPETTO ALLA NORMATIVA REGIONALE ).

REGOLAMENTO REGIONALE SPECIE PIANO ITTICO 9/2003 Periodo di divieto di pesca Alborella ( Alburnus alburnus alborella ) - 1-5 /30-6 Barbo ( Barbus plebejus )1 20-5 / 20-6 1-5 / 30-6 Carpa ( Cyprinus carpio ) - 1-5 / 30-6 Cavedano ( Leuciscus cephalus ) - 1-5 / 30-6 Luccio ( Esox lucius ) 20-2 / 31-3 1-2 / 31-3 Lucioperca ( Stizostedion lucioperca ) - 15-3 / 30-4 Persico reale ( Perca fluviatilis ) 5-4 / 20-5 1-4 / 31-5 Persico trota ( Micropterus salmoides ) - 15-4 / 15-6

19 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

REGOLAMENTO REGIONALE SPECIE PIANO ITTICO 9/2003 Pigo ( Rutilus pigus )1 20-4 / 20-5 1-4 / 31-5 Savetta ( Chondrostoma soetta )1 - 1-4 / 31-5 Tinca ( Tinca tinca ) 20-5 / 20-6 1-5 / 30-6 Triotto ( Rutilus erythrophthalmus ) - 1-5 / 30-6 Trote autoctone e salmerino alpino nei 10-12 / 20-1 1-12 / 31-1 laghi subalpini Vairone ( Leuciscus souffia ) 1 - 1-4 / 31-5 Misure minime (cm) Anguilla ( Anguilla anguilla ) 30 50 Barbo ( Barbus plebejus )1 18 30 Carpa ( Cyprinus carpio ) - 30 Cavedano ( Leuciscus cephalus ) - 30 Luccio ( Esox lucius ) 40 60 Lucioperca ( Stizostedion lucioperca ) - 40 Persico reale ( Perca fluviatilis ) 16 18 Persico trota ( Micropterus salmoides ) - 30 Pigo ( Rutilus pigus )1 18 40 Savetta ( Chondrostoma soetta )1 - 30 Salmerino alpino ( Salvelinus alpinus ) 22 30 Tinca ( Tinca tinca ) 25 30 Trota iridea ( Oncorhynchus mykiss ) - 18 1 specie inserita nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE

3.3.2 INTERVENTI GESTIONALI SULLA FAUNA ITTICA Per quanto riguarda le attività di ripopolamento nelle acque lacustri, il Piano indica le specie da utilizzare preferibilmente nei singoli laghi, secondo quanto riportato nella tabella che segue.

TABELLA 3-2: LE SPECIE OGGETTO DI RIPOPOLAMENTO NEI LAGHI .

LAGO LAGO LAGO DI LAGO DI LAGO DI LAGO DI SPECIE MAGGIORE CERESIO VARESE COMABBIO MONATE GHIRLA Anguilla       Coregone     Luccio     Trota fario  Trota marmorata  

Relativamente alle acque correnti, il Piano, nei corsi d’acqua a Salmonidi vocazionali alla trota fario, suggerisce di utilizzare per le immissioni i ceppi autoctoni di questa specie ittica, preferibilmente con avannotti prodotti negli incubatoi ittici provinciali; per quanto concerne invece i corsi d’acqua a vocazionalità mista, il Piano indica le seguenti specie per le immissioni:

 anguilla;

 luccio;

 pigo (esclusivamente nel Fiume Ticino e nei canali e nelle rogge collegate);

 storione cobice (esclusivamente nel Fiume Ticino e nei canali e nelle rogge collegate);

20 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

 temolo;

 trota marmorata.

Nell’ambito degli interventi diretti per l’incremento delle popolazioni ittiche autoctone, le iniziative di sostegno dei popolamenti ittici ritenute prioritarie per gli obiettivi del Piano sono le seguenti:

 supporto alla gestione delle strutture produttive (incubatoi ittici) presenti sul territorio provinciale;

 riproduzione artificiale delle principali specie ittiche autoctone utilizzando individui selvatici di popolazioni locali;

 creazione di zone a “prelievo limitato”, con l’obiettivo di sostenere la pesca su popolazioni selvatiche che si automantengono.

3.3.3 INTERVENTI AMBIENTALI A SOSTEGNO INDIRETTO DELLA COMUNITÀ ITTICA I principali interventi ambientali prospettati dal Piano riguardano i seguenti aspetti:

 rilascio del Deflusso Minimo Vitale a valle di ogni singola captazione;

 realizzazione di idonei passaggi artificiali per pesci nel reticolo idrografico prioritario per le migrazioni;

 interventi di miglioramento e manutenzione delle aree di riproduzione ittica presso i litorali lacustri.

Inoltre, tra le iniziative finalizzate al sostegno di tipo indiretto del patrimonio ittico, il Piano individua anche le seguenti attività considerate prioritarie ai fini del raggiungimento degli obiettivi prefissati:

 mitigazione dell’attività predatoria degli uccelli ittiofagi;

 controllo di specie ittiche alloctone dannose per il patrimonio ittico autoctono.

3.4 VALUTAZIONE DELLE ALTERNATIVE

Ogni iniziativa, provvedimento e attività previsti dal Piano sono stati accuratamente valutati dal punto di vista sia tecnico che sociale, prendendo in considerazione le possibili conseguenze delle scelte effettuate e le eventuali alternative. In sintesi, le scelte effettuate nell’ambito della pianificazione ittica riguardano i seguenti aspetti:

 definizione delle misure di salvaguardia delle specie ittiche e regolamentazione dell’attività alieutica;

 individuazione di specifici istituti;

 definizione di interventi di gestione della fauna ittica;

 definizione di interventi di miglioramento ambientale.

21 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

3.4.1 DEFINIZIONE DELLE MISURE DI SALVAGUARDIA DELLE SPECIE ITTICHE E REGOLAMENTAZIONE DELL’ATTIVITÀ ALIEUTICA La scelta delle misure di salvaguardia costituisce il risultato di un’analisi critica dei popolamenti ittici relativamente alle conoscenze ecologiche delle singole specie e dello stato delle popolazioni nelle acque provinciali. Tali misure, così come sono state definite, consentono di conciliare adeguatamente le esigenze di tutela delle comunità ittiche e di fruizione alieutica della risorsa da parte dei pescatori dilettanti e professionisti: la scelta di misure meno restrittive avrebbero comportato un livello di protezione inadeguato per alcune specie e, in generale, per il benessere dei popolamenti ittici, mentre misure più restrittive avrebbero limitato eccessivamente le possibilità fruitive della risorsa ittica.

3.4.2 INDIVIDUAZIONE DI SPECIFICI ISTITUTI Gli istituti individuati nel Piano Ittico sono previsti dalla normativa vigente. La loro collocazione rappresenta il frutto di un’approfondita analisi riguardante sia aspetti di natura tecnico- operativa, sia le istanze della realtà associativa locale, il cui pieno coinvolgimento rappresenta una condizione indispensabile ai fini del raggiungimento degli obiettivi connessi alla loro istituzione, sia di tutela e incremento delle popolazioni ittiche, sia di sviluppo dell’attività alieutica. Scelte differenti da quelle indicate nel Piano avrebbero pertanto comportato una minore corrispondenza con le esigenze del territorio e dei fruitori.

3.4.3 DEFINIZIONE DI INTERVENTI DI GESTIONE DELLA FAUNA ITTICA La definizione degli interventi gestionali dei popolamenti ittici è avvenuta, anche in questo caso, valutando con attenzione sia una serie di elementi tecnico-scientifici disponibili (stato di conservazione dei popolamenti ittici e degli ambienti acquatici in termini qualitativi e quantitativi, con particolare riguardo alle specie di interesse conservazionistico), sia il quadro sociale, che determina la richiesta fruitiva. Le scelte individuate nel Piano permettono dunque di ottemperare agli obiettivi di tutela e incremento della fauna ittica autoctona, salvaguardando le caratteristiche genetiche e di rusticità delle popolazioni naturali, ma anche di garantire una soddisfacente attività alieutica.

3.4.4 DEFINIZIONE DI INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE Il Piano, nell’ambito degli interventi ambientali a sostegno indiretto della comunità ittica, individua alcune priorità sulla base dell’analisi dello stato di qualità degli ambienti acquatici e dei popolamenti ittici, nonché delle principali criticità che caratterizzano tali comparti. Nello specifico, gli interventi citati nel Piano sono ritenuti di primaria importanza ai fini della tutela e del ripristino dell’integrità degli habitat acquatici e della comunità ittica, in quanto la loro realizzazione costituisce il presupposto essenziale senza il quale non sarebbe ipotizzabile alcun intervento gestionale né, tantomeno, alcuna fruizione. Occorre infine ricordare che la tematica specifica risulta essere solo limitatamente di competenza dell’Ufficio Pesca della Provincia; conseguentemente, gli interventi prospettati nel Piano sono da considerarsi un’indicazione

22 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE fornita ai soggetti competenti in materia e non possono essere considerati di per sé come prescrizioni vincolanti.

23 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

44 OOBBIIEETTTTIIVVII DDII PPRROOTTEEZZIIOONNEE AAMMBBIIEENNTTAALLEE EE CCOOEERREENNZZAA DDEELL PPIIAANNOO

Secondo quanto stabilito dalla Direttiva 2001/42/CE, nel Rapporto Ambientale devono essere indicati gli obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o nazionale, pertinenti al Piano, e il modo in cui tali obiettivi sono condivisi dal Piano stesso. A tal fine, l’analisi della coerenza, che accompagna lo svolgimento dell’intero processo di Valutazione Ambientale, assume un ruolo decisivo nel consolidamento degli obiettivi generali, nella definizione delle azioni proposte per il loro conseguimento, e nella valutazione della congruità complessiva del Piano rispetto al contesto pianificatorio, programmatico e normativo nel quale esso si inserisce.

4.1 ANALISI DELLA COERENZA ESTERNA

L’analisi della coerenza esterna consiste nella verifica della congruità degli obiettivi generali del Piano rispetto al quadro normativo e programmatico nel quale si inserisce, e può essere distinta, per convenzione, secondo due diversi piani dimensionali:

 “verticale”: riferito alla compatibilità rispetto a documenti redatti da differenti livelli di governo e ad un ambito territoriale più vasto o più limitato (internazionale-comunitario, nazionale, regionale, locale);

 “orizzontale”: riferito alla compatibilità rispetto a documenti prodotti dal medesimo livello di governo (stesso Ente o altri Enti) e quindi riferiti allo stesso ambito territoriale (provinciale).

In particolare, la finalità dell’analisi di coerenza “verticale” è quella di garantire la completa coerenza tra obiettivi e strategie del Piano e obiettivi di sostenibilità e protezione ambientale previsti a tutti i livelli di pianificazione/programmazione, in modo da escludere l’esistenza di eventuali conflittualità; l’analisi di coerenza “orizzontale” consente invece di verificare la possibilità di coesistenza di strategie differenti sullo stesso territorio, e individuare eventuali sinergie positive o negative da valorizzare o eliminare.

4.1.1 COERENZA ESTERNA VERTICALE Il Piano Ittico, che interviene nell’ambito della fauna ittica, della pesca e degli ambienti acquatici, definisce, rispetto a queste tre aree tematiche, i seguenti obiettivi generali:

 mantenimento e incremento delle popolazioni ittiche di pregio e di interesse alieutico, nonché tutela delle specie ittiche di interesse conservazionistico;

 gestione alieutica eco-sostenibile mediante lo sviluppo dell’attività di pesca dilettantistica e la valorizzazione e razionalizzazione della pesca professionale;

 gestione delle acque correnti e dei bacini idrici che promuova la salvaguardia e la riqualificazione ambientale degli ecosistemi acquatici.

24 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

Dall’analisi di coerenza di ciascuno degli obiettivi sopra indicati, è emersa la completa congruità degli indirizzi del Piano Ittico con quanto previsto dal contesto normativo, pianificatorio e programmatico attualmente in vigore, come risulta dalla tabella che segue nella quale sono riportati, per ogni obiettivo di Piano, i documenti di riferimento (norme, piani, programmi), distinti per livello di governo o ambito territoriale o di pianificazione a cui sono riferiti.

Si sottolinea come il Piano Ittico recepisca tutti i divieti dell’esercizio dell’attività di pesca, e ogni altra limitazione inerente la gestione della fauna ittica e la pesca, stabiliti all’atto di approvazione del Piano, da tutti quei soggetti che prevedono regolamentazioni e divieti dell’attività alieutica sul territorio provinciale come i Parchi e le Riserve Naturali, nonché la Convenzione Italo-Svizzera sulla pesca.

TABELLA 4-1: ELEMENTI DI ANALISI DELLA COERENZA ESTERNA VERTICALE.

LIVELLO DI GOVERNO – AMBITO TERRITORIALE DOCUMENTO DI RIFERIMENTO O DI PIANIFICAZIONE OBIETTIVO DI PIANO: mantenimento e incremento delle popolazioni ittiche di pregio e di interesse alieutico, nonché delle specie ittiche di interesse conservazionistico  Convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione (CITES), firmata a Washington il 3 marzo 1973.  Convenzione di Berna relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa, approvata dal Consiglio delle Comunità europee con decisione 82/72/CEE del 3 dicembre 1981.  Direttiva Habitat 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. Internazionale - europeo  Convenzione sulla diversità biologica tenutasi a Rio de Janeiro, approvata dal Consi glio delle Comunità europee con decisione 93/626/CEE del 25 ottobre 1993.  Lista Rossa IUCN che classifica le specie animali e vegetali sulla base del livello di rischio di estinzione (IUCN, 2008).  Piano d'azione a favore della biodiversità. Comunicazione della Commissione Europea, del 22 maggio 2006 intitolata “Arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010 e oltre - Sostenere i servizi ecosistemici per il benessere umano”. Il piano prevede, tra le sue azioni, la salvaguardia degli habitat e delle specie più minacciate all’’interno dell'Unione Europea.  Legge 5 agosto 1981 n. 503. “Ratifica ed esecuzione della convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa, con allegati, adottata a Berna il 19 settembre 1979”.  Legge 14 febbraio 1994, n. 124. “Ratifica ed esecuzione della convenzione sulla biodiversità, con annessi, fatta a Rio de Janeiro il 5 giugno 1992”. Nazionale  Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357. “Regolamento recante attua zione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”.  Lista Rossa dei Pesci d'Acqua Dolce Indigeni in Italia (Zerunian, 2002, 2003, 2004 ; Ludovici & Zerunian, 2008).  Deliberazione Giunta Regionale 20 aprile 2001 – n. 7 /4345. “Approvazione del Programma Regionale per gli Interventi di Conservazione e Gestione della Fauna Selvatica nelle Aree Protette e del Protocollo di Attività per gli interventi di reintroduzione di specie faunistiche nelle Aree Protette della Regione Lombardia”. Individua le priorità, le strategie di conservazione e le specifiche tipologie di intervento da intraprendere per ciascuna specie.  Regolamento Regionale 22 maggio 2003, n. 9. “Attuazione della L.R. 30 luglio 2001 n. Regionale 12 «Norme per l’incremento e la tutela del patrimonio ittico e l’esercizio della pesca nelle acque della Regione Lombardia»”.  Deliberazione Giunta Regionale 23 gennaio 2004 – n. 7/16065. “Disposizioni per la tutela della fauna ittica, ai sensi dell’art. 12, comma 2 della l.r. 12/2001”.  Deliberazione Giunta Regionale 11 febbraio 2005 – n. 7/20557. L.r. 30 luglio 2001, n. 12, art. 8. “Adozione documento tecnico regionale per la gestione ittica”.  Legge Regionale 31 marzo 20 08, n. 10. “Disposizioni per la tutela e la conservazione della piccola fauna, della flora e della vegetazione spontanea”.

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 Legge Regionale 5 dicembre 2008, n. 31. “Testo unico delle leggi regionali in materia di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale” – Titolo IX “Disposizioni sull’incremento e la tutela del patrimonio ittico e sull’esercizio della pesca nelle acque della Regione”.  Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco Lombardo della Valle del Ticino, la cui variante generale è stata approvata con d.g.r. n. 7/5983 del 2 agosto 2001. Il PTC , all’art. 21 , comma 3, definisce tra gli interessi primari del Parco la tutela e l’incremento della fauna ittica autoctona per il raggiungimento dell’equilibrio biologico e ambie ntale dei corpi idrici presenti. Al comma 5 il PTC definisce inoltre t ra i compiti prioritari del Parco il conseguimento della disponibilità delle acque per il mantenimento e la valorizzazione della fauna ittica autoctona.  Piano Territoriale di Coordinamen to (PTC) del Parco Naturale della Valle del Ticino, approvato con d.c.r. n. VII/919 del 26 novembre 2003. Il PTC , all’art. 18, comma 3, definisce tra gli interessi primari del Parco la tutela e l’incremento della fauna ittica autoctona per il raggiungiment o dell’equilibrio biologico e ambientale dei corpi idrici presenti. Al comma 5 il Piano definisce inoltre t ra i compiti prioritari del Parco il conseguimento della disponibilità delle acque per il mantenimento e la valorizzazione della fauna ittica autocto na, attraverso una ottimale gestione complessiva delle risorse biologiche delle acque e, in particolare, delle popolazioni ittiche nonché della loro consistenza e valore biogenetico.  Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco Naturale Campo dei Fi ori, approvato con l.r. n. 13 del 9 aprile 1994 e successive modifiche e integrazioni. Il PTC, all’art. 34, comma 1, definisce, nell’ambito della tutela della fauna ittica, l’obiettivo di rispetto e ricostituzione dell’equilibrio naturale e riqualificazion e della fauna ittica, al fine di migliorare la potenzialità naturale della fauna stessa e garantire le condizioni ambienta li migliori per il suo sviluppo; al comma 2 il PTC stabilisce inoltre che il Piano di Settore relativo alla tutela e gestione del patrimonio faunistico determina la tutela e valorizzazione dell’ittiofauna autoctona. Locale/sito-specifico  Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco Regionale della Pineta di Appiano Gentile e Tradate, approvato con D.g.r. 7 luglio 2000 – n. 7/427. Tra gli obiettivi del Piano vi sono la protezione, la gestione e il controllo della fauna vivente allo stato selvatico (art. 22).  Piano di Settore per la tutela e la gestione della fauna nel Parco Pineta di Appiano Gentile e Tradate (Istituto Oikos, 2002). Costituiscono obietti vi specifici del Piano la conservazione e il potenziamento della fauna minore autoctona (comprendente i pesci).  Piano Particolareggiato d’attuazione del Parco del Lura (P arco Locale di Interesse Sovracomunale) – Relazione tecnica. Sebbene l’obiettivo prima rio dell’istituzione del PLIS sia la tutela di tipo urbanistico, il Piano nel suo complesso promuove anche la tutela e la conservazione del patrimonio faunistico.  Piano Particolareggiato d’attuazione del Parco del Lura (Parco Locale di Interesse Sovracomunale) – Norme tecniche definitive. Il Piano nel suo complesso promuove la tutela della fauna.  Piano di Gestione del SIC “Lago di Comabbio” (Graia, 2005a). Uno degli obiettivi strategici generali del piano di gestione è la tutela della fauna del SIC; in part icolare, nell’ambito dell’ittiofauna, il piano di gestione prevede una serie di azioni finalizzate al riequilibrio della comunità ittica autoctona del lago.  Piano del SIC Lago di Ganna IT2010001 (AA.VV, 2007). Nell’ambito del p iano di azione per la fauna acquatica di interesse comunitario , il Piano di gestione prevede, nel immissario, il ripopolamento dello scazzone e la riduzione selettiva della popolazione di trota fario con divieto di ripopolare il tratto di Margorabbia a monte del Lago di Ganna con fario di qualsiasi taglia; le trote rimosse saranno destinate al ripopolamento di altri corsi d’acqua vocazionali, scelti in accordo con la Provincia di Varese. OBIETTIVO DI PIANO: gestione alieutica eco-sostenibile mediante lo sviluppo dell’attiv ità di pesca dilettantistica e la valorizzazione e razionalizzazione della pesca professionale (acque dolci)  Convenzione Italo-Svizzera sulla pesca (Legge 22 novembre 1988, n. 530) . L’attività di Internazionale - europeo pesca nelle acque del Lago Maggior e, del Lago di Lugano e del Fiume Tresa è soggetta alle disposizioni stabilite dal Commissariato Italiano per la Convenzione Italo-Elvetica.  Legge Regionale 30 luglio 2001, n. 12. “Norme per l’incremento e la tutela del patrimonio ittico e l’esercizio della pesca nelle acque della Regione Lombardia”.  Regolamento Regionale 22 maggio 2003, n. 9. “Attuazione della L.R. 30 luglio 2001 n. Regionale 12 «Norme per l’incremento e la tutela del patrimonio ittico e l’esercizio della pesca nelle acque della Regione Lombardia»”.  Deliberazione Giunta Regionale 11 febbraio 2005 – n. 7/20557. L.r. 30 luglio 2001, n. 12, art. 8. “Adozione documento tecnico regionale per la gestione ittica”.  Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco Lombardo della Valle del Ticino, la Locale/sito-specifico cui variante generale è stata approvata con d.g.r. n. 7/5983 del 2 agosto 2001. Il PTC , all’art. 21, comma 4, indica, quale strumento per il conseguimento della gestione e tutela della fauna ittica, il “Piano di Settore per la t utela della Fauna Ittica”, in accordo

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con le Province.  Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco Naturale della Valle del Ticino, approvato con d.c.r. n. VII/919 del 26 novembre 2003. Il PTC , all’art. 18, comma 3, stabilisce il divieto dell’eserc izio di pesca nelle acque ricomprese, nelle zone A e B, al fine di favorire la tutela e l’incremento della fauna ittica autoctona.  Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco Naturale Campo dei Fiori, approvato con l.r. n. 13 del 9 aprile 1994 e su ccessive modifiche e integrazioni. Il PTC, all’art. 34, comma 2, stabilisce che il Piano di Settore relativo alla tutela e gestione del patrimonio faunistico determina i criteri per migliorare le condizioni e le possibilità per l’esercizio della pesca dile ttantistica, eventuali restrizioni alle modalità e ai mezzi ammessi per la pesca nel Parco e alle misure minime di pesci catturabili nel Parco; il comma 3 prevede il divieto dell’esercizio di pesca nelle riserve naturali orientate; al comma 4 il PTC specif ica che all’ente gestore compete, relativamente alle acque interne al Parco, esprimere un parere in merito al programma provinciale dei ripopolamenti ittici, al rilascio dell’autorizzazione per l’immissione di ittiofauna, all’organizzazione di gare e manifestazioni di pesca e alle domande di concessione.  Piano di Settore per la tutela e la gestione della fauna nel Parco Pineta di Appiano Gentile e Tradate (Istituto Oikos, 2002). Obiettivo specifico del Piano è la disciplina dei prelievi di fauna minore auto ctona in tutto il territorio del Parco; il Piano inoltre intende fornire indicazioni relative alle operazioni tecnico-scientifiche per il potenziamento della consistenza della fauna minore autoctona, compresi gli interventi di reintroduzione e ripopolamento.  Piano della Riserva Naturale Palude Brabbia approvato con d.g.r. n. 7/10706 del 18 ottobre 2002. Il paragrafo 11.1.4 riporta le norme in materia di ripopolamenti, introduzioni, reintroduzioni e controllo delle specie faunistiche, compresa l’ittiofauna, nell’ambito della Riserva. Il paragrafo 11.1.6 riporta inoltre la regolamentazione dell’attività alieutica all’interno della Riserva.  Piano Particolareggiato d’attuazione del Parco del Lura (Parco Locale di Interesse Sovracomunale) – Relazione tecnica. Il Piano richiama l’ammissibilità dell’attività alieutica all’interno del Parco.  Piano Particolareggiato d’attuazione del Parco del Lura (Parco Locale di Interesse Sovracomunale) – Norme tecniche definitive. Il Piano richiama l’ammissibilità dell’attività alieutica all’interno del Parco (art. 13).  ZPS IT2010501 “Lago di Varese” - SIC IT2010022 “Alnete del Lago di Varese”. Piano di Gestione (Idrogea, 2007)*. Al paragrafo 4.4.5 relativo all’attività alieutica è riportato: “Gli obiettivi del presente Piano per qu anto riguarda la conservazione in uno stato soddisfacente degli elementi di interesse comunitario presenti risultano concordanti con quanto espresso nel «Piano Ittico Provinciale»”.  Piano del SIC Lago di Ganna IT2010001 (AA.VV, 2007). Il Piano di gestione definisce l’attività alieutica (comprese le immissioni e i ripopolamenti) incompatibile con le finalità del SIC, fatti salvi eventuali interventi di ordine gestionale il cui fine sia strettamente connesso al mantenimento dell'equilibrio specifico del popol amento ittico, direttamente eseguiti dal Consorzio o da questo autorizzati secondo quanto previsto dall’art. 16 comma 7 lett. r) della L.r. 13/1994 (Allegato D). OBIETTIVO DI PIANO: gestione delle acque correnti e dei bacini idrici che promuova la salvagu ardia e la riqualificazione ambientale degli ecosistemi acquatici  Direttiva Habitat 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.  Risoluzione 1 febbraio 1993 del Consiglio e dei rappresentanti dei Governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio riguardante un programma comunitario di politica e d azione a favore dell’ambiente e di uno sviluppo sostenibile “Programma politi co e d'azione della Comunità europea a favore dell'ambiente e di uno sviluppo sostenibile ”. Relativamente alle acque dolci di superficie pone l’obiettivo di m antenere un elevato livello di qualità ecologica con una biodiversità corrispondente nella misura del possibile allo stato naturale di un dato bacino idrico, e di migliorare la qualità per ottenere una migliore qualità ecologica e garantire un elevato livello della qualità già esistente.  Decisione n. 2179/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio de l 24 settembre 1998 Internazionale - europeo relativa al riesame del programma comunitario di politica ed azione a favore dell'ambiente e di uno sviluppo sostenibile “Per uno sviluppo durevole e sostenibile ”. In materia di protezione delle acque, specifica l’importanza di sviluppare un quadro globale che preveda un sistema integrato di pianificazione e di gestione delle risorse idriche.  Direttiva 2000/60/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2000 che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque. Tra gli obiettivi della direttiva vi è la protezione delle acque superficiali interne che migliori lo stato degli ecosistemi acquatici e favorisca l’utilizzo sostenibile delle risorse idriche.  Direttiva 2006/44/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 6 settembre 2006 sulla qualità delle acque dolci che richiedono protezione o miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci.

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 Legge 5 gennaio 1994 n. 37. “Norme per la tutela ambientale delle aree demaniali dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle altre acque pubbliche”.  Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357. “Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”.  Decreto Legislativo 11 maggio 1999, n. 152. “Disposizioni sulla tutela delle acque dall'inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa al la protezione delle Nazionale acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole”- Testo aggiornato a seguito delle disposizioni correttive ed integrative di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 258.  Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152. "Norme in materia ambientale”. Il decreto tratta le norme in materia di tutela delle acque dall’inquinamento nella parte III, sezione II, ponendosi, tra gli obiettivi, la protezione e il miglioramento dello stato degli ecosistemi acquatici, e il mantenimento della capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici e la loro capacità di sostenere ampie e diversificate biocenosi. Nella successiva sezione III sono invece riportate le norme in materia di gestione delle risorse idriche.  Legge Regionale 12 dicembre 2003 – n. 26 (e succ. mod.). “Disciplina dei servizi locali di interesse economico generale. Norme in materia di gestione dei rifiuti, di energia, di utilizzo del sottosuolo e di risorse idriche”. La legge definisce “ l’acqua qua le patrimonio dell’umanità da tutelare in quanto risorsa esauribile di alto valore ambientale, culturale ed economico ” (art. 41, comma 1). Tra gli obiettivi che si pone la norma in materia di risorse idriche vi sono:  la tutela e la valorizzazione del patr imonio idrico, nel rispetto degli equilibri naturali e degli ecosistemi esistenti;  il miglioramento della qualità delle acque attraverso la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento;  la tutela e il miglioramento degli ecosistemi acquatici nello loro c aratteristiche chimiche, fisiche, biologiche e territoriali, mantenendo la capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici e la loro capacità di sostenere comunità vegetali e animali ampie e diversificate.  Programma Regionale di Sviluppo della VIII Legislatura, approvato con d.c.r. 26 ottobre 2005 n. VIII/25. Nell’ambito delle linee strategiche dell'azione di governo regionale riguardanti l’ambiente (capitolo 6, paragrafo 6.4), il programma attribuisce notevole importanza alle misure per l’uso e il r isparmio delle acque e agli strumenti di partenariato volti a favorire e attuare una gestione integrata degli interventi di riqualificazione dei corpi idrici, tutela della qualità delle acque, sicurezza idraulica.  Regolamento Regionale 24 marzo 2006, n. 2. “Disciplina dell'uso delle acque superficiali e sotterranee, dell'utilizzo delle acque a uso domestico, del risparmio idrico e del riutilizzo dell'acqua in attuazione dell'Art. 52, comma 1, lettera c) della legge regionale 12 dicembre 2003, n. 26”. La norma prevede che, per i corsi d'acqua superficiali soggetti a prelievo, sia verificata la disponibilità della risorsa idrica, sia garantito il Regionale raggiungimento o il mantenimento degli obiettivi di qualità ambientale previsti dalla pianificazione di settore, e sia garantito il deflusso minimo vitale (DMV) a valle della captazione.  Deliberazione Giunta Regionale 29 marzo 2006 – n. 8/2244. “Approvazione del Programma di uso e tutela delle acque, ai sensi dell’articolo 44 del d.lgs.152/99 e dell’articolo 55, comma 19 della l.r. 26/2003”.  Programma di Tutela e Uso delle Acque (Regione Lombardia, marzo 2006). Il programma individua:  i corpi idrici a specifica destinazione e le aree richiedenti specifiche misure di prevenzione dall’inquinamento e di risanamento;  gli obiettivi minimi di qualità ambientale per i corpi idrici significativi e per quelli a specifica destinazione d’uso;  gli indirizzi, le strategie di intervento e di gestione volti a garantire il raggiungimento o il mantenimento degli obiettivi previsti dal D.lgs. 152/99 e le misure necessarie alla tutela qualitativa e quantitativa del sistema idrico;  il programma di analisi delle caratteristiche del bacino idrografico e dell’impatto esercitato dall’attività antropica sullo stato dei corpi idrici.  Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR), approvato con d.c.r. 6 marzo 2001 - N. VII/197, e succ. mod., che individua ambiti di elevata naturalità e di rilevanza regionale per i quali gli obiettivi generali individuati dal PTPR sono il recupero e la tutela dell a naturalità e delle caratteristiche morfologiche e vegetazionali dei luoghi.  Piano Territoriale Regionale (PTR) della Lombardia, approvato con d.g.r. n. 8/6447 del 16 gennaio 2008. Nel recente PTR è stato integrato e aggiornato il PTPR approvato nel 2001, in linea con la "Convenzione Europea del paesaggio" e con il D.lgs. 42/2004 . Il PTR, che tra gli obiettivi si prefigge anche la tutela dell’ambiente, fornisce gli indirizzi di riqualificazione e contenimento del degrado paesaggistico relativamente alle fa sce

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fluviali e lacuali interessate da eventi alluvionali e ai corpi idrici caratterizzati da un elevato grado di inquinamento delle acque.  Legge Regionale 31 marzo 2008, n. 10. “Disposizioni per la tutela e la conservazione della piccola fauna, della flora e della vegetazione spontanea”. Tra gli obiettivi della legge vi è la salvaguardia degli habitat della piccola fauna e della flora autoctone, favorendo l’eliminazione o la riduzione dei fattori di alterazione ambientale anche nelle zone umide, negli alvei dei corsi d’acqua e nei bacini lacustri naturali e artificiali.  Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco Lombardo della Valle del Ticino, la cui variante generale è stata approvata con d.g.r. n. 7/5983 del 2 agosto 2001. Il PTC , all’art. 19, stabilisce le norme generali di tutela delle risorse idriche finalizzate alla salvaguardia degli equilibri ecologici degli ambienti acquatici.  Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco Naturale della Valle del Ticino, approvato con d.c.r. n. VII/919 del 26 novembre 2003. Il PTC , all’art. 16, stabilisce le norme di tutela delle risorse idriche; in particolare, al comma 1, esso definisce la tutela delle risorse idriche come l’attività che persegue l’obiettivo della tutela e ges tione delle acque meteoritiche, superficiali e sotterranee al fine di mantenere e migliorare l’assetto ecologico complessivo delle singole componenti degli ecosistemi ricompresi nel territorio del Parco.  Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco Naturale Campo dei Fiori, approvato con l.r. n. 13 del 9 aprile 1994 e successive modifiche e integrazioni . Il PTC, all’art. 34, comma 1, definisce, nell’ambito della tutela della fauna ittica, l’obiettivo di salvaguardia e miglioramento della qualità dell e acque in collaborazione con le amministrazioni competenti in materia di inquinamento idrico.  Piano di Settore di Tutela Geologica e Idrogeologica del Parco Naturale Campo dei Fiori. Contiene norme per la prevenzione dell’inquinamento delle acque superfic iali e per l’esecuzione di interventi con tecniche di ingegneria naturalistica.  Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco Regionale della Pineta di Appiano Gentile e Tradate, approvato con D.g.r. 7 luglio 2000 – n. 7/427. Il PTC individua fra i suoi obiettivi quello del miglioramento delle caratteristiche qualitative delle acque superficiali (art. 21). Mediante il piano di settore, inoltre, il PTC intende perseguir e gli obiettivi di riqualificazione graduale degli ambienti idrici e delle aree umide (art. 23).  Piano di Settore per la tutela e la gestione della fauna nel Parco Pineta di Appiano Gentile e Tradate (Istituto Oikos, 2002). Costituisce obiettivo specifico del Piano l’individuazione di interventi di graduale riqualifica degli ambienti idri ci e delle aree umide.  Piano Particolareggiato d’attuazione del Parco del Lura (Parco Locale di Interesse Sovracomunale) – Relazione tecnica. Nell’ambito delle norme di salvaguardia generale il Piano individua l’importanza della tutela dell’alveo del Lura. Locale/sito-specifico  Piano Particolareggiato d’attuazione del Parco del Lura (Parco Locale di Interesse Sovracomunale) – Norme tecniche definitive. Tra le norme di tutela il Piano prevede il divieto di alterazione dell’alveo e delle sponde del torrente e delle zone umide (art. 11). Nell’area di competenza fluviale e di vulnerabilità idrogeologica possono essere attuati interventi di recupero ambientale della valle del Lura per consentire una corretta laminazione delle acque in equilibrio con la conservazione degli ambienti nat urali, secondo tecniche di ingegneria naturalistica (art. 16).  Piano di Gestione del Sito di Importanza Comunitaria IT2010016 – Val Veddasca (Idrogea, 2006)*. Il Piano, tra gli obiettivi e le strategie gestionali, individua il miglioramento dell’ambiente f luviale da attuarsi anche mediante azioni di rinaturalizzazione dell’alveo e realizzazione di rampe di risalita, rilascio di adeguato DMV a valle delle captazioni, monitoraggio dell’ambiente e delle specie di acqua corrente.  Piano di Gestione del SIC “Lago di Comabbio” (Graia, 2005a). Tra gli obiettivi strategici generali del piano di gestione vi sono il mantenimento e il miglioramento dello stato di conservazione del SIC, mediante la tutela e la riqualificazione ambientale.  ZPS IT2010501 “Lago di Varese” - SIC IT2010022 “Alnete del Lago di Varese”. Piano di Gestione (Idrogea, 2007)*. Tra le azioni riportate dal Piano di Gestione sono previsti interventi di riqualificazione di alvei e sponde sul reticolo idrico immissario, mediante tecniche di ingegneria nat uralistica, con conseguenti benefici anche per i popolamenti ittici.  Piano del SIC Lago di Ganna IT2010001 (AA.VV, 2007). Nell’ambito degli interventi previsti dal Piano di gestione è indicata la sistemazione dei dissesti lungo gli affluenti del Pralugano e del Lago di Ganna finalizzata a limitare il progressivo interramento delle aree umide, utilizzando tecniche di ingegneria naturalistica.  Istituzione dell’Osservatorio del Lago di Varese (2004) da parte della Provincia (Settore Ecologia ed Energia)*. Tra gli obiettivi generali dell’istituzione di tale organo vi sono: la valutazione dei progetti in essere, la predisposizione di nuovi progetti per il risanamento del lago; la salvaguardia dell’ecosistema lacustre; la valorizzazione del lago dal punto di vista naturalistico, ricreativo-culturale ed economico.  “Programma Attività 2008” – Lago di Varese (Settore Ecologia ed Energia)*. Il

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Programma prevede: la realizzazione di una campagna di monitoraggio della qualità delle acque del Lago di Varese da marzo 2008 a febbraio 2009; interventi di sfalcio delle macrofite (soprattutto della castagna d’acqua ( Trapa natans ) a causa della sua elevata diffusione) al fine di contribuire alla rimozione del carico interno di nutrienti che influenza negativamente la qualità del le acque e per rispondere a necessità d’uso quali la navigazione e l’accessibilità degli approdi.  Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico (PAI) predisposto dell’Autorità di Bacino del Fiume Po, adottato con Deliberazione del Comitato Istituzionale n. 18 del 26 aprile 2001.  Piano Stralcio delle Fasce Fluviali (PSFF) elaborato dall’Autorità di Bacino del Fiume Po. Il piano, confluito nel PAI in corrispondenza dell'approvazione di quest'ultimo, individua le misure finalizzate a perseguire obiettivi di difes a del rischio idraulico, di mantenimento, salvaguardia e recupero dell’ambiente fluviale e delle sue componenti, di conservazione dei valori paesaggistici, storici, artistici e culturali all’interno delle regioni fluviali. * Sebbene costituisca un documento prodotto a livello provinciale e quindi al medesimo livello di governo, è stato considerato nell’ambito della coerenza verticale in quanto riferito ad un ambito territoriale più ridotto.

4.1.2 COERENZA ESTERNA ORIZZONTALE Ai fini di questo tipo di analisi, gli obiettivi generali del Piano sono stati confrontati con quelli generali definiti da altri piani e programmi dello stesso livello di governo e riferiti allo stesso ambito territoriale. Anche in questo caso dall’analisi di coerenza è emersa la totale congruità complessiva degli obiettivi di piano rispetto al contesto pianificatorio e programmatico provinciale, e non si rilevano elementi in contrasto con la pianificazione ittica. L’esito positivo dell’analisi di coerenza esterna orizzontale è evidenziato nella tabella che segue, dove sono indicati gli obiettivi generali dei documenti programmatici della Provincia di Varese considerati. Come si può osservare da quanto riportato in tabella, la Provincia è impegnata su diversi fronti nello sviluppo sostenibile e nella valorizzazione delle risorse, compresa quella idrica.

TABELLA 4-2: ELEMENTI DI ANALISI DELLA COERENZA ESTERNA ORIZZONTALE .

DOCUMENTO DI RIFERIMENTO OBIETTIVI IN MATERIA DI ACQUE - PESCA - FAUNA ITTICA DOCUMENTI PRODOTTI DA ALTRI SETTORI DELLA PROVINCIA Deliberazione di Giunta Provinciale La Provincia di Varese, attraverso questa delibera, si è impegnata P.V. n. 15 del 23/01/2001 formalmente all’attuazione dell’Agenda 21 Locale nel 2001 aderendo alle Carte di Aalborg e di Ferrara. Tra i principi di riferimento individuati dall’Ente vi è la valorizzazione delle risorse locali e dell’equilibrio del rapporto tra sistemi antropici e naturali garantendo e migliorando l’efficienza economica, l’equità sociale e l’integrità dell’ecosistema. Deliberazione di Giunta Provinciale La Provincia di Varese, con questa delibera, nell’ambito del processo di P.V. n. 237 del 15/06/2004 Agenda 21 della Provincia, ha sottoscritto gli Aalborg Commitments che costituiscono un impegno formale da parte delle amministrazioni locali rispetto a diversi temi legati alla sostenibilità e allo sviluppo. In particolare, nell’ambito delle risorse naturali comuni, l’impegno riguarda anche il miglioramento della qualità dell’acqua e il suo più efficiente utilizzo, e la promozione e l’incremento della biodiversità. Agenda 21 Provincia di Varese: Tra i principali obiettivi di riferimento del Piano d’Azione vi è la Piano d’Azione Sostenibile valorizzazione delle risorse locali e l’equilibrio del rapporto tra sistemi Provinciale (2005) antropici e naturali, garantendo e migliorando l’integrità dell’ecosistema, e favorendo l’integrazione, nelle attività dei vari settori della comunità, dei principi dello sviluppo sostenibile. Piano Territoriale di Coordinamento Il PTCP costituisce lo strumento di coordinamento, orientamento e indirizzo Provinciale (PTCP), approvato dal degli obiettivi generali dell’assetto e della tutela del territorio, e di Consiglio Provinciale con delibera definizione della politica di governo del territorio di competenza provinciale P.V. n. 27 in data 11/04/2007 in coerenza con i quadri normativi di riferimento regionali. In materia di acque il PTCP, recependo quanto stabilito dal PTUA, definisce le linee strategiche finalizzate alla tutela e gestione delle risorse idriche. Nell’ambito delle derivazioni di acque superficiali il PTCP persegue inoltre l’indirizzo di controllo e monitoraggio a carico dei concessionari, al fine di garantire il DMV a valle delle derivazioni.

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DOCUMENTO DI RIFERIMENTO OBIETTIVI IN MATERIA DI ACQUE - PESCA - FAUNA ITTICA DOCUMENTI PRODOTTI DAL SETTORE POLITICHE PER L’AGRICOLTURA E GESTIONE FAUNISTICA – COMMERCIO Deliberazione di Giunta Provinciale La Provincia di Varese con questa delibera, ad integrazione del R.R. 9/2003, n. 273 del 22/07/2003 istituisce il permesso turistico di pesca dilettantistica che permette l’esercizio della pesca in tutte le acque provinciali. Deliberazione di Giunta Provinciale La delibera prescrive la monetizzazione degli obblighi ittiogenici a carico dei n. 482 del 21/12/2005 titolari di concessioni di derivazione delle acque pubbliche.

Decreto Dirigenziale n. 156 del Il decreto riguarda la modifica della misura minima di cattura del lucioperca 21/12/2006 nelle acque correnti (fiumi e torrenti) della Provincia di Varese. Decreto Dirigenziale n. 157 del Il decreto istituisce la zona di protezione ittica sul Lago di Varese alla foce 21/12/2006 del Torrente Tinella in Comune di Gavirate con divieto assoluto di pesca. Deliberazione di Giunta Provinciale La delibera contiene le disposizioni relative alla regolamentazione della n. 142 del 23/05/2007 pesca alla carpa (Carpfishing) sul Lago di Varese e sul Lago di Ghirla. Decreto Dirigenziale n. 36 del Il decreto stabilisce il divieto sul Lago di Varese sia da riva che da barca, 31/03/2008 dell’uso di lenze con esche multiple (lanzettera – tirlindana – amettiera ecc.). Decreto Dirigenziale n. 11 del Il decreto riguarda: l’istituzione della zona di divieto di pesca sul Torrente 10/02/2009 Trallo nel territorio comunale di Brusimpiano; l’estensione del limite di pesca di n. 25 capi di pesce persico in tutto il territorio provinciale; l’equiparazione dell’uso del ciambellone o belly-boat all’imbarcazione per svolgere attività di pesca. Decreto Dirigenziale n. 25 del Il decreto istituisce una zona di divieto di pesca sul bacino di carico delle 16/02/2009 opere di presa consortili del Panperduto in Comune di Somma Lombardo. Decreto Dirigenziale n. 30 del Il decreto istituisce il divieto di pesca notturna alla carpa nel Lago di Ghirla. 25/02/2009

4.2 ANALISI DELLA COERENZA INTERNA

Una volta verificata la coerenza esterna del Piano, e quindi la compatibilità degli obiettivi prefissati rispetto all’intero contesto normativo, programmatico e ambientale-territoriale nel quale si inserisce, è necessario valutare la coerenza delle proposte di intervento e quindi dei contenuti stessi del Piano. La coerenza interna riguarda, infatti, la compatibilità tra gli obiettivi che il Piano si è prefissato e le linee d’azione che lo stesso propone per il raggiungimento di tali obiettivi.

Questo tipo di analisi consente pertanto di individuare eventuali contraddizioni all’interno del Piano. La modalità con cui si procede alla verifica della corrispondenza tra obiettivi e azioni di piano, consiste nella definizione di indicatori adeguati che possano mettere in luce elementi conflittuali, incongruità, o aspetti del Piano non considerati o non trattati in modo sufficientemente approfondito. A questo proposito, il documento della Regione Lombardia “Indirizzi generali per la valutazione ambientale di piani e programmi – articolo 4 della L.R. 11 marzo 2005, n. 12 ”, al punto 5.11, specifica come la coerenza interna delle relazioni esistenti tra obiettivi e linee di azione del piano debba essere verificata, appunto, mediante un sistema di indicatori che rappresentino le attività o azioni previste.

L’analisi della coerenza interna si articola dunque in due fasi distinte:

 verifica della corrispondenza tra obiettivi e azioni : per ciascun obiettivo, generale o specifico, che il Piano si è posto, deve essere individuata almeno un’azione finalizzata al relativo conseguimento; in questo modo si effettua un’iniziale valutazione della validità

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del Piano che consente di identificare eventuali obiettivi dichiarati ma non perseguiti mediante azioni specifiche e quindi di ovviare a possibili carenze del Piano;

 definizione, per ogni azione di piano, di almeno un indicatore che consenta di stabilire una relazione chiara tra azione intrapresa ed effetti correlati e, quindi, in ultima analisi, che espliciti il legame esistente tra azione e obiettivo corrispondente; in questa fase viene valutata l’adeguatezza degli interventi previsti dal Piano, in funzione delle finalità prefissate, in quanto consente di verificare l’esistenza o meno di elementi di contrasto o contraddizione tra gli obiettivi specifici e le diverse azioni previste dal Piano, rispetto a un medesimo obiettivo generale.

Per quanto riguarda la fase di definizione del sistema degli obiettivi e delle azioni, il Piano Ittico ha individuato per ciascuno degli obiettivi prefissati un’azione o, in molti casi, una serie di azioni che possono essere distinte in due tipologie principali:

 azioni di gestione faunistica e alieutica , direttamente finalizzate alla tutela, al mantenimento e all’incremento della fauna ittica autoctona, nonché alla pianificazione di un’attività alieutica eco-sostenibile;

 azioni di riqualificazione ambientale , volte al miglioramento della qualità degli ambienti acquatici e che pertanto concorrono indirettamente anche al sostegno delle popolazioni ittiche.

Relativamente al sistema di indicatori, sono stati individuati gli indicatori ritenuti più adeguati sulla base delle seguenti caratteristiche:

 pertinenza : attinenza dell’indicatore alle tematiche proposte negli obiettivi;

 significatività : capacità dell’indicatore di rappresentare in modo chiaro ed efficace le problematiche;

 popolabilità : disponibilità di dati per il calcolo dell’indicatore;

 aggiornabilità : possibilità di avere nuovi valori della stessa serie storica che permettano l’aggiornamento dell’indicatore;

 rapporto costi/efficacia buono : dispendio di risorse non eccessivo per il reperimento dei dati utili per la definizione dell’indicatore in rapporto all’informazione finale contenuta nell’indicatore stesso;

 massimo livello di dettaglio significativo : possibilità di rappresentare la distribuzione spaziale dei valori dell’indicatore sul territorio utilizzando informazioni georeferenziate;

 comunicabilità : immediata comprensibilità da parte di un pubblico di tecnici e di non tecnici, semplicità di interpretazione e di rappresentazione mediante impiego di strumenti quali tabelle grafici o mappe;

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 sensibilità alle azioni di piano : capacità dell’indicatore di registrare le variazioni significative delle componenti ambientali indotte dall'attuazione delle azioni di Piano;

 tempo di risposta sufficientemente breve : l’indicatore deve essere in grado di riflettere i cambiamenti generati dalle azioni di Piano in un intervallo temporale sufficientemente breve per evitare un riorientamento del Piano tardivo e l’insorgere di fenomeni di accumulo non trascurabili sul lungo periodo;

 impronta spaziale : capacità dell’indicatore di rappresentare nello spazio l’andamento dei fenomeni che descrive.

Nello specifico, sono stati selezionati indicatori in grado di mettere in relazione le azioni di Piano con gli obiettivi; indicatori di questo tipo, definiti indicatori di prestazione o prestazionali , permettono, infatti, di valutare il grado di conseguimento degli obiettivi (in termini di efficacia e di efficienza) e di attuazione delle linee di azione del Piano, e consentono di monitorarne gli effetti sull’ambiente. In particolare, gli indicatori prestazionali individuati si possono ricondurre a due diverse tipologie:

 indicatori di risultato : descrivono o quantificano l’effetto prodotto dalle azioni e dalle strategie di Piano;

 indicatori di realizzazione : indicano se e in che modo le azioni e le strategie di Piano sono state portate a compimento.

Nelle due tabelle che seguono (Tabella 4-3 e Tabella 4-4) sono descritti gli indicatori prestazionali di risultato e di realizzazione individuati. Come si può osservare, alcuni indicatori prestazionali sono stati raggruppati in un unico indicatore che tiene conto di tutte le informazioni fornite dai diversi indicatori prestazionali che lo costituiscono.

In Tabella 4-5 è riportata la matrice di sintesi dell’analisi della coerenza interna, che mette in relazione gli obiettivi con le azioni di Piano, e definisce l’indicatore o gruppo di indicatori corrispondenti. In questa tabella i gruppi di indicatori precedentemente individuati sono riportati con il nome del solo gruppo di riferimento.

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TABELLA 4-3: INDICATORI PRESTAZIONALI DI RISULTATO INDIVIDUATI PER IL PIANO ITTICO .

GRUPPO DI INDICATORI INDICATORI PRESTAZIONALI DI RISULTATO UNITÀ DI MISURA DESCRIZIONE Indice di Funzionalità Fluviale (IFF) I-V (classi) Indice che valuta la funzionalità idrobiologica dell’habitat fluviale e ripario di un tratto di corso d’acqua Habitat Assessment (HA) I-IV (classi) Indice che valuta l’integrità complessiva dell’habitat fluviale in un tratto e la sua idoneità ad ospitare una biocenosi acquatica Indicatore che valuta la percentuale di superficie rappresentata dalle diverse unità idraulico-morfologiche ( run – riffle – pool ) che caratterizzano un Unità di mesohabitat fluviale % tratto di corso d’acqua Indice che valuta la qualità biologica dell’acqua sulla base dell’eterogeneità della comunità macrobentonica e del diverso grado di sensibilità alle Indice Biotico Esteso (IBE) I-V (classi) alterazioni ambientali dei gruppi sistematici che la costituiscono

Stato dell’ecosistema acquatico Indice che valuta il livello di inquinamento da macrodescrittori (Ossigeno Disciolto, BOD 5, COD, Azoto ammoniacale, Azoto nitrico, Fosforo totale, Livello di Inquinamento da Macrodescrittori (LIM) I-V (classi) Escherichia coli ) come previsto dal D.Lgs. 152/99 e succ. mod.; rappresenta una misura del grado di inquinamento di natura chimica, chimico - fisica e microbiologica dell’acqua Stato Ecologico dei corsi d’acqua (SECA) I-V (classi) Indice che valuta la qualità degli ecosistemi fluviali sulla base dei risultati del LIM e dell’IBE, come previsto dal D.Lgs. 152/99 e succ. mod. Indice che valuta la qualità degli ecosistemi lacustri sulla base dello stato trofico (Fosforo totale, trasparenza, Ossigeno ipolimnico, Clorofilla “a”), come Stato Ecologico dei laghi (SEL) I-V (classi) previsto dal D.Lgs. 152/99 e succ. mod. Indice che valuta la qualità degli ecosistemi acquatici sulla base dei risultati dello Stato Ecologico e dello Stato Chimico (inquinanti chimici organici e Stato Ambientale I-V (classi) inorganici), come previsto dal D.Lgs. 152/99 e succ. mod. Ossigeno disciolto mg/l - % sat Parametro che indica la concentrazione e la percentuale di saturazione di ossigeno disciolto Conducibilità elettrica specifica S/cm Parametro che indica la quantità di sali solubili in acqua pH Unità Parametro che indica la concentrazione di ioni idrogeno nell’acqua Temperatura °C Parametro che indica la temperatura dell’acqua Domanda Biochimica di Ossigeno Parametro che indica la quantità di ossigeno necessaria ai microrganismi aerobi per degradare, ad una temperatura fissata e in un periodo di tempo mg/l O 2 (BOD 5) determinato (5 giorni), la materia organica biodegradabile presente in un campione di acqua Parametro che indica la quantità di ossigeno necessaria per la completa ossidazione chimica dei composti organici e inorganici presenti in un campione di Domanda Chimica di Ossigeno (COD) mg/l O 2 acqua, ad una data temperatura e in un periodo di tempo determinato

Qualità delle acque Solidi Sospesi Totali (SST) mg/l Parametro che indica il contenuto di sostanze indisciolte presenti in un campione di acqua Trasparenza (disco di Secchi) m Parametro che indica la profondità di scomparsa del disco di Secchi; rappresenta una misura indiretta della produttività di un lago Azoto totale mg/l N Parametro che indica la concentrazione di azoto totale in un campione di acqua

Azoto ammoniacale mg/l N Parametro che indica la concentrazione di azoto ammoniacale (NH 4) in un campione di acqua

Azoto nitroso mg/l N Parametro che indica la concentrazione di azoto nitroso (NO 2) in un campione di acqua

Azoto nitrico mg/l N Parametro che indica la concentrazione di azoto nitrico (NO 3) in un campione di acqua Fosforo totale g/l P Parametro che indica la concentrazione di fosforo totale in un campione di acqua Coliformi totali UFC/100 ml Parametro che indica la concentrazione di coliformi totali in un campione di acqua; rappresenta un indicatore di contaminazione non recente Coliformi fecali UFC/100 ml Parametro che indica la concentrazione di coliformi di origine fecale in un campione di acqua; rappresenta un indicatore di contaminazione recente Composizione in specie - Lista delle specie che compongono la comunità ittica Ricchezza in specie N° Numero complessivo di specie che compongono la comunità ittica Composizione della comunità ittica 1-5 (classi) Valuta l’abbondanza relativa delle diverse specie ittiche, evidenziando eventuali dominanze Stato dell’ittiocenosi Struttura di comunità % di frequenza Valuta l’abbondanza relativa delle diverse famiglie, evidenziando i rapporti interspecifici Struttura di popolazione 1-5 (classi) Valuta l’abbondanza relativa delle diverse classi di età (giovani, subadulti, adulti), evidenziando eventuali squilibri Specie di interesse conservazionistico N° Numero di specie ittiche di interesse conservazionistico (oggetto di direttive comunitarie di protezione e tutela, liste rosse, endemismi, ecc.) Rapporto specie autoctone/alloctone % Indica il rapporto tra il numero di specie autoctone rispetto a quello delle specie esotiche presenti nella comunità ittica Consistenza sui posatoi N° ittiofagi Consistenza del popolamento ornitico ittiofago presso i diversi posatoi, e variazioni stagionali Stato dell’ornitofauna ittiofaga Consistenza negli ambienti acquatici N° ittiofagi Consistenza del popolamento ornitico ittiofago in corrispondenza degli ambienti acquatici lotici e lentici, e variazioni stagionali Valuta la fruizione del sito web della Provincia quale strumento di divulgazione del tema della fauna ittica e della programmazione e pianificazione - Visitatori delle pagine web dedicate N° di visitatori provinciale della pesca

- Libretto del pescato per pescatori di professione N° di pesci catturati per Strumento informativo che consente, per ogni stagione di pesca, di quantificare il prelievo delle specie per ogni corso d’acqua o tratto e valutarne - Libretto segna-catture per pescatori dilettanti corso d’acqua o tratto l’andamento; le informazioni ricavate consentono inoltre di verificare l’adeguatezza delle scelte gestionali adottate - Licenze di pesca N°/anno Numero di licenze di pesca rilasciate annualmente dalla Provincia

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TABELLA 4-4: INDICATORI PRESTAZIONALI DI REALIZZAZIONE INDIVIDUATI PER IL PIANO ITTICO .

GRUPPO DI INDICATORI INDICATORI PRESTAZIONALI DI REALIZZAZIONE UNITÀ DI MISURA DESCRIZIONE Calendario degli interventi - Piano annuale degli interventi di Tipologia di intervento - controllo delle popolazioni ornitiche Documento che indica le date, la tipologia, le modalità di intervento e la localizzazione delle attività di controllo delle popolazioni ornitiche ittiofaghe ittiofaghe Modalità di intervento - Localizzazione degli interventi - Esiti degli interventi di controllo delle Strumento che valuta l’efficacia delle azioni di controllo periodiche sulla base dei risultati ottenuti dalle diverse tipologie e modalità di intervento Rapporti periodici - popolazioni ornitiche ittiofaghe sperimentate; il documento contiene anche informazioni georeferenziate relative alla localizzazione e al numero degli interventi effettuati Parametro che indica la portata che deve essere rilasciata a valle di una derivazione idrica affinché siano garantite la sopravvivenza delle biocenosi - Deflusso Minimo Vitale (DMV) l/s acquatiche e il mantenimento delle funzioni ecologiche dell’ecosistema acquatico - Progetti esecutivi di passaggi artificiali per pesci N° Indica il numero di progetti esecutivi di passaggi artificiali per pesci conclusi

- Passaggi artificiali per pesci realizzati N° Indica il numero complessivo di opere realizzate

- Estensione di corso d’acqua ripristinata km Indica i km di corso d’acqua resi percorribili dalla fauna ittica a seguito della realizzazione di passaggi artificiali per pesci

N° ed estensione dei siti riproduttivi Quantità N° Indica il numero e la superficie complessiva delle aree di riproduzione ittica presso i litorali lacustri interessati da intervento di miglioramento e lacustri oggetto di intervento 2 manutenzione Estensione m Quantità N° Numero, localizzazione cartografica ed estensione delle zone istituite dal Piano Ittico (zone di protezione e ripopolamento, zone di tutela, zone per la N°, localizzazione ed estensione delle Localizzazione - pesca invernale, zone per le gare e le manifestazioni di pesca, tratti per la pesca a mosca, zone per la pesca subacquea, tratti per la pesca a riva con zone istituite reti professionali) Estensione m / m 2 Quantitativo N° Numero e taglia dei pesci immessi (e specie di appartenenza) nell’ambito dei ripopolamenti ittici N° e taglia dei pesci immessi Taglia cm Quantità immessa N° Quantitativo di materiale ittico Quantitativo di materiale ittico e specie di appartenenza immesso o valore dell’importo equivalente corrisposto ai fini degli adempimenti degli obblighi immesso o valore dell’importo Specie ittica - ittiogenici da parte dei soggetti derivatori o quale misura di salvaguardia del patrimonio ittico in caso di asciutte, interruzioni e interventi in alveo equivalente corrisposto Valore dell’importo equivalente corrisposto € Gli interventi in alveo nei corsi d’acqua naturali o artificiali che, per intero o in parte, modificano la portata e comportano interruzione o asciutta del - Comunicazione dell’avvio dell’intervento - corpo idrico, devono essere comunicati al Servizio Caccia e Pesca e al Corpo di Polizia della Provincia almeno 30 giorni prima dell’inizio dei lavori Calendario degli interventi - Programma delle azioni di Specie ittica - contenimento delle specie ittiche Documento che indica le date, le modalità e la localizzazione delle attività di contenimento e la/e specie ittica oggetto di intervento alloctone dannose Modalità di intervento - Localizzazione degli interventi -

Convenzioni con i gestori/associazioni - Convenzioni stipulate con le associazioni che gestiscono le strutture ed erogazione dei fondi a disposizione per interventi di ampliamento e Convenzioni e investimenti Nuovi investimenti - manutenzione straordinaria delle strutture produttive Uova prodotte N° uova/anno Dati di produzione Produzione annuale di uova e avannotti derivante dalle attività degli incubatoi ittici e dalla riproduzione artificiale Avannotti prodotti N° avannotti /anno

- Conferenze, convegni - Eventi organizzati al fine di divulgare le attività di tutela e incremento delle specie ittiche in atto o previste - Materiale divulgativo prodotto - Realizzazione di opuscoli, poster, brochure, ecc., al fine di divulgare le attività di tutela e incremento delle specie ittiche in atto o previste

- Gare e manifestazioni di pesca N°/anno Numero di autorizzazioni di gare e manifestazioni di pesca rilasciate annualmente dalla Provincia Documenti di valutazione dell’attività di vigilanza della pesca; le informazioni costituiscono una misura indiretta dell’efficacia e dell’adeguatezza delle - Rapporti della Polizia Provinciale - strategie gestionali adottate Corsi di formazione e aggiornamento per agenti - - Valuta l’impegno da parte della Provincia nella formazione del corpo di vigilanza dell’attività alieutica di vigilanza volontari e per operatori - Pubblicazioni del calendario di pesca distribuite N° Valuta l’impegno da parte della Provincia nella divulgazione della programmazione e pianificazione provinciale della pesca

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TABELLA 4-5: ANALISI DELLA COERENZA INTERNA DEL PIANO ITTICO .

AZIONI OBIETTIVI GENERALI OBIETTIVI SPECIFICI INDICATORI O GRUPPI DI INDICATORI TIPOLOGIA DESCRIZIONE Tutela delle specie ittiche Tutela e mantenimento delle Gestione faunistica e alieutica Istituzione di zone di salvaguardia (zone di protezione, Stato dell’ittiocenosi di interesse specie ittiche di pregio ripopolamento e tutela) conservazionistico Programma delle azioni di contenimento effettuate e Divieto di pesca Stato dell’ittiocenosi mantenimento e Ripopolamenti ittici nelle acque vocazionali N° e taglia dei pesci immessi incremento delle popolazioni ittiche di Stato dell’ittiocenosi pregio soggette a maggior Tutela e incremento delle Gestione faunistica e alieutica Controllo delle specie ittiche alloctone dannose Stato dell’ittiocenosi pressione di pesca popolazioni ittiche autoctone Programma delle azioni di contenimento effettuate Prescrizione degli obblighi ittiogenici ai soggetti derivatori Quantitativo di materiale ittico e specie di appartenenza immesso o valore dell’importo equivalente corrisposto Potenziamento delle attività Supporto alla gestione delle strutture produttive Convenzioni e investimenti produttive presso gli incubatoi Programmi di gestione degli incubatoi ittici Dati di produzione ittici Attività di riproduzione artificiale utilizzando individui Dati di produzione selvatici di popolazioni locali Tutela del patrimonio ittico Gestione faunistica Mitigazione dell’attività predatoria degli uccelli ittiofagi Stato dell’ittiocenosi Stato dell’ornitofauna ittiofaga Piano annuale degli interventi di controllo Esiti degli interventi di controllo Misure di salvaguardia del patrimonio ittico in caso di Comunicazione dell’avvio dell’intervento asciutte, interruzioni e interventi in alveo Quantitativo di materiale ittico e specie di appartenenza immesso o valore dell’importo corrisposto Ripristino della funzionalità Riqualificazione degli Rilascio di DMV a valle di ogni captazione Valore di DMV fluviale e del corridoio ecosistemi acquatici ecologico Stato dell’ittiocenosi Stato dell’ecosistema acquatico Qualità delle acque Ripristino della continuità Deframmentazione del Realizzazione di passaggi artificiali per pesci nel reticolo N° di progetti esecutivi fluviale longitudinale corridoio acquatico idrografico prioritario per le migrazioni N° di opere realizzate Km di corso d’acqua ripristinati Stato dell’ittiocenosi Ripristino della continuità Riqualificazione degli Miglioramento e manutenzione delle aree di riproduzione N° ed estensione dei siti oggetto di intervento fluviale trasversale ecosistemi acquatici ittica presso i litorali lacustri Stato dell’ittiocenosi

Sostegno indiretto alla riproduzione naturale Sensibilizzazione sul tema Divulgazione Divulgazione delle attività di tutela e incremento delle N° visitatori delle pagine web dedicate della fauna ittica specie ittiche Conferenze, convegni Materiale divulgativo prodotto

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AZIONI OBIETTIVI GENERALI OBIETTIVI SPECIFICI INDICATORI O GRUPPI DI INDICATORI TIPOLOGIA DESCRIZIONE Pianificazione dell’attività Gestione delle acque Gestione delle acque Classificazione-categorizzazione delle acque Stato dell’ittiocenosi alieutica e della gestione sostenibile delle acque che privilegi la Stato dell’ecosistema acquatico tutela della riproduzione Qualità delle acque naturale e la sopravvivenza della fauna Sviluppo dell’attività di Gestione faunistica e alieutica Istituzione di zone a fruizione di pesca differenziata (pesca N°, localizzazione ed estensione delle zone istituite pesca dilettantistica a mosca, gare e manifestazioni di pesca, pesca subacquea) ittica Libretto segna-catture N° di gare e manifestazioni di pesca N° licenze di pesca Regolamentazione dell’attività alieutica 1 Libretto segna-catture Stato dell’ittiocenosi Vigilanza della Polizia Attività di vigilanza della pesca Rapporti della Polizia Provinciale Provinciale Formazione e divulgazione Interventi formativi Corsi di formazione e aggiornamento per agenti di vigilanza volontari e per operatori Divulgazione della programmazione e pianificazione annuale N° di pubblicazioni del calendario di pesca distribuite della pesca N° visitatori delle pagine web dedicate Valorizzazione e Gestione alieutica Regolamentazione della pesca professionale 2 Libretto del pescato razionalizzazione della pesca professionale Stato dell’ittiocenosi N° di pescatori di professione

Vigilanza della Polizia Attività di vigilanza della pesca Rapporti della Polizia Provinciale Provinciale Formazione e divulgazione Interventi formativi Corsi di formazione e aggiornamento per agenti di vigilanza volontari e per operatori Divulgazione della programmazione e pianificazione annuale N° di pubblicazioni del calendario di pesca distribuite della pesca N° visitatori delle pagine web dedicate

1 Definizione di misure minime, periodi di divieto e limiti di cattura giornalieri.

2 Regolamento della pesca professionale: norme di carattere generale; elenco, tempi e modalità degli attrezzi consentiti.

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Dall’analisi degli elementi riportati nelle tabelle precedenti emerge come, in linea generale, il periodico monitoraggio dello stato dei popolamenti ittici e della qualità ecologica degli ambienti acquatici possa fornire le migliori indicazioni circa l’efficacia delle linee d’azione attuate per conseguire gli specifici obiettivi prefissati. A questo proposito, è importante sottolineare come tutte le informazioni riportate nella Carta Ittica Provinciale, periodicamente sottoposta ad aggiornamento, delineando un quadro esaustivo delle condizioni dell’ittiofauna e degli habitat acquatici, costituiscano un concreto e fondamentale indice di raggiungimento delle finalità esplicitate dal Piano e, di conseguenza, anche della validità o meno delle strategie e delle scelte adottate. È, infatti, evidente che obiettivi quali la tutela del patrimonio ittico e il miglioramento degli ambienti acquatici siano verificabili nel tempo essenzialmente grazie ad indicatori dello stato dei popolamenti ittici e dell’integrità ecologica degli ambienti in cui essi vivono, che consentono anche di definire un andamento temporale delle condizioni di queste due componenti ambientali, e, quindi, di valutare l’adeguatezza degli interventi attuati rispetto al quadro ambientale preesistente.

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55 QQUUAADDRROO AAMMBBIIEENNTTAALLEE

In questo capitolo è illustrato il quadro ambientale relativo agli aspetti pertinenti al Piano Ittico, rappresentati dagli ambienti acquatici e dalla fauna ittica. A questo proposito occorre evidenziare come il Piano Ittico, a differenza di altri strumenti pianificatori, sia un documento che la normativa di settore prevede sia sempre accompagnato dalla Carta Ittica (in fase di aggiornamento), che pertanto costituisce il quadro conoscitivo di riferimento ambientale e faunistico a supporto dell’attività pianificatoria; a tale documento si rimanda dunque per una trattazione di maggiore dettaglio. Per quanto riguarda gli aspetti di natura più propriamente ambientale si rimanda inoltre a quanto pubblicato periodicamente da ARPA Lombardia e dalla C.I.P.A.I.S. (Convenzione Internazionale per la Protezione delle Acque Italo-Svizzere).

5.1 STATO ATTUALE DEGLI ECOSISTEMI ACQUATICI

I principali bacini idrografici nel territorio provinciale sono ascrivibili al Lago Maggiore, al Fiume Ticino sublacuale e al Fiume Lambro. In tali bacini confluiscono numerosi corsi d’acqua naturali e artificiali, più precisamente 95, tra fiumi, torrenti, rii, secondo una recente classificazione della Regione Lombardia (D.G.R. 1 agosto 2003 – n. 7/13950). A questi vanno aggiunti i laghi di Varese, Ceresio, Ghirla, Ganna, Comabbio e Monate (ARPA Lombardia, 2004).

Per quanto riguarda i prelievi idrici, sul territorio provinciale sono presenti numerose derivazioni, soprattutto di piccole dimensioni; l’utilizzo è prevalentemente idroelettrico, collegabile alla presenza di importanti centrali ubicate principalmente lungo l’asta del Ticino, del Tresa, del Torrente Rancina e del Fiume Bardello, nonché sul Lago Maggiore. Rilevante è anche l’uso irriguo, anche se i volumi derivati attraverso il Canale Villoresi (lungo 86 km, quasi interamente entro i confini della Provincia di Milano) sono utilizzati prevalentemente al di fuori del territorio provinciale (ARPA Lombardia, 2007).

In termini di qualità delle acque, le principali criticità nella depurazione si riferiscono quasi esclusivamente all’azoto (nitrico, nitroso e ammoniacale) e ad Escherichia coli . L’impianto intercomunale di Olgiate Olona, al quale è stato recentemente collettato lo scarico proveniente da un’industria chimica locale, ha manifestato evidenti carenze strutturali originate da quantità rilevanti di varie forme azotate di origine industriale (ARPA Lombardia, 2007).

I corsi d’acqua naturali oggetto di monitoraggio da parte dell’ARPA ai sensi della normativa vigente, sono i torrenti Arno e e i fiumi Bardello, Olona, Ticino e Tresa. Le situazioni più critiche riguardano il Fiume Olona a causa dell’elevata urbanizzazione e industrializzazione del territorio attraversato dal corso d’acqua, e della mancanza della fase di disinfezione nell’impianto di depurazione di Varese. Le analisi microbiologiche evidenziano tuttavia, nel corso degli anni, una generale tendenza al miglioramento in tutti i punti di prelievo in relazione al collettamento di alcuni scarichi fognari. Un ulteriore miglioramento potrà verificarsi non solo al completamento del collettamento di tutti i reflui urbani, ma anche con una migliore gestione dei processi depurativi. Per contro, nel Fiume Ticino si rileva una migliore qualità dal punto di

39 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE vista microbiologico, sebbene si riscontri qualche criticità nei piccoli impianti che recapitano nel tratto iniziale del fiume; il corso d’acqua, per le sue caratteristiche, presenta buone capacità autodepurative (ARPA Lombardia, 2007).

Nella figura che segue è riportato lo Stato Ecologico dei laghi e dei corsi d’acqua della Provincia di Varese periodicamente monitorati da ARPA Lombardia.

FIGURA 5-1: CARTA DELLO STATO ECOLOGICO DEI CORPI IDRICI DELLA PROVINCIA DI VARESE MONITORATI DALL ’ARPA (I DATI RELATIVI AI LAGHI SI RIFERISCONO AL 2005 MENTRE QUELLI RELATIVI AI CORSI D ’ACQUA SI RIFERISCONO AL 2006).

Nei paragrafi che seguono è riportata una sintesi delle caratteristiche degli ecosistemi acquatici distinta per bacino idrografico e per singolo bacino lacustre. Per quanto riguarda i corsi d’acqua, saranno considerati soltanto quelli principali, rimandando, per ulteriori approfondimenti, ai contenuti della Carta Ittica della Provincia di Varese, in fase di aggiornamento.

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5.1.1 AFFLUENTI DEL LAGO MAGGIORE I principali corsi d’acqua tributari del Lago Maggiore relativamente al territorio provinciale sono, procedendo da nord a sud: il Torrente Val Molinera, il Torrente , il Torrente Colmegnino, il Fiume Tresa, il Torrente Margorabbia, il Torrente Boesio, il Torrente Monvallina, il Fiume Bardello e il Torrente Acquanegra.

Torrente Val Molinera

Il Torrente Val Molinera nasce sopra l’Alpe Nove Fontane, ai piedi del Sasso Corbaro, alla quota di 1460 m s.l.m., e scorre con andamento sinuoso ed una pendenza media del 21% in una valle a “v” profonda, raccogliendo lungo il suo percorso le acque di numerosi affluenti minori. Dopo un percorso di circa 7 km, che interessa i Comuni di Veddasca, Pino sulla Sponda del Lago Maggiore e , sfocia nel Verbano in corrispondenza dell’abitato di Zenna (Comune di Pino sulla Sponda del Lago Maggiore). Dal punto di vista dell’habitat fluviale, in base alle caratteristiche geo-morfologiche del territorio attraversato dal corso d’acqua e delle relative condizioni idraulico-morfologiche, è possibile suddividere il Torrente Val Molinera in due tratti: il tratto iniziale, dalle sorgenti al limite inferiore dell’area vegetata a pascoli, caratterizzato da un ambiente tipicamente epiritrale con ridotta larghezza media dell’alveo bagnato, pendenza molto accentuata, acque turbolente, fondo dell’alveo roccioso e costituito da massi e ciottoli; il tratto medio-inferiore, che attraversa un’area coperta da boschi di latifoglie, e che presenta un alveo bagnato più ampio, una pendenza meno accentuata e una discreta disponibilità di rifugi per la fauna ittica, offerti dai massi presenti in alveo e dalle radici arboree lungo le rive.

Torrente Giona

Il Torrente Giona nasce dal Monte Tamaro, nel Canton Ticino in Svizzera, a oltre 1100 m s.l.m.. Dopo circa 2 km entra in Provincia di Varese, formando la Val Veddasca e confluendo successivamente, dopo circa 11 km, nel Lago Maggiore in corrispondenza dell’abitato di . In territorio italiano attraversa i Comuni di Veddasca, Curiglia con Monteviasco, Dumenza e Maccagno. Durante il suo percorso irregolare, attraversando un ambiente naturale ben conservato e scarsamente antropizzato, tra le montagne coperte di boschi di latifoglie, e scorrendo per tratti anche piuttosto lunghi entro pareti rocciose, il corso d’acqua riceve l’apporto di numerosi torrenti che contribuiscono a renderne sempre più impetuoso l’andamento.

In termini idraulico-morfologici, il Torrente Giona rappresenta un tipico ambiente ritrale, caratterizzato da elevata pendenza dell’alveo, acque turbolente con frequenti raschi ( riffle ) e pozze ( pool ), alternati a brevi tratti di correntini ( run ), substrato di fondo in prevalenza costituito da massi, ciottoli e ghiaia, discreta disponibilità di rifugi per la fauna ittica. Il Giona, insieme ad altri torrenti suoi tributari, riveste una notevole importanza dal punto di vista ittico per la vocazione espressa dalla qualità dell’habitat fluviale ad ospitare popolazioni vitali di trota fario.

41 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

Tuttavia l’asta del Torrente Giona è interessata nel suo tratto intermedio da una derivazione ad uso idroelettrico che ne impoverisce la qualità ecologica complessiva ed in particolare il popolamento ittico. L’acqua viene poi restituita a Maccagno, ma subito di nuovo prelevata da un’altra derivazione ad uso anch’essa idroelettrico, che la restituisce definitivamente al torrente in prossimità del Museo, a poche decine di metri dalla foce. Quest’ultimo tratto risulta inoltre pesantemente artificializzato, con la presenza di argini artificiali e numerose briglie di ritenzione difficilmente superabili dai pesci in risalita dal lago.

Torrente Colmegnino

Il Torrente Colmegnino nasce dalla confluenza di due rami, alle pendici del Monte Gradisca e del Monte Colmegnino, a circa 910 m s.l.m.. Esso percorre, con orientamento nord-sud e media pendenza, una valle stretta a gola, attraversando i territori comunali di Dumenza e , e, accolte le acque del Torrente Cortesello all’altezza di Dumenza in sponda sinistra idrografica, scorre in Valle Ceresole, dove sfocia nel Lago Maggiore, presso l’abitato di Colmegna, in Comune di Luino.

Il Colmegnino presenta caratteristiche tipicamente torrentizie, che si esprimono nella pendenza dell’alveo, nell’impetuosità della corrente, nella diversificazione del mesohabitat, nella natura del substrato, costituito in prevalenza da massi e ciottoli; il territorio attraversato dal corso d’acqua risulta in gran parte boschivo, poco antropizzato.

Il suo regime idrologico è quello tipico pluviale, con due periodi di morbida (maggio e ottobre) e due di magra (gennaio e luglio).

Tra le criticità si segnala la presenza di scarichi civili riversati nelle acque del torrente presso Dumenza, provenienti dalla frazione di Runo, che compromettono parzialmente la qualità biologica delle acque.

Fiume Tresa

Il Fiume Tresa nasce come emissario del Lago di Lugano, presso il Comune di Lavena Ponte Tresa, a 271 m s.l.m., e, dopo 13 km di percorso, unite le sue acque a quelle del Torrente Margorabbia, sfocia nel Lago Maggiore, nella pianura alluvionale su cui sorge la città di Luino e l’abitato di , a 193 m s.l.m., sul confine tra i due territori comunali. Lungo il suo percorso, che per buona parte segna il confine tra Italia e Svizzera (Canton Ticino), attraversa, oltre ai tre Comuni citati, anche i Comuni di Cadegliano-Viconago e di Cremenaga, per quanto riguarda il territorio italiano; riceve inoltre il contributo di alcuni corsi d’acqua minori, tra cui il Torrente Tarca, il Rio Vallone e il Torrente Dovrana, tributari di sinistra.

La sua origine dal Lago di Lugano determina un regime idrologico di tipo pluviale, con portate medie annue intorno ai 23 m 3/s (1978-95) e generalmente il verificarsi di due periodi di morbida: uno tra aprile e giugno e l’altro tra settembre e novembre. I periodi di magra sono invece concentrati in inverno, tra dicembre e febbraio, e ad agosto.

Il Lago di Lugano influenza anche le caratteristiche chimico-fisiche delle acque del fiume, in particolare le concentrazioni di nutrienti che lo rendono un ecosistema molto produttivo.

42 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

Per quanto riguarda l’ecosistema fluviale, il Fiume Tresa è caratterizzato da una discreta pendenza dell’alveo naturale, substrato di fondo prevalentemente composto da massi, ciottoli e ghiaia, con depositi di materiale organico grossolano e fine, buona diversificazione delle tipologie idraulico-morfologiche, con alternanza di riffle , run e pool , e discreta presenza di rifugi offerti dai massi posti in alveo e dalle radici degli alberi di latifoglie ripariali.

Sono però presenti diverse alterazioni artificiali dell’habitat, tra cui argini rinforzati, derivazioni e dighe, che hanno modificato l’ambiente interrompendone in diversi punti la continuità sia del percorso fluviale che con l’ambiente ripariale, influenzandone dunque tanto le caratteristiche idraulico-morfologiche quanto le capacità autodepurative. Particolarmente impattante risulta essere la diga di Creva, che impedisce la migrazione di qualsiasi pesce verso monte (trota lacustre, anguilla, Ciprinidi) e che determina la trasformazione del fiume a monte dell’invaso in un ambiente lacustre. Lo sbarramento di regolazione del Ceresio a Ponte Tresa, che anch’esso costituiva un impedimento insormontabile per molte specie ittiche che si muovono tra l’ambiente lacustre e quello fluviale, è stato recentemente dotato di passaggio artificiale per pesci realizzato nell’ambito del Progetto Interreg IIIA “Conservazione e ripopolamento della trota marmorata nel bacino idrografico del Fiume Ticino”.

Torrente Margorabbia

Il Torrente Margorabbia nasce in Valganna, a circa 630 m s.l.m., attraversa come immissario ed emissario il Lago di Ganna e il Lago di Ghirla, continua il suo percorso nelle Prealpi varesine e, verso il paese di Cunardo, si inabissa in un sistema di grotte; il torrente riemerge nei pressi del paese di Ferrera, dove scorre in un alveo incassato, continuando poi il suo corso lungo la Valtravaglia. Lungo il suo percorso verso il lago, attraverso la zona di montagna e quella terminale di fondovalle, il corso d’acqua attraversa i territori comunali di Valganna, Induno Olona, Cunardo, Ferrera, Grantola, Mesenza, Montegrino Valtravaglia, Valtravaglia, Luino e Germignaga; durante il tragitto riceve gli apporti di numerosi rami laterali, tra i quali i più importati sono i torrenti Rancina e Chiesone (affluenti di sinistra), e Boggione, Prada e Grantorella (affluenti di destra). assume caratteristiche idraulico-morfologiche diverse. Dal punto di vista geo-morfologico, il Margorabbia può essere suddiviso in due tratti distinti.

Nel tratto iniziale del torrente, compreso tra le sorgenti e la cascata di Ferrera, il Margorabbia percorre con pendenza moderata una valle aperta, immerso in un territorio prevalentemente boschivo, coperto di latifoglie; presenta una velocità di corrente sostenuta e l’alveo è caratterizzato da un fondo coperto da massi, ciottoli e ghiaia e rive vegetate da alberi ed arbusti, le cui radici offrono buone possibilità di rifugio per la fauna ittica. Il salto della cascata è sfruttato da una derivazione idroelettrica che restituisce le portate derivate nel torrente a valle della confluenza del Rancina, determinando un tratto di sofferenza idrica in periodo di magra immediatamente a valle della cascata stessa. Nella piana della Valtravaglia il corso d’acqua è stato pesantemente artificializzato da imponenti lavori di rettificazione del corso e dalla costruzione di argini artificiali e briglie di ritenzione, che ne modificano profondamente

43 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE l’andamento, banalizzandone il mesohabitat rappresentato unicamente da lunghi e monotoni run . Recentemente sono stati realizzati dei lavori di riqualificazione ambientale che hanno interessato il suo alveo proprio nel tratto più pesantemente artificializzato, con la posa di massi ciclopici per la diversificazione idraulico morfologica e la creazione di rifugi per la fauna ittica, la realizzazione di rampe in pietrame per il raccordo tra monte e valle in corrispondenza di alcune briglie invalicabili. Tali interventi, realizzati e finanziati da contributi europei nell’ambito del Progetto Interreg IIIA “Conservazione e ripopolamento della trota marmorata nel bacino idrografico del Fiume Ticino”, hanno contribuito notevolmente al parziale ripristino dell’ecosistema fluviale e dell’habitat acquatico, idoneo ad ospitare stabilmente un maggior numero di specie ittiche.

L’andamento delle portate medie mensili del torrente indica un regime di tipo pluviale, con due periodi di morbida, uno principale a maggio ed uno secondario a ottobre, e due periodi di magra, quello principale ad agosto e un secondario a dicembre-gennaio. Il Margorabbia è un torrente caratterizzato da discreti valori di portata grazie al fatto che attraversa zone umide e carsiche. Per questo motivo, e perché difficilmente va in secca, lungo il suo percorso sono nati nel passato diverse attività manifatturiere come magli (noto è quello di Ghirla nel Comune di Valganna), mulini e opifici vari.

Torrente Boesio

Il Torrente Boesio nasce nella Valcuvia, presso Cuveglio a 270 m s.l.m., e procede secondo un orientamento est-ovest, ricevendo gli apporti dei rami laterali provenienti dal Monte Nudo e dal Sasso del Ferro, tra cui vi sono i torrenti S. Giulio, Marianna e Gottardo in sponda destra, e il Torrente Reno in sponda sinistra, per sfociare infine nel Lago Maggiore all’altezza dell’abitato di Laveno. Lungo il suo percorso attraversa i Comuni di Cuveglio, Cuvio, Casalzuigno, Azzio, Brenta, Gemonio, Cittiglio e Laveno-Mombello, scorrendo in un territorio piuttosto antropizzato e attraversando insediamenti abitativi, zone industriali e campi coltivati, alternati a boschi di latifoglie.

Il regime idrologico è tipicamente pluviale, caratterizzato da due periodi di morbida, uno principale in aprile ed uno secondario in ottobre, e due periodi di magra, uno principale ad agosto e un secondario in gennaio.

Il corso d’acqua presenta un andamento sinuoso, velocità di corrente sostenuta e moderata turbolenza delle acque; dal punto di vista idraulico-morfologico, il torrente è caratterizzato da lunghi run separati da brevi riffle, e pool sulle curve; il substrato di fondo è costituito in prevalenza da ciottoli, ghiaia e fango, con abbondante sedimento organico fine e grossolano e una cospicua copertura di alghe perifitiche. Il tratto iniziale del torrente attraversa un territorio coperto da boschi, scarsamente antropizzato; proseguendo verso valle il corso d’acqua è circondato perlopiù da prati e coltivazioni, a cui si alternano piccoli e radi boschi di latifoglie e insediamenti abitativi e industriali.

Il Torrente Boesio è stato indagato nell’ambito dell’aggiornamento della Carta delle Vocazioni Ittiche in due stazioni poste rispettivamente una nel tratto medio-alto e una in corrispondenza

44 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE della foce in lago. Il tratto posto più a monte, caratterizzato da una maggiore naturalità dell’ambiente circostante e dell’ecosistema fluviale, presenta nel complesso un livello di funzionalità fluviale non ottimale (classe IFF intermedia II-III nella sponda destra e III in quella sinistra, con giudizio rispettivamente di “Buono-Mediocre” e “Mediocre”), dovuto alla monotonia della struttura del fondo, alla scarsa differenziazione morfologica dell’alveo e alla presenza di una comunità macrobentonica in parte compromessa, con assenza di unità sistematiche sensibili alle alterazioni ambientali, sebbene sia risultata comunque ben diversificata e strutturata. Nonostante la scarsa qualità chimico-fisica delle acque, caratterizzate da valori di pH particolarmente bassi e da conducibilità elevata, la qualità biologica è risultata nel complesso accettabile, facendo rilevare una II classe di qualità relativa ad un giudizio di “Ambiente con moderati sintomi di inquinamento o di alterazione”.

Il tratto posto in più a valle, in corrispondenza della foce, è caratterizzato da una forte artificializzazione dell’alveo e delle sponde, in quanto il torrente scorre nel centro abitato di Laveno; il livello di funzionalità fluviale è risultato quindi scadente (classe IFF IV per entrambe le sponde). La qualità biologica delle acque risulta ancora accettabile (II classe IBE) grazie alla buona diversificazione della comunità macrobentonica, rappresentata comunque da taxa piuttosto tolleranti alle alterazioni ambientali.

Torrente Monvallina

Il Torrente Monvallina nasce sopra Orino, a quota 660 m s.l.m., e termina sfociando nel lago dopo un percorso sinuoso lungo circa 13 km. Il suo corso interessa i territori comunali di Orino, Gemonio, Cocquio-Trevisago, Caravate, Sangiano, , e .

Il regime idrologico è tipicamente pluviale, con due periodi di magra, uno principale ad agosto ed uno secondario a gennaio, e due periodi di morbida, quello principale a maggio e quello secondario a ottobre.

Da un punto di vista idraulico–morfologico, il corso d’acqua può essere diviso in due tratti. Il primo tratto, medio–alto, attraversa una valle a “v”, coperta da boschi radi di latifoglie e prati, e presenta le caratteristiche di un ambiente torrentizio con pendenza dell’alveo moderata, fondo roccioso coperto da ciottoli e ghiaia, velocità di corrente sostenuta con buona presenza di tratti di run/riffle . Già in questo tratto però, all’altezza di Gemonio, il torrente subisce una serie di alterazioni dell’habitat fluviale, sottoforma di tratti rettificati e briglie.

Nel secondo tratto, verso la foce, il torrente assume un andamento meandriforme; la velocità di corrente si riduce e anche la granulometria del substrato di fondo risulta più fine, mentre la larghezza media dell’alveo aumenta sensibilmente. Il corso d’acqua attraversa una valle alluvionale simmetrica, piuttosto antropizzata con insediamenti abitativi e industriali, alternati a zone coperte da prati, coltivazioni e boschi di latifoglie.

Le indagini condotte nell’ambito dell’aggiornamento della Carta delle Vocazioni Ittiche hanno evidenziato, nel tratto medio-terminale del corso d’acqua, un livello di funzionalità fluviale intermedio tra “buono” e “mediocre” (classe IFF II-III); tale giudizio sembra imputabile

45 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE principalmente alla presenza di una comunità macrobentonica alterata, caratterizzata dalla scarsità di taxa sensibili alle alterazioni ambientali, indicando una possibile compromissione della qualità biologica delle acque, come emerge dai risultati dell’applicazione dell’Indice IBE: nella stazione indagata posta più a monte il torrente è stato, infatti, classificato in classe III, relativa ad un giudizio di “Ambiente inquinato o comunque alterato”, mentre nella stazione più a valle prossima alla foce è stata rilevata una classe intermedia II-III corrispondente ad un giudizio intermedio tra “Ambiente con moderati sintomi di inquinamento o di alterazione” e “Ambiente inquinato o comunque alterato”.

Fiume Bardello

Il Fiume Bardello nasce come emissario del Lago di Varese, in prossimità dell’abitato di Bardello, a 238 m s.l.m., e, descrivendo un percorso sinuoso lungo circa 14 km, dopo aver raccolto le acque di un modesto numero di affluenti minori, sfocia nel Lago Maggiore in località Bosco Grande, sul confine tra i Comuni di e di Besozzo. Il suo percorso interessa i territori comunali di Gavirate, Bardello, Cocquio-Trevisago, Besozzo e Brebbia.

Il regime idrologico è tipicamente pluviale, con due periodi di morbida, a maggio e ad ottobre, e due periodi di magra, in agosto e a dicembre.

Il corso d’acqua presenta un andamento sinuoso, scarsa pendenza dell’alveo e substrato di fondo prevalentemente costituito da ciottoli, ghiaia e sabbia. Esso attraversa una valle antropizzata ed è interessato, lungo tutto il suo percorso, da numerosi impatti dovuti a scarichi civili, industriali e agricoli, a cui si aggiungono, a tratti, interventi di sistemazione idraulica (briglie, canalizzazioni, argini rinforzati) e di derivazione idrica; questi elementi determinano anche lo stato di alterazione della qualità delle acque del fiume.

Torrente Acquanegra

Il Torrente Acquanegra nasce come emissario del Lago di Monate, in Comune di Travedona Monate a 266 m s.l.m. e, dopo aver percorso circa 11 km e aver ricevuto l’apporto di un ristretto numero di affluenti minori, esso si immette nel Lago Maggiore, presso la località Cascina Levorascio nel Comune di , a 193 m s.l.m.. Il percorso del torrente interessa i territori comunali di Travedona Monate, Bregano, Malgesso e Ispra, sfiorando per brevissimi tratti anche i Comuni di Brebbia e Cadrezzate.

Il corso d’acqua scorre con andamento a meandri nell’alta pianura alluvionale, attraversando un territorio piuttosto antropizzato e coperto in prevalenza da boschi radi di latifoglie. L’ambiente presenta caratteristiche epipotamali, con pendenza e turbolenza delle acque scarse, substrato di fondo prevalentemente costituito da fango e sabbia, con grossi depositi di detrito organico fine e grossolano.

Il regime idrologico è di tipo pluviale, con una morbida principale ad aprile-maggio e due periodi di magra, in agosto e dicembre.

La qualità delle acque risente della forte antropizzazione del territorio che attraversano.

46 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

5.1.2 BACINO DEL FIUME TICINO SUBLACUALE I principali affluenti del Fiume Ticino, relativamente al tratto di pertinenza del territorio provinciale di Varese, sono rappresentati, procedendo da monte a valle, dai torrenti Lenza e Strona; tra i canali artificiali collegati al corso del Ticino saranno trattati il Naviglio Vecchio e il Canale Marinone. Viene inoltre considerato, relativamente al tratto provinciale, il Torrente Arno, che fa parte del bacino del Ticino sublacuale, sebbene la sua confluenza ricada al di fuori dei confini provinciali (Comune di Castano Primo in Provincia di Milano).

Fiume Ticino

Il Fiume Ticino, con i suoi 248 km di lunghezza complessiva (91 km percorsi a monte del Lago Maggiore in territorio svizzero, 47 km percorsi nel Verbano e 110 km percorsi dall’uscita dal lago al Po), costituisce il principale affluente del Po per volume d'acqua e il secondo fiume italiano per portata d'acqua dopo quest'ultimo.

Il territorio provinciale è interessato dal primo tratto del corso sublacuale del fiume, lungo circa 30 km, che, a partire dall’uscita dal lago, attraversa i territori comunali di , Golasecca, Somma Lombardo, Vizzola Ticino e Lonate Pozzolo, segnando il confine tra le Province di Varese e di Novara.

Il Ticino, il cui corso inizia al ponte di Sesto Calende, scorre in direzione sud-est, lungo il confine tra il Piemonte e la Lombardia. Oltrepassato l'abitato di Sesto Calende, il fiume incontra lo sbarramento artificiale della Miorina, che ne regola il deflusso dal Lago Maggiore. Poco più a valle si trova la diga di Porto della Torre, dove il Ticino cede parte della sua portata al Canale Regina Elena che irriga le campagne del novarese. Immediatamente dopo, nel territorio di Somma Lombardo, è situato lo sbarramento di Panperduto; qui gran parte delle acque del Ticino viene incanalata e alimenta il Canale Villoresi e il Canale Industriale. Il fiume, privato di buona parte della sua portata, scorre in un vasto alveo, alimentando alcune rogge molinare, sia in Piemonte che in Lombardia, che un tempo muovevano le pale dei mulini, oggi dismessi. Al Ponte di Oleggio (Comune di Lonate Pozzolo per la Provincia di Varese) si trova la diga Paladella, oggi dismessa e che un tempo costituiva l'incile del Naviglio Grande; oggi questo primo tratto di naviglio non è più utilizzato e resta tutto l'anno secca, come alveo storico. Attualmente la portata del Naviglio Grande viene immessa a Turbigo, e proviene dal Canale Industriale; quest’ultimo, prima di cedere buona parte delle sue acque al Naviglio Grande, aziona le centrali idroelettriche di Vizzola (a Vizzola Ticino), di Tornavento (a Lonate Pozzolo) e di Castelli (a Turbigo, in Provincia di Milano). La portata residua del Canale Industriale che non viene immessa nel Naviglio Grande, torna al Ticino alimentando, però, un'altra centrale idroelettrica: la centrale di Turbigo Inferiore.

Dal punto di vista ecologico, l’origine lacustre del Ticino sublacuale comporta una produttività particolarmente elevata del fiume, grazie all’elevato apporto energetico derivante dal bacino di monte e restituito al corso fluviale al termine delle trasformazioni che avvengono secondo le dinamiche energetiche lacustri, portando in sospensione una considerevole biomassa di fitoplancton e di zooplancton. L’andamento e la tipologia dell’asta fluviale principale

47 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE rispecchiano naturalmente un ambiente epiritrale, ma la presenza dei molti ambienti laterali, in forma di lanche, risorgive, rogge e canali, determina un’ampia varietà di habitat a cui corrispondono elevati valori di biodiversità, riguardando quindi anche la comunità ittica.

Lungo l’intero tratto varesino l’ambiente fluviale risente delle problematiche dovute alla presenza dei numerosi sbarramenti e captazioni che, a partire dalla diga di Miorina, interrompono la continuità fluviale, modificando tanto l’habitat fisico quanto la struttura e l’abbondanza del popolamento ittico.

La porzione di fiume compresa tra il ponte di Sesto Calende e la diga di Miorina costituisce un tratto simil-lacustre in continuità con il Lago Maggiore, con acque piuttosto lente e alveo ampio e profondo. Qui il fiume scorre incassato in una serie di terrazzi intermorenici; sul fondo stesso dell’alveo si riscontra la presenza di massi di notevoli dimensioni, di evidente origine morenica. Elementi di rifugio sono presenti sul fondo, costituiti da rari massi o tronchi sommersi, e lungo le rive. In sponda destra orografica non mancano aree di rifugio create dalla vegetazione arborea riparia; in sponda sinistra è invece presente una lunga massicciata di sostegno alla riva in Comune di Sesto Calende e vi si ritrovano anche zone di canneto. In questo tratto la presenza della diga di Miorina non comporta effetti particolarmente negativi sugli spostamenti della fauna ittica che riesce facilmente a superare l’ostacolo in quanto alcune delle paratoie sono sempre abbassate, in funzione della quantità d’acqua da far defluire nel fiume.

A valle della Miorina il fiume, attraversando la morena, presenta le maggiori pendenze ed è interessato dalla presenza dei due sbarramenti di Porto della Torre e di Panperduto che costituiscono due interruzioni della continuità fluviale invalicabili dalla fauna ittica. In questo tratto l’ambiente fluviale si presenta dominato dalla tipologia idraulico-morfologica del run , con una velocità di corrente piuttosto sostenuta, via via decrescente verso valle. Le rive sono vegetate e, particolarmente in sponda destra, sono colonizzate da una folta copertura arborea di salici e ontani, in parte anche sommersi, arbusti e macrofite emergenti (canneto) e sommerse, che determinano una grande disponibilità di rifugi per la fauna ittica. Più a valle, verso la diga di Porto della Torre, il fiume assume invece caratteristiche ancora simil-lacustri.

Tra le dighe di Porto della Torre e Panperduto il Ticino si presenta di nuovo come un lungo run , con acque sempre più a lento decorso procedendo verso valle. Le zone di rifugio per i pesci sono costituite da massi ciclopici posti alla rinfusa a sostegno della sponda orografica sinistra e da una fitta vegetazione di alberi e arbusti in parte sommersi in sponda destra, dove peraltro è presente un ramo laterale del fiume, che ben si presta ad ospitare fauna ittica.

A valle della diga di Panperduto la principale criticità è rappresentata dalle derivazioni idriche che in questo tratto più che in altri si impongono, limitandone fortemente le portate e di conseguenza le capacità ittiogeniche. Nel tratto a valle della diga, la portata di magra del fiume, che può essere estremamente ridotta, si suddivide in due rami che confluiscono poco a monte della spiaggia della Maddalena, in un territorio caratterizzato da prati, boschi e qualche arativo in sponda sinistra. Qui la vegetazione perifluviale è arbustiva riparia e le rive sono coperte da erbe e arbusti. Poco più a valle, in corrispondenza di Villa del Dosso, il territorio

48 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE circostante è costituito prevalentemente da boschi. La vegetazione perifluviale, arborea non riparia, è estesa e non presenta interruzioni. A valle di Villa del Dosso, le formazioni boschive permangono in sponda destra, mentre in sponda sinistra sono presenti colture stagionali e urbanizzazione rada. In corrispondenza dell’ansa di Castelnovate il territorio circostante è costituito esclusivamente da boschi in sponda sinistra, mentre in sponda destra si riscontra anche la presenza di prati. Nel tratto prospiciente la Bonifica Caproni, in Comune di Vizzola Ticino, l’ampiezza dell’alveo di morbida non differisce sensibilmente da quella dell’alveo bagnato e tale situazione tende a mantenersi costante per tutto il restante corso a monte fino al Lago Maggiore. Nei tratti a valle invece l’alveo di morbida risulta decisamente più ampio rispetto a quello bagnato.

Caratterizzano il tratto fluviale fino ad Oleggio i grandi meandri di Vizzola, scavati in depositi fluvio-glaciali, lungo le cui sponde concave si presentano accentuati fenomeni di erosione dovuti alla velocità di corrente sostenuta. Di conseguenza è notevole la presenza di opere di difesa radenti e pennelli in pietrame o cubi di calcestruzzo. Qui il letto fluviale è ghiaioso- sabbioso, con presenza di ciottoli di rilevanti dimensioni; scendendo verso valle la granulometria del fondo diminuisce progressivamente fino ad arrivare nei pressi di Turbigo dove ai grossi ciottoli si affianca la ghiaia medio-fine con grosse lenti di sabbia.

Le condizioni di regime idraulico del fiume e la conformazione dell’alveo determinano per il tratto a valle di Panperduto un’alternanza di zone a riffle , ossia ad acque turbolente e basse a corrente veloce, e zone di run , dove la profondità media si alza rendendo il flusso più laminare.

In questo tratto si segnala inoltre l’insistenza di una rete idrica collegata particolarmente ricca di rogge, rami laterali al fiume e canali tra i quali si citano: il Canale Marinone, la Roggia Molinara di Oleggio, la Gora Molinara di Lonate Pozzolo, il Naviglio Vecchio e il Ticinello.

L’andamento annuale delle portate riflette un regime idrologico tipicamente pluviale, con due massimi, uno a maggio e uno in ottobre, e due periodi di magra, il principale a gennaio e un secondario ad agosto, quando gli apporti dal bacino al Lago Maggiore sono piuttosto scarsi.

Per quanto riguarda lo stato qualitativo delle acque, il Fiume Ticino, nel tratto che scorre in territorio provinciale, è caratterizzato nel complesso da una buona qualità biologica e chimico- fisica delle acque, che si mantiene costante nei diversi anni, senza evidenziare particolari sintomi di inquinamento microbiologico o di alterazione dei naturali processi di autodepurazione e diluizione. Anche il tratto posto a valle di Panperduto, sebbene riceva le acque dei depuratori di Turbigo e di Bellinzago e altri scarichi della sponda piemontese, e nonostante i forti prelievi di acqua, presenta un’efficace capacità di autodepurazione; sussiste verosimilmente anche un processo di diluizione dovuto alle numerose risorgive presenti in questo tratto.

Torrente Lenza

Il Torrente Lenza nasce nelle zone umide di Cadrezzate, a 260 m s.l.m.. Scorrendo in direzione nord-sud, dopo circa 11 km di percorso, attraverso un territorio poco antropizzato, per lo più

49 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE coperto da boschi, prati e coltivazioni, esso confluisce nel Fiume Ticino a monte dell’abitato di Sesto Calende. Il suo corso interessa i territori comunali di Cadrezzate, , Sesto Calende e, per un tratto estremamente breve, di Osmate.

Il corso d’acqua è caratterizzato da scarsa pendenza, con andamento a tratti meandriforme o rettilineo, substrato di fondo prevalentemente costituito da ciottoli, ghiaia, fango, con abbondante detrito organico fine e grossolano, rifugi per la fauna ittica scarsi, forniti dalle radici degli alberi ripariali. Lungo il suo percorso esso subisce numerosi interventi artificiali, quali argini rinforzati, briglie, diversioni e scarichi civili, che ne modificano le caratteristiche idrauliche, la morfologia dell’alveo e la qualità delle acque.

Torrente Strona

Il Torrente Strona nasce nelle colline tra Casale Litta e Crosio della Valle, a circa 300 m s.l.m., e scorre per circa 15 km con andamento rettilineo attraversando un territorio per lo più coperto da boschi, prati e campi coltivati, prima di confluire nel Fiume Ticino nel tratto posto tra gli sbarramenti di Porto della Torre e di Panperduto. Lungo il suo corso attraversa i territori comunali di Casale Litta, Crosio della Valle, Mornago, Vergiate, Arsago Seprio e Somma Lombardo.

Il corso d’acqua è caratterizzato da una scarsa pendenza, substrato di fondo in prevalenza costituito da ciottoli, ghiaia e fango, macrofite sommerse ed emergenti ed abbondante periphyton. Lungo l’intero corso lo Strona subisce un forte impatto antropico, determinato sia da interventi che ne modificano la morfologia dell’alveo (rettificazioni e argini rinforzati), sia da scarichi civili, industriali e di depuratori che ne compromettono pesantemente la qualità delle acque.

Naviglio Vecchio

Il Naviglio Vecchio è un antico canale artificiale, in parte rinaturalizzato, alimentato da portate molto modeste che permettono la formazione di un flusso idrico in una frazione del letto del canale, naturale e prevalentemente formato da ghiaia e ciottoli, alternando in sequenza tipologie riffle-run a profondità sempre modesta. Nel letto del canale sono altresì insediate anche rigogliose macrofite emergenti e sommerse.

Questo canale scorre in territorio provinciale per circa 3 km prima di sconfinare in Provincia di Milano.

Canale Marinone

Questo canale costituisce uno scolmatore che si dirama dalla sponda destra del Naviglio Grande, per riversarsi, dopo poco più di cinque chilometri, nel Ticino in Provincia di Milano. In territorio provinciale scorre un tratto di poco più di 2 km in Comune di Lonate Pozzolo.

Il Canale Marinone è un corso d’acqua artificiale con fondo naturale che nel corso degli anni è andato incontro ad una discreta rinaturalizzazione delle sponde, lungo le quali si è sviluppato il bosco a latifoglie. I ceppi degli alberi di ripa costituiscono ottimi habitat per numerose specie ittiche, che vi trovano rifugio e cibo. La profondità è media o bassa e la tipologia del canale

50 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE riconducibile ad una sequenza ripetitiva di riffle -run -pool . Il substrato di fondo prevalente è costituito da ghiaia e ciottoli; nelle pozze è prevalente il fango. Sono presenti rigogliose macrofite emergenti e sommerse.

Torrente Arno

Il Torrente Arno nasce nel Comune di Castronno e, ricevendo l’apporto di affluenti minori, scorre con andamento meandriforme ed orientamento nord-sud, fino a raggiungere le vasche di laminazione delle acque tra Castano Primo, Nosate e Lonate Pozzolo. In Provincia di Varese scorre per circa 27 km.

Lungo il suo percorso attraversa i Comuni di Castronno, Caronno Varesino, Albizzate, Solbiate Arno, Jerago con Orago, Oggiona con Santo Stefano, Cavaria con Premezzo (dove sono presenti alcune vasche di laminazione delle acque per evitare allagamenti a Gallarate), Gallarate, Cardano al Campo, Samarate, Ferno e Lonate Pozzolo. A Lonate Pozzolo, nella frazione di Sant'Antonino Ticino, l'Arno costeggia il depuratore Sant'Antonino, uno dei maggiori di Lombardia, che purifica le acque dei comuni del Consorzio Arno Rile Tenore, comprendente anche Gallarate e Busto Arsizio ed il bacino del torrente Tenore con l'affluente Rile. Fino al 2000 le acque del torrente, molto inquinate, spagliavano nelle campagne tra Castano Primo, Nosate, Vanzaghello e Lonate Pozzolo, creando una grave situazione di degrado ambientale. Attualmente il torrente prosegue incanalato lambendo Vanzaghello, e al confine tra Lonate Pozzolo, Nosate e Castano Primo, l'Arno incontra le vasche di laminazione e spagliamento controllato delle acque, che si estendono su 28 ettari. Oltre le vasche l'Arno prosegue sottopassando il Canale Industriale e, in territorio di Nosate, si unisce allo Scaricatore Marinone, canale scolmatore del sistema idrico Naviglio Grande-Canale Industriale. L'Arno prosegue unito al Marinone sino a Castano Primo, dove sfocia nel Ticino. Il tratto dell'Arno tra le vasche e il Ticino, dovrebbe essere utilizzato solo in casi di portate eccezionali ma, a causa di alcuni malfunzionamenti delle vasche, è quasi costantemente utilizzato.

L’elevato grado di antropizzazione del territorio attraversato dal torrente ne compromette significativamente la naturalità, essendo in gran parte canalizzato, e alterandone al contempo la qualità delle acque, che risultano fortemente inquinate.

5.1.3 BACINO DEL FIUME OLONA Nell’ambito del bacino dell’Olona i principali corsi d’acqua considerati, relativamente al tratto di pertinenza del territorio provinciale di Varese, sono, oltre al corso d’acqua omonimo, i torrenti Bevera e Lanza.

Fiume Olona

Il Fiume Olona nasce a nord di Varese in località Rasa (frazione di Varese), all'interno del Parco Regionale Campo dei Fiori, più precisamente alle Fornaci della Riana. Oltre alla sorgente principale, il fiume sgorga anche da altre piccole fonti, poste in Val di Rasa e in Valganna; queste sorgenti danno luogo a due rami che si uniscono a valle di Bregazzana (frazione di Varese). Il primo ramo dà origine al laghetto Fonteviva e alle cascate di Valganna.

51 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

Il corso del fiume, lungo oltre 100 km, si sviluppa interamente in Lombardia, attraversando il territorio di quattro Province: Varese, Como, Milano e Pavia. Il fiume, dopo aver solcato la Valle Olona e attraversato l'alta pianura padana, giunge a Rho, dove alimenta il Canale Scolmatore di Nord Ovest. Subito dopo aver bagnato Milano, dà origine al Lambro meridionale. Dall’originale corso che portava il fiume, lungo la direttrice che collega Pogliasco a Binasco, a confluire nel Po all’altezza di San Zenone, il passaggio al corso attuale, avvenuto parecchi secoli fa, ne ha determinato la confluenza con il Fiume Lambro.

In Provincia di Varese, l’Olona descrive un percorso di circa 40 km, lungo il quali riceve l’apporto di numerosi affluenti, tra cui i torrenti Bevera, Lanza, Quadronna e Vellone. Dopo il tratto iniziale caratterizzato dalla confluenza di molti piccoli affluenti che danno vigore al corso d'acqua, il fiume inizia a percorrere l’omonima valle, attraversando i territori comunali di Varese, Induno Olona, Malnate, Lozza, Vedano Olona, Castiglione Olona, Gornate Olona, Castelseprio, Lonate Ceppino, Cairate, Fagnano Olona, Gorla Maggiore, Solbiate Olona, Gorla Minore, Olgiate Olona, Marnate e Castellanza.

Il Fiume Olona ha assunto una notevole importanza nella prima fase di decollo dell’attività industriale lombarda che ha però comportato un progressivo peggioramento della qualità delle sue acque e uno stato di grave degrado ambientale che sono perdurati fino al ventennio scorso, quando è iniziata un’inversione di tendenza, grazie sia alla realizzazione degli impianti di depurazione, sia alla normativa sugli scarichi industriali. Il processo di risanamento del fiume, nel tratto della Provincia di Varese, è iniziato nel 1966 con la nascita del Consorzio Volontario per la tutela, il risanamento e la salvaguardia delle acque del Fiume Olona . Nel 1983 si costituisce a Varese la Società SOGEIVA S.p.A., con il compito di gestire gli impianti di depurazione. Oggi i depuratori dislocati in Provincia di Varese sono circa 80; i principali, lungo tutto il corso, sono a Varese, Viggiù, Cantello, Cairate, Olgiate Olona, Saltrio, Canegrate e Pero. Il 22 luglio 2004 è stato inoltre sottoscritto in Regione Lombardia il Contratto di fiume “Contratto di fiume Olona – Bozzente – Lura” tra il soggetto promotore della Regione (D.G. Reti, Servizi di Pubblica Utilità e Sviluppo Sostenibile), ARPA Lombardia, Province di Milano, Varese e Como con i rispettivi ATO, Autorità di Bacino del Fiume Po, Agenzia Interregionale per il Fiume Po (AIPO), Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia e 78 Comuni dei bacini del Fiume Olona e dei torrenti Lura e Bozzente, avente la principale finalità di coordinare interventi di recupero ambientale, di tutela e valorizzazione della risorsa idrica e degli ambienti connessi, e di salvaguardia dal rischio idraulico.

Già nel tratto all’altezza di Varese, nei pressi e a valle del depuratore Pravaccio, l’impatto antropico sul fiume è pesante e ne colpisce non solo le caratteristiche idraulico-morfologiche, con interventi di canalizzazione, argini rinforzati, briglie e diversioni, ma anche la qualità delle acque, che risulta alterata, sebbene negli ultimi anni si stia assistendo ad un costante miglioramento. A valle della confluenza con i torrenti Bevera e Lanza, il fiume ritrova la naturalità dell’ambiente fisico, mostrando caratteristiche idraulico-morfologiche tipicamente iporitrali, con substrato di fondo composto prevalentemente da ciottoli, ghiaia e sabbia,

52 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE vegetazione riparia costituita da alberi di latifoglie e manto erboso. In corrispondenza di Fagnano Olona e Castellanza il fiume mostra nuovamente un elevato grado di alterazione sia dell’habitat fisico che della qualità delle acque.

Nel tratto varesino la qualità delle acque del Fiume Olona risulta nel complesso accettabile, anche grazie agli interventi di risanamento sopra citati.

Torrente Bevera

Affluente di sinistra del Fiume Olona, il Torrente Bevera nasce a sud-est del Monte Scere, presso Baraggia di Viggiù, a circa 430 m s.l.m.. Con un percorso lungo poco più di 8 km, ricevuto l’apporto in sponda destra del Cavo Diotti, esso confluisce nell’Olona all’altezza di Varese, attraversando i territori comunali di Viggiù, Arcisate, Cantello, Varese e Malnate.

È un corso d’acqua caratterizzato da pendenza moderata, velocità di corrente sostenuta con prevalenza di tratti a run , substrato di fondo costituito per lo più da ghiaia e fango; attraversa una valle poco antropizzata, per lo più coperta da boschi di latifoglie e prati; l’impatto antropico sul torrente è dunque scarso.

Torrente Lanza

Il Torrente Lanza nasce in Svizzera, nella Valle Porina, sulle pendici meridionali del Monte San Giorgio (1.093 m s.l.m.) in Canton Ticino. Affluente di sinistra del Fiume Olona, esso entra in Italia all’altezza del Comune di Clivio e, con un lungo e sinuoso percorso che interessa di nuovo il territorio svizzero ed anche quello provinciale comasco, giunge a confluire nell’Olona all’altezza di Malnate. Lungo il suo percorso entro i confini provinciali riceve l’apporto del Torrente Ripartino e del Rio dei Gioghi, entrambi tributari di destra, attraversando i territori comunali di Saltrio, Clivio, Cantello e Malnate.

Il corso d’acqua, complessivamente lungo circa 22 km, interessa il territorio provinciale per circa 9 km. Attraversando le alte colline della porzione occidentale della provincia, il torrente presenta fondo costituito da massi, ciottoli e ghiaia, discreta pendenza, buona diversificazione delle unità idraulico-morfologiche presenti in alveo, vegetazione riparia costituita da alberi e manto erboso.

Lo stato qualitativo delle acque del Torrente Lanza risente dell’apporto di scarichi di depuratori presenti lungo il suo corso.

5.1.4 AFFLUENTI DEL LAGO DI VARESE I principali corsi d’acqua tributari del Lago di Varese sono il Canale Brabbia e il Torrente Tinella.

Canale Brabbia

Emissario del Lago di Comabbio in località Boffalora nel Comune di Varano Borghi, il Canale Brabbia attraversa con direzione sud-nord la valle della Palude Brabbia per sfociare, dopo un breve percorso sinuoso di circa 4 km, nel Lago di Varese, presso Cassinetta di Biandronno. Il corso del Canale Brabbia interessa il territorio comunale di Varano Borghi e segna il confine dei

53 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE comuni di Casale Litta, Ternate, Inarzo, Cazzago Brabbia e Biandronno. L’ambiente fluviale è caratterizzato da acque lente, spesso quasi ferme, fondo dell’alveo costituito in prevalenza da sabbia e fango, rive trattenute da radici erbose e arbusti e da una grande densità di macrofite acquatiche emergenti e sommerse.

Torrente Tinella

Il Torrente Tinella nasce nel Monte del Campo dei Fiori da due rami che confluiscono all’altezza del Comune di Luvinate, in località Casa Zampella e, dopo aver percorso in direzione nord-sud circa 8,5 km, sfocia nel Lago di Varese, all’altezza di Oltrona al Lago, a circa 240 m s.l.m.. Il percorso interessa i territori comunali di Barasso, Luvinate, Casciago e Gavirate.

Dal punto di vista della qualità dell’habitat fluviale, il torrente può essere suddiviso in due tratti: uno medio-alto, caratterizzato da pendenza elevata, acque turbolente, fondo prevalentemente roccioso e coperto da massi, ciottoli e ghiaia; un secondo tratto, quello inferiore, che presenta scarsa pendenza, substrato di fondo in prevalenza costituito da ciottoli e ghiaia con abbondante detrito organico grossolano, acque moderatamente turbolente con prevalenza di run su corti riffle e pool sulle curve.

Per quanto riguarda la qualità biologica del Tinella, si evidenzia uno stato di moderata alterazione della qualità biologica delle acque del torrente.

5.1.5 AFFLUENTI DEL LAGO DI LUGANO I principali affluenti del Lago di Lugano trattati nel presente studio sono, relativamente al territorio provinciale, il Torrente Trallo e il Torrente Bolletta.

Torrente Trallo

Il Torrente Trallo nasce dalla confluenza di due rami: il ramo destro, o Fosso Reporiora, nasce dal Monte Pianbello, a circa 900 m s.l.m., mentre quello sinistro, il Fosso Valganasca, discende da Marzio, da una quota di circa 720 m s.l.m.. I due rami si incontrano all’altezza della Miniera abbandonata a 520 m s.l.m., ed il torrente così formatosi scorre ancora per circa 2 km nella valle stretta coperta da un bosco maturo di latifoglie fino a sfociare nel Lago di Lugano. Lungo il suo percorso il torrente attraversa i territori comunali di Cuasso al Monte, Marzio e Brusimpiano. Il corso d’acqua nel tratto iniziale di entrambi i rami è caratterizzato da pendenza accentuata, acque turbolente, buona diversificazione di mesohabitat, con frequenti raschi e pozze, alternati a brevi correntini, substrato di fondo prevalentemente costituito da massi, ciottoli e ghiaia, con abbondante detrito organico grossolano, derivante dall’ambiente di ripa, coperto da alberi ed arbusti. Uniche strutture di interferenza presenti su entrambi i rami sono due briglie che interrompono il continuum fluviale separando il loro tratto medio-inferiore da quello posto più a monte. In corrispondenza dell’abitato di Brusimpiano, inoltre, l’alveo naturale è stato completamente artificializzato, costretto all’interno di argini cementificati ed interrotto da briglie successive.

La qualità biologica delle acque risulta buona, considerato anche l’elevato grado di naturalità degli ambienti, in particolare nel tratto medio-superiore del torrente.

54 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

Torrente Bolletta

Il Torrente Bolletta nasce dalla confluenza di più rami, discendenti dalla Valle San Giovanni, dalla Val Tassera, dalla Val Bussora, nel territorio di Cuasso al Monte. Avanzando con percorso sinuoso e orientamento ovest-est, raggiunge la frazione di Cuasso al Piano, ad est della quale riceve l’apporto della Roggia Molinara e, proseguendo il suo corso in direzione nord, si getta nel Lago di Lugano, all’altezza del Comune di Porto Ceresio.

Dal punto di vista della qualità dell’habitat, il Torrente Bolletta può essere suddiviso in due tratti. Quello medio-alto, che attraversa un territorio naturale con scarso impatto antropico, coperto da boschi radi di latifoglie, è caratterizzato da pendenza dell’alveo piuttosto accentuata, acque turbolente, velocità di corrente sostenuta, letto fluviale roccioso, coperto da massi e ciottoli, rive scoscese, vegetate con alberi ad alto fusto e arbusti. Il tratto inferiore del corso d’acqua, compreso tra la frazione di Cuasso al Piano e la foce, presenta una pendenza dell’alveo meno pronunciata; la velocità di corrente è sempre sostenuta, ma con una maggiore frequenza dei tratti di run , e il fondo dell’alveo risulta in prevalenza coperto da ciottoli e ghiaia. Questo secondo tratto attraversa un’area pianeggiante piuttosto antropizzata, coperta da boschi di latifoglie e prati, dove l’impatto antropico compromette la qualità biologica delle acque del torrente, così come quella dell’habitat fisico, modificato da interventi artificiali di rinforzo delle rive.

5.1.6 LAGO MAGGIORE Il Lago Maggiore, noto anche come “Verbano”, secondo lago italiano per superficie (212,5 km 2), profondità massima (370 m) e volume (37,5 km 3), è collocato a sud della catena alpina ad un’altitudine di 193,5 m s.l.m. Risulta ubicato entro un’area elvetica compresa nel Cantone Ticino e in due zone, separate, in territorio italiano: una a Est, in Provincia di Varese, e una a Ovest in Piemonte. La superficie del lago è compresa per l’80% in territorio nazionale, mentre solo il 20% rientra in territorio svizzero.

Il bacino imbrifero ricopre una superficie di notevole estensione (6.599 km 2), equamente ripartita tra Italia e Svizzera, rispettivamente 3.229 e 3.369 km 2. Queste elevate superfici determinano un rapporto fra l’intero bacino imbrifero e lo specchio lacustre particolarmente elevato (30,05) che è indice evidente dell’influenza del territorio sulle caratteristiche idrologiche, chimiche e biologiche del lago. All’interno del bacino imbrifero si trovano 10 laghi naturali con superficie superiore a 0,5 km 2 e 32 bacini artificiali. Tra i laghi più importanti si citano: il Lago di Lugano, il Lago di Varese, il Lago d’Orta, il Lago di Mergozzo, il Lago di Comabbio e il Lago di Monate.

Nella seguente tabella sono sintetizzati i principali valori morfometrici della conca lacustre del Lago Maggiore e del suo bacino imbrifero.

55 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

TABELLA 5-1: CARATTERISTICHE MORFOMETRICHE DELLA CONCA LACUSTRE E DEL BACINO IMBRIFERO DEL LAGO MAGGIORE (C.N.R.-I.S.E., 2001).

CONCA LACUSTRE BACINO IMBRIFERO

PARAMETRO VALORE PARAMETRO VALORE Quota media del lago (m s.l.m.) 194 Altitudine massima (m s.l.m.) 4.633 Lunghezza del thalweg (km) 66 Altitudine media (m s.l.m.) 1.270 Larghezza massima (km) 10 Larghezza media (dal lago) ( km) 37,6 Larghezza media (km) 3,9 Area (lago incluso) (km 2) ** 6.599 Profondità massima (m) 370 Indice di compattezza 1,58 Profondità media (m) 176,5 Area bacino imbrifero / area lago 31,1 Profondità di criptodepressione (m) 176 Perimetro (km) 170 Area (km 2) * 212,5 Volume (km 3) 37,502 Sviluppo del volume 1,44 Indice di sinuosità 3,07 Tempo teorico di ricambio (anni) ~4 * 169,9 km 2 in territorio italiano e 42,6 km 2 in territorio svizzero. ** 3.229,5 km 2 in territorio italiano e 3.369,5 km 2 in territorio svizzero.

I principali corsi d’acqua che alimentano il lago sono 14 e interessano il territorio di tutte e tre le Regioni che si affacciano sulle sue sponde. Nella seguente tabella è riportato l’indice dei tributari del Lago Maggiore, con le relative caratteristiche di estensione del bacino e portata media (CIPAIS, 2003).

TABELLA 5-2: CARATTERISTICHE DEI PRINCIPALI TRIBUTARI DEL LAGO MAGGIORE (CIPAIS, 2003).

AREA BACINO (km2) PORTATA MEDIA (m3/s) TRIBURARI LOMBARDI Boesio 45,37 1,76 Bardello 134,27 3,02 Tresa 754,20 27,90 Giona 49,84 1,50 TRIBUTARI PIEMONTESI Vevera 21,43 0,64 Strona 223,27 10,82 1.546,84 66,74 San Giovanni 60,71 2,54 Erno 25,64 1,00 130,84 7,32 Cannobino 110,42 5,15 TRIBUTARI SVIZZERI 926,10 37,34 Ticino immissario 1.616,21 68,70 236,80 11,10

L’emissario del Lago Maggiore è il Fiume Ticino, che segna il confine tra Lombardia e Piemonte fino all’ingresso nella Provincia di Pavia, per poi immettersi nel Fiume Po.

56 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

Per quanto riguarda le caratteristiche chimico-fisiche delle acque, nel complesso, le condizioni del bacino lacustre, peggiorate a partire dagli anni ’70, stanno attualmente subendo un’inversione di tendenza verso le naturali condizioni originarie.

Dal punto di vista termico il Lago Maggiore è un lago naturalmente olo-oligomittico di tipo monomittico caldo, caratterizzato da una stratificazione estiva (Giugno-Ottobre) ed una circolazione invernale (Dicembre-Febbraio), che non avviene tutti gli anni. Negli ultimi 50 anni, infatti, la completa omogeneizzazione delle acque è stata osservata solo nel 1956, nel 1963, nel 1970, nel 1999 e nel 2006; negli altri anni la profondità dello strato mescolato varia da 50 m a 200 m (mixolimnio), in relazione alle condizioni meteorologiche dei mesi invernali.

Relativamente allo strato trofico il Verbano ha subito negli ultimi decenni importanti e significative variazioni contraddistinte da quattro fasi distinte:

 una prima fase antecedente agli anni ’60, quando il lago presentava caratteristiche di oligotrofia tipiche dei grandi bacini subalpini;

 una fase di incremento del grado di trofia fino alla fine degli anni ’70, con un progressivo deterioramento della qualità dell’ambiente, legato a crescenti apporti di nutrienti derivanti dalla crescita di popolazione, dallo sviluppo delle attività industriali e dall’eccessivo utilizzo di fosforo nei detersivi; in questa seconda fase il contenuto medio di fosforo totale raggiunge i 37 µgP/l alla fine degli anni ’70;

 una terza fase che prende avvio dall’inizio degli anni ’80 (quando lo stato trofico del lago si collocava in uno stato di meso-eutrofia) e che si protrae fino al 1992, caratterizzata da una progressiva e lenta riduzione dei contenuti medi di fosforo in lago che raggiungono nel 1992 il valore di 11 µgP/l; nonostante l’importante diminuzione della concentrazione di fosforo nelle acque lacustri, i processi di resilienza ambientale hanno però rallentato la risposta delle comunità biologiche che, alla fine degli anni ’80, mostravano ancora un’elevata produttività;

 una quarta fase in cui si manifesta la definitiva tendenza all’oligotrofia, evidenziata da una notevole diminuzione della concentrazione media di clorofilla “a”, nonché dai valori di produzione primaria; i contenuti di fosforo totale si assestano su tenori medi di 10 µgP/l nell’ultimo decennio; in questa fase, accanto ad una diminuzione dei nutrienti, si assiste ad una riduzione della resilienza con conseguenti variazioni della complessità strutturale delle comunità biologiche (Ist. Ital. Idrobiol. – CNR, 1992; C.N.R.-I.S.E., 2007b)).

La realizzazione di impianti di depurazione efficienti, nonché l’introduzione di leggi sempre più restrittive sulla concentrazione di fosforo nei formulati per detersivi, unitamente alla fase di recessione economica e industriale, hanno dunque portato ad un’importante diminuzione del carico annuale di fosforo veicolato al lago, che è passato dalle circa 700 t per anno degli anni ’70 al valore attuale di circa 230 t/anno, con una corrispondente diminuzione della concentrazione del fosforo totale a valori prossimi a quelli presentati dal lago prima dell’insorgere del fenomeno dell’eutrofizzazione (Calderoni & Mosello, 1996, Calderoni et al .,

57 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

1997, de Bernardi et al ., 1996, 1999, 2002 in de Bernardi & Calderoni, 2005; Ist. Ital. Idrobiol. – CNR, 1992).

La normativa prevede che entro il 31/12/2008 ogni corpo idrico classificato raggiunga i requisiti dello stato “sufficiente” ed entro il 31/12/2016 mantenga o raggiunga quello di “buono”. Ai sensi del D.Lgs 152/06, il Verbano ha già raggiunto lo stato ecologico buono, con una concentrazione media di fosforo totale nel primo semestre del 2007 di circa 10 µgP/l (C.N.R.-I.S.E., 2007b), pari ad una condizione di oligotrofia. Le condizioni di ossigenazione del lago sono piuttosto buone. A partire dal 1999, infatti, i valori di ossigeno nella zona profonda si sono mantenuti su livelli elevati, comunque superiori a 7,0 mg O 2/l (60% di saturazione), a dimostrazione di una consistente ossigenazione delle acque profonde e del buon livello qualitativo generale delle acque lacustri; anche considerando l’intero ipolimnio, cioè lo strato compreso tra -25 e -370 m, si osserva come i valori di concentrazione di ossigeno si siano mantenuti compresi tra 7,9 e 10 mg O 2/l (67-83% di saturazione) negli anni tra il 1999 ed il 2006, facendo registrare i valori più elevati proprio in quest’ultimo anno (C.N.R.-I.S.E., 2007b).

Nonostante questo evidente miglioramento, riguardante anche i livelli di inquinamento da DDT nei sedimenti lacustri che negli anni ’70 avevano raggiunto i massimi valori per poi diminuire progressivamente fino agli anni ’90, nel 1996 è stata rilevata una presenza significativa di DDT nell’ecosistema lacustre, collegabile alla massiva produzione dell’insetticida operata da un’industria chimica a Pieve Vergonte (VB); tale evento, sebbene non abbia comportato effetti negativi sulla qualità delle acque, ha fatto registrare concentrazioni rilevanti del composto nei sedimenti superficiali del lago, soprattutto in prossimità della foce del Fiume Toce, indicative di una compromissione ambientale recente.

Da quando questo composto è stato ritrovato nell’ecosistema lacustre in concentrazioni significative, la produzione di DDT è stata chiusa definitivamente con decreto ministeriale e gli impianti di produzione smantellati. Ciò nonostante, la permanenza di DDT e dei suoi derivati nel lago, a oltre dieci anni di distanza dalla sua scoperta, risulta ancora significativa a causa della risospensione dei sedimenti lacustri, nei quali questo composto lipofilo si è accumulato, e del dilavamento dei suoli industriali storicamente inquinati in occasione di precipitazioni intense con conseguente trasporto al lago, oltre che della lentezza di degradazione del DDT e dei suoi derivati (Calderoni et al. 2000 in de Bernardi & Calderoni, 2005; C.N.R.-I.S.E., 2007a). Oltre ai sedimenti, la componente maggiormente interessata dal fenomeno di contaminazione da DDT è risultata quella biologica, a causa dei processi di bioconcentrazione e biomagnificazione; in particolare benthos litorale ( Dreissena e Unio ), pesci e uova di germano reale e di svasso si sono rivelati utili indicatori. Per quanto riguarda la fauna ittica, le maggiori concentrazioni di DDT si riscontrano nelle specie più ricche di grassi, come l’agone, e negli individui più vecchi e di grande taglia, che hanno potuto accumulare per più tempo il contaminante. L’inquinamento da DDT ha pertanto comportato il divieto di pesca di coregoni (bondella e lavarello), agone, scardola e alborella, a causa delle elevate concentrazioni di DDT rilevate nei campioni ittici,

58 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE superiori ai limiti previsti dalla normativa vigente. Dagli ultimi risultati delle analisi effettuate sui tessuti dei pesci si rileva che solamente l’agone, notoriamente ricco di grassi, presenta livelli di DDT che, pur essendo marcatamente inferiori a quelli del 2001, sono ancora di gran lunga superiori a quelli fissati come limite massimo per la commerciabilità dalla normativa italiana (0,10 mg/kg per valori percentuali di grasso compresi tra 5-20%). Per le altre specie ittiche, pur con qualche eccezione legata alla taglia o all’habitat (ad esempio, la scardola nel marzo 2006, tinca, bondella), le attuali concentrazioni risultano inferiori o molto prossime ai limiti fissati della normativa vigente (0,05 mg/kg, per valori percentuali di grassi <5%) (C.N.R.-I.S.E., 2007a). Pertanto, con Decreto della Direzione Generale Agricoltura della Regione Lombardia n. 3989 del 15/03/05 è stata revocata la sospensione cautelativa all’utilizzo a scopo alimentare umano delle specie ittiche del Lago Maggiore tranne l’agone, di cui permane il divieto di pesca dell’agone nel Verbano conseguente all’emergenza DDT, ai sensi dell’ordinanza n. 05/08 del commissario per la pesca italo-elvetico.

5.1.7 LAGO DI LUGANO Il Lago di Lugano (o Ceresio) si trova nella zona nord occidentale della Regione Lombardia, ubicato sul confine italo-svizzero, ed in particolare è costituito da un’area elvetica compresa nel Cantone Ticino e due zone, separate, in territorio italiano, che nel complesso rappresentano il 37% della superficie lacustre: una in Provincia di Varese e una in Provincia di Como. Il Ceresio, come il Lago Maggiore, fa parte dei grandi laghi prealpini posti a sud delle Alpi, caratterizzati da una comune origine fluvio-glaciale e da notevoli profondità. Per la sua forma caratteristica la superficie lacustre può essere suddivisa in tre sottobacini distinti, con caratteristiche geomorfologiche e limnologiche differenti: il bacino Nord, che si estende da Porlezza sino al fronte morenico di Melide-Bissone, il bacino Sud compreso tra Capolago e Agno, e il bacino di Ponte Tresa, collegato al bacino Sud dallo stretto di Lavena, e da cui prende origine l’emissario, il Fiume Tresa, a sua volta tributario del Lago Maggiore. I bacini Nord e Sud sono separati dalla diga di Melide. Il bacino imbrifero segue la stessa ripartizione del lago e, per quanto riguarda la porzione interna alla Provincia di Varese, relativa al bacino Sud e a quello di Ponte Tresa, essa si estende per circa 50 km 2 e l’unico corso d’acqua significativo che la attraversa, oltre al Fiume Tresa, è il Torrente Bolletta che sfocia nel lago a Porto Ceresio.

TABELLA 5-3: CARATTERISTICHE MORFOMETRICHE E IDROLOGICHE DEL LAGO DI LUGANO (UPDA, 2006).

PARAMETRO BACINO NORD BACINO SUD BACINO P. TESA Area bacino imbrifero (km 2) 269,7 290,3 5,6 Area bacino lacustre (km 2) 27,5 20,3 1,1 Area bacini a monte (km 2) - 297,2 607,8 Area totale bacino imbrifero (km 2) 297,2 607,8 614,5 Volume bacino lacustre (km 3) 4,69 1,14 0,03 Deflusso annuo emissario (km 3) 0,38 0,77 0,78 Tempo teorico di ricambio (anni) 12,3 1,4 0,04 Profondità media (m) 171 55 33 Profondità massima (m) 288 95 50

59 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

Il Lago di Lugano è un lago naturalmente oligomittico di tipo monomittico caldo con una circolazione invernale (Dicembre-Febbraio) ed una stratificazione estiva (Giugno-Ottobre). Le caratteristiche termiche devono però essere considerate separatamente per ciascuno dei tre bacini distinti in cui si suddivide la cuvetta lacustre. Nel bacino Nord sin dagli anni ’70 si è, infatti, instaurato un fenomeno di meromissi causato dall’elevata presenza di soluti, con un chemioclinio a circa 100 m di profondità che impedisce la circolazione delle acque lungo tutta la colonna d’acqua. Solo il bacino Sud e il bacino di Ponte Tresa sono classificabili come monomittici caldi, con rimescolamento completo tra gennaio e febbraio e stratificazione estiva confinata a 10-12 m tra giugno e ottobre, caratteristiche che possono essere estese anche al mixolimnio del bacino Nord. Così, mentre il bacino Nord può attualmente essere ascritto alla categoria dei laghi meromittici, i bacini Sud e di Ponte Tresa possono dunque essere ascritti alla categoria dei laghi oligomittici. Il parziale rimescolamento delle acque nel bacino Nord e la stratificazione dei soluti portano ad una carenza di ossigeno negli strati più profondi fino al limite dell’anossia.

Sebbene la completa omogeneizzazione delle acque interessi in genere solo il bacino Sud e quello di Ponte Tresa, per due anni consecutivi (2004-2005 e 2005-2006) si è assistito straordinariamente a due eventi di circolazione invernale nel bacino Nord, favoriti da condizioni climatiche particolarmente favorevoli, che hanno portato, dopo oltre 40 anni di stratificazione permanente, alla dissoluzione della stratificazione meromittica determinata dal pronunciato gradiente chimico di densità, e ad un parziale ricambio delle sue acque profonde, con effetti positivi sullo stato di ossigenazione degli strati più profondi (UPDA, 2006; CIPAIS, 2006). Nel 2007 il grado di rimescolamento è invece risultato molto modesto e il completo rimescolamento della colonna d’acqua ha riguardato unicamente gli strati superficiali, raggiungendo la sua massima estensione (fino a circa 30 m di profondità) alla fine di febbraio (UPDA, 2007).

Relativamente al livello trofico attuale del lago, esso è riconducibile ad una situazione di spinta eutrofia, con un tenore medio di fosforo totale per tutto il lago pari a circa 60 µg P/l (Regione Lombardia, 2006a); tale condizione ha cominciato a manifestarsi a partire dagli anni ’60, in seguito all’aumentata pressione antropica. Ad oggi la qualità delle acque del lago, dopo aver toccato alla fine degli anni ’70 il massimo grado di eutrofizzazione, stanno lentamente migliorando, andando verso uno stato qualitativo più consono con le esigenze di risanamento previste. Nel 2007, anche se distribuito in maniera molto disomogenea, il valore medio di fosforo totale presente nella colonna d’acqua risulta nettamente superiore nel bacino Nord, con una concentrazione di 90 g P/l (stazione di Gandria) rispetto a quello Sud, di 51 g P/l (a Melide) e 35 gP/l (a Figino) (UPDA, 2007). L’esame del trend pluriennale disponibile per la porzione settentrionale del lago, limitatamente alle acque superficiali che rimescolano ogni anno, mette infatti in evidenza una lenta ma progressiva diminuzione delle concentrazioni di fosforo in superficie negli ultimi 20 anni, grazie alla realizzazione di una serie di opere di risanamento quali la parziale diversione delle acque di rifiuto dal bacino Nord verso il bacino

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Sud, e la costruzione e il successivo potenziamento degli impianti di depurazione. Al contrario, nella porzione meromittica del lago le concentrazioni di fosforo totale appaiono in diminuzione solo da pochi anni, probabilmente a seguito di una resiliente risposta agli estesi interventi depurativi messi in atto, che hanno portato al parziale risanamento delle acque superficiali (OLL, 2004). Le previsioni modellistiche effettuate dalla CIPAIS sembrerebbero indicare che il Ceresio (in particolare il bacino Nord) non raggiungerà mai lo stato ecologico sufficiente (concentrazione media di fosforo inferiore a 50 µg P/l) con i carichi attuali di nutrienti. La meso-eutrofia (eutrofia) dovrebbe essere la classe trofica considerata come l’obiettivo del risanamento, realisticamente raggiungibile, per il Ceresio (Regione Lombardia, 2006a).

5.1.8 LAGO DI VARESE Il Lago di Varese è un corpo lacustre di modeste dimensioni, collocato tra le colline moreniche della zona nord-occidentale subalpina lombarda.

Di origine glaciale, esso si è formato su depositi morenici e alluvionali di vario spessore, anteriori all’ultima glaciazione würmiana. Il suo bacino imbrifero, che si estende su di un’area piuttosto eterogenea per una superficie complessiva di oltre 110 Km 2, giace su rocce calcaree o comunque carbonatiche, raramente affioranti, che conferiscono al lago una buona capacità tamponante ed un’elevata alcalinità (Chiaudani et al., 1995 in Crosta, 1999).

Il lago è poco profondo e caratterizzato da sponde non molto ripide; il volume dell’epilimnio rappresenta il 64% del totale (Tabella 5-4), e ciò colloca il lago tra quelli naturalmente predisposti all’eutrofia, come stabilito dal rapporto di Thienemann (Lami, 1986).

Sebbene il lago riceva le acque di una dozzina di piccoli torrenti, il principale responsabile dell’apporto idrologico al sistema lacustre, è costituito dallo spluvio delle acque e delle nevi della zona collinare e pedemontana limitrofa, interessata da un’intensità di precipitazione di circa 1550-1600 mm/anno (Furia, 1980). La maggior parte degli immissari presenta un regime torrentizio di portata pressoché trascurabile durante l’anno, ad eccezione del Canale Brabbia che riversa nel Lago di Varese le acque in uscita dal Lago di Comabbio, e del Torrente Tinella, che riceve le acque delle principali sorgenti carsiche alla base del Monte Campo dei Fiori. L’unico immissario significativo è il Canale Brabbia,; l’unico emissario è il Bardello, che sfocia nel Lago Maggiore e la cui portata è regolata da uno sbarramento a paratoie situato all’altezza dell’incile. In base al rapporto tra il volume del lago e la portata media dell’emissario, il tempo teorico di ricambio è calcolato in 1,8 anni. In realtà, il tempo effettivo di rinnovo delle acque è più lungo, poiché durante i periodi di stratificazione termica escono solo le acque epilimniche a causa della mancanza di una circolazione che interessi anche le acque ipolimniche.

L’alimentazione delle falde acquifere proviene soprattutto dai versanti morenici del Campo dei Fiori e dall’infiltrazione nelle rocce carsiche che caratterizzano questo settore.

Il bacino imbrifero del lago è caratterizzato da una densità di popolazione piuttosto elevata, di circa 700 abitanti/Km 2 (Chiaudani et al. , 1995 in Crosta, 1999). In esso si trovano 24 comuni, caratterizzati da uno sviluppo industriale modesto e un’attività agricola trascurabile.

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Per quanto riguarda il regime termico, il Lago di Varese è un lago monomittico con un unico periodo di completa circolazione delle acque, che si verifica tra la fine di dicembre e metà febbraio. L’epilimnio durante la stratificazione estiva (luglio e agosto) si estende da 0 fino a 7 m circa; il termoclinio è situato a circa 7,5 m mentre l’ipolimnio va da 10 m sino al fondo. Ciò vale per il bacino di Gavirate nella porzione nord-occidentale del lago, mentre nella zona orientale le acque sono poco profonde e quindi caratterizzate da scarsa stabilità termica.

TABELLA 5-4: CARATTERISTICHE MORFOMETRICHE E IDROLOGICHE DEL LAGO DI VARESE (OLL, 2005; ZACCARA ET AL ., 2007).

PARAMETRO VALORE Latitudine N 45° 48’ Longitudine E 08° 45’ Altitudine media (m s.l.m.) 238 Altitudine max bacino imbrifero (m s.l.m.) 1.226 Superficie lago (km 2) 14,5 Superficie bacino imbrifero - lago compreso (km 2) 115,5 Rapporto areale bacino/lago 7,9 Lunghezza della costa (km) 24 Indice di sinuosità 1,76 Profondità massima (m) 24,5 Profondità media (m) 10,7 Volume d’acqua (m 3) 153,6*10 6 Volume d’acqua epilimnio (m 3) 98,9*10 6 Volume d’acqua ipolimnio (m 3) 54,8*10 6 Tempo teorico di ricambio (anni) 1,9 Tempo effettivo di ricambio (anni) 2,8 Origine Glaciale – sbarrato da morena Immissario principale Canale Brabbia ⇐ Lago di Comabbio Emissario principale Fiume Bardello ⇒ Lago Maggiore Popolazione residente (2001) 71.497 Popolazione fluttuante (2001) 2.885

Durante il periodo di stratificazione termica le temperature nell’epilimnio in genere superano i 20°C, raggiungendo i valori massimi di 25-28°C in luglio e agosto, mentre nello strato ipolimnico essi sono compresi tra 9 e 11°C. Durante il ricambio invernale, la temperatura della colonna d’acqua assume valori compresi nel range 3,5-7°C (Zaccara et al. , 2007).

Le variazioni temporali e spaziali dell’ossigeno disciolto sono quelle tipiche di un lago molto produttivo, mostrando variazioni stagionali fortemente regolate dal regime termico delle acque: da maggio a novembre l’ossigeno raggiunge concentrazioni di sovrassaturazione (100%-150%) nell’epilimnio e condizioni anossiche (valori inferiori al 10%) dal fondo fino ad una profondità di 7-9 m, mentre con il rimescolamento invernale esso non supera la percentuale di saturazione del 70% (7,8-9 mg O2/l). Dal 1997 al 2005, l’andamento dell’ossigeno disciolto non ha mostrato variazioni significative rispetto al quadro delineato: le concentrazioni medie annuali di ossigeno ipolimnico sono, infatti, risultate sempre inferiori alla saturazione del 35%, evidenziando una marcata e prolungata condizione di anossia. Soltanto

62 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE nei mesi di gennaio e febbraio la saturazione dell’ossigeno disciolto nell’intera colonna d’acqua ha superato il 50%, con corrispondenti valori di concentrazione superiori a 6,6 mg O 2/l (Zaccara et al. , 2007).

Per quanto riguarda la dinamica temporale dei nutrienti, il Lago di Varese ha mostrato una compromissione della qualità delle acque a partire dagli anni ’60 quando, a causa degli scarichi a lago di reflui non trattati, era classificato in uno stato di ipertrofia. Alla fine degli anni ’70 la concentrazione media annuale di fosforo totale superava i 400 µg P/l (Zaccara et al. , 2007). Tale stato di compromissione si è protratto per tutti gli anni ’80 fino a quando la realizzazione di un impianto di depurazione centralizzato delle acque reflue della città di Varese (a partire dal 1986), seguita dalla diversione fuori bacino dei reflui urbani attraverso un sistema di collettori circumlacuali (1994), e l’introduzione delle normative per la riduzione del fosforo nei detergenti, hanno innescato il lento processo di miglioramento della qualità delle acque, che tuttavia risentono di un elevato carico interno. Inoltre, gli interventi di prelievo delle acque ipolimniche e di ossigenazione dell’ipolimnio dei bacini meno profondi (a profondità comprese tra 4,5 e 8 m) realizzati tra il 2000 e il 2003, hanno accelerato tale processo di recupero ambientale. Si è assistito così ad una riduzione dei carichi esterni di fosforo, passati da 50 t P/anno nel 1986 a 16 t P/anno nel 1994 (Premazzi et al. , 2003, Canziani & Crosa, 2005 in Zaccara et al. , 2007), e ad una diminuzione della concentrazione media annua di fosforo totale che, da 352 µg P/l nel 1987, è passata agli attuali 85 µg P/l (valore medio relativo al periodo 1998-2005) (Zaccara et al. , 2007), valori tipici di una condizione di eutrofia. Anche la concentrazione media annuale di azoto totale ha mostrato una forte riduzione negli anni, passando da 1235 µg/l nel 1998 a 593 µg/l nel 2005.

A causa della natura litologica del bacino idrografico di appartenenza, la meso-eutrofia sarebbe, invece, la classe trofica considerata come l’obiettivo del risanamento, realisticamente raggiungibile, per il Lago di Varese, in cui la concentrazione naturale di fosforo totale è stimata pari a 21 µg P/l, ben inferiore all’attuale (Regione Lombardia, 2006a).

5.1.9 LAGO DI COMABBIO Il Lago di Comabbio è situato nella fascia collinare che si estende ai piedi delle Prealpi Varesine, nella zona a est del Lago Maggiore e nelle vicinanze dei laghi di Varese e di Monate. È un lago di origine morenica formatosi in epoca postglaciale, che originariamente faceva parte del Lago di Varese, con un immissario proveniente dal Lago di Monate. Con l'abbassarsi delle acque restò comunicante con il Lago di Varese solo attraverso la Palude Brabbia, che assunse l'attuale aspetto dopo che il Lago di Varese venne abbassato artificialmente.

Per quanto riguarda la termica lacustre, il lago è classificato come polimittico, con stratificazione termica estiva evidente, sebbene la scarsa profondità che lo caratterizza ne impedisca il verificarsi di fenomeni di stratificazione tali da bloccare il rimescolamento per lunghi periodi: vento e moto ondoso, anche di carattere ordinario, sono in grado, infatti, di rimescolare completamente le acque del lago anche nei mesi più caldi.

63 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

TABELLA 5-5: CARATTERISTICHE MORFOMETRICHE E IDROLOGICHE DEL LAGO DI COMABBIO (OLL, 2005).

PARAMETRO VALORE Latitudine N 45° 45’ Longitudine E 09° 41’ Altitudine media (m s.l.m.) 243 Altitudine max bacino imbrifero (m s.l.m.) 471 Superficie lago (km 2) 3,59 Superficie bacino imbrifero - lago compreso (km 2) 15,3 Rapporto areale bacino/lago 4,3 Lunghezza della costa (km) 9 Indice di sinuosità 1,34 Profondità massima (m) 8 Profondità media (m) 4,6 Volume d’acqua (m 3) 16,6*10 6 Tempo teorico di ricambio (anni) 1,7 Immissario principale - Emissario principale Canale Brabbia ⇒ Lago di Varese Popolazione residente (2001) 7.188 Popolazione fluttuante (2001) 308

Nei periodi di rimescolamento, in particolare in autunno, la differenza di temperatura tra superficie e fondo non supera mai i 3°C, mentre in estate è stato rilevato un gradiente termico anche di 10°C. La completa circolazione si prolunga da Novembre a Marzo, e l'intero corpo d'acqua passa da 20°C a 4°C (OLL, 2004). Durante l’inverno non è rara la formazione di uno strato di ghiaccio superficiale che può dare luogo a fenomeni di leggera inversione termica (Graia, 2001, 2005b).

Nonostante la breve e instabile stratificazione termica, spesso si verifica invece una stratificazione dell’ossigeno ben più lunga e stabile che si estende in genere nei mesi da maggio a settembre. In superficie permane per tutta l’estate uno stato di sovrasaturazione dovuta alla produzione primaria da parte delle alghe, mentre negli strati profondi si assiste ad una progressiva riduzione della concentrazione dell’ossigeno. Nella parte profonda del lago si crea così una zona anossica che si amplia sempre più con il procedere della stagione estiva. Questa condizione favorisce la formazione di composti ridotti quali acido solfidrico, ammoniaca, metano (Graia, 2001, 2005b).

Il Lago di Comabbio, già a rischio di eutrofizzazione a causa della sua scarsa profondità, è stato interessato dal fenomeno a partire dagli anni ’70 e da allora la sua situazione è andata progressivamente peggiorando fino alla realizzazione del Collettore Consortile del Lago di Comabbio; tale opera, parte integrante del progetto per il risanamento delle acque del Lago di Varese, è stata progettata con lo scopo di raccogliere le acque reflue di tutti i comuni che si affacciano sul lago e ridurre in questo modo l’apporto di nutrienti. Grazie a tale intervento di collettamento e all’adozione a scala nazionale di restrizioni nell’uso del fosforo nei detergenti domestici, è stato possibile osservare un buon miglioramento della qualità delle acque e, in particolare, delle concentrazioni di fosforo totale, con il passaggio dai valori alla circolazione

64 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE invernale pari a circa 200 µg P/l negli anni Settanta (OLL, 2005), a valori inferiori a 50 µg P/l, con una media annuale ponderata sulle profondità di 35 µg P/l nel 2007 (dati ARPA Lombardia, 2007), corrispondente ad una condizione di mesotrofia; lo stato trofico attualmente raggiunto sembra dunque rispecchiare le presumibili condizioni di mesotrofia tipiche degli ambienti intermorenici subalpini.

Questo lago ha raggiunto lo stato ecologico sufficiente (corrispondente ad una concentrazione media di fosforo di 35 µg P/l), mentre il raggiungimento dell’obiettivo di qualità previsto al 2016 (buono stato ecologico) non è perseguibile a causa della natura litologica del bacino idrografico di appartenenza; tenendo conto, infatti, di una concentrazione naturale di fosforo totale stimata in 22 µg P/l, la meso-eutrofia è la classe trofica considerata come l’obiettivo del risanamento, realisticamente raggiungibile, per il Lago di Comabbio (Regione Lombardia, 2006a).

5.1.10 LAGO DI MONATE Ubicato nella fascia intermorenica prealpina, ad est del Lago Maggiore nei pressi dei laghi di Varese e di Comabbio, il Lago di Monate si è andato formandosi in epoca postglaciale. Nonostante l’origine comune, il Monate è caratterizzato da una profondità più elevata rispetto ai due laghi limitrofi, di maggiori dimensioni. È alimentato da sorgenti sotterranee e da alcune rogge e possiede un unico emissario, il Torrente Acquanera, che sfocia nel Lago Maggiore.

TABELLA 5-6: CARATTERISTICHE MORFOMETRICHE E IDROLOGICHE DEL LAGO DI MONATE (OLL, 2005).

PARAMETRO VALORE Latitudine N 45° 47’ Longitudine E 09° 39’ Altitudine media (m s.l.m.) 266 Altitudine max bacino imbrifero (m s.l.m.) 457 Superficie lago (km 2) 2,51 Superficie bacino imbrifero - lago compreso (km 2) 6,3 Rapporto areale bacino/lago 2,5 Lunghezza della costa (km) 7,7 Indice di sinuosità 1,37 Profondità massima (m) 34 Profondità media (m) 18 Volume d’acqua (m 3) 45*10 6 Tempo teorico di ricambio (anni) 7,9 Immissario principale - Emissario principale Torrente Acquanera ⇒ Lago Maggiore Popolazione residente (2001) 1.902 Popolazione fluttuante (2001) 153

Il Lago di Monate, dal punto di vista termico, è un lago monomittico caldo che presenta una netta stratificazione termica estiva, con termoclinio a 6-7 metri, ed isotermia primaverile.

La concentrazione naturale di fosforo, calcolata con la metodica MEI, risulta essere compresa tra 7 e 13 g di P/l a cui corrisponde un livello trofico naturale di oligotrofia (Graia, 2001),

65 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE come confermano le misure alla circolazione invernale disponibili che hanno sempre indicato concentrazioni inferiori a 10 µg P/l, a cui fanno riscontro concentrazioni di clorofilla di circa 2 µg/l (OLL, 2005). Tenendo conto dunque di una concentrazione naturale di fosforo pari a 10 µg P/l, l’oligo-mesotrofia è la classe trofica considerata come l’obiettivo del risanamento, realisticamente raggiungibile, per il Lago Monate, che peraltro ha già raggiunto nel 2003 l’obiettivo di qualità buono, facendo pertanto ritenere che le attuali condizioni di collettamento presenti nel bacino dovrebbe consentire il mantenimento di questa condizione (Regione Lombardia, 2006a). Il buono stato chimico è confermato anche dal limitato contenuto delle forme di azoto e dalla buona ossigenazione delle acque (OLL, 2005).

5.1.11 LAGO DI GHIRLA Il Lago Ghirla, situato nella zona settentrionale della Valganna, è un piccolo lago prealpino di origine glaciale; il suo emissario principale è il Torrente Margorabbia che forma un'ampia palude prima di immettersi nel lago. Il livello del lago venne innalzato artificialmente nel 1898 con una diga che raccoglieva le acque e le inviava a una centrale idroelettrica per la produzione di energia.

TABELLA 5-7: CARATTERISTICHE MORFOMETRICHE E IDROLOGICHE DEL LAGO DI GHIRLA (OLL, 2005; GRAIA , 2001).

PARAMETRO VALORE Latitudine N 45° 55’ Longitudine E 09° 49’ Altitudine media (m s.l.m.) 422 Altitudine max bacino imbrifero (m s.l.m.) 1.129 Superficie lago (km 2) 0,25 Superficie bacino imbrifero - lago compreso (km 2) 15,4 Rapporto areale bacino/lago 61,6 Lunghezza della costa (km) 3,2 Indice di sinuosità 1,81 Profondità massima (m) 14 Profondità media (m) 11 Volume d’acqua (km3) 0,003 Tempo teorico di ricambio (anni) 0,1 Immissario principale Torrente Margorabbia ⇐ Lago di Ganna Emissario principale Torrente Margorabbia ⇒ Lago Maggiore Popolazione residente (2001) 1.965 Popolazione fluttuante (2001) 276

Per quanto riguarda la termica, il Lago di Ghirla è un lago polimittico che presenta, da Maggio a Settembre, una certa stratificazione termica, che diventa piuttosto pronunciata solo nel mese di Settembre, quando si forma un vero e proprio termoclinio ad una profondità tra i 2 e i 4 metri. Presenta un breve tempo di ricambio delle acque e durante l’inverno resta coperto di ghiaccio a lungo (OLL, 2004).

Dal punto di vista qualitativo, il lago è interessato da seri problemi di eutrofizzazione dovuti prevalentemente all’apporto di nutrienti di origine antropica nei suoi immissari. Durante la

66 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE stagione estiva avvengono i fenomeni tipici dei laghi eutrofizzati: imponenti fioriture algali con conseguente sovrapproduzione di ossigeno in superficie e condizioni di anossia nell’ipolimnio. Tuttavia le caratteristiche polimittiche nel complesso conferiscono al lago un buono stato di ossigenazione, con consumi ipolimnici pronunciati solo in prossimità del fondo. Attualmente il lago, che dovrebbe essere un bacino oligotrofico, si trova in uno stato di mesotrofia tendente all’oligotrofia, con concentrazioni di fosforo totale comprese tra circa 20-30 µg P/l (21 µg P/l rilevati in superficie nel 2004) e valori leggermente inferiori registrati solo di recente (nel 2007 la concentrazione media di fosforo totale alla circolazione rilevata dall’ARPA Varese è risultata pari a 8 µg P/l), mostrando tuttavia ampie oscillazioni del valore di fosforo totale registrate soprattutto negli ultimi 5 anni, sintomo che il sistema non si trova ancora in uno stato di equilibrio trofico (Graia, 2001, 2008; OLL, 2005).

5.2 STATO ATTUALE DELLA FAUNA ITTICA

Lo stato attuale della fauna ittica che caratterizza i corsi d’acqua e i bacini lacustri della Provincia di Varese è stato desunto dalle informazioni riportate sulla Carta Ittica Provinciale. Nella tabella che segue è riportato l’elenco completo di tutte le specie ittiche autoctone ed esotiche presenti in Provincia di Varese, con un’indicazione sommaria circa la relativa abbondanza e distribuzione a livello provinciale. Il quadro che ne risulta è rappresentato da un totale di 49 specie, di cui 32 autoctone e 17 alloctone; tra le specie autoctone è compresa anche la lampreda padana, che non costituisce un pesce nel senso stretto del termine bensì un Ciclostomo Petromizonte, convenzionalmente trattato nell’ambito della fauna ittica; occorre infine considerare anche la presenza, nel territorio provinciale, degli ibridi trota fario x trota marmorata, pigo x gardon, triotto x gardon non riportati in tabella.

TABELLA 5-8: LE SPECIE ITTICHE PRESENTI NELLE ACQUE DELLA PROVINCIA DI VARESE .

NOME COMUNE NOME SCIENTIFICO ABBONDANZA E DISTRIBUZIONE AUTOCTONE Agone Alosa fallax lacustris Abbondante nel Lago Maggiore e presente nel Lugano Alborella Alburnus alburnus alborella Scarsa Anguilla Anguilla anguilla Scarsa Barbo comune Barbus plebejus Comune nel Ticino, Tresa e nel Margorabbia Barbo canino Barbus meridionalis Sporadica Bottatrice Lota lota Presente nei laghi Maggiore e Lugano e nei loro principali tributari Cagnetta Salaria fluviatilis Presente nei fiumi Ticino, Tresa e Bardello Cavedano Leuciscus cephalus Diffusa e mediamente abbondante Cobite comune Cobitis taenia Poco diffusa Cobite mascherato Sabanejewia larvata Rara Ghiozzo padano Padogobius martensii Presente nella maggior parte dei corsi d’acqua provinciali con popolazioni poco abbondanti Gobione Gobio gobio Diffusa nei corsi d’acqua di pianura e fondovalle Lampreda padana Lampetra zanandreai Sporadica nei corsi d’acqua di pianura Lasca Chondrostoma genei Scarsa Luccio Esox lucius Presente nei laghi e in alcuni corsi d’acqua

67 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

NOME COMUNE NOME SCIENTIFICO ABBONDANZA E DISTRIBUZIONE Panzarolo Orsinigobius punctatissimus Molto rara Persico reale Perca fluviatilis Comune nei laghi e nei principali corsi d’acqua Pigo Rutilus pigus Presente nei laghi Maggiore e Lugano e nei fiumi Ticino e Tresa Salmerino alpino Salvelinus alpinus Presente nei laghi Maggiore e Lugano Sanguinerola Phoxinus phoxinus Presente nel Ticino e in altri corsi d’acqua principali Savetta Chodrostoma soetta Presente nei laghi Maggiore e Lugano e nel Ticino Scardola Scardinius erythrophtalmus Diffusa Scazzone Cottus gobio Presente nei corsi d’acqua montani Spinarello Gasterosteus aculeatus Rara Storione cobice Acipenser naccarii Rara nei laghi Maggiore e Ghirla e nel Fiume Ticino Temolo Thymallus thymallus Scarsa Tinca Tinca tinca Presente nei laghi e nei principali corsi d’acqua Triotto Rutilus erythrophtalmus Scarsa nei laghi e in alcuni corsi d’acqua Trota fario Salmo (trutta) trutta Diffusa in tutti i corsi d’acqua vocazionali Trota lacustre Salmo (trutta) trutta, ecotipo lacustre Scarsa nei laghi Maggiore, Lugano, Varese e Monate Trota marmorata Salmo (trutta) marmoratus Scarsa Vairone Leuciscus souffia Diffusa nella maggior parte dei corsi d’acqua ALLOCTONE Abramide Abramis brama Rara, segnalata nel Lago di Ghirla Acerina Acerina cernua Presente fino ad alcuni anni fa nel Lago di Ghirla, ad oggi verosimilmente scomparsa Carassio Carassius carassius Diffusa soprattutto nei laghi Carpa Cyprinus carpio Presente nei laghi e nei principali corsi d’acqua di maggiori dimensioni Carpa erbivora Ctenopharyngodon idellus Rara, segnalata nel Lago di Comabbio Coregone lavarello Coregonus lavaretus Comune nei laghi Maggiore, Lugano e Monate Coregone bondella Coregonus macrophtalmus Presente nel Lago Maggiore Gambusia Gambusia holbrooki Scarsa Gardon Rutilus rutilus Abbondante soprattutto nei laghi Maggiore e Lugano e in continua espansione a livello provinciale Lucioperca Stiziostedion lucioperca Presente nei laghi e nei principali corsi d’acqua Persico sole Lepomis gibbosus Diffusa Persico trota Micropterus salmoides Comune nei laghi e presente in alcuni corsi d’acqua Pesce gatto Ictalurus melas Abbondante nel Lago di Varese e presente nei laghi di Comabbio e Monate e in alcuni corsi d’acqua collegati Rodeo amaro Rhodeus amarus Presente nel Ticino e occasionale in alcuni altri corsi d’acqua Salmerino di fontana Salvelinus fontinalis Scarsa Siluro Silurus glanis Presente nel Ticino e abbondante nei laghi di Comabbio e Varese Trota iridea Oncorhynchus mykiss Sporadica nelle acque vocazionali ai Salmonidi

Per quanto riguarda le acque correnti, è possibile distinguere fondamentalmente due gruppi di corsi d'acqua caratterizzati da diversa vocazione ittica:

 i numerosi piccoli torrenti e rogge prealpini e collinari vocazionali per la trota fario e alcune specie di accompagnamento, quali vairone, sanguinerola, scazzone, cobite comune, lampreda padana;

68 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

 i fiumi e i canali di dimensioni più rilevanti, comprendenti ad esempio il Ticino, il Tresa, il Bardello, con vocazione ittica mista, prevalentemente a Ciprinidi reofili, comprendenti barbo comune, cavedano, savetta, lasca, pigo, barbo canino, in parte a Salmonidi, e in parte a Ciprinidi limnofili. Questi ambienti ospitano comunità ittiche molto diversificate ed in relazione alla loro stretta connessione con i laghi esprimono popolamenti ittici variamente composti, che migrano dal fiume al lago e viceversa anche in relazione alle stagioni ed ai periodi riproduttivi.

Relativamente ai Salmonidi di maggior interesse faunistico, le uniche zone vocazionali per la trota marmorata sono rappresentate dal Ticino e relativi canali, e il Lago Maggiore per i suoi collegamenti con Ticino immissario e Toce; le zone vocazionali per il temolo sono rappresentate dal Ticino, dal tratto medio e inferiore del Torrente Margorabbia.

Per quanto riguarda i laghi , essi comprendono ambienti molto diversi per caratteristiche geomorfologiche e per stato trofico, che comportano importanti differenze nella composizione specifica delle diverse comunità ittiche lacustri e, quindi, nella vocazionalità ittica reale. Si osserva pertanto che:

 il Lago Maggiore, grande lago profondo oligotrofo, esprime vocazione prevalente a Salmonidi, accompagnati da Percidi, Ecocidi, Ciprinidi, Clupeidi (agone);

 il Lago di Lugano, grande lago profondo eutrofo, esprime vocazione prevalente a Ciprinidi, accompagnati da abbondanti Percidi e Centrarchidi, e da pochi Salmonidi;

 il Lago di Varese e il Lago di Comabbio, piccoli laghi "piatti" eutrofi, esprimono vocazione dominante a Ciprinidi, accompagnati da Percidi, Esodi e Centrarchidi; ciò in attesa che l’intervento di risanamento del Lago di Varese renda più evidenti i suoi frutti;

 il Lago di Monate, piccolo lago oligotrofo, esprime vocazione prevalente a Salmonidi, accompagnati da Percidi, Esocidi, Centrarchidi e, in misura minore, Ciprinidi;

 il Lago di Ghirla, piccolo lago prealpino mesotrofo, esprime vocazione prevalente a Ciprinidi, con abbondanti Percidi ed Esocidi, accompagnati da scarsi Salmonidi.

Nel complesso, il quadro che si delinea delle vocazioni ittiche delle acque provinciali è articolato e molto diversificato, soprattutto nell'ambito dei numerosi e importanti laghi provinciali.

Per quanto riguarda nello specifico lo stato dei popolamenti ittici illustrato nei paragrafi che seguono, come per gli ambienti acquatici, la trattazione è stata effettuata per bacino idrografico e per bacino lacustre.

5.2.1 AFFLUENTI DEL LAGO MAGGIORE Torrente Val Molinera

Il tratto più alto del corso d’acqua presenta una vocazionalità a Salmonidi, con la presenza quasi esclusiva della trota fario. La popolazione di questa specie diviene più consistente nel tratto più a valle, dove la fario è accompagnata anche dallo scazzone, testimoniando la

69 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE maggiore produttività del torrente in questo secondo tratto, le cui potenzialità sono comunque penalizzate dagli interventi artificiali, realizzati nelle ultime centinaia di metri, che ne hanno profondamente modificato l’habitat fisico, precludendo gli importantissimi scambi tra il corso d’acqua e il lago. In prossimità della foce, accanto alla trota fario è presente anche il vairone.

Torrente Giona

Il Giona riveste una notevole importanza dal punto di vista ittico per la vocazione espressa dalla qualità dell’habitat fluviale ad ospitare popolazioni di trota fario, di consistenza peraltro ragguardevole, viste le dimensioni e la caratteristiche del torrente. Il corso d’acqua ospita, infatti, popolazioni ben strutturate di fario, sia nel tratto posto più a monte, dove essa risulta peraltro essere l’unica specie presente, sia in quello più prossimo alla foce. In corrispondenza della foce la specie più abbondante è il vairone, seguito dall’alborella; accanto alla fario sono inoltre presenti la sanguinerola, la bottatrice, il cavedano e lo scazzone. Da segnalare inoltre la presenza dell’ibrido fario x marmorata (la cui presenza è riconducibile a pratiche di ripopolamento) e, tra gli esotici, del gardon.

Torrente Colmegnino

Le caratteristiche dell’alveo naturale, le sue dimensioni ed il regime idrologico indicano la vocazione di questo corso d’acqua ad ospitare una popolazione vitale e consistente di trota fario; l’apertura della valle nel tratto medio-inferiore del torrente, la sua diminuita pendenza e lo sbocco verso il lago, lo rendono inoltre idoneo ad ospitare una comunità ittica piuttosto diversificata dominata da specie reofile e con presenza di qualche specie più tipica dell’ambiente lacustre nel tratto prossimo alla foce.

Dai campionamenti effettuati nell’ambito della Carta Ittica è stata rilevata unicamente la presenza della trota fario, caratterizzata da una popolazione abbondante e ben strutturata, a testimonianza della vocazione del corso d’acqua.

Fiume Tresa

Le caratteristiche ambientali del Fiume Tresa rendono questo corso d’acqua vocato ad ospitare popolazioni ben strutturate di molte specie ittiche.

Il tratto medio-alto, in Comune di Cadegliano Viconago, ospita un popolamento diversificato dominato dai Ciprinidi; tra le specie più abbondanti e con popolazioni ben strutturate vi sono il vairone e la cagnetta, seguiti da barbo comune e cavedano; ben rappresentati sono anche il ghiozzo e il cobite. La trota fario risulta invece del tutto occasionale, non rispondente certamente alle potenzialità naturali espresse dal corso d’acqua. Tra gli esotici si segnala la presenza del gardon.

Nel tratto più a valle, in corrispondenza della diga di Creva la comunità ittica appare complessivamente composta da numerose specie, la maggior parte delle quali risultano Ciprinidi quali cavedano, vairone, barbo comune, alborella e triotto. Ben rappresentati sono inoltre la cagnetta e il ghiozzo. Tra i predatori è presente il persico reale, sebbene

70 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE numericamente scarso. Per quanto riguarda le specie esotiche risulta piuttosto comune il gardon, mentre è occasionale il persico sole.

Torrente Margorabbia

Nel tratto iniziale, a monte del Lago di Ghirla, il torrente esprime una vocazionalità ittica a Salmonidi; a valle del lago si osserva invece una vocazionalità ittica mista a Salmonidi e Ciprinidi, fino alla cascata di Ferrera. Giunto in Valtravaglia, esso torna ad esprimere vocazionalità ittica a Salmonidi, per poi assumere, in prossimità del Lago Maggiore, una vocazione ittica prevalente a Salmonidi, ma accompagnati dalla presenza di numerose specie ittiche lacustri, che risalgono il fiume soprattutto in periodo riproduttivo: cavedano, trota lacustre, lavarello, alborella, bottatrice, pigo.

Il Margorabbia è caratterizzato da un popolamento ittico piuttosto diversificato, rappresentato da numerose specie, tra cui particolarmente abbondante e ben distribuito lungo l’intera asta del corso d’acqua risulta essere il vairone, che in alcuni tratti costituisce la specie ittica dominante.

A valle dei laghi di Ganna e Ghirla compaiono numerose specie ittiche la cui presenza è correlabile alla vicinanza del lago, quali tinca, luccio, pesce persico, scardola e, tra gli esotici, persico sole e il gardon; la famiglia dei Ciprinidi è la più rappresentata e il vairone è la specie dominante, seguita dal cavedano, entrambe con popolazioni numerose e ben strutturate, come pure la popolazione di persico reale. Sono inoltre presenti discrete popolazioni di barbo comune, gobione e ghiozzo. Scarsi risultano i Salmonidi, con la presenza di pochi esemplari di trota fario e di trota marmorata. È da segnalare infine la presenza di alcuni esemplari di anguille anch’esse probabilmente derivanti da immissioni effettuate nel lago a monte.

A Mesenzana la comunità ittica appare pesantemente alterata con la presenza di poche specie delle quali solamente il vairone presente con una popolazione abbondante e ben strutturata, in grado di auto mantenersi; altre specie ittiche occasionali sono il cavedano, il ghiozzo e la trota fario.

Nel tratto più a valle, in corrispondenza dell’abitato di Montegrino, la comunità ittica torna ad essere piuttosto ricca e ben diversificata, con i Ciprinidi dominanti; sono presenti popolazioni abbondanti e ben strutturate di vairone, barbo comune, cobite comune e ghiozzo padano; più scarse e poco strutturate sono invece le popolazioni di cavedano e sanguinerola. Tra le altre specie presenti ma del tutto occasionali vi sono l’anguilla, lo scazzone, la trota fario e, tra gli esotici, il gardon.

In prossimità della confluenza con il Tresa, la comunità ittica è ancora molto diversificata, dominata dai Ciprinidi reofili come il vairone il cavedano, la sanguinerola e il barbo canino, mentre la presenza dei Salmonidi è occasionale, dovuta ad esemplari provenienti dal lago che risalgono a scopo riproduttivo. Le altre specie presenti sono tutte tipiche di ambienti acquatici lotici di pianura o lacustri come la cagnetta e il persico reale. Tra gli esotici si segnala la presenza del gardon, del rodeo amaro e del persico trota.

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Torrente Boesio

La vocazionalità espressa dall’habitat fisico di questo corso d’acqua è a Salmonidi, accompagnati da Ciprinidi reofili. In realtà la comunità ittica del Torrente Boesio, risentendo fortemente dell’impatto antropico subito dall’ecosistema fluviale, non rispecchia per composizione la vocazione ittica del corso d’acqua. In particolare, nel tratto medio-alto, la comunità ittica risulta poco diversificata, composta da popolazioni discretamente abbondanti e ben strutturate di vairone e sanguinerola; i Salmonidi sono rappresenti unicamente dalla trota fario, presente con una popolazione discreta ma poco equilibrata.

In prossimità della foce si assiste ad incremento del numero di specie complessivo, anche grazie alla vicinanza del lago; nella comunità ittica, infatti, compaiono specie tipiche di ambienti sia lotici che lentici. I Ciprinidi sono i più rappresentati, in particolare con cavedano e vairone presenti con popolazioni abbondanti e ben strutturate, seguiti dal barbo comune e dal persico reale. Sporadica sembra essere invece la presenza della trota fario e dell’ibrido fario- marmorata; del tutto occasionale è risultata inoltre la presenza del ghiozzo. È da segnalare infine la presenza di riproduttori di trota marmorata e lacustre in risalita durante il periodo riproduttivo per la deposizione delle uova.

Torrente Monvallina

Le caratteristiche idraulico-morfologiche del corso d’acqua, le sue dimensioni e il regime idrologico, che assicura portate stabili tutto l’anno, determinano la sua vocazione a Salmonidi in particolare nel tratto medio-alto, accompagnati da Ciprinidi reofili nel tratto in prossimità della foce.

Nel tratto medio-alto del torrente, la comunità ittica appare numericamente esigua e, accanto alla trota fario sono presenti alcuni soggetti di ibrido fario x marmorata, riconducibili a pratiche di ripopolamento.

Nel corso dell’aggiornamento della Carta delle Vocazioni Ittiche è stato indagato il tratto medio-basso del torrente, in prossimità della foce, dove è stata rilevata la presenza di una comunità ittica piuttosto ricca e diversificata, dominata dai Ciprinidi reofili. Abbondanti e ben strutturate risultano le popolazioni di vairone, cavedano, gobione e ghiozzo, mentre scarsamente rappresentate sono quelle di barbo comune e sanguinerola. Del tutto sporadica è inoltre la presenza della lampreda e della trota fario. Tra gli esotici si segnala una discreta presenza del gardon; più rari sono invece il rodeo amaro e il carassio.

Fiume Bardello

Il Fiume Bardello presenta una vocazionalità a Ciprinidi reofili accompagnati, in virtù del collegamento con i laghi, da altre specie più tipicamente lacustri.

La comunità ittica risulta diversificata e numericamente piuttosto consistente, costituita da specie reofile e limnofile, di cui la maggior parte poco esigente rispetto alla qualità ambientale.

In prossimità della foce, tra le specie ittiche presenti la più abbondante risulta essere il cavedano, accompagnato da ghiozzo, gobione e cagnetta, altrettanto abbondanti; seguono il

72 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE barbo, il triotto e la scardola. Numerose sono le specie esotiche che compongono il popolamento ittico del fiume; tra le specie più abbondanti vi sono il carassio e il persico trota, seguiti da gardon e pesce gatto; occasionali sono inoltre anche il persico sole e il rodeo amaro.

Torrente Acquanegra

Lo stato di compromissione dell’ambiente fluviale si riflette anche sul popolamento ittico del corso d’acqua, che mostra una ridotta biodiversità sia in termini di ricchezza in specie presenti sia in termini di consistenza numerica. Tra le specie presenti vi sono il gobione, piuttosto abbondante, il cavedano, anch’esso comune, la trota fario e la lampreda padana, queste ultime entrambe rappresentate da un numero esiguo di esemplari adulti.

5.2.2 BACINO DEL FIUME TICINO SUBLACUALE Fiume Ticino

L’origine dal lago determina una particolare composizione della comunità ittica, che appare estremamente varia e costituita, nel tratto iniziale, anche da specie tipicamente lacustri, quali l’agone, il coregone e la bottatrice. L’ampia varietà di ambienti laterali collegati al corso principale del fiume consente inoltre la presenza di tutte le specie ittiche, con la prevalenza dei Ciprinidi reofili.

Nel complesso la comunità ittica del Ticino è molto diversificata, ma la sua consistenza numerica in molte situazioni risulta inferiore alle potenzialità dell’ambiente naturale, a causa delle problematiche connesse alla presenza di sbarramenti e captazioni che interrompono la continuità fluviale.

La comunità ittica del fiume fino a Panperduto appare piuttosto squilibrata, con una presenza consistente di specie esotiche come gardon e rodeo, per il quale è verosimile un’azione di competizione ai danni dell’alborella. Nel tratto posto a monte della diga di Miorina, tra le specie più abbondanti vi sono la scardola, il cavedano e il pesce persico, ma anche l’esotico gardon, la cui presenza risulta particolarmente preoccupante in relazione alla sua capacità di ibridarsi con il pigo e con il triotto. Tra le altre specie autoctone si segnalano per questo tratto il luccio, la tinca, il ghiozzo padano, l’anguilla, la bottatrice, la cagnetta e il cobite, mentre tra gli esotici vi sono il rodeo amaro e il persico sole. Nel tratto posto tra lo sbarramento di Porto della Torre e quello di Panperduto, l’effetto negativo delle dighe, con conseguente alterazione del trasporto solido, della velocità di corrente e delle possibilità migratorie, si riflette sulla composizione e sull’abbondanza della comunità ittica, che risulta costituita da diverse specie ma scarsamente rappresentate. In particolare, tra le specie più abbondanti vi sono la scardola, la tinca, il triotto, il cavedano e, tra gli esotici, il rodeo amaro e il gardon. Anche il pigo risulta piuttosto comune, mentre sono rari il vairone, il barbo comune e l’alborella. Sono inoltre abbondanti i predatori quali il luccio e il pesce persico.

A valle della diga di Panperduto, le caratteristiche dell’habitat fluviale rendono il tratto più adatto ad ospitare una comunità ittica dominata da Ciprinidi reofili, sebbene siano presenti anche i Ciprinidi limnofili; le specie ittiche più abbondanti sono, infatti, il cavedano, il vairone, il

73 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE barbo comune e la sanguinerola, cui se ne affiancano altre, un po’ meno numerose, come il barbo canino, la lasca e la savetta; ben rappresentati sono anche il ghiozzo, l’anguilla, il luccio e la cagnetta.

Il tratto a valle della località Maddalena (Somma Lombardo) ospita soprattutto pesci bentonici o comunque di piccola taglia quali vairone, ghiozzo, sanguinerola e cagnetta. Anche in corrispondenza di Vizzola Ticino il popolamento ittico, sebbene abbastanza diversificato, risulta rappresentato in gran parte da specie di piccola taglia o allo stadio di novellame, con scarsità di predatori. In entrambi questi tratti fluviali lo stato e la composizione della comunità ittica sono dovuti alla ridotta disponibilità di rifugi in alveo collegata alle condizioni critiche di portata.

La varietà specifica dell’ittiofauna a valle di Panperduto è tuttavia incrementata per la presenza di una rete idrica collegata all’asta principale del fiume estremamente ricca di ambienti naturali o semi-naturali variamente vocati ad ospitare fauna ittica, e utili per il rifugio, lo svernamento e la riproduzione di numerose specie, tra cui anche la trota marmorata.

Per quanto riguarda le specie alloctone si segnala la presenza di rodeo, persico sole e trota fario, quest’ultima considerata esotica in quanto presumibilmente non nativa nel Ticino sublacuale ma derivata da opere di immissione.

Torrente Lenza

Questo corso d’acqua è un ambiente epipotamale che dal punto di vista ittico può essere definito con vocazione prevalente a Salmonidi.

La comunità ittica risulta piuttosto diversificata e abbondante. Particolarmente consistenti, ben distribuite lungo l’intero corso del torrente e ben strutturate in classi d’età risultano essere le popolazioni di trota fario e vairone, cui segue la lampreda padana. Abbondanti sono anche il ghiozzo padano e l’esotico persico sole. Presenti sono infine anche la sanguinerola, l’alborella, l’anguilla e il cavedano.

Torrente Strona

Il forte stato di compromissione della qualità delle acque in cui versa il torrente dal tratto prossimo alle sorgenti fino alla foce, rende questo corso d’acqua un ambiente inospitale per la fauna ittica. Nel tratto terminale in prossimità della confluenza con il Ticino è possibile la presenza sporadica di pesci provenienti dal fiume.

Naviglio Vecchio

Questo canale ospita numerose specie ittiche soprattutto appartenenti alla famiglia dei Ciprinidi; tra le specie più abbondanti vi sono il vairone, il ghiozzo padano e il barbo comune. Occasionale è invece la presenza di trota marmorata e trota fario. Tra gli esotici va ricordata la presenza del rodeo amaro.

74 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

Canale Marinone

La fauna ittica presente in questo canale è rappresentata soprattutto da Ciprinidi, tra i quali è dominante il vairone. Abbondante è anche il ghiozzo e ben rappresentato il barbo comune. Tra le altre specie presenti vi sono l’anguilla, il cavedano, la sanguinerola e la cagnetta.

Torrente Arno

Il grave stato di alterazione della qualità delle acque compromette la vocazionalità del torrente ad ospitare stabilmente fauna ittica.

5.2.3 BACINO DEL FIUME OLONA Fiume Olona

Il tratto iniziale del Fiume Olona, a monte di Malnate, rappresenta un ambiente a vocazionalità salmonicola, mentre nel restante tratto a valle e fino ai confini provinciali il corso d’acqua diventa vocazionale soprattutto ai Ciprinidi.

La vocazionalità del tratto alto dell’Olona risulta solo in parte espressa; la specie più abbondante risulta essere infatti il vairone, rappresentato da una popolazione ben strutturata nelle diverse classi d’età; la trota fario risulta invece scarsamente rappresentata ed è accompagnata dallo scazzone.

Nei tratti più a valle il vairone continua ad essere una delle specie più abbondanti insieme al gobione; in alcuni tratti queste due specie risultano dominanti all’interno della comunità ittica; ben rappresentati sono anche il barbo comune e il cavedano. Tra le altre specie presenti si segnalano l’alborella, la scardola e, tra gli esotici, la pseudorasbora e il pesce gatto.

Torrente Bevera

La vocazionalità del Torrente Bevera è a Salmonidi, accompagnati da Ciprinidi reofili.

La comunità ittica di questo corso d’acqua appare piuttosto diversificata e numericamente consistente. Le specie più abbondanti e meglio distribuite lungo il corso del torrente risultano essere la trota fario e lo scazzone, per i quali sono state rinvenute popolazioni ben strutturate in classi d’età. Ad essi segue il vairone, specie più abbondante in assoluto nel tratto medio- basso. Presenti sono anche: gobione, pesce persico, persico sole, alborella, lampreda padana e cobite comune.

Nel tratto medio-inferiore le specie più abbondanti risultano il vairone, lo scazzone e il ghiozzo, rappresentati da popolazioni ben strutturate in classi d’età. Discretamente rappresentati lungo questo tratto sono inoltre la trota fario, il cavedano, il persico reale e il luccio. Da segnalare infine la presenza dell’esotico gardon.

Torrente Lanza

Le caratteristiche dell’habitat fluviale rendono il Torrente Lanza vocato ad ospitare Salmonidi e Ciprinidi reofili. La comunità ittica risulta, infatti, costituita principalmente da trota fario, trota iridea, scazzone e vairone, di cui quest’ultimo rappresenta la specie più abbondante, meglio distribuita e strutturata in classi d’età.

75 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

5.2.4 AFFLUENTI DEL LAGO DI VARESE Canale Brabbia

La vocazionalità espressa dal corso d’acqua è a Ciprinidi limnofili. La comunità ittica è rappresentata da alcune specie esotiche quali il persico sole, il persico trota e il pesce gatto; ben rappresentato è il ghiozzo padano. Tra le altre specie presenti vi sono la sanguinerola e la trota fario.

Torrente Tinella

Il tratto inferiore del corso d’acqua risulta vocazionale ai Salmonidi, accompagnati dalle specie lacustri che, soprattutto in periodo riproduttivo, risalgono il corso d’acqua. La composizione della comunità ittica rispecchia la vocazionalità espressa dall’habitat fluviale: la specie dominante è la trota fario, che risulta peraltro la sola specie presente nel tratto medio-alto. In prossimità della foce la comunità ittica si arricchisce di numerose specie, tra cui la trota lacustre e il vairone. Sono inoltre presenti, tra le specie autoctone, l’anguilla e il ghiozzo padano, mentre tra quelle esotiche si segnalano la gambusia, il persico sole e la trota iridea.

5.2.5 AFFLUENTI DEL LAGO DI LUGANO Torrente Trallo

Il corso d’acqua risulta vocazionale ai Salmonidi e la comunità ittica del torrente risulta costituita prevalentemente dalla trota fario.

Torrente Bolletta

Le caratteristiche dell’habitat fluviale relative al primo tratto del corso d’acqua, rendono il torrente vocazionale ai Salmonidi; la comunità ittica in questo tratto iniziale è, infatti, rappresentata da una popolazione ben strutturata di trota fario, con abbondanza di novellame proveniente da frega naturale, rispecchiando dunque la naturale vocazionalità ittica.

Il tratto medio-inferiore del Bolletta esprime invece una vocazionalità mista a Salmonidi e Ciprinidi reofili. Accanto alla trota fario e allo scazzone compare, infatti, anche il vairone; nel tratto terminale sono inoltre presenti la cagnetta e l’esotico persico sole, la cui presenza è attribuibile alla vicinanza del lago e alla percorribilità del tratto prossimo alla foce.

5.2.6 LAGO MAGGIORE La comunità ittica del Lago Maggiore è caratterizzata dalla presenza di numerose specie che, grazie all’esistenza di una molteplicità di ambienti diversi, sono adattate alle differenti nicchie ecologiche disponibili nell’ecosistema lacustre.

Particolare significato assume il popolamento di coregoni che, presenti con tre forme distinte (lavarello, bondella e una forma ibrida), costituivano sino a pochi anni fa la componente più abbondante della biomassa ittica del lago e le specie di maggior interesse della pesca professionale, prima del divieto di pesca causato dall'inquinamento del lago da DDT, ora revocato; oggi purtroppo tale componente ha subìto una notevole riduzione, limitando così, di fatto, il beneficio della “liberalizzazione” della pesca a seguito della discesa dei valori di DDT.

76 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

Insieme ai coregoni, tra le altre specie pelagiche troviamo anche: l’agone, che ha attraversato invece in questi anni una fase di netta espansione e che risulta ad oggi ancora piuttosto abbondante nonostante le pescate di sfoltimento; l’alborella che, quasi scomparsa pochi anni addietro, è ora in fase di lenta ripresa, sebbene la popolazione risulti ancora al di sotto delle potenzialità nonostante il divieto di pesca che ha perdurato per alcuni anni a seguito della contaminazione da DDT; la trota lacustre, che nel complesso pare in leggera ripresa. Tra le specie pelagiche solo la bondella non frequenta mai la zona litorale, poiché si riproduce su fondali di profondità superiori a 20-25 metri; tutte le altre specie utilizzano la zona litorale per riprodursi (coregoni, agone, alborella, trota lacustre) o per alimentarsi (alborella, stagionalmente). Il regime alimentare delle specie pelagiche è a base di zooplancton, che rappresenta la risorsa alimentare del pelago lacustre, oppure è ittiofago come nel caso della trota lacustre. Quest’ultima è accompagnata da altre forme o sottospecie di trota: la trota fario, che discende dai tanti torrenti tributari del Verbano e che, una volta ambientatasi in ambiente lacustre, assume anch'essa una livrea argentata con pochi segni neri a forma di "x", e la trota marmorata, abbondante nel Fiume Toce e presente nel Ticino immissario ed emissario e che quindi, per contiguità, può raggiungere anche il lago, assumendo livrea argentata a macchie nere e mantenendo una certa marmoreggiatura a livello dell'opercolo. Ancora nell'ambito dei Salmonidi si osserva la presenza di una popolazione di salmerino alpino, di consistenza ridotta.

A differenza della zona pelagica, dove un numero complessivo modesto di specie costituisce la maggior parte della biomassa ittica lacustre, la zona litorale, per la grande varietà di regimi alimentari e di habitat che può esprimere, ospita invece un notevole numero di specie ittiche, che però rappresentano nel loro complesso una parte minoritaria della biomassa ittica lacustre.

La famiglia con il maggior numero di specie è quella dei Ciprinidi comprendente: il cavedano, il pigo, la savetta e la scardola, che si mantengono a livelli più o meno costanti; la tinca, presente con una popolazione discretamente abbondante; il triotto, il barbo comune, il vairone, la carpa e, almeno stagionalmente, l’alborella. Tra i Ciprinidi esotici occorre segnalare il gardon, di recente comparsa e proveniente dal Ceresio, il cui popolamento risulta ormai dominante all’interno della comunità ittica lacustre; esso, infatti, viene costantemente pescato in tutto il lago e ha già colonizzando anche il Ticino emissario. Appartenenti a varie altre famiglie, vi sono poi, presenti con popolazioni di buona consistenza, il luccio, il ghiozzo padano, la cagnetta, il cobite comune e, tra gli alloctoni, il persico sole e il persico trota.

Il popolamento sublitorale include quelle specie che, durante la maggior parte del loro ciclo biologico si situano nella zona sottostante a quella litorale, contraendovi un rapporto stretto con il substrato di fondo, sebbene alcune di esse, come l’anguilla e la bottatrice, penetrino nella zona litorale per motivi alimentari. Nella zona sublitorale sono presenti: il pesce persico, specie di particolare rilievo sia faunistico che alieutico presente con una popolazione abbondante, sostenuta da anni con la posa di legnaie per favorirne la riproduzione; l’esotico lucioperca, anch’esso abbondante e in espansione, presumibilmente disceso dal Ceresio

77 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE attraverso il Fiume Tresa; la bottatrice; l’anguilla che, come in molti altri corpi idrici regionali e a livello europeo, è in calo, impedita nella colonizzazione del lago dalle dighe poste lungo il Ticino e, in particolare, da quella di Porto della Torre.

In corrispondenza dell’immissione in lago dei tributari, in particolare Ticino, Maggia, Toce, Tresa, si possono infine rilevare specie più tipicamente reofile tra cui, oltre alle già menzionate trota fario e trota marmorata, anche il temolo, lo scazzone e il barbo canino.

5.2.7 LAGO DI LUGANO Il Lago di Lugano esprime una vocazionalità a Salmonidi, ospitando la trota lacustre, oggetto di un importante programma di recupero attraverso pratiche di ripopolamento, la trota fario e il salmerino alpino, ridotto ad entità numericamente molto scarse a causa dell'alterazione qualitativa delle acque e in particolare alle crisi anossiche dello strato lacustre profondo. Il lento miglioramento qualitativo del lago ha indotto la Provincia di Varese e la Confederazione Elvetica ad avviare un progetto di reintroduzione del coregone, partendo da riproduttori del Verbano. Ad oggi, passati diversi anni dall'inizio di tale progetto, pare che la popolazione di coregone sia in aumento, e la specie compare nel pescato professionale.

La comunità ittica del Lago di Lugano è composta anche da numerose specie ciprini cole, sebbene risulti ancora fortemente squilibrata a causa sia dello stato di eutrofizzazione perdurante sia dell’introduzione di specie esotiche fortemente invasive. Il degrado delle acque ha portato all'affermazione delle specie ittiche più resistenti allo stress ambientale, e in particolare del gardon, specie esotica che ha rapidamente colonizzato l'intero lago e che attualmente risulta dominante in termini di densità e di biomassa. In difficoltà e quasi estinta è l’alborella, che rappresentava una specie diffusissima nel Ceresio, per la quale si stanno operando procedure di reimmissione. Il suo posto nella pesca commerciale è stato preso dall’agone, presente con una popolazione piuttosto abbondante; questa specie, analogamente a quanto avviene nel Verbano, sta, infatti, attraversando una fase di espansione, nell'ambito delle cicliche fluttuazioni di questo pesce che passa, nell'arco di pochi anni, da popolazioni abbondantissime alla quasi scomparsa per poi tornare nuovamente.

Oltre al gardon, sono abbondanti altri Ciprinidi, come cavedano e scardola, e i Percidi, tra cui il pesce persico e il lucioperca.

L'anguilla è in calo, risultando ad essa praticamente impossibile il superamento di ostacoli quali, ad esempio, la diga di Creva.

5.2.8 LAGO DI VARESE La comunità ittica del Lago di Varese ha subìto drastiche alterazioni, a seguito della permanenza di uno stato trofico eccessivo, causa diretta dei fenomeni di anossia che hanno interessato di frequente i fondali del lago. Sebbene la fase iniziale del processo di eutrofizzazione abbia determinato, durante gli anni '50 e '60, il notevole incremento della pescosità del lago, con il progredire del processo si è assistito ad un deterioramento delle

78 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE condizioni ambientali tale da trasformare radicalmente la comunità ittica insediata, che attualmente risulta fortemente squilibrata, in relazione allo stato di eutrofizzazione perdurante che determina la semplificazione della comunità ittica a danno delle specie più pregiate.

Dapprima si è verificato un drastico decremento dei Salmonidi, particolarmente esigenti, seguito dalla diminuzione delle specie sensibili agli stress ambientali come il pesce persico e il luccio, che svolgono il ruolo di predatori terminali, fondamentale per il mantenimento dell’equilibrio della comunità ittica. Tali cambiamenti hanno infine contribuito alla definitiva affermazione di Ciprinidi particolarmente tolleranti come la scardola.

La comunità ittica del Lago di Varese è stata modificata in maniera profonda anche a causa delle immissioni, accidentali o volontarie, di varie specie esotiche, che attualmente rappresentano ben un terzo delle specie presenti nel lago. Tra queste, oltre alla comparsa di qualche raro esemplare di siluro, ora in espansione, il pesce gatto pare costituire uno dei casi più preoccupanti. Anche l’introduzione del carassio ha concorso ulteriormente alla trasformazione della comunità ittica del lago poiché tale specie, essendo particolarmente resistente a concentrazioni di ossigeno anche molto basse, è diventata in breve tempo una delle componenti più abbondanti in termini sia numerici che di biomassa. Tali modificazioni rappresentano un danno ingente non solo dal punto di vista faunistico-naturalistico, ma anche dal punto di vista economico, considerato le pesanti ripercussioni subite dalla pesca professionale negli ultimi decenni.

Nell’ambito dei predatori, oltre al luccio e al persico, è in diminuzione l’esotico persico trota, mentre il lucioperca, anch’esso alloctono, risulta abbastanza stabile.

Analogamente a quanto sta accadendo ad altri laghi provinciali l'alborella è quasi scomparsa anche dal Lago di Varese, tanto che nel 2000 è stato avviato un progetto di reintroduzione, tuttora in corso. L'anguilla è in diminuzione e, visti l'imponenza ed il numero di sbarramenti tra il lago ed il mare che impediscono il reclutamento naturale, è un pesce che deve essere sostenuto dalla semina periodica di novellame. Particolarmente interessante è la presenza, seppure a livello di qualche esemplare, della trota lacustre, che anche negli anni di massimo inquinamento veniva casualmente catturata in lago. Essa pare trovare areali riproduttivi nel tratto terminale degli immissari, in particolare nel Torrente Tinella, e la sua presenza nelle acque lacustri potrebbe essere legata a qualche piccola zona di acqua di risorgenza in lago, in grado di mantenere temperature e concentrazioni di ossigeno idonee anche in periodo estivo. La popolazione di trota lacustre del Lago di Varese è inoltre sostenuta da alcuni anni dall’Incubatoio ittico del Tinella, gestito dall’omonima associazione di pescatori sportivi che ripopolano il lago e i suoi tributari con questo particolare ceppo di trota.

Da segnalare, infine, il tentativo di reintroduzione, avviato nel 2005, di un Salmonide a riproduzione litorale, una volta presente e abbondante ma attualmente estinto nel bacino lacustre: il coregone.

79 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

5.2.9 LAGO DI COMABBIO La comunità ittica del Lago di Comabbio permane in uno stato di grave squilibrio, prevalentemente legato allo stato di eutrofizzazione del lago e all’introduzione di specie ittiche esotiche altamente infestanti. In particolare, risulta allarmante l'affermazione decisa della popolazione di siluro, del quale vengono sistematicamente catturati esemplari adulti durante qualsiasi giornata di pesca professionale. Il siluro viene anche attivamente pescato da riva dai pescatori dilettanti. Per la sua dieta prevalentemente ittiofaga e opportunista, per le sue abitudini notturne che ne rendono ancora più efficace l’attività predatoria, per le notevoli dimensioni raggiungibili (intorno ai 2-3 metri accertati nei nostri ambienti), il siluro si impone come grossa minaccia per il mantenimento degli equilibri in seno all’ecosistema lacustre (Graia, 2005b). Un'altra specie esotica che pare in espansione è il pesce gatto che, in genere, va incontro a diverse fluttuazioni demografiche nel lago.

Tra le altre specie alloctone presenti nel Comabbio ci sono il persico sole, che pare essere andato incontro negli ultimi anni ad una regressione demografica, verosimilmente anche in seguito alla forte pressione di pesca gravante su questa specie, anche in periodo di frega, il carassio e il gardon, entrambi presenti con popolazioni piuttosto abbondanti. Da segnalare inoltre il rinvenimento di alcuni esemplari di carpa erbivora e la presenza della gambusia e della carpa.

Lo stato eutrofico del lago si esprime sulla comunità ittica determinandone una semplificazione, che porta alla proliferazione delle specie ittiche più resistenti agli stress ambientali, come la scardola, il carassio e il gardon, ed alla diminuzione delle specie più sensibili, come il pesce persico e il luccio.

I predatori, verso i quali sono indirizzate alcune pratiche gestionali, sono in discreta salute e paiono complessivamente in crescita: il pesce persico, a favore del quale vengono annualmente posate fascine sulle legnaie esistenti, e il luccio, del quale ne sono stati spostati numerosi soggetti adulti dal vicino Lago di Monate. La popolazione di persico trota, esotico non invasivo e di interesse per la pesca sportiva, è in leggero calo, come pare avvenga anche in altri laghi vicini, così come è in calo l'anguilla, che risente degli sbarramenti che ne impediscono la risalita dal mare degli stadi giovanili, mentre il lucioperca, anch’esso alloctono non invasivo e di interesse per la pesca sportiva e professionale, si mantiene a livelli costanti.

Tra le altre specie autoctone che compongono la comunità ittica del Lago di Comabbio si segnalano la tinca, specie pregiata per la pesca professionale, e la scardola, presente con una popolazione abbondante e destinata al mercato dei pesci da ripopolamento, effettuando al contempo attività di biomanipolazione e di rimozione di biomassa dal lago. Sono infine presenti anche il ghiozzo padano, il cobite comune e il triotto.

5.2.10 LAGO DI MONATE Grazie alla sua discreta profondità e al buono stato qualitativo delle sue acque, il Lago di Monate esprime una vocazionalità salmonicola, come dimostrato dalla consistente popolazione

80 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE di coregoni che esso ospita e che rappresenta l'oggetto principale della pesca professionale. I coregoni rappresentano anche l'unica specie del lago ad alimentazione prevalentemente zooplanctofaga, essendo pressoché scomparsa l'alborella ormai da diversi anni, e non essendo mai stato presente l’agone.

Oltre al coregone è presente con buona consistenza il luccio, anche grazie all’abbondanza di praterie di macrofite sommerse che costituiscono l’habitat ottimale per questa specie. Discreta è anche la presenza di pesce persico, che beneficia di attività ittiogeniche in suo sostegno, rappresentate dalla posa annuale di legnaie e dal mantenimento e rinnovo di quelle più vecchie.

In netta crisi è invece la trota lacustre, nonostante i ricorrenti tentativi di ripopolamento con novellame e la ricerca dei ceppi più rustici di trota lacustre. Questo fatto è probabilmente collegato alla crisi anossica estiva degli strati lacustri più profondi e all'abbondanza di predatori che possono in parte vanificare l'attività di ripopolamento.

Nel complesso il lago mantiene una comunità ittica pregiata, senza consistenti popolazioni di specie esotiche infestanti e ricca invece di specie interessanti per la pesca professionale, come il coregone, e per la pesca sportiva, come il luccio e il persico trota. Si segnala tuttavia la comparsa, in questi ultimi anni, del siluro, non segnalata nell’ultima Carta delle Vocazioni Ittiche Provinciale (Graia, 2001).

5.2.11 LAGO DI GHIRLA La comunità ittica del Lago di Ghirla, che in occasione della precedente Carta delle Vocazioni Ittiche Provinciale (Graia, 2001) risultava già fortemente alterata dallo stato di eutrofizzazione del lago e dall’introduzione di specie esotiche, appare ad oggi ulteriormente modificata in senso negativo rispetto solo ad alcuni anni fa, con la forte presenza di specie esotiche presto divenute dominanti e la rarefazione di quelle autoctone di interesse alieutico.

Dai censimenti effettuati nel 2008 nell’ambito del “Monitoraggio della fauna ittica del Lago di Ghirla” (Graia, 2008) è, infatti, emerso come il popolamento ittico lacustre sia nettamente dominato dal gardon, specie alloctona e altamente invasiva, che nel giro di pochi anni ha soppiantato la scardola, specie autoctona prima dominante in termini di abbondanza e biomassa; ora quest’ultima risulta sempre presente ma con un’abbondanza decisamente inferiore rispetto agli anni passati e con una struttura di popolazione non equilibrata.

Tra le altre specie ittiche autoctone vi sono il luccio, la tinca, l’alborella e il cavedano, sebbene presenti però occasionalmente o con popolazioni apparentemente scarse e poco strutturate; in corrispondenza dell’immissario e dell’emissario si segnala inoltre la presenza saltuaria del triotto, del ghiozzo padano e dell’esotico persico sole. Scarsamente rappresentate sono anche il lucioperca, la carpa e il persico trota, specie esotiche ritenute non invasive e anzi di interesse per la pesca sportiva.

I Salmonidi, rappresentati dalla trota fario e dalla trota lacustre, presenti con un popolamento già piuttosto limitato in passato, sembrano essere pressoché scomparsi; probabilmente tale

81 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE rarefazione numerica è legata alle condizioni prossime all’anossia delle acque ipolimniche durante la stratificazione estiva che non consentono la sopravvivenza di queste specie.

Lo storione cobice, immesso da semine effettuate dalla Provincia in collaborazione con la Regione Lombardia negli anni passati, compare ancora oggi, sebbene se la sua presenza sembri essere occasionale.

Una specie alloctona presente nelle acque del lago fino ad alcuni anni, segnalata nella precedente Carta Ittica (Graia, 2001) è l’acerina che però non è stata più rilevata nei recenti campionamenti facendola quindi ritenere una specie verosimilmente scomparsa.

Da segnalare infine la presenza, non riportata nell’ultima Carta delle Vocazioni Ittiche Provinciale (Graia, 2001), di due nuove specie alloctone rilevate nel 2008, il rodeo amaro e l’abramide, risultate occasionali ma che potrebbero diventare problematiche in futuro considerata l’elevata prolificità e la resistenza che caratterizza tali specie (Graia, 2008).

5.3 ELEMENTI DI PARTICOLARE RILEVANZA AMBIENTALE E FAUNISTICA

Tra gli aspetti legati al quadro ambientale che il Piano deve tenere in forte considerazione durante la definizione degli indirizzi e delle strategie di Piano, a causa della natura vincolante in termini normativi e pianificatori, o perché costituiscono elementi di pregio naturalistico- ambientale, si possono individuare i seguenti nell’ambito di pertinenza del Piano:

 siti della Rete Natura 2000 : nel territorio provinciale sono presenti 27 siti istituiti ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (Siti di Interesse Comunitario – SIC) e della Direttiva 79/409/CEE (Zone di Protezione Speciale – ZPS); in particolare vi sono 22 SIC, 4 ZPS e 1 SIC-ZPS e per tali siti sono state valutate, mediante Studio di Incidenza, le possibili ricadute del Piano;

 aree protette : le finalità individuate dagli enti gestori delle aree protette, in materia di tutela delle acque e della fauna ittica, risultano pienamente condivise dal Piano Ittico;

 specie ittiche di interesse comunitario e conservazionistico : sono le specie inserite negli allegati II, IV o V della Direttiva 92/43/CEE oppure inserite nelle liste rosse internazionali e nazionali, per le quali è richiesta una particolare protezione.

5.3.1 SITI DELLA RETE NATURA 2000 La Rete Natura 2000 rappresenta un sistema coordinato e coerente (una "rete") di aree destinate alla conservazione della diversità biologica presente nel territorio dell'Unione ed è finalizzata in particolare alla tutela di una serie di habitat e specie animali e vegetali indicati negli allegati I e II della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat) e delle specie di cui all'allegato I della Direttiva 79/409/CEE (Direttiva Uccelli) e delle altre specie migratrici che tornano regolarmente in Italia. Tale rete ecologica europea, la cui costituzione è prevista ai sensi della Direttiva Habitat, è costituita dalle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) (che costituiscono lo

82 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE stadio successivo all’individuazione dei SIC) e dalle Zone di Protezione Speciale (ZPS). Attualmente la Rete Natura 2000 è composta dai SIC e dalle ZPS.

In Provincia di Varese sono presenti 27 siti, di cui 22 SIC, 4 ZPS e 1 SIC-ZPS, elencati nella Tabella 5-9 e la cui distribuzione sul territorio è riportata in Figura 5-2.

Per ciascuno dei siti sotto indicati, sono stati individuati e valutati i principali effetti, diretti e indiretti, che le previsioni pianificatorie possono comportare sugli habitat e sulle specie per i quali i siti sono stati designati; a tale scopo è stato predisposto uno Studio di Incidenza secondo quanto stabilito dall’art. 6, comma 3 della Direttiva 92/43/CEE, del D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 e succ. mod., della D.G.R. 8 agosto 2003 – n. 7/14106 Elenco dei proposti siti di importanza comunitaria ai sensi della direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat) per la Lombardia, individuazione dei soggetti gestori e modalità procedurali per l’applicazione della valutazione d’incidenza. P.R.S. 9.5.7. – Obiettivo 9.5.7.2 , e della D.G.R. 15 ottobre 2004 – n. VII/19018 Procedure per l’applicazione della valutazione di incidenza alle Zone di Protezione Speciale (ZPS) ai sensi della Direttiva 79/409/CEE, contestuale presa d’atto dell’avvenuta classificazione di 14 ZPS ed individuazione dei relativi soggetti gestori . In particolare, ai fini della valutazione, si è tenuto conto degli obiettivi di conservazione di ciascun sito, evidenziando le modalità adottate per rendere compatibili le previsioni con le esigenze di salvaguardia.

Dalle valutazioni illustrate nello Studio di Incidenza, al quale si rimanda per ulteriori dettagli e approfondimenti, è emerso in sintesi quanto segue:

 il Piano non prevede alcun tipo di intervento sugli habitat naturali ad elevata integrità ecologica, come i Siti della Rete Natura 2000, ma propone esclusivamente delle misure di mitigazione su siti artificiali o comunque compromessi, con elementi di alterazione (scogliere artificiali, dighe, traverse, tratti rettificati, ecc.), tramite attività di miglioramento ambientale finalizzate alla rinaturalizzazione e al ripristino delle funzionalità biologiche dell’ecosistema alterato;

 al quadro normativo regionale, che introduce già di per sé una serie ampia e articolata di provvedimenti che limitano gli effetti prodotti dalla pesca sulla salvaguardia delle popolazioni ittiche allo stato naturale, il Piano aggiunge una serie di ulteriori misure di salvaguardia proprie (introduzione di periodi di divieto di pesca prolungati o di misure minime maggiori per alcune specie, divieto di pesca di alcune specie su tutte le acque provinciali tra cui alcune specie di interesse comunitario, limiti ulteriori sui quantitativi prelevabili per alcune specie), rafforzando il quadro di misure che rendono l’attività alieutica compatibile con la tutela dei popolamenti ittici e, in particolare, delle specie ittiche di interesse comunitario ai sensi della Direttiva Habitat;

 dall’analisi degli effetti prodotti dai singoli provvedimenti adottati e suggeriti dal Piano Ittico sugli habitat e sulle specie di interesse comunitario indicati per i Siti della Rete Natura 2000 della Provincia di Varese, è emersa nel complesso una valutazione positiva; nel caso di potenziali interferenze da parte di alcune iniziative, sono state predisposte adeguate misure di mitigazione mirate al contenimento di tali eventuali impatti.

83 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

Si sottolinea infine come la D.G. Ambiente della Regione Lombardia, con Decreto n. 1700 del 23/02/2009, abbia espresso “valutazione di incidenza positiva, ovvero assenza di possibilità di arrecare una significativa incidenza negativa sull’integrità dei Siti Natura 2000 interessati dal Piano…” , prevedendo una serie di prescrizioni che sono state integralmente recepite nel documento di Piano.

TABELLA 5-9: I SITI DELLA RETE NATURA 2000 PRESENTI NEL TERRITORIO PROVINCIALE , SUDDIVISI PER ENTE GESTORE .

CODICE TIPOLOGIA DENOMINAZIONE ENTE GESTORE IT2010001 SIC Lago di Ganna IT2010002 SIC Monte Legnone e Chiusarella IT2010003 SIC Versante Nord del Campo dei Fiori Parco Campo dei Fiori IT2010004 SIC Grotte del Campo dei Fiori IT2010005 SIC Monte Martica IT2010401 ZPS Parco Regionale Campo dei Fiori IT2010008 SIC Lago di Comabbio IT2010009 SIC Sorgenti del Rio Capricciosa IT2010010 SIC Brughiera del Vigano IT2010011 SIC Paludi di Arsago Parco del Ticino IT2010012 SIC Brughiera del Dosso IT2010013 SIC Ansa di Castelnovate IT2010014 SIC Turbigaccio, boschi di Castelletto e Lanca di Bernate IT2080301 ZPS Boschi del Ticino IT2010006 SIC Lago di Biandronno IT2010007 SIC - ZPS Palude Brabbia IT2010015 SIC Palude Buschera IT2010016 SIC Val Veddasca IT2010017 SIC Palude Bozza - Monvallina Provincia di Varese IT2010020 SIC Torbiera di Cavagnano IT2010021 SIC Sabbie d’Oro IT2010022 SIC Alnete del Lago di Varese IT2010501 ZPS Lago di Varese IT2010502 ZPS Canneti del Lago Maggiore IT2020007 SIC Pineta Pedemontana di Appiano Gentile Parco Pineta di App. Gentile e Tradate IT2010018 SIC Monte Sangiano Comunità Montana della Valcuvia IT2010019 SIC Monti della Valcuvia

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FIGURA 5-2: DISTRIBUZIONE DEI SITI DELLA RETE NATURA 2000 SUL TERRITORIO PROVINCIALE .

85 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

5.3.2 AREE PROTETTE Ai fini della tutela e della conservazione della biodiversità, nonché del patrimonio naturale, storico e culturale, è di fondamentale importanza il sistema delle aree protette che, in Regione Lombardia, è istituito ai sensi della L.R. 30 novembre 1983, n. 86 “ Piano generale delle aree regionali protette. Norme per l’istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei monumenti naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale ”. In Provincia di Varese, tale sistema è costituito da 3 Parchi Regionali, 3 Riserve Naturali Regionali, 8 Parchi Locali di Interesse Sovracomunale (PLIS), e 10 Monumenti Naturali, di seguito definiti.

Parchi Regionali

 Parco Lombardo della Valle del Ticino

 Parco del Campo dei Fiori

 Parco della Pineta di Appiano Gentile e Tradate

Riserve Naturali Regionali

 Lago di Biandronno

 Lago di Ganna

 Palude Brabbia

Parchi Locali di Interesse Sovracomunale

 Parco del Lura

 Parco Alto Milanese

 Parco Primo Maggio

 Parco del Medio Olona

 Parco Fontanile di San Giacomo

 Parco Rile Tenore Olona

 Parco Valle del Lanza

 Parco Bosco del Rugareto

Monumenti Naturali

 Preia Buia

 Sasso Cavallaccio

 Masso erratico di Brinzio

 Fonte del Ceppo

 Sorgente sulla provinciale 45

 Cascata del Pesegh

 Forre della Valganna

 Marmitte dei giganti del Torrente Vellone

86 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

 Stagno della Tagliata

 Laghetto della Motta d’oro

Come già illustrato al Paragrafo 4.1.1 relativo all’analisi della coerenza esterna verticale, i vari Piani Territoriali di Coordinamento del Parchi e i Piani di Gestione delle altre aree protette, in particolare di quelli comprendenti ambienti acquatici, si pongono nel complesso, tra gli obiettivi generali, la tutela e la valorizzazione del patrimonio ittico autoctono, nonché la salvaguardia degli ecosistemi acquatici mediante la conservazione dell’ambiente naturale, la riqualificazione ambientale e il miglioramento della qualità delle acque.

Come già ampiamente illustrato nel Capitolo 3, le finalità sopra individuate relativamente alla tutela e alla conservazione degli ambienti acquatici e della fauna autoctona, in particolare di quella ittica, risultano pienamente condivise dal Piano Ittico; le azioni e le strategie promosse dal Piano, del tutto in linea con quelle individuate dai PTC, costituiscono dunque un valido supporto al raggiungimento degli obiettivi prefissati anche dai Parchi. Nello specifico, si evidenzia come il Piano recepisca le prescrizioni impartite dalla DGR 20 aprile 2001 – n. 7/4345 “ Approvazione del Programma Regionale per gli Interventi di Conservazione e Gestione della Fauna Selvatica nelle Aree Protette e del Protocollo di Attività per gli interventi di reintroduzione di specie faunistiche nelle Aree Protette della Regione Lombardia ”.

Per quanto riguarda l’attività di pesca professionale e dilettantistica, la cui valorizzazione rappresenta uno degli obiettivi principali del Piano Ittico, il Piano recepisce anche in questo caso le necessità di tutela dei Parchi e dei Siti della Rete Natura 2000 stabilendo dei vincoli nell’ambito delle gare e manifestazioni di pesca e delle operazioni di ripopolamento in tali ambiti protetti. Allo stesso modo, l’attività alieutica può essere sostenuta anche dai Parchi mediante l’adozione di regolamenti specifici.

Si sottopone, infine, l’attenzione a quanto stabilito dall’art. 139, comma 8 della L.R. 5 dicembre 2008, n. 31: “ La pesca all’interno delle aree regionali protette è disciplinata nel rispetto delle disposizioni del presente titolo. La provincia, competente per territorio, esercita le funzioni amministrative necessarie all’attuazione delle suddette disposizioni, disponendo anche divieti o limitazioni particolari all’esercizio della pesca, allo scopo di conservare l’ambiente delle aree regionali protette o di loro zone particolari o di riequilibrare le comunità ittiche delle acque ricomprese nelle stesse aree regionali protette, in coerenza con le finalità di protezione, conservazione e valorizzazione del patrimonio ittico autoctono e di riqualificazione degli ambienti acquatici espresse dagli atti programmatori propri degli enti gestori delle aree protette”.

87 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

5.3.3 SPECIE ITTICHE DI INTERESSE COMUNITARIO E CONSERVAZIONISTICO Le specie di interesse comunitario, ai sensi dell’articolo 1 della Direttiva 92/43/CEE, sono quelle specie che presentano uno dei seguenti requisiti:

 sono in pericolo;

 sono vulnerabili, ossia il loro passaggio alla categoria delle specie in pericolo è considerato probabile in un prossimo futuro, nel caso persistano le condizioni alla base di tale rischio;

 sono rare, ossia rappresentate da popolazioni di piccole dimensioni che, pur non essendo attualmente in pericolo né vulnerabili, rischiano di diventarlo; queste specie sono localizzate in aree geografiche ristrette o distribuite su una superficie particolarmente ampia;

 sono endemiche e richiedono particolare attenzione, data la specificità del loro habitat e/o le incidenze potenziali del loro sfruttamento sul loro stato di conservazione.

Per queste specie devono essere adottati tutti i provvedimenti necessari ad instaurare un regime di tutela e finalizzati al mantenimento di uno stato di conservazione soddisfacente. Gli allegati II, IV e V della Direttiva Habitat riportano le liste delle specie di interesse comunitario, rispettivamente, la cui conservazione richiede la designazione di Zone Speciali di Conservazione, che richiedono una protezione rigorosa, e, infine, il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione.

Nella Tabella 5-10 sono elencate le specie ittiche di interesse comunitario presenti nelle acque provinciali, con indicata l’inclusione nei diversi allegati della Direttiva Habitat e le misure di salvaguardia previste dalla normativa nazionale e regionale e dal Piano Ittico.

Oltre alle specie ittiche di interesse comunitario, una particolare attenzione deve essere posta anche nei confronti delle specie inserite nelle liste rosse internazionali e nazionali (Tabella 5-11), che classificano le diverse specie secondo il loro rischio di estinzione.

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TABELLA 5-10: LE SPECIE ITTICHE DI INTERESSE COMUNITARIO PRESENTI NELLE ACQUE PROVINCIALI .

DIRETTIVA SPECIE MISURE DI SALVAGUARDIA HABITAT Agone All. II e V Tutelata dal R.R. 9/2003 mediante periodo di divieto e misura minima Alosa fallax Barbo canino All. II e V Tutelata dal Piano Ittico mediante divieto di pesca Barbus meridionalis Barbo comune Tutelata dal Piano Ittico mediante una misura minima e un periodo di divieto All. II e V Barbus plebejus superiori a quelli previsti dal R.R. 9/2003 Cobite comune All. II Tutelata dal Piano Ittico mediante divieto di pesca Cobitis taenia Cobite mascherato All. II Tutelata dal Piano Ittico mediante divieto di pesca Sabanejewia larvata Lampreda padana All. II e V Tutelata dal Piano Ittico mediante divieto di pesca Lethenteron zanandreai Lasca All. II Tutelata dal Piano Ittico mediante divieto di pesca Chondrostoma genei Pigo Tutelata dal Piano Ittico mediante una misura minima e un periodo di divieto All. II Rutilus pigus superiori a quelli previsti dal R.R. 9/2003 Savetta Tutelata dal Piano Ittico mediante introduzione di un periodo di divieto e di All. II Chondrostoma soetta una misura minima non previsti dal R.R. 9/2003 Scazzone All. II Tutelata dal Piano Ittico mediante divieto di pesca Cottus gobio Storione cobice Tutelata dalla normativa nazionale e regionale vigente mediante divieto di All. II e IV Acipenser naccarii pesca Temolo All. V Tutelata dal Piano Ittico mediante divieto di pesca Thymallus thymallus Trota marmorata All. II Tutelata dal R.R. 9/2003 mediante periodo di divieto e misura minima Salmo( trutta) marmoratus Vairone Tutelata dal Piano Ittico mediante introduzione di un periodo di divieto non All. II Leuciscus souffia previsto dal R.R. 9/2003 e mediante limitazione del prelievo

TABELLA 5-11: CLASSIFICAZIONE DELLE SPECIE ITTICHE AUTOCTONE PRESENTI NELLE ACQUE PROVINCIALI, SECONDO LE LISTE ROSSE INTERNAZIONALE DELL ’IUCN E NAZIONALE .

NOME COMUNE NOME SCIENTIFICO LISTA ROSSA IUCN LISTA ROSSA NAZIONALE Agone Alosa fallax LC EN Alborella Alburnus alburnus alborella LC NT Anguilla Anguilla anguilla CR NT Barbo canino Barbus meridionalis NT VU Barbo comune Barbus plebejus LC NT Bottatrice Lota lota LC DD Cagnetta Salaria fluviatilis LC VU Cavedano Leuciscus cephalus LC LC Cobite comune Cobitis taenia LC NT Cobite mascherato Sabanejewia larvata LC VU Ghiozzo padano Padogobius martensii LC VU Gobione Gobio gobio LC NT Lampreda padana Lethenteron zanandreai LC EN Lasca Chondrostoma genei LC VU Luccio Esox lucius LC VU Panzarolo Orsinigobius punctatissimus NT EN Persico reale Perca fluviatilis LC NT Pigo Rutilus pigus LC VU Salmerino alpino Salvelinus alpinus LC DD Sanguinerola Phoxinus phoxinus LC VU

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NOME COMUNE NOME SCIENTIFICO LISTA ROSSA IUCN LISTA ROSSA NAZIONALE Savetta Chondrostoma soetta EN VU Scardola Scardinius erythrophthalmus LC NT Scazzone Cottus gobio LC VU Spinarello Gasterosteus aculeatus LC VU Storione cobice Acipenser naccarii VU CR Temolo Thymallus thymallus LC EN Tinca Tinca tinca LC NT Triotto Rutilus erythophthalmus LC NT Trota fario e lacustre Salmo (trutta) trutta LC EN Trota marmorata Salmo (trutta) marmoratus LC EN Vairone Leuciscus souffia LC NT

CATEGORIE IUCN: LEGENDA EX = Extint (Estinto) : un taxon è estinto quando non vi sono più validi motivi per dubitare che anche l’ultimo individuo sia morto. Un taxon si presume EX quando accurate indagini effettuate nell'habitat conosciuto e/o presunto, in periodi appropriati (diurno, stagionale, annuale), in tutto il suo areale storico, non hanno fatto registrare neanche un solo individuo. Le indagini dovrebbero essere svolte in un arco di tempo adeguato al ciclo vitale del taxon e alla sua forma biologica. EW = Extinct in the Wild (Estinto allo stato selvatico o in natura): un taxon è estinto allo stato selvatico quando si sa che sopravvive soltanto in cattività, in coltivazioni o come popolazione (o popolazioni) naturalizzata/e ben al di fuori della sua distribuzione storica. Un taxon si presume EW quando accurate indagini effettuate nell'habitat conosciuto e/o presunto, in periodi appropriati (diurno, stagionale, annuale), in tutto il suo areale storico, non hanno fatto registrare neanche un so lo individuo. Le indagini dovrebbero essere svolte in un arco di tempo adeguato al ciclo vitale del taxon e alla sua forma biologica. CR = Critically Endangered (In pericolo critico o gravemente minacciato): un taxon è in pericolo critico quando la miglior e prova disponibile indica che soddisfa uno qualsiasi dei criteri specifici per questa categoria ed è pertanto considerato esposto ad un rischio estremamente elevato di estinzione allo stato selvatico. EN = Endangered (In pericolo o minacciato): un taxon è in pericolo quando la migliore prova disponibile indica che soddisfa uno qualsiasi dei criteri specifici per questa categoria ed è pertanto considerato esposto ad un rischio molto elevato di estinzione allo stato selvatico. VU = Vulnerable (Vulnerabile) : un taxon è vulnerabile quando la migliore prova disponibile indica che soddisfa uno qualsiasi dei criteri specifici per questa categoria ed è pertanto considerato esposto ad un elevato rischio di estinzione allo stato selvatico. NT = Near Threatened (Quasi a rischio o prossimo alla minaccia) : un taxon è considerato quasi a rischio quando pur essendo stato valutato secondo i criteri delle precedenti categorie, non rientra attualmente nelle categorie CR, EN o VU, ma è prossimo a entrare in una categoria minacciata o è probabile che entri nell’immediato futuro. LC = Least Concern (A rischio relativo) : un taxon è considerato a rischio relativo quando pur essendo stato valutato secondo i criteri delle precedenti categorie, non rientra nelle categorie CR, EN, VU o NT. Taxa diffusi e abbondanti sono inclusi in questa categoria. DD = Data Deficient (Carenza di informazioni) : un taxon è classificato come carente di informazioni quando non esistono informazioni adeguate per fare una diretta o indiretta valutazione del suo rischio di estinzione sulla base della sua distribuzione e/o sullo stato della popolazione. Un taxon appartenente a questa categoria può essere ben studiato e la sua biologia ben conosciuta, ma mancano dati adeguati sull’abbondanza e/o sulla distribuzione. Questa categoria non rientra quindi tra quelle a rischio. L'elencazione dei taxa in questa categoria indica che sono richieste più informazioni e riconosce la possibilità che future ricerche mostreranno che una classificazione di minaccia o rischio è appropriata. È importante utilizzare al meglio qualsiasi dato disponibile. In molti casi dovrebbe essere prestata grande attenzione nella scelta tra la categoria DD e quelle a rischio. Se si suppone che l’areale di una specie sia relativamente circoscritto, ed è trascorso un considerevole periodo di tempo dall’ultimo ritrovamento del taxon , può essere giustificato l’inserimento in una categoria minacciata. NE = Not Evaluated (Non valutato): un taxon è non valutato quando non è ancora stato valutato secondo i diversi criteri delle precedenti categorie.

Dalla Tabella 5-11, dove è riportato l’elenco delle specie ittiche autoctone presenti nelle acque provinciali, con indicata la classificazione secondo la lista rossa dell’IUCN (IUCN, 2008) e quella nazionale (Zerunian, 2002, 2003, 2004; Ludovici & Zerunian, 2008), si evince come, a livello nazionale, la specie ittica più gravemente minacciata presente nelle acque della Provincia, sia lo storione cobice, classificata come specie “in pericolo critico”. In termini di minaccia, lo storione cobice è seguito dall’agone, dalla lampreda padana, dal panzarolo, dal temolo, dalla trota fario (e lacustre) e dalla trota marmorata, che rientrano tutte nella categoria “in pericolo”. Risultano inoltre specie “vulnerabili” il barbo canino, la cagnetta, il cobite

90 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE mascherato, il ghiozzo padano, la lasca, il luccio, il pigo, la sanguinerola, la savetta, lo scazzone e lo spinarello. Unicamente la bottatrice e il salmerino risultano carenti di informazioni e quindi per queste specie non è attualmente noto lo stato di minaccia a livello nazionale. Sono infine considerate specie “quasi a rischio” tutte le restanti specie riportate in tabella ad eccezione del cavedano, che risulta “a rischio relativo”.

Per tutte queste specie, soprattutto per quelle considerate a maggiore rischio, il Piano Ittico definisce una serie di azioni, strategie e misure di salvaguardia di tipo sia diretto (divieto di pesca, limitazioni all’attività alieutica, attività di ripopolamento) sia indiretto (interventi di miglioramento e riqualificazione ambientale per il mantenimento e/o il ripristino della qualità degli ecosistemi acquatici e a sostegno della riproduzione naturale), illustrate nel dettaglio nel Capitolo 3, aventi lo scopo di garantire la conservazione e la tutela delle specie ittiche di interesse conservazionistico, che costituisce uno degli obiettivi principali del Piano.

5.4 EVOLUZIONE PROBABILE DELL ’AMBIENTE IN ASSENZA DI PIANO

Innanzitutto, occorre premettere che la pianificazione ittica e dell’attività alieutica costituisce un obbligo previsto dalla normativa vigente, che la Provincia è tenuta a rispettare.

Relativamente alle implicazioni ambientali conseguenti all’attuazione di quanto previsto dal Piano, esse sono, di fatto, prevalentemente di tipo faunistico, con ridotti effetti sullo stato degli habitat acquatici.

Per quanto riguarda lo stato dei popolamenti ittici, si ritiene che la mancata applicazione delle misure di tutela e incremento delle specie ittiche, comprese quelle di tipo indiretto a sostegno delle comunità ittiche, possa comportare, nel tempo:

 una progressiva riduzione delle abbondanze dei popolamenti ittici;

 un maggiore rischio di scomparsa delle specie di interesse conservazionistico maggiormente vulnerabili;

 una diminuzione dell’efficacia e del successo della riproduzione naturale con l’instaurarsi di popolazioni non in grado di automantenersi;

 un progressivo incremento delle specie alloctone, con conseguente aumento dei fenomeni di ibridazione e con effetti negativi sugli equilibri e delle interrelazioni (competizione e predazione) tra le comunità ittiche.

Inoltre, in merito alle attività di pesca, la non attuazione del Piano potrebbe determinare un’iniziale eccessivo prelievo ittico, a cui però seguirebbe una forte riduzione delle consistenze dei popolamenti ittici con conseguente calo dei quantitativi prelevabili.

Risulta pertanto evidente che la piena attuazione del Piano Ittico è di fondamentale importanza ai fini del mantenimento di popolazioni ittiche abbondanti, strutturate e in grado di autosostenersi, nonché di una fruizione alieutica eco-sostenibile e soddisfacente.

91 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

66 PPOOTTEENNZZIIAALLII EEFFFFEETTTTII DDEELL PPIIAANNOO SSUULLLL’’’AAMMBBIIEENNTTEE

Questo capitolo costituisce l’elemento cardine del Rapporto Ambientale, la cui finalità principale è appunto quella di identificare, descrivere e valutare i possibili effetti significativi sull’ambiente determinati dall’attuazione degli interventi pianificatori proposti dal Piano. Come specificato nell’allegato I della Direttiva 2001/42/CE, devono essere valutati i possibili effetti significativi sull’ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l’aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l’interrelazione tra i suddetti fattori . Tali effetti devono comprendere quelli secondari, cumulativi, sinergici, a breve, medio e lungo termine, permanenti e temporanei, positivi e negativi .

Nei paragrafi che seguono saranno pertanto analizzati i potenziali effetti ambientali significativi, individuati sulla base delle azioni previste dal Piano.

6.1 INDIVIDUAZIONE DEI POTENZIALI EFFETTI SIGNIFICATIVI

La tabella che segue rappresenta la matrice di individuazione dei potenziali effetti significativi della pianificazione del Piano Ittico sui diversi comparti e sotto-comparti ambientali, distinti in positivi e negativi.

92 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

TABELLA 6-1: MATRICE DI INDIVIDUAZIONE DEI POTENZIALI EFFETTI SIGNIFICATIVI DEL PIANO ITTICO .

COMPARTI E SOTTO -COMPARTI AMBIENTALI

AZIONI , INTERVENTI , STRATEGIE GESTIONALI DI PIANO FAUNA PATRIMONIO SALUTE FATTORI BENI CULTURALE , BIODIVERSITÀ POPOLAZIONE FLORA SUOLO ACQUA ARIA PAESAGGIO TIPOLOGIA DESCRIZIONE UMANA MACROINVERTEBRATI ITTIOFAUNA ERPETOFAUNA AVIFAUNA TERIOFAUNA CLIMATICI MATERIALI ARCHITETTONICO E ARCHEOLOGICO Riqualificazione Rilascio di DMV a valle di ogni captazione ambientale Realizzazione di passaggi artificiali per pesci nel reticolo idrografico prioritario per le migrazioni Miglioramento e manutenzione delle aree di riproduzione ittica presso i litorali lacustri Gestione faunistica Istituzione di zone di salvaguardia (zone e alieutica di protezione, ripopolamento e tutela) Divieto di pesca di specie ittiche di

pregio Ripopolamenti ittici nelle acque

vocazionali Controllo delle specie ittiche alloctone

dannose Prescrizione degli obblighi ittiogenici ai

soggetti derivatori Istituzione di zone per le gare e manifestazioni di pesca e per la pesca subacquea Istituzione di zone per pesca a mosca e

no-kill Mitigazione dell’attività predatoria degli

uccelli ittiofagi Misure di salvaguardia del patrimonio ittico in caso di asciutte, interruzioni e interventi in alveo Regolamentazione dell’attività alieutica Regolamentazione della pesca

professionale Attività di riproduzione artificiale utilizzando individui selvatici di popolazioni locali Formazione e Interventi formativi divulgazione Divulgazione della programmazione e

pianificazione annuale della pesca Divulgazione delle attività di tutela e incremento delle specie ittiche

Legenda per gli effetti potenziali significativi:

Effetto positivo

Effetto negativo

93 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

6.2 DESCRIZIONE DEI POTENZIALI EFFETTI SIGNIFICATIVI

Nei paragrafi che seguono saranno descritti gli effetti potenziali significativi individuati in Tabella 6-1 che ciascuna azione, intervento o strategia gestionale prevista dal Piano Ittico potrà determinare sull’ambiente. Per completezza espositiva saranno inoltre accennati alcuni effetti ritenuti non significativi ai fini dell’analisi.

6.2.1 RILASCIO DEL DMV A VALLE DI OGNI CAPTAZIONE Effetti positivi

Per questo aspetto il Piano Ittico non contiene delle prescrizioni vincolanti dal momento che non costituisce un ambito di sua specifica competenza; il Piano si limita a citare la problematica delle derivazioni sul territorio provinciale e a fornire le indicazioni stabilite dalle normative vigenti in materia di definizione e calcolo del DMV. Si ritiene comunque importante illustrare gli effetti positivi dell’applicazione del DMV per i vari comparti ambientali.

Il rilascio di un adeguato deflusso minimo consente innanzitutto di mantenere vitali le funzionalità dell’ecosistema fluviale, con un conseguente beneficio per le biocenosi acquatiche.

In particolare, la fauna ittica potrà disporre di una maggiore diversificazione e disponibilità di habitat colonizzabile per soddisfare le esigenze trofiche e riproduttive delle diverse specie. Il mantenimento di una portata minima a valle di una derivazione riduce inoltre le fonti di stress normalmente causate dalla riduzione del volume idrico e quindi del regime idrologico del corso d’acqua quali l’alterazione delle caratteristiche termiche naturali e della composizione del substrato di fondo, la diminuzione della concentrazione di ossigeno disciolto, le continue oscillazioni di portata (Hydropeaking).

Il mantenimento di una buona disponibilità e diversificazione delle unità morfologiche di micro e mesohabitat fluviale costituisce un beneficio anche per la fauna macrobentonica e, in generale, per tutte le biocenosi acquatiche e riparie, che avranno maggiori possibilità di colonizzazione del corso d’acqua; la presenza di una comunità macrobentonica stabile e diversificata costituisce peraltro un fattore determinante per la sopravvivenza della fauna ittica, dal momento che il benthos costituisce una delle principali componenti della dieta di numerose specie ittiche e della maggior parte degli stadi giovanili. Tutti questi elementi nel loro insieme facilitano l’instaurarsi di una catena trofica stabile, a totale vantaggio della biodiversità complessiva.

Un ulteriore importante effetto del rilascio di un maggiore quantitativo di acqua, consiste nella maggiore efficacia dei processi di diluizione e autodepurazione di un corso d’acqua, che si riflette in una migliore capacità di contenimento dell’impatto di eventuali scarichi inquinanti e nel miglioramento della qualità delle acque, con conseguenti benefici a carico non soltanto delle biocenosi fluviali, ma anche della salute umana in termini di possibile fruizione della risorsa idrica.

94 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

Garantire la piena espressione delle funzionalità ecologiche di un ambiente fluviale significa infine garantire anche il mantenimento e il miglioramento delle caratteristiche naturali e paesaggistiche che gli sono proprie, consentendo anche una fruizione eco-sostenibile della risorsa idrica in generale e, in particolare, di quella ittica, da parte della popolazione.

6.2.2 REALIZZAZIONE DI PASSAGGI ARTIFICIALI PER PESCI NEL RETICOLO IDROGRAFICO PRIORITARIO PER LE MIGRAZIONI Effetti positivi significativi

Un’ulteriore criticità legata alla presenza di sbarramenti fluviali è rappresentata dall’interruzione della continuità fluviale, con conseguente impedimento o limitazione alle migrazioni in senso longitudinale della fauna ittica lungo il corso d’acqua, indispensabili per soddisfare esigenze di tipo sia trofico che riproduttivo.

Il Piano Ittico anche in questo caso, non potendo stabilire specifiche misure a carattere prescrittivo, affronta la tematica citando le indicazioni fornite dalla normativa vigente e individuando le derivazioni che comportano i maggiori effetti negativi sulle popolazioni ittiche provinciali nel reticolo idrografico prioritario per le migrazioni ittiche; per queste ultime quindi il Piano ritiene prioritaria la realizzazione di idonei passaggi artificiali per pesci.

Gli effetti positivi di questo tipo di opere di deframmentazione longitudinale sono in primo luogo a carico della fauna ittica che, grazie a tali manufatti, potrà continuare a spostarsi liberamente lungo il corso d’acqua alla ricerca di fonti alimentari e di idonei siti riproduttivi. L’impedimento a queste migrazioni può, infatti, danneggiare le specie che risalgono controcorrente come la trota, costringendo i riproduttori a deporre le uova in zone non adatte o a riassorbire le uova prima che vengano deposte, vanificando così la riuscita della riproduzione naturale; può accadere, inoltre, che l’addensamento di pesci in risalita al di sotto degli ostacoli insormontabili, ne faciliti la predazione e il bracconaggio, e che alcuni riproduttori muoiano a causa dei continui sforzi nell’istintivo tentativo di saltare oltre la traversa.

Il ripristino della continuità fluviale consentirà dunque di garantire la sopravvivenza e il successo riproduttivo delle specie migratrici, favorendo la colonizzazione lungo l’intera asta fluviale, lo scambio genetico tra popolazioni limitrofe, e il mantenimento di popolazioni stabili e ben strutturate, con conseguente beneficio per la biodiversità complessiva dell’ambiente acquatico e per l’attività alieutica.

Effetti negativi non significativi

La costruzione di un manufatto quale il passaggio artificiale per pesci, comporta necessariamente una fase di cantiere che in genere produce una serie di effetti negativi su diversi comparti ambientali quali l’incremento della torbidità dell’acqua a valle durante le lavorazioni in alveo, il rumore e il conseguente disturbo della popolazione e della fauna terrestre presenti nelle zone limitrofe. Questi effetti sono però del tutto temporanei, legati esclusivamente alla fase di cantiere, e sono inoltre sito-specifici, se paragonati agli effetti positivi che la realizzazione di tali opere comporta per l’intero patrimonio ittico.

95 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

La presenza del manufatto, inoltre, potrebbe rappresentare un elemento che mal si inserisce nel contesto paesaggistico esistente, determinandone un impatto sullo scenario visivo.

È infine da considerare quale elemento negativo, la possibile espansione dell’areale di alcune specie alloctone dannose per il patrimonio ittico autoctono.

Tutti questi effetti sono comunque ampiamente compensati dai notevoli benefici che la realizzazione di queste strutture comporta per la fauna ittica, facendoli dunque ritenere nel loro complesso del tutto accettabili proprio in virtù dei vantaggi per l’intera comunità ittica fluviale.

6.2.3 MIGLIORAMENTO E MANUTENZIONE DELLE AREE DI RIPRODUZIONE ITTICA PRESSO I LITORALI LACUSTRI Effetti positivi significativi

Questo tipo di intervento, mantenendo o ripristinando l’idoneità delle zone di frega litorali, costituisce in primo luogo un indubbio vantaggio per la comunità ittica lacustre in quanto, grazie alla disponibilità di habitat di deposizione delle uova e sviluppo degli stadi giovanili, viene favorito il successo della riproduzione naturale, garantendo quindi l’instaurarsi di popolazioni abbondanti, ben strutturate e in grado di automantenersi, con beneficio indiretto dell’intera catena trofica e anche della fruizione alieutica dilettantistica e professionale.

Interventi di riqualificazione dei litorali lacustri a fini ittici quali il miglioramento dello stato di conservazione delle fasce di canneto e del substrato di fondo, favoriscono la funzionalità ecologica dell’ambiente litorale, che risulterà diversificato e caratterizzato da una buona disponibilità di microhabitat colonizzabili, a vantaggio quindi di tutte le biocenosi acquatiche, da quelle vegetazionali a quelle faunistiche, con un effetto positivo sulla biodiversità e sullo scenario paesaggistico.

6.2.4 ISTITUZIONE DI ZONE DI SALVAGUARDIA (ZONE DI PROTEZIONE , RIPOPOLAMENTO E TUTELA ) Effetti positivi significativi

La presenza di zone nelle quali è totalmente preclusa l’attività alieutica e dove si possono effettuare catture unicamente a fini di ripopolamento (zone di protezione e ripopolamento), favorisce l’incremento delle consistenze delle specie ittiche, in particolare di quelle autoctone di pregio, non solo nel tratto di interesse, ma, per diffusione naturale, anche delle aree limitrofe, a beneficio dell’intera comunità ittica; questo tipo di zone, inoltre, tutelando il periodo riproduttivo delle specie, l’accrescimento degli stadi giovanili, e lo svolgimento dell’intero ciclo vitale, favorisce la conservazione del patrimonio ittico e l’instaurarsi di popolazioni strutturate e stabili, con conseguenti benefici non soltanto per la rete trofica, ma anche per l’attività alieutica praticata al di fuori di queste zone, in seguito all’irradiamento naturale o artificiale dei soggetti.

96 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

Queste zone di salvaguardia, infine, finalizzate anche al mantenimento di un’elevata integrità degli habitat, mediante interventi di miglioramento ambientale, favoriscono tutte le componenti faunistiche legate all’ecosistema acquatico e la conservazione della biodiversità complessiva.

6.2.5 DIVIETO DI PESCA DI SPECIE ITTICHE DI PREGIO Effetti positivi significativi

L’istituzione del divieto di pesca di alcune specie ittiche di particolare pregio (barbo canino, cobite comune, cobite mascherato, ghiozzo padano, lampreda padana, lasca, panzarolo, temolo e scazzone) rappresenta un fattore estremamente positivo a vantaggio della tutela della fauna ittica. Vietare il prelievo di tali specie ne favorisce l’accrescimento e l’incremento delle consistenze, con conseguente beneficio per l’intero patrimonio ittico e per la biodiversità complessiva degli ambienti acquatici. Sebbene alcune di queste specie non rivestano di fatto alcun tipo di interesse per la pesca, la Provincia, vietandone il prelievo, ne riconosce l’elevato pregio (alcune costituiscono endemismi padano-veneti) e/o lo stato di contrazione, dando quindi un chiaro segnale del suo impegno nella salvaguardia del patrimonio ittico autoctono.

6.2.6 RIPOPOLAMENTI ITTICI NELLE ACQUE VOCAZIONALI Effetti positivi significativi

Le attività di ripopolamento ittico nelle acque provinciali vocazionali riguarderanno sia le specie di interesse alieutico, sia quelle di interesse comunitario e, più in generale, conservazionistico caratterizzate da popolazioni in calo demografico. Tali operazioni quindi favoriscono il mantenimento della diversità e delle caratteristiche di pregio e rusticità dei soggetti immessi, e l’incremento delle consistenze delle specie oggetto di ripopolamento, con un conseguente beneficio in primo luogo per il patrimonio ittico e, indirettamente, anche per le biocenosi acquatiche, la catena trofica e la biodiversità degli ambienti. Questo tipo di attività, inoltre, rappresenta un importante incentivo per la pesca sia dilettantistica che professionale.

Effetti negativi significativi

Uno dei maggiori rischi connessi alle attività di ripopolamento ittico è l’introduzione involontaria di specie alloctone oppure di materiale “scadente” in termini di caratteristiche genetiche e di rusticità, con ripercussioni negative sullo stato di conservazione del patrimonio ittico autoctono.

Un’altra problematica conseguente alle attività di ripopolamento con trota fario è rappresentata dal fenomeno dell’ibridazione con la trota marmorata a danno di quest’ultima, nel caso in cui le immissioni avvengano in ambienti vocazionali alla marmorata, con conseguente inquinamento genetico della semispecie originaria.

Un’ulteriore criticità legata al ripopolamento ittico è costituita dal possibile impatto negativo sulla fauna anfibia, soprattutto in quei siti particolarmente idonei alla sua riproduzione, legato all’attività predatoria dei pesci su uova, girini e, in generale, sulle forme acquatiche.

97 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

6.2.7 CONTROLLO DELLE SPECIE ITTICHE ALLOCTONE DANNOSE Effetti positivi significativi

Contrastare la diffusione delle specie ittiche alloctone dannose rappresenta un’importante azione a favore della tutela e conservazione del patrimonio ittico autoctono, in quanto consente di mantenere o ripristinare le normali dinamiche di popolazione e gli equilibri ecologici nell’ambito della comunità ittica e delle biocenosi acquatiche, con conseguenti benefici per la biodiversità degli ecosistemi acquatici.

Effetti negativi significativi

Le azioni di pesca selettiva (elettropesca, pesca con reti, pesca subacquea) effettuate per contenere le specie ittiche invasive, possono comportare un disturbo per le altre specie presenti nell’area interessata, non soltanto per quelle ittiche, ma anche per anfibi, rettili e uccelli acquatici o mammiferi che eventualmente frequentano l’habitat acquatico al momento delle operazioni. È inoltre possibile che si verifichi il ferimento di alcuni individui appartenenti a specie ittiche autoctone coinvolti durante le azioni di contenimento.

Si tratta comunque nel complesso di effetti temporanei e sito-specifici, ampiamente sostenibili in virtù del beneficio apportato a favore della salvaguardia del patrimonio ittico autoctono.

6.2.8 PRESCRIZIONE DEGLI OBBLIGHI ITTIOGENICI AI SOGGETTI DERIVATORI Effetti positivi significativi

Gli obblighi ittiogenici rappresentano un valido strumento a supporto della tutela e del mantenimento delle popolazioni ittiche autoctone, finalizzati a compensare gli effetti negativi causati da una derivazione. La quantificazione di tali obblighi è definita dalla DGR 23 gennaio 2004 n. 7/16065 e la Giunta Provinciale, con Deliberazione n. 482 del 21/12/2005, ha prescritto la monetizzazione degli obblighi ittiogenici a carico dei titolari di concessioni di derivazione delle acque pubbliche, introducendo anche ulteriori elementi di calcolo (lunghezza del tratto sotteso dalla derivazione, restituzione o meno dell’acqua prelevata, presenza di eventuali sbarramenti che costituiscono ostacolo alla migrazione dei pesci). Il calcolo degli obblighi ittiogenici viene dunque differenziato non soltanto in funzione della quantità di acqua prelevata ma anche in base alle alterazioni ambientali realmente arrecate all’ecosistema fluviale dall’opera di presa; le azioni di ripopolamento o recupero faunistico derivanti dall’adempimento di tali obblighi, potranno pertanto risultare maggiormente efficaci ai fini della salvaguardia delle comunità ittiche, a tutto vantaggio del mantenimento della biodiversità.

6.2.9 ISTITUZIONE DI ZONE PER LE GARE E MANIFESTAZIONI DI PESCA E PER LA PESCA SUBACQUEA Effetti positivi significativi

L’istituzione di zone adibite a gare e manifestazioni di pesca, regolamentate da specifiche norme a cui i partecipanti e gli organizzatori devono attenersi, rappresentano un valido supporto al prelievo alieutico di tipo agonistico.

98 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

Nella Provincia di Varese non sono ad oggi definiti invece tratti di acque pubbliche dove consentire la pesca subacquea, che pertanto, costituisce ad oggi un’attività vietata su tutto il territorio provinciale.

Effetti negativi significativi

Lo svolgimento di gare e manifestazioni di pesca può comportare un disturbo per le altre specie ittiche presenti nel tratto interessato dall’evento, così come per altre specie animali che frequentano l’area e i suoi dintorni. Si tratta comunque di un effetto di natura locale e temporanea.

Occorre inoltre considerare i potenziali effetti negativi associati all’immissione di pesci adulti pronta-pesca sulle popolazioni ittiche naturali.

6.2.10 ISTITUZIONE DI ZONE PER LA PESCA A MOSCA E NO -KILL Effetti positivi significativi

La presenza di zone a fruizione di pesca differenziata costituisce in primo luogo un vantaggio per la fauna ittica, in quanto consente di conciliare le esigenze di salvaguardia dei popolamenti ittici con quelle di valorizzazione e sviluppo di un’attività alieutica.

I tratti per la pesca a mosca e, in generale, di pesca no-kill (comprese quindi le zone trofeo), consentono di tutelare e mantenere lo stock di riproduttori, e al tempo stesso soddisfano le richieste dei pescatori dilettanti, favorendo una modalità di prelievo sostenibile e conservativo per le specie ittiche, che prevede, oltre al rilascio dei soggetti catturati, ogni accorgimento per arrecare il minor danno possibile ai pesci stessi conseguente all’allamatura (prediligere l’utilizzo di ami senza ardiglione e di esche artificiali rispetto a quelle naturali).

6.2.11 MITIGAZIONE DELL ’ATTIVITÀ PREDATORIA DEGLI UCCELLI ITTIOFAGI Effetti positivi significativi

La mitigazione dell’attività predatoria degli uccelli ittiofagi comporta notevoli benefici per la tutela e la conservazione dell’intero patrimonio ittico, in quanto non soltanto comporta una riduzione del prelievo diretto di pesci, ma consente di limitare anche i numerosi effetti indiretti che tale prelievo comporta quali: il rischio di ferimento dei soggetti sfuggiti alla cattura, in grado di condizionare lo stato sanitario e renderli maggiormente suscettibili alle malattie; alterazione del comportamento dei pesci, che vengono spaventati e spesso indotti ad abbandonare il loro habitat naturale, comportando una concentrazione ed una localizzazione dei pesci di tipo innaturale. Una minore pressione predatoria favorisce pertanto non solo il naturale accrescimento e incremento dei popolamenti ittici, ma anche il mantenimento degli equilibri distributivi e strutturali della comunità ittica, con evidenti effetti positivi per la biodiversità degli ambienti acquatici, e anche per la fruizione alieutica della risorsa ittica.

Effetti negativi significativi

A seconda dei metodi dissuasivi adottati per limitare l’attività predatoria da parte dell’avifauna ittiofaga, i possibili effetti negativi sono rappresentati dal disturbo sulle altre specie, in

99 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE particolare di quelle ornitiche, o, nel caso di metodi di tipo cruento, dal ferimento accidentale di altre specie ornitiche acquatiche.

Questo tipo di attività, nel 2004, è già stato sottoposto a Valutazione di Incidenza, con esito favorevole, relativamente agli interventi prospettati lungo l’asta del Fiume Ticino e sul Lago di Varese.

6.2.12 MISURE DI SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO ITTICO IN CASO DI ASCIUTTE , INTERRUZIONI E INTERVENTI IN ALVEO Effetti positivi significativi

Le misure stabilite dalla Provincia per mitigare l’impatto di interventi sui corsi d’acqua naturali o artificiali che causano interruzioni o che, per intero o in parte, modificano la portata sino all’asciutta, consentono di tutelare il patrimonio ittico e di mantenere popolazioni vitali e stabili, con effetti positivi sullo stato di conservazione della biodiversità generale degli ambienti acquatici.

6.2.13 REGOLAMENTAZIONE DELL ’ATTIVITÀ ALIEUTICA Effetti positivi significativi

La regolamentazione della pesca costituisce il presupposto fondamentale ai fini di una gestione alieutica sostenibile e della tutela del patrimonio ittico e, in generale, degli equilibri e della biodiversità degli ecosistemi acquatici.

I periodi di divieto, infatti, consentono di salvaguardare il periodo riproduttivo delle specie di interesse piscatorio, favorendo quindi il mantenimento di popolazioni stabili, strutturate e in grado di autosostenersi.

Le misure minime sono finalizzate a tutelare le classi giovanili, garantendo quindi loro la possibilità di accrescimento e completamento del ciclo biologico, il successo riproduttivo della specie, e favorendo l’instaurarsi di popolazioni equilibrate e ben strutturate.

Stabilire un limite al catturato, infine, consente di effettuare un prelievo sostenibile e adeguato alla reale capacità portante dell’ambiente, assicurando alle popolazioni ittiche la possibilità di automantenersi mediante la riproduzione naturale.

L’insieme delle misure di salvaguardia e dei vincoli al prelievo, garantendo la possibilità di sviluppare popolazioni ittiche stabili, abbondanti e in grado di autosostenersi, favoriscono lo sviluppo di un’attività alieutica soddisfacente per i fruitori di tale risorsa e, al tempo stesso, sostenibile in termini ecologici.

6.2.14 REGOLAMENTAZIONE DELLA PESCA PROFESSIONALE Effetti positivi significativi

Il regolamento della pesca professionale rappresenta uno strumento di tutela e salvaguardia del patrimonio ittico, in quanto garantisce un’attività di prelievo eco-sostenibile, stabilendo

100 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE limiti nelle tipologie e nelle modalità di utilizzo dei differenti attrezzi consentiti, in funzione anche delle specie ittiche oggetto di pesca e dei relativi periodi di divieto.

6.2.15 ATTIVITÀ DI RIPRODUZIONE ARTIFICIALE UTILIZZANDO INDIVIDUI SELVATICI DI POPOLAZIONI LOCALI Effetti positivi significativi

Grazie alle iniziative di sostegno da parte della Provincia, finalizzate allo sviluppo di un programma organico di gestione delle diverse strutture produttive, sarà possibile svolgere attività di riproduzione artificiale delle principali specie ittiche autoctone utilizzando individui selvatici di popolazioni locali. Tali attività sono direttamente finalizzate all’incremento delle popolazioni ittiche autoctone, mediante operazioni di ripopolamento, che consentono però di utilizzare materiale da semina qualitativamente migliore rispetto a quello comunemente impiegato nelle campagne di ripopolamento, proveniente da grandi allevamenti. La possibilità di produrre, con quantitativi adeguati, uova embrionate a partire da riproduttori selvatici, consente, infatti, di disporre di materiale da ripopolamento con caratteristiche genetiche e di rusticità molto simili a quelle delle popolazioni selvatiche, quindi meglio adattabile all’ambiente naturale, con conseguenti benefici sullo stato di conservazione del patrimonio ittico autoctono, e, in generale, della biodiversità, a tutto vantaggio anche dell’attività alieutica.

6.2.16 INTERVENTI FORMATIVI Effetti positivi significativi

Le iniziative didattiche e formative citate nel Piano, quali corsi di formazione e aggiornamento per Agenti di vigilanza volontari, anche nell’ambito delle Associazioni di Pescatori dilettanti, o corsi di formazione per operatori nell’ambito degli interventi di recupero ittico e nei diversi interventi ittiogenici, costituiscono un valido supporto operativo fra il personale volontario in grado di coadiuvare le iniziative provinciali nell’ambito della gestione ittica e della vigilanza.

Il mantenimento e, possibilmente, l’incremento dell’attività di vigilanza volontaria, rappresenta un importante sostegno a favore della prevenzione dei rischi sanitari, delle azioni di controllo dell'attività di pesca lungo tutto il reticolo idrografico provinciale, della tutela della riproduzione naturale e delle diverse attività di tipo gestionale e ittiogenico.

Da tali iniziative, pertanto, possono trarre beneficio non soltanto la comunità ittica ma anche i pescatori, che possono contare su un valido sostegno a favore di un’attività alieutica corretta e sostenibile.

6.2.17 DIVULGAZIONE DELLA PROGRAMMAZIONE E PIANIFICAZIONE ANNUALE DELLA PESCA Effetti positivi significativi

La diffusione all’utenza delle informazioni relative alla programmazione e alla pianificazione annuale dell’attività alieutica, è di fondamentale importanza ai fini di rendere operativi gli strumenti e i provvedimenti adottati dal Piano, finalizzati alla tutela e all’incremento della fauna ittica autoctona. Pubblicare e divulgare annualmente il Calendario di pesca, dove sono riportati

101 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE la regolamentazione dell’attività alieutica (orari e mezzi di pesca, periodi di divieto, misure minime, i limiti di cattura), e il riepilogo degli istituti presenti sul territorio (zone di salvaguardia, zone soggette a particolari norme e restrizioni, zone adibite a gare e manifestazioni di pesca) e della relativa gestione attuata, significa quindi garantire l’efficacia di quanto previsto dal Piano Ittico, in modo tale da poter rispondere tempestivamente alle esigenze del territorio, nonché alle indicazioni che emergono dal monitoraggio degli effetti prodotti dall’attuazione del Piano stesso.

6.2.18 DIVULGAZIONE DELLE ATTIVITÀ DI TUTELA E INCREMENTO DELLE SPECIE ITTICHE Effetti positivi significativi

Portare a conoscenza del pubblico le iniziative predisposte dal Piano Ittico nell’ambito della salvaguardia e dell’incremento delle specie ittiche, significa sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della conservazione del patrimonio ittico autoctono e della biodiversità degli ecosistemi acquatici, e, più in generale, contribuisce a responsabilizzare i comuni cittadini nei confronti dell’ambiente e delle sue risorse naturali che devono costituire un bene comune che non deve essere soltanto fruibile, ma anche e soprattutto preservato e tutelato nella sua integrità.

102 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

77 MMIISSUURREE DDII MMIITTIIGGAAZZIIOONNEE OO CCOOMMPPEENNSSAAZZIIOONNEE

In questo capitolo vengono brevemente descritte le iniziative finalizzate alla mitigazione e/o compensazione delle potenziali criticità emerse nel precedente capitolo, connesse alla realizzazione e all’attuazione di alcuni interventi e misure previsti dal Piano Ittico.

Si sottolinea come la principale criticità conseguente proprio all’attività di pesca, sia dilettantistica che professionale, e che il Piano Ittico è chiamato a gestire, consiste nel prelievo di fauna ittica e quindi nella riduzione delle consistenze delle popolazioni naturali. Da questo punto di vista, si ritiene che il complesso delle misure regolamentari e di salvaguardia (più restrittive rispetto a quanto stabilito dalla normativa regionale) e degli interventi previsti dal Piano, risulti adeguato ai fini degli obiettivi di tutela del patrimonio ittico autoctono e non richieda pertanto la definizione di ulteriori e specifiche misure di mitigazione o compensazione relativamente all’effetto di prelievo diretto di ittiofauna.

Per quanto riguarda l’insieme delle specifiche attività previste dal Piano, i possibili effetti potenzialmente negativi individuati sono associabili alle seguenti azioni di Piano:

 ripopolamenti ittici nelle acque vocazionali;

 controllo delle specie ittiche alloctone dannose;

 istituzione di zone per le gare e manifestazioni di pesca;

 mitigazione dell’attività predatoria degli uccelli ittiofagi.

Nei paragrafi che seguono saranno pertanto illustrate le misure adottate dal Piano per contenere le potenziali ripercussioni legate alle azioni sopra indicate.

7.1 MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ GENETICA E DELLA RUSTICITÀ DEL MATERIALE DA RIPOPOLAMENTO

Il Piano, proprio allo scopo di rendere il materiale da semina qualitativamente migliore, sia dal punto di vista genetico sia in termini di capacità di adattamento all’ambiente naturale (la cosiddetta “rusticità”), prevede un programma di riproduzione artificiale di soggetti selvatici di popolazioni locali, attraverso l’utilizzo degli incubatoi ittici presenti sul territorio provinciale.

7.2 PIANO DI RIPOPOLAMENTO ADEGUATO ALLA REALTÀ PROVINCIALE E LOCALE

Per escludere qualsiasi rischio negativo legato ad una gestione poco oculata delle pratiche di immissione (introduzione di specie alloctone, immissione di trota fario in tratti vocazionali alla marmorata con rischio di ibridazione tra le due semispecie), il Piano prevede la predisposizione di un adeguato Piano di ripopolamento nel quale sono fornite specifiche indicazioni in merito alle specie, ai quantitativi da immettere (compatibili con la capacità portante dei corsi d’acqua), agli ambienti acquatici interessati, nonché alle modalità di immissione.

103 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

7.3 MISURE A FAVORE DELLA FAUNA ANFIBIA

Al fine di contenere eventuali effetti negativi sulla batracofauna, conseguenti alle attività di ripopolamento e rappresentati dalla possibile predazione da parte dei pesci sulle uova e sugli stadi larvali degli anfibi, il Piano Ittico, recependo le prescrizioni della D.G.R. 20 aprile 2001 – n. 7/4345 “ Approvazione del Programma Regionale per gli Interventi di Conservazione e Gestione della Fauna Selvatica nelle Aree Protette e del Protocollo di Attività per gli interventi di reintroduzione di specie faunistiche nelle Aree Protette della Regione Lombardia ”, nonché i contenuti della L.R. 10/2008, introduce un ulteriore elemento di valutazione di cui la Provincia terrà conto in fase di autorizzazione delle immissioni di fauna ittica rappresentato dalla possibile presenza di batracofauna nei corpi idrici destinati alle immissioni, in particolare di tutte le specie protette ai sensi della L.R. 10/2008.

Il Piano, inoltre, valuta la possibilità di effettuare eventuali interventi di eradicazione/traslocazione di ittiofauna introdotta in passato in bacini che presentano particolare interesse per la batracofauna.

7.4 SELETTIVITÀ DEI METODI DI CONTROLLO DELLE SPECIE ITTICHE ALLOCTONE DANNOSE

In virtù del possibile disturbo o ferimento di individui appartenenti a specie diverse da quelle oggetto di controllo, si prevede di adottare per tali interventi esclusivamente metodi di tipo selettivo, che consentano la valutazione in tempo reale dei soggetti catturati e la pronta liberazione di quelli non compresi nel piano di intervento. Ad ulteriore garanzia saranno altresì evitati tutti i metodi di cattura che possano comportare effetti negativi di medio-lungo periodo sui pesci rilasciati (reti, trappole).

7.5 LIMITAZIONI ALLO SVOLGIMENTO DI GARE E MANIFESTAZIONI DI PESCA

In relazione ai possibili effetti negativi associati allo svolgimento di gare e manifestazioni di pesca, in modo particolare per la fauna ittica autoctona, il Piano individua appositi e limitati tratti in cui indirizza l’effettuazione prevalente di tali attività, limitando, sul resto del territorio, il numero massimo degli eventi di pesca a 3 all’anno nel medesimo tratto.

Ulteriori limitazioni per questo tipo di attività sono state introdotte, a seguito del procedimento di Valutazione di Incidenza del Piano Ittico, per i campi gara istituiti all’interno dei siti della Rete Natura 2000 gestiti dal Parco del Ticino e dalla Provincia di Varese.

7.6 MISURE DI MITIGAZIONE ASSOCIATE ALLE ATTIVITÀ DI DISSUASIONE DEGLI UCCELLI ITTIOFAGI

Questo tipo di attività, nel 2004, è già stato sottoposto a Valutazione di Incidenza, con esito favorevole, relativamente agli interventi prospettati lungo l’asta del Fiume Ticino e sul Lago di

104 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

Varese. Il programma degli interventi dissuasivi attuato in questi ultimi anni è stato definito a seguito di approfonditi studi specifici, tenendo conto di una serie di importanti aspetti quali la tempistica, le caratteristiche dei siti di intervento, la presenza di altre specie ornitiche, la logistica, ecc., in modo tale da garantire al tempo stesso efficacia e sostenibilità ambientale degli interventi anche grazie alla selettività dei metodi adottati.

Si ribadisce infine che tutte le misure di mitigazione degli interventi dissuasivi sono state concordate con gli enti gestori delle aree protette interessate.

105 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

88 MMOONNIITTOORRAAGGGGIIOO

La definizione di un adeguato sistema di monitoraggio costituisce uno degli elementi fondamentali del procedimento di VAS, in quanto consente di verificare, in fase di attuazione, i reali effetti conseguenti alla realizzazione degli interventi e all’applicazione delle misure previsti dal Piano, e dunque di valutare l’effettivo raggiungimento dei risultati attesi e il perseguimento degli obiettivi prefissati.

Il Piano Ittico stesso, ravvisando la necessità di verificare i risultati ottenuti attraverso le iniziative previste, dedica uno specifico capitolo alla descrizione delle principali attività che possono consentire di valutare l’efficacia degli interventi di gestione messi in atto.

8.1 OBIETTIVI

Il Piano Ittico individua, quale obiettivo principale del monitoraggio, la verifica dei seguenti aspetti:

 la distribuzione e l’abbondanza delle specie ittiche, con particolare riferimento a quelle di interesse comunitario e conservazionistico e di rilevanza alieutica (A);

 l’efficacia dei ripopolamenti messi in atto annualmente con il Piano di Ripopolamento Provinciale (B);

 l’efficacia delle zone di tutela o dei tratti a pesca differenziata rispetto agli obiettivi di istituzione (C);

 l’adeguatezza delle misure di protezione (periodi, misure minime, entità del prelievo) e degli strumenti dell’attività di pesca (D);

 l’effettiva realizzazione, e la relativa efficacia, degli interventi di miglioramento ambientale autorizzati e/o promossi (E);

 i quantitativi del pescato dilettantistico e professionale (F).

8.1.1 DISTRIBUZIONE E ABBONDANZA DELLE SPECIE ITTICHE (A) I dati relativi alla presenza, alla distribuzione e all’abbondanza dell’ittiofauna costituiscono elementi cardine della Carta Ittica Provinciale e sono una premessa necessaria per la definizione delle corrette misure gestionali. A tal fine, come previsto anche dal Documento Tecnico Regionale per la gestione ittica, si prevedono indagini specifiche di aggiornamento delle attuali conoscenze generali su scala provinciale, almeno ogni 4-5 anni. Il verificarsi di specifici elementi critici possono motivare ulteriori e circostanziate indagini in bacini circoscritti.

8.1.2 EFFICACIA DEI RIPOPOLAMENTI (B) L’attività di ripopolamento messa in atto con materiale ittico prodotto dagli incubatoi, piuttosto che acquisito sul mercato o recuperato in ambienti naturali, necessita di verifiche che confermino l’efficacia degli interventi messi in atto. A questo proposito saranno effettuati

106 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE approfondimenti conoscitivi che consentano di raccogliere informazioni riguardanti la riproduzione naturale delle specie in libertà e la capacità portante degli ambienti naturali, ai fini di una migliore definizione dei piani di ripopolamento; saranno inoltre effettuate verifiche sulla sopravvivenza e l’adattamento in natura dei soggetti immessi.

8.1.3 EFFETTO DEGLI ISTITUTI DI TUTELA (C) La pianificazione prevista dal Piano Ittico comprende l’istituzione di numerosi tratti o porzioni di ambienti acquatici nei quali l’attività di pesca non è consentita o lo è in modo differenziato rispetto al resto del territorio. Tali limiti all’attività di pesca sono prevalentemente finalizzati alla tutela degli stock ittici di particolare pregio e/o gruppi di riproduttori che consentano un’efficace riproduzione naturale oltre ad offrire un supporto a quella artificiale negli incubatoi, nonché alla salvaguardia di rii minori in cui vengono immessi esemplari di novellame in soprannumero per una crescita più naturale. Tali scelte, giustificate dalle esigenze gestionali del territorio, potrebbero, nei fatti, dimostrarsi non pienamente efficaci in relazione alle caratteristiche ambientali di tali tratti; si rende pertanto necessaria la verifica dell’effettiva efficacia di questo tipo di attività ai fini del raggiungimento degli obiettivi di gestione prefissati.

8.1.4 EFFICACIA DEL REGOLAMENTO DI PESCA (D) Il Regolamento Regionale n. 9/2003 ha definito una serie di misure regolamentari dell’attività di pesca a tutela dell’ittiofauna, in particolare di quella autoctona. Il Piano ha introdotto ulteriori limitazioni la cui efficacia è importante verificare, con particolare riguardo alle specie di interesse comunitario e conservazionistico e a quelle maggiormente coinvolte dal prelievo alieutico, sia dilettantistico che professionale.

8.1.5 EFFETTI DEGLI INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE (E) La normativa vigente assegna alle Province il compito di approvare i progetti dei passaggi artificiali per pesci da realizzare in corrispondenza degli sbarramenti fluviali. Inoltre, la corretta gestione ittiofaunistica è sempre più improntata al mantenimento e al miglioramento, ove possibile, degli habitat acquatici. Si ritiene quindi che occorra prestare la dovuta attenzione non solo alle attività progettuali di tali interventi, ma anche alla verifica delle modalità realizzative e delle caratteristiche delle opere e degli interventi di riqualificazione ambientale realizzati, sia ai fini della valutazione della loro reale efficacia, sia quale riscontro oggettivo delle prescrizioni rilasciate in materia dall’Ufficio Pesca.

8.1.6 LIBRETTO SEGNA -CATTURE PER I PESCATORI DILETTANTI (F) Un’ulteriore verifica dei risultati ottenuti attraverso le iniziative intraprese, e della corretta gestione faunistica, proviene dal libretto segna-catture, istituito dalla Provincia a partire dal 2009 per tutti i pescatori dilettanti in possesso della licenza di tipo “B” che esercitino questa attività all’interno delle acque provinciali; esso rappresenta, infatti, uno strumento informativo che consente di quantificare il prelievo delle specie pregiate per ogni corso d’acqua, in modo da

107 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE valutarne entità e andamento. Tali riscontri consentiranno un’appropriata verifica delle scelte gestionali adottate, fornendo quindi criteri oggettivi per stabilire se mantenerle o modificarle in modo adeguato.

Un libretto segna-catture, personale e non cedibile, riporta pertanto indicazioni relative a:

 dati del pescatore (a fini puramente statistici);

 data della giornata di pesca (deve essere indicata l’uscita indipendentemente dall’avere compiuto o no catture);

 specie e numero di capi catturati nella giornata;

 corso d’acqua e, per quelli di maggiori dimensioni, il tratto in cui è avvenuta la cattura.

Si sottolinea come l’introduzione del libretto segna-catture da parte della Provincia sia a carattere prescrittivo, implicando dunque l’applicazione delle sanzioni previste dalla vigente normativa in merito a chiunque sia trovato privo di tale strumento, o non lo riconsegni nei tempi previsti, o violi una qualunque delle prescrizioni riportate nel Piano.

8.2 STRUTTURA DEL PIANO DI MONITORAGGIO

Nella tabella che segue sono riportate le azioni di monitoraggio del Piano Ittico, con la descrizione delle attività previste per valutarne l’efficacia, definito sulla base degli obiettivi sopra descritti, e strutturato a partire dalla Tabella 4-5 dove sono stati precedentemente associati, per ciascun obiettivo e relativa azione di Piano, uno o più indicatori o gruppo di indicatori.

Come si può osservare, la verifica di numerose azioni è già compresa nell’ambito delle attività di monitoraggio previste dal Piano, associate al periodico aggiornamento del Piano Ittico; pertanto, per tali azioni non sono state definite in questa sede ulteriori e specifiche attività di monitoraggio.

108 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

TABELLA 8-1: PIANO DI MONITORAGGIO .

AZIONI ATTIVITÀ DI MONITORAGGIO OBIETTIVI OBIETTIVI INDICATORI O GRUPPI DI INDICATORI FREQUENZA GENERALI SPECIFICI TIPOLOGIA DESCRIZIONE DESCRIZIONE (ANNI ) Tutela delle specie Tutela e Gestione faunistica Istituzione di zone di salvaguardia (zone di Stato dell’ittiocenosi Attività di verifica inserita nell’ambito del monitoraggio generale previsto dal 4-5 ittiche di interesse mantenimento e alieutica protezione, ripopolamento e tutela) Piano (punto C). conservazionistico delle specie Programma delle azioni di contenimento effettuate e ittiche di pregio Divieto di pesca Stato dell’ittiocenosi Attività di verifica inserita nell’ambito del monitoraggio generale previsto dal 4-5 mantenimento e Piano (punto D). incremento delle Ripopolamenti ittici nelle acque vocazionali N° e taglia dei pesci immessi Attività di verifica inserita nell’ambito del monitoraggio generale previsto dal 1 popolazioni ittiche Piano (punto B). di pregio soggette Stato dell’ittiocenosi a maggior Tutela e Gestione faunistica Controllo delle specie ittiche alloctone dannose Stato dell’ittiocenosi Attività di verifica inserita nell’ambito del monitoraggio generale previsto dal 4-5 pressione di pesca incremento delle e alieutica Piano (punto A). popolazioni ittiche Programma delle azioni di contenimento effettuate Esame del programma di contenimento realizzato. 2 autoctone Prescrizione degli obblighi ittiogenici ai soggetti Quantitativo di materiale ittico e specie di Esame della documentazione specifica disponibile presso gli Uffici competenti. 1 derivatori appartenenza immesso o valore dell’importo equivalente corrisposto Potenziamento Supporto alla gestione delle strutture produttive Convenzioni e investimenti Resoconto degli interventi realizzati/rapporto delle attività effettuate 1 delle attività Programmi di gestione degli incubatoi ittici Dati di produzione Analisi dei dati di produzione forniti dai gestori delle strutture produttive. 1 produttive presso gli incubatoi ittici Attività di riproduzione artificiale utilizzando Dati di produzione Analisi dei dati di produzione forniti dai gestori delle strutture produttive. 1 individui selvatici di popolazioni locali Tutela del Gestione faunistica Mitigazione dell’attività predatoria degli uccelli Stato dell’ittiocenosi Periodici censimenti dell’ornitofauna ittiofaga su scala provinciale e sito- 4-5 patrimonio ittico ittiofagi specifica. La valutazione dello stato dell’ittiocenosi è prevista nell’ambito del Stato dell’ornitofauna ittiofaga monitoraggio generale previsto dal Piano (punto A).

Piano annuale degli interventi di controllo Analisi dei risultati ottenuti mediante gli interventi di controllo, in caso di - realizzazione. Esiti degli interventi di controllo Misure di salvaguardia del patrimonio ittico in Comunicazione dell’avvio dell’intervento Esame della documentazione specifica disponibile presso gli Uffici competenti. 1 caso di asciutte, interruzioni e interventi in alveo Quantitativo di materiale ittico e specie di appartenenza immesso o valore dell’importo corrisposto Ripristino della Riqualificazione Rilascio di DMV a valle di ogni captazione Valore di DMV Periodiche campagne di rilevamento dello stato dell’ecosistema acquatico e 4-5 funzionalità degli ecosistemi della fauna ittica, mediante analisi degli indicatori previsti in corrispondenza Stato dell’ittiocenosi fluviale e del acquatici della derivazione. corridoio Stato dell’ecosistema acquatico ecologico Qualità delle acque Ripristino della Deframmentazione Realizzazione di passaggi artificiali per pesci nel N° di progetti esecutivi Periodico censimento dei progetti previsti e in atto sul territorio provinciale 4-5 continuità fluviale del corridoio reticolo idrografico prioritario per le migrazioni presso gli Uffici competenti. Attività prevista nell’ambito del monitoraggio longitudinale acquatico N° di opere realizzate generale previsto dal Piano (punto E).

Km di corso d’acqua ripristinati Elaborazione cartografica mediante GIS. 4-5 Stato dell’ittiocenosi Periodiche campagne di rilevamento dello stato della fauna ittica, mediante 4-5 analisi degli indicatori previsti in corrispondenza del passaggio. Ripristino della Riqualificazione Miglioramento e manutenzione delle aree di N° ed estensione dei siti oggetto di intervento Attività di verifica inserita nell’ambito del monitoraggio generale previsto dal 4-5 continuità fluviale degli ecosistemi riproduzione ittica presso i litorali lacustri Piano (punti A ed E). Stato dell’ittiocenosi trasversale acquatici

Sostegno indiretto alla riproduzione naturale Sensibilizzazione Divulgazione Divulgazione delle attività di tutela e incremento N° visitatori delle pagine web dedicate Nessuna - sul tema della delle specie ittiche fauna ittica Conferenze, convegni Materiale divulgativo prodotto

109 BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE – VAS DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE

AZIONI ATTIVITÀ DI MONITORAGGIO OBIETTIVI OBIETTIVI INDICATORI O GRUPPI DI INDICATORI FREQUENZA GENERALI SPECIFICI TIPOLOGIA DESCRIZIONE DESCRIZIONE (ANNI ) Pianificazione Gestione delle Gestione delle Classificazione-categorizzazione delle acque Stato dell’ittiocenosi Attività di verifica inserita nell’ambito del monitoraggio generale previsto dal 4-5 dell’attività acque sostenibile acque Piano (punto A). alieutica e della Stato dell’ecosistema acquatico gestione delle Qualità delle acque acque che privilegi la tutela della Sviluppo Gestione faunistica Istituzione di zone a fruizione di pesca N°, localizzazione ed estensione delle zone istituite Attività di verifica inserita nell’ambito del monitoraggio generale previsto dal 4-5 dell’attività di e alieutica differenziata (pesca a mosca, gare e Piano (punti C ed F). riproduzione Libretto segna-catture naturale e la pesca manifestazioni di pesca, pesca subacquea) sopravvivenza dilettantistica N° di gare e manifestazioni di pesca della fauna ittica N° licenze di pesca Regolamentazione dell’attività alieutica 1 Libretto segna-catture Attività di verifica inserita nell’ambito del monitoraggio generale previsto dal 4-5 Piano (punto F). Stato dell’ittiocenosi Vigilanza della Attività di vigilanza della pesca Rapporti della Polizia Provinciale Attività di competenza della Polizia Provinciale, presso cui è possibile - Polizia Provinciale richiedere la documentazione disponibile. Formazione e Interventi formativi Corsi di formazione e aggiornamento per agenti di Nessuna - divulgazione vigilanza volontari e per operatori Divulgazione della programmazione e N° di pubblicazioni del calendario di pesca distribuite Nessuna - pianificazione annuale della pesca N° visitatori delle pagine web dedicate Valorizzazione e Gestione alieutica Regolamentazione della pesca professionale 2 Libretto del pescato Attività di verifica inserita nell’ambito del monitoraggio generale previsto dal 4-5 razionalizzazione Piano (punti A ed F). della pesca Stato dell’ittiocenosi professionale N° di pescatori di professione Vigilanza della Attività di vigilanza della pesca Rapporti della Polizia Provinciale Attività di competenza della Polizia Provinciale, presso cui è possibile - Polizia Provinciale richiedere la documentazione disponibile. Formazione e Interventi formativi Corsi di formazione e aggiornamento per agenti di Nessuna - divulgazione vigilanza volontari e per operatori Divulgazione della programmazione e N° di pubblicazioni del calendario di pesca distribuite Nessuna - pianificazione annuale della pesca N° visitatori delle pagine web dedicate

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