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PROVINCIA DI MATERA

COMUNE DI MATERA (MT)

RELAZIONE GEOLOGICO-IDROGEOLOGICA

Oggetto: “Relazione idrogeologica per l'aumento dei quantitativi dei rifiuti non pericolosi da trattare e recuperare in agro di Matera (MT) identificata al N.C.T. al FG 52 p.lla 1416”

Committente: EDILSTRADE di DI MARZIO FRANCESCO PAOLO

Sede Legale: C/da Serritello La Valle, snc – 75100 MATERA C.F. DMRFNC79D17E038C P.IVA 01126500774

Tel/fax: 0835.388499 e.mail: [email protected]

POTENZA, lì Settembre 2015 IL TECNICO

Dott. Geol. Antonio ROSELLI

Dot. Geologo Antonio ROSELLI via Costa della Gavetta, 117/B- 85100 Potenza (PZ) Ordine dei geologi della Basilicata n. 313 -Tel. 3357890053 E-mail: [email protected] / [email protected]

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Legenda

Premessa pag. 4

Inquadramento geografico pag. 4

Inquadramento geologico generale dell’Appennino meridionale pag. 6

Geologia dell'area pag. 8

Geomorfologia ed Idrogeologia pag. 10

Conclusioni pag. 12

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PREMESSA

Scopo del presente studio è quello di descrivere la natura geologico-idrogeologica dei terreni affioranti e descrivere il comportamento idraulico dell’area in cui si intende potenziare un'attività già esistente, Soc. Edilstrade di Di Marzio Francesco Paolo di Matera (MT), afferente il tonnellaggio annuo dei materiali di rifiuti non pericolosi da recuperare.

I rifiuti da trattare e recuperati sono individuati nell'elenco allegato nell'Autorizzazione semplificata della Provincia di Matera, prot. n. 48658 del 05.12.2005, ed iscritta alla Camera di commercio di Matera al n. 01126500774 REA n. 74506

Scopo del presente studio è la descrizione della natura geologico-tecnica dei terreni affioranti per verificare la fattibilità dell’installazione di una vasca Imhoff in agro del Comune di Matera (PZ) in c/da Serritello la Valle in un terreno identificato al Catasto Terreni al Fg 52 p.lla 1416 (ex 529).

Lo studio dell'area è affrontato con l’ausilio dalle analisi cartografiche (carte topografiche e geologiche), aereofotogrammetriche, bibliografiche (consultazione della letteratura scientifica esistente), e da verifiche in loco.

La relazione è sviluppata dapprima in maniera “estesa”, con un inquadramento geologico generale, e successivamente si entrerà nel dettaglio areale sino a considerare, nei limiti del fine ultimo di tale studio, la situazione specifica presente in loco, offrendo un quadro generale del sito sulle condizioni geologico-tecniche, con eventuale valutazione di dissesto e/o pericolosità geologica del territorio, atte a fornire scelte e strategie tecnico-progettuali idonee.

INQUADRAMENTO GEOGRAFICO

La città si trova nella parte orientale della Basilicata a 401 m s.l.m., al confine con la parte sud-occidentale della provincia di Bari e l'estrema parte nord-occidentale della provincia di

Taranto (con i comuni di Ginosa e Laterza). Dot. Geologo Antonio ROSELLI via Costa della Gavetta, 117/B- 85100 Potenza (PZ) Ordine dei geologi della Basilicata n. 313 -Tel. 3357890053 E-mail: [email protected] / [email protected]

Sorge proprio al confine tra l'altopiano delle Murge ad est, e la fossa Bradanica ad ovest, solcata dal fiume Bradano.

Il torrente Gravina di Matera, affluente di sinistra del Bradano, scorre nella profonda fossa naturale che delimita i due antichi rioni della città: Sasso Barisano e Sasso Caveoso.

Sull'altra sponda c'è la Murgia, protetta dal Parco Regionale Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri, più semplicemente detto Parco della Murgia Materana.

La c/da Serritello la Valle è posta nella propaggine di settentrionale dell'abitato della città di

Matera, ad un distanza di circa cinquecento metri dall'attuale propaggine abitativa.

L’ubicazione del punto di installazione della fossa Imhoff è interna alla presente attività di

"Recupero di rifiuti non pericolosi" posta su un versante che blandamente verge, dall'altura di località Rifusa (424 m s.l.m.) e dal Serretello (361 m s.l.m.), verso i quadranti orientali in direzione della Gravina di Matera.

Area oggetto di studio e descrizione geologica

Stralcio topografico dell’area (tratto dalla Carta fondamentale d’Italia – I.G.M.I. in scala 1 : 25.000) Dot. Geologo Antonio ROSELLI via Costa della Gavetta, 117/B- 85100 Potenza (PZ) Ordine dei geologi della Basilicata n. 313 -Tel. 3357890053 E-mail: [email protected] / [email protected]

L'area è posta ad una quota di circa 340 m s.l.m. nell'immediata adiacenza con la Strada

Statale 99 e le cui coordinate sono:

latitudine 40.690438° longitudine 16.591206°

INQUADRAMENTO GEOLOGICO DELL'APPENNINO MERIDIONALE

L'Appennino Meridionale è una catena formata pieghe e coltri di ricoprimento che si sono affastellate durante la fase tettogenetica del Miocene e che perdura tutt'oggi così com’è evidenziato dalla elevata sismicità e dal tipo di vulcanismo operante nella regione.

I modelli proposti per spiegare l'evoluzione dell'Appennino Meridionale sono molteplici e sono cambiati in funzione della quantità e qualità delle conoscenze, passando da modelli autoctonistici (De Lorenzo, 1904; Beneo ,1954; Selli, 1962) a quelli alloctonistici durante gli anni sessanta, prendendo spunto dai rilevamenti effettuati per la stesura della Carta Geologica d'Italia; così vari autori (D'Argenio, 1963; letto, 1964; Scandone, 1967) cominciarono a proporre modelli con due-tre piattaforme, con il bacino di Lagonegro migrante da Ovest ad Est.

I vari modelli citati si riferiscono ad una paleogeografia Mesozoica (Giurassico-Cretacico) da cui: "Si ritiene che la variabilità del numero di piattaforme e quindi degli interposti bacini, derivi dalla considerazione che le unicità delle piattaforme vada intesa in modo molto generale mentre in dettaglio risultano corpi sedimentari con una geometria complessa e caratterizzati da differenti velocità di subsidenza da punto a punto, dove altifondi (piattaforme) possono alternarsi a zone più basse (bacini) con bruschi passaggi laterali ed eteropie (Ietto 1969) ".

Oggi si è grossomodo concordi nel ritenere che i domini paleogeografici coinvolti nell’orogene sono quelli del dominio bacinale Liguride-Sicilide, della Piattaforma

Appenninica, del bacino Lagonegrese e della Piattaforma Apula con una modellazione strutturale simile a quella proposta da Mostardini e Merlini nel 1986 così come indicato nella figura sotto riportata: Dot. Geologo Antonio ROSELLI via Costa della Gavetta, 117/B- 85100 Potenza (PZ) Ordine dei geologi della Basilicata n. 313 -Tel. 3357890053 E-mail: [email protected] / [email protected]

Modello strutturale (Mostardini & Merlini; 1.986)

Il dominio bacinale Liguride si è formato sulla crosta oceanica appartenente alla Tetide

Alpina (Stampfli et al., 2002), mentre la Piattaforma Appenninica, il Bacino di Lagonegro e la piattaforma Apula appartengono al dominio della placca Adria e si sono impostati su una crosta continentale. Il Bacino Lagonegrese potrebbe essersi formato sopra una crosta continentale assottigliata (Menardi, Noguera e Rea, 2000).

I terreni affioranti in tutto l'Appennino assumono un significato tettonico ben preciso (vedi fig. 3), ossia, la parte carbonatica del Gargano e delle Murge rappresenta l'avanpaese, cioè quella parte della catena verso cui convergono le falde di ricoprimento e non ancora deformata; la fascia che va dal sino al mar Ionio rappresenta il bacino di avanfossa, cioè la depressione che raccoglie i sedimenti che provengono dalle falde della catena; le rimanenti fasce sono la catena Appenninica che è, come già detto, una catena a falde di ricoprimento; al disopra di quest'ultima affiorano terreni di sedimentazione profondi che rappresentano i vari bacini di avanfossa Neogenici, che si sono impostati durante il movimento della catena verso Est e di cui quello Irpino sembra essere il più profondo e grande.

La storia della catena Appenninica si può suddividere in due periodi: uno che va dal Triass al Miocene inf. (Aquitaniano), in cui si ha la formazione dei diversi ambienti paleogeografici che subiscono poche modificazioni per lo più a carattere distensivo; un secondo periodo che va dal Miocene (Burdigaliano) fino al Pliocene, in cui si hanno deformazioni compressive di maggiore entità.

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Schema semplificato dell’odierno modello tettonico

GEOLOGIA DELL’AREA

L’area oggetto di analisi geologica appartiene alla collina materana ed è impostata nei terreni compresi tra le coltri appenniniche e l'avampaese apulo, con cui ha una storia geologica molto affine, con una allocazione geometrico - strutturale che segue la direzione Nordovest-

Sudest.

L'areale dell'Avampaese Apulo e della Fossa Bradanica iniziano a emergere circa 1 milione di anni fa determinando così la sedimentazione delle sabbie e ghiaie di ambiente costiero sulle argille di mare profondo e le formazioni calcaree mesozoiche.

I terreni più antichi dell'area sono rappresentati dal Calcare di di età Cretacica

11_8 (Cc ), costituita da calcari ceroidi e detritici con rudiste, stratificati e con alternanze di livelli marnoso - calcarei e si rinvengono in affioramento nella parte antica della città e nel settore sud

- orientale del territorio comunale.

In tale settore, in continuità eteropica con il Calcare di Altamura, si sono depositate le

c Argille subappenniniche (Q a), indicate come Argille di Gravina, tipicamente di colore grigio- azzurre e di età Calabriana, marnose e con più o meno frazioni clastiche sabbioso - siltose di ambiente marino. Dot. Geologo Antonio ROSELLI via Costa della Gavetta, 117/B- 85100 Potenza (PZ) Ordine dei geologi della Basilicata n. 313 -Tel. 3357890053 E-mail: [email protected] / [email protected]

In tale area si rinvengono in affioramento depositi pleistocenici di origine continentale costituiti da terrazzi alluvionali (I), di ambiente fluvio - lacustre, costituiti da ciottoli e sabbie.

Successivamente si riporta in figura lo stralcio estratto da “Carta Geologica d'Italia” (Foglio

201 Matera) e uno schema dei rapporti stratigrafici presenti nell'area.

Area oggetto di studio e descrizione geologica

Fig. 4 - Stralcio tratta da “Carta Geologica d'Italia” - Foglio 201 Matera

(Le didascalie sono presenti nello scritto ed omogenee a quella della Carta Geologica) Dot. Geologo Antonio ROSELLI

via Lombardia, 3 - 85100 Potenza (PZ)

Ordine dei Geologi di Basilicata n. 313 – p.IVA 01604330769 GEOMORFOLOGIA ED IDROGEOLOGIA

L’uso del suolo, dell’area oggetto di valutazione geologico-idrogeologico, è ad attività agricolo

"marginali", con colture di tipo cerealicole estensive ed una copertura boschiva assente, con attività produttive di tipo terziario ed è interessata da una importante rete infrastrutturale che hanno profondamente mutato la normale evoluzione geomorfologica.

In tali zone l’uomo le attività e fabbriche (rete infrastrutturale) hanno obliterato completamente il drenaggio superficiale a grande e media scala e le forme geomorfologiche naturali.

Aereofoto tratta da Google earth

La forma del paesaggio in tali versanti evidenziano a media scala non solo increspature, lobi e terrazzamenti ma anche geometrie di “svuotamento” e/o leggeri salti di pendenza che possono essere, nell’insieme, imputabili a fenomeni di soil creep ma che comunque sono sovrapposti a fenomeni di massa ben più importanti a che, seppur non discriminanti in maniera assoluta, Dot. Geologo Antonio ROSELLI

via Lombardia, 3 - 85100 Potenza (PZ)

Ordine dei Geologi di Basilicata n. 313 – p.IVA 01604330769 testimoniano una generale tendenza evolutiva al franamento nella coltre, di spessore variabile, di terreni eluvio-colluviali.

L'emersione di queste aree, verificatesi nell'ultimo milione di anni, ha reso possibile l'azione modellante dei fenomeni erosivi da parte delle acque superficiali.

Nell'area che si estende verso i quadranti meridionali ed orientali, tra cui la parte antica dell'abitato (a Sudest dell'area indagata), il fenomeno erosivo, dopo aver asportato le più tenere coperture dell'Avanfossa (Calcareniti di Gravina e Argille Subappenniniche), raggiunge i calcari più profondi e genera così le tipiche "gravine" che rientrano in un processo geomorfologico operante per fenomeni carsici a dare un tipico paesaggio aspro con i costoni subverticali.

Mentre, nell’area oggetto di analisi, la coltre di terreno superficiale, formatasi per alterazione dell'unità terrigena delle Argillose subappenniniche che costituisce il bedrock di substrato, è geomorfologicamente caratterizzata da un versante a bassa pendenza con forme molto dolci e poco pendenti.

I rilievi collinari talora assumono una forma mammellonare e/o a “schiena di mulo” e/o con tipici salti subverticali, per erosione selettiva, se mantellati da conglomerati e sabbie dei cicli sedimentari tardo pleistocenici.

La forma del paesaggio in tali versanti, nelle porzioni più acclive, evidenziano a media scala non solo increspature, lobi e terrazzamenti ma anche geometrie di “svuotamento” e/o leggeri salti di pendenza che, possono essere nell’insieme imputabili a fenomeni di soil creep, comunque sono sovrapposti a fenomeni di massa ben più importanti a che, seppur non discriminanti in maniera assoluta, testimoniano una generale tendenza evolutiva al franamento nella coltre, di spessore variabile, dei terreni eluvio-colluviali.

I versanti impostati in tali formazioni terrigene, seppur con forme a grande scala completamente obliterate dall’uso del suolo dovrebbe possedere, come risposta idraulica delle litologie di substato, una forte tendenza del pattern di drenaggio dentritico. Dot. Geologo Antonio ROSELLI

via Lombardia, 3 - 85100 Potenza (PZ)

Ordine dei Geologi di Basilicata n. 313 – p.IVA 01604330769 Il complesso terrigeno possiede, nei confronti della circolazione idrica, un grado di permeabilità tipicamente basso in relazione alle caratteristiche granulometriche e allo stato di addensamento.

L'acquifero è tendenzialmente di limitata estensione e potenzialità e, se presente, è allocato nei depositi alterati superficiali e le possibili venute a giorno della piezometrica son imputabili a condizioni meramente locali connessi a fenomeni di ricarica pluviometrica stagionale.

La presenza di un substrato argilloso condiziona, di norma, una circolazione idraulica in grande dell’intero complesso idrogeologico con il risultato che la piezometrica, se presente, segue grossomodo l’andamento della topografia superficiale approfondendosi nelle vallecole per cause legate a condizioni locali e non alla ricettività dell’acquifero con portate tendenzialmente effimere e diffuse e legate alla ricarica pluviometrica invernale-primaverile.

Tale circolazione idrica nelle porzioni superficiali, dei livelli eluvio-colluviali, possiede una permeabilità K che si aggira intorno a 10-7 - 10-8 m/s.

Mentre, i terreni più profondi, argillosi ed inalterati, sono da considerarsi poco inclini alla circolazione idrica sotterranea rivestendo un'azione tamponante (impermeabile di fondo) con una

-10 -12 permeabilità media Km compresa tra 10 e 10 m/s.

Per questo motivo, nei confronti delle acque di precipitazione pluviometrica, la tendenza del substrato alla risposta idraulica alla ricarica dell’acquifero (infiltrazione efficace) è mediamente molto bassa con un c.i.p. medio (coefficiente di infiltrazione potenziale) che si attesta su valori di circa il 10% con, conseguentemente, elevati valori di acque ruscellanti.

In generale, nei tratti vallivi a elevata pendenza, la dinamica fluviale è tipicamente d’incisione, e nei casi in cui i regimi delle precipitazioni sono a carattere temporalesco e/o di elevata intensità l’effetto di fenomenologie connesse alla capacità erosiva per portate potenzialmente elevate e tumultuose amplificano l’effetto di scalzamento al piede di versanti potenzialmente instabili.

L’area oggetto di studio geologico-idrogeologico non presenta problemi d’instabilità dovuta a fenomeni idrogeologici attivi e/o in via di preparazione. Dot. Geologo Antonio ROSELLI

via Lombardia, 3 - 85100 Potenza (PZ)

Ordine dei Geologi di Basilicata n. 313 – p.IVA 01604330769 Il colle indagato regimenta le acque di precipitazione in una serie di lineazioni che si immettono nella Gravina di Matera: i fossi che regimano il versante orientale si immettono, come tributari di destra, nella Gravina di Matera il quale è tributario sinistro del Fiume Bradano.

CONCLUSIONI

Per quanto esposto nei paragrafi precedenti si evince che l’aumento dei quantitativi di rifiuti non pericolosi da recuperare/riciclare non comporta problematiche connesse all’insorgenza di stati di pericolosità geomorfologia e/o idraulica.

Non sono previste variazioni al ciclo di lavorazione e alle opere presenti all'attività già concessa alla Soc. Edilstrade di Di Marzio Francesco Paolo.

L'autorizzazione allo scarico in corpo idrico superficiale, previo trattamento dell'acqua di prima pioggia, così come autorizzato, rimane invariata.

Il livello della falda freatica nell’area è, se presente e con caratteristiche di temporaneità, poco profonda dal piano campagna.

L’area non è sottoposta a zona di rispetto costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta da sottoporre a vincoli e destinazioni d'uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata (art. 94 del D.L.vo 152/06).

L'area sottoposta a studio idrogeologico e le aree immediatamente contermini non posseggono indizi che possano far ipotizzare potenziali stati di pericolosità in atto e/o in via di preparazione.

Lo scrivente, per tutto quanto detto, non segnala che l'aumento delle lavorazioni possano trovare legittimi impedimenti di natura idrogeologica.

Potenza, lì settembre 2015 Geologo Antonio Roselli