Programma di riassetto faunistico, dell’attività venatoria e della pesca

PIANO DI CONTROLLO DEL CINGHIALE NEL PARCO DI MONTEMARCELLO-MAGRA

Il Presidente: Dr. Walter Baruzzo

Il Direttore: Ing. Patrizio Scarpellini

Il Tecnico: Dr. Stefano Macchio

FEBBRAIO 2004

PIANO DI CONTROLLO DEL CINGHIALE NEL PARCO MONTEMARCELLO-MAGRA

PREMESSA

Le caratteristiche biologiche, la commistione artificiale avvenuta in Italia con molteplici razze alloctone e con il Maiale domestico e l’abbandono delle attività agricole nei territori collinari e montani, hanno causato l’incremento esplosivo del Cinghiale in buona parte del territorio nazionale. Quanto detto vale in particolare per la provincia della Spezia, caratterizzata da elevata copertura boschiva (in rapida espansione) e da un clima particolarmente favorevole. Il Cinghiale è in grado di provocare danni consistenti alle attività agricole residue e, per l’elevata acclività media del territorio spezzino, anche alla stabilità dei versanti e dei sentieri.

L’ alto grado di boscosità del territorio provinciale e la veloce rarefazione delle aree coltivate ed a vegetazione erbacea rendono il territorio sempre più vocato al Cinghiale, riducendo nel contempo l’idoneità ambientale per le specie legate agli spazi aperti ed alle situazioni di ecotono. Su tali specie il Cinghiale esercita un impatto doppiamente negativo: a) diretto, predando individui di altre specie sia giovani sia adulti e distruggendo i nidi, b) indiretto, favorendo l’abbandono dell’attività agricola.

Numerose e pressanti sono le istanze per ridurre anche all’interno del Parco di Montemarcello-Magra i disagi provocati dall’ungulato in questione.

Gli enti parco sono tenuti a dotarsi di un piano faunistico nell’ambito del quale è necessario prevedere un piano di gestione per il Cinghiale. In generale un piano di gestione analizza e fornisce indicazioni operative attinenti alla conservazione e sfruttamento di una specie, nonché al contenimento dei disagi da essa creati. Il Piano di Controllo numerico riguarda in particolare gli abbattimenti o le catture, può quindi essere inteso come una componente di un più ampio Piano di Gestione.

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Un Piano di Controllo completo deve stabilire, basandosi su dati oggettivi, faunistici ed ambientali, Quando effettuare gli interventi, Dove effettuarli, Come condurli e la Quantità da prelevare suddivisa per classi di età e sesso.

Quest’ultimo aspetto, più di altri, può essere stabilito sulla base della capacità portante di un determinato comprensorio, fissando quindi una densità da perseguire per la specie, oppure sulla base della capacità agro – forestale, fissando come obiettivo una soglia per l’entità dei danni, oltre la quale si decide di intervenire. Entrambi gli approcci presuppongono serie pluriennali di dati faunistici ed ambientali rilevati con protocolli standardizzati.

Lo stato di avvio delle azioni di studio e gestione della fauna nel Parco di Montemarcello–Magra implica ovviamente la mancanza delle suddette serie storiche, con la conseguente necessità di dover temporaneamente rimandare la determinazione su base scientifica del numero di capi da abbattere per classi di età e sesso.

Alla luce dell’attuale stato delle conoscenze pregresse e dei dati disponibili, si prospetta un processo di riorganizzazione e impostazione ex novo delle procedure di raccolta, archiviazione ed analisi dei dati.

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Si propone quindi di procedere con la necessaria gradualità ed in tale ottica possono essere individuate tre fasi operative:

FASE A (durata 1 anno): immediatamente attuativa, questa fase è finalizzata a far fronte alle emergenze, regolamentare le modalità di controllo ed a predisporre i sistemi di raccolta ed archiviazione dei dati per le successive fasi. I sistemi di riduzione degli impatti che verranno adottati in via prioritaria saranno il foraggiamento dissuasivo (tramite offerta di cibo ed acqua e/o la dislocazione di “colture a perdere”) e l’abbattimento selettivo da punti di appostamento fissi. Al fine di stabilire un’idonea la rete di monitoraggio verranno effettuati rilevamenti faunistici ed ambientali esplorativi che, insieme ai risultati ed alle esperienze derivanti dalle azioni di foraggiamento e di controllo di cui sopra, forniranno le basi per la fase successiva.

FASE B (durata 2 anni): raccolta, informatizzazione e georeferenziazione di dati faunistici, venatori ed ambientali, con i quali si procederà, tramite opportune analisi, all’aggiornamento e ad una più dettagliata definizione degli obiettivi. In questa fase si prevede di portare a regime la regolare archiviazione informatizzata dei dati relativi ai danni, agli abbattimenti durante l’attività venatoria (con i relativi indicatori dello sforzo quali numero ore, cani e cacciatori per braccata), a quelli realizzati durante le azioni di controllo ed alle morfometrie dei capi abbattuti. Verrà inoltre fissata una rete di punti e/o transetti per il monitoraggio faunistico e degli aspetti ambientali più direttamente coinvolti nella gestione, individuando i siti adatti alla collocazione di altane per l’osservazione e/o l’abbattimento selettivo dei cinghiali. Sulla base delle esperienze acquisite nella fase precedente verranno definite le zone, le colture, i periodi dell’anno e le modalità per l’applicazione di: a) sistemi di dissuasione incruenti (foraggiamento artificiale, colture a perdere, recinzioni elettrificate, eventuale estirpazione dei roveti, ecc.), b) sistemi di cattura con trappole, c) appostamenti fissi attrezzati (altane), d) controllo tramite “girata”.

FASE C (permanente): una volta organizzato il flusso dei dati ed attivati gli interventi gestionali, si procederà ad una costante azione di monitoraggio di tutte le situazioni attinenti al Cinghiale (popolazione, prelievo venatorio, controllo, prevenzione, danni, ecc.), aggiornando di conseguenza le linee operative.

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Si rimarca sin d’ora la necessità di avviare una stretta collaborazione con la Provincia della Spezia. La constatazione infatti che il territorio del parco si insinua all’interno del più vasto territorio venabile circostante, e che esso può fungere da rifugio per il Cinghiale durante l’attività venatoria, esige una marcata convergenza di intenti e di procedure tra i due enti. A ciò si deve aggiungere che la Provincia è l’Ente presso il quale pervengono le informazioni relative allo sforzo (numero di cacciatori, cani e ore di attività per singola zona e giornata) ed al successo (numero di animali abbattuti) dell’attività venatoria, nonché quelle relative al risarcimento dei danni.

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RIFERIMENTI NORMATIVI

L’art.22, comma 6, della legge n. 394/1991, come modificato dalla legge 426/1998, vieta l’attività venatoria all’interno dei parchi e delle riserve naturali regionali, consentendo prelievi faunistici ed abbattimenti selettivi soltanto quando necessari per ricomporre squilibri ecologici. Nel medesimo articolo viene stabilito inoltre che tali interventi avvengano in conformità con il regolamento del Parco o, in mancanza di questo, alle direttive regionali.

Le DIRETTIVE REGIONALI AGLI ENTI DI GESTIONE DEI PARCHI NATURALI REGIONALI

PER IL CONTROLLO FAUNISTICO DEL CINGHIALE dell’anno 2000 ed il successivo aggiornamento del 2002 - il cui riferimento tecnico-scientifico è rappresentato dal documento dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica:“Linee guida per la gestione del Cinghiale (Sus scrofa) nelle aree protette” (1999) - hanno il dichiarato scopo di fornire un primo ed urgente rimedio ai danni arrecati dai cinghiali al patrimonio ambientale ed all’agricoltura; ed è in funzione di tale stato di emergenza che la Regione stabilisce nelle suddette Direttive e nell’aggiornamento successivo che “…nel caso del cinghiale, l’esistenza di danni alle coltivazioni e di conflitti tra l’attività agricola e la presenza della specie è sufficiente per giustificare gli interventi di controllo…”. In questa fase, quindi, viene formalmente concessa all’Ente Parco la facoltà di effettuare il controllo numerico del Cinghiale anche in assenza di dati quantitativi e analisi dettagliate.

Nonostante ciò nel documento di AGGIORNAMENTO ALLE DIRETTIVE REGIONALI AGLI

ENTI DI GESTIONE DEI PARCHI NATURALI REGIONALI PER IL CONTROLLO FAUNISTICO

DEL CINGHIALE si raccomanda che con il Piano di Controllo venga perseguito, oltre all’obiettivo primario del contenimento, anche la costruzione di uno strumento conoscitivo ai fini dell’analisi della distribuzione e dell’evoluzione della popolazione di Cinghiale, strumento che consentirà in futuro una gestione della specie sempre più consapevole ed efficace.

FASE A

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Avvio del Piano di Controllo e riorganizzazione dei sistemi di raccolta ed informatizzazione dei dati

FINALITA’ Si intende provvedere alle indicazioni operative desumibili dai dati e dalle conoscenze oggettive ad oggi disponibili, sufficienti a fornire da subito un supporto tecnico agli interventi di controllo del Cinghiale all’interno del Parco.

In questa prima fase si intendono individuare tempi, luoghi e modalità di esecuzione delle operazioni di controllo, delineando nel contempo i futuri sistemi di raccolta, archiviazione ed analisi dei dati necessari ad una sempre migliore pianificazione faunistica.

OBIETTIVI 1. Individuazione e mappaggio delle zone vulnerabili al Cinghiale.

2. Definizione delle modalità e delle tipologie degli interventi di controllo.

3. Prima ipotesi di contingente abbattibile a fini di controllo, ripartito per classi di età.

4. Definizione del calendario del rischio agricolo per Comuni e colture tramite l’analisi dei risarcimenti dei danni.

5. Stesura del regolamento per l’impiego dei cacciatori abilitati al controllo selettivo del Cinghiale.

6. Organizzazione delle procedure di raccolta, georeferenziazione e informatizzazione dei dati attinenti agli abbattimenti, alle denunce dei danni ed ai rilevamenti faunistici ed ambientali sul campo.

7. Inquadramento delle tipologie, delle situazioni idonee e delle modalità di attuazione degli interventi di prevenzione nel territorio del Parco.

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MATERIALI E METODI

I dati spaziali ed ambientali utilizzati sono stati ottenuti tramite procedure GIS applicate alla cartografia tematica informatizzata della Regione .

Si è proceduto all’informatizzazione ed analisi dei dati relativi ai risarcimenti dei danni del 2001 (annata più recente resa disponibile dall’ ufficio provinciale competente in quanto ormai esente da ulteriori verifiche).

Sono stati consultati i regolamenti, i protocolli ed i piani attinenti al controllo ed alla gestione del Cinghiale di diversi enti parco ed amministrazioni provinciali. In particolare, al fine di armonizzare quanto più possibile il Piano di controllo del Cinghiale del Parco di Montemarcello – Magra con quello di gestione della specie della Provincia della Spezia, e di predisporre una linea comune per l’archiviazione e l’informatizzazione dei dati, è stata attivata una stretta collaborazione con la Sezione Faunistica della Polizia Provinciale della Spezia.

Sono state raccolte le schede cartacee relative all’attività di caccia al cinghiale in tutte le zone poste entro un chilometro dai confini del Parco, e si sta procedendo all’informatizzazione delle stesse (stagione di caccia 1997-98, la più recente resa disponibile dall’ufficio provinciale poiché ormai decaduto l’obbligo di conservazione quinquennale).

Si sta elaborando l’archivio relativo al calendario dello sviluppo, maturazione e/o fruttificazione delle risorse trofiche del Cinghiale.

E’ stato elaborato il nuovo archivio con la maschera per l’informatizzazione semplificata di tutti i dati utili per le analisi faunistiche (in fase di trasferimento agli uffici provinciali presso i quali pervengono le richieste dei risarcimenti e i dati relativi agli abbattimenti).

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INDIVIDUAZIONE DEI TERRITORI E DEI PERIODI NEI QUALI EFFETTUARE IN VIA PRIORITARIA GLI INTERVENTI

Tale individuazione è stata effettuata sulla base dei parametri che le “Linee guida per la gestione del Cinghiale nelle aree protette” (Toso & Pedrotti, 2001) indicano per valutare il grado di idoneità al cinghiale di un territorio:

• superficie boscata – in quanto direttamente proporzionale alla presenza di zone rifugio e di risorse alimentari naturali. • Estensione e distribuzione sul territorio delle coltivazioni agricole suscettibili di danneggiamento (mais, grano, patate, vigne, erbai e pascoli) • interazioni negative nei confronti di specie che presentano problemi di conservazione più pressanti Ai suddetti parametri abbiamo ritenuto necessario aggiungere anche la distribuzione temporale della vulnerabilità ai danni delle coltivazioni agricole – parametro che consente di individuare sulla base delle coltivazioni maggiormente diffuse, in quale periodo dell’anno è necessario intervenire in modo prioritario nelle diverse unità.

SITUAZIONE AMBIENTALE DEL PARCO E INDIVIDUAZIONE DELLE ZONE POTENZIALMENTE VULNERABILI AL CINGHIALE E’ stato calcolato che circa il 70% della superficie provinciale è rappresentato da boschi o da vegetazione arborea o arbustiva in rapida evoluzione verso il bosco, mentre gli ambienti agricoli e la vegetazione erbacea spontanea coprono all’incirca il 15% della provincia - risultando tra l’altro molto frammentati (ad eccezione che nella fascia montana di nord-est) e concentrati attorno ai centri abitati (dove con più facilità si acuiscono i conflitti sociali).

Il territorio del Parco è caratterizzato dalla 44% di vegetazione arborea spontanea. La vegetazione erbacea nel complesso copre il 35% della superficie complessiva dell’area protetta, l’11% è occupato da paesaggio costruito, il 7% da vigneti ed oliveti anche abbandonati, mentre solo il 3% è interamente ricoperto da arbusti. Più in dettaglio, si rileva una copertura del 26,4% a corsi d’acqua e relativa vegetazione, a cui seguono come estensione i boschi misti (quasi il 13%), i seminativi semplici ed arborati (quasi il 10%), le colture permanenti associate a colture specializzate (8,1%)

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ed i boschi di angiosperme marittime e collinari (6,8%). Tutte le altre tipologie presenti sono caratterizzate da una copertura percentuale inferiore al 5%. E’ da sottolineare la marcata ricchezza ambientale del Parco di Montemarcello-Magra, con ben 23 tipologie ambientali presenti su 32 previste.

In un tale contesto l’impatto del Cinghiale può in alcune situazioni andare ben oltre la quantificazione che ne può essere fatta solo tramite l’ammontare complessivo dei risarcimenti per i danni inferti alle coltivazioni; vengono infatti in questo modo gravemente sotto stimati i danni ai muretti a secco e completamente trascurati quelli alle zoocenosi ed alle fitocenosi naturali.

Il primo passo per ottimizzare l’azione di controllo è quello di individuare, sulla base dei dati a disposizione e delle considerazioni sopra esposte, le aree dove con maggiore probabilità è lecito attendersi gli impatti economicamente più consistenti. Possono essere considerate tali quelle interessate da colture e/o vegetazione erbacea (laddove peraltro è da attendersi una maggiore concentrazione di muri a secco ancora sufficientemente integri) classificate nella cartografia tematica informatizzata della Regione Liguria rispettivamente come: CS (“colture permanenti associate a colture specializzate), F (prevalenza di “frutteti ed agrumeti”), M (“agricole miste”), O (prevalenza di “oliveti”), OF (“prevalenza di colture ortofloricole in pien’aria e vivai), Pr (“praterie e/o praterie arbustate”), S (“prevalenza di serre”), Se (“seminativo semplice ed arborato”), Sf (“prato sfalciabile”), V (prevalenza di “vigneti”).

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SITUAZIONE AMBIENTALE GENERALE DEL PARCO MONTEMARCELLO - MAGRA

ANTROPIZZATO 11% OLIVETI & VIGNETI ERBE 7% 35%

ARBUSTETO BOSCO 3% 44%

30

25

20

% 15

10

5

0 L T E V A C D R U O M IC Di Sf Pr Ar Es Se AF Ca AT FR CT AS VU CS RA AC RB OA AM CM

sigla descrizione A PREVALENZA DI ARBUSTETO TERMOFILO E/O MESOFILO AC BOSCHI DI ANGIOSPERME E DI CONIFERE AF RETI AUTOSTRADALI,FERROVIARIE E SPAZI ACCESSORI

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BAM (ANGIOSPERME SUBMONTANE, MONTANE E/O SUBALPINE: castagno, AM faggio, etc) Ar PREVALENZA DI SPIAGGE SABBIOSE E CIOTTOLOSE AS PREVALENZA DI AREE SPORTIVE E RICREATIVO-TURISTICHE BAT (ANGIOSPERME MARITTIME E COLLINARI: leccio, roverella, carpino nero, AT orniello, etc.) C PREVALENZA DI CASTAGNETI DA FRUTTO Ca CANTIERI BCM (CONIFERE SUBMONTANE, MONTANE, E/O SUBALPINE: pino nero, pino CM silvestre, abete bianco, abete rosso, larice, etc.) CS COLTURE PERMANENTI ASSOCIATE A COLTURE SPECIALIZZATE BCT (CONIFERE MARITTIME E COLLINARI: pinastro, pino d'Aleppo, pino CT domestico) D PREVALENZA DI DISCARICHE Di AREE INSEDIATE DIFFUSE E PREVALENZA DI AREE CALANCHIVE E/O IN FORTE EROSIONE Es AREE ESTRATTIVE ANCHE ABBANDONATE O IN VIA DI RIQUALIFICAZIONE F PREVALENZA DI FRUTTETI ED AGRUMETI FORMAZIONI RIPARIALI COMPRENDENTI I RELATIVI CORSI D'ACQUA E FR CANALI IC AREE INDUSTRIALI E/O COMMERCIALI L BACINI D'ACQUA M AGRICOLE MISTE (AGRICOLE BOSCATE NATURALI) Ma ACQUE MARITTIME O PREVALENZA DI OLIVETI OA PREVALENZA DI OLIVETI ABBANDONATI OF PREVALENZA DI COLTURE ORTOFLORICOLE IN PIEN'ARIA E VIVAI Po PREVALENZA DI AREE PORTUALI Pr PRATERIE E/O PRATERIE ARBUSTATE PREVALENZA DI ROCCE NUDE, DETRITI DI FALDA CON SPORADICA R VEGETAZIONE RA PREVALENZA DI COSTA ROCCIOSA: ALTA RB PREVALENZA DI COSTA ROCCIOSA: BATTIGIA S PREVALENZA DI SERRE Sa AREE INSEDIATE SATURE Se SEMINATIVO SEMPLICE E ARBORATO PRATO SFALCIABILE IN USO O IN ABBANDONO O VEGETAZIONE ERBACEA IN Sf AMBIENTE URBANO T CORSI D'ACQUA, CANALI U ZONE UMIDE V PREVALENZA DI VIGNETI VU PREVALENZA DI AREE VERDI URBANE

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MODALITA’ E TIPOLOGIE DEGLI INTERVENTI DI CONTROLLO ED INDIVIDUAZIONE DEL CONTINGENTE MASSIMO ABBATTIBILE RIPARTITO PER CLASSI DI ETA’ E SESSO Nelle linee guida per la gestione del Cinghiale nelle aree protette viene confermato che, in relazione alle densità – obiettivo da conseguire a regime ed alle densità di prelievo compatibili con i danni economici, non esistono indicazioni assolute circa i valori ottimali, poiché ogni realtà ambientale necessita della propria soluzione (che deve essere ricercata per approssimazioni successive): il punto di partenza è rappresentato dalla mole di informazioni disponibili, le inferenze derivanti dall’analisi di tali informazioni devono essere intese quali “migliori stime possibili” , destinate ad essere progressivamente migliorate negli anni.

In attesa che i rilevamenti sul campo e l’informatizzazione dei dati pregressi forniscano un quadro della situazione più dettagliato, si propone di dare la priorità agli eventuali interventi di controllo nelle zone potenzialmente vulnerabili al Cinghiale e di procedere, nel caso, con abbattimenti dissuasivi (visti gli effimeri risultati ottenuti in passato con gli allontanamento incruenti o “scacci”).

Verrà privilegiato l’abbattimento diretto sui singoli appezzamenti agricoli in attualità di coltivazione, risultando infatti, tale metodo, in grado di incidere efficacemente non solo sul numero e la struttura della popolazione ma anche sul comportamento dei singoli individui. Questi, infatti, sottoposti a predazione ripetuta direttamente sull’appezzamento coltivato, tenderanno ad evitarlo. L’applicazione di questa tecnica può avvenire o tramite appostamento a terra in un punto prestabilito, su altana mobile o fissa o da un punto di avvistamento vantaggioso anche nelle ore notturne purché con l’ausilio di faro. I vantaggi di tale tecnica, elencati nei DOCUMENTI TECNICI

N.5, dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (Massei & Toso, 1993) e riportati nel documento di AGGIORNAMENTO DELLE DIRETTIVE REGIONALI AGLI ENTI DI GESTIONE

DEI PARCHI NATURALI REGIONALI PER IL CONTROLLO FAUNISTICO DEL CINGHIALE della Regione Liguria, sono rappresentati soprattutto dalla assenza di disturbo all’ambiente ed alle zoocenosi, dalla assenza di disturbo agli altri fruitori dell’ambiente e dalla assoluta selettività. Caratteristiche che rendono tale tecnica adatta, laddove risultassero indispensabili interventi di controllo, anche nelle aree di massimo pregio

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naturalistico, nelle aree o percorsi di massima frequentazione turistica, escursionistica, didattica o ricreativa e nelle aree di valore paesistico – ambientale, così come classificate nelle direttive regionali di cui sopra.

Salvo esigenze specifiche (dettate da comportamenti particolarmente dannosi ad opera di determinati individui o da caratteri fenotipici indicatori di inquinamento genetico o degrado fisico), saranno abbattuti di norma subadulti e giovani, in modo da spingere gli adulti a mantenere il gruppo famigliare lontano dalla zona nei giorni successivi.

Si stabiliscono quindi le seguenti linee guida per l’attuazione delle operazioni di controllo:

1. La prima fase del Piano di controllo del Cinghiale (FASE “A”) avrà durata massima di anni 1 dalla data di approvazione.

2. Compatibilmente con l’esigenza prioritaria di ridurre l’impatto della specie sulle colture, sui muretti a secco e sugli altri elementi della zoocenosi, si dovrà perseguire il ridimensionamento delle popolazioni di Cinghiale che insistono sul territorio del Parco tramite:

a. il prelievo nelle zone venabili esterne al Parco o ricadenti nella Aree Contigue dove l’attività venatoria alla specie è consentita;

b. ad opera delle squadre regolarmente istituite e nell’ambito della normale stagione di caccia al cinghiale; evitando così, per quanto possibile, di ridurre le opportunità di carniere per i cacciatori;

3. Gli interventi vengono distinti in: “ordinari”, quando effettuati soprattutto a fini di prevenzione nelle Zone Vulnerabili, individuate su apposita mappa sulla base delle caratteristiche ambientali e dell’entità dei danni; “straordinari”, effettuabili su tutto il territorio del Parco, quando dettati da situazioni di allarme sociale denunciate all’Ente Parco e da esso verificate,.

4. Si stabilisce in prima applicazione, sulla base del numero di zone potenzialmente vulnerabili al cinghiale di superficie superiore ai 10 Ha (N=18), in 36 unità (pari ad una media di 2 capi per zona) il numero

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massimo di capi prelevabili nel territorio del Parco nel corso del primo anno di attività. Al suddetto contingente potrà eventualmente essere aggiunta un’ulteriore e limitata quota per interventi urgenti motivati da allarme sociale.

5. In attesa che l'acquisizione delle conoscenze consenta di predisporre su basi scientifiche un piano di contenimento numerico con abbattimenti ripartiti per classi di età e sesso, il prelievo dovrà essere di norma limitato ad un massimo di 3 capi per zona ad uscita, scelti (salvo situazioni particolari, quando ad esempio i disagi sono provocati dallo specifico comportamento di determinati individui) tra le classi giovanili (rossi e striati) e/o, se presenti, rivolto ad animali con caratteristiche fenotipiche riconducibili a incroci più o meno recenti con il Maiale domestico (mantello chiazzato di bianco o completamente nero, tronco cilindrico, muso corto e fortemente incurvato, orecchie pendenti, unghie chiare, coda a cavatappi).

6. Nel caso in cui gli abbattimenti da appostamento fisso fossero insufficienti, potranno essere condotte, limitatamente al periodo autunno – invernale, azioni in “girata” con cane limiere regolarmente abilitato secondo le norme ENCI.

7. Il controllo sarà effettuato dal personale dell’Ente Parco Montemarcello- Magra coadiuvato preferibilmente da quello della Sezione Faunistica della Polizia Provinciale ed eventualmente dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato, della Polizia Provinciale e della Polizia Municipale.

8. Il suddetto personale potrà avvalersi della collaborazione dei 61 coadiutori al controllo del Cinghiale abilitati con determina dirigenziale N.50 del

30.7.2003 a seguito del superamento dell’esame conclusivo del CORSO DI

ABILITAZIONE PER IL CONTROLLO NUMERICO DEL CINGHIALE MEDIANTE

ABBATTIMENTI SELETTIVI E TECNICHE DI GIRATA organizzato dall’Ente Parco.

9. Il personale dell’Ente Parco o della Sezione Faunistica si potranno avvalere della collaborazione dei suddetti cacciatori abilitati con le modalità definite

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nell'allegato regolamento, che è parte integrante e sostanziale del presente piano.

10. In questa prima fase saranno valutate le condizioni ottimali per l’installazione e la conduzione di sistemi d cattura, fissi o mobili, sia a fini di riduzione numerica nelle zone a più elevata vulnerabilità e cronicità degli impatti, sia a fini di stima e studio delle popolazioni (tramite marcatura e rilascio di capi ed eventuale apposizione di sistemi di radio-localizzazione).

11. Tramite uno specifico protocollo sperimentale verrà testata l’efficacia del foraggiamento dissuasivo e della dislocazione di coltivazioni a perdere (con particolare attenzione all’eventuale insorgenza di fenomeni indesiderati ad esso imputabili) in funzione dei diversi periodi dell’anno, delle colture e delle situazioni maggiormente suscettibili all’impatto del Cinghiale. Il suddetto protocollo prevede:

a. La suddivisione del territorio del Parco in unità adeguate per estensione, caratterizzazione ambientale o stato degli impatti;

b. una rete di monitoraggio delle presenze costituita da punti e transetti fissi quanto più omogeneamente distribuiti nelle unità territoriali di cui sopra;

c. un programma dei rilevamenti standardizzati;

d. un periodo di campionamento precedente agli interventi di foraggiamento;

e. foraggiamento nelle unità territoriali escludendone alcune con funzioni di “controllo”;

f. analisi dei dati.

12. Verrà proposta una Convenzione alla Provincia della Spezia per una stretta collaborazione per tutti gli aspetti attinenti al presente Piano.

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ANALISI DEI DANNI PER LE RICHIESTE DI RISARCIMENTO DEI DANNI PROVOCATI DAL CINGHIALE NELLA PROVINCIA DELLA SPEZIA NELL’ANNO 2001

PREMESSA La maggiore difficoltà nella gestione del cinghiale è senza dubbio rappresentata dai danni che esso arreca.

L’indennizzo, anche nel caso in cui risarcisca il 100% del danno subito, non riesce mai a soddisfare né l’agricoltore professionista, perché rimane comunque privo del prodotto col quale deve fare fronte a precisi impegni commerciali, il mancato rispetto dei quali può incidere negativamente sul futuro commerciale dell’azienda, né l’agricoltore dilettante, perché non è il ritorno economico l’obiettivo delle sue fatiche.

I danni alle colture agricole provocati dalla fauna selvatica tendono a pregiudicare i rapporti tra cacciatori ed agricoltori, fatto questo particolarmente negativo anche per il mondo venatorio in quanto la caccia in Italia dipende strettamente dalla qualità dei rapporti che intercorrono tra i proprietari dei fondi e i cacciatori.

Ne consegue che i danni, ancor prima di essere risarciti, devono essere quanto più possibile evitati.

Per attuare una prevenzione programmata è necessario delineare, sulla scorta di una rigorosa analisi dei dati ambientali, vegetazionali, faunistici, venatori, ecc. quali sono le porzioni di territorio ed i periodi ottimali per intervenire.

Nelle grandi aree boscose il potenziale di impatto del cinghiale resta in genere relativamente modesto, mentre diventa ben più elevato nelle aree di confine tra le grandi superfici boscose e le colture.

Il monitoraggio costante della distribuzione geografica e temporale degli impatti del Cinghiale sulle colture rappresenta uno degli aspetti essenziali per un’azione gestionale efficace.

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Un accurata georeferenziazione dei danni permette di incrementare notevolmente le possibilità di analisi e di intervento. L’utilizzo di un Sistema Informativi territoriale (SIT o GIS secondo la nomenclatura anglosassone), permette di creare vere e proprie mappe del rischio di danneggiamento, evidenziare eventuali correlazioni esistenti tra comparsa del danno e parametri ambientali o mettere localmente in relazione l’entità dei danneggiamenti con quella dei prelievi di Cinghiale (caccia o controllo) o dell’attività di prevenzione.

Una quantificazione del numero complessivo di denunce e delle somme erogate per il risarcimento dei danni sono le informazioni che maggiormente sintetizzano la situazione in una determinata unità amministrativa; essa tuttavia può dar luogo a valutazioni erronee nei casi in cui si intendano effettuare confronti tra unità amministrative caratterizzate da superfici differenti. In tali situazioni è necessario effettuare un trattamento dei dati non in termini assoluti ma relativi alle superfici occupate dalle unità amministrative considerate. Nell’ambito del calcolo di questi indici relativi, un ulteriore affinamento dell’analisi consiste nel rapportare l’entità del danneggiamento alla superficie agricola piuttosto che a quella complessiva.

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MATERIALI E METODI

Sono stati informatizzati i danni provocati dal Cinghiale nell’anno 2001, annata più recente disponibile alle analisi perché non più soggetta a verifiche ulteriori da parte dell’ufficio competente.

I dati sono stati analizzati per unità temporali definite “decadi” di 10 giorni circa (8 – 9 giorni la terza decade di febbraio, 11 giorni per la terza decade di gennaio, marzo, maggio, luglio, agosto e ottobre).

Nel “CALENDARIO DEI DANNI PROVOCATI DAL CINGHIALE” viene fornita per ciascuna coltura l’elenco dei comuni ordinati per grado di vulnerabilità, la priorità di intervento e l’andamento dell’impatto subito nel corso dell’anno tramite i seguenti codici cromatici:

DANNO = 0% DANNO = 0-2% DANNO = 2-3% DANNO = 3-5% DANNO = 5-10% DANNO > 10%

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SITUAZIONE PROVINCIALE

Come si può rilevare dalla fig.1, in cui i comuni spezzini sono ordinati in funzione alla percentuale di territorio coltivato in proporzione alla propria superficie complessiva, il comune di risulta quello più intensamente coltivato, mentre quello di è il comune con la minore percentuale di superficie agricola.

La percentuale di territorio coltivato costituisce una componente della vulnerabilità di ciascun comune all’azione di impatto del Cinghiale.

PERCENTUALE DI TERRITORIO COMUNALE COLTIVATO

35

30

25

20 % 15

10

5

0 ' E O A O E O A A T Z CI VO LA T V CE LLO O AGO ON CCO NAT DANO O HET DEI F LERI RI AMURA CALI TON ARCO VARESE R ZIGN PIGN RG VEZZAN LEVANTO CCHET F VERNAZ BRUG OR S.STEFANO BO IOMAGGIOR RO CARRO MONTEROSSO R CASTELNUOVO PORTOVENERE

FIG. 1

Il grafico di fig.2 mostra i comuni danneggiati dal Cinghiale nel 2001 ordinati in base all’entità dei risarcimenti corrisposti a livello comunale (colonne in azzurro). Si può osservare come , il comune di gran lunga più grande della provincia, con quasi 13.700 Ha circa, sia quello nel quale si concentrano maggiormente i danni del Cinghiale (36.138.200 L., più di un terzo della somma corrisposta per l’intera provincia). Riferendosi però alla curva sovrimposta al precedente grafico, che rappresenta l’entità dei risarcimenti per unità di superficie, si può constatare che il comune economicamente più vulnerabile al Cinghiale sia però quello di Bolano (58.875 L. per Ha), e che anche i comuni di Zignago (23.212 L. per Ha), Rocchetta

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Vara (23.105 L. per Ha), e (20.642 L. per Ha) hanno subito danni per unità di superficie superiori a quelli di Varese Ligure (13.950 L. per Ha).

40.000.000 64.000

35.000.000 56.000

30.000.000 48.000

25.000.000 40.000

20.000.000 32.000

15.000.000 24.000

10.000.000 16.000

5.000.000 8.000

- - ZIG DEI RIC MAI VEZ LEV FOL CAL LER FRA SES SPE ORT BOL BEV SAR VAR ARC POR CRD BRU BOR AME ROC BON

Ammontare x comune Ammontare x Ha di sup. coltivata

FIG.2

La fig. 3 mostra l’andamento dei danni nel corso dell’anno per l’intero territorio provinciale. Da tale grafico si può osservare come il periodo di maggiore impatto risulta concentrato tra la 2a decade di luglio e la 1a di novembre (11 luglio – 10 novembre), periodo al quale corrisponde l’87,25% dell’ammontare complessivo dei danni denunciati.

Dopo la 1a decade di novembre l’ammontare dei risarcimenti corrisposti cala progressivamente sino alla 2a di dicembre, per poi oscillare nella restante parte dell’anno su valori percentualmente piuttosto bassi.

Da notare la completa assenza di danni denunciate nell’ultima decade di gennaio (21–31 gennaio), di marzo (21-30 marzo) e nella 2a di aprile (11-20 aprile).

20

PROVINCIA DELLA SPEZIA: L. 104.361.180

20

15

% 10

5

0 C V DI GIU OTT SET FEB LUG APR GEN NO MAR AGO MAG DECADI

FIG.3

Come già accennato precedentemente, il comune di Varese Ligure è quello che totalizza più di un terzo (quasi il 35%) dell’ammontare complessivo dell’intera provincia. Segue il comune di Rocchetta Vara (10%), con un ammontare più di tre volte inferiore a quello di Varese Ligure, quindi Zignago, Bolano, Calice al Cornoviglio e Beverino, comuni con percentuale di risarcimenti superiore al 5%.

Confrontando nel grafico di fig. 4 la percentuale delle somme corrisposte (colonne colorate) con quella delle denunce (spezzata lineare), si può osservare come per Bolano, Varese Ligure e Zignago la percentuale degli indennizzi sia superiore a quella delle denunce, ciò significa che il risarcimento medio per singola denuncia è più elevato che per gli altri comuni spezzini. Per Bolano tale riscontro è dovuto all’elevato valore dei vigneti, il cui danneggiamento fa lievitare rapidamente le cifre, mentre per Zignago e Varese Ligure può essere dovuto al fatto che l’estensione media degli appezzamenti è più elevata che nella restante parte della Provincia e/o

21

che in tali comuni si tende a richiedere il risarcimento solo quando l’entità del danno subito è particolarmente consistente.

L’opposto avviene per i comuni di Vezzano, Beverino e Calice al Cornoviglio.

DANNI e DENUNCE per COMUNE

35

30

25

20 % 15

10

5

0 ' A O A O E O A T T Z CI VO LA V CE LLO O AGO ON CCO NAT DANO O HET DEI F LERI RI AMURA CARRO CALI TON VARESE BOLANO ARCO R AMEGLIA ZIGN CCHET PIGN RG VEZZAN LEVANTO SARZANA F BEVERINO LA SPEZIA VERNAZ MAISSANA BRUG OR S.STEFANO BO RO BONASSOLA CARRO MONTEROSSO PORTOVENERE SESTA GODANO

% risarcimenti % denunce

FIG.4

22

DISTRIBUZIONE TEMPORALE DEI DANNI NEL COMUNE DI VARESE LIGURE

VARESE LIGURE: L. 36.138.200

30 27 24 21 18 15 12 9 % RISARCIMENTO 6 3 0 DIC GIU FEB SET LUG OTT APR GEN NOV AGO MAR MAG DECADI

VARESE PROVINCIA

Varese Ligure è il comune che subisce il maggiore impatto economico e che quindi maggiormente caratterizza la distribuzione stagionale degli impatti anche a livello provinciale. Si rilevano quindi modeste differenze dal confronto tra l’andamento dei danni a livello provinciale (ottenuto assommando i dati di tutti i comuni della provincia insieme e rappresentato dalla spezzata lineare) con quello riscontrato nel comune di Varese Ligure (rappresentato dalle colonne in rosso).

Spiccano in particolare i picchi corrispondenti alla 3a decade di settembre e la prima di ottobre, che oltrepassano nettamente la linea di riferimento provinciale, ed ancora quelli della 3a di ottobre e la prima di dicembre.

Il periodo di maggiore vulnerabilità è individuabile quindi dal primo settembre al 20 novembre. C’è da notare però che dopo una pausa di quasi 3 mesi (aprile – giugno) dove non si verificano danni, dall’inizio di luglio comincia l’azione di impatto del Cinghiale.

23

DISTRIBUZIONE TEMPORALE DEI DANNI NEL COMUNE DI ROCCHETTA VARA

ROCCHETTA VARA: L. 10.214.700

21

18

15

12

9

6 % RISARCIMENTO 3

0 DIC GIU FEB SET LUG OTT APR GEN NOV AGO MAR MAG DECADI

ROCCHETTA PROVINCIA

FIG.6

L’andamento temporale dei danni effettuati dal Cinghiale nel comune di Rocchetta Vara appare nettamente differenziato rispetto a quanto avviene per l’intera provincia.

Il periodo di maggiore frequenza ed entità dei danni risulta più tardivo rispetto alla media provinciale, essendo concentrato tra la prima decade di settembre e l’ultima di novembre (1 settembre – 30 novembre). Un altro periodo delicato, dove l’entità dei danni supera nettamente in proporzione quella provinciale corrispondente, è individuabile tra l’ultima decade di maggio e l’ultima di luglio (21 maggio – 31 luglio). Infine compaiono due picchi consistenti in corrispondenza tra la seconda decade di febbraio e la prima di marzo, tra le quali si può individuare un terzo periodo sensibile all’impatto del Cinghiale.

24

DISTRIBUZIONE TEMPORALE DEI DANNI NEL COMUNE DI ZIGNAGO

ZIGNAGO: L. 8.853.100

24

21

18

15

12

9

% RISARCIMENTO 6

3

0 DIC GIU FEB SET LUG OTT APR GEN NOV AGO MAR MAG DECADI

ZIGNAGO PROVINCIA

FIG.7

L’andamento temporale dei danni nel comune di Zignago appare non eccessivamente dissimile da quello provinciale di riferimento. Le peculiarità che emergono dal raffronto riguardano l’entità percentuale dei danni in corrispondenza della prima decade di febbraio (quasi 7 volte superiore), della seconda di giugno (quasi 8 volte superiore), di luglio (quasi 3 volte superiore) e di novembre (4 volte superiore). Anche la percentuale dei danni in corrispondenza della prima decade di ottobre (circa il doppio) e della terza di settembre risulta nel comune di Zignago nettamente superiori di quelle registrate a livello dell’intera provincia.

Il periodo di maggior frequenza ed entità dei danni è individuabile tra la seconda decade di luglio e la terza di novembre (11 luglio – 30 novembre).

25

DISTRIBUZIONE TEMPORALE DEI DANNI NEL COMUNE DI BOLANO

BOLANO: L. 7.883.400

60 55 50 45 40 35 30 25 20

% RISARCIMENTO 15 10 5 0 DIC GIU FEB SET LUG OTT APR GEN NOV AGO MAR MAG DECADI

BOLANO PROVINCIA

FIG.8

Nel comune di Bolano è individuabile un singolo periodo sensibile all’impatto del cinghiale concentrato tra la prima decade di agosto e la seconda di settembre (1 agosto – 20 settembre). Nella prima e terza decade di agosto e nella seconda di settembre l’entità percentuale dei danni subiti da questo comune è di gran lunga superiore a quella media provinciale.

26

DISTRIBUZIONE TEMPORALE DEI DANNI NEL COMUNE DI CALICE AL CORNOVIGLIO

CALICE AL CORNOVIGLIO: L. 7.585.900

54 51 48 45 42 39 36 33 30 27 24 21 18 15 % RISARCIMENTO 12 9 6 3 0 DIC GIU FEB SET LUG OTT APR GEN NOV AGO MAR MAG DECADI

CALICE PROVINCIA

FIG.9

L’andamento stagionale dei danni nel comune di Calice al Cornoviglio è abbastanza simile a quello medio provinciale.

In particolare colpisce la concentrazione di più del 50% dei danni in una sola decade, la prima di settembre.

Il periodo di massima vulnerabilità a livello comunale è delimitato tra la terza decade di luglio e la prima di ottobre (21 luglio – 10 ottobre); ad esso se ne aggiunge uno minore individuabile tra la seconda decade di dicembre e la prima di gennaio (11 dicembre – 10 gennaio).

27

DISTRIBUZIONE TEMPORALE DEI DANNI NEL COMUNE DI BEVERINO

BEVERINO: L. 5.582.100

24

21

18

15

12

9

% RISARCIMENTO 6

3

0 DIC GIU FEB SET LUG OTT APR GEN NOV AGO MAR MAG DECADI

BEVERINO PROVINCIA

FIG.10

L’andamento stagionale dei danni nel comune di Beverino si differenzia in maniera piuttosto marcata rispetto alla media provinciale di riferimento. I due periodi sensibili all’impatto del Cinghiale sono così ravvicinati che è lecito individuare un unico prolungato periodo che si estende dalla seconda decade di aprile alla terza di settembre (11 aprile – 30 settembre).

Rispetto all’andamento provinciale dei danni quello di Beverino appare decisamente più concentrato.

28

DANNI AI PRATIVI (fig. 11 e 12)

I prativi rappresentano la coltura sulla per la quale viene erogata la cifra più consistente per i risarcimenti (totale: 43.532.000 L.).

Considerando il basso costo per unità di prodotto (150 L. / kg), risulta ovvio che per raggiungere la cifra di cui sopra debbano essere stati necessariamente danneggiate ampie superfici di territorio provinciale.

Il comune di Varese Ligure assomma più del 62% dell’intera quota corrisposta a livello provinciale per i danni subiti ai prati, pascoli e medicai; seguono Zignago e Rocchetta Vara con circa il 13% e poi Maissana che non raggiunge però neppure il 6% del totale dei risarcimenti per le tipologie colturali considerate. Gli altri tre comuni interessati sono , Calice al Cornoviglio, Sesta Godano e Borghetto Vara, ciascuno con percentuale di indennizzo inferiore al 2%.

Salvo un numero relativamente modesto di decadi le formazioni prative sono suscettibili di danneggiamento da parte del Cinghiale in gran parte dell’anno.

Le fasi stagionali più tranquille vanno da maggio alla prima decade di luglio inclusa (1 maggio - 10 luglio) e poi nella seconda metà di agosto.

Il periodo in cui maggiore e più frequente è l’impatto è quello che va dalla prima decade di settembre alla prima di gennaio (1 settembre – 10 gennaio). Gli altri due periodi sensibili sono, in ordine di entità e frequenza dei danni, quello che va dalla prima decade di febbraio alla seconda di marzo (1 febbraio – 20 marzo), e dalla prima di luglio alla seconda di agosto (1 luglio – 20 agosto).

29

DANNI AI VIGNETI (fig. 13 e 14)

La quota corrisposta per il 2001 per danni ai vigneti è stata di 30.677.900 L.

I comuni che maggiormente hanno risentito dell’impatto del Cinghiale sui vigneti sono Calice al Cornoviglio (17,25%), Bolano (13,4%), Varese Ligure (12,1%), Beverino (8,6%) e Bonassola (5,4%); tutti gli altri hanno ottenuto risarcimenti inferiori al 5% del totale.

Il periodo di vulnerabilità dei vigneti al Cinghiale risulta estremamente concentrato, e va dalla seconda decade di agosto alla prima di ottobre (11 agosto – 10 ottobre).

DANNI AL MAIS (fig. 15 e 16)

La Provincia ha corrisposto per danni al mais nel 2001 una cifra pari a 12.509.800 L.

Sarzana è il comune che subisce il danno maggiore alle colture di mais (24,1%), seguono Bolano (20,6%), Beverino (13,4%), Follo (9,4%), Calice al Cornoviglio (8,7%) e Varese Ligure (8,3%). Gli altri comuni interessati sono Arcola, Follo, Maissana, Riccò del Golfo, Rocchetta Vara, e Zignago, ma con percentuali di indennizzo inferiori al 5% del totale corrisposto a livello provinciale per questa coltura.

Come per la coltura dell’uva, anche per quella del mais si assiste ad un periodo di vulnerabilità al Cinghiale piuttosto ristretto. Nel caso del mais esso è poco più ampio, estendendosi dalla seconda decade di luglio alla seconda di ottobre (11 luglio – 20 ottobre).

30

DANNI ALLE PATATE (fig. 17 e 18)

Per i danni alle patate sono stati indennizzati 6.416.000 L.

Varese Ligure è il comune in cui maggiori sono i danni provocati dal Cinghiale alle coltura delle patate (36,8%), seguono quindi Rocchetta Vara (20%), Bolano (17,2%), Beverino (13,2%) e Zignago (6,2%). Gli altri comuni interessati, che non raggiungono però il 5% degli indennizzi corrisposti per questa coltura, sono: , Portovenere, Calice al Cornoviglio e Bonassola.

Possono essere individuati due periodi sensibili distinti: quello più importante per l’entità dei danni provocati va dalla seconda decade di luglio alla terza di settembre (11 luglio – 30 settembre), il secondo risulta compreso tra la prima decade di aprile e la prima di giugno (1 aprile – 10 giugno). Le due fasi sono interrotte da un intervallo relativamente modesto rappresentato all’incirca dalla prima metà dell’estate.

DANNI A GRANO ED AVENA (fig. 19 e 20)

L’ammontare provinciale per i danni subiti agli appezzamenti coltivati a grano e ad avena è stato di 1.825.200 L., ed ha interessato soltanto tre comuni della provincia: Zignago, con oltre il 48% del totale, Rocchetta Vara con circa il 43% e Varese Ligure con meno del 9%.

Estremamente concentrato risulta il periodo di vulnerabilità al Cinghiale, che va dalla prima di luglio alla prima di agosto (1 luglio – 10 agosto).

31

DANNI ALLA FRUTTA (fig. 20 e 21)

Complessivamente i danni effettuati dal Cinghiale a carico degli appezzamenti coltivati a frutta sono stati di 1.824.000 L., di cui 1.534.000 L. ai frutti di bosco (prevalentemente fragole) e 290.000 L. ai frutteti da albero.

Il comune più colpito risulta essere quello di Arcola, dove sono stati subiti danni esclusivamente alle coltivazioni a frutti di bosco pari a quasi il 60% del totale corrisposto a livello provinciale per questa tipologia. Segue il comune di Varese Ligure con il 41,3% del totale indennizzato per i frutti di bosco ed il 27,6% di quello per i frutti da albero, quindi Vezzano Ligure (solo danni ai frutti da albero per il 56,9% del totale corrisposto per questa tipologia), e Lerici (15,5% del totale indennizzato per la frutta da albero).

Il periodo sensibile al danneggiamento della frutta è concentrato tra la prima decade di agosto e l’ultima di settembre (1 agosto – 30 settembre).

In particolare il picco dei danni subiti alla frutta da albero si ha nella terza decade di agosto (per questa coltura si assiste ad un periodo sensibile ulteriormente ristretto tra il primo agosto ed il 10 settembre); mentre per i frutti di bosco si rileva un progressivo incremento dei danneggiamenti da agosto sino alla fine di settembre, quando si raggiunge il culmine.

DANNI AI MURETTI A SECCO

L’entità dei danni causati dal Cinghiale ai muretti a secco è verosimilmente sottostimata. Nel 2001 il solo comune che ha fatto richiesta di risarcimento è quello di Lerici, per un ammontare complessivo di 1.456.000 L.

32

DANNI AL POMODORI, PEPERONI E MELANZANE (fig. 22 e 23)

Il totale dei risarcimenti corrisposti a livello provinciale è stato di 1.425.000 L., di cui il 73,4% nel solo comune di Riccò del Golfo, il 10% in quello di Calice al Cornoviglio ed il 5,1% in quello di Bonassola. Tutti gli altri sette comuni colpiti (Beverino, Follo, , Rocchetta Vara, Varese Ligure e Zignago) non hanno superato singolarmente il 5% del totale degli indennizzi.

Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un periodo sensibile ai danneggiamenti particolarmente concentrato, con oltre il 95% dei danni in sole tre decadi (11 agosto – 20 settembre), anche se l’insorgenza dei primi danni si verifica già nella prima decade di agosto e gli ultimi si verificano nella seconda di ottobre (1 agosto – 20 ottobre).

DANNI A ZUCCHE E ZUCCHINE (fig. 24 e 25)

L’ammontare complessivo degli indennizzi è stato di 1.128.100 L.

Riccò del Golfo ha raggiunto ben l’85,1% dell’intrera quota, seguito da Varese Ligure (12%). Gli altri comuni interessati sono Bonassola, Follo e Calice al Cornoviglio, ma con percentuali trascurabili.

Oltre il 94% dei danni subiti da queste colture risulta concentrata nella terza decade di agosto (oltre il 70%) e nella prima di settembre (oltre il 24%); l’intero periodo sensibile si estende però dall’ultima decade di agosto alla prima di ottobre (21 agosto – 10 ottobre).

33

DANNI AI LEGUMI DA TAVOLA (fig. 26 e 27)

Il totale dei risarcimenti per danni alle colture di fagioli, fagiolini, piselli e fave assomma a 927.000 L.

Sono stati interessati al danno ben 12 comuni della provincia. L’impatto del Cinghiale sugli appezzamenti coltivati a legumi è stato maggiore nel comune di Varese Ligure (29,7%), seguono poi Framura (11,3%), La Spezia (9,4%), Lerici (9,4%), (8,1%), Calice al Cornoviglio (7%), Bonassola (5,4%) e Zignago (5,4%). Gli altri comuni interessati sono Beverino, Bolano, Portovenere e Vezzano Ligure.

La distribuzione temporale dei danni risulta piuttosto diffusa nel corso dell’anno. Il periodo di maggiore entità e frequenza degli impatti esercitati dal cinghiale risulta compreso tra la terza decade di agosto e la terza di settembre, ma conviene considerare ad elevata sensibilità tutto l’intervallo di tempo che inizia con la seconda decade di luglio e termina con la terza di settembre (11 luglio – 30 settembre). Risulta abbastanza consistente (7%) anche la percentuale complessiva dei risarcimenti corrisposti tra la terza decade di dicembre e la seconda di gennaio (21 dicembre – 20 gennaio), e non trascurabile quella in corrispondenza della prima decade di maggio (poco meno del 4,5%).

DANNI ALL’INSALATA (fig. 28 e 29)

La Provincia ha corrisposto 890.400 L. per il risarcimento dei danni provocati dal Cinghiale agli appezzamenti coltivati con diverse qualità di insalata.

Sono risultati colpiti, in ordine di percentuale indennizzata, i seguenti comuni: Varese Ligure (27,8%), Beverino (24,5%), Follo (13,6%), Calice al Cornoviglio (9,4%), Framura (7%) e Bonassola (6,5%), mentre Bolano, Lerici, Rocchetta Vara e Vezzano Ligure, seppure interessati, non raggiungono singolarmente il 5% del totale dei risarcimenti per questa tipologia.

Il periodo sensibile ha inizio nella terza decade di giugno, quando vengono denunciati più del 12% dei danni. L’entità dei danni cala quindi progressivamente sino alla prima decade di agosto per poi riprendere a crescere sino al picco massimo della seconda 34

decade di settembre, dove si raggiunge quasi il 23% della somma complessiva indennizzata. Sino alla prima decade di ottobre l’entità degli impatti si mantiene consistente (quasi il 14%), andando ad individuare un periodo di elevata vulnerabilità al cinghiale compreso tra il 21 giugno el’11 ottobre. Isolata ma di non trascurabile vulnerabilità (oltre il 3% dei risarcimenti provinciali per questa coltura) risulta anche la terza decade di dicembre.

DANNI ALLE VERDURE A FOGLIA LARGA (fig. 30 e 31)

La somma che la Provincia ha erogato per il risarcimento dei danni subiti alle colture a foglia larga (cavolo, cavolfiore, bietola, ecc.) è stata complessivamente di 629.400L.

Il comune maggiormente colpito risulta essere quello di Sarzana, con oltre il 32% del totale corrisposto per questa tipologia. Seguono Lerici (19,2%), Varese Ligure (11,6%), Calice al Cornoviglio (10,5%), Beverino (8,7%), Rocchetta Vara (5,7%), Framura (5,2%), Follo (3,4%) e Bolano (1,6%).

La distribuzione temporale dei danni appare piuttosto diffusa. Il periodo di maggiore vulnerabilità al Cinghiale va dalla terza decade di agosto alla prima di ottobre (21 agosto – 10 ottobre). Un’altra fase sensibile può essere individuata tra la fine della primavera e la prima parte dell’estate (1 giugno – 20 luglio). Anche la seconda decade di gennaio, seppure isolata, risulta altamente vulnerabile avendo rasentato nel 2001 il 15% del totale corrisposto a livello provinciale per queste coltivazioni.

35

DANNI ALLE ALIACEE (fig. 32 e 33)

Con la definizione di “Aliacee” vengono intese tutte le qualità di cipolla, cipollini, porri, aglio, ecc.

Il totale corrisposto per i danni provocati dal Cinghiale a queste colture è stato di 295.680 L. sborsate dalla Provincia in favore dei comuni di Beverino (23%), Follo (19,3%), Lerici (18,3%), Vezzano Ligure (11%), Framura (9,6%), Sarzana (8,5%), Varese Ligure (5,1%), Calice al Cornoviglio (4,2%), e Portovenere (1,2%).

La distribuzione temporale dei danni risulta piuttosto diffusa, con un periodo di maggiore vulnerabilità tra la prima decade di agosto e la prima di ottobre (1 agosto – 10 ottobre). Consistenti anche i danni intervenuti tra la terza decade di dicembre e la seconda di gennaio (21 dicembre – 20 gennaio), con quasi il 30% dei risarcimenti erogati per queste coltivazioni.

RISARCIMENTI per DANNI ai PRATIVI - TOTALE = 43.532.000 L.

70

60

50

40 % 30

20

10

0 ' E A O A O E O A T T Z CI VO LA V CE LLO O ON CCO NAT DANO O HET DEI F LERI RI AMURA CARRO CALI TON ARCO BOLANO VARESE R AMEGLIA ZIGNAGO CCHET PIGN RG LEVANTO VEZZAN SARZANA F LA SPEZIA BEVERINO MAISSANA VERNAZ BRUG OR S.STEFANO BO OMAGGIOR RO BONASSOLA I CARRO MONTEROSSO R CASTELNUOVO PORTOVENERE SESTA GODANO

FIG.11

36

DINAMICA STAGIONALE DEI DANNI AI PRATIVI

25

20

15 %

10

5

0 V C DI GIU SET FEB APR LUG OTT NO GEN MAR MAG AGO DECADI

FIG.12

RISARCIMENTI per DANNI ALL'UVA - TOTALE = 30.677.900 L.

20

15

% 10

5

0 ' E A O A O E O A T T Z CI VO LA V CE LLO O AGO ON CCO NAT DANO O HET DEI F LERI RI AMURA CARRO CALI TON VARESE ARCO BOLANO R ZIGN AMEGLIA CCHET PIGN RG VEZZAN LEVANTO SARZANA F BEVERINO LA SPEZIA VERNAZ MAISSANA BRUG OR S.STEFANO RO BO BONASSOLA IOMAGGIOR CARRO MONTEROSSO R CASTELNUOVO PORTOVENERE SESTA GODANO

FIG. 13

37

DINAMICA STAGIONALE DEI DANNI ALL'UVA

45

40

35

30

25 % 20

15

10

5

0 V C GIU DI FEB SET APR LUG GEN OTT NO MAR MAG AGO DECADI

FIG. 14

38

RISARCIMENTI per DANNI al MAIS - TOTALE = 12.509.800 L.

30

25

20

% 15

10

5

0 ' E A O A O E O A T T Z CI VO LA V CE LLO O AGO ON CCO NAT DANO O HET DEI F LERI RI AMURA CARRO CALI TON ARCO BOLANO VARESE R AMEGLIA ZIGN CCHET PIGN RG VEZZAN LEVANTO SARZANA F BEVERINO LA SPEZIA VERNAZ MAISSANA BRUG OR S.STEFANO BO RO BONASSOLA IOMAGGIOR CARRO MONTEROSSO R CASTELNUOVO PORTOVENERE SESTA GODANO

FIG. 15

DINAMICA STAGIONALE DEI DANNI AL MAIS

45

40

35

30

25 % 20

15

10

5

0 V C GIU DI SET FEB APR LUG OTT NO GEN MAR MAG AGO DECADI

FIG. 16

39

RISARCIMENTI per DANNI alle PATATE - TOTALE = 6.416.000 L.

40

35

30

25

% 20

15

10

5

0 ' E A O A O E O A T T Z CI VO LA V CE LLO O AGO ON CCO NAT DANO O HET DEI F LERI RI AMURA CARRO CALI TON ARCO BOLANO VARESE R AMEGLIA ZIGN CCHET PIGN RG VEZZAN LEVANTO SARZANA F BEVERINO LA SPEZIA VERNAZ MAISSANA BRUG OR S.STEFANO BO RO BONASSOLA IOMAGGIOR CARRO MONTEROSSO R CASTELNUOVO PORTOVENERE SESTA GODANO

FIG. 17

DINAMICA STAGIONALE DEI DANNI ALLE PATATE

25

20

15 %

10

5

0 V C GIU DI SET FEB APR LUG OTT NO GEN MAR MAG AGO DECADI

FIG. 18

40

RISARCIMENTI per DANNI a GRANO ed AVENA - TOTALE = 1.825.200 L.

60

50

40

% 30

20

10

0 ' E A O A O E O A T T Z CI VO LA V CE LLO O AGO ON CCO NAT DANO O HET DEI F LERI RI AMURA CARRO CALI TON ARCO BOLANO VARESE R AMEGLIA ZIGN CCHET PIGN RG VEZZAN LEVANTO SARZANA F BEVERINO LA SPEZIA VERNAZ MAISSANA BRUG OR S.STEFANO BO RO BONASSOLA IOMAGGIOR CARRO MONTEROSSO R CASTELNUOVO PORTOVENERE SESTA GODANO

FIG. 19

DINAMICA STAGIONALE DEI DANNI A GRANO e AVENA

45

40

35

30

25 % 20

15

10

5

0 V C GIU DI SET FEB APR LUG OTT NO GEN MAR MAG AGO DECADI

FIG. 20

41

RISARCIMENTI per DANNI alla FRUTTA = 1.824.000 L.

70

60

50

40 % 30

20

10

0 ' E A O A O E O A T T Z CI VO LA V CE LLO O AGO ON CCO NAT DANO O HET DEI F LERI RI AMURA CARRO CALI TON ARCO BOLANO VARESE R AMEGLIA ZIGN CCHET PIGN RG VEZZAN LEVANTO SARZANA F BEVERINO LA SPEZIA VERNAZ MAISSANA BRUG OR S.STEFANO BO OMAGGIOR RO BONASSOLA I CARRO MONTEROSSO R CASTELNUOVO PORTOVENERE SESTA GODANO

F.di ALBERO = 290.000 L. F.di BOSCO = 1.534.000 L.

FIG. 21

DINAMICA STAGIONALE DEI DANNI ALLA FRUTTA

80 75 70 65 60 55 50 45

% 40 35 30 25 20 15 10 5 0 V C GIU DI SET FEB APR LUG OTT NO GEN MAR MAG AGO DECADI

F. di ALBERO F.di BOSCO

FIG. 22

42

RISARCIMENTI per DANNI a POMODORI, PEPERONI, MELANZANE TOTALE = 1.425.000 L.

80 70 60 50

% 40 30 20 10

0 ' E A O A O E O A T T Z CI VO LA V CE LLO O AGO ON CCO NAT DANO O HET DEI F LERI RI AMURA CARRO CALI TON ARCO BOLANO VARESE R AMEGLIA ZIGN CCHET PIGN RG VEZZAN LEVANTO SARZANA F BEVERINO LA SPEZIA VERNAZ MAISSANA BRUG OR S.STEFANO BO RO BONASSOLA IOMAGGIOR CARRO MONTEROSSO R CASTELNUOVO PORTOVENERE SESTA GODANO

FIG. 23

DINAMICA STAGIONALE DEI DANNI A POMODORI, PEPERONI e MELANZANE

60

55

50

45

40

35

% 30

25

20

15

10

5

0 V C DI GIU SET FEB APR LUG OTT NO GEN MAR MAG AGO DECADI

FIG. 24

43

RISARCIMENTI per DANNI a ZUCCHE e ZUCCHINI TOTALE = 1.128.100 L.

90 80 70 60 50 % 40 30 20 10

0 ' E A O A O E O A T T Z CI VO LA V CE LLO O AGO ON CCO NAT DANO O HET DEI F LERI RI AMURA CARRO CALI TON ARCO BOLANO VARESE R AMEGLIA ZIGN CCHET PIGN RG VEZZAN LEVANTO SARZANA F BEVERINO LA SPEZIA VERNAZ MAISSANA BRUG OR S.STEFANO BO RO BONASSOLA IOMAGGIOR CARRO MONTEROSSO R CASTELNUOVO PORTOVENERE SESTA GODANO

FIG. 25

DINAMICA STAGIONALE DEI DANNI A ZUCCHE e ZUCCHINE

75 70 65 60 55 50 45 40 % 35 30 25 20 15 10 5 0 V C DI GIU SET FEB APR LUG OTT NO GEN MAR MAG AGO DECADI

FIG. 26

44

RISARCIMENTI per DANNI a FAGIOLI, FAGIOLINI, PISELLI e FAVE TOTALE = 927.000 L.

40

30

% 20

10

0 ' E A O A O E O A T T Z CI VO LA V CE LLO O AGO ON CCO NAT DANO O HET DEI F LERI RI AMURA CARRO CALI TON ARCO BOLANO VARESE R AMEGLIA ZIGN CCHET PIGN RG VEZZAN LEVANTO SARZANA F BEVERINO LA SPEZIA VERNAZ MAISSANA BRUG OR S.STEFANO BO RO BONASSOLA IOMAGGIOR CARRO MONTEROSSO R CASTELNUOVO PORTOVENERE SESTA GODANO

FIG. 27

DINAMICA STAGIONALE DEI DANNI A FAGIOLI, FAGIOLINI, PISELLI e FAVE

25

20

15 %

10

5

0 V C DI GIU SET FEB APR LUG OTT NO GEN MAR MAG AGO DECADI

FIG. 28

45

RISARCIMENTI per DANNI a INSALATA = 890.400 L.

30

20 %

10

0 ' E A O A O E O A T T Z CI VO LA V CE LLO O AGO ON CCO NAT DANO O HET DEI F LERI RI AMURA CARRO CALI TON ARCO BOLANO VARESE R AMEGLIA ZIGN CCHET PIGN RG VEZZAN LEVANTO SARZANA F BEVERINO LA SPEZIA VERNAZ MAISSANA BRUG OR S.STEFANO BO RO OMAGGIOR BONASSOLA I CARRO MONTEROSSO R CASTELNUOVO PORTOVENERE SESTA GODANO

FIG. 29

DINAMICA STAGIONALE DEI DANNI ALL'INSALATA

25

20

15 %

10

5

0 V C GIU DI FEB SET APR LUG GEN OTT NO MAR MAG AGO DECADI

FIG. 30

46

RISARCIMENTI per DANNI a VERDURE A FOGLIA LARGA = 629.400 L.

40

30

% 20

10

0 ' E A O A O E O A T T Z CI VO LA V CE LLO O AGO ON CCO NAT DANO O HET DEI F LERI RI AMURA CARRO CALI TON ARCO BOLANO VARESE R AMEGLIA ZIGN CCHET PIGN RG VEZZAN LEVANTO SARZANA F BEVERINO LA SPEZIA VERNAZ MAISSANA BRUG OR S.STEFANO BO RO OMAGGIOR BONASSOLA I CARRO MONTEROSSO R CASTELNUOVO PORTOVENERE SESTA GODANO

FIG. 31

DINAMICA STAGIONALE DEI DANNI ALLE VERDURE A FOGLIA LARGA

30

25

20

% 15

10

5

0 V C GIU DI FEB SET APR LUG GEN OTT NO MAR MAG AGO DECADI

FIG. 32

47

RISARCIMENTI per DANNI alle ALIACEE = 295.680 L.

30

20 %

10

0 ' E A O A O E O A T T Z CI VO LA V CE LLO O AGO ON CCO NAT DANO O HET DEI F LERI RI AMURA CARRO CALI TON ARCO BOLANO VARESE R AMEGLIA ZIGN CCHET PIGN RG VEZZAN LEVANTO SARZANA F BEVERINO LA SPEZIA VERNAZ MAISSANA BRUG OR S.STEFANO BO RO OMAGGIOR BONASSOLA I CARRO MONTEROSSO R CASTELNUOVO PORTOVENERE SESTA GODANO

FIG. 33

DINAMICA STAGIONALE DEI DANNI ALLE ALIACEE

25

20

15 %

10

5

0 V C GIU DI FEB SET APR LUG GEN OTT NO MAR MAG AGO DECADI

FIG. 34

48

CALENDARIO DEI DANNI PROVOCATI DAL CINGHIALE

49 CALENDARIO DEI DANNI DEL CINGHIALE

MESE G G G F F F M M M A A A MMMGGGL L L A A A SSSOOONNNDDD DAL 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21

AL 10 20 31 10 20 28 10 20 31 10 20 30 10 20 31 10 20 30 10 20 31 10 20 31 10 20 30 10 20 31 10 20 30 10 20 31 COMUNI ROC ZIG MAI VAR SES PRATIVI BRU priorità 1 CAL BOR LER FRA BON CRD SPE CAL BOL LEGUMINOSE ZIG DA TAVOLA VAR priorità 9 LER VEZ POR BEV SAR LER FRA CAL VERDURA A BEV FOGLIA LARGA ROC priorità 11 BOL FOL VAR

SM 1 CALENDARIO DEI DANNI DEL CINGHIALE

MESE G G G F F F M M M A A A MMMGGGL L L A A A SSSOOONNNDDD DAL 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21

AL 10 20 31 10 20 28 10 20 31 10 20 30 10 20 31 10 20 30 10 20 31 10 20 31 10 20 30 10 20 31 10 20 30 10 20 31 COMUNI FRA LER FOL BEV ALIACEE SAR priorità 12 VEZ CAL POR VAR BOL ROC BEV ZIG PATATE VAR priorità 4 LER CAL POR BON FRA BON BEV BOL FOL INSALATE CAL priorità 10 VAR VEZ LER ROC

SM 2 CALENDARIO DEI DANNI DEL CINGHIALE

MESE G G G F F F M M M A A A MMMGGGL L L A A A SSSOOONNNDDD DAL 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21

AL 10 20 31 10 20 28 10 20 31 10 20 30 10 20 31 10 20 30 10 20 31 10 20 31 10 20 30 10 20 31 10 20 30 10 20 31 COMUNI ZIG GRANO e ROC AVENA VAR priorità 5 BOL SAR CAL FOL BEV ARC MAIS ROC priorità 3 RIC VEZ MAI ZIG VAR

SM 3 CALENDARIO DEI DANNI DEL CINGHIALE

MESE G G G F F F M M M A A A MMMGGGL L L A A A SSSOOONNNDDD DAL 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21

AL 10 20 31 10 20 28 10 20 31 10 20 30 10 20 31 10 20 30 10 20 31 10 20 31 10 20 30 10 20 31 10 20 30 10 20 31 COMUNI BOL CAL BON FRA MAI ORT ROC ZIG CRD BEV BOR UVA AME priorità 2 FOL DEI ARC VAR BRU VEZ SPE RIC LEV LER SAR FRUTTI di ARC BOSCO VAR priorità 7

SM 4 CALENDARIO DEI DANNI DEL CINGHIALE

MESE G G G F F F M M M A A A MMMGGGL L L A A A SSSOOONNNDDD DAL 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21 1 11 21

AL 10 20 31 10 20 28 10 20 31 10 20 30 10 20 31 10 20 30 10 20 31 10 20 31 10 20 30 10 20 31 10 20 30 10 20 31 COMUNI RIC BON CAL BOL FRA SOLENACEE FOL priorità 6 ZIG ROC VAR BEV VEZ FRUTTA LER priorità 13 VAR RIC BON ZUCCHE E VAR ZUCCHINI FOL priorità 8 CAL

SM 5

REGOLAMENTO PER IL CONTROLLO DELLE POPOLAZIONI DI CINGHIALE NEL PARCO MONTEMARCELLO-MAGRA

1- FINALITA’

Il presente regolamento disciplina gli interventi di controllo delle popolazioni di Cinghiale nel Parco di Montemarcello – Magra ai sensi dell’ art. 22, comma 6 della Legge 394/91, come modificato dalla Legge 426/98, nel rispetto dei tempi e degli obiettivi previsti dal “Piano per la gestione del cinghiale nel Parco Montemarcello - Magra”.

ART. 2- ORGANIZZAZIONE DEL CONTROLLO

a) Gli interventi di controllo del cinghiale non rappresentano forme di attività venatoria, sono attuati secondo modalità e tempi diversi da quelli consentiti dalla disciplina dell’attività venatoria e vengono effettuati in forma selettiva utilizzando i seguenti metodi: 1. Tiro con carabina dotata di ottica di precisione all’ aspetto da postazione fissa con le modalità di cui al successivo art.7; 2. Utilizzo della tecnica della “girata” con le modalità di cui al successivo art.8; 3. Catture tramite recinti o trappole mobili di cui al successivo art.10. b) Gli interventi di controllo sono attivati e coordinati dal personale dell’Ente Parco preferibilmente con l’ausilio della Sezione Faunistica della Polizia Provinciale. c) Il personale di cui sopra può avvalersi dei cacciatori che hanno conseguito la qualifica di “ Coadiutori ai piani di controllo del cinghiale” a seguito di partecipazione a specifici corsi organizzati dall’Ente Parco e riconosciuti dall’ Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica.

ART.3- REGISTRO DEI COADIUTORI AL CONTROLLO DEL CINGHIALE E CONDUTTORI DI CANI LIMIERE

a) Presso gli uffici dell’Ente Parco è istituito il Registro dei coadiutori al controllo del cinghiale e conduttori di cane limiere. I cacciatori di cui all’ art. 2 comma c), che

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abbiano reso dichiarazione di non avere procedimenti penali in corso o definiti, nonché di non aver commesso violazioni alle normative inerenti la caccia, sono iscritti di diritto al registro. L’Ente Parco provvede a rilasciare loro un tesserino di identificazione e un libretto delle uscite.

b) In prima applicazione l’ attuale numero di coadiutori abilitati è ritenuto sufficiente per le esigenze di controllo previste dal Piano di gestione del cinghiale. A seguito di eventuali rinunce o cancellazioni di coadiutori dal Registro, o nel caso in cui gli interventi di controllo diventino talmente diffusi sul territorio da determinare l’ esigenza di ulteriori nomine, l’Ente Parco provvederà ad organizzare un nuovo corso e per il quale si rimanda ad eventuale successivo provvedimento.

c) Alle azioni di controllo possono collaborare solo i cacciatori iscritti al Registro e che abbiano con se il tesserino di riconoscimento di cui al comma a).

ART.4 - COMPITI DEI COADIUTORI AL CONTROLLO DEL CINGHIALE

I coadiutori alle azioni di controllo del cinghiale sono tenuti a : a) Partecipare agli interventi di controllo sulla base del Piano di controllo del cinghiale e secondo le disposizioni specifiche del personale dell’Ente Parco e/o della Sezione Faunistica della Polizia Provinciale; b) Partecipare alle operazioni di monitoraggio del cinghiale e di altra fauna selvatica anche non oggetto del prelievo venatorio; c) Collaborare, quando richiesto, per la corretta esecuzione degli interventi di prevenzione dei danni alle colture agricole ; d) Provvedere sempre alla raccolta dei dati necessari alla compilazione della “Scheda interventi di controllo del cinghiale “ e “Scheda di rilevamento dati biometrici” dei capi abbattuti, fornite dall’Ente Parco e realizzate in concordanza con le procedure applicate dalla Provincia della Spezia. e) Provvedere alla raccolta di reperti anatomici se richiesti dall’Ente Parco; f) Appena resi disponibili dall’Ente, i coadiutori dovranno inserire al tendine di Achille dell’ arto posteriore dell’animale un apposito contrassegno numerato da applicarsi immediatamente dopo l’ abbattimento. Tale contrassegno verrà fornito al coadiutore dall’Ente Parco e dovrà corrispondere al modello indicato dall’ I.N.F.S.

VERSIONE DEL 9.3.2004 51

ART. 5 – COORDINAMENTO DEI COADIUTORI AL CONTROLLO DEL CINGHIALE

a) Il numero dei coadiutori al controllo selettivo del cinghiale da impiegare nelle operazioni di controllo è stabilito di volta in volta dai responsabili designati dall’Ente Parco, i quali provvederanno anche al coordinamento di tutte le azioni relative al controllo ed all’eventuale recupero dei capi feriti.

b) I coadiutori potranno essere raggruppati in nuclei di intervento di più unità per ciascuno dei quali sarà individuato un capogruppo incaricato di ricevere le comunicazioni del personale dell’Ente Parco o della Sez. Faunistica;

c) La convocazione dei coadiutori ritenuti necessari per le azioni di controllo è effettuata dai responsabili designati dall’Ente Parco adottando in prima applicazione i seguenti criteri (i quali potranno subire modifiche o integrazioni al fine di rendere più efficace la procedura garantendone però nel contempo la trasparenza dei criteri):

1. Motivi di merito in base alla collaborazione prestata per azioni di censimento, monitoraggio, raccolta dati o reperti, prevenzione danni, ecc. punti 0 – 3.

2. Motivi di merito in base alla partecipazione di corsi relativi al Cinghiale ed agli ungulati in generale. punti 0 – 3.

3. Efficienza mostrata nelle precedenti uscite. punti 0 – 3.

4. Appartenenza al comprensorio di caccia al cinghiale, residenza e/o proprietà di terreni nel comune presso il quale è prevista l’azione di controllo. Punti 5

5. Minor numero di partecipazioni ad interventi di controllo (quando non dovuto a rinunce volontarie o ad assenze).

d) La convocazione avverrà per chiamata telefonica; in assenza di risposta o in caso di indisponibilità del coadiutore contattato si provvederà alla convocazione del successivo nominativo in lista.

e) I coadiutori che intendano sospendere temporaneamente la collaborazione devono darne tempestiva comunicazione all’Ente Parco. In tale periodo l’interessato non sarà convocato telefonicamente.

f) Non sono ammesse sospensioni della collaborazione superiori a 2 mesi / anno.

g) La rinuncia volontaria da parte del coadiutore al momento della convocazione telefonica comporta la sottrazione di 1 punto.

h) L’assenza ad una operazione dopo la conferma di partecipazione da parte del coadiutore comporta la sottrazione di 3 punti.

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i) Dopo 5 rinunce volontarie o 3 assenze consecutive il coadiutore può essere escluso dal Registro, nel qual caso è tenuto a consegnare tempestivamente il tesserino ed il libretto delle uscite; sono ammesse eccezioni solo in caso di documentati motivi di salute

ART. 6 – DISCIPLINA RELATIVA ALL’ESCLUSIONE DALLE ATTIVITA’ DI CONTROLLO

Comportano la revoca dell’abilitazione e l’interdizione per 5 anni a partecipare a nuovi corsi di abilitazione le seguenti infrazioni:

a) l'abbattimento di qualsiasi specie diversa dal Cinghiale durante le operazioni di controllo.

b) la mancata compilazione e consegna, non giustificata e reiterata per più di 2 volte, delle schede previste, nonché la mancata consegna dei reperti richiesti;

c) la manomissione di dati o reperti;

d) atti di grave indisciplina durante le operazioni di controllo e/o censimento, nonché l’abbandono delle operazioni di cui sopra senza giustificati motivi;

e) comportamento pericoloso o gravemente scorretto nei confronti di altri coadiutori abilitati;

f) Sopravvenuti procedimenti penali e per violazioni di normative inerenti la caccia o le norme di tutela vigenti.

ART. 7 - MODALITA’ OPERATIVE PER IL PRELIEVO SELETTIVO DEL CINGHIALE CON IL SISTEMA DELL’ASPETTO

a) Sono utilizzabili esclusivamente armi con canna ad anima rigata a caricamento singolo manuale a ripetizione semiautomatica o basculanti, di calibro non inferiore a mm. 6,5 con bossolo a vuoto di altezza non inferiore a 40 mm., equipaggiata con cannocchiale di mira;

b) criteri e parametri da osservare per la scelta delle postazioni: 1. sicurezza in relazione all’uso delle armi (se il bersaglio viene mancato, il proiettile deve colpire entro breve spazio il terreno). Con animali fermi e in campo aperto, la massima distanza di tiro non dovrà superare i 150 metri; per tiri su animali in movimento in zone non aperte, tale distanza dovrà essere ridotta a 70 metri;

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2. effettiva possibilità di tiro entro 150 metri in condizione di luce che consentano la valutazione dei capi (posizione rispetto al sole onde evitare situazioni in controluce, assenza di vegetazione arboreo – arbustiva);

3. nulla o limitata possibilità di avvistamento delle postazioni da vie di comunicazione principali e da abitati;

4. gli orari di massima per gli interventi da appostamenti fissi andranno dalle 4.30 alle 7.30 e dalle 17.30 alle 22.30 per il periodo primavera – estate, e 5.30 – 8.30, 15.30 – 20.30 per il periodo autunno – inverno;

5. ad eccezione dei casi di conflitto sociale urgente, gli appostamenti vengono individuati sulla base dei dati derivanti dal monitoraggio periodico della presenza del cinghiale nelle aree agricole sensibili;

6. i coadiutori al controllo selettivo del cinghiale vengono coordinati sul territorio dal personale dell’Ente Parco o da quello della Sezione Faunistica della Polizia Provinciale secondo queste regole generali:

I. all’inizio di ogni operazione tutti i coadiutori convocati dovranno trovarsi presso punti prestabiliti all’ora concordata – il ritardo al raduno comporta l’esclusione e l’obbligo di allontanarsi;

II. il personale dell’Ente Parco o della Sezione Faunistica della Polizia Provinciale provvede ad assegnare le poste ai coadiutori e lo sparo dovrà avvenire entro l’angolo di tiro indicato dalle guardie;

III. nel caso in cui l’aspetto venga effettuato nelle ore notturne, sarà condotto da coppie di coadiutori (uno con carabina, uno con faro) cui il personale dell’Ente Parco o della Sezione Faunistica della Polizia Provinciale assegnerà una postazione;

IV. in caso di abbattimento i coadiutori dovranno provvedere al recupero dei capi ed alla eventuale eviscerazione con collocazione delle viscere in apposito contenitore;

V. ogni cinghiale abbattuto verrà identificato con marca numerata, come previsto dall’articolo 4 – comma “f” del presente Regolamento;

VI. nel caso di mancato rinvenimento nel punto di tiro dei capi colpiti, i coadiutori dovranno attendere le disposizioni del personale dell’Ente Parco o della Sezione Faunistica prima di dare avvio alle operazioni di recupero.

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ART. 8 - MODALITA' OPERATIVE PER IL PRELIEVO SELLETTIVO DEL CINGHIALE CON IL METODO DELLA GIRATA

a) Il metodo della girata potrà essere applicato in genere solo laddove l’irregolarità del territorio o la vegetazione particolarmente densa impediscono o limitano l’efficacia degli abbattimenti con il sistema dell’aspetto, e sarà comunque sempre limitato al periodo autunno - invernale;

b) la girata è praticata da un gruppo così composto : 1. di norma un solo conduttore iscritto al Registro dei coadiutori, con cane limiere abilitato secondo il regolamento dell’E.N.C.I.; in contesti di particolare difficoltà potranno essere utilizzati, previa specifica richiesta di parere all’I.N.F.S., due conduttori iscritti al Registro dei coadiutori e due cani entrambi abilitati secondo le norme dell’E.N.C.I. 2. da 4 a 12 coadiutori;

c) per il prelievo in girata è consentito: 1. fucile con canna ad anima liscia di calibro non inferiore al 20 e non superiore al 12 caricato con munizioni a palla unica; 2. armi con canna ad anima rigata di calibro non inferiore a 6,5 mm caricate con munizioni non blindate, con bossolo a vuoto di altezza non inferiore a 40 mm.

d) Le fasi di esecuzione della girata devono essere le seguenti: 1. individuazione delle zone di rimessa tramite “tracciatura”; 2. verifica delle piste con cane limiere abilitato e conseguente individuazione della zona di intervento; 3. dislocazione dei coadiutori alle poste; 4. inizio della girata con cane tenuto con cinghia; 5. eventuale rimozione della cinghia laddove la vegetazione particolarmente fitta non consenta di proseguire altrimenti con il cane.

ART. 9- MODALITA' OPERATIVE PER IL RECUPERO DEI CAPI FERITI

a) Il recupero dei capi feriti viene effettuato da personale dell’Ente Parco o della Sezione Faunistica della Polizia Provinciale oppure da coloro che abbiano conseguito la qualifica di “CONDUTTORE DI CANE DA TRACCIA PER PISTA DI SANGUE”;

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b) la suddetta qualifica è rilasciata dall’ Ente Parco previo superamento di specifici corsi; c) i cani impiegati nelle operazioni di recupero devono essere abilitati in prove cinofile riconosciute dall’E.N.C.I. d) in caso di temporanea mancanza di cani abilitati potranno essere utilizzati all’occorrenza ausiliari giudicati idonei.

ART. 10- MODALITA' OPERATIVE PER IL PRELIEVO SELETTIVO DEL CINGHIALE CON GLI IMPIANTI DI CATTURA

a) Realizzazione, posizionamento e gestione.

Nei territori che il Piano di controllo individua come vulnerabili al cinghiale, l’Ente Parco può autorizzare la collocazione di sistemi di cattura fissi o mobili. Tali impianti possono essere costruiti e gestiti direttamente dai proprietari o conduttori dei fondi oppure dai coadiutori iscritti al Registro di cui all’art.3 a seguito di consenso dei proprietari o dei conduttori di cui sopra. La scelta dei coadiutori avverrà sulla base di motivi di merito di cui all’art. 5. I proprietari e conduttori di fondi che intendono costruire impianti di cattura possono richiedere l’autorizzazione dichiarando, ai sensi della vigente normativa in materia di autocertificazione, di: 1. essere proprietari e/o conduttori dei Fondi su cui verrà approntata la struttura di cattura (allegato mappa catastale e carta 1:25.000 o di maggior dettaglio); 2. non aver procedimenti penali in corso o definiti , ovvero per violazioni di normative inerenti la caccia; 3. attenersi alle disposizioni tecniche fornite dal personale dell’Ente Parco e/o da quelle della Sezione Faunistica della Polizia Provinciale, relativamente alla realizzazione, collocazione e gestione della struttura; 4. sorvegliare e gestire quotidianamente la struttura di cattura; 5. avvisare immediatamente, una volta accertata la cattura, il personale dell’Ente Parco o della Sezione Faunistica o il coadiutore autorizzato per l’abbattimento dei capi catturati nell’impianto; 6. tenere apposito registro, fornito dall’Ente Parco dove devono essere annotate regolarmente: - mappa con il sito dove risulta localizzato il recinto di cattura; - date e orari di apertura e chiusura dell’impianto;

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- data di cattura e indicazione del sesso ed età degli esemplari catturati, nonché le relative biometrie; - nominativo del soggetto che ha effettuato l’abbattimento.

b) Abbattimento dei capi catturati negli appositi impianti.

L’abbattimento dei capi catturati può essere effettuato con le armi consentite di cui all’art. 13 della L. 157/92 dal personale dell’Ente Parco o della Sezione Faunistica della Polizia Provinciale, dai coadiutori al controllo del cinghiale iscritti nel Registro Provinciale e dai proprietari / conduttori muniti di licenza per l’esercizio venatorio presso i cui fondi sono collocati gli impianti. L’Ente Parco attua le opportune azioni di vigilanza e controllo su tale attività.

ART. 12 - DESTINAZIONE CAPI ABBATTUTI E SMALTIMENTO DELLE PELLI E DELLE VISCERE

a) Nel caso in cui nel corso delle azioni di controllo venga abbattuto un solo cinghiale, questo sarà assegnato ai coadiutori intervenuti e/o, nel caso di cattura presso gli impianti, ai proprietari o conduttori presso i cui fondi sono collocati tali impianti; nel caso in cui vengano abbattuti più capi, ai suddetti collaboratori verrà assegnato un quantitativo pari alla metà del peso complessivo del catturato. b) I coadiutori ai quali sono stati assegnati capi abbattuti sono tenuti a trasmettere, entro 15 giorni dall’assegnazione, la certificazione sanitaria rilasciata dal Servizio Veterinario dell’ASL o dall’Istituto Zooprofilattico territorialmente competente. Le spese della certificazione di cui sopra dovrà avvenire a spese ed a cura dei coadiutori secondo le prescrizioni dei regolamenti veterinari. c) I restanti capi possono: 1. essere destinati, dopo gli opportuni accertamenti sanitari, in beneficenza a Enti, Istituiti o altre strutture assistenziali; 2. essere destinati alla vendita, qualora venisse avviato un circuito di commercializzazione, fermo restando che gli eventuali proventi dovranno essere destinati alla copertura delle spese di prevenzione dei danni causati dai cinghiali alle produzioni agricole ed ai muretti a secco e/o al finanziamento di attività di riqualificazione ambientale. d) Le pelli e le viscere saranno avviate allo smaltimento in adempimento della normativa vigente in materia.

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