7QM13-cop_Layout 121/06/1316:54Pagina QUADERNIdel MUSEO “ M A u r s d e i o t o

G

D e o e D p s i e a i c o l i e ” a o n n n 2 t i 0 o di 0 l o 2- M g 2 u N D I S i i S . c 0 seo c

N e 7-8 m 2 1 2 o b 7 r 2 9 e -

9 2 3 012 9 7 7QM13-cop_Layout 1 21/06/13 16:56 Pagina 2

Regione Lazio Provincia Comune di Rete Sistemica Università Museo di Roma Rocca di Cave Naturalistica Roma Tre Civico

Schema di classificazione tassonomica Schema gerarchico delle categorie tassonomiche usate in paleontologia per la classificazione dei fossili: ogni livello è costituito da un gruppo di elementi compresi nella categoria sottostante e comprende più elementi di quella soprastante. Ad esempio, ogni ordine comprende più famiglie, ciascuna famiglia più generi ecc. (di - segno modificato da Woese, 1990).

Tratta da: Geological Society of America, 2009

7 In copertina: La locandina che annunciava l’inaugurazione e l’apertura del Museo Geopaleon - tologico di Rocca di Cave, il 28 luglio 2002. 12 ARTICOLI 4 Saluto del Sindaco o

i 6 2002-2012: ricordando i primi dieci anni r Maurizio Parotto

a 24 20 I fossili del Museo “Ardito Desio”. Plesioptygmatis requieni - Francesco Grossi m 24 Geositi del Lazio. La Solfatara di Tor Caldara e la successione m 56 pliocenica della Villa di Nerone - Andrea Bollati o

s 30 Sistemi museali. 20 Il Sistema naturalistico RESINA - Lorenza Merzagora 46 I Protagonisti. Stephen Jay Gould - Francesco Grossi 56 La conquista dello Spazio. 62 20 febbraio 1962: John Glenn e le prime orbite a stelle e strisce - Paolo D’Angelo 70 Fotografare il cielo. L’elaborazione delle immagini planetarie - Sergio Alessandrelli PErioDiC o QuADriMEStrALE 84 Astronomia & Storia. “De le stelle fisse” N. 7-8 (Anno II I) di Alessandro Piccolomini - Pietro Musilli registrazione tribunale di roma n. 105 del 4/04/2011 RUBRICHE Pubblicazione finanziata con il contributo 12 Geo news (a cura di F. Grossi e C. Amadori) della Provincia di roma, L.r. 42/97 38 Un libro alla volta (a cura di M. Chirri) Direttore responsabile: 42 Astronomia & filatelia (a cura di M. Chirri) Paolo D’Angelo 62 Brevi dal Sistema Solare (a cura di M. Chirri) Comitato scientifico: Aldo Altamore, Luigi Campanella, 73 Meteo. Il tempo che ha fatto. Gennaio-Aprile 2012 Anastassios Kotsakis, Carla Marangoni, (a cura dell’Associazione E. Bernacca) Massimo Mattei 76 Roma & Astronomia: l’obelisco di Psammetico II Comitato di redazione: (a cura di Pietro Musilli) Chiara Amadori, Maurizio Chirri, 79 Variabilia. Delta Cephei (a cura di M. Vincenzi) Francesco Grossi, Maurizio Parotto 82 Il Museo incontra… (a cura di Francesco Grossi) Collaborazioni redazionali: Chiara Amadori 86 Il cielo nel mirino (a cura di B. Pulcinelli) (disegni, ove non specificamente indicato) Silvana Mora (preparazione testi) GEO-QUIZ Sede: Cooperativa “Archimede”, 44 Soluzioni (del Quaderno 5-6) e nuovi giochi Via Nomentana, 175 - 00161 roma (a cura di Akira) E-mail: [email protected] APPUNTAMENTI AL MUSEO Impaginazione e grafica: [email protected] 11 Laboratorio didattico di Astronomia: il Planetario Stampa: 43 Attività didattica del museo tipografia rotastampa s.a.s., Via Giuseppe Mirri, 21 - 00159 roma 55 La rocca delle stelle : serate osservative Finito di stampare: Giugno 2013 4 2002-2012: DIECI ANNI DEL MUSEO QUADERN I DE L MUSEO

Nell’accingermi a queste righe di augurio per il de - cennale del nostro Museo, sono riandato con la me - moria alle immagini, conservate nell’archivio del Co -

comune dI mune, di quel bel giorno del 28 luglio 2002, data del - RoccA dI cAve l’inaugurazione del Museo Civico Geopaleontologico Il Sindaco «Ardito Desio». La partecipazione della cittadinanza, degli amministratori, degli amici fu davvero corale. Le speranze che quest’opera ha suscitato sono proseguite durante tutti questi anni. Come i nostri concittadini sanno, e anche i circa 40 mila visitatori che hanno raggiunto in questi anni il no - stro Museo, oltre al bellissimo ambiente naturale che ci circonda, ai resti archeologici e artistici, nel territorio comunale si celano preziose testi - monianze, sotto forma di organismi fossili intrappolati nelle rocce del più remoto passato geologico. Il progetto di ristrutturazione dell’antica Rocca Colonna, presentato nel 1995 nel Piano Regionale di sviluppo VB 1995-2000, mirava a riva - lutare questo patrimonio nascosto. Nel suo lungo iter, il progetto ha in - contrato i mille ostacoli che generalmente la burocrazia frappone a quan - to di vitale e culturalmente ricco le comunità locali riescono a esprimere: ma la collaborazione nascente fra il Comune e il Dipartimento di Scienze Geologiche dell’Università «Roma Tre» è stata in grado di superarli e rag - giungere l’esito auspicato. Tuttavia la vera sfida, quella maggiore, è stata la successiva: rendere sempre più attivo e vitale il Museo, evitare che divenisse, come spesso è accaduto altrove, una sorta di “cattedrale nel deserto”, un contenitore privo di vitalità e capacità attrattiva. L’impegno dell’Amministrazione, unitamente all’Università e alla Di - rezione museale, è stato rivolto a conservare e ampliare il patrimonio naturalistico, scientifico e culturale contenuto nel museo, a nuove pro - gettualità per migliorare le strutture, le dotazioni e incrementare la ca - pacità di accoglienza. Uno sforzo particolare è stato rivolto alla sensibi - liz zazione e alla diffusione con tutti i mezzi disponibili: stampa, radio e tv locali, ma anche giornali e canali televisivi nazionali. Voglio citare, a questo proposito, la recente ratifica della Convenzione fra il nostro Comune e l’Ateneo Roma Tre, avvenuta il 20 luglio scorso 2012, nella suggestiva cornice della corte della Rocca, alla presenza del Magnifico Rettore, il Prof. Guido Fabiani. Inoltre, sempre nell’ultimo anno, si è verificata una felice coinciden - za: a seguito di lavori per l’ampliamento e la messa in sicurezza della Via Anni Santi, è venuta alla luce un’altra antica scogliera fossile, ricchissima DICEMBRE 2012 - N. 7-8 2002-2012: Dieci anni del Museo 5

di testimonianze paleontologiche, oggi oggetto di studio di specialisti e ricercatori universitari. Il nostro Comune aveva contemporaneamente avviato, presso l’Agenzia Regionale Parchi del Lazio la richiesta per l’isti - tuzione di un Monumento Naturale , per tutelare e promuovere le aree che presentano una particolare ricchezza degli affioramenti fossiliferi, alla richiesta si sono così potuti aggiungere questi recenti spettacolari ritro- vamenti. Anche la collaborazione con l’ Associazione C.C.C.D.S.-Hipparcos ha prodotto cospicui risultati: il nostro paese è ormai noto nella provincia di Roma per le sue serate astronomiche, mirate alla riscoperta dei segreti del cielo notturno, che l’inquinamento luminoso dei grandi centri preclude inesorabilmente. Non mancano i progetti per il futuro: la nostra Amministrazione si è impegnata per ampliare l’offerta educativa e turistica, attraverso progetti di elevato valore e interesse, capaci di convogliare le risorse necessarie alle finalità fissate. Come ho già ricordato su queste pagine (vedi i Qua - derni del Museo , n.1, n.d.r.), la storia del nostro paese è legata alla Rocca Colonna da oltre 10 secoli. In questi ultimi anni così particolari, non facili, per la vita dei cittadini, tutti ci siamo sempre più resi conto dell’importanza della conservazione e tutela delle tradizioni culturali e dei patrimoni ar - cheologico, artistico, ambientale. Questo costituisce l’unico investimento sicuro di lavoro e risorse, destinato a consolidarsi nel tempo. La nostra piccola comunità nei monti Prenestini è oggi maggiormente consapevole che il suo futuro poggerà su basi tanto più solide quanto più tuteleremo tradizioni e beni culturali. Queste azioni stanno rafforzando lo sviluppo turistico dei nostri luoghi, dando impulso alle attività commerciali presenti nel territorio comunale con l’auspicio di nuove iniziative imprenditoriali. Ringrazio il Consiglio Scientifico del Museo Geopaleontologico, nelle persone del Prof. Maurizio Parotto e del Prof. Massimo Mattei, dell’Uni - versità Roma Tre, per l’impegno profuso per tutte le iniziative e i progetti in corso; il collettivo di redazione della rivista “Quaderni del Museo”, giunta ormai al suo terzo anno di pubblicazione, che si distingue nell’impegno per portare nel maggior numero di scuole, associazioni e privati cittadini le informazioni sul nostro patrimonio culturale e naturalistico; e, infine, il nostro concittadino e amico Pietro Lunghi e il Direttore Maurizio Chirri, per l’attività costantemente svolta per il funzionamento del nostro Museo.

Il Sindaco Antonio Scipioni 6 2002-2012: Dieci anni del Museo QUADERN I DE L MUSEO 200 2- 201 2: ricordando i primi dieci anni

Maurizio Parotto

Il Museo geopaleontologico di Rocca di Cave è stato inaugurato il 28 luglio 2002, in un pomeriggio luminoso che faceva ri - vivere con caldi colori le pietre dell’antica Rocca e quelle su cui sorge tutto il paese, quelle stesse rocce che ci raccontano nelle sale del Museo e lungo percorsi intorno al castello storie antichissime. Oggi, dopo 10 anni, ci incontriamo ideal - mente per ricordare brevemente insieme il cammino percorso: un cammino non facile, che continua ad aver bisogno della parteci - pazione volontaria di quanti operano per la gestione e la vita del Museo, ma che ha dato anche motivi di soddisfazione per il numero di visitatori in aumento nel tempo. Non sarà perciò una celebrazione, ma un “fare il punto”, per controllare la rotta lungo la quale proseguire, con fiducia. Figura 1 - Il sindaco, Giuseppe Sbardella, 2002 28 luglio: alla presenza delle au - alla presenza di don Ndubisi Gregory Chid, parroco del paese, inaugura il Museo torità e con la calorosa partecipazione della cittadinanza (fig. 1), il museo inizia ufficialmente la sua vita. I primi visita - dai rilievi appenninici fino al mare, che tori riempiono le sale dove vetrine con per l’avvicinarsi del tramonto brilla in rocce e fossili, grandi pannelli, plastici e lontananza, dietro il profilo dell’antico globi raccontano una storia di oltre 200 vulcano dei colli Albani. Poco dopo, al milioni di anni. molte persone risalgono calare della sera, quel terrazzo diventerà le scale che, con una lunga spirale all’in - anche un balcone su un cielo senza con - terno della torre, raggiungono il terrazzo fini, che Roma, sommersa dalle proprie della rocca: uno splendido balcone sul luci, non riesce più a vedere. Lazio, da dove lo sguardo scorre libero d’improvviso, quel giorno, il museo geopaleontologico era una realtà: per Maurizio Parotto : ordinario di Geologia , me e per il dott. maurizio chirri, l’attua - Università degli studi “Roma Tre” le direttore del museo, finiva un lungo DICEMBRE 2012 - N. 7-8 2002-2012: Dieci anni del Museo 7

periodo di progetti, di tentativi, di entu - siasmi, di delusioni. L’idea del museo era nata nei primi anni ‘90, in occasione della ristrutturazione della Rocca colon - na, in un territorio ben noto agli studio- si di Geologia per la ricchezza di resti fossili di un’antica scogliera corallina. Più volte avevamo presentato il proget - to in occasione di mostre, in particolare in collaborazione con il dipartimento di Scienze Geologiche dell’università “Roma Tre” (fig. 2) finché, alla fine degli anni ’90, il progetto, portato avanti dal comune di Rocca di cave, trovava fi - nalmente l’approvazione della Regione Lazio e le risorse per l’allestimento mu - Figura 3 - La nebulosa trifida , seale. fotografata dal telescopio della Rocca da allora è iniziato l’impegno per fare conoscere a studiosi, appassionati e, so - le, ma in grado di offrire una esperienza prattutto, alle scuole la disponibilità di aperta su prospettive di tempo profondo , questa nuova struttura, modesta nelle quello geologico, e di spazio profondo , dimensioni, nata da una realtà territoria - quello dell’universo.

2003 nell’estate del 2003 il museo apre un nuovo punto di osservazione: vie - ne allestita la prima stazione per osser - vazioni astronomiche utilizzando il ter - razzo alla sommità del mastio , la torre che si innalza nel cortile interno della Rocca. da 1.000 metri di quota, con un orizzonte libero in ogni direzione, e il cielo ancora pulito, si può riscoprire il nostro angolo di universo, che ormai ri - schiamo di conoscere solo attraverso im - magini o ricostruzioni virtuali (fig. 3). L’osservazione astronomica con l’aper - tura su spazi immensi, che la luce impie - ga milioni di anni a percorrere, aiuta a dare un senso ai milioni di anni di storia del nostro pianeta, raccontati dalle testi - Figura 2 - Un pannello della mostra monianze geologiche raccolte nel mu - “Di fuoco e di ghiaccio” (1987), dedicato seo. da allora l’ Associazione amatoriale al progetto di un museo a Rocca di Cave Hipparcos collabora costantemente all’at - 8 2002-2012: Dieci anni del Museo QUADERN I DE L MUSEO

tività del museo, guidando i visitatori logiche nell’area, ma anche da abitanti all’osservazione delle stelle. di Rocca di cave che hanno scoperto il “tesoro” del loro territorio. È l’inizio di 2004 Le vetrine si arricchiscono di una preziosa collaborazione. nuovi reperti, recuperati da ricognizioni appositamente effettuate dai collabora - 2005 nella sala d viene sistemato un tori del museo e da studiosi che prose - diorama appositamente realizzato per guono le ricerche geologiche e paleonto - rievocare le splendide antiche scogliere che hanno formato le rocce del rilievo di Rocca di cave. È la ricostruzione, in grandezza naturale, di un tratto del fon - do di un mare da tempo scomparso, do - ve prosperavano numerosi organismi che hanno lasciato resti perfettamente conservati (fig. 4). nelle sale A e B viene allestito un siste - ma di proiezione multimediale automa - tizzato, che aiuta a “leggere” le informa - zioni fornite dalle rocce e dai fossili.

2006 viene ampliata l’offerta di infor - mazione astronomica: in una struttura prefabbricata, costruita come deposito, viene ricavato lo spazio per allestire un planetario didattico, realizzato dall’ As - sociazione Hipparcos . non è il grande pla - netario di Roma, ma con la sua cupola di 6 metri e i posti per 40 persone con - sente già di fare “viaggi nello spazio”, così come il museo aiuta a fare “viaggi nel tempo”…

2007 L’obiettivo di far conoscere la re - altà geologica in cui è inserito il territo - rio di Rocca di cave ha portato alla rea - lizzazione di due plastici che riproduco - no in scala le forme del paesaggio e in - sieme le caratteristiche geologiche (con simboli e colori). Le aree scelte sono il grande vulcano dei colli Albani (che dal terrazzo della Rocca è interamente visi - Figura 4 - Un tratto dell’antica scogliera bile) e i rilievi dei monti Prenestini e riprodotto nel diorama Simbruini. I due plastici sono “dinami - DICEMBRE 2012 - N. 7-8 2002-2012: Dieci anni del Museo 9

ti dai depositi marini della campagna Romana, accumulatisi quando la costa lambiva il piede dell’Appennino; la se - conda introduce alla storia più antica dei rilievi di Rocca di cave, con le splen - dide associazioni di fossili delle antiche scogliere, nelle quali si continuano a sco - prire nuove forme.

Figura 5 - Il plastico dei Colli Albani, aperto 2009 La continua collaborazione per per mostrare la struttura dell’antico vulcano la conduzione e lo sviluppo del museo tra il comune e il dipartimento di Scien - ci”, cioè si aprono a comando per mo - strare la struttura geologica in profondi - tà. In entrambi è visibile la posizione di Rocca di cave (fig. 5).

2008 Le collezioni paleontologiche, fi - lo conduttore dell’itinerario museale, vengono arricchite con il contributo di ricercatori e appassionati, e vengono al - lestite nuove vetrine nelle sale B e c. La prima accoglie rocce e fossili provenien- Figura 7 - La cupola astronomica sulla torre

ze Geologiche dell’università “Roma Tre”, per gli aspetti geologici ambientali, e con l’ Associazione Hipparcos , per l’atti - vità osservativa astronomica, vengono formalizzate con la firma di conven - zioni. viene così sottolineato l’interesse comune di divulgare le conoscenze nei campi di interesse e per favorire ini - ziative di ricerca e didattica aperte alle scuole e all’università (visite di studio, attività per tesi di laurea e per nuove ricerche in atto) (fig. 6).

2010 Tra la primavera e l’estate l’atti - vità astronomica migliora la sua attrez - zatura con la realizzazione di una cu - pola motorizzata che consente nuove Figura 6 - Visita guidata alla scogliera fossile prestazioni (fig. 7). 10 2002-2012: Dieci anni del Museo QUADERN I DE L MUSEO

Il patrimonio paleontologico acquisisce una collezione di fossili di Rocca di ca - ve, donata dal figlio dello scomparso prof. mariani, appassionato docente di Palestrina. con l’inverno si apre una nuova “fine - stra” sul territorio: l’ Associazione Edmon - do Bernacca Onlus allestisce una centrali - na meteorologica sul terrazzo del castel - lo e ne cura l’attività.

2011 nascono i Quaderni del Museo , un bollettino per contribuire alla conoscenza del territorio e del contesto in cui è im - merso. I contributi di vari specialisti aiu - Figura 9 - Un grosso cespo di coralli tano a leggere i paesaggi e le testimonian - dal nuovo sito ze del passato geologico, il cammino del - le stelle. La rivista viene distribuita gra - dipartimento di Fisica dell’università tuitamente alle scuole e spedita ai musei “Roma Tre” viene allestita una stazione naturalistici italiani, le cui esperienze sismometrica che registra in continuo il sono per noi di costante riferimento. verificarsi di terremoti. I dati raccolti pos - In quell’anno viene firmata una conven - sono venire utilizzati dalla rete nazionale zione con l’università degli Studi “Roma di sorveglianza sismica per lo studio del - Tre”, per una collaborazione nel campo la sismicità locale. della ricerca e della didattica (fig. 8). L’altra novità è la scoperta, dovuta a sca - vi per l’apertura della via Anni Santi, di 2012 L’anno che conclude il decennio nuove testimonianze di un settore della porta due novità. con l’intervento del scogliera di circa 100 milioni di anni fa, che ha dato splendidi esemplari di gros - se colonie di coralli (fig. 9). È in atto una procedura per dichiarare questo sito Monumento Naturale , protetto come pa - trimonio di tutti. un bellissimo “regalo di compleanno” per il nostro museo!

Una struttura come questa ha bisogno, per vivere, di poter progettare, cresce - re, rinnovarsi e il cammino è stato ed è tuttora difficile e faticoso, ma la rispo - sta dei visitatori è stata di conforto e Figura 8 - Il Rettore dell’Università “Roma Tre”, noi continuiamo a credere in questo Guido Fabiani, e il Sindaco di Rocca di Cave, progetto, e stiamo lavorando per il 2° Antonio Scipioni, firmano la convenzione decennio… DICEMBRE 2012 - N. 7-8 APPUNTAMENTI AL MUSEO 11

LABORATORIO DIDATTICO DI ASTRONOMIA: IL PLANETARIO

Il Museo Geopaleontologico dispone di lazioni attraverso l’identificazione di alli - un laboratorio didattico di Astronomia neamenti stellari, il cielo della stagione, per le scuole, costituito da un planetario, il cerchio dello zodiaco, i pianeti della con cupola di 6 metri di diametro, e un stella Sole e i loro movimenti. Durata: 45’. proiettore opto-digitale, capace di rap - presentare stelle fino alla magnitudine Spettacolo per le scuole primarie (II ciclo) 6,2 (circa 9 mila stelle fra i due emisferi). “Viaggio nell’infinito: Il proiettore è in grado di effettuare pro - dai pianeti alle galassie” iezioni astronomiche di elevata spettaco - Programma . La volta celeste e i suoi larità, con filmati e animazioni in modali - moti, il cielo stagionale, il riconoscimento tà “full dome”, cioè “a piena cupola”. delle principali costellazioni attraverso Il laboratorio è presso l’ostello didattico l’identificazione di allineamenti stellari, lo e la capienza è di circa 45 posti. zodiaco e il percorso dei pianeti. Viaggio nel Sistema solare tra mondi di fuoco e Spettacolo per le scuole primarie (I ciclo) di ghiaccio, dalle nebulose alle galassie. “Il cielo in una stanza: Durata: 45’. scopriamo lo zoo del cielo e il sentiero dei pianeti” Spettacolo per le scuole secondarie Programma. il polo celeste e i movimenti “Conoscere la volta celeste” della volta celeste, le costellazioni delle orse, i miti di Cassiopea e Andromeda, Programma . Descrizione e visualizzazio - il riconoscimento delle principali costel - ne dei principali elementi della sfera cele - ste (polo celeste nord, meridiano, equa - tore celeste, eclittica) e dei suoi moti; il ri - conoscimento delle principali costellazio - ni attraverso l’identificazione di allinea - menti stellari, le figure delle costellazioni e i simbolismi mitologici; cenni sui colori e le magnitudini delle stelle; l’evoluzione stellare, la descrizione di oggetti di cielo profondo e della Via Lattea, sistemi pla - netari extrasolari. Durata: 50’.

Inoltre, il Museo Geopaleontologico rende di - sponibile per le scuole un planetario mobile (fig. 1), costituito da una cupola di 6 metri, con una macchina capace di proiettare stelle fino alla magnitudine 6,2 (circa 9 mila stelle Figura 1 fra i due emisferi). 12 GEO NEWS QUADERN I DE L MUSEO T. rex , sei diventato grande! Il nucleo terrestr e... in una stanza Il volo dell’ Archaeopteryx Marsili, un vulcano nel Tirreno Vista acuta nel Cambriano Il piccolo Uomo di Flores

a cura di Francesco Grossi e Chiara Amadori

T. rex , tomiche, fisiologiche ed evolutive che sei diventato grande! richiedono ulteriori approfondimenti, avvalendosi delle moderne tecniche di I dinosauri sono sempre al centro del - ricerca. Tra queste, la mole di alcuni tra l’attenzione, sia degli specialisti, sia nel- i grandi dinosauri carnivori è stata sen - l’immaginario collettivo di tutti gli ap - za dubbio una grande incognita, soprat - passionati. nonostante siano oggetto tutto per quanto riguarda il loro tasso di di studi da oltre un secolo e mezzo, so - crescita. Il paleontologo inglese Richard no ancora molte le caratteristiche ana - owen, che nel 1842 coniò il termine “di -

Figura 1 - “Sue”, il t. rex conservato al Museo di Storia Naturale di Chicago DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Ge o news 13

Figura 2 - Intensità del campo nosauri”, lo fece magnetico terrestre proprio sulla base della taglia di questi grandi vertebrati terre - avrebbe dimostrato che il tirannosauro stri: “sauro (o lucertola) spaventosa - più grande al mondo, nonché quello mente grande”! meglio conservato, ribattezzato Sue (at - Gregory erickson, della Florida State trazione del museo di Storia naturale di university, sembra aver capito come chicago, fig. 1), sarebbe in realtà vissuto questi rettili sviluppassero le loro note - 28 anni, e non 100 come si ipotizzava in voli dimensioni: negli ultimi anni, gra - precedenza. (F .G.) zie all’analisi mediante microscopia elet - tronica sugli stadi di accrescimento di Per approfondire ossa provenienti da diversi scheletri di Tyrannosaurus rex , erickson è stato in erickson G.m., 2005. Assessing dinosaur growth grado si stabilire che la maggior parte patterns: a microscopic revolution. Trends in dello sviluppo avveniva durante l ’”ado - Ecology and Evolution , 20, pp. 677 -684. lescenza”, in un’età compresa tra i 14 e i 18 anni. In questo lasso di tempo, i T. rex cresce - vano ad un ritmo di circa 2 kg al giorno, Il nucleo terrestre… e raggiungevano così la taglia (desunta in una stanza dai resti ossei) di circa 5-6.000 kg! dopo questa intensa fase di sviluppo, il gran - Il campo magnetico è una delle proprie - de predatore viveva ancora una decina tà che caratterizzano la Terra e che ne fa d’anni, senza però più crescere in modo un pianeta “vivo”: è assimilabile al cam - apprezzabile. In particolare, erickson po generato da un dipolo magnetico (i 14 Ge o news QUADERN I DE L MUSEO

cui poli magnetici non coincidono con dei quali è una strana anomalia di inten - quelli geografici), ha un asse inclinato di sità in un’area compresa tra il Sud Ame - 11,5° rispetto all’asse di rotazione e nel rica e l’Africa, la cosiddetta “Anomalia corso della storia della Terra ha subito del Sud Atlantico”, in cui il campo è delle notevoli variazioni, sia in direzio - notevolmente meno intenso rispetto ad ne che in intensità. Queste ripetute oscil - altre aree del pianeta (fig. 2) e in cui le lazioni hanno portato alla deriva dei po - fasce interne di van Allen scendono a li magnetici ed anche a fenomeni di in - meno di 200 km dalla superficie. versione del campo, con interscambio Quest’ultimo fattore provoca l’arrivo di dei poli magnetici nord e Sud, ormai ac - una maggiore quantità di radiazioni a certati da decenni. quote inferiori, con danni soprattutto Il magnetismo terrestre riveste un ruolo per l’elettronica dei satelliti in orbita. fondamentale per la vita sul pianeta: L’anomalia negativa potrebbe, invece, esso si estende per molte decine di mi - rappresentare i prodromi di una futura gliaia di chilometri nello spazio costi - inversione di polarità magnetica, e per tuendo una zona chiamata magnetosfera , questo motivo è indagata da anni. in grado di generare una sorta di “scu - In particolare dan Lathrop, dell’univer - do” elettromagnetico verso le radiazioni sità del maryland, per questo scopo ha cosmiche e dà origine alle fasce di Van da poco ultimato un vero e proprio “gio - Allen , ossia una cintura di particelle ca - iello”: un nucleo terrestre in miniatura! riche “catturate” dal campo geomagne - una sfera di ferro e nichel del diametro tico che si estende da circa 200 km dalla di circa 3 metri, dal peso di 22 tonnella - superficie terrestre a 65.000 km nella sua te, da riempire con 12 tonnellate di so - porzione più esterna. dio liquido (fig. 3): fatta ruotare a 140 ci sono diversi interrogativi circa il cam - km/ora, il sodio si dovrebbe comporta - po geomagnetico a cui i ricercatori stan - re come il ferro e il nichel che compon - no tentando di dare una risposta, uno gono il reale nucleo terrestre, ricreando così in laboratorio un campo magnetico che, fatte le debi - te proporzioni, potrà essere analizzato per avere infor - mazioni sul comportamento del campo geomagnetico. Secondo Lathrop, riprodur - re il laboratorio un piccolo nucleo terrestre e simulare il campo geomagnetico forni - rà dei dati sperimentali fon - damentali, complementari a quelli ottenuti dai modelli elaborati da software. Infat - ti, anche elaboratori e mo - Figura 3 - Il “modello” di nucleo terrestre in miniatura dellizzazioni molto attendi - DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Ge o news 15

bili, non possono essere esaustivi a cau - sa di variazioni nelle distribuzioni me - talliche all’interno del pianeta che a loro volta creano disomogeneità e fluttua - zioni del campo magnetico. vedremo, in un prossimo futuro, se questa o altre ricerche nel set - tore sappiano fornire maggiori Figura 4 - Ricostruzione indicazioni sull ’”Anomalia del pittorica di Sud Atlantico” e sulle altre caratteristi - Archaeopteryx che del campo magnetico terrestre anco - nel 1861, in ra dibattute. (F .G.) questo straordi - nario sito di età Per approfondire giurassica, è stato rinvenuto l’uccello più antico della sto - http://complex.umd.edu/ ria della Terra, l’ Archaeopteryx , che som - ma caratteri “evoluti” (da uccello, ap - punto) ad altri tipici dei dinosauri dai Il volo quali è evoluto (fig. 4). negli ultimi anni, soprattutto in siti ci - dell’ Archaeopteryx nesi, sono stati scoperti diversi scheletri di dinosauri che recano tracce di piu - L’importante giacimento fossilifero di maggio, i cosiddetti “dinosauri piuma - Solnhofen, in Baviera, è da sempre con - ti”, tra cui il Caudipteryx , che hanno per - siderato uno dei più ricchi del mondo, messo di aggiungere molti dati sulle fasi quello che i geologi chiamano lagers - di transizione evolutiva tra rettili e uc - (1) tätte n , anche grazie allo straordinario celli, e di dettagliare maggiormente lo grado di preservazione consentito dai straordinario evento dell’acquisizione suoi sedimenti rocciosi. del volo. Si tratta di calcari compatti, a grana fi - In quest’ottica, Angela milner, del mu - nissima, ben divisibili in lastre sottili e seo di Storia naturale di Londra, ha sot - facilmente levigabili, impiegati in lito - toposto l’ Archaeopteryx ad una Tac , che grafia e per questo chiamati “calcari li - ha confermato che il “primo uccello” tografici”. aveva dei lobi oculari, un cervelletto e la struttura dell’orecchio già molto simile, (1) Il termine significa letteralmente luogo di 160 milioni di anni fa, a quella degli riunione ed è stato suggerito dalla grande ab - uccelli attuali. Tutte caratteristiche che bondanza di resti fossili di organismi di vario ti - po. Tali organismi sarebbero finiti in un ambien - permettevano all’ Archaeopteryx di avere te ostile, come zone di mare separate dal mare un’ottima coordinazione e uno svilup - aperto da qualche barriera, tanto da formare pato senso dell’equilibrio, fondamentale ambienti chiusi, con condizioni asfittiche al fon - per un buon volo. Quindi, i primi vola - do, sfavorevoli alla vita. onde violente poteva - no spingere nella laguna organismi destinati, tori non solo erano dotati dell’ovvia ca - così, a una morte quasi sicura e rapida. ratteristica delle ali, ma anche di un si - 16 Ge o news QUADERN I DE L MUSEO

meri” di questo gigante alto 3000 metri: situato nel Tirre - no meridionale, a circa 140 km a nord della Sicilia e a 150 km ad ovest della cala - bria (fig. 5), ha un’estensio - ne di circa 70 km, una lar - ghezza di 30, e la sua som - mità arriva a 450 metri dalla superficie del mare (fig. 6). Il marsili, come spesso ac - cade ad altri elementi del mondo naturale, è per l’uo - Figura 5 - Localizzazione del Marsili nel Mar Tirreno mo una fonte di rischio ma anche una possibile risorsa: stema nervoso molto “evoluto”, un in - vediamo perché. La nave oceanografica sieme di elementi che dovranno essere urania, del c.n.R. ( Consiglio Nazionale tenuti in considerazione in ogni futura delle Ricerche ), a inizio del 2010 ha inizia - analisi degli “anelli mancanti” tra rettili to una campagna di monitoraggio e ana - ed uccelli. (C .A.) lisi del vulcano: sono stati rilevati rischi di crolli potenzialmente pericolosi che Per approfondire

dominguez Alonso A., milner A. et alii , 2004. The avian nature of brain and in - ner ear of Archaeopteryx . Nature , 430, pp. 666-669. doi: 10.1038/nature02706

Marsili, un vulcano nel Tirreno

Il vesuvio, l’etna, Stromboli… l’Ita - lia possiede alcuni vulcani davvero imponenti, molti dei quali ancora attivi, che raccontano di una terri - torio geologicamente “vivo”, come del resto è tutto il bacino del medi - terraneo. Il vulcano più grande d’europa è anch’esso in territorio italiano ma non rientra tra questi: è il marsili, vulcano sottomarino! ecco i “nu - Figura 6 - Il gigante sottomarino visto da vicino DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Ge o news 17

testimoniano una notevole in - stabilità, in particolar modo in una porzione piuttosto estesa della sua sommità che risul- ta costituita da rocce di bassa densità, fortemente indeboli- te da fenomeni di alterazione idrotermale. Per questo, il marsili è tenuto sotto controllo dai ricercatori, perché, in seguito a fenome- ni di riattivazione, l’instabilità dei suoi versanti potrebbe por - tare a collassi di grandi masse Figura 7 - Ricostruzione di Anomalocaris e conseguenti effetto-tsunami sulle coste siciliane, campane e calabre. portare a terra l’energia, che consenti - Il fatto che il marsili sia un “oggetto” rebbe all’Italia di raddoppiare di colpo geologico vivo, in cui si riscontra un’at - la sua attuale potenza geotermica. tività, può anche essere fonte di un’im - L’energia geotermoelettrica è una forma portante risorsa per l’uomo: quella geo - di energia naturale e pulita, e lo sfrutta - termica. Infatti, recenti studi scientifici mento di questa risorsa naturale è uno hanno individuato nel corpo del vulca - dei temi in forte espansione in tutto il no enormi riserve d’acqua pressurizzata mondo: l’Italia è stato il primo paese a a 300 °c di temperatura, « ideale per pro - produrre elettricità dall’energia geoter - durre vapore per turbine elettriche », spiega mica, ma negli ultimi anni sembra aver - diego Paltrinieri, geologo responsabile lo dimenticato a favore di altre fonti, del progetto. spesso non rinnovabili e non altrettanto Anche se il marsili ha eruttato per l’ulti - pulite. Prossimamente, il marsili, gigan - ma volta diverse migliaia di anni fa, pre - te sottomarino, potrebbe essere così di senta ancora una notevole attività idro - grande aiuto. (F .G.) termale: l’acqua marina infiltrata nel corpo del vulcano viene scaldata dal Per approfondire magma e fuoriesce sottoforma di potenti geyser sottomarini. http://www.eurobuilding.it/marsiliproject dopo gli studi esplorativi, entro i pros - simi due anni dovrebbe partire la trivel - lazione di un pozzo di 800 metri nella sommità del vulcano, per poter intercet - Vista acuta tare questi fluidi idrotermali e valutarne nel Cambriano le caratteristiche fisico-chimiche. negli anni successivi, il progetto prevede la nel cambriano, oltre 500 milioni di anni costruzione di una centrale geoelettrica fa, la vita sulla Terra conobbe un’im - galleggiante e una linea elettrica per provvisa accelerazione, una vera e pro - 18 Ge o news QUADERN I DE L MUSEO

pria esplosione di forme marine note È una scoperta notevole, perché testimo - con il nome di Fauna di Burgess , dal no - nia già all’inizio dell’era Paleozoica la me della località nelle montagne Roccio - presenza di una struttura molto com - se canadesi in cui sono stati ritrovate per plessa, del tutto paragonabile a quella la prima volta queste forme fossili. uno degli insetti e degli artropodi attuali. dei protagonisti di questa associazione Anche se questo predatore marino non fossile è Anomalocaris , antico progenitore presenta traccia di esoscheletro, l’occhio degli attuali artropodi (fig. 7). composto colloca Anomalocaris sulla li - A seguito del primo ritrovamento di nea evolutiva degli artropodi, e suggeri - questa fauna paleozoica, nei primi anni sce quindi che questi due caratteri po - del ‘900, questo antico predatore dei ma - trebbero non essersi evoluti contempo - ri è stato rinvenuto anche in altre locali - raneamente. (F .G.) tà, tra cui emu Bay Shale, in Australia. Alcuni ricercatori dell’università del Per approfondire new england hanno sfruttato l’eccezio - nale grado di conservazione di Anoma - Paterson J.R. et alii , 2011. Acute vision in the locaris di questa fauna fossile, e si sono giant cambrian predator Anomalocaris and the origin of compound eyes. Nature , 480, concentrati in particolare sulle caratteri - pp. 237-240. doi: 10.1038/nature10689 stiche dei suoi occhi. I risultati hanno meritato la pubblicazio - ne sulla prestigiosa rivista Nature , per - ché Anomalocaris è risultato essere il più Il piccolo Uomo antico animale noto ad avere due occhi di Flores composti: grandi circa 3 centimetri, co - stituiti da 16.000 perfette lenti esagonali, Sebbene siano passati otto anni da quan - ordinate a loro volta in una forma esa - do, nell’ottobre del 2004, venne data la gonale. notizia del ritrovamento di una probabi - le nuova specie umana, l’Ho - mo floresiensis , non si sono an - cora smorzate le polemiche e le diverse (spesso contrappo - ste) interpretazioni di questi resti, anzi, si sono ravvivate. L’isola di Flores (fig. 8), nel - l’arcipelago indonesiano, po - co a est di Bali, è tuttora teatro di questa disputa scientifica. Il primo individuo fossile rin - venuto fu una femmina, tro - vata a sei metri di profondità nella grotta di Liang Bua, e la prima cosa che colpì gli ad - Figura 8 - L’isola di Flores, nell’arcipelago indonesiano detti ai lavori e il mondo della DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Ge o news 19

comunicazione fu la sua statura: poco più di un metro d’altezza. Subito ribattezzata “hobbit” dai media , a questa nuova forma umana venne dato il nome di Homo floresiensis , come se aves - se tutta la sua dignità di nuova specie di uomo (fig. 9). Il livello in cui fu rinvenuto que - sto primo resto è stato datato a circa 18.000 anni fa, un’epoca in cui si pensava che H. sapiens fosse l’unico “dominatore” del pianeta. La taglia ridotta, la scarsa ence - Figura 9 - Resti cranici dell’Uomo di Flores falizzazione (circa 400 cm 3), al - cuni caratteri morfologici arcaici del cra - Altri ricercatori hanno invece avanzato nio rispetto all’uomo moderno fanno l’ipotesi che alcuni dei caratteri propri tuttora dell’uomo di Flores un “puzzle” dell’uomo di Flores possano essere spie - scientifico intrigante. gati con particolari patologie che colpi - Il particolare, per quanto riguarda le pri - rono queste popolazioni di H. sapiens , me caratteristiche, gli scopritori dei re - come ad esempio la microcefalia: forme perti proposero, in una serie di articoli “aberranti” dal punto di vista paleon - che riscossero grande interesse ma an - tologico che sarebbero così giustificate che qualche critica, l’ipotesi del nanismo con malattie che, specie su una piccola insulare, ossia quel fenomeno biologico isola, in situazione di isolamento ripro - che porta, in condizioni di prolungato duttivo, potrebbero aver prodotto anche isolamento degli organismi, alla ridu - delle malformazioni ossee. Insomma, il zione della taglia in alcune specie, so - dibattito sull’uomo di Flores è ben lungi prattutto nei grandi mammiferi. dall’essere concluso! (F .G.) dopo l’arrivo di H. sapiens sull’isola di Flores (ancora incerto nelle modalità), sarebbe stato quindi questo processo a Per approfondire ridurre le dimensioni di queste popola - zioni di ominidi, e sarebbe quindi giu - Brown P . et alii , 2004. A new small-bodied hominin from the Late Pleistocene of Flores, stificata l’istituzione di una nuova spe - Indonesia. Nature , 431, pp. 1055-1061. cie umana. doi: 10.1038/nature02999 20 I FOSSILI DEL MUSEO “ARDITO DESIO” QUADERN I DE L MUSEO Plesioptygmatis requieni

Francesco Grossi

come ben sano i lettori dei “Quaderni superiori ( categorie tasso nomiche ): vedi lo del museo”, questa rubrica prende in schema nella 2 a pagina di copertina. esame un fossile tra quelli presenti nella così, la prima parte della scheda identifi - collezione del museo “Ardito desio”, cativa dell’organismo fossile riguarda la esaminandone brevemente gli aspetti sua collocazione nella grande famiglia che riguardano la sistematica, la morfo - di appartenenza, a cui segue la cosiddet - logia, l’antico ambiente di vita e l’inter - ta sinonimia , ossia la lista delle più im - vallo cronologico in cui visse, per cono - portanti citazioni di quella stessa specie scere un po’ più da vicino i protagonisti in lavori paleontologici, utile per vede- delle antiche scogliere di Rocca di cave. re se nel corso del tempo sia cambiato In paleontologia, ciascuna specie è inse - il genere di appartenenza in seguito a rita in un genere di appartenenza assie - nuovi studi, o per correggere eventuali me ad altre specie ad essa comparabili, errori di classificazione del passato. così come più generi, simili tra loro per Francesco Grossi : PhD, Dipartimento Scienze alcune caratteristiche, sono inseriti in Geologiche Università degli Studi “Roma Tre”; una stessa famiglia e così via per livelli e-mail: [email protected]

Phylum moLLuScA Classe GASTRoPodA Sottoclasse PRoSoBRAncHIA Ordine meSoGASTRoPodA Famiglia neRIneIdAe Genere Plesioptygmatis BoeSe, 1906

Plesioptygmatis requieni (d’orbigny, 1842)

1842 Nerinea requieniana d’orbigny, p. 94, tav. 163, figg. 1-3 1867 Nerinea requieniana - Fraas, p. 240 1867 Trochus asterianus - Fraas, p. 240 1886 Nerinea pyramidarum - mayer-eymar, p. 246 1890 Nerinea abundans - Blanckenhorn, p. 110, tav. 8, fig. 13 1898 Nerinea requieniana - , p. 395, tav. 15, figg. 1-4 1901 Nerinea (Ptygmatis ) ouremensis - choffat, p. 120, tav. 5, figg. 16-19 1912 Nerinea sp. - Pervinquière, p. 38 1927 Nerinea requieniana – Blackenhorn, p. 154 1940 Nerinea requieni - delpey, p. 199, tav. 8, fig. 10, tav. 9, figg. 1-5 DICEMBRE 2012 - N. 7-8 I Fossili del Museo “Ardito Desio” 21

1959 Ptygmatis requieni - Polsak, p. 69, tav. 6, fig. 5 1973 Plesioptygmatis requieni - Berthou & Termier, p. 78, tav. 4, fig. 3 1976 Polyptyxis requieni - Praturlon & Sirna, pp. 103-104, fig. 23 1980 Plesioptygmatis requieni - Iannone & Laviano, p. 226, fig. 23 1986 Polyptyxis requieni - Plenicar & Zucchi-Stolfa, p. 6, fig. 22 1989 Plesioptygmatis requieni - Kouyoumontzakis, pp. 35-36, tav. 1, fig. 16 1990 Plesioptygmatis requieni - Galvani, pp. 59-63, 2 tavole nel testo 1993 Plesioptygmatis requieni - Galvani, pp. 9-12 1997 Plesioptygmatis requieni - Galvani, pp. 25-26, figg. 40-42

La specie Plesioptygmatis requieni è una bitat all’interno del generico ambiente di specie di gasteropode fossile apparte - margine di piattaforma, a favore di am - nenti alla Famiglia nerineidae, rinvenu - bienti di aree piuttosto interne del mar - ta nell’area di Rocca di cave in modo gine stesso, caratterizzate da un’energia sporadico, e l’associazione di facies del moto ondoso inferiore rispetto ai set - comprende Radiolitidi e caprinidi. È tori del margine verso il mare aperto. È una forma caratterizzata da una conchi - per questo che nell’area di Rocca di ca - glia solida di forma conica, turricolata, ve, considerata la porzione più esterna con giri piatti o leggermente convessi. della soglia di piattaforma laziale-abruz - Per quanto riguarda le dimensioni, la zese, è stata rinvenuta con pochi esem - sua altezza oscilla mediamente tra 5 e 7 plari, mentre più abbondanti sono i ri - cm e il diametro massimo è di circa 2,5 trovamenti nei monti Lepini (ad esem - cm. come per le altre nerineidi, la clas - pio presso cori), considerati una zona sificazione è basata anche sui caratteri più interna e “riparata” della scogliera interni, per cui è di prioritaria importan - carbonatica. za avere una buona sezione longitudi - Per quanto riguarda la distribuzione nale (fig. 1), che mostra quattro pieghe cronostratigrafica e geografica, P. requie - interne: la piega parietale è corta e trian - ni è stata segnalata nel cenomaniano e golare, falciforme, con base larga ed api - nel Turoniano (ossia tra circa 100 e 90 ce appuntito rivolto verso il margine la - milioni di anni fa) nelle seguenti aree: biale; le due pieghe columellari sono trian - carso triestino e sloveno, Lazio, Abruz - golari, una maggiore dell’altra: quella zo, Puglia, Francia, Albania, croazia, Li - principale ha l’apice acuto ed è posi - bano, Palestina. zionata lungo un piano perpendicolare all’asse columellare, mentre la seconda - ria ha l’apice arrotondato; la piega labiale Bibliografia ha una base molto larga, forma triango - Sirna G., 1995. The nerineids: taxonomy, strati- lare falciforme, con sommità tronca e graphy and paleoecology with particular refe - talvolta arrotondata e rivolta verso la rences to Italian examples. Geologica Romana , zona abapicale (ossia lontana dall’apice 31, pp. 285-305. della conchiglia) (Tav. I). Praturlon A., Sirna G., 1976. ulteriori dati sul margine cenomaniano della piattaforma car - P. requieni sembra avere, come alcune bonatica laziale-abruzzese. Geologica Romana, specie di nerinee, una preferenza di ha - 15, pp. 83-111. 22 I Fossili del Museo “Ardito Desio” QUADERN I DE L MUSEO

Struttura generale delle nerinee

a b

c d

Figura 1 - a: Disegno dell’apertura di un nerineide generico con il dettaglio delle pieghe interne; b: Sezione longitudinale di P. requieni (da Praturlon & Sirna, 1976); c: Nomenclatura delle pos - sibili pieghe di un nerineide (modificata da Sirna, 1995); d: Poliptyxis schiosensis , esemplare completo (sinistra) e sezione longitudinale (destra) (da Carbone et al., 1971) DICEMBRE 2012 - N. 7-8 I Fossili del Museo “Ardito Desio” 23

TAVOL AI

Plesioptygmatis requieni (d’orbigny)

1 2

3

1 - Sezione longitudinale naturale (per erosione). Il riquadro indica una parte della spira ed è ingrandito in fig. 2. 2 - Dettaglio delle quattro pieghe interne: pc : piega columellare; pl : piega labiale; pp : piega parietale. 3 - Dettaglio del riempimento di parte della spira a opera di calcite secondaria. 24 GEOSITI DEL LAZIO QUADERN I DE L MUSEO

Alla scoperta del nostro patrimonio geopaleontologico La Solfatara di Tor Caldara e la Successione pliocenica della Villa di Nerone

Andrea Bollati

dopo aver visitato due geositi ubicati Solfatara di Tor Caldara sui monti dell’Appennino laziale, ci spo - stiamo sulla costa per andare a cono - Il primo geosito che visitiamo coincide scere la Solfatara di Tor Caldara e la Suc - con la piccola Riserva Naturale Regionale cessione pliocenica della Villa di Nerone ad di Tor Caldara che si estende per 44 ettari Anzio (fig. 1). sul litorale laziale tra Anzio e Lavinio (fig. 2). La Riserva, istituita nel 1988, è Sito di Im - portanza Comunitaria (SIC) e costituisce una testimonianza ormai rara dell’am - biente che caratterizzava le coste del Lazio meridionale, ormai in gran parte urbanizzate. L’area protetta prende il nome dalla tor - re di avvistamento costruita da marcan - tonio colonna nel 1565, mentre il to - ponimo Caldara si riferisce all’attività di estrazione dello zolfo (presente sin dal - l’antichità, durante la Roma imperiale e con un forte impulso tra il Xv e la pri - ma metà del XIX secolo), che richiedeva l’impiego di forni per la lavorazione dei sedimenti argilloso-sabbiosi dai quali veniva estratto lo zolfo. Tali attività mi - nerarie hanno modificato notevolmente il paesaggio dell’area, che ha comunque

Figura 1 - Stralcio della Carta Stradale d’italia Andrea Bollati : PhD, Dipartimento di Scienze del tCi (scala 1:200.000) con l’ubicazione Geologiche, Università degli Studi “Roma Tre”; dei geositi della Solfatara di Tor Caldara e della e-mail: [email protected] Successione pliocenica della Villa di Nerone DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Geositi del Lazio 25

Figura 2 - Immagine tratta da Google Earth della riserva Naturale regionale di tor Caldara , con ubicazione dei luoghi di maggior interesse

mantenuto il suo fascino, ed è stato scel - contrando la falda acquifera, danno luo - to non a caso per il set di film ben noti, go alle sorgenti solfuree. come Ben Hur, l’odissea, django e Il Il percorso, obbligato, all’interno della vangelo Secondo matteo di Pasolini. riserva inizia attraversando un bel bosco nella riserva sono presenti alcune sor - di lecci arricchito con diffusi sugheri. genti solfuree, la più grande delle quali dopo poche centinaia di metri si giunge dà origine alla solfatara ( “emissione gas - alla prima sorgente solfurea con piccolo sosa con rilevante presenza di composti dello lago che permette la visione di manife - zolfo, che si verifica in presenza d’acqua” ) di stazioni gassose di idrogeno solforato Tor caldara. (H 2S) dal tipico odore. Queste particolari sorgenti rappresenta - Si prosegue lungo il sentiero arrivan- no la testimonianza dell’attività tardiva do alla sorgente più grande, nota come del distretto vulcanico dei colli Albani, “cava vecchia” o “Zolfatara” (fig. 3); in i cui margini distano dall’area in oggetto questo luogo, oltre alle manifestazioni circa 10 km e le cui ultime manifestazio - gassose di H 2S, è possibile riconoscere ni eruttive risalgono a circa 20.000 anni sulle rocce circostanti lo zolfo sottofor - fa. L’attività vulcanica tardiva qui si ma - ma di incrostazioni diffuse, ma non è ra - nifesta con la risalita, da serbatoi mag - ro vedere anche cristallini delle dimen - matici profondi, di gas (come l’idrogeno sioni di alcuni millimetri. Altri minerali solforato e l’anidride carbonica) che, in - diffusi sono il gesso (caSo 4, solfato di 26 Geositi del Lazio QUADERN I DE L MUSEO

il passaggio dai depositi di ambiente di mare più pro - fondo (neritico) a depositi di ambiente di spiaggia; al di sopra di questa superficie è presente, infatti, uno stra- to ghiaioso, non continuo, di pochi decimetri di spessore, con ciottoli di selce nera, al di sopra del quale seguono circa 30 cm di sabbie e ghiaie, con struttura a sottili lamine a debole inclinazione verso mare. Sopra questo orizzonte se - Figura 3 - Sorgente nota come “ Cava Vecchia ” o “ Zolfatara ” guono strati in prevalenza sab - biosi, decimetrici, con fre - calcio), in cristalli che talora raggiungo - quenti lamine inclinate (fig. 5); in alcuni no i 5-6 cm, e la marcasite (FeS 2, solfuro intervalli queste lamine immergono ver - di ferro) a forma di noduli, sferule e pa - so nW e in altri verso Se. Sopra gli oriz - tine, con dimensioni da qualche milli - zonti a lamine inclinate è presente circa metro fino al centimetro. un metro di sabbie con lamine piano-pa - dirigendosi verso il mare, il percorso rallele, ancora debolmente immergenti giunge a un interessante affioramento, verso mare, alle quali seguono sabbie costituito da sedimenti plio-pleistocenici apparentemente senza strutture, ma con prevalentemente sabbiosi (fig. 4). tracce di bioturbazione. Questi depositi, organizzati in strati immergenti debol - mente verso il mare (W-SW), sono costituiti alla base da ar - gille siltose marine, di colore grigio, al cui interno si pos - sono trovare resti di bivalvi fossili del genere Pecten; tali sedimenti sono attribuiti a un ambiente marino neritico (porzione della piattaforma continentale compresa tra la zona litorale e l’inizio della scarpata). Il pacco di strati argillosi è li - mitato verso l’alto da una su - Figura 4 - Affioramento di sedimenti sabbiosi perficie di erosione, che segna del Plio-Pleistocene DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Geositi del Lazio 27

Figura 5 - Strati prevalentemente sabbiosi con lamine inclinate divergenti

ma qual è il significato del particolare luce da una campagna di scavi archeo - assetto dei vari orizzonti soprastanti le logici iniziata nel 1999. argille? Gli orizzonti con lamine piano- parallele sono attribuite alla porzione Come arrivare a Tor Caldara della spiaggia nota come battigia ; quelli L’ingresso della riserva si trova al km 34,400 con lamine con diverse vergenze (cioè della SS. 601 (Litoranea tra Lavinio e Anzio). direzione dell’inclinazione) mostrano L’area è visitabile gratuitamente il giovedì , il sa - l’attività ciclica di deposizione e sman - bato e la domenica; nel periodo invernale dalle tellamento dei sedimenti da parte del ore 9.00 alle ore 16.30 (ultimo ingresso ore 16.00) moto ondoso; infine, quelli senza strut - e nel periodo estivo dalle ore 9.00 alle ore 18.00 ture sono attribuibili alla porzione emer - (ultimo ingresso ore 17.30). sa della spiaggia. Per informazioni, visite guidate (gruppi e scuole) Per chiudere la visita alla Riserva di Tor telefonare dal lunedì al mercoledì, dalle 9.00 caldara si consiglia di arrivare sino alla alle 12.00, al numero 06/9864177. torre omonima, sita sul promontorio an - tistante il mare e costruita in gran parte Consultare il sito: con materiale proveniente dalla villa ro - http://www.torcaldaraparco.it/ mana di epoca imperiale i cui resti (adia - o scrivere a: centi alla torre) sono stati riportati alla [email protected] 28 Geositi del Lazio QUADERN I DE L MUSEO

Figura 6 - Il faro del lido di ponente e la falesia con i resti archeologici del complesso della “Villa di Nerone ”

La costa della Villa di Nerone arrivare alla città di Anzio (fig. 1), e in particolare al faro del lido di ponente. Per giungere al secondo geosito propo - da qui si scende alla spiaggia, dalla qua - sto, dalla Riserva di Tor caldara si pro - le sono ben visibili la falesia e i resti segue lungo SS. 601 verso sud, sino ad archeologici del complesso di strutture

Figura 7 - Tratto della falesia con la successione pliocenica costituita prevalentemente da calcareniti e sabbie DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Geositi del Lazio 29

definito Villa di Nerone (fig. 6), il cui nucleo più antico fu costruito nel II secolo a.c. La falesia è costituita da sedimenti marini del Pliocene me - dio-superiore; la porzione basale di questa è caratterizzata da argille sab - biose grigie, di ambiente neritico, os - sia poco profondo, prossimo ad un antico litorale, contenenti fossili ti - po Pecten, radioli di echinidi e resti di Briozoi. Sopra tali depositi pog - giano delle calcareniti color giallo-bei - ge di ambiente di spiaggia sommer - Figura 9 - Gusci centimetrici di conchiglie fossili sa, costituite da frammenti di gusci di bivalvi del genere Pecten . La disposizione di organismi, e che verso l’alto si delle valve coincide con l’orientazione degli strati mostrano più fini, d’aspetto sabbio - so (fig. 7). Le calcareniti, formate da stra - Per concludere la giornata che vi ha per - ti inclinati debolmente verso Se (fig. 8), messo di apprezzare alcune bellezze sono ricche di fossili, rappresentati pre - geologiche e paesaggistiche di questo valentemente da pettinidi, anche con val - tratto della costa del Lazio, se la stagio - ve allineate a costituire dei livelli (fig. ne è quella giusta non vi resta che fare 9), e subordinatamente da gasteropodi, un bel bagno al cospetto del suggestivo brachiopodi, ostree. Lungo la successione luogo oppure una passeggiata sino al esposta, a tratti è facile osservare petti - caratteristico porto di Anzio. nidi a valve chiuse o con valve la cui concavità è rivolta verso l’alto: ciò indica che l’antico ambiente di deposizione era caratterizzato da una bassa energia. Bibliografia AA. vv., 1993. Guide Geologiche Regionali, Vol. 5: Lazio. Società Geologica Italiana, Be-mA ed. P. 177-190, 208-223. caneva G., Travaglini c. m., 2003. Atlan- te storico-ambientale Anzio Nettuno. Pro - vincia di Roma, università degli studi Roma Tre (croma). de Luca editori d’Arte. Fattori c., mancinella d., 2010. La conser - vazione del Patrimonio Geologico del Lazio. Materiali, modelli, esperienze. ARP-Regio - ne Lazio. edizioni ARP.

Siti internet consigliat i: http ://www.torcaldaraparco.it/ Figura 8 - I sedimenti costituenti la falesia sono http ://www.arplazio.it organizzati in strati inclinati di pochi gradi verso SE http ://www.geositi.net/public/ 30 SISTEMI MUSEALI QUADERN I DE L MUSEO Nascita ed evoluzione di un sistema museale: il Sistema naturalistico RESINA della Regione Lazio

Lorenza Merzagora

L’aggregazione dei musei in sistemi e L’origine del Progetto RESINA reti museali costituisce un aspetto rile - vante degli sviluppi museologici degli Il quadro di riferimento per il progetto ultimi venti anni, tanto rispetto alle po - di un sistema museale naturalistico re - litiche gestionali quanto a quelle più gionale risale alla seconda metà degli squisitamente culturali. anni novanta e coincide con la crescente nell’ambito della programmazione mu - attenzione della Regione Lazio ai valori seale della Regione Lazio, la diffusione del territorio nelle sue dimensioni stori - di reti e sistemi museali diversi per na - co-culturali e ambientali, alle problema - tura giuridica, estensione, omogeneità tiche di conservazione degli ecosistemi, dei poli afferenti alla rete o per tipologia alla crescita del turismo. di coordinamento (sistemi museali loca - La straordinaria proliferazione di pic - li, territoriali, tematici) è stata accompa - cole realtà museali trovava un riflesso gnata, più recentemente, da un’evolu - nell’elaborazione di nuove strategie di zione della riflessione sui ruoli e sulle coordinamento e valorizzazione nella funzioni dei sistemi. nel caso del Siste - Legge Regionale n. 42 del 1997, Norme in ma museale RESINA (RE te SI stemica materia di beni e servizi culturali , che sta - NA turalistica), questo processo ha pro - biliva nuove strategie per l’organizza - dotto un’importante rimodulazione del - zione, la valorizzazione e il coordina - la struttura sistemica, portando l’atten - mento dei muse i (1) . zione non solo sui benefici di natura Questa introduceva, con l’art. 22, i “si - “cumulativa” che derivano dall’aggre - stemi tematici” quali strumenti attraver - gazione museale, ma anche sui possibili so cui le «singole strutture museali ed espo - ruoli “emergenti” ascrivibili alla natura sitive, omogenee per materia, organizzano, multipolare del Sistema. (1) Sono di competenza regionale i musei di enti Lorenza Merzagora : Coordinamento scientifico locali; i musei di interesse locale, diversi da - Sistema museale RESINA della Regione Lazio; quelli statali e di enti locali, aperti al pubblico, e-mail: [email protected] e i musei di aziende o enti regionali aperti al pubblico. DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Sistemi Museali 31

Figura 1 - La Sala degli Scheletri del Museo Civico di Zoologia di Roma (foto Archivio Sistema rESiNA - regione Lazio)

con il coordinamento della Regione, forme di la creazione di poli espositivi capaci cooperazione per la valorizzazione, la divul - di comporre un itinerario sul territo- gazione, lo studio e la ricerca sul tema di rio. Identificava temi e località rilevanti propria pertinenza» . ai fini di una musealizzazione fornen - La configurazione del Sistema veniva do l’orientamento per nuovi interven - prefigurata nel Progetto RESINA (REte ti espositivi; al tempo stesso si poneva SIstemica NAturalistica) per lo sviluppo del quale griglia di riferimento per evitare sistema museale naturalistico del Lazi o (2) . la duplicazione di realtà simili. configurato come programma di ricer - complessivamente, il progetto assu- ca-azione, il progetto delineava l’ipotesi meva l’accezione di un museo di tipo di una rete finalizzata a «promuovere e “interpretativo”, ossia un museo ca- diffondere la conoscenza dei più significa- ratterizzato da funzioni comunicative tivi valori ambientali del Lazio» attraverso più che dalle tradizionali funzioni di ri - cerca e conservazione associate alle col - (2) cuggiani m. c. e Forniz c. (a cura di) 2002. lezioni. In particolare, poneva l’accento Progetto RESINA per il Sistema museale tematico naturalistico del Lazio . Regione Lazio, Assesso - sulla convergenza tematico-disciplina - rato alla cultura, Spettacolo, Sport e Turismo. re dei musei, identificando quali ruoli 32 Sistemi Museali QUADERN I DE L MUSEO

Figura 2 - Attività didattiche al Museo del Fiore di Acquapendente (foto Archivio Sistema rESiNA - regione Lazio)

principali del Sistema la valorizzazione L’analisi del contesto di pertinenza re - del patrimonio naturalistico del terri - gionale ha mostrato, infatti, come il pa - torio e l’educazione naturalistico-am - norama museale fosse articolato e non bientale. facilmente omologabile secondo criteri di omogeneità disciplinar e (3) .

I musei del Lazio: (3) Lo sviluppo progettuale è stato curato da un apposito Gruppo di lavoro e si è basato sul censi - un panorama eterogeneo mento dei musei naturalistici del Lazio, l’invio di un questionario a tutti i musei censiti e la A partire dal 2007, l’attenzione della Re - somministrazione di interviste semi-strutturate gione Lazio si è focalizzata sull’eteroge - ai direttori di 10 musei dell’organizzazione mu - seale Regionale. Belisario F., Forti G., merzagora neità dei musei naturalistici, con l’obiet - L. 2010. RESINA. La natura nei musei del Lazio. tivo di riformulare ed espandere le fi - Regione Lazio / museo del Fiore. Per un quadro nalità del Sistema ReSInA alla luce dei sui musei scientifici del Lazio cfr. anche: merza - gora L. 2007. Accesso alla cultura scientifica nei molteplici ruoli dei musei nella società musei: il caso del Lazio. Museologia scientifica 1 contemporanea. (1) nuova serie: 108-118. DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Sistemi Museali 33

L’assenza di un grande museo di scien - Altri sono specializzati nell’educazione, ze naturali è, infatti, compensata sul ter - come il Museo Civico Adolfo Klitsche De ritorio dalla diffusione di numerosi mu - La Grange di Allumiere (Rm). sei di piccola e media dimensione. Que - Alcuni musei hanno collezioni limitate e sti comprendono tipologie con ruoli e centrano la propria identità sul rapporto funzioni diverse: musei tradizionali , do - con il territorio. tati di collezioni, e musei interpretativi , a collocati nelle aree protette o in situa - prevalente vocazione espositiva, science zioni di pregio naturalistico, assumono centre , mostre e collezioni permanenti e, obiettivi di conservazione, interpreta- infine, centri visite e spazi polifunzionali zione, educazione, come il Museo Geopa - delle aree protette. leontologico “Ardito Desio” di Rocca di Alcuni musei “storici” hanno collezioni cave (Rm) o il Museo del Fiore di Acqua - più o meno importanti e svolgono fun - pendente (vT, fig. 2). zioni di ricerca, come il Museo Civico di Infine, alcuni musei sono vicini alla tipo - Zoologia di Roma (fig. 1) o il Museo del logia del “centro visite” delle aree pro - Mare e della Costa “Marcello Zei” di Sa - tette, come il Museo della Tuscia Rupestre baudia (LT). a Barbarano Romano (vT) o il Museo Na -

Figura 3 - Panoramica sulla Riserva Naturale Regionale di Nazzano Tevere-Farfa (foto Archivio Sistema rESiNA - regione Lazio) 34 Sistemi Museali QUADERN I DE L MUSEO

turalistico Etnografico della Riserva Natu - per comprendere la complessità dei fe - rale Lago di Posta Fibreno (FR). nomeni naturali e delle dinamiche so - A questa molteplicità di tipologie e fun - cio-culturali a questi associate. Indirizzi zioni fa specchio un ventaglio di possi - regionali e nazionali indicano la centra - bili ruoli museali. lità dei musei per l’educazione scientifi - Tradizionalmente orientati alla conser - ca scolastica, quali risorse di eccellenza vazione, alla ricerca, all’educazione, i per lo svolgimento di esperienze di in - musei hanno recentemente conquistato dagine e sperimentazione. una nuova attenzione in relazione alle A tali istanze si aggiungono ruoli socio- problematiche ambientali e alla crisi dei culturali spesso ignorati ma tuttavia rapporti tra scienza e società. I loro re - centrali nella vita quotidiana dei piccoli perti sono oggi considerati un “archi - musei del territorio. Luoghi di incrocio vio” della biodiversità che rivela nuovi tra comunità e saperi, i musei regiona- significati con lo sviluppo delle tecnolo - li si trovano in posizione di contiguità gie di indagine molecolare. con diversi attori culturali, economici e La creazione di network per lo sviluppo sociali del territorio, spesso al centro di di standard e piattaforme informatiche complessi processi di sviluppo. La loro che consentano lo scambio di dati sulle presenza, stabile nel tempo, e la capacità collezioni in scala globale e nazional e (4) progettuale li configurano come “presi - e la nascita di strutture per la biodiver - di culturali”, spesso capaci di generare sità, come l’ Osservatorio sulla Biodiversità processi inattesi. delle Aree Protette del Lazio, prospettano La nascita dell’Università Popolare della un possibile ruolo dei poli ReSInA nella Valle del Tevere , supportata dal Museo del pianificazione di interventi ambientali e Fiume di nazzano (Rm, fig. 3), l’attiva - nella tutela delle aree protette. zione della raccolta differenziata dei ri - Su un secondo fronte, i musei naturali - fiuti ad Acquapendente (vT) stimolata stici hanno un ruolo rilevante nei rap - dal Museo del Fiore , le attività dedicate al porti tra scienza e società. La presenza tessuto giovanile (corsi di fotografia e di spazi espositivi e oggetti “reali”, la gestione della sentieristica locale) realiz - possibilità di incrociare storie e punti di zate dal Museo Naturalistico dei Monti vista, l’esistenza di laboratori didattici e Prenestini di capranica Prenestina (Rm, professionalità qualificate caratterizza - fig. 4), sono ricadute inattese della pre - no, infatti, il museo quale spazio ideale senza dei musei: contributi concreti allo sviluppo del territorio che spesso sfug - (4) Il portale BioCASE (Biological Collection Access gono alla valutazione complessiva del Service Europe ) e lo sviluppo dello standard loro operato. ABCD (Access to Biological Collections Data) con - vergono a livello europeo per promuovere l’in - terscambio di informazioni tra le collezioni na - turalistiche dei principali musei. Il Sistema museale RESINA Le collezioni dei musei ReSInA sono accessibili attraverso il sito web del Sistema nello standard europeo ncd: L’eterogeneità dei musei e dei loro pos - http://www.museiresina.it/collezioni.htm?vms=96 sibili ruoli sul territorio ha costituito la DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Sistemi Museali 35

Figura 4 - Particolare di diorama nel Museo Naturalistico dei Monti Prenestini di Capranica Prenestina (foto Archivio Sistema rESiNA - regione Lazio)

base per la rimodulazione del Sistema dei musei alle politiche culturali, eco - ReSInA quale strumento della pro - nomiche e sociali del territorio (integra - grammazione regionale deputato a co - zione sociale, sviluppo turistico ed eco - ordinare attività orientate da obiettivi nomico). strategici regionali e nazionali. Tali obiettivi riflettono identità e voca - Gli obiettivi del Sistema spaziano dalla zioni espresse in modo diverso dai di - valorizzazione e promozione del terri - versi musei: per tale motivo, l’artico - torio (la rete come itinerario di temi lazione del Sistema è flessibile e com - integrati), alla ricerca e alla conserva - prende due aree tra loro collegate, l’ Area zione del patrimonio naturalistico regio - Scientifica Museale e l’ Area Museale In - nale (un network per lo studio e il moni - terpretativ a (5) . toraggio della diversità della natura); La prima area comprende musei con dall’educazione scientifico-naturalistica forte vocazione, chiare competenze e (un’opportunità per lo sviluppo proget - tuale, un supporto coordinato per l’edu - (5) L’articolazione aggiornata del Sistema è con - cazione scolastica) alla partecipazione sultabile sul sito www.museiresina.it 36 Sistemi Museali QUADERN I DE L MUSEO A N I S E R

a m e t s i S

l e n

e s e r p m o c

i l a e s u m

à t l a e r

5 1

e L

- 5

a r u g i F DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Sistemi Museali 37

adeguate risorse per la ricerca scientifi - composto dai direttori in organico dei co-naturalistica e/o finalizzate all’edu - musei dell’ Organizzazione Museale Regio - cazione. nale , attraverso figure di coordinamento Questi poli hanno carattere di eccellenza scientifico-operativo. e concorrono ad assumere i ruoli e le funzioni complesse proprie del “mu - seo”: svolgono attività di ricerca e co - Infine, la programmazione operativa del municazione nei diversi ambiti delle Sistema si sviluppa in tre direzioni. scienze naturali e rappresentano uno Collezioni e ricerca: finalizzata allo svi - strumento per la valorizzazione del ter - luppo di politiche sistemiche di incre - ritorio. Sviluppano azioni di monitorag - mento e studio delle collezioni, nonché gio, documentazione e tutela della bio - al raggiungimento di standard di gestio - diversità collaborando con il sistema ne, quali presupposti per sviluppare il delle aree protette; costituiscono poli di ruolo del Sistema nella conoscenza, nel riferimento regionale per l’educazione monitoraggio e nella tutela della biodi - scolastica. versità. L’Area museale Interpretativa si rivol - Comunicazione, educazione, accessibi - ge a musei con prevalente vocazione lità: finalizzata a sviluppare la comuni - comunicativo-espositiva. Tali strutture cazione e l’attività educativa dei poli del concorrono, attraverso l’articolazione Sistema promuovendo l’accesso per di - del Sistema, all’interpretazione della na - verse fasce della popolazione, in parti - tura del Lazio e promuovono la tutela e colare attraverso la formazione profes - la valorizzazione delle emergenze natu - sionale, la programmazione di iniziative ralistiche del territorio. Partecipano al condivise, lo scambio di risorse ed espe - Sistema attraverso attività di formazio - rienze tra i musei. ne, promozione, scambio di esperienze e materiali comunicativi. Musei e territorio: finalizzata a catalizza - Il Sistema ReSInA comprende attual - re lo sviluppo di nuovi ruoli dei musei mente 15 realtà museali ed è coordinato promuovendo il loro coinvolgimento direttamente dalla Regione Lazio (Area nelle iniziative locali e incoraggiando un Servizi e Strutture culturali, fig. 5), con raccordo con gli attori sociali, culturali la consulenza di un comitato scientifico ed economici presenti sul territorio.

www.museiresina.it 38 UN LIBR O ALLA VOLTA QUADERN I DE L MUSEO Aldo Altamore, Sabino Maffeo Angelo L’avventura scientifica del Collegio Romano

a cura di Maurizio Chirri

Boscovich, oltre all’eclettica figura di Athanasius Kircher. Il volume, che coor - dina contributi di vari autori ed è curato dal Prof. Aldo Altamore, del diparti - mento di Fisica dell’università Roma Tre, e da Padre Sabino maffeo S.J., della Specola vaticana, permette al lettore di ricostruire il percorso di fondamentali scoperte per l’Astronomia, e di soddisfa - re curiosità storiche sullo sfondo di un periodo, quello intercorso fra il 1849 e il 1878, così ricco di eventi a livello nazio - nale e internazionale. Infatti la traietto - ria scientifica di P. Secchi si svolge, per gran parte, nell’arco di tempo intercorso L’avventura scientifica dell’osservato- fra l’eco, appena spenta, degli ultimi rio del collegio Romano, come la storia scontri tra garibaldini e truppe francesi dell’Astronomia in Roma, rappresenta che segnarono l’epilogo tragico della Re - un capitolo di rilievo per la storia della pubblica Romana e le cannonate del ge - scienza. Il fondamentale lavoro di Padre nerale La marmora che aprirono la brec - Angelo Secchi S.J. (1818-1878) che aprì la cia a Porta Pia. Questo sfondo traspare strada allo sviluppo dell’Astrofisica, si in quasi tutti i contributi che costituisco - svolse in una cornice, quella del palazzo no i 12 capitoli del volume: la figura e della chiesa di S. Ignazio, sede della umana e scientifica di Angelo Secchi si compagnia di Gesù, che già nei secoli evidenzia così nel contesto di un mondo precedenti, dall’inizio del XvII alla fine in rapido cambiamento. non si possono del XvIII, aveva prodotto esiti di rilievo leggere altrimenti le righe del suo diario per le scienze astronomiche, matemati - del 20 settembre 1870: «Bello. Cannonate che, fisiche, e geofisiche grazie a studiosi al mattino... furfanterie fino a sera» . La for - e scienziati, quali fra gli altri, cristoph mazione di fisico certamente lo indi - clavius, cristoph Scheiner e Ruggero rizzò alle ricerche in campi inesplorati dell’astronomia, aprendo, così, la breve Maurizio Chirri : Direttore del Museo , Docente ma intensa stagione italiana degli studi a contratto, Università degli Studi “Roma Tre” spettroscopici, culminata, insieme a Pie - DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Un libro alla volta 39

tro Tacchini, nella fondazione della So - vista Natura e Arte (il primo dei quali cietà degli Spettroscopisti italiani . dal 1867, pubblicato il 1° febbraio del 1893), dedi - data della sua prima classificazione cati alla possibilità di vita su marte. spettrale degli astri, con la conseguente L’autore sosteneva che non si poteva capacità di riconoscerne le proprietà fi - esprimere laicamente un migliore parere siche, erano passati circa trent’anni, da sull’argomento, tenuto conto dell’autore - quando massimi astronomi e autorevoli volezza dello scienziato e delle sue rifles - accademici dell’epoca, quali Francois sioni etiche e religiose. I rapporti fra i Aragò e Auguste comte, avevano di - due massimi astronomi italiani dell’epo - chiarato che gli astronomi mai avrebbe - ca sono accuratamente descritti: differen - ro svelato la natura delle stelle. come ti nella formazione e negli stili di vita e evidenziato da Padre Sabino maffeo, di ricerca, ben rappresentarono aspetti nell’intensa e pionieristica attività di An - diversi, non inconciliabili, dell’Italia del gelo Secchi si può leggere anche il pro - Risorgimento e dell’unità. nel loro rap - posito di contrastare la diffusa opinione porto epistolare sono presenti i grandi di una chiesa completamente, o in gran temi scientifici, le prospettive di progetti parte, ostile al progresso scientifico. che ebbero esiti alterni, le comuni diffi - Padre Secchi non fu solo in questa bat - coltà, anche se vissute da prospettive di - taglia, si può citare, tra gli altri, nel cam - verse: l’astronomo di Brera interlocutore po delle Scienze naturali, anche il ruolo del governo, rappresentante della scien - di un altro ecclesiastico, l’Abate Stoppa - za ufficiale; Padre Secchi, emarginato ni. mentre in diversi capitoli del libro gli dalla politica, anche se rispettato per la autori sottolineano il suo costante ri - credibilità e l’autorevolezza scientifica spetto per l’obbedienza gerarchica, pure da governanti che, seppure prevenuti viene rilevato che fu una figura caratte - politicamente, erano spesso scienziati o rizzata da un’elevata autonomia di pen - letterati di rilievo, come Quintino Sella e siero, anche su temi critici per la chiesa Francesco de Sanctis. dell’epoca, quali la natura fisica e le ori - come il lettore può immaginare, quella gini della Terra, o la questione, che si tratteggiata sullo sfondo dell’attività aprì proprio nella seconda metà dell’ot - scientifica, degli interessi e della vita tocento, della ricerca di vita intelligente d’ogni giorno di Angelo Secchi, era nel cosmo. «Benché la vita non sia penetra - un’Italia ben differente da quella attuale. bile nei nostri telescopi, tuttavia dall’analo - un’occasione per conoscerla in uno stra - gia del nostro globo, possiamo argomentare ordinario percorso di scienza e storia. la generale esistenza negli altri, e quale sor - presa sarebbe se, fra tanti milioni, anche molti e molti sistemi fossero deserti? L’im - Aldo Altamore, Sabino Maffeo mensità della fabbrica, non verrebbe perciò Angelo Secchi meno alla sua dignità, né allo scopo inteso dell’Architetto ». L’avventura scientifica Questa citazione di Giovanni Schiapa - del Collegio Romano relli, tratta dal volume Lezioni di Fisica Quater Editore, 2012, 328 pp. Terrestre , compare in due articoli sulla ri - 40 UN LIBR O ALLA VOLTA QUADERN I DE L MUSEO

Vito F. Polcaro, Andrea Martocchia Storia sociale dell’astronomia

a cura di Maurizio Chirri

Gli autori si collocano nel solco della storiografia anti-idealistica, in un mo - mento storico difficile per tale indirizzo. ne risulta la lettura di un testo ricco di spunti e riflessioni originali. Questa storia dell’astronomia, suddivisa in due parti, la prima riferita all’ambito geografico occidentale, la seconda alla cina, prende l’avvio dalla circa contem - poranea distruzione della Biblioteca di Alessandria, o “quello che ne rimaneva” (391 d.c.), e dalla tragica fine dell’ultima importante rappresentante della filoso - fia neoplatonica, Ipazia (416 d.c.), even - ti connessi con la fine del periodo di tolleranza verso tutti i culti, iniziato con Gli autori del volume sono specialisti l’editto costantiniano (313 d.c.). nel campo delle supernove storiche. In Il collasso dell’impero romano d’occi - particolare, l’Ing. Polcaro è noto al gran - dente e la distruzione dei centri del sa - de pubblico per lavori sulle testimonian - pere organizzati (biblioteche e scuole ze storiche della supernova del 1054 filosofiche) preannunciava un lungo pe - d.c., finalizzati alla precisa ricostruzio - riodo di assoluta regressione culturale ne della tipologia di quell’evento astro - per l’europa occidentale. nomico ( Le Scienze , 292, dicembre 1984). Gli autori riconoscono in motivi sociali Questo volume si delinea come un con - lo sfondo del collasso culturale: la cultu - tributo originale alla storiografia scien - ra e la scienza greco-romana si identi - tifica. ficavano con le classi privilegiate, men- Il titolo definisce l’approccio di ricerca, tre il cristianesimo si diffondeva fra gli legato alla concezione dialettica della emarginati della società. Anche l’analisi Storia, per cui in ogni periodo i cambia - del periodo altomedievale, le personali - menti non sono variabili indipendenti tà scientifiche che emergono dalle scuo- dal contesto socio-economico, ma il ri - le presso i monasteri o quelle ecclesiali sultato dei conflitti sociali che ne sono (vIII-IX sec. d.c.), e la successiva nascita il motore. delle prime università in Italia e in altri DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Un libro alla volta 41

paesi dell’europa occidentale (XI-XIII La seconda parte del testo è dedicata sec.), sono legate alle trasformazioni all’Astronomia in cina. La rilevante economiche, alla riorganizzazione dap - quantità di dati relativi a fenomeni prima lenta poi più impetuosa del siste - astronomici, quali eclissi, congiunzioni ma urbano, alla ripresa dei commerci e occultazioni stellari o planetarie, appa - per vie continentali e marittime. La na - rizioni di “stelle ospiti”, comete, osser - scita delle corporazioni artigiane e mer - vazioni di macchie solari e aurore borea - cantili spinge insieme l’innovazione tec - li, raccolti negli annali dell’ufficio astro - nologica e la ripresa degli studi per nomico del celeste Impero, sotto diver - l’astronomia applicata alla navigazione, se dinastie, in particolare la Han (206 reinserendo nella cosmografia di deriva - a.c.-220 d.c.) e la Song (960-1279 d.c.), zione classica (Plinio, marziano capella, rappresentano un’importante fonte per macrobio) il riscontro con le acquisizioni gli storici dell’astronomia e un terreno esperienziali di marinai e viaggiatori. privilegiato proprio per gli studi di fe - Anche il recupero, la reinterpretazione nomeni di “alta energia”, quali novae o da parte degli studiosi arabi di fonda - supernovae , o tramite i dati delle eclissi e mentali autori e testi scientifici ellenisti - sulle aurore boreali, considerazioni sulle ci, a partire da Tolomeo, Galeno, Filone qualità geofisiche del nostro pianeta. di Bisanzio, il successivo passaggio di La notevole esperienza nel campo della questi testi in occidente, è interpretato storia dell’astronomia cinese degli auto - alla luce dello scontro-confronto con la ri consente al lettore di conoscere aspet- civiltà araba, tramite gli scambi com - ti di un sistema didattico e formativo, merciali e la convivenza nelle aree di quello dei quadri dirigenti e culturali confine dei due mondi religioso-cultu- dello stato cinese, durato per oltre due rali, per esempio nella penisola iberica. millenni, di sorprendente modernità. così, passando per Giovanni Scoto, Gio - organizzazione di scuole, università, vanni Sacrobosco, Gerardo da cremona, esami di stato, rammentano analoghi at - fino a copernico, Galileo e Keplero, si tuali, come le intromissioni politiche. compone per il lettore un quadro di di notevole interesse le pagine dedicate sintesi dove le personalità di spicco, gli alle due “stelle ospiti”, le supernove del “eroi della scienza”, per citare uno de - 1006 e 1054, connesse a singolari vicis - gli autori, sono ricollocati in un disegno situdini politiche sia in oriente che in ampio. occidente. non appaiono figure isolate ma elemen - ti di quella trama che è il progresso in - sieme socio-economico, tecnologico, cul - Vito F. Polcaro, turale e scientifico. Le radici materiali Andrea Martocchia del mondo contemporaneo sono da rin - tracciarsi non solo negli studi universi - Storia sociale tari o nelle biblioteche medievali, ma dell’astronomia anche nei laboratori artigiani di falegna - mi, fabbri, orologiai, o nei viaggi verso La Città del Sole, 2012, 216 pp. mercati lontani. stronomia & 42 a filatelia QUADERN I DE L MUSEO Padre Angelo Secchi L’astronomo del Collegio romano nei francobolli

a cura di Maurizio Chirri

Cat. Yvert & Tellier n. 675 Cat. Yvert & Tellier n. 676 Cat. Yvert & Tellier n. 677

nel 1978, per l’occasione del 100° anniversario della scomparsa, le Poste vati - cane hanno commemorato P. Angelo Secchi S.J. (Reggio emilia 28-06-1818, Ro - ma 26-02-1878) con l’emissione di tre valori. I francobolli presentano un’eru - zione solare, accompagnata dalla riproduzione di uno spettro solare, e un ova - le con il profilo dell’astronomo. ogni valore presenta inoltre uno strumento scientifico realizzato o utilizzato da Padre Secchi. Quello da L. 180 reca il di - segno del “meteorografo”, complesso strumento di registrazione di dati me - teorologici progettato dall’astronomo, premiato all’esposizione universale di Parigi del 1867. Il valore da L. 220 riporta il disegno di uno spettroscopio di tipo “combinato”, realizzato per lo studio della fisica solare e stellare, i cui risultati sono alla base della prima classificazione spettrale delle stelle e della nascita dell’Astrofisica. Il valore più alto (L. 300) rappresenta lo strumento principale dell’osservato - rio del collegio Romano, il rifrattore merz da 24,4 cm (R.F. 17,7), con cui Padre Secchi condusse le principali ricerche. Per commemorare l’opera dello scienziato, sono stati inoltre dedicati a Padre Secchi l’asteroide di Fascia Principale 4705 Secchi ; sulla Luna un cratere (dia - metro 22 km, coord. me - die: Lat. n 2,4, Long e 44), i Montes omonimi (lun - ghezza 53 km, coord. me - die: Lat. n 2,5, Long. e 43,2) e la rima Secchi (lun - ghezza 35 km, coord. me - die: Lat. n 1, Long e 44); infine, su marte, un cra - tere (diametro 234 km, coord. medie: Lat. S 58, Busta commemorativa con la serie completa di 3 valori Long. e 43,5). DICEMBRE 2012 - N. 7-8 APPUNTAMENTI AL MUSEO 43

ATTIVITÀ DIDATTICHE DEL MUSEO

Ufficio Comune (lunedì-sabato ore 9-13.30): tel. 06 9584098/9574952; fax 06 9584025 siti web: www.uniroma3.it www.hipparcos.it www.museiresina.it (sito del Sistema dei Musei Naturalistici del Lazio) mail: [email protected] [email protected]

Orari di apertura Pubblico: sabato e domenica: 10.00 - 13.00 e 16.00 - 19.00 Scuole e gruppi: martedì e venerdì su prenotazione (per scuole e gruppi superiori alle 20 unità); costi: euro 4-5 (per tipologia di attività). Note: Le attività si svolgono durante l’intero periodo scolastico. Attività previste: Visita al museo; Laboratorio; Percorso esterno; Intervento in classe: su richiesta.

I SCUOLE PRIMARIE - Alla scoperta delle rocce e dei fossili. Età: 8-10 anni; classi: 3-4-5; durata attività: 3 ore; costo: 4 euro. Obiettivi didattici: Introduzione all’osservazione del territorio della regione, l’orientamento geografico, il riconoscimento delle rocce e dei fossili.

I SCUOLE MEDIE - La storia del Lazio raccontata dalle rocce e dai fossili. Età: 10-13 anni; durata: 3 ore; costo: 4 euro. Obiettivi didattici: Introduzione all’osservazione del territorio della regione, l’orientamento geografico, il riconoscimento delle rocce e dei fossili, le fasi del- l’evoluzione dell’Appennino.

I SCUOLE MEDIE SUPERIORI - Sulle sponde di un altro mare: l’evoluzione geologica dell’Appennino centrale. Età: 14-18 anni; durata: 3 ore; costo: 4 euro. Obiettivi didattici: Introduzione all’osservazione del territorio della regione, il riconoscimento delle rocce e dei fossili, le principali fasi dell’evoluzione e della strutturazione della catena appenninica, la nascita del Mar Tirreno e dei vulcani laziali.

MODULO DIDATTICO “ESPLORIAMO IL CIEL O” Laboratorio: Serata astronomica (o Planetario didattico, sostitutivo per cause me - teorologiche o su richiesta); durata: 150’-180’; costo: 5 euro. Attività previste: Visita al museo; Seminario; Osservazione astronomica; Plane- tario (opzionale); Percorso esterno. Obiettivi didattici: Favorire l’acquisizione delle conoscenze di base dell’Astronomia. 44 GEOG-EQO-UQUIIZZ GEO-QUIZ GEOQ-UADQERN I DUE L MUISEO Z

SOLUzIOnI DEI GIOCHI DEL nUMERO PRECEDEnTE

1. Geo-crucintarsio 2. Trova la parola

3. Li riconoscete? a. Corallo cervello; b. Esacoralli; c. circa 100 milioni di anni fa

1. GEO-CRUCINTARSIO

In questo riquadro sono nascosti alcuni nomi “geologici”. Le parole possono essere scritte anche al contrario, oblique e dal basso verso l’alto… TROVATEL I!

CALCITE – CORALLI – MONTAGNE – VULCANO – NUCLEO – FAGLIA – SISMOMETRO – ROCCE – MINERALI GDEICEMOBRE 201-2 Q- N. 7-8UIZ GEO-QUIZ GEO-GeQo-QUuizIZ 45

2. TROVA LA PAROLA

Completate lo schema di parole orizzontali, aiutandovi anche con gli articoli di questo numero dei Quaderni e con le lettere già inserite; troverete così la parola verticale nelle caselle evidenziate, che corrisponde a uno strumento fondamentale nello studio dei terremoti!

1. Lo sono bivalvi e gasteropodi 2. I Monti su cui sorge Rocca di Cave 3. Sistema che coordina i musei naturalistici del Lazio 4. Lo è il cambiamento che porta a una glaciazione 5. Luogo di particolare rilevanza geologica 6. L’inquinamento che non permette di osservare il cielo stellato! 7. Noto astronauta statunitense 8. Gruppo di organismi che comprende il fossile P. requieni 9. Zona del Lazio ricca di sorgenti sulfuree 10. La carta che rappresenta le diverse rocce della superficie terrestre

3. LO RICONOSCET E?

Si chiama R e, con la sua forma un po’ particolare, è un tipico abitante delle scogliere di Rocca di Cave. a cura di Akir a Provate a rispondere:

a. chi è R? b. a quale grande gruppo di organismi di scogliera appartiene? c. quanto tempo fa è vissuto? 46 I PROTAGONISTI QUADERN I DE L MUSEO Stephen Jay Gould Geologia e pensiero

Francesco Grossi

Stephen Jay Gould (1941-2002), geologo, paleontologo evoluzioni - sta e storico della scienza dalla cultura enciclopedica, è un uomo che, come pochi altri, ha lasciato un segno nel panorama scientifico del XX secolo, e allo stesso tempo è stato uno straordinario divulgatore, instancabile editorialista per riviste e giornali, tra cui Natural History (fig. 1), Time e New York Times . Nell’unico, grande crogiolo della Storia Naturale del pianeta, troppo spesso la geologia e le scienze evolu - zionistiche sono vissute come discipli - ne ben distanti e impermeabili, sia tra gli appassionati, sia tra gli “addetti ai lavori”. Un uomo illuminato come Thomas Figura 1 - Copertina di , noto come il “mastino di Natural History che celebra il 25° anno ”, già nella seconda metà del - di pubblicazioni di Stephen Jay Gould l’’800, in una lettera indirizzata a Char - les , uno dei padri della geologia Al pari, per Gould, uno degli intellettuali moderna e fautore della teoria geologica più influenti del Novecento, approfondi - dell ’”Uniformismo”, scriveva: re e divulgare il carattere così indubita - bilmente storico del nostro pianeta signi - «E vorrei insistere con forza che l’evolu - fica intrecciare i fili dei personaggi, degli zione è il logico sviluppo dell’uniformi - eventi, anche piccoli, spesso apparente - smo e che, adottandola, si metterà in armonia l’essenza della Paleontologia e mente insignificanti o misconosciuti, che quella della Geologia fisica». hanno punteggiato la storia della Terra e ricostruire quindi il quadro complessivo Francesco Grossi : PhD, Dipartimento Scienze di un mondo unitario, in cui la geologia Geologiche, Università degli Studi “Roma Tre”; fornisce una chiave imprescindibile, al e-mail: [email protected] pari delle altre scienze della Terra. DICEMBRE 2012 - N. 7-8 I protagonisti 47

In questo, fu un così sommo maestro mo consigliato la sua ultima raccolta di proprio grazie alle sue profonde cono - saggi prima della prematura scomparsa, scenze geologiche, oltre che biologiche, “I have landed ”, uno spaccato completo tanto da imprimere un’impronta indele - della sua scrittura e del suo pensiero; tra bile nella storia della scienza. le centinaia di testi scientifici e divulga - Senza dubbio, il suo ruolo nel campo del - tivi scritti dallo statunitense, testimo - le scienze evoluzionistiche fu centrale: nianza di una continua attività, sottoli - nel 1972, assieme a Niles Eldredge, pro - neiamo in questa sede alcuni aspetti del pose la Teoria degli equilibri punteggiati , in suo percorso scientifico e delle sue opere cui si sostiene che le specie viventi sono maggiormente legati alle scienze geopa - caratterizzate, nella maggior parte dei ca - leontologiche. si, da lunghe stasi evolutive, “interrotte” da improvvise (a scala geologica) specia - zioni dovute a fenomeni di instabilità I Geologia e Paleontologia ambientale (geologica, geografica etc.). Questa teoria, oltre agli aspetti di merito, Gould si laureò nel 1963 presso l’Antioch ebbe (e ha) un ruolo fondamentale nel College con una doppia specializzazio - riaccendere il dibattito sul tema dell’evo - ne, geologia e filosofia, e dopo aver con - luzione, e di come questa proceda e operi seguito un dottorato e significative espe - lungo il tempo profondo della Terra, e rienze in Inghilterra nel campo delle pose Gould, assieme alla sua opera di di - scienze geo-paleontologiche, fu chiama - vulgazione, come un protagonista rico - to dalla prestigiosa Università di Har - noscibile e riconosciuto anche al di fuori vard che, nel 1973, gli affidò la cattedra dei consueti circoli accademici (figg. 2,3). di Geologia assieme alla carica di cura - Per “ascoltare” direttamente la voce di tore di Paleontologia degli Invertebrati questo straordinario ricercatore, nel nu - nel Museo di Zoologia Comparata del - mero 1 dei “ Quaderni del Museo ” abbia - l’Università (fig. 4).

Figura 2 - Vignetta di Auth dedicata a Gould 48 I protagonisti QUADERN I DE L MUSEO

«Da ragazzo raccolsi sempre fossili, almeno in quelle rare occasioni in cui potei allontanarmi dall’asfalto di New York. Alla fine dei miei studi universitari ne avevo riempite cinque scatole di cartone, le quali erano tutte ordinate ed etichettate, e ne ero molto orgo - glioso. Quando mi fu assegnato il mio lavoro attuale di curatore degli inverte - brati fossili al Museo di Zoologia Com - parativa ad Harvard, venni a Cambridge con le cinque scatole e scoprii che il mio nuovo incarico mi affidava la re - sponsabilità di 15.000 cassetti di fossili (…). Le mie cinque scatole contro quei 15.000 cassetti: questo è “awesome”, una cosa che incute soggezione. Ma quando finisce la soggezione, subentra l’estasi» .

Figura 3 - Copertina di Così come Charles Darwin, affascinato Newsweek del 1982, esemplificativa dalla “lezione” dei primi grandi geologi della popolarità di Gould suoi contemporanei (tra tutti proprio Charles Lyell e il suo predecessore, Ja - Il suo acume scientifico non deve mette - mes ), comprese che il concetto di re in ombra la sua enorme passione per un mondo fisico in perenne “evoluzio - la paleontologia, straordinario motore ne” si potesse applicare anche alla bio - del suo costante impegno quarantenna - sfera, così Stephen Jay Gould, gigante le. La paleontologia, vero e proprio sulle spalle di altri giganti, dalla laurea “anello mancante” nella catena troppo in geologia in avanti considerò sempre le spesso interrotta che comprende geolo - scienze geologiche come un tassello fon - gia e biologia, fu visitata conti - nuamente dall’autore con il suo approccio galileiano: una passio - ne e, al tempo stesso, la chiara consapevolezza di quale fantasti - co strumento possa essere per chi voglia indagare la storia della Terra e le sue continue “trasfor - mazioni”. Così scrive nel saggio “ In un cas - setto disordinato ”, contenuto nella raccolta Bully for Brontosaurus Figura 4 - Il quarantenne Gould riceve il biologo (nella parte tradotta in italiano Kenneth Miller, che ha vinto il premio a lui dedicato, come “ Risplendi grande lucciola” ): nel suo studio di Harvard DICEMBRE 2012 - N. 7-8 I protagonisti 49

damentale dell’immensa architettura na - turale, e l’immenso archivio di rocce e fossili come autentici testimoni da “in - terrogare” per ricostruire i mondi del passato, e per dedurre i meccanismi at - traverso i quali queste trasformazioni si verifichino. Gould non tralasciò tra i suoi campi di interesse la geologia planetaria, ben con - sapevole di come la storia naturale è il terreno su cui si giocano le partite di tutti i “corpi celesti”, e di come quest’ambito gli permettesse di integrare le sue grandi passioni, l’astronomia e la geologia. Tra i suoi scritti, ricordiamo i saggi successi - vi alle missioni Voyager 2 (1977), in par - ticolare “ Il corno di Tritone ” (anch’esso Figura 5 - James Hutton contenuto in “ Risplendi grande lucciola ”), nel quale, in uno splendido parallelo tra trasformazione, perennemente plasmata evoluzione planetaria e biologica, scrive: da forze imponenti, ben lontana dalla visione fissista e catastrofista propu - «I pianeti e i satelliti (…) sono corpi indi - viduali con storie complesse, e i loro ca - gnata dai maggiori uomini di scienza ratteri principali sono fissati da eventi di un’epoca fortemente permeata dai unici che plasmano la loro superficie dogmi religiosi. Le intuizioni di Hutton nello stesso modo catastrofico in cui il furono poi ri prese e sistematizzate da cane lupo australe fece strage dei kiwi Charles Lyell, ed entrambi possono a dei Waitangi. I pianeti sono più simili a pieno diritto essere considerati i padri organismi che a molecole d’acqua: han - della geologia moderna. no personalità irriducibili costruite dalla Gould, da geologo e da profondo cono - storia. Sono oggetti appartenenti all’am - scitore della storia della geologia, esami - bito di una grande impresa, la Storia nò la figura di Hutton, il suo percorso di Naturale». pioniere della geologia, e, come sempre, arrivò a delineare i tratti più generali e le modalità con cui la scienza opera (o I La saggezza di Hutton dovrebbe operare) e le condizioni a con - e i solidi di Stenone torno in cui ciò avviene. È ciò che fa di Gould non solo uno scienziato e un di - James Hutton fu uno scienziato scozzese vulgatore, ma un attento epistemologo. della seconda metà del ‘700 (fig. 5), il pri - In particolare, Gould analizzò l’ultima mo a distaccarsi dall’ortodossia cattolica frase della Theory of the Earth di Hutton e a teorizzare un’età della Terra molto (1788), peraltro ben nota ai geologi di più antica dei 6000 anni dedotti dalle tutte le età: «Il risultato della nostra inve - Sacre Scritture. Una Terra in continua stigazione presente è perciò che non trovia- 50 I protagonisti QUADERN I DE L MUSEO

mo alcun vestigio di un principio, né alcun verità, spingendosi, fin dove possibile, indizio di una fine ». verso dei concetti generalmente applica - Nel saggio “ Il fraintendimento del giudice bili, partendo dall’analisi di “casi di stu - Scalia” (in “ Risplendi grande lucciola” ), dio” particolari che possano essere in - Gould scrive: dagati con metodo scientifico. «Natura nunquam magis est tota quam in mi - «Hutton attaccò perciò la vecchia tra - nimis: in quest’affermazione di Plinio c’è dizione delle speculazioni sull’origine l’essenza di quanto rende la storia naturale della Terra come un esercizio futile e indimostrabile. Era meglio concentrarsi affascinante ai miei occhi» , scrive Gould su ciò che possiamo conoscere e ve - nel prologo de “ Il pollice del Panda” . rificare, lasciando da parte ciò che è Questo non è sintomo di ristrettezza o inaccessibile ai metodi della scienza, arrendevolezza verso problemi di ordine per quanto affascinante possa essere maggiore, ma significa muoversi al me - l’argomento». glio, con metodo, nell’ambito di alcuni limiti riconosciuti. Hutton non negò che la Terra avesse un principio (così come è destinata a una «La scienza non è speculazione su veri - tà ultime irraggiungibili; è un modo di “fine”), ma intuì che il pianeta è stato ca - conoscere fondato su leggi che operano ratterizzato, nel corso della sua storia attualmente e su risultati soggetti all’os - geologica, da una serie di “cicli” che servazione e all’inferenza. Noi ricono - hanno obliterato le tracce del suo stato sciamo limiti per procedere con efficacia originario, e fu consapevole che fosse e fiducia». puramente speculativo, e non scientifico, ipotizzarne l’origine, dedicando la sua In tema di rivoluzioni scientifiche, è in - attenzione di geologo a problemi risolvi - teressante spendere due parole, assieme bili empiricamente. a Gould, su Niccolò Stenone, medico e Qui sta la rivoluzione huttoniana, specie anatomista del ‘600 considerato un pre - se contestualizzata nell’ambito delle co - cursore della Stratigrafia. noscenze acquisite nella seconda metà Niels Stensen (questo il nome di battesi - del ‘700 e delle ortodossie allora vigenti: mo), danese, nella parte finale della sua l’affermazione di una metodologia scien - attività scientifica ebbe delle felici intui - tifica appropriata, oltre che alcuni signi - zioni nel campo della geologia, sua pas - ficativi risultati di merito nell’ambito sione, ma abbandonò poi le sue ricerche delle scienze geologiche. quando la parallela carriera ecclesiastica ebbe la meglio e venne ordinato vescovo «La seguente considerazione incarna la saggezza di Hutton: la scienza spesso titolare di Titiopolis, nel 1677. Nel suo procede mettendo da parte le grandi trattato del 1669, il Prodromus (fig. 6, generalità, e concentrandosi su questio - abbreviazione di un titolo lunghissimo: ni “minori” delle quali si possono dare Prodromo a una dissertazione su un solido soluzioni attendibili». naturalmente contenuto in un altro solido , tradotto dall’originale latino), sono con - È la stella polare da sempre perseguita tenute quelle conosciute anche dagli stu - anche da Gould stesso: ricercare alcune denti di geologia come “leggi di strati - DICEMBRE 2012 - N. 7-8 I protagonisti 51

della Terra. E dimostrando il perché i “solidi dentro altri solidi” citati da Stenone nel titolo, apparentemente così bizzarro, siano in realtà la chiave della sua rivoluzione geologica. Stenone affermò che se un solido è racchiuso in un altro, e se uno dei due si è solidificato in un secondo momen - to, possiamo individuare quale sia dei due, notando eventuali impronte sul - l’altro. Sembra banale ai nostri giorni, ma è nella formulazione stessa del pro - blema di una eventuale cronologia rela - tiva che sta la rivoluzione di Stenone, più che nella soluzione ipotizzata, che diventa in un attimo conseguente. Tra i primi, ci indica Gould, egli ruppe l’ortodossia di un mondo creato così come appare dal fiat divino e con que- sto principio, detto della “formazione a stampo”, permise di stabilire l’ordine temporale di formazione di due oggetti a contatto tra loro: le conchiglie fossili erano solide prima degli strati che le sep - pellirono, perché le conchiglie lasciano Figura 6 - Frontespizio evidente la loro impronta nei sedimenti di una traduzione inglese del Prodromus di Stenone (1671) che le circondano. Dunque, le rocce sedimentarie non furo - no create insieme alla Terra, ma si forma - grafia” (e anche, citata quasi di sfuggita rono, “solidificandosi”, in un secondo dall’autore in una didascalia, la prima momento. legge della cristallografia), entrambe ri - Un secondo principio, “della somiglian - scoperte molto tempo dopo. za”, afferma che se due sostanze solide Uno dei più bei saggi di Gould, “ Il vesco - sono simili per tutti gli aspetti osservabi - vo titolare di Titiopolis” (contenuto nella li, allora sarà simile anche la modalità e raccolta “ Quando i cavalli avevano le dita” ) il luogo della loro formazione. analizza la figura e il lavoro dello - Con questo, risolse l’annoso “mistero” ne geologo, soffermandosi su alcuni par - delle glossopetrae (fig. 7): oggetti la cui ticolari spesso dimenticati o erronea - forma esterna, la struttura e la composi - mente interpretati, citando alcuni pas - zione chimica sono molto simili agli at - saggi del Prodromus , dando ancora una tuali denti di squalo? volta dimostrazione della sua competen - Allora devono essere denti di squalo e za di geologo e di storico delle scienze non strani scherzi della natura! Poté per 52 I protagonisti QUADERN I DE L MUSEO

terminare come e dove gli oggetti si for - mano, e poté ordinare gli eventi secon - do una scala cronologica relativa». Gould sottolinea quindi come l’impor - tanza del lavoro di Stenone sia stata spesso, almeno in parte, travisata. Non sono tanto i singoli dettagli, le “gemme d’argomentazione moderna”, ci dice Gould, a rendere Stenone come un gi - gante della geologia storica, né l’uso di esperimenti o di un elevato numero di osservazioni dirette, come molti credo - no, quanto una nuova argomentazione nella sua totalità; un nuovo modo di ra - gionare su dei dati di partenza già a di - sposizione, una nuova via per classifica - re alcuni fenomeni naturali da cui le sue “leggi della stratigrafia” derivano in mo - do conseguente e la cui validità non de - ve oscurare la cornice metodologica che le ha partorite. Figura 7 - Francobollo danese La grandezza di Stenone fu il quadro nel dedicato alle glossopetrae suo insieme, la trasformazione di un punto di vista che gli permise di com - astrazione applicare il principio a tutti i prendere prima e meglio di altri alcuni resti fossili, per molti ancora “oggetti mi - meccanismi della natura. steriosi”. La classificazione più appropriata di “so - Non possiamo osservare gli eventi pas - lidi dentro altri solidi” consentì di far sì sati, possiamo però dedurli da quel che che fossili, minerali o ciottoli, “strani og - è rimasto, ed osservare le somiglianze getti presenti nelle rocce”, non fossero tra alcuni “prodotti del passato” ed og - più considerati manifestazione di una vis getti formati mediante processi osserva - plastica, alla stregua di un disegno pro - bili direttamente. Allo stesso modo, le dotto in modo casuale in una vena di cal - rocce sedimentarie devono essersi depo - cite o nelle bande di colore di un’agata. ste in antichi ambienti acquatici, conti - Inoltre, fossili di organismi marini si tro - nentali o marini, perché, dice Stenone, vano attualmente anche in rocce di mon - “sono in accordo con quegli strati che vengo - tagna, ben lontano dal mare: la Terra de - no depositati dall’acqua torbida ”. ve avere quindi attraversato una lunga Scrive Gould: storia di mutamenti (anche il genio di Leonardo da Vinci, e ben 200 anni prima «Fondan dosi su questi due princìpi, Ste - di Stenone, aveva ragionato precorrendo none stabilì i due requisiti preliminari di i tempi su questi stessi temi, ma questa è ogni ricostruzione geologica: riuscì a de - un’altra storia…). DICEMBRE 2012 - N. 7-8 I protagonisti 53

Questo è forse il massimo risultato del futuro vescovo di Titiopolis: «una teoria generale per l’origine di cor - pi solidi all’interno di corpi solidi poteva fornire una guida per comprendere la storia della Terra», come scrive Gould, ossia il rovesciamen - to del paradigma fissista imperante al - l’epoca di Stenone.

I Geologia: la quarta rivoluzione

“Full House ” (tradotto nell’edizione ita - liana come “ Gli alberi non crescono fino in cielo ”; fig. 8) è un appassionante trattato sulla biodiversità, contro il pregiudizio, ancora così radicato, non solo nella cul - tura popolare, che i processi evolutivi Figura 8 - Copertina dell’edizione italiana di Full House siano caratterizzati da un intrinseco “progresso”, una tendenza generale che porta via via verso forme più complesse non è al centro di un universo limitato, fino al presunto culmine, l’uomo. ma un piccolo pianeta che ruota attorno In quest’ambito, il tema della storia della a una stella di secondaria importanza; la vita e del suo sviluppo, è necessariamen - seconda, fu quella operata da Darwin, te legato alla storia della Terra. Gould che ci ha spinto da essere vivente a im - punta quindi l’attenzione sull’importan - magine e somiglianza divina a una delle za della geologia nel definire il quadro di tante specie del mondo animale; la terza, riferimento temporale entro il quale innescata da Freud stesso ed in generale orientarsi, nel fornire al mondo delle dalla psicanalisi: l’uomo che cerca “sol - scienze biologiche ed in generale al pen - lievo” nella sua sfera razionale finché siero dell’uomo non solo un supporto, non viene scoperto l’inconscio! ma un’imprescindibile caposaldo. Secondo Gould, manca però all’appello Gould riprende nella parte iniziale di una quarta rivoluzione nella storia del questo saggio una famoso passaggio di pensiero scientifico: Freud riguardo alle rivoluzioni scientifi - «L’osservazione di Freud è acuta, ma che che hanno messo sempre più in di - trascura molte altre rivoluzioni iconocla - scussione la centralità dell’uomo; la pri - ste: in particolare omette il contributo ma rivoluzione del pensiero, che ha spo - fondamentale dato dai miei campi di destato una “cosmica” certezza umana, studi, geologia e paleontologia: il con - fu operata da Copernico, Newton e Ga - traltare temporale alle scoperte di Co - lileo, che hanno dimostrato che la Terra pernico sullo spazio». 54 I protagonisti QUADERN I DE L MUSEO

Dal XIX secolo in avanti, infatti, la teo- che permea il mondo biologico, come si ria dell’evoluzione ha proseguito di pari è sviluppata e come si caratterizza l’ele - passo con il sostegno garantito dalla geo - vata biodiversità per poter avere rispetto logia, che forniva dapprima ipotesi, poi del mondo che ci circonda, deponendo dati certi sulla lunghissima vita del no - l’arroganza che troppo spesso contraddi - stro pianeta, in rottura con l’interpreta - stingue la nostra specie: questa è sicura - zione letterale della Bibbia, che propo - mente una tra le lezioni più belle offerte neva una Terra vecchia solo di alcune dalle scienze geopaleontologiche. migliaia di anni, con l’uomo che, a parte «Conoscenza e meraviglia sono due ele - i primi cinque giorni, era sempre stato menti fondamentali per la nostra vita di l’essere dominante. esseri intellettuali». Geologi e paleontologi (tra i primi, come abbiamo visto, Hutton e Lyell) hanno in - trodotto per primi un concetto ben rias - sunto dall’espressione ormai diffusissi - ma usata dal paleontologo John McPhee: il “tempo profondo” ( deep time ). «Da quando la geologia ha fatto sua [Stephen Jay Gould] questa grande riforma, nessun’altra ri - costruzione teorica ha potuto, e potrà mai, essere altrettanto pregnante». Bibliografia (traduzioni in italiano) Le discipline delle scienze della Terra di - mostrano che in realtà la Terra ha una Gould S.J., 1983. Il pollice del panda. Editori Riu - storia molto antica, ma anche ammetten - niti. do gli oltre 4 miliardi di anni di vita del Gould S.J., 1984. Questa idea della vita. Editori Riuniti. pianeta, occorre un cambio di paradig - Gould S.J., 1984. Quando i cavalli avevano le dita. ma per pensare ad un’evoluzione della Feltrinelli. biosfera che si sia verificata per espan - Gould S.J., 1985. Intelligenza e pregiudizio. Editori sioni, contrazioni, estinzioni senza ne - Riuniti. cessariamente avere come unica tenden - Gould S.J., 1987. Il sorriso del fenicottero. Feltri- za il “progresso” deterministico e, in ul - nelli. Gould S.J., 1989. La freccia del tempo, il ciclo del timo, la nostra specie, se è vero, come ri - tempo. Feltrinelli. corda Gould, che le forme di vita anche Gould S.J., 1990. La vita meravigliosa. Feltrinelli. attualmente dominanti sono i batteri… Gould S.J., 1991. Un riccio nella tempesta. Feltri - La geologia e la paleontologia hanno sa - nelli. puto aprire quindi un nuovo modo di Gould S.J., 1992. Bravo brontosauro. Feltrinelli. pensare alla vita sulla Terra, hanno col - Gould S.J., 1994. Risplendi grande lucciola. Feltri - pito alcune certezze che però sono dure nelli. Gould S.J., 1997. Gli alberi non crescono fino in a morire, se ancora oggi «la cultura popo - cielo. Mondadori. lare non ha mai ingoiato volentieri questo Gould S.J., 2003. Otto piccoli porcellini. Il Saggia - quarto rospo freudiano» , chiosa Gould. tore. Occorre conoscere l’ampia variazione Gould S.J., 2009. I have landed. Codice Editore. DICEMBRE 2012 - N. 7-8 APPUNTAMENTI AL MUSEO 55

CENTRO DI DOCUMENTARISTICA SCIENTIFICA GRUPPO ASTROFILI HIPPARCOS Via Nomentana, 175 - 00161 Roma [email protected] www.hipparcos.altervista.org/hipparcos/

MUSEO GEOPALEOnTOLOGICO “ARDITO DESIO” LA ROCCA DELLE STELLE SERATE OSSERVATIVE 201 2/2013 Il programma prevede una breve conferenza introduttiva seguita dall’osser - vazione guidata della volta celeste a occhio nudo, al binocolo e al telescopio. Il calendario può subire delle modificazioni, quindi si consiglia di telefonare il giorno prima al numero indicato per ogni serata. L’appuntamento è fissato alla biglietteria della Rocca Colonna. Le serate si svolgono a circa 1000 metri di quota, pertanto si consiglia un abbigliamento adeguato. Se non dove espli - citamente richiesto non si richiede prenotazione; il costo del biglietto è 6 euro per la serata osservativa e 8 euro per la serata e l’escursione.

Sabato 18 maggio 2013 Serata Luna ore 21:00 - 23:30 Marco Vincenzi e Rossella Casalino 335-6575023 Sabato 8 giugno 2013 ore 21:00 - 23:30 Marco Vincenzi e Rossella Casalino 335-6575023 Sabato 15 giugno 2013 ore 17:00 escursione barriera fossile (prenotazione obbligatoria almeno un giorno prima all’indirizzo [email protected] ) ore 21:00 - 23:30 Serata Luna - Bruno Pulcinelli e Tiziana Vecchi 06-5566271 Sabato 6 luglio 2013 ore 17:00 escursione barriera fossile (prenotazione obbligatoria almeno un giorno prima all’indirizzo [email protected] ) ore 21:00 - 23:30 Bruno Pulcinelli e Tiziana Vecchi 06-5566271 Sabato 27 luglio 2013 ore 21:00 - 23:30 Marco Vincenzi e Rossella Casalino 335-6575023 Sabato 3 agosto 2013 ore 17:00 escursione barriera fossile (prenotazione obbligatoria almeno un giorno prima all’indirizzo [email protected] ) ore 21:00 - 23:30 Maurizio Chirri 339-8392472 Mercoledì 14 agosto 2013 Serata Luna ore 21:00 - 23:30 Bruno Pulcinelli e Tiziana Vecchi 06-5566271 Sabato 31 agosto 2013 ore 21:00 - 23:30 Bruno Pulcinelli e Tiziana Vecchi 06-5566271 56 LA CONQUISTA DELLO SPAZIO QUADERN I DE L MUSEO

20 febbraio 196 2: John Glenn e le prime orbite a stelle e strisce

Paolo D’Angelo

La rincorsa americana al volo di Yuri vano riservato ai sette astronauti desti - Gagarin, avvenuto il 12 aprile del 1961, nati a volare con la capsula Mercury non inizia il 5 maggio dello stesso anno, os - era passata inosservata ai sovietici che sia 23 giorni dopo l’unica orbita com - avevano già messo a segno diversi colpi, piuta dal cosmonauta sovietico. guadagnando terreno nei confronti dei La storia però ha inizio almeno un paio rivali statunitensi nella corsa verso la di anni prima, esattamente il 9 aprile conquista dello spazio e del nostro sa- 1959, quando la NASA, l’ente spaziale tellite naturale. americano, presentava alla stampa e al mondo intero i sette americani che aveva selezionato tra migliaia di candidature. I sette astronauti: Scott Carpenter, Gordon Cooper, John Glenn, Virgil Grissom, Walter Schirra, Alan She - pard e Donald Slayton, quel giorno erano stati presentati come degli eroi, non solo per gli americani, de - stinati a vincere per primi l’ignoto dello spazio. Non avevano però fatto i conti con l’Unione Sovietica e il suo leader Ni - kita Kruscev che aveva compreso, già da un po’, come la conquista dello spa - zio fosse un veicolo propagandistico non indifferente a livello mondiale. La pubblicità che i media americani ave -

Figura 1 - La copertina Paolo D’Angelo : Giornalista scientifico de l TIME dedicata a John Glenn DICEMBRE 2012 - N. 7-8 La conquista dello spazio 57

Lo Sputnik , nel 1957, Laika nello stesso Un solo giro intorno alla Terra, quello anno, le tre sonde Lunik verso la Luna del cosmonauta sovietico, ma quanto nel 1959 avevano distanziato e anche di basta per ridicolizzare i sette astronauti molto, gli americani. Ma non si trattava americani che si erano illusi di poter solo di rimanere indietro nella compe - essere loro i primi al mondo a compiere tizione. tale impresa. Per ogni americano ogni lancio russo Ancora una volta l’Unione Sovietica rappresentava una profonda ferita nel metteva a segno un colpo che l’America proprio orgoglio. Il popolo americano stentava a digerire. Il neo-presidente credeva che i russi fossero in grado di americano John F. Kennedy, insediatosi costruire solo dei buoni trattori e veder- da pochi mesi alla Casa Bianca, si mise li lanciare con successo verso lo spazio subito a tavolino per studiare le mosse satelliti tecnologicamente avanzati, era che avrebbero dovuto assolutamente ri - per loro inconcepibile. portare gli Stati Uniti leader nella corsa Se poi questi lanci li facevano prima allo Spazio, ma la distanza con i rivali degli americani la cosa era ancora più russi rischiava a questo punto di diven - intollerabile. tare incolmabile. La rivincita USA quindi si chiamava Ad onor di cronaca, anche gli americani “progetto Mercury”, che aveva il com - erano sul punto di compiere l’impresa, pito di portare il primo essere umano ma continui rinvii per motivi tecnici e nello spazio e quell’essere doveva avere diversi fallimenti avevano fatto dilatare indosso, a tutti i costi, una tuta con la i tempi. bandiera a stelle e strisce. La capsula Mercury, che avrebbe dovuto Ma la storia, si sa, è piena di sorprese e portare un uomo nello spazio, non era così la mattina di mercoledì 12 aprile ancora pronta e quando lo fu i primi 1961 Radio Mosca, attraverso la storica esemplari furono utilizzati per mandare voce di Yuri Levitan, annunciava al in orbita diverse scimmie, la prima delle mondo intero che un uomo, un russo, quali si chiamava Ham . stava girando intorno al pianeta e che Questi voli servivano a capire se un le sue condizioni fisiche, manco a dirlo, essere vivente fosse stato in grado di erano ottime. sopravvivere all’ambiente cosmico, ma Il suo nome era Yuri Gagarin, un pilota soprattutto servivano a verificare se la militare di 27 anni e la sua faccia era “macchina” era davvero pronta per far quella di un bravo ragazzo figlio di con - fare il grande salto verso lo Spazio ad tadini operai. Gagarin compiva il giro un astronauta americano senza correre del mondo con la sua navicella chiamata rischi. , che in russo significa “oriente”, Intanto però, come detto, i russi aveva - tanto velocemente quanto altrettanto ve - no compiuto il primo volo umano in or - loce fu la notizia del suo lancio che rim - bita terrestre e agli americani non resta - balzò nei quattro angoli del mondo fa - va che replicare velocemente. Lo fecero cendolo diventare da subito un eroe per come detto il 5 maggio dello stesso anno tutti i popoli della Terra. facendo volare Alan Shepard , ma si trattò 58 La conquista dello spazio QUADERN I DE L MUSEO

ባ ቤ

ብቦ

Figura 2 - John Glenn durante la sua prima orbita in volo sulla Friendship 7 Figura 3 - Festeggiamenti in onore di John Glenn Figura 4 - Glenn in divisa spaziale Figura 5 - Glenn sulla copertina di Life DICEMBRE 2012 - N. 7-8 La conquista dello spazio 59

Figura 6 - Il marine John Glenn Figura 7 - Glenn e la Friendship 7 Figura 8 - NASA: Il lancio della Friendship 7 Figura 9 - La Mercury con il pacco dei retrorazzi in primo piano ቩ 60 La conquista dello spazio QUADERN I DE L MUSEO

di un volo suborbitale ossia balistico. La il quale rimase in orbita poco più di 25 Mercury, ribattezzata Freedom 7 , era in ore compiendo ben 17 giri intorno alla cima a un razzo chiamato Redstone e de - Terra. Per gli americani era giunto il mo - collò dalla base di Cape Canaveral. La mento di inviare un uomo in orbita e per navicella, una volta raggiunta la quota compiere questa missione fu scelto il co - di 185,6 km, ridiscese verso le acque del - lonnello John Herschel Glenn di 41 anni, l’Oceano Atlantico ammarando ad una appartenente al corpo dei Marines degli distanza di circa 475 km dal punto di Stati Uniti. partenza. Il suo volo prevedeva l’utilizzo di un Non si trattava quindi di volare intorno vettore più grande e più potente rispet- alla Terra ma solo di fare un “lungo sal - to al Redstone usato nelle due volte to”. Il volo di Gagarin durò 1 ora e 48 precedenti. Stavolta era l’ Atlas , il razzo minuti mentre la missione di Shepard che con la capsula Mercury ribattezza- durò esattamente 15 minuti e 28 secon - ta Friendship 7 avrebbe rimesso in mo- di, dei quali solo 5 minuti trascorsi nello to l’America verso la conquista dello Spazio in “assenza di peso”. Spazio, ma soprattutto per cominciare a Il giorno decisivo per la conquista dello pensare seriamente alla Luna come vo - Spazio e della Luna arrivò il 25 maggio leva il presidente Kennedy. successivo, quando il presidente Kenne - La NASA però non aveva intenzione di dy cercò di risollevare le sorti degli Stati rischiare la vita dell’astronauta ma, so - Uniti tenendo un discorso alle camere prattutto, non voleva rischiare di perde - riunite nel quale promise al mondo che, re la faccia e iniziò così un turbolento entro la fine del decennio, un americano periodo durante il quale il lancio veniva sarebbe andato sulla Luna e sarebbe poi annunciato e poi rinviato per motivi tornato sulla Terra sano e salvo. tecnici o meteorologici. Un discorso che mise in moto un mec - Il decollo inizialmente fu fissato per il canismo manageriale, economico, indu - dicembre del 1961 per poi essere rin - striale, universitario ma il tutto piena - viato al 13 gennaio del 1962, poi al 16 e mente intriso di orgoglio americano e a poi al 27 dello stesso mese. Altro rinvio guidare questa macchina su questa com - al 1° febbraio, poi al 15 febbraio ed in- plessa strada sarebbe stata la NASA. fine la data fu spostata al 20 febbraio Gli Stati Uniti si misero subito all’opera 1962: questa sembrava essere davvero e replicarono così il volo di Shepard il quella buona. 21 luglio dello stesso anno facendo com - E così fu. Il decollo avvenne alle 9:27 piere a Virgil Grissom , con una Mercury locali. L’Atlas portò dopo circa 9 minuti chiamata Liberty Bell 7 , lo stesso percor - la Frienship 7 in orbita intorno alla Terra so suborbitale compiuto dal collega un e l’America impazzì letteralmente di paio di mesi prima. gioia. Sempre pochi minuti di volo (15 m e Inutile raccontare che tutti gli occhi della 37 s), mentre alcune settimane dopo, popolazione dell’intera nazione ameri - esattamente il 6 agosto, i russi lanciaro - cana erano incollati alla televisione per no la Vostok 2 con a bordo German Titov , seguire una missione al cardiopalma. Il DICEMBRE 2012 - N. 7-8 La conquista dello spazio 61

volo iniziato bene però stava per trasfor - marsi in tragedia quando, alla fine della seconda orbita, sulle tre pre - viste, un sensore inviò al centro di controllo di terra un segnale errato. Sembrava, seguendo le indicazioni della spia luminosa, che lo scudo ter - mico si fosse staccato mentre la cap - sula era ancora in orbita. Il distacco di questa parte della navi - cella sarebbe dovuto avvenire in pros - simità delle acque dell’Oceano Atlan - Figura 10 - Francobollo dedicato a Glenn tico per liberare una sacca che serviva ad attutire l’impatto dell’ammaraggio. Il fatto invece che lo scudo termico si meglio evitare la manovra di sgancio fosse staccato già nello Spazio avrebbe senza comunicargli la verità relativa alla reso di fatto la capsula, con il suo prezio - spia accesa. so contenuto umano, una palla di fuoco Essendo un colonnello dei Marines, già ai primi contatti con gli strati più Glenn obbedì senza replicare e azionò i densi dell’atmosfera terrestre durante la retrorazzi per iniziare la manovra di fase di rientro. rientro. Fortunatamente, come detto, si Ma i tecnici non potevano immaginare trattò di un falso allarme, appurato però che la spia era un falso contatto e per solo in un secondo momento e la Mer - non far “agitare” l’astronauta non gli co - cury con John Glenn, incolume al suo municarono l’accaduto. Dissero a Glenn interno, ammarò nell’Atlantico a nord- solamente di non staccare, come era ovest di Porto Rico. previsto dal piano di volo, un “pacco” All’astronauta americano furono riser - di retrorazzi che era posto sopra lo vati grandi festeggiamenti, paragonabili scudo termico. Questo pacco era ancora - solo a quelli che ebbe nel 1927 Charles to alla navicella con delle cinghie che Lindbergh dopo la sua trasvolata atlan - avrebbero aiutato lo scudo a rimanere tica. L’America con John Glenn, diven - al suo posto. tato di fatto un eroe, era tornata prepo - L’astronauta chiese il motivo di tale de - tentemente in corsa per la gara verso la cisione ma da Terra gli dissero che era conquista dello Spazio e della Luna. 62 BREVI DAL SISTEMA SOLARE QUADERN I DE L MUSEO Diari da Marte : rover Curiosity, nuovo esploratore, in aiuto di rover Saturno : la missione alla congiunzione planetaria Vesta : la sonda Dawn verso Cerere Pioggia meteoritica sugli Urali

a cura di Maurizio Chirri

Marte : rover Curiosity , La sonda entrata in orbita marziana ha diario del nuovo esploratore sganciato un apparato per l’esplorazio - ne della superficie, giunto al suolo gra - 7 agosto 2012-10 gennaio 2013 (sol 1-153) zie all’uso combinato di un paracadute Il 6 agosto 2012 è giunto su Marte un e di retrorazzi. nuovo robot esploratore. La missione Il rover ha un peso di circa 900 kg ed è era iniziata il 26 novembre del 2011, con lungo 3 metri, è dotato di una strumen - il lancio di un vettore Atlas dalla base di tazione di elevata capacità per analisi Cape Canaveral. mineralogiche, geologiche, meteorologi -

Figura 1 - Rappre - sentazione pittorica del rover Curiosity; sono indicati i 12 strumenti principali per riprese e analisi DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Brevi da l sistema solare 63

Figura 2 - La base del “” ripresa dal sito di atterrag - gio di Curiosity. Foto composita della Mastcam, 8 agosto 2012

che, con due differenti tele - camere a elevata risoluzio - ne, la MASTCAM (MAST CAMera ) e la MAHLI ( Hand Lens Imager ) (fig. 1). La durata della missione è prevista in 1 anno marziano (686 giorni), corrispondente al tempo di erogazione del- le pile al plutonio che alimentano gli il 7-8 dicembre (Sol 120-121), ha supe - strumenti con una capacità di 125 kwh. rato un limite fra due formazioni roccio - L’obiettivo è la conoscenza in dettaglio se, caratterizzate da una diversa inerzia del “ crater ”, una struttura da impat - termica (fig. 3), caratteristica riferibile to di 150 km di diametro con coordinate possibilmente a sedimenti di differente medie di 4,5° S e 137,5° E. granulometria e composizione. Il cratere, con un picco centrale chiama - Il 7 dicembre (Sol 120) è stato raggiunta to “ Mount Sharp ” (fig. 2), mostra estesi una località di elevato interesse. Le im - depositi sedimentari stratificati, caratte - magini riprese mostrano sedimenti in rizzati da giaciture suborizzontali, già lamine sottili, con stratificazione incro - identificati nelle ricognizioni fotografi - ciata. che di diverse missioni orbitali, tra cui Questa particolare stratificazione si ve - gli orbiter Viking, MRO (Mars Reconos - rifica quando il materiale sabbioso che saince Orbiter ). Indagini spettroscopiche costituisce piccole dune sottomarine, condotte dagli orbiter avevano messo in viene trascinato per effetto di correnti evidenza la presenza nel cratere di mi - sottomarine. nerali quali solfati idrati di calcio. I grani che costituiscono i sedimenti so - Nelle condizioni del passato geologico no troppo grandi per essere stati tra - del pianeta, indicherebbero l’esistenza sportati dal vento. La formazione è stata di uno o più bacini lacustri che si sono chiamata “ Shaler unit ” (fig. 4). succeduti nelle ere geologiche. Il 10 gennaio scorso il rover ha raggiun - Tra gli obiettivi della missione: lo studio to il sito chiamato “ Yellowknife bay ”, le dei sedimenti con indagini chimiche, immagini riprese (fig. 5) mostrano stra - mineralogiche, petrografiche e geologi - tificazioni suborizzontali, con creste ri - che, e le ricerche esobiologiche per il ri - levate, corrispondenti a fratture poligo - conoscimento di indizi di vita fossile. nali riempite da sedimenti ricchi in Cal - La prima fase di esplorazione ha confer - cio, messe in evidenza dall’erosione eo - mato le potenzialità del sito. Il rover, fra lica. Nella stessa immagine sono ricono - 64 Brevi da l sistema solare QUADERN I DE L MUSEO

Figura 3 - Foto dal Viking orbiter (MRO) del sito di atterraggio e dell’area circostante. Evi - denziato il percorso compiuto dal rover dal 6 agosto alla posizione attuale presso “Yellow knife”. La tabella si riferisce alle temperature minime e massime registrate al suolo durante il periodo, la freccia rossa indica il punto dove è chiaramente aumentata l’inerzia termica delle rocce, il tratteggiato verde evidenzia il probabile limite fra due formazioni geologiche

scibili, nei letti stratificati, come nel se - meccanica da rotolamento, associata a dimento incoerente, inclusi rotondeg - moto ondoso, testimonianze dirette di gianti, sferule, accresciute per azione un antico ambiente lacustre. Questa formazione, la “ Gil - lespie unit ”, è stratigrafica - mente sottostante alla “ Sha - ler unit ” precedentemente descritta, che quindi è geolo - gicamente più recente.

Figura 4 - Dal sito della “Shaler unit” raggiunto il 7 dicembre scor - so. La foto mostra le evidenze di livelli a “stratificazione incrociata”; una porzione dei clasti liberi pre - senta forme parzialmente smus - sate e arrotondate, coerenti con l’azione di flussi o correnti ondose DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Brevi da l sistema solare 65

Figura 5 - Dal sito “Yellow knife”, la foto evidenzia la stratificazione sub orizzontale; nel riquadro in dettaglio sulla dx è evidenziata una frattura riempita da solfati bianchi, mentre le freccette nere indicano la presenza di sferule incluse nella matrice rocciosa. Le scale sovrimpresse misurano rispettivamente 50 e 10 cm

Marte : rover Opportunity , colare della struttura da impatto che ha diario di un esploratore un diametro di 22 km. Il 28 agosto scorso (Sol 3058) aveva co - 15 luglio 2012-10 gennaio 2013 (sol 3011-3187) perto 35 km di traversata dal sito di at - Opportunity prosegue la sua attività, e terraggio. Durante lo stesso mese ha ef - si prepara a “festeggiare” il nono anno fettuato numerose misure sull’opacità di attività. L’arrivo rocambolesco del ro - atmosferica, decisamente elevata alla fi - ver, avvenne il 24 gennaio 2004, l ’”am - ne dell’estate meridionale (tenuto conto martaggio” fu realizzato infatti tramite dell’opposto orientamento dell’asse di degli airbags. rotazione, le stagioni sono invertite ri - Il robot aveva raggiunto, nel gennaio spetto alla Terra). 2012, il bordo del cratere In settembre le attività si sono rivolte al - (vedi “I quaderni del Museo” n. 5-6, pp. l’esplorazione di un’area del bordo cra - 74-75) e da allora sta compiendo una terico caratterizzata da un’elevata albe - sistematica esplorazione del bordo cir - do, denominata “ Matijevic hill ” (fig. 6), 66 Brevi da l sistema solare QUADERN I DE L MUSEO

Figura 6 - Ripresa della cosiddetta “Matijevic hill”, sul bordo sud dell ’ Endeavour crater

mirata alla ricerca di fillosilicati, minera - Saturno : la missione li che possono formarsi anche per alte - razione di rocce vulcaniche in ambiente Cassini nel periodo della umido e per circolazione di fluidi idro - congiunzione planetaria termali. In quest’area ha riconosciuto un altro ti - La sonda Cassini durante la terza deca - po di sferule, presenti nel materiale in - de di ottobre 2012 ha sospeso l’invio di coerente al suolo. Da ottobre, per gli ef - dati in coincidenza con la congiunzione fetti stagionali l’energia prodotta dai di Saturno (il pianeta si è trovato dalla pannelli solari, si è ridotta a circa 500 parte opposta al Sole rispetto alla Terra). W/h. Come mostrano alcune foto pano - Durante il mese di ottobre e novembre ramiche dell’evoluzione di sistemi nu - la sonda non ha effettuato “ fly-by ” delle volosi in transito (fig. 7), sta diminuen - lune, dedicandosi all’osservazione del - do l’opacità atmosferica Τ, che era di l’evoluzione degli anelli e delle nubi su - 0,963, a fine dicembre (29 dicembre periori dell’atmosfera del pianeta. La 2012, Sol 3175). missione, giunta al suo secondo periodo Il 3 gennaio (Sol 3181) il rover ha rag - di estensione (vedi i “Quaderni del Mu - giunto la località “ ”, portando seo” n. 5-6 pp. 76), terminerà nel 2017 la a 36 km il percorso effettuato. sua quasi ventennale attività. La Cassini DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Brevi da l sistema solare 67

Figura 7 - Cirri nel cielo di Marte. Immagine composita della Pancam del rover Opportunity

fu infatti lanciata a bordo di un razzo del Museo” n. 5-6 pp. 77). La superficie vettore Titan-Centaur nel 1998, e nel 2013 del polo nord non presenta crateri da ricorrono dunque i primi 15 anni di atti - impatto giganteschi, ma è comunque vità. Durante questo periodo le sue tele - craterizzata al limite della sovrassatura - camere hanno rinviato a Terra oltre 300 zione, evidenziando così l’estrema anti - mila immagini, oltre a un’impressionan - chità della regione (fig. 8). Sempre nelle te raccolta di dati degli strumenti di mi - regioni settentrionali, sono stati identifi - sura a bordo. La missione si concluderà cati dei terreni enigmatici. Si tratta dei con uno spettacolare tuffo nell’atmosfe - cosiddetti pitted o etched terrains , “terreni ra del pianeta, come già fatto dalla son - bucati o scolpiti”, regioni fittamente co - da Galileo, per l’esplorazione del siste - perte da depressioni circolari, talora fra ma di Giove.

Vesta : la sonda Dawn alla volta di Cerere

Il 5 settembre 2012, con circa 10 gg. di ritardo sul calendario della missione, Dawn ha lasciato il campo gravitazionale di Vesta. Da marzo le telecamere e gli altri sensori di bordo hanno mappato la super - ficie dell’emisfero setten - trionale illuminato dal So - le nella sua stagione pri - Figura 8 - Al centro dell’immagine sulla linea del terminatore, maverile (vedi “Quaderni il polo nord di Vesta 68 Brevi da l sistema solare QUADERN I DE L MUSEO

Figura 9 - Sulla destra, foto del cratere Marcia (Vesta), sul cui fondo è riconoscibile l’area “pitted” , bucherellata, comparata con le immagini, da destra a sinistra, dei crater i e (Marte)

loro coalescenti. Su Marte, tali unità fu - trasferimento verso il pianeta nano Ce - rono identificate per la prima volta nel rere, che raggiungerà fra due anni, nel 1974, dal geologo B. Murray, analizzan - febbraio 2015. do i dati della missione 9, e vennero interpretati come il risultato dell’azione eolica, che asportava strati Pioggia meteoritica costituiti da depositi di materiali fini, ri - sugli Urali coprenti le unità craterizzate più antiche (fig. 9). Tale spiegazione appare difficil - Alle prime luci dell’alba del 15 febbraio mente applicabile per Vesta, data l’esi - (circa ore 7 locali), nella regione degli gua forza di gravità, che ha comunque Urali centrali, è stata osservata la caduta impedito la formazione di una sia pur di un bolide cosmico. Il fenomeno, pre - tenue atmosfera primordiale. ceduto dall’intenso bagliore di una vio - L’analisi dei dati raccolti nei 415 giorni lenta esplosione a circa 40 km di quota, di esplorazione della superficie prose - è stato accompagnato da un’eccezionale gue, mentre la sonda ha iniziato il suo onda d’urto, che ha raggiunto il suolo, nell’area della città di Chelyabinsk, cau - sando ingenti danni a infrastrutture, edifici e persone, con quasi un migliaio di feriti, molti per l’esplosione contem - poranea di vetri e cristalli delle residen - ze civili. Nella crosta ghiacciata del pic - colo lago di Chebarkul, si è formato un foro di circa 10 metri di diametro, causa - to verosimilmente dalla caduta di un frammento del bolide. L’attraversamen - Figura 10 - Immagine ripresa da Meteosat 9: si to negli strati esterni dell’atmosfera è distingue la scia del bolide in entrata negli strati stato osservato contemporaneamente da esterni atmosferici due satelliti meteorologici, il Meteosat 9 DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Brevi da l sistema solare 69

Figura 11 - Stria di vapori condensati lungo la traiettoria di un frammento del bolide (foto diffusa da Agenzia RIA-NOVOSTI)

e un satellite cinese (fig. 10). Numerose Presentano un aspetto simile a rocce ter - sono le strie di vapori condensati, for - restri ma, diversamente da queste, con - mate da frammenti della meteora esplo - tengono nella matrice silicatica inclusi sa (fig. 11), alcuni dei quali hanno rag - metallici di Fe-Ni, e piccole sferule ve - giunto il suolo. Analisi effettuate al - trose chiamate “condrule”. Proprio la l’Università Federale degli Urali di Che - presenza di condrule di dimensioni ap - lyabinsk su alcuni campioni recuperati prezzabili conferma che il materiale co - (fig. 12), hanno determinato trattarsi di stituente, antico oltre 4,5 miliardi di an - condriti ordinarie, della sottoclasse LL, ni, è di tipo primitivo, e potrà fornire ovvero caratterizzate da un contenuto in elementi utili allo studio delle prime fasi Fe inferiore al 10% della massa totale. della formazione del Sistema solare. Indagini di ricercatori americani e russi (NASA e ROSKOSMOS ), sulle modalità ed effetti dell’esplosione, hanno stima- to la massa del bolide compresa fra 7-10 mila tonnellate. Le dimensioni dell’oggetto all’entrata in atmosfera erano di circa 10 metri, l’ener - gia dell’esplosione pari a circa 500 chilo - toni ( 2x 10 21 erg).

Siti consigliat i: www.nasa.gov/mission_pages/msl/ Figura 12 - Frammento del meteorite; si rico - marsrovers.jpl.nasa.gov noscono le sferule e le scagliette metalliche http:photojournal.jpl.nasa.gov chiare che caratterizzano le condriti dawn.jpl.nasa.gov (foto diffusa da Agenzia RIA-NOVOSTI) www.jpl.nasa.gov/news/cassinifeatures 70 FOTOGRAFARE IL CIELO QUADERN I DE L MUSEO L’elabor azione delle immagini planetarie

Sergio Alessandrelli

Dopo aver discusso nei precedenti arti - filmati, uno per ogni colore primario coli degli strumenti e delle metodologie RGB utilizzando dei filtri colorati. di ripresa delle immagini planetarie, L’elaborazione andrà quindi eseguita su cerchiamo di introdurre alcuni concetti ogni singolo filmato della terna per poi e tecniche relative all’elaborazione dei combinare i risultati. Potremmo doman - filmati, al fine di estrarre il massimo darci perché riprendere così tante imma - contenuto informativo ed estetico. La gini? Non si può ottenere un buon risul - base di partenza per il nostro lavoro è il tato da un singolo scatto, così come fac - filmato in un opportuno formato digita - ciamo con le foto di tutti i giorni? Scor - le, in genere un file.avi non compresso a riamo allora in sequenza i frame (il sin - colori o BN, ossia una sequenze di cen - golo fotogramma del filmato). Notere - tinaia o meglio migliaia di singole foto - mo subito come l’immagine risulti con

Figura 1 - Confronto tra singolo frame , somma ed immagine elaborata

grafie del corpo planetario. È essenziale basso contrasto, rumorosa e come la tur - che il filmato non abbia subito processi bolenza atmosferica deformi i dettagli di compressione a perdita di informa - degli oggetti. Sommando fra di essi i fra - zione e questo sarà ottenuto scegliendo me, otteniamo come risultato una ridu - in fase di ripresa l’opportuno formato zione del rumore elettronico, ovvero un video. Se la nostra camera è in bianco e miglioramento del rapporto segnale/ru - nero e vogliamo realizzare immagini a more, ricostruiremo il profilo superficia - colori, dovremo riprendere almeno tre le deformato dalla turbolenza e miglio - reremo la dinamica dell’immagine. Per Sergio Alessandrelli: Ingegnere informatico. rendere più efficace il processo andremo Gruppo Astrofili Hipparcos ad effettuare una preselezione dei frame , DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Fotografare il cielo 71

Figura 2 - Pannello di controllo di un software di elaborazione

scartando quelli che visivamente risulti - Quello che otteniamo a questo punto è no eccessivamente degradati. I software un immagine raw (grezza), già molto di elaborazione consentono anche di ef - migliore delle singole di partenza ma fettuare la preselezione in modo auto - ancora morbida e con poco dettaglio. Se - matico. A noi spetterà il compito di sce - lezione e allineamento potranno essere gliere un frame particolarmente nitido ed svolti più volte per testare vari para - impostare i parametri di esclusione (so - metri a seconda di quello che si otterrà glie minime qualitative). nella successiva elaborazione. L’ideale è Fatto ciò si esegue l’allineamento e la comporre il massimo numero di frame , somma (fig. 1). L’allineamento è necessa - ma dovremo tener conto della qualità rio poiché a causa delle irregolarità del degli stessi. Se non è buona, conviene moto di inseguimento delle montature, togliere tutto il possibile, al limite rinun - degli errori di stazionamento e degli ef - ciare alla elaborazione. A differenza che fetti della turbolenza, il campo inquadra - per l’ imaging deepsky , dato l’alto numero to non rimane fisso e l’oggetto si sposta di frame e le dimensioni minute dei sen - all’interno dell’area di ripresa. L’allinea - sori, probabilmente non avremo biso - mento può essere eseguito sia manual - gno di eseguire la calibrazione con dark mente che in modo automatico, una vol - frame e flat . Sul raw si esegue quindi il ta scelta un’area di ricerca e al più una processing volto a migliorare la nitidezza serie di punti di riferimento (es.: qualche dell’immagine, sicuramente la fase cru - picco su un cratere o un dettaglio plane - ciale per ottenere un buon risultato. Non tario superficiale ben contrastato). abbiamo quindi fretta di accontentarci 72 Fotografare il cielo QUADERN I DE L MUSEO

del risultato. Esistono vari metodi di ela - Il riallineamento dei canali RGB ci per - borazione, che si basano su l’esecuzione metterà di compensare almeno in parte iterativa di funzioni matematiche sugli il fenomeno. Oltre a questi potenti pro - elementi dell’immagine, quale la ma - cessi potremo utilizzare anche strumenti schera sfuocata, algoritmi deconvoluti - più semplici e comuni alla normale ela - vi, funzioni wavelet etc. borazione digitale delle foto, quali la re - Qui sarebbe troppo lungo descrivere la golazione dell’istogramma/curve/gam - teoria di queste complesse trasformazio - ma, contrasto e luminosità, bilanciamen - ni matematiche. to dei colori, correzione del bordo etc. La scelta del metodo migliore dipende Potremo allineare le immagini mono - dal soggetto e dall’esperienza personale. cromatiche ottenute con filtri colorati Fondamentale è la corretta impostazio - per creare l’immagine a colori e al limi- ne dei parametri di funzionamento de- te sommare anche immagini ottenute in gli algoritmi, poiché se calchiamo trop - particolari bande come l’IR per abbatte - po la mano, richiedendo un’elaborazio - re la turbolenza atmosferica o per evi - ne troppo spinta, otterremo paradossal - denziare determinati dettagli. mente il risultato opposto al voluto, in - Terminata l’elaborazione sarà fonda - troducendo artefatti di elaborazione con mentale annotare i vari parametri usati un decadimento scientifico ed estetico. (per documentazione e come base di Converrà ripetere l’elaborazione più partenza per altre elaborazioni) e i det - volte, procedendo con la modifica per tagli della ripresa (data, ora, località, piccoli passi dei parametri, avvicinan - seeing , temperatura etc.). doci gradualmente al migliore risultato. Per l’elaborazione si possono usare va- Altro strumento utile è la registrazione ri software (fig. 2), sia a pagamento che dei colori per la compensazione della di - gratuiti. Tra questi ultimi per piattafor - spersione atmosferica, che si manifesta me Windows, segnaliamo Registax, Avi - quando un pianeta basso sull’orizzonte stack e il potente Iris, tutti molto validi con delle bande di colore ai suoi bordi. e ( ad esclusione forse dell’ultimo), sem - plici da usare. Anche qui un po’ di pratica ci aiuterà a scegliere il soft - ware che si addice di più alla nostra tecnica. Consideriamo pure le risorse di calcolo necessarie: le operazioni di elaborazione sono abbastanza one - rose in termini di CPU e di memoria, inoltre i filmati in formato grezzo possono occupare molti GByte di spazio. Per rendere l’attività produt - tiva dovremo poter disporre di un computer di adeguata potenza. Alla fine dell’elaborazione, ottenere Figura 3 - Giove ripreso da Rocca di Cave una buona immagine è davvero sod - il 6 ottobre 2012 disfacente! (fig. 3). DICEMBRE 2012 - N. 7-8 METEO 73 Il tempo che ha fatto

Associazione Onlus Edmondo Bernacca

In questo spazio vengono presentati i dati registrati in continuo dalla stazione meteorologica del Museo “Ardito Desio” dall’Associazione Edmondo Bernacca onlus: temperatura (minima e massima) e precipita - zioni, in questo caso del primo quadrimestre del 2012, caratterizzate da abbondanti precipitazioni nevose all’inizio di febbraio.

 74 Meteo QUADERN I DE L MUSEO

L’Associazione Edmondo Bernacca racconta la scienza del tempo attraverso la divulgazione e l’informazione della meteo - rologia passata, presente e futura. Fra i soci fondatori, oltre a molti meteo-appassionati, il figlio di Edmondo, Paolo, l’amico e collega di sempre il Gen. Andrea Baroni, la Dott.ssa Franca Mangianti (Presidente dell’Associazione), responsabile del - Associazione l’Osservatorio meteorologico del Collegio Romano di Roma, e Edmondo Bernacca i noti meteorologi Giancarlo Bonelli e Francesco Laurenzi. onlus Proprio in quest’ottica è nato il Progetto CLIMA , in cui rientra la centralina meteo di Rocca di Cave, un sito importante vista la sua posizione dominante sulla Provincia Romana. DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Meteo 75

Immagini della grande nevicata del febbraio 2012

La via che sale al centro di Rocca di Cave, a metà febbraio

L’ingresso al Museo Geopaleontologico La scalinata che sale alla Rocca 76 ROMA & ASTRONOMIA QUADERN I DE L MUSEO L’obelisco di Psammetico II in Piazza Montecitorio e la meridiana d’Augusto

a cura di Pietro Musilli

L’obelisco “Campense” o di “Montecito - L’imperatore Ottaviano Augusto, dopo rio”, che si innalza al centro dell’omoni - averlo fatto trasportare a Roma dal - ma Piazza Mon te-Citorio (o Montecito - l’Egitto, lo fece collocare nel Campo rio, figg. 1-3), proviene da Heliopolis e Marzio, un’area destinata agli esercizi risale al faraone Psammetico II (anche ginnici e lo sport. Neferibra Psametek ) (594 circa - 589 ca. Inaugurato nel 9 a.C. (o, secondo alcune a.C.) della XXVI dinastia. fonti, nel 10 a.C.), venne utilizzato, gra - zie soprattutto all’ingegno del matema - tico Facondo Novio, quale “gnomone” (stilo) per l’ Horologium solare dell’impe - ratore. La grande meridiana era posi - zionata al centro di una superficie di 160 x 75 metri, costituita da un vasto prato e da lastre di travertino, sulla quale era disegnato un quadrante con le scritte in bronzo; oltre ad esplicare la sua fun - zione di orologio solare, l’obelisco era orientato in modo tale da far cadere la sua ombra sulla non lontana Ara Pacis il 23 settembre di ciascun anno, giorno del genetliaco dell’imperatore e coinci - dente con l’equinozio di Autunno. Un’importante descrizione che ci per - mette di conoscere la tipologia, l’aspetto e le modalità di funzionamento dell’im - ponente meridiana solare è fornita dal noto storico romano Plinio il vecchio, il quale riferisce: «All’obelisco che è nel Campo Marzio il divino Augusto attribuì la mirabile funzione di captare le ombre del Sole, determinando così la lunghezza dei

Pietro Musilli : Gruppo Astrofili Hipparcos Figura 1 - L’obelisco in Piazza Montecitorio DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Roma & Astronomia 77

La meridiana cessò di funzionare già dopo qualche decina di anni a seguito di una progressiva ricopertura dell’area dell’ Horologium con detriti portati dalle inondazioni del Tevere e dalle acque di scolo dei colli Quirinale, Viminale e Pin - cio e il quadrante si occultò così sotto uno spesso strato di terra. Successivamente, tra il IX e l’XI secolo, probabilmente a seguito di un incendio Figura 2 - Stampa di Giuseppe Vasi del 1738 e/o di un terremoto (forse per il sisma del 849) o durante l’assedio di Roma da giorni e delle notti. Fece collocare una lastra parte di Roberto il Guiscardo nel 1048, di pietra che rispetto all’altezza dell’obelisco l’obelisco crollò e si interrò lentamente. era proporzionata in modo che, nell’ora Papa Sisto V (1521-1590) tentò di rimon - sesta del giorno del solstizio d’inverno (21 tare e rialzare l’obelisco assemblandone dicembre) l’ombra di esso fosse lunga quan - alcuni pezzi che erano stati già ritrovati to la lastra, e decrescesse lentamente giorno nel 1502 in una cantina del Largo del - dopo giorno per poi ricrescere di nuovo, se - guendo i righelli di bronzo inseriti nella pie - tra: un congegno che vale la pena di cono - scere, e che si deve al genio del matematico Facondo Novio. Quest’ultimo pose sulla punta del pinnacolo una sfera dorata, la cui estremità proiettava un’ombra raccolta in sé, perché altrimenti la punta dell’obelisco avrebbe determinato un’ombra irregolare (a dargli l’idea fu, dico - no, la testa umana). Questa registrazione del tempo da circa trent’anni non è più con - forme al vero, forse perché il corso del Sole non è rimasto invariato, ma è mutato per qualche motivo astronomico, oppure perché tutta la Terra si è spostata in rapporto al suo centro (un fatto che – sento dire – si avver - te anche in altri luoghi), oppure semplice - mente perché lo gnomone si è inclinato a causa di terremoti o a causa di inondazioni del Tevere che hanno provocato un abbassa - mento e/o spostamento dell’obelisco, anche se si dice che se ne siano gettate sottoterra fondamenta profonde tanto quanto è alto il Figura 3 - L’Obelisco Campense ripristinato, carico che vi si appoggia» . in una stampa di Domenico Amici del 1840 78 Roma & Astronomia QUADERN I DE L MUSEO

Il 7 giugno 1998, con l’inaugurazione della nuova sistemazione di P.zza Mon - tecitorio, è stata anche riattivata la fun - zione gnomonica dell’obelisco. Al pre - sente, in ogni caso, non è più pos sibile ricostruire integralmente l’antica e im - ponente meridiana augustea. Un frammento dell’ Horologium Augusti è tuttora visibile nelle fondamenta della Chiesa di S. Lorenzo in Lucina e nelle cantine di uno stabile sito in Via di Cam - po Marzio (fig. 4). Nel 1998 è stato pubblicato dalla Came - ra dei Deputati un piccolo volume dal titolo: “ Piazza Montecitorio - Progetto di riqualificazione ambientale 1996-1998 ”, a Figura 4 - Frammento della meridiana augustea cura della Camera dei Deputati e del in Via Campo Marzio Comune di Roma: il volume è consulta - bile presso la Biblioteca della Camera dei deputati ed è consigliato per chi l’Impresa (strada non più esistente). Do - voglia approfondire questi temi. po questo infruttuoso tentativo e dopo che Papa Benedetto XIV nel 1748 fece raccoglierne di nuovo dei frammenti, nel 1789 (o, secondo alcune fonti, nel Bibliografia 1792) sotto il Pontificato di Pio VI l’obe - Buchner E., 1980. Horologium Solarium Augusti: lisco venne finalmente eretto e ripristi - Vorbericht über die Ausgrabungen 1979/80. nato quale orologio solare. La direzione Römische Mitteilungen , 87. dei lavori venne affidata all’architetto D’Onofrio C., 1967. Gli obelischi di Roma , Bul - Giovanni Antinori che restaurò il gran - zoni. de monolite di granito rosso, alto 22 me - Heslin P., 2007. Augustus, Domitian and the So- called Horologium Augusti. Journal of Roman tri ca. (29 metri con il basamento e il glo - Studies , 97, pp. 1-20. bo), utilizzando tra l’altro anche il gra - Maes F., 2005. The su ndial of Emperor Augus - nito della base della colonna di Antoni - tus: rise and decline of a hypothesis. The no Pio, e che aggiunse alla sua sommità Compendium, North American Sundial So - un globo bronzeo forato nel centro con ciety, 12. lo stemma papale: cosicché, grazie al Schütz M., 1990. Zur Sonnenuhr des Augustus auf dem Marsfeld. Gymnasium, 97. raggio di luce che passando per il foro Wirsching A., 2004. Obelisken transportieren und raggiungeva le varie tacche sul pavi - aufrichten in Aegypten und in Rom , Norderstedt mento della piazza, l’obelisco avrebbe 2007, L’Italia. Roma (Guida rossa), Touring dovuto nuovamente fungere da meri - Club Italiano, Milano, 2004. diana solare. Invece, già pochi anni do - Zagari F., 1998. Piazza Montecitorio. Progetto di riqualificazione ambientale 1996-1998 , (Camera po il restauro l’orologio solare cessò di dei Deputati e Comune di Roma), Roma, funzionare bene. 1998. DICEMBRE 2012 - N. 7-8 VARIABILIA 79

Delta Cephei

a cura di Marco Vincenzi

Questa volta parliamo di una stella I La sua scoperta variabile che ha davvero lasciato un segno indelebile nella storia della ri - La scoperta ed il riconoscimento di cerca astronomica. Delta Cephei come stella variabile, av - È Delta Cephei , prototipo della classe venne nel 1784 ad opera di John Goo - delle Cefeidi la quale presenta una va - dricke, un ragazzo diciottenne sor - riazione nella banda del visibile dalla domuto appassionato di astronomia magnitudine 3,5 alla 4,4. (oggi diremmo un astrofilo), il quale Si tratta quindi di un oggetto che si collaborava con Edward Pigott, astro - presta ad essere facilmente studiato nomo inglese. ad occhio nudo, e che, per di più, pre - Pigott era fermamente convinto che senta la caratteristica di avere due il numero di stelle variabili dovesse stelle di confronto, per la stima della essere enormemente superiore alle sei luminosità apparente, situate quasi fino ad allora conosciute e, per questo esattamente ai due estremi del suo motivo, intraprese una campagna si - range di variazione ( Zeta Cep di mag stematica di osservazione alla quale 3,6 ed Epsilon Cep di mag. 4,2). partecipò anche Goodricke, il quale La variazione di luminosità si ripete l’anno precedente aveva già ricevuto in maniera ciclica con un pe riodo di in premio una medaglia d’oro conferi - 5,366 giorni e consente di ottenere in tagli dalla Royal Society di Londra, breve tempo una curva di luce com - per aver spiegato le cause della va - pleta. riazione luminosa di un’altra variabi - Inoltre, per molti osservatori posti le, Algol , e per averne accuratamente nell’emisfero boreale, si tratta di un determinato il periodo di variazione oggetto circumpolare e dunque ben luminosa. Sempre nel 1784, Goodricke osservabile per buona parte dell’anno. scoprì che anche Beta Lyrae era una stella variabile. Goodricke, purtroppo, morì a soli 21 anni per una polmonite contratta du - Marco Vincenzi: Gruppo Astrofili Hippar - rante le sue nottate osservative svolte cos, Sezione Variabili. Membro AAVSO nel gelido clima inglese. 80 Variabilia QUADERN I DE L MUSEO I Le tappe successive I La scoperta della relazione Dopo circa un secolo dalla scoperta di Period o- Luminosità Delta Cephei , erano stati scoperti altri 33 esemplari appartenenti alla stessa Nel 1912, l’astronoma statunitense categoria, tutti con un periodo di va - Henrietta Swan Leavitt (fig. 1), che la - riazione che oscillava tra 1 e 39 giorni. vorava presso l’Osservatorio di Har - Nel 1895, furono scoperte, all’interno vard, catalogò più di 1.700 variabili di alcuni ammassi globulari, altre va - rinvenute all’interno delle due Nubi riabili cefeidi con caratteristiche che di Magellano. però si discostavano un po’ da quelle Di queste, 25, tutte appartenenti alla precedenti. In particolare, il periodo di Piccola Nube di Magellano, furono ri - queste stelle risultava essere sempre conosciute come Cefeidi. inferiore alle 24 ore. La Leavitt si accorse che mettendole in Oggi sappiamo trattarsi della sotto - ordine di periodo crescente, queste si classe delle RR Lyrae. disponevano automaticamente anche in ordine di luminosità (appa - rente) crescente. Ora, essendo tutte appartenen - ti alla Piccola Nube di Magel - lano, la Leavitt ipotizzò, corret - tamente, che queste stelle po - tessero essere considerate tutte alla stessa distanza da noi, e che, quindi, la diversa lumino - sità apparente dovesse rispec - chiare anche una reale diffe - renza. Quindi, concluse che Cefeidi di luminosità maggiore dovesse - ro avere un periodo di varia - zione luminosa maggiore (la figura 2 riporta la curva di luce di Delta Cephei ). Grazie al fatto che le variabili cefeidi posso- no essere rilevate fotografica- mente anche a grandi distanze, questa scoperta straordinaria si Figura 1 - Henrietta Swan Leavitt scoprì, rivelò un mezzo efficacissimo e nel 1912, la relazione che lega periodo e decisivo per la determinazione luminosità nelle variabili cefeidi delle distanze cosmiche. DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Variabilia 81

Figura 2 - La curva di luce di Delta Cephei (dal 20/07/1999 al 09/08/1999)

Nel 1917, Harlow Shapley estese il la - L’applicazione della relazione dimo - voro della Leavitt, e dimostrò che la strò in maniera inequivocabile che relazione poteva essere applicata a quella che fu poi ribattezzata come la tutte le altre Cefeidi. La maggior parte Galassia di Andromeda, fosse enor - dei parametri fisici che oggi conoscia - memente più lontana di quanto fino mo (dimensione, massa ecc.) di molti ad allora non si era ritenuto, e che, oggetti celesti, possono essere deter - quindi, doveva essere considerata un minati conoscendo la loro distanza e sistema esterno al nostro. quindi si comprende bene come que - sta relazione abbia segnato profonda - mente la storia delle successive sco - Bibliografia perte astrofisiche. Tanto per citare un solo esempio, nel Burnham R. Jr., 1978. Burnham’s Celestial 1923 Edwin Hubble applicò la relazio - Handbook (3 Volumes). New York; Dover. Carlson G.A., 1992. Sighting Cepheid Vari - ne a 12 Cefeidi che erano state scoper - ables. Scientific American , November, pp. te all’interno di quella che era allora 128-130. conosciuta come la Nebulosa di An - Croswell K., 1997. The First Cepheid. Sky & dromeda e che non si sapeva ancora Telescope , October, pp. 90-91. Fernie J.D., 1996. Classical Cepheids with se fosse un oggetto appartenente o Companions. I. Delta Cephei. The Astro - meno alla nostra Galassia. nomical Journal , 71, pp. 119-122. 82 CONVEGNI QUADERN I DE L MUSEO Il Museo incontra…

a cura della Redazione

In queste pagine ospitiamo le segna - lazioni di congressi scientifici, appun - tamenti di divulgazione ed eventi che hanno visto la partecipazione del Museo “Ardito Desio” e dei suoi collaboratori.

I Convegno SGI 2012

Dal 18 al 20 Settembre 2012 si è tenu- to l’ 86° Congresso Nazionale della Società Figura 2 - Il Campus dell’Università Geologica Italiana , consueto momento di della Calabria (Cosenza) incontro della comunità dei geologi ita - liani (fig. 1). Ospitato nel campus del - to presentato dal Museo “Ardito Desio” l’Università della Calabria (fig. 2), pres - il primo ritrovamento nell’Appennino so Cosenza, il convegno ha visto un’am - centrale della specie di gasteropode fos - pia partecipazione con decine di sessio - sile Trochactaeon matensis , di cui abbiamo ni scientifiche, molte delle quali dedica - già parlato anche nelle pagine dei “ Qua - te al tema di riferimento del congresso, dern i” e a cui si rimanda per un appro - Il Mediterraneo: un archivio geologico tra fondimento (numero 4, pp. 18-21). passato e presente . Il poster ha illustrato tutte le caratteristi - In una delle sessioni tematiche dedicate che morfologiche di questa specie, l’ubi - alla paleontologia, Paleontologia applica - cazione del sito di ritrovamento ed il ta: ambienti, evoluzione e stratigrafia è sta - possibile utilizzo di T. matensis come marker stratigrafico, vista la sua limitata estensione temporale. Gli appuntamenti come questo sono fondamentali per la comunità scientifi - ca: mettere a disposizione di tutti i pro - pri dati, dalla più piccola segnalazione al più grande progetto di ricerca, per - mette al mondo scientifico, in questo caso riferito alle Scienze della Terra, di aggiornarsi, di condividere esperienze, collaborazioni, di ottenere nuove idee e Figura 1 - Il logo della stimoli per progetti futuri. Società Geologica Italiana (Francesco Grossi) DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Convegni 83

I La Notte Le facoltà scientifiche dell’Università di dei Ricercatori “Roma Tre” si sono “messe in mostra”, dalla fisica alla biologia, dalla matema - Nell’ambito della consueta Settimana tica alla geologia. della Scienza , il 28 Settembre 2012 si è te - All’interno di un ciclo di seminari dedi - nuta la “Notte Europea dei Ricercatori” cati alla stretta relazione tra geologia e (fig. 3), appuntamento di divulgazione territorio, il Museo “Ardito Desio” ha scientifica in cui molti centri di ricerca, avuto l’occasione di presentare il geosito atenei, enti scientifici aprono le loro por - di Rocca di Cave con una conferenza dal te al pubblico in una miriade di eventi, titolo Sulle sponde di un antico mare : una conferenze, exhibit, proiezioni e percorsi mezz’ora con protagonisti i Monti Pre - interattivi destinati a far comprendere il nestini e le barriere coralline! contributo che la ricerca offre quotidia - Nel complesso, le aule e i giardini della namente alla collettività, in un contesto facoltà si sono riempiti di centinaia di informale e stimolante, con spazi dedi - persone: studenti, famiglie, appassiona- cati anche ai più piccoli. ti hanno assistito a conferenze, mostre L’iniziativa è promossa dalla Commis - e “crociere stellari” fino a tarda notte, a sione Europea e ogni anno coinvolge, fin testimonianza della riuscita di questa dal 2005, moltissimi ricercatori e istituti bella manifestazione. in tutti i paesi europei aderenti. (Francesco Grossi)

Figura 3 - La locandina dell’evento 84 ASTRONOMIA & STORIA QUADERN I DE L MUSEO “De le stelle fisse” di Alessandro Piccolomini

a cura di Pietro Musilli

Il volume De le stelle fisse del cardinale Alessandro Piccolomini (1508-1579) è da molti considerato il primo atlante celeste moderno (fig. 1). Piccolomini (fig. 2) fu un letterato e pro - fessore presso le Università di Padova e, successivamente, di Roma. Ha fornito altresì un contributo all’astronomia per

Figura 2 - Alessandro Piccolomini

i suoi libri, contenuti in un unico volu - me, dai titoli: Della sfera del mondo (1540) e De le stelle fisse (1543: edizione ormai introvabile; ma è presente la seconda edizione del 1548, seppure rarissima). A questo secondo libro sono allegate delle stupende carte astronomiche sud - divise nelle costellazioni tolemaiche do - ve è presente una classificazione delle stelle che egli denominò con le lettere la - tine in relazione alla loro luminosità; in seguito, Johann Bayer (1572-1625) utiliz - Figura 1 - Frontespizio zerà invece le lettere dell’alfabeto greco, di un’edizione del 1570 del volume tuttora usate. DICEMBRE 2012 - N. 7-8 Astronomia & Storia 85

Piccolomini è stato quindi il primo ad reale e quella della tavola coincidono. aver contrassegnato con delle lettere le Le 47 mappe (fig. 3) sono precedute da stelle in base alla loro luminosità. Occor - una sezione dove ogni costellazione vie - re inoltre ricordare che nel 1543 era rite - ne brevemente descritta elencandone le nuta esatta la teoria tolemaica/geocen - stelle, la loro posizione e i più importan - trica: infatti, la teoria copernicana/elio - ti riferimenti mitologici. Alla fine del - centrica sarà diffusa solo in seguito, an - l’opera sono riportate le tavole altazi - che se il libro del Copernico De revolu - mutali dove, per le stelle più luminose, tionibus orbium coelestium contenente la sono presenti le coordinate celesti, mese nuova teoria venne pubblicato proprio per mese e per tutto l’arco della notte. nel 1543. Le 47 mappe contenute nel - L’ultima sezione indica «con qual grado l’opera presentano tutte le costellazioni del zodiaco naschino et tramontino, le prin - tolemaiche (ad eccezione del Puledro) e cipali stelle del cielo» . mostrano le stelle senza le corrispondenti figure mitolo - giche. Per la prima volta in un libro a stampa venivano riportate le mappe astrono - miche complete con le costel - lazioni tolemaiche. Il libro costituisce una vera e propria guida al riconosci - mento delle stelle. Le 47 tavole riportano le co - stellazioni senza disegni ar - tistici e scompare quindi la rappresentazione tradiziona - le a vantaggio della precisio - ne con la quale vengono col - locate le stelle, suddivise in quattro ordini di grandezza e denominate con lettere del - l’alfabeto latino in progres - sione, a partire dalla stella più luminosa. Le tavole sono corredate da una scala graduata, non sem - pre uguale, nonché dall’in - dicazione di dove si trova il polo nord, in modo tale che, guardando verso sud e posi - zionando il libro verso il cie - Figura 3 - In questa immagine, tratta dall’edizione lo, la costellazione nel cielo del 1570, è raffigurata la costellazione di Ercole 86 IL CIELO NEL MIRINO QUADERN I DE L MUSEO M16 e M17 : nebulose “gemelle”

a cura di Bruno Pulcinelli Gruppo Astrofili Hipparcos - Sezione Gnomonica. Socio UAI

Il terrazzo alla sommità della Rocca Colonna ospita una stazione per l’osservazione della volta celeste, sia direttamente, sia utilizzando strumenti astronomici, con l’aiu - to e la guida degli astronomi dell’ Associazione Hipparcos . La strumentazione, che comprende un telescopio principale Celestron C14 (diametro 360 mm, lunghezza fo - cale 3950 mm), consente anche di ottenere splendide immagini degli oggetti celesti: prosegue quindi anche in questo numero dei “ Quadern i” la serie di immagini astro - nomiche realizzate a Rocca di Cave, in questo caso con due nebulose protagoniste della volta celeste!

Nella pagina a fronte : Figura 1 – M16, detta Nebulosa Aquila , si trova poco a nord del Sagittario, nella coda del Serpente; si tratta di una grande nube di idrogeno ionizzato, distante circa 5700 anni-luce, al cui interno si scorgono i cosiddetti “Pilastri della Creazione”, lunghe colonne di gas e polveri oscure nelle quali sono in corso processi di for - mazione di nuove stelle. Figura 2 – M17, detta Nebulosa Omega , situata nel Sagittario; abbiamo anche qui una regione di idrogeno ionizzato con zone di intensa formazione stellare. La nube dista da noi circa 6.000 anni-luce, e contiene un ammasso stellare aperto composto da 35 stelle giovani e molto calde. Data la breve distanza da M16 (poche centinaia di anni-luce) si ritiene che i due oggetti siano interagenti, e facciano parte di una molto più vasta regione di idrogeno molecolare che, secondo alcuni autori, si estenderebbe fino alla nebulosa Laguna .

Immagini riprese con fotocamera Canon EOS350 modificata al fuoco del rifrattore 80mm f/6 di Rocca di Cave ed elaborata con Nebulosity e ACDSee.

Nell’ultima pagina di copertin a: Un campione di roccia delle antiche scogliere di Rocca di Cave. Dall’impasto di frammenti di gusci messi in evidenza dall’erosione dell’acqua di pioggia, che incontra materiali più o meno solubili, emerge la conchiglia ben conservata di un gasteropode, nel quale l’erosione ha cominciato a mettere in luce la struttura interna. (foto A. Messina) 7QM13-cop_Layout 1 21/06/13 16:56 Pagina 3

1

2 7QM13-cop_Layout 1 21/06/13 16:54 Pagina 88

Rocca di Cave Trochactaeon matensis