Rassegna del 31/08/2017

SCENARIO BANCHE 31/08/2017 Corriere del 5 Inchiesta sulla Pop Bari, la banca denuncia: noi vittime - Pop Bari, Balenzano Angela 1 3.37.00 Mezzogiorno Bari Jacobini contrattacca Denunciato il grande accusatore 31/08/2017 Corriere del 5 Intervista a Giovanni Ferri - «La crisi, le truffe, il credito» - Ferri: «I Mandese Francesca 2 3.38.00 Mezzogiorno Bari legami con il territorio opportunità ma anche rischio» 31/08/2017 Corriere della Sera 31 La Lente - Il gesto costato il posto al banchiere di San Marino Massaro Fabrizio 3 3.49.00 31/08/2017 Corriere della Sera 33 Popolare di Bari, indagati il presidente Jacobini, i suoi figli e l'ex dg F.Mas. 4 3.53.00 De Bustis 31/08/2017 Corriere della Sera 33 Intervista a Raja Rajamannar - «Pagamenti con lo smartphone? Il Chiesa Fausta 5 3.56.00 concorrente resta il contante» 31/08/2017 Corriere dell'Alto Adige 11 Classifica «The Banker» Fra le banche locali la regina è ... 6 4.23.00 Volksbank 31/08/2017 Gazzetta del 8 Parla dirigente licenziato inchiesta sulla Pop-Bari ... 7 6.11.00 Mezzogiorno 31/08/2017 Gazzetta del 8 Intervista a Marco Jacobini - Jacobini: girati come calzini ma noi De Tomaso Giuseppe 8 6.14.00 Mezzogiorno sempre stati corretti 31/08/2017 Giornale del Piemonte e 3 Indagine Crif. La fotografia regionale Mutui e rate, piemontesi ... 9 0.45.00 della Liguria indebitati - Mutui e rate, piemontesi indebitati 31/08/2017 Italia Oggi 16 Big data sempre più utilizzati per personalizzare i prodotti - Greguoli Venini Irene 10 3.43.00 Aziende all'ascolto dei clienti 31/08/2017 Italia Oggi 23 , dubbi sul piano ... 11 3.35.00 31/08/2017 Italia Oggi 23 Brevi - ... 12 3.38.00 31/08/2017 La Notizia 7 Intesa soffre l'affare russo E nessuno vuole aiutarla - Intesa soffre Sansonetti Stefano 13 1.46.00 sull'affare russo 31/08/2017 La Verita' 5 De Bustis indagato a Bari per maltrattamenti Merico Chiara 14 5.39.00 31/08/2017 La Verita' 5 Segreto di Stato su chi ha affossato le banche - Pure il Tar secreta Antonelli Claudio 15 5.43.00 i nomi di chi ha affossato le banche 31/08/2017 La Verita' 6 Stiamo Grand Frais! I francesi ci fregano con market e polizze - Il Massimo_Credito 16 5.49.00 «Grande fresco» cala sull'Italia Cibo e assicurazioni le prede francesi 31/08/2017 Libero Quotidiano 19 Veneto e PopVicenza La Camera copre le colpe di Bankitalia De Dominicis Francesco 17 4.10.00 31/08/2017 Messaggero 18 Su Tercas-Popolare di Bari indagine dei pm di Terni Menafra Sara 18 2.21.00 31/08/2017 Messaggero 19 San Marino licenzia il suo governatore L.Ram. 19 2.25.00 31/08/2017 Messaggero 19 Bim, scatto di Barents Re: offerta meno condizionata r.dim. 20 2.28.00 31/08/2017 Messaggero 19 Stato di allerta a Rimini e San Miniato, ricapitalizzazioni in tempi r.dim. 21 2.32.00 più stretti 31/08/2017 Messaggero 20 BofA, Buffet diventa primo azionista ... 22 2.33.00 31/08/2017 Mf 3 La stretta di Xi Jinping aiuta i quattro giganti del credito Su gli utili, Pira Andrea 23 3.51.00 giù le sofferenze - Banche, la stretta di Xi aiuta i big 31/08/2017 Mf 5 Buffett primo socio di BofA - Buffett primo azionista di BofA Gerosa Francesca 24 4.01.00 31/08/2017 Mf 9 La Cassa di San Marino gioca la carta spalma-debiti per Montanari Andrea 25 4.58.00 ammortizzare le perdite - Carisp punta allo spalmadebiti 31/08/2017 Mf 12 Il governo ha pensato a cosa fare sulla riforma delle popolari se la De Mattia Angelo 26 5.19.00 Consulta dovesse dire no? 31/08/2017 Mf 13 Reddito fisso - Banca nordica rompe il gelo sui corporate Castagneto Giuliano 27 5.24.00 31/08/2017 Nuova Sardegna 2 Sedi chiuse: «Un colpo ai territori» ... 28 5.56.00 31/08/2017 Repubblica 24 Popolare di Bari: "Noi trasparenti" ma gli azionisti chiederanno i Cassano Antonello 29 4.35.00 danni 31/08/2017 Repubblica 24 Finito il lavoro sulle Venete Viola potrebbe lasciare Puledda Vittoria 30 4.40.00 31/08/2017 Repubblica 26 Buffett salva Bofa e mette in cassa altri 12 miliardi ... 31 4.43.00 31/08/2017 Repubblica Bari 2 Prestiti agli amici e l'operazione Tercas i quattro anni di follie della Chiarelli Mara 32 4.58.00 banca - Prestiti facili e l'avventuraTercas i quattro anni di follie della PopBari 31/08/2017 Repubblica Bari 2 "Denunceremo l'ex dipendente per tentata estorsione" ... 33 4.58.00 31/08/2017 Repubblica Bari 2 Da san Nicola a corso Cavour, i legami con la città fr.ru. 34 4.58.00 31/08/2017 Sole 24 Ore 20 In breve - Cessione ecobonus alle banche Cna: «A tutti stessa ... 35 0.42.00 opportunità» 31/08/2017 Sole 24 Ore 25 Cina, i conti delle «Big » oltre le previsioni Barlaam Riccardo 36 1.01.00 31/08/2017 Sole 24 Ore 25 Il bail out dell'istituto russo Otkritie R.Fi. 37 1.05.00 31/08/2017 Sole 24 Ore 25 Popolare di Bari sotto inchiesta per l'acquisto di - Cimmarusti Ivan 38 1.05.00 Popolare Bari sotto inchiesta: faro sull'acquisizione di Tercas 31/08/2017 Sole 24 Ore 25 Dal grande sogno della banca del Sud ai 7mila azionisti in coda Ferrando Marco - 39 1.07.00 per vendere Mincuzzi Angelo 31/08/2017 Sole 24 Ore 27 Aew, Triuva, Hines e Antirion in corsa per la sede di Carige Festa Carlo 40 1.27.00 31/08/2017 Sole 24 Ore 28 Buffett «scala» Bank of America: primo socio al 6,5% Valsania Marco 41 1.20.00 31/08/2017 Sole 24 Ore 28 ***Buffett primo azionista di Bank of America - Buffett «scala» Valsania Marco 42 1.22.00 Bank of America: primo socio al 6,5% - Aggiornato 31/08/2017 Sole 24 Ore 29 San Marino alla guerra del credito Il governo sfiducia la banca Ferrando Marco 43 1.31.00 centrale 31/08/2017 Stampa 19 Quattro inchieste su Popolare Bari Paolucci Gianluca 44 2.33.00 31/08/2017 Stampa 20 Buffett diventa il primo socio di Bank of America ... 45 2.41.00 31/08/2017 Stampa 21 Panorama - Offerte basse per Bim, il titolo crolla (-6,6%) ... 46 2.42.00 31/08/2017 Unione Sarda 25 Sos dei sindaci al Banco: «Non chiudete le filiali» Sirigu Severino 47 7.40.00 Corriere del Mezzogiorno Bari 31-ago-2017

Inchiesta sulla Pop Bari, la banca denuncia: noi vittime - Pop Bari, Jacobini art contrattacca Denunciato il grande accusatore

La Banca Popolare di Bari ha denunciato per tentata estorsione un ex funzionario dell'istituto. È lo stesso che, a sua volta, ha rivelato ai magistrati presunte irregolarità messe in atto dalla banca aggiungendo inoltre di aver subito maltrattamenti. Fino al licenziamento. Le sue dichiarazioni, che hanno dato il via alla seconda inchiesta sull'istituto di credito barese, sono finite nelle carte dell'indagine insieme ad una voluminosa documentazione che i finanzieri del nucleo di polizia tributaria hanno acquisito di recente. Nell'indagine della procura di Bari sulla Banca barese si ipotizzano, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere, truffa, ostacolo all'attività della Banca d'Italia e false dichiarazioni nel prospetto informativo depositato alla Consip. Gli indagati sono sei: il presidente Marco Jacobini, l'allora direttore generale Vincenzo De Bustis, ex amministratore delegato di Mps e Italia, i due figli di Jacobini, Gianluca e Luigi (rispettivamente condirettore generale e vice), il responsabile della linea contabilità e bilancio della popolare Elia Circelli, il dirigente dell'ufficio rischi Antonio Zullo. A carico di Marco Jacobini e dei suoi due figli si ipotizzano anche i reati di concorso in maltrattamenti e estorsione. De Bustis, invece, è accusato solo di maltrattamenti. All'inizio di giugno gli inquirenti hanno fatto notificare un avviso di proroga delle indagini ai vertici della banca: i fatti contestati risalgono al periodo 2014-2016, quando la Popolare acquistò la Cassa di risparmio di Teramo. Ed è proprio su questa acquisizione che è concentrata l'attenzione degli inquirenti. Sempre nello scorso mese di giugno il funzionario avrebbe chiesto una somma di denaro per evitare la cattiva pubblicità che derivava dalle denunce. In una lettera indirizzata al presidente della banca e all'amministratore delegato, scriveva «di ricercare un accordo diretto» col termine di pochi giorni per la definizione del rapporto e per estinguere «la controversia in essere» e per prevenire «le conseguenze di pubblicità negativa» che a queste controversie «normalmente si accompagnano». Infine la lettera parlava di «una vera offerta» e di creare «una trattativa per chiudere». Il legale della Banca Popolare Francesco Paolo Sisto parla della «fermezza della banca che conduce ad assumere, rapidamente, ogni iniziativa tesa alla tutela della sua reputazione, ivi compresa, la denuncia per tentata estorsione nei confronti di un dipendente a suo tempo licenziato per giusta causa. È solo offensivo sul piano tecnico- dice ancora il legale - accostare la vicenda tutta da dimostrare della Banca popolare di Bari a quella di altre ex banche, con conclamati problemi giudiziari ben diversi». Il riferimento di Sisto è alle inchieste di Monte dei Paschi e Banca ili. «Per il resto - conclude - i fatti in questione non sussistono. Le procedure dell'istituto sono del tutto trasparenti e certificate, con la conseguenza che le accuse formulate sono destinate, inevitabilmente a mere illazioni». Le indagini si concentrano dunque sull'acquisizione di Banca Tercas da parte della Popolare di Bari perché, secondo gli inquirenti, è stata un'operazione rischiosa perla situazione finanziaria in cui l'istituto si trovava all'epoca dei fatti. Ma il presidente della banca Jacobini chiarisce che «l'acquisizione della Tercas è stata precedente all'aumento di capitale dell'istituto» e poi aggiunge che «la Banca confida di poter chiarire in tempi brevi qualsiasi contestazione. Tutto sarà chiarito perché la Banca si è sempre comportata in maniera trasparente, corretta e rispettosa nei confronti degli organi di vigilanza e dei soci correntisti». Gli accertamenti dei finanzieri (coordinati dal procuratore aggiunto Roberto Rossi) riguardano in particolare la gestione dei bilanci. Il sospetto (sono ancora in corso verifiche e consulenze) è che l'istituto abbia comunicato alla Consob bilanci poco chiari, con riferimento soprattutto alla quantificazione dei crediti. Era il periodo in cui era in corso l'acquisizione di Tercas. Sulla Popolare di Bari, la procura ha in corso un'altra inchiesta che riguarda invece criteri e metodi con i quali ha gestito gli ordini di vendita di alcuni soci della banca prima che perdessero di valore. I pubblici ministeri inquirenti ritengono che gli ordini di vendita dei titoli siano stati inseriti manualmente allo scopo di agevolare gli azionisti più importanti dell'istituto. Una manovra che, se dimostrata, avrebbe invece danneggiato i piccoli azionisti. Angela Balenzano

SCENARIO BANCHE 1 Corriere del Mezzogiorno Bari 31-ago-2017

Intervista a Giovanni Ferri - «La crisi, le truffe, il credito» - Ferri: «I legami con il art territorio opportunità ma anche rischio»

«È bene distinguere tra comportamenti truffaldini e crisi macro economica. In genere, è proprio quest'ultima che mette in ginocchio le banche e genera comportamenti scorretti o illeciti». Sono le parole di Giovanni Ferri, professore ordinario di Economia politica della Lumsa di Roma, per 17 anni docente nell'Università di Bari, dove ha anche diretto il Dipartimento di Scienze economiche. Nel suo lungo curriculum figurano esperienze professionali nel Servizio studi della Banca d'Italia, nel Consiglio degli esperti presso il Ministero dell'Economia e come consulente scientifico dell'Associazione italiana fra le Banche popolari. Come può la crisi economica generare comportamenti illeciti? «Quando l'economia va in crisi, la banca del territorio che dà credito a quella economia va in crisi anch'essa». E accaduto questo anche nei recenti coinvolgimenti di banche territoriali in casi di truffa ai danni dei clienti? «In molti casi sì Prendiamo ad esempio il noto caso di Banca Etruria: a metterla in ginocchio è stata la crisi economica sottostante. Ad Arezzo esisteva un fiorente distretto dell'oro che oggi è ridotto male». Questo significa che il rapporto più stretto tra banche locali e territorio non è un'opportunità ma un fattore di rischio? «Il legame funziona se funziona l'economia e viceversa». Non potrebbe dipendere da controlli meno rigidi? «Non c'è differenza sostanziale nei controlli tra grosse e piccole banche, il sistema di vigilanza di Bankitalia è molto efficace». E quand'è che il sistema si inceppa? «Per una banca territoriale, avendo legami più forti, è più difficile negare il credito a chi opera su quel territorio. Le grandi banche tendono a operare in maniera più formale e contrattualizzata, mentre quelle locali valorizzano di più i contatti personali. Questi possono essere fattori di successo se si conosce bene la realtà locale, ma anche elementi che rendono più difficile negare il credito o tirarsene fuori in caso di rischio». C'è, quindi, anche una errata valutazione del rischio in quanto sta succedendo? «Dopo la prima crisi del 2009 nessuno si aspettava quella che è arrivata l'anno successivo. E si parla di una crisi profonda, con perdita del 25% della produzione industriale e del 10% del Pil. Le azioni truffaldine si sono aggiunte a situazioni di sofferenza dell'economia e questo ha generato i problemi che conosciamo. Non c'è capitale che tenga rispetto alla crisi che abbiamo attraversato». Ne siamo fuori? «È aumentata la richiesta di capitale e questo dovrebbe rendere le banche più resistenti ai pericoli, la ripresa c'è, ci sono meno fallimenti fra le imprese e anche le sofferenze bancarie dovrebbero pian piano a risolversi».

SCENARIO BANCHE 2 Corriere della Sera 31-ago-2017

La Lente - Il gesto costato il posto al banchiere di San Marino art Fabrizio Massaro Un dito, il medio, mostrato ai fotografi al Meeting di Rimini, costa il posto al direttore generale della Banca Centrale di San Marino, Lorenzo Savorelli. Per quel gesto le polemiche sono state al calor bianco e il Comitato per il credito e il risparmio della Repubblica del Titano ha fatto sapere ieri che non c'è più il «necessario e irrinunciabile rapporto di fiducia», chiedendo alla Banca centrale di «valutare l'immediata cessazione» del rapporto di lavoro con Savorelli. Dietro il dito però si intravede lo scontro sul salvataggio, e sulle colpe della crisi, della Cassa di San Marino, travolta da oltre mezzo miliardo di perdite, emerse anche grazie alla Banca Centrale.

SCENARIO BANCHE 3 Corriere della Sera 31-ago-2017

Popolare di Bari, indagati il presidente Jacobini, i suoi figli e l'ex dg De Bustis art Il presidente della Banca Popolare di Bari, Marco Jacobini e i suoi due figli Gianluca e Luigi, rispettivamente condirettore generale e vice, sono indagati dalla procura barese per l'ipotesi di associazione a delinquere, truffa, ostacolo all'attività di vigilanza di Banca d'Italia e false dichiarazioni. Insieme con loro sono iscritti nel registro degli indagati anche il responsabile della linea contabilità e bilancio Ella Cimelli e il dirigente dell'ufficio rischi Antonio Zullo. È inoltre indagato, ma per la sola ipotesi di «maltrattamenti», l'ex direttore generale dell'istituto barese, Vincenzo De Bustis (ex Deutsche Bank ed ex Mps). L'inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Rossi e svolta dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza. A luglio scorso è stata notificata una prono- ga delle indagini. Ieri l'istituto in una nota ha negato gli addebiti, attribuendoli a «dichiarazioni rancorose di un dipendente licenziato per giusta causa», definite «inaccettabili propalazioni». I fatti contestati si riferiscono al periodo 2013- 21316. A innescare l'indagine è stata proprio la denuncia per mobbing di un funzionario licenziato. Secondo quanto circolato ieri gli inquirenti stanno svolgendo accertamenti sull'acquisizione di Tercas, la ex Cassa di Teramo, che sarebbe stata «un'operazione rischiosa». L'ipotesi è che la banca abbia comunicato alla Consob bilanci non del tutto veritieri soprattutto con riferimento ai crediti. L'istituto — che è ancora una cooperativa visto che insieme con PopSondrio ha beneficiato dello stop alla conversione in spa determinato dal rinvio della legge alla Consulta — è già coinvolto in un'altra inchiesta sui criteri e metodi con cui ha gestito gli ordini di vendita delle azioni da parte di soci importanti prima che venissero deprezzate.

SCENARIO BANCHE 4 Corriere della Sera 31-ago-2017

Intervista a Raja Rajamannar - «Pagamenti con lo smartphone? Il concorrente art resta il contante»

Oltre un miliardo e 700 milioni di consumatori in 210 Paesi nel mondo e due miliardi e 300 milioni di carte, di cui 60 milioni in Italia. Mastercard, che ha appena chiuso il secondo trimestre con risultati in crescita in doppia cifra -i ricavi salgono del 13% a 3,1 miliardi di dollari e gli utili del 20% a 1,2 miliardi - ha un'altra voce dei conti che cresce oltre il 10%: le spese per le sponsorizzazioni. Da quest'anno per la prima volta la multinazionale americana dei pagamenti digitali è sponsor ufficiale della Mostra del Cinema di Venezia. Il contratto di sponsorizzazione triennale segue quello del festival di Cannes, della Berlinale e di molti altri. In Laguna sono arrivati la presidente dei mercati internazionali Ann Cairns e il chief marketing officer Raja Rajamannar, che è nella top ten dei direttori marketing più influenti al mondo nella classifica di Forbes. Perché avete scelto di sponsorizzare la Mostra del cinema di Venezia? «La sponsorizzazione è sempre più nella strategia di marketing che Mastercard intende utilizzare per parlare ai suoi 1,7 miliardi di consumatori. Quello che cercano le persone oggi è vivere esperienze uniche. Il nostro corporate purpose è: connettiamo le persone con possibilità senza prezzo. Quest'anno sponsorizziamo tra l'altro gli Australian Open; i Grammy's e i Brits Awards; la All-Star, la Major League Baseball il Roland-Garros e la finale di Uefa. Ma bisogna sapere che cosa sponsorizzare, vale a dire che cosa importa alle persone, che cosa conta per loro». E che cosa importa? «Abbiamo individuato nove aree, che sono universali e trasversali. Li definiamo passion points. Sport, musica, cinema, viaggi, cibo, ambiente, arte, shopping. Li abbiamo individuati conducendo ricerche non soltanto sui consumatori, ma su tutte le persone». Ne manca una... «La filantropia. Abbiamo scoperto che le persone, soprattutto le nuove generazioni, la considerano un valore. Sono interessati all'ambiente e alle cause sociali. In Italia con abbiamo messo creato una piattaforma di donazione online integrata che offriva agli italiani la possibilità di fare del bene ogni giorno. La piattaforma consentiva di compiere micro-donazioni a favore del World Food Programme ogni volta che utilizzavano la propria carta». Non temete la concorrenza dei telefoni cellulari come mezzo di pagamento come Apple Pay? «No. Gli smartphone sono un mezzo, come lo sono le carte di plastica e come possono essere un mezzo gli wearable. Anche i frigoriferi possono fare pagamenti. Quello che conta è essere la tecnologia utilizzata e Mastercard lo è, anche a garanzia della sicurezza, che è un tema molto sentito dai consumatori. I mobile payment continueranno a crescere di sicuro, soprattutto presso i Millennials che non sono nativi digitali, ma mobile natives. Ma non sono i mobile payments i nostri concorrenti». Chi è allora il vostro concorrente? dl denaro contante. Attualmente il 15% delle transazioni mondiali avviene attraverso cash e assegni». Manager Raja Rajamannar, chief marketing e communications officer del gruppo Mastercard del quale presiede anche la divisione Healthcare. E ritenuto da Forbes uno dei 10 manager del marketing più influenti al mondo

SCENARIO BANCHE 5 Corriere dell'Alto Adige 31-ago-2017

Classifica «The Banker» Fra le banche locali la regina è Volksbank art Primato assoluto a livello provinciale e netto miglioramento del posizionamento a livello nazionale per Volksbank. E il risultato che emerge scorrendo la classifica pubblicata dalla rivista internazionale «The Banken del gruppo editoriale britannico Financial Times. La ricerca analizza annualmente i risultati di bilancio e di esercizio delle banche mondiali, comparando (su base UsDollar) e classificando i dati derivanti dall'analisi di elementi quali la dotazione di capitale, le dimensioni, la solvibilità, gli utili e la performance. Volksbank ha raggiunto il 796esimo posto in classifica fra le /Top 1000 World », migliorando rispetto al 2016 quando era 8i9esima e ponendosi al primo posto assoluto in Alto Adige. Fondamentale la valutazione del capitale primario di classe 1, con data di riferimento al 31 dicembre 2016. A livello mondiale le quote di capitale primario sono in trend positivo. Secondo The Banker l'incremento del Tier-1 delle 1.000 maggiori banche mondiali è del 3,85% rispetto all'anno precedente. In Italia il primato spetta a , mentre a livello mondiale alla cinese ICBC. Soddisfatto per il risultato si è detto il direttore dell'istituto Johannes Schneebacher. «Si tratta di un ranking che ci fa molto piacere, conferma il nostro ruolo primario fra gli istituti di credito e ci incoraggia per il futuro. La conferma del trend positivo continua sulla scia di una semestrale molto buona. Se il contesto economico regionale si confermerà in ripresa anche la banca potrà continuare positivamente il proprio percorso».

SCENARIO BANCHE 6 Gazzetta del Mezzogiorno 31-ago-2017

Parla dirigente licenziato inchiesta sulla Pop-Bari art Per i reati, contestati a vario titolo, di associazione per delinquere, truffa, ostacolo all' attività della Banca d'Italia e false dichiarazioni nel prospetto informativo deposita to alla Consip, la Procura di Bari ha fatto notificare un avviso di proroga delle indagini ai vertici della Banca Popolare di Bari (BpB). I fatti risalgono al periodo 2013-2016 quando la BpB acquistò la Cassa risparmio di Teramo. Sei gli indagati: il presidente Marco Jacobini, l'allora direttore generale Vincenzo De Bustis, ex amministratore delegato di Mps e Deutsche Bank Italia, i due figli di Jacobini, Gianluca e Luigi (rispettivamente condirettore generale e vice), il responsabile della linea contabilità e bilancio d ella popolare Elia Circelli, il dirigente dell'ufficio rischi Antonio Zullo. A carico di Marco Jacobini e dei suoi due figli si ipotizzano anche i reati di concorso in maltrattamenti ed estorsione. De Bustis, invece , è accusato solo di maltrattamenti. La vicenda all'attenzione dei pm riguarda presunte irregolarità nascoste nei bilanci dell'istituto di credito svelate ai magistrati da un funzionario incaricato di mettere a posto le carte nell'ufficio rischi. II dipendente avrebbe evidenziato ai vertici della banca le irregolarità emerse durante la sua attività, ma queste sue segnalazioni non sarebbero state gradite dai vertici della banca, al punto che il funzionario sarebbe stato mobbizzato e licenziato. «Accuse rancorose», ribattono dalla Banca Popolare, che chiede si faccia chiarezza al più presto e, nel frattempo, ha subito denunciato per tentata estorsione un l'ex dirigente licenziato per giusta causa. Quest'ultimo, sostiene la Popolare di Bari, avrebbe chiesto nel giugno scorso alla Banca una somma di denaro per evitare la cattiva pubblicità derivante dalle sue denunce. In una lettera, riferisce la Banca, l'ex funzionario proponeva un «accordo diretto» con termine di pochi giorni per la sua definizione, accordo finalizzato a «prevenire le conseguenze di pubblicità negative che a queste controversie si accompagnano». «La fermezza della Banca - dichiara il legale dell'istituto, Francesco Paolo Sisto - conduce ad assumere rapidamente ogni iniziativa per la tutela della sua reputazione. È solo offensivo sul piano tecnico - prosegue Sisto - accostare la vicenda tutta da dimostrare ella popolare di Bari a quelle di altre ex banche, con conclamati problemi giudiziari», riferendosi alle inchieste su Mps e Banca 121. «I fatti in questione non sussistono. Le procedure dell'istituto - conclude Sisto - sono tutte trasparenti e certificate. Le accuse formulate sono destinate a regredire a mere illazioni». «L'acquisizione di Banca Tercas da parte della Banca Popolare di Bari (BpB) è stata - secondo fonti inquirenti - un'operazione rischiosa per l'istituto di credito barese per la situazione finanziaria in cui BpB si trovava all' epoca dei fatti. Si concentra prevalentemente su questa acquisizione - operazione che ha impegnato BpB per quasi tre anni, dal 2014 al 2016 - l'indagine della Procura di Bari delegata ai militari della Guardia di Finanza. In poco più di un semestre, da quando cioè il fascicolo è stato aperto, i fmanzieri hanno acquisito numerosa documentazione relativa all'operazione Tercas. Gli accertamenti della Gdf, coordinati dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, riguardano soprattutto la gestione dei bilanci. Il sospetto, ancora oggetto di verifica, è ch e la banca abbia comunicato alla Consob bilanci non del tutto veritieri, poco chiari, soprattutto con riferimento alla quantificazione dei crediti. E si tratterebbe proprio dei bilanci relativi agli anni in cui era in corso l'acquisizione di Tercas. Agli atti dell'indagine, oltre alla documentazione acquisita presso la banca, ci sono le dichiarazioni di azionisti e correntisti sentiti come persone informate sui fatti.

SCENARIO BANCHE 7 Gazzetta del Mezzogiorno 31-ago-2017

Intervista a Marco Jacobini - Jacobini: girati come calzini ma noi sempre stati art corretti

Presidente Marco Jacobini, c'è un'indagine della Procura di Bari su di lei e sui vertici della Banca Popolare di Bari. Un dipendente accusa la Banca di averlo mobbizzato e di aver realizzato operazioni opache. Sono accuse rancorose che provengono da un dirigente licenziato per giusta causa, dovuta alla scarsità di rendimento e di risultati prodotti. Il suo era un peso non più sostenibile. Per questo motivo vorrei che gli accertamenti - e da parte nostra vi è la massima disponibilità a cooperare - fossero quanto mai rapidi. La Popolare di Bari ha sùbito dato incarico ai propri legali di presentare denuncia, per tentata estorsione, nei confronti del dirigente licenziato. Il clamore mediatico non può né deve oscurare la correttezza dei comportamenti tenuti dai vertici della Banca. Si presume che siate a conoscenza delle accuse specifiche da parte dell'ex dipendente. Guardi, nei 40 anni che ho vissuto nei diversi ruoli di responsabilità all'interno della Popolare di Bari, di cosiddette «accuse specifiche» ne ho viste parecchie. Tutte però sono crollate di fronte alle relative, numerose verifiche. Verifiche effettuate dagli organi di vigilanza (e non solo) a tutti i livelli. Noi siamo pronti a rispondere anche stavolta, sempre nel segno di quella trasparenza, che ha caratterizzato la storia della Banca Popolare di Bari. La Procura sta indagando fra l'altro sull'operazione che ha portato alla svalutazione del 20 per cento del titolo azionario della Popolare di Bari. Sia chiaro: massimo rispetto da parte nostra nei confronti dell'inchiesta dei magistrati. Ma mi chiedo cosa si dovrebbe fare nei confronti delle grandi banche che hanno perso 1'80% o addirittura il 100% del loro valore, per giunta in tempi assai brevi. Abbiamo ridotto del 20% il valore del titolo Pop-Bari sulla base delle valutazioni del mercato. Secondo l'accusa alcuni azionisti sarebbero stati privilegiati nella vendita di azioni saltando ogni graduatoria e recuperando le somme investite. Anche su questo versante sono state fatte, pure in passato, diverse illazioni, tutte verificate e approfondite dalle autorità compententi. Che non hanno mai riscontrato alcuna irregolarità. C'è chi accosta la vicenda delle banche venete a quella della Popolare di Bari. Le banche venete finanziavano i clienti che acquistavano le loro azioni... Una pratica scorretta da parte di quelle banche settentrionali. Al contrario. la Popolare di Bari ha sempre improntato la propria condotta all'insegna della massima attenzione e della rigorosa correttezza. Controlli sono stati fatti e auspicati da noi stessi all'indomani di ogni aumento di capitale. La nostra condotta non è assolutamente accostabile alle vicende delle due banche venete. Se nel nostro lavoro, come può capitare in ogni settore, si è verificata qualche irregolarità, essa ha riguardato fatti del tutto marginali. Io non sono aduso alla cultura del sospetto, ma qualcosa mi induce a pormi qualche domanda. Ad esempio? Non mi riferisco all'opera dei magistrati. Ma comincio a pensare che nei confronti dell'unica grande Banca territoriale del Centro- Sud sia in atto una strategia dell'attenzione fondata su strumenti ed elementi che forse hanno poco a che fare con i principi di concorrenza e trasparenza, cioè con gli interessi legittimi di chi opera nel settore del credito. A cosa si riferisce? Non ho elementi concreti, ma ricordo che, storicamente, il sistema bancario italiano non è stato immune da scorrerie ispirate più da opache logiche di potere che da progetti di limpido buongoverno bancario. Certe volte ho l'impressione, forse sbagliata, e, mi scusi se insisto, non mi riferisco all'inchiesta in corso, che la progressione pluridecennale di Pop-Bari abbia sorpreso chi ritiene che di notte tutte le vacche sono nere, specie se pascolano nel Sud. Ma non fantastichiamo. Fonti della procura riferiscono che l'operazione Tercas era rischiosa per la Popolare di Bari. Non voglio entrare nel merito di queste valutazioni, anche perché mi attengo a quello che si legge in qualche anticipazione giornalistica. Dico solo che Tercas ha costituito la 28ma acquisizione da parte di Pop-Bari e che non differiva dalle 27 precedenti. L'unica diversità si chiamava contesto. Le precedenti acquisizioni si sono realizzate in un momento migliore per l'intera economia nazionale e per il settore creditizio. Mentre il salvataggio di Tercas ha coinciso con una situazione complessiva assai grave. Crisi nera. Tutto qui. Nei fatti Tercas si è rivelata e si sta rivelando un'opportunità, è risanata. Sta già producendo buoni risultati. Alcuni accertamenti avrebbero rilevato la comunicazione di bilanci poco chiari alla Consob, mentre era in corso l'acquisizione di Tercas. Che dire? Tutte le ispezioni fatte fmora hanno sempre accertato e confermato il contrario. Da sempre siamo rivoltati, come è giusto che sia, come calzini. E ogni volta è emersa la nostra tradizionale correttezza. Sono tranquillo anche adesso. La Popolare di Bari è sospettata di aver fatto pressioni per ritardare o

SCENARIO BANCHE 8 bloccare la trasformazione in spa. Ma quali pressioni. Siamo pronti alla spa da dicembre 2016, quando abbiamo convocato la prima assemblea. Poi ne abbiamo convocato un'altra. Ora ci troviamo tra coloro che sono sospesi. Non sappiamo se resteremo una cooperativa o approderemo alla spa. Aspettiamo le decisioni della Consulta e del Consiglio di Stato. E d'intesa con Bankitalia ci stiamo preparando a ogni ipotesi. E risibile ipotizzare pressioni da parte nostra. Siamo tra le prime dieci banche italiane, ma non siamo mica un Potere Forte in grado di condizionare gli eventi. I soci della Popolare di Bari si attendono di poter ottenere la liquidabilità delle azioni. Gli azionisti vogliono giustamente rivedere il mercato «liquido» che ha contraddistinto la banca fino a dicembre 2015. Ci eravamo posti il limite dei 90 giorni per lo scambio dei titoli, ma riuscivamo a rendere liquide le azioni addirittura in metà tempo, in 45-50 giorni. Termine assai più ravvicinato. Poi si è verificato l'imponderabile nel sistema bancario nazionale: le 4 banche fallite, le due venete, le polemiche sul bail in... Il che si è ripercorso sul valore dei titoli bancari, bloccando il mercato. E proprio a un mercato più aperto ci siamo ora affidati per la valutazione delle azioni. La seconda piattaforma per gli scambi sta cominciando a ben operare. E' soddisfatto della redditività della banca? In questo momento no. La prima semestrale 2017 ha dato risultati positivi, ma è stata caricata del peso di 32 milioni da noi destinati al fondo Atlante, che doveva servire a rimettere su un sistema creditizio oberato da notevoli sofferenze. Un fondo che si è esaurito nel modo che abbiamo visto.

SCENARIO BANCHE 9 Giornale del Piemonte e della Liguria 31-ago-2017

Indagine Crif. La fotografia regionale Mutui e rate, piemontesi indebitati - Mutui e art rate, piemontesi indebitati

Nel primo semestre 2017 oltre un terzo degli italiani, più precisamente il 35,4 per cento della popolazione maggiorenne (in crescita del +4,1 rispetto a un anno fa), risulta avere almeno un contratto di credito rateale attivo e, a livello pro-capite, mensilmente rimborsa 356 euro. Inoltre, mediamente i soggetti attivi risultano avere un indebitamento residuo - inteso come somma degli importi pro-capite ancora da rimborsare in futuro per estinguere i contratti in essere - pari a 34.114 euro. Tra le forme di finanziamento più diffuse risultano al primo posto i prestiti finalizzati (destinati all'acquisto di beni e servizi quali auto, moto, elettronica ed elettrodomestici, articoli di arredamento, viaggi, ecc.) che hanno un peso in termini di numerosità pari al 43,5 sul totale. Al secondo posto i prestiti personali, che si legano alla rinnovata progettualità delle famiglie in uno scenario di progressivo miglioramento del quadro economico generale, con una incidenza pari al 34,0%. Infine, la componente dei mutui per acquisto di abitazioni, che si caratterizzano per una incidenza del 22,5 sul totale. La fotografia emerge dall'aggiornamento della Mappa del Credito realizzata da Mister Credit - l'area di Crif che si occupa dello sviluppo di soluzioni e strumenti educational per i consumatori - partendo dall'analisi dei dati disponibili in Eurisc, il sisterna di informazioni creditizie che raccoglie i dati relativi a oltre 81 milioni di posizioni creditizie. Una fotografia estremamente composita, che rispecchia fattori economici e sociali come, ad esempio, la propensione a fare ricorso al credito per finanziare l'acquisto di un'abitazione o le proprie spese correnti, la capacità reddituale e di risparmio delle famiglie, il diverso costo degli immobili o la tendenza ad allungare la permanenza nell'abitazione di famiglia, la diversa intensità della ripresa dei consumi e del mercato immobiliare, la maggiore abitudine a rivolgersi alla cerchia familiare o amicale per pianificare gli acquisti rispetto agli istituti di credito, ecc. In Piemonte il 36,6 per cento della popolazione maggiorenne risulta avere almeno un rapporto di credito attivo. La provincia di Torino è quella che ha fatto segnare la quota più elevata in regione, con il 40,0. Seguono a ruota le province di Asti (39,8) e Novara (39,6). All'estremo opposto Cuneo, dove solamente il 28,3 ha almeno un rapporto di credito attivo. In relazione alla distribuzione delle tipologie di contratti di credito nel portafoglio delle famiglie, il Piemonte ha fatto registrare un'incidenza superiore alla media nazionale per quanto riguarda i mutui (con il 23,6, che la colloca all'VIII posto a livello nazionale). Per i prestiti personali, invece, il peso nel portafoglio dei crediti attivi risulta pari al 36,7, mentre per quanto riguarda i prestiti finalizzati all'acquisto di beni e servizi il peso sul totale si attesta al 39,6. A livello provinciale, Asti guida la classifica regionale per quanto riguarda i mutui, con un'incidenza del 25,6 sul portafoglio crediti, posizionandosi al 34esimo posto a livello nazionale. Per quelli finalizzati è, invece, la provincia di Torino a far segnare la quota più elevata di contratti di credito, con il 42,6. Biella e Asti, invece, si posizionano in vetta alla classifica regionale rispetto all'incidenza dei prestiti personali, rispettivamente con il 39,7 e 39,5 sul totale dei contratti di credito.

SCENARIO BANCHE 10 Italia Oggi 31-ago-2017

Big data sempre più utilizzati per personalizzare i prodotti - Aziende all'ascolto art dei clienti

Ascoltare il cliente, collezionando tutte le informazioni che lascia nei diversi punti di contatto con il brand, comprendere i suoi comportamenti e le sue esigenze, attraverso l'analisi dei dati raccolti sia nel mondo digitale sia fisico, e sulla base di ciò proporre offerte e messaggi personalizzati e in tempo reale, al momento giusto e nel canale più adatto. Sono questi i passaggi attraverso cui i big data possono diventare una risorsa strategica al servizio del marketing, grazie all'utilizzo di software e soluzioni di business intelligence. Un processo, questo, in cui il primo momento è la raccolta delle informazioni nei diversi touch point attraverso cui le persone interagiscono con le imprese, sia nei canali digitali, dai social network al sito web, sia in quelli fisici come i negozi. «Spesso c'è un disallineamento tra quello che le aziende pensano di capire dei propri clienti e la percezione dei clienti che non si sentono capiti: occorre quindi ascoltare tutti i segnali, distinguendo tra segnale e rumore, ovvero ciò che è rilevante e non, perché producono informazione», spiega Max Ardigò, customer intelligence solution consultant di Sas, azienda specializzata in advanced analytics e business intelligence, che offre soluzioni software per il supporto decisionale. «Il secondo momento è comprendere il reale significato delle informazioni acquisite, per elaborare le strategie più adeguate». L'ascolto è una fase importante, sottolinea Ardigò, «basti pensare che le medie di conversione per la pubblicità digitale in Italia oscillano tra lo 0,10% e l'l%,e che una volta che un prospect la cieca si rischia di perderlo in fase di conversione, nel 95% dei casi senza nemmeno capire il perché. L'analisi e la gestione sistematica dei dati diventa invece la chiave di volta per incrementare le conversioni, monitorando e automatizzando le azioni di recupero più opportune in ogni singola fase dell'ingaggio». Il terzo momento è, infatti, dare la migliore risposta all'esigenza del consumatore, restituendogli un riscontro personalizzato in tempo reale, anche anticipando i suoi bisogni «Una volta capito cosa il cliente dice, chi è e come si comporta, si può agire. In questa fase è essenziale poter intervenire nel più breve tempo possibile di fronte a performance non adeguate, prima che la campagna sia finita, senza aspettare la rendicontazione a consuntivo, cosa che puoi fare soltanto se hai sistemi di gestione delle interazioni che supportano il tempo reale», osserva il manager. Tra le proposte di Sas c'è per esempio Customer Intelligence 360, una soluzione di marketing cloud che raccoglie e colleziona dinamicamente le informazioni comportamentali sui canali digitali integrandole con le interazioni nei canali fisici, per avere una visione completa e in tempo reale del cliente. In questo modo è possibile automatizzare le interazioni (come messaggi e offerte) in maniera personalizzata. Sono diversi i settori che stanno investendo in questo tipo di soluzioni, tra cui piuttosto attivi sono quello delle telecomunicazioni e quello bancario. Per esempio Vodafone Italia sfrutta i big data per acquisire una maggiore conoscenza delle esigenze dei clienti e migliorarne l'esperienza, rendere più efficace la strategia commerciale e ottimizzare le performance delle reti; in quest'ottica i dati vengono usati anche per testare progetti pilota e per azioni di real time marketing. Un'altra impresa che punta sui dati è Intesa Sanpaolo, con l'obiettivo di gestire la customer experience su tutti i canali digitali, considerando che il consumatore oggi è sempre più connesso, mobile e social.

SCENARIO BANCHE 11 Italia Oggi 31-ago-2017

Dexia Crediop, dubbi sul piano art Si addensano nubi sul piano industriale di Dexia Crediop, la banca un tempo specializzata nel finanziamento al settore pubblico e delle infrastrutture, controllata al 70% da Dexia Credit Local, per la quale era stato approvato nel 2012 un piano di risoluzione ordinata. Nella relazione semestrale appena depositata emerge che «per tutta la durata della risoluzione del gruppo rimangono incertezze circa l'attuazione del piano industriale». In dettaglio, non solo esso è esposto, come è normale che sia, agli impatti derivanti da cambiamenti di regole contabili e prudenziali, ma le caratteristiche finanziarie di Dexia, dalla sua entrata nella risoluzione, «non permettono di garantire il rispetto di alcuni coefficienti di vigilanza nel corso del tempo». Il business plan è sensibile ai cambiamenti di contesto macroeconomico e ai parametri di mercato, inclusi i tassi di cambio, tassi di interesse e spread creditizi, le cui fluttuazioni possono influenzare il piano industriale. Una sfavorevole evoluzione di questi parametri nel tempo, si legge nel documenta «pesa sulla posizione di liquidità e solvibilità del gruppo tramite l'incremento degli ammontari dei cash collateral versati da Dexia alle proprie controparti in derivati. Così una diminuzione di 10 punti base dei tassi di interesse su tutta la curva si tradurrebbe in un aumento immediato di circa un miliardo di esigenze di liquidità del gruppo, o in un impatto sulle valutazioni delle attività e passività finanziarie e dei derivati Over-the-counter, le cui fluttuazioni sono registrate nel conto economico e possono influenzare le riserve Available for Sale e il livello del capitale regolamentare del gruppo». Infine, se la capacità di assorbimento del mercato del debito garantito dagli Stati fosse inferiore, Dexia dovrebbe ricorrere a fonti più costose di finanziamento. Dexia Crediop è partecipata da Banco Bpm con una quota del 20% e da Bper con il 10%.

SCENARIO BANCHE 12 Italia Oggi 31-ago-2017

Brevi - Unicredit art In due distinte operazioni effettuate sul mercato tra il 25 e il 28 agosto, Norges Bank ha dapprima ridotto la partecipazione nel capitale di Unicredit al 2,862% dal 3,248% dell'11 agosto, per poi incrementarla al 3,202%.

SCENARIO BANCHE 13 La Notizia 31-ago-2017

Intesa soffre l'affare russo E nessuno vuole aiutarla - Intesa soffre sull'affare art russo

STEFANO SANSONETTI Il mistero si infittisce. E il fatto che Intesa Sanpaolo, la principale banca italiana, continui a non fornire risposte non fa altro che alimentarlo. Sul palcoscenico c'è sempre il maxi prestito da 5,2 miliardi di euro che l'istituto di credito, a gennaio del 2017, ha detto di voler mettere a disposizione di Qia (fondo sovrano del Qatar) e Glencore (gruppo minerario anglo-svizzero) per l'acquisto del 19,5% del colosso petrolifero russo Rosneft. Negli ultimi mesi La Notizia, in completa solitudine tra i giornali italiani, ha più volte messo in evidenza i dubbi che stanno accompagnando un'operazione economicamente enorme. Ebbene, l'ultima novità in ordine di tempo è che lo scorzo 25 agosto la Reuters ha lanciato un bel missile addosso alla banca guidata da Carlo Messina. In un articolo che viene definito un'esclusiva", forse con qualche eccesso di enfasi, l'agenzia di stampa britannica ha rivelato che Intesa Sanpaolo non sarebbe riuscita a "sindacare" il prestito, come precedentemente aveva annunciato di voler fare. Cosa significa? IL QUADRO Complici forti perplessità sull'operazione, a quanto risulta manifestate anche da alcuni consiglieri di amministrazione, i vertici dell'istituto alla fine hanno deciso di condividere ("sindacare", appunto) il prestito con altre banche per mini mizzarne i rischi. Lo scorso 2 giugno, addirittura, l'agenzia Ansa riportava trionfalistiche affermazioni di Gaetano Micciché, presidente di Banca Imi, secondo il quale entro i primi di luglio si sarebbe trovato il pool di banche con cui condivedere l'operazione e si sarebbe dato corso all'erogazione dei prestiti. A corredo veniva riferito che Intesa aveva selezionato 15 banche, tra cui istituti americani, francesi, cinesi e di altri Paesi Ue. Tutto questo, secondo la Reuters, sarebbe però scoppiato come una bolla di sapone. Per quale motivo? Perché nel frattempo, rammenta l'agenzia britannica, sono sopraggiunte nuove sanzioni Usa nei confronti della Russia (la stessa Rosneft, del resto, era già stata colpita da precedenti sanzioni). E questo avrebbe spinto le banche sondate da Ca' de Sass a fare un passo indietro, o almeno a chiedere un supplemento di riflessione prima di dar manforte alla banca italiana. Sulla resistenze, inoltre, avrebbe influito anche l'attuale crisi del Golfo, con il Qatar di fatto isolato dai Paesi circostanti, Arabia Saudita in primis. IL PRECEDENTE A dir la verità la Reuters aveva già punzecchiato Intesa su questa operazione. In un articolo di inizio anno (ricordato da La Notizia del 26 gennaio 2017), l'agenzia aveva scritto che il prestito di Intesa sarebbe finito a una joint venture tra Qia e Glencore, la QHG Shares, tra i cui azionisti risulterebbe anche una società delle Isole Cayman, i cui proprietari non possono essere tracciati. Ragion per cui la Reuters chiedeva quali fossero i veri beneficiari del maxi prestito. Qualcuno può legittimamente chiedersi cosa ci sia dietro questa sorta di accanimento dell'agenzia inglese noi confronti di Intesa. Ma non c'è dubbio che i temi sollevati meriterebbero una risposta. Ieri La Notizia ha chiesto alla banca italiana a che punto è il processo dicondivisione del prestito, se esistono banche che finora hanno dato la disponibilità a essere coinvolte, se è vero che le nuove sanzioni contro la Russia hanno imposto una frenata, se il prestito da 5,2 miliardi è in corso di erogazione e in quale misura l'obiettivo di sindacarlo incide sulla sua messa a disposizione dei beneficiari. Ma la banca ha detto che non rilascia commenti. Forse, però, il momento di dire qualcosa è arrivato.

SCENARIO BANCHE 14 La Verita' 31-ago-2017

De Bustis indagato a Bari per maltrattamenti art Presunte irregolarità nei bilanci e una vicenda di maltrattamenti ai danni di un funzionario, «colpevole. di aver segnalato cid che non andava ai suoi superiori: su questo sta indagando la procura di Bari, che ha iscritto nel registro degli indagati i vertici della banca Popolare di Bari. A finire nel mirino degli inquirenti sono stati il presidente dell'istituto, Marco Jacobini, e i due figli Gianluca e Luigi (rispettivamente condirettore generale e vice), l'ex direttore generale Vincenzo De Bustis (già in forze a Mps e Deutsche Bank Italia) il responsabile della linea contabilità e bilancio della popolare, Elia Circelli, e il dirigente dell'ufficio rischi, Antonio Zullo, a carico dei quali i finanzieri del nucleo di polizia tributaria hanno notificato ieri un avviso di proroga delle indagini. I reati contestati agli indagati - tutti, tranne De Bustis - vanno dall'associazione per delinquere alla truffa, all'ostacolo all'attività della Banca d'Italia e alle false dichiarazioni nel prospetto informativo depositato alla Consob. La vicenda al centro dell'in-• chiesta, come ha raccontato il quotidiano La Repubblica, risale al periodo tra il 2013 e il 2016, quando la Popolare di Bari aveva rilevato la Cassa risparmio di Teramo (Tercas) e si preparava alla trasformazione in spa. A Jacobini e ai due figli vengono anche contestati i reati di concorso in maltrattamenti ed estorsiorie, mentre De Bustis è indagato solo per maltrattamenti: a svelare ai magistrati le presunte irregolarità presenti nei bilanci della banca, in particolare per quanto riguarda l'operazione di acquisizione di Tercas, era stato un funzionario dell'istituto. 11 bancario, secondo quanto avrebbe denunciato, aveva provato a segnalare ai superiori le irregolarità emerse durante la sua attività, ma l'iniziativa non sarebbe stata gradita: al punto che il funzionario sarebbe stato prima mobbizzato e poi licenziato. A quel punto l'ex dipendente si è presentato in Procura per raccontare tutto, prima di avviare un procedimento per mobbing. La replica della Popolare barese non si è fatta attendere; in una nota, l'istituto ha fatto sapere che «le dichiarazioni rancorose di un dipendente licenziato per giusta causa è bene che siano oggetto di ogni approfondimento da parte della Procura, per consentire poi alla Banca Popolare di Bari di agire nei confronti dell'autore di tali inaccettabili propalazioni». Per la banca, prosegue la nota, «è fortemente auspica bile che gli accertamenti (a cui vi ampia disponibilità a cooperare) siano rapidi.. Non solo. L'istituto ha a sua volta denunciato per tentata estorsione il dipendente, licenziato in passato per giusta causa. Va segnalato tra l'altro che l'ex funzionario aveva pure tentato di proporre una mediazione (evidentemente di natura economica), senza ottenere alcunché dall'istituto. La Procura del capoluogo pugliese ha poi in corso un'altra indagine che riguarda la svalutazione del 20% del titolo della Popolare, decisa lo scorso anno dal cda: l'ipotesi è che alcuni azionisti privilegiati siano riusciti a vendere prima che le azioni venissero deprezzate. In particolare, secondo la procura, per agevolare questi azionisti gli ordini di vendita dei titoli sarebbero stati inseriti manualmente senza rispettare l'ordine cronologico, violando in questo modo il principio della parità di trattamento dei soci, a danno dei piccoli azionisti. In particolare, una delle contestazioni mosse in questa indagine riguarda la vendita delle 430.000 azioni della Banca Popolare di Bari contenute nel portafoglio della società barese Debar. Alla Debar - secondo l'accusa - sarebbe stato concesso di vendere le azioni nell'asta del marzo 2016, poco prima dell'assemblea dell'aprile successivo in cui le stesse azioni subirono un deprezzamento del 20%, da 9,53 a 7,50 euro. Anche in questa inchiesta, come in quella che ha portato alla proroga delle indagini a carico di Jacobina, di manager ed ex manager della Bpb, si ipotizza il reato di ostacolo alle attività degli organi di vigilanza, Consob e Banca d'Italia.

SCENARIO BANCHE 15 La Verita' 31-ago-2017

Segreto di Stato su chi ha affossato le banche - Pure il Tar secreta i nomi di chi art ha affossato le banche

Sono ancora fresche di stampa le parole di Antonio Patuelli, numero uno dell'associazione bancaria italiana. «I crac sono finiti, ora si riparte», ha detto il presidente che ora è severissimo contro i colpevoli perché - sono sempre parole sue - «non è vero che a pagare siano stati solo i contribuenti». Il riferimento è ai circa 24 miliardi sborsati negli ultiníi due anni (cifra che arriva a superare i 3o se aggiungiamo anche gli esborsi da parte del sistema bancario) e alle inchieste portate avanti fino ad oggi dalla magistratura. Messi i due pesi sulla stessa bilancia ci vuole poco a capire da che parte penda la bilancia. Per spostare comunque l'attenzione, Patuelli, a buoi scappati, aveva chiesto di rendere pubblici i nomi dei grandi debitori. Quei gruppi che si sono dimostrati insolventi riuscendo ad affossare i patrimoni degli istituti con affidamenti spesso legati a vie politiche più che a pratiche rispettose dei parametri del credito. A gennaio dal governo arrivò il no secco alla diffusione dell'elenco dei debitori di Mps. Le parole dell'Abi, sebbene molto politiche, hanno perd messo in moto una serie di reazioni. Una di queste si è concretizzata nelle mosse di un'associazione dei consumatori che si è rivolta alla pubblica amministrazione chiedendo di ottenere le informazioni sui debitori in base all'accesso civico generalizzato. Ossia, la legge entrata in vigore lo scorso inverno che impone a tutti gli enti pubblici la massima trasparenza sul modello dello schema anglosassone del Foia, freedom of information act. D'altronde, ora che sia Mps che le due venete sono state salvate dallo Stato i cittadini hanno il diritto di sapere chi i siano i morosi e, in un certo senso, i colpevoli del dissesto. Ora è arrivata la sentenza del Tar del Lazio. E anche stavolta si tratta di un No. Come ha riportato ieri ltaliaOggi, il tribunale amministrativo ha sentenziato che le carte bancarie devono rimanere segrete perché costituiscono atti della vigilanza. L'obiettivo dell'associazione era ottenere l'elenco per coinvolgere i debitori nelle cause civili intentate dai piccoli correntisti e dagli azionisti che hanno visto azzerare i risparmi. In pratica, però, il Foia non si può applicare né ai documenti di Bankitalia, né agli archivi della Centrale dei rischi. Anche perché i dati «andrebbero poi elaborati e incrociati tra di loro. E questa operazione risulterebbe incompatibile» , fanno presente i giudici, «con la disciplina del diritto di accesso alle informazioni che la pubblica amministrazione è tenuta a fornire a tutti i cittadini». 11 Tar, se non bastasse, ha posto pure un altro paletto, spiegando che il termine «grandi debitori» non è contenuto in nessun testo di legge e quindi non può diventare una parola chiave ai fini della trasparenza, mettendo così una pietra sopra alle sperenze dei consumatori. Dalla sentenza, infatti, derivano due insegnamenti. Primo. Chi pensava che il Foia potesse aprire tutte le porte si sbagliava. Ne avevamo già scritto, la gabola sta nelle parole chiave con cui fare richiesta. E spesso non è possibile avere i termini di ricerca corretti prima di aver consultato i documenti, il che riporta la trasparenza a un circolo vizioso che di limpido ha molto poco. Il secondo insegnamento riguarda la commissione d'inchiesta sulle banche. Un fantasma che non si è ancora insediato per colpa del Pd. Il mese scorso infatti la segreteria del Nazareno non aveva presentato i nomi dei propri candidati alla Commissione paralizzando di fatto l'avvio dei lavori. Ipotizzando che entro settembre si sciolga il nodo, la minoranza potrà scordarsi di tornare all'attacco chiedendo i nomi dei responsabili deivari crac. I Parlamentari saranno «costretti» a riprendere la sentenza del Tar per impugnare una sorta di segreto di Stato. A quel punto resterà in piedi solo lo scontro politico e il tentativo di far emergere gli eventuali coinvolgimenti di Maria Elena Boschi. Basterà chiamare a deporre l'ex numero uno di Unicredit, Federico Ghizzoni, per scoprire se veramente l'ex ministro di Montevarchi si sia spesa per trovare un marito a banca Etruria, dove il padre è stato vicepresidente. È ormai chiaro che la commissione non potrà mai fare uscire i nomi di chi veramente si è trasformato in incagli per gli istituti poi passati nelle mani dello Stato. E chi pensa che sia un problema passato si sbaglia. L'esempio da letteratura resta ancora una volta Siena. Tre settimane fa la banca ha diffuso i dati della prima semestrale «pubblica». L'istituto si è messo a fare le pulizie a fondo di tutto ciò che rappresentavano i crediti marci e le difficoltà. Probabilmente quello che avrebbe dovuto fare Alessandro Profumo quando fu chiamato a tenere in piedi lo storico istituto. Purtroppo la notizia meno buona è che al giugno scorso i crediti a rischio erano ancora 61 miliardi. Ad allarmare i contribuenti, visto che il salvataggio è avvenuto con i loro soldi, è il numero delle grandi esposizioni. Undici gruppi da soli pesano per oltre 58 miliardi

SCENARIO BANCHE 16 di euro. Segno che molto è stato fatto ma il macigno è ancora lì. Il Tesoro ha la maggioranza assoluta e quando il titolo tornerà in Borsa la quota arriverà al 70%. Forse la politica dovrebbe interrogarsi su questi grandi debitori, perché se fino a oggi quasi tutti i partiti hanno invocato la stabilità del Paese, da domani bisognerebbe risolvere la questione di chi la stabilità la mette in crisi. Non si può certo chiedere alle banche di essere sane e al tempo stesso di tenere in piedi artificialmente l'economia. Gli istituti hanno l'obbligo di guadagnare e non di elargire ammortizzatori sociali alle grandi imprese. Il nodo è tutto qui e una volta per tutte andrebbe risolto. Non basta dire come ha fatto Patuelli che ora i crac bancari sono finiti e si riparte. Senza pulizie vere si rischia di continuare a svoltare a sinistra.

SCENARIO BANCHE 17 La Verita' 31-ago-2017

Stiamo Grand Frais! I francesi ci fregano con market e polizze - Il «Grande art fresco» cala sull'Italia Cibo e assicurazioni le prede francesi

Occhio che i francesi ci riprovano. Non c'è solo il veto di Emmanuel Macron sui cantieri navali Saint-Nazaire che non devono passare a Fincantieri, fatto gravissimo su cui è ormai caduto l'oblio dopo l'inutile ondata di indignazione nazionale che ci ha fatto passare in un batter d'ali dalla Macronidolatria alla Macronfobia. Così come non ci sono solo i giochetti del finanziere bretone Vincent Bolloré, che attacca spudoratamente Mediaset ma nello stesso tempo pretende di fare come gli pare m Telecom e si offende se governo e Consob (tardivamente) cercano di arginarlo. O, ancora, non ci sono solo le mosse - che abbiamo per tempo (era il zo dicembre 2016) denunciato qui sulla Veritte, in perfetta solitudine - dei manager transalpini, Philippe Donnet e Jean Pierre Mustier, che i soci italiani di Generali e Unicredit hanno voluto a capo della maggiore compagnia di assicurazione e della seconda banca del Belpaese, i quali hanno preso alla lettera l'incarico arrivando a gestire la plancia di comando in totale solitudine. No, i transalpini provano a fregarci su almeno due altri fronti. Il primo riguarda, more solito, la grande distribuzione. Come se non bastasse la presenza strabordante di Carrefour e Auchan nella penisola, ora sbarca in Italia anche Grand frais (letteralmente Grande fresco), catena parigina di frutta e verdura allargata a pesci, carni e formaggi di alta qualità, che riproducearredi e l'attuosfera dei fascinosi mercati coperti di un tempo. Quale novello Annibale, monsieur Denis Dumont (che nel frattempo ha fatto una montagna di quattrini vendendo la maggioranza della società - detentrice dei suoi quasi Zoo punti vendita - al solito fondo di private equity, in questo caso l'americano Ardían) ha deciso di valicare le Alpi con la sua Grand frais e di scendere a Torino, città simbolo di un certo di tipo di commercializzazione alimentare, visto che da li è partita l'avventura di Ea 1y d1 Oscar Farinetti- E 11 aprirà il suo primo grande fresco. per poi scendere a macchia d'olio (è il caso di dirlo) sull'intero Stivale. I nostri commercianti, a cominciare proprio da Farinetti e dai protetti di quel furbacchione di Carlo Petrini (filosofo fuori e businessman dentro, per dirla in linguaggio alimentare) di Slow food, staranno (appunto) freschi. Il secondo fronte di conquista su cui rischiamo è quello dell'attività di bancassurance, cioè laddove istituti di credito e compagnie di assicurazioni incrociano le rispettive competenze. Già, perché il Banco Bpm (il vecchio che si è unito con la Popolare di Milano), non avendo rinnovato le partnership con Unipol (nel ramo vita) e con Aviva (nel ramo danni), attraverso cui vendeva ai suoi sportelli i prodotti assicurativi di quelle due compagnie, ha piantato su un'asta per offrire i due portafogli, che rispettivamente valgono all'incirca 500 e 200 milioni. E sapete chi vuole a tutti a costi arrivare prima? Ma naturalmente la francese Covéa, quarta nella classifica delle assicurazioni transalpine. Thierry Derez, che di Covéa è président e directeur général nello stesso tempo - alla faccia della governance basata sulla separazione dei poteri - ne parla come se avesse già vinto. Tanto che, a quanto si dice, dalle parti di via XX Settembre a Roma, sede del ministero dell'Economia, la cosa ha irritato parecchio. Anche perché Covéa intende portar via a Gestielle Sgr, cui è attualmenté affidata dal Banco la lucrosa gestione del portafoglio premi vita, ben mezzo miliardo. Ora, casovuole che Gestielle sia stata appena ceduta proprio da Banco Bpm ad Anima, con cui ha stretto un patto. E che Anima stia costruendo, insieme con Poste e Cassa depositi e prestiti, oltre che con lo stesso Banco Bpm, quello che è stato definito il terzo polo italiano del risparmio, alle spalle di GeneraliEurizon e non lontano dal nuovo aggregato Pioneer- Amundi. Dunque, consegnarsi a Covéa sarebbe fare harakiri. Certo, per Giuseppe Castagna e Carlo Fratta Pasini, rispettivamente amministratore delegato e presidente di Banco Bpm, la scelta non è facile, perché in gara ci sono altre due compagnie straniere, la tedesca e la svizzera Zurich, e due italiane, Generali e Cattolica. Sul leone di Trieste sono uscite tante voci. Si è detto di tutto, ipotizzando anche in futuro possa spostare il proprio baricentro verso la Francia, o meglio verso Axa da cui Donnet proviene. Ma in ballo c'f l'unico tesoro che ci è rimasto, il risparmio degli italiani. E sarebbe il caso che - pur nel rispetto del mercato e di decisioni che sono private - le autorità nazionali dessero quantomeno un'occhiata al dossier. Prima che sia troppo tardi e che la lista delle doglianze da portare al presidente Macron si allunghi smisuratamente. Sapendo, peraltro, che i cahiers de doléances, quaderni delle lamentele, li hanno inventati proprio i francesi nel XIV secolo e sono diventati famosi nel 1789 ai tempi di Luigi XVI, quando vi dovevano essere annotate le richieste da inoltrare al sovrano. II quale si

SCENARIO BANCHE 18 comportava come tale: se ne fotteva. Vous avez bien entendu?

SCENARIO BANCHE 19 Libero Quotidiano 31-ago-2017

Veneto e PopVicenza La Camera copre le colpe di Bankitalia art FRANCESCO DE DOMINICIS Sulla crisi delle banche la Camera si porta avanti con un primo dossier, ma non sfiora la Banca d'Italia né mette in discussione eventuali responsabilità della vigilanza bancaria. In attesa dell'avvio dei lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta (sempre che l'indagine parta davvero), i tecnici di Montecitorio hanno realizzato un mini rapporto sugli ultimi, disastrati anni del settore creditizio del nostro Paese. Un fascicolo di oltre 50 pagine che prima passa in rassegna le regole (sia quelle nazionali sia quelle dell'Unione europea) e poi entra nel cuore della questione, analizzando lo «stato di salute del sistema bancario italiano». Nessuna critica, tuttavia, agli sceriffi della vigilanza che pure qualche peso sulla coscienza - quantomeno per distrazione - devono averlo, visto il lungo elenco (forse non ancora chiuso) di emergenze nell'industria finanziaria. Sotto la lente degli esperti della Camera sono finiti tutti i casi principali di dissesto, in particolare quello del Monte dei paschi di Siena e quello delle due banche del Nord Est. Il documento non si limita a confezionare un elenco cronologico degli eventi, ma tocca da vicino le cause che hanno portato Mps, Popolare di Vicenza e Veneto Banca sull'orlo del crac. Con una eccezione di rilievo: la vicenda di Banca Etruria (salvata in maniera maldestra a novembre 2015) è solo menzionata: manca un approfondimento specifico. Chissà se l'omissione è legata al conflitto di interessi del sottosegretario Maria Elena Boschi. Non è tutto. In generale, c'è da meravigliarsi per l'assenza totale di ragionamenti critici sull'operato di Banlátalia che dovrebbe comunque essere oggetto delle verifiche della bicamerale che da domani, secondo gli annunci, potrebbe prendere forma. Per quanto riguarda il Monte paschi, il documento di Montecitorio non fa alcun accenno al ruolo ispettivo dei funzionari di palazzo Koch. Mentre sul versante delle venete, la Camera dà una lettura assai positiva dell'operato dell'ex istituto di emissione. Ecco alcuni passaggi del documento sulla questione delle operazioni baciate ovvero i prestiti concessi da Bpvi (ma a Montebelluna il sistema era lo stesso) a patto che fosse sottoscritto un pacchetto di quote dell'istituto. «Nel corso del 2014, come rileva la Banca d'Italia, è emerso che la Banca Popolare di Vicenza acquistava azioni proprie senza aver prima richiesto l'autorizzazione alla Vigilanza» è l'inizio del ragionamento della Camera. «Le ispezioni del 2015 hanno rilevato, oltre ai riacquisti di azioni proprie effettuati senza la necessaria autorizzazione, anche il problema delle azioni finanziate non dedotte per un ammontare cospicuo dal patrimonio di vigilanza» si legge nel documento. Ecco l'assoluzione di via Nazionale. «La Banca d'Italia ha rilevato come ciò abbia comportato un impatto negativo sotto il profilo patrimoniale di circa 1 miliardo di euro, registrato dalla banca nella relazione semestrale al 30 giugno e nel bilancio d'esercizio 2015». La cronaca racconta altro. Racconta, nel dettaglio, che la svolta, a Vicenza e Montebelluna, c'è stata quando la supervisione sui due istituti è stata trasferita - nell'ambito della riforma sull'Unione bancaria - da Roma a Francoforte ovvero alla Banca centrale europea. Riuscirà a fare piena chiarezza la Commissione parlamentare? Qualche dubbio, in questo senso, lo ha espresso il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli. Secondo il numero uno di palazzo Alfieri, è capire «quali metodi di lavoro e priorità si darà» l'organismo di cui ancora non si conosce a pieno la composizione. La sensazione è che la bicamerale finirà col trasformarsi solo in un terreno di scontro fra i partiti. Un modo per regolare i conti in vista delle prossime elezioni. Difficile sperare che dal Parlamento esca la verità. Le premesse - visti gli atti ufficiali - non sono delle migliori.

SCENARIO BANCHE 20 Messaggero 31-ago-2017

Su Tercas-Popolare di Bari indagine dei pm di Terni art Sono tre le indagini che parallelamente, nel corso dell'ultimo anno, si sono dedicate alla gestione della Popolare di Bari. Oltre ai due fascicoli aperti nel capoluogo pugliese, nell'ultimo anno è stato avviato anche un ulteriore filone di inchiesta da parte della procura di Terni (sulla gestione dell'istituto si era concentrata anche Ferrara che, pert, nei mesi scorsi ha chiesto l'archiviazione). Le procure fuori dal capoluogo pugliese e l'ultimo filone di indagine da parte di Bari si concentrano tutte sullo stesso tema: nel corso del tempo, i dirigenti della banca avrebbero prima venduto azioni dell'istituto a vari sottoscrittori, tra i quali molti correntisti. Poi, prima della quotazione in borsa, avrebbero abbassato il valore delle azioni con una decisione autonoma, non comunicata secondo le procedure previste dalla legge. Il valore delle singole azioni, vendute anche ai correntisti della Cassa di risparmio di Orvieto (controllata da BpB) sarebbe sceso del 20% con danni da centinaia di migliaia di euro per molti dei titolari che non sono più riusciti neppure a rivendere quelle partecipazioni. Di qui uno dei due filoni di inchiesta a Bari, che per questa vicenda indaga anche per truffa, e l'avvio delle verifiche da parte di Terni. E' dall'acquisizione di Banca Tercas da parte della Banca Popolare di Bari (BpB) che è partita l'indagine della procura di Bari. L'operazione, rischiosa per l'istituto di credito barese per la situazione finanziaria in cui BpB si trovava, ha impegnato BpB dal 2013 al 2016 ed è su questo che si concentrano le verifiche del procuratore aggiunto Roberto Rossi e del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza. Il sospetto è che la banca abbia comunicato alla Consob bilanci non del tutto veritieri, poco chiari, soprattutto con riferimento alla quantificazione dei crediti. Sei gli indagati: il presidente Marco Jacobini, l'allora Dg Vincenzo De Bustis, ex AD di Mps e Deutsche Bank Italia, i due figli di Jacobini, Gianluca e Luigi (condirettore generale e vice), il responsabile di contabilità e bilancio Elia Circelli, il dirigente dell'ufficio rischi Antonio Zullo. A carico di Marco Jacobini e dei figli si ipotizzano anche i maltrattamenti e l'estorsione, a carico di un ex dipendente che avrebbe accusato l'istituto davanti ai pm. La banca da parte sua respinge ogni accusa e parla di «dichiarazioni rancorose di un dipendente licenziato per giusta causa». Sara Menafra

SCENARIO BANCHE 21 Messaggero 31-ago-2017

San Marino licenzia il suo governatore art Scontro al calor bianco ai vertici della Repubblica di San Marino, dove ieri il governatore della Banca Centrale ha chiesto il licenziamento del presidente del principale istituto di credito del Titano ed è stato, per questo, a sua volta sfiduciato dagli organi di governo del piccolo Stato. L'epilogo si è consumato in poche ore, ma la battaglia per riportare equilibrio nelle finanze del Titano, soprattutto in quelle devastate della locale Cassa di Risparmio, dura da molti mesi: come spesso capita in queste circostanze, sono bastate poche righe per far deflagare lo scontro. Eccole: «Si invita codesto consiglio di amministrazione a dichiarare la decadenza, con effetti immediati, del dottor Nicolino Romito dalla carica di presidente del consiglio della Cassa di Risparmio di San Marino». Firmato: Lorenzo Savorelli, direttore generale della Banca Centrale della Repubblica del Titano. Secca come una fucilata, la lettera è piombata ieri mattina sul tavolo del consiglio di amministrazione della Cassa. Motivo della perentoria richiesta: Romito aveva taciuto il fatto di essere indagato in un procedimento per usura, non disponendo così dei requisiti di onorabilità necessari per rivestire il ruolo di presidente della Cassa. Ed ecco il colpo di scena: nemmeno tre ore dopo, in nome del governo locale il Comitato per il Credito e il Risparmio si riuniva per decretare la sfiducia a Savorelli ritenendo «di non poter considerare più esistente il necessario e inabdicabile rapporto di fiducia che caratterizza la permanenza in servizio del direttore generale della Banca Centrale». Per tali motivi, spiega la nota, «il Comitato ha formalmente rivolto l'invito al Consiglio direttivo della Banca Centrale a valutare l'immediata cessazione del rapporto lavorativo con il dottor Lorenzo Savorelli». Firmato: i Segretari di Stato Simone Celli, Nicola Renzi, Guerrino Zanotti ed Andrea Zafferani. VORAGINE DA MEZZO MILIARDO Che cosa ha spinto il governo del Titano a muovere tanto violentemente contro un banchiere che pochi mesi fa aveva ricevuto i complimenti del Fondo monetario internazionale, al quale si era rivolto per avere vigilanza e sostegno nell'opera di risanamento del settore creditizio del piccolo Stato? I prossimi giorni aiuteranno a capire di più. Intanto vanno segnalate le dure accuse di Savorelli alla Cassa di Risparmio e al suo management (tra cui Vladimiro Renzi padre del Reggente Nicola Renzi), giudicato tra i responsabili del dissesto finanziario della Città Stato. Nella relazione inviata al Comitato per il credito, si parla infatti di modus operandi del management che ha ostacolato il lavoro dell'istituzione con «dati parziali» e «con risposte fornite in ritardo» davanti a una crisi che perdura dal 2010. Tra le anomalie più gravi che la Banca Centrale porta in evidenza ci sono «la continua richiesta di finanziamenti senza l'impegno a trovare una soluzione per tale carenza di liquidità; il perseguimento di interessi estranei a quello dell'impresa bancaria nella concessione degli affidamenti; la mancanza di autonome decisioni sugli affidamenti, mentre il pricing non tiene in debita considerazione il rischio di insolvenza delle società affidate nel tasso applicato; la mancata acquisizione delle garanzie deliberate dall'organo amministrativo; le condizioni economiche applicate difformi da quelle deliberate; i casi in cui l'internai audit, la Direzione Generale, il collegio sindacale nonché i consulenti e legali esterni ed interni non hanno esercitato il dovuto controllo». «Tutte le segnalate carenze, omissioni, inadeguatezze e commistioni - prosegue il documento - unitamente alla cattiva gestione delle dirigenza ed il mancato controllo interno del collegio sindacale ed esterno delle società di audit e di revisione, hanno portato alla forte compromissione dell'attività bancaria che ha condotto all'attuale collasso». Un collasso che si traduce in una voragine non inferiore al mezzo miliardo di euro andato in fumo nonostante le ripetute iniezioni di mezzi freschi (per svariate centinaia di milioni) da parte del locale Tesoro.

SCENARIO BANCHE 22 Messaggero 31-ago-2017

Bim, scatto di Barents Re: offerta meno condizionata art Barents Re potrebbe aver scavalcato Warburg Pincus e Attestor nella corsa per la conquista di Bim, la banca private torinese di cui la liquidazione delle banche venete detiene il 71%. Ieri Lazard, advisor dei commissari Alessandro Leproux, Giuliana Scognamiglio e Fabrizio Viola, avrebbe iniziato l'esame delle quattro offerte pervenute l'altra sera. La quarta di Jc Flowers sembra sia meno aggressiva delle altre tre: il valore di queste ultime valorizzerebbe Bim meno di 80 milioni. Anche ieri il mercato si è riposizionato sulle valutazioni degli offerenti, il titolo ha chiuso in discesa del 6,67% a 1,05 euro per valore di 157 milioni. Nonostante il riserbo, trapela solo che la proposta di Barents Re sopravanzi le altre due perchè meno condizionata. Attestor e Warburg infatti, pur avendo messo sul piatto più o meno la stessa cifra, chiederebbero garanzie sui crediti deteriorati e le litigation. Tutte e tre sono disponibili a confermare il top management.

SCENARIO BANCHE 23 Messaggero 31-ago-2017

Stato di allerta a Rimini e San Miniato, ricapitalizzazioni in tempi più stretti art Accelerazione per il salvataggio di Cassa di Rimini (Carim) e Cassa di San Miniato (Carismi), due dei tre istituti destinati a finire-assieme a Cesena - nell'orbita di Credit Agricole Cariparma sulla base di un piano che prevede la cartolarizzazione di Atlante 2, in affannosa ricerca di alleati per far fronte alle tranche senior e mezzanine. Questa ricerca potrebbe allungare i tempi di attuazione del piano della banca guidata da Giampiero Maioli. Pertanto, anche su indicazione di Bankitalia, si rende necessario anticipare la ricapitalizzazione degli istituti emiliano e toscano in modo da farli riemergere dal punto di vista degli indici patrimoniali: al 30 settembre entrambi registreranno altre perdite per rettifiche su crediti di alcuni milioni che faranno scendere i Ceti sotto al 6%, soglia di emergenza posta da Bce. I DUE SUMMIT A MILANO Domani a Milano (ore 16), presso la sede di Equita, advisor di Carim e Carismi, secondo quanto risulta al Messaggero, si terrà un vertice tra Giuseppe Boccuzzi, dg del Fondo volontario e i dg di Carim (Giampaolo Scardone) e Carismi (Silvano Piacentini). Scopo del vertice sarà la definiz ione di modalità e tempistiche delle due ricapitalizzazioni da parte dello schema volontario, in coerenza con la proposta di Cariparma. Dopo questo incontro ne è fissato un altro, mercoledì 6, a Milano tra gli advisor delle fondazioni (Rothschild, Srigroup), Cariparma (Lazard) e Fondo Volontario (Kpmg) per coordinarsi con quanto concordato domani. Le due operazioni di rafforzamento vanno completate prima dell'esecuzione del piano Cariparma: secondo la road map, l'accordo vincolante andrebbe sottoscritto entro il 30 settembre, in modo che la Bce abbia tempo fino al 31 dicembre per mettere il timbro definitivo all'operazione. Sulla base dei conti al 30 settembre che ratificherà un indice patrimoniale di Carim e Carismi attorno al 5,5%, entro il 10 ottobre, il Fondo volontario dovrebbe sottoscrivere i due aumenti. A questo proposito va detto che mentre l'assemblea Carismi di fine giugno ha dato mandato al cda di promuovere un'operazione fino a 250 milioni, a Rimini c'è una situazione diversa perchè la fondazione è di traverso. L'assise del 10 agosto ha dato mandato al cda per un aumento massimo di 80 milioni anche mediante strumenti subordinati riconvocandosi per il 18 settembre per varare un'ulteriore tranche fino a 200 milioni. QUATTRO BANCHE PRONTE L'offerta condizionata presentata l'1 agosto da Cariparma prevede, a parte il capitolo riservato ad Atlante 2 sulle tranche senior e mezzanine, che il Fondo volontario investa un importo aggregato di 425 milioni nelle due ricapitalizzazioni e sottoscriva la tranche junior della cartolarizzazione per 213 milioni. Il Fondo dispone di 420 milioni di cassa e giovedi 7 l'assemblea dovrebbe approvare una ulteriore raccolta per 95. Il portafoglio npl delle tre casse si attesta a 3,152 miliardi lordi pari a 1,263 miliardi netti. La cartolarizzazione prevede una tranche senior per 416 milioni da collocare sul mercato: nel frattempo Atlante 2 avrebbe trovato quattro banche (Banca Imi, Deutsche bank, Hsbc e doBank) disponibili per un bridge della durata di sei mesi da rimborsare con i proventi della cessione sul mercato. Restano da trovare circa 180 milioni della tranche mezzanine pari a 580 milioni, al netto della fetta di crediti aggiuntivi (incagli) di qualità migliore. Due giorni fa al Tesoro, c'è stato un vertice alla presenza di Piercarlo Padoan, un alto esponente Bankitalia, Paolo Petrignani (ad di Quaestio) e Maioli dove si sarebbe fatto il punto. Atlante 2 ha circa 150 milioni ai quali si aggiungono 100 milioni da Fonspa, circa 50 dalla Sga e per il saldo il fondo sta per coinvolgere qualcuno tra Cerved, doBank e Guber. L'offerta di Cariparma fissa al 10 settembre il termine per sottoscrivere gli impegni vincolanti da parte di Atlante 2 e c. Probabilmente si sforerà di qualche settimana. Cariparma offre di acquistare le tre casse, al netto degli npl, per 130 milioni.

SCENARIO BANCHE 24 Messaggero 31-ago-2017

BofA, Buffet diventa primo azionista art Il finanziere americano Warren Buffett è ufficialmente il primo azionista di Bank of America, incassando una plusvalenza di circa dodici miliardi di dollari per un investimento effettuato nel 2011. Buffett aveva annunciato a fine giugno l'intenzione di convertire in azioni i 700 milioni di warrant acquisiti dalla sua holding Berkshire Hattaway al prezzo di 7,14 dollari sei anni fa, quando l'istituto era coinvolto nella crisi dei mutui subprime. «Noi abbiamo accolto Berkshire Hathawaycome azionista nel 2011 e apprezziamo di avere il suo appoggio ora come il più grande azionista», ha commentato l'amministratore delegato della banca Brian Moynihan. Quando la banca era m irata da dubbi sulla sua forza finanziaria e aveva perso metà del suo valore nel 2011, Warren Buffet era apparso come il cavaliere bianco con un investimento di circa 5 miliardi di dollari. Un investimento soprattutto dal valore simbolico: è stato infatti ritenuto, così come quello in Goldman Sachs, un'iniezione di fiducia nella banca da parte di uno degli investitori più seguiti al mondo e che nel corso della sua lunga carriera non ha quasi mai sbagliato un colpo. Ora le azioni di Bank of America valgono 23,58 dollari e il suo investimento vale 16,51 miliardi di dollari. Buffett è quindi il principale azionista dell'istituto con Blackrock e Vanguard. L'ascesa di Buffett in Bank of America conferma il successo della strategia dell'oracolo di Omaha durante la crisi finanziaria. Le azioni privilegiate acquistate nel 2011 in Bank of America hanno fruttato a Buffett fino a giugno 300 milioni di dollari l'anno, distribuendo un dividendo annuale del 6%.

SCENARIO BANCHE 25 Mf 31-ago-2017

La stretta di Xi Jinping aiuta i quattro giganti del credito Su gli utili, giù le art sofferenze - Banche, la stretta di Xi aiuta i big

La campagna contro i rischi finanziari messa in moto da Pechino sembra avere un vincitore. Si tratta delle grandi banche di Stato, capaci di chiudere il semestre battendo le attese sugli utili e riducendo l'incidenza dei crediti deteriorati sul totale. Che la notizia fosse in qualche modo nell'aria lo dimostra lo slancio dato dai titoli degli istituti all'andamento dell'Hang Seng China enterprises Index. La , l'Agricoltural Bank, la China Construction Bank e la Industrial e Commercial Bank of China hanno beneficiato delle decisioni della PboC di innalzare i tassi di interesse a breve termine. Oltre alla stretta impressa dal presidente Xi Jinping e dalle autorità di vigilanza sui rischi finanziari e i prodotti forniti fuori bilancio, agli istituti ha anche fatto gioco l'andamento della seconda economia al mondo. In vista del prossimo congresso del Partito comunista che si aprirà tra poche settimane, Pechino ha voluto evitare un nuovo semestre a rilento per la crescita, facendo leva quindi sui settori che già in passato avevano trainato la cavalcata del pil cinese. Tra gennaio e giugno Bank of China, quarto istituto per capitalizzazione di mercato, ha visto l'utile salire deli' 11,5% rispetto allo scorso anno a 103 miliardi di yuan, pari a 15,7 miliardi di dollari. Nello stesso periodo la percentuale di non performing loan in pancia all' istituto è scesa dall' 1,46% all' 1,38%. Mentre il margine finanziario si è attestato all' 1,88%. Batte le attese anche la Icbc, che ieri ha ribadito l'intenzione di attenersi alle disposizioni centrali in materia di finanziamento delle acquisizioni all'estero. L'istituto si è confermato il primo al mondo per asset. Nel semestre gli utili sono arrivati a 153 miliardi di yuan (+1,8%), con un margine al 2,16% mentre l'incidenza degli npl si è attestata all'1,38%. Segno più anche per la China Construction Bank. L'utile netto è arrivato a 138 miliardi di yuan (21 miliardi di dollari), in crescita del 3,7%, con un margine del 2,03% (in calo rispetto a 2,15% di un anno fa). Migliorano, anche se di poco, i crediti deteriorati, a giugno all'1,51%. L'ultima delle grandi quattro, ossia la Agricoltura) bank of China, ha infine visto gli utili salire del 3,3% a 108 miliardi di yuan. A fare da contro altare ai risultati sopra le attese dei grandi gruppi sono invece gli istituti di piccole e medie dimensioni, sui quali hanno pesato maggiormente i paletti imposti al credito. (riproduzione riservata) ***

SCENARIO BANCHE 26 Mf 31-ago-2017

Buffett primo socio di BofA - Buffett primo azionista di BofA art Il miliardario americano, Warren Buffett, è diventato il primo azionista di Bank of America. L' 87enne guru di Wall Street ha deciso di esercitare il diritto di opzione sui 700 milioni di titoli privilegiati acquistati dalla sua finanziaria, Berkshire Hataway, nel 2011 quando l'istituto era sotto pressione per la crisi dei subprime. L'investimento, pari a 5 miliardi di dollari nel 2011, nel frattempo ha più che triplicato il suo valore, per cui Buffett, insieme ai dividendi ricevuti sulle azioni privilegiate BofA, ha incassato quasi 13 miliardi di dollari. Il titolo privilegiato ha pagato un dividendo annuo del 6% annuo, ovvero 300 milioni di dollari l'anno. All'inizio di quest'anno Buffett aveva anticipato un possibile switch di azioni Bank of America, dalla privilegiata all'ordinaria, se la banca avesse aumentato il suo dividendo annuale a 44 centesimi di dollari da 30 centesimi. Questo perché un dividendo di 44 cent sull'azione ordinaria avrebbe fruttato a Berkshire Hataway più dei 300 milioni di dollari pagati ogni anno con l'azione privilegiata. A giugno la banca di Charlotte ha ricevuto il via libera della Federal Reserve di aumentare il dividendo per azione addirittura a 48 centesimi l'anno. Così Buffett ha convertito i 700 milioni di titoli privilegiati in azioni ordinarie e ha trasformato Berkshire Hathaway nel principale azionista di Bank of America, davanti a BlackRock e Vanguard, che possiedono rispettivamente 668 e 661 milioni di titoli ordinari. Ora la finanziaria di Buffett è l'azionista più importante della seconda e terza banca americana, ovvero Wells Fargo e Co. «Berkshire manterrà le azioni per un tempo molto lungo», ha detto ieri Buffett in un'e-mail al Journal. Il colosso bancario non ha nascosto la sua soddisfazione. «Nel 2011 abbiamo accolto con favore Berkshire Hathaway come azionista. Apprezziamo il suo continuo appoggio e ora il suo ruolo di nostro più grande azionista», ha dichiarato l'amministratore delegato di BofA, Brian Moynihan.

SCENARIO BANCHE 27 Mf 31-ago-2017

La Cassa di San Marino gioca la carta spalma-debiti per ammortizzare le perdite art - Carisp punta allo spalmadebiti

ANDREA MONTANARI Modello Lotito. Ossia, lo spalmadebito. II governo di San Marino, attraverso l'Eccellentissima Camera della Repubblica (46,47%), sta valutando la possibilità di sfruttare la normativa in vigore e punta ad ammortizzare l'enorme perdita (534 milioni) registrata l'anno scorso dalla Cassa di Rispammio, il principale istituto di credito locale. L'obiettivo, secondo quanto riferito dalla stampa locale, sarebbe quello di spalmare il deficit in un arco temporale di 20-25 anni. Più o meno quello che ha chiesto, e ottenuto, anni fa Claudio Lotito che ha ottenuto di rimborsare il debito con il Fisco (143 milioni) entro il 2028. Anche perché nel frattempo, il governo in carica sul Monte Titano vuole accelerare sul piano di risanato patrimoniale della Cassa, lanciare l'aumento di capitale e poi dare il via al progetto di creazione di una bad bank (e una good bank) di Stato. Cercando magari poi di coinvolgere investitori esteri. Ieri, intanto, si è consumato un duro scontro tra la maggioranza politica e la Banca Centrale. Perché il Comitato per il credito e i risparmio, composto dai segretari di Stato Simone Celli (Finanza), Nicola Renzi (Affari esteri), Guerrino Zanotti (Affari interni) e Andrea Zafferani (esponente della Banca Centrale), ha chiesto e ottenuto il licenziamento di Lorenzo Savorelli, direttore generale della stessa istituzione di vigilanza. Quest'ultimo, durante un convegno tenutosi al Meeting di Cl (andato in scena a Rimini dal 20 al 26 agosto) si era lasciato andare davanti a un fotografo a un gestaccio plateale che aveva provocato forti scossoni politici sul Monte Titano. II Comitato per il credito e il risparmio «ha ritenuto di non poter considerare oggi esistente quel necessario e irrinunciabile rapporto di fiducia che caratterizza la pemmanenza in servizio del direttore generale», si legge in una nota diramata dall'organismo chiamato anche a valutare l'incorporazione di Asset Banca nella Cassa di Risparmio di San Marino. L'organismo, quindi, «ha formalmente rivolto l'invito al consiglio direttivo» dell'istituzione finanziaria di vigilanza «di valutare l'immediata cessazione del rapporto lavorativo con Savorelli con le eventuali e consequenziali iniziative del caso». Ma la giomata di ieri è stata tutta all'insegna della tensione visto che l'agenziaAnsa aveva riportato di un forte rischio spaccatura all'interno della maggioranza di governo proprio per la tematica relativa alla gestione dei conti della Cassa di Risparmio e per le vicende interne alla Banca Centrale. Nella serata di ieri è arrivata la smentita ufficiale da parte del Congresso di Stato che ha ribadito la ferma volontà di procedere con la «salvaguardia del sistema bancario e finanziario della Repubblica». Probabilmente qualche tensione di fondo c'è: del resto a San Marino i ribaltoni sono all'ordine del giorno.

SCENARIO BANCHE 28 Mf 31-ago-2017

Il governo ha pensato a cosa fare sulla riforma delle popolari se la Consulta art dovesse dire no?

La Corte Costituzionale, supremo giudice delle leggi, non può essere ollecitata come un qualsiasi ente pubblico. Perle sue pronunce sussistono procedure, tempi, modi e priorità da osservare rigorosamente. Comunque, anche a seguito di episodi come quello descritto ieri su queste colonne, le controversie insorte sulla fissazione del prezzo delle azioni Volksbank in sede di esercizio del diritto di recesso, diventa cruciale l'attesa sentenza della Consulta, cui è stata rimessa la decisione sulla fondatezza dei limiti posti all'esercizio di tale diritto dalla legge di riforma delle banche popolari del 2015. Una volta emessa tale sentenza, si pronuncerà per alcuni aspetti della revisione anche il Consiglio di Stato, il quale ha sospeso il termine entro il quale le popolari avrebbero dovuto trasformarsi, secondo la riforma, in Spa (27 dicembre 2016), in attesa della decisione della Corte, i cui effetti riguarderanno per questo profilo soprattutto (ma non solo) le banche che non si sono ancora trasformate. L'incertezza che si è determinata sulla revisione è stata causata, in particolare, dalla scelta del governo di procedere a una complessa rifonna con un decreto legge e in un contesto sulla cui opacità il programma formale della Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche non intende stranamente fare luce, anche se durante i suoi lavori sarà molto difficile e sospetto prescinderne. Fondamentale sarebbe acquisire tutti gli aspetti dell'indagine a suo tempo condotta dalla Consob sulla vicenda (verosimilmente informandone l'Autorità giudiziaria). Si opporrebbero divieti che autorizzerebbero a parlare di arcana imperil? Sarebbe assai difficile per renderli inattaccabili date le strette connessioni con le altre materie oggetto formale di indagini della Commissione, anche perché non tutto il perimetro dell'inchiesta può essere tracciato a priori. Ne risulterebbe depotenziata la stessa efficacia dell'indagine. Un altro aspetto delicatissimo è connesso ai predetti limiti al recesso. Se la Consulta li riterrà illegittimi o se solo li ridimensionerà nei tempi e nelle quantità, le conseguenze saranno rilevanti anche per le popolari che hanno disciplinato la materia, per non dire di quelle presso cui essa è già oggetto di vertenze, alcune delle quali (come le cronache riferiscono per la Popolare di Bari) sono ora all'esame dell'Autorità giudiziaria ordinaria. Di qui il passaggio potrebbe toccare i fondamenti dell'improvvisata e traballante riforma. Ma anche se la Consulta adottasse una pronuncia di indirizzo, le responsabilità non potrebbero non ricadere sull'azzardo del governo nel promuovere una riforma sui generis senza coinvolgere, come poi ha fatto con le Bcc, la categoria, fermi restando i poteri finali dello stesso governo e del parlamento. I fatti di gravissima mala gestio verificatisi nelle popolari (ma non solo in esse) sarebbero comunque emersi. Non ci si illuda che sia stata una riforma mal concepita e mal strutturata a farli emergere. Una revisione era necessaria, ma con percorso e contenuti diversi. Attendiamo dunque con rispetto la Consulta. Sarebbe comunque saggia precauzione prepararsi da parte delle istituzioni competenti in materia, per fronteggiare tutte le possibili conseguenze di questa pronuncia. Anzi, si spera che ciò sia già avvenuto.

SCENARIO BANCHE 29 Mf 31-ago-2017

Reddito fisso - Banca nordica rompe il gelo sui corporate art RLa svedese Svenska Handelsbanken, una delle più importanti banche scandinave, ha rotto un periodo di gelo delle emissioni di bond societari di livello investment grade lanciando un'emissione da 1,5 miliardi di dollari articolata in due tranche, riferisce Bloomberg. Secondo l'agenzia di stampa, l'istituto di credito svedese ha voluto anticipare tutti temendo un'ondata di emissioni in dollari all'indomani del Labor Day, che segna un po' l'inizio della normale attività lavorativa negli States. Per Svenska non è la prima volta. Esattamente un anno fa la banca, che gode di un rating Aa2 di Moody's, lanciò un'emissione da 2,5 miliardi di dollari. L'operazione di quest'anno è composta da una tranche a 3 anni a tasso fisso da 1 miliardo di dollari, che offre uno spread di 55 punti base rispetto al Treasury di pari scadenza (contro i 70 punti 2,2 base previsti prima del lancio), e di una tranche a tasso variabile sempre a tre anni da 500 milioni di dollari che offre no spread di 36 punti base rispetto al Libor a tre mesi.

SCENARIO BANCHE 30 Nuova Sardegna 31-ago-2017

Sedi chiuse: «Un colpo ai territori» art Non lascia indifferenti l'annunciata chiusura nell'isola di dodici sedi di agenzie del Bando di Sardegna. Ieri, su questo provvedimento della Banca è intervenuto il consigliere regionale dei Riformatori Michele Cossa. «La Giunta regionale non può rimanere inerte di fronte a questo ulteriore colpo assestato ai territori - ha detto il consigliere -, soprattutto quelli a maggior rischio di spopolamento, com'è il caso di 0lzai». Cossa non nasconde la sua aperta disapprovazione per una scelta che colpisce profondamente il tessuto economico sardo. «Quella che era la banca dei sardi - ha dichiarato ancora - che per decenni ha sfruttato egregiamente la posizione di tesoriere di un gran numero di comuni della Sardegna per incrementare il proprio portafoglio clienti, oggi decide di abbandonare quegli stessi comuni, piantando un altro tassello nel processo di abbandono del territorio in termini di servizi pubblici e privati», continua Cossa, che si aspetta subito «una presa di posizione netta nei confronti del Banco da parte del presidente della Regione Pigliaru e dell'assessore alla Programmazione Paci».

SCENARIO BANCHE 31 Repubblica 31-ago-2017

Popolare di Bari: "Noi trasparenti" ma gli azionisti chiederanno i danni art «Le dichiarazioni rancorose di un dipendente licenziato per giusta causa è bene che siano oggetto di ogni approfondimento da parte della procura, per consentire poi alla Banca Popolare di Bari di agire nei confronti dell'autore di tali inaccettabili propalazioni». Poche righe racchiuse in un comunicato e una denuncia per tentata estorsione nei confronti del suo accusatore. Questa la replica dei vertici della Bpb, il giorno dopo la diffusione della notizia della nuova inchiesta della procura barese che coinvolge tra gli altri Marco Jacobini e i figli Gianluca e Luigi. «Sia chiaro — è scritto nella nota della Popolare— per la banca contano soltanto i fatti, gli atti, i numeri, la trasparenza delle procedure e, di conseguenza, la fiducia dei soci e dei clienti. È così fortemente auspicabile che gli accertamenti siano rapidi». La banca, però, contrattacca anche denunciando per tentata estorsione il suo ex dipendente e rivela che in una lettera l'ex funzionario proponeva «un accordo diretto» con un termine di pochi giorni per la definizione, chiedendo nel giugno scorso una somma in denaro per «prevenire» le conseguenze di «pubblicità negative» derivanti dalle denunce. Ma alla Bpb non va giù neanche l'accostamento con altre banche alle prese con «conclamati problemi giudiziari ben diversi», riferendosi alle inchieste su Mps e Banca 121. Intanto la notizia della nuova inchiesta, ha scosso profondamente la città. I primi a reagire sono i rappresentanti del Comitato per la tutela degli azionisti della Bpb, composto da Adusbef, Codacons, Codici e Confconsumatori. Proprio il Comitato ora fa notare che la nuova inchiesta apre scenari importanti per i 70mila azionisti della banca, non fosse altro perché gli indagati sono anche accusati di false dichiarazioni nel prospetto informativo depositato alla Consob. «Reati che, laddove fossero accertati — commentano i rappresentanti del Comitato — avrebbero un nesso di causalità diretto sia con il prezzo a cui sono state vendute le azioni e sia con le modalità di vendita delle stesse. Pertanto, gli azionisti sarebbero legittimati a domandare il risarcimento dei danni subiti, per un investimento fatto sulla base di dati di prospetto e di bilancio irregolari». Ma l'inchiesta potrebbe avere altre conseguenze: «Ora — spiegano i rappresentanti delle associazioni dei consumatori — per gli azionisti della banca si apre la possibilità di costituirsi come parte offesa nel procedimento».

SCENARIO BANCHE 32 Repubblica 31-ago-2017

Finito il lavoro sulle Venete Viola potrebbe lasciare art VITTORIA PULEDDA Venduta Bim (le offerte vincolanti sono già sul tavolo) e ben avviata Farbanca (i termini per ricevere le offerte vincolanti scadono a metà mese e ci sono quattro-cinque soggetti al lavoro per guardare i dati ) una parte significativa del lavoro sarà stata fatta. Per questo, forse solo in via induttiva, da qualche tempo nei giri della finanza si dice che Fabrizio Viola, uno dei tre commissari liquidatori delle banche venete, stia pensando di passare la mano. Già nell'ultima fase da amministratore delegato della Popolare di Vicenza si erano infittite le voci che lo davano sul punto di partenza, così come l'allora presidente Gianni Mion. Per entrambi, al di là dei veri intendimenti, ha ovviamente prevalso il senso di responsabilità. A più buona ragione adesso, Viola — una volta portate a termine le due cessioni — potrebbe decidere di mollare la partita. Qualche poltrona libera in ambito bancario potrebbe crearsi nei prossimi mesi.

SCENARIO BANCHE 33 Repubblica 31-ago-2017

Buffett salva Bofa e mette in cassa altri 12 miliardi art Investire in una banca in crisi e guadagnare 12 miliardi di dollari. È il colpo da maestro che è riuscito nuovamente al guru della finanza americana, Warren Buffett, che nel 2011, in piena crisi finanziaria del sistema creditizio Usa, si è presentato alle porte di Bank of America con un assegno da 5 miliardi di dollari per "dar loro una mano". E loro lo hanno accolto come un cavaliere bianco. Ieri, convertendo le opzioni che aveva sottoscritto allora a 7,14 dollari per un totale di 5 miliardi, è diventato il primo azionista della banca. Ai corsi attuali, la sua partecipazione vale 16,51 miliardi, con relativa plusvalenza.

SCENARIO BANCHE 34 Repubblica Bari 31-ago-2017

Prestiti agli amici e l'operazione Tercas i quattro anni di follie della banca - art Prestiti facili e l'avventuraTercas i quattro anni di follie della PopBari

FALSI in bilancio, buchi profondi che Banca popolare di Bari avrebbe creato con una gestione elastica e che avrebbe poi cercato di coprire con manovre a discapito dei piccoli risparmiatori. Errori gravi, commessi con il silenzio di Bankitalia, come l'acquisizione di Tercas. Sono queste le ipotesi sulle quali si concentra la nuova inchiesta della Procura di Bari nella quale sono indagati il presidente Marco Jacobini, l'allora direttore generale Vincenzo De Bustis (ex amministratore delegato di Mps e Deutsche Bank Italia ), i due figli di Jacobini, Gianluca e Luigi ( condirettore generale e vice ), il responsabile di contabilità e bilancio Elia Circelli, il dirigente dell'ufficio rischi Antonio Zullo. Siamo nel 2017, una proroga alle indagini è già stata notificata ai vertici dell'istituto, dopo i primi sei mesi di lavoro. Ma quel che emerge oggi è la fotografia di uno scenario, evolutosi negli ultimi anni. A cominciare dai primi mesi del 2013, quando gli ispettori di Bankitalia si presentarono al quartier generale di Banca popolare. E ci restarono, esaminando documenti e bilanci, oltre sette mesi. Il risultato di quei controlli istituzionali fu una valutazione parzialmente negativa di quel che avevano riscontrato: in un range di voti che va da 1 a 6, l'istituto di credito più importante del Sud Italia, conquistò un 4, corrispondente a "parzialmente sfavorevole". La valutazione risentiva di alcuni rilievi, contenuti nella relazione degli 007: tra i più importanti, la "eccessiva correntezza" nel concedere crediti ad alcuni gruppi. La facilità, cioè, con cui prestiti di un certo peso sarebbero stati erogati a clienti privilegiati. E nelle carte degli ispettori vengono fatti anche i nomi: i gruppi imprenditoriali Fusillo e Curvi, tra gli altri, che insieme controllano la Maiora group. La holding, in quel periodo, aveva accumulato debiti con la Popolare di Bari per 131 milioni. Siamo a fine 2013, allora, e mentre la banca incassava un giudizio parzialmente sfavorevole, Tercas rischiava di scomparire per le elevate perdite per 600 milioni. È allora che il presidente di Banca popolare di Bari, Marco Jacobini viene invitato dalla stessa Bankitalia ad acquisire la vecchia Cassa di Teramo. L'operazione viene portata a termine ad agosto 2014, sulla brochure istituzionale di Bpb si legge: "Entrano nel Gruppo Banca Tercas e Banca Caripe, rafforzando la presenza nel centro Italia". Ai debiti di bilancio della Banca popolare di Bari si sommano quindi quelli di Tercas. È allora, nel novembre 2014, che comincia la distribuzione di azioni e obbligazioni per un totale di 500 milioni di euro. E ancora, nel 2015, un altro collocamento da 50 milioni. Ad aprile, però, la Popolare annuncia agli ormai 70mila risparmiatori la maxi perdita delle azioni e la riduzione del valore del 20 per cento. Sono gli stessi anni in cui è al lavoro quel funzionario accreditato e capace, assunto per sistemare le carte dell'ufficio rischi. Il manager ci mette le mani e scopre anomalie, irregolarità che fa presente a chi gli aveva dato l'incarico. Passano le settimane e non arriva un cambiamento di rotta. È il 2016 quando l'uomo viene licenziato dopo, a suo dire, essere stato mobbizzato. Allora lui si rivolge al suo avvocato, che avvia due cause: una per mobbing e l'altra per l'ingiusto licenziamento. Intanto va in Procura e snocciola al procuratore aggiunto Roberto Rossi tutto quel che sa. Le indagini, affidate ai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, erano già partite con la precedente inchiesta ( coordinata dai pm Lydia Giorgio e Federico Perrone Capano ) sui prestiti affidati con facilità a grossi azionisti, come il gruppo Debar. Ma con il racconto del funzionario puntano ancora più in alto, arrivando a quei bilanci che hanno fortemente risentito dell'acquisizione di Tercas. L'ipotesi dell'accusa è che, a quel punto, la banca abbia comunicato alla Consob bilanci non del tutto veritieri, soprattutto con riferimento alla quantificazione dei crediti. Crediti che ormai sarebbe impossibile recuperare, a discapito dei risparmiatori, ma che sono stati fondamentali per la banca per far quadrare, almeno sulla carta, i conti.

SCENARIO BANCHE 35 Repubblica Bari 31-ago-2017

"Denunceremo l'ex dipendente per tentata estorsione" art L'ex dirigente della Banca Popolare di Bari che ha denunciato presunte irregolarità nei bilanci (dando avvio all'indagine a carico dei vertici dell'istituto di credito ) e di aver subito maltrattamenti fino al licenziamento, avrebbe chiesto nel giugno scorso alla banca una somma di denaro per evitare la cattiva pubblicità derivante da quelle denunce. Lo sostiene la BpB che, a "tutela della propria reputazione", ha dato incarico "ai propri legali di presentare denuncia per tentata estorsione nei confronti" dell'ex dirigente dell'Istituto "a suo tempo licenziato per giusta causa". In una lettera, secondo la denuncia, l'ex funzionario proponeva un "accordo diretto" con termine di pochi giorni per la definizione, finalizzato a "prevenire" le conseguenze di "pubblicità negative che a queste controversie si accompagnano". "La fermezza della banca — dichiara il legale dell'istituto di credito barese, avvocato Francesco Paolo Sisto — conduce ad assumere, rapidamente, ogni iniziativa tesa alla tutela della sua reputazione, ivi compresa, la denuncia per tentata estorsione nei confronti di un dipendente a suo tempo licenziato per giusta causa".

SCENARIO BANCHE 36 Repubblica Bari 31-ago-2017

Da san Nicola a corso Cavour, i legami con la città art IN ORIGINE erano 76 soci. A fondare la Banca popolare di Bari nel 1960 fu un gruppo di imprenditori e professionisti baresi guidati da Luigi Jacobini. Sono passati, da allora, 57 anni. In mezzo secolo al vertice dell'istituto di credito è rimasta salda la famiglia Jacobini — presidente del cda è Marco, il figlio del fondatore — ma i soci sono diventati 70mila. Non solo pugliesi. I 368 sportelli dell'istituto di credito sono distribuiti in 13 regioni. È una piccola storia che comincia da corso Cavour, nel centro di Bari, e approda prima ad Orvieto dove nel 2012 avviene la fusione con la Cassa di Risparmio locale, poi a Teramo dove nel 2014 l'istituto pugliese acquisisce banca Tercas. La scalata del gruppo Banca Popolare di Bari, che può vantare oggi di essere tra le 10 maggiori banche popolari italiane, comincia in realtà negli anni '90 quando vengono acquisite le banche locali e si costituisce il gruppo creditizio. La strada è tutta in salita: nel 2000 entrano nel gruppo società specializzate nell'intermediazione mobiliare, nella gestione del risparmio e nel corporate finance. La crescita avviene di pari passo con lo sviluppo di un legame forte con il territorio. Ed è proprio questo il fiore all'occhiello di cui gli stessi Jacobini si fregiano. La banca tesse un rapporto sempre più stretto con le istituzioni che passa, in primis, con l'istituzione religiosa più importante di Bari: San Nicola. La collaborazione nell'organizzazione degli eventi legati al santo patrono si consolida: "Tra le iniziative più importanti il restauro di un portale della Basilica, del pulpito seicentesco, la donazione dei nuovi paramenti per la statua" si legge nelle brochure della banca che nel 2015 contribuisce anche alla realizzazione del corteo storico diretto da Sergio Rubini. E, ancora, per citare le ultime iniziative, è Jacobini a sponsorizzare la Casa dei bambini e delle bambine appena aperta dal Comune di Bari per le famiglie bisognose. Sarà griffata dalla banca (che ci mette i soldi per il restyling) anche la piazzetta di corso Cavour ad angolo con via Cardassi.

SCENARIO BANCHE 37 Sole 24 Ore 31-ago-2017

In breve - Cessione ecobonus alle banche Cna: «A tutti stessa opportunità» art Plauso della Cna all'estensione alle banche dell'ecobonus, che chiede però un ulteriore allargamento della platea dei beneficiari. «Cna- si legge in un comunicato - apprezza il provvedimento dell'agenzia delle Entrate che, attuando la norma inserita nella legge di bilancio 2017, estende anche alle banche la cessione del credito d'imposta relativo alle spese affrontate peri lavori di riqualificazione energetica delle parti comuni degli edifici, fmora prevista solo per le imprese esecutrici dei lavori». L'associazione sottolinea però «il limite della novità» che «risiede nel fatto che la misura riguarda esclusivamente i soggetti incapienti ed è riservata alle spese per la riqualificazione energetica dei condomini» mentre si «ritiene, invece, che possa, e debba, essere estesa a tutti i soggetti e per tutti i lavori edili sui quali sono concesse detrazioni fiscali, per produrre un più forte effetto moltiplicatore sulla domanda interna».

SCENARIO BANCHE 38 Sole 24 Ore 31-ago-2017

Cina, i conti delle «Big Bank» oltre le previsioni art La campagna degli ultimi mesi del governo cinese contro l'eccessivo indebitamento e lo shopping selvaggio all'estero, ha aiutato le grandi banche cinesi che sono riuscite a contenere i «bad loans» e recuperato sui margini. Grazie a ciò, le prime quattro cinesi, nel secondo trimestre, hanno riportato risultati migliori delle attese. Non solo. L'indebitamento interbancario è sceso per la prima volta in sette anni. Bank of Cina ha registrato un aumento dei ricavi a 57,04 miliardi di yuan (8,7 miliardi di dollari) contro i 46,4 miliardi di yuan dello stesso periodo dell'anno precedente. Si tratta della maggiore crescita da sei anni a questa parte. Bene a nche le sue rivali:Industrial e Commercial Bank of China (Icbc) ha riportato proventi operativi per 77,2 miliardi di yuan contro i 75,4 miliardi di yuan dell'anno prima China Construction Bank Corp (Ccb) 52,9 miliardi di yuan versus 504 miliardi del secondo trimestre 2016. E, infine, Agricultural Bank of China (AgBank) che ha avuto ricavi per 68,3 miliardi di yuan contro i 65,9 dell'anno prima. La ripresa economica ha anche influito sui risultati delle prime 4 banche cinesi che controllano circa un terzo degli asset bancari della Cina: 36mila miliardi di dollari.

SCENARIO BANCHE 39 Sole 24 Ore 31-ago-2017

Il bail out dell'istituto russo Otkritie art La Banca centrale russa è intervenuta per evitare il fallimento di Otkritie. Si tratta del primo salvataggio pubblico per una delle 10 principali banche private quotate, una delle banche «sistemiche» russe. La Banca centrale acquisterà il 75% delle azioni dell'istituto di credito per sanarne le difficoltà finanziarie, utilizzando per la prima volta le risorse del Fondo per il consolidamento del settore bancario. La crescita della banca Otkritie, vicina al cerchio magico di Vladimir Putin, «è stata troppo rapida», secondo diversi osservatori nel momento in cui le altre grandi banche russe vedevano calare i loro ricavi per la frenata della crescita mondiale e perle sanzioni contro la Russia, Otkitie continuava ad acquisire asset, diamanti e fondi pensione e a comprare, negli anni, una decina di banche rivali. «Otkritie è cresciuta molto rapidamente e tutte le iniziative degli ultimi anni sono state fmanziate dal debito», ha confermato il vice governatore centrale, Dmitry Tulin. L'ultima operazione a debito, nel maggio scorso, quando la banca aveva acquistato la società diamantifera del colosso dell'energia Lukoil per 1,4 miliardi di dollari R.Fi.

SCENARIO BANCHE 40 Sole 24 Ore 31-ago-2017

Popolare di Bari sotto inchiesta per l'acquisto di Banca Tercas - Popolare Bari art sotto inchiesta: faro sull'acquisizione di Tercas

Un presunto falso in bilancio nell'operazione di acquisizione di Banca Tercas. La Banca popolare di Bari finisce sotto accusa per associazione a delinquere, ostacolo all'attività di vigilanza di Bankitalia e Consob, falso nel prospetto informativo, ma anche maltrattamenti ed estorsione. Fatti compiuti a partire dall'ottobre del 2013. Nel registro degli indagati della Procura della Repubblica di Bari sono finiti il presidente dell'istituto, Marco Jacobini, l'ex direttore generale Vincenzo De Bustis -già amministratore delegato di Monte dei Paschi di Siena e Deutsche Bank Italia - i due figli di Jacobini, Gianluca e Luigi (rispettivamente condirettore generale e vice), il responsabile della linea contabilità e bilancio Elia Circelli e il dirigente dell'ufficio rischi Antonio Zullo. Delle sole ipotesi di maltrattamenti ed estorsione rispondono, a vario titolo, De Bustis e Marco, Gianluca e Luigi Jacobini. L'ex dirigente Il procedimento è istruito dal procuratore aggiunto di Bari Roberto Rossi, che ha delegato gli investigatori del Nucleo di polizia tributaria, al comando del colonnello Oriol De Luca, a svolgere gli accertamenti. Tutto ruoterebbe attorno a presunte irregolarità nascoste tra le pieghe dei bilanci dell'istituto di credito e svelate, in parte, dalle dichiarazioni accusatorie di un ex dirigente, che ai magistrati ha illustrato un presunto meccanismo di illeciti finanziari, su cui oragli investigatori delle Fiamme gialle stanno facendo chiarezza. Nel mirino è finita soprattutto l'acquisizione di Tercas. Gli investigatori avrebbero individuato presunti falsi in bilancio in questa operazione di salvataggio, perfezionata da BpB nel 2014. Parallelamente sarebbero emerse sospette pressioni sul dirigente, il quale, in alcune relazioni, avrebbe sollevato delle perplessità in ordine alla gestione dell'istituto pugliese. L'uomo - in passato dipendente di Banca 121 ed Mps - ha anche accusato l'istituto di averlo licenziato proprio per questa sua solerzia nel segnalare le irregolarità. La controdenuncia Banca popolare di Bari respinge le accuse e, anzi, controdenuncia l'ex dirigente per tentata estorsione. L'ex manager, infatti, ha citato davanti al giudice del Lavoro l'istituto, ritenendo "ingiustificato" il suo licenziamento. Successivamente ha inviato una lettera, all'attenzione del presidente Marco Jacobinie dell'ad Giorgio Papa, chiedendo una conciliazione stragiudiziale in cui chiede un "accordo diretto" con margine di pochi giorni per la definizione, finalizzato a "prevenire" le conseguenze di "pubblicità negative che a queste controversie si accompagnano". Secondo l'avvocato Francesco Paolo Sisto (deputato Pdl), difensore di BpB, la lettera sarebbe, in realtà, un presunto tentativo di estorsione. Il legale precisa che "la fermezza della banca conduce ad assumere, rapidamente, ogni iniziativa tesa alla tutela della sua reputazione, ivi compresa, la denuncia per tentata estorsione nei confronti di un dipendente a suo tempo licenziato per giusta causa". Aggiunge che "è solo offensivo, sul piano tecnico, accostare la vicenda tutta da dimostrare della Banca Popolare di Bari a quelle di altre ex banche, con conclamati problemi giudiziari ben diversi", riferendosi alle inchiesta su MPS e Banca 121. Le azioni BpB Non si tratta dell'unica inchiesta che ha travolto l'istituto del capoluogo pugliese. La Guardia di finanza, col coordinamento dell'aggiunto Rossi, indaga su presunte vendite di azioni con modalità illecite. Questo filone, prossimo alla chiusura, fa riferimento "all'asta - si legge negli atti - del 18 marzo 2016 (ultima asta utile del cosiddetto periodo di black out' o 'blocking period', prima dell'assemblea del 24 aprile 2016, data in cui le azioni BpB hanno subito un deprezzamento dal valore di 9,53 euro aß,50 euro)", in cui "è emersa una significativa anomalia, consistita nell'inserimento manuale di ordini di vendita, in violazione del criterio cronologico che deve uniformare l'inserimento e l'evasione delle richieste di cessione dei titoli".

SCENARIO BANCHE 41 Sole 24 Ore 31-ago-2017

Dal grande sogno della banca del Sud ai 7mila azionisti in coda per vendere art In 6.779 vogliono vendere, uno solo vuole comprare. Se c'è un numero che più degli altri segnalai delicati equilibri a cui è appesa la Popolare di Bari arriva dalla piattaforma Hi-mtf, il mercato digitale dove l'istituto ha iniziato a scambiare le proprie azioni a fine giugno. Qui si è riversata la marea di soci che da mesi voleva disfarsi dei propri titoli, ma nessuno (o quasi) vuole acquistare e così ieri alle 15 in lista d'attesa figuravano, appunto, 6.779 soci (circa il 10% del totale) con 184 milioni di titoli (su 160 in circolazione). In attesa che le inchieste chiariscano le responsabilità penali, il mercato un responso l'ha già dato: nonostante la lunga coda di aspiranti venditori, in otto settimane l'incrocio tra domanda e offerta della piattaforma digitale ha visto soddisfatti solo 138 di loro per altrettanti contratti, per un controvalore di 152.993 euro. Volumi assai sottil i, molto più della media dei titoli quotati sull'Hi-mtf, che hanno prodotto un primo impatto sul valore del titolo: da domani, alla prossima asta del venerdì mattina, il prezzo di riferimento rimarrà pari a 7,5 euro ma la banda di oscillazione passerà dall'8 al 12%, con un prezzo minimo che scenderà a 6,6 euro. Che, in ogni caso, continua a esprimere multipli decisamente superiori ad altre realtà analoghe. Lo sbarco sulla piattaforma digitale, si diceva, è di fine giugno. Scelta "spintanea", vista la comunicazione Consob dell'ottobre 2016 che ha sollecitato le banche medie ad «avvalersi di una sede di negoziazione multilaterale» per i propri titoli, con lo scopo di renderli meno illiquidi. E comunque molto meno traumatica di quella sfiorata pochi mesi prima, quando la Popolare di Bari avrebbe dovuto trasformarsi in Spa come previsto dalla riforma, poi stoppata dal Consiglio di Stato, del governo Renzi. Bari, insieme alla Popolare di Sondrio, era la più refrattaria alla svolta di mercato. Entrambe avevano calendarizzato le assemblee straordinarie per fine dicembre, nella speranza che in zona Cesarini il Parlamento rivedesse la riforma. Un sogno coltivato a suon di lobby che stava per diventare realtà: le cronache parlamentari del novembre 2016 riportano di un braccio di ferro dentro alla Commissione Bilancio a Montecitorio (presieduta dal pugliese Francesco Boccia, Pd) volto a inserire nel decreto fiscale allora in cottura l'innalzamento da 8 a 3o miliardi della soglia minima oltre la quale toccava diventare Spa. Un dettaglio: l'emendamento portava la firma di Paolo Tancredi (deputato teramano Ncd) e di un altro Pd, Giovanni Sanga, eletto nel collegio Lombardia 2 che comprende tra l'altro la provincia di Sondrio con annessa popolare. L'emendamento alla fine non passò e la riforma fu poi congelata dal Consiglio di Stato, ma gli strascichi dentro al Pd sono proseguiti a lungo, con Matteo Renzi che nella direzione del partito a febbraio riesumava la vicenda attaccando Francesco Boccia, sostenitore di Michele Emiliano alle primarie: «Sarà interessante discutere delle banche pugliesi, della Banca Popolare di Barie di Banca 121», dichiarò a proposito della nascente commissione d'inchiesta sul credito. Quasi una premonizione. Banca 121 è stata in un passato ormai lontano la "creatura" di Vincenzo De Bustis, arrivato alla direzione generale della Popolare Bari alla fine del 2ou e rimasto fino ad aprile 2015, dopo aver guidato Mps e Deutsche Bank Italia. De Bustis aveva avviato un piano di sviluppo della Popolare di Bari che con le ultime acquisizioni - Banca Tercas e Banca Caripe - hanno trasformatol'istituto barese in una delle prime io popolari italiane: più di 68mila soci, quasi 400 sportelli e oltre 3.200 dipendenti in 13 regioni, anche nel Nord Italia. Ma è a Bari che la banca ha radicato il suo potere da quando nel 1960 è stata fondata da 76 soci guidati da Luigi Jacobini. Da allora l'istituto è rimasto per così dire "in famiglia" e da anni è il feudo di un altro Jacobini, Marco, il presidente che siede nel Cda dal 1978, e dei suoi due figli: Gianluca, classe 1977, condirettore generale, e Luigi, nato nel 1973, vice direttore generale. L'unico estraneo alla famiglia al vertice della banca è l'amministratore delegato Giorgio Papa, varesotto, ex numero uno di Finlombarda ai tempi di Roberto Formigoni e una lunga esperienza al Credito Varesino, Banca Fideuram, Credito Bergamasco e Banco Popolare di Verona. Dieci anni fa Jacobini aveva un sogno e lo aveva confessato in un'intervista a Il Sole 24 Ore: fondere la sua banca con la Popolare di Puglia e di Basilicata percreare un polo bancario meridionale con 450 sportelli e una raccolta di 18 miliardi di euro. Ha dovuto cambiare bersaglio ma con le acquisizioni di Tercas e di Caripe c'è quasi riuscito. La girandola di acquisizioni era partita nel 1998 con la Popolare della penisola sorrentina ed era proseguita con la e alcuni sportelli di Intesa Sanpaolo. Ma molti soci non hanno gradito e tentano di uscire. Invano.

SCENARIO BANCHE 42 Sole 24 Ore 31-ago-2017

Aew, Triuva, Hines e Antirion in corsa per la sede di Carige art Grandi fondi italiani e, soprattutto internazionali, sarebbero in corsa perla sede di Corso Vittorio Emanuele a Milano di Carige, l'asset più prestigioso fra gli otto immobili che l'Ad Paolo Fiorentino intende cedere entro la fine dell'anno. L'istituto di credito genovese (coadiuvato dall'advisor Jones Lang LaSalle) sta valutando, in particolare, 4 offerte. A essere interessati al palazzo (2500 metri quadrati di cui 250 a piano terra con vetrine) sono fondi italiani e internazionali: in corsa ci sarebbero gli americani di Hines (già noti peravere sviluppato assieme a Manfredi Catella l'area di Porta Garibaldi) e ancora gli statunitensi di Aew Capital Management, che nel luglio scorso ha rilevato a Milano per 18,5 milioni un immobile di 851 metri quadrati in via Torino, quindi a pochi metri dal Duomo, affitato al retailer giapponese Muji. Ma in corsa ci sarebbero anche i tedeschi di Triuva, che pure di recente hanno effettuato un investimento immobiliare nella città lombarda: nel 2016 Triuva ha rilevato una proprietà a Milano per conto terzi al prezzo di 49 milioni di euro da un fondo immobiliare gestito da Generali Real Estate. Tra igruppi italianici sarebbe invece Antirion Sgr, società che gestisce fondi principalmente per investitori istituzionali e che ha tra i suoi maggiori investitori l'Enpam, l'ente di previdenza di medici e odontoiatri. Sul dossier non ci sarebbe invece il retailer spagnolo Inditex. Più facile infatti che l'immobile venga acquistato da un fondo e successivamente affittato a un retailer interessato alla location a due passi da piazza Duomo: come appunto Zara, HeM e Maramotti di Max Mara. Nei primi giorni di settembre, la banca dovrebbe operare una selezione fra le offerte: per l'edificio milanese si parla di una cifra superiore ai 100 milioni di euro. Gli altri immobili in corso di cessione sono la sede romana di Carige, in via Bissolati, perla quale l'attesa è superiore ai 20 milioni, e quella londinese di Kensington, valutata oltre 2 milioni. Il portafoglio di immobili già sul mercato comprende anche tre cespiti a Milano e due a Genova. Dalla cessione degli asset, anche quelli non immobiliari, la banca attende un impatto positivo sul patrimonio di circa 200 milioni.

SCENARIO BANCHE 43 Sole 24 Ore 31-ago-2017

Buffett «scala» Bank of America: primo socio al 6,5% art Warren Buffett indossa la corona di primo azionista di Bank of America - e nel farlo intasca un lauto profitto di 11,5 miliardi di dollari. Il finanziere meglio noto come Oracolo di Omaha per i suoi accorti investimenti ha esercitato ieri le sue opzioni sui titoli della grande banca americana, frutto d'una scommessa compiuta durante la crisi. Allora, nel 2ou, Buffett aveva investito cinque miliardi di dollari in cambio di azioni privilegiate e soprattutto deidirittiacomprare titoli ordinari per cinque miliardi a prezzo prestabilito e fortemente scontato. L'esercizio di questi diritti gli è adesso valso una quota in Bofa pari al 6,5%, un pacchetto di zoo milioni di azioni pagato cinque miliardi e valutato 16,5 miliardi. La materializzazione della mossa- preannunciata in giugno dalla holding di Buffett, laBerkshire Hathaway-è stata salutata come incoraggiante dall'amministratore delegato di Bank of America, Brian Moynihan. «Apprezziamo il continuo sostegno di Berkshire ora quale principale socio», hafattosapere in un comunicato. Sei anni or sono Buffett era intervenuto nei panni di cavaliere bianco della finanza in soccorso a Bofa, lanciando di fatto un salvagente mentre la banca era sotto pressione per le perplessità sulla sua solidità in seguito alla debacle sui presiti subprime e al loro grave contagio per l'intera economia. Se i titoli privilegiati ottenuti gli garantivano un rendimento del 6%, le opzioni gli consentivano di comprare in futuro, entro il 2021, «common stock» a 7,14 dollari. Da allora, però, l'ad Moynihan alla pari de i vertic i di altri grandi istituti statunitensi, ha guidato un risanamento che è stato premiato anche dalla Borsa, con i titoli del gruppo della North Carolinachehannovisto il loro valore più che triplicato rispetto ai minimi, sfiorando questa settimana i 24 dollari. In giugno Bank of America ha anche superato a gonfie vele il nuovo round annuale di stress test da parte della Federal Reserve, volti a giudicare la forza delle grandi banche in caso di nuovi scenari di crisi. La promozione ha autorizzato l'istituto a far scattare un aumento del dividendo annuale del 60% a48 centesimi per azione. Un incremento della cedola divenuto agli occhi di Buffett il «grilletto» per esercitare senza ulteriori indugi le sue «options», come aveva in precedenza indicato nella lettera del 2017 ai soci citando un dividendo pari ad almeno 44 centesimi al fine di procedere. Il successo consacrato dall'operazione con Bank of America, forse, compensa in parte la delusione per l'ultima acquisizione tentata e invece fallita da Berkshire: la conquista del colosso dell'energia Oncor, rilevato da Sempra in un deal da 18,8 miliardi debito compreso.

SCENARIO BANCHE 44 Sole 24 Ore 31-ago-2017

***Buffett primo azionista di Bank of America - Buffett «scala» Bank of America: art primo socio al 6,5% - Aggiornato

Warren Buffett indossa la corona di primo azionista di Bank of America - e nel farlo intasca un lauto profitto di 11,5 miliardi di dollari. I1 finanziere meglio noto come Oracolo di Omaha per i suoi accorti investimenti ha esercitato ieri le sue opzioni sui titoli della grande banca americana, frutto d'una scommessa compiuta durante la crisi. Allora, nel 2011, Buffett aveva investito cinque miliardi di dollari in cambio di azioni privilegiate e soprattutto dei diritti a comprare titoli ordinari per cinque miliardi a prezzo prestabilito e fortemente scontato. L'esercizio di questi diritti gli è adesso valso una quota in Bofa pari al 6,5%, un pacchetto di 700 milioni di azioni pagato cinque miliardi e valutato 16,5 miliardi. La materializzazione della mossa- preannunciata in giugno dalla holding di Buffett, la Berkshire Hathaway- è stata salutata come incoraggiante dall'amministratore delegato di Bank of America, Brian Moynihan. «Apprezziamo il continuo sostegno di Berkshire ora quale principale socio», hafattosapere in un comunicato. Sei anni or sono Buffett era intervenuto nei panni di cavaliere bianco della fmanza in soccorso a Bofa, lanciando di fatto un salvagente mentre la banca era sotto pressione per le perplessità sulla sua solidità in seguito alla debacle sui presiti subprime e al loro grave contagio per l'intera economia. Se i titoli privilegiati ottenuti gli garantivano un rendimento del 6%, le opzioni gli consentivano di comprare in futuro, entro il 2021, «common stock» a 7,14 dollari. Da allora, però, l'ad Moynihan alla pari de i vertic i di altri grandi istituti statunitensi, ha guidato un risanamento che è stato premiato anche dalla Borsa, con i titoli del gruppo della North Carolina che hanno visto il loro valore più che triplicato rispetto ai minimi, sfiorando questa settimana i 24 dollari. In giugno Bank of America ha anche superato a gonfie vele il nuovo round annuale di stress test da parte della Federal Reserve, volti a giudicare la forza delle grandi banche in caso di nuovi scenari di crisi. La promozione ha autorizzato l'istituto a far scattare un aumento del dividendo annuale del 60% a48 centesimi per azione. Un incremento della cedola divenuto agli occhi di Buffett il «grilletto» per esercitare senza ulteriori indugi le sue «options», come aveva in precedenza indicato nella lettera del 2017 ai soci citando un dividendo pari ad almeno 44 centesimi al fine di procedere. Il successo consacrato dall'operazione con Bank of America, forse, compensa in parte la delusione per l'ultima acquisizione tentata e invece fallita da Berkshire: la conquista del colosso dell'energia Oncor, rilevato da Sempra in un deal da 18,8 miliardi debito compreso.

SCENARIO BANCHE 45 Sole 24 Ore 31-ago-2017

San Marino alla guerra del credito Il governo sfiducia la banca centrale art L'insofferenza da parte della politica sembrava montare da mesi, da quando cioè il piano di messa insicurezza del sistema creditizio della Rocca, benedetto dal Fondo monetario internazionale, aveva raggiunto il suo elemento centrale, laCassa di risparmio di San Marino. Ora è def lagrata, con la sfiducia al direttore generale della Banca centrale, Lorenzo Savorelli. Nel corso della riunione di ieri, il comitato per il Credito e il risparmio «ha ritenuto di non poter considerare oggi esistente quel necessario e inabdicabile rapporto di fiducia che caratterizza la permanenza in servizio del Direttore Generale», si legge inuna nota «Per tali motivi il Comitato ha formalmente rivolto l'invito al Consiglio direttivo di Banca centrale a valutare l'immediata cessazione del rapporto lavorativo con il dottor Lorenzo Savorelli con le eventuali e consequenziali iniziative del caso» conclude la nota Si vedrà se l'atto di forza del Comitato, nei fatti espressione dell'Esecutivo, troverà riscontro nella banca centrale, cioè se l'istituzione- che nella Repubblica ha essenzialmente compiti di vigilanza sul sistema creditizio - agirà di conseguenza. Certo si tratta di un'escalation. La decisione del Comitato, dove siedono Simone Celli, Nicola Renzi (segretario di Stato per gli affari esteri), Guerrino Zanotti ed Andrea Zafferani è puntualmente indirizzata sul direttore, ma nel mirino c'è in generale la linea assunta dalla Banca centrale (presieduta dall'egiziano Wafik Grais) nella gestione della crisi del settore creditizio e in panicolare della Cassa di risparmio. «Nel 2016 il sistema bancario, con un totale di attivi superiore a 5 miliardi di euro, risulta essere in forte difficoltà- aveva denunciato nella sua ultima relazione la Banca centrale - anche a fronte di un livello di Npl superiore ai 2 miliardi di euro lordi, inclusivi di 700 milioni di euro circa che Cassa di Risparmio di San Marino detiene nei confronti del Gruppo Delta, e che minano la capacità di generare profittabilità a Conto economico del sistema». Tornando alla sfiducia del dg, è giunta proprio nelle ore in cui la Banca centrale avrebbe inviato al Comitato una relazione in cui viene stigmatizzato il modus operandi del management della Cassa di Risparmio, che ha ostacolato il lavoro dell'istituzione con «dati parziali» e «conrisposte fornite in ritardo» davanti a una crisi che perdura dal ramo. Tra le anomalie più gravi che la Banca Centrale porta in evidenza, e che saranno sottoposte anche al Fondo monetario internazionale, ci sono anche «la continua richiesta di finanziamenti senza l'impegno a trovare una soluzione per tale carenzadi liquidità», o «il perseguimento di interessi estranei a quello dell'impresa bancaria nella concessione degli affidamenti». «Tutte le segnalate carenze, omissioni, inadeguatezze e commistioni, unitamente alla cattiva gestione delle Dirigenza ed il mancato controllo interno, del Collegio Sindacale e d'esterno delle società di audit e di revisione, hanno portato alla forte compromissione dell'attività bancaria che ha condotto all'attuale collasso», conclude la relazione secondo quanto riportato dall'Ansa Proprio ieri, poi, l'autorità di vigilanza avrebbe formalmente reiterato la richiesta al cda della Cassa di dichiarare decaduto il presidente Nicolino Romito, di cui non sarebbero stati confermati i requisiti di onorabilità

SCENARIO BANCHE 46 Stampa 31-ago-2017

Quattro inchieste su Popolare Bari art Saranno solo «le dichiarazioni rancorose di un dipendente licenziato per giusta causa» , come si è affrettata a dire la Popolare di Bari dopo la notizia dell'indagine a carico dei suoi vertici. Sta di fatto che le attività dell'istituto pugliese sono all'attenzione di almeno tre procure, in quattro distinti procedimenti. Il principale, emerso ieri, contesta l'ostacolo alla vigilanza e l'associazione per delinquere. Indagati, a vario titolo, sono il presidente Marco Jacobini, l'allora direttore generale Vincenzo De Bustis, ex amministratore delegato di Mps e Deutsche Bank Italia, i due figli di Jacobini, Gianluca e Luigi (rispettivamente condirettore generale e vice), il responsabile della linea contabilità e bilancio della popolare Elia Circelli, il dirigente dell'ufficio rischi Antonio Zullo. Indagato per maltrattamenti l'ex direttore generale Vincenzo De Bustis, in passato già ad di Mps e di Deutsche Bank Italia. L'indagine è suddivisa in più fascicoli e, partita da una serie di denuncie relative al deprezzamento dei titoli, avrebbe poi raccolto le testimonianze di un dipendente dell'ufficio rischi mobbizzato e in seguito licenziato dalla banca. Il dipendente, afferma la banca, dopo il licenziamento «per giusta causa» è stato denunciato per tentata estorsione perché avrebbe proposto un «accordo diretto» con termine di pochi giorni perla definizione, finalizzato a «prevenire» le conseguenze di «pubblicità negative che a queste controversie si accompagnano». In questo fascicolo l'indagine si concentrerebbe sulla situazione della banca al momento dell'acquisizione di Banca Tercas e sulla situazione di alcuni grandi creditori.A supporto dell'indagine è stata acquisita anche la documentazione relativa alle varie ispezioni di Bankitalia, che hanno riguardato più aspetti - dai crediti al mercato delle azioni - oggetto delle indagini. L'ultima ispezione, terminata nel dicembre scorso, avrebbe evidenziato una serie di criticità e richiesto correttivi sugli accantonamenti dei crediti. Per la Banca «contano solo i fatti, gli atti, i numeri, la trasparenza delle procedure e, di conseguenza, la fiducia dei soci e dei clienti. E così fortemente auspicabile che gli accertamenti siano rapidi, per sostituire al clamore mediatico, la certezza della correttezza dei comportamenti tenuti». Non è il solo fascicolo d'indagine sulla Bpb. La procura di Bari indaga anche sui meccanismi di gestione del mercato delle proprie azioni e sugli ordini di vendita delle azioni da parte di alcuni soci prima che queste venissero deprezzate. In particolare, ritiene la Procura, per agevolare alcuni grossi azionisti, gli ordini di vendita dei titoli sarebbero stati inseriti manualmente senza rispettare l'ordine cronologico e violando così il principio della parità di trattamento dei soci, a danno dei piccoli azionisti. in questo fascicolo l'ipotesi di reato sarebbe la truffa e il falso in prospetto. Nel dicembre scorso la Gdf aveva ordinato una acquisizione id documenti presso la sede della banca.A guardare alle vicende della popolare barese, di fatto controllata dalla famiglia Jacobini, è anche la procura di Terni. Bpb controlla infatti la Cassa di Risparmio di Orvieto e anche in questo caso l'indagine è partita dalle denuncie di risparmiatori impossibilitati a vendere le proprie azioni o obbligazioni della Bari. Mentre i pm di Ferrara avevano messo nel mirino una operazione di scambio azionario tra Bpb e Carife in occasione di un aumento di capitale (nel 2011) della banca finita poi in risoluzione con Etruria. Una operazione di «formazione fittizia del capitale» di Carife, secondo le accuse rigettate da Bpb.

SCENARIO BANCHE 47 Stampa 31-ago-2017

Buffett diventa il primo socio di Bank of America art Il finanziere americano Warren Buffett è divenuto ufficialmente il primo azionista di Bank of America incassando una plusvalenza di circa dodici miliardi di dollari per un investimento effettuato nel 2011. Buffett aveva infatti speso 5 miliardi per la banca e ora il suo investimento vale 16,5 miliardi.

SCENARIO BANCHE 48 Stampa 31-ago-2017

Panorama - Offerte basse per Bim, il titolo crolla (-6,6%) art Le quattro offerte dei fondi Warburg, Jc Flowers, Attestor e Barents Re ai liquidatori di Veneto Banca per il 74% di Bim tengono banco a Piazza Affari, che ha punito ancora una volta il titolo dell'Istituto torinese in pancia Quaestio (Fondo Atlante), dopo il passaggio delle attività sane di Veneto Banca e Popolare Vicenza a Intesa Sanpaolo. Il titolo Bim ha ceduto ieri il 6,67% a 1,05 euro. Questo dato è rilevante anche ai fmi del calcolo del valore d'impresa, che scende a 165 milioni di euro, valore prossimo alla parte alta della forbice indicata come base per le offerte presentate ieri dai 4 fondi, che va da 100 e i 150 milioni. Ma c'è chi gioca al ribasso e indica un valore di 80 milioni, tenendo conto dei 550 milioni di crediti deteriorati lordi (Npl), accumulati da Bim per lo più con il prestito alle imprese. Di questi 400 sono sofferenze e 150 milioni incagli. Al di là del prezzo, il vertice della Banca ritiene «un successo» l'interesse formale dei 4 fondi.

SCENARIO BANCHE 49 Unione Sarda 31-ago-2017

Sos dei sindaci al Banco: «Non chiudete le filiali» art E' appeso a un filo il futuro delle filiali del presenti nei piccoli centri della Trexenta e del Parteolla. Il progetto di razionalizzazione della rete bancaria sul territorio prevede la chiusura di alcuni sportelli: in base ai parametri legati soprattutto a logiche di opportunità commerciali nel Parteolla rischiano la serrata le sedi di Soleminis e di Barrali, mentre in Trexenta potrebbero dire addio alla loro banca di fiducia i cittadini di Suelli e Selegas Anche il Sarcidano rischia di avere la sua vittima sacrificale: la banca di Escolca è nella lista nera dei possibili esuberi. SERVIZI SOPPRESSI. Nulla di nuovo, purtroppo, per un territorio che si sta impoverendo sempre di più con la soppressione di servizi sanitari, linee ferroviarie, scuole e asili e il conseguente spopolamento. La novità è che stavolta non basteranno le proteste di sindaci e cittadini a cambiare le cose: la chiusura delle filiali è una tendenza generale che riguarda l'intero settore bancario, nazionale e internazionale. GIOVANI E ANZIANI. «In un territorio come il nostro, caratterizzato dalla mancanza di collegamenti, la chiusura delle sedi bancarie dei piccoli paesi rappresenta un dramma soprattutto per le categorie più deboli di cittadini», protesta Fausto Piga, sindaco di Barrali. Guai in vista per anziani e giovani disoccupati che hanno a che fare con i servizi di tesoreria relativi alla gestione finanziaria degli enti pubblici e riscuotono allo sportello sussidi e contributi vari. TRASFERTE. I correntisti di Soleminis, in caso di chiusura, sarebbero costretti a recarsi a Serdiana per le operazioni allo sportello. Chi vive a Barrali e Suelli invece dovrà andare a Senorbì, i residenti di Selegas avranno la loro banca di riferimento a Quamaggiore e quelli di Escolca si sposteranno sino a Gergei. RASSICURAZIONI. Lunedì scorso, di mattina, i vertici dell'istituto di credito hanno incontrato i sindaci dei paesi nella lista nera (lista comunque non ufficiale) provando a rassicurali sul fatto che il Banco non intende comunque abbandonare il territorio. C'è da sperare quindi in una sorta di trasformazione dei servizi, attraverso l'innovazione della rete distributiva e della relazione con il cliente. NO COMMENT. Sinora non c'è nessun commento ufficiale da parte del Banco di Sardegna, segno che ancora non sono state prese decisioni definitive e che prosegue il confronto con Comuni e sindacati. La speranza è che non sia il preludio alla serrata delle piccole filiali.

SCENARIO BANCHE 50