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Anno XIX N° 1 fogli di culture Giugno 2009 Foto: CATERINA GERARDI

Antonio Faita: frustulum ossium sive digitumDive ˛ Agathe Virginis et Martiris • Alessandro Laporta: Il copertinese Donato Antonio Tumulo e un errore del De Simone • Gilberto Spagnolo: ˛Una scheda per gli annali tipografici di Domenico Viverito • Lidiana Miot- to: Mauro Manieri disperso e ritrovato • Mario Cazzato: Un falso “moderno”: l’individuazione della scomparsa Cappella di Santa Maria del Tempio a Lecce • Salvatore Marra: Giorgio Maniakès, l’uomo che in si proclamò basileus • Valerio Terragno: Una sconosciuta torre cinquecentesca a Merine • Salvatore Muci: Le “sentinelle” della costa neritina • Antonio Errico: Frammenti per Giovanni Bernardini • Giovanni Greco: Gli ex ignotis, la ruota e la rotara. Un secolo di infanzia abbandonata a Copertino IL BARDO impag. 1-09 ok 18-06-2009 12:24 Pagina 2

frustulum ossium sive digitum Dive Ricostruzione storica della reliquia contenente il frammento osseo del dito di Sant’Agata

ANTONIO FAITA˛ Agathe ˛ Virginis et Martiris Per noi cristiani, le reliquie sono colle- gate al culto dei santi, sono segni, simboli, memorie, testimonianze della loro presen- 6. A maggiore conferma di za. Reliquia, che letteralmente significaciò ed in maniera più dettagliata è stato da “ciò che resta” di un corpo o di una suame rinvenuto, il documento notarile, origi- parte, o ancora di oggetti appartenuti allanale, rogato dal notaio Carlo Megha7 persona, è tutto ciò che ricorda un santo, . Tale che lo rende vivo allo spirito degli uomini.documento vede come protagonista il galli- drale con tre chiavi da conservarsi rispetti- Significa anche affrontare i temi della politanome- Abate Rev. Padre Carlo vamente, dall’Illustrissimo Vescovo Galli- Stradiotti moria, della testimonianza, del ricordo, di- Lo stesso8, Professore Mons. Filomarini,in Sacra Teologia descrissepolitano, dal Signor Sindaco della stessastro. Occorre a questo punto precisare, che sporsi in una prospettiva rispetto ai quali,dellabrevemente Societate le Jesu modalità Professor dell’arrivo quatuor della vo- re-città e dal Reverendissimo Tesoriere dellanessun riscontro documentario è stato mai chiesa e mondo laico, in diversa misura,torumliquia9, apubblico Gallipoli concionatore (predicato- rinvenuto per attestare tali identificazioni. non possono dichiararsi disinteressati. Ilre) e un tempo penitenziere apostolico nel- Considerando che, sia Mons. Filomarini, Galateo, nella sua epistola Callipolis de-la Basilica di San Pietro che giunse a Galli- che il notaio Megha, nella descrizione della scriptio, indirizzata al Summonte tra ilpoli per il suo secondo quaresimale. “Il reliquia, non fanno alcun riferimento circa 1512 e il 1513, così scrisse riguardo la reli-giorno 3 del mese di aprile ottava indizione l’identificazione, ma semplicemente parla- no di un frammento osseo di un dito, il di- gione e il popolo di Gallipoli: Hic populus1700, presso la casa del fratello, il Dottor * ‘’ Desidero esprimere la mia gratitudine religionis, et divini cultus haud negligensFisico Don Maurizio Stradiotti della città lemma ad oggi risulta non sciolto. Oggi, all’amicodetto reliquiario Luciano Antonazzo lo si può per ammirare la sua colla- nel est di Gallipoli, in convicino dicto vulgariter borazione’’. l’Annunziata, e alla presenza dei signori museo diocesano di Gallipoli, presso l’an- 1. Da sempre, il popolo di Gallipoli haGiovanni Antonio Arditi a vita Regio Giu- tica cappella che conserva le sculture ar- gentee dei due protettori San Sebastiano e dimostrato una larga ed intensa partecipa-dice ai contratti, Carlo Megha Notaio Gal- 1 Traduzione: Questo popolo non trascura la zione alle testimonianze di fede, di culto lipolitanoe e i signori testimoni Giovanni religioneSant’Agata. ed il culto divino. di devozione che hanno scandito l’incedereVenneri, Don Giuseppe d’Acugna, e Don 2 Trad: Hanno [i gallipolini] per patrona della del tempo. E ancora, prosegue il Galateo:Diego de Vegar Patrizi di Gallipoli, fu reso città e protettrice Sant’Agata vergine, che piamente venerano. Habent urbis patronam, et praesidem di-noto, con atto pubblico, che il costituito 3 E. PINDINELLI, “La mammella di vam virginem Agatham, quam pie veneran-Abate Rev. Padre Carlo Stradiotti, decise Sant’Agata” in «Almanacco Galipolino», Qui No- tur di consegnare alla città una reliquia Dive˛ tizie Edizioni, Dicembre 1998, p. 27 2. In effetti, la città di Gallipoli e l’intera Agathe˛ Virginis, et Martiris huius nostr´ Reliquia sant’Agata 4 Cfr. A.C.V. Gallipoli, Mons. Oronzo Filoma- Diocesi di Nardò-Gallipoli, il 5 febbraioFidelissime˛ Civitatis Prime˛ Patrone˛ et rini (1700-1741), Visita Pastorale (1714), la reli- celebrano solennemente la memoria dellaProtectricis quia veniva riposta dopo la sua venerazione, santa catanese vergine e martire. Sin dal nell’urna contenente il corpo di San Fausto, collo- cata sin dal 23 agosto 1681, nell’altare di XII secolo, il culto della vergine venne in- 10. Così condusse i sopracitati trodotto a Gallipoli grazie all’evento Sant’Agata per la venerazione dei fedeli, p. 262/v signori in una sala della casa dove vi era 5 Dentro detta urna vi è una piccola scatola av- straordinario, come vuole la allestito un altare con lam- tradizione, del ritrovamento, Cattedrale. Avvenuta la consegna, alla pre-volta in velluto rosso dentro la quale vi è un reli- pada accesa. Inoltre, alla quiario di argento con un dito di Sant’Agata che nell’agosto 1126, di una senza dei sopracitati testimoni e delle auto-nel tempo della festa di detta Santa è riposto in un presenza del Rev. Vicario rità religiose e civili, il Signor Sindaco, a mammella della santa, giun- Capitolare, dei Canonici del reliquiario d’argento più grande ed esposto pubbli- ta sul lido gallipolino duran- sua volta, l’affidò al Vicario Capitolarecamente alla venerazione dei fedeli e portato pro- Capitolo della Cattedrale, Don Indico Oronzo Patitari, il quale fececessionalmente per la città, come sopra si è detto. te il viaggio di traslazione da del Magnifico Sig. Don An- una ricognizione del piccolo scrigno assi- 6 Costantinopoli a Catania. tonio de Verarde y Excallar, Cfr., Ibidem, p.262/v. Come noi tutti sappiamo, la curandosi della integrità dei sigilli e della 7 ASLecce, notaio Carlo Megha, coll.40/13, Regio Cavaliere spagnolo autenticità delle attestazioni e, rinvenutoprotocollo il anno 1700, “Recogntio reliquie”, pp. reliquia rimase a Gallipoli Sotto Governatore, e del nella Basilica Cattedrale a sacrum frustulum, tutti i presenti, con tor-214/v – 217/v. Sig. Sindaco Don Silvio Za- 8 lei dedicata, dal 1126 al cia accesa, lo adorarono. Finita l’adorazio- Cfr., B. RAVENNA, Memorie istoriche della cheo, mostrò loro un picco- fedelissima città di Gallipoli, Miranda, Napoli 1389, fino a quando, pur- ne, lo stesso Reverendissimus Capitularis1835, p.367, «La famiglia Stradiotti di Gallipoli si lo scrigno di legno colorato Vicarius illam reposuit intus Magno12, chiu- Reli- troppo, il principe Del Balzo di rosso, legato e sigillato è estinta nel passato secolo XVIII. Ebbe vari sog- so e quiariosigillato argenteo con il marchio lavorato della facto Compa- supradicti-getti di merito, fra i quali Carlo Stradiotti Gesuita, Orsini la trasferì a Galatina, con nastro di seta rossa, di- dove fece costruire la chiesa gnia busdi Gesù. Magnifice Successivamente,˛ Universitatis con nostre devota˛ rinomato Predicatore, che predicò qui il quaresi- cendo esservi dentro frustulie decorosa processione, fu attraversata tut- male nel 1680»; Cfr., B.C.Gallipoli, L. FRANZA, di Santa Caterina d’Alessan- sive digiti Dive˛ Agathe˛ Vir- Colletta istorica tradizioni antiche nella città di dria d’Egitto, nella quale è ta la città e quindi riposta nella chiesa Cat- Gallipoli, Stamperia del Fibreno, Napoli 1836, ginis, et Martiris, ossiatedrale nel secondo giorno dopo Pasqua ancora oggi custodita, presso 13, p.130, «Il Padre Carlo Stradiotti stampò molte frammenti del dito di opere. Instancabile sui pulpiti dentro e fuori il Re- il convento dei frati cappuc- Sant’Agata Vergine e Marti-dove il Rev. Padre Stradiotti tenne un lode- cini. Di questa vicenda, e gno, molti onori ebbe della sua religione»; BPLec- re?. vole discorso. ce, A. MICETTI, Memorie storiche della città di della proprietà che Gallipoli A questo punto, il Rev.A ricompensa dell’insigne donazione Gallipoli, ms. 1795, p. 448/r; V. DOLCE, Illustra- ne ha da sempre rivendicato, Padre Carlo Stradiottiche Padre Stradiotti fece a gloria della no- zione sugli stemmi dipinti nella sala del palazzo in tanti si sono interessati e stra città, il Notaio Carlo Megha compose comunale di Gallipoli in “Il manoscritto di Vincen- spiegò ai presenti che la zo Dolce sulle famiglie sindacali di Gallipoli” a cu- molto si è scritto. A tal pro- santa reliquia era statae dedicò questi magnifici versi: posito si rimanda all’articolo ra di V. Vinci, Anxa, Anno V – n.7/8 lugl.-ago. estratta dall’insigne reli- 2007. “La mammella di Sant’Aga- quiario del Venerabile Col-Alma città tra l’acque omai Reina / non ta” di Elio Pindinelli Reliquia sant’Agatalegio della società di Gesù della cittàperché di bacia il tuo fedele lido / il Belgico, 9 I Gesuiti chiamati “professi” fanno un quarto Massa Lubrense, previa licenza della Sacrail Britan e il Leonfido / à riceverne merci, e voto di speciale obbedienza al Papa, il quale in for- Congregazione, e concessa all’Eccellentis-ogn’un t’enchina / M’Augusta si perché tù za di tale voto può mandarli in missione in ogni parte del mondo. Questo voto che fanno solo parte 3 sol la prima / fuste degna a succhiar ne . Di quella insigne re-simo Signor Don Gaspare de Aro dei gesuiti, coinvolge tutta la missione della Com- liquia, resta solo il basamento in argento e corre il grido / latte non della Dea del pagnia. In quanto religiosi, i gesuiti fanno parte di cristallo che mons. Zelodano fece fare con Pafo un particolare Ordine religioso, che si chiama la “Compagnia di Gesù” (in latino Societas Iesu). il suo stemma, e che possiamo tuttora am- 11, Vicerè 14, o Gnido15 / d’una mamma sican 10 mirare presso il museo diocesano di Galli-del Regno di Napoli, Marchese di Carpio, d’Alma Divina / ed hoggi più che Carlo16 il Trad: Sant’Agata vergine e martire di questa poli, dove vi è custodito gran parte del “te-come da autentica attestazione del Reve- nostra fedelissima città prima patrona e protettrice. tuo Gran Figlio / di quella Diva Man ti do- 11 Gaspar Mèndez de Haro y Guzmàn, settimo soro” della Basilica Cattedrale. rendissimo Giovanni Battista Nepita, ve-na un quanto / di dito ad ischermir nemico Meno note, invece, sono le altre due re- marchese di Carpio, quarto duca di Olivares, è sta- scovo di Massa Lubrense, data in Napoli ilartiglio / Con quella su tuoi muri Ei scrive to un politico e collezionista d’arte spagnola. Figlio liquie appartenenti sempre alla martire di Don Luis de Haro, marchese del Carpio, e Cate- primo febbraio 1686. Tale scrigno, chiusointanto / non com’à Baldassar 17 Agata, consistenti nel sangue e in alcunie sigillato, fu consegnato nelle mani del duro l’esi- rina Fernàndez de Còrdobay Aragòn. Nel luglio frammenti (frustuli) di un dito. Tratterò glio di vita, ma di fede il tuo gran vanto18. 1682 divenne Vicerè di Napoli, fino alla sua morte Rev. Padre Domenico Mangrella della stes- avvenuta nel 1687. pertanto la vicenda di quest’ultima reli-sa società di Gesù, dimorante presso il Ve- quia, che ancora oggi viene venerata e por-nerabile Collegio di Napoli, il quale, a sua Purtroppo del grande reliquiario in ar- 12 Trad: Il Reverendissimo Vicario Capitolare tata in processione e la cui origine ai più è gento, fatto realizzare dal Governo della quella ripose dentro un grande reliquiario argenteo volta, lo donò al nostro Rev. Padre Carlo lavorato e fatto dai sopradetti della nostra Magnifi- sconosciuta. Fu Mons. Filomarini Stradiotti, affinchè verso la sua patria fos-Città, non sappiamo che fine abbia fatto. Provvide il Vescovo Mons. Giuseppe Ma- ca Università. 4, nel de-se dimostrato il suo filiale amore e a condi- 13 A.Cappelli - Cronologia, Cronografia e Ca- zione che la collocasse presso una delleria Giove (1834-1848), nell’anno 1845, a lendario perpetuo - Hoepli Milano 1998; J. Meeus scrivere l’altare dedicato a Sant’Agata du- far dono di un nuovo reliquiario sempre in rante la sua visitatio localis il primo agostochiese della fedelissima città di Gallipoli - Astronomia con il computer - Hoepli Milano per poter essere adorata da tutti i cittadini.argento, che viene portato tuttora, in pro- 1985, nel 1700, secondo il calendario perpetuo, il del 1715, a segnalare la presenza di questa cessione nel quale è conservata la santa re- secondo giorno di Pasqua di Resurrezione, risulta- reliquia sostenendo: “Intus dictam urnamQuattordici anni dopo, il Rev Padre Carlo va essere giorno 12 aprile Lunedì dell’Angelo. Stradiotti, in occasione del suo secondoliquia del frammento osseo del dito che, adest parva con testa velluto rubeo, intus 14 quaresimale in Gallipoli, consegnò nellecome ci riferisce Liborio Franza, corri- Pafo = nome di due città poste l’una vicina quam adest reliquiarium argenteum cum sponderebbe alla nocca di un pollice all’altra nell’isola di Cipro. La più antica delle due, digito Dive Agata, quod tempore festivita-mani del Signor Don Silvio Zacheo la san- detta anche Pafo vecchia, era il soggiorno preferito tis dicte Sancte deponitur in reliquario ar-ta reliquia, eseguendo così la volontà dello 19. da Afrodite, e lì infatti alla dea era consacrato un genteo pregrandi, et exponitur publice ve-stesso Padre Mangrella, con l’assicurazio-Stando, invece, alla didascalia esplicativa ricco tempio. nerazioni fidelium, et processionaliter perne che sarebbe stata custodita nella Catte-aggiunta successivamente nel reliquiario, 15 Gnido = Dafne, ninfa amata da Apollo: per civitatem defertur ut supra dictum est” in occasione del dono di Mons. Giove, tale sfuggirgli ottenne di essere trasformata in alloro. 5. frammento corrisponderebbe al pollice de- continua a pag. successiva

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Il copertinese Donato Antonio Tumulo e un errore del De Simone

ALESSANDRO LAPORTA

Di questo importante poeta copertinese, me egli stesso tiene sempre a sottolineare, cimentarsi con il latino, che risparmio ai II e vedremo perché, nessuno parla e persino utriusque juris doctor, forse per distinguer- miei cari lettori, bisognava sapersi esprime- il Dizionario Biografico degli uomini illu- si da omonimi che vivevano a Copertino re anche in lingua italiana, ed il Nostro non Mentre rinnovi a noi con le tue carte stri di Terra d’Otranto di Casotti Castro- dove il cognome era abbastanza diffuso, e fu da meno, come dimostrano i due sonetti dotto Michel d’Hydrunte la conquista mediano De Simone e Maggiulli (Mandu- si era laureato a Padova il 24 novembre seguenti che mi piace invece riproporre: rechi alla patria tua gloria mai vista ria, Lacaita, 1999) ne dimentica il nome. 1576, come riportato anche da Giovanni ed a Minerva unisci il fiero Marte. Posso spiegare questa grave omissione ri- Cosi (Cronache del Cinqucento salentino I correndo ad almeno due argomenti che (Alessano, Pubbligraf, 2006). Si era sposa- Tu del Trace guerrier l’orrida parte però la giustificano solo in parte. Il primo è to con la concittadina Camilla Della Porta Correvan d’Hidro all’hor torbide l’onde vai misurando e della sorte trista la assoluta rarità del libro che contiene i nel 1582 e ne era rimasto vedovo, se, come Che contendea co’l nuovo fiume in vano, che d’immortale ai nostri il nome acquista suoi componimenti poetici, non solo una rivela una stipula datata 3 febbraio 1593 si che già sorger facea di sangue humano scruti il giorno fatal, scrivi con arte. edizione del Cinquecento – e a ciò si po- era impegnato con il suocero Virgilio Della la spada Tracia sopra le sue sponde. trebbe in parte rimediare grazie agli stru- Porta alla restituzione di una parte della do- All’invocar di Zurlo e d’Acquivivo menti bibliografici di cui disponiamo oggi te consistente in un appezzamento di terre- Il Caracciol con aure più seconde mosser le schiere da le torri e i campi che ci stanno permettendo di recuperare li- no sito in agro di Copertino (Copertino in giunto al lido, tremò il serpe Ottomano e di sanguigna luce il ciel s’intinse. bri sconosciuti di autori salentini che man- epoca moderna e contemporanea, Vol.II: e fuggì alla Città, lasciando il piano cavano all’appello – ma per giunta una edi- gli atti notarili del ‘500. Regesti, a cura di che del sangue Christian anchor inonde. Son tutti morti ma ciascuno è vivo zione di Giovanni Bernardino Desa, il pri- Mario Spedicato, Galatina, Congedo, nell’historia virtuosa che tu stampi mo stampatore di Terra d’Otranto, attivo a 1993). Aveva partecipato come testimone il E l’Acquivivo fu mai sempre visto né mai l’onda del Lethe al fine vinse. Copertino, di alcuni testimoni della cui pro- 24 settembre 1585 al battesimo di Laura co’l ferro in man; che la riponga in seggio; duzione siamo ancora alla ricerca. Se poi il Desa, figlia di Giovanni Bernardino, ammi- ma fortuna contraria hebbe al disio. E’ il recupero di un buon poeta, non c’è libro in questione è intitolato Successi nistrato dall’Arciprete Don Antonio Bove: che dire, che si inserisce a pieno titolo nel dell’armata turchesca nella città d’Otranto qui gli viene attribuito il titolo di “Magnifi- Il Caracciol fè poi sì bello acquisto non vasto panorama della letteratura locale nell’anno M.CCCC.LXXX. progressi co”. ch’al valore di Marte io lo pareggio: di maniera del secondo Cinquecento. Ac- dell’essercito et armata, condottavi da Naturalmente il documento che ci inte- o nuovo Alcide al populo di Dio. contentiamoci di queste primizie che po- Alfonso Duca di Calabria; scritti in lingua ressa di più è l’ultimo che non solo lo mo- tranno un giorno, forse, essere integrate da latina da Antonio Galateo, medico del sere- stra impegnato nel piacevole ruolo di padri- ulteriori fortunate scoperte. niss. Ferrante, Re di Napoli, et tradotti in no in una funzione religiosa (anche se un lingua volgare per Abbate Gio. Michele luttuoso destino sarà riservato a Laura) ma Martiano d’Otranto, Dottore in Iure Cano- fornisce un ulteriore tassello a quanto da nico (Copertino, Desa, 1583) posseduto, me gia pubblicato (La famiglia di San Giu- come è noto in seguito alla scoperta di seppe Desa: precisazioni ed ipotesi, Coper- Francesco Tateo, in copia unica presso la tino, Lupo Editore, 2007) sulla storia della Biblioteca Vaticana, capiremo ancora me- tipografia qui impiantata, attraverso l’ami- Una scheda per gli annali glio il perché dell’affermazione. Dunque cizia esistente tra i due e la condivisione di non dico procurarsi, ma anche solo leggere interessi comuni. le sue poesie diventa alquanto arduo. In occasione infatti della pubblicazionetipografici di Domenico Viverito Il secondo argomento è un errore in cui dei Successi dell’armata turchesca, nel in buona fede è incorso il nostro grande 1583, il nostro Giovanni Bernardino si era Luigi Giuseppe De Simone, e poiché egli è rivolto all’illustre giureconsulto Donato GILBERTO SPAGNOLO sempre il primo a cui bisogna ricorrere ed è Antonio Tumulo e la cosa, ora, non ci stu- colui che, quasi sempre, fonda una tradizio- pisce affatto. Cosa avrebbe dovuto fare ne, anche in questo caso se c’è una macchia egli? Semplicemente, adeguandosi alla mo-Questa la scheda - sconosciuta - in questione: nei suoi scritti, questa macchia resta e si da del tempo, premettere alcuni componi- Die VII Augusti/IN FESTO/SANCTI tramanda. Negli Studi Storici in Terra menti al testo dedicandoli ai principali pro- d’Otranto (edizione a mia cura, Lecce, tagonisti dell’operazione, l’autore GiovanniCAJETANI/CONFESSORIS/MISSA/ 1995) egli scrive Gio. Antonio Tuntulo, Michele Martiano di Otranto, che fra l’altroPro Civitate, et DIOCESI HYDRUNTINA, ET/ (pag.88) generando equivoco con l’omoni- era come il Tumulo laureato in diritto cano-LYCIEN. mo cittadino di Galatone (pag. 71). Risulta nico, il destinatario della lettera introdutti-Romae, 1749. Neapoli, Et denuò ùlycii Typis pertanto fuorviante l’indice, da me a suo va Ferrante Caracciolo duca d’Airola (Be-Dominici Viverito 1758. tempo redatto, e risulta fuorviante la notizia nevento), e Giovanni Girolamo Acquaviva,cm.30x21, pp. 4 riportata in Gli umanisti e la guerra ottanti- duca d’Atri. Novoli, collezione privata. na (, Dedalo, 1982) che se corregge il Egli svolse magnificamente il suo com- cognome in Tumulo, lascia invariato il no- pito cesellando in un elegantissimo latino me di battesimo Giovanni Antonio. questi carmi, di chiaro stampo virgiliano, Cerchiamo allora di fare un po’ di chia- trasudanti classicismo in ogni verso, spec- rezza intorno a questo personaggio. Non chio eloquente di come la cultura del tem- c’è dubbio che il suo vero nome fosse Do- po, almeno per un esperto giureconsulto, siQuattro facciate in nitidi caratteri di- che andava inserito nei messali utilizzati nato Antonio Tumulo, e riunisco qui per la basasse sulla perfetta conoscenza della spostilin- su due colonne; capolettera (M) al- nelle chiese della diocesi e che riporta prima volta tre documenti che lo riguarda- gua latina e sulla inevitabile frequentazionela prima e fregio xilografato - già rilevato - l’ufficio relativo a San Gaetano Confes- no e ne illuminano la sconosciuta biografia. del mondo classico. alla produzione nota del Viverito: la testa sore alla città di Lecce e alle dioceasi Fu dottore in diritto civile e canonico, co- Ma per essere vero poeta non bastavadi un fauno dalla cui bocca si diramano, a idruntina e leccese che si celebrava, ap- specchio, due cornucopie con mazzi di punto, il 7 di agosto di ogni anno. Cele- fiori; dalla barba pende un serto di fronde brazione ancora in vigore almeno fino al che termina in una specie di infiorescen- 1880 come si ricava dall’Officia Propria za. Alla pagina successiva le note tipo- Sactorum in civitate et diocesi Lyciensi grafiche. E’, in sostanza, un “quaderno“ recitanda (Lecce, G. Campanella, 1880, p. XIII). Nell’ultima pagina è riportato il Decreto della Congregazione dei Riti col quale si estendeva alle due diocesi l’ufi- cio in questione, il 26 marzo 1757, lo stesso che era stato concesso il 19 aprile frustulum ossium sive digitum Dive 1749 in favore dei Teatini. Tale decreto incrementò senz’altro il 16 Carlo II di Spagna (Madrid 1661-1700), culto e il prestigio dei Teatini leccesi e re di Spagna e re di Napoli come Carlo V tata˛ Agathe da Daniele come predizione della fine di una prova è la donazione immobiliare che (1665-1700); fu l’ultimo re spagnolo della dina- Baldassarre.˛ da Virginis “Nuova Enciclopedia et Martiris Universa- il 13 luglio del 1757 un tal G. Antonio stia Asburgo. Figlio di Filippo IV, ereditò il tro- le18 AlmaGarzanti”, città Garzantiormai Regina Editore. tra le1982, acque, p.157. non Sugliano di Guagnano effettua affinchè si no a soli quattro anni e regnò per un decennioperché bacia il tuo fedele lido il belga, il britan- sotto la tutela di numerosi reggenti. Le fazioninico e lo spagnolo per riceverne merci, ed ognu- celebri ogni anno una messa “nell’altare filofrancesi e filoaustriache, che dominavano lano a te s’inchina, ma Augusta sei perché tu sola, di san Gaetano esistente nella masseria corte, controllarono il paese anche durante la suane corre voce, fosti la prima a succhiar latte non Saetta sita nel feudo di San Giovanni maggiore età, e sotto il suo regno la potenza spa-da Afrodite o da Dafne, ma da una mamma sici- Monicantonio quale si possiede dalla Ve- gnola declinò rapidamente. Carlo designò qualeliana dall’anima divina. Ed oggi più che Carlo, nerabile Casa di Sant’Irene” e questo “nel erede al trono Filippo d’Angiò, nipote di Luigiil tuo gran figlio di quella mano divina ti dona XIV di Francia, ponendo le premesse alla guerraun pezzo di dito a schermire l’artiglio nemico. giorno di detto glorioso S. Gaetano suo di successione spagnola. Con quello egli intanto scrisse sulle tue mura speciale protettore”. Una scheda, dunque, non come per Baldassarre a predire il duro esi- a dimostrazione (come ha scritto giusta- 17 Baldassarre = figlio dell’ultimo re di Ba-lio dalla vita (la morte), ma a gran vanto di fede. mente E. Pindinelli)“che il lavoro di ri- bilonia Nabonide (553-538 a. C.) e suo reggente per otto anni , fu ucciso dai soldati del persiano 19 Cfr., L. FRANZA, Colletta istorica tra- cerca è lungi dall’essere compiuto“. Ciro (539). Nel libro biblico di Daniele è men-dizioni, « L’anno 1700 predicò qui il suo quare- zionato l’episodio della profanazione dei vasisimale e portò per regalo a questa chiesa parte sacri tolti al tempio e della misteriosa scrittadela nocca del dito pollice di Sant’Agata », apparsa sul muro (mene, teqel, farsin) interpre-p.130.

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Mauro Manieri disperso e ritrovato A proposito di un’ignota statua di cartapesta

LIDIANA MIOTTO

Come ha documentato Ma- lazzo leccese (nell’attuale via Briggs che ritrae l’interno del- successivi interventi di restauro rio Cazzato, il 04 aprile del Marco Basseo) proprio, di la chiesa del Carmine (1910) sulle opere in cartapesta del 1734 i carmelitani dell’omoni- fronte a quello di “don” Igna- sappiamo che a quella data la Manieri ne hanno evidenziato ma chiesa conventuale di Lec- zio Guarini che ristrutturerà nostra statua non era più le modalità esecutive e la ric- ce, dichiarano di aver concesso negli stessi anni. Un documen- sull’altare. Una tradizione an- chezza e, per questo, basti con- al barone Tommaso Sambiasi to successivo, anche questo cora viva testimonia che quella siderare l’eccezionale altorilie- Statua della Vergine del Carmine un luogo all’interno della loro noto da tempo, afferma “opera statua veniva portata in proces- vo di San Michele Arcangelo (Mauro Manieri) chiesa, affinché si realizzasse dello stesso signore Mauro sione per la città nel giorno realizzato in terracotta e carta- l’altare maggiore. Da parte sua Manieri” è la statua della Ver- della festa della titolare. Se ciò pesta, posto nel primo altare di cati ai lati del suddetto piedi- il barone dichiara di avere già gine sopra l’altare maggiore. è, com’è certo, vero come si destra nella chiesa del Carmine stallo. E’ chiaro che soltanto eseguito l’opera a sue spese Ed è singolare che nessuno poteva portare in processione stessa che ho restaurato per un’indagine più approfondita con il bel disegno moderno di mai si sia posto l’interrogativo una pesantissima statua lapi- conto del Lions Lecce Host e può offrire l’ultima prova a Mauro Manieri ”tutto intaglia- di dove sia potuta finire una dea? Probabilmente questa sta- l’Amministrazione Provinciale questa che ci sembra un’opinio- to”. Ed in effetti l’altare in statua che, posta appunto tua era fatta in altro materiale. nel 2004. Un’indagine puntuale ne assai ben fondata che spie- questione, che i documenti de- sull’altare maggiore, doveva A partire dalla guida alla carta- negli ambienti di servizio gherebbe, tra, l’altro, la circo- scrivono, “tutto intagliato” ha pur essere ragguardevoli di- pesta (1993) è stata impostata dell’edificio ha permesso di in- stanza dell’uso processionale un sorprendente andamento mensioni. Da un disegno di criticamente l’indagine storico dividuare una statua in cartape- della statua. La statua stessa co- concavo, caratteriz- /tecnica sulla pro- sta raffigurante la Vergine del munque sia, è di alta esecuzio- zato dalle portelle duzione leccese Carmine che, nonostante i pe- ne tecnico/formale e necessita laterali con busti e, della cartapesta che santi rimaneggiamenti è chiara- di un urgente restauro anche al centro, un alto ed ha individuato pro- mente vicina formalmente al per sottrarla da una collocazio- elaborato piedestal- prio in Mauro Ma- San Michele Arcangelo: basta ne sconveniente, e dall’oblio, e lo affiancati da due nieri il punto di osservare il corposo andamento per restituirla a quello che può angeli genuflessi svolta per questa del panneggio, i particolari dei essere considerato “l’inventore che reggono una particolare tecnica piedi e delle mani, il profilo “della cartapesta leccese. cornucopia. Ai lati, artistica, attribuen- “classico della Vergine: le mi- P.S. Un’opera sicuramente in basso, le armi dei dogli, per esempio sure di base cm 80. confermano perduta è il bassorilievo affine Sambiasi per i quali, lo straordinario come la statua può perfetta- al San Michele Arcangelo, già sia detto per inciso, controsoffitto in mente inserirsi sul piedistallo sull’altare maggiore della di- Mauro Manieri ne- cartapesta della dell’altare mentre la sua altezza strutta chiesa leccese delle gli stessi anni ri- chiesa di Santa di cm190. è del tutto proporzio- paolotte a raffigurante “l’effi- struttura il loro pa- Chiesa del Carmine Chiara (1738). I nata ai due angeli lapidei collo- gie dell’Annunciata”.

Un falso “moderno”: l’individuazione della scomparsa Cappella di Santa Maria del Tempio a Lecce

MARIO CAZZATO

Da tempo insieme con un carissi- sendo stato smascherato da nessuno, mento ma sempre sull’attuale via Mat- taggio di San Martino ed è poco di- mo amico che – tra l’altro – è uno sto- mi conferma, quanto alla ricerca an- teotti e prossima, anzi sulla stessa stante dalla piazza ora di Sant’Oronzo. rico riconosciuto tale, ci arrovelliamo che spicciola sulla città, pesi la man- strada dell’altra Cappella intitolata Ebbene, l’edificio indicato dal Fosca- sulla quaestio dei falsi storiografici canza di quelle sentinelle erudite Santa Maria del Foggiaro. In altri ter- rini come Chiesa di S. Maria del Tem- salentini e di quegli aspetti assimilabi- (Vacca, Paone, Cosi) che pure a modo mini i due edifici erano ubicati sull’at- pio è lontano dalla piazza e, poiché li latu sensu, come il plagio che solo loro vigilavano e forse qualcuno vigila tuale via Templari (aveva visto bene il sorge a qualche decina di metri da apparentemente sembra tutt’altra cosa. ancora, sulla corretta declinazione di De Simone nel 1864): così nella Ca- Porta S. Biagio, apparteneva al pittag- In tale problematica rientrano pure questo microcosmo di microricerche. bella demanii del 1472 e nel focolario gio, appunto, di S. Biagio. A voler fa- le invenzioni gratuite di fatti ed epi- Ho in mente un’amabile querelle del 1508. Risulta pertanto incompren- re una ricerca seria si scopre, attraver- sodi di carattere storico fatti passare che Nino Cosi impiantò in un suo ar- sibile come la medesima cappella – S. so una moltitudine di documenti, che per verità o addirittura scoperte. E’ il ticolo del 1978 (Vecchie chiese del Maria del Tempio – sia stata invece, la cappella in questione confinava con caso, per fare un esempio terra terra ‘500 vendute ai privati) nel quale cor- contro ogni evidenza, collocata in fon- l’Arco dei milanesi da un lato e del depliant che ha accompagnato la regge il Vacca che per ben due volte do all’attuale via Ascanio Grandi al dall’altro con il gran Palazzo che il recente manifestazione leccese di Cor- aveva sbagliato nell’individuare il nu- civico 25a. L’autore di questo spropo- 1730 apparteneva a Carlo Vincenzo tili Aperti (24 maggio 2009): una serie mero di questi edifici demoliti: una sito ha scritto tanto di saggio sul n. 3, Personé il quale per ingrandirlo di incongruità, di clamorose inesattez- volta erano 25, l’altra 23: in medio a. III, 2004, della rivista Sallentina quell’anno compra dal “Priore del Ba- ze al limite del ridicolo come quando stat virtus, suggerisce il censore, era- Tellus, organo dell’Ordine Equestre liaggio di S. Giovanni a mare dell’Or- si afferma, che nel Palazzetto oggi no infatti, 24. del Santo Sepolcro di Gerusalemme, dine della sacra religione gerosolimi- Bortone abitavano, a piano terra, in Se così la storia non s’è mutata si è sez. ”, alle pp. 28-37. tana e Commendatore della Commen- contadini addetti alla coltivazione de- salvaguardato almeno il rigore docu- L’autore in questione, inizia il suo da di Maruggio... un magazzino diru- gli orti dell’ex Monastero delle Alcan- mentario che pur applicato alle minu- lavoro male perché dà come “assolu- to... nel portaggio di San Martino tarine quand’è noto lippis et tonsori- zie è sempre troppo poco perseguito tamente inedita” una descrizione della nell’isola della Venerabile Cappella bus che il monastero non aveva orti e almeno qui da noi. cappella in questione del primo decen- della Beata Vergine del Tempio...”. quand’anche li avesse avuti, essendo Qual’è la faccenda? Essa riguarda nio del ‘700 quando apparteneva alla La faccenda è talmente chiara che di clausura, non poteva permettere l’individuazione della Cappella medioe- Commenda di Maruggio, invece lo è inopportuno continuarne a parlare. l’ingresso maschile. Oppure il cosid- vale di Santa Maria del Tempio che già stesso documento, per il medesimo Resta una domanda: cos’è l’ambiente detto Palazzo Martirano, oggi Anniba- al tempo dell’Infantino (1634) era pure soggetto, fu utilizzato nel 1964 da N. di via A. Grandi spacciato per Cap- le, che Martirano non è e soprattutto detta Santa Maria della Sanità. Vacca nella riedizione di Lecce e i pella? Non è nient’altro che un vano non può essere stato ristrutturato da La tradizione vuole che in origine suoi monumenti del De Simone (cfr. p. superstite dello scomparso Monastero Emanuele Manieri perché il Palazzo fosse appartenuta ai Templari e, dopo 601: descrizione della chiesa). Ma ba- di San Matteo. Fino alla seconda metà in questione ha una facies posteriore la loro cruenta soppressione (1312) stava leggere bene l’Infantino che già dell’800, infatti, il relativo tratto di di almeno un secolo alla vicenda bio- passata al patrimonio dei gerosolimi- nel 1634 metteva come contigue le strada era comunemente chiamato: grafica del presunto autore. tani: un documento del 1449 è la più due cappelle (S. Maria del Tempio e grate di San Matteo. Il guaio è che tali (dis)informazioni antica testimonianza del passaggio S. Maria del Foggiaro) oppure, per In altra occasione daremo per este- viaggiano sul web e dunque inquinano dell’edificio sacro da un ordine all’al- esempio, le note a Lecce città chiesa so e in copia maggiore le prove per il gran mondo, fabbricando veri e pro- tro. In quel documento la Cappella è del Paone (1974, p. 140). Ma è pro- smontare ancora più convincentemen- pri falsi e non c’è rimedio che tenga. individuata nel portaggio di S. Marti- prio il documento del 1709-10 che ri- te questo arbitrio. E sia detto questo Qui vogliamo tuttavia parlare di un no, dal nome dell’omonima porta che pubblica A. E. Foscarini a chiarire la non per polemica ma per rispetto della altro falso così scoperto che, non es- nel tempo ha subito qualche sposta- faccenda: la chiesa è collocata nel por- verità.

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Giorgio Maniakès, l’uomo che in Otranto si proclamò basileus

SALVATORE MARRA

La singolare vicenda che vide prota- doso e lesivo comportamento verso un quello bizantino di Bojanne si scontra- diante il coagulo intorno a sé e alla sua gonista il generale bizantino Giorgio ufficiale di pari rango. rono in una sanguinosissima battaglia a linea politica di quanti nell’Italia meri- Maniakès (Maniace), e che qui si cerca L’assenza del Maniakés, però, dal Montepeloso, agli inizi del 1042, nella dionale erano scontenti del domino di ricostruire sinteticamente, si colloca teatro delle operazioni belliche con- quale i Greci vennero sconfitti, lascian- greco. nell’ambito delle sanguinose incessanti sentì agli Arabi di riprendere il pieno do nelle mani di Argiros e dei confede- Per tentare di risolvere pacificamen- lotte tra bizantini, arabi, longobardi e controllo della Sicilia, rati importantissime te la delicata questione, Costantino normanni nell’Italia meridionale, se- mentre i Normanni, dal città, tra cui Monopoli Monomaco inviò in Puglia una delega- gnatamente in Puglia, nel periodo com- canto loro, guidati da e soprattutto Bari, do- zione composta da tre alti dignitari, un preso tra il 1040 e il 1043. Guglielmo Braccio di ve Argiros veniva elet- militare, un politico e un ecclesiastico Di origini mongole, Maniakés, do- ferro, incominciavano to princeps Apuliae. di tutto riguardo – considerato il tem- tato di una corporatura gigantesca e a darsi un’organizza- La situazione per i peramento violento e irascibile del sog- spietato combattente, era stato protago- zione unitaria e ad im- Bizantini, in Puglia, getto – e cioè il protospatario Tubachi, nista, nell’esercito bizantino, di una ra- padronirsi di diverse era divenuta veramen- il patrizio Pardos e il patriarca Nicola, pida e gloriosa carriera, tanto da rag- città pugliesi, col pre- te disperata. Fu allora con l’incarico di consegnare al Ma- giungere i più alti gradi della gerachia testo di non essere stati che l’imperatrice Zoe, niakés la crisobolla, un documento del militare. Questo feroce ma prode uo- adeguatamente ricom- che era subentrata alla legittimo imperatore dai toni molto mo d’armi, che incuteva terrore non so- pensati dai Bizantini guida dell’impero al conciliativi. Gli Annales baresi riporta- lo agli avversari, ma anche ai suoi sol- per i servizi che aveva- deposto figlio Michele no che gli inviati del basileus sbarcaro- dati e subalterni, fu inviato in Italia nel no loro resi. V, decise di dare una no ad Otranto nel settembre del 1042 e 1040 dal basileus Michele IV Paflago- In questo quadro di svolta alla politica im- furono ricevuti dal Maniakés che, in un ne (1036-1041), della dinastia macedo- grave confusione e di periale e alla condu- primo momento, si dichiarò disposto a ne, per ridimensionare la presenza ara- grande difficoltà per la zione delle operazioni prendere in considerazione le richieste ba nel Mediterraneo e riconquistare la dominazione bizantina militari in terra puglie- di Costantinopoli e a formulare le sue Sicilia, a capo di una spedizione di cui nell’Italia meridionale, se. Fece liberare il ge- condizioni. Si trattava, però, di uno condivideva il comando con un altro il nuovo basileus Mi- nerale Maniakés, lo stratagemma finalizzato a rassicurare generale, Michele Dachiano, e con chele V Calafato, che Giorgio Maniakès reintegrò pienamente gli emissari imperiali e a capire cosa in l’ammiraglio Stefano, uomo di origini nel 1041 era subentrato nei ranghi militari e lo realtà a Costantinopoli si stava prepa- nobili e di grande influenza presso la al padre Michele IV, inviò in Italia il inviò in Puglia, questa volta con l’inca- rando contro di lui. Quando scoprì che corte costantinopolitana. generale Sinodianis, con il compito di rico di catapano, ossia di governatore i delegati del Monomaco erano anche Maniakés, con la sua consueta abi- riconquistare la Sicilia e soprattutto di con pieni poteri. incaricati di isolarlo, trattando segreta- lità strategica, sia pure in condizioni lo- ripristinare i rapporti con i Normanni. Maniakés sbarcò ad Otranto nella mente con i suoi avversari ed assoldan- gistiche difficili, riuscì ad avere ragio- Questi, però, forti dei successi ottenuti, primavera del 1042 e inaugurò una se- do e corrompendo contro di lui milizia- ne degli islamici in diversi scontri, sino si sentivano ormai in una condizione di rie di successi contro le forze rivali, ni normanni e pugliesi mediante l’in- alla battaglia decisiva di Traina, che gli forza rispetto ai Bizantini, per cui a Si- comportandosi però, secondo la sua in- gente quantità di oro che portavano con permisse di occupare Palermo e di sot- nodianis non rimase altro che rinchiu- dole sanguinaria, con inaudita ferocia sé, li fece arrestare, li sottopose a cru- trarre alla dominazione araba la Sicilia dersi prudentemente nella fortezza di verso i nemici e le popolazioni inermi, deli sevizie e poi fece uccidere il proto- occidentale. In questa non facile impre- Otranto, che insieme a pochi altri im- senza peraltro piegare del tutto la resi- spatario Tubachi e il patrizio Pardos, sa si avvalse anche dell’apporto deter- portanti centri come Bari e Trani era stenza di Argiros, che continuava a te- risparmiando la vita solo al patriarca minante di un cospicuo numero di ca- ancora in mano greca, e attendere nergli testa, creandogli non poche diffi- Nicola per rispetto della sua funzione valieri normanni, ritenuti guerrieri di l’evoluzione degli eventi. coltà. L’astuto stratega barese, anzi, sacerdotale. notevole valore, tra i quali spiccavano Intanto, un nuovo fatto contribuiva avendo capito di non potersi fidare a Deciso a non piegarsi, si rifugiò a per riconosciuta audacia i tre fratelli ad aggravare la già precaria situazione lungo dell’alleanza con i Normanni, , che riteneva luogo più sicuro Guglielmo, Umfredo e Drogone, figli della presenza greca in Puglia. Il con- che puntavano chiaramente a istituire per difendersi, e continuò a guerreggia- di Tancredi d’Hauteville, un feudatario dottiero barese Argiros, figlio del lon- una loro signoria in Puglia, aveva nel re contro le truppe inviate da Costanti- del Cotentin, venuti nell’Italia meridio- gobardo Melo, già tenace antagonista frattempo avviato trattative segrete con nopoli e contro le milizie di Argiros. nale come soldati di ventura in cerca di dei bizantini, fuggiva da Costantinopo- Costantinopoli allo scopo di ottenere, Resosi conto che non era più nelle con- fortuna al servizio di qualche signore li, dove era tenuto prigioniero, e giun- in cambio della sottomissione formale dizioni per tener testa ai suoi avversari, locale, geva a Bari con l’intento di mettersi a all’autorità imperiale, una certa indi- si spostò nuovamente in Otranto e qui pendenza della Puglia e il riconosci- si asserragliò, resistendo per alcuni me- mento del suo personale potere. Questa si agli attacchi di Argiros, che aveva mossa dell’Argiros fu valutata positi- posto l’assedio alla città dalla terrafer- vamente dal nuovo basileus Costantino ma, mentre la flotta bizantina aveva IX Monomaco. Questi infatti, uomo bloccato il porto otrantino. Maniakés, prudente e appassionato di cultura, ormai impossibilitato a resistere, con asceso alla carica di imperatore per un abilissimo colpo di mano che con- aver sposato Zoe, ritenne che fosse fermava ancora una volta il suo talento giunto il momento per una pacificazio- strategico e il suo valore, riuscì ad im- ne nei territori pugliesi. Accolse quindi possessarsi di alcuni vascelli e, sfugge- la disponibilità di Argiros alla disten- do alla flotta greca, si allontanò da sione e addirittura lo nominò dux Ita- Otranto dirigendosi verso la costa alba- liae, Apuliae et Siciliae nonché patri- nese. Sbarcato a Durazzo e rifugiatosi cius Imperii, affidandogli in pratica la nelle impervie regioni greco-albanesi, gestione della politica bizantina sulla continuò a combattere contro le truppe Penisola ed esautorando completamen- bizantine. Morì alla fine del 1043, col- te, in tal modo, il Maniakés. Alla deci- pito da una freccia, in una battaglia La Città di Otranto nella Terra di Otranto nel Regno di Napoli sione del basileus non erano estranee le presso Tessalonica. indicibili sofferenze inflitte dal violen- Passava così la meteora di Giorgio L’importante risultato militare fu, capo di un’alleanza antigreca. Accolto to catapano alle popolazioni sia pu- Maniakés, soldato temerario più che però, funestato da un violento contrasto festosamente dalla popolazione e ac- gliesi che siciliane, la cui eco era giun- coraggioso, uomo crudele più che in- accesosi tra il Maniakés e l’ammiraglio clamato principe e duca di Bari, Argi- ta alla corte di Costantinopoli. flessibile, spirito violento più che auda- Stefano, accusato quest’ultimo di im- ros riusì a costituire in breve tempo una Maniakés, fiutato il vento avverso ce, personaggio di quelli che segnano perizia militare, da parte del rude e ag- coalizione alla quale aderirono Nor- che nuovamente spirava contro di lui la storia per le nubi di sangue che fan- gressivo generale, per aver risparmiato manni, Longobardi, Baresi, Materani e presso la corte costantinopolitana e for- no evaporare più che per le imprese la vita ad alcuni contingenti di nemici altri combattenti provenienti da diverse te della fedeltà del suo esercito, ritenne che compiono e di cui si fa memoria in fuga. Del grave oltraggio pubblica- località pugliesi. Contro questa gravis- di essere nelle condizioni di compiere perché i giovani sappiano quanto il non mente subìto, l’ammiraglio Stefano mi- sima minaccia, Costantinopoli inviò un gesto eclatante di estrema ribellione senso può e di quanto danno è capace se al corrente l’imperatore Michele Pa- una spedizione affidata al comando del verso l’imperatore. In Otranto, si fece la natura umana se dall’agire si disso- flagone che, per porre fine alla delete- generale Bojanne, figlio dell’ex catapa- proclamare dal suo seguito nuovo basi- cia la morale, unico discrimen tra il vi- ria rivalità tra i due ufficiali, richiamò a no Basilio Bojanne, che alcuni anni leus e incominciò a governare indipen- vere virtuoso e un’esistenza asservita al Costantinopoli il Maniakés e lo fece prima aveva battuto Melo a Canne. dentemente da Costantinopoli, cercan- fascino brutale della logica dell’homo imprigionare con l’accusa di irriguar- L’esercito confederato di Argiros e do di rafforzare la sua posizione me- lupus nei riguardi del suo simile.

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Una sconosciuta torre cinquecentesca a Merine

VALERIO TERRAGNO

Molti secoli fa, sulle coste del salento, sorgeva un effi- San Filippo e San Giovanni Evangelista, provvisti dei ri- ciente sistema di torri difensive, le quali comunicavano tra spettivi attributi iconografici, con centro l’immagine del di loro e con le vicine torri dell’entroterra, per consentire Cristo "Redentor mundi”, ossia Gesù benedicente, con in una valida difesa in occasionedi incursioni nemiche. mano il globo. A Merine, piccolo centro abitato, situato a sud-est di Nei riquadri, al di sotto degli Apostoli sono affrescate Lecce ed attualmente frazione di Lizzanello, sorgono due delle scene tratte sia dal Vecchio Testamento, come la cac- importanti esempi di case torri, risalenti al XVI secolo. Di ciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre, che dalla vi- particolare pregio è quella appartenuta nel secolo scorso al- ta di alcuni santi come la Vergine Immacolata, Sant’Anto- la famiglia Capelluti ed oggi ai Terragno. nio da Padova e Santa Rosa da Lima; in quelli posti tra le Questa costruzione che costituisce un notevole esempio lunette, sono stati rappresentati, invece, momenti di vita sa- di torre di avvistamento interna, sorge nel centro di questo lentina, legati probabilmente ad importanti eventi storici, paese, il cui attuale abitato di origine cinquecentesca, sorse come la presa di Otranto. nel luogo dove si trovava un precedente casale medioevale. In alcuni riquadri sono raffigurati lo sbarco dei Turchi e Il feudo di Merine è appartenuto, nel corso del tempo, a quelli di Acaya, Melendugno e Borgagne. l’assedio di Otranto nel 1480, i combattimenti tra Ottomani numerose e nobili famiglie; dai Brienne passò infatti ai Ca- Il pian terreno della torre, preceduto da un androne, è e Cristiani e la conseguente liberazione di questa cittadina, rovineis, dai De Noha ai Montenegro, per essere infine costituito da una serie di stanze con volte lunettate, mentre nel 1481, ad opera degli Aragonesi. proprietà delle famiglie Palmieri e Majola. attraverso una scala scoperta, interna, si sale al piano supe- Non mancano, tra le varie rappresentazioni, alcune sce- Molti studiosi ritengono che l’odierna Merine si sia svi- riore. ne di banchetti e quella di un porto. luppata intorno a delle masserie e ad altre costruzioni forti- Giunti al secondo piano, si accede ad un’altra serie di Al centro della volta è dipinto lo stemma di quel ramo ficate. stanze, tra le quali spicca quella, sempre a volte a botte lu- della famiglia Palmieri, originario di Monopoli, caratteriz- La torre è un edificio a due piani, munito di terrazza e nettata che ospita un bellissimo camino in pietra, provvisto zato dalla presenza di un albero di Leccio, circondato da caditoie, che si affaccia sulla piazza del paese, a pochissi- di una grande cappa, realizzata in muratura, attraverso un tre stelle. disimpegno si accede alla sala più interessante di tutta la Lo stemma è incluso in una cornice affrescata, circon- torre, sulla cui volta si ammira uno straordinario ciclo di data da pitture, le quali rappresentano degli angioletti, delle affreschi, di fattura schiettamente popolare, esguiti dal pit- figure allegoriche, degli uccelli, degli intrecci floreali, e dei tore Francesco Donno, verso la fine del XVII secolo, così mascheroni, raffigurati secondo la maniera rinascimentale. com’è testimoniato da una scritta che compare sulla parete La presenza di questi affreschi, per la maggior parte a destra dello stesso ambiente. carattere religioso, testimonia come questo ambiente della Queste pitture, furono probabilmente commissionate da torre, svolgesse una volta la funzione di cappella privata. un chierico, facente parte della famiglia Palmieri che ac- Su una parete della sala, si apre una nicchia, forse un quistò il feudo di Merine nel 1613 dai Montenegro. altare, un tempo adornata da una rappresentazione della A Francesco Donno, sono state attribuite altre opere Crocefissione che si può ancora intravedere, al di sotto di pittoriche locali come i dipinti che un tempo adornavano le uno strato di intonaco. volte delle sale del piano superiore del vicino palazzo Pal- Dalla terrazza di questa piccola ma bellissima costru- mieri- Mojola, molto rimaneggiati in seguito, e quelli tutto- zione si ha una suggestiva veduta della piazza di Merine, ra visibili sulla volta della chiesa del Crocefisso a Calime- dove le figure degli anziani, che ancora oggi indossano le ra, raffiguranti i quattro Evangelisti. tipiche coppole nere salentine, seduti sul ciglio delle case, Gli affreschi della torre sono distribuitti tra il centro danno l’impressione al forestiero di trovarsi in un borgo da ma distanza sia dal palazzo baronale che dalla chiesa ma- della volta e l’interno di lunette laterali; quest’ultime si al- sogno, dove il tempo sembra essersi fermato. trice, intitolata alla Madonna delle Grazie ed affiancato da ternano a dei riquadri, raffiguranti scene di vita mistica e Rimane tuttavia intatta la testimonianza di un ciclo di piccole abitazioni a pian terreno, ricoperte da tetti d’imbri- profana. affreschi che a pieno titolo rientra nella storia della pittura ci, denominate "case terragne". Nelle lunette, sono raffigurate le figure a mezzo busto murale del seicento salentino della quale non esiste neppu- All’esterno, la torre appare secondo il tipico aspetto di degli Apostoli come San Matteo, San Pietro, Sant’Andrea, re un catalogo sommario. costruzione fortificata dell’età aragonese, con belle finestre rinascimentali; in alto si notano il camminamento di ronda che corre lungo la terrazza, una feritoia a forma di fusto di cannone, dalla quale sporgeva un tempo un’ arma da fuo- co, e delle caditoie, dette popolarmente “bocche di lupo“. Nei vicini centri di Vanze e Strudà, si trovano altri esempi di case torri, edificate, con molta probabilità, al tempo di Carlo V, con funzione strategica, in un territorio ricco di insediamenti masserizi fortificati e di castelli come Le “sentinelle” della costa neritina

SALVATORE MUCI

Segreteria di Redazione: IL BARDO LUDOVICA LEO fogli di culture PAOLA VALENTINO DIREZIONE ANASTASIA LEO AMMINISTRAZIONE REDAZIONE Collaboratori: Via Regina Isabella, 2/D GIOVANNI COSI Tel. e fax 0832.933227 GIOVANNI GRECO ANTONIO DE MEO 73043 COPERTINO (Lecce) CATERINA GERARDI e-mail: [email protected] GIUSEPPE CONTE Direttore Editoriale: ANTONIO ERRICO MAURIZIO LEO STEFANO DONNO Direttore Responsabile: Stampa: ARTI GRAFICHE PANICO Tratto del litorale neritino, anni ‘50 ANTONIO TARSI Galatina - Tel. 0836.569421 Art Director: MARIO CAZZATO Il 15 Maggio 1777 in Nardò di visto buono. E così anche dichiara- Margarito e Vito Schirosi il 20, tut- Periodico iscritto al Nº 552 del Registro Stampa del Tribunale di Lecce il 9-5-1992fronte al notaio Francesco Saverio vano sempre nel medesimo luogo, ti di Nardò, il primo e il terzo di Trotta si costituivano un tal De To- il 19 seguente i cavallari Domeni- servizio nel Posto detto lo Linaro, Il Bardo lo si trova in distribuzione gratuita presso: maso, cavallaro del Posto del Ba- co de Micheli e Giovanni Cordaro il secondo e il quarto in quello del- gno e altri militi di quello di S. di Nardò, il primo di servizio nel le Spondorate e Ippazio Muci da • Libreria ADRIATICA • NONSOLOEDICOLA Caterina, dichiarando tutti costoro Posto di Leva e il secondo da circa Leverano il giorno 24, di servizio P.zza Arco di Trionfo - Lecce Via Carabiniere Rollo, 22 - Collepassodi ricevere dal Magnifico Don due anni in quello di Pietracavalla nel Posto detto Fuina a Cesaria, e • Libreria ICARO Via L. Romano, 23 - Lecce • Libreria VIVA-ATHENA Emanuele De Pandis di Nardò, de- e d’ispezione in quell’anno in Ca- tutti elencati dichiaravano di aver Via Liguria, 75 - Galatina • Edicola CALASSO putato al pagamento delle scorte sarano; Donato Verniola e Dome- ricevuto dal solito ufficiale nereti- Via E. Menga, 12 - Copertino • Edicola RAGANATO Via Lecce - Copertino marittime, ducati 6 grana 7 mezzo, nico D’Amato di Veglie entrambi no, carlini 30, grana 7 mezzo al • LIBRERIA DEL SOLE Via F. Rubichi, 14 - Lecce • Cartoleria BONO mesata del passato aprile. Della di servizio nel Posto di Macinello mese, di cui 7 sborsati al Sopra- Corso Roma, 91 - Gallipoli • Libreria FIORE somma, tutti attestavano di aver ed Eligio Quarta della Terra di Le- guardia, 3 per diritto e 4 per la pa- Via Duca degli Abruzzi, 13 - Nardò• Edicola CASAVECCHIA Via A. De Pace, 45 - Gallipoli • Libreria LIBERRIMA sborsati carlini 12 al Magn. co Don verano in quello di Scala di Forno tente, ricevuta da tutti sia cavallari Corte dei Cicale, 1 - Lecce • Libreria KUBE Giacinto Riggio, Capitan Sopra- pedoni, mentre, soldati a piedi sul che pedoni il 1 aprile di quell’an- • Libreria TRONO Via S. Sebastiano, 15 - Gallipoli Via C. Mariano, 45 - Copertino• BIBLIOTECA COMUNALE guardia della Comarca di Cesaria, litorale, Fedele Schirosi e Vincen- no. Via Cilea, 32 - Porto Cesareo 5 per il diritto, 7 per la patente e zo Polo il 19 Maggio, Vitantonio ASL, not. 66/30, 1777, cc 70v - 73v

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Frammenti per Giovanni Bernardini

ANTONIO ERRICO

Zecchini d’oro tira fuori binazione che pretende la il motivo o quantomeno il movente del nar- del Grifo, 2000; Il vento non può spegnere dalle tasche di tanto in tanto, storia. rare. L’osservazione del mondo, della sua quelle luci, Manni, 2001) costituiscono un Giovanni Bernardini: quelli Giovanni Bernardini è superficie, la descrizione precisa delle cose pretesto di genere che nasconde una scelta che ha messo da parte per an- uno scrittore che ha il fiato viste e di quelle udite, una certa cadenza poetica radicale, che gli consente la metafo- ni, per decenni. Perché nulla forte. Ha quel fiato che di- stilistica tipica del giornalismo d’inchiesta, ra più azzardata, la penetrazione nella bo- dies sine linea: mai un giorno venta indispensabile quando sono condizioni che connotano la sua scrit- scaglia semantica. senza una riga di scrittura, non si vogliono crescere signifi- tura. Ma di tanto in tanto si avverte, netta- Il narrare di Giovanni Bernardini è sta- fosse altro che una parola sola cati complessi e complessivi mente, lo scatto verso la figuratività, la sfe- to sempre uno scandaglio della coscienza. più volte ripetuta. Però una ri- con piccole storie, geografie ra onirica e visionaria. Accade quando ha Anche la sua poesia è stata questa cosa. ga di scrittura al giorno deve marginali, personaggi con la bisogno di comprendere – e di far compren- Scrivere, in ogni forma, è stato un modo uscire. fisionomia consueta, familia- dere – ragioni (e passioni) che il dato tangi- per confrontarsi con tutto, con tutti: con il Tra il settembre e il dicem- re. Con una materia così ci bile, la relazione di causa ed effetto non mondo, con i vivi e con i morti, i vicini e i bre del 2008 ha pubblicato vuole la capacità di scartare, possono spiegare. Accade quando non gli lontani, con quelli che gli camminano ac- con Manni il romanzo, I bru- di trasferire su un piano con- basta il ragionamento, la logica, l’evidenza, canto, con gli altri perduti per strada, con le chi ovvero il ragazzo in fondo cettuale metaforico – allego- la dimostrazione, quando non rispondono storie che ha vissuto o sognato o che ha im- al mare e con Argo Altri gior- rico – le vicende narrate, di alle sue interrogazioni le categorie della po- maginato, con le ombre della sua giovinez- ni, altri racconti. trasformare il microcosmo in litica, della sociologia, della religione, za, con i fantasmi della sua età di adesso Giovanni Bernardini è un universo sconfinato, di sca- quando la parzialità della prospettiva falsi- che lui vuole chiamare vecchiaia. narratore puro. Uno di quelli che Cesare gliare come pietra di fionda l’analogia sen- fica inevitabilmente la visione. E’ a quel Ecco. Scrivere, forse, è stato e rimane Garboli chiamava scrittori- scrittori. Uno di za stabilire un confronto. punto che ha bisogno di oltrevedere. E’ in una sua precisa maniera per tenere il conto quelli che lanciano le parole nello spazio, Bernardini è uno scrittore di fatti. An- quell’occasione che diventa onirico, visio- dei giorni, per non lasciarsi sfuggire le senza prestabilire dove vogliono che vada- che quando attraversa territori del surreale, nario. Le sue scritture “per bambini” (Sta- emozioni, per alzare muri in faccia alla di- no a finire. Giovanni Bernardini è uno il riferimento ai fatti costituisce comunque sera a cena mangerò una balena, Edizioni menticanza. scrittore che ha il passo lungo. Provincia difficile è uscito nel sessantanove. Adesso sono quarant’ anni giusti. Un libro percorso da una tensione di fu- ga. Nell’atmosfera soffice e dolciastra del ritorno, nell’indugiare del reduce che av- verte una sensazione di immobilità del tem- Gli ex ignotis, la ruotae la rotara. po e di progressivo restringimento dello spazio, in quella fissità dei luoghi che con- trasta – non drammaticamente, maUn triste- secolo di infanzia abbandonata a Copertino mente – con il trasformarsi e il morire delle creature, la fuga diventa l’unica maniera per scampare all’abbandono, per evitare GIOVANNI GRECO l’inaridimento della coscienza. Qui c’è l’ asfissia provocata da una re- In un mio libro del 1997 sull’antico penso a carico dell’ospedale, era pari a 4 periodo 1800 – 1901, presso la ruota furo- gione tagliata fuori dal progresso e dallaospedale di Copertino, dedicai un para- ducati annui. Costei, che a sua volta era no raccolti 391 bambini. La data in cui storia, paralizzata dalla fiacchezza, assedia-grafo all’abbandono dei figli indesiderati, figlia di genitori ignoti, di giorno accudi- compare il primo esposto, di nome Seba- ta dalla terra rossa e secca, corrosa dalloallora come ora una tragica costante nella va i poveri dell’ospedale in cambio del stiano, è il 22 dicembre 1800. L’indagine, scirocco. storia dell’umanità. Mi è sembrato oppor- vitto, mentre di notte si recava a dormire come già detto, si arresta al 1901 in quan- C’è tutta l’angoscia di una generazionetuno riproporre ai lettori de “Il Bardo” alla casa della ruota dove a qualsiasi ora to, Giuseppe Liberato Prato e Giuseppe che ritorna dalla seconda guerra mondialeuna sintesi di quella ricerca archivistica poteva essere svegliata dai vagiti di un in- Mauri, ritrovati rispettivamente il 10 e il e non sa cosa promettersi, nè cosa dirsi. condotta sui registri parrocchiali dell’800. nocente o dai colpi misteriosi provenienti 12 settembre, sono gli ultimi esposti sotto Andare via è un tentativo di costruirsi laUn secolo niente affatto casuale sia per- dal cilindro rotante. Era lei che si occupa- il cui nome viene riportata l’annotazione vita. Ma anche un modo di condannarsi allaché di questi bambini se ne occupò l’anti- va di soccorrere gli esposti prestando loro rotha inventum. solitudine, all’estraneità, alla lontananzaco ospedale attraverso la ruota, sia In dettaglio nel primo decen- che sradica e deforma il sentimento. Cosìperché il sistema venne istituito sul nio (1801-1810) furono abbando- chi pensa di andar via cerca una mediazio-finire del ‘700 con apposito decre- nati 22 bambini. Nel decennio ne: realizzare un futuro senza recidere ilto regio per garantire la sopravvi- successivo 19. Il dato si incremen- vincolo con l’origine: andare via portandovenza di tanti innocenti che in pre- ta a 22 nel terzo decennio, mentre con sé la madre. Ma la madre accarezza ilcedenza venivano abbandonati nei cala a 18 nel quarto. Il flusso cre- muschio sul muro e si allontana lungo illuoghi più disparati e spesso sbra- sce vertiginosamente negli anni viale, in una scena finale, in dissolvenza. nati dai cani randagi. I luoghi pre- ’40 in concomitanza con una crisi Allora si capisce che diventa indispen-feriti erano sempre quelli extra economica che metterà in ginoc- sabile decidere se restare sulla propriamoenia. Ovvero i portoni dei con- chio l’intera Italia meridionale. sponda o se attraversare il fiume per cerca-venti: primi fra tutti quello dei Tra il 1841 e il 1850 gli esposti re un’altra condizione di appartenenza. Riformati a Casole1 a cui seguiro- saranno 45. Nel decennio succes- Rimanere è la scelta generata da un’eti-no quelli dei Cappuccini, dei Fran- sivo raggiungeranno quota 56, ca possente, anche se dolorosa. E’ il contocescani alla Grottella, dei Domeni- mentre saranno ben 68 nel decen- da pagare alla storia. E’ l’esito di un con-cani e nei pressi della cappella di nio segnato dall’Unità d’Italia. Il fronto tra progetto e coscienza maturatoSant’Onofrio. Tra quest’ultime, le pre- le prime attenzioni, sia che giungessero dato sarà in discesa, con 41 esposti, nella dimensione degli affetti. E’ una ma-scelte furono quelle di S. Francesco di cum cartula sia absque cartula: intima nell’ottavo decennio. Ma rimonta in quel- linconia che si trasforma in impegno. Paola, la “Cappella Rossa” e quella dei espressione di un’umanità trepida e do- lo seguente con 59 e ridiscende a 38 Rimanere è un’assunzione di responsa-SS. Cosimo e Damiano. Nondimeno, ri- lente, spesso costretta a disfarsi del pro- nell’ultimo decennio. Un’ultima curiosità: bilità nei confronti di se stessi. E’ il rispec-trovamenti avvennero nei trappeti ipogei, prio frutto. Talvolta, infatti, tra gli stracci l’anno in cui si ebbe il maggior numero di chiamento in una identità che si misura conlungo le strade del centro abitato e nella che avvolgevano la creatura poteva rinve- abbandoni - 14 - fu il 1864. la terra e con essa si conforma, in una reci-piazza del castello dove, il 1799, fu trova- nirsi un pezzo di carta con su scritto il no- procità di esperienza e di senso. to tal Angelo che, tramite la mammana, me che si voleva dare allo sfortunato, al- Bernardini ha sperimentato forme diebbe la fortuna di essere allevato da Giu- cune annotazioni sul suo stato di salute e scrittura; ha seguito diverse direzioni di sti-seppe Gaetano De Napoli e da Maria un qualsiasi altro segno che gli avrebbe le; è stato ed è amante riamato di prosa eMaddalena Brando di Matera. Per trarre consentito – seppur raramente – di essere poesia senza sceglierne mai definitivamen- 1 A.S.L. Notar Ozonzo Leuzzi, 29/18. Da una in salvo questa infanzia abbandonata, reintegrato nel contesto familiare unadichiarazione vol- del 14 gennaio 1753 fatta dal procu- te una. Perché è attratto dai modi con cui sidunque, che successivamente veniva alle- ta superate le difficoltà che ne avevano mettono insieme le parole, da come se ne ratore del Capitolo, don Giacinto Leuzzi risulta vata da nobili del luogo o da donne priva- determinato l’abbandono. Cito, per esem-che: “la matina verso le ore 15, li fu portato da fra- vanno una dietro l’altra. te del dono della fertilità, il governo bor- pio, tal Clarice Terenzio che il 24 aprilete Giovanni Rollo laico del Ven.le Convento di S. Giovanni Bernardini sa perfettamentebonico istituì la ruota che a Copertino en- 1867 fu riconosciuta figlia legittimaMaria di di Casole dé Riformati fuori le mura di detta che ogni storia è una cassaforte e che ogni Terra, un figliolo esposito nato da pochi giorni di- trò in funzione agli inizi dell’800 e rimase Nicola Quarta e Costantana Marzo.cendoli Op- esser stato ritrovato la notte ad ore sette scrittore è un ladro funambolico che nonattiva fino al 1901. pure, Faustino Farfalla che ritrovato nella conosce la combinazione. Così prova e ri- avanti la porta di battere di detto convento doppo La ruota – molto simile a quella dei ruota e battezzato il 16 aprile 1878avuto fu di prima il segno col campanello, subito però prova fino a quando non indovina la formu-conventi delle monache claustrali e quindi lì a poco riconosciuto dalla madre,esso Raf- costituito d. Giacinto, per dissimpegno di suo la giusta, che può essere una soltanto, ognievocante il distacco reso ancora più ano- faella Vetrugno. obbligo se lo ricevè e lo fè sfassare seu spogliare e volta una sola: o prosa o poesia. Per questonimo e ineluttabile con quel suo girare Ma veniamo al flusso dell’infanziali ritrovò ab- dentro un biglietto che vi era scritto d’es- fa uso di versi e di prosa, secondo la com- se stato battezzato e chiamasi Francesco Paolino e sempre in un verso, senza ritorno – era bandonata alla ruota, condotta su ventinon li-ostante ciò esso Rev.do d. Giacinto chiamò ubicata in un vano adiacente alla Porta del bri dei battezzati conservati pressol’ostetrice l’ar- Francesca Atonia Schiavizzana e lo fè Castello. La sua custodia era affidata ad chivio parrocchiale della chiesa Matrice,portare dal parroco acciò lo battezzasse in caso una donna, la rotara appunto, il cui com- contrassegnati dal numero 14 al 33.non Nel fosse solennemente battezzato ed ascriverlo nel libro dei battezzati come in fatti sortì. Doppo di ciò esso costituito lo consegnò a Teresa Sciuscio moglie di Pascale Martina per nutrirlo e allevarlo. Come di già si ritrova al presente in mano alla medesima fino a detto tempo”.

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Anno XIV N°1 - Supplemento redazionale de “Il Bardo” - Giugno 2009 almeno per ora sto semplicemente qui! il più lontano ovest! verso il lontano le mille miglia sosto lontano sulla Riviera di Ponente sto a Porto Cesareo senza gelati sigarette birra ragazze discoteca a Porto Cesareo sto semplicemente qui quella adriatica nel capo nella chiesetta verso la costa tarantina brindisina sosto lontano sto a Porto Cesareo la vita le cose leggerezze di sempre nel mezzo di questa estate sto a Porto Cesareo qualche idiota in più i volti di sempre è la mia via della birra dei ragazzi delle ragazze mi dirigo verso il sirtaky il corso stretto come sempre piazza miramare è quasi spenta guardo poco il mare il Grand’Italia è ancora chiuso senza caffè gelati panini sto a Porto Cesareo sfilano ragazzi ragazze il movimento di sempre un po’ di musica guardo poco il mare il mercatino delle pulci mi diverte sosto in piazza risorgimento sto a Porto Cesareo un’esistenza. mere creato e/o rappresentato, il di-segno che è tutta della scrittura in pura e semplice ricerca) possa espri- scrittori o altri ARTIsti, purché attraversino il valore Ho voluto dei fogli dal “vivo”, dove chiunque (poeti o di te e me che riempirei quell’aria in quella stanza due santini appesi e odoroso legno bianco di calce che lo sto cercando per ora sappi se c’è un tempo se c’è un senso dov’è il senso del tempo poi chiedimi guarda quel bruco che passa Estemporanea ANTONY PERKINS THARSYS dell’assenza Fuori porta Sul tema VITO ANTONIO CONTE (A.T.) M.L. quilla nel tuo letto. te finchè non fossi stata sicura che saresti rimasta tran- inquieti nella luce del neon mi hanno spinta a restare da ga un’ora. Dopo sono andata a dormire ma i tuoi passi cerotto bianco. Ma poi mi hai dato una spiegazione lun- cia incazzata e triste ho cercato una spiegazione nel dalla mia stanza e entrare nella tua. Ho visto la tua fac- na e mi hai chiamato sul cellulare per dirmi di uscire Però c’ero quando sei tornata a casa alle cinque di matti- to e sei caduta faccia sul marciapiede. casco poggiato in testa. Tranne quella volta che hai vola- Nelle corse in motorino ero spesso dietro di te con un qualsiasi ora e a persona. date contro le ingiustizie e quella del caffè offerto a spacciano malattie. Sei la Napoli delle brutte parole gri- te a rompere il cervello. La Napoli della Sanità dove si strisce bianche che s’infilano nelle narici per andare drit- che persone losche vedono in angoli bui. La Napoli delle tembre sulla pelle. Sei la Napoli delle strisce marroni poli delle cicatrici di incidenti stradali e del mare set- in tre senza casco, sul marciapiede, contromano. La Na- raggio di entrare. Sei la Napoli delle corse in motorino Sei la parte di Napoli in cui non avrei mai avuto il co- tua te stessa. sei uscita, senza sapere che volevo solo stare con l’altra mente ho riso anch’io. Hai capito che volevo stare sola e che mi ero accorta del tuo scherzo hai riso. E distratta- delle strisce che ti disegni in faccia. Quando hai notato meglio. Avevi anche l’altro occhio nero, di quel nero Poi mi sono staccata da quell’immagine per focalizzarti presa dalla tua te stessa che ho nella mente. Sei entrata ora. Ti ho guardata distrattamente perché ero dovessimo rincontraci tra trent’anni. cicatrice che ci terrà unite. Saprò perché te la sei fatta, non ricorderai il volo o la botta, ma forse ti resterà una contro il marciapiede di Mergellina. Della tua bravata pletamente le palpebre. La guancia è verde per l’urto do viola gonfio di sangue non ti permette aprire com- sopracciglio rasato e uno spesso cerotto bianco. Un livi- una bravata da sabato sera. Una ferita si nasconde tra il L’occhio sano. Quello sinistro è circondato dai segni di ve tutti quelli che entrano nella tua stanza si guardano. il tuo occhio sano. Proprio davanti a quello specchio do- Ora starai cancellando le strisce nere che ingrandiscono Sono al tua amica lontana una stanza. Contromano MARIANNA MASSA un giorno. varti nello stesso posto e fare come se fosse passato solo Ma vera meraviglia sarà tornare dopo tanto tempo, tro- viglie. lometri. Vado in un posto senza Alici ma con tante mera- Sono la tua amica che sta per essere lontana tremila chi- tazione… lo avresti ammesso anche tu un giorno. -Non ti suoni come un rimprovero, ma una consta- ti scorreva nelle vene? detto. Torto marcio di correre più veloce dell’alcool che Avevi sorpassato da destra, avevi torto marcio, come hai hanno portata via con l’ambulanza. Dicono che parlavi come un avanzo di galera quando ti pagine sbagliate. tra noi Il cuore è un segnalibro secca viola tra due pagine. il cuore nero per cena l’avanzo Ossido acido scarico a pranzo la clava e l’aquilone. Che torni la clava in telesalotto telecerone. da boccheggi saltelli puttanaio in grande bordello Inquinato il cuore rubato il cielo negato. il cuore nero inquinato al plasma 42 pollici il cuore digitale sottoterrestre ossido acido scarico avanzo da un decoder inquinato Inquinato il cuore * PIERLUIGI MELE Allestimento 1-09 ok 18-06-2009 16:23 Pagina 2

In fine 19. 61. per non finire Come fuoco sotto la cenere accludo le ultime righe così il sentimento riposava assopito CARLO STASI non ho più carta per continuare sotto la coltre degli anni e della ragione. sono pronto a partire Ma già il legger fruscio di una vecchia foto mi farò accompagnare in macchina ha risvegliato la fiamma del ricordo. non di numeri e somme di numeri ho preso il giornale è questa notturna residua passione non credo che ci sarà molto da leggere ANGELO PETTOFREZZA andirivieni di tentazioni e cerchi ingenui sono più le soluzioni per le case che i ringraziamenti al presidente non di numeri e somme di numeri ho chiamato l’autista è il mattino bianco senza abbraccio un ragazzotto sprezzante incantesimo d’intonso libro che si radeva fischiettando Oltre le apparenze non di numeri e somme di numeri mi disse: non avere fretta EUGENIO GIUSTIZIERI è lo scialbo inseguirsi nel tempo tanto a Culiancan le tortillas e il pulque sono le migliori al mondo Bacio ancora le ferite passeggiando tra immagini perfette e non finiscono mai. lungo il vetro degli anni, non di numeri e somme di numeri oltre le apparenze, è l’elenco infinito di burocrati asserviti MAURIZIO LEO le stupide credenze, scaglio la pietra adesso corrono senza peccato nell’intrigo di risate non di numeri e somme di numeri H 37595 oltre la morte. è quella porta e il suo campanello sentissi il fragore assordante dei miei Brividi mi entrano nella lingua Nelle finestre spalancate delle parole non di numeri e somme di numeri quello che scrivo è freddo quasi azzerato Morte della gente è la strada che sempre invano cerco una deriva che con tutto il fiato chiamo viaggio NEZ PERCE porticato sporcato imbrattato finito una finzione l’ennesima menzogna. Tutto è concluso. non di numeri e somme di numeri I migliori di noi è la casa sequestrata ben frequentata ELIO CORIANO sono partiti marciapiedi e multe mal recapitate per un viaggio non di numeri e somme di numeri luminoso per loro, è la frequenza in onde corte al più medie 11 a noi oscuro e incomprensibile. Il corvo e l’avvoltoio che di lunghe non se ne può più Il suo volto di sigaretta sono gli unici,oggi, buttato nel movimento d’auto non di numeri e somme di numeri a far festa. è la svogliatezza dei vizi miei si sfracella in mosche arancio Finita è la nostra gente. posanti sulla mia putrefazione in odore di santità faccioni e spot Anch’io voglio morire, e dalle cannucce le bocche umane portatemi con voi, non di numeri e somme di numeri tirano la mia anima spiriti guerrieri. è il dire con parole spiegate al vento in brandelli di carne penzolanti Qui non c’è più il vostro canto, fantasia abbandonata piegata impolverata come una spassosa passeggiata di iene: ma solo il sospiro del vento, Mary andiamo? non di numeri e somme di numeri che solleva la cenere, è questa vita straziata di violino PIERFRANCESCO GATTO e rumore d’autunno lemmi greci fluttuanti nel vuoto e di rovina. non di numeri e somme di numeri è l’inciampo della fuga la mia risate idiote sugli schermi non di numeri e somme di numeri è l’allegria che mi tiene la mano tutte le tristezze stringo alla mia

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In questo numero interventi di: ANTONY PERKINS THARSYS (A.T.), MARIANNA MASSA, PIERLUIGI MELE, VITO ANTONIO CONTE, CARLO STASI, MAURIZIO LEO, ANGELO PETTOFREZZA, EUGENIO GIUSTIZIERI, ELIO CORIANO, PIERFRANCESCO GATTO, NEZ PERCE Le foto di questo numero fanno parte dell’archivio fotografico di Caterina Gerardi.

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