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Indro Montanelli e “due toscanacci scomodi” ai Martedì Letterari

di Ma. Gu. – 12 Novembre 2008 – 10:06

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Un omaggio a due “grandi “ della letteratura e del giornalismo internazionale viene dal Casinò di Sanremo, con i Martedì letterari, il salotto culturale nazionale curato da ventisette anni da Ito Ruscigni. Il prossimo 18 novembre, nella Sala Privè alle 16.30 e Vittorio Feltri ricorderanno anche dal punto di visto personale i “due toscanacci

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scomodi”. Nel lontano 1982 furono proprio Mario Cervi ed ad inaugurare i Martedì Letterari. Apprezzarono tanto l’ambiente e l’incontro con il pubblico che Montanelli ritornò ben dieci volte. Non poteva quindi mancare un omaggio a due personaggi così importanti nel panorama letterario del Novecento. Mario Cervi dice di Indro:” Montanelli, come tutti gli uomini carismatici, non solo preservava, ma anche alimentava la sua immagine di burbero, di toscanaccio che non guarda in faccia a nessuno. In realtà Montanelli era uno degli uomini più assennati e ragionevoli che io abbia mai conosciuto. Nei rapporti personali, almeno io ne ho avuto questa esperienza, non solo era pacato, ma addirittura dolce. Poi, certamente, era capace di prendere decisioni dure e magari, per scrivere una battuta che gli piaceva, persino di compromettere un’amicizia. Vero è che era incapace di dire bugie o indorare la pillola. Per questo era inadatto ai necrologi. Perché scriveva come se il morto fosse ancora vivo! Nel complesso era una persona di carattere, capace di rifiutare la nomina di senatore a vita offertagli da Cossiga per non doversi compromettere con quel potere che da giornalista aveva sempre criticato. Ma non era di cattivo carattere. “ Monsignor che ebbe un rapporto davvero molto intenso con Oriana Fallaci e che seguì nei suoi ultimi giorni di vita la ricorda così :”Oriana è stato un gran dono, un dono che non mi sarei aspettato. Mi ha insegnato molto sul potersi avvicinare agli altri. Che si incontra Dio quando lui ha deciso di incontrarci.”

Vittorio Feltri La sua carriera giornalistica inizia a L'Eco di nel 1962, con l'incarico di recensire le prime visioni cinematografiche. Successivamente viene assunto come redattore dal quotidiano La Notte. Nel 1974 Gino Palumbo lo chiama al Corriere d'informazione: dopo tre anni Feltri arriva al , allora diretto da Piero Ottone. Dal 1983 è direttore di BergamoOggi ma l'anno successivo ritorna al Corriere della Sera come inviato speciale. Nel 1989 assume la direzione del settimanale l'Europeo, portandolo da 78.000 a 140.000 copie[1]. Nel 1992 sostituisce Ricardo Franco Levi alla direzione de l'Indipendente, in grave crisi di vendite. Feltri rilancia e ne fa un quotidiano di successo. Nell'aprile 1993 conosce ; il Cavaliere gli propone di entrare in Fininvest, ma Feltri rifiuta. Nel corso dell'anno l'Indipendente sale oltre le 120.000 copie, superando anche il concorrente diretto Il Giornale. Nel gennaio 1994 Feltri viene contattato da Paolo Berlusconi, editore del "Giornale", che gli offre la direzione del quotidiano, che Indro Montanelli ha deciso di lasciare. Feltri accetta; ottiene un ampio spazio di manovra, come il suo predecessore. Rimane al "Giornale" per 4 anni, durante i quali riporta il quotidiano in auge, da 130.000 a 250.000 copie. Nello stesso periodo, Feltri cura una rubrica sul settimanale Panorama, collabora con di Giuliano Ferrara e con altre testate nazionali, tra cui e Il Gazzettino. 1° settembre 1998: assume la direzione de Il Borghese, il settimanale fondato da Leo Longanesi; 1° giugno 1999: è direttore editoriale del Gruppo Monti Riffeser 1° agosto 1999: è direttore editoriale del Quotidiano Nazionale (che comprende Il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno). Il 18 luglio 2000 fonda il quotidiano del quale è tuttora direttore. Sulla sua creatura ha dichiarato: «Quando siamo partiti, il 18 luglio del 2000, dominava la noia [presso il pubblico dei

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lettori]. Qualcuno, confidando nel mio passato, si è deciso ad acquistarci proprio per superare la noia, forse sperando che inventassi chissà cosa. Abbiamo drizzato le antenne. Ora il nostro Paese è attraversato dal desiderio di identità e di sicurezza. Cerchiamo di dar voce a questo e di chiamare i politici a rispondere su questi temi assai più che sulle loro beghe di giustizia[5] »

Mario Cervi Nasce a Crema nel 1921. Durante la Seconda guerra mondiale è ufficiale di fanteria in Grecia dove, dopo l'8 settembre del 1943, viene fatto prigioniero dai tedeschi. Inizia la carriera di giornalista nel 1945, come cronista del Corriere della Sera. Come inviato speciale si occupa di cronaca giudiziaria, seguendo i grandi processi. È testimone di importanti avvenimenti esteri: dalla crisi di Suez (1956) al golpe dei colonnelli in Grecia (1967), al golpe di Augusto Pinochet in Cile (1973) (Cervi è uno dei tre giornalisti italiani presenti a Santiago il giorno della morte di Salvador Allende), all'invasione turca di Cipro (1974). Nel giugno del 1974 lascia il Corriere della Sera ed è tra i fondatori insieme a Indro Montanelli de Il Giornale, con incarichi di editorialista e inviato, poi anche vice direttore. Con Montanelli ha un consolidato rapporto di amicizia e collaborazione: insieme infatti scrivono tredici volumi della Storia d'Italia e Milano ventesimo secolo. Cervi segue il suo direttore anche nell'esperienza de La Voce, salvo poi tornare sui suoi passi quando gli viene offerta la direzione del Giornale, dopo l'abbandono di Vittorio Feltri. Lascia la direzione nel 2001 al suo braccio destro e operativo Maurizio Belpietro, ma continua la sua collaborazione come editorialista. Cura da tempo anche una rubrica politica sul settimanale Gente. Nel 2007 ottiene il Premio Boffenigo per il Giornalismo 5 edizione che gli viene conferito il 15 settembre 2007 presso la sala congressi Boffenigo Boutique Hotel a Costermano sul lago di Garda.

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