di Davide Amadei Colline Lucchesi: fare rete per esaltare il territorio

È proprio vero che i vini buoni nascono in posti belli: sulle colline attorno a , da una parte e dall’altra del fiume Serchio, la bellezza è di casa.

la zona dove storicamente, quantitativa e qualitativa. Nel 1392 potenti della città, che nel 1615 nei secoli, molti Lucchesi un mercante, Antonio di Pace degli apre due negozi per la vendita di Ènobili o benestanti hanno Orsi, scrive alla compagnia Datini vino, uno alle Pizzorne (subito fuori costruito grandi ville, famose di Pisa che il vino lucchese “è Lucca) ed uno a Viareggio. ed ammirate, per abitarvi o per saporoso” e “quanto più ne bevo, Con i primi del 1800, con le passarvi l’estate, evitando il quanto più mi stimola la voglia di campagne di Napoleone, arriva a caldo umido della città grazie alla bere”. Ed il famoso Sante Lancerio, Lucca Elisa Buonaparte, insieme ventilazione ed all’altitudine. bottigliere e consulente di Papa alla sua corte, ed influenza anche In questi pendii, dove oggi Paolo III Farnese, nel XVI secolo la viticoltura: nasce il catasto dei hanno i vigneti le aziende più descrive l’ottima qualità dei vini terreni lucchesi e alcuni ufficiali importanti, si fa vino da sempre, lucchesi. napoleonici (Grabaw, Meuron) nella consapevolezza delle loro Lucca nel Medioevo si specializza acquistano ville utilizzate anche potenzialità. nel commercio della seta, come fattorie per la produzione di Probabilmente già coltivate a vite soprattutto verso i paesi del vino ed olio. e ad olivo dagli Etruschi e dai Nord Europa, molte famiglie si E questa tendenza non cessa più, Liguri, le Colline Lucchesi erano arricchiscono e col tempo vengono fino allo sviluppo qualitativo netto e senz’altro valorizzate per la qualità esportati, insieme ai tessuti, costante degli ultimi vent’anni. dei loro vini in epoca romana e anche i vini e l’olio. Ma soprattutto, Del resto, gli elementi per medioevale: risultano rivestite di dopo la scoperta dell’America, il l’individuazione di un vero e proprio viti nel IX secolo e, nell’epoca dei commercio della seta entra in crisi terroir di qualità e di eccellenza ci Comuni, con il fiorente sviluppo di e i capitali accumulati vengono sono tutti, e i vignaioli da tempo Lucca, produzione e consumo di investiti nella viticoltura. Si pensi hanno saputo valorizzarli. vino erano di notevole importanza, alla famiglia Guinigi, una delle più L’ambiente è condizionato dalla

il Sommelier | n. 4 - 2016 1 vicinanza dell’Appennino e del anche ceppi internazionali quali il mondo (in Borgogna in particolare) mare: il primo porta la abbondante cabernet sauvignon, il ed il si fanno con tale viticoltura, piovosità che caratterizza l’area syrah per i rossi, lo ed esaltatrice delle vitalità del terreno, di Lucca e consente rilevanti il per i bianchi. alla ricerca della naturalezza escursioni termiche; il secondo dà Le vigne “storiche”, recentemente espressiva, della sincera lettura luce, funge da termoregolatore e riprese e modernizzate, anche del territorio, della bevibilità senza garantisce ventilazione costante, con impianti da selezione perdere complessità e struttura. decisiva per la sanità delle uve. massale, presentano una Così, di fatto dal 2003 molti Il clima è comunque in generale “complantazione” di vitigni produttori lucchesi si sono tra loro piuttosto mite durante l’anno, diversi: ciò si spiega anche con la collegati per condividere le proprie con primavere precoci, estati variabilità ed imprevedibilità del esperienze, finché nel 2013 è calde, settembre con ottime clima, così che la eterogeneità emersa l’idea di costituire una vera escursioni giorno-notte, e piovosità delle uve, quanto a periodo di e propria associazione, consacrata concentrata soprattutto nei mesi maturazione e caratteristiche poi con l’enorme successo della invernali, anche per costituire organolettiche, consente di degustazione e presentazione notevoli ed importanti riserve compensare le eventuali mancanze delle aziende biodinamiche idriche. Ne deriva un periodo o problematicità della singola per la festa di San Giovanni vegetativo particolarmente lungo, annata. del 2015. Oggi la Rete Lucca con uve che normalmente arrivano Così, ecco la collina della Majulina, Biodinamica conta 13 aziende (su alla piena maturità e riescono col vero e proprio “grand cru” 20 che producono la DOC Colline tempo a prendere dal terreno tutto lucchese, noto da sempre per la Lucchesi), ed è significativo il quanto è in grado di dar loro. qualità delle sue uve; e poi la zona fatto che la grande maggioranza Quanto alla geologia, molti vigneti di Valgiano, dove ha sede l’azienda di esse sia gestita da under 40. sono in aree dove nell’antichità che è diventata il “faro” di molte Unificante è l’adozione della era presente un mare, che poi si altre, ma anche di Gragnano, sulla viticoltura biodinamica secondo i è ritirato lasciando microrganismi, sinistra orografica del Serchio. canoni di Alex Podolinsky (il quale fossili, minerali: è la marna Oggi sull’area, da tempo rinomata, tra l’altro ogni anno una o due calcarea che è presente a fornire insiste la DOC Colline Lucchesi volte va a Valgiano per incontrare profumi, freschezza ed equilibrio; Rosso e Bianco; molte aziende i produttori), per tradurre nei si trova anche arenaria, come però producono, più liberamente, vini e comunicare al meglio le il tipico macigno toscano, ricco IGT Toscana. potenzialità del proprio territorio, di minerali. I terreni migliori Un segno distintivo dell’intera zona, bello come i vini che ne derivano. presentano importanti stratificazioni cui debbono aggiungersi anche le di sabbie, argille, calcare, a dare colline della Garfagnana più vicine alle uve ed ai vini complessità e a Lucca, è la grande importanza Calafata struttura. L’origine geologica è che la maggioranza delle aziende comunque recente, per cui i terreni dà alla viticoltura con criteri Fortuna o Provvidenza, un incontro sono piuttosto fertili, capaci di biologici e soprattutto biodinamici. di persone ha fatto nascere un dare vigore nelle viti, con buona Alcuni operatori della zona sono progetto sociale, un’azienda resistenza alle annate estreme ormai riconosciuti nel mondo del agricola, una produzione di vino di (siccitose o fredde). vino come maestri in materia, e qualità. Affascinante. I vitigni sono quelli storici toscani e sicuramente lo sono Giuseppe Occorre innanzitutto riferirsi lucchesi, con il a farla Ferrua, titolare di Fabbrica di San alla famiglia Citti, lucchese da da padrone, insieme a colorino, Martino, e Saverio Petrilli, enologo svariate generazioni, proprietaria canaiolo, , di Tenuta di Valgiano, grande di una villa con terreni in zona San nera, ma anche aleatico, per i appassionato e comunicatore Concordio di Moriano. Lorenzo Citti rossi, e, per i bianchi, , delle indicazioni di Steiner, Joly, ha voluto soltanto i terreni (non la malvasia bianca, , cui Podolinsky: sentir parlare Petrilli villa), ma poi suo figlio ha preferito si accompagna spesso anche di biodinamica fa capire davvero fare altro, non era interessato alla il moscato. Poi, si sono piantati perché ormai i più grandi vini del viticoltura; non trovando acquirenti

2 il Sommelier | n. 4 - 2016 Lucca, se imparate a guidarla, è fatta!”. Del resto, non a caso, proprio qui, fin dai primi del 1900 operava in questa zona l’azienda agricola Del Secco, la prima impresa lucchese ad imbottigliare vino. Così, i Citti hanno messo a disposizione i vigneti (circa 3 ettari) ed una parte della villa, ad uso cantina; i ragazzi di Calafata sono arrivati nel corso del 2010, hanno seguito la vendemmia e la vinificazione, insieme ai precedenti proprietari, ma la prima annata interamente prodotta da loro è stata la 2011. Successivamente, diffondendosi la notizia della nuova realtà e per l’azienda, i Citti, alla fine del migranti, detenuti, etc). del suo progetto anche sociale, primo decennio degli anni 2000, Mauro Montanaro e i suoi amici, molte famiglie benestanti lucchesi, proposero di dare in comodato partendo da zero, si rivolsero ad proprietarie di ville o fattorie, gratuito i vigneti a chi avesse un alcuni “maestri”, viticoltori già hanno offerto a Calafata i propri progetto meritevole per utilizzarli. affermati, che avevano la fortuna appezzamenti vitati, spesso piccoli Ecco che un gruppetto di amici, di conoscere: Giuseppe Ferrua ed inferiori all’ettaro, ma con piante che avevano il sogno di diventare (Fabbrica di San Martino), Gabriele anche molto vecchie. Così oggi la agricoltori, seppe dell’offerta e, con Da Prato (Podere Concori in cooperativa dispone di circa 10 il supporto e la collaborazione della Garfagnana) e soprattutto Saverio ettari di terreni vitati, con alcuni Caritas della Diocesi di Lucca, Petrilli, enologo della Tenuta di filari ripristinati ed altri reimpiantati. aderirono, creando una realtà che Valgiano e profondo conoscitore Ci piace raccontare che Calafata potesse coinvolgere ed aiutare, della zona, il quale, descrivendo la arricchisce il proprio ambito di con il lavoro, soggetti con difficoltà Collina della Majulina, ebbe a dire azione con la coltivazione di 4 di vario tipo (tossicodipendenti, “questa è la Ferrari dei vigneti di ettari, in zona Camaiore, per la produzione di ortaggi e frutta, che vengono distribuiti in tutta la Provincia di Lucca con il sistema “P’Orto”, con cassette miste e stagionali consegnate direttamente a casa dei clienti, anche ristoratori di primo piano. Come detto, le vigne sono tutte sulla collina della Majulina, una zona bellissima e panoramica, con tanti ulivi, ville, alberi da frutto. L’esposizione dei filari è a Sud, con l’evidente influsso del mare: è stato significativo camminare nel vigneto il 4 agosto, con il caldo estivo attenuato dalla ventilazione della collina, dalla brezza marina proveniente dalla Versilia,

il Sommelier | n. 4 - 2016 3 guardando verso valle con la luce citati, ma anche a Fabio Pracchia GLI ASSAGGI del sole a Mezzogiorno. (Slow Wine) e ai responsabili di Levato di Majulina 2015 (da Il vigneto più importante ha Triple A (catalogo degli Agricoltori, vasca) piante anche su piede franco, Artigiani, Artisti della distribuzione È il vino di punta, che prende il prefillosseriche, di fine ‘800, e molti Velier), per un loro parere. nome dal territorio, prodotto con ceppi impiantati con selezione Calafata produce due bianchi: il le uve dei vigneti più vecchi, che massale da quelli più vecchi; in “Levato di Gronda” da vecchie hanno circa 60 anni di media, prevalenza sono sangiovese, viti di vermentino, vendemmiato ma con ceppi anche di più di con altri vitigni tipici toscani, ma la sera tardi e la mattina presto, cento anni; vi si trova molto alcune piante non sono state tenuto per 24 ore in cassette al sangiovese, ma anche canaiolo, identificate neppure con gli studi fresco nelle cantine della villa colorino, aleatico, moscato dell’Università di Pisa; danno 15/20 (14/15° C), vinificato in mastelli d’amburgo, ed altre specie quintali per ettaro, con grande aperti a circa 20° C; e “Almare”, non individuate. Ha una veste concentrazione, complessità ed un bianco che compie una brillante, rubino e porpora, vivace; equilibrio. macerazione di 20/25 giorni sulle al naso il frutto è intenso, netto, In vigna si seguono i dettami della bucce del Levato di Gronda, nonostante la spillatura dalla viticoltura biodinamica; in cantina bagnatissime e da pressatura vasca, dopo pochi giorni dalla tutto è naturale, si usano i lieviti soffice (da pressa manuale), nato realizzazione dell’assemblaggio, indigeni; per i vini da vecchie vigne per non gettar via tali bucce, cui, è già aperto ed espressivo su e per lo Scapigliato, si diraspa a appunto, viene aggiunto un po’ note speziate e minerali, di frutti chicco intero, per una accurata di mosto. E poi i rossi: il “Levato rossi e fiori, elegante; in bocca selezione, e si pigia con i piedi; di Redola” è il vino dalle vigne colpisce per il tannino netto ma poi si lascia che la vinificazione più giovani; lo “Scapigliato”, new fine, con l’irrequietezza della avvenga nel modo più spontaneo entry dalla vendemmia 2015, dalle gioventù, ma con una dinamica possibile. varietà precoci delle vigne vecchie gustativa incalzante, centro Mauro Montanaro si occupa degli (aleatico, moscato d’Amburgo, bocca sapidissimo, verso un finale assemblaggi, che ama sottoporre, altre), per circa 600 bottiglie di vino preciso, ricco, molto lungo. oltre che a Massimo Motroni, fresco, immediato, gastronomico; Sangiovese 2015 (da vasca) enologo, l’unico consulente esterno il “Levato di Majulina”, dalle vigne Il Sangiovese delle vigne meno retribuito, agli amici e maestri già antiche. vecchie, di circa 20 anni, destinato normalmente a costituire l’assemblaggio del Levato di Redola insieme a cabernet sauvignon ed altre uve; nel futuro, da questa annata, il Levato di Redola sarà probabilmente tutto sangiovese. All’olfatto presenta fiori e ciliegia fresca, è molto fine; in bocca ha una bevibilità già notevole, con tannino sfumato, leggero e fine, ma con acidità tagliente, rinfrescante, che induce un finale penetrante e goloso. Levato di Redola 2013 (presentazione Guida Slow Wine) Tanti fiori, ciliegia, cenni minerali; bocca freschissima, golosa, piena di succo, non privo di una netta spinta tannica; finale floreale; vino gastronomico, di grande bevibilità.

4 il Sommelier | n. 4 - 2016 Tenuta di Valgiano

È l’azienda da tutti riconosciuta come faro, come iniziatrice della viticoltura di qualità sulle Colline Lucchesi. È stata acquistata e rifondata nel 1992 da Laura Collobiano e Moreno Petrini, piemontesi con la voglia di trasferirsi e produrre vino in Toscana. Saverio Petrilli già lavorava in zona e fu chiamato per una consulenza sulle vigne, prima dell’acquisto da parte dei coniugi Petrini; per metterli alla prova, per verificare la loro passione e volontà, inizialmente rifiutò di collaborare, minimizzando la qualità dei vigneti, ma poi, dopo qualche mese, appurata la serietà ricordo indelebile il mio incontro per la prima volta proprio da del progetto, è divenuto il motore di qualche anno fa a Valgiano con lui, che da tempo la pratica con trainante dell’azienda. Saverio: ho avuto la fortuna di passione e convinzione e ne Personalmente, conservo come un sentir descrivere la biodinamica raccoglie i risultati in vini di grande

il Sommelier | n. 4 - 2016 5 barriques) usate, nuove soltanto quando occorre sostituirne una o alcune, e poi in contenitori di cemento.

GLI ASSAGGI Palistorti di Valgiano Bianco 2015 Assemblaggio di Trebbiano, Vermentino, Malvasia e , è vinificato e affinato in acciaio, salvo il 10% del Vermentino che, dopo due ore di macerazione sulle bucce, è vinificato ed affinato in barriques. Questo 2015 è stato imbottigliato dal 13 luglio, tardi poiché la fermentazione naturale è durata molto a lungo. Al naso ha frutto bianco netto, cenni agrumati e fiori gialli; in bocca ha grande freschezza acida naturalezza espressiva. E così è In vigna si usano il corno-letame ed il finale, lungo, è quasi salato, Valgiano: gli alberi da frutto, l’erba (il preparato 500) ed il corno-silice nettamente minerale, con ritorni nei filari della vigna, gli animali, (il preparato 501), oltre agli altri floreali netti. la spontaneità delle persone accorgimenti previsti dal protocollo Valgianino 2014 che collaborano, la semplicità biodinamico. Una parte delle uve del 2014, dell’accoglienza, esaltano la natura Le uve vengono pigiate con i annata piovosa e fresca, difficile, è e quanto può dare. piedi in mastelli aperti, dove si stata destinata a produrre questo Le vigne sono in collina ad svolge anche la fermentazione; vino semplice e piacevole, tutto in un’altitudine tra i 250 ed i 280 m. successivamente, l’affinamento acciaio, imbottigliato dopo sei mesi I terreni sono dell’era preglaciale, avviene in botti (per lo più dalla vinificazione. Decisamente 60 milioni di anni fa; nella parte più alta, da cui vengono le uve per il “Tenuta di Valgiano”, c’è grande complessità geologica, con stratificazione di alluvione, sabbie, argilla (bianca e grigia) e calcare in fondo; nella parte più bassa (vigneto “Palistorti”) il calcare è puro, subito presente (la Villa, come le altre della zona, è infatti costruita a questo livello, dove il terreno è più forte, più duro, ma meno complesso e ricco). Il mare è a 12 km in linea d’aria, c’è grande ventilazione, con notevoli escursioni termiche in settembre; i vigneti, con esposizione a Sud, Sud-Ovest, sono ben protetti dai venti freddi del Nord dalla alta collina e dal bosco.

6 il Sommelier | n. 4 - 2016 fragrante al naso, con leggera evoluzione dei toni balsamici, Gli altri assaggi sensazione speziata, qualche fiore; con canfora, note di sottobosco molto fresco in bocca, tannino solo e terra umida, fiori macerati, FABBRICA DI SAN MARTINO accennato, senza alcun amaro, legni aromatici; al gusto colpisce Colline Lucchesi Bianco 2014. netta ciliegia fresca nel finale; è per la fresca bevibilità, per la Leggera riduzione iniziale vino goloso, “da merenda”, di alcol tensione ancora giovanile; ha tanta all’olfatto, poi nette note contenuto (11%), venduto solo sapidità, nel finale è complesso macerative, e, in crescendo, localmente, vino per la tavola. con sensazioni di tabacco e fiori frutta a polpa gialla, fiori gialli, Palistorti di Valgiano Rosso freschi, mineralità scura, appena ginestra, erbe di campo; bocca Il vino prende il nome dal toponimo amaro, ma comunque piacevole. Il netta, ficcante, dove le sensazioni della vigna, che ha sempre avuto 2013, imbottigliato da poco, dopo macerative sono accennate e molte rocce dure in superficie che il Tenuta di Valgiano, è chiuso fini, il finale è persistente, con non permettevano di collocare i al naso, poco espresso, con ritorni anche rocciosi e balsamici, pali in fila, diritti e regolari. Vi si leggera riduzione smaltata, ma poi freschi. Un bianco sorprendente, trovano piante di sangiovese, in ciliegia e fiori; in bocca colpisce dell’azienda di Giuseppe Ferrua, prevalenza, di ciliegiolo, canaiolo, la freschezza, ha sorso dinamico, uno dei pionieri e migliori interpreti colorino, ma anche syrah e in progressione, è goloso e delle Colline Lucchesi, sul lato merlot. Il vino normalmente fa gastronomico, con finale sapido e destro del Serchio, verso la Val un anno di maturazione in botti floreale, frutto nero pieno (mora), Freddana e la Versilia. di rovere di varia età, e poi un succosissimo, invitante. Rubino (Sangiovese 100%) 2012. anno in bottiglia, prima di uscire Tenuta di Valgiano 2013 Al naso è poco complesso, un po’ sul mercato. Racconta Laura di C’è proprio la differenza, dovuta caldo, con marasca matura, anche Collobiano che nel 2012 furono solo al diverso territorio (geologia, macerata, e fiori rossi; ma è grande effettuati ben sei trattamenti con altitudine) che corre in Borgogna in bocca, con attacco avvolgente, il 501 (il prodotto biodinamico tra un Premier Cru ed un Grand tannino molto fine; potente e a base di silicio): dinamizzato e Cru: stesse uve, solo il vigneto molto sapido, ha un’incalzante nebulizzato, mediante cristalli diversifica e crea la gerarchia tra misti ad acqua, sull’apparato progressione gustativa, con finale i vini che ne derivano. Si tratta del fogliare del vigneto, normalmente ricco e davvero molto lungo. vigneto conosciuto da decenni è utilizzato per aumentare la luce come “Scasso dei Cesari”, di cui quando è scarsa, ma nell’annata TENUTA LENZINI è iniziato il reimpianto nel 2013. E’ calda ha lo scopo, benefico, di far Poggio de’ Paoli 2012 (Cabernet maturare le uve prima che il sole composto dal 65% di sangiovese, Sauvignon 50% - Merlot 50%) ed il suo calore ne determinino una e poi da syrah e merlot in Spezie del legno ma anche arbusti sorta di “cottura”, con eccessivo prevalenza. Nel vino si ritrovano le aromatici, tabacco e terziari; tenore zuccherino. Il 2012 ha caratteristiche dell’annata, fonte legni pregiati (sandalo); bocca frutto rosso maturo e grafite, note d’eleganza ed equilibrio; al naso in crescendo, volumica, carnosa balsamiche e mora; in bocca ha è decisamente complesso, con a centro bocca, finale appena grande succosità, il frutto rosso è piccoli frutti rossi, erbe aromatiche, tostato, ma le componenti sono caldo e avvolgente, ma è netto il spezie orientali, pepe; grande ben integrate, il finale è succoso e contrasto sapido, il tannino è fine salivazione in bocca, dove ha davvero molto lungo. ed il finale è lungo e pulito. Il 2011 volume e materia da vendere, Casa e Chiesa 2014 Merlot. Cenni ha naso intrigante e complesso, tannino netto, tanto e finissimo, di frutto rosso maturo, anche con rabarbaro, erbe officinali, grande equilibrio, potenza ed terrosi, leggera spezia; bocca ciliegia matura e cenni minerali; in eleganza , freso e sapido, tutto al di bella struttura, ematica, frutto bocca colpisce per l’equilibrio, il posto giusto, il finale è molto lungo, rosso, floreale, buona progressione tannino è finissimo, il frutto è pieno, con frutta rossa, roccia, tabacco, gustativa. L’azienda ha i vigneti con finale persistente dai ritorni spezie fini; è vino ricco e profondo, in zona Gragnano, lato sinistro rinfrescanti balsamici, medicinali. grande paladino del suo territorio, orografico del Serchio, verso Il 2010 all’olfatto ha un’elegante modello da seguire. Montecarlo.

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