Comune Di Gradisca D'isonzo
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1 COMUNE DI GRADISCA D’ISONZO INVENTARIO DELL’ARCHIVIO STORICO 2 Introduzione BREVE INQUADRAMENTO STORICO Quattro sono i periodi che caratterizzano la storia di Gradisca: il Quattrocento veneto, il Seicento austriaco, l'Ottocento asburgico ed il Novecento italiano. La sua denominazione, di derivazione slava, in toponomastica si ricollega alla voce slovena gradisce “rovine”, spesso caratterizzate dai valli di antichi castellieri. Risulta citata per la prima volta in un elenco di censi dovuti al capitolo aquileiense risalente al 1176 in cui è descritta come villa,ovvero villaggio agricolo di sette famiglie, alcune di origine slava, altre di matrice latina, sottoposte alla giurisdizione del Patriarca d’Aquileia. La storia tace per i successivi trecento anni, nei quali il luogo restò un centro agricolo politicamente insignificante, appartenente al feudo di Farra d'Isonzo. Dopo la soppressione del Patriarcato d’Aquileia nel 1420, Venezia avviò la costruzione della fortezza di Gradisca (1479-1497) per far fronte alle invasioni turchesche. Nell'arco di pochi anni il borgo agricolo acquisì una tale importanza che, nel 1500, Leonardo da Vinci vi fu inviato dal Senato veneto per mettere a punto nuove armi e sistemi di difesa dell'avamposto. Scoppiata la guerra della Lega di Cambrai nel 1508, la fortezza fu assediata e conquistata nel 1511 dagli Asburgo ai quali fu assegnata stabilmente, in seguito alla pace di Worms, nel 1521. Un nuovo conflitto fra Austria e Venezia ebbe luogo un secolo dopo, tra 1615 e 1617: nella cosiddetta Guerra di Gradisca, o degli Uscocchi, la fortezza resistette ai Veneziani. Dopo la pace di Madrid, stipulata nel 1618, gli Asburgo staccarono il territorio dell’ex Capitanato dalla Contea di Gorizia e lo vendettero per 315.000 fiorini a Giovanni Antonio Eggenberg (1610 – 1649). Il periodo di giurisdizione della famiglia Eggenberg fu senz'altro il più fiorente per la città, che, da fortezza militare, subì una progressiva trasformazione in città residenziale nobiliare. L'abitato si arricchì di nuovi palazzi, molti dei quali presenti ancora oggi, tra cui l'imponente palazzo Torriani (attuale municipio), antica residenza della nobile famiglia dei Della Torre, cui appartennero alcuni tra i più importanti capitani della città. Di notevole rilievo anche alcuni edifici pubblici dell'epoca, il palazzo del Monte di Pietà e la Loggia dei Mercanti (ora sede del Civico Lapidario) e alcune residenze nobiliari come il palazzo De Comelli-Stuckenfeld e quello De Fin Patuna. Dello stesso periodo è il duomo barocco dei ss. Pietro e Paolo (costruito su una chiesa preesistente, di probabile origine longobarda), all'interno del quale è possibile ammirare la tomba monumentale in cui è sepolto Niccolò II della Torre, primo Capitano della città. Dal 1647 al 1717, le cinquantadue località comprese nella Contea di Gradisca assunsero i caratteri di uno piccolo stato autonomo, amministrato da uomini di valore come Francesco Ulderico della Torre, discendente dalla famiglia dei Torriani, signori di Milano, che garantirono alla città una fiorente economia e una notevole indipendenza dal potere imperiale anche in materia legislativa, monetaria e di misure. Ulderico, governatore tra il 1660 ed il 1695, fondò un Monte per contrastare i prestiti usurari praticati dalla piccola ma fiorente comunità ebraica che non superò mai le 100 unità, presente dal secolo XVI ed 3 obbligata, nel corso del secolo XVIII, alla residenza coatta nel ghetto adiacente al Monte di pietà. I maggiori rappresentanti di questa comunità furono i Morpurgo, originari della città stiriana di Marburg, nominati nel 1624, insieme ai Pincherle ed ai Parente, “ebrei di corte” per avere aiutato l’imperatore Federico II nella sua guerra contro i Veneziani. La comunità fu anche impegnata in attività di commercio e nella produzione della seta. Della presenza ebraica oggigiorno rimangono alcuni edifici del ghetto settecentesco ed il cimitero ottocentesco. Nel 1717, con la prematura morte di Giovanni Cristiano II, a soli tredici anni, si estinse il casato degli Eggenberg e Gradisca tornò agli Asburgo. Nel 1754, regnante l’imperatrice Maria Teresa d’Austria, la città ed il suo territorio furono fusi alla Contea di Gorizia, formando così una nuova entità statale: la Principesca Contea di Gorizia e Gradisca. Mantenne, comunque, una notevole influenza culturale ed economica, e divenne, nonostante la sua subordinazione politica a Gorizia, sede vescovile. Quando l’arcidiocesi di Gorizia fu soppressa l'8 marzo 1788 con la bolla In universa gregis Dominici cura di papa Pio VI, il territorio di Gradisca divenne parte della nuova omonima diocesi , suffraganea dell'arcidiocesi di Lubiana. La Diocesi di Gradisca fu eretta il 19 agosto 1788 con la bolla Super specula militantis Ecclesiae dello stesso papa Pio VI, aggiungendo al territorio dell'arcidiocesi di Gorizia quello delle Diocesi unite di Trieste e Pedena; la sede della Curia rimase a Gorizia. Dopo la morte di Giuseppe II, il 12 settembre 1791, papa Pio VI con la bolla Recti prudentisque consilii ratio la cattedrale fu traslata dalla chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Gradisca alla chiesa di Sant'Ilario di Gorizia e contestualmente la Diocesi assunse il nome di Diocesi di Gorizia e Gradisca. Lo stesso giorno fu ripristinata anche la Diocesi di Trieste, a cui era stata unita Pedena1. Nel 1783 la Principesca Contea di Gorizia e Gradisca fu aggregata al Governo per il Litorale con sede a Trieste. La stabilità delle contee fu turbata dall'arrivo di Napoleone, che le conquistò nel 1797, restituendole in un primo tempo all'Austria, per poi riconquistarle. Nel 1807, in base alla Convenzione addizionale di Fontainebleau, Gradisca entrò a far parte del Regno d’Italia napoleonico e divenne capoluogo del Secondo Distretto nel Dipartimento di Passariano2. Ripresa dagli Austriaci dopo la disfatta dei Francesi, Gradisca entrò a far parte del Regno d’Illiria fino alla sua soppressione nel 1849. Da quell’anno fino al 1918 Gradisca fu capoluogo dell’omonimo Distretto, Circolo di Gorizia, Provincia del Litorale con sede a Trieste. Nel corso della seconda metà dell'Ottocento, ormai priva di ogni importanza militare, Gradisca acquistò un notevole rilievo turistico come città di villeggiatura; mentre il castello fu, per un periodo, utilizzato come penitenziario dove furono incarcerati molti esponenti del Risorgimento. Di quel tempo la città ricorda ancora oggi la figura del 1 Inventario dell’Archivio del Capitolo Metropolitano di Gorizia, Cooperativa degli Archivisti - Paleografi di Trieste, 2005 2 Il Dipartimento di Passariano (1806 – 1814) era il 18° Dipartimento dei 24 in cui era suddiviso il territorio nell’ambito del Regno d’Italia napoleonico. Prese il nome dalla località dove fu firmato il trattato di Campoformido, e suo capoluogo era Udine. Era suddiviso nei Distretti di Udine, Tolmezzo, Cividale e Gradisca che a loro volta comprendevano 18 Cantoni 4 garibaldino Marziano Ciotti, nato a Gradisca nel 1839 ma vissuto a Montereale Valcellina, dove il padre era medico condotto. Nel 1855, il feldmaresciallo Radetzky, governatore del Lombardo-Veneto, consentì l'abbattimento di parte delle mura della fortezza, accogliendo una richiesta dei cittadini di dare maggior respiro alla città: nel 1863 fu così creata la Spianata, ancora oggi pregevole luogo di ritrovo. Danneggiata dai bombardamenti della Grande Guerra, anche Gradisca fu annessa al Regno d’Italia. Adibito a caserma, il castello tornò ad essere carcere durante il secondo conflitto mondiale. Tra 1943 e 1945 vi furono acquartierate le forze armate germaniche e poi quelle britanniche. Fu restituito al Governo italiano nel 1947. Dal 1936 il Comune si fregia del titolo di città ed ora è sede di Mandamento nella Provincia di Gorizia. STORIA DELL’ARCHIVIO E SUA COLLOCAZIONE L’archivio storico del Comune di Gradisca (secc. XVI – XIX) fu riordinato nel 1983, a cura della Regione Friuli Venezia Giulia, da Roberta Corbellini3 e Maria Masau Dan ed è depositato nella locale Biblioteca comunale, insieme ad altri depositi di privati. Dalla premessa all’inventario di corredo di detto archivio storico rileviamo che il fondo archivistico del museo civico di Gradisca si formò intorno al 1970, quando due studiosi, Ettore Patuna ed Alfonso Mosetti donarono al Comune la propria collezione di documenti. In particolare il lascito Patuna raccoglieva atti autentici prodotti dagli uffici pubblici gradiscani tra la fine del sec. XVI ed il sec. XIX. Tutto ciò era giunto al Patuna negli anni ’30 del secolo scorso “per caso”: il Comune, allora, aveva deciso di sgomberare le soffitte della Pretura, sita nell’edificio del monte di Pietà, e gli amministratori non avevano colto l’importanza di quel materiale ed avevano destinato il tutto al macero di Gorizia. I testimoni dell’accaduto raccontarono della partenza verso Gorizia di tre carichi, dei quali Ettore Patuna riuscì ad intercettare solo l’ultimo che fece deviare verso casa sua. Egli tentò di recuperare un altro quantitativo di carte, sempre proveniente dalle soffitte della Pretura, che invece era stato assegnato ai negozianti gradiscani come carta da pacco. Il Patuna cercò di avviare un riordino archivistico adottando il criterio per materia: predispose uno schema di voci con il quale identificare i documenti (castello, chiese e conventi, Monte di Pietà, case antiche, gradiscano illustri,ecc.), ma fu quasi subito costretto ad abbandonare l’iniziativa. Comunque il Morelli, nel XIX secolo, aveva già scritto che a partire dal 1754 le pubbliche scritture di Gradisca erano state trasportate