La Diaspora Del SOCIALISMO Italiano
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Ferdinando Leonzio La diaspora del SOCIALISMO italiano Vydavateľstvo Divis SLOVAKIA spol. s. r. o. Bratislava 2016 Ferdinando Leonzio LA DIASPORA DEL SOCIALISMO ITALIANO Copyright © Ferdinando Leonzio, 2016 ISBN 978-80-89454-14-3 L´autore legge l´ Avanti! (1966) I N T R O D U Z I O N E Da un punto di vista generale, sul socialismo, considerato come complesso di dottrine politiche o come insieme di partiti e movimenti che convergono su un determinato fine, definizioni, aforismi, giudizi, ne esistono moltissimi, anche in considerazione delle diverse epoche, delle diverse realtá e delle diverse culture ed esperienze dei suoi protagonisti. A volte viene sottolineato l´aspetto etico del socialismo: Armonia di pensiero, di fede, di cuore, di fraterntá umana: ecco che cosa era il socialismo quando io lo abbracciai come una vera religione...(Argentina Altobelli); [Il socialismo] é una dottrina, un´idea, é – soprattutto – una fede (Maria Giudice); Ho creduto nel socialismo che per me ha significato giustizia, libertá, dignitá umana (Alberto Jacometti). Altre volte prevale l´ansia di giustizia sociale: Il socialismo é portare avanti quelli che sono nati indietro (Pietro Nenni); infatti é socialista quella societá che riesce a dare a ciascun individuo la massima possibilitá di decidere la propria esistenza e di costruire la propria vita (Riccardo Lombardi). Fermo restando che esso non puo´ essere disgiunto da una piena attuazione della democrazia, dal rispetto della persona umana, dalla partecipazione attiva dei cittadini alla vita politica (Vera Lombardi). Quello della libertá é un tema molto presente nella storia del socialismo: Noi non colpiremo mai la libertá e la democrazia per edificare il socialismo, ma edificheremo il socialismo per difendere la libertá e la democrazia (Giuseppe Saragat). Inoltre il socialismo per sua natura deve essere alternativo al sistema capitalistico. Se perde questa caratteristica cessa di esistere (Felipe González), per cui l´alternativa di fondo é socialismo o barbarie (Rosa Luxemburg). Per Sandro Pertini libertá e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile: non vi puo´ essere vera libertá senza la giustizia sociale, come non vi puo´ essere vera giustizia sociale senza libertá. Ecco, se a me socialista offrissero la realizzazione della riforma piú radicale di carattere sociale, ma privandomi della libertá, io la rifiuterei, non la potrei accettare. Ma la libertá senza giustizia sociale puo´ essere anche una conquista vana. Si puo´ considerare veramente libero un uomo che ha fame, che é nella miseria, che non ha un lavoro, che é umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli ed educarli? Questo non é un uomo libero. Per dare un quadro ancora piú preciso circa la natura e gli scopi del socialismo, mi piace raccontare la seguente parabola laica, che parla appunto di un quadro, nel senso di dipinto. Dunque: un uomo fa fare, ad un suo amico che viene da fuori, un giro nel grande museo cittadino. I due si fermano ad ammirare un grande quadro che rappresenta due donne che si abbracciano. „Chi sono quelle due?“, chiede il 5 forestiero all´amico. „Sono la Legge e la Giustizia“. „E perché si abbracciano?“ „Perché si incontrano di rado e quella volta che cio´accade si fanno tanta festa!“. Ebbene, i socialisti vogliono che quelle due signore non vivano separate, vogliono che le leggi siano in direzione della giustizia sociale, a vantaggio non dei piú forti, ma dell´intera societá. Se vogliamo definire il socialismo in senso soggettivo, nel senso di chi si vota ad una causa, facendo una scelta di vita, credo non ci sia modo piú efficace di definirlo di quello enunciato da Claudio Treves: Il socialismo é istinto, che diviene coscienza e si tramuta in volontá. Quell´istinto si risveglia e si agita dentro di noi quando vediamo un lavoratore umiliato, un bambino affamato, una donna oltraggiata, un „diverso“ emarginato... Se essere socialisti significa mantenere vivo in sé uno spirito di rivolta (Segoléne Royal), é anche necessario acquistare coscienza dei mali sociali, delle loro cause, dei meccanismi che li hanno determinati. Da un istinto raffinato dalla capacitá di analisi, arricchito dalla necessaria cultura, scaturisce una volontá forte, determinata a cambiare le cose, per far sí che l´umanitá si incammini verso un destino in cui giustizia e libertá costituiscano veramente un binomio inscindibile. Si tratta appunto di un cammino, di una meta, non di un´utopia di una societá statica, definita nei suoi istituti una volta per sempre. Lo stesso Marx disse: Io non sono marxista, volendo con cio´ significare che la societá é in continuo movimento, che la storia non si ferma mai e che, pertanto, occorre sempre confrontarsi con le nuove realtá che via via vanno emergendo. Fin dal suo sorgere il socialismo si presenta come un movimento eclettico, visto il gran numero di pensatori1 protesi a predicare a suo nome un mondo di giustizia. Fra tutti emerge Karl Marx, che molti si sono affrettati a mettere in soffitta, dopo esserne stati i corifei per molti anni. In realtá il nucleo centrale del pensiero del filosofo di Treviri rimane saldamente in piedi, in particolare il materialismo storico; infatti, chiunque si occupi di storia non puo´ non accorgersi come, in fondo a molte scelte dei singoli e degli Stati ci sia il fattore economico. Si obietta a Marx che la classe operaia non é piú la classe rivoluzionaria destinata a guidare la lotta per una societá socialista, e che essa é ormai largamente minoritaria. Eppure basterebbe sostituire al concetto di „classe operaia“, quello di „classe lavoratrice“ per capire come i potenziali sostenitori di una societá piú giusta siano largamente maggioritari: operai, braccianti , coltivatori diretti, piccoli proprietari, artigiani, impiegati, disoccupati, vedove, orfani, malati, invalidi , discriminati di ogni genere costituiscono un´immensa massa capace di marciare verso una societá piú solidale e percio´ piú civile. Ed anche il concetto, ritenuto smentito dalla storia, 1 Henri de Saint-Simon(1760-1825), Robert Owen (1771-1858), Charles Fourier (1772-1857). Auguste Bla- nqui (1805-1861), Pierre-Joseph Proudhon (1809-1865), Louis Blanc (1811-1882), Friedrich Engels (1820- 1895), Ferdinand Lassalle (1825-1864), ecc. 6 dell´ impoverimento progressivo dei lavoratori non va inteso in senso letterale e assoluto, poiché é vero che gli operai stanno assai meglio che nell´Ottocento; va, invece, considerato in relazione alla societá in cui viviamo, ai bisogni reali e a quelli indotti dalla pubblicitá e quindi dal mercato, sempre alla ricerca di nuovi profitti. In senso relativo noi possiamo osservare che anche nelle societá piú avanzate la forbice tra ricchi e poveri tende ad allargarsi: si cerca, inoltre, di scaricare sui lavoratori il peso delle crisi ricorrenti. E´ abbastanza recente la lotta per assicurare l´assistenza sanitaria a milioni di cittadini americani che ne erano privi ed é sotto l´occhio di tutti quello che é accaduto nelle societá postcomuniste, alle quali é subentrato un capitalismo selvaggio, il quale, se ha creato spazi nuovi di libertá e di democrazia formale, ha anche convogliato la ricchezza nazionale nelle mani di pochi. E´ inoltre da osservare a coloro che ritengono il socialismo ormai superato o addirittura obsoleto, come in realtá il centro propulsivo del socialismo mondiale si sia spostato dalla vecchia Europa, in cui era nato, all´America latina2, le cui popolazioni per decenni hanno dovuto sopportare condizioni durissime di vita oltre che sanguinarie dittature, nate proprio per garantire i privilegi di caste ristrette di proprietari delle risorse nazionali. I diversi apporti ideologici e culturali, le diverse esperienze individuali, la varietá di situazioni secondo le epoche e le nazioni furono, in seno al socialismo, spesso causa di divisioni fin dalle sue origini. La Prima Internazionale3 finí per soccombere agli scontri tra marxisti ed anarchici. I partiti socialisti che ne raccolsero l´ereditá furono spesso teatro della lotta fra rivoluzionari e gradualisti. Questa lotta interna era spesso determinata dalla ricerca di un´impossibile e dannosa purezza ideologica che fará esclamare a Pietro Nenni: A fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno piú puro... che ti epura. Ma i confini entro i quali essere socialista ha un significato ben preciso erano giá delineati. Fuori di essi non ci puo´ essere socialismo. 2 Attualmente esistono in America Latina vari presidenti, insediatisi di recente, in vario modo richiamantisi al socialismo: Cristina Kirchner (Argentina, Fronte per la vittoria); Evo Morales (Bolivia, MAS Movimento per il socialismo-Strumento politico per la sovranitá dei popoli); Dilma Roussef (Brasile, PT – Partito dei Lavo- ratori); Michelle Bachelet (Cile, Partito Socialista Cileno); Luis Guillermo Solís (Costa Rica, Partito di Azione Cittadina); Rafael Correa (Equador, Alleanza Paese); Daniel Ortega (Nicaragua, FSLN - Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale); Ollanta Humala (Perú, Perú Vince); Pepe Mujica (Uruguay, Fronte Ampio); Nicolás Maduro (Venezuela, PSUV – Partito Socialista Unito del Venezuela). 3 L´A.I.L. (Associazione Internazionale dei Lavoratori) si proponeva di collegare fra loro i diversi gruppi po- litici di sinistra operanti nei vari Stati e le varie organizzazioni di lavoratori. Fu fondata a Londra nel 1864. In essa convivevano diverse correnti ideologiche, sicché la sua esistenza fu spesso travagliata da frazionismi, prin- cipalmente dalla lotta fra marxisti e anarchici. I primi, attraverso la lotta di classe, la dittatura del proletariato e la proprietá collettiva dei mezzi di produzione, miravano ad una societá senza classi; i secondi, di cui il piú autorevole esponente era il russo Michail Bakunin (1814-1876), invece puntavano, mediante l´azione dire- tta, all´estinzione immediata dello Stato e di ogni altra istituzione gerarchicamente organizzata. Al congresso dell´Aja del 1872 gli anarchici vennero espulsi, per cui crearono l´Internazionale di Saint-Imier, dal nome della cittadina svizzera in cui tennero il loro congresso costitutivo (15-16/9/1872). L´A.I. L. che aveva spostato la sua sede a New York fu sciolta alla conferenza di Filadelfia (15-7-1876).