Las fábricas de albañilería en Citeriore: características tipológicas técnico-constructivas

Clara Verazzo

A fronte di un patrimonio monumentale fortemente La difficoltà di conoscere l’edilizia storica seriale manipolato e di fatto alterato nella sua autenticità, attraverso la documentazione d’archivio ha orientato frutto delle prassi adottate fin dai primi anni dello verso una metodologia di studio mirante alla ricogni- Stato post-unitario, lo studio dell’edilizia storica in zione diretta della casistica esistente, nella notevole Abruzzo è apparso un terreno privilegiato di ricerca, varietà delle sue soluzioni, riconducibili tuttavia a grazie ad un patrimonio architettonico seriale abba- categorie confrontabili nell’arco di tempocompreso stanza intatto, fatto di continuità, di livelli medi, di tra il XIII e il XVIII secolo. tradizioni sviluppate su tempi lunghi. L’impiego dei materiali lapidei utilizzati nella co- Questa continuità, che non conosce soste dal Me- struzione degli apparecchi murari in Abruzzo rispec- dioevo, vede una fase di rinnovamento, lento ma gra- chia una prassi consueta nel campo dell’edilizia tradi- duale, soltanto con il Settecento, conseguentemente zionale, sempre condizionata dalla natura geologica al progetto di Carlo III di fondare un regno indipen- del suolo e segnata, soprattutto nelle zone interne, dente. Ma anche in questo caso la presenza di regi ta- dall’egemonia del calcare compatto.1 Questa rappre- volarii o le influenze vanvitelliane, peraltro limitate, senta, infatti, in ragione della sua diffusione prevalente non riusciranno ad innescare un decisivo cambia- e capillare, uno degli elementi naturali maggiormente mento della situazione. distintivi della regione in esame. Si ricorda, tuttavia, In considerazione di quanto detto, si cercherà di che pur essendo dominato dal calcare compatto, il pa- mettere a fuoco una civiltà costruttiva nel suo com- norama geologicodell’Abruzzo vede anche la presen- plesso relativa all’area della Maiella, con il massic- za, più puntuale e circoscritta, di altri litoidi, tutti di cio montuoso e le valli circostanti comprese nelle at- minore durezza, che caratterizzano il volto dell’edili- tuali province di e di . La presenza di zia storica diffusa nelle diverse sub-aree: in qualche materiale lapideo resistente differenzia tale fascia in- caso dando vita, con il calcare compatto, a strutture terna dall’Abruzzo marittimo, dove domina invece murarie costituite da materiale lapideo misto; in altri l’uso del mattone, confezionato sfruttando i grandi sostituendosi completamente ad esso, specialmente lì giacimenti argillosi della zona. dove il calcare compatto risulta assente o difficilmente Le circostanze legate all’orografia e al disagio reperibile. Il quadro geologicodell’area di studio ha economico dell’areale di studio sono tra le ragioni di evidenziato anche la presenza di arenaria e travertino, una produzione edilizia piuttosto povera, realizzata specie nella sua variante ben stratificata estratta dai utilizzando esclusivamente i mezzi immediatamente banchi superficiali, più raro il caso di tufo.2 disponibili, soprattutto nelle zone lontane dai centri Le ricadute sull’edilizia storica sono evidenti in più importanti. tutti i siti indagati. Il calcare compatto o pietra della

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Maiella,3 nota in ambito locale, anche, come «pietra I materiali lapidei utilizzati negli apparecchi mura- gentile», è presente infatti, da solo o misto ad altre ri individuati risultano, nella maggior parte dei casi, pietre, in più della metà (circa il 60%) del totale dei estratti da affioramenti superficiali, mentre amplia- casi esaminati. Minore risulta la presenza di arenaria4 menti e ricostruzioni sembrano essere determinati, nelle strutture; ancora inferiore quella del travertino. almeno in alcuni casi, da materiale di reimpiego, ma- L’impiego omogeneo di calcare compatto si riscon- gari recuperato da crolli o dallo spoglio di manufatti tra con particolare evidenza nella valle dell’Orta, come architettonici preesistenti. Quest’ultima pratica risul- nelle chiese di San Tommaso e di Santa Maria delle ta testimoniata dal riuso di pezzi «speciali», quali Grazie, a (figura 1), e di Sant’Eu- grossi conci accuratamente squadrati, architravi, sti- femia a , nel castello di San Valenti- piti e cornici. Fra i casi riscontrati, si segnalano la no in Abruzzo Citeriore, nei borghi di Roccamontepia- porta urbica di San Giuseppe ad e il palazzo no, Musellaro, Salle Vecchia e . Tabassi a Musellaro. Meno riconoscibile risulta il L’uso esclusivo della stessa pietra contraddistin- reimpiego di elementi «ordinari», a causa dell’irrego- gue anche l’area della valle del Sangro-Aventino, larità del pezzame che contraddistingue la maggior dove l’elenco dei manufatti rilevati, realizzati in cal- parte degli apparecchi murari abruzzesi. care compatto è piuttosto cospicuo: fra i molti esem- Il reperimento dei materiali da costruzione ha dun- pi si ricordano i borghi di Pietra Antica a , Pie- que seguitoil principio della massima economia di tra Lucente a , le chiese di San Nicola a costi e di tempi. Nel caso di materiali di nuova estra- e di San Biagio a . Anche zione, le fonti storiche documentano le attività ad nella valle del Foro si segnalano alcuni casi rilevanti, essi legati di gran parte dei centri appartenenti al ba- come, ad esempio, il centro storico di . cino geo-litologico della Maiella, dove, ancora agli L’arenaria, probabilmente per la sua facile degrada- inizi del XX secolo, è possibile rilevare come da per bilità, è stata utilizzata come materiale esclusivo solo tutto si avessero «lavorazioni di pietre da taglio e, li- dove egemone e facilmente reperibile, mentre in tutti mitatamente, di marmo, nonché stabilimenti del ges- gli altri casi risulta impiegata insieme ad altri materia- so e della pozzolana» (Iezzi 1919, 69). Molti dei cen- li lapidei. Strutture miste in arenaria e calcare sono tri arroccati sulla montagna hanno legato, secondo state rilevate nei borghi di Sant’Antonio a Bomba, di una tradizione secolare, parte della loro economia e di . all’estrazione e alla lavorazione della pietra, come Il travertino compare, invece, solo all’interno delle , Gissi, Gessopalena, Lama dei Pe- fabbriche maggiori, soprattutto ecclesiastiche, con ligni, Palena, , Taranta Peligna. l’eccezione del centro abitato di Musellaro: qui viene I leganti usati nelle costruzioni abruzzesi sono in impiegato sia nei cantonali della facciata principale genere a base di calce aerea e sabbia. Quest’ultima è di palazzo Tabassi, che sul muro a scarpa della torre spesso di cava, non escludendosi tuttavia l’utilizzo di difensiva. sabbia marina ben lavorata ed epurata dei sali. Fonti documentarie settecentesche fanno riferimento a ri- cette dove la calce è associata al gesso, «cotto, pisto e passato» e all’arena, specificando che quella «bian- ca» serve per lo stucco, dunque per operazioni di fi- nitura, quella di fiume per il rustico (Battistella 1989, 178). Le proporzioni della calce rispetto all’arena va- riano in genere da 1 a 2, a secondo che la calce sia più o meno grassa. Lo stesso Gavini, nella sua Storia dell’Architettura in Abruzzo conferma come la malta più in Abruzzo sia da sempre quella a base di calce e sabbia. E’ anche vero, tuttavia, egli aggiun- ge, che nelle costruzioni più ardite, come ad esempio Figura 1 i campanili, siano state usate «malte durissime e mal- Caramanico Terme (Pe), chiesa di Santa Maria delle Grazie, te idrauliche ancora resistenti; allo stesso modo per prospetto settentrionale (Verazzo 2014). la costruzione delle volte, di tramezzi e di solai si è

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usata la malta di gesso sfruttando i grandi giacimenti Esempi interessanti sono stati rilevati presso il ca- della provincia di Chieti» (Gavini 1927–28, 231– stellodi San Valentino in Abruzzo Citeriore, in pro- 232). Il riferimento al gesso trova il suo riscontro, in vincia di Pescara, databile fra la fine del X secolo e tutta la regione, nella consuetudine di usare su larga l’inizio dell’XI secolo, in concomitanza con l’inca- scala questo legante, per l’apparecchiatura delle volte stellamento di , Musellaro e Salle (De soprattutto, quasi sempre realizzate con mattoni in Laurentis 1981; Chiarizia1990; Rubini 1992). L’ap- foglio e dunque tali da sfruttare il suo aumento di vo- parecchio murario della torre nord del castello, pur lume in corso d’opera, quale prezioso espediente co- essendo caratterizzato da una sensibile diversifica- struttivo. zione dimensionale dei pezzi, presenta una netta pre- L’esame diretto di molte fabbriche mostra che in valenza di elementi medi e grandi con lunghezze Abruzzo gli apparecchi murari sono caratterizzati in massime appena superiori a 40 cm, posti in opera prevalenza dalla presenza di blocchi di calcare appe- con spessi giunti di malta, appena inzeppati con na lavorati, bozze, scapoli e scaglie, ciottoli di fiume, scheggioni lapidei. Lo stesso vale per l’apparecchio materiale erratico, ma anche frammenti di laterizi, murario della torre sud con elemento medio pari a cocci, mattoni e tegole, con una posa in opera irrego- 32×10×16 cm. Invece, il muro interno della corte, lare e la tessitura della cortina variabile di caso in databile tra la fine del XIII secolo e la prima metà del caso. XIV secolo, presenta un apparecchio costituito da L’osservazione del paramento della parete laterale elementi medi e piccoli con lunghezze inferiori a 40 ovest della chiesa della Madonna della Pace ad Orto- cm e altezze contenute entro i 30 cm, montati in ope- na, databile tra il XII e il XIII secolo, mette in luce la ra con spessi giunti di malta. I nuclei ispezionati fra distribuzione del materiale lapideo, costituito da ele- queste strutture murarie presentano un costipamento menti di grosse dimensioni, circa 36×25×18 cm, che di scaglie e scapoli lapidei simili, nelle dimensioni e alternandosi a pezzi più piccoli di misure attorno ai nella forma, alle bozze individuate sui paramenti 10×8×5 cm, penetrano in profondità nella parete e stessi. realizzano collegamenti con il nucleo. Molta cura L’apparecchio murario della chiesa di Sant’Anto- viene rivolta all’ingranamento delle pietre più grosse nio, presso l’omonimo borgo di Bomba, oggi com- con quelle minori e allo sfalsamento dei giunti, di pletamente abbandonato, evidenzia, nell’uso di una spessore variabile da 0,5 cm a 1,5 cm. grande quantità di frammenti e scapoli, la necessità Tra gli esempi di apparecchi irregolari è anche di ridurre al massimo tempi e costi di realizzazione, quello che tesse il paramento laterale sud-est del ma al tempo stesso rivela, viceversa, un’innegabile campanile della chiesa di Sant’Eufemia5 a Fara Filio- capacità d’impiego degli scarti di lavorazione, accu- rum Petri, databile al XIII secolo: bozze di dimensio- ratamente apparecchiati insieme ai pezzi principali, ni piccole, con lunghezze massime pari a 27 cm, al- di calcare e arenaria, che, in questo caso, raggiungo- tezze contenute entro i 20 cm ed elementi medi no dimensioni ragguardevoli, con altezze massime oscillanti tra 9×7 e 14×8 cm, sono apparecchiate con pari a 30 cm e lunghezze massime pari a 70 cm (fi- una discreta percentuale di zeppe, mentre il nucleo, gura 2). costituito da scaglie e scapoli lapidei di piccole di- Questa tipologia èpresente in molte abitazioni dei mensioni, è costipato. centri storici esaminati, come Musellaro. Nei maschi A Montebello sul Sangro6 nel muro di chiusura murari delle case a schiera in Piazza del Crocifisso portante di un edificio ridotto a rudere, lungo via Ca- troviamo l’uso combinato di blocchi e bozze calca- stello, è stato individuato un apparecchio irregolare ree, di dimensioni variabili, apparecchiate con sca- costituito da bozze di pietra calcarea di dimensioni glie lapidee e laterizi di recupero, a cui si associa variabili, con lunghezze massime pari a 40 cm, altez- l’impiego di elementi lignei, detti «radiciamenti», in- ze contenute entro i 20 cm ed elemento medio pari a seriti nella muratura, per assicurarne maggiore stabi- 14×20 cm, poste in opera con giunti di malta com- lità (figura 3).Le diversetestimonianze sull’uso di «li- presi tra 1 e 3 cm, appena inzeppate con scaglie e gati», legni robusti e lunghiposti in un muro per la ciottoli, databile al XIII secolo. Il nucleo, di spessore salvezza della fabbrica rimandano alle maestranze contenuto entro gli 80 cm, è costituito da ciottoli e lombarde, operanti in Abruzzo dal XV secolo in poi scaglie ben costipate. (D’Anselmo 1995, 71–76).

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mentre gli inserti di laterizio hanno dimensioni me- die di 2×7×14 cm. Nel secondo caso, la muratura è costituita da bozze irregolari con corsi di orizzonta- mento discontinui. Gli elementi lapidei sono appena sbozzati, con dimensioni medie 20×13×18 cm. I nu- clei ispezionati di entrambi i casi hanno rivelato la tecnica a materiale costipato. In base ai dati desunti dalle analisi dirette, la malta del nucleo corrisponde perlopiù a quella delle cortine, sia esterne che inter- ne, mentre come aggreganti sono stati utilizzati fram- menti e scaglie calcaree di piccole dimensioni, rac- colti tra gli scarti di lavorazione dei pezzi inseriti nei paramenti. Il legante è formato da calce grossolana e sabbia di spessore che varia da 2 a 5 cm. Nei resti della chiesa di San Biagioa Taranta Peli- gna, fondata nell’XI secolo e completamente rinno- vata nel XVI secolo, di cui oggi permangono pochi Figura 2 lacerti, frutto della parziale demolizione su ordinanza Bomba (Ch), chiesa di Sant’Antonio al ponte, prospetto del Genio Civileper motivi di pubblica sicurezza, principale (Verazzo 2014). conseguente ai gravi danni subiti durante la II guerra mondiale (Verlengia 1958, 105–109), si è rilevata la tipologia irregolare a corsi sub-orizzontali sia nei re- Apparecchi irregolari segnati da corsi di orizzonta- sti dell’abside sia lungo la parete laterale di nord-est. mento disposti a distanze variabili, in genere non su- L’apparecchio murario dell’abside è costituito da periori a 50 cm, sono stati rilevati in tutta l’area di bozze calcaree di dimensioni variabili, con lunghezze studio. Un campione di muratura, databile tra il XII e massime di 80 cm e altezze massime di 23 cm, e sca- il XIII secolo, caratterizzato da scapoli e scaglie a ri- glie lapidee. Il nucleo è incastrato, forse a causa dello corsi sub-orizzontali, distanti 30–40 cm, è stato rile- spessore, di circa 60 cm, e rappresenta uno dei rari vato lungo la parete settentrionale della chiesa di San casi rilevati. La parete laterale è caratterizzata da Tommaso, a Caramanico Terme, in provincia di Pe- bozze di diverse dimensioni sia lungo il lato esterno scara. A in contrada Santa Maria che interno, rispettivamente con lunghezze massime delle Grazie, è stata individuata un’apparecchiatura variabili tra 50 e 60 cm e altezze contenute fra 24 e muraria in bozze e scapoli irregolari disposti in modo 26 cm. Il nucleo mostra la prevalenza di frammenti, omogeneo, che in prossimità dei ripianamenti mostra scaglie e scapoli di calcare costipato. frammenti di laterizio ricavati in genere da mattoni e Un dato rilevante nell’analisi delle tipologie mura- coppi. I ripianamenti hanno una distanza media di rie è rappresentato dalla regolarizzazione delle im- circa 50 cm ed i laterizi sono allettati su di un abbon- precisioni esecutive in relazione alle altezze dei ri- dante strato di malta ricca di scaglie di pietra e fram- corsi, che prevede, a volte, la disposizione di zeppe menti di laterizio, la cui presenza fa datare questo ap- poste al di sopra di uno o più blocchi. Questo tipo di parecchio murario a dopo il XVI secolo.Altri esempi apparecchio è realizzato soprattutto in calcare com- sono stati riscontrati nei ruderi di due edifici a Salle patto, ma in alcuni casi appare anche l’arenaria. Ne Vecchia, insediamento altomedievale nato come troviamo esempi nei muri di chiusura laterali dell’ab- piazzaforte di difesa della valle del Pescara, che a se- bazia di Sant’Egidio a Gessopalena,7 databili a dopo guito dei gravi danni prodotti sia dalle frane sia dai il XV secolo; nei muri di chiusura portanti dell’edifi- terremoti del 1915 e del 1933, è attualmente disabita- cio a blocco del borgo di Sant’Antonio, a Bomba, da- ta. Nel primo caso, l’apparecchio è costituito da boz- tabili dal XVI secolo in poi; nei muri di chiusura la- ze irregolari con corsi di orizzontamento discontinui terali di alcuni edifici ubicati a Fallo, databili intorno formati da frammenti di mattoni. Le bozze sono ap- al XVIII secolo. In questi tipi murari, la struttura ir- pena lavorate, con dimensioni medie 20×13×22 cm, regolare del materiale in bozze è contenuta dal ricor-

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Figura 3 Montebello sul Sangro (Ch), particolare di un «radiciamento» impiegato sia come architrave, sia come rinforzo dell’apparec- chio murario in bozze e blocchi di calcare. A sinistra, dettagli fotografici di travi lignee inserite nelle murature (Verazzo 2014).

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so ai cantonali, angoli costituiti da conci squadrati in un lato in cui la muratura presenta un’intercapedine materiale più resistente.Lo stesso Leon Battista Al- di circa 60 cm di lunghezza. Le pietre sono perfetta- berti sottolineava la necessità di collegare gli ele- mente incastrate tra di loro, con uno spessore di mal- menti murari, per ottenere una buona risposta dell’e- ta, calce e sabbia di fiume, quasi assente. dificio tanto ai carichi verticali quanto, soprattutto, Per le murature in pietra lavorata va fatta una di- alle forze sismiche orizzontali. Questi collegamenti stinzione tra apparecchi meno regolari, costituiti da sono espressi nella costruzione di buoni cantonali elementi comunque ben squadrati e rastremati a cu- che ammorsano le due pareti perpendicolari, ovvero neo verso l’interno, ma sottoposti ad una spianatura elementi che si intersecano formando «una squadra, solo sommaria, privi di rifiniture estetiche e disposti un martello, o una croce» (Alberti [1485]. 1996). Un a filari leggermente ondulati e apparecchi in pezzi caso particolarmente interessante è il cantonale della perfettamente squadrati e spianati, spesso rifiniti con facciata principale di palazzo Tabassia Musellaro, un nastrino perimetrale e disposti a filari orizzontali databile tra il XVI e il XVII secolo, costituito da ben combacianti ma non isometrici. Le commessure blocchi di pietra squadrata e parzialmente levigata, a dei paramenti, orizzontali e verticali, sono nel primo cui sono aggiunti elementi di reimpiego a base ret- caso leggermente variabili, ma con oscillazioni con- tangolare con due dimensioni, altezza e lunghezza, tenute entro 1 cm, mentre nel secondo sono sottilissi- prevalenti sulla terza, lo spessore. La morsa tra i due me e costanti. paramenti avviene nei due piani alternando la super- Esempi di apparecchi in conci squadrati con filari ficie di testa (spessore-lunghezza) alla superficie leggermente ondulati sono stati rilevati a Salle Vec- frontale (lunghezza-spessore). Le dimensioni dei sin- chia, nei paramenti di chiusura perimetrali di due ru- goli pezzi del cantonale sono medio-grandi, mentre i deri di case isolate: nel primo caso è presente una diatoni presentano dimensioni pari a muratura costituita da un rivestimento esterno di con- 25/30×18/20×70 cm. La percentuale di malta impie- ci regolari, la cui parte interna si restringe in modo gata, a base di calce e sabbia di fiume, non è molto da incastrarsi meglio con la restante muratura. I con- alta, ma ciononostante, grazie alla buona apparec- ci di pietra calcarea sono squadrati e sbozzati, con di- chiatura, la muratura non presenta grossi problemi di mensioni medie di 21×32×23 cm. Nel secondo caso ordine meccanico. la muratura è costituita da un rivestimento esterno in Gli apparecchi murari in pietra semilavorata sono conci regolari, squadrati e spianati di dimensioni di solito abbastanza regolari e presentano modifiche 17×40×22 cm. Entrambi i casi presentano un legante nella costruzione, poiché gli elementi sono disposti formato da calce grossolana e sabbia con spessore spesso di fascia su filari continui; inoltre il giunto di che varia da 0,5 a 1 cm, mentre il nucleo è costituito malta è più rifinito, lisciato a filo del blocchetto con da scaglie e detriti di piccole dimensioni. uno spessore variabile. Le differenze tra i paramenti Apparecchi murari a corsi orizzontali e paralleli dello stesso tipo si trovano esclusivamente nelle di- sono stati rilevati ed analizzati nei resti del campanile mensioni dei blocchi impiegati. In molti paramenti della chiesa di San Biagio a Taranta Peligna, datato l’irregolarità del materiale è stata causa dell’impiego alla seconda metà del XVI secolo. Conci di medie e di corsi con bozze sdoppiate per cercare di recupera- grandi dimensioni, squadrati e spianati, sono messi in re una certa orizzontalità, che sovente veniva ottenu- opera a filari paralleli, allettati con calce, con giunti di ta anche mediate l’inserimento di zeppe. spessore non superiore a 0,5 cm (figura 4 ). Medesimo Un esempio interessante si è riscontrato nella torre apparecchio è rilevato sui conci di pietra calcarea del di difesa di Musellaro, in cui sono presenti esempi di campanile della chiesa di Sant’Eufemia,a Fara Filio- murature in blocchi realizzate con solo materiale la- rum Petri, dove è possibile ancora leggere i segni la- pideo, con filari regolari o a volte sdoppiati, compo- sciati dalla martellina. sti da blocchetti per lo più di dimensioni omogenee. Schematizzando le informazioni raccolte analitica- La muratura, composta da elementi di pietra calca- mente sul territorio, si possono quindi avanzare alcu- rea, è abbastanza regolare, a bozze e blocchi spacca- ne considerazioni conclusive. In primo luogo, la net- ti, ma non squadrati, con corsi di orizzontamento ta prevalenza degli apparecchi murari in pietra non ogni 60–70 cm. La presenza di diatoni non è regolare lavorata, diffusi sul territorio, secondo le diverse mo- e non è possibile analizzare l’interno, tranne che su dalità di realizzazione, in senso diacronico e sincro-

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Figura 4 Taranta Peligna (Ch), chiesa di San Biagio, rilievo del paramento murario del campanile in conci a corsi orizzontali e paral- leli (Verazzo 2014).

nico, rispetto agli apparecchi murari in pietra semila- presentano una struttura molto uniforme e possono, vorata e lavorata. quindi, essere facilmente lavorati ed incisi. In effetti, Dal punto di vista cronologico, le murature in sole però, tali formazioni, di origine chimica o organica, bozze hanno trovato un impiego continuo e ininter- danno luogo a specie litoidi differenti per composizio- rotto nel corso dei secoli, con una più alta concentra- ne e per caratteristiche del materiale. La dimensione dei singoli poliedri in cui è suddivisa la roccia variano zione fra il XIII e il XV secolo e, successivamente, al variare della frequenza con la quale si ripetono dal XVII secolo in poi; le murature in pietra semila- all’interno della massa litoide le diverse discontinuità e vorata risultano impiegate prevalentemente tra il nelle parti interessate da disturbi tettonici, la roccia si XVII e il XVIII secolo; le murature in pietra lavorata presenta minutamente frantumata fino a ridursi in po- si riscontrano sia nel XIII secolo che dal XVI secolo liedri dell’ordine del decimetro. in poi. 2. Nell’area di studio è possibile individuare essenzial- In conclusione, la convinzione che emerge dal mente sette raggruppamenti litologici affioranti, rappre- contributo è che lo stato di fatto assolutamente scon- sentati, secondo i termini definiti nella classificazione veniente dell’edilizia diffusa dell’Abruzzo meridio- petrografia, da: rocce carbonatiche, arenarie, conglo- nale, tra abbandoni, demolizioni, riusi impropri e il- merati di natura calcarea, marne, argille scagliose, tra- vertini e rocce sciolte di natura clastica e di origine lusori ritorni all’anticafaces, scaturisca proprio da continentale. Sono presenti inoltre affioramenti, peral- una scarsa conoscenza e considerazione dei valori ar- tro più modesti, di rocce gessose microcristalline sotto chitettonici e materiali del patrimonio architettonico forma di lenti o di strati discontinui alternati od inglo- in oggetto, fino ad oggi poco indagato attraverso ri- bati ad argille e marne più o meno scagliose.Per un ap- cerche storico-letterarie, talora approfondite, più profondimento sulla geo-morfologia dell’Abruzzo, in spesso di dubbia attendibilità, ma sempre limitando particolare di quello montano, si ritiene utile rimandare la comprensione architettonica a sintetiche e somma- ai contributi di: Sacco 1907, 377–461; Demangiot rie descrizioni, circoscritte perlopiù ai casi notevoli. 1965; Riccardi 1965; Almagià1970. 3. La pietra della Maiella, per la natura carbonatica e la particolare tessitura, è classificata come calcarenite, a granulometria medio-fine e cemento calcitico, di parti- NOTAS colare lavorabilità e caratterizzata da differenti sfuma- ture cromatiche, che variano dal bianco al giallo paglie- 1. Il calcare compatto, consistente in rocce carbonatiche, rino e, più raramente, dal grigio, al verdastro e al nero classificabili nella grande famiglia delle sedimentarie, è (Rodolico1965, 316–324; Whitten e Brooks1978). in assoluto il più diffuso e presente in strati e banchi di 4. Le arenarie sono rocce sedimentarie che si formano per spessore variabile da alcuni decimetri ad alcuni metri. I diagenesi delle sabbie in seguito al deterioramento di calcari formatisi in condizioni ambientali favorevoli rocce ignee ed al successivo trasporto e deposito in altri

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luoghi. Le proprietà tecniche delle arenarie sono in- successero agli Angioini (Pellicciotti, 1964, 7–15). La fluenzate dall’assetto e dalla struttura della sabbia com- chiesa, danneggiata ma non distrutta, dal terremoto del ponente e dalle caratteristiche del materiale cementan- 1933 e dalla seconda guerra mondiale, oggi versa in te; in particolare la varietà presente nell’area di studio, avanzato stato di degrado: la copertura, completamente costituita da sabbia di elementi quarzosi e micacei e da crollata, ha disvelato la struttura degli apparecchi mu- un cemento di origine calcareo-marnoso, ha le caratte- rari, costantemente esposti alle intemperie, ormai total- ristiche di una roccia molto tenera e con struttura iso- mente privi di intonaci e stucchi. Della parete absidale tropa. Abbastanza resistente agli agenti atmosferici ten- restano solo pochi lacerti, mentre lungo le pareti latera- de ad esfoliarsi per gelivazione; il cemento carbonatico, li, pur degradate, sono ancora visibili i resti delle cam- poi, non conferisce al materiale elevate caratteristiche pate. Sul prospetto principale si trova il portale quattro- di resistenza a compressione. Le arenarie molassiche si centesco, in conci di calcare della Maiella, della chiesa presentano in natura sedimentate in strati regolari inter- della Santissima Annunziata, probabilmente scolpito calate da materiali di diversa origine, con spessori che dai maestri di , ricomposto per anasti- variano da alcuni centimetri al mezzo metro e più. Han- losi nella prima metà XX secolo. no giacitura ben stratificata che consente di ottenere, nell’estrazione, una pezzatura ben caratterizzata da due piani paralleli così che è agevolmente possibile dispor- re il materiale in opera in ricorsi orizzontali. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 5. La chiesa di Sant’Eufemia, fondata nel X secolo, pre- senta una tipologia ad aula unica, senza coro, e un pic- Alberti, Leon Battista. [1485] 1996. De re Aedificatoria. colo campanile a vela. Si tratta di un tipo di chiesa di Milano: Il Polifilo. tradizione monastica mendicante, definito, nell’archi- Almagià, Roberto. 1910. «Studi geografici sulle frane in tettura storica abruzzese, chiesa «a fienile» (Bartolini Italia: Appennino Centrale e Meridionale». In Memorie Salimbeni 1993; Bartolini Salimbeni 1998, 27–30). della Società Geografica Italiana, 14. Dalla metà del Novecento in poi, la chiesa risulta ab- Almagià, Roberto. 1970. Le Regioni d’Italia. Abruzzo e bandonata, forse a seguito dei danni riportati durante il Molise. Torino: UTET. secondo conflitto mondiale. La vegetazione che a Bartolini Salimbeni, Lorenzo. 1993. Architetture francesca- tutt’oggi infesta gli interni non protetti da coperture e i na in Abruzzo dal XIII al XVIII secolo. 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Centri storici della franosi, classifi cati nel tempo come colate di terra e di Val Pescara dall’evo medio ai giorni nostri. Pescara: fango. Nel 1910 una frana di crollo coinvolse l’antico Carsa. abitato, per il quale venne stabilito un provvedimento D’Alessandro, Leandro e Alfredo Pantalone. 1987. «Carat- legislativo, ai sensi della legge n. 445 del 9/7/1908, per teristiche geomorfologiche e dissesti nell’Abruzzo sud- trasferire, a spese dello stato, gli abitanti in nuove co- orientale». In Memorie della Società Geografica Italia- struzioni realizzate a valle (Almagià 1910; Montanari na, 37: 805–821. 1941). Attualmente il borgo Buonanotte è disabitato e D’Alessandro, Leandro e Alessandro Urbani. 2000. «Studio versa in grave stato di abbandono, nonostante il Piano sulle caratteristiche geomorfologiche dei centri abitati in di stralcio di Bacino per l’assetto idrogeologico dei ba- Abruzzo». In Atti del XXVIII Congresso della Società cini di rilievo regionale abruzzesi e del Bacino del fon- Geologica Italiana, 3: 2562–2572. do Sangro abbia evidenziato la mancanza di pericolo, D’Anselmo, Marcello. 1995. «Le strutture degli edifici dei nonché di fenomeni franosi (D’Alessandro e Pantalone centri storici minori in Abruzzo: osservazioni sulle tecni- 1987, 805–821; D’Alessandro e Urbani 2000, 2562– che di consolidamento». In Civita, Mauro (a cura di), 2572). Conservazione: ricerca e cantiere: 71–76. Fasano di 7. Poche le notizie giunte a noi relative all’abbazia di Brindisi: Schena. Sant’Egidio, probabilmente fondata intorno al XV se- De Laurentis, Cesare. 1981. Il Guastaldato e la Contea di colo, in concomitanza con l’arrivo degli Aragonesi, che Teate con la serie de’ suoi Conti. Avezzano: Polla.

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