Il Cammino di Francesco e i paesi di pietra

9° Pacchetto turistico – Labro – Santuario Fonte Colombo

Santuario di Fontecolombo (RI) Apertura: 7.00 - 18.00 Visite guidate: 8.30 - 12.00; 18.30 - 18.00 Sante Messe: Domenica e Festivi: 8.00; 10.30 Feriali: 7.30 Ingresso gratuito

tel +39 0746 210125 fax +39 0746 210157

Santuario Fonte Colombo (RI) http://www.provincia.rieti.it/ http://www.camminodifrancesco.it/

1 ° G I O R N O

Visita al Centro Storico di Rieti: la Cattedrale e il Vescovado, il Teatro Flavio Vespasiano, la cinta muraria romana e medievale, Rieti sotterranea, il Ponte Romano

Città principale della Sabina e capoluogo di provincia è situata a circa 400 m. s. m. Il nucleo primitivo della città si sviluppò su un'altura calcarea che ne rappresenta attualmente la parte più elevata e centrale (intorno alla Piazza Vittorio Emanuele e al Teatro Comunale); questo nucleo originario si è andatovia via ampliando per poi estendersi in varie direzioni. L'antica Reate fu una delle più antiche e principali città dei Sabini. Non abbiamo notizie storiche della città prima della conquista romana; nel 211 a. C. Annibale passò sotto le sue mura sulla via di Roma; nel 205 Reate assieme con gli altri Sabini contribuì volontariamente ai rifornimenti di Scipione. Certamente fu mantenuta al grado di prefettura fino al tempo augusteo; in tempi imperiali fu elevata tuttavia a municipio, e sotto Vespasiano accolse un gran numero di veterani, senza avere però il titolo di colonia. Di Reate furono originarî l'erudito Varrone e l'imperatore Vespasiano. Il fertilissimo territorio reatino, bagnato dalle acque del e dei suoi affluenti Turano e Salto, soggetto a lavori idraulici per la regolazione dei corsi dei fiumi sino dalla conquista della Sabina da parte di M. Curio Dentato, fu causa di gravi e secolari dispute fra la città e la vicina Interamna (), dispute per le quali una volta fu chiamato a patrono di Reate Cicerone, che difese la sua causa davanti agli arbitri nominati dal Senato. Durante la dominazione dei Goti fu retta da un priore; dipese poi dal ducato di Spoleto e fu sede di un importante gastaldato. Nel sec. IX la devastarono i Saraceni.

In quel secolo e fino alla prima metà del XII, Rieti è retta da un conte. Nel 1149 la città patisce assedio e distruzione ad opera di Ruggero di Sicilia; in quel periodo si colloca l'origine del (1171, prima menzione dei consoli). Nel 1198 Rieti fa atto di omaggio ad Innocenzo III (creazione del podestà) e da allora in poi resta sempre fedele alla Chiesa, e più volte sede e rifugio del papa. Durante il periodo avignonese subì in modo particolare le ingerenze dei sovrani angioini, data la sua vicinanza al regno di Napoli, e fu travagliata dalle lotte di parte. Non ebbe difficoltà a riaccostarsi alla Chiesa nel 1354, assoggettandosi al cardinale Alborno. Al tempo della guerra degli Otto Santi, pur non abbandonando le parti del papa, si diede in signoria temporanea a Cecco Alfani, la cui famiglia ebbe poi per vari decennî il predominio in Rieti. Rinaldo Alfani è nominato da Martino V vicario, ma nel 1425 la potente famiglia è bandita. La storia di Rieti non registra, da allora in poi, fatti di molto rilievo; la città appare spesso in contesa con le vicine città abruzzesi per ragioni di confine, e con Terni a causa della Cascata delle Marmore. Nel 1798-99 Rieti fa parte del dipartimento del Clitunno; nel 1809-1814 di quello del Tronto ed è sottoprefettura. Nel 1816 Pio VII la erige a capoluogo di delegazione. Da ricordare, nel 1821 la battaglia avvenuta al Colle di Lesta fra il Pepe ed il Frimont; nel 1831 il vano assalto del Sercognani; nel 1860 (23 settembre) l'ingresso delle truppe italiane. Rieti viene allora assegnata alla provincia di Perugia (fino al 1923), poi a quella di Roma, e nel 1927

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diviene capoluogo di provincia. Della Rieti romana rimangono pochi elementi . Sono avanzi di mura in via Pescheria, in via Roma, in via Pellicceria e altrove, da cui si può ricostruire il tracciato della cinta romana. Altri avanzi cospicui di mura perimetrali di una vasta costruzione furono trovati, recentemente, a circa quattro metri di profondità, nei lavori di sbancamento compiuti sulla piazza Vittorio Emanuele e sono ancora visibili. Una costruzione romana d'importanza notevole è il ponte sul Velino, che costituiva la parte terminale di un viadotto ad archi rampanti che si svolgeva quasi in direzione dell'attuale via Roma terminando all'antica porta romana. Alcune parti di questo viadotto si possono osservare in sotterranei di abitazioni lungo la via Roma.

Tra le costruzioni medievali reatine, quella che domina il centro della vecchia Rieti, è tutto l'insieme pittoresco, che va dalla torre campanaria del 1252, dalla cattedrale, dal palazzo papale, fino all'arco di Bonifacio VIII. Del palazzo papale oggi sono restituiti alla luce i grandiosi portici a crociera del 1283. La cattedrale fu iniziata nel 1109; nel 1157 fu consacrata la cripta che ancora si conserva integra, mentre la chiesa superiore, terminata nel 1225, fu internamente modificata nel 1639 quando già, in varî periodi precedenti, erano state aggiunte cappelle praticando aperture nelle due navate laterali. Nella cappella di Santa Barbara, protettrice di Rieti (il cui corpo è venerato, in una bellissima urna marmorea, nell'altare maggiore della cattedrale), la statua in marmo è su disegno del Bernini. Una caratteristica notevole della città di Rieti è quella di avere ancora, quasi completa, la cinta delle mura medievali, sia pure in varie parti restaurate più volte. L'arte della rinascenza e l'arte barocca sono testimoniate nell'architettura di alcune chiese e in diversi palazzi del centro storico. Palazzi degni di essere segnalati sono quello Vecchiarelli in Via Roma, di Carlo Maderno, quello Vincentini (oggi palazzo del governo) con la pittoresca loggia del VIgnola (sec. XVI), il palazzo Sanizi (oggi sede dei Tribunali), l'ex palazzo del Podestà (sec. XIV), ampliato e modificato nel sec. XVII per la costruzione del primo seminario istituito nel mondo dopo il Concilio di Trento, il palazzo comunale con la facciata principale del Brioni (sec. XVIII) con il fianco sulla Via della Pescheria che rimonta al sec. XIII con aggiunte del sec. XVI. Non vanno poi dimenticate per il particolare interesse alcune costruzioni medievali in Via S. Rufo, in via S. Carlo, in via Pellicceria.

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S T R U T T U R E R I C E T T I V E

A L B E R G H I (€ 50,00 - € 100,00)

 Grande Albergo Quattro Stagioni – Piazza Cesare Battisti, 14 – Rieti – 0746 271071  Hotel Cavour – Piazza Cavour 10 – Rieti – 0746 485252  Hotel Miramonti – Piazza Oberdan, 5 – Rieti – 0746 201333  Park Hotel Villa Potenziani – Via San Mauro, 6 – Rieti – 0746 202765  Hotel Arcangelo – Via Vaiano, 52 – Vazie (Rieti) – 0746 220202  Hotel Blu – per l’Aquila, 52 – Rieti – 0746 203064 Hotel Valentino – Via Rieti, 9/13 – Vazia (Rieti) – 0746 220247

AGRITURISMI

 Campogelato – Via Campogelato, 4 – Rieti – 0746 754175 – 338 7677135  La Collina – Via Torretta, 142 – Rieti – 0746 481326 – 320 6204747  La Selva – Via Salaria per Roma 43/A – Rieti – 347 3209024 – 346 0438613

B & B

 A casa di Gianna – Via Corsica, 16 – Vazia (RI) – 0746 220304 – 338 8187348  Camere della Piana – Via Torrente, 4 – Rieti – 327 0630428  Campoloniano – Via E.Pollastrini, 5 – Rieti – 0746 250638 -348/3803375  Casa Simonetti – Viale Maraini, 5 – Rieti – 0746 483396 - 340/0759816  Casale Giuseppina – Loc. Maglianello – Via Salaria per Roma, 75 – 0746 73017 - 333/2450828  Casale Paris – Via Comunali – Chiesa Nuova (RI) - 347 1739609  Castellani – Via Suor Carla Miglioli, 10 – Rieti – 0746 338 8286276  Centro D’Italia – Via F.lli Tizi, 21/c – Rieti – 338 6621120 – 338 1327907  Civico 27 – Via Paterno, 27 – Rieti – 320 0152886  Come a casa tua – Via Arco dei Ciechi – Rieti – 389 6638115  Da Egizia – Via Paterno, 14 – Rieti – 0746 484364 – 393 4721686  Dalì – Via Roma, 23 – Rieti - 329.0541665 - 329.9593372  Gli Abeti – Via A.Liberati, 73 – San Giovanni Reatino – Rieti - 0746 73282  Il Giardino di Mary – Vazia – Via Malfatti, 21 – Rieti – 0746 220811 – 339 7988732  La bifora del Medioevo – Via S.Agnese, 40 Rieti – 0746 200288 - 333/2944771  La camelia – Vicolo S.Anna, 21 – Rieti – 331 4400198  La fontana di Davide – Via , 27 Rieti – 0746 221361 – 340 6967048  La spiga – Via Chiesa Nuova, 32/b – Rieti – 0746 491172 – 392 1604773  La terrazza fiorita – Via Pellicceria, 3 – Rieti – 0746 296949 – 347 7279591  La vela – Via , 2 – Vazia – Rieti – 0746 220220 - - 339/2301210  Little Moon – Via La Foresta, 23 – Rieti – 349 4788461  Luciana – Via Suor Carla Miglioli, 8 – Rieti – 0746 483701 – 338 8286276  Montegambero – Via Torretta, 15 – Rieti – 0746 201240 – 334 3651213  Palazzo Antico – Via Garibaldi, 89 – Rieti – 0746 271548 - 3355324004  Porta Conca – Via Bevilacqua, 20 – Rieti – 0746 203450 – 328 6545214  Porta Romana – Via , 23 – 0746 483836 – 340 4837037  Raggio di sole – Via Luigi Cipriani, 339 – Rieti – 0746 25843 - 338/6330072  San Martino – Via San Martino, 21 – Rieti – 0746 484689 - 393/293861  7Camini – Via 7Camini, 38 – Rieti - 347/8829498 - 347/4480900  Stella Polare – Via A.M.Ricci, 107 – Rieti – 338 6221120  Villa dell’Annunziata – Via Foresta, 26 – Rieti – 0746 259675 – 348 4982191

*Dati forniti da Confcommercio Rieti – 2014

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2 ° G I O R N O

Labro.

Il castello di Labro, come feudo, fa parte di quel gruppo di insediamenti fortificati, fondati per iniziativa signorile tra il X e XI secolo sulle pendici sud-ovest delle montagne del gruppo del Terminillo. Il merito della fondazione fu della famiglia Nobili. Le fonti relative alla storia della famiglia Nobili Vitelleschi, si basano sulle notizie fornite dall'archivio di famiglia, dal manoscritto "Storia di Labro" del Notaio Ippolito Tabulazzi (1630), dall'opera di Michele Michaeli "Memorie Storiche della città di Rieti e dei paesi circonvicini" e dagli Archivi della storia d'Italia (Rieti). L'incastellamento di Labro si componeva di una grande torre quadrata, molto alta, intorno alla quale si era sviluppato un borgo, circondato dalla strada di arroccamento a sua volta protetta dalle mura, con altre sette torri, posti di guardia e strutture di vario genere. Alla fine del 1400, in seguito alla scomunica da parte di Papa Sisto IV, per l'uccisione di un sacerdote avvenuta per mano di Giovanni de' Nobili, la famiglia fu punita con la distruzione della grande torre e del borgo. Su parte delle fondamenta della torre fu costruita, nel 1498, una piccola chiesa, dal bellissimo portale, che ancora oggi si può ammirare nella parte più alta di Labro. Alla famiglia de' Nobili rimase la parte esterna dell'incastellamento: le mura, le torri, i posti di guardia. Decisero, allora, di adattare quegli ambienti per farne il loro palazzo, che la famiglia avrebbe abitato fino ai giorni nostri.

Nel 1575 Girolamo de' Nobili sposò Virginia Vitelleschi. Alla morte del nipote Sante, figlio di suo fratello Marcantonio, Virginia rimase l'ultima del suo nome. A richiesta dei familiari più anziani, i figli di Girolamo e di Virginia aggiunsero al cognome Nobili il cognome Vitelleschi e unirono lo stemma con l'aquila e il pesce (Nobili) a quello con i gigli e i vitelli (Vitelleschi). L'atto che sanziona ufficialmente l'unione dei cognomi e degli stemmi è conservato negli archivi capitolini. Una copia autentica si trova nell'Archivio Nobili Vitelleschi, in Labro. Le origini della famiglia che fondò Labro sembrano essere Longobarde. Infatti "... diramazioni secondarie dei Conti dei Marsi e di Rieti furono i Signori delle terre Berardesche, dai quali derivano le famiglie dei Nobili di Labro, dei Castelli di Terni, degli Arroni e forse anche degli Alfani di Rieti" (Michaeli, Vol. II, pag. 169). I Conti dei Marsi e di Rieti erano diramazioni dei Longobardi Duchi di Spoleto. Nell'anno 956, i Signori di Labro ricevettero dall'Imperatore Ottone I lo stemma con l'aquila coronata e il pesce (simbolo del dominio dei loro torrioni sui laghi e sui fiumi) e l'investitura di 12 castelli (feudi) fra i quali Labro (Tabulazzi, pag. 44). Le notizie sulle prime 5 generazioni non sono genealogicamente chiare e per questo se ne riportano soltanto i nomi più rappresentativi: Arrone, Ercole, Corrado Berardo II, Pandolfo, citato quest'ultimo, per la sua morte in battaglia, nel 1265, al seguito di re Manfredi (Tabulazzi, pag. 98). In seguito, a partire da Sinibaldo Signore di Labro (1220), attraverso documenti quali gli "Instrumenta" (Archivio Nobili Vitelleschi, Labro) si è potuto stabilire la genealogia della famiglia fino ai nostri giorni.

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Il cognome Nobili deriva dal soprannome con il quale venivano designati i Signori di Labro: i nobili di Labro, appunto. Dalla metà del XIV alla fine del XVII secolo i Nobili di Labro ricoprirono cariche pubbliche nel governo della città di Rieti. L'incastellamento di Labro si componeva di una grande torre quadrata, molto alta, intorno alla quale si era sviluppato un borgo, circondato dalla strada di arroccamento a sua volta protetta dalle mura, con altre sette torri, posti di guardia e strutture di vario genere. Alla fine del 1400, in seguito alla scomunica da parte di Papa Sisto IV, per l'uccisione di un sacerdote avvenuta per mano di Giovanni de' Nobili, la famiglia fu punita con la distruzione della grande torre e del borgo. Su parte delle fondamenta della torre fu costruita, nel 1498, una piccola chiesa, dal bellissimo portale, che ancora oggi si può ammirare nella parte più alta di Labro. Alla famiglia de' Nobili rimase la parte esterna dell'incastellamento: le mura, le torri, i posti di guardia. Decisero, allora, di adattare quegli ambienti per farne il loro palazzo, che la famiglia avrebbe abitato fino ai giorni nostri.

Nel 1575 Girolamo de' Nobili sposò Virginia Vitelleschi. Alla morte del nipote Sante, figlio di suo fratello Marcantonio, Virginia rimase l'ultima del suo nome. A richiesta dei familiari più anziani, i figli di Girolamo e di Virginia aggiunsero al cognome Nobili il cognome Vitelleschi e unirono lo stemma con l'aquila e il pesce (Nobili) a quello con i gigli e i vitelli (Vitelleschi). L'atto che sanziona ufficialmente l'unione dei cognomi e degli stemmi è conservato negli archivi capitolini. Una copia autentica si trova nell'Archivio Nobili Vitelleschi, in Labro.

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STRUTTURE RICETTIVE

 A L B E R G H I

Hotel Relais Villa d’Assio – Loc. Mazzetelli – (RI) – 0746 636200

AGRITURISMI

 Alla Sorgente della Valle – Loc. Valle Avanzana – Labro (RI) – 0746 636286  Il Cerqueto – Strada Comunale del Cerqueto – (RI) – 0746 200385  Fausti Fausto – Loc. Collatea, 12 – Morro Reatino (RI) – 0746 638302  Madonna della Luce – Strada Madonna della Luce – Loc. Restano, 7 – Colli sul Velino (RI) – 339 7998940

B & B

 Il Confine – Via Colle Lungo, 35 – Labro (RI) – 340 7548847

*Dati forniti da Confcommercio Rieti – 2014

3° G I O R N O

Santuario Fonte Colombo.

Francesco ha molto amato questo luogo, affacciato sulla Valle reatina e denso di suggestioni. Appena giunto qui, ospite dei monaci di Farfa, ha trovato una minuscola cappella, dedicata a Santa Maria e detta della Maddalena. Varie volte era salito sul Monte Rainiero, da lui ribattezzato Fons columbarum, dalla fonte che è posta ai suoi piedi, e alla quale aveva visto abbeverarsi delle piccole colombe. Nel settembre del 1223, Francesco era salito a Fontecolombo con frate Leone ed altri compagni di viaggio. Proprio in questo periodo aveva lavorato alla stesura definitiva della Regola scritta per i suoi Frati, approvata il 29 novembre 1223 da papa Onorio III e ancor oggi valida per tutti i frati minori. Fontecolombo è testimone anche delle sofferenze e delle malattie di s. Francesco. Durante il soggiorno nel 1225, un anno prima della morte, Francesco fu convinto da frate Elia a lasciarsi operare agli occhi per una grave malattia che aveva contratto in Terra Santa. I frati fuggirono dalla stanza impressionati, mentre il medico affondava il ferro rovente dagli occhi fino alle orecchie. Si narra che Francesco non sentì dolore.

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Di grande pregio l’affresco della lunetta del portale del XV sec., che rappresenta al centro la Madonna con il Bambino ed ai lati s. Francesco e s. Ludovico di Tolosa. La chiesa fu costruita nella seconda metà del XIII sec., ingrandita nel XV, consacrata nel 1450 e dedicata a s. Francesco e a San Bernardino da Siena. Subito a destra c’è una scultura lignea del XVII sec. con San Francesco in meditazione ai piedi del Crocifisso. Poco oltre un’altra scultura rappresenta l’approvazione della Regola da parte di Cristo stesso, opera di fra Giovanni da Pisa (1645). Dietro l’altare originale risalente al sec. XV, il coro ligneo usato dai Frati per la preghiera in comune.

Una copia ingrandita del testo della Regola e una Madonna col Bambino della scuola di Antoniazzo Romano (sec. XV) recentemente restaurata, riempiono la parete sinistra. Le vetrate (1926), rappresentano episodi della vita di San Francesco. Uscendo dalla chiesa, oltre un cancello a sinistra, si scende verso il romitorio abitato da San Francesco e dai suoi primi compagni, dove il Santo subì l’operazione agli occhi; attiguo l’antico Convento del XV sec. Di fronte, subito dopo, la Cappella della Madonna detta della Maddalena, già esistente al tempo di San Francesco. Nell’angolo della finestra di sinistra il Tau segnato da San Francesco, già segno biblico di redenzione, usato dal Santo che in esso vedeva la croce di Cristo, come suo sigillo. Per una ripida scalinata si giunge al Sacro Speco, dove San Francesco ricevette, secondo la tradizione, la Regola dei Frati Minori. Ci si trova davanti alla Cappella di San Michele, l’Arcangelo tanto venerato dal Santo. Continuando la discesa, si entra in una fenditura della roccia dove San Francesco si im- mergeva nella intimità con Dio. Risalendo, arriviamo al luogo del leccio dove, secondo la tradizione, apparve Nostro Signore per confermare la Regola.

Il chiostro introduce ai vari ambienti della vita comunitaria dei frati, e che hanno subito rimaneggiamenti in epoche diverse. Sul lato più alto della costruzione si nota una sezione lasciata a pietre a “facciavista”, l’antica casa colonica che San Francesco trovò sul Monte Rainiero, insieme alla cappella della Madonna e al Romitorio.

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STRUTTURE RICETTIVE

ALBERGHI

 Hotel Le Vigne – Via della Repubblica 14/b – (RI) – 0746 707077

AGRITURISMI

 Il tranquillo casale sulle anse – Loc. Petracca – Contigliano (RI) – 0746 750638 – 338/9286497 – posti letto 5  Reopasto Petrarca SAS – Via Reopasto 37 – Contigliano (RI) – 0746 750269 – 393 9966859 – posti letto 3  San Pastore Srl – Loc. San Pastore – Via Terni 43 – Contigliano (RI) – 333 4214363 – [email protected]

B & B

 Colle di Terria – Via Terria, 64 – Contigliano (RI) – 0746 753127 – 347 1940988  Da Luigi – Via Montisola, 92 – Contigliano (RI) – 0746 750572 - 338 9286497  Fonte del Pioppo – Loc. Montisola – Contigliano (RI) – 0746 706043 – 338 1587239  Il Girasole – Via Fonte Cerro Sud, 18 – Contigliano (RI) - 0746/706043– 338 4314327  La Villetta – Loc. Piani di Poggio Fidoni, Via Tancia 2 – Contigliano (RI) - 0746/210167  Le Rune – Via Campo Boario, 16 – Contigliano (RI) – 0746 706155  Monticchiolo – Via Monticchiolo 2/c – Contigliano (RI) - 331 8677968 - 0746 707214  Al Casale da Chicca – Via San Francesco, 18 – (RI) – 0746 753088 – 339 4305241  Annamaria – Via dei Frati, 31/bis – Greccio (RI) – 0746 750419  Il Cammino – Via dei bifolchi, 22 – Greccio (RI) – 339 2279249  Il Cantico – Via dei Frati, 102 – Greccio (RI) - 0746/750053 - 328/9642274 L’Arca di Noè – Via Castellina, 1/3 – Greccio (RI) - 0746/753072 - 338/2813743

*Dati forniti da Confcommercio Rieti – 2014

L A S T O R I A D E L C A M M I N O

Il Lacus Velinus - La Riserva dei Laghi Lungo e Ripasottile – La Cava Curiana e la Cascata delle Marmore

La Valle Santa è una terra ricca di sorgenti e bacini di acqua dolce. Le Sorgenti di Santa Susanna collocate nell’area nord-est della piana sotto il versante di hanno una portata d’acqua tale (5.000 litri al secondo) che le annovera tra i bacini idrici più ricchi d’Europa. I due laghi residui, denominati Lungo e Ripasottile, sono parte di un’area alluvionale di oltre 3.000 ettari compresa tra i monti reatini (massiccio del Terminillo) e i monti sabini (catena che delimita il confine tra la sabina interna e la sabina romana). In era quaternaria la piana era costituita da un solo grande lago – il Lacus Velinus – alimentato

Pagina 9 dall’omonimo fiume, dal quale emergevano piccole isole, in un paesaggio caratterizzato da una folta vegetazione ripariale di alberi ed arbusti di grande importanza naturalistica. Le acque del fiume contribuivano, con la loro azione di deposito calcareo, ad alzare un argine di contenimento in prossimità della zona denominata, non a caso, ‘Marmore’, molto simile ad una diga naturale che lasciava defluire discontinuamente le acque nella confinante valle del Nera determinando l’emersione parziale di lembi marginali di terra umidi e paludosi con tracce di insediamenti riconducibili alla fine dell’età del Bronzo ed alla prima età del Ferro.

Nella contigua valle umbra il fiume Nera aveva determinato una costante attività erosiva causando una notevole differenza di livello tra le due valli (quella a monte del Velino e quella sottostante del Nera) proprio in prossimità delle Marmore, argine naturale dell’antico lago sul versante nord della piana. Fino al III sec. a.Cr. il lago Velino non subì variazioni, fin quando il console Manio Curio Dentato fece aprire un varco di defluizione nell’argine di travertino in prossimità delle Marmore per alleggerire il livello del bacino. Alla parziale riduzione delle superfici lacustri corrispose un notevole impulso delle attività umane e rurali. Si affaccia sull’area della piana reatina l’antica residenza di Quinto Assio menzionata da Marco Terenzio Varrone in un dialogo con Appio Claudio nel corso del quale vengono poste a confronto le ville reatine di Assio e quella romana di Appio Claudio. Altre notizie sulla villa che il senatore Quinto Assio possedeva a nord-ovest della piana reatina giungono da Marco Tullio Cicerone frequentatore d’eccezione che nel 54 a.C. venne chiamato a difesa dei reatini in una delle innumerevoli cause loro intentate dai cittadini di Interamna (oggi Terni) a proposito della diatriba per la “questione delle Marmore”.

La situazione relativa al regime delle acque non rimase costante nei secoli determinando nuovi impaludamenti intorno al X e XIV secolo e modifiche all’assetto ambientale e insediativo del territorio sul quale si registra la presenza dei Monaci Cistercensi di San Pastore nel XII secolo dediti alle coltivazioni e alla bonifica dei terreni sottratti alle acque. Occorre giungere alla metà del XIII secolo perché si riaffermi la necessità di bonificare nuovamente il comprensorio ancora soggetto a variazioni di livello del bacino. Le fonti riferiscono che i collegamenti tra le località che affacciavano sul lago avvenivano spesso in barca, come riferisce il biografo Tommaso da Celano sui trasferimenti che San Francesco effettuava per portarsi da un santuario all’altro. La situazione relativa al livello delle acque sostanzialmente perdurò fino al XV secolo quando fu scavato un canale sotto la signoria di Braccio Fortebraccio, capitano di ventura e signore dei territori di Rieti e Terni assoggettati alla Chiesa. Un nuovo canale denominato ‘Cava paolina’ fu commissionato da Papa Paolo III, nel 1545, su opera di Antonio da Sangallo il Giovane. Su progetto di Giovanni Fontana nel XVI secolo fu ampliata la cava curiana e costruito un ponte regolatore che come una valvola avrebbe permesso di regolare il deflusso delle acque.

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La defluizione delle acque nella piana sottostante ostacolava il corretto deflusso del Nera che spesso tracimava inondando il territorio circostante. Ciò determinò un contenzioso tra le due popolazioni limitrofe che si videro costrette ad adire alle vie legali con l’intervento di Cicerone, noto avvocato del foro di Roma a difesa dei reatini rei di aver determinato danni ingenti ai confinanti con l’opera di svuotamento del lago. Per ordine di Papa Pio VI, nel 1787, l'architetto Andrea Vici operò direttamente sui balzi della cascata, dandole l'aspetto attuale con un salto di 165 metri che fanno di Marmore la cascata più alta d’Europa, risolvendo finalmente la maggior parte dei problemi.

Nel XIX secolo le acque della cascata cominciarono a essere utilizzate per la loro forza motrice. ln tempi recenti è stata regolata definitivamente la portata del fiume Velino immagazzinando le acque dei suoi principali affluenti Salto e Turano in serbatoi artificiali montani, formati con la costruzione di due dighe. Le migliorate condizioni di salubrità hanno portato, sin dalla fine del '700, ad un notevole impulso dell'antropizzazione del territorio, che oggi, con l'istituzione della Riserva dei laghi, trova la possibilità di essere salvaguardato da future manomissioni a danno di un ambiente umido ed integro salvaguardato da una convenzione internazionale.

Si può avere l’idea della reale estensione del lago in epoca olocenica osservando la piana dal Terminillo quando la nebbia ricolma l’intera zona allo stesso modo dell’antico Lacus Velinus dal quale spuntavano, come isole, i rilievi di Montisola, colle San Balduino e San Pastore. Oggi il paesaggio vegetale presenta rigogliose comunità di piante lacustri di salice bianco e nero, di pioppi bianchi ed ontani, di canna palustre e ninfee. Le visite guidate prenotabili presso il Centro Visite di Ripasottile conducono al birdwatching lungo i sentieri attrezzati dell’omonimo lago e consentono di osservare da vicino molte specie stanziali o di passo che vi hanno trovato rifugio: folaghe, gallinelle d’acqua, svassi, garzette, aironi cenerini e anatidi come l’alzavola, il germano reale, la moretta e la marzaiola. Tra le presenze più discrete ed eccezionali il fenicottero. Usignoli di fiume, pendolini e cannaioli sono tessitori di artistici nidi tra i rami dei salici. Presenza ormai costante quella dei cormorani appollaiati ad asciugarsi sui rami degli alberi. Padroni di casa il falco di palude e il nibbio. Molti anche gli sport praticati all’aria aperta: dalla canoa lungo il corso del Santa Susanna al volo a vela e parapendio sul campo di atterraggio ad est della riserva. Tanti buoni motivi per visitare un luogo denso di storia, ricco di natura e santità.

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P I A T T I T I P I C I

FARRO AL TARTUFO DI Ingredienti: 200 gr. di farro leonessano, 2 pomodori rossi, 1 cipolla, 1 patata, 3 etti di salsiccia, sedano, carota, sale. Soffriggere in poco olio di oliva la salsiccia tritata, la cipolla, il sedano e la carota. Aggiungere i pomodori e il sale facendo cuocere a fuoco moderato. In due litri d'acqua bollente versare il farro e il condimento soffritto girando frequentemente con un cucchiaio di legno per circa 40 minuti. A cottura ultimata cospargere il piatto di tartufo a volontà.

"STRENGOZZI" ALLA REATINA Pasta di farina, acqua e sale tirata al mattarello a sfoglia spessa e tagliata a strisce. Il sugo è preparato con grasso di prosciutto, 2 cucchiai d'olio di oliva, peperoncino rosso forte. Far soffriggere e, non appena rosolato, aggiungere dadini di prosciutto fresco (grasso e magro) e infine il pomodoro. Salare. Durante la cottura aggiungere piselli freschi.

SPAGHETTI ALLA AMATRICIANA Ingredienti: guanciale, sale, pepe o peperoncino, pecorino. Si fa soffriggere il guanciale fino a renderlo molto rosolato, si aggiunge il pomodoro e si fa cuocere per circa 10 minuti aggiungendo pepe o peperoncino. Si cuociono gli spaghetti al dente e si condiscono con la salsa e con pecorino.

FREGNACCE "ALLA SABINESE" Pasta fatta in casa, tagliata a rombi e condita con spezie, olive nere, funghi, carciofini, aglio e pomodoro.

STRACCI DI Sottili frittatine a base di farina, acqua e uova, farcite con ripieno di carne, verdura tritata e formaggio grattugiato, quindi arrotolate, sovrapposte in più strati, cosparse di altro sugo di carne e formaggio e cotte in forno.

"FREGNACCE" ALLA CASTELNOVESE" Pasta di farina fatta con metà acqua e metà uova, (senza sale), tirata al mattarello a sfoglia spessa e tagliata a strisce larghe. Il sugo è preparato con un pesto di maggiorana, aglio e peperoncino rosso, il tutto soffritto in olio d'oliva di frantoio.

PORCHETTA DI POGGIO BUSTONE Maialino privato delle interiora e delle ossa, farcito con finocchi selvatici, aglio, lardo, fegato e cuore soffritti, tritati ed insaporiti con rosmarino, pepe, sale ed abbondante vino cotto, rosolato a fuoco, infilzato su uno spiedone o al forno, dentro una conca di quercia.

MINESTRONE DI FARRO Tagliare a striscioline 80 gr. di lardo e porre in una pentola di coccio con trito di salvia e rosmarino, 1 cipolla, 1 una carota, 1 zucchina, 1 patata, 1 gambo di sedano e 2 porri. Coprire con 2 litri d'acqua e aggiungere 2 dadi per brodo e 1 cucchiaino di concentrato di pomodoro. Portare ad ebollizione e versare 200 gr. di farro; cuocere a fiamma moderata. A cottura ultimata servire con pepe, grana grattugiato e crostini strofinati d'aglio.

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PRINCIPALI MANIFESTAZIONI CULTURALI E TURISTICHE

RIETI – MESE DICEMBRE

RIETI – MESE AGOSTO RIETI – APRILE MAGGIO

RIETI - AGOSTO

RIETI - GIUGNO ANTONIANO RIETI - STAGIONE DI PROSA INVERNALE

LABRO – AGOSTO LABRO - LUGLIO

Sono state richieste informazioni a: Confcommercio Rieti, Comune Rieti – Proloco Rieti – Proloco Terminillo, Associazione Anima e Acqua, Comune Contigliano – Proloco Contigliano, Comune Greccio – Proloco Greccio, Comune Labro – Proloco Labro, Comune – Proloco Rivodutri, Comune Poggio Bustone – Proloco Poggio Bustone, Comune Cantalice – Proloco Cantalice.

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