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Anno X N. 93 | Aprile 2021 | ISSN 2431 - 6739 Enrico Ghezzi tra paura e desiderio cinefilo Pubblicani, farisei e «Il cinema vuole il culo. Non basta il fantasma seduto accanto a noi a farci trascendere l’obbligo del sicofanti tempo.» (Enrico Ghezzi, Club a club, in Paura e desiderio. Cose (mai) viste, 1974-2001, p. 310) La storia del cinema ne è popolata e di questo tem- In esergo a questo profi- notturno simile all’onirico sprofondare di Ju- po, perdurante la peste, lo/omaggio è posta una liette (Dita Parlo) nelle immagini tratte da L’A- ne troviamo a iosa nel re- delle tantissime diva- talante (1934) di Jean Vigo, non a caso utilizza- ale. I pubblicani e i farisei gazioni riflessive iper er- te da sempre come “copertina” per Fuori orario. sono quelli richiamati metiche di Enrico Ghez- A pensarci bene, restando su questa linea ri- dalla parabola evangelica del pubblico peccatore zi, attinta dal suo flessiva ghezziana, si potrebbe mettere in ri- Natalino Piras magmatico Paura e de- lievo che sebbene il medium fosse freddo (la che dentro il tempio siderio. Cose (mai) viste, Tv), per di più con Ghezzi che adottò la stra- chiede perdono a Dio e dell’uomo di legge, con 1974-2001 (1995), una niante asincronia del commento sulle sue im- grande potere sacerdotale, amministrativo ed corposa raccolta di dis- magini pre-registrate molto tempo prima, il economico in apparenza osservante e giusto in realtà tutto il contrario, un sepolcro imbiancato. Roberto Baldassarre sertazioni, considera- suo esprimersi arruffato era caldo, proprio zioni e articoli apparsi perché appassionato, in bilico tra faceta criti- Erano invece sicofanti, al tempo della demo- precedentemente in riviste, libri e cataloghi. ca ed elucubrata cinefilia. crazia ateniese, quanti per denaro andavano In questa lapidaria dichiarazione, vergata in Spedita scheda anagrafica e professionale di Enrico ad accusare i trasgressori della legge alla pub- un abbozzo di saggio, denominata da lui “di- Ghezzi. blica autorità, un mestiere che ha finito per fa- spensaccia a sé”, che non era mai stato pubbli- Nasce a Lovere, un piccolo comune di Berga- re tutt’uno con quello dei calunniatori e delle cato prima (inserito nel libro con l’originale mo, il 26 giugno 1952, per poi trasferirsi in gio- spie, la gente più spregevole. battitura dattiloscritta e correzioni a penna, vane età con la famiglia a Genova. È nel capo- Un titolo che mette insieme letteratura cinema quasi a evidenziare le tipiche digressioni luogo ligure che si plasma la sua cultura e tempo reale, presente compreso, è Il tempo dei ghezziane), c’è tutta l’essenza e la corposità cinematografica, frequentando il cineclub Fil- furfanti pubblicato da Adelphi nel 1978 come della cifra stilistica oratoria dell’autore, che mstory e aderendo al gruppo cattolico Agesci. appendice all’autobiografia di Lillian Hellman nei suoi aggrovigliati ragionamenti sprigiona Per inciso, la Liguria ha dato i natali ad alcune Pentimento. il suo culto per il discorso filosofico personale. fondamentali colonne della critica cinemato- Lillian Hellman fu la compagna di Dashiell Ham- Nei leggendari spezzoni introduttivi del pro- grafica, come Roberto Chiti, Claudio G. Fava o mett e il libro in questione da cui Fred Zinne- gramma televisivo Fuori orario – Cose (mai) vi- Gianni Amico, ed è nella seconda metà degli mann ricavò nel 1977 il filmGiulia con Jane Fonda ste, a volte era più ammaliante lasciarsi som- anni Sessanta che si forma una generazione nella parte della scrittrice e Vanessa Redgrave in mergere dai suoi attorcigliati pensieri che dai di futuri giovani turchi-liguri che lasceranno quella della sua amica, eroina antinazista. film proposti; un abbandonarsi a quell’ascolto segue a pag. successiva segue a pag. 3

Letta Continua - Marzo 2021 di Pierfrancesco Uva

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segue da pag. precedente citando il suo lungometraggio d’esordio, per un marcato segno nel mondo della critica ci- decenni visionabile solamente in copie clan- nematografica e nei palinsesti Rai: Tatti San- destine; Cose (mai) viste, auto-citazione del guineti (Savona, 1946), Carlo Freccero (Savo- sottotitolo del suo programma di punta; 1974- na, 1947), Oreste De Fornari (Genova, 1951) e 2001, le datazioni degli scritti, che iniziano Marco Giusti (Grosseto, 1953 – ma trasferitosi con una data vera (1974) e terminano con l’an- già bambino a Genova). Il tipo di esegesi criti- no domini cinematografico per eccellenza, co-cinefila proposta da Enrico Ghezzi si può immortalato da Stanley Kubrick. Infine, la da- comprendere sia dalle assidue frequentazioni ta di pubblicazione del volume, uscito proprio di cineclub d’essai e di sale di terza categoria, nell’anno del centenario del cinematografo. e sia dal suo percorso di studi, culminato con Stanley Kubrick (1999). Tra i diversi volumi che Enrico Ghezzi una tesi in Filosofia morale. Nel 1974, assieme compongono la collana Il Castoro Cinema, il to- a Marco Giusti e Teo Mora, fonda la rivista Il mo dedicato a Kubrick è stato uno dei più ven- un erudito momento nostalgico che riorga- falcone maltese, con cui il duti. Ghezzi si è appro- nizzava per tematica gli spezzoni proposti. gruppo propone una cri- priato, sin dalla prima Famoso quello denominato Schegge Jazz, an- tica espansa, che non sia edizione del 1977, del re- dato in onda tra il 31 agosto 1992 e l’11 dicem- legata a usuali schemi gista per eccellenza, e bre 1992, che riproponeva vecchi filmati di bacchettoni. Purtroppo la nelle pagine di questo concerti dal vivo di alcuni tra i più grandi jaz- rivista sopravvive tenace- saggio il critico ha dato zisti del Novecento. mente soltanto per due sfogo alle sue elucubra- Fuori orario. Cose (mai) viste (1988-presente). anni. Nel 1978 Ghezzi vin- zioni, filosofeggiando con Dal 20 febbraio 1988, è la piccola oasi del cine- se il concorso di program- costrutti ermetici su tutte ma d’essai televisivo. La canzone Because the mista-regista indetto dal- e 13 le pellicole, comin- Night di Patty Smith che commenta le scene la Rai per creare il polo ciando in medias res, os- oniriche de L’Atalante sono ormai leggenda, e ligure per la nascente ter- sia da 2001: Odissea nello non ci si stanca mai di rivederle/riascoltarle. za rete, e nel 1980 si tra- spazio (2001 – A Space Lontano dalle mode e dallo spietato share, è sferì a Roma, iniziando a Odyssey 1968), pellicola stato per moltissimi anni l’unico luogo dove curare la programmazio- spartiacque della car- poter “reperire” pellicole rare o, per citare il ne cinematografica di Rai riera del regista. In 20 sottotitolo, cose mai viste. Un appuntamento 3, ad esempio ideando ci- anni il volume non ha notturno fondamentale, non sempre rispetto- cli di film. Dal 1987 comin- subito modifiche o cor- so degli orari di palinsesto, ma saziante per ciò ad occuparsi del palin- rezioni di pensiero, e ha quello che proponeva. Per molti spettatori era sesto della terza rete Rai, subito poche aggiunte, sempre un dilemma programmare il videore- dando spazio a nascenti anche perché da quel gistratore, e per tanto si utilizzava lo Slow talenti (Ciprì e Maresco) lontano 1977, Kubrick Motion, per essere sicuri che tutto quello che e ideando alcuni programmi che hanno fatto ha realizzato solo 3 pellicole: Shining (The Shi- veniva proposto sarebbe rientrato nei limiti la storia della televisione italiana. Nel 1985, as- ning, 1980), Full Metal Jackett (1987), Eyes Wide della Vhs. Purtroppo Fuori orario con gli anni sieme a Marco Giusti, creò una portentosa Shut (1999). L’ossessione per Kubrick si è ma- si è ridimensionato, da un lato perché Rai 3 gli personale su Walt Disney al Festival del cine- nifestata, attraverso la stesura della prefazio- concede meno spazio, e dall’altro per l’arrivo ma di Venezia. Nel 1988 esordì dietro la mac- ne, anche nel libro Ladro di sguardi – Fotografie di internet delle nuove piattaforme di strea- china da presa realizzando l’episodio Gelosi e di fotografie 1945-1949 (1995), raccolta dei giova- ming, senza dimenticare il Peer to Peer, che tranquilli del film collettivo Provvisorio quasi nili scatti fotografici del regista; e nell’intro- consente il rispecaggio di cose mai viste. In d’amore. Nel suo percorso professionale, fon- duzione, per l’edizione italiana, del libro/sce- ogni modo Fuori orario rimane a tutt’oggi l’u- damentale fu la stretta collaborazione con neggiatura Lolita (1997) di Vladimir Nabokov. nico vero atto d’amore verso il cinema. P.s.: Marco Giusti, conosciuto durante le scorri- I programmi televisivi: anche questo programma ha un titolo cinefi- bande cinefile a Genova, che durò fino alla La magnifica ossessione (1985). Maxi maratona lo, prendendo in prestito quello di Fuori orario prima metà degli anni Novanta, per poi in- di 40 ore, curata assieme a Irene Bignardi e (After Hours, 1985) di Martin Scorsese. frangersi con una furente litigata. Da molti Marco Melani, per rendere omaggio ai primi Blob (1989-presente). Ideato assieme a Marco anni Ghezzi è afflitto dal procedere degenera- 90 anni del cinematografo. Andata in onda su Giusti (e tanti altri collaboratori succedutisi tivo del morbo di Parkinson, e per tanto è sta- Rai 3, tra il 28 dicembre e il 30 dicembre, que- negli anni), la prima puntata andò in onda il to costretto a ritirarsi dallo schermo e dalla vi- sto programma espanso si potrebbe definire il 17 aprile 1989. L’intento di questo magmatico ta pubblica. primo assaggio di quello che sarà poi Fuori programma, che va in onda quotidianamente Tappe ghezziane fondamentali orario, ossia riflessioni critiche e messa in on- in fascia pre-serale, è quello di montare insie- Enrico Ghezzi ha messo il suo zampino filoso- da di pellicole rare. Anche il titolo, che osse- me i più bizzarri momenti televisivi del gior- fico su alcuni capisaldi della critica cinemato- quia il melò per eccellenza Magnificent Obses- no prima (o della settimana), creando connes- grafica e della televisione italiana, e un paio di sion (1954) di Douglas Sirk, serve a corroborare sioni discorsive tra il variegato materiale essi ancora sono lì a (di)mostrare il loro sfavil- la mania cinefila che vibra in questo straordi- televisivo scelto, a cui a volte si innestano clip lio. Cominciamo dai libri: nario evento televisivo. Per inciso, gli inter- cinematografiche. Come nei sopracitati pro- Paura e desiderio. Cose (mai) viste, 1974-2001 venti critici erano tutti pre-registrati. grammi, anche questo recupera il titolo di un (1995). Come già accennato contiene una mole Schegge (1988-1995). Ideato assieme a Marco famoso cult, ovvero dallo Sci-Fi (anti-comuni- enorme degli scritti di Ghezzi. Se si vuole co- Giusti, era un programma di montaggio che sta) Blob – Fluido mortale (The Blob, 1958) di Ir- noscere l’autore e il suo stile, questo è il primo prevalentemente attingeva, rispolverando i vin S. Yeaworth, e come la massa gelatinosa di passo per comprenderlo, facendo gincane materiali rari sparsi, dal ricco magazzino Rai. quel B-Movie, anche il programma Blob è una mentali – comunque piacevoli e costruttive – La struttura Rai teche, creata per mettere in creatura che lorda e soffoca lo schermo televi- per capire nel profondo le sue riflessioni. Il ti- ordine la mole di materiale, sarebbe stata cre- sivo. Negli anni il programma ha avuto anche tolo è il sunto perfetto delle sue ossessioni: ata solo nel 1995. Come avverte il titolo, è solo “puntate speciali”, creando delle beffarde mo- Paura e desiderio, poli indiscussi del genere ci- una brevissima riproposizione di qualcosa pro- nografie su un determinato personaggio. nematografico (Thanatos ed eros), ma soprat- veniente dal passato, un frammento di memoria. tutto omaggio alla sua passione per Kubrick, Schegge, usualmente programma notturno, era Roberto Baldassarre 2 [email protected]

segue da pag. 1 Un film che questa storia racconta è La Rosa Pentimento è il titolo anche dell’edizione origi- Bianca – Sophie Scholl (Sophie Scholl – Die letzen nale del libro. È un termine che in pittura sta Tage) diretto nel 2005 da Marc Rothemund, a indicare il ricoprire il dipinto con un altro, una intensa Julia Jentsch nella parte dell’eroina. dopo aver raschiato l’originale oppure sovrap- Sintomatico, per tornare a Lillian Hellman a ponendo un quadro su un altro. Dashiell Hammett come Pentimento. Il tempo Giulia, personaggio di carne, fu una martire al dei furfanti racconti di loro perseguitati duran- tempo del nazismo. Era nell’Armata degli eroi (è te il maccartismo, l’America della caccia alle il titolo italiano del film L’Armée des ombres di- streghe comuniste a Hollywood e fuori ( Lil- retto nel 1969 da Jean-Pierre Melville a sua vol- lian e Dashiell molto lavoravano per il cine- ta tratto dal romanzo autobiografico di Joseph ma) che infuriò tra la fine degli anni Quaranta Kessel), spesso oscuri, che fecero la Resistenza, e la prima metà dei Cinquanta. un grande contenitore di storie cinematografi- Il maccartismo è l’attuazione del tempo dei che. furfanti, dei farisei e dei sicofanti soprattutto, L’eroina di Lillian Hellman e di Fred Zinne- un prolungamento del tempo del nazismo in mann è sorella in armi e in testimonianza di Germania e del fascismo in Italia dove essere Sophie Scholl altro personaggio necessario da spia del regime poteva risultare mestiere red- mettere a contrasto con pubblicani farisei e ditizio. Si pescava in alto ma pure nel basso, sicofanti del tempo filmico e soprattutto di nel tempio e fuori dal tempio. quello reale, presente compreso. C’è un detto al mio paese per indicare questo Di Sophie Scholl così scrivo nel mio Il dio che status che è insieme individuale e sociale: «Se sta ad Auschwitz che è pure la cronaca di un al tempo del fascio ti voleva male il Tale (era viaggio, cinema compreso, dentro il lager: un disgraziato, analfabeta, reietto) eri un uo- «Il senso del dolore dell’individuo si fa uno mo morto». con il senso di dolore della Storia. Il senso del- con i rossi accesi che la giovinezza rimane integro guardando a preludono all’ispessi- Sophie Scholl. Come forza perenne della ri- mento del buio. Odore bellione e del sacrificio di sé. Come beltà mai di marcescenza. Fra non persa. Era della Rosa Bianca, di ispirazione molto l’aria si riempirà cristiana, lei, il fratello Hans e un altro gruppo di aerei. Le nubi gravi- di giovani professori e studenti dell’università de partoriranno bom- di Monaco. Erano dentro la Germania in sfa- be. Questo è il cielo so- celo, il quotidiano sordido della guerra com- pra Berlino, su Monaco battuta altrove che però pretendeva obbe- e sopra la Germania in- dienza assoluta da parte di tutti. Il terrore del tera nel 1942, anno di nazismo: la primaria mancanza di libertà. nascita della Rosa Bian- Una nazione in guerra, la logica dello stermi- ca. Sono già entrati in nio come metodo, non possono non generare funzione lager e forni Adelmo e Marcella Valmarin alias Alba Doris (Ugo Tognazzi e Agostina Belli ) in malessere interno anche nella parte non di- per ebrei, zingari, omo- “Telefoni bianchi” (1976) di Dino Risi rettamente impegnata al fronte. È la Germa- sessuali, malati di mente, inabili al combatti- Come Adelmo, Ugo Tognazzi, gobbo, male nia, quella della seconda guerra mondiale, che mento e prigionieri politici. La Rosa Bianca sa parlante, sordido che col suo motocarro per- in senso prospettico e di ritorno al passato e intuisce di come terrore e livore generino il corre la Padania e commercia in “ebreucci” rendono i romanzi di Hans Fallada: E adesso, tremore nella massa ossequiente, popolo di con i repubblichini di Salò e i nazisti nel film pover’uomo? (1932) e Ognuno muore solo (1947). Il lupi fuori e pecore dentro. Impossibile pensa- Telefoni bianchi (1976) di Dino Risi. livido predomina, il colore della fame a contrasto re alla Resistenza. Eppure la Rosa Bianca or- Siamo in tempo di Pasqua e nel segno del Ri- ganizza la Resistenza. La loro pratica summa sorto dovremmo mettere i furfanti a indicare di antinazismo è scrivere e diffondere opu- in tutt’uno pubblicani, farisei e sicofanti, in scoli e volantini contro la guerra e contro Hit- un cammino che porti a qualche redenzione. ler. Parola e scrittura sono la loro unica arma. Invece no. Deflagreranno nel silenzio, nel terrore e tre- C’è una scena in Braveheart (1995) di Mel Gib- more. Rosa Bianca nella rete clandestina della son dove a un certo punto, in una trattativa Resistenza. Un bidello, un sicofante, dell’univer- tra gli scozzesi ribelli e gli emissari di Edoar- sità di Monaco scoprì gli autori e i diffusori dei do I Plantageneto (Patrick McGoohan) dice volantini. Li denunciò e consegnò alla Gesta- uno di questi ambasciatori del male a un suo po: i fratelli Scholl e gli altri professori e stu- simile per mettere in cattiva luce Wallace, lo denti. Quanto può lo zelo del delatore. Quat- stesso Gibson, agli occhi della principessa Isa- tro giorni di torture per Sophie. Nessuna bella di Francia (Sophie Marceau): «Sangui- ritrattazione. Salì il patibolo con una gamba narius homo indomitus est, et semper dicens rotta dicendo: «Come possiamo aspettarci che mendacium», è un sanguinario uomo indomito pu- la giustizia prevalga quando non c’è quasi nes- re se dice sempre menzogne. Il servo del re parla suno disposto a dare se stesso individualmen- in latino ritenendo che questa lingua sia sco- te per una giusta causa? È una giornata di sole nosciuta a Braveheart che invece subito lo così bella, e devo andare, ma che importa la stronca: «Ego numquam pronunciare menda- mia morte, se attraverso di noi migliaia di cium, sed ego sum homo indomitus»: Mai io persone sono risvegliate e suscitate all’azio- dico menzogne pure se sono un uomo indo- ne?» mito. Un coraggio indicibile, da vera combattente L’emissario del re più sanguinario e crudele suc- della Resistenza. Sophie Scholl avrà per sem- ceduto nel trono d’Inghilterra serve la logica del pre 21 anni». segue a pag. successiva 3 n. 93

segue da pag. precedente comandamenti (The Ten Commandments, 1956) Poetiche suo sovrano che è appunto quella di dominare di Cecil B. DeMille sino al gangster Rico Ban- e governare, nel terrore, col dire mendacium, dello, in Piccolo Cesare (Little Caesar, 1931), rical- il mestiere del sicofante, ancora più sordido cato su Al Capone, di Mervyn LeRoy. Tante Ti andrebbe... se serve il fariseo. volte l’attore Edward G. Robinson è l’emblema L’accusare di menzogna il nemico è una delle della cattiveria. Eppure l’uomo era tutt’altro, trame più ricorrenti nel costruire il nemico sincero e leale, pervaso di sentimenti forti nel nell’inventare trame e complotti dove non ci rispetto dell’amicizia, liberal come si conveni- sono. Perché possano pesare nel giudizio con- va a uno che sapeva dell’esperienza dell’immi- tro il nemico, da condannare, da mettere a grato, dello straniero. Edward G. Robinson morte, da buttare in prigione, da esiliare, da era come un’altra icona cattiva del cinema, ostracizzare. Ostraka, letteralmente conchi- Robert Ryan, in realtà un sincero democratico glie, erano, al tempo della democrazia atenie- che mai tradì. Invece Edward G. Robinson fu se, i cocci di terracotta su cui veniva scritto dal popolo o da una sua rappresentanza il nome del nemico pubblico da mandare all’esilio, il coccio poi buttato dentro un’urna. Patirono l’ostracismo, appunto l’essere mandati via dalla propria casa e dalla patria anche Milziade e Temistocle, i vincitori dei Maratona e Salamina. In questa nostra vicenda di furfanti e loro vit- time il cinema è la replica di molti fatti storici che da Caino a Hitler che sfrutta i Protocolli dei Savi di Sion, autentici falsi, per legittimare il genocidio degli ebrei, da Bruto che tradisce Cesare sino a Trump che dà corpo alla voglia di maccartismo dei suoi elettori sono molti- plicazione senza soluzione di continuità di farisei e sicofanti. Nella storia del cinema, al comune spettatore rimangono impresse diverse facce che hanno in sé la postura e il soma di costruttori di per- fidie e d’inganni servendosi di un qualcosa che sembra in loro innato. Come il sicofante che denunciò gli eroi della Rosa Bianca, come il Tale del mio paese, come Adelmo nella ma- Robert Ryan (1909 - 1973) gistrale interpretazione di Ugo Tognazzi. investito appieno dalla bufera del maccarti- Prendete per esempio Edward G. Robinson smo che ne stroncò la carriera. Lo travolsero i (Bucarest 12 dicembre 1893-Los Angeles 26 farisei e i sicofanti e quando riuscì a venirne gennaio 1973). Grandissimo attore spesso nei fuori, libero pure dal marchio di essere stato Ti andrebbe ruoli del fariseo per antonomasia (sono i fari- un traditore dei compagni, lo aspettava, pro- così, senza impegno sei, il massimo dell’uomo malvagio che la sua pinqua, la morte. di innamorarti di me. malvagità simula e dissimula ad aizzare la ca- Una vicenda emblematica che racconta bene Si potrebbe passare nea perché Cristo, il giusto per antonomasia L’ultima parola, il libro di Bruce Alexander Cook, del tempo insieme venga crocifisso al posto di Barabba): da e il film (2015) di Jay Roach, la esemplare vita a mangiare/bere/ridere quando fa Dathan, losco sorvegliante per con- di Dalton Trumbo (Bryan Cranston nel film), fare l’amore to del faraone degli schiavi ebrei nei Dieci forse il più grande sceneggiatore hollywoodiano guardare film/leggere libri di tutti i tempi, autore tra gli altri di Spartacus andare al mare. (1960) di Stanley Kubrick, Exodus (1960) di Otto Preminger, Papillon (1963) di Franklin J. Ti andrebbe Schaffner, uno ostracizzato, proscritto, nelle liste così senza impegno nere, calunniato da sicofanti come John Wayne, di stare insieme finito in prigione e liberato, privato del suo oggi/ domani/ dopodomani nome, che però mai tradì. un mese/ un anno/ un secolo nella buona e nella cattiva sorte Natalino Piras ma anche in quella discreta/ normale/ insolita.

Cioè, ti andrebbe così, senza impegno di baciarci sempre e di tenerci stretti mentre il mondo fuori esplode. Ti andrebbe, così senza impegno di venire via con me ad ingannare il tempo e la morte.

Edward G. Robinson è Dathan in “I dieci comandamenti” “L’ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo” (1956) di Cecil B. DeMille (2015) di Jay Roach Anonimo (dal web) 4 [email protected]

Festival Buon Compleanno Faber 2021 / Tre La FICC nel festival culturale giunto alla IX edizione Questo nuovo tassello della IX edizione del festival Buon Comple- anno Faber 2021 segue gli articoli di Claudia Pinelli e Sandra Atza- ra apparsi nel prece- dente numero di Mar- zo di Diari di Cineclub Marco Asunis (DdC, n. 92, pagg. 44/45). L’ampiezza e l’originalità di questa manifestazione dai tanti addentellati cultura- li, sociali e politici, è tale che tanti possano raccontarla da più punti di vista. E ognuno di questi capitoli produce storie a sé, che in libri, cinema, teatro, musica o testimonianze diret- clandestina. Non è stato perciò casuale l’aver Sospeso, tesa a sostenere con una pratica gene- te di vita possono apparire come alianti legge- affrontato il tema della tragedia dei migranti rosa, quanti tra registi, letterati, poeti, tea- ri rivolti verso una ricercata umanizzazione. del mare con un confronto diretto col regista tranti, pittori e musicisti sono colpiti e perse- Nel 2020 l’VIII edizione del festival si conclu- iraniano Mohammed Reza Masoudi, autore guitati sui diritti umani nei propri paesi se immediatamente prima dell’inizio del d’origine. Come nel caso del regista e attore blackout imposto dall’emergere del Covid – di origine palestinese e di cittadinanza israe- 19, in un proseguo d’anno che per altre vie ma- liana Mohamed Bakri, che è intervenuto a ledette ha fatto perdere amici carissimi di Fa- BCF con un messaggio per raccontare della ber, come il giornalista Gianni Mura e il tremenda odissea col suo documentario del direttore di A – Rivista Anarchica Paolo Finzi, 2002, Jenin, Jenin: un film bandito da Israele e ai quali l’edizione del 2021 di BCF è stata me- messo al rogo perché ritenuto “gravemente stamente dedicata. In questo nuovo anno per- pericoloso e diffamatorio”, con Bakri inde- sistentemente pandemico, così ancora tanto centemente condannato dalla corte di Lod per restrittivo e socialmente distanziante, solo la aver denunciato orrori dell’esercito israeliano “The pains of the sea” di Mohammed Reza Masoudi. caparbietà e una visione immaginifica del di- contro il popolo palestinese. Problematiche po- rettore artistico storico di BCF Gerardo Ferra- del cortometraggio The pains of the sea. Un film litiche e sociali che si sono ben evidenziate con ra potevano pensare a una idea resistente del premiato alla XII edizione del Festival del Ci- una ulteriore testimonianza di Luisa Morgan- festival, sempre caparbiamente ispirata e an- nema dei Diritti Umani di Napoli da una giu- tini, coriacea presidente di AssoPacePalestina corata al buon mentore Fabrizio De André, ria internazionale congiunta di operatori cul- impegnata da tempo nella difesa dei diritti cantore degli umili e ultimi, dell’anarchia, po- turali della FICC e della IFFS - International dei palestinesi, che ha richiamato le ingiustizie eta e fustigatore di tutti i poteri perché di “po- Federation of Film Societies. Sul dramma segue a pag. successiva teri buoni non ce n’è”. E’ grazie alla forza di della migrazione è intervenuto Duccio Fac- una rete solidale di amici e compagni che Ge- chini, giornalista e direttore di Altraecono- rardo Ferrara è riuscito a perpetuare anche in mia, che ha evidenziato le disumane proble- questo nuovo annus horribilis una straordina- matiche persistenti nella cosiddetta Rotta ria operazione che è stata, di pari passo, cultu- Balcanica con le gravi responsabilità italiane rale e politica. Un progetto complesso che è ed europee nel disastro umanitario in quest’a- maturato in una grande manifestazione asso- rea dell’Est Europa. Un festival, quello di Na- ciativa che, per la prima volta dal vivo senza poli, che è diventato motivo di confronto col pubblico ma ancora con tanti ospiti seppure suo dinamico direttore artistico, Maurizio per la gran parte non in presenza, si è svilup- Del Bufalo, sull’impegno di tanti anni sui di- pata grazie alla professionalità di persone co- ritti umani in tante parti del mondo. Questio- me quelle di Enrico Picchiri e Giulio Gianbal- ni fondamentali che tale festival ha rilanciato vo, operatori e registi della piattaforma attraverso una iniziativa tipicamente identi- digitale Eja TV, fondamentale per la sua divul- taria napoletana, quella della Rete del Caffè Luisa Morgantini al centro con rappresentanti gazione via web. E’ in questo quadro che la dell’Associazione Pace Palestina FICC –- Federazione Italiana dei Circoli del Cinema ha potuto sostenere quella parte di manifestazione distintasi col cinema e l’au- diovisivo, in cui sono rimbalzate storie male- dette di diritti vilipesi, storie ancora brucian- ti, che continuano magari a incrociarsi con le ingiustizie di una realtà tuttora presente. Co- me nel caso recente dei due volontari anziani Lorena Fornasier e Gian Andrea Franchi, tra- sformati in carnefici a Trieste perché - impe gnati in azioni solidali verso i migranti e che Vittorio Arrigoni detto Vik (1975 - 15 Ap. 2011 Striscia per tali azioni sono incriminati di immigrazione “Jenin, Jenin” di Mohamed Bakri di Gaza) 5 n. 93

segue da pag. precedente tra gli autori di una canzone dell’album Hu- man dedicato specificamente a lei. Ha parte- cipato all’incontro la stessa sorella di Pippa Bacca, Antonietta Pasqualino di Marineo, che ne ha ricordato la profonda umanità e l’im- portante ruolo formativo svolto dalla loro ma- dre. Durante tale narrazione è nata l’idea di un incontro collettivo dedicato a Pippa Bacca, nel quale si sono confrontati artisti sardi, altri provenienti da Roma e Perugia, altri ancora per le falsità sul suicidato Pinelli. In forma Egidia Beretta Arrigoni, una madre racconta del figlio dalla Francia e dalla Catalogna. Il caso Braiban- semplice e originale, attraverso lo sguardo di impunite israeliane nei confronti di tale po- ti di Carmen Giardina e Massimiliano Palme- Claudia e Silvia, emerge la vita familiare gio- polazione, aggravatesi col lockdown con la se è il documentario del 2020 che ha aperto iosa e i grandi interessi culturali e politici del pandemia in essere. La stessa Luisa Morganti- un’altra interessante pagina del festival, recu- ferroviere Pinelli. Riemergono ricordi e le du- ni è successivamente intervenuta in un altro perando la tormentata storia di Aldo Braiban- re battaglie di mamma Licia volti a recuperare momento emozionante del festival, quando si ti, ex partigiano, poeta, filosofo, uomo di tea- la verità vera e l’onorabilità del proprio mari- è ricordata la storia di Vittorio Arrigoni, ucci- tro, che alla fine degli anni ’60 fu protagonista to. Il racconto dei due autori e la diretta pre- so a Gaza nel 2011. Con lei, insieme alla madre suo malgrado di un processo che divise lette- senza nei giorni del festival di Claudia Pinelli, di Vittorio, Egidia Beretta Arrigoni, sono stati ralmente l’Italia. Un processo intentato nel protagonista di una intensa testimonianza, riscoperti i momenti della sua vita e dell’im- 1968, un anno prima della strage di Stato di sono stati di forte impatto emotivo che hanno pegno generoso di volontario internazionali- Piazza Fontana. A confrontarsi e a raccontare reso palpitanti e ancora vive persone e vicen- del film e delle vicissitudini vissute da Aldo de indissolubilmente legate alla storia dram- matica del nostro paese, e a chi, direttamente o indirettamente, l’ha vissuta. Infine c’è chi come Giuseppe Casu ha voluto raccontare del suo impegno a realizzare un film sul rigore morale di Antonio Gramsci. Un lavoro sul grande politico e intellettuale sardo su un piano più introspettivo, raffrontandolo magari all’esperienza vissuta da Fabrizio De An- sta. Momenti ben evidenziati da un meravi- dré sulla comune privazione di libertà, che - come glioso audioracconto in podcast in sei puntate “Il caso Braibanti” di Carmen Giardina e Massimiliano ha affermato lo stesso regista Casu -, “li ha portati realizzato da Samuele Sciarrillo, intitolato Le Palmese entrambi a scavare sulle rispettive disavventure, ali di Vik – La storia di Vittorio Arrigoni, in cui ri- per rielaborarle e trarne la forza per trasmettere saltano le sue coerenti battaglie ispirate dai ri- Braibanti, accusato di plagio nei confronti del messaggi universali. Seguire questi percorsi che ferimenti e dagli esempi emblematici pacifisti suo amante Giovanni Sanfratello, è stata la li hanno portati a un risultato così solare, è quel di Gandhi e Nelson Mandela. Sono innamorata brava regista genovese Carmen Giardina, che che mi interessa in modo particolare”. di Pippa Bacca è il documentario del 2019 di Si- ha ben evidenziato il contesto in cui quella Seppure in piena pandemia e in condizioni quan- mone Manetti che il festival BCF 2021 ha inse- emblematica vicenda si svolse, tra un’Italia to mai complicate e difficili, BCF 2021, anche at- rito nel suo programma per ricordare un’altra permeata da rigurgiti clerico fascisti e un con- traverso il cinema e i suoi tanti protagonisti, è ri- figura poco conosciuta ma importante per il testo generale nel quale già avanzava la conte- uscito ancora una volta a parlarci di storie e di vite suo impegno pacifista, quella di Giuseppina stazione giovanile e operaia che reclamava a noi vicine, a emozionarci e a farci pensare. Pasqualino di Marineo, in arte Pippa Bacca. Il più libertà e diritti. A riportarci infine, pesan- Marco Asunis disegno di Stevens Berto apre nel film il viag- temente, ancora in quel clima di fine anni Diari di Cineclub | Media partner gio di Pippa col testo poetico di Tullia Ranieri Sessanta, è stato il bel documentario animato “Il mio vestito è una fronda”, armonizzando la di Claudia Cipriani e Niccolò Volpati, “Pino. sua voce con la musica sefardita di Moksha Vita accidentale di un anarchico” (NdR recensio- Aleph. Una musica composta dal catalano Ya- ne di Marco Asunis su Diari di Cineclub n. 90 acob Gonzalez Garcia, che Moksha Aleph ese- - Gennaio 2021 pagg. 8/9). Un film che in mo- gue al violino e baglama con l’accompagna- do originale ha consentito di riesumare la sto- mento di Pierpaolo Sedda al daf. Pippa Bacca, ria della strage di Piazza Fontana del 12 di- un’artista partita in autostop da Milano con la cembre 1969 a Milano, intrecciando la vita sua amica Silvia Moro per un viaggio – perfor- dell’anarchico Pino Pinelli con lo sguardo e la Da vedere assolutamente: mance e con l’idea di raggiungere Gerusalem- memoria delle due figlie Silvia e Claudia, bam- 1940-2021 Buon compleanno Faber. Non una cover me, volendo attraversare undici paesi già stati bine nel tempo di quei tragici accadimenti. Con la non un omaggio e nemmeno un ricordo (9° edizione) ognuno di questi teatro di guerra. L’intento presenza degli autori si è parlato del valore tutto Signora Libertà Signorina Fantasia | (dedicato a Pao- era incontrare in ognuno di questi luoghi umano e politico di voler recuperare una vicenda lo Finzi e Gianni Mura) ostetriche locali, quali simbolo da onorare per così tragica della storia italiana. Quell’attentato Direzione artistica Gerardo Ferrara il ruolo di essere generatrici di vita in territori avvenuto alla Banca dell’Agricoltura causò 17 BCF - Festival Diritti Umani Napoli violentati dalla morte. Una grande idea im- vittime, 18 con quella di Pino Pinelli, come eb- clicca qui: https://bit.ly/38V6Ot9 maginifica che si interrompe nel Marzo del be a sottolineare tanto tempo dopo al Quiri- BCF - Il caso Braibanti 2008 a Istanbul, in Turchia, dove Pippa viene nale davanti alla sua famiglia il presidente della clicca qui: https://bit.ly/3lCGkBF violentata e uccisa da un camionista a cui ave- Repubblica Giorgio Napolitano, nel momento BCF - Sono innamorata di Pippo Bacca va chiesto un passaggio. A chiudere il film le della riabilitazione e delle scuse ufficiali per l’in- clicca qui: https://bit.ly/2OZmrsH foto di Costanza Ferrini e l’opera Acetosella, giusto coinvolgimento nella strage di Pinelli. Una BCF - Egidia Beretta Arrigoni e Luisa Morgantini in un intreccio dialogante tra parole e musica. strage organizzata da gruppi neofascisti coperti clicca qui: https://bit.ly/3rf9JD4 A ragionare sul film e a testimoniare sulla vita dai servizi segreti italiani. Strage di Stato ricorda BCF - Pinelli reale di Pippa Bacca hanno partecipato il regi- il film, in cui enormi furono i depistaggi e infa- clicca qui: https://bit.ly/3cdd3KJ sta Simone Manetti con Michele Lobaccaro, manti le accuse sul gruppo degli anarchici e 6 [email protected] Echi dal Medioevo o cinema licenzioso? La voglia dei cazzi e altri fabliaux medievali, l’altra realtà del periodo storico Alessandro Barbero, emi- percorsi artistici del cinema, sul primo invece nente storico, quando si apre un ampio ventaglio di risorse e credo ha tradotto e “riscritto” sia opportuna una premessa. alcuni spassosi fabliaux Sia nei fabliaux raccolti da Barbero che in al- medievali per una re- cuni film così detti erotici – che andrò a citare cente pubblicazione (“La – il sesso è visto come gioioso divertimento, voglia dei cazzi e altri oppure oggetto di burle e inganni o altro ma fabliaux medievali”) a sempre ameni. Lucia Bruni cura delle Edizioni Ef- Viene subito in mente il castigatissimo (oggi) fedi, non pensava certo al cinema. Il titolo “az- film mutoMessalina del 1923, prodotto e diret- zardato” del libro (a cui l’autore dedica una to da Enrico Guazzoni, o l’altro, altrettanto dettagliata interessante nota introduttiva, co- castigato del 1951, dall’omonimo titolo, diretto me farà del resto per gli assunti di tutti i suc- da Carmine Gallone, o ancora, per restare in cessivi testi) ha però invogliato i più curiosi, tema, il più “audace” Messalina, venere Impera- come me, ad addentrasi nelle contorte vie dei trice (1960) di Vittorio Cottafavi, con una pro- numerosi girotondi del sesso quale protago- vocante Belinda Lee, sorta di “polpettone nista di altre discipline artistiche. Come il ci- pseudo storico”, secondo Paolo Mereghetti; fi- nema ad esempio. no a scendere nell’erotico Messalina Messalina! Ma prima di procedere allo scandaglio dell’u- (1977) di Bruno Corbucci, “modestissima farsa niverso cinefilo vorrei spendere qualche paro- di quelle che una volta si definivano scollac- la su questo libro abbastanza singolare. ciate” sempre per voce di Mereghetti. Sappiamo che i fabliaux sono poemetti france- Credo però che per la trattazione tenga il pri- si duecenteschi, per lo più anonimi, i quali, mato la Trilogia della vita di Pier Paolo Pasoli- come scrive Barbero nella introduzione, “con ni, tre film girati fra il 1971 e il 1974, ovvero Il la loro esplicita franchezza parrebbero incarnare a Decameron (1971), I racconti di Canterbury (1972), prima vista, una gioiosa rabelaisiana libertà di lin- Il fiore delle Mille e una notte (1974). guaggio; in realtà”, continua lo storico, “le cose Il Decameron è la trasposizione di nove novelle dello scrittore medievale inglese Geoffrey sono più complesse come si scopre analizzando nel del Boccaccio fra cui alcune delle più audaci Chaucer, in cui, durante il viaggio verso Can- suo insieme questo ricchissimo corpus testuale (al di come quella del furbo ortolano Masetto da terbury per onorare la tomba del santo Tho- là, voglio dire, del ristretto campione mas Becket, lo scrittore (interpre- qui proposto in traduzione italiana). tato da Pasolini stesso) assieme In diversi casi il punto di partenza ad altri pellegrini, raccontano sto- della narrazione è proprio la discre- rie e aneddoti per ingannare il panza fra il linguaggio e la realtà, tempo. Otto episodi (dei ventuno provocata e spinta fino all’assurdo racconti originali) ci portano nel delle convenzioni sociali.”[…] Del re- mondo del sesso e degli inganni sto i fabliaux, come spiega Barbe- rivisitati in chiave talvolta comica ro nella “Nota alla traduzione”, e grottesca. “sono di per sé testi folli e divertenti, Il terzo, Il fiore delle Mille e una not- erano scritti per il puro divertimento te, ambientato nell’antico Orien- del pubblico, nella forma che allora te, ha per protagonista il giovane era la più moderna e che piaceva di Nur-ed-Din che cerca l’amata più. Sembra evidente che se si vuole Zummurud rapita dai briganti e ottenere il medesimo effetto, e cioè la ritrova dopo vari disavventure, quello che anche nelle nostre scuole si sotto le spoglie maschili del re chiama ormai il piacere del testo, si debba presen- Lamporecchio, che si finge sordomuto per en- Sair. Ma la vicenda principale si intreccia con tarli nelle forme che piacciono oggi: e dunque, in- trare come lavorante in un convento di suore altre numerose storie secondo la citazione nanzitutto, in prosa.” […] finendo per mettere discordia fra le consorel- chiave del testo “Le mille e una notte” (“la veri- Il tema di alcuni di questi brevi racconti è sta- le che se lo contendono per farselo amante, o tà non sta in un sol sogno ma in molti sogni”), to ripreso nel tempo da scrittori come La Fon- la novella di Tingoccio, che torna dall’Aldilà tutte incentrate sul tema della vittoria sui pre- taine, Perrault, i fratelli Grimm (per il raccon- per rivelare all’amico Meuccio come far l’amo- giudizi che rendono impossibili i rapporti d’a- to “I quattro desideri di San Martino”), o re non sia considerato peccato. E ancora quel- more, anche quello omosessuale. Chaucer e Boccaccio (per “Il mugnaio e i due la di Donno Gianni che possiede l’amata da- Ho indugiato su Pasolini sia perché lo reputo chierici”), o ancora Sacchetti, Bandello, Stra- vanti al marito di lei facendogli credere di uno dei poeti, scrittori e registi fra i più incor- parola (per “Il prete tinto”), per evidenziarne poterla tramutare in una cavalla. Quest’ulti- ruttibili in fatto di coerenza morale, sia per- alcuni. mo è accostabile al tema trattato nel racconto ché, proprio per questo suo carattere, si pos- E il cinema? “Il mugnaio e i due chierici” del libro di Barbe- sono trovare gli agganci migliori con Innanzitutto, credo sia opportuno operare un ro, ad esempio. Altro episodio del film da ac- l’argomento trattato. distinguo fra film erotici e film pornografici. costare ai racconti del libro è quello dell’infe- Questo ultimo film che chiude la “trilogia”, In effetti entrambi i generi indulgono alla dele Peronella, che fa entrare il marito in una impostato e condotto come un film fantasti- trattazione del sesso al centro delle storie ma giara per concedersi all’amante, e il riferi- co, non manca di risvolti politico-ideologici, si differenziano nell’approccio con l’argomen- mento, sebbene con esiti diversi va a “Il prete sebbene ancora filtrati dalla cultura popolare, to. Il secondo, per ovvi motivi più strumenta- tinto” del libro. capace di tolleranza, di spirito gioioso, di so- lizzato e totalmente scevro da “orpelli elegia- Cosa analoga accade nel secondo film I rac- gni, quella cultura destinata purtroppo a venire ci”, mi sembra che poco abbia a che fare con i conti di Canterbury, ispirato all’opera omonima segue a pag. successiva 7 n. 93

segue da pag. precedente #2 Prosegue un’analisi sulla crisi delle sale cinematografiche iniziata nel precedente schiacciata quando l’aggancio col potere si fa numero di Diari di Cineclub diretto e senza scampo. Questo avverrà poi in Salò o le 120 giornate di So- doma, ideato da Pasolini come primo di una ipo- L’irreversibile delocalizzazione del cinema tetica “Trilogia della morte”, quasi premonitore Il professor Francesco cineclub o nei festival. Per poter avere tutti i della sua tragica scomparsa. Il film infatti Casetti ha, nel suo libro film, era sufficiente utilizzare un dispositivo uscirà postumo. Ecco come talvolta il cinema ri- La Galassia Lumière, fat- come il software e-mule che permettesse di esce a entrare con prepotenza nella vita e divie- to emergere una serie scaricare e condividere i film. La nascente ci- ne amaro testimone del suo compimento. di elementi importanti nefilia poteva acquisire tutto ciò che fino a Ritornando al nostro libro e ai film a esso colle- che fanno riflettere sul- quel momento non si era potuto vedere, perfi- gati, faccio un salto nel tempo e passo dal Me- le trasformazioni che la no ciò che l’industria cinematografica aveva dioevo alla fine del Settecento con Choderlos tecnologia digitale ha scartato o semplicemente quel che la storia uf- de Laclos e il suo romanzo epistolare “Les liai- imposto al cinema. In ficiale aveva reso invisibile. Tutto poteva esse- sons dangereuses”, ovvero Le relazioni pericolose una delle sue conside- re ritrovato, visto, registrato e facilmente con- Àngel Quintana tradotto nel film omonimo da Stephen Frears razioni ha sviluppato il servato. nel 1988. Il fabliau che compare sul libro di Bar- ruolo che ha avuto la delocalizzazione nel pas- La frenesia del fenomeno della pirateria non bero e a cui romanzo e, ovviamente, relativo saggio del cinema con la sala e il suo speciale solo ha influenzato il supposto gusto raffinato film sembrano ispirarsi ha un titolo un tantino schermo cinematografico alle altre forme. At- per la passione al cinema, ma ha anche attrat- osé: “Il vescovo che benedisse la fica”. tualmente, con il propagarsi della pandemia, to lo spettatore della classe media che scopriva E ancora un film-commedia erotico sull’opera il processo di delocalizzazione che si andava un modo pratico di poter guardare anteprime di uno scrittore lombardo del Cinquecento, sempre più sviluppando con la nascita delle cinematografiche gratuitamente senza obbli- Gian Francesco Straparola (più volte citato nel piattaforme digitali appare oggi ormai un fe- gatoriamente passare per il botteghino. La pi- libro per i fabliaux che lo hanno ispirato), il nomeno irreversibile. rateria ha avuto un impatto così forte da gene- quale con “Le piacevoli notti”, una raccolta di Nel mondo dell’economia il temine offshoring rare una enorme paura da parte di un’industria settantacinque novelle e fiabe, ispira il film del o delocalizzazione si riferisce a un processo di cinematografica che vedeva i suoi film scari- 1966 in tre episodi, dal titolo omonimo diretto trasferimento di attività di servizi o di produ- cati e visti nell’illegalità, al punto tale che per- da Armando Crispino e Luciano Lucignani. zione di determinate imprese in altri paesi in fino delle anteprime potevano essere viste pri- E che dire del fabliau “Il contadino dottore” da cui vigono bassi salari. Tali aziende possono ma che uscissero nelle sale cinematografiche. cui di certo Molière, celebre drammaturgo trovare in questi nuovi paesi ciò di cui hanno Quando determinati distributori ritardavano francese del Seicento, prese spunto per scrive- bisogno per la loro produzione, utilizzando a eccessivamente a far uscire particolari titoli di re la commedia “Le Médecin malgre lui”? Il te- loro sfruttamento comunque esternalizzazio- film, una parte consistente di pubblico riusci- ma si ritrova pari pari nel film Medico per forza ni specializzate. Questo termine comprende va a vederli prima utilizzando dispositivi pira- del 1931 diretto da Carlo Campogalliani. due idee molto interessanti per comprendere ta. Uno dei fattori chiave dell’epoca dei DVD e Ancora troviamo il fabliau “La borghese d’Or- anche il percorso che ha seguito l’audiovisivo della pirateria fu l’uso dei computer come léans”, un tema assai diffuso che oltre a solleci- lungo tutto l’ultimo decennio: la perdita del nuovo Kinetoscopio - nel senso che Edison tare nei secoli novellieri famosi, a partire da suo spazio originario (le sale cinematografi- diede a quell’invenzione -, che consentiva la Boccaccio, Poggio Bracciolini, Bandello, La che) e la degradazione del prodotto, a partire visione individuale di tutti i generi di film. Fontaine, fino a Mozart (“Le nozze di Figaro”), dal deterioramento progressivo della sua qua- Nell’ambito puramente domestico, lo scher- è approdato al cinema nel 2016 con Amore e in- lità e dall’emergere di un modello audiovisivo mo non era più solo la TV nella sala da pranzo ganni, un film di Whit Stillman, liberamente sempre più conformizzato. o perfino l’home cinema che definiva lo spazio tratto dal romanzo epistolare “Lady Susan” di Intorno al 2010, all’inizio del decennio scorso, di una speciale visione. All’interno di ogni ca- Jean Austen. si è presentato un potente fantasma che ha sa coesistevano più schermi e in ogni famiglia Ma potremmo continuare con film a sfondo iniziato a spaventare sia il mondo della produ- si determinava una diversificazione dei gusti erotico quali 9 settimane e ½ (1986) diretto da zione che quello della creazione: il fantasma e delle diverse visioni di cui godere. Adrian Lyne, una leziosa superficiale comme- che aleggiava era quello della pirateria. Il for- La domanda. La pirateria è stata il banco di dia che strizza l’occhio al mito del maschio sel- mato DVD si era imposto nel mercato, con- prova per il successivo sviluppo delle piatta- vaggio, oppure Ultimo tango a Parigi (1972), sentendo il recupero di tutto un cinema scor- forme digitali? scritto e diretto da Bernardo Bertolucci, film dato dalla memoria, presentato addirittura Se si esamina la tempistica dei processi avve- scandalo degli anni Settanta che, scriveva Me- talvolta con edizioni critiche con allegati stra- nuti con la digitalizzazione nell’industria au- reghetti nel 1993, è “invecchiato bene” perché ordinari. Il nuovo materiale aveva accelerato diovisiva, vedremo che alla fine del primo de- “ancora capace di parlarci della solitudine e la possibilità di poter archiviare tutto, trasfor- cennio di questo secolo l’ultimo segmento che della distanza dei sessi nella nostra società”. mando la vecchia passione per il cinema dall’i- mancava all’affermazione totale del digitale Purtroppo i quasi trent’anni trascorsi lo svuo- dea di voler vedere tutto alla possibilità di po- era la parte conclusiva della visione. In molti tano di questo significato consegnandoci oggi ter possedere tutti i film del mondo. La segue a pag. successiva un erotismo sbiadito, amorfo e inghiottito da divulgazione febbrile del una devastante globalizzazione. E ancora Vizi DVD fu presto accompa- privati e pubbliche virtù (1986) di Miklòs Jancsò, gnata da un altro fenome- tesi sul sesso come strumento di ribellione, no decisivo: l’esistenza e tanto per citarne alcuni. lo sviluppo di dispositivi Riguardo al linguaggio in uso sull’argomento, informatici pirata che che di certo in apertura ha suscitato un po’ di consentivano di condivi- perplessità, vorrei concludere con la riflessio- dere i film nel computer, ne dello stesso Barbero: scaricarli e conservarli su ”[…]“E oggi? La scommessa è quella di fingere che dischi rigidi. La nuova nell’epoca in cui viviamo né le parole, né le cose fac- passione cinefila smise ciano più paura, nemmeno nei titoli. così di concentrarsi sul- Ma sarà poi davvero così?” la ricerca del tesoro per- Lucia Bruni duto nelle cineteche, nei 8 [email protected]

segue da pag. successiva entrava in crisi. I film sono visti per lo più on cinematografici importanti, dove non si trat- paesi la digitalizzazione delle sale cinemato- line, nei nuovi speciali kinetoscopio in modo tava più di vendere l’esclusività di opere pen- grafiche è iniziata intorno al 2010 e i proietto- disordinato e in chiara relazione di contigui- sate per il grande schermo, poiché la differen- ri a 35mm hanno iniziato a diventare obsoleti. tà con le serie tv programmate. La chiusura za tra il piccolo e il grande schermo era stata Prima della digitalizzazione sono state speri- delle sale è stata un colpo duro che ha causato in questo frattempo cancellata. Mentre il fe- mentate operazioni come il 3-D, che le società a molte di queste problemi nel definire un fu- stival di Cannes, a dire il vero sotto la pressio- di produzione utilizzavano per rafforzare il turo diverso che rispondesse allo sviluppo ne dei distributori francesi, ha resistito alla blocco analogico dei circuiti visivi. Il 3-D, nato concitato della delocalizzazione. L’idea che ci forza ricattatoria di Netflix, il festival di Vene- come un toccasana, non è durato a lungo, per- fosse un pubblico adulto che stava a casa da- zia ha trovato nelle prestigiose produzioni ché una volta assimilata la novità tecnologica vanti allo schermo della televisione e un pub- della grande piattaforma una fonte di gla- non si sviluppò nessuna sperimentazione blico giovane che andava a vedere i blockbu- mour e pubblicità. L’apparizione del gigante successiva attorno al progetto. Con la digita- ster nelle sale, non aveva più logica. Netflix è stato un fattore che ha portato la de- lizzazione le sale cinematografiche diventa- Le grandi major non hanno perciò esitato a localizzazione audiovisiva a un punto di non vano dipendenti dai computer e le pellicole vendere i loro film al miglior offerente. Una ritorno. La sala intesa come luogo originario e smisero di essere prodotte con i loro cinque o piattaforma come Disney ha creato il proprio come spazio sacro per le mostre cinematogra- sei rotoli di celluloide per ridursi a un sempli- marchio e ha preferito rilasciare un film come fiche non ha ora un futuro chiaro, mentre vi- ce DCP, ossia al Digital Cinema Package che Soul alla piattaforma multinazionale e casa di ceversa gli schermi dei computer consolidano equivaleva al digitale della pellicola. Il percor- produzione cinematografica Pixar piuttosto le loro posizioni. I prestigiosi film offerti dalla so diventava tutto più semplice e veloce. I di- che renderlo inutilizzabile in sale cinemato- filiera servono ad alimentare la produzione di stributori smisero così di fare copie di film in grafiche chiuse in molti paesi. La crisi delle sa- tutti i tipi di sottoprodotti, subappaltati e di 35 mm, il che consentiva una maggiore circo- le ha visto società statunitensi operanti nella infima qualità presenti nel catalogo. Comun- lazione dei film e una semplicità nelle proie- distribuzione come Netflix, convertirsi in mo- que sia, i gestori che fanno parte dell’istituzio- zioni. Questo processo poteva aprire perfino stri audiovisivi in cui la logica prima non era ne cinematografica non hanno avuto altra nuovi modi di programmazione, consentiva più la visione o la quantificazione del pubblico scelta che arrendersi davanti alle grandi piat- anche un migliore utilizzo della versione ori- in sala, ma la massima offerta dei generi cine- taforme. Al momento, qualsiasi film indipen- ginale in paesi in cui sussisteva il doppiaggio matografici in modo tale che nessuno potesse dente ha più possibilità oggi di entrare nel ca- facendo crescere le diverse possibilità per una sfuggire, come con i pesci, dalle reti. talogo Netflix che attendere che la situazione visione cinematografica. Né le sale cinemato- Il business è collegato alla miniera dei dati nei cinema si normalizzi dopo la pandemia. grafiche, né i distributori hanno tenuto conto utilizzabili e consiste nel conquistare quanti Alcuni festival cinematografici sono stati ad- dei nuovi vantaggi del fenomeno, mantenen- più abbonati possibile. È sufficiente promuo- dirittura inaugurati con film che potevano es- do le loro vecchie pratiche basate sulla con- vere determinate opere per acquisire un certo sere visti il giorno dopo su una piattaforma e centrazione di anteprime e la ricerca di un prestigio e non c’è da preoccuparsi se queste che non sarebbero passati nelle sale, con criti- target di pubblico ben definito - fondamental- non emergono, perché ci saranno gli algorit- ci cinematografici che parlavano di film che mente di giovani e adolescenti - attorno a un mi a definire il modello dello spettatore medio non sarebbero apparsi nella sala cinemato- modello di blockbuster che entrava in crisi in che potrà accedere alla catena commerciale. I grafica ma solo nelle diverse piattaforme digi- modo repentino rispetto alle proprie formule gestori dei multiplex vedono con impotenza e tali. Per il suo ruolo sociale, lo sconcerto nei stantie. angoscia il loro futuro. A differenza di quanti confronti della critica nell’ambito del futuro L’origine della delocalizzazione non si trova invece prospettano un cinema indipendente del cinema delocalizzato sta diventando sem- nel passaggio dalla proiezione analogica a che, sebbene anche questi guardino con pre- pre più pesante. La delocalizzazione cinema- quella digitale, poiché il cambiamento tecno- occupazione allo strapotere delle piattaforme, tografica ha depotenziato tutte le istituzioni logico non era stato altro che un cambiamen- sono consci che la scommessa sulla differen- dell’universo audiovisivo. Essa ha addirittura to prevedibile. La delocalizzazione iniziò a verifi- ziazione del pubblico può avere prospettive di messo in crisi una delle novità che sembrava- carsi a causa del fatto che le sale cinematografiche salvezza rispetto all’omogeneizzazione dei no essersi consolidate nel corso del decennio: non sapevano più come rinnovare il loro modello grandi multiplex. Prima della pandemia, mol- le serie filmiche televisive. Negli ultimi cinque di pubblico e promuovere le differenti novità che ti gestori di sale sono caduti nella trappola of- anni un fenomeno chiave nell’universo delle emergevano. Mentre le sale entravano serie cinematografiche è stata la in crisi, lo spazio frammentato della scomparsa dei grandi titoli di culto, visione individuale che aveva ali- mentre invece si è accentuato il fe- mentato la pirateria acquistava rile- nomeno della pubblicità per ante- vanza con gli schermi che tendevano prime che provocavano attesa da a moltiplicarsi, fino a culminare nella parte degli appassionati di questo nascita di legali piattaforme digitali. genere, ma che spesso finiva per ac- Una serie di piattaforme come compagnarsi con una successiva Netflix, Amazon, HBO o MUBI han- frustrazione. Sembra come se tutto no finito per occupare una centrali- l’intero universo delle serie televisi- tà che mai prima aveva avuto il cine- ve sia in fase di revisione, che la sua ma e successivamente la televisione. seconda età dell’oro sia giunta al ter- Questa centralità è cresciuta a di- mine, aprendo nuove vie, nuove smisura durante la pandemia, quan- strade che sconcertano e depistano do i cinema sono stati chiusi e le un pubblico che non sa più cosa sce- piattaforme digitali sono diventate gliere, o cosa apprezzare. Il tanto ec- un sistema di intrattenimento chiave in ri- ferta da Netflix: se la piattaforma offriva loro cesso genera confusione e dispersione. La po- sposta ai diversi confinamenti umani e socia- The Irishman di Martin Scorsese, Roma di Al- litica di certe piattaforme di riempire il loro li. Le piattaforme hanno creato un nuovo mo- fonso Cuarón o Mank di David Fincher, accet- catalogo in qualsiasi modo, sta rimodellando dello di spettatore cinefilo che ha smesso di tando di distribuire film che concorrevano la stessa configurazione degli spettatori. voler avere tutto, di voler vedere tutto o, sem- agli Oscar, di fatto quegli schermi cinemato- Spettatori per un pubblico nuovo che si ritro- plicemente, di conoscere come è possibile ve- grafici contribuivano ad alimentare proiezio- va più frammentato che mai. dere tutto. Anche l’idea del film - o della serie fil- ni attraverso una concorrenza sleale. Lo stes- Àngel Quintana mica - come oggetto materiale da collezionare so problema si è verificato in diversi festival Traduzione dallo spagnolo di Marco Asunis 9 n. 93

Abbiamo ricevuto Il cinema di oggi: una riflessione Alberto Castellano Mimesis

Introduzione Queste dieci riflessioni sono state pubblicate sui Diari di Cineclub periodico indipendente online di cultura e informazione cinematografica da ottobre 2017 a gennaio 2020. Una riflessio- ne complessiva sul cinema di oggi non dal punto di vista linguistico, estetico o teorico ma della sopravvivenza dell’oggetto-film alla luce dei cambiamenti epocali che hanno con- dizionato e stravolto il consumo cinemato- grafico tradizionale fino ad arrivare ad una diversa percezione complessiva del cinema. Una mutazione che coinvolge il pubblico, la critica, i media cartacei e televisivi, i produt- tori, i distributori, gli esercenti, i docenti uni- versitari. Vengono approfonditi l’emorragia del pubblico diventata allarmante negli ultimi anni, il modo in cui lo spettatore contempora- neo si pone rispetto al cinema, la sua dimen- sione solitaria da “eroico” sopravvissuto e la fine del coinvolgimento emotivo di massa, il suo rapporto come lettore con la recensione di una volta e con i giudizi, le stroncature o le esaltazioni dei critici, l’identità della critica odierna, la crisi della “centralità” della sala e le nuove modalità di fruizione sui device e sulle piattaforme digitali. Si tratta di argomenti dai quali non si può prescindere in un’ottica di dover fare i conti con lo scenario contem- poraneo del cinema in senso globale e di una fisiologica mutazione antropologica dell’atto- re principale dello spettacolo e non solo. Ep- pure da tempo – da quando sono cominciati ad affiorare i primi segnali di un cambiamen- to epocale – i quotidiani, i settimanali, i vari periodici mensili con relativi opinionisti che una volta avevano un peso autorevole non se ne occupano o perché l’approfondimento è uno spazio ormai abbandonato o perché sono temi che non fanno “notizia” e non servono al- la causa commerciale della carta stampata (ammesso che quelli che hanno una priorità su questi fanno gioco visto che i giornali an- naspano da anni in una crisi con perdita pro- gressiva di copie vendute) o perché alcune co- se si danno per scontate nell’ottica di una crisi generale del settore analizzata in molti casi con pressapochismo e superficialità o ancora perché nella maggior parte delle testate si vuole evitare di creare fruizioni con le varie categorie chiamate inevitabilmente in causa nelle riflessioni. Resta il fatto che avendo avu- l’umiltà di chi vuole aprire un dibattito e ritro- Carlo Verdone, Clint Eastwood, Paul Schrader, alla comi- to l’opportunità di esprimere le mie riflessioni vare un atteggiamento problematico che po- cità e al doppiaggio, è stato professore a contratto su un mondo che ho attraversato in lungo e in trebbe aiutare a raggiungere un equilibrio di Semiologia del cinema all’Università degli Studi di largo da critico, giornalista ma soprattutto da perduto tra tutte le categorie coinvolte e le Salerno e ha fatto parte della giuria Fipresci spettatore “privilegiato” su un periodico indi- parti in causa. (Federazione della Critica Internazionale) in nume- pendente online come Diari di Cineclub non Alberto Castellano è saggista e critico cinematografico na- rosi festival. ho perso l’occasione di approfondire i vari poletano. Ha scritto per circa venti anni per Il cinema di oggi: una riflessione aspetti del cinema di oggi senza l’atteggia- “Il Mattino” di Napoli e attualmente collabora con Alberto Castellano mento di chi ha la “ricetta” per risolvere i pro- “alias”(supplemento settimanale de “il manifesto”) Mimesis Cinema / Minima blemi da varie angolazioni ma con un approc- e Diari di Cineclub. Autore di numerosi saggi e volumi € 8,00 cio fenomenologico, una lucidità analitica e dedicati a Franchi e Ingrassia, Douglas Sirk, ISBN-13: 9788857565682 10 [email protected] 10 FILM ambientati su una barca *7 puntata

Il mare: a volte ce ne di- mentichiamo, ma rico- pre l’ottanta per cento del nostro pianeta, co- me la composizione del nostro corpo umano è strutturata nella sua maggioranza nel suo elemento: l’acqua. Una piattaforma selvaggia, insondata ed insonda- Giorgio Campani bile, dove l’uomo, a differenza della terra ferma, deve esercitare il suo controllo cento, mille volte più attenta- mente. Ed in mezzo a questa belva imprevedi- bile, l’uomo ha il suo regno su un’imbarcazio- ne, una piccola riproduzione della sua amata terra ferma, controllabile, organizzabile, fles- sibile ad ogni capriccio del vento, della marea, del cielo. Mi ha sempre enormemente affasci- nato il mare, amo guardare e riguardare video su Youtube di imbarcazioni che tentano di do- marlo, di acquietare la sua furia, di capire co- me superarlo, prevedendo la sua prossima mossa. In questo elemento l’uomo ritorna im- potente, anche dopo migliaia di anni, e sono stessa identica frase di inizio del romanzo sotto una enorme pancia, barba e baffi, da un state scritte, cantate, filmate e raccontate mi- (chiamatemi Ismaele), pronunciata da Stefano eccezionale Orson Welles. gliaia di storie su questo tema. Una piattafor- Sibaldi, uno dei doppiatori che non finirò mai Lo Squalo, di Steven Spielberg, 1975. So benis- ma dove tutto ritorna come in origine, la sorte d’amare; la sua voce è quella del narratore per- simo che i tre quarti di questo film non si svol- dell’uomo moderno potrebbe essere la stessa fetto perché, come dichiarò il grande Glauco gono a bordo di una nave, ma gli ultimi qua- di un ominide delle caverne. Il suo lenzuolo ri- Onorato, riusciva a modulare la propria voce ranta minuti del film sono così intensi che è flettente non è che l’involucro di un mondo in maniera incredibile. Ismaele è il narratore, impossibile non citarlo. Nel suo primo vero invisibile: la sua popolazione, le sue bestie più perché unico superstite del disastro del Pe- film di grande produzione, Spielberg rovescia temibili, le città che ancora non sappiamo sia- quod, ma il vero protagonista della storia è ov- molti principi della narrazione filmica: è una no esistite o no, i canyon, i vulcani, enormi de- viamente il capitano Achab. Come ben sappia- delle prime volte in cui il villain, lo squalo, non serti ricoperti dei suoi relitti e le sue vittime, i mo, un personaggio intriso d’odio, capace di viene quasi mai mostrato durante il film, se tesori che ha rubato, e che cela nel buio delle soggiogare con la sua profondissima fede nel non in gran parte in inquadrature in soggetti- sue fredde interiora. Dal tono di queste prime suo intento di vendetta verso la balena albina, va e pochissime riprese da media distanza. quindici righe penso traspaia il mio amore un personaggio enorme e profondo. Decine di Ma in realtà non abbiamo idea di quanto sia per questo palcoscenico d’acqua, e delle innu- attori hanno tentato di impersonificare que- lungo, largo, quanto sia grande la sua bocca, merevoli storie che abbia scaturito. Uomini sta figura, non solo nei vari film ma anche nei quanto sia realmente pericoloso, fino a che che danno la caccia a belve marine, uomini numerosi film per la TV americana ed inglese: l’ultima parte del film non ce lo rivela. Tre per- che combattono altri uomini sullo specchio Patrick Stewart (il capitano Picard di Star sonaggi Hooper (Richard Dreyfuss), Brody dell’acqua o sotto di esso, uomini che da soli Trek: The Next Generation), Danny Glover, Jack (Roy Scheider) e Quint (un immenso Robert scrutano sé stessi, nel mare. Per citare Melvil- Aranson, e molti altri. Ma nessuno di essi ha Shaw, una vera e propria incarnazione di le: “Il mare, dove ciascuno, come in uno spec- mai toccato le vette di drammaticità di Gre- Achab, anche qui) si imbarcano sulla Orca, per chio, ritrova sé stesso”. Molte di queste storie gory Peck, in questo film. La prima volta che lo dare la caccia all’enorme pesce. Ben presto si che elencherò le conoscerete già, ma non im- vidi, per primo mi colpì il trucco: una lunga ci- rendono conto che il mare non è casa loro, che porta. Una canzone può avvalersi delle più catrice segna verticalmente l’occhio sinistro in realtà è lo squalo che sta cacciando loro. Ed dolci e struggenti parole, scivolando su melo- del capitano, e dove la cicatrice tocca barba e in particolare due in quadrature meravigliose die ammalianti che, come la guglia di un bri- capelli, rigorosamente neri come la pece, ciuf- ci rivelano le vere dimensioni della bestia gantino, arrivano dirette al nostro cuore. Ma fi bianchi si fanno strada, bianchi come la ba- (quello è più di sei metri!!! Anche otto metri, e tre la voce di chi le canta differisce da gola a gola, lena, a delineare “un’interna pena o crocifissio- tonnellate almeno. Ci serve una barca più grossa). da cuore a cuore. E se per “cantanti” intendia- ne”, sempre per citare Melville. La simbiosi tra Tra pasture, lenze d’acciaio spezzate, barili mo registi, scenografi, meravigliosi attori, gli Achab e Moby Dick è resa meravigliosamente, gialli, arpioni e gabbie d’acciaio, gli ultimi mi- esempi che vi fornirò sono a parer mio, quasi egli può prevedere la sua apparizione anche nuti sono tra i più emozionanti che ricordi. ineguagliabili. Salpiamo. quando ella è ancora sott’acqua. Ogni perso- Ancora oggi, almeno una volta a settimana, ri- Moby Dick: la Balena Bianca, di John Huston, naggio e scenografia sono curati in maniera guardo questa parte del film. La maestria nel- 1956. Il mondo del cinema ha tentato moltissi- eccezionale, la colonna sonora è trascinante. la narrazione di Spielberg si mostra anche me volte di riprodurre la storia del capolavoro Uno dei punti più commoventi, è il sermone con l’aneddoto della Corazzata Indianapolis, di Melville, a partire da Il mostro del mare, del in Chiesa di Padre Mapple, ritrasposto pari raccontato una sera da Quint, a cena, dove gli 1926, fino al recente Heart of the sea, di Ron pari dal romanzo, dove viene citata la meravi- spiega da dove proviene il suo terrore per gli Howard. Ma nessuno di questi ha mai avvici- gliosa parabola del Giona che, avendo tradito squali e la sua determinazione a cacciarli per nato l’epicità del racconto originale come il Dio, si ritrova sul fondo dell’oceano, inghiottito da tutta la vita. Una storia raccapricciante, che è film di Huston. Inizia il film ed abbiamo la una balena. Un cameo memorabile, interpretato, segue a pag. successiva 11 n. 93

segue da pag. precedente al racconto, questo è un gran film sui pirati: i sarà di profonda amicizia, tanto che Harvey tra l’altro vera. La HBO baserà un documenta- dialoghi sono meravigliosi, ben al di sopra dei desidererà restare con Manuel anche quando rio su questa storia, più tardi, nel 2016, Nicho- coloriti epiteti pirateschi della ben più accla- sarà a terra. Solo per spiegarvi quanto sono las Cage sarà protagonista del film USS India- mata pentalogia de I Pirati dei Caraibi o della devoto a questo film, sappiate che la sigla ini- napolis. Kon-Tiki, di Joachim Roenning ed Espen saga di Monkey Island della Lucasarts. Una ve- ziale di ogni mio video è la canzone “Pescioli- Sandberg, 2012. Kon-Tiki era il nome di una zat- ra e propria perla che ebbi la fortuna di tera che nel 1947 partì alla volta dell’Oceano godermi al cinema. Polanski voleva an- Pacifico per raggiungere le isole della Poline- che omaggiare il filone d’avventura pira- sia, costruita, organizzata e guidata dall’esplora- tesca del quale, negli anni ’30, era Errol tore norvegese Thor Heyerdahl. Un uomo anima- Flynn una vera e propria icona cinema- to da una irrefrenabile curiosità, determinazione tografica. Indimenticabile il suo Capitan e follia, che decide, insieme a cinque suoi colle- Blood, del 1935, dove l’attore di origine ghi studiosi, di ripercorrere in zattera la rotta australiana interpreta un dottore che, di 4300 miglia che parte dal Perù per raggiun- dopo varie sfortunate vicissitudini, si da gere la Polinesia, la stessa rotta che i Poline- alla pirateria, diventando un vero e pro- siani avevano percorso con (gli stessi) mezzi prio terrore dei mari. Flynn era perfetto di navigazione rudimentali. Il cuore di questa per quel ruolo, lo sarebbe ancora oggi, a storia, rigorosamente vera, è il personaggio di dire il vero, faceva parte di quel gruppo Thor, il classico carattere affascinato dal mi- di esseri umani che forse sono più a loro stero che, a differenza dei citati Achab e agio nei panni di attori che nelle spoglie “U-Boot 96” (1981) di Wolfgang Petersen Quint, è guidato da determinazione e follia di personaggio celebre, fuori dal set. Flynn no” che Manuel canta sul ponte di guardia, per conoscere e affrontare i misteri della na- che era anche un proverbiale amante del ma- dopo cena. Master & Commander, di Peter tura, e non per dominarli o distruggerli. Un re, proprietario di un immenso veliero nel Weir, 2003. Ad inizio 800, quando le guerre film quasi interamente girato a bordo della quale passava gran parte del suo tempo libero, napoleoniche infuriavano, una nave inglese, zattera di legno che, insieme al suo equipag- il più del tempo a bere e divertirsi (divertente capitanata da Aubrey (R. Crowe), solca i mari, gio, saranno preda dell’impermanenza della il ritratto che Jude Law ne da in The Aviator di alla ricerca della sua antagonista francese, la condizione emotiva del mare e dei suoi abi- Scorsese, anche se il suo personaggio merite- Acheron. Il film è interamente dedicato all’in- tanti, affrontando tempeste e attacchi da par- rebbe un intero film dedicato a lui).Il vecchio e seguimento, duello, ed agli incredibili espe- te di un branco di squali. Candidato all’ Oscar il mare, di John Sturges, 1958. Come per Moby dienti che ognuna delle due navi esercita come miglior film straniero, poi andato allo Dick, anche qui la storia è arci nota. Ma mi ha sull’altra per eluderla e sfuggirle, o attaccare. struggente Amour di M. Haneke. Il coltello sempre ammaliato quanto il racconto di He- Ci voleva un australiano come Weir per dipingere nell’acqua, di Roman Polanski, 1962. Il primo mingway, ed il film di Sturges, descrivessero un film d’avventura cosi eccezionale, inarrivabile film di Polanski fu proprio un film ambienta- così meravigliosamente il rapporto che c’è tra non solo per la storia, ma anche per costumi, to su una barca (tema poi ripreso dal seguente l’uomo che combatte ed allo stesso tempo ama dialoghi, e per la ricostruzione della vecchia Luna di Fiele, dove si ripropone il tema della il mare, l’entità in cui esso lavora, vive, e che è, Fortune, la nave inglese, della quale entrere- coppia e dell’elemento esterno ad essa). Ed i allo stesso tempo, uno specchio. Spencer Tracy, mo letteralmente ad essere parte dell’equi- personaggi al centro della vicenda sono tre: anch’egli anziano in realtà, impersona il vec- paggio. Un assoluto capolavoro della filmo- Andrea, uomo maturo e affermato, la giovane chio Santiago con la sua enorme umanità grafia navale. Ma, mio malgrado, solo secondo moglie Cristina, ed un giovane autostoppista espressiva, un volto capace di esprimere rab- ad un ben più epico film: U-BOOT 96, di Wolf- che viene invitato, quasi per gioco dal dispoti- bia, gioia e disperazione con la stessa identica gang Petersen, del 1981. Questo è, in assoluto, co Andrea sulla loro imbarcazione. Il groviglio intensità. Nei suoi dialoghi con sé stesso, o il più grande film di battaglia marina mai pro- della relazione tra i tre personaggi, “intrappo- con il mare, il vecchio affronta la sua avventu- dotto, ed uno dei cinque film sulla Seconda lati” dall’imbarcazione in mezzo al lago, è il ra più grande che, come mi ricordava un ami- Guerra Mondiale più belli ed immersivi di fulcro dell’intero film, così controverso e pie- co, è sempre destinata ad una sconfitta, quan- sempre. Basti pensare che le vicende dell’e- no di significati nascosti. Oltre ad un’inedita do si ha a che fare col mare, che è parabola quipaggio tedesco del sommergibile U-BOOT scena di nudo (inusuale per il cinema conser- della visione della vita dell’autore. E mentre sono talmente emozionanti e terribili che, no- vatore dell’epoca), i tre attori principali non vediamo i sogni (le tigri che si rotolano sulle nostante la durata notevole della pellicola avevano quasi esperienze precedenti. La bar- spiagge africane), i colpi di remi del vecchio, (caldamente consigliata la Uncut, di oltre 4 ca ed il lago fungono ancora una volta da sfon- la dolce voce di Gino Cervi ci descrive cosa il ore) l’azione corre frenetica, anche nei mo- do dal quale non ci si può sottrarre ad una in- vecchio ha nel cuore in quel momento. Ritro- menti di pura terribile calma, mentre l’equi- trospezione, sino al ben fatto finale. Sempre viamo Spencer Tracy, nelle stesse vesti di ma- paggio attende l’esplosione di una bomba di di Polanski, del 1986, Pirati fu un vero e pro- rinaio, in un altro capolavoro, Capitani Corag- profondità sganciata dal nemico, si immerge prio disastro al botteghino. Un film il cui pro- giosi, di Victor Fleming, del 1937. Un film che a zig-zag per evitare i sonar delle navi nemi- getto era nella mente del regista sin da dopo probabilmente continuerò a guardare e ri- che, procede a motori quasi spenti per non Chinatown, ma che per svariate peripezie, poté guardare anche quando avrò novanta anni, ed emettere suoni. Pensate che l’equipaggio, che realizzare solo anni dopo. Polanski voleva Ja- al quale, come tutti i figli devoti alla propria all’inizio del film vediamo sbarbato, pulito e ck Nicholson come interprete del famigerato figura paterna, sono profondamente legato. Il con una pelle perfetta, man mano che arrivia- Capitan Red, ma per esigenze di produzione piccolo Harvey, ragazzo viziato, figlio di un mo al terribile finale, sarà sempre più sporco, ripiegò su Walter Matthau, che in qualche uomo d’affari che non ha mai tempo da spen- fradicio, sudicio, gli occhi infossati nelle orbi- modo diede una vena comica perfetta al teno- dere con lui, cade in mare durante un viaggio te, le labbra vivide. Tutto volere del regista te- re della storia, soprattutto nel rapporto del ca- in nave, e viene raccolto da Manuel Fidello, desco, che per dare un senso ancora più reali- pitano col suo fido sguattero, Ranocchio. I Tracy appunto, un pescatore pieno di vita, che stico e coinvolgente, obbligò a girare le scene due saranno al centro della storia, quasi com- lo salva dalle acque e lo porta a bordo della go- d’azione con gli stessi vestiti, senza mai lavar- pletamente svolta in mare, prima su una letta sulla quale lavora come pescatore. Una si e senza riposo. Il modello ricostruito dello sgangherata zattera, e poi a bordo di un va- volta capito che non farà ritorno a casa prima U-BOOT 96 usato per questa pellicola, venne, scello spagnolo, il Nettuno, a bordo del quale che la stagione di pesca sia finita, Harvey si ri- in seguito, prestato a Spielberg, per una scena prima saranno aggiunti all’equipaggio, per poi bella. Sarà Manuel a domarlo, insegnargli a de I Predatori dell’Arca perduta, il quale lo rese aizzare l’ammutinamento generale. Benché Po- pescare, ad essere un uomo e a trattarlo come alla produzione tedesca. lanski volesse dare chiaramente un tono comico un figlio. Il rapporto che si instaura tra i due Giorgio Campani 12 [email protected] Il sogno. La via regia al cinema dell’inconscio Cinema e sogno, un rap- il film rappresenta il passaggio dallo porto da sempre molto stato di veglia al sonno attraverso al- stretto. Al di là dell’in- cuni artifici tecnici. I più comuni so- troduzione di sequen- no la dissolvenza incrociata, l’effetto ze oniriche nei film, il flou con la sfocatura delle immagini, sogno sembra avere il passaggio dal colore al bianco e ne- molto in comune con ro, le sovrimpressioni, l’impiego del la tecnica cinemato- grandangolo e, insomma, qualsiasi grafica. Si ha quasi la strumento possa rivelarsi utile per Fabio Massimo Penna sensazione che il no- marcare in maniera decisa la transi- stro inconscio operi una sorta di montaggio zione dalla dimensione reale a quel- delle inquadrature che si formano nella no- la onirica. Vi è però chi ha effettuato “Io ti salverò” (1945) di Alfred Hitchcock stra mente quando dormiamo. D’altronde è scelte stilistiche completamente in- ampiamente dimostrato come il modo di ope- novative rispetto alla tradizione co- rare del nostro cervello e del film siano simili. me Hitchcock il quale per la sequen- Nel loro importante saggio La tecnica del mon- za onirica di Io ti salverò (1945) decide taggio cinematografico Karel Reisz e Gavin Mil- di evitare espedienti quali effet- lar riportano un brano di Ernest Lindgren in to-nebbia, tremolii, flou per sceglie- cui l’autore paragona il nostro sguardo alle se- re sogni caratterizzati da contorni quenze cinematografiche, con gli occhi che si chiari e netti. Per ottenere questo ri- muovono per avere una visione totale dell’am- sultato si rivolge all’estro fantastico biente in cui ci troviamo come in una sorta di di Salvador Dalì (non tutte le idee panoramica, prima di fermarsi su di un detta- del geniale pittore vengono, però, “Il fascino discreto della borghesia” (1972) di Luis Buñuel glio, come avviene nel primo piano filmico. impiegate) e alla fine vediamo Gre- Conclude Lindgren: “Nella misura in cui il gory Peck che si addormenta e in una film riproduce il movimento, ci può dare una sorta di dissolvenza incrociata appa- rappresentazione viva di ciò che vediamo; iono alcuni occhi che si sovrappon- l’impiego del montaggio riproduce esatta- gono seguiti da una carrellata in mente il modo in cui normalmente osservia- avanti verso il protagonista del film mo la realtà” (in Karel Reisz- Gavin Millar, La seduto a un tavolo a giocare a carte tecnica del montaggio cinematografico, SugarCo prima che la stessa scena venga ri- edizioni, Milano, 1983). Inoltre la partecipa- proposta come inserto dentro un oc- zione dei nostri sensi alla visione filmica è chio gigantesco. Un grande regista sempre attiva talché il movimento delle im- come lo spagnolo Luis Bunuel, arti- magini sarebbe, secondo la teoria del “movi- sta legato saldamente alla corrente “8½ “ (1963) di Federico Fellini mento illusorio”, dovuto all’intervento del no- surrealista, è portato a sovrapporre stro cervello che aggiunge il moto ai continuamente il piano del sogno a fotogrammi fissi che scorrono ad alta veloci- quello della realtà. Un film come Il tà. Non sorprende quindi che anche l’attività fascino discreto della borghesia (1972) è onirica presenti straordinarie analogie con pieno di situazioni paradossali che l’arte cinematografica. Alcuni studiosi, ad nella realtà non potrebbero mai veri- esempio, hanno equiparato il buio della sala ficarsi (una cena elegante viene in- cinematografica all’oscurità che avvolge la re- terrotta da un plotone di militari che tina nel momento della chiusura delle palpe- si autoinvitano alla serata, la cucina bre. Nonostante queste similitudini la pre- di un ristorante viene adibita a ca- senza di un sogno all’interno di una pellicola mera ardente con tanto di cadavere procura nello spettatore un effetto di strania- da vegliare) ma che acquistano sen- mento. Come sappiamo l’accettazione delle so se intese come momenti di un so- vicende che scorrono sullo schermo da parte gno. Lo stile onirico permea 8 e ½ “Inception” (2010) di Christopher Nolan del riguardante è dovuta al fenomeno dell’il- (1962) di Federico Fellini e si esplici- lusione parziale, ovvero al fatto che lo spetta- ta attraverso l’accostamento incoerente delle e della cultura. Per Sigmund Freud il sogno è tore non ha la sensazione completa di assistere immagini, unite senza seguire un procedi- la via regia all’inconscio e significativamente a fatti reali e “il cinema dà contemporaneamen- mento logico ma secondo l’andamento impre- l’opera che fonda la psicoanalisi è L’interpreta- te l’impressione d’un avvenimento reale e vedibile delle sequenze di un sogno. La scena zione dei sogni che vede la luce tra il 1899 e il d’un quadro” (Rudolf Arnheim, Film come arte, iniziale con il protagonista chiuso nella sua 1900. Pochi anni prima, nel 1895, i fratelli Giangiacomo Feltrinelli editore, Milano, 1989). automobile che a fatica riesce a uscire prima Louis e Auguste Lumière avevano inventato il Mentre assiste alla sequenza onirica sullo di librarsi in aria fino a raggiungere le nuvole cinematografo. Oltre alla vicinanza di data di schermo lo spettatore attribuisce “al personag- stabilisce la dimensione onirica che ha un pe- nascita, psicoanalisi e cinema condividono gio che sogna quel regime di credulità che lui so preponderante nella pellicola. In Inception l’ostracismo iniziale di scienziati e intellettua- stesso condivide nelle sequenze ordinarie; e (2010) Cristopher Nolan immagina un perso- li poco disposti ad accogliere la neonata disci- che in questo caso deve sconfessare, o comun- naggio capace di entrare nei sogni degli altri plina scientifica e il nuovo mezzo artistico. que mettere tra parentesi” (Antonio Costa, per scoprirne i segreti conservati nel subcon- Tale prossimità è confermata anche dal fatto Immagine d’un immagine – cinema e letteratura, scio. Per il regista londinese entrare nei sogni che l’autore di uno dei saggi più importanti Utet libreria, 1993, Torino). Lo spettatore, dun- altrui sarebbe la chiave per conquistare il sul cinema Film come arte (1959) sia stato scrit- que, attribuisce al protagonista della pellicola mondo. La dimensione onirica, considerata la to da Rudolf Arnheim, uno psicologo. quella dimensione di “illusione parziale” nella parte più importante della vita dai surrealisti, as- quale è immerso lui stesso. Tradizionalmente sume un ruolo fondamentale nel campo dell’arte Fabio Massimo Penna 13 n. 93 Alexandre Alexeïeff. Lui e io Ho conosciuto Alexan- Quando pubblicai il mio pri- dre Alexeïeff al Festival mo tentativo di storia genera- del cinema d’animazio- le dell’animazione, nel 1978, Alexeïeff ne di Abano Terme nel- non ebbe paura di fare da ga- la primavera del 1971. rante, scrivendo una bellissi- Alexandre Alexeïeff (1901-1982) lasciò la nativa Russia nel Giannalberto Bendazzi Era in piedi davanti al- ma introduzione. Era il mio 1919, fuggendo la guerra civile seguita alla Rivoluzione del la sala del cinema, so- maestro, il mio mentore, mio ​​ 1917. Si stabilì a Parigi nel 1921. Appresa la tecnica dell’ac- lenne e aggraziato allo stesso tempo. Mi pre- fratello. quaforte da autodidatta, divenne in breve tempo uno dei sentai e lui mi accolse cordialmente. Fino a Per motivi di età era il fratello più stimati illustratori di libri da collezione. La sua prima quel momento, tra i suoi film avevo visto solo maggiore (non un padre, per- moglie, Alexandra Grinevsky, lo rese padre di una bambina, Una notte sul Monte Calvo, e l’avevo assai ammi- ché la genitorialità non era Svetlana, nel 1923; ma il matrimonio non durò a lungo. Defi- rato. “Be’, non ce ne sono molti altri da guar- un’emozione che gli si addi- nitivo fu invece l’incontro con l’americana di Parigi Claire dare...” commentò lui con un sorriso. Mi ac- cesse). Era anche mio fratello Parker (1906-1981), che egli conobbe nel 1930 e che da allora compagnò in sala, e sedette accanto a me minore (sua dichiarazione) in poi fu l’altra metà di lui, sia nella vita sia nell’arte. durante la proiezione. Aveva 70 anni, io 25. perché gli davo una sensazio- Ideato e fabbricato il primo schermo di spilli (una tavola di Durante il festival trovai molte occasioni per ne di protezione: ero alto e legno sulla quale erano infisse centinaia di migliaia di spilli conversare, sia con lui sia con la moglie e co- muscoloso e avevo la lingua retrattili), i due girarono il cortometraggio Una notte sul autrice Claire Parker, nata a Boston ma presto tagliente. Monte Calvo (1933), che trasponeva in immagini l’omonimo trasferitasi a Parigi. Per loro l’età di una per- Lui e Claire vivevano a Parigi, brano musicale di Modest Musorgskij. Ritraeva un sabba di sona non significava nulla; allo stesso modo, 36 avenue Jean Moulin. Il nu- streghe, con immagini (permesse dallo schermo di spilli) io avevo sempre avuto amici più anziani, ed mero 36 corrispondeva a un che equivalevano ad acqueforti animate. Per l’arte cinema- essendo giornalista ero abituato ad affrontare portone anonimo, su una fac- tografica era una novità accecante. e intervistare persone famose e di vaglia. ciata anonima. Dietro tutto Durante la Seconda guerra mondiale la coppia si trasferì in Quando il festival finì, ci lasciammo calorosa- questo, si apriva un universo Nordamerica, dove lavorò per il National Film Board of Ca- mente e ci scambiammo gli indirizzi. diverso. Un vicolo rettilineo nada (En passant, 1942). Di ritorno a Parigi, nel 1963 crearo- Pensavo che questa fosse una delle solite co- lungo una cinquantina di me- no Il naso, dal racconto di Nikolaj Gogol, nel 1972 Quadri di noscenze da festival: avremmo cenato insie- tri, con degli ateliers d’artiste e un’esposizione, nel 1980 Tre temi (questi ultimi due cortome- me al prossimo evento, chissà quanti mesi do- il relativo orto/frutteto sui traggi erano di nuovo basati su musica di Musorgskij). po, e magari ci saremmo scambiati gli auguri due lati. L’ultimo a destra, G.B. per il capodanno. Sorprendentemente, la set- ombreggiato da un grande ti- timana successiva arrivò una cartolina di au- glio e preceduto da un piccolo guri da Parigi; qualche tempo dopo, una car- giardino, era stato adattato da Alosha e Claire tolina dalla località balneare di Armor, dove la come bottega e abitazione allo stesso tempo. coppia si stava rilassando per alcuni giorni. Ho organizzato due volte una retrospettiva Il messaggio era chiaro: Alexeïeff mi voleva monografica sulla coppia a Milano. Nel 1973 come amico. Presi carta e penna e gli scrissi la facemmo la prima proiezione italiana di Qua- prima delle decine di lettere che sarebbero an- dri di un’esposizione e la mostra delle acqueforti date avanti e indietro tra Milano e Parigi per di lui. Nel 1980 facemmo la prima - e forse undici anni. unica - proiezione dell’intera produzione dei Ho adorato Alosha (il suo soprannome per le film (contenenteTre temi, appena ultimato) al- persone vicine; per quelle vicinissime, Šura; la presenza di entrambi i registi. io fui promosso a persona vicinissima negli In quegli undici anni, più volte ero andato a ultimi tre anni della nostra frequentazione). trovarli a Parigi e loro erano venuti da me a Era felice di essere un grande artista, ma deci- Milano. Inoltre, avevamo i festival come pun- Claire Parker e Alexandre Alexeïeff samente non era altezzoso. (Questo approccio to d’incontro. Ma nel giugno 1981 lui e Claire si si adattava perfettamente alla mia mentalità. erano staccati dalla folla di Annecy, e avevano nonostante il loro divieto. Alosha si stava oc- Quando, nel corso degli anni, sono riuscito preferito abitare in un rifugio di montagna cupando della pulizia e di tutte le cose prati- bene in alcuni dei compiti che il lavoro mi im- nelle Alpi circostanti, che un amico aveva pre- che (in altre parole, lasciava o metteva tutto in poneva, mi sono condotto con umiltà - NON stato loro. disordine); e la moribonda puzzava. La solle- con l’ipocrita modestia). Lassù Alosha mi confessò di aver scoperto che vai per permettere a lui di cambiare le lenzuo- Claire aveva il cancro. L’esta- la. Non aveva peso. Un medico algerino, un te del 1981 fu segnata da let- uomo gentile e comprensivo, trascorreva tere e conversazioni telefo- un’ora al giorno con la vecchia coppia. Claire niche di mano in mano più mi pregò di andarmene. Il 3 ottobre era mor- frenetiche. Non voleva vede- ta. re nessuno, né me né i suoi Alosha non poteva far fronte alla vita da solo, amici parigini. Alla fine -ac e a ottantun anni la sua lucidità stava svanen- cettò che Claire fosse ricove- do. Nel 1982 sognava ad occhi aperti di realiz- rata all’American Hospital, zare un lungometraggio in memoria di Claire dove ci si prese solerte cura e trascorse due settimane da me a Milano “per di lei. Quando divenne evi- discutere della sceneggiatura”; poi tornò a Pa- dente che era condannata rigi e fu preso in cura da sua figlia Svetlana. senza appello, l’ospedale mi- Una mattina di agosto, ascoltavo il giornale se un letto nel loro soggior- radio delle 8 mentre mi radevo. A Parigi, un no e la lasciò morire a casa. maestro del cinema era morto. Mi precipitai Alla fine di settembre presi al telefono. Rispose Svetlana. Eravamo tutti e A. Alexeïeff a 55 anni Claire Parker a 20 anni un treno e andai a trovarli, segue a pag. successiva 14 [email protected]

segue da pag. precedente Quando parlava da donna a uomo, parlava vo- due così avviliti che la nostra conversazione lentieri di lui o di loro, mai della propria vita o fu quasi monosillabica. Due giorni dopo, con i delle proprie opinioni. Nonostante le insi- tempi delle poste italiane, mi arrivò una lette- stenti pressioni del marito, non accettò mai di ra, l’ultima di lui. “Farò qualcosa che ti addolo- essere una protagonista. L’unica eccezione rerà”, diceva. Aveva lasciato volontariamente che conosco fu la sua partecipazione da soli- questo mondo. sta a una giuria del festival di Annecy.L’archi- Quando nessun film era in produzione, Alo- tettura delle relazioni di Alosha era peculiare. sha era impegnato a incidere le sue acquefor- Da un lato, mi presentò a malincuore sua fi- ti, Claire era impegnata con le minuzie delle glia, Svetlana. Quando i suoi nipoti ed io era- pulizie quotidiane, ed entrambi leggevano vamo contemporaneamente a Parigi, li men- molto. Lui conosceva russo, francese, tedesco zionava e notava che avevamo più o meno la e inglese. Lei conosceva l’inglese e il francese e stessa età, ma ci teneva separati. Non ha mai aveva imparato il russo al punto da leggergli detto una parola su scrittori famosi come An- ad alta voce Tolstoj e Puskin prima di dormire. dré Malraux o Philippe Soupault, che erano Erano lenti e si divertivano a perdere tempo. suoi amici molto stretti. D’altra parte, volle a La loro conversazione era piena di divagazio- tutti i costi che incontrassi la vedova di Ber- ni. Aneddoti, ricordi, argomenti filosofici thold Bartosch, l’autore dell’Idée (1931) anche molto interessanti. Ma pur sempre divagazio- se aveva smantellato l’atelier/appartamento ni. Nell’organizzare le retrospettive di Milano sopra il teatro del Vieux Colombier dove il ma- ho lavorato con loro e ho affrontato i loro ghi- rito aveva realizzato il film. Mi trascinò anche rigori mentali, impazzendo. a incontrare George Dunning, il regista del Avevano una magia segreta e speciale che nes- lungometraggio d’animazione Yellow Subma- A. Alexeïeff “Il naso” sun altro poteva condividere: erano innamo- rine (1968). Un trascinamento felice, devo dire. rati. Non erano solo una bella coppia o una Era piuttosto timido nei confronti dei suoi Una notte sul Monte Calvo e Quadri di un’esposi- buona squadra. Erano innamorati come il film, e in pubblico sostenne sempre che li zione; terzo, Il naso; quarto, En passant; quinto, giorno del loro primo incontro. amava tutti, su base uguale. In privato, le clas- Tre temi; sesto, l’intero gruppo di film pubbli- Lei lo amava, punto. Lui l’amava e aveva crea- sifiche erano le seguenti: primi, a pari merito, citari. to con lei una patria tutta sua. Il vero Paese, a Una notte sul Monte Calvo fu trasposto in film d’a- quel tempo, era sovietico, e a un russo “bian- nimazione anche da Walt Disney, come parte di co” era proibito. Se fosse stato raggiungibile, Fantasia (1940). Alosha sempre insistette che i il contrasto tra la vera vita quotidiana e i suoi due cortometraggi erano troppo diversi per es- ricordi d’infanzia e di adolescenza sarebbe sere confrontati ed elogiò la buona animazione stato devastante. del prodotto hollywoodiano. La Disney aveva co- Ma era russo. Rispondendo al telefono, non di- piato o preso ispirazione da lui? Era irremovibi- ceva “hallo” o “qui Alexeïeff”, ma “Aleksyéyef”. le: “Alla Disney non erano nemmeno consapevo- Quando gli feci visita per la prima volta a Pari- li che il mio film fosse esistito”. gi, mi portò in un ristorante russo. Nei suoi Alosha fu sempre altruista nei confronti dei ultimi, senili giorni, cercava di parlare russo suoi colleghi animatori. Amava particolar- con me. “Šura, abbiamo sempre comunicato mente Norman McLaren e la sua incessante in francese. A volte in inglese. Non so dire una ricerca di innovazioni stilistiche e tecniche. I parola in russo”. “Tu sei mio amico. Come A. Alexeïeff “Notte” suoi colleghi preferiti erano i polacchi Jan Le- puoi essere mio amico e non parlare la mia nica e Daniel Szczechura, i francesi Paul Gri- lingua?”. La sua vita era finita il giorno in cui mault e Jean-François Laguionie, l’americano era partito da Vladivostok. Il resto era stato John Hubley. sopravvivenza. Un critico cinematografico è sempre a disagio La mente di Claire era chiara e profonda ed quando incontra un regista, ancor di più eccelleva sia nella logica sia nell’intuizione. quando è un amico intimo. Ci sono tre opzio- Era schietta, non timida, non sottomessa. ni: le emozioni influenzano favorevolmente il Una volta l’ho vista confrontarsi con lui per critico; le emozioni paralizzano un approccio una scelta artistica sullo schermo di spilli, e sano al lavoro; le emozioni verso l’autore van- averla vinta. Ma il ruolo che aveva scelto per se no a modo loro; le emozioni verso il film han- stessa era di supporto, dato che era meno cre- no un itinerario completamente diverso ri- ativa di lui. La sua relazione con me era un spetto a quello della vicinanza umana. Sono sottoprodotto della relazione Alosha-me. stato fortunato ad abbracciare, con lui, la ter- A. Alexeïeff “Quadri” za opzione. Ho amato sia l’autore che - sepa- ratamente - i film. Potei scrivere i miei saggi Alexeïeffiani senza alcun imbarazzo. Una volta Alexeïeff mi mostrò il poster di una retrospettiva cinematografica, più una- mo stra di incisioni, dedicata a lui. - Che cosa te ne pare? - La massa in bianco e nero dell’immagine tratta dal film è troppo pesante per bilanciare la filigrana di colore dell’incisione. - Almeno sei sincero… - borbottò come rispo- sta, piuttosto contrariato. Aveva creato lui il suo poster... “Una notte sul Monte Calvo” (1933) di A. Alexeieff. A. Alexeïeff “Notte” Giannalberto Bendazzi 15 n. 93

La memoria di ieri e di oggi: articoli ritrovati. Rinascita pag. 28 - 11 agosto 1962 Stampa e critica cinematografica di fronte all’evoluzione del pubblico Contraddittorie novità nei quotidiani e nelle riviste

Da qualche anno è in e sulle pene sentimentali delle attrici. costi­tuiva una esperienza nuova, essi han­no corso un processo di Né bisogna dimenticare che, strada facendo, ricevuto un sensibile impulso dopo la Libera- lenta evoluzione del sui grandi giornali la pole­mica culturale ha zione. Si trattava, in genere, di un tipo di pub- pubblico,­ parallelamen- perso vigore. Nelle terze pagine e persino nel- blicistica (ricordiamo­ Cinetempo di Guerrasio, te al concretizzarsi­ di le cosiddet­te «pagine degli spettacoli» rara­ Film d’oggi di Puccini, Star di Patti, Fotogrammi­ una nuova congiuntura mente si leggono articoli, che elaborino­ la tema- di Contini, La critica cinematografica di Marchi, cine­matografica. Il fe- tica critica ricorrente nel frettoloso esercizio Bis di Cappelli)­ che, fiancheggiata da periodici nomeno, che ha radici­ quotidiano. Spesso­ le recensioni sono tirate popolari di nessun valore culturale (Film di diverse, presenta aspet- via: ancora­ più spesso dominano una indul­ Doletti, Hollywood, ecc.), cercava di dare vita a Mino Argentieri ti abbastanza­ singolari. genza di giudizio e una reticenza, sulle quali un’agile formula­ che conciliasse le esigenze Primo fra tutti quel­lo di un progressivo affi- cade il sospetto di una volontà­ propensa ad della divulgazione con quelle della disamina­ namento del gusto, che matura in un periodo accattivarsi la simpatia­ del lettore e non sol- critica. In questo ordine, i più compiuti e fe- — le statistiche della SIAK sono eloquenti­ — tanto del lettore: quasi sempre si evita di im­ condi tentativi erano incarnati­ da Cinema, Ci- contrassegnato da una costante diminuzione bastire dialoghi, che invece sarebbero neces- nema nuovo e L’eco del cinema, tre quindicinali delle presenze al cinematografo.­ In parole po- sari; regolarmente si sfugge lo scontro delle che hanno cessato le pubblicazioni o che, co- vere, mentre la vendita dei biglietti si contrae, opinioni e si viene meno a un serio intendi- me Cinema Nuovo, si sono trasfor­mati in rivi- in alcuni strati di spettatori s’accresce l’inte- mento divulgativo. In sintesi, sosterremo che sta a periodicità bime­strale. Nell’elenco inse- resse per il cinema. Tanto è vero­ che, sin da se l’attuale boom cinematografico sulla stampa riremo inoltre, alcuni mensili — da Sequenze a adesso, sicuri del fatto loro, produttori ed offre al lettore una infinità di solle­citazioni; Film, da La rassegna del film a La rivista del cine- esercenti prendono­ in considerazione l’op- se, grosso modo, concorre a mettere in circola- ma italiano, da Cinema sovietico­ a Schermi — che portunità di ridurre al minimo indispensabile zione una colorita e suggestiva episodica relati- in data più o meno fresca sono prematura- ogni forma di pubblicità diretta, destinata­ a va agli artefici del fatto filmico, nel complesso si mente scomparsi. sollecitare i consumi. è ancora lontani da una proficua­ e sostanziosa Maggiore interesse per il cinema La polemica culturale operazione culturale. A che cosa si deve l’improvvisa fine di un filo- Sino al ‘53 ‘54, i giornali che si oc­cupavano di Di pari passo, si registra la scom­parsa dei set- ne, il cui tramonto ha coin­ciso pressappoco cinema, in larga misura e in maniera costan- timanali e dei quindi­cinali cinematografici. con l’accresciuto interesse­ del pubblico per il te, si contavano appena sulle dita di una ma- Nati in periodo­ fascista, quando il rotocalco cinema, inteso come importante avvenimento no. Tranne­ qualche eccezione, gli culturale-spettacolare? All’interroga­ unici quotidiani­ e settimanali che tivo rispondono le leggi inflessibili non esaurivano­ l’attività cinemato- di un mercato editoriale, il quale ha grafica nelle rubriche dedicate alle ristretto i suoi confini nella misura recensioni era­no i fogli e i periodici in cui i grandi rotocalchi e i quoti­ di sinistra, impegnati nella lotta diani, con sistematica frequenza, per l’afferma­zione del neorealismo han­no cominciato a ospitare arti- e contro le esose pretese della cen- coli ci­nematografici, battendo i ri- sura. Più tardi,­ tuttavia, si è esteso vali in tempestività e soprattutto il numero di quei giornali che s’in- raggiungen­do un pubblico vasto ed teressavano di cinema, pur non ri- eterogeneo. Si è verificato così un volgendosi a una categoria di letto- vero e proprio travaso, che ha se- ri specializzati. Questo­ stadio di gnato il crollo del­la stampa cine- espansione ha raggiunto recente- matografica e persino dei fogli sor- mente indici assai alti. Non solo, a retti da intenti dichiara­tamente poco a poco, il peso e l’autorevolez- commerciali. Ancora più preoccu- za dei critici hanno avuto un’inci- pante si delinea il panorama, se si denza avvertibile, ma il cinema ha pensa che le riviste esistenti — Ci- letteralmente invaso i quotidiani e i nema nuovo, Film-critica, Film- sele- rotocalchi. Il lettore, in breve, an- zione, Cinema ‘60, Cinema Sud, Il nuo- che il più sprovveduto e indiffe­ vo spettatore cinematografico, Bianco e rente, è posto oggi nella condizione nero, Inquadrature, Cine-forum, La ri- di essere incuriosito alle faccende vista del cinematografico, Centro Film, ci­nematografiche. Cinema domani, Maschere­ — opera- Tuttavia, non diremmo che a una no in un mercato estremamente­ così larga penetrazione corrispon- frazionato e rischiano, forse­ anche da un soddisfacente livello qualita- a causa del loro isolamen­to, di con- tivo. Ancora prevale un’eccessiva e seguire un grado di specializzazione­ smi­surata attenzione agli elementi il quale, se potrebbe avere il merito divi­stici e mondani propri del mon- di ramificare con cento­ sfumature do dello spettacolo, nonché all’informa­ la ricerca critica, minaccia­ di deli- zione (abilmente manipolata), la più mitare la sfera d’influenza delle ri- ghiotta, stuzzicante, varia e appetito­ viste stesse a un pubblico mol­to ri- sa, sui programmi delle case produt­ stretto. trici, sui film in cantiere, sui proget­ Riepilogando, osserveremo dunque ti dei registi e delle stars, sugli amori segue a pag. successiva 16 [email protected]

segue da pag. precedente quadro, a nostro avviso, contraddittorio per che se, in questi ultimi tempi, si è avuto un no- almeno tre ragioni. Anzitutto perché a una fa- Il Quadraro: archi- tevole incremento delle fonti informative e di- se estensiva della divulgazione cinemato­ tettura e location di vulgative, agevolato da una richiesta circo- grafica non fa riscontro un consistente­ impe- scritta nei limiti di un generico ed epidermico gno culturale; in secondo luo­go, perché questa Mamma Roma interesse alle questioni cinematografiche, fase estensiva è condizionata in modo mas- Come già nel suo pri- d’altro canto, la ricerca culturale più seria si è siccio dalle­ finalità pubblicitarie di una indu­ mo film del 1961, Accat- andata sempre più frantumando. Non esclu- stria — quella filmistica — che mira più a fa- tone, anche in Mamma diamo che, a questo proposito, abbiano gioca- miliarizzare i suoi esemplari presso il pubblico, Roma dell’anno succes- to un ruolo decisivo la crisi del neorealismo e che a educare gli spettatori e a fornire loro un sivo, Pier Paolo Pasolini le difficoltà obiettive che impediscono di ri- metro critico di valutazione. E, infine, per­ché ambienta la sua storia stabilire, nei vari settori della critica, una piat- le riviste cinematografiche, nella materiale sullo sfondo di perife- taforma unitaria. impossibilità di fronteggia­re l’urto della con- rie romane che preferi- Lo schieramento cattolico, tanto per citare un correnza, accorcia­no il raggio della loro azio- va chiamare borgate. esempio, si presenta pro­fondamente diviso. ne sotto la minaccia, tutt’altro che ipotetica, Anna Magnani, nel film Lo rappresentano, da una parte, La rivista del di impantanarsi in sottili e tortuose di­ Roma Garofolo, abita cinematografo,­ che affila le sue armi per argina- squisizioni e di parlare a esigue conventicole­ dapprima a Casal Berto- re i successi di un cinema laico;­ e dall’altra, Ci- di iniziati. Roberto Luciani ne nel palazzo dei fer- neforum, che si distingue dalla consorella per Il problema, da noi accennato, non è di scarso rovieri in piazza Tommaso De Cristoforis (chia- una maggiore apertura di orizzonti intel­ rilievo, né crediamo che sia facilmente risolvi- mato pure “dei due cervi” perché raffigurati lettuali; nonché Bianco e nero, che tenta di get- bile. Non vor­remmo che l’avvenire ci riservas- sopra l’ingresso principale), per poi trasferirsi tare un ponte fra le istan­ze di un cattolicesi- se la sgradita sorpresa di vedere alcuni espo- con il figlio Ettore Garofolo all’oscuro della pro- mo illuminato e le risultanze della cultura nenti della cultura cinematografica­ abdicare moderna. agli imperativi di una esigenza divulgativa Molteplicità di iniziative corrotta da calcoli­ pubblicitari; così come non Nell’ambito delle riviste cinemato­grafiche, vor­remmo che l’analisi più rigorosa e conse- che si richiamano all’estetica­ marxista, ri- guente e la difesa dei valori cul­turali del cine- scontriamo, se non una sostanziale divisione, ma fosse prerogativa di piccole riviste seguite direttrici di mar­cia alquanto differenti. Sarà da qualche migliaio di appassionati. In tale sufficien­te sottolineare il caso di Cinema Nuo­ eventualità,­ si creerebbe in Italia un in­sanabile vo, saldamente ancorato agli insegnamenti­ di e insano conflitto fra gli strumenti di una cul- Lukacs e fermo nel proposito­ di combattere i tura di massa, che si manifesta a un basso stan- prodotti artistici­ della decadenza e dell’irrazio­ dard, e alcune isole dell’intelligenza con­ fessione della mamma (la prostituta) all’I- nalismo; e di Cinema ‘60, che si mo­stra invece dannate a un aristocratico monadismo.­ na-Casa Quadraro. Al di là della tragedia dei particolarmente attento alle avanguardie Mino Argentieri due protagonisti, il film analizza i primi segni (Nouvelle vague, New american della trasformazione di una città che si sta cor- cinema, Free cinema. ecc.) e rompendo perdendo i suoi originari caratteri. auspica un cinema che, por­ L’Ina-Casa tatore di nuovi contenuti, af- Tra il 1950 e il 1954 sui vasti terreni dei marche- fondi le sue radici nella con- si Gerini, in un’area di circa 36 ettari di terreno temporaneità e si traduca nella tra via Tuscolana e il Parco degli Acquedotti, conquista di un lin­guaggio li- l’Ina-Casa realizzò l’intervento più consistente bero dalla convenzione spet­ del territorio romano. Con tre interventi diversi tacolare e dai compromessi si realizzò un complesso di circa 3.150 alloggi. mercantili.­ All’elenco aggiun- L’Ina-Casa era nata nel 1949, con la legge n. 43 geremo Film-critica, sempre (cosiddetta legge Fanfani) per concretizzare il più ispirato alle teorie­ di Gal- piano d’incremento dell’occupazione operaia, vano Della Volpe e Film-sele- tramite la costruzione di case per lavoratori, zione, che ha avanzato parec- con l’utilizzazione di fondi internazionali, di chie riserve sulla rinascita contributi statali e con trattenute prelevate dai della cinematografia­ italiana. lavoratori e dai datori di lavoro. Non v’è dubbio che la molte- L’intervento al Tuscolano, impiantato subito plicità delle iniziative edito- dopo quello del Tiburtino e del Valco San Pao- riali, rispecchiando­ la presen- lo, venne attuato in tre fasi distinte con l’ap- za di correnti che pren­dono porto di vari progettisti. Il primo settore, me- corpo all’interno di uno stes- no omogeneo perché privo di un piano so versante culturale, ha fa- urbanistico determinato, ma inserito nel pia- cilitato una maggiore artico- no particolareggiato del 1949, che si basava sul- lazione del dibattito; ma è le indicazioni del piano Regolatore del 1931, è altresì vero che tutto ciò av- compreso tra via del Quadraro, via Tuscolana, viene in un momento in cui la via Publicola e via Lemonia, e consiste in una nuova leva degli spettatori non serie di edifici, dai quattro a sei piani, preva- rimane affatto estranea alle po- lentemente in linea, firmati da quindici archi- lemiche in corso ed è toccata tetti, tra cui Nicolosi, Gatti, Fioroni, Barucci e soltanto da una pubblicistica,­ la Dall’Olio. Il secondo intervento, tra largo Spar- quale non solo non ha alcun ca- taco, via del Quadraro, via Selinunte e via Car- rattere specialistico, bensì si tagine, con progetto urbanistico di Mario De prefigge­ esclusivamente scopi Renzi e Saverio Muratori e architettonico anche informativi. Ne scaturisce un segue a pag. successiva 17 n. 93

segue da pag. precedente cantonali evidenziati dai pluviali e i frontoni di Lucio Cambellotti, Giuseppe Perugini, laterali traforati. Le altre sei torri di via del Dante Tassotti e Luigi Vagnetti, è un comples- Quadraro, tutte disegnate da De Renzi con so vivacemente articolato con varie tipologie pianta stellare a quattro bracci, si alzano su edilizie dalle case torri agli alloggi in linea. nove piani di quattro appartamenti sfalsati. I L’ultima fase, progettata interamente da volumi di altezza diversa vengono riunificati Adalberto Libera, tra via Selinunte e la ferrovia, dalla copertura a tetto. è un complesso chiuso da un muro, con case bas- L’ Unità di abitazione orizzontale se a ballatoio realizzate intorno a un giardino. Da via del Quadraro si raggiunge via Selinun- La casa di Mamma Roma al “boomerang” te, dove un muro continuo racchiude l’unità Il mercato di via Lucio Sestio dove mamma Roma ha Tra i tre interventi il primo che si incontra di abitazione orizzontale, nota come Tuscola- un banco di ortofrutta provenendo dal centro della città e subito do- no III. Realizzato tra il 1950 e il 1954, questo po il Quadraro è il cosiddetto Tuscolano II, di terzo intervento è stato concepito interamen- De Renzi e Muratori. Su Largo Spartaco i due te da Adalberto Libera, figura predominante architetti hanno progettato un ampio edificio dell’Ina-Casa, di cui diresse l’Ufficio Progetti. in linea, di sette piani, che si flette a V a creare La sua sperimentazione per questo lavoro è vol- una sorta di piazza. La facciata, in laterizio, è ta a individuare un’unità intermedia tra la “ca- scandita da snelli pilastri e cornici marcapia- sa” e il “quartiere”, una ricerca simile a quella no che creano una sequenza di sezioni su cui operata da Le Corbusier per l’unité d’habitation, si aprono una finestra e un balco- ne. Al centro della costruzione, Quadraro, Via Sagunto chiamata familiarmente “boome- rang”, una capriata in cemento armato sovrappassa la strada e in- troduce all’interno del quartiere. In un appartamento di questo pa- lazzone, individuato dallo sceno- grafo del film Flavio Mogherini, abitava Roma Garofolo. Gli esterni delle scene sono stati girati nelle strade del popolare quartiere e nel vicino Parco degli Acquedotti, a quel tempo degradato e occupato da baraccopoli e case abusive solo Via Paestum, case in linea di tre piani, architetti successivamente demolite. Vagnetti e Tassotti, sullo sfondo le case torri (foto Il “boomerang”, prospetto principale su Largo Spartaco, architetti De Le case torri Claudio Bernardini 2021) Sulla destra del “boomerang” si Renzi e Muratori (foto Claudio Bernardini 2021) ma che porterà a risultati tipologici e architetto- trovano una serie di edifici in li- nici ben diversi. nea, progettati da Cambellotti e Sul muro di recinzione, in tufo, l’unico ingresso, Perugini, su tre piani con anda- evidenziato da una volta ribassata sospesa tra mento sinuoso e file continue di due ali di esercizi commerciali, ci conduce al finestre uniformi. Sulla sinistra giardino interno, di forma trapezoidale con alti di via Sagunto, invece, si erge una pini marittimi, dove si snoda un sistema di stra- costruzione ancora più lunga di dine che distribuisce i singoli alloggi. Ogni via- quella d’ingresso, ugualmente fir- letto, lungo e stretto, intonacato e tinteggiato mata da De Renzi e Muratori. con colori diversi è fornito di pensiline e panchi- Rappresenta la colonna vertebra- ne. Le case, a un solo piano, raggruppano quat- le del quartiere e si compone di tro alloggi per famiglie dai quattro agli otto edifici su cinque piani. L’anda- membri, disposte a L intorno a un patio privato, mento spezzato del complesso è di cui tre contigui e il quarto rovesciato per mo- creato dalla flessione ad angolo Il “boomerang”, prospetto posteriore da cui si accede all’ingresso alla tivi di esposizione. ottuso del corpo centrale e dalla casa di Anna Magnani in Mamma Roma, Via dei Treviri 47, architetti De Nel giardino interno prospetta anche l’edificio composizione di alloggi sfalsati, Renzi e Muratori (foto Claudio Bernardini 2021) a ballatoio, che con i suoi quattro piani sovrasta con balconi molto aggettanti. L’a- le casette orizzontali. Progettato per single o pertura centrale ci conduce a via coppie contiene piccoli appartamenti, di soli 50 Paestum dove si alternano le altre mq. Si erge su pali di fondazione, che lasciano case in linea di tre piani, progettate il piano terra completamente libero, e mostra da Vagnetti e Tassotti. Quelle di Va- una struttura in cemento a vista. Sul fronte gnetti, più vivaci, mostrano caratte- principale, il parapetto in rete metallica pro- ristici balconi ad U e tetti cadenzati tegge il lungo ballatoio. ritmicamente, le altre propongono L’Unità di Abitazione Orizzontale è stata proget- linee più razionali. tata da Libera dopo un viaggio in Marocco, che ne A marcare i limiti del lotto, su via influenza l’impianto a “casbah”, il progetto resta Cartagine e via del Quadraro si un esperimento isolato, un microcosmo decisa- ergono le case torri di De Renzi e mente antimetropolitano, non privo di sugge- Muratori. Le cinque di via Carta- stioni formali risolte all’interno dell’idea-forza del gine sono torri quadrate, di sette recinto. livelli con due appartamenti per pia- Arco d’ingresso all’Unità di Abitazione Orizzontale, Via Selinunte 49, Roberto Luciani no. Da notare i balconi sporgenti, i architetto Libera (foto Claudio Bernardini 2021) 18 [email protected] Deliri e psicosi tra le pagine di Umezu, re del manga horror

Ormai da decenni, l'u- ai lettori italiani le opere del maestro nell'apposita niverso di appassio- Umezz Collection. La collana, inaugurata con nati dell'orrore aguz- il futuristico Io sono Shingo in sette tomi, ha za gli occhi quando si raggiunto il suo picco con la pubblicazione parla di horror giappo- della trilogia di Baptism e il recente Orochi. Sa- nese. L'adorazione per rebbe riduttivo, però, considerare le opere di pellicole di registi del Umezu come dei meri divertissement del bri- calibro di Tsukamoto vido. Un capolavoro come Baptism, così come Ali Raffaele Matar Shinya, Miike Takashi, alcune delle storie contenute in Orochi, cela- Nakata Hideo e Sion no tra le proprie pagine un'analisi della com- Sono, si affianca non di rado al desiderio di riscoprire gemme del passato, più appeti- bili per i veri cultori del genere. Questa stessa fetta di pubblico amante del cinema dell'orrore troverà pane per i propri denti con le storie di quello che è stato – e lo è senza dubbio ancora - l'impareggiabile re del manga horror: Umezu Kazuo (conosciu- to anche solo come Umezz). Figlio della gene- razione dell'anteguerra, classe 1936, Umezu ha fatto il suo debutto nel mondo del fumet- to negli anni cinquanta, accompagnandosi al cammino di altre leggende dell'age d'or del manga come Tezuka, Mizuki e Ishinomori, Copertina dell’edizione italiana di Baptism specializzandosi nella nicchia del macabro. A vederlo oggi in carne ed ossa, Umezu, ve- volto inizia a riempirsi di macchie e rughe, co- stito ossessivamente alla "Where's Wally", munissimi segni dell'età che avanza. Rifiutan- con quella lunga maglia a stripes bianche e dosi ad accettare il cambiamento corporale, rosse e il sorriso perennemente stampato decide che l'unica soluzione è quella di parto- sul volto, tutto pare meno che il padrino rire una bambina immacolata, farla crescere dell'horror giapponese. Un personaggio sana per poi... impossessarsi del suo corpo da iconico che, invece, ha ispirato vecchie e adolescente, tramite uno scambio di cervelli. nuove leve di artisti, sceneggiatori e registi L'opera dispone di più livelli di lettura e non si dell'orrore, disturbando il sonno di genera- ferma unicamente allo scambio di cervelli tra zioni di lettori. Il fumettista horror Ito madre e figlia proponendosi, a lettura ultima- Una vignetta di Umezu tratta da Orochi Junji, per citarne uno, autore dei celeberri- ta, come una riflessione sul senso stesso della mi Tomie e Spirale, si è sempre dichiarato un plessa psicologia femminile. Vanità, invidia, maternità e della creazione. La battuta finale grande appassionato di Umezu. E, come lui ossessione per il fascino e l'apparenza fisica dell'ultimo volume recita difatti questo inter- molti altri autori di horror e non. Così, oggi, portano le donne ritratte da Umezu a diventa- rogativo: "Cos'è Dio per l'uomo? Cos'è l'uomo per per la logica secondo la quale non si può com- re perfide vendicatrici senza scrupoli. L'attri- Dio? E cos'ha dato Dio all'uomo?". Simili temati- prendere il presente senza conoscere l'arte di ce protagonista di Baptism, per esempio, im- che vengono trattate in Orochi, dove le prime ieri, l'editore perugino Star Comics rende fruibili pazzisce quando nota allo specchio che il suo storie della serie, slegate fra loro - se non per la presenza dell'omonimo personaggio ripor- tato nel titolo stesso – narrano dell'ossessione femminile per la bellezza effimera e il deside- rio di accaparrarsi un buon partito per il pro- prio avvenire, interrogando sempre il lettore su questioni filosofiche e identitarie, che tra- valicano il confine dell'orrore tradizionale, re- alizzato solo per spaventare o stuzzicare chi legge. Che si sia voluto cimentare nello studio della psicologia di alcune donne estreme o che abbia preso spunto dall'archivio folkloristico nipponico, ricco di spaventose figure femmi- nili, la maestria di Umezu si ravvede non solo nelle sue storie profonde ma anche nelle sue illustrazioni. Quelle in bianco e nero hanno spesso contrasti grafici che rimandano al sofi- sticato cinema muto degli anni trenta. Splen- dide come quelle a colori, stampate finemente da Star Comics tra le pagine dei volumi della collana. Un'operazione editoriale degna di un grande autore, al quale non si poteva permet- tere di restare ancora inedito in Italia. Il maestro Umezu in compagnia dell’artista Kusama Copertina dell’edizione italiana di Orochi Yayoi Ali Raffaele Matar 19 n. 93 Il comico che morì mangiando un croissant! Un ricordo di Mr. James Finlayson È una faccia che non si l’intitolazione di una strada e una targa nella dimentica quella di Ja- città di Larbert … Ma questo è davvero sufficien- mes Henderson Fin- te per ricordare una icona immortale della comi- layson, incisiva come cità?”, scrive il giornalista, con una punta di doveva essere quella provocazione. E, aggiungerei io, perché della “spalla”, del pro- mai ci sono voluti sessantasei anni dalla totipo del caratterista, morte dell’attore? Ignazio Gori una figura professio- Le inevitabili lacune della memoria, i “black nale che nel cinema odierno, da diversi decen- holes” della burocrazia culturale. Ogni mon- ni, è stata assorbita da altre e ben diverse di- do è paese. namiche attoriali. Il “Terzo Uomo” della coppia Laurel e Har- James Finlayson, per tutti “Jimmy”, non è sta- dy era infatti nato proprio a Larbert nel to solo un caratterista inimitabile, ma un atto- lontano 27 Agosto 1887 ed è considerato re a tutto tondo. In una piacevole chiacchiera- l’indiscutibile eroe locale, non solo il più il- ta di qualche anno fa, parlando di Oreste lustre cittadino. Senza dubbio il povero Lionello, Leo Gullotta mi ha fatto notare che Jimmy è il principale artefice della noto- dal suo punto di vista non ci dovrebbero esse- rietà cinefila di questa anonima cittadina re distinzioni “caratteristiche” tra gli attori, scozzese. Lo dichiara entusiasta Alistair indipendentemente dal ruolo; “caratterista” è Young, discendente di Finlayson (“first cou- un termine inventato da chi è fuori dalla mac- sin twice removed”: equazione parentale di china del cinema. Ci sono semmai attori e non difficile soluzione) che si definisce un fana- attori. tico di “Finly”, tanto da fondare un fan club, Questo concetto espresso da parte di chi, nella facilmente rintracciabile su Facebook. «Ringrazio il Cielo ogni giorno, per aver trovato un attore in visione dei critici, ha militato per anni come Young studia da anni gli intricati legami grado di tener testa alle gag di Laurel e Hardy!» caratterista sia nel cinema d’autore che in genealogici che lo vogliono discendente di (Hal Roach su James Finlayson) quello denominato di Serie B, non rispar- Finlayson, quasi una simpatica ossessione1 . miandosi ovviamente anche ruoli di prim’or- del “double take” a forma d’arte, a unicum, ad Inoltre porta avanti da anni una crociata che dine, mi è tornato prepotentemente alla me- appuntamento meccanico imprescindibile rivendica l’illustre antenato come il propizia- moria di recente, dopo svariati approfondimenti nella memoria visiva di tutti i fan della filmo- tore dello “slow-burning”, la tecnica comica di filmografici su diversi attori e soprattutto dopo grafia laurelhardyana. Personalmente credo gags a catena, con pathos crescente, che ha re- aver “beccato” James Finlayson nel piccolo che Finlayson, oltre al merito di aver tipiciz- so sostanzialmente leggendari Laurel & Har- ruolo di un cocchiere londinese nella deliziosa zato questa specialità, sia stato l’ultimo espo- dy. Tutto iniziò con Big Business (Grandi Affa- commedia Raffles diretta da Sam Wood (1939). nente di questa “mossa”, che come il “pernac- ri) un corto in 20 min. del 1929, diretto da Non ricordavo infatti di aver mai visto il no- chio” mitizzato da Eduardo De Filippo, è James W. Horne e Leo McCarey, un vero gio- stro “Finly” recitare lontano dagli eterni amici cinematograficamente passato di moda. iello di comicità e primo esempio concreto di Laurel e Hardy, con i quali sembrava aver Il linguaggio cinematografico infatti muta ve- “slow-burning”. Il resto è noto. stretto una collaborazione artistica talmente locemente, così come mutano velocemente i Forse il nostro amico Alistair non ha tutti i salda e continuativa, da poter essere scambiata tempi di reazione comica del pubblico. torti nell’essere così fiero del suo illustre pa- quasi per una simbiosi. Larbert è un paesino di circa diecimila anime, rente, tanto che persino la città di Falkirk, che Bisogna comunque aggiungere che la memoria quadrupedi compresi, vicino Falkirk. Ci tro- ingloba la piccola Larbert nella sua area di collettiva, oltre ad essere paurosamente corta, è viamo nella regione centrale della verde e competenza territoriale (council), ha rivendi- altresì ancorata a particolari, a caratteristiche tranquilla Scozia. Uno di quei luoghi dove, cato il diritto di ricordare Finlayson con una appunto che contraddistinguono un attore o un “ohibò!”, non succede mai nulla. Brumoso statua. personaggio, e la particolarità di Jimmy è d’inverno, pallido d’estate. Ma ai cacciatori ci- Una mera azione per attirare turisti? senz’altro riconducibile al “double take”. nefili non sarà certo sfuggito di recente, pas- Forse. Ma un tributo in più non può far certo Il Cambridge Dictionary definisce l’azione tipi- sati di lì per caso o non, di notare una via inti- male alla memoria di Jimmy, il quale andreb- ca del “double take” con: tolata a James Henderson Finlyason. Lo be ricordato non solo per le tante pellicole gi- “Guardare qualcuno o qualcosa e subito dopo ri- attesta il quotidiano The Falkirk Herald con un rate con i sodali L&H. guardare, per accertarsi di averlo effettivamente ri- articolo a firma di Roy Beers, datato 7 Luglio Qualcuno infatti ha storto il naso dopo la vi- conosciuto/a, o notare qualcosa di inusuale”. 2019. “L’attore James Finlayson è stato onorato con sione del recente tributo di Jon S. Baird Stan & Si tratta di un secondo sguardo, come per in- Ollie (2018) nel quale a Finlayson è stato riser- tendere: “Non riesco a credere che sia davvero vato solo un piccolo cameo interpretato da lui/lei!” o “Non riesco a credere che stia davve- Keith MacPherson; ma d’altronde, come so- ro succedendo questo!”. stiene lo stesso Alistair Young, solo un tributo Nel gergo cinematografico il double“ take” è un monografico potrebbe restituire la giusta espediente comico che veniva usato più che considerazione artistica che Jimmy merita. altro nel cinema muto – quando la mimica era Una piccola colpa però il buon Baird, da scoz- molto più importante per trasmettere lo stato zese, ce l’ha, d’altronde il patriottismo quando d’animo - o nel primo periodo del sonoro, dovrebbe farsi valere se non in questi casi? quando un’esitazione era enfatizzata dallo sbi- segue a pag. successiva gottimento, dall’incredulità, situazione che ge- nerava di solito ulteriori effetti comici. 1 Chiunque voglia chiedere spiegazioni o ab- Grazie a caratteri somatici buffi – baffoni e bia trovato ulteriori connessioni parentali tra la famiglia strabismo – e a una mimica facciale a dir poco di Young (o la vostra, non si sa mai!) e quella di James fenomenale, Finlayson ha elevato la tecnica (Finlayson con Martha Sleeper) Finlayson, può scrivere all’apposito indirizzo email: our. [email protected] 20 [email protected]

segue da pag. precedente Ma non è tutto, perché l’indomito scozzese, è Mettendo da parte queste sterili polemiche, lo apparso in altri diciannove film con il solo stesso Finly, se fosse in vita, non se la prende- Stan Laurel - nelle vesti di attore e/o regista – rebbe troppo, dopo la visione del film, avrebbe prima che si formasse e consolidasse il sodali- al massimo strabuzzato gli occhi, e con un ful- zio con Oliver Hardy. Non vanno nemmeno mineo “double take” rivolto a Baird, avrebbe dimenticati i cinque girati con il solo Oliver gracchiato: “Ma come, siamo scozzesi tutti e Hardy, quando quest’ultimo, più che un “ba- due e non mi fili?!”. be”, un pacioccone, era un “villain”, un bruto. Uno dei ruoli più azzeccati della sua carriera è Durante il suo periodo nella scuderia del leg- senz’altro quello in Bonnie Scotland (Allegri gendario Hal Roach – un tipo duro e concreto, scozzesi, di James W. Horne, 1935) dove inter- a suo modo geniale e lungimirante, che susci- preta un irascibile sergente maggiore dell’e- tava interesse e stima persino in Benito Mus- sercito scozzese, che porta tra l’altro il suo Alistair Young, cugino di Finlayson solini – Finlayson non si è limitato alle parte- stesso cognome: Finlayson. Un ruolo che rac- cipazioni nei film con Laurel e Hardy, ma lo chiude tutto il suo ironico “scottish spirit”, un anni dopo, nel 1940, dove interpreta un idrau- possiamo vedere anche nella serie Our Gang, orgoglioso aplomb militare destinato comun- lico, poco erotico, ovviamente strabico e in- in Italia nota come Le piccole canaglie; sei appa- que a sgretolarsi nel tentativo di fare di competente. rizioni tra le quali mi sento di segnalare l’epi- Stanlio e Ollio dei veri soldati di frontiera; fal- Jimmy voleva molto bene a Ben, i due si erano sodio Mush & Milk (Abbasso la pappa, di Ro- limento rinnovato quattro anni dopo, nel bel- molto aiutati e appoggiati bert F. McGowan, 1933). Le lissimo e commovente capolavoro The Flying e si frequentavano spesso simpatiche canaglie sono Deuces (I diavoli volanti, di A. Edward Suther- anche fuori dal lavoro. An- “imprigionate” in un colle- land, 1939), quando Finly, nel ruolo di una davano sempre a bere bir- gio dove regna una diret- guardia della prigione, tenta di correggere ra e whisky in un minu- trice vecchia brutta e cat- l’indisciplina dei due legionari pasticcioni. scolo bar dalle parti di tiva, che schiavizza i Finlayson a parte, è un film questo speciale, Malibù, tutto in legno, ragazzini e li costringe a l’unico in cui la morte verrà a toccare l’armo- chiamato Sea Girl, oggi- mangiare solo farinata per nia della coppia comica, Oliver Hardy infatti giorno impossibile da rin- non spendere troppo. Un morirà, reincarnandosi nel finale in un cavallo. tracciare, uno di quei luo- giorno, il signor Brown, un Molti non sanno che Finlayson è stato il più ghi inghiottiti dal tempo, simpatico scorbutico in- grande amico di un altro comico di spalla che frammento di una poesia terpretato da Finlayson, ha segnato un’epoca: Ben Turpin. Un’amicizia solitaria. La partecipazio- comunica a Cap, un umile profonda e sincera, che non avrebbe rispar- ne di James al funerale maestro dall’animo puro, miato la condivisione di momenti difficoltosi. dell’amico fu davvero com- l’unico che nel collegio ab- Anche Turpin (New Orleans 1869 – Santa Mo- mossa, tanto che fu tra gli bia davvero a cuore la sorte nica 1940), era noto per la caratteristica mimi- intimi che portarono il fe- dei ragazzi, che sono final- ca, accentuata dal buffo, se non grottesco retro in spalla. Questo detta- mente arrivati gli arretrati sguardo strabico. Turpin aveva iniziato con il glio fu l’ennesima dimostra- della sua pensione. Cap, varietà per poi finire a lavorare nel cinema; zione di quanto Finlayson un uomo dal cuore d’o- decine e decine di piccole parti, camei, soprat- fosse rispettato e conosciuto ro, sarà felice di adotta- tutto nei primi corti di Chaplin, per finire con all’interno del mondo di re Sammy, Spanky e le due collaborazioni con Laurel & Hardy: Our Hollywood, nella Golden “Mush and milk” - Finlayson altre simpatiche canaglie Wife (La sposa rapita) di James W. Horne, nel Age, l’Età d’Oro del cinema, la cui prima incri- salvandole dalle grinfie della direttrice. Un 1931, dove interpreta un simpatico giudice di pa- natura molti attribuiscono alla triste vicenda corto davvero delizioso (disponibile cliccando ce e Saps at Sea (C’era una volta un piccolo navi- del processo a Roscoe “Fatty” Arbuckle, altro su youtube: https://www.youtube.com/watch?- glio) regia di Gordon Douglas, uscito nove grandissimo comico, che andrebbe riscoperto v=l9we-_H2EoM) in maniera adeguata (leggetevi la biografia “Finly” evidentemente era compatibile con scritta da Jerry Stahl “Io, Ciccione” pubblicata molti altri capo-comici dell’epoca, tanto da re- in Italia da Mondadori. Ne vale la pena). citare tra il 1925 e il 1933 in cinque pellicole ac- Finlayson appare “visibile” in trentatre film di compagnando un altro grande dell’ilarità, Laurel e Hardy e risulta, seguito da Charlie Charley Chase (a proposito, andatevi a vedere Hall e Mae Busch, la spalla più fedele e affida- The Heckler, 1940): Hard Boiled, Innocent Hu- bile del duo comico. Con Hall infatti condivi- sbands e The Caretaker’s Daughter dirette dal de il ruolo della “vittima sacrificale” preferita grande Leo McCarey – l’artefice, non troppo dei pasticci del duo. Per gli appassionati delle velato, per chi ancora non lo sapesse, della na- chicche, aggiungiamo che il nostro ha recitato scita della coppia Laurel & Hardy - Forgotten anche in Hats Off (corto del 1927 per la regia di Sweeties di James Parrott e per finire conHis Si- Hal Yates), l’unico corto interamente perduto lent Racket diretto dallo stesso Chase nel 1933. della filmografia laurelhardiana e in Any Old Come noteranno gli appassionati, la cosa curio- Port (Pugno di ferro, di James W. Horne, 1932), sa è che in quasi tutte queste pellicole Jimmy ri- nel quale, chissà per quali oscure ragioni di nuncerà ai suoi inseparabili baffi! Perché mai? montaggio, le sue scene sono state tagliate. Misteri del cinema! Dunque in realtà il conto totale arriverebbe a James Henderson Finlayson è stato il perno, so- trentacinque pellicole. Forse un record … e a prattutto nelle comiche di Laurel & Hardy, in- proposito, partendo da questa statistica, mi torno al quale far esplodere gags esilaranti, esa- rivolgo agli attenti lettori di Diari di Cineclub sperate dalla mimica e dall’isterismo improvviso. nell’individuare altre collaborazioni nel mon- La sua attitudine alla recitazione lo convinse a Ben Turpin (1869 - 1940) attore e comico del film muto. do del cinema, comico e non, così altrettanto lasciare l’università, dopo aver frequentato il pre- Lo strabismo fu la principale chiave del successo del longeve: da Gigi Reder e Paolo Villaggio e così stigioso George Watson’s College di Edimburgo, suo personaggio comico via … segue a pag. successiva 21 n. 93

segue da pag. precedente recitare in Here Comes the Groom (È arrivato lo spo- per darsi al teatro, lasciando di stucco la fami- so), una bellissima commedia musicale con Bing glia di estrazione benestante. Crosby e Louis Armstrong nella parte di se stesso. La svolta fu nel 1911, quando sbarca negli Stati Quello con Capra è un magico congedo. James Uniti per una tournée. James capisce che per infatti saluta il mondo due anni dopo, per ar- proseguire la carriera artistica deve fermarsi resto cardiaco, il 9 Ottobre del 1953, a sessan- nella terra delle opportunità e si stabilisce a tasei primavere. Stava facendo colazione, da Los Angeles, dopo essersi esibito anche sul vero scozzese, con il solito caffè e ricotta, e un palcoscenico di Broadway. Il film di debutto è croissant integrale. Da un momento all’altro In Dutch, un corto del 1918 diretto da John G. sarebbe arrivata l’amica attrice inglese Ste- Blystone, dopo il quale firma un contratto di phanie Insall, con la quale usava fare colazio- tre anni per la Keystone Kops di Mack Sennett. ne tutti i giorni. A proposito di donne: da quel che Nel 1921 passa al servizio degli Hal Roach Stu- ci risulta Jimmy ne amò veramente solo una, dios. Il resto lo sapete già, una serie impres- Emily Cora Gilbert (1899-1991), con la quale fu sionante di successi e di incasso, tuttora ob- sposato dal 1919 al 1924, senza prole. bligati passaggi nei palinsesti televisivi di James Finlayson ha fatto del bene a così tante per- tutto il mondo: The Second Hundred Years e Su- sone che il suo funerale, annunciato dalla stampa gar Daddies, diretti entrambi da Fred Guiol cittadina, fu molto affollato. L’Hollywood Reporter (1927); The Hoose-Gow di James Parrott (1929); riporterà la notizia un paio di giorni dopo: The Devil’s Brother, regia di Hal Roach e Char- “Funeral services will be held today for Jimmy ley Rogers (1933); The Bohemian Girl diretto da Finlayson, 66, one of the original Keystone Laurel, Hardy, Finlayson … e altre bellezze al bagno James W. Horne e Charley Rogers (1936); Way Kops, at 3 p.m. at Pierce Bros., Hollywood. The out West di James W. Horne (1937); il già citato actor, who was also the heavy in Laurel & Har- il suo classico “D’oooooohhhhhh!!!!” isterico e The Flying Deuces (I diavoli volanti) di A. dy two reelers, died in his sleep at his Hollywo- stizzito per la screanzata battuta dell’amica. Edward Sutherland (1939) … per finire con A od home Thursday night.”2 Gli aneddoti sulla sua vita si sprecano. C’è chi champ at Oxford diretto nel 1940 da Alfred In realtà non è morto nel sonno. L’amica Ste- dice che fu estremamente tirchio, talmente Goulding, il film che segna la fine della profi- phanie Insall, colei che lo trovò immobile, tirchio da rinunciare a un secondo matrimo- cua collaborazione con Laurel e Hardy; pelli- senza vita, al tavolino imbandito per la cola- nio solo perché incapace a trovare una donna cola tra l’altro da ricordare per l’esordio di un zione quella mattina di Ottobre, volendo che offrisse sempre per lui (se è una battuta è altro grandissimo attore, Peter Cushing, in un omaggiare l’ironico spirito dell’amico di me- grandiosa, se è la verità lo è ancora di più!). Fu piccolo ruolo di studente. rende, depose sulla bara l’ultimo pezzo di un accanito anti-tabagista, forse per i troppi James lo troviamo anche, seppur in ruoli ter- croissant mai terminato: “Questo è per te Jim- “sigari esplosivi” che gli hanno annerito la fac- ziari, in grandi film d’autore, non comici. Su my, nel caso ti venisse fame e volessi termi- cia sul set e, fatto curioso, sul finire della car- tutti il bellissimo Foreign Correspondent (Il pri- narlo”. Sarebbe divertente immaginare l’atto- riera si è visto diagnosticare un problema di gioniero di Amsterdan, 1940), una delle opere re strabuzzare gli occhi nella bara, esclamando deambulazione a causa dei tanti - e non finti! – calcioni sul posteriore ricevuti nei film, so- prattutto da Stan e Ollie. Gli italiani lo conoscono tramite la voce pre- stata da Stefano Sibaldi, Aldo Silvani, Gaeta- no Verna, Luigi Almirante, Luigi Pavese, Gino Pagnani, Silvio Spaccesi, Olinto Cristina, Massimo Dapporto e il grande Paolo Stoppa. Ma qual era la vera voce di Jimmy? Sicuramente la voce di chi ci ha fatto ridere con estrema semplicità e leggerezza. E non è forse dunque questo un piccolo miracolo? Per chiunque voglia andare a fargli visita, Jim- my è sepolto al “Chapel of the Pines”, un cimi- tero situato al 1605 di South Catalina Street, a Los Angeles, lo stesso ove riposano altre star del cinema, tra le quali l’amica Mae Busch. Per quanto mi riguarda, andrò presto a Lar- bert. In tasca avrò come al solito il mio amato “Nuvolario” di Fosco Maraini. Entrerò in un pub. Da solo, in un angolo, berrò la mia birra gigante e penserò a Jimmy. Penserò alle sue bevute con Ben Turpin, al Sea Girl. Penserò al suo almand croissant non finito, alla sua faccia buffa e malinconica. Penserò a Jimmy. Pen- serò a Jimmy, al caro vecchio Jimmy Finlay- son. E sarò felice, guardando le nuvole. Ignazio Gori Hardy, Finlayson, Laurel & Sharon Lynn in “Way out West” - Allegri vagabondi (1937) 2 Trad: “Si terranno oggi i funerali di James più sottovalutate di Alfred Hitchcock, ma bel- Finlayson, 66 anni, uno degli attori originali dei Keyston lissimo, e nella pungente satira sul nazismo Kops. Le esequie avranno luogo alle ore 15, al Pierce “To Be or Not To Be” (Vogliamo Vivere) di Ernst Brothers, Hollywood. L’attore, spalla in molti corti di Lubitsch. L’ultima uscita del nostro eroe avverrà Laurel & Hardy, è morto nel sonno nella sua casa di Hol- nel 1951, quando Frank Capra lo chiama per lywood, lo scorso giovedì notte.” Chapel of the Pines, Los Angeles, California 22 [email protected] La Filosofia della Scienza e il cinema: il paradosso delle immagini come ipertempo Senza dubbio il cine- nell’impresa impossibile di essere gli unici Ritorno al futuro di Zemeckis supera la linea del ma riesce dove nessun umani che, mediante le immagini e svincolati tempo, il continuum spazio temporale per en- esperimento scientifi- dal loro corpo fisico, vivono per sempre, oltre trare nel futuro e intuirne fantascientifica- co ancora non è mai il tempo, trasformati in ideali: statue o dipinti mente una variante possibile. riuscito ad ottenere. di cinema, opere d’arte umane, involontarie, Del resto se i films di fantascienza e fantasy il paradosso di essere che si proiettano, con i film, in un ipertem- sanno descrivere, talvolta in modo davvero ef- nel tempo e fuori dal po-metatempo che è quello del tempo assolu- ficace, il futuro, ed accade dagli albori del ci- tempo allo stesso mo- to, quello che i filosofi chiamano Essere. nema con il celebre film muto ispirato al viag- Leonardo Dini mento. Films come La rosa purpurea del Cairo di W. Al- gio sulla Luna precognizzato da Jules Verne, La filosofia e special- len o Brasil di Terry Gilliam, o 2001 Odissea nel- oggi gli effetti speciali digitali, in tre dimen- mente la filosofia scientifica si è interrogata lo spazio, dimostrano la validità di questa as- sioni e multidimensionali, rendono possibili per secoli sul fenomeno del rapporto tra tem- serzione. Del resto il vero interrogativo ipotesi e immagini che finora sembravano ap- po e immagini. filosofico e non, è se le immagini siano nel partenere solo alla fantasia dei racconti e ro- Si dice che il mito della caverna di Pla- manzi di fantascienza o dell’arte e mu- tone raffiguri il primo film della storia. sica sperimentale. L’unica effettiva, Sicuramente il rapporto tra tempo e anche se virtuale, macchina del tempo immagini è cambiato nella percezione realizzata dalla specie umana nella sua umana con il cinema. techne, è il cinema. Enrico Ghezzi, filosoficamente, chiamò Anche se biologia, esobiologia, fisica, il suo programma tv su Rai Tre Fuori astrofisica teoriche e sperimentali han- Orario, citando il titolo di un noto film no individuato formule e ingredienti americano, proprio per indicare un per entrare nel tempo, modificarlo, metodo di trasmettere e mostrare il ci- perfino in ipotesi invertirlo, come nel nema fuori dal suo orario di visione or- singolare paradosso della teoria del dinario, favorendone una buona visio- tempo del logico matematico Kurt Go- ne che sia anche una visione nelle ore e del, di fatto incontrare i mondi ulterio- nel tempo notturno, dedicato al sonno, “Brazil” (1985) di Terry Gilliam ri intuiti da Giordano Bruno e da Co- dunque ai sogni. pernico, ed entrare tra “le pieghe I sogni che hanno ispirato anche il mito pla- della materia”come definiva le - di tonico e che nella cultura aborigena austra- mensioni ulteriori il filosofo della liana sono elemento creatore del mondo re- scienza Giulio Giorello, rimane an- ale visibile, sono a loro volta la prima forma cora soltanto una potenzialità del di cinema dell’umanità e la più antica e in- futuro. nata, quella che nasce dal e nel subconscio e Gli antenati futuri, proposti dai pa- che proietta e crea, come nel cinema appun- radossi della fantascienza cinema- to, visioni e scenari, personaggi e situazioni tografica come ipotesi, si eviden- immaginarie. ziano in sceneggiature come quella Il cinema d’arte è certamente sogno e visio- dell’Uomo bicentenario, film con Ro- ne, basti citare: Fellini, Bertolucci, Kuro- bin Williams o del viaggio oltre la sawa, Herzog, Antonioni, tutto il grande ci- “2001: Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick vita quasi Dantesco, dello stesso nema di ogni epoca della sua storia, Williams, in un altro suo film, Al di vive della dimensione atemporale del là’ dei sogni, tale conseguentemente ap- sogno, si fa pittura visiva di sogni e idee pare il tempo oltre il tempo che fa in- dei registi. contrare il passato e il futuro con il pre- Nella filosofia contemporanea, il filoso- sente in The others, film con Nicole fo della scienza Karl R. Popper ha de- Kidman,o quello del Jack Nicholson di scritto questo scenario ideale, nella sua Shining, che attraversa il tempo nel film teoria dei tre mondi, mondo delle idee, kubrickiano, ambientato un secolo fa, e mondo che crea il reale e mondo effet- ancora il Brad Pitt di The curious case of tuale: si descrive con questa teoria an- Benjamin Button, del regista David Fin- che il sillogismo della creazione nel ci- cher, con un protagonista che torna in- nema che si scinde tra il mondo 1, delle dietro nel tempo dall’epilogo della vita idee di regista e sceneggiatori, il mon- viaggiando verso la sua stessa nascita do 2 della realizzazione dei film e il in un’altra opera che descrive bene il mondo 3 dei film realizzati, che come problema dell’Essere nel tempo, e così amava dire Fellini “camminano con le “Il pianeta delle scimmie” (1968) di Franklin J. Schaffner a sua volta la filosofia si interroga sul loro gambe”, come esseri nuovi, creati al mon- tempo, in der zeit, oppure se il tempo sia parte rapporto tra gli esseri e il tempo che li crea, at- do dal regista heideggerianamente, gettati delle immagini, se quindi il cinema sia nel traversa e domina, con il famoso saggio Sein nel Mondo, nel Tempo, il tutto echeggiando la tempo, oltre il tempo o diacronico e atempo- und Zeit di Martin Heidegger e che nel cinema teoria Platonica dei mondi ideali, che ha pre- rale dunque fuori dal tempo. ha efficacemente indagato Ingmar Bergman, cedentemente ispirato anche l’idealismo tra- Certo lo sono le idee di registi e sceneggiatori in tutto il suo cinema filosofico per definizio- scendentale tedesco, fortemente correlato al- che lo creano. ne e in particolare nel Settimo sigillo. la poetica visiva estetica del Romanticismo. Il film Il pianeta delle scimmie, Planet of Apes , Il tempo e lo spazio tempo, visto come confine Il tempo viene vinto dal cinema, gli attori, tra- nelle due versioni, è paradigmatico in tal sen- da attraversare, sono al centro di film come scendendo la natura umana originaria, riescono so perché esattamente come la serie di films segue a pag. successiva

23 n. 93

segue da pag. precedente Stargate, meglio riuscito nell’omonimo serial Crazy heart – La dannazione e il bacio della televisivo, che narra come in un precedente se- seconda occasione rial tv: Spazio 1999, la possibilità secondo una Crazy heart, primo film essere umano di capire quando fermarsi e nuova tecnologia esoplanataria, di superare diretto dallo sceneggia- prendersi cura di respirare il tempo, senza l’orizzonte cosmologico e quello della “ostinata tore e regista Scott Co- bruciarlo per correre sulla ruota del criceto. illusione” del tempo, come amava, da filosofo oper, basato sull’omo- Tecnicamente molto suggestivi risultano i scientifico, definirla Albert Einstein. nimo e bel romanzo di movimenti della camera che riescono a tra- Oggi, a differenza che nel passato, gli umani Thomas Cobb del 2008, smetterci il senso interminabile degli oriz- possono vedere, grazie al Cinema dei Documen- Stefano Pavan è una storia semplice zonti nelle vallate americane. tari storici, il loro passato, si può letteralmente quanto realistica. È un po’ come il testo di una Crazy Heart è un altro di quei sporadici casi in entrare dal 2000 nel ‘900, grazie al potere della ballata country dolce e disperata. cui si riscontra la voglia di realizzare un film “magnifica ossessione” dell’arte cinematografi- La figura del protagonista, Bad Blake (inter- lontano dal sistema. ca e grazie a ricostruzioni storiche straordina- pretato da un magistrale Jeff Bridges), vecchia Si percepisce il respiro di Peckinpah, di Cimi- riamente precise come quelle di Visconti, Zef- star della musica country che suona da un lo- no (Thunderbolt and Lightfoot, dove un giovane firelli, Eizenstein, ad esempio, si può entrare cale all’altro per vivere e garantirsi la sua bot- Bridges è coprotagonista insieme a Eastwo- nel passato, attraverso la sua fedele ricostru- tiglia di whisky, si muove on the road, sul suo od), un cinema artigianale apparentemente li- zione. In altri casi il cinema che grazie invece pickup nello sfondo della provincia americana bero dai vincoli del botteghino dove un’armo- alla fantascienza riesce a entrare nel futuro, tra Texas e New Mexico. nica fotografia di Barry Markowitz si incontra può realmente anticiparlo come accaduto a Un cantautore folk alcolizzato, vissuto tra sre- perfettamente con il montaggio di John Axel- Kubrick e Tarkowsky che descrivono in antici- golatezze e matrimoni falliti che ritrova, in rad. po le missioni spaziali, o i films sulle futuribili una giovane reporter e madre single, Jean, La colonna sonora della pellicola merita un esplorazioni di Marte e delle stelle,in Contact una superlativa Maggie Gyllenhaal (Secretary punto d’eccezione, volutamente creata attra- con Jodie Foster. di Steven Shainberg, Lontano da qui di Sara Co- verso suoni vintage, con attrezzature e micro- Ma il risultato più entusiasmante del cinema è langelo, Hysteria di Tanya Wexler), l’amore. foni d’epoca, sotto la direzione del maestro T rendere Marlene Dietrich o Humphry Bogart o Tutti gli ingredienti sono già conosciuti, mo- Bone Burnett (No Better Than This di John Mel- James Dean contemporanei del XXI secolo, nel tel, deserti con stazioni di servizio solitarie lencamp, solo per citare una delle sue produ- rendere infinitamente ripetibili quegli attimi (mancava il Roy’s Cafè di Amboy nel Mojave), zioni discografiche d’eccellenza) e il folk-sin- di vita e di azione e di pensiero e movimento errori che si potevano evitare, dipendenza, un ger Stephen Bruton, si presenta come un fiore fisico ripresi dal film, facendo compiere a ogni fisico ormai clinicamente al limite, la storia all’occhiello con l’ulteriore particolarità: le attore passato, presente e futuro un involonta- che si ripete, eppure Cooper, compie un’atten- canzoni cantate da Bad sono realmente pro- rio e imprevisto viaggio nel tempo. ta analisi psicologica dello stereotipo del loser venienti dalla voce di Jeff Bridges con un risul- La risposta alla questione iniziale di questo ar- e lo fa senza scadere nel già visto. tato strepitosamente perfetto tanto che Brid- ticolo è che filosoficamente il tempo è la -im Con accurata dedizione il regista non cede al- ges nel 2011 uscirà, sempre sotto la produzione magine e che oltre la immagine inizia l’iper- la banalità di far percorrere a Bad la strada di T Bone Burnett, con un suo album in stile tempo delle dimensioni ulteriori dell’Essere. dell’autodistruzione per poi ricondurlo verso folk/blues con brani scritti dallo stesso Brid- Eppure quando noi richiamiamo alla mente la il successo, non cade nell’eroe ribelle, male- ges, da Burnett e da altri autori come Bruton, memoria visiva, la immagine di qualcuno o qual- detto e alla fine casualmente vincente, ma si John Goodwin, Greg Brown e Thomas Cobb. cosa, lontano nel tempo, quando vediamo una orienta verso una ricerca intima e naturale Il film, uscito in sordina tra il 2009 e il 2010, si foto di epoca o appunto un film, in un istante, che spinge il personaggio ad ascoltare il suo è aggiudicato numerosi premi ricordiamo passato. due Golden Globe: uno per il miglior attore in Anche l’amore tra i due non si distrugge per un film drammatico, vinto da Bridges e uno gli errori, ma si trasforma e diviene un leniti- per la migliore canzone originale. Inoltre due vo salvifico che aiuta entrambi e li conduce su Premi Oscar nel 2010: l’Oscar al miglior attore altre linee di vita. protagonista (Jeff Bridges) e l’Oscar alla mi- Oltre all’ottima coppia dei protagonisti come glior canzone originale per il brano The We- non fare attenzione a Robert Duvall che inter- ary Kind di Ryan Bingham. preta Wayne Kramer, il saggio barista che sa Crazy Heart rientra perfettamente nel mito parlare a Bad, e Colin Farrell che è Tommy della “seconda occasione”, in quella maledetta “Contact” (1997) di Robert Zemeckis Sweet, l’ex allievo di Blake che ha ormai preso e inafferrabile possibilità che il destino, da il posto di Bad nel panorama del mercato di- qualche parte, ti può offrire. È come un treno superiamo senza accorgercene, l’orizzonte scografico, ma riconosce al maestro sempre in partenza sul quale devi scegliere, in manie- spazio temporale e filosofico degli esseri, sia- un palco d’onore. ra fulminea, se salire o restare giù. mo per un attimo atemporali, come il pensiero Nel procedere delle scene, con un formato di quelle immagini lontane, ricreiamo in noi il scope che sottolinea la bellezza del paesaggio, Stefano Pavan passato nel dualismo immagine memoria che si attua un’elaborazione che diviene si fa sintesi nel cinema che dunque, come nella consapevolezza. Dalle sregolatezze armonia delle sfere di Platone, unisce gli esseri rovinose Bad comprende che il crol- nell’Esserci oltre il tempo, mediante recondite lo è vicino e riesce, con non poche armonie di suoni, immagini, voci, emozioni, e difficoltà, ad uscire dal personaggio quanto sono importanti le musiche in questa distruttivo che si è costruito per ri- sfida, allinea il presente al passato e al futuro e trovare l’uomo, la serenità e la sua nella sua visione ap-percezione, per una o più musica. ore, di tempo, attori e spettatori, escono dal È quasi una tacita espiazione che tempo, per restare sospesi in un metatempo passo dopo passo, lo conduce in una ideale, quello delle immagini e oltre le imma- normale quotidianità senza riscosse gini, del cinema. all’orizzonte. Il centro della storia ri- Leonardo Dini siede proprio nella capacità di un

24 [email protected] Citizen Rosi e Il nostro Eduardo: diario di un viaggio tra indizi, ri- cordi sparsi e senso di responsabilità Ho sempre considerato il dell’uomo, mostrando la sua fragilità, i mio cinema come la tau- suoi limiti e la sua impotenza davanti alla romachia. Esporsi in un morte fotografata sempre con un profon- combattimento serrato do senso di sacralità. Un film è come la vita. Un con la realtà, mettere in film è la vita. Quando lo fai con onestà e con laconsa - gioco ogni volta le pro- pevolezza di fare qualcosa che ti appartiene, ma prie posizioni intellet- che vuoi che appartenga anche agli altri, scatta Maria Procino tuali (Cadaveri eccel- un altissimo senso di responsabilità (Rosi, lenti, diario). Ecco, questa riflessione di Francesco 2014, p. 299). E quel senso di responsabilità Rosi mi è venuta in mente alla fine del lavoro attraversa tutta la sua esistenza: era un re- che ha portato alla realizzazione di Citizen Rosi gista scomodo, per ogni film si documen- il film che ricorda l’impegno civile ed etico di tava approfondendo i temi che avrebbe poi Rosi e Il nostro Eduardo il documentario girato sviluppato, per questo ha letto e conservato per i 120 anni di Eduardo De Filippo. Il primo migliaia di documenti iconografici, di rela- con la regia di Didi Gnocchi e Carolina Rosi, il zioni, verbali, lettere, di appunti, di libri secondo con la regia della stessa Gnocchi e annotati, di ritagli stampa, tutto oggi con- Michele Mally. Appena due anni separano la servato a Torino al Museo del cinema e nel- realizzazione dell’uno dall’altro, un periodo la sua biblioteca privata a Roma. Per co- durante il quale abbiamo tutti vissuto una tra- struire il film, sono state scelte alcune sformazione profonda quanto tragicamente pellicole che, spiega Carolina: “hanno ob- inaspettata e forse è stato il raccontare la ca- bligato a riflettere intere generazioni. Mio parbietà di questi due artisti nel concretizza- padre ha anticipato la narrazione di una re le loro idee che ha dato forza a chi ha colla- democrazia inquinata dalla corruzione fin borato per andare avanti. Scrive Eduardo: Ho dalla nascita” (Il Messaggero, 6 settembre la sensazione che l’umanità stia andando di corsa 2019). E ancora Didi Gnocchi: “Il suo è un verso un’era radicalmente nuova, in cui tutto rico- cinema che non invecchia anche quando mincerà daccapo (La Stampa, 13 maggio 1980). parla di cronaca, perché sono le dinamiche del della guerra. Sorridiamo alle domande di una E Rosi: Oggi bisogna andare avanti facendo il no- potere quelle che si raccontano, l’intreccio tra Carolina piccola che con la curiosità imme- stro dovere di cittadini, consapevoli di dover lavora- stato e antistato, i patti tra sistemi legali e ille- diata che hanno solo i bambini, chiede cosa re molto per aiutare il Paese ad uscire fuori dal ba- gali (La Provincia pavese, 7 maggio 2020). Fin sia il ciak e la risposta di Francesco forse, sen- ratro in cui è caduto (Il Mattino, 11 maggio dalle prime immagini del film, è Carolina -fi za accorgersene, la chiamava già ad uno sfor- 2012). Entrambi i film seguono una cifra stili- glia e attrice che ci porge la mano e ci invita a zo enorme per riuscire a comprendere la vita, stica ben precisa; dai racconti traspare il lavo- compiere il viaggio: Scalavo una montagna mi in quel momento per capire cosa volesse dire ro collettivo, organizzato privilegiando la col- sentivo così sulle sue ginocchia, piccola minuscola “sincrono”… Carolina ci racconta che l’imma- laborazione. Trapela la ricerca rigorosa davanti ad una grande vertigine. Franco, io lo chia- gine di un Francesco bambino con tanto di portata avanti per la raccolta di coppola in testa, col nasino a materiale archivistico, audio e patata, foto scattata da Seba- video, per la scelta dei luoghi stiano, vinse il concorso ameri- che hanno avuto nella narrazio- cano che chiedeva di immorta- ne spesso un valore simbolico, lare il bimbo più somigliante a per la cura nel taglio della luce. Jackie Coogan all’epoca il mo- Si indovina il profondo rispetto nello più famoso al mondo. Pa- e amore nei riguardi di figure dre e figlio avrebbero voluto e così importanti dal punto di vi- potuto andare a Hollywood ma sta artistico e l’attenta cautela Amalia non ne volle sapere di nel raccontare anche la loro vi- pensare ai suoi amori così lon- cenda umana senza mai sfocia- tani. Ci soffermiamo con senso re in un becero quanto inutile di pudore sulla foto che ritrae voyerismo. un’altra splendida bambina Citizen Rosi che Rosi aveva avuto dall’attri- Vincitore del premio Pasinetti ce Nora Ricci, Francesca è la fi- 2019 alla 76 Mostra internazio- Francesco Rosi e sua figlia Carolina glia scomparsa tragicamente il nale d’arte cinematografica di Venezia, il do- mavo così, era alto maestoso, dava sicurezza […] 18 gennaio 1969 in un gravissimo incidente cumentario è nato rielaborando un’idea su cui niente avrebbe potuto capitarmi; il temporale era stradale. E’ Francesco che narra quel momen- Carolina e Didi stavano già lavorando con un rumore lontano. Le foto, i documenti presen- to di sofferenza devastante, quella storia che Francesco Rosi che, attraverso alcuni dei suoi tati, i brani delle interviste al regista, le se- pure ha contribuito ad avvolgere di pietas le film, avrebbe raccontato il nostro Paese, evi- quenze delle conversazioni tra lui e Carolina sue narrazioni, a creare un sostrato nei film, tando qualsiasi momento di autocelebrazio- fissate dalla cinepresa, ci fanno immergere ancora tutto da scoprire. Se non avessi reagito ne, come lui stesso chiede e precisa alla figlia nella storia di un uomo che ha coniugato il immediatamente non sarei riuscito poi ad uscire in una delle sequenze del film. Con la sua forte senso del dovere, il suo rigore nel lavoro, fuori, non avrei più lavorato. Sul tavolo dello stu- scomparsa, ricorda Carolina, la visione di come con il grande amore per la famiglia e per le co- dio di Rosi le fotografie di sua moglie Giancar- portare avanti il documentario si è modificata. se semplici. Scopriamo un Francesco bambi- la donna colta, forte e attiva si confondono con le Francesco nei suoi film ha sempre chiesto di no che passeggia tenendo per mano i suoi ge- foto dei film: quella che ricorda la lavorazione de riflettere sul potere, sul rapporto tra potere poli- nitori Sebastiano e Amalia, in una Napoli che La terra trema che segna l’inizio dell’avventura tico ed economico, ma anche sulla condizione da lì a poco avrebbe conosciuto la distruzione segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente inermi e delle loro famiglie che la sera del 24 non solo il documentario ha dato la possibilità cinematografica accanto a Luchino Visconti; giugno 1967 avevano festeggiato, appena qual- di ritrovare o di conoscere un maestro del ci- quelle dei mercati generali de La sfida, foto re- che ora prima, la festa di San Giovanni. Di nema internazionale, ma ha offerto l’opportu- alizzate dal padre che, fiero, lo seguiva e rac- quel progetto ci resta il diario redatto giorno nità di scoprire una figlia, una attrice e pro- coglieva i ritagli stampa dei suoi film. Il pae- dopo giorno durante il suo viaggio a Cuba, duttrice che nonostante i momenti di dolore saggio degli scatti privati accresce il nostro Perù e Bolivia a poche settimane dalla morte vissuti, nonostante le difficoltà, non si è arre- coinvolgimento emozionale. Rosi stesso rac- di Guevara e da cui traspare una vera e pro- sa e continua a portare avanti il suo lavoro con conta la volontà dei giovani di partecipare alla pria sceneggiatura (I 199 giorni del Che, 2017). grande dignità e senso del dovere. E alla fine vita sociale e politica del paese dopo la guerra, “Oggi mio padre continuerebbe a difendere i quando l’ho visto indebolirsi diventare fragile… ho quell’entusiasmo testimoniato anche da Eduar- valori imprescindibili della democrazia, lotte- fatto finta di niente, ho continuato a scalarlo a op- do in tante interviste: la speranza in una società rebbe per principi che riteneva non calpesta- pormi alle sue rocce a considerarlo una parete da nuova da costruire che si infranse ben presto. bili e si indignerebbe per questi tempi populi- affrontare perché non volevo perderlo né che lui si E’ Carolina che rammenta il desiderio del pa- sti e trasformisti, augurandosi al più presto il perdesse, avevo nostalgia dei suoi fulmini, dei suoi dre che il cinema entri nelle scuole per rac- cambiamento” (Il Mattino, 13 novembre 2009). occhiali scuri, del suo modo di stare in piedi ironico contare la Storia. Perché il cinema non cambia Via via scorrono le immagini da Il caso Mattei, a e aggressivo: era così che noi facevamo cordata. La il mondo certo ma, ribadiva Rosi: “può infor- Cadaveri eccellenti, e non possiamo fare a meno traditio, il passaggio di consegne, è avvenuto. mare e gettare il dubbio nel pubblico, pro- Il nostro Eduardo. vocarlo, renderlo attivo” (Corriere della se- E’ ancora Carolina come una Arianna ra, 10 novembre 2002). moderna che raccoglie il gomitolo della “Rosi […] mostra l’immostrabile, espone i storia e ci invita in un’altra avventura al- fatti nudi e crudi, spogliati dalle false ap- trettanto magica ed avvincente, un viag- parenze, tramite una vera prassi materia- gio nella vita artistica di Eduardo De Fi- lista del cinema. I suoi film […] sono ope- lippo, ricordando Luca suo figlio, alla re di un uomo d’azione, destinate a essere ricerca di un Eduardo insolito, privato. viste e commentate, e non una teoria Nella sua casa di campagna, dove è attiva staccata di contingenze temporali. Fil- anche un’azienda agricola la Scovaventi mando gli uomini, le molle della storia, voluta fortemente da lei e da suo marito gli ingranaggi del potere e dell’economia, Luca De Filippo, si riunisce tutta la fami- così come sono, senza romanticismo, e glia che la storia del teatro di Eduardo ce l’ha non come si vorrebbe che fossero, pone le dentro: Annamaria e Paola mogli prece- basi per un cinema politico” (Ciment, denti di Luca insieme ai figli Tommaso, 2008, p. 31). Nel documentario si avvicen- Luisa e Matteo e ai figli piccoli di quest’ul- dano le testimonianze di chi lo ha cono- timo: Luca ed Angelica. La storia parte sciuto, lo ha studiato o ha guardato ai dal verde dell’orto da cui ci pare di sentire suoi film come documenti unici di eventi i profumi del basilico e dei pomodori ap- drammatici: da Costa-Gravas a Marco pena raccolti da Matteo, seguito dal pic- Tullio Giordana a Roberto Andò, da Ghe- colo Luca. E’ l’incipit di due giornate che rardo Colombo a Nino Di Matteo, a Nico- lo spettatore trascorrerà insieme a tutti la Gratteri e Vincenzo Calia. Con loro en- loro; un nuovo itinerario che vivremo ac- triamo nei film: Lucky Luciano che esplora canto a Matteo, Tommaso e Luisa nella lo- la madre di tutte le trattative Stato-mafia. Se- ro e nostra riscoperta del commediografo guiamo i filmati di repertorio, gli attori, le ed attore partenopeo oggi riconosciuto persone comuni che Rosi faceva recitare. fra i grandi nomi del teatro internaziona- Ci sorprendiamo della straordinaria at- le. Ricorda Didi Gnocchi: “Sinceramente tualità delle pellicole, ci affascina la di- ho fatto molta fatica ad approcciare la fi- mensione narrativa di stampo investigativo di essere avvolti dalla presenza scenica di un gura di Eduardo, anche perché ho dovuto ad- ma anche la puntigliosa ricostruzione dei immenso Gian Maria Volontè. dentrarmi sui terreni di storia teatrale che contesti in cui si racconta un avvenimento Scrive Luigi Di Gianni: “il cinema documenta- non conosco bene. E poi non era un uomo che senza mai dimenticare come rileva Roberto rio autentico ha sempre rappresentato un’il- amava parlare di sé, quindi non c’erano gran- Andò il dato umano. Ancora Rosi spiega: Prepa- lustrazione critica e nello stesso tempo poetica di tracce scritte. Ma mi sono resa conto che è ro la mia scena mentalmente, prendo appunti, fac- dei fatti e della realtà, non limitata ad una impro- stato davvero un gigante. Per me il suo teatro cio schizzi, perché un film è una geometria, e biso- babile registrazione oggettiva, ma aperta all’in- è un po’ come leggere un libro di Cechov: gna conservare questo metodo. Ma al momento di venzione, alla creatività, alle esigenze espressive” esprime quella capacità di raccontare l’umano girare, un dato elemento, per il posto che gli trovo di (Iaccio, 2011, p. 180). Citizen Rosi ci svela la bellez- nella quotidianità e nei dettagli riuscendo a colpo nel contesto, può offrirmi la sintesi di tutto za della costruzione delle scene, dei chiaro- raggiungere il significato universale. E questo quanto credevo di dover spiegare con quattro o cin- scuri e dei colori, delle ombre e delle luci, per- lo fanno solo i geni” (La Provincia pavese, 19 que inquadrature […]. La lavorazione di un film è ché Francesco Rosi, rivela Gore Vidal, “realizzò, dicembre 2020). Filmare richiede tempo, ci ri- un momento di grande tensione […]. Devo essere attraverso la Luce, un mondo di segni ed em- corda Jean Breschand, il documentario avvici- una specie di spugna, pronto ad assorbire”(Ci- blemi sorprendenti. Questo è ciò che l’arte del na le stagioni, misura il tempo che passa e ment, 2008, p. 126-7). Scorrono le scene di Sal- cinema – se mai esiste – dovrebbe essere”(- non guarda al reale come un’evidenza, attua- vatore Giuliano, di Portella della Ginestra il 1 Gesù, 1991, p. 89). Furio Colombo ricorda che lizza la memoria attraverso una voce fuori maggio 1947: è l’unica testimonianza oggi del- Rosi si riteneva un artista non un intellettua- campo, attraverso le immagini: “Il documen- la strage e non si può che ripensare con ram- le, rivendicando in queste parole il suo essere tario non è il reportage. […] il documentario marico al progetto mai realizzato di una pelli- un regista completo, perché ribadiva: la narra- cerca di eludere le false evidenze, d’interroga- cola sulla storia di Che Guevara e dell’America tiva cinematografica fa o tenta di fare poesia. Via re le certezze apparenti, di riformulare gli ap- latina negli anni della rivoluzione cubana. Un via lo spettatore viene attanagliato da un sen- procci al reale” (Breschand, 2005, p. 33). La cuci- film su quei 199 giorni avrebbe fissato nella so di indignazione che offre la forza della co- na diviene il collante coinvolgente tra famiglia e memoria collettiva un altro eccidio: l’uccisio- noscenza, ma viene conquistato anche dalla spettatori fin dalle prime sequenze. ne da parte dell’esercito boliviano di minatori magia di un’emozione perché ci si accorge che segue a pag. successiva 26 [email protected]

segue da pag. precedente sono convinto del contrario: il punto di arrivo dell’uo- che gli interessa. E alla fine, mentre li ringrazio de- La preparazione del ragù evoca la voce di mo è il suo arrivo nel mondo, la sua nascita, mentre gli applausi, la mia gioia è sapere che uscendo dalla Eduardo e di Luca che insieme a Matteo reci- il punto di partenza è la morte che, oltre a rappresen- platea ognuno si porterà via con sé qualche cosa che tano la poesia ’O rraù. Abbiamo quasi un cana- tare la sua partenza dal mondo, va a costituire un gli sarà utile nella vita di ogni giorno. le diretto con i pensieri dei tre giovani fratelli; punto di partenza per i giovani. Perciò a me la morte Ed è difficile guardando un breve momento con la cura con la quale preparano il pranzo m’incuriosisce, mi sgomenta, ma non mi fa paura, de Le voci di dentro non domandarsi se Stephen rileggono la memoria, perché la cucina come perché la considero la fine di un ciclo - il mio ciclo - King e Kubrick conoscessero l’opera eduar- ogni momento di condivisione è cultura e ri- che però darà vita ad altri cicli legati al mio. diana mentre lavoravano a Shining. Eduardo chiede attenzione. Le immagini di Eduardo Insieme ai nipoti apriamo uno scrigno pre- mette in scena la crisi della famiglia, della so- De Filippo e di Luca si amalgamano come in- zioso e attraverso lettere private, materiale cietà, osserva quanto sta accadendo, esamina gredienti preziosi: le domande trovano rispo- d’archivio, filmati, foto e brani delle comme- una collettività che via via perde la capacità di ste mentre la carne imbiondisce nella pentola die registrate per la Tv, il documentario resti- comunicare e che accetta un omicidio come pronta ad accogliere la conserva. Riti sacri, tuisce allo spettatore la dimensione umana parte della quotidianità. Attraverso il mate- semplice la sua ricetta: si va in scena come si va ma anche il rigore, la professionalità, la genia- riale d’archivio, soprattutto quello conservato in cucina. Matteo è cuoco e nel suo ristorante a lità di Eduardo De Filippo: un uomo profonda- nel fondo Eduardo De Filippo al Vieusseux di Madrid offre a tutti i sapori Firenze e nella Cineteca nazio- dell’arte culinaria napoletana nale a Roma, scopriamo la sua anche rielaborandola. Se non vita sul palcoscenico e dietro le avesse fatto l’attore – chiede il quinte. Insieme a Luisa, Tom- giornalista– ed Eduardo ri- maso e Matteo veniamo solleci- sponde: forse non sarei nato. Ma tati alla conoscenza delle mogli in realtà in un’altra intervista di Eduardo, donne colte intelli- letta da Tommaso confessa che genti che amò moltissimo. Do- avrebbe fatto il cuoco. Tommaso rothy americana la prima che secondogenito è oggi presidente tradusse le sue commedie e che della Fondazione De Filippo an- alla fine del loro rapporto gli re- che lui con grande senso di re- stò amica. Thea bellissima at- sponsabilità ha preso in mano trice piemontese madre dei l’impresa teatrale, la promozio- suoi figli ed infine Isabella sua ne di autori giovani, la tutela e la ultima compagna scrittrice, diffusione dell’opera del nonno traduttrice che gli fu accanto soprattutto fra i ragazzi. “Sto fa- Tommaso, Matteo e Luisa De Filippo per trent’anni fino alla sua cendo un mestiere che la vita ha morte e che ci viene raccontata deciso per me, anche drasticamente, e la rin- mente segnato dalla vita ma capace di vivere la con- con molta dolcezza da sua figlia l’attrice Ange- grazio. Ma ora coltivo due missioni. Sondare temporaneità con grande intuito. Basti pensare alla lica Ippolito. Rispettava moltissimo le donne ri- nuovi linguaggi per fare arrivare ai giovani capacità di leggere per primo la profonda mutazione corda Raimonda Gaetani che fu per anni sce- l’opera di Eduardo. E portare i suoi testi nelle antropologica del dopoguerra, messa in scena con nografa e costumista come Bruno Garofalo scuole” (La Repubblica, 22 dicembre 2020). “Napoli milionaria”. Ancor prima di Pasolini. che racconta quanto Peppino e Eduardo fos- Anche Eduardo infatti come Francesco Rosi L’alto valore emotivo dà al film un fascino par- sero in realtà legati e come una partita a scopa ribadiva l’importanza del teatro e del cinema ticolare, la narrazione scorre fluida: entriamo di cui fu testimone, divenne occasione per i come materie scolastiche. Il film presenta poi nell’atmosfera familiare di casa Scarpetta e due di creare uno sketch comico unico. Cam- Luisa terzogenita di Luca che porta nel nome nella vita con i fratelli Titina e Peppino. Il de- minare e filmare i vicoli di Napoli alle cinque il ricordo di donne importanti nell’esistenza butto a quattro anni al Teatro Valle di Roma: del mattino, percorrere le strade dell’infanzia di Eduardo: la mamma e la figlia. Luisa ha ere- indossavo un minuscolo kimono a fiori dai colori vi- dei tre De Filippo, seguire il drone in ricogni- ditato l’amore per gli animali ma il suo impe- vaci che avevo visto cucire da mia madre qualche zione sul luogo da cui Eduardo si affacciò, os- gno è anche con i ragazzi nelle scuole e con i giorno prima. Improvvisamente mi sentii afferrare servando la città distrutta dai bombardamen- ragazzi negli istituti di pena minorile perché e sollevare in alto, di faccia al pubblico, con la luce ti, per poi costruire nel 1945 quel capolavoro anche loro conoscano la lezione artistica ed dei riflettori che mi abbagliava e mi isolava dalla che è Napoli milionaria, è stato un viaggio nel etica di Eduardo. Passo dopo passo il docu- folla. Eduardo a 10 anni era uno scugnizzo che viaggio per mettere in luce quel teatro che mentario ci presenta le donne che sono state appena poteva scappava al cinema insieme ai mescola amarezza e umorismo portando sulle importanti per Luca, donne colte, intelligenti suoi compagni di giochi, per vedere al Kursaal scene la complessità della condizione umana. pronte a sostenersi quando è necessario: Sia- Saturnino Farandola e per fare scherzi al pove- Esattamente come Francesco Rosi, Eduardo mo e basta riusciamo sicuramente a stare uniti ro pianista accompagnatore del film muto. osservava la vita, la realtà, con empatia e ge- quando c’è bisogno, ripete Paola ed è quello che Emergono personaggi variegati, un mosaico nerosità “non dovete imitarmi dovete essere voi ed rende esemplare questa famiglia che si offre di testimonianze convergono nel raccontare i vostri incontri casuali per la strada, osservate i come esempio di risorsa, perché, superando un poeta e un interprete, un drammaturgo e volti osservate la gente e ascoltate. Non ha mai ri- momenti complicati, si è stretta, saldata quasi, regista: da Massimo Ammaniti a Giulio Baffi, nunciato ad una lotta se la riteneva giusta. nel nome dell’amore e del senso di responsabi- da Richard Attenborough a Isa Danieli, da Pa- Quando compra le macerie del San Ferdinan- lità che è stato alla base anche di tutta la storia ola Quarenghi a Antonella Ottai a Anna Barsot- do, recupera una memoria che sarebbe anda- del drammaturgo ed attore partenopeo. ti. Seguiamo Eduardo, attenti anche noi come i ta distrutta, deciso a perseguire un obiettivo Insieme a loro scopriamo Eduardo e ritrovia- suoi nipoti, in un dialogo che travalica tempi e preciso. Ricorda Luca: Il teatro San Ferdinando mo Luca a cui Eduardo passò il testimone e che se spazi, vita e morte, per rendersi universale. era un teatro di grande tradizione popolare in un ne è andato troppo presto a 67 anni. Alla fine del Scopriamo l’Eduardo rigoroso, l’artista severo luogo popolare. Eduardo ha sempre cercato di por- racconto filmico il suo ricordo non conclude con se stesso e con chi lavorava con lui nel ri- tare a teatro un pubblico che non fosse solo borghese la storia, ma crea un nuovo inizio che parte spetto del suo lavoro e del pubblico. Io scrivo ma soprattutto il tentativo di portare a teatro perso- dagli occhi dei suoi piccoli nipoti. Scriveva per tutti: ricchi, poveri, operai, professionisti… tutti, ne che molto spesso non ci sarebbero andate per Eduardo: Si dice che nella vita dell’uomo c’è un tutti! Belli, brutti, cattivi, buoni, egoisti… Quando problemi economici o per estrazione sociale. Volen- punto di partenza ed un punto di arrivo, di solito ri- il sipario si apre sul primo atto d’una mia comme- do dire che il teatro doveva essere dedicato a tutti feriti all’inizio e alla fine di una carriera. Io invece dia, ogni spettatore devi potervi trovare una cosa segue a pag. successiva 27 n. 93

segue da pag. precedente quanti e questa è una lezione che non ha capito nes- Tempo e Spazio nel film Pickpocket di Ro- suno in Italia. Il cinema diviene una scelta ob- bligata per pagare i debiti, ma poi ne rimane bert Bresson affascinato: Credo che il cinema sia un mezzo più Pickpocket è un film in bianco e nero di una durata di 75 minuti, diretto da Robert Bresson nel immediato, di più facile penetrazione e di più facile 1959 con le musiche di Jean-Baptiste Lully e la partecipazione di Martin Lasalle (Michel), Ma- comprensione che non il teatro. Il teatro è più lento, rika Green (Jeanne), Jean Pélégri (il commissario), Dolly Scal (la madre) il cinema può arrivare dappertutto, anche nei centri più piccoli. Inoltre lo stimo non un sottoprodotto del Un giovane uomo, Mi- l’originalità e la forza del cinema così come teatro, ma un’arte vera come il teatro (L’Unità, 10 chel, confessa sul suo concepito da Robert Bresson, che nel 1959 è al ottobre 1950). diario che ha rubato vertice della sua arte. Il viaggio continua nell’incontro con Pasolini, dalla borsa di una don- Il film si basa apparentemente su una certa nell’odore della sartoria/museo di un signore na a Longchamp. La austerità, sul dialogo parsimonioso, sul rifiu- di ottant’anni Vincenzo Canzanella che con- polizia lo ha arrestato to della psicologia facile e sul gioco costante serva da anni costumi teatrali, compresi quelli e, per mancanza di dell’attesa, è soprattutto un meccanismo di di Eduardo e di Luca: oltre quelle finestre rico- prove, lo ha rilasciato. straordinaria precisione. L’inquadratura mil- perte da un vecchio merletto, scopriamo una Il giorno dopo, affida il limetrica e il montaggio virtuoso che fram- Napoli antica che prova a reinventarsi ogni Abderrahim Naim denaro a Jeanne, una menta i corpi e li scompone, le azioni diso- giorno. Ma sono i filmati privati inediti che ci vicina di casa di sua madre malata, prima di rientano lo spettatore, stordito da un fanno commuovere scoprendo un altro Eduar- incontrare un amico, Jacques, e il commissa- “movimento di mani” il cui spettacolo con- do. Scorrono a colori ed in bianco e nero i mo- rio che l’ha interrogato il giorno prima. Bor- fonde ladri e vittime. In altre parole, il bor- menti felici di Luca e sua sorella Luisella bam- seggiare diventa per Michel una sfida morale: seggiatore, lungi dall’essere solo la vittima bini sulla neve o al mare da zio Peppino; i non solo moltiplica i furti, perfeziona la sua delle esitazioni dell’eroe, è anche un perso- momenti dell’Eduardo papà che segue i com- tecnica, si associa ad altri borseggiatori, ma naggio in cui si riconosce il regista. “Avete piti dei bambini o gioca teneramente con loro sembra sfidare il commissario andando a tro- mai sentito l’ansia che la presenza di un ladro lasciando fuori i creditori, i problemi, le delu- varlo. L’amicizia di Jacques e le possibili rela- mette nell’aria?” Il regista ha chiesto alla rivi- sioni. Quegli impegni che non gli lasceranno zioni con Jeanne non servono a nulla, conti- sta Arts, aggiungendo: “È inspiegabile. Ma il poi il tempo di elaborare il dolore muto eppure nua fino a un colpo finale che lo porterà in cinema è il regno dell’inspiegabile”. furioso, rabbioso che vive con la morte im- prigione e gli rivelerà il suo amore per Jeanne. I tempi nel film Pickpocket provvisa della piccola Luisella nel 1960 e poi di Affascinato dall’idea che, in alcuni casi, uomi- Lo studio della temporalità del film è un’atti- Thea l’anno seguente. Una sofferenza che re- ni capaci, irreprensibili nella società, sareb- vità complessa. Distinguiamo, all’inizio, una clama solitudine vissuta però per poco perché, bero stati capaci di sfuggire alle leggi, Michel triplice nozione di tempo nel cinema: il tem- in nome di quel senso del dovere che non verrà diventa un borseggiatore. Nonostante un so- po della proiezione (la durata del film), il tem- mai meno, dovrà tornare al lavoro: c’è il con- vrintendente che lo sorveglia, Jacques che gli po dell’azione (la durata del racconto della tratto con la Tv per la registrazione delle com- offre un “lavoro vero” e Jeanne che lo ama, lui storia), e il tempo della percezione (l’impres- medie, la tournée che da Vienna lo porterà a non può fare a meno di rubare. Viene cattura- sione della durata percepita dallo spettatore, Mosca, ci sono i debiti, ci sono famiglie, attori to ed è in prigione che scopre la “strana stra- che è complessivamente variabile e soggetti- che aspettano. Eduardo non si è mai fermato da” che ha dovuto percorrere per arrivare a va). Potremmo dire che il cinema è prima di fino a portare in Parlamento per la prima volta Jeanne. Michel racconta la sua storia: consi- tutto un’arte del tempo, poiché questo dato è la voce dei ragazzi rinchiusi in carcere, contri- derando che il suo genio lo mette al di sopra immediatamente comprensibile in ogni ap- buendo con la sua ultima battaglia, alle modi- della legge, si lascia tentare dai borseggiatori, proccio di svolgimento del film, sia al livello fiche che nel 1988 arrivano a livello legislativo, senza essere motivato dal bisogno del guada- più formale (il film è una sequenza temporale di per dare una opportunità di riscatto ai ragazzi. gno. Il finto film poliziesco Pickpocket, sorpren- immagini) sia al livello più profondo e specifico: Nomination ai Nastri d’argento 2021 Il nostro de e affascina. Nel film vi si trova ciò che rende segue a pag. successiva Eduardo termina con la famiglia riunita a tavo- la, nel nome di quegli uomini che hanno dato tanto della loro vita alla cultura dello spettaco- lo, perché il teatro, il cinema, pretendono sa- crificio, rigore, senso del dovere. E noi pubbli- co continuiamo a scalare Francesco Rosi, a scalare Eduardo De Filippo, come pareti che affrontiamo tutti i giorni, perché non voglia- mo sentirci orfani di padri, non vogliamo per- derli perché, parafrasando Carmelo Bene, di loro non dobbiamo perdere nemmeno un fo- nema. Maria Procino

Citizen Rosi (2018) regia e soggetto Didi Gnocchi e Caroli- na Rosi, sceneggiatura Didi Gnocchi, Anna Mingotto, Ca- rolina Rosi, Fabrizio Corallo. Produzione: Andiamo Avan- ti Productions, 3D Produzioni con Luce Cinecittà, SkyArte, Mibac Direzione generale cinema. Il nostro Eduardo (2020) regia di Didi Gnocchi e Michele Mally, soggetto Didi Gnocchi, sceneggiatura Didi Gnoc- chi, Tommaso De Filippo, Maria Procino, Matteo Moneta. Produzione: SkyArte, 3D Produzioni, Andiamo Avanti Productions Fondazione Eduardo De Filippo, Mibac Dire- zione generale cinema. * 28 [email protected]

segue da pag. precedente viene utilizzata per i pensieri notturni, l’ora del e castigo” di Dostojeski a differenza di questo il cinema infatti temporizza tutto ciò che rap- diavolo, è in questo momento che Michel fa di Pickpocket, il crimine (la rapina) si svolge in: presenta. emergere la sua parte diabolica e in cui imma- campo lungo, metropolitana, stazione ferro- Pickpocket è speciale per il suo modello riferito gina le tecniche di borseggio più fantasiose viaria, oltre al fatto che né la natura né il mo- al passaggio del tempo. È una narrazione vente del crimine sono gli stessi (omicidio e che spesso manca di quelli che Gérard Ge- rapina), per altro in una logica di differente nette chiamava “anacronismi”, a volte im- movente; una transformazione nella quale pliciti. Per quanto riguarda la consequen- il regista modifica il contesto dell’azione. zialità, gli eventi sono a volte raccontati La somiglianza più notevole tra queste due secondo una cronologia precisa, altre volte opere riferita allo spazio è la prigione come si sviluppa la mancanza di cronologia sotto luogo dove i protagonisti cercano finalmen- forma di analesso e prolesso. te la grazia e la redenzione attraverso la don- L’analesso: grazie alla voce fuori campo ca- na. Il carcere appare quindi uno spazio del piamo che le immagini del passato scorro- bene; è il luogo dove il criminale trova la pu- no nella mente del protagonista, abbiamo rificazione e la redenzione rispetto ad altri per esempio “da diversi giorni la mia riso- luoghi dove il male si manifesta nella so- luzione era stata presa”. Questo per mo- cietà. L’ippodromo di Longchamp, per strare l’impatto dell’azione trascorsa nella esempio, è presentato come uno spazio con psicologia del personaggio. il quale si apre il film in cui Michel ruba alla Il prolesso: dal dialogo tra i personaggi si dedu- I diversi spazi del film: signora, ma è anche lo stesso spazio in cui sarà ce cosa potrebbe accadere in futuro, come av- - L’ippodromo Longchamp - la sua stanza - le arrestato. Ma il Longchamp non è forse uno viene con le indicazioni che fa Jeanne a Mi- scale - il caffè - la Gare de Lyon - la metropoli- spazio simbolo in cui la società cerca una rapi- chel nelle illustrazioni precise, «tu verrai … -io tana - la stazione di polizia - la prigione - i cor- da ricchezza anche attraverso il gioco d’azzar- verrò a trovarti, ore 13:30.» pi delle persone. do, al pari del furto commesso da Michel? Lo Per la durata (rapporto tra il tempo del rac- Come in “Delitto e castigo” di Dostoîevski, lo spazio può quindi essere contraddittorio e pro- conto «TR » e il tempo della storia «TS»), la ve- spazio è importante per il crimine, anzitutto è blematico. locità di narrazione, potremmo suddivi- Anche la stanza di Michel è uno spazio con- derla con questi elementi: traddittorio, è piena di libri, a rappresentarlo - La pausa: il movimento della macchina da come uomo intellettuale, ma è anche un luo- presa produce un fermo immagine; sul vol- go dove nasconde oggetti rubati, i libri sono to di Michel tra la folla (in attesa di borseg- usati come mezzo di istruzione per borseg- giare), è un sintagma descrittivo e psicolo- giare, come i giornali. gico, che trasferisce l’dea percettiva sul - Pickpoket utilizza piccole parti di spazio, piano spettacolare dello stesso Bresson. soprattutto se pensiamo alle tasche delle La scena: molto frequente dove il tempo del persone, e solo il gioco delle mani permette racconto è uguale al tempo della storia. La il collegamento tra questi pezzi di spazio sequenza nella Gare de Lyon è l’illustrazione (Gilles Deleuze, l’espace chez Bresson). perfetta, il tempo del borseggiare corrisponde necessario individuare i luoghi secondo crite- Il film di Robert Bresson è un adattamento li- al tempo necessario per filmarlo. È qui che lo ri diversi: bero, tematico e parziale di “Delitto e castigo” stile bressoniano si manifesta maggiormente a) luoghi pubblici o privati di Dostoîevski; un adattamento che opera sul (i gesti, il suono, il gioco delle mani). I luoghi pubblici sono i luoghi della folla (Lon- significato del romanzo (la sua diegesi), il re- L’ellisse: una parte della storia dell’evento vie- gchamp - la stazione - la metropolitana) com- gista si è ispirato al tema del romanzo piutto- ne tenuta nascosta: viene usata liberamente posta da persone anonime, in luoghi con ru- sto che alla sua storia, cercando di modificare per arrivare al cuore della questione. Per more. I posti privati sono ridotti: la camera e sviluppare il significato della fonte. Tutta- esempio, il viaggio di Michel a Milano è in tre - la prigione. via, in entrambe le opere vi sono alcuni legami livelli: Michel è sul treno, felice. Bresson insi- b) Luoghi pensati o semplicemente rumorosi; tra il corso psicologico, e ideologico, e le moti- ste sull’essenziale, per lui sono le scene di bor- Es: la corsa di cavalli che non si vede mai. È vazioni del crimine, che hanno portato Bres- seggio e la terribile solitudine fisica e psicolo- pensato e immaginato dallo spettatore. son a presentare il suo film come una lettura gica in cui Michel si ritrova. c) Luoghi aperti o chiusi del romanzo di Dostoîevski con una visione Luce diurna: la luce naturale del giorno per- moderna in cui il regista cerca di esprime- mette all’”eroe” di spostarsi dal mondo in- re una libertà di interpretazione soggettiva terno al mondo esterno. È in questo tempo del testo. che può rivelare la sua autorità e la sua abi- Pickpocket di Robert Bresson è anche un’ope- lità sugli altri, soprattutto in mezzo alla fol- ra cinematografica che è al tempo stesso la la. Poi, le circostanze del giorno aiutano il perfetta manifestazione dello stile bressonia- protagonista a cercare un lavoro che non no e la sua caratterizzazione ipertestuale troverà. Inoltre, la giornata è un buon mo- (imitazione e trasformazione). A livello tecni- mento per incontri e giochi ed è il momen- co Bresson eccelle nella sua visione della cine- to migliore perché Michel nella luce del matografia: il ruolo degli “attori”, la potenza giorno trova l’opportunità di andare a ruba- dei suoni, l’inquadratura precisa... così, a li- re, ovvero la maggior parte dei borseggi Robert Bresson (1901 – 1999) vello tematico, Pickpocket è un prodotto a viene eseguita durante il giorno. La vera mosaico di altri film e altri testi, è tale intrec- psicologia si rivela con la luce. I luoghi chiusi sono la prigione, l’apparta- cio di testi che permette a Bresson, non solo di Di notte: il commissario non si sofferma troppo mento della madre che si è visto all’inizio. arricchire il suo lavoro, ma anche di creare un su questo periodo temporale, Michel usa la not- L’ambiente. testo di secondo grado affidandosi alla valo- te per riposare, è un riposo che non dura, la ri- La porta della stanza di Michel è spesso aperta rizzazione virtuosa di più generi e significati. flessione sulle procedure tecniche del borseggio in orari in cui gli intrusi entrano senza essere fanno finire subito la notte. Una sequenza con invitati (Jacques e il poliziotto) Abderrahim Naim l’immmagine dell’ora [ 00 :22:00 / 00 :28:06 ] L’ambiente del crimine che richiama “Delitto (Béni-Mellal, Marocco) 29 n. 93 Padre padrone (1977), di Paolo e Vittorio Taviani È la voce del silenzio il canto della terra “Bi-a-baaa, bi-e-beee”, due bisticciano rabbiosi, e Gavino non può re- gl’insegni a sopravvivere. È questo il solo cantano i bambini e la stare. Va lontano, nel “continente”, prende la amore. Quando Efisio lancia il suo anatema maestra. Ma, d’un laurea e diviene glottologo. Ironia della sorte. addosso agli scolari – “Domani toccherà a voi” -, tratto, Efisio (Omero Oggi è scrittore affermato, e viaggia in ogni basisce la pochezza morale dei loro pensieri Antonutti) irrompe dove, ma non senza sentire il richiamo della che prendono vita. Uno è sereno; tocca al fra- ch’è una furia. Gavino terra. Tratto dal romanzo autobiografico di tello andare in montagna. L’altro invoca l’asi- è suo, e lo rivuole. Go- Gavino Ledda [n. 1938], Padre padrone è la sto- nello, che gli faccia fuori il babbo con un cal- vernerà le pecore, ser- ria terribile di un bimbo che, fattosi uomo, si cio. Succede ancora durante la vestizione di bandole dai ladri e divincola da un humus avito che vorrebbe se- Sebastiano steso sul suo letto. La moglie vuol dalle volpi. E prenderà gnarne il destino. Vicenda simbolica, invero, cambiare vita e far l’amore ogni dì, poiché le Demetrio Nunnari la licenza elementare giacché – ammette Ledda – non lui, ma i sardi han detto che a farlo si resta giovani e belle. a diciott’anni, come han scritto il libro. La natura indocile di quei Gavino sogna una fisarmonica coi tasti in ma- tutti. Oggi a lui; domani a loro. Tanta durezza luoghi soggioga finanche il sentimento, ed è dreperla. La sorella, invece, che aspira a di- impietrisce i bimbi; solo i pensieri fremono ed vitale che un genitore nutra il figlio e ventare una cantante, si farà chiamare “Dina”. urlano al punto che par di sentirli. Chi muore giace, e chi vive si dà Uno cerca di farsi coraggio: a casa pace. Sospeso tuttavia il giudizio, son ricchi, ha detto la mamma; han emerge da queste ed altre sequen- persino due vacche. Il compagno ze l’insolita struttura polifonica di prega Gesù che faccia morire il suo Padre padrone; un film, si direbbe, babbo. Un terzo invece vuol farla fi- tutto da ascoltare. Rudemente sot- nita. A cena salterà dalla finestra, tratto alla filastrocca delle sillabe – certo che così lo si fermi per tempo. che sono i germogli del verbo -, Ga- Quante cose Efisio promette al- fi vino si ritrova immerso nei suoni glio! Per lui coglierà le castagne di di natura, perché ad essa egli ap- terra e le mele selvatiche, e a lui in- partiene. Non serve che sviluppi il segnerà a prendere al laccio la lepre. linguaggio e il pensiero riflesso; gli Delizie donate a caro prezzo. Gavi- basta ascoltare il fruscio delle fron- no, quasi strappato dai libri alla sua de, lo sciabordio delle acque. E sorte, torna alla natura per farsi na- “sentire” gli umori delle capre che tura. Nel bosco e per i campi si vanno munte a tempo e a modo. E orienta con l’occhio di giorno e l’o- però, avvezzo alla malia dei canti recchio di notte, per se stesso e le sardi – che son quasi onomatopeici bestie. Ascolta le voci della quercia, muggiti -, un dì Gavino compra un del torrente e del mattino, coi belati organetto, e di nascosto prova a e i campanacci delle greggi. E, nel suonarlo. La musica strumentale, buio, un tramestio: Sebastiano, a per definizione priva di concetto, è cavallo, fuma col fuoco in bocca per per lui scoperta di un malessere prudenza. Pendono su di lui vecchi vago che ha dentro. Vorrebbe co- rancori. In quell’immenso, Gavino, noscerlo, ma non può. Non ha le spaurito, si culla da sé, ma non ser- parole. Son le parole, difatti, a dare ve. E le volte che sbaglia, che lascia un nome alle angosce, alle emozio- l’ovile o versa il latte appena munto, ni, ai desideri. Il soldato Gavino son botte da orbi. Su al pascolo, poi, Ledda apprende dunque i vocaboli s’abbandona - coi compagni – al de- dal dizionario di un commilitone. grado più immondo: la zoofilia. E E inizia così il suo riscatto. Di nuo- cresce così fino a vent’anni; barbaro vo a casa per dare un seguito agli e ignorante. Incrocia un dì due suo- studi, il ragazzo ha col padre uno natori diretti ad una festa, e li segue scontro violento. La scena è inten- rapito come un topo dal pifferaio sa. Assorto, Gavino segue alla ra- magico. Baratta per due agnelli un dio musica colta. Ad Efisio non organetto, si taglia un labbro e fin- garba. È roba degenere; ennesimo ge, col padre, un’aggressione per non farsi capriccio d’un figlio in spregio al suo san- bastonare. Altrove, Sebastiano – attirato in gue, al suo passato. E quando l’acqua del la- un tranello – vien finito col mazzuolo. La vello soffoca le ultime note dell’apparec- faida si è compiuta. Intanto, per sfuggire a chio, l’ostinato Gavino fischietta quel quell’inferno, Gavino si arruola nell’eserci- motivo. È la lite. Il ragazzo riparte. Col tem- to. Dapprima è uno sfacelo, giacché parla po, sarà un linguista e un romanziere. Volu- solo sardo e, disperato, vorrebbe congedar- tamente, il film ha una forma ciclica: il vero si. Ma il tempo e la tenacia cambiano le co- Gavino Ledda chiosa la sua storia dopo se. Grazie ad un compagno, impara a legge- averla introdotta. Lo si vede di spalle, su re e scrivere ed ottiene la licenza liceale. quella roccia dove già sedeva piccino. E co- Torna a Siligo per studiare, ma si scontra me allora, il suo corpo riprende a ninnare col padre riottoso che per anni l’ha usato co- nel silenzio, perché è la voce del silenzio il me attrezzo, e che adesso chiude a chiave la canto di madre terra. dispensa perché coi libri non si mangia. I Demetrio Nunnari 30 [email protected] The Invitation: un thriller potente ed evocativo Su Amazon Prime, una grotteschi i padroni di casa e i loro due accoliti, per sé splendida, ricordando molto da vicino le delle major dello strea- sopporta con sufficienza i discorsi deliranti e atmosfere vertiginosamente introspettive di ming attuale, in co- le mentalizzazioni sulla sofferenza come me- Shining o di Vertigo, ma è solo uno dei numero- stante competizione ro meccanismo biochimico da superare a tutti si punti a favore di questa pellicola. Oltre in- neoliberale con Netflix, i costi senza serbarne neanche il ricordo, e si fatti al pregiato comparto attoriale, magi- tra le mille schifezze gode la serata. Tutti appaiono superbi e sva- stralmente diretto ai limiti delle proprie amorali mezzo abboz- gati tranne Will che fin dal primo istante (for- relative capacità, abbiamo ad esempio una zate, ogni tanto si tro- se per l’affetto che ancora lo lega ad Eden, for- sceneggiatura assolutamente convincente e va una perla e spunta se per l’innato intuito), non soltanto non si ben scritta, una fotografia raffinata ma non un film come questo, amalgama affatto con la compagnia ma rima- stucchevole, una regia dal ritmo lentissimo un po’ datato - è del ne sempre più vigile ed attento, presentendo ma mai noioso, un montaggio sapientemente Giacomo Napoli 2015, ma decisamente un pericolo tremendo che però non riesce ad esperto e che costringe lo spettatore a guarda- da vedere e da apprez- identificare minimamente. Tra indizi inquie- re dal primo all’ultimo quadro senza riuscire a zare. L’autrice è Karyn Kusama, regista nip- tanti, flashback del figlio morto, false impres- perdere neanche un frame. E soprattutto ab- po-americana già vista all’opera con lavori di sioni e agghiaccianti presagi, il protagonista biamo la trama, una disamina spietata e iper- alto livello come Jennifer’s body, che qui supera mantiene una calma composta e forzata, realistica di una certa generazione e del suo sé stessa (ma probabilmente non lo sa) e rie- mentre attende con estrema tensione che ac- stare-nel-mondo ai giorni nostri. Se infatti sce a creare un thriller assoluta- passiamo oltre ai numerosi clichè mente efficace e di ottimo spesso- sociali, ben rappresentati all’in- re, sia narrativo che psicologico. terno del film (dalla coppia omo- In una Los Angeles dei quartieri sessuale a quella coreana, dalla ricchi, una donna, separata dal single “sfigata” al vitellone nichi- marito dopo la tragica morte del lista) ci troviamo di fronte ad un figlio a causa di un incidente, in- dipinto attuale e davvero efficace dice una rimpatriata dopo due an- di ciò che un tempo sarebbe stata ni dall’accaduto, invitando, tra definita “media borghesia”. La di- vecchi amici, amiche e conoscen- sillusione che procede dalla man- ti, anche lo stesso ex coniuge, Will canza stessa di veri ideali e di va- (un eccellente Logan Mar- lori, la ricerca spasmodica e shall-Green) con la nuova compa- nevrastenica del benessere ad gna. Lo scopo della riunione è ap- ogni costo, la mancanza totale di parentemente quello di ricominciare una qualsiasi empatia, fosse an- a vivere in pace col mondo lascian- che soltanto di tipo animale, e la dosi alle spalle il dolore e il rimor- fascinazione delle droghe e degli so ma in realtà questa è solo la alcolici come strumenti privile- scusa ufficiale per riunire la com- giati per ottenere il tanto deside- briccola, mentre l’atmosfera che rato distacco da sé stessi sono so- regna nella stessa villa in cui av- lo alcuni dei temi affrontati venne l’incidente appare fin da su- contemporaneamente nei circa bito cacofonica e misteriosa, a 100 minuti di film. La trama an- tratti perversa e incongruente. siogena di The Invitation fa di tut- Eden, la padrona di casa, un’effi- to per spingere il protagonista cacissima Tammy Blanchard, non Will oltre il baratro del nichilismo sembra più quella di prima agli puro che ha già ampiamente corrot- occhi di Will e degli altri; appare to tutti gli altri personaggi ben pri- piuttosto come una fanatica New ma dell’inizio e lo tiene (e ci tiene) Age, forzatamente allegra e otti- lì, sul ciglio del burrone, tra il det- mista e il suo nuovo compagno, to e il non detto, tra ciò che avver- David (un altro azzeccatissimo tiamo ma non sappiamo espri- Michiel Huisman, già recentemen- mere e ciò che ci dicono che te e giustamente apprezzato nella dovremmo dire e fare e che sap- saga di Hill House), comincia fin da piamo bene essere del tutto falso. subito a sembrare un predicatore Il discorso andrebbe avanti molto che abbia riunito tutta quella gente a lungo ma mi fermo sul bel finale eterogenea al solo scopo di con- che ci ricorda, col suo colpo di vertirli ad una nebulosa filosofia settaria sulla cada un qualcosa di appena intuibile ai margi- scena (un po’ previsto ma piacevole) che il “buona morte”... Eppure nessuno dei due fa- ni della sua consapevolezza. La stessa regista senso di tutto ciò che è stato rappresentato ri- natici si sbilancia mai troppo durante la lunga ha definito quest’opera come “una metafora schia di sfuggirci totalmente se non ci soffer- serata, nessuno dei due oltrepassa la sottile li- di ciò che l’incubo dell’ansia è davvero, ossia miano seriamente a riflettere sul mondo che nea del rispetto civico osando proclamare l’irrazionale sensazione secondo cui le perso- ci circonda. Veramente un bel film, consiglia- contenuti sopra le righe, nemmeno quando ne attorno a te stanno cercando di farti del to; come thriller è perfino educativo: proiettato entrano in scena la surreale, isterica Sadie e male”, ma il film trascende enormemente i li- alle scuole medie con un bel dibattito finale l’oscuro e inquietante Pruitt (altro attore cele- miti di una mera operazione di derubricazione potrebbe anche riuscire a mettere in guardia i bre, si tratta di John Carroll Lynch). La serata psicologica, aprendo grandi squarci di rara effi- giovanissimi dal ripetere errori fatali e gravis- buonista procede lentamente, annaffiata da pre- cacia su tematiche di ampio respiro sociologico e simi che hanno rovinato più di una genera- giati vini californiani, mentre la totalità degli perfino esistenziale. La colonna sonora, sapiente- zione passata. ospiti, pur rendendosi conto di quanto siano mente soggiacente e mai troppo vistosa, è già di Giacomo Napoli 31 n. 93 La vedova nera di Bob Rafelson

Uno scorpione doveva attraversare un fiume, ma non sapendo nuotare, chiese iutoa a una rana che si trovava lì accanto. Così, con voce dolce e suadente, le disse: ”Per favore, fammi salire sulla tua schiena e portami sull'altra sponda”. La rana gli rispose:” Fossi matta! Così appena siamo in acqua mi pungi e mi uccidi!” “E per quale motivo dovrei farlo?” Incalzò lo scorpione “Se ti pungessi, tu moriresti ed io, non sapendo nuotare, annegherei!” La rana stette un attimo a pensare, e convintasi della sensatezza dell'obiezione dello scorpione, lo caricò sul dorso e insieme entrarono in acqua. A metà tragitto la rana sentì un dolore intenso provenire dalla schiena, e capì di essere stata punta dallo scorpione. Mentre entrambi stavano per morire la rana chiese all'insano ospite il perchè del folle gesto. “Perchè sono uno scorpione ...” rispose lui “E' la mia natura! ” Esopo, La rana e lo scorpione Ci sono soltanto due categorie di persone: i cattivi e i molto cattivi; ma noi siamo giunti ad un accordo e chiamiamo buoni i cattivi e cattivi i molto cattivi. Fritz Lang

A circa sei anni di di- una bottiglia di brandy. Inoltre mette a tacere storia dell'arte per entrare nelle grazie di Wil- stanza da Il postino suona con abilità eventuali pretese di eredità da par- liam McCorey (Nicol Williamson) un facolto- sempre due volte (1981), te della sorella della vittima lasciandogli una so appassionato di reperti antichi. Fingendosi Rafelson realizza La ve- parte cospicua del patrimonio del fratello. A una filantropa dona un milione di dollari al dova nera (Black Widow, questo punto l'agente federale del diparti- museo da lui diretto e si introduce nella fon- Massimo Cialani 1987), rimanendo in mento di Washington, Alexandra Barnes (De- dazione come socia, per poi sedurlo con arte ciò in linea con la consuetudine dell'autore a bra Wingar), dopo aver confrontato una serie sopraffina conducendolo al matrimonio. Pro- concedersi lunghe pause lonta- prio mentre è in procinto di eli- no dal set. In questo film a largo minarlo la poliziotta l'aggancia budget finanziato da una major, su un traghetto e la pedina, fino il regista non figura né in veste ad introdursi nel museo, con il di produttore né come sceneg- pretesto di un'intervista al di- giatore, ma esclusivamente co- rettore, spacciandosi per una me director. Soggetto e sceneg- giovane giornalista. Alex, vor- giatura sono infatti di Ronald rebbe avvertilo del pericolo che Bass. Ma il suo contrasto con gli corre, ma poi vi rinuncia. Ca- studios, come in passato, anche tharine la scopre ed affretta i stavolta è all'ordine del giorno. tempi: elimina William attra- In questo caso i termini del con- verso la penicillina, di cui l'uo- tendere riguardano la scelta del- mo è allergico, mettendogliela la protagonista da affiancare a nel dentifricio e poi si eclissa Debra Winger. La Twentieth cambiando destinazione. Alla Century Fox insiste con il voler centrale seguendo gli sposta- imporre Meryl Streep o Jessica menti riescono a rintracciarla Lange, invece lui insiste a lungo alle isole Hawaii. Alex una volta su un solo nome sin dall'inizio: sul posto ingaggia il detective Theresa Russell. Su chi avesse privato cinese Shin (James ragione basta guardare il film. Hong) a cui affida il compito di La vedova nera del titolo allude cercarla. La trova in un albergo metaforicamente a quel tipo di dove Catharine, nella sua enne- ragno che dopo l'accoppiamento sima incarnazione -questa volta divora il maschio. Nel film -Ca come la turista Rennie Walker- tharine (Theresa Russell) è una sta per tessere la sua tela di ra- donna bella e seducente, con la gno intorno a Paul Nuytten straordinaria capacità di imme- (Samy Frey) proprietario di una desimarsi alla perfezione nei gu- catena di alberghi. Alex si instal- sti e le abitudini quotidiane delle la nello stesso albergo e ne divie- vittime scelte, assumendo di vol- ne amica. Catharine intanto ta in volta l'aspetto di un perfet- convola a nozze con Paul di cui è to angelo del focolare. L'inconve- segretamente innamorata an- niente è che elimina la preda che Alex. In seguito, scoperta la avvelenandola, dopo avergli fat- vera identità della poliziotta, to fare apposito testamento, uccide Shin e ne fa ricadere la senza lasciare tracce apparenti, colpa su di lei che viene arresta- per poi scomparire nel nulla. Il ta. Nel colpo di scena finale Alex film si apre con Catharine all'ae- in collaborazione con la vittima roporto mentre si reca alle ese- designata e la polizia locale rie- quie dell'ultima vittima; Sam Pe- sce finalmente ad incastrarla tersen (che vediamo solo in alcune foto) un di indizi e le foto dei matrimoni, nonostante dopo anni di indagini. ricco editore di New York sposato solo quattro lo scetticismo dei colleghi, si convince che die- Nelle inquadrature iniziali, prima dei titoli di mesi prima. Subito dopo è a Dallas, sotto la tro le morti apparentemente per cause natu- testa, viene mostrato il volto di Catharine ri- nuova identità di Marielle, al lavoro intorno a rali, si nasconda una sola mano. Intanto l'uxo- flesso in uno specchietto mentre con una ma- Ben Dumers (Dennis Hopper) un industriale ricida si sposta a Seattle, sotto l'identità di tita ritocca le ciglia; rapidi dettagli con cui il di giocattoli. Lo sposa e poi se ne sbarazza Margaret Dodd, dove prepara meticolosa- regista mostra da subito la personalità doppia iniettando del veleno tramite una siringa in mente un nuovo piano consultando volumi di segue a pag. successiva 32 [email protected]

segue da pag. precedente con le due protagoniste unite in una linea Catharine: Mica brutta idea! Infondo io potrei e dissociata, attraverso la strana luce che ema- d'ombra oltre il bene e il male. Al momento essere chiunque. E' pericoloso non informarsi nano i suoi occhi azzurri. La personalità dis- conclusivo, però, Rafelson sterza e accetta di sulla gente. sociata emerge in vari punti del film. All'inizio piegarsi al gioco tradizionale dei colpi di sce- William: L'ho fatto. quando al capezzale della prima vittima si ab- na. Eppure la parola fine non chiude il - cer Catharine: E cosa hai scoperto? bandona sopra il letto matrimoniale e piange chio. Il postino può suonare anche tre volte.1 William: Ho saputo che hai studiato a Mount lacrime sincere per l'assenza del marito appe- Per La vedova nera si può senza dubbio parlare Holioke, ti sei laureata in Antropologia e ho na eliminato. Poi in un'altra si- scoperto che siamo molto ugua- gnificativa sequenza quando, do- li. po aver manomesso le bombole di Catharine: Amiamo l'Italia, amia- ossigeno della poliziotta durante mo le monete e amiamo essere l'immersione in mare aperto, gli soli. Di questo tu non parli mai. cede improvvisamente il suo boc- William: Io non lo so perchè non caglio e la riporta in superficie mi sono sposato, so che ho un salvandola da morte sicura. Ca- utile elenco di ragioni, tiro fuori tharine è un personaggio che le mie ragioni, le rispolvero si- sembra patire la sua condizione stematicamente e continuo ad di “vedova nera”, ma allo stesso incrementare tutte queste pecu- tempo è consapevole di non poter liari irriducibili idiosincrasie, e eludere la sua natura criminale. mi spunta un piccolo aculeo qui, L'intero film ruota intorno alla te- e un aculeo là; diciamo che mi matica del doppio e del disvela- sto trasformando in un porco- mento, componente ricorrente spino. del noir classico, come ad esempio in Lo spec- di neo-noir; poiché Rafelson rompe le regole Catharine: Ah! Ah! Ah! chio scuro (The Dark Mirror, 1946) di Robert del genere classico, come già era accaduto con William: Perchè ridi? Siodmak. Ciò si delinea chiaramente specie Il postino, ma allo stesso tempo ne rimane Catharine: Niente, pensavo a una vecchia bar- nella seconda parte girata nello scenario eso- all'interno con la presenza ad esempio della fi- zelletta: come fanno due porcospini a fare l'a- tico delle Hawaii, dove Catharine si è recata gura della dark lady. Catharine si muove con more? Con molta cautela. Ah! Ah! Ah! per puntare il playboy Paul Nuyt- Nell'economia del film questo ten; dove giunge in incognito an- episodio appare centrale, non che Alex per giocare le sue carte. solo perché fa da raccordo tra la Dal momento in cui le due donne prima e la seconda parte, non entrano in contatto nasce un dop- solo perché è girato magistral- pio gioco di seduzione che coin- mente senza un'inquadratura volge da una parte le due protago- fuori posto, ma perché imprime niste con Paul come vertice del la giusta suspense al racconto triangolo amoroso -conteso da en- mantenuta costante fino alla trambe per motivi diversi- dall'al- conclusione. Sul film, primo ve- tra, inaspettata e dirompente, l'at- ro successo commerciale del re- trazione erotica che nasce tra Alex gista sul mercato statunitense e Catharine. Rafelson centra lo dopo Cinque pezzi facili, il regista scontro sulle rispettive opposte così si esprime: personalità che a tratti sembrano Non è piaciuto a coloro che si attrarsi e a tratti respingersi attraverso un rara eleganza che la fa apparire a volte come aspettavano un giallo, che volevano vedere i sottile gioco di sguardi consapevoli ognuna su una femme fatale, e a volte come una donna cadaveri. Io invece considero un film come un chi è l'altra, in cui l'ambiguità di fondo è da ri- fragile. Aiutata dalla propria sensualità che contenitore, all'interno del quale indagare sui cercarsi nel dubbio dell'esito finale dello scon- usa con spietatezza, ma anche con un certo caratteri. In La vedova nera adoro i caratteri tro, perché entrambe hanno la possibilità di candore. Infatti a suo modo si innamora delle delle due donne, l'una tutta tesa a scoprire la chiudere la partita con un esito positivo. In tal sue vittime; ad un certo punto della seconda verità di un'ossessione, l'altra tesa ad uccide- modo si dipana una storia tesa, vibrante, parte rivolta ad Alex dirà: “Li ho amati tutti re. Perchè mi piacciono le persone che vivono enigmatica e di grande tensione emotiva. Co- profondamente”. Rafelson, dopo aver mostra- forti ossessioni unilaterali, siano la collezione me è stato osservato: to la tecnica degli omicidi, con il segmento di farfalle o il football, idee fisse per le quali si La vedova nera è un thriller al femminile che, che vede protagonista il direttore del museo e può essere disposti anche a sacrificare la vita secondo le auree regole di Hitchcock, gioca a Catharine/Margaret, riassume mirabilmente privata.2 carte scoperte. Lo spettatore conosce subito il fascino con cui irretisce i mariti come mo- Alla direzione della fotografia, dopo un'assen- l'identità della colpevole (l'irresistibile There- strano i seguenti dialoghi. La prima inqua- za di circa dieci anni, Rafelson arruola il vete- sa Russel); e segue le sue mosse a distanza con dratura della sequenza è uno zoom in avanti rano Conrad L. Hall, Oscar nel '68 per Butch gli occhi e la mente della tenace investigatri- che termina nel dettaglio di una moneta anti- Cassidy di George Roy Hill, che nell'invernale ce, una Debra Winger sempre più identificata ca. prima parte filma immagini livide dove pre- nel ruolo della donna (americana) che è capa- Catharine: Questo è Felice Baciocchi e sua so- valgono i colori grigi e blu; mentre nella se- ce di cavarsela da sola e non ha più eccessivo rella Elisa. conda parte girata nelle Hawaii prevalgono i bisogno di tenerezza. Dietro la macchina da William: Non sarà che ti sei documentata per colori dell'estate, in particolare il rosso, domi- presa Bob Rafelson segue la partita con il di- stupirmi? nante nella suggestiva sequenza dell'eruzione stacco di uno scienziato al microscopio. Al di Catharine: Ci sono riuscita? del vulcano Kilauea, casualmente in attività qua dell'emozione, resta il piacere del raccon- William: Beh sai, ho avuto forti dubbi, mi sem- proprio durante le riprese del film. to perfetto che non ammette errori tecnici e bri quasi troppo perfetta per essere vera. Ho Massimo Cialani rende credibile anche una sceneggiatura non pensato di prendere informazioni. 2 Maria Pia Fusco, “Rafelson, il regista priva di forzature vistose. (…) Vari indizi auto- 1 Claudio Carabba,”Il postino suona tre cacciato da Hollywood”, la Repubblica, 21.4.1987, rizzerebbero a immaginare un finale dark, volte”, L'Europeo, 9.05.1987, pag. 63. pag.17. 33 n. 93

I dimenticati #74 Mirtha Legrand È con vero piacere che, María fu eletta reginetta del popolarissimo per la prima volta in carnevale del Corso dell’Avenida de Mayo, e a questa rubrica, pre- incoronarla fu il presidente della nazione, Ro- sento un personaggio berto Marcelino Ortiz (l’anno dopo, come re- vivente, una ‘dimenti- ginetta le successe la sorella). A questi eventi cata’ che è tale solo nel aveva presenziato anche il regista Luis César nostro paese, giacché Amadori (Pescara, 1902-Buenos Aires, 1977), la sua notorietà ha var- che anni dopo, ricordandosi di loro, offrì ad cato da un pezzo i con- entrambe una piccola parte nel film Hay que Virgilio Zanolla fini dello stato in cui è educar a Niní (1940), commedia di cui era pro- nata, ha vissuto, ope- tagonista la grande Niní Marshall; le gemelle rato e opera tuttora: l’attrice e presentatrice non si fecero sfuggire l’occasione: in quel mo- Mirtha Legrand, un fenomeno for- mento, oltrettutto, la loro famiglia versava in se unico al mondo. Novantaquattrenne, la Le- condizioni economiche disagiate. L’anno do- grand ha alle spalle ben ottantun anni d’inin- po, il regista Antonio Momplet le volle per due terrotta carriera artistica: infatti, dopo essere altre piccolissime parti in un’altra commedia, stata una delle principali dive del cinema ar- Novios para las muchachas, con Tito Lusiardo, gentino dell’epoca d’oro, conduce dagli anni Amelia Bence, Felisa Mary, Nélida Bilbao e Sil- Sessanta uno dei più seguiti programmi tele- vana Roth. Quell’anno stesso, a puntare sull’ap- di lei, riamato. Non per caso, il film aprì il filo- visivi. È come se, da noi, Alida Valli si fosse ne delle «comedias blancas» argentine, equi- mutata in Maurizio Costanzo, se negli Stati valenti a quelle dei nostri «telefoni bianchi», Uniti Veronika Lake si fosse trasformata in ed ebbe tra i remakes il musical Non sei mai David Letterman. Con questa fondamentale stata così bella di William Seiter (’42), con Rita differenza: che mentre Costanzo conduce lo Hayworth e Fred Astaire. Per la quattordicen- show che porta il suo nome dal 1982 e Letter- ne Mirtha, costretta dal copione a baciare il man ha condotto il suo dall’82 al 2015, il pro- trentatreenne Thorry (ma la scena poi fu ta- gramma Almorzando con Mirtha Legrand (all’i- gliata), si trattò di una formidabile scuola di nizio, Almorzando con las estrellas) va in onda vita. Alla prima del film, il 4 giugno ’41 al cine- - sia pure con alcune interruzioni, dovute a ma Broadway di Buenos Aires, ella - com’ebbe cambi di rete e rivolgimenti politici - dal 1968, a ricordare - giunse là in tram con la famiglia cioè da ben cinquantatré anni. Dopo la morte e tornò a casa con essa in Cadillac, accompa- di Diego Maradona (uno dei suoi ospiti, col gnata da un ammiratore. quale ebbe un ottimo rapporto), si può senz’al- pena quattordicenne Rosa María fu il regista A quel suo primo successo, seguirono altri ot- tro affermare che Mirtha sia la personalità ar- Francisco Mugica, che le assegnò la parte di timi esiti, che fecero di lei, con María Duval gentina vivente più conosciuta al mondo as- protagonista nel film Los martes, orquídeas, ac- (anch’ella ancora tra noi) la reginetta delle sieme a papa Francesco, e la più nota tra canto ad attori di fama come Enrique Serra- «blancas»: Soñar no cuesta nada di Amadori quelle che vivono in patria. no, Juan Carlos Thorry e Felisa Mary, e le gio- (’41), dove ritrovò Silvia, Adolescencia ed El viaje Rosa María Juana Martínez Suárez è nata il 23 vani e come lei future dive Silvana Roth, Nury di Mugica (’42), rispettivamente accanto ad febbraio 1927 a Villa Cañás, una cittadina in Montsé e Zully Moreno. In tale circostanza, la Ángel Magaña e Roberto Airaldi, Claro de luna provincia di Rosario circa 200 km a nord-est madre di Rosa María affidò la carriera cine- di Amadori (id.), ancora con Silvia e con Airal- di Buenos Aires, da José Martínez, commer- matografica delle sue figlie al rappresentante di, El espejo di Mugica (’43), con Airaldi, il ciante, e Rosa Suárez, maestra, immigrati Ricardo Cerebello, al quale si devono i loro no- drammatico Safo, historia de una pasión di Car- spagnoli, i quali ebbero altri due figli: José An- los Hugo Christensen (id.), con Mecha Ortiz e tonio (1925-2019), futuro regista e sceneggia- Roberto Escalada, la prima pellicola argenti- tore, e la gemella di Mirtha, María Aurelia na proibita ai minori di diciott’anni (Mirtha (1927-2020), anch’ella celebre attrice nota co- ne aveva sedici!), La pequeña señora de Pérez di me Silvia Legrand. Mirtha e Silvia (chiamate Christensen (’44), bellissima commedia con in famiglia Chiquita e Goldi) compirono gli Thorry per la quale venne premiata come mi- studi elementari all’Escuela Fiscal di Santa glior attrice argentina dell’anno dall’Acade- Fé. Nel ’34, Rosa e i tre figli si trasferirono a mia de Cine y Arte Audiovisuales e dall’Aso- Rosario, mentre il marito restò per lavoro a ciación de Cronistas Cinematográficos; essa Villa Cañás, trascorrendo coi familiari solo i ebbe un seguito ne La señora de Pérez se divorcia fine settimana. Le sorelle proseguirono gli (’45), dello stesso regista e coi medesimi pro- studi al collegio María Auxiliadora, e nel con- tagonisti. Altre interpretazioni offrì in Mi no- tempo presero lezioni di canto, recitazione, via es un fantasma di Mugica (’44), con Pepe Mirtha Legrand “La patota” 1960) pianoforte, danza classica e danze spagnole Iglesias, La casta Susana di Luis Saslavsky presso il Teatro Municipal. Il 19 gennaio del mi d’arte: Mirtha e Silvia Legrand. La trama di (id.), con Thorry, dove impersonò la giovane ’37, operato malamente per la rimozione di Los martes, orquídeas è deliziosa: per rafforzare moglie di un ufficiale, che premiata per la sua un’ulcera al duodeno, il loro padre morì. Rosa la fiducia in se stessa della timida Elena (Mir- virtù è in realtà circondata di amanti, e María si trasferì coi figli a Buenos Aires, in una casa tha), unica delle sue quattro figlie a non avere Celeste di Julio Saraceni (’45), con Pedro López del barrio La Paternal; qui le gemelle ultima- il moroso, Saturnino (Serrano) le invia ogni Lagar, in cui fu María, l’unica donna di un’iso- rono gli studi alla scuola Provincia de Mendo- martedì un mazzo di orchidee, facendole cre- la disputata da un equipaggio di naufraghi. za, e studiarono recitazione all’Instituto PAA- dere si tratti dell’omaggio d’un ammiratore; e Mirtha stava crescendo: e dopo una breve re- DI, all’Accademia Gaete e al Conservatorio finisce per reclutare nel ruolo un giovane lazione con un militare di Córdoba, conobbe a Nacional de Arte Escénico. A dodici anni Rosa squattrinato, che naturalmente s’innamorerà segue a pag. successiva 34 [email protected]

segue da pag. precedente Serrano, Luis Sandrini, Guillermo Battaglia e diciott’anni, sul set della commedia Cinco be- altri popolarissimi attori; la pellicola ottenne sos di Saslavsky (’45), l’allora trentacinquenne grande successo. Il drammatico Con gusto a Daniel Tinayre, regista e sceneggiatore fran- rabia di Ayala (’65) è stato l’ultimo film dei co-argentino, che sposò il 18 maggio ’46, e dal trentasei a cui ella ha preso parte, come Ana, quale ha avuto i figli Daniel Andrés (1948-99) e signora della buona società amante di Diego Marcela (1950). La sua carriera nel cinema (Alfredo Alcón), uno studente della facoltà di proseguì con due commedie tratte da opere Medicina che partecipa all’assalto d’un ospe- teatrali del nostro Aldo De Benedetti, entram- dale; la trama si ispirava a un fatto reale, il be dirette da Luis Mottura: Un beso en la nuca sanguinoso assalto al Policlínico Bancario di (’46) e Treinta segundos de amor (’47), quest’ulti- Buenos Aires da parte del gruppo Tacuara, una ma remake del film Trenta secondi d’amore di banda di guerriglieri, il 29 agosto ’63. Mario Bonnard (’36), dov’era protagonista la Mirtha Legrand e Luis Saslavsky durante la lavorazione di Chiuso col cinema, diradati eppoi conclusi bravissima Elsa Merlini. Con El retrato di Car- “Cinco besos” (1945) gl’impegni teatrali, dalla metà degli anni Ses- los Schlieper (’47), accanto a Thorry, una delle santa Mirtha si è dedicata anima e corpo al migliori commedie argentine di quegli anni, secondo grande amore della sua carriera d’ar- abbandonati i ruoli da ingenua Mirtha si mo- tista, la televisione. Dove ha lavorato in tre se- strò finalmente in tutto il suo fascino sensua- rie tv (l’ultima delle quali nel 2012), e dal 3 giu- le. Seguirono Como tú lo soñaste di Lucas De- gno ’68, appunto, conduce il suo Almorzando: mare (’47), con Francisco Petrone e Guillermo una trasmissione attualmente in onda ogni Battaglia, Pasaporte a Río diretto dal marito domenica dalle tredici alle quindici e trenta, (’48), accanto ad Arturo de Córdova, dove mo- dov’ella funge da anfitriona ospitando a tavo- strò tutta la sua vocazione drammatica, la la per il pranzo i più vari personaggi, argenti- commedia musicale Vidalita di Saslavsky (id.), ni e internazionali: non solo sportivi, attori e accanto a Fernando Lamas e Narciso Ibáñez cineasti, anche cantanti, scrittori, artisti, in- Menta, La doctora quiere tangos di Alberto de dustriali, medici, amministratori e uomini Zavalía (’49), La vendedora de fantasías diretta Mirtha Legrand e Pepe Iglesias “Mi novia es un fantasma” politici, inclusi alcuni presidenti della nazio- dal marito (’50), una garbata commedia poli- (1944) ne. Si pranza e si discute, e a seconda degli ziesca con Alberto Closas, il bellissimo Esposa ospiti, vi sono siparietti con esecuzioni di último modelo di Schlieper (id.), accanto a Ma- brani musicali, di sketch, di esibizioni di vario gaña e a Osvaldo Miranda, il thrilling El pen- genere: un format indovinatissimo che Mirtha diente di León Klimovsky, con José Cibrián, e il conduce magistralmente, non risparmiando, drammatico La de los ojos color del tiempo di quand’è il caso, battute e osservazioni ficcanti, Amadori (’52) di Amadori. Quindi si recò in critiche e vere e proprie stilettate, ma sempre Spagna per interpretare accanto ad Armando con invidiabile savoir faire: come quando chie- Calvo Doña Francisquita di Ladislao Vajda (’53), se all’allora governatore della provincia di Bue- la sua unica pellicola a colori. Apparve poi con nos Aires Eduardo Duhalde, futuro presidente Closas nella commedia poliziesca Tren interna- argentino negli anni 2002-3: - Mi dica, gover- cional diretta dal marito (’54), fu con Tita Me- natore, lei quali relazioni ha col narcotraffico? rello e Zully Moreno protagonista del film Mirtha Legrand e Roberto Airaldi “El espejo” (1943) Da Canal 9 a Canal 13, ad ATC, América 2, drammatico e sentimentale in tre episodi El América TV.71, El Trece, in oltre mezzo secolo amor nunca muere di Amadori (’55), e interpretò di dirette Mirtha ha avuto al suo tavolo perso- La pícara soñadora di Ernesto Arancibía (’56). naggi come Libertad Lamarque, Rita Haywor- Nella seconda metà degli anni Cinquanta th, Rocío Jurado, Carlos Monzón, Diego Ma- Mirtha rallentò notevolmente l’attività cine- radona, Antonio Banderas, i presidenti matografica, perché approcciò con ottimi esi- argentini in carica Raúl Alfonsín, Carlos Me- ti teatro e televisione. Aveva iniziato con la ra- nem, Hugo Chávez e Néstor Kirchner. È stata dio, nei primi anni Quaranta, presentando contestata, censurata e più volte tenuta lonta- con la sorella un programma di grande suc- na dal suo programma (in particolar modo cesso, El club de la amistad su Radio Splendid. sotto la presidenza di Alfonsín), ha dovuto far Nel ’57 esordì in palcoscenico e nel ’58 in tv, in fronte a grandi dolori personali (la morte del entrambi i casi con ottimi riscontri. Tornò al marito nel ’94, quelle del figlio Daniel nel ’99, cinema nel ’59 in un bellissimo film del mari- del fratello José Antonio nel ’19 e della sorella to, En la ardiente oscuridad, ambientato in un Mirtha Legrand e Juan Carlos Thorry “El retrato” (1947) Silvia nel ’20), ma è sempre tornata al suo po- istituto per non vedenti: questa prova le valse sto, amatissima dal pubblico, perché, com’eb- il premio quale migliore attrice argentina be a dire il sociologo Juan José Sebreli, «le doti dell’anno. Nel ’60, in un altro incisivo film di innate di Mirtha sono affini a quelle di un lea- Tinayre, La patota, affrontò il suo ruolo più der politico». drammatico nei panni di Paulina Vidal, un’in- Nella puntata che ha visto il suo ritorno alla segnante che viene oltraggiata da alcuni suoi guida della trasmissione (nei mesi più terribi- alunni. Sempre quell’anno, prese parte a Sa- li dell’emergenza dovuta al Covid, per evitarle bado a la noche, cine, una commedia di Fernan- rischi è stata sostituita nella conduzione da do Ayala. Nel ’62 fu la prostituta Inés Després sua nipote, l’attrice Juana Viale), nel dicem- in un altro film del marito, Bajo un mismo ro- bre ’20, Mirtha ha visto al suo tavolo la figlia stro, dove dopo quasi diciott’anni tornò a lavo- Marcela Tinayre, la nipote Juana Viale e la bi- rare con l’amata sorella Silvia, che vestiva i Mirtha Legrand snipote Ámbar de Benedictis: quattro bellissi- panni di una suora. Nel ’63, nella commedia sa- di lavoro del giornalista Rubén Cooper (Ma- me donne, per un caso forse unico di ‘matriar- tirica La cigarra no es un bicho di Tinayre, inter- gaña), in un cast prestigioso che includeva cato’ televisivo. pretò l’algida Herminia, amante e compagna Amelia Bence, Narciso Ibáñez Menta, Enrique Virgilio Zanolla 35 n. 93 Il Nuovo Bauhaus Europeo Arte Architettura Ecologia - La rivoluzione Verde Pro Bono Urbis E’ appena partita la fa- cultura, dell’arte e della sperimentazione di- se dell’ideazione e pro- dattica: una scuola che richiamò come corpo gettazione del Nuovo docente le migliori menti europee di quel pe- Bauhaus Europeo an- riodo tra artisti, architetti, designer. Ci sono nunciata dalla presi- almeno tre aspetti che andrebbero sottolinea- dente della Commis- ti in questa proposta di denominazione, “Nuo- sione Europea già nel vo Bauhaus Europeo”: l’idea di confermare la co- Giovanni Papi discorso dell’Unione struzione di una “Casa Europea” cioè la 2020. Un progetto ambientale, culturale ed volontà di ricercare modelli culturali comuni economico che vuole mettere insieme design, e comunitari; un “Rinnovato Umanesimo”: sostenibilità, accessibilità, per contribuire alla quindi una maggiore centralità dell’uomo ri- realizzazione del Green Deal Europeo (“Rivolu- spetto alla Téchne; e poi l’evidente esperienza zione verde” o “Transizione ecologica” come sociale e didattica della più importante Scuola denominata dal nuovo eco-governo di Draghi) Culturale e Artistica del Novecento, ripresa nell’ambito di una auspicata transizione ver- oggi come modello e come riferimento opera- so un’economia circolare. “Abbiamo bisogno di tivo per la Transizione ecologica a livello euro- O. Schlemmer, Il Sigillo-Logo del Bauhaus. 1922 tutte le menti creative: designer, artisti, scienziati, peo. Per l’Italia previsti circa 70 miliardi di eu- architetti e cittadini, per avvicinare ro dei 209 del Recovery Fund. il Green Deal alla gente e alla so- A creare il clima culturale su cietà intera - spiega Ursula von cui si fondò il Bauhaus furono i der Leyen - abbiamo bisogno di movimenti e le esperienze del- co-creare un ponte tra il mondo dell’ar- le avanguardie artistiche che te e della cultura e il mondo della scien- animavano il panorama euro- za e della tecnologia all’insegna della peo non solo in Germania ma sostenibilità, dell’estetica e dell’inclusi- anche in Italia, In Francia, in vità, per poter dare il via a un cam- Olanda, in Russia, fra le princi- biamento sistemico”. pali: il Novembergruppe, l’Arbeit- In questo appello di poche righe srat fur Kunst, il Deutscher Wer- ci sono le volontà e i concetti kbund, l’Esprit Nouveau, De Stijl, fondamentali nel voler ripensa- Il Costruttivismo russo, e prima re e migliorare il nostro futuro, ancora le istanze del l’Impres- partendo dal presente: lo spazio sionismo (la trasparenza), l’E- urbano, i processi di innovazio- spressionismo (la forma) il Cubi- ne tecnologica, la città, i quar- smo, (superfici in primo piano), tieri, la casa, le aree industriali, Da sinistra: Mondrian, Prampolini e Seuphor il Futurismo (polimaterismo e quelle rurali, il paesaggio. Un ambiente). Questi movimenti nuovo orizzonte mentale che faccia da traino artistici, nelle loro contaminazioni e contro- alla trasformazione ecologica ed economica. versie interne, furono insieme il crogiuolo ar- Una grande sfida e una grande speranza alla tistico dove si formarono le basi culturali e il quale ognuno di noi è chiamato. Aggiungo an- programma didattico della nuova scuola. Stra- che che potrà essere una straordinaria occa- ordinari ideatori e propulsori, appartenenti a sione nel sperimentare e nel ripensare i mo- nazionalità ed estrazioni culturali diverse, fu- delli culturali comunitari e dell’identità rono gli insegnanti: intellettuali e artisti fuori europea visto che il “Nostro Occidente” (Terra dal comune, insieme ad altri personaggi straor- della sera e del tramonto) il cosiddetto “Leone dinari coinvolti direttamente o indirettamente Europa”, aveva già perso la sua “centralità” ge- nelle finalità: tutti appartenenti al gota dell’in- opolitica e culturale dopo le due disastrose telligenza europea. Vi aderirono architetti, guerre mondiali del secolo scorso. pittori, scultori, designer, maestri artigiani, Una rivoluzione culturale e di pensiero quella letterati, musicisti, uomini di teatro, grafici, proposta oggi dalla Presidente Ursula tra Arte, scenografi… Cultura e Tecnologia che si rifà direttamente, W. Gropius, dopo essere stato tra i fondatori, nella sua stessa denominazione, alla straordi- insieme a B. Taut, O. Barning, L. Meidner, M. naria scuola del Bauhaus (letteralmente “Casa Pechstein, diventò il primo direttore del Bau- del Costruire”) che rappresenta un periodo haus dal 1919 fino al 1928. Dopo l’esperienza fondamentale della cultura europea del ‘900 e della repubblica di Weimar la scuola fu tra- che fu fondata poco più di cento anni fa nel sferita a Dessau, dove Gropius progettò la 1919 da W. Gropius a Weirmar nel granducato stessa sede del Bauhaus: icona del razionali- di Sassonia all’indomani della fine della Gran- smo moderno ed europeo, coinvolgendo nella de Guerra che vedeva la Germania fra gli ideazione e realizzazione la scuola stessa e gli sconfitti. (Tutta l’Europa ne uscì sconfitta). studenti del laboratorio. Fra le numerose emi- Nel Granducato di Sassonia, per iniziare a nenti personalità artistiche che accompagna- uscire da quella tragica e terribile esperienza rono la vita della scuola, vennero coinvolti W. e iniziare a “costruire” il futuro, si dette avvio e Kandinski, E. Lissitzky, E. Prampolini, K. Weill, prese forma una delle esperienze europee più A. Schoenberg e poi H. Scharoun, B. Taut, L. interessanti e straordinarie nel mondo della L. Feininger. Manifesto del Bauhaus, 1919 segue a pag. successiva 36 [email protected]

segue da pag. precedente con la tecnologia dei prodotti industriali. Mies van der Rohe, E. Mendelssohn. Simbolo La prima esposizione dei lavori degli allievi della scuola era il “sigillo-logo” disegnato da avvenne nel ’23 insieme a opere dei mae- Oskar Schlemmer, altro portentoso artista, stri. La manifestazione comprende, confe- uomo di teatro e insegnante. In una sola im- renze, spettacoli, proiezioni cinematografi- magine, come un art director efficientissimo che, concerti Jazz e feste notturne. Kandinski di oggi, Schlemmer sintetizza tutte le caratte- ne realizza il manifesto, M.Breuer presenta ristiche della scuola: l’idea fondativa del linguag- sedie e mobili in legno e stoffa. Molti articoli gio razionalista, l’essenzialità della forma, l’efficien- di designer prodotti dagli allievi erano espo- za, la centralità dell’uomo e della nuova macchina. sti ed essendo vendibili permettevano a loro Il manifesto fondativo, una xilografia di L. anche un sostegno economico. Feininger, rappresenta una cattedrale sor- Straordinaria l’atmosfera che venne a cre- montata da una torre da cui fuoriuscivano tre arsi nella scuola insieme al carattere inno- raggi luminosi a simboleggiare l’architettura, vativo in dialogo con la produzione indu- la scultura, la pittura. Versione attualizzata striale generando un potenziale creativo di della storica e classica visione della “unità delle idee applicate al designer, ai mobili, all’ar- arti visive” perseguita nei secoli e sogno di tut- redamento, ai tessuti, avvicinandosi alle ta la cultura occidentale. La scuola del Bau- realtà produttive e all’architettura, permet- haus rappresenta un modello democratico tendo ai maestri anche il lavoro autonomo. aperta a tutti senza distinzione di sesso e di Molti artisti delle avanguardie europee vi età, fondata sulla collaborazione fra inse- insegnarono continuativamente, altri pe- riodicamente e altri ancora sostennero e aderirono ai principi della scuola. Una influenza indiretta ma molto significa- tiva fu data da T. Van Doesburg che in- sieme a P. Mondrian furono i maggiori esponenti del gruppo olandese De Stjil, ed altri del costruttivismo russo come E. W.Gropius-Bauhaus a Dessau 1925-26 Lissitsky e K. Malevic. produttive e creative (a volte contrastanti) Gli obiettivi della creazione del Bauhaus così come delle tante diverse personalità dei furono culturali e politici. Creare una stret- “Maestri” (anche queste a volte contrastanti) ta collaborazione fra insegnanti e allievi e generando come asse portante, una pratica creare contemporaneamente una classe interdisciplinare di scambio e di conoscenza dirigente di persone creative e operative fra le arti e i saperi: dalle arti tradizionali a per risollevare la disorientata società dell’e- quelle moderne e sperimentali, dai processi di poca. L’arte, l’economia, la macchina pro- approfondimento della materia, alla proget- duttiva, erano i mezzi per liberare lo spiri- tazione inclusiva, coniugando sapientemente to creativo dell’uomo. Immettere l’arte nel innovazione tecnologica ed estetica, ripen- circuito della produzione moderna e in tut- sando il designer, l’architettura, la forma ur- ti gli oggetti della vita quotidiana che devo- bana, lo stesso ambiente, Modello relazionale E. Prampolini, Padiglione futurista, assonometria, 1927 no avere una chiara originalità e “bellezza”. e didattico di estrema attualità e richiamato gnanti e allievi e sull’unità fra didattica e pro- Gropius, insieme a tutto il corpo docente, sep- oggi all’attenzione. Fra i principali interlocu- duzione: sintesi tra artigianato, mestiere e ar- pe fondare e amministrare, nella scuola appe- tori italiani con i movimenti d’avanguardia e te. Il corpo docente è composto da “maestri na nata, un modello politico di democrazia di- le nuove istanze europee ci fu Enrico Prampo- della forma” (artisti) e “maestri artigiani” e gli dattica che teneva conto delle tante realtà lini, già appartenente allo stato maggiore fu- allievi avendo come base l’istru- turista, che seppe tessere rela- zione artigianale dovevano la- zioni e rapporti con numerose vorare almeno in un settore dei personalità del Bauhaus e del tanti laboratori di arti applicate: mondo dell’arte: come Kandin- scultura, incisione, pittura deco- ski, Mondrian, Tzara, Picasso, rativa, fusione dei metalli, fale- Cocteau, Strawinsky, Archipen- gnameria, tessitura, mosaico, etc. ko, van Doesburg, etc. Nella Casa Il successo del Bauhaus va in- d’Arte di Prampolini Il 23 otto- quadrato nella logica legata sem- bre 1920 l’infaticabile giovane pre più ai bisogni della società “futurista europeo” alla presen- che nel rapido sviluppo indu- za del Sottosegretario di Stato striale del primo dopoguerra ve- per le Antichità e Belle Arti al deva la crisi irreversibile dei Ministero della pubblica istru- prodotti artigianali essendo più zione Giovanni Rosadi e dell’im- costosi sul mercato. Quindi nel mancabile Marinetti, con una futuro della nuova economia mostra delle opere del Novem- dell’industria manifatturiera si bergruppe, inaugura ufficial- intravedeva la possibilità di rea- mente la prima esposizione in lizzare oggetti in serie con la mas- Italia degli Espressionisti Tedeschi, sima qualità e visione estetica e che gli valse successivamente la con minori costi. Coniugare es- nomina a membro onorario del senzialmente la parte creativa gruppo. Ma questa è un’altra con quella esecutiva: cioè l’unicità puntata. della forma artistica/artigianale W. Kandinsky con la moglie Nina, G. Muche, P. Klee, W. Gropius - Bauhaus di Dessau 1925 Giovanni Papi 37 n. 93 Caro papà, di Dino Risi (1979). Padri e figli nella Storia Leggere l’opera di un viene lì raggiunto da un terrorista e ferito gra- gioco al massacro, che ha radici lontane. Il artista nel suo com- vemente. P, evidentemente, stava per papà. E Marco di Caro papà, capiamo, ha 23 anni, e Di- plesso significa lavo- allo spettatore salta subito in mente quel bi- no Risi nel suo celebre I mostri del ’63, in un rare ad una analisi per glietto del figlio che raccomanda al padre di episodio intitolato L’educazione sentimentale, accumulo. Ogni sin- non uscire assolutamente per tutto il giorno metteva in scena un padre (Ugo Tognazzi) che gola tappa creativa ag- dalla camera dell’albergo. Immobilizzato dalla insegnava al figlioletto ancora scolaro come giunge, infatti, signi- pallottola che gli ha leso irrimediabilmente la farsi furbo, imbrogliando e facendosi gioco ficati a quella che la colonna vertebrale, Albino torna a casa sulla se- del prossimo, nella società del boom, quella su Danilo Amione precede e viceversa, in dia a rotelle, accolto dal figlio Marco, parados- cui si è edificata la nostra contemporaneità. un inseguirsi discor- salmente l’unico rimastogli accanto, dopo, for- Bene, l’umorismo secco e pungente del Dino sivo che esplicita il pensiero dell’autore, in se, anche inconsciamente, aver pareggiato i Risi comédien chiudeva il breve episodio con continuo divenire e ripensarsi. E’ il momento conti con chi non lo aveva mai compreso. un rimando al futuro di 15 anni (1978!) in cui il in cui l’arte coincide con la vita. Se è evidente Lungo questa incomprensione si muove tutto bambino, diventato giovane (fate voi i conti…) che tutta la filmografia importante di Dino il senso del film. Albino intuisce, già prima di uccideva il padre dopo averlo derubato. Pro- Risi vada proprio in questo senso, in partico- leggere l’agenda, che il figlio vive in un disagio prio qui sta il discorso unico e continuo che lare Caro papà, uno dei suoi ultimi grandi film, non condiviso e impenetrabile, ma non se ne Risi intrattiene con il suo pubblico, regalan- racchiude in sé tutto ciò, come una sorta di te- preoccupa più di tanto. Pensa sia solo un ma- dogli un sequel spaventoso ed avvalorato dai stamento cui è impossibile sfuggire. Siamo lessere passeggero, pensa che il figlio abbia tut- fatti, dalla cronaca e dalla Storia. Quanti padri nel 1979, in pieno terrorismo, e il ci- mostri, ormai divenuti normali, si nema del regista milanese ha da appalesano in Caro papà! Ad esem- tempo sposato le atmosfere plum- pio, nella sequenza che vede il picco- bee che fanno da contorno ad un pe- lo Luca esibirsi al violoncello din- riodo difficile della nostra storia in- nanzi all’indifferenza del padre, dividuale e collettiva. Al di là delle preoccupato di raggiugere al più diverse narrazioni, film comeIn nome presto il suo aereo personale. Il Di- del popolo italiano, ’71, Mordi e fuggi, ’73, no Risi psichiatra sa quanto la so- Profumo di donna, ’74, Anima persa, ’77, e cietà dei cattivi padri sia destinata a lo stupendo Primo amore, ’78, hanno produrre disastri, che dal ’63 saltano in comune la lontananza, oramai in- al ’79 e fino ai nostri giorni. Ancora, colmabile, dal suo cinema anni ‘60, come non ripensare al ruolo paterno quello della commedia all’italiana, fallimentare del Bruno Cortona, sem- in cui Risi ha riversato la sua espe- pre un grande Gassman, de Il sorpas- rienza critica di uomo uscito dai di- so, capolavoro risiano del 1962, con sastri della guerra e che vedeva nel la giovane figlia Catherine Spaak in- boom la rinascita del suo paese ma tenerita persino da questa incapaci- anche l’inizio della perdita di una tà, in un inquietante ribaltamento antica identità, che col tempo si sa- di ruoli che fa riflettere ancora oggi. rebbe tragicamente completata. Al- O, per rimanere sullo stesso film, co- lora eccolo spuntare quell’anello di me non riandare al giovane Trinti- congiunzione cui si accennava pri- gnant, vittima dell’ineffabile Corto- ma. Il filo rosso che unisce due epo- na, che nella sua folle corsa verso un che, e due modi di metterle in scena, improbabile successo trascina que- così diverse ma strettamente legate sto simbolico figlio, di cui non cono- l’una all’altra. A conferma di una sce, metaforicamente, nemmeno il abilità narrativa, insieme sociologi- nome, verso la morte. Per non dire ca ed esistenziale, che fanno di Dino del piccolo Robertino, protagonista, Risi uno dei massimi cineasti italia- insieme al padre Walter Chiari, de Il ni di sempre. In Caro papà, il prota- giovedì, del 1964, in cui è la saggezza gonista Albino Millozza, un sempre del bambino ad arginare un padre straordinario Vittorio Gassman, è vinto dalla società dei consumi e un uomo d’affari senza scrupoli, che dalle sue perfomances fallimentari. ha partecipato alla resistenza e che Anche in questo caso, fate voi i conti ha abdicato ai suoi ideali di sinistra per affer- to, non gli manchi niente. La mancanza di ap- ed avrete un altro potenziale Marco.Tutto è al- marsi in una società oramai orientata da profondimento del rapporto padre- figlio è lucinato in Caro papà, con questi automi del tutt’altra parte. Ha una casa a Ginevra, dove stato visto da molti critici come uno dei tanti Capitale che vittime di una rapina in banca vive con la moglie Giulia, donna in perenne ed limiti di questo film. Invece, sta proprio in (altro luogo simbolo) approfittano del loro es- autoreferenziale crisi d’identità, e una a Ro- questa inspiegabile ed inspiegata assenza pa- sere sdraiati per terra per continuare a parla- ma, abitata dal figlio Marco. La figlia Costan- terna il messaggio forte e secco lanciato da Ri- re imperterriti dei loro affari. E’ la disumanità za, invece, reduce dalla droga vive in una co- si. Il padre non capisce, non può capire, c’è, elevata a normalità che Risi mette in scena, mune agricola. Un giorno, per puro caso, dunque, poco da spiegare. C’è solo da pren- senza fare sconti. Diversamente dai suoi tan- Albino, leggendo l’agenda del figlio, intuisce derne atto. Anzi, il vero dramma sta proprio ti celebri, e non casuali, road movie anni ‘60, che quest’ultimo è legato a gruppi di estrema nel non potere dire, nel non potere esplicitare egli ambienta questo film quasi tutto in inter- sinistra, che stanno preparando un attentato un vuoto di rapporto che è simbolo di un vuo- ni, tra ville di lusso semideserte e desolate, a ai danni un certo P. Sospettando che si tratti to oramai collettivo, consolidato, che non lascia volere sottolineare la freddezza e la solitudine del suo socio Parrella, Millozza lo avvisa e par- spazio a parola alcuna che non quella veicolata dal in cui si presume sia cresciuto il giovane figlio, te per il Canada, impegnato a chiudere un verbo avere, dove l’essere si è definitivamente per- destinato anch’egli al fallimento, nonostante grosso affare multinazionale. Il protagonista so, annullato. Quello messo in scena da Risi è un segue da pag. successiva 38 [email protected] segue da pag. precedente La scienza di cui abbiamo bisogno La scienza della politica, e di cos’altro, se no! Ora […] pensa a uomini chiusi in una specie di caverna sotterranea, che abbia l’ingresso aperto alla luce per tutta la lunghezza dell’antro; esse vi stanno fin da bambini incatenati alle ambeg e al collo, così da restare immobili e guardare solo in avanti, non potendo ruotare il capo per via della catena. Dietro di loro, alta e lontana, brilla la luce di un fuoco, e tra il fuoco e i prigionieri corre una strada in salita, lungo la quale immagina che sia stato costruito un muricciolo, come i paraventi sopra i quali i burattinai, celati al pubblico, mettono in scena i loro spettacoli, […] paragona poi la nostra natura, per quanto concerne l’edu- cazione e la mancanza di educazione, a un caso di questo genere. […] Immagina allora degli uomini che portano lungo questo muricciolo oggetti d’ogni genere sporgenti dal margine, e statue e altre immagini in pietra e in legno delle più diverse fogge; alcuni portatori, com’è naturale, parlano, altri tacciono. […] Che ‘I mostri’ (1963) di Dino Risi (Ugo Tognazzi con il figlio strana visione […] e che strani prigionieri! Simili a noi. […] Innanzitutto credi che tali uomini abbiano Ricky nell’episodio ‘L’educazione sentimentale’ visto di se stessi e dei compagni qualcos’altro che le ombre proiettate dal fuoco sulla parete della caverna di fronte a loro? E come potrebbero […] se sono stati costretti per tutta la vita a tenere il capo immobile? i tentativi estremi e illogici di sottrarvisi aderen- E per gli oggetti trasportati non è la stessa cosa? […] Se dunque potessero parlare tra loro, non pensi che do alla lotta armata, tragicamente conclusasi nella prenderebbero per reali le cose che vedono? […] E se nel carcere ci fosse anche un’eco proveniente dalla definitiva sconfitta di una intera generazione. Il parete opposta? Ogni volta che uno dei passanti si mettesse a parlare, non credi che essi attribuirebbero cineasta milanese trascura appositamente di en- quelle parole all’ombra che passa? […] Allora, […] per questi uomini la verità non può essere altro che le trare nello specifico politico, come tanti gli han- ombre degli oggetti.[…] Considera dunque, […] come potrebbero liberarsi e guarire dalle catene e dall’i- no rimproverato. A Risi non interessa. Egli punta gnoranza, se capitasse loro naturalmente un caso come questo: qualora un prigioniero venisse liberato il dito sul rapporto genitori-figli, raccontato nel e costretto d’un tratto ad alzarsi, volgere il collo, camminare e guardare verso la luce, e nel fare tutto ciò solo modo in cui la spietata società capitalisti- soffrisse e per l’abbaglio fosse incapace di scorgere quelle cose di cui prima vedeva le ombre, come credi che ca uscita dal boom economico ha saputo insce- reagirebbe se uno gli dicesse che prima vedeva vane apparenze, mentre ora vede qualcosa di più vicino narlo. Quella da lui ritratta è una società spa- alla realtà e di più vero, perché il suo sguardo è rivolto a oggetti più reali, e inoltre, mostrandogli ciascuno ventosa, dove tutto è saltato in aria, e dove, per degli oggetti che passano, lo costringesse con alcune domande a rispondere che cos’è? Non credi che si parafrasare il grande Marco Ferreri, il mondo troverebbe in difficoltà e riterrebbe le cose viste prima più vere di quelle che gli engonov mostrate adesso? è esploso nei mille frammenti consumistici […] E se fosse costretto a guardare proprio verso la luce, non gli farebbero male gli occhi e non fuggirebbe, immaginati da Antonioni per il sottofinale del voltandosi indietro verso gli oggetti che può vedere e considerandoli realmente più chiari di quelli che gli suo profetico Zabriskie point. Il contraltare a vengono mostrati? […] E se qualcuno […] lo trascinasse a forza da lì su per la salita aspra e ripida e non lo tutto ciò è il padre di Albino, un anziano dedito lasciasse prima di averlo condotto alla luce del sole, proverebbe dolore e rabbia a essere trascinato, e una alle piante del suo giardino, che diventa meta- volta giunto alla luce, con gli occhi accecati dal bagliore, non potrebbe vedere neppure uno degli oggetti fora di un anelato quanto utopico mondo con- che ora chiamiamo veri? […] Se volesse vedere gli oggetti che stanno di sopra avrebbe bisogno di abituar- tadino, oramai ridotto soltanto ad una boccata visi. Innanzitutto discernerebbe con la massima facilità le ombre, poi le immagini degli uomini e degli d’aria in una realtà divenuta irrespirabile. A altri oggetti riflesse nell’acqua, infine le cose reali; in seguito gli sarebbe più facile osservare di notte i corpi dominare la scena di Caro papà sono soltanto celesti e il cielo, allaluce delle stelle e della luna, che di giorno il sole e la luce solare. […] Per ultimo, credo, brandelli di umanità, pezzi sparsi difficili da potrebbe contemplare il sole, non la sua immagine riflessa nell’acqua o in una superficie non propria, ricomporre, perché l’individuo nell’illusione di ma così com’è nella sua realtà e nella sua sede. […] In seguito potrebbe dedurre che è il sole a regolare le imporsi ha finito per annullarsi, consegnan- stagioni e gli anni e a governare tutto quanto è nel mondo visibile, e che in qualche modo esso è causa dosi nelle mani di chi ne ha fatto una mario- di tutto ciò che i prigionieri vedevano. […] E allora? Credi che lui, ricordandosi della sua prima dimora, netta, un simulacro di se stesso. Il silenzio a della sapienza di laggiù e dei vecchi compagni di prigionia, non si riterrebbe fortunato per il mutamento cui Millozza è costretto dall’attentato è l’enne- di condizione e non avrebbe compassione di loro? […] E se allora si scambiavano onori, elogi e premi, simo simbolo di una società che ha annullato riservati a chi discernesse più acutamente gli oggetti che passavano e si ricordasse meglio quali di loro la parola, divenuta ormai inutile e persino erano soliti venire per primi, quali per ultimi e quali assieme, e in base a ciò indovinasse con la più grande scontata per chi non ha più niente da farsene. abilità quello che stava per arrivare, ti sembra che egli ne proverebbe desiderio e invidierebbe chi tra loro Se non per sprecarla, come la moglie Giulia, fosse onorato e potente, o si troverebbe nella condizione descritta da Omero e vorrebbe ardentemente la- impegnata a discutere con l’amante di turno di vorare a salario per un altro, pur senza risorse e patire qualsiasi sofferenza piuttosto che fissarsi in quelle gioielli e ornamenti vari. Il suo essere immobi- congetture e vivere in quel modo? […] E considera anche questo […] se quell’uomo scendesse di nuovo a le sulla sedia a rotelle sottolinea l’impossibilità sedersi al suo posto, i suoi occhi non sarebbero pieni di oscurità, arrivando all’improvviso dal sole? […] E se all’azione, al movimento, uno dei connotati dovesse di nuovo valutare quelle ombre e gareggiare con i compagni rimasti sempre prigionieri prima che principi di una società che ha anteposto l’azio- i suoi occhi, ancora deboli, si ristabiliscano, e gli occorresse non poco tempo per riacquistare l’abitudine, ne, il fare, allo stesso pensare. Dagli spettatori, non farebbe ridere e non si direbbe di lui che torna dalla sua ascesa con gli occhi rovinati e che non vale fassbinderianamente, il protagonista è perce- neanche la pena di provare a salire? E non ucciderebbero chi tentasse di liberarli e di condurli su, se mai pito come fosse morto, inerme, eppure soltan- potessero averlo tra le mani e ucciderlo? […] E come!, esclamò. to adesso egli comincia a ragionare su sé stes- (Platone, Politéia, [Repubblica], Libro VII, dialogo scritto tra il 390 e il 360 prima della nostra era) so e sugli altri. Ha il tempo per farlo. Il tempo umano e per l’umano. La maestria registica di Il dialogo Politéia (ti- politiche del suo tempo, è il più importante Risi si manifesta in tutta la sua grandezza tolo originale in greco scritto politico di Platone. Il Libro VII tratta nell’immagine bloccata, relegata e concentrata antico) è più cono- della conoscenza, di quella vera e di quella fal- sull’incipit di una nuova vita. A questo punto, sciuto con il suo nome sa, presuntuosa, arrogante. Tratta in partico- non resta che un semplice sguardo, quello tra latino di Repubblica. lare di come si tramanda e si divulga, direm- padre e figlio, a tentare di ricostruire qualcosa Assieme a Leggi, ulti- mo oggi, ma a Platone la parola non penso che sembra, oramai, irrecuperabile. Ma è, for- ma e ponderosa ope- sarebbe gradita. C’è quello che conosco io, c’è se, solo un ultimo generoso tentativo di un ar- ra, rimasta incompiu- quello che conosci tu, ma soprattutto c’è la co- tista che, consapevole, non si arrende ad un fu- ta, scritta al termine noscenza. Nel cuore della Repubblica, Platone turo già scritto. della sua vita da un espone la sua dottrina politica, legandola in uomo deluso e ama- maniera inestricabile alla psicologia, il carattere Danilo Amione Antonio Loru reggiato dalle vicende segue a pag. successiva 39 n. 93

segue da pag. precedente secondo la propria idea politica consapevole, Certo la politica non è una scienza dimostra- individuale degli uomini, che pur nella singo- attraverso una filosofia che non sia mera -os tiva, come l’idealista Platone avrebbe voluto, larità di ciascun individuo, può essere com- servazione del fatto, contemplazione pura e ma argomentativa, come il più realista dei preso e catalogato in tre differenti tipi; dell’in- soddisfatta di sé, ma una filosofia della prassi, suoi discepoli, Aristotele, la definisce, così tellettuale, amante del sapere, (il filosofo), del dell’azione, animata dalla consapevolezza che come la morale; la morale per lui è la scienza tutore del bene comune, (il coraggioso), l’uo- la storia possiamo, non solo subirla, ma pos- della ricerca del bene, della felicità indivi- mo d’azione, che a differenza del filosofo non siamo anche farla, attraverso la consapevolez- duale; la politica invece la scienza della ricer- sa elaborare (ma le sa riconoscere e difendere za dei ruoli e della posizione che i diversi ca del bene comune, di tutti i soci, dei citta- con energia) leggi fondate sul principio su- gruppi degli uomini hanno in quel luogo e in dini, cioè dei politici, per dirla con i greci. premo della giustizia, il valore più in alto gra- quel tempo dove si gioca il gioco della storia, Politica e educazione non possono essere te- do di tutti, il sommo valore politico, ed essen- cioè la politica letteralmente intesa, come pre- nute separate, pena il decadimento della ci- do nella filosofia platonica la politica, la sa d’atto, consapevolezza delle condizioni nel- viltà, l’avvilimento della giustizia, la mancan- scienza più alta, più dei valori matematici, le quali ognuno di noi vive il suo status di cit- za di fatto di libertà per tantissimi individui. che pure nel suo sistema rivestono un’impor- tadinanza. Se questa consapevolezza non c’è, È la scuola, e solo la scuola pubblica, il luogo tanza inferiore solo alla filosofia politica o allora non siamo cittadini ma schiavi, servi, più importante della formazione degli indi- dialettica, o ai valori estetici o alle morali egoi- sudditi. Infine, è qui il nodo della questione, vidui, dalle scuole primarie all’università. Se stiche, private, ne discende che la giustizia sia nella Repubblica ancor che alla psicologia, la noi neghiamo questo ruolo alla scuola pub- il valore più alto tout court. Infine vi sono gli politica viene in maniera forte legata alla pe- blica, confondendo ad arte, e/o per insipien- uomini vocati al fare, (i produttori) portati dagogia, all’educazione. La scienza si può, si za, la propaganda di parte, (che è ben presen- all’accumulo dei beni, alla soddisfazione deve insegnare, su questo Socrate e Platone te nelle scuole) con la politica come scienza dell’umana voluttà, che nello Stato ideale pla- non hanno mai avuto dubbi; ma la politica è della ricerca del bene comune, stiamo di fat- tonico hanno un loro ruolo e un’importanza, scienza, è scienza in alto grado, è la madre di to negando il diritto alla formazione, rinun- in fin dei conti irrinunciabile. Il filosofo ate- tutte le scienze. Allora, che senso ha dire che a ciando al ruolo di maieutici, all’educazione niese spiega questa derivazione di tutti i valo- scuola non si fa politica? Tutti i governi attra- delle nuove generazioni, lasciati i balìa dei ri o, nel suo vocabolario, idee, dal valore politi- verso i loro provvedimenti sulla scuola hanno social, della propaganda dell’attuale liberali- co della giustizia, attraverso un processo di fatto e fanno politica, politica di parte, tra l’al- smo-liberista, delle millenarie istituzioni derivazione diairetico che non è qui il caso di tro. Quando trasformano la scuola in una gran- conservatrici e reazionarie, che dalla Rivolu- spiegare in dettaglio, grosso modo funziona de azienda che deve rispettare il comandamen- zione francese in poi hanno combattuto tut- così: si parte da un concetto universale e at- to della produttività stanno o no facendo te le battaglie contro un reale progresso della traverso divisioni successive particolari si ar- politica? E chi trae vantaggio da questa mo- vita civile negli Stati dove hanno fatto lega riva alla definizione particolare finale, oltre la struosa idea di scuola-azienda? Quando la re- con i politici conservatori, anti-progressisti e quale l’oggetto stesso della definizione ricer- ligione cattolica, (senza infingimenti), diven- in definitiva illiberali, nel senso più univer- cata svanirebbe nel nulla. Nella dialettica ma- ta materia di studio, se non di diritto, di fatto, sale della parola. E così aprono scuole di poli- terialistica di Karl Marx (quella di Platone è in tante situazioni, obbligatoria, si fa o non si tica partiti, nel senso rinascimentale, priva- notoriamente idealistica) succede il contra- fa politica? E a vantaggio di chi? Provate a to, del termine, fondati da cavalieri, scesi in rio: si parte dal caso particolare, (la materia prendere in mano un libro di testo scolastico campo, oramai trent’anni fa, per salvare l’I- della storia), si colloca dentro un quadro ge- per l’insegnamento della religione, cattolica, talia dalle grinfie dei comunisti. Cos’altro ci nerale, (l’idea della storia, la filosofia della sto- ad analizzarne i percorsi, le unità didattiche, i aspetta!? ria), si torna alla situazione particolare, stori- temi, i focus, come usa dire il nostro tempo: ca e concreta, per cambiarla, cambiare il mondo appaiono esenti da una visione politica, di parte? Antonio Loru

“La morte di Socrate” di Jacques-Louis David (1787, olio su tela, 129,5×196,2 cm, Metropolitan Museum of Art, New York) 40 [email protected] L’arte di arrangiarsi (1954) Roma, anni ’50. Rosa- di questa nuova identità politica, acquisterà scaltro sotto la veste apparentemente inge- rio Scimoni, detto Sasà dei terreni improduttivi, sede di baracche, nua, cialtrone, fondamentalmente pusillani- (Alberto Sordi), si sta che, se lottizzati, potranno garantirgli una me nel suo essere forte con i deboli e debole agghindando per ac- bella rendita, occorre solo ungere i giusti in- con i forti, opportunista e calcolatore nell’an- cogliere Lilli (Armenia granaggi; la corruzione ver- teporre sempre e comun- Balducci), già vincitri- rà però scoperta ed inoltre que il proprio interesse a ce di vari concorsi di l’avventura cinematografi- quello degli altri, familiari bellezza ed ora attrice ca, siamo al punto di par- compresi, così da porre la emergente, protagoni- tenza, gli costerà cinque vela a favore di qualsiasi sta del film religioso anni di galera. Una volta fuo- vento, purché d’ausilio a Santa Rita, che il no- ri fonderà un suo partito, condurre la barca in rada. Antonio Falcone stro, aderente alla De- ora può, è stato in prigio- Una figura che, nel funge- mocrazia Cristiana, ha fatto sì potesse essere ne, è una vittima, ma rac- re da specchio delle citate realizzato, convincendo con l’inganno un con- coglierà pochi voti e andrà italiche “virtù”, indispone cittadino catanese, il Duca di Lanocita (Carlo a “rinnovarsi” come vendi- o rattrista, ancor prima Sposìto), a sborsare le somme necessarie. Pro- tore ambulante di lamette… che suscitare un sorriso a prio per tale oscuro giro di denaro i Carabi- Diretto da Luigi Zampa su denti stretti, ma riesce a nieri stanno per eseguire un mandato di cat- sceneggiatura di Vitaliano far riflettere e ad eviden- tura nei suoi confronti: a nulla valgono le Brancati, a chiusura di una ziare, volendo rapportare telefonate di Sasà alle alte sfere, ecclesiastiche collaborazione che ebbe ini- la narrazione all’età odier- e civili, ormai è destinato al carcere, proprio zio con Anni difficili (1948) e na, più di uno spunto lun- lui, integerrimo galantuomo… già, come quan- proseguì con Anni facili gimirante nel “profetizza- do nel 1912, nella natia Catania, all’età di vent’an- (1953), tratti rispettivamen- re” certe derive nazionali. ni, svolgeva le mansioni di segretario, senza sti- te da una novella (Il vecchio Fra le sequenze più riusci- pendio, del sindaco, suo zio (Franco Coop), con gli stivali) e da un sog- te, difficile dimenticare candido idealista, la cui moglie (Elli Parvo), getto dello scrittore siciliano, L’arte di arran- quella in cui invita la povera Mariuccia a fago- già prima delle nozze, era amante del caro ni- giarsi rispetto ai titoli citati è forse meno inci- citare dolciumi su dolciumi, sia per compen- pote, il quale si prodigava poi per occultare al- sivo e graffiante, nell’evidenza, pur se a tratti, sare il mancato dovere coniugale, sia per age- cuni scottanti documenti che provavano una di un bozzettismo di facile presa nel rendere volare la strada al coma diabetico, ma soprattutto, collusione ai danni del Comune, messa in atto visualizzazione al susseguirsi di accadimenti esaltazione del mimetismo sordiano, la scena dal citato Duca di Lanocita, d’intesa col mafio- relativi ad un arco di storia patria, nonché di in cui sbaciucchia a più riprese un malcapita- so Don Luigino Pizzaro (Franco Jamonte). I costume e vita sociale, che va dagli anni ’10 ai to infermiere per inscenare l’infermità men- suddetti incartamenti verranno nuovamente primi anni ’50. E’ una realizzazione che, co- tale, al pari del mancato duello, quando il no- fuori, in quanto utili a sostenere la campagna munque, può contare su interessanti frecce al stro proclama con fierezza la fede incrollabile elettorale per il nuovo sindaco, quando il ca- suo arco: si notano infatti, in primo luogo, i nell’uomo dell’avvenire, Dux mea lux, ben su- maleontico giovanottone, invaghitosi della prodromi della commedia all’italiana propria- periore ai vetusti retaggi che pretendono la consorte dell’onorevole Toscano (Gianni Di mente detta, prendere spunto da eventi reali e difesa dell’onore ferito. Una “modernità” di Benedetto), andrà ad appoggiare la causa del circostanziati dalla Storia per imbastire, fra vedute e d’intenti che troverà la sua confluen- Partito Socialista; in seguito li distruggerà, di- impegno civile ed acre satira, una sorta di ca- za “naturale” all’interno degli intrallazzi edili- chiarando che gli sono stati rubati: l’onorevole talogo ragionato delle convenienze, prepoten- zi nell’ambito della ricostruzione delle mace- verrà arrestato per diffamazione e Sasà avrà ze, furberie, proprie di una certa illiceità com- rie italiche conseguenti al secondo dopoguerra, campo libero. Mentre il Primo Conflitto è alle portamentale italica, propensa a superare le ma anche nel settore artistico: un soggetto ci- porte, il furbastro orchestra il matrimonio barriere temporali e a presentarsi puntual- nematografico può infatti facilmente adattar- con Mariuccia Giardini (Elena Gini), la cui fa- mente, cambiando veste, fino ai giorni nostri, si alle mutate condizioni climatiche, tanto che miglia possiede mulini e pastifici, donna non sempre anteponendo l’interesse personale a un film anticlericale si trasforma in un’imba- certo avvenente e in sovrappeso. Allo scoppio quello generale. La messa in scena avalla dun- razzante opera religiosa atta alla soddisfazio- della guerra il fervente interventista ha una que, come notato dalla critica dell’epoca, un ra- ne dei vari baciapile sorti come funghi una crisi di coscienza, tanto da inscenare l’infer- pido affresco volto appunto a rimarcare tale volta che “un partito democratico e cristiano” mità mentale ed essere quindi riformato. Fi- eternità ed immutabilità della nostra condi- ha preso la guida del paese. Andando a con- nite le ostilità, siamo nel 1923, una sera Sasà, zione politica/sociale, dove più che al rinnovo cludere e riprendendo quanto scritto nel cor- mentre è in compagnia dell’amante, viene sfi- “naturale” delle persone poste a gestire quell’in- so dell’articolo, L’arte di arrangiarsi, pur se a dato a duello dal Barone Mazzei (Gino Buz- sieme di diritti e doveri un tempo opportuna- volte può apparire blando e frettoloso nel de- zanca), per una questione d’onore, ma il no- mente definito “res publica” si propende inve- scrivere determinate situazioni o personaggi stro ha già aderito al Partito Fascista, che ce a perpetuarne la posizione di dominanza di contorno, riesce comunque a mettere in vieta tali contese: la sua fede politica va ben tramite un disinvolto e quanto mai rapido scena un valido apologo morale, in particolare oltre le dispute volte a preservare l’onorabili- cambio di casacca, inteso quest’ultimo a ga- nell’evidenziare come sia sempre l’essere tà, anche se non gli impedirà di sfollare in rantire un’esteriore verginità. Al centro della umano, in virtù della sua condotta, a poter fa- campagna quando avrà luogo la II Guerra narrazione, come in altre pellicole di Zampa, re la differenza all’interno del consesso socia- Mondiale, mentre Mariuccia resterà in città vi è l’individuo comune, incline a divenire ba- le, dove la pletora di leggi e regolamenti si pa- per proseguire gli affari di famiglia, perendo ricentro delle vicende narrate, qui rappresen- lesa spesso quale necessaria per arginare o infine durante un bombardamento. Una volta tato, ed è l’altro pregio essenziale del film, bloccare condotte malevole di quanti agisco- arrivati gli Alleati, questo individuo serpenti- dall’Albertone nazionale, che fonde con mae- no in nome del proprio ego, mutando come i no, già prodigatosi nella borsa nera sfruttan- stria il camaleontismo che gli era proprio con serpenti la pelle ad ogni cambio di stagione, do l’attività familiare, si riciclerà come comu- quello del personaggio di Sasà, dando così il un eterno Carnevale, dove, citando Pirandel- nista, prevedendo la vittoria del partito alle via a quella personificazione con un ben pre- lo, s’incontrano “milioni di maschere e po- elezioni politiche, che invece vedranno vin- ciso tipo d’italiano, “medio” da definizione ma chissimi volti”. cente la Democrazia Cristiana, per cui…Forte già propenso a divenire mediocre, un individuo Antonio Falcone 41 n. 93 Divulgare sì, ma come? Sulla divulgazione ar- riserve degli “uomini di scienza, ossia” di “coloro di recitare una parte, se questo serve a far pas- tistica in tv è in corso che hanno sempre anteposto, alla diffusione media- sare meglio un messaggio. E che l'istrionismo da anni un dibattito tica, la ricerca approfondita, temperato di Daverio interessante, che for- fatta” anzitutto “di scoperte abbia spesso centrato il se merita di essere co- archivistiche e documenta- bersaglio lo dimostrano nosciuto dai non ad- rie”? Dal nostro punto di diverse puntate di Passe- detti ai lavori. In questa vista no. Così come non è partout. Come quella an- Stefano Macera discussione, non man- risolutivo, sebbene risul- data in onda il 24 dicem- cano le espressioni di ti utile, richiamare “nel bre 2006 e dedicata ai scandalo, rivolte soprattutto alle trasmissioni campo della divulgazione, Carracci (Agostino, An- più inclini ai modi spettacolari. Non c’è da innumerevoli precedenti il- nibale e Ludovico), tre pit- stupirsi: gli storici dell’arte maggiormente av- lustri, che contribuiscono tori bolognesi che hanno vezzi allo studio rigoroso, non possono non ad illustrarne il significato condizionato il corso del- sottolineare i rischi connessi a formule troppo nella storia dell’umanità”. la pittura quanto Caravag- accattivanti, tali da far diventare secondario Sì, è giusto menzionare gio, senza però beneficiare, l’elemento conoscitivo. Ma anche chi parte da quel Cicerone che “non oggi, d'una particolare visi- simili, fondate preoccupazioni deve ricono- ha apportato, di suo, alcun bilità mediatica. Sintetiz- scere gli effetti controproducenti delle forme ulteriore contributo al pen- zandone con chiarezza la comunicative accademiche, che di norma re- siero filosofico-greco” for- complessa proposta arti- spingono gli spettatori. Dunque, il problema è nendone, però, “una esem- stica, Daverio ha fornito come far convivere la serietà dell’approccio plare sintesi divulgativa”. Fede Galizia (1578? - 1630) è stata una pittrice un esempio di tv cultura- con una certa dose di spettacolarità. Nel n. 89 E ancor più centrato ri- talentuosa e originale, per lungo tempo rimossa le veramente all'altezza di Diari di Cineclub abbiano indicato nelle sulta il riferimento a come altre valide artiste. Alla sua riscoperta ha dei propri compiti. Non trasmissioni televisive di Claudio Strinati un Voltaire, “il più grande de- contribuito anche Flavio Caroli con una pregevole possiamo esprimerci ne- caso in cui queste esigenze, apparentemente gli ingegni francesi del se- monografia gli stessi termini per opposte, si compongono. Ma si possono fare colo XVIII– 'Il secolo dei lumi” che “aveva addirit- Sgarbi. Ne leggiamo con piacere i libri, in cui anche altri esempi, l’essenziale è che non si tura scelto la parafrasi del romanzo per divulgare vengono valorizzati tanti artisti “minori” dei muova soltanto dalla simpatia per questo o la cultura filosofica enciclopedista, in contrapposi- secoli XVI e XVII che hanno portato avanti quel divulgatore e che se ne analizzino le rea- zione al Gesuitismo (L’Ingenu) o al Razionalismo percorsi creativi originali. Ma con lui si pre- lizzazioni. Per questo ci lascia in parte per- ottimistico di Leibniz (Candide)”. Per questa via, sentano diversi problemi. Intanto, quando in- plessi un articolo che abbiamo trovato di re- però, ci si limita a rivendicare la nobile natura terviene in tv per fare divulgazione è spesso cente in rete, intitolato Elogio della divulgazione dell’attività divulgativa, senza entrare nel me- presentato come una divinità in terra. Per di- e pubblicato, nel gennaio 2014, su una rivista rito dei risultati concretamente conseguiti da re, Fazio quando introduceva Caroli era osse- prestigiosa come Il Giornale dell’Arte. Si deve quella svolta in tv. Che possono essere ottimi quioso, forse pure troppo, ma i conduttori che a Fabrizio Lemme, esperto di diritto dei beni ma anche assai deludenti, come confermano i danno la parola a Sgarbi in quanto critico culturali riconosciuto a livello internazionale tre nomi citati. Partiamo da Flavio Caroli, per d'arte sembrano addirittura mettersi in gi- e collezionista di dipinti del barocco romano. anni ospite delle trasmissioni di Fabio Fazio. nocchio. In più, le sue spiegazioni intevengo- Dunque, una persona di cui non si può non In questo caso, il nostro apprezzamento è no spesso in programmi dove si parla di at- rilevare la competenza. Quando l’articolo è senza riserve, perché di rado abbiamo visto tualità politica, nei modi superficiali tipici stato redatto, i protagonisti della divulgazio- un'analoga capacità di coniugare originalità della tv italiana. In quelle circostanze, gli è ne televisiva erano essenzialmente tre: Vitto- del punto di vista e accessibilità dell'esposi- chiesto di trovare dei ganci tra i temi del mo- rio Sgarbi, Flavio Caroli e Philippe Daverio, zione. Sulla base di anni di studi, Caroli porta mento e le rappresentazioni del passato: scomparso nel settembre 2020. Per esprimere anche il pubblico meno edotto su sentieri ine- un'attività portata avanti con non poche for- loro il massimo apprezzamento, Lemme ne splorati. Lo testimonia Che tempo che fa del 5 zature. In più, il personaggio ch'egli si è cucito espone sinteticamente il contributo scientifi- gennaio 2014, dove in pochi minuti viene pun- addosso è a dir poco ingombrante. Sgarbi è co, ad esempio ricordando “di Vittorio Sgarbi tualmente indagato il rapporto tra cinema e l'urlatore numero uno dei talk show televisivi, (…) le mostre esemplari su Tintoretto, su ‘Carlo Ma- pittura. Positivo è anche il giudizio sulla tra- l'uomo che si fa strada nei dibattiti a suon di ratti ed il Barocco nelle Marche’” nonché “la cata- smissione Passepartout (2001-2011), condotta improperi. Esprimendo peraltro un punto di logazione scientifica del patrimonio artistico della da Philippe Daverio. Certo, il successo di vista politico-sociale più strampalato che ori- provincia di Rovigo”. Per quanto attiene a Flavio quest'ultimo come divulgatore ha avuto molto ginale, perché in fondo molti sono i suoi Caroli, egli cita “le monografie su Fede sconfinamenti nel più vieto senso comune. Ai Galizia e su Giuseppe Bazzani (…) che nostri fini, il fatto che la visione del mondo di hanno contribuito ad illuminare le cono- Sgarbi non sia profondissima potrebbe non scenze su due grandi rappresentanti della essere un problema. Ma il punto è che, ormai, cultura figurativa lombarda, rispettiva- per i più egli è il tipo strano della tv italiana e mente del Seicento e del Settecento”. Il l'attività divulgativa non può che risentirne. compianto Daverio, infine, viene as- L'eventuale diffondersi del critico in spiega- sociato soprattutto all’arte contem- zioni circa gli artisti minori che predilige, ri- Flavio Caroli poranea, elogiando “il suo contributo schia di esser percepito come mera stravagan- ad un’opera coordinata da Maurizio Fa- a che vedere con il perso- za o voglia di stupire. Il che ci riporta a una giolo dell’Arco, ‘Roma tra espressionismo naggio che si è costruito, ca- nostra convinzione di fondo. Sì, la divulgazio- barocco e pittura tonale: 1929-1943’”. In- ratterizzato dai modi sornio- ne è un'attività nobile e necessaria, ma è an- somma, vuol sottolineare l’autore, Philippe Daverio ni e dal singolare vestiario che il campo di una sperimentazione conti- nessuna improvvisazione: si parla di (celebri i suoi papillon). Ma nua, tesa alla ricerca dei modi di volta in volta persone giunte alla divulgazione dopo percor- come abbiamo affermato altrove, il divulgato- più efficaci per comunicare l'arte o altre disci- si di notevole rilievo culturale. Il che è anche re non deve necessariamente rimanere pri- pline culturali ai non iniziati. vero, però basta questo per rispondere alle gioniero della sobrietà. Può anche permettersi Stefano Macera 42 [email protected] La donna nella storia del cinema Sante e puttane, “angeli del focolare” e avventuriere, femmine fatali e casalinghe, donne semplici e sofisticate, fedeli e fedifraghe, “cattive” ed eroine: tutte le donne, nelle loro numerose sfaccettature, così come compaiono sul grande schermo, dalla nascita del cinema ad oggi

«…Deh com’egli è gran ma è chiaro che a questa tipologia femminile, pietate / delle donne di che ha sicuramente la prevalenza, fanno da Messina, / veggendole contraltare le donne cattive, ambiziose, spre- scapigliate / portar pie- giudicate, fedifraghe, opportuniste, spietate, tre e calcina. / Iddio gli seduttrici, possessive, gelose… dea briga e travaglio /a Insomma, l’universo femminile, visto in tutte chi Messina vuol guasta- le sue sfaccettature e nella sua evoluzione, re…»: questi versi, ri- perché se è vero che la donna costituisce “l’al- Nino Genovese cordati dal cronista tra metà del cielo” dell’uomo, è anche vero che medievale Giovanni Villani, sono opera di un di quest’ultimo ella può assumere anche gli poeta del tempo, rimasto anonimo, che tesse aspetti negativi, distinguendosi da lui solo in le lodi delle donne di Messina, le quali – nel conseguenza – e come reazione – del ruolo 1282, durante la Guerra del Vespro – si impe- passivo e subordinato che la società le ha asse- gnarono a fondo, a fianco degli uomini, gnato nel corso del tempo, a cui, però, ha sa- Marlene Dietrich nell’arduo compito di difendere le mura della puto anche reagire e ribellarsi, in difesa della anche in Germania; Greta Garbo (di origine città dall’assedio dei Francesi, capitanati da sua identità. svedese), soprannominata “la Divina”, il cui Carlo I d’Angiò, che si dimostrò in ogni occa- Ovviamente il cinema, essendo sempre stato mito crebbe in contrapposizione con quello di sione spietato e disumano, scagliandosi so- uno specchio del tempo, non poteva non assu- Marlene Dietrich, attrice e cantante tedesca, prattutto contro le donne. mere le donne a protagoniste assolute di buo- nota per l’interpretazione de L’Angelo azzurro Scrive, infatti, il Villani: «…Stette lo Re con sua na parte della sua produzione, già fin dai suoi (1930) di Joseph von Sternberg, in cui sfodera oste intorno a Messina da due mesi, e dando la sua esordi. un tocco di perversa sensualità e un fascino, gente alcuna battaglia dalla parte ove non era mu- Tuttavia, in maniera preliminare, occorre fare che –­­ come era già capitato alla Garbo – le fan- rata, i Messinesi colle loro donne, le migliori della una distinzione: vi è, infatti, il ruolo che la no intraprendere la via di Hollywood. terra, e co’ loro figlioli piccioli e grandi, subitamen- donna ha saputo ritagliarsi all’interno del Ma anche in Italia non mancano le grandi “di- te in tre dì feciono il detto muro, e ripararono fran- mondo produttivo cinematografico, espletan- ve”; in ambito teatrale c’è Eleonora Duse (che camente gli assalti dei Franceschi». do anche quei ruoli, di solito prevalentemente farà la sua unica apparizione cinematografi- Si racconta, allora, che Carlo, in questa circo- appannaggio degli uomini, di registe, sceneg- ca, nel 1916, nel film Cenere di Febo Mari); nel stanza, rivolgendosi rabbiosamente ai suoi giatrici, produttrici, ecc. e non solo di attrici; e cinema, Francesca Bertini, Lyda Borelli, Pina soldati, abbia esclamato: «Soldati di Francia! il ruolo che esse invece rivestono nell’inter- Menichelli, Hesperia, Leda Gys, Rina De Li- Chi per primo di voi entrerà in Messina, sarà rico- pretazione di quei personaggi che, a loro vol- guoro, Italia Almirante Manzini, e tante al- perto d’oro. Nessuno usi misericordia! Uccidete. Brucia- ta, costituiscono il riflesso della società in cui vi- tre… Sono le grandi attrici del cosiddetto cine- te, violentate le donne!... La città deve essere rasa al suo- vono, di cui sono espressione e parte integrante. ma “in frac”, di un cinema – per dirla con lo, perché sopra vi spuntino le ortiche!... Uccidete gli Ecco, nel primo caso, la presenza di tante re- Eugenio Ferdinando Palmieri – di «cuori in- uomini, i vecchi, i bambini; salvate solo le donne per vo- giste, produttrici, fotografe, che – nonostante franti e robusti divani», le “Dame d’oro” dell’a- stro piacere. A ognuno di voi regalo la sua donna!..» possa sembrare strano, data la condizione ristocrazia mondana (ritratte da Gabriele Ora, quando le donne di Messina vennero a della donna in quegli anni – esercitano questi D’Annunzio nelle sue Cronache mondane), che conoscenza di questo terribile discorso di “mestieri” anche nel periodo del muto: così, – in contrapposizione con la donna vista come Carlo, arsero di sdegno e amplificarono in tut- ad esempio, negli Stati Uniti vi è Alice Guy, la amica e sorella, nella sua genuina semplicità ti i modi il loro impegno per la difesa della cit- prima donna regista nella storia del cinema e – conducono, invece, una “vita inimitabile”, tà, gridando ai Francesi: «Ecco! Volevate cono- la prima donna che fonda un “Film studio”, segue a pag. successiva scere le donne di Messina e ora le state conoscendo che – lavorando prima in Francia e poi negli nella loro fierezza!». Stati Uniti – scrive e dirige più di 1000 film, I versi dell’anonimo poeta sono stati poi as- innovando spesso tecniche e linguaggio. sunti da Elio Vittorini come esergo del suo ro- L’ormai dimenticata Elvira Notari, invece, è la manzo Le Donne di Messina (pubblicato a pun- prima donna regista italiana, oltre che autrice tate nel 1946 e poi, in volume, nel 1949 e nel dei soggetti e sceneggiatrice, che – con la sua 1964), che racconta i profondi cambiamenti stessa famiglia (il marito Nicola e il figlio Gen- che conducono l’Italia al boom economico de- nariello) – fonda una Casa di produzione, la gli anni Sessanta, attraverso tre fili narrativi, “Dora Film”, dando vita ad una nutrita produ- uno dei quali riguarda, per l’appunto, un zione, basata prevalentemente sulla vita di gruppo di donne, provenienti da Messina, che Napoli, vista soprattutto nella sua dimensio- vuole costruire sull’Appenino Tosco-Emiliano ne più popolare e realistica, che conquista so- un’utopistica comunità di “uguali”, in cui non prattutto il pubblico meridionale e quello de- esista proprietà privata e dove tutto sia condi- gli emigrati di oltre Oceano, e si può anche visione; queste donne, secondo Vittorini, do- considerare un’interessante ed originale anti- vevano essere prese ad esempio da tutti cipazione di quel neorealismo che sarebbe ar- nell’opera di ricostruzione morale e di trasfor- rivato solo nel secondo dopoguerra. mazione della società italiana nell’immediato Nel periodo del glorioso cinema muto nasce il secondo dopoguerra. “divismo”: ed ecco, negli Stati Uniti, Mary Pi- Ed esse, in maniera emblematica, possono as- ckford, definita “la fidanzata d’America” (che surgere a modello paradigmatico delle qualità espleta il doppio ruolo di attrice, ma anche di di tutte le donne, non solo di Messina o d’Ita- produttrice e di riorganizzatrice dell’industria lia, ma del mondo intero: combattenti, eroi- cinematografica); Louise Brooks, che si può che, coraggiose, perseveranti, fedeli, generose; considerare la prima star americana e lavora Francesca Bertini 43 n. 93

segue da pag. precedente ecco la procace Brigitte Bardot in Et Dieu… ra?...». all’insegna del lusso e dell’eccezionalità, rap- créa la femme (noto anche come E Dio creò la Ed è proprio in questa occasione che viene co- presentando il “bisogno del sogno” e il desi- donna e Piace a troppi) diretto da Roger Vadim niato il termine “maggiorata”, che descriverà derio d’evasione dell’uomo comune, protago- nel 1955, che lanciò la Bardot come sex-symbol usualmente, per tutti gli anni a venire, le don- niste di drammi passionali in ambienti a livello internazionale; la sensuale ed affasci- ne “dotate” fisicamente. sfarzosi e lussuosi; donne – secondo la defi- nante Catherine Deneuve di Bella di giorno Infatti, se già nel secondo dopoguerra, le don- nizione suggestiva di Salvador Dalì – «dal pas- (1967) di Luis Buñuel; Ursula Andress, che, in ne formose, dotate di un seno prorompente, so vacillante e convulso», le cui mani «di naufra- Agente 007 – Licenza di uccidere (1962, primo cominciano ad avere sempre più spazio, è an- ghe dell’amore […] andavano accarezzando le film di James Bond, diretto da Terence Young), che vero che siamo pur sempre in un’epoca in pareti lungo i corridoi, aggrappandosi alle tende e si presenta a Sean Connery mentre esce cui il bigottismo imperante di matrice cattoli- alle piante, […] la cui scollatura scivolava in conti- dall’acqua del mare della Giamaica in bikini ca (e… “democristiana”) e una censura assai nuazione dalle più nude spalle dello schermo, in bianco e coltello alla cintura, come Venere che gretta e miope non permettono che sullo una notte senza fine, fra cipressi e scalinate mar- sorge dalle acque; ecco l’indimenticabile, sen- schermo si possano vedere non solo qualche moree»; «in quell’epoca critica e turbolenta dell’ero- suale e raffinato strip-tease, tra le ombre delle appena scena un po’ più osée, ma neanche dei tismo – ricorda ancora Dalì – le palme e le ma- persiane, di Kim Basinger, davanti a un deli- seni nudi. gnolie venivano letteralmente prese a morsi, ziato Mickey Rourke, sulle note di You can Lea- In realtà, invece, ciò era avvenuto perfino nei strappate coi denti da queste donne il cui aspetto ve Your hat on di Joe Cocker, nel film9 settimane primi anni del cinema; ma è il film Estasi di fragile e pre-tubercolare non escludeva tuttavia for- e ½ (1986) di Adrian Lyne; mentre Basic Instin- Gustav Machaty, risalente al 1933, a contenere me audacemente modellate da una giovinezza pre- ct (1992) di Paul Verhoeven, con Sharon Stone una famosa sequenza con la nota attrice Hedy coce e febbricitante». e Michael Douglas, presenta una delle scene Lamarr, che fa il bagno completamente nuda; In effetti, via via, nel corso del tempo, tutte le erotiche più famose della storia del cinema, e si tratta di uno dei primi film erotici della figure femminili, nella loro incredibilevarietas quando l’attrice, durante un interrogatorio, storia del cinema, probabilmente il primo in rappresentativa e nelle svariate tipologie ap- accavalla le gambe, rivelando l’assenza di cui compaia una scena di nudo integrale. Poi, paiono sullo schermo; così accanto alle donne biancheria intima e lasciando senza fiato i po- in epoca fascista, è famosa la sequenza de La semplici, casalinghe e madri di famiglia, vi so- liziotti. Cena delle beffe (1942) di Alessandro Blasetti, in no quelle sofisticate; quelle dolci, come Grace In Italia, indimenticabile è il bagno di una cui Amedeo Nazzari (ricordato per la famosa Kelly, Audrey Hepburn o Shirley MacLaine; procace e sensuale Anita Ekberg nella Fonta- frase: «E chi non beve con me, peste lo colga!...») quelle “dominanti” e “cattive”, come Isabelle na di Trevi, a Roma, ne La Dolce vita (1960) di con un colpo di spada taglia la camicetta di Huppert in Francia; o come, negli Stati Uniti, Federico Fellini; ma, ancor prima, nell’imme- Clara Calamai, che mostra il seno nella sua Rita Hayworth (indimenticabile in Gilda, 1946, diato dopoguerra, ecco due icone come Gina prorompente naturalezza. di Charles Vidor), Bette Davis, Barbara Lollobrigida e Sophia Loren: la “bersagliera” è Pochi secondi che destarono scandalo, tanto Stanwick, Joan Crawford, Lana Turner, Lau- la procace popolana interpretata da Gina Lol- che il film si attirò l’anatema delle autorità ec- ren Bacall, Ava Gardner, Elizabeth Taylor, Julian- lobrigida nei film Pane, amore e fantasia (1953) clesiastiche e – unicamente per questa scena ne Moore, Demi Moore; ed anche Jane Fonda, Ni- di Luigi Comencini e Pane, amore e gelosia – ebbe il divieto ai minori di 16 anni, nono- cole Kidman, Angelina Jolie, Sharon Stone, Kim (1954), entrambi di Luigi Comencini, mentre stante fosse un semplice, perfino ingenuo Basinger, ecc.: l’elenco è lunghissimo!... nel terzo della serie, Pane, amore e… (1955) di “polpettone” melodrammatico. Ma, certo, gli elementi principali, che fanno Dino Risi, la Lollo è sostituita da Sophia Lo- Per non essere da meno, un’altra attrice, sua sullo schermo la parte del leone, continuano ren, di cui si ricorda il sensuale e provocante ad essere – come nell’epoca del muto – l’eroti- mambo ballato con Vittorio De Sica. Ma della smo, la seduttività, la sensualità, che emergo- Loren – a parte le significative ed intense in- no – come flash – dalle sequenze famose di terpretazioni di tanti film (come quelle de La tanti film, che fanno ormai parte dell’immagi- Ciociara di Vittorio De Sica o della casalinga nario collettivo della gente: ed ecco la gonna frustrata in Una giornata particolare di Ettore bianca di Marilyn Monroe alzata dall’aria pro- Scola) – rimane impresso soprattutto lo spo- veniente da una grata collocata sul marciapie- gliarello eseguito davanti ad un “ululante” de, a rivelare le sue stupende gambe, in Quan- Marcello Mastroianni, in uno dei tre episodi do la moglie è in vacanza (1955) di Billy Wilder; di Ieri, oggi e domani (1963) di Vittorio De Sica, divenuto un cult al punto che Robert Altman, nel 1994, lo riproporrà, con gli stessi interpre- ti, in Prêt-à-porter. Nell’episodio Il Processo di Frine, inserito nel film Altri tempi (1952), diretto da Alessandro Blasetti, Don Pietro (interpretato da Vittorio De Sica) è un avvocato d’ufficio del Foro di Na- poli, chiamato a difendere Maria Antonia, un’avvenente popolana (la prorompente Gina Lollobrigida) dall’accusa di aver avvelenato la suocera. La ragazza, inchiodata da numerose testimonianze, è ormai a un passo dalla con- danna all’ergastolo; ma l’arringa appassiona- Clara Calamai ta del suo avvocato riesce a ribaltare il verdet- to; infatti – citando il processo di Frine rivale, Doris Duranti (amante del Ministro (bellissima cortigiana greca del 4° sec. A C.) – Pavolini, influente gerarca fascista, da cui fu Don Pietro coinvolge tutta l’aula, fino a strap- “raccomandata” per entrare nel mondo del ci- pare un applauso incontenibile quando con- nema) mostrò il suo seno prosperoso in un al- clude il suo intervento con queste parole: «La tro film, sempre del 1942, dal titolo Carmela di legge prescrive che siano assolti i minorati psichici. Flavio Calzavara: insomma, una vera e pro- Ebbene, perché non dovrebbe essere assolta una pria “guerra dei seni”!... Marilyn Monroe maggiorata fisica come questa formidabile creatu- segue a pag. successiva 44 [email protected]

segue da pag. precedente Vanessa Redgrave, Charlotte Rampling, alle indecorose; il nudo integrale non è più un Si tratta, comunque, di eccezioni, che, negli francesi Marina Vlady, Annie Girardot, Jac- tabù, il sesso è visto in maniera gioiosa, come anni Cinquanta, scompaiono quasi del tutto. queline Sassard, Catherine Spaak, Mylene un gioco “liberatorio”. Basti pensare a film in Un film italiano poco noto, in cui l’elemento Demongeot e tante altre. cui domina soprattutto la componente eroti- erotico risulta ben presente, è Le Bellissime E, naturalmente, vi sono le nostre attrici, bel- ca fine a se stessa, come – per citarne solo due gambe di Sabrina (1958) di Camillo Mastrocin- le, prosperose, seducenti, affascinanti!... – Bora Bora e Il Sesso degli Angeli, entrambi di- que (regista assai prolifico, ma oggi ricordato Accanto alla Lollo e alla Loren, di cui abbiamo retti da Ugo Liberatore nel 1968; qualche anno soprattutto per Totò, Peppino e la Malafemmina, già parlato, non possiamo non ricordare la dopo, nel 1972, ecco il fin troppo famoso Ulti- con le esilaranti, ormai “mitiche” scene – la Silvana Mangano di Riso amaro (1949) di Giu- mo Tango a Parigi, con Marlon Brando e Maria lettera, l’arrivo a Milano, la richiesta di infor- seppe De Santis, mentre raccoglie il riso con Schneider, unico film della storia del cinema mazioni al vigile, ecc. – di Totò e Peppino De le altre mondine, con pantaloncini corti e cal- ad essere mandato (letteralmente) al rogo, Filippo): una sequenza particolarmente “in- ze smagliate, che mettono in risalto le sue bel- sebbene si tratti di un’opera intensa, strug- trigante” è quella in cui Antonio Cifariello (at- le gambe; la prorompente Silvana Pampanini, gente, malinconica e profondamente contesta- tore in quegli anni molto in voga, morto poi presente in ruoli (per quei tempi) molto eroti- taria, che va al di là dell’interpretazione “epi- tragicamente, a soli 38 anni, in un incidente ci; ed ancora Lucia Bosè, Alida Valli, Eleonora dermica” che, superficialmente, ne viene data. aereo nello Zambia), si trova – insieme con al- Rossi Drago, Gianna Maria Canale, Rosanna Vi è poi un autore considerato molto “spinto”, cuni amici – in uno scantinato, dal cui fine- Schiaffino, Scilla Gabel, Giovanna Ralli, Ros- come Tinto Brass, le cui numerose donne rap- strone essi vedono passare le persone, ammi- sana Podestà, la dolce Virna Lisi, Claudia Car- presentano l’emancipazione femminile, la li- rando soprattutto le gambe delle donne, tra cui, dinale (che esordisce nel 1958 con I Soliti ignoti bertà, la parità fra i sessi anche in ambito ero- bellissime, quelle di una ragazza, interpretata di Mario Monicelli, il cui successo la fa diven- tico-sessuale; ed ecco Miranda (1985), la dall’attrice statunitense Mamie Van Doren. tare protagonista degli stupendi film degli an- procace e moderna “locandiera” interpretata Il suo nome ci fa venire in mente il nugolo di ni Sessanta, tra cui Il Gattopardo di Luchino da Serena Grandi; ecco, due anni prima, La attrici straniere che hanno lavorato in Italia, Visconti), Monica Vitti (che, dopo i film “im- Chiave (1983), con il primo ruolo erotico di Ste- negli anni Cinquanta e in quelli successivi: pegnati” con il suo mentore Michelangelo An- fania Sandrelli, che era stata la ragazzina dol- dall’affascinante Sylva Koscina, nata a Spala- tonioni, rivela tutte le sue capacità di attrice ce e (apparentemente) ingenua di Divorzio to (Croazia), ma naturalizzata italiana, consi- brillante in tante pregevoli commedie), ed an- all’italiana (1961) di Pietro Germi, per la quale, derata la donna più conturbante ed affasci- cora, più recentemente, Maria Grazia Cuci- in un’epoca in cui in Italia il divorzio non esi- nante del cinema italiano (che lavorò accanto notta (“scoperta” da Massimo Troisi ne Il Po- steva, Marcello Mastroianni effettua il suo agli attori più noti di quegli anni e che, nel stino), Monica Bellucci, Valeria Golino, Monica “particolare” divorzio dall’insignificante ed film La Cambiale del 1959, diretto da Camillo Guerritore, ecc. appiccicosa moglie (Daniela Rocca); la San- Mastrocinque, appare sdraiata, completa- Un discorso a parte, sempre relativamente drelli ha offerto un notevole ritratto di una mente nuda, ma ricoperta da tante bancono- agli anni Cinquanta, merita forse Marisa Al- giovane sensibile, inquieta e tormentata nello te), alla stupenda svedese (ma proveniente da lasio, bella, spensierata e sensuale, che ottiene stupendo Io la conoscevo bene (1965) di Antonio Hollywood) Ingrid Bergman, portata in Italia il grande successo grazie a Poveri ma belli Pietrangeli; ed è stata ancora la ragazza rapita da Roberto Rossellini; dalla rossa Abbe Lane, (1957) e al suo “sequel” Belle ma povere (1957), contro la sua volontà per costringerla al cosid- cantante e attrice statunitense, che si fa nota- entrambi di Dino Risi, in cui rappresenta il la- detto “matrimonio riparatore”, cui si ribella, re perché compare in molti film, esibendosi in to erotico, la corporeità sensualizzante, in con- in Sedotta e abbandonata (1964) di Pietro Ger- vari numeri di spettacolo, sempre accompa- trasto con la semplicità della ragazza della porta mi; come fa anche l’Ornella Muti protagonista gnata dal marito Xavier Cugat, alla greca accanto, “acqua e sapone”, come Lorella De Luca de La Moglie più bella (1970) di Damiano Da- Yvonne Sanson, “regina” dei grandi melo- e Alessandra Panaro; la notorietà che ottiene, in- miani, che prende spunto dalla clamorosa vi- drammi popolari di Raffaello Matarazzo, in- sieme al suo indubbio sex-appeal, la fa diventare cenda, veramente avvenuta, della siciliana terpretati accanto ad Amedeo Nazzari; dalla protagonista assoluta di tanti altri film. Franca Viola, la prima donna italiana che ri- brasiliana Florinda Bolkan all’algerina Keri- In tale Italia, ancora un po’ ingenua e bigotta, fiuta il matrimonio riparatore… ma (interprete, fra l’altro, di due film tratti da il corpo femminile irrompe sullo schermo con Ma non vi sono solo le “dive”: “anti-dive” per Giovanni Verga, La Lupa, 1954, di Alberto Lat- la sua freschezza, la sua prorompente vitalità, eccellenza, anzi attrici a tutto tondo, sono la tuada, cui poi, nel 1996, presta il volto Monica la sua carica di sensualità, contribuendo a su- grande Anna Magnani, interprete, fra l’altro, Guerritore nel film di Gabriele Lavia, e Caval- perare certi cliché e stereotipi della società di di Vulcano (1950) di William Dieterle, film gi- leria rusticana, 1955, di Carmine Gallone); dalla allora, retaggio dell’epoca fascista, con l’im- rato in contrapposizione con Stromboli (1950) tedesca Elke Sommer alla statunitense Angie magine idealizzata della donna “angelo del fo- di Roberto Rossellini, con Ingrid Bergman: in Dickinson; dalle inglesi Belinda Lee (morta a colare” o massaia rurale; con i loro film, que- questi due film, ecco la tematica della donna soli 25 anni in un incidente d’auto), Barbara ste donne contribuiscono a scardinare tanti respinta dalla società in cui vuole inserirsi: Steele (dal viso e dall’espressione inquietanti tabù di carattere erotico-sessuale e a recidere l’una (Anna Magnani) perché mandata nella e – come tale – ideale interprete di filmhorror ), le maglie di una censura gretta e conservatri- sua isola di origine con il “foglio di via”; l’altra ce, anzi bigotta e retrograda. (Ingrid Bergman) perché straniera, abituata Naturalmente, ci vorrà ancora del tempo per- ad usi e costumi più “liberi” e “trasgressivi”; ché ciò accada in maniera più capillare ed effi- come avviene, ad esempio, anche con Angie cace. Bisognerà aspettare il vento del Sessan- Dickinson, l’attrice “dalle gambe più belle del totto, che, con la sua carica eversiva, spazza mondo”, che in Un Dollaro d’onore / Rio bravo via tutto, determinando una vera e propria ri- (1959) di Howard Hawks aveva tenuto testa al voluzione nei costumi, nelle abitudini, nei burbero e rude sceriffo John Wayne, e che, in comportamenti sessuali (e non è solo una que- Jessica (1962) di Oreste Palella e Jean Negule- stione di moda, di minigonne e capelli lunghi). sco, si reca a fare la levatrice nel paesino mes- Dopo il Sessantotto, in realtà cambia tutto!... sinese di Forza d’Agrò, creando scompiglio Ciò che negli anni Cinquanta costituiva anco- nella popolazione locale con i suoi atteggia- ra un timido, balbettante tentativo di dar vita menti considerati troppo “disinvolti”, come a spettacoli un po’ più osée dal punto di vista quello di guidare la Vespa o di indossare pan- erotico-sessuale, adesso è divenuto una real- taloncini; come avviene anche alla ragazza tà, di cui spesso ci si approfitta, quando si rea- finlandese che, intrapresa una relazione con Charlotte Rampling lizzano opere assolutamente insignificanti e segue a pag. successiva 45 n. 93

segue da pag. precedente siciliana che si ribella alle idee retrograde del- un giovane siciliano, quando costui la porta la famiglia e dell’ambiente in cui vive è la pro- con sé nella sua città, a Messina, viene accolta tagonista di Volevo i pantaloni (1996) di Mauri- con molta diffidenza ed osteggiata in tutti i zio Ponzi (tratto dal romanzo omonimo di modi, come rievocato dalla figlia, Anne Riitta Lara Cardella). Ciccone, nel filmL’Amore di Màrja del 2002; ed Oltre a questa “tipologia” di donne coraggiose anche Valeria Golino è “respinta” dagli abi- e ribelli, vi sono le adolescenti: ad esempio, tanti di Lampedusa perché considerata “di- Carrol Baker in Baby Doll, 1956, di Elia Kazan; versa”, in Respiro (2002) di Emanuele Crialese. Sue Lyon in Lolita, 1962, di Stanley Kubrich (di L’altra “anti-diva” per eccellenza è Giulietta cui, nel 1997, Adrian Lyne gira il remake); Jac- Masina, stupenda interprete de La Strada queline Sassard in Guendalina, 1957, di Alber- (1954) di Federico Fellini e di tanti altri film, to Lattuada; Catherine Spaak in I Dolci ingan- tra cui Le Notti di Cabiria (1957), in cui è addi- ni, 1960, di Alberto Lattuada e La Voglia matta, rittura una prostituta; ora – a parte quelle che 1962, di Luciano Salce); e – per converso – le esercitano il mestiere sulla strada, come Le più (relativamente) anziane “seduttrici” di Buttane (1994) di Aurelio Grimaldi, o nelle Ca- giovani (ma il rapporto è “ambivalente”), co- se di tolleranza, come Film d’amore e d’anarchia Anna Magnani me Anne Bancroft nei confronti di Dustin (1973) di Lina Wertmüller e Paprika (1991) di in Buongiorno tristezza, 1958, di Otto Premin- Hoffman ne Il Laureato (1968) di Mike Ni- Tinto Brass – sono tante le prostitute ad esse- ger) e Romy Schneider (che viene ricordata chols, Lisa Gastoni verso Lou Castel in Grazie re le protagoniste “individuali” di diversi film soprattutto per la trilogia di Sissi). zia (1968) di Salvatore Samperi, Laura Anto- importanti: come Catherine Deneuve in Bella E come dimenticare la grande Elizabeth (Liz) nelli per il giovanissimo Alessandro Momo in di giorno (1967) di Luis Buñuel; Claudia Cardi- Taylor, con i numerosi, avvincenti ritratti Malizia (1973) dello stesso Samperi. nale ne La Viaccia (1961) di Mauro Bolognini e femminili cui ha dato vita? Dopo il successo del Decameron (1971) di Pier in C’era una volta il West (1968) di Sergio Leone; E ricordiamo pure le donne emancipate di Pe- Paolo Pasolini, ecco una serie di film cosiddet- Shirley MacLaine in Irma la dolce (1963) di Billy dro Almodovar in Spagna, o – in Italia – quelle ti “boccacceschi” (anche se dello scrittore cer- Wilder; Audrey Hepburn in Colazione da Tif- di Marco Ferreri (come Marina Vlady ne L’Ape taldese non hanno nulla, a parte l’ambienta- fany (1961) di Blake Edwards; Melanie Griffith regina del 1963, Annie Giradot ne La Donna zione e qualche scena erotica vista nella sua in Qualcosa di travolgente (1987) di Jonathan scimmia del 1964, Catherine Deneuve ne La valenza più grossolana). E, quindi, a seguire, Demme; e – la più famosa di tutte – Julia Ro- Cagna del 1972, ecc.); di Ferzan Ozpetek, di moltissimi film definiti “spazzatura” o, co- berts in Pretty Woman (1990) di Garry Mar- Carlo Verdone. munque, di “serie B”, le cui protagoniste sono shall; poi vi sono le prostitute che, in qualche Un cenno a parte meritano le eroine e le don- le varie dottoresse, insegnanti, liceali, infer- modo, tentano di cambiare vita, come la stu- ne “ribelli”, come Vivien Leigh, la Rossella miere, soldatesse, poliziotte, ecc., cui presta- penda Anna Magnani di Mamma Roma (1962) O’Hara di Via col vento (1939) di Victor Fle- no il volto (e soprattutto le procaci forme e le di Pier Paolo Pasolini o Adua e le compagne ming; Thelma e Louise (Susan Sarandon e Gee- “nudità”) attrici come Edwige Fenech, Barba- (1960) di Antonio Pietrangeli. na Davis, nel film diretto da Ridley Scott nel ra Bouchet, Nadia Cassini, Gloria Guida, Car- Anna Magnani e Giulietta Masina compaiono 1991), la Uma Thurman di Pulp Fiction (1994) e men Villani, Jenny Tamburi e tante altre. insieme nel film Nella città l’Inferno (1959) di dei due Kill Bill (2003 - 2004); le protagoniste Ma non si pensi che le donne siano protagoni- Renato Castellani (tratto dal romanzo Roma, (Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzot- ste soltanto fino a quando sono giovani e bel- Via delle Mantellate di Isa Mari, pseudonimo di ti) de La Pazza gioia (2010) di Paolo Virzì, che le, poiché non mancano i film in cui, invece, Luisa Rodriguez, che aveva assunto lo pseu- fuggono da una comunità di donne affette da anche le donne anziane, a volte “cadenti” e av- donimo del padre, il messinese “divo” e regi- disturbi mentali alla conquista della libertà vizzite, possono assurgere a ruolo di protago- sta del muto Febo Mari). perduta; o ancora la Malena (2000) di Giusep- niste, come rivelano, ad esempio, quelli di Ed ecco le donne di Fellini: la struggente Gel- pe Tornatore interpretata da Monica Bellucci; Gianni Di Gregorio (Pranzo di ferragosto, 2008; somina o la dolce Cabiria di Giulietta Masina, la storia vera di Rita Atria, che si ribella aper- Gianni e le donne, 2011), che, soprattutto nel la Sandra Milo di 8 e ½ (1963), la Gradisca o la tamente alla mafia, ne La Siciliana ribelle primo, pone sulla scena delle simpatiche, deli- tabaccaia dal seno enorme di Amarcord (1973), (2009) di Marco Amenta; l’inquieta ragazza ziose ed effervescenti donne anziane. o tutte quelle de La Città delle donne (1979), in siciliana che non sa adattarsi a una vita “nor- Come nel carosello finale di 8 e ½ di Fellini cui vi sono, da un lato, le “femministe” arrab- male”, interpretata da Penelope Cruz, nel film compaiono tutti i personaggi che hanno fatto biate e, dall’altro, in netta contrapposizione, La Ribelle (1993) di Aurelio Grimaldi (tratto dal parte della vita del protagonista, così – giunti le donne procaci e sensuali, simbolo del desi- suo romanzo Storia di Enza); mentre un’altra alla fine di questo excursus necessariamente derio erotico dell’uomo che le considera “don- parziale e largamente incompleto – possiamo ne-oggetto”. immaginare, come in un sogno infinito, tutte Non mancano, poi, le donne lavoratrici, come le donne, nelle loro variegate sfaccettature, fi- le sartine de Le Ragazze di Piazza di Spagna siche e caratteriali, che hanno cullato le nostre (1951) di Luciano Emmer o quelle che, in atte- fantasie dal grande schermo, che il “mezzo sa di un colloquio di lavoro, si ammassano meccanico” – con il suo fascio luminoso che sulle rampe di una scala, da cui precipitano a attraversa il buio della sala in mezzo a una mi- causa della rottura di una ringhiera, in Roma, riade di pulviscoli danzanti freneticamente ore 11 (1952) di Giuseppe De Santis (che rievoca nell’aria – fa rivivere ogni volta, sempre di un fatto di cronaca veramente accaduto, in nuovo, rendendole “immortali”: ancor più di cui una ragazza perse la vita e molte altre fu- quanto non faccia ogni anno, l’8 marzo, in Ita- rono ferite anche gravemente). lia e in tanti altri Paesi del mondo, la “Giorna- E poi vi sono due stupende attrici, dal viso ta Internazionale della donna”, pur meritoria- dolcissimo, accomunate da un tragico desti- mente istituita per ricordare le conquiste no: Jean Seberg (che ricordiamo in Santa Gio- sociali, le discriminazioni e la violenza di cui è vanna, 1957, di Otto Preminger, interpretata, stato oggetto (e, purtroppo, ancora oggi con- fra le altre, anche da Ingrid Bergman nel film tinua ad essere) il genere femminile. di Victor Fleming del 1948; in Fino all’ultimo re- spiro / Á bout de souffle, 1960, di Jean-Luc Godard; Penélope Cruz Nino Genovese 46 [email protected] La campagna #pervedereadocchichiusi Si è da poco conclusa la ventunesima edizione del festival internazionale del doppiaggio “Voci nell’Ombra”, 2020-2021.

Il 2020 è stato un an- piattaforme di streaming online on demand e l’audiodescrittore sta rientrando solo ora nel no segnato da notevoli in alcune società che, così facendo, mancano Contratto Nazionale del settore Doppiaggio stravolgimenti. Quan- di rispetto non solo a un’intera categoria di ed è citata dalla piattaforma sindacale per il do una cosa minusco- professionisti, ma anche a coloro che dovran- rinnovo del contratto nazionale e nella Nor- la, tanto piccola da ag- no fruire di prodotti non conformi alle linee ma UNI. Siamo indietro rispetto al resto grapparsi a una cellula, guida italiane o, nel migliore dei casi, scadenti. dell’Europa. Siamo indietro perché tarda ad mette a nudo la fragili- Il principio di accessibilità non deve essere ri- arrivare una legge che imponga alle emittenti tà del grande mondo dotto a una maschera virtuosa o, peggio, a un televisive e alle varie piattaforme di garantire moderno, la vuota va- inconveniente da arginare; sarebbe un vero e servizi realmente accessibili per tutti. Siamo stità che rimane dell’o- proprio insulto agli sforzi fatti da centinaia di indietro perché una mentalità che vede un di- pera umana si popola professionisti che con enorme dedizione han- ritto come un ostacolo non può far altro che Laura Giordani di incertezze e timori. no abbattuto veri ostacoli, vere barriere, per- arrancare. Abbiamo avuto paura, ma il dolore, il senso di mettendo al pubblico affetto da disabilità sen- Grazie alla campagna #pervedereadocchi- impotenza e quella stessa paura, tutt’altro che soriale di partecipare alla vita culturale animata chiusi, voluta dalla direttrice del festival, Ti- estinta, incontrano un limite ziana Voarino, e alla presenza in tracciato dalla volontà di coloro giuria della onlus Blindsight che, con cura gioiosa e benedet- Project, nella persona della pre- ta, intendono ricostruire, edifi- sidente Laura Raffaeli, sono stati care e perfezionare. assegnati due premi importanti: Questo meraviglioso fermento uno alla carriera di audiodescritto- ha animato le giornate del festi- re e l’altro alla migliore audiode- val, durante il quale ogni inter- scrizione del 2020. vento ha dato voce a un forte de- Francesca Di Girolamo è stata siderio di miglioramento. Voci premiata con l’Anello d’Oro per nell’Ombra, chiama a raccolta e la migliore Audiodescrizione del premia le eccellenze del mondo 2020, realizzata con Artis Project del doppiaggio ormai da vent’an- per il film “Hammamet” di Ame- ni, ha puntato l’attenzione lio, uscito al cinema a fine 2019, sull’accessibilità grazie alla cam- tra gli ultimi prodotti nazionali pagna #pervedereadocchichiusi ad avere circuito nelle sale pri- per non lasciare nessuno indie- ma del lockdown e reso fruibile tro; per non rimanere indietro. grazie all’APP gratuita Moviere- In occasione della campagna, si ading. Una professionista del è parlato a lungo di accessibilità settore che, dopo una lunga for- e sono emerse alcune questioni mazione e un’esperienza raccol- di fondamentale importanza. ta con impegno, ha composto Uno spunto di grande rilievo è un testo descrittivo eccellente. stato fornito da Carlo Cafarella, Il premio alla carriera di audio- responsabile di Moviereading, descrittrice è stato assegnato al- un’applicazione tutta italiana la sottoscritta pur avendolo ri- che, sincronizzandosi automa- fiutato ben due volte negli ultimi ticamente all’audio, permette di anni. La giuria ha inteso pre- avere audiodescrizioni e sottoti- miare la professionalità, l’impe- toli senza ricorrere a ulteriori gno profuso nel far conoscere e supporti. Con grande lucidità e comprendere l’importanza dell’au- ragionevolezza, egli ha ribadito diodescrizione e la dedizione alla quanto già evidenziato nei miei formazione di descrittori pro- precedenti articoli usciti su Dia- fessionisti altamente specializ- ri di Cineclub e ha sottolineato zati. l’importanza di apportare mi- Premi e cerimonie sono un via- glioramenti alla Legge Franceschini, che ha tico importante per accendere i riflettori su sortito, quale effetto collaterale, quello di far un settore di connessione tra servizio sociale percepire alle produzioni le audiodescrizioni e audiovisivo qual è l’audiodescrizione. Tut- e i sottotitoli come una sorta di tassa per avere tavia le sole luci non bastano. Ci vogliono accesso ai fondi statali e non come una reale azioni concrete, percorsi di riconoscimento e necessità. regolamentazione da portare a termine per L’acutezza di una simile osservazione tiene si- tutelare professionisti e pubblico in merito curamente conto dell’abbassamento del livel- alla qualità e conformità dei testi redatti, ci lo di professionalità riscontrato nei testi au- vuole attenzione costante. Il sipario è aperto. diodescrittivi che, per contenere una spesa Gli attori sono in scena. Che lo spettacolo ini- ingiustamente reputata accessoria, vengono Le due audiodescrittrici premiate con L’anello d’oro di zi! affidati a chi (è evidente) non ha né l’esperien- Voci nell’Ombra Laura Giordani za né tantomeno la formazione adeguata a non solo dal cinema, ma da qualsiasi altra for- svolgere questa importante professione. Si ma di prodotto audiovisivo. tratta di una tendenza fin troppo marcata nelle Questa figura altamente specializzata che è Diari di Cineclub | Media partner 47 n. 93 Nomadland - i nuovi nomadi alla conquista del West Sinossi: Nomadland segue Fern (McDormand), una donna che, dopo il collasso economico di una cittadina rurale nel Nevada, fa i bagagli e parte nel suo van per provare la vita on-the-road, fuori dalla società convenzionale, da moderna nomade. Il film include i nomadi veri Linda May, Swankie e Bob Wells che fanno da mentori e compagni a Fern nel suo viaggio attraverso il vasto paesaggio dell’Ovest americano

Recente vincitore del Golden Globe come mi- glior film drammatico e, ancor prima, del Leo- ne d’oro al Festival di Venezia, Nomadland è il terzo lungometraggio della regista cinese, ma di formazione anglo Tonino Mannella americana, Chloé Zhao che si è subito segnalata come una delle pro- messe del cinema americano. Fin dagli esordi, infatti, i suoi lavori hanno riscosso interesse, apprezzamento e candidature al Festival di Cannes e al Sundance Festival di Robert Re- dford sempre attento alle nuove proposte indi- pendenti. Come nei precedenti film la regista mantiene l’intenzione di utilizzare principalmente atto- ri non professionisti anche se in quest’ultimo si avvale anche del notevole contributo di può spendere quello che guadagna all’interno storia di Fern costruendo un film on-the-road che Frances McDormand, che qui riveste anche il del sistema stesso. Parallelamente a questo non manca di sottolineare, ancora una volta, gli ruolo di produttrice. Al suo fianco vere e pro- contesto si inserisce la figura di Bob Wells, ex sconfinati spazi americani i tramonti suggestivi e i prie icone del nomadismo americano: Linda magazziniere, anche lui distrutto dalla reces- paesaggi selvaggi che la civiltà non ha ancora rag- May, Swankie e Bob Wells, veri nomadi che sione, che ha messo in piedi una rete di mutua giunto a cui aggiunge una particolare visione dei incrociano le loro vite e i loro spostamenti con assistenza attraverso il sito CheapRVLiving. paesaggi urbani post industriali quasi come se le quelli della protagonista Fern. Loro rappre- com tramite il quale insegna, ancora oggi, co- carcasse dismesse delle vecchie industrie entrasse- sentano il vero elemento di novità del film, la me vivere risparmiando e a interpretare lo ro a far parte della natura e della storia del popolo loro testimonianza rafforza la componente spirito del traveller come una filosofia di vita. americano. Ad accompagnare ed evidenziare i naturalistica del film inserendosi, allo stesso Il film della Zhao combina tutte queste sfac- passaggi più intensi del film la splendida colonna tempo, nella narrazione. cettature nella vicenda personale di Fern, una sonora di Luigi Einaudi anche se in qualche pas- Il film prende spunto dall’inchiesta giornali- donna non più giovane, da poco vedova, e saggio, la regista, sembra abusarne sottolineando stica di Jessica Bruder che, dopo aver pubbli- senza domicilio visto che il codice postale di emozioni che non ne avrebbero bisogno. cato nel 2014 un reportage in cui denuncia il Empire - Nevada è stato abrogato in seguito Anche dal punto di vista politico il film sfiora quadro agghiacciante degli effetti della crisi alla crisi economica, da questa doppia priva- solamente tematiche scomode e il colosso economica del 2008 sugli over sessanta, segue zione prende il via il viaggio (forzato) di Fern. Amazon viene dipinto come un grande bene- con il proprio camper gli spostamenti dei tra- L’assenza della casa (houseless e non home- fattore, sempre presente a cui ciclicamente il vellers percorrendo più di venticinquemila less come sottolinea la protagonista in un dia- povero migrante può fare ricorso. Le proble- chilometri in lungo e in largo per tutto il terri- logo) è anche il centro di una riflessione svi- matiche sociali dietro la scelta di diventare torio statunitense. luppata dalla regista cino-americana: una travellers sono solamente accennate per un Questi nuovi nomadi sono un vero e proprio volta abbandonata, più per necessità che per film che più che denunciare sembra ammic- popolo di persone che hanno perso lavoro, ri- scelta, l’abitazione diventa quasi come un’en- care fedele alle nuove regole del politically sparmi e diritto alla pensione in seguito alla tità minacciosa che, invece di accogliere con correct americano. recessione e si mettono in viaggio, vivendo la sua solidità e stabilità, provoca un rifiuto e Da sottolineare, semmai ce ne fosse davvero biso- nei propri camper o roulotte, alla ricerca di la- la necessità di riprendere il viaggio. gno, l’ennesima, magistrale prova attoriale di Fran- vori temporanei o stagionali. Si è così venuto Ma i riferimenti vanno anche al di là dei recenti ces McDormand che mette al servizio della storia la a creare un circuito nazionale in cui centinaia sconvolgimenti economici, il nomadismo ameri- sua umanità e le sue grandi doti espressive. di annunci compaiono sul web e, in cambio di cano è figlio prima dello spirito pionieristico dei Sicuramente Nomadland continuerà a fare incet- mano d’opera, offrono il posto per parcheg- coloni che hanno dato vita all’epopea della con- ta di premi importanti, per come è confezionato giare, luce, acqua e in qualche caso una paga quista del West e, successivamente dallo sposta- e per la congiuntura mondiale che lo rende molto oraria. In un altro documentario della Bruder mento di intere famiglie, nella stessa direzione, attuale in questo periodo di incertezza oltreché viene inoltre approfondito il sistema messo in in seguito alla Grande Depressione come raccon- per la carenza di produzioni, ma il tentativo di piedi dal principale reclutatore di questa par- tato da Steinbeck. Ad accomunare queste grandi fondere documentario e finzione in questo caso ticolare fascia di popolazione: Amazon. Il co- migrazioni sono gli stravolgimenti economici e le riesce solo in parte e la storia non riesce ad emo- losso del commercio ha infatti costituito una difficili condizioni di vita ma anche la ricerca di zionare come dovrebbe né a denunciare come fa- unità di lavoro sperimentale denominata un sogno di libertà, che col passare dei secoli si fa rebbe una grande inchiesta. CamperForce pensata appositamente per sempre più sbiadito e la libertà sempre più condi- Nell’attesa di vederlo finalmente in sala appena questo tipo di operai: ogni autunno viene or- zionata, quale libertà è possibile se l’essere noma- la situazione lo consentirà, il film sarà dispo- ganizzato un centro di reclutamento e allo di è una conseguenza di congiunture economi- nibile in Italia sulla piattaforma Disney+ a stesso tempo di vendita di prodotti specifici. che e di disperazione? partire dal 30 aprile e a quel punto sapremo La multinazionale offre in questo modo una Chloé Zhao in Nomadland cerca di combinare anche quante statuette la pellicola avrà con- modalità di sopravvivenza attraverso la costi- gli aspetti documentaristici dell’inchiesta di quistato alla cerimonia degli Oscar 2021. tuzione di un microcosmo in cui il lavoratore Jessica Bruder con il racconto di finzione e la Tonino Mannella 48 [email protected] Maria Zambrano o la bellezza dell’esilio In Non sono mai stata via, sentimentale è come se non fosse mai il libro di Nadia Terrano- andata realmente via. Nel ’37, dopo che va recentemente pubbli- Bilbao è caduta in mano ai nazionalisti cato da rueBallu Edizio- e per i repubblicani è ormai persa ogni ni ed illustrato da Pia speranza, Maria ed Alfonso tornano in pa- Valentinis1, l’autrice ci tria. A chi domanda loro perché sono tor- presenta una biogra- nati in un momento, in cui tutto è perdu- fia della filosofa- spa to, entrambi rispondono: Proprio per gnola Maria Zambrano, quello! che insieme a Simone L’esilio romano e l’amicizia con Elsa Mo- Weil, Hannah Arendt, rante Valeria Consoli Etty Hillesum si fa rap- Con la sconfitta dei repubblicani, nel presentante di quel pensiero femminile carat- cui esercito si è arruolato il marito di terizzante buona parte del Novecento euro- Maria, ha inizio il lungo esilio della peo e che, del lungo esilio fuori dalla Spagna Zambrano in Europa e nel mondo. Sia- franchista di quasi cinquant’anni, ha fatto la mo nel ’39. Dopo una breve parentesi a sua cifra esistenziale oltre che la matrice stes- Parigi, quindi a New York, Maria si sta- sa del suo pensiero. Nata nel 1904 a Velez – bilisce col marito a Cuba, dove insegna Malaga da Don Blas Zambrano e da Araceli all’Università, alternando la sua per- Alarcòn Delgado, fin da piccola respira in fa- manenza nell’isola caraibica con quella miglia un’atmosfera improntata alla cono- nella non lontana Puertorico, dove fino scenza ed alla cultura, non soltanto perché i al ’43 trascorre dei lunghi periodi te- genitori sono entrambi insegnanti ma soprat- nendo numerosi seminari e conferen- tutto perché Don Blas è in contatto con l’intel- ze. A Puertorico Maria si sente quasi a lighenzia del Paese, con scrittori come Miguel casa, quando da Parigi la raggiunge la De Unamuno e poeti come Antonio Machado. ferale notizia dell’occupazione nazista Maria Zambrano (Spagna 1904 - 1991) Il dis – nascere della Francia. Il suo pensiero corre im- A seguito del padre, che nel 1908 accetta un mediato all’anziana madre malata ed alla so- spesso con Elsa Morante, Alberto Moravia e la incarico a Madrid prima e quindi a Segovia, rella Araceli, rimasta anch’essa vedova, e tor- cerchia degli intellettuali loro amici, fra i qua- nel Nord della Spagna, a soli cinque anni la na in Europa. A guerra finita e dopo la li la poetessa e scrittrice Cristina Campo ed il piccola Maria ha già alle spalle due traslochi separazione dal marito, dopo un breve ritor- suo compagno, il filosofo Elémire Zolla. Tra insieme alla sua famiglia, che nel 1911 saluta Morante e Zambrano nasce in modo parti- l’arrivo di Araceli, la sorella amatissima con colare una perfetta sintonia. Anche se non la quale nel corso degli anni della dittatura ci è dato sapere se le due donne avessero franchista condividerà una lunga parte mai discusso fra loro di poesia, è però un dell’esilio – des- tierro – in spagnolo. Lo sra- fatto che tra Elsa e Maria ci fossero più con- dicamento dalla propria terra natale, l’An- sonanze di quanto esse stesse pensavano. dalusìa, assume in questo modo una connota- Se nel testo della Zambrano Filosofia y poesia zione semantica, che rimanda letteralmente l’autrice rivaluta quel logos, quel sentire del- ad un altro termine, che diventa così una pa- la poesia, che rimanda all’esperienza con- rola – chiave del suo pensiero filosofico. creta della realtà, una simile esperienza si Dis-nascere (parola da lei totalmente inven- può ritrovare anche ne L’isola di Arturo della tata) significa dis-farsi delle proprie origini, Morante. E’ indubbio tuttavia che l’influsso quindi della propria nascita e di un fatto, della pensatrice spagnola assuma i suoi più che non possiamo più cambiare. Disnascere salienti connotati nell’ultima fatica lettera- significa anche avere accesso al sogno e ria di Elsa, il cui titolo stesso di Aracoeli rie- quindi alla memoria. Quella stessa memo- cheggia il nome dell’amata sorella di Maria, ria, che durante il periodo del destierro, la mentre il viaggio a rebours di Manuele, qua- porta all’affermazione - a prima vista ossi- rantatreenne protagonista del romanzo, in- morica - di una “bellezza dell’esilio e nell’e- tellettuale in crisi irrisolto nella sua omo- silio’’, che trasfigura con gli occhi della me- sessualità, alla ricerca del luogo mitico – la moria e quindi della nostalgia di quei luoghi, pietraia arida di Almendral – che ha dato i magari abbandonati con sollievo in seguito natali alla madre, altro non è che un’ imitatio alle ingiustizie ed alle prevaricazioni subi- del ruolo di esiliata di Maria, che soltanto te. alla fine della sua vita – muore il 6 Febbraio Nel 1936, mentre in tutta la Spagna infuria 1991 – ormai celebre e insignita di onorifi- la guerra civile fra nazionalisti e repubbli- cenze, soltanto nel 1984 riesce a tornare in cani, al seguito del marito Alfonso Rodri- Spagna. A chi nel corso di un’intervista le guez Aldave, un diplomatico da lei sposato chiedeva che impressione le facesse il suo quello stesso anno, Maria si sposta dappri- ritorno nelle terra natale, lei rispondeva ma a Cuba, dove ha occasione di tenere una no in Sudamerica, si convince a lasciare Pari- semplicemente ‘ In realtà non sono mai stata conferenza su Ortega y Gasset, quindi in Cile gi – per lei divenuta troppo cara e ‘snob’ e nel via!’ dove cura un’antologia dedicata a Federico ‘53 si stabilisce a Roma. Secondo una testimo- Garcìa Lorca, morto fucilato in Andalusia a nianza di Rafael Romero Alarcòn, parente del- Valeria Consoli causa della sua omosessualità e per essersi schiera- la Zambrano, al famoso Caffè Rosati di Piazza to con il partito socialista. In realtà la sua lonta- del Popolo, non lontano dal loro minuscolo 1 Nadia Terranova, Non sono mai stata via, nanza dalla Spagna è soltanto fisica. Sul piano appartamento, le due sorelle si incontrano Rue Ballu, Palermo, 2020 49 n. 93 Lo strano destino cinematografico di Nelo e Dino Risi Due modi di interpretare il mondo con la cinepresa La vita spesso è biz- medico amico di famiglia lo aiuterà, ma il fi- zarra come hanno po- nale sarà drammatico e inaspettato. tuto constatare i fra- Nel 1971 è la vita e la morte del poeta e scrittore telli Nelo e Dino Risi. Arthur Rimbaud a interessare il regista con Figli del medico uffi- Una stagione all’inferno interpretato da Terence ciale del Teatro alla Stamp, Florinda Bolkan e Jean-Claude Brialy, Scala di Milano (il pri- che indaga sul rapporto sentimentale tra mo nato il 23 dicem- Rimbaud e il “poeta maledetto” Paul Verlaine. bre 1916 e il secondo il Nel 1973 Nelo Risi riesce a tradurre in immagi- Pierfranco Bianchetti 21 aprile 1920) a sua ni il racconto storico del 1840 di Alessandro volta figlio di un repubblicano convinto,- se Manzoni Storia della colonna infame, intitolan- “Il sorpasso” (1962) di Dino Risi gretario di Mazzini e amico di Garibaldi, en- dolo semplicemente La colonna infame, sceneg- trambi frequentano il liceo classico Giovanni giato da lui e da Vasco Pratolini nel quale de- Berchet di via Commenda vicino a Porta Ro- scrive con efficacia il clima di ignoranza, la mana in pieno centro cittadino frequentato superstizione e il pregiudizio vissuti durante da tanti intellettuali e artisti cittadini. En- l’epidemia del 1630 a Milano. Il capitano di trambi, per tradizioni familiari, si laureano in giustizia Arconati (Helmut Berger) alla ricer- medicina, ma le loro aspirazioni sono di ben ca degli improbabili untori che diffondono la diversa natura. Dino, medico psichiatra, ab- peste imbrattando i muri e le porte della città, bandona presto il camice bianco e si trasferi- arresta il commissario di sanità di Porta Tici- sce a Roma, la nostra piccola Hollywood del nese Guglielmo Piazza (Vittorio Caprioli) e lo dopoguerra per fare del cinema, mentre Nelo tortura atrocemente fino a indurlo a confes- “Una vita difficile” (1961) di Dino Risi che lo raggiunge presto nella capitale, è ini- sare davanti al tribunale la colpevolezza di sullo schermo nel 2003 da Roberto Faenza con zialmente attratto dalla psicanalisi e dalla po- Gian Giacomo Mora (Francisco Rabal), il bar- Prendimi l’anima e da David Cronenberg nel esia. Già nel 1941 Nelo, a ventuno anni, pubbli- biere con negozio in piazza Vetra ritenuto in- 2011 con A Dangerous Method. ca la sua prima raccolta intitolata Le opere e i giustamente l’autore del contagio. I due mal- Nelo Risi muore a Roma a novantacinque an- giorni, che attira l’attenzione di Ungaretti, Ra- grado le proteste del Cardinal Borromeo ni il 17 aprile 2015, sette anni dopo suo fratello boni e Garboli, ma è soprattutto il tema della moriranno sulla ruota e sulle macerie della ca- Dino. Una demenza senile gli ha rubato l’ulti- follia che lo affascina e a cui dedica molti studi. sa di Mora, una colonna “infame” verrà eretta ma parte della sua vita vissuta accanto alla sua Poi intuisce che il documentario è lo strumen- come monito per le masse, ma che presto di- tenera compagna Edith Bruck. to culturale con il quale vuole analizzare la re- venterà il simbolo della vergogna dei giudici Molto diverso è invece il cammino artistico di altà che lo circonda. Verso i trent’anni va a Pa- assassini (il triste monumento verrà abbattuto Dino Risi, che fin da ragazzo marina la scuola rigi, dove collabora al gruppo di lavoro di nel 1778). per andare a vedere in un cinemino aperto an- Richard Leacock e John Ferno e gira una serie Il film, pur non tradendo il testo letterario, s’i- che alla mattina, Charlot, Tom Mix e Douglas di corto e mediometraggi di carattere stori- spira all’attualità politica italiana dei primi Fairbanks. Suo compagno di liceo al Berchet, co-didattico, quali Il delitto Matteotti, Enrico ma avanti di due classi, è Alberto Lattuada, men- Fermi, I fratelli Rosselli, La Firenze di Pratolini e tre Luciano Emmer è suo compagno di banco. anche alcune serie televisive a soggetto. Nel ’40 il ventiquattrenne studente di medici- Nel ’63 è la volta del suo primo lungometrag- na vicino alla laurea, ritrova per caso all’ inter- gio Andremo in città, un dramma ambientato no di un negozio d’antiquari Lattuada che gli in Jugoslavia durante la seconda guerra inter- propone di andare con lui sul set del film Pic- pretato da Geraldine Chaplin e Nino Castel- colo mondo antico diretto da Mario Soldati co- nuovo. Nel ’68, ormai maturo artisticamente, me assistente alla regia. Sarà per il futuro ma- Nelo è pronto per un’opera più impegnativa, estro della commedia all’ italiana un’esperienza Diario di una schizofrenica, ricostruzione di un formativa. Tra i carrelli e le luci di scena s’ in- episodio avvenuto nel 1930 e considerato un ca- namora, ricambiato, della protagonista Alida so famoso della letteratura medica psichiatrica. Valli suscitando le gelosie di Soldati che da Si tratta della storia della giovane Anna affetta “Una stagione all’inferno” (1971) di Nelo Risi tempo spera di sedurre l’attrice. Un giorno da alienazione mentale curata in una clinica anni Settanta e viene molto apprezzato dalla mentre Dino e Alida si baciano in una stanza svizzera da una dottoressa psicanalista. Una critica e dagli intellettuali. notano del fumo che esce da un tappeto arro- terapia lunga e difficile al termine della quale Nelo, che nel 1957 ha incontrato a Roma Edith tolato in terra. Dentro vi è il regista con il suo la ragazza guarita tornerà alla vita normale. Bruck, la donna con la quale rimarrà legato sigaro accesso nascostosi in quel modo curio- La pellicola è considerata ancora oggi uno de- per mezzo secolo, non abbandona la poesia, so per spiarli! gli esempi più riusciti sul tema del disagio mentre prosegue la sua attività di cineasta an- Nel ’41 il suo amico Alberto che sta esordendo mentale e sulla psicopatologia. che per la televisione con Le città del mondo dietro la macchina da presa con Giacomo l’ide- Nel ’70 è la volta di Ondata di calore, film inter- (1975), La traversata (1976), Nossignore (1976), Idil- alista, lo chiama al suo fianco come aiuto regi- pretato dall’affascinante Jean Seberg, tratto lio/Infinito di Giacomo Leopardi (1978), Un amore sta. Dino ormai ha il cinema nel sangue, ma dal romanzo di Dana Moseley ambientato a di donna (1988) e Per odio, per amore (1990). purtroppo è richiamato alle armi e inviato a Agadir in Marocco. Protagonista Joyce, una Nel 1996, più che mai attratto dal tema della Avellino. Qui il suo reggimento sta per partire donna in profonda crisi, moglie di un inge- follia, tenta di portare sullo schermo il libro di per la Russia, ma è fortunato perché una prov- gnere tedesco incaricato di ricostruire la città Aldo Carotenuto Diario di una segreta simme- videnziale insufficienza epatica da cui guarirà, africana dal terremoto del ’61. Tra tempeste di tria, storia di Sabina Spielrein affascinante gli frutta il congedo. Solo quaranta dei duecento sabbia e un caldo opprimente, Joyce è scon- paziente di Carl Gustav Jung affetta da nevro- commilitoni inviati sul fronte russo torne- volta da visioni che la portano fino al suicidio si ossessiva. La produzione purtroppo non an- ranno a casa. Rientrato a Milano Dino fugge fortunatamente non andato a buon fine. Un drà a buon fine, ma la vicenda sarà poi portata segue a pag. successiva 50 [email protected]

segue da pag. precedente in Svizzera, dove si lega a molti intellettuali Debutta sui social la sit-com della coppia italiani tra i quali Giorgio Strehler. A Ginevra frequenta lezioni di regia, poi conosce e sposa Kikì&Kikò una ragazza svizzera, Claudia Mosca, futura Nella triste realtà degli lei stessa scritti, diretta, fra gli altri, da Rosa madre dei due figli Marco e Claudio. Nel ’45 do- ultimi mesi con i teatri Morelli e Renato Giordano: al cinema, fra i po la laurea in medicina e la specializzazione di chiusi, la diffusione suoi lavori più interessanti la partecipazione psichiatria, gira alcuni documentari sulla Mila- sulla rete web e sui so- nel filmMa la Spagna non era cattolica? (2007) di no dell’epoca riscoperti diversi anni dopo. cial di trasmissioni in Peter Marcias, regista con cui ha lavorato an- streaming di esibizioni che per la realizzazione de I bambini della sua di artisti, ha fatto emer- vita. Kikì&Kikò nascono dal loro incontro arti- gere le potenzialità di stico. Dialoghi, liti, risate, silenzi sono frutto questa forma di coinvol- di un gioco condiviso, attingendo al mondo gimento del pubblico delle parole ribelli, parole senza senso, parole Giuseppe Barbanti degli spettacoli dal vi- buone, parole cattive. <>.Già la scelta dei no- ma belli, 1956, Il vedovo, 1959, Il mattatore, 1959, lavorando con alcuni grandi protagonisti del mi dei loro personaggi trova le sue ascendenze piacciono molto al pubblico e alla critica, come teatro della seconda metà del’ 900, Giorgio Al- in una celebre filastrocca Ambarabà ciccì coccò/ anche nel ’62 il mitico Il sorpasso. Soprattutto bertazzi, Dario Fo, Giuseppe Patroni Griffi, tre civette sul comò/che facevano l’amore/con la fi- dirigendo Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman e Arnoldo Foà, Elisabetta Pozzi e Andrej Michalkov glia del dottore./Ma la mamma le chiamò... /amba- Alberto Sordi, il regista disegna memorabili ri- Konchalovskij. Coltiva, poi, l’arte della clownerie, rabà ciccì coccò, patrimonio ormai di diverse tratti di personaggi dell’Italia di quegli anni fonda la compagnia Kinesisart, un gruppo al fem- generazioni di italiani. Si tratta di un vero e tra pregi (pochi) e difetti (molti). minile che ha portato in questi anni sulle scene proprio format di 6 puntate, di 6-7 minuti l’u- Arrivano poi sullo schermo Una vita difficile, del panorama italiano diversi progetti e tiene co- na, il link della prima è il seguente https://you- 1961, I mostri, 1963, In nome del popolo italiano, me formatrice laboratori di teatro per adolescen- tu.be/wGsdBd3x2Sk. Kikì (Selene Gandini) fa 1972, capolavori assoluti del nostro cinema. Il ti. Caterina Gramaglia, attrice, scrittrice, cantan- la parte della trasognata, mentre Kokò (Cate- regista non disdegna di affrontare testi lette- te, videomaker ha invece lavorato a lungo in rina Gramaglia) veste i panni della saggia. rari quali La stanza del vescovo da un romanzo di teatro, talvolta solitaria interprete di testi da “E’ stata anche un’occasione per recuperare Piero Chiara e anche temi delicati come il rap- personaggi dei cartoni televisivi e gruppi porto tra padre e figlio in Caro papà (1979) e musicali degli anni Ottanta del secolo scor- soggetti incentrati sull’immaginazione come so, gli anni della nostra infanzia – prosegue Fantasma d’amore (1981). Gandini , che cura anche l’editing dei video Altri suoi grandi successi sono Profumo di donna e le riprese– Ma questo è solo uno dei tanti (1974), Anima persa (1977), Sono fotogenico (1980). obiettivi che ci siamo proposte con questa Dino Risi, dopo una carriera cinematografica presenza, in rete e sui social che spazia da ricchissima, muore a Roma il 7 giugno 2008. YouTube a FaceBook per toccare anche In- Le sue ceneri sono state disperse dai figli a stagram. Non ultimo, quello di poter invi- Murren in Svizzera nel luogo dove aveva cono- tare i nostri colleghi attrici e attori ad an- sciuto sua moglie Claudia con cui è rimasto dare per un giorno in scena anche loro da sempre in buoni rapporti anche dopo la sepa- un ...garage>> razione.

Pierfranco Bianchetti Caterina Gramaglia e Selene Gandini Giuseppe Barbanti 51 n. 93 Da Sovversivi in poi Lucio Dalla attore nel cinema d’autore Paolo e Vittorio Tavia- Un rapporto con la storia e la con- ni ci hanno lasciato un temporaneità che hanno saputo piccolo patrimonio ci- mantenere fino a quest’ultimo nematografico che nel film che ha perfino anticipato, si- panorama italiano co- curamente inconsapevolmente e stituisce un unicum. Il in maniera lata e ideale, un’altra loro cinema, particolar- specie di “peste” che ci ha afflitto mente autarchico, sicu- in questi mesi. ramente a volte enfati- Il loro cinema militante, forse co e soggetto ad una davvero l’ultimo in Italia che ab- certa discontinuità, non bia avuto una larga platea di spet- Tonino De Pace vi è dubbio, però, che tatori, aveva preso avvio fin dagli abbia sempre costituito il riflesso di attenti esordi con i primi due film, nati approfondimenti sulla nostra storia, nati dalla collaborazione con Valenti- dall’esame di precisi punti di riferimento nel- no Orsini, Un uomo da bruciare la cultura dei due registi toscani. Ce ne accor- (1962) e I fuorilegge del matrimonio giamo oggi, riguardando i loro film alla luce (1963). Dopo la rottura artistica della cronaca che si fa storia. Il loro lavoro ha con Orsini ed un silenzio durato Lucio Dalla 1943 - 2012 sempre corrisposto ad una precisa esigenza, quattro anni, i fratelli Taviani rea- quella di un intervento politico sul tema e in lizzarono Sovversivi, sicuramente destinato a livello di coscienza politica dentro il quale la- questo, pur nell’assolutezza delle loro posizio- rimanere negli annali del nostro cinema vora(va) la militanza e incideva l’ideologia. Le ni, i due registi sapevano trasferire nei loro quanto meno per la sua ardita fattura e per il quattro storie che si avvicendano sanno rac- film quei temi tanto da farli diventare sfondo coraggio anche artistico necessario per realiz- contare tutto questo mentre sullo sfondo si sempre dialettico nelle loro storie. Mai acco- zare un film fatto di ellissi e narrativamente prepara l’imponente funerale del leader co- modanti, i loro ragionamenti non si presenta- frammentato. Il film è composto da quattro munista, che diventa anche evento simbolico vano come arroccati sull’ideologia, anzi ereti- storie che non si incrociano, ma che si svilup- camente quasi opposti ad ogni comfort zone del pano in quel maggio 1964 sullo scenario epo- pensiero dominante nella sinistra italiana. cale del funerale di Togliatti, carismatico lea- Nonostante questo, il loro cinema, godardia- der di una sinistra comunista e punto di namente politico, è sempre rimasto estraneo riferimento per le classi sociali più disagiate. ad ogni polemica e piuttosto vicino ad una Sovversivi è un film essenzialmente sulla crisi schiera di appassionati e intellettuali che con- dell’idea politica come impegno partecipati- dividevano le posizioni critiche dei due regi- vo, sulla funzione dell’informazione, su quella sti. La loro poetica, influenzata da una mili- del matrimonio, sull’attività artistica come tanza dello spirito, è stata sempre omogenea espressione di una militanza, ma è anche, per al dibattito politico largamente inteso, ma di- espressa dichiarazione dei due registi, un film “I sovversivi” (1967) di Paolo e Vittorio Taviani stante da ogni asservimento ideologico. Anzi che rompe definitivamente con ogni residuo in numerose occasioni le loro elaborazioni, di neorealismo. Crisi e smarrimento sono sin- che sapevano restare comunque su un piano tetizzati nell’incipit nella metafora dei gattini teorico, sapevano al contempo anticipare i ciechi. tempi. In questo va riconosciuta ai due registi In un’intervista rilasciata nel 1997 i due registi una particolare capacità di leggere l’evolversi a proposito del film chiarirono: … tutti noi figli e gli effetti di certi fenomeni sociali, uno del neorealismo - Bellocchio, Bertolucci, Ferreri e sguardo lungo che sapevano riversare nei loro altri - pensavamo di reinventare il cinema, anche se film, tanto che in altrettante occasioni quelle eravamo diversi l’uno dall’altro. Volevamo uscire storie hanno saputo tradurre il disagio in acu- dallo stagno, senza sapere bene cosa fossero i nostri ta analisi politica. È il caso, ad esempio, di Al- personaggi, se non che volevano rompere, cercare che muta la direzione della storia, la percezio- lonsanfan del 1974, un film arrivato ben prima altre strade, altri modi di capire. Ma ciò nono- ne della politica e della militanza. del riflusso degli anni ’80 o di La notte di San stante, un omaggio esplicito a quella stagione La riflessione sui fratelli Taviani diventa utile Lorenzo, del 1982, nel quale la rilettura della del cinema italiano è l’inquadratura dedicata per introdurre un personaggio di questo film Resistenza italiana, vista dal borgo di San Mi- a Cesare Zavattini estratta dal loro girato du- così ricco di spunti per il dibattito dell’epoca, niato, diventa lente d’ingrandimento per me- rante i funerali dell’uomo politico. ma paradossalmente utile anche oggi in un glio guardare all’Italia di quel tempo, guarda- La crisi matrimoniale che nasce dalla scoperta periodo di crisi definitiva di ogni ideologia, re a quelle divisioni profonde che nella società dell’omosessualità della moglie per il funzio- ma al contempo in cui si è alla ricerca di nuove sono emerse dopo la lotta di liberazione in un nario di partito, la necessità di tornare in Ve- aggregazioni o meglio di nuove idee attorno alle Paese che non del tutto si era liberato dal gio- nezuela per partecipare attivamente alla ribel- quali dare forma ad un pensiero progressista. go della dittatura. lione del proprio popolo per l’esule venezuelano, Infatti, una scelta ardita fu quella di Lucio Il loro cinema migliore, sin dai primi esordi l’improvvisa e grave malattia del regista che sta Dalla come protagonista di una delle storie, ha avuto queste stesse caratteristiche, ragio- girando un film sugli ultimi giorni di Leonar- quella dei due fotografi incaricati del reporta- nare sul presente attraverso la lettura della do da Vinci e la crisi artistico-politica per il ge sui funerali del leader comunista. Una scel- storia con una operazione di trasposizione ef- giovane fotografo incaricato con il suo più an- ta coraggiosa perché il cantante bolognese ficace e di chiara evidenza, così come, coeren- ziano collega di fare un reportage fotografico non era, tanto per cominciare, un attore pro- temente, è avvenuto fino aMeraviglioso Boccac- sul funerale di Togliatti, diventano i quattro fessionista, ma soprattutto per le ragioni che cio (2016) nel quale il confortevole rifugio momenti di riflessione che dal privato al poli- gli stessi registi ricordano nella citata intervi- nell’isolamento trecentesco, narrato nel Deca- tico abbracciano la volontà dei due autori di sta: Solo un produttore come Giuliani ci permise un merone, diventa modalità riflessiva sul nostro dare uno sguardo complessivo a quegli aspetti protagonista come Dalla, con il suo fisico non certo presente e sulle sue molteplici contraddizioni. della vita quotidiana dove si misura anche il segue a pag. successiva 52 [email protected]

segue da pag. precedente - benché doppiato e quindi con un accento e dell’epoca, i c.d. musicarelli, lo avrebbe ancora da bello, la barba, gli occhi da medium. Allora suo- un tono straniante per chi conosce la sua voce fatto negli anni successivi con lo sguardo ri- nava il clarinetto con i Flipper, lo vedemmo e ci im- di cantante - sa offrire di Ermanno quella ve- volto ad un cinema prettamente di intratteni- pressionò, esprimeva l’insofferenza, il desiderio d’a- na di follia che attraversa la sua gioventù e al mento, ma anche verso un cinema colto e per- more, la necessità e insieme il rifiuto della famiglia, contempo quella vitalità propria di un’anima fino consapevolmente raffinato. l’urgenza di cambiare, tutto quello che sarebbe stato inquieta che, secondo una regola sempre Non va però dimenticata, come si anticipava, il ‘68, anche fisicamente era un’anticipazione del ‘68. mantenuta viva dai registi toscani, costituisce la sua partecipazione, in un ruolo minore, ma Lucio Dalla, con assoluta convinzione e inten- il tema di fondo di quella dialettica con la sto- proprio per le ragioni già dette, sicuramente a sità interpretativa, diventò quindi Ermanno il ria che hanno sempre coltivato nei loro film. lui adatto nel grottesco film del 1975 di Pupi ventitreenne fotografo che sembra dimostrarne In questa prospettiva è proprio il personaggio Avati La mazurka del barone, della santa e del fico 40, collega del più politicamente convinto di Ermanno a spiccare per la forza di volontà fiorone. In quel film Dalla interpreta il contadi- Muzio dal quale alla fine si separerà. no Fava chiamato dal barone Anteo Proprio a partire dal coraggio i due re- Pellacani per tagliare il fico fiorone -ve gisti toscani ci hanno offerto la possi- nerato nel paese, ma colpevole di quel- bilità di saggiare le altre qualità arti- la caduta che lo aveva reso zoppo. Fava stiche di Lucio Dalla, oltre a quelle che si rifiuterà di eseguire gli ordini di An- già conoscevamo, diventa forse utile teo nel ricordo di un ennesimo mira- riflettere sul ruolo artistico del can- colo compiuto dall’albero quando da tante bolognese nel cinema e soprat- bambino lo salvò dal tifo. Un ruolo tutto in rapporto a tre film che mag- breve, ma decisivo per lo sviluppo del giormente spiccano nella sua carriera film. Un ruolo che sembra, di nuovo e d’attore. Il primo è sicuramente quello per differenti ragioni, entrare nel vivo dei fratelli Taviani, sulla cui poetica ci di quelle umane contraddizioni posi- è sembrato preliminarmente oppor- tive, in quel dibattersi tra due tesi, a tuno riflettere proprio perché quel volte solo apparentemente opposte, film è a suo modo esemplare all’interno che segnano i percorsi di personaggi di una storia politica del nostro cinema. interessanti e complessi come Lucio Lucio Dalla è stato per molti della ge- Dalla ha saputo essere, a questo pun- nerazione degli anni ’60 un compagno to, non solo per la musica italiana. di strada con la sua musica sempre “La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone” (1975) di PupiAvati Una conferma di questa sua natura controcorrente, personaggio origina- istintivamente rivolta verso l’espres- le, ottimo talent scout e ispiratore di progetti che si accompagna al naturale smarrimento sione artistica tout court è la partecipazione nel musicali sempre coraggiosi e artisticamente giovanile, accentuato dalla relazione con una 2006 in un ruolo di rilievo nel raffinato, com- riusciti. La sua poliedrica attività artistica lo donna più anziana di lui. Un personaggio, plesso e astratto Quijote di Mimmo Paladino. vide impegnato come attore in una quindici- dunque, che sembrava tagliato su misura per Lucio Dalla nel film veste i panni di Sancho na di film, escludendo quelli che avevano per Dalla, da sempre umanamente dibattuto tra Panza e quanto questa scelta da parte dell’ar- soggetto la ripresa di concerti suoi o in colla- una attenzione per i temi della sinistra politi- tista fosse consapevole e fortemente voluta è borazione. ca e, stando alle cronache, un legame indisso- evidente nell’intervista concessa ad Ambretta Ma sicuramente i più importanti restano Sov- lubile con una religiosità cattolica molto forte e Sampietro, nella quale riafferma quella preci- versivi, La mazurka del barone, della sa volontà: Lucio Dalla lo avrei scelto santa e del fico fiorone di Pupi Avati e comunque, anche se mi fossi chiamato Quijote di Mimmo Paladino. Fellini. Il Sancho Panza di Dalla par- Al contrario di come la si possa pen- tecipa con la propria fantasia d’arti- sare il lavoro di Dalla in Sovversivi fu sta allo stratificato film del rappresen- particolarmente apprezzato dalla tante della transavanguardia italiana, giuria alla Mostra del Cinema di Ve- aderendo perfettamente al ruolo e nezia del 1971, dove il film fu presen- inserendo, in un film nato dentro i tato in concorso. In quella occasione labirinti di Borges e il flusso di co- Lucio Dalla “rischiò” di vincere la scienza di Joyce, i propri monologhi Coppa Volpi per la migliore interpre- esistenziali. tazione maschile. Forse, proprio perché nulla è casua- Il musicista bolognese, come abbia- le, è proprio questo personaggio in mo detto, dà il volto al giovane Er- fondo umile, nato dalla penna di manno che vive una sua disillusione Cervantes, a restituire a Lucio Dalla politica ed è desideroso di intrapren- quella dimensione umana e artistica dere nuove strade, che siano più le- “Quijote” (2006) di Mimmo Paladino che gli apparteneva. La saggia mae- gate alla sua estraneità alle rigide logi- stria di Sancho, il suo buonsenso, vol- che di partito. Il personaggio vive una propria molto presente nel suo quotidiano. In questa to a stemperare l’utopia donchisciottesca, re- dimensione originale. È in questo senso che ambivalenza ancora una volta dialettica sem- stano valori popolari, quelli stessi che sin va letta l’esplicita metafora della lettura di no- bra risiedere lo sguardo lungo dei due registi, dagli esordi il cantante e attore bolognese ha mi e luoghi al contrario, proprio come espres- che hanno saputo affidare ad un ancora non voluto trasportare nelle sue canzoni, a partire sione di questa solitaria contestazione. Er- notissimo artista dello spettacolo un ruolo di dalle prime e inossidabili che lo hanno reso fa- manno, che è anche il più giovane tra i personaggi peso nel film forse più importante della loro moso. Quelle stesse canzoni che oggi, insieme del film, dà corpo a quella incipiente aria di crisi carriera, per la svolta che ha significato e per al resto della sua produzione e delle altre for- della rivoluzione, che il film dei Taviani nella le motivazioni politiche che lo hanno origina- me espressive che lo hanno reso protagonista, sua complessità vuole raccontare, ancora una to. brillano di quell’aura artistica che conduce volta in anticipo sugli anni futuri, quando la Lucio Dalla, che aveva già incrociato l’occhio all’immortalità. grande frattura del ’68 era solo nell’aria. della macchina da presa in due film che nasceva- Lucio Dalla sa dare spessore al personaggio no dalla drammatizzazione di canzoni famose Tonino De Pace 53 n. 93 Le tensioni immaginali dello scenario cinematografico nella compo- sizione di Astor Piazzolla Le colonne di questa rivista hanno accolto tempo fa un mio breve intervento sul ruolo di comprimarietà svolto – oggi come ieri – dalla musica nell’imprime- re un senso di coeren- za alla produzione cine- matografica. Ribadisco pure che sia assodato Carmen De Stasio come già prima dell’in- troduzione del sonoro fosse l’accompagnamen- to musicale a dar voce a momenti significativi di scene che, altrimenti, avrebbero prediletto la fissità sullo schermo in una sorta di com- pendio magnetico ipnotico. Un eccesso, per taluni versi, sebbene è chiaro che il significato complessivo scenico sia da interpretare non soltanto all’interno di un generico spazio Astor Piazzolla strumentale all’indirizzo dell’intento filmico, Piazzolla assurge alla musicalità del tempo cine- nell’intero impianto, piuttosto che semplice- quanto nel contesto la cui dimensione d’insie- matografico dal ritmo proteiforme – una varia- mente prostrare la propria creatività a un me rientri in una pianificazione stilistica fon- zione tematica composta di suoni disegnati adeguamento che rileggesse in chiave musi- data sull’intra-mediazione (e sull’intermedia- per conversa corporeità e movenze distillate a cale le tessiture volute. Per certi versi, il com- zione) sia dell’antefatto, che di tutte le posizioni dar forma alla vicenda. Indimenticabile è in portamento originale del compositore (quest’an- comprensive che rendono memorabile il valore questa fase di analisi Enrico IV, film che M. no ricorrono i cento anni dalla sua nascita) della realizzazione cinematografica. Bellocchio girò nel 1984 con un parterre di at- richiama un’operazione di tipo futurista nella A questo particolare ambito mi riferisco nel tori di spessore, ma ancor più indimenticabile misura di una complessità che non soggiace a trattare quelle che ho definito – e che riporto per il virtuoso ruolo svolto dalle sonorità di criteri racchiusi in un esclusivo ambito, ma in nel titolo a questo breve scritto – Le tensioni im- Piazzolla. Un particolare, questo, che non per- più riferisce di un ordine coreografico che si maginali dello scenario cinematografico nella com- mette subito di associare la musica di Piazzol- staglia in una particolare facoltà descrittiva posizione di Astor Piazzolla. Tra i massimi com- che è desunta dai suoni, dalle gradualità dei positori del tempo contemporaneo, di Piazzolla suoni all’interno del canovaccio filmico che, si sa anche che fosse agile e abile sperimenta- pertanto, non si consuma, contribuendo al tore, nonché studioso di suoni e delle poten- mantenimento memorabile che investe le zialità intrinseche nei suoni. Sorprendendo opere cinematografiche in una significativa soprattutto i suoi conterranei argentini, Piaz- corresponsione e per le quali la memoria ha bi- zolla decretò il passaggio dal tango classico al sogno di un solo cenno per ritrovarsi in un nuovo tango quale espressione di contamina- presente ultra-temporale. zione applicata all’estro creativo, andando ad Riprendendo l’Enrico IV cinematografico incorporare tensioni ultra-nazionali con le (quanto riferito deriva dalla combinazione di evocazioni di una musica che segnava un indagine riguardante altre pellicole italiane e tracciato storico collettivo. In altri termini, non solo, per le quali il valore scenico si inne- quel che compì Piazzolla riguardava la svolta sta con efficace valenza con la creazione mu- intrapresa dal tango verso un’internazionali- sicale di Piazzolla. Tra tutte merita di non tà oserei dire impensabile e che condusse la sfuggire all’attenzione quella inserita in Cada- designazione del tango primitivo a incipit per veri eccellenti di F. Rosi), e senza esaurire il cam- quello che sarebbe stato un timbro fonico por- po analitico, le sonorità innovative di Piazzolla tato al livello di vastità distintiva culturale, pa- realizzano una sintesi tra rappresentazione te- lesata attraverso l’articolazione creativa di lu- Marcello Mastroianni in “Enrico IV” atrale e contesto estemporaneo com’è nello ci e di oscurità (è lo stesso Piazzolla a riferirlo). stile cinematico colto, riuscendo ad amplifica- Con un’inventiva tutt’altro che mediata da la al film (che sicuramente avrebbe meritato re il valore dell’opera nel tempo come opera duplicazioni artificiose, egli compose opere un più fulgido riconoscimento), epperò basta d’arte articolata nella ricerca di poetica narra- nelle quali le assonanze e le interne conso- menzionare Oblivion, Cavalcata, Remembrance tiva, di tempi in svolgimento, di accordi inti- nanze risultavano confacenti alle note di sen- perché il ricordo raggiunga in un attimo l’in- mistici, di sensibilità non manifeste, il tutto sazioni miscelate a intuizioni, prevalendo da tero scenario, come anche l’intera storia che il in una precisa orchestrazione che è scenogra- movenze frante in un’oscurità quale luogo regista italiano trasse liberamente dalla tra- fica, oltre che coreografica, di tutte le compo- prescelto e dove tutte le vibrazioni, inizial- gedia di L. Pirandello. Così come l’ho indivi- nenti simboliche al punto da superare qualsi- mente disperdendosi, riuscivano poi a ricom- dualmente intesa, quella che pure definisco asi discordanza e che proprio nell’eclettismo porsi in maniera ancor più accelerata e scon- come applicazione musicale al cinema con- formale trova il punto di convergenza in una volgente. sente di ampliare l’ambiente filmico a una va- misura poetica dal respiro nuovo, che nella Arriviamo così al ruolo della musica come sol- sta traduzione scenica che evolve negli anni sua configurazione metafisica rapprende i lecitazione alle dinamiche culturali inserite in (nel suo paese – l’Argentina – Piazzolla aveva criteri letturali dell’opera stessa. un tempo particolare e che ci viene concesso già dagli anni Quaranta avviato un sodalizio Carmen De Stasio dalla modalità con la quale l’estro sonoro di attivo con il cinema) e che ritroviamo totalmente * Prossimo numero: Ambiente-Donna

54 [email protected] QL Quaderni letterali#9 La poesia oggi in Italia: un mondo composto da 3 milioni di autori L’appuntamento mensile di cultura editoriale condotto da Maria Rosaria Perilli. L’argomento di questo mese è “Far poesia in Italia”. Ne abbiamo parlato con Mario Macioce, presidente dell’Accademia Vittorio Alfieri di Firenze. La rubrica è a disposizione in podcast suDdCR | Diari di Cine- club Radio https://bit.ly/2YEmrjr

“Far poesie è come far meno, abbiamo comunque metrica, ma cercando nuo- l’amore: non si saprà tre milioni di cantori che vi ritmi e armonie. L’im- mai se la propria gioia continuano a esprimersi presa è difficile e ben pochi è condivisa”, diceva il nei modi più vari: liriche in ci riescono. Poi il Novecen- grande Cesare Pavese, lingua e in vernacolo, in ver- to ha fatto il resto, con i e pur non sapendo, si liberi ma anche in metri- movimenti di rottura della appunto, se si tratti di ca, quella vera, severa. Per- tradizione come il Futuri- gioia condivisa, a “far ché i componimenti poetici smo. Si è finito con l’iden- poesia” in Italia sono hanno avuto un percorso tificare il verso libero con oggi circa 3 milioni di lunghissimo, fatto di seco- la prosa, facendo felici le- autori. Quasi tutti com- li, e se sembra facile scriverli, nella realtà non gioni di aspiranti poeti. Maria Rosaria Perilli pletamente sconosciu- lo è affatto. Per intenderci: non basta mettere Oggi, quale tipo di lirica prevale e perché. ti. Basterà prendere un caffè al bar e chiedere sul foglio un pensierino andando a capo di Oggi prevale l’uso dei “versi liberi”, perché es- ai presenti il nome di un paio di poeti contem- tanto in tanto per avere una poesia. Questa è sendo senza regole sono più facili e permetto- poranei per renderci conto che nessuno è in qualcosa di molto diverso, complesso, e inol- no di esprimere più agevolmente il proprio grado di rispondere, a meno che non si abbia tre ha tutto un mondo, non solo alle spalle ma pensiero. Però l’arte, per minore che sia, non proprio la fortuna di incontrare un appassio- intorno, un mondo che cercheremo di cono- può essere né facile né immediata. La poesia, nato, uno studioso della materia. Cinquanta, scere meglio parlandone con il dottor Mario linguaggio musicale, sarà sempre minorita- sessant’anni fa la cosa era diversa, i poeti era- Macioce, presidente dell’Accademia Vittorio ria, ma dopo i momenti più bui del Novecen- no affermati e molto più letti, famosi anche – Alfieri, associazione nata a Firenze nel 1983 to, quando anche grandi poeti come Ungaret- diversi ricorderanno l’introduzione di Unga- con l’obiettivo di promuovere interessi artisti- ti e Montale erano influenzati dalla moda, ora retti allo sceneggiato televisivo “Odissea” del ci, con particolare attenzione verso quelli let- vedo molti segni di ripresa. 1968 – e alcuni di loro, quali Vittorio Sereni, terari, in primis la poesia. Tu sei presidente di un’accademia storica, vi occu- Attilio Bertolucci e Giovanni Raboni, ricopri- Mario, vorrei che tu ci spiegassi la differenza tra pate di poesia da quasi quarant’anni. Raccontaci vano ruoli di vertice presso case editrici come poesia in metrica e verso libero, facendoci anche un po’ come si organizza questo mondo e com’è Mondadori, Feltrinelli, Bompiani e Guanda. qualche esempio famoso. cambiato nel corso del tempo. Inoltre, negli anni ’60 e ’70 diversi poeti scri- Tutto nasce dall’impegno e dall’intuizione vevano sui quotidiani, e cito come esempio dello storico presidente Dalmazio Masini, che Montale, Luzi e Pasolini che firmavano artico- dopo essere stato tra i fondatori dell’Accade- li sul Corriere della Sera. mia Vittorio Alfieri e averla salvata da una A questo punto è ovvio interrogarsi sui motivi precoce estinzione, l’ha gestita per un tren- portatori di un cambiamento così repentino, tennio e ne ha fatto un’associazione nazionale ma non è facile rispondere perché la diffusio- che nel corso degli anni ha coinvolto molte ne della conoscenza e la fruizione della cultu- centinaia di soci di tutta Italia. Mentre erano ra seguono meccanismi complessi, che si mo- dominanti le mode novecentiste, ha lanciato dificano col tempo legandosi a fattori e processi il movimento “Il Dolce Stile Eterno”, in difesa in continua trasformazione. Certo è che, nono- della poesia autentica. I cultori della metrica stante tutti siano pienamente consapevoli del hanno così scoperto di non essere soli e isolati quanto possa essere difficoltoso vendere una Mario Macioce e Maria Rosaria Perilli come quei soldati giapponesi nascosti nelle silloge poetica, se ne scrivono, e di conse- La poesia si distingue dalla prosa per essere foreste dopo la fine della guerra, ma di essere guenza se ne pubblicano, tantissime. Se è ve- un linguaggio musicale e la metrica è una tec- al contrario un piccolo esercito. Dopo la grave ro infatti che i grandi editori hanno comples- nica certa per ottenere la musicalità. È fatta di malattia che ha colpito Masini, l’Associazione sivamente ristretto lo spazio dedicato ai poeti regole non inventate, perché se così fosse si è stata salvata da un gruppo di soci che per italiani contemporanei, è pur vero che oggi potrebbero cambiare a piacere, ma scoperte, circa un ventennio lo avevano affiancato, col- nel nostro paese viene stampato un numero fin dalle origini delle nuove lingue “volgari”, laborando alle attività. assai alto di libri di poesia presso editori pic- perché dipendono dal suono dei nuovi linguag- Parliamo di reading poetici, una forma di intratte- coli e, spesso, piccolissimi. A questo si aggiun- gi e dalle leggi naturali dell’udito e del cervello. nimento culturale molto interessante. Tali incontri gono le poesie pubblicate dai blog letterari, In altre parole le composizioni poetiche del sono partecipati? È facile avere pubblico? sui siti personali e sui social network. Molto 1200, che erano musicali allora, lo sono anche Purtroppo la pandemia ci ha per ora privato difficile aprire Facebook senza trovare sulla oggi, e la metrica scoperta otto secoli fa fun- delle attività in presenza, compresi i reading “Home” almeno una decina di liriche al gior- ziona ancora perfettamente. I versi liberi che sono un momento importante di aggrega- no, magari vincitrici dei vari concorsi lettera- (non i versi sciolti che sono un modo di far po- zione e confronto; ma torneranno tempi mi- ri o della tale slam poetry (gara di poesia in cui esia in metrica) possono essere fatti da chi gliori. La partecipazione ai reading è favorita giudice è il pubblico) che i nostri amici, vir- non conosce (o non vuole) la metrica; in que- se i presenti possono ascoltare, ma soprattut- tuali e non, cercano così di pubblicizzare, a sto senso sono antichi quanto la lingua. Un to essere ascoltati; non è facile coinvolgere un volte con riferimento al testo dal quale sono primo esempio può essere il “Cantico di frate numeroso pubblico “neutrale”, a conferma del state tratte, con nome di casa editrice e anno Sole” di San Francesco che è del 1224, anche se fatto che il Novecento ha talmente massacra- di pubblicazione. Testi dei quali, però, in li- è una composizione a mezza strada verso la to la poesia, che non è più vista come arte al di breria neanche l’ombra. Eppure non si demor- poesia vera e propria. Altrimenti i versi liberi fuori degli addetti ai lavori. de, se la poesia continua a perdere visibilità e sono un tentativo, iniziato nel 1800 in Fran- popolarità e i lettori del genere sono sempre cia, di ottenere la musicalità dei versi senza la Maria Rosaria Perilli 55 n. 93 Essere o apparire? Il Saggio All’interno della cultu- incontra ma anche sulla propria, al punto da ra pop una delle figure arrivare ad affrontare un percorso di psicote- che viene spesso mo- rapia. Il Saggio sa che l’investigazione non si strata come tra le più limita al mondo intorno a sé ma va diretta an- stereotipate è l’arche- che verso quello interiore, poiché tutto è parte tipo del Saggio, colui del Tutto. Ma il Saggio non è soltanto una che rappresenta il viag- mente lucida e affilata come una spada poiché gio alla scoperta della sa che esistono anche altri aspetti del pensie- Nicola Santagostino verità e che è, in un cer- ro umano e tutti sono necessari per affrontare to qual modo, la parte il grande mistero della vita e così possiamo quasi conclusiva del Cercatore. Il Saggio è trovare figure che parlano per enigmi,- ma porsi domande non solo su sé stessi, ma an- shal, paradossi e parabole o immagini e sim- che sul mondo e sull’universo, in un costante boli, una comunicazione che parla a un emi- mettere in dubbio le certezze granitiche che ci sfero del cervello che spesso viene poco intrappolano per poter finalmente essere libe- ascoltato, al regno delle Ombre, all’Ade inte- ri tramite la verità. Secondo alcune correnti riore che ognuno ha e che nasconde cono- eretiche il mondo in cui viviamo, infatti, altro scenze nascoste e inconsce. Un ottimo esem- non è che una prigione per la nostra specie pio di questa figura lo si può ritrovare nel creata da un Demiurgo che vuole impedire percorso iniziatico e messianico che affron- all’uomo di unirsi al Tutto, mentre per altre terà Neo nella trilogia di Matrix che per sco- correnti spiritualiste il nostro aggrapparci al prire e accettare il suo ruolo di Eletto dovrà passato e temere il futuro e la nostra ossessio- prima incontrare l’Oracolo. Nel mondo di Ma- ne per l’Io ci distrae dalla consapevolezza del trix, una realtà simulata in cui l’umanità inte- Lex luthor profeta di sventura presente e del noi. Tutto è Uno e Uno è Tutto dicevano gli antichi e un’Ombra a modo suo terribile il Saggio è l’archetipo che si muo- ed è quella della menzogna, del ve alla ricerca della verità oltre il “Falso”, del profeta che non ha Velo di Maya, al senso profondo scoperto la verità ma crede o degli eventi e alla vera causa dei vuole convincere gli altri di averlo malesseri spirituali che affligono fatto: colui non ha davvero vissu- l’umanità. to, che non sa davvero la differen- Questa capacità di analisi lo pone za tra il Bene e il Male se non a li- quasi ai livelli di un investigatore vello teorico poiché la Saggezza metafisico alla Sherlock Holmes e non passa solo dalla teoria ma so- infatti non è un caso se, unendo prattutto dal vissuto, dalle espe- in fondo alcuni pensieri gnostici rienze che, accumulandosi strato alla cultura pop moderna, una per strato, prima appesantiscono delle serie investigative più re- l’oracolo di matrix l’animo salvo poi aiutarlo a emer- centi, “Lucifer” (tratta da un fu- gere quando ci si rende conto che metto della Vertigo Comics) offre quei pesi non sono nulla. Il Falso il ruolo di risolutore di crimini Profeta allontana le persone dalla all’Avversario per eccellenza: il verità e le porta all’adorazione di Diavolo. Lucifero Stella del Matti- sé stesso sacrificandole sull’altare no in fondo altri non è che porta- di una falsa consapevolezza che tore di luce, colui che offre agli in realtà nasconde solo concupi- uomini la tentazione di nutrirsi scenza e desiderio di potere. Un del frutto dell’Albero della Cono- buon esempio di un Falso Saggio scenza, punito dal Dio Demiurgo è una delle ultime iterazioni di per la sua ribellione che in alcuni Lex Luthor che durante la saga le- testi, ovviamente disconosciuti, gata alla scoperta di Perpetua, pare molto più vicina a una lotta l’entità che ha creato il multiver- per donare il libero arbitrio. Miti so DC, passerà da scienziato ca- come questo di ribelli che donano pitalista umano a profeta della fi- la conoscenza degli dei ai mortali ne di tutto dopo essersi evoluto in sono molto comuni, ma la figura una forma suprema. L’ossessione di Lucifero e del suo amore per il di Luthor per questa crudele e potenziale umano con gli anni si Lucifer, l’angelo caduto spietata verità porterà a una crisi staccherà sempre di più da quella di Satana, ra è intrappolata per fungere da fonte di ener- che andrà a distruggere qualsiasi cosa fino a più legato alla componente animale e pecca- gia per le Intelligenze Artificiali che hanno che non si renderà conto che quello in cui ha trice umana ben lontana dalla ratio aristoteli- preso il sopravvento. L’Oracolo è un program- creduto altro non era che una menzogna, una ca tipica della chiesa medievale. Lucifer divie- ma che si è ribellato al sistema e che, sotto for- menzogna che stava per costare ben più di ne quindi un involontario investigatore che in ma di una simpatica signora anziana di colo- quanto gli fosse stato promesso. Ma se il Sag- una contemporanea Los Angeles si trova, suo re, cresce e testa i potenziali Eletti aiutandoli gio investiga e il Sovrano Governa quale altro malgrado, a usare il suo enorme carisma e le a sviluppare la loro vera natura. Un’entità sag- archetipo accompagnerà questi? Dopo la veri- sue qualità per risolvere reati nati spesso dalla gia e materna che con riflessioni da “nonnina” tà, in fondo, secondo alcuni, resta solo la fol- passione umana ponendosi sempre più do- e frasi profonde, aiuta l’eroe a compiere il suo lia... mande non solo sulla natura delle persone che destino. La figura del Saggio, però, nasconde Nicola Santagostino 56 [email protected] Abbiamo ricevuto Walt Disney se puoi sognarlo... puoi farlo di Luciano Nicastro Edizioni Edav sas

Presentazione Uno studio scientifico sul cartone animato ancora manca al Centro internazionale dello spettacolo e della comunicazione sociale. Pa- dre Nazareno Taddei ne ha scritto occasional- mente. Alcune sue letture sono fra l’altro se- gnalate nella bibliografia di questo volume. Taddei si è però occupato di fumetto, che in qualche modo può essere considerato la ma- teria prima del disegno animato. Addirittura nella sua Lettura strutturale della foto e del fu- metto (CiSCS) spiega che siamo di fronte a un linguaggio per immagini che non ha rinun- ciato all’altra componente della realtà e della comunicazione, ovvero alla componente so- nora. Solo che nel fumetto la riproduzione del fatto sonoro è grafica, quindi visiva anziché uditiva. «Queste espressioni verbali o comun- que grafiche d’un fatto uditivo non sono – a giudizio di Taddei – didascalie, cioè spiega- zioni fatte dall’autore con un sistema, dicia- mo, di “fuori campo”; sono invece vere e pro- prie integrazioni nella riproduzione dei contorni delle cose, attendendo anche ai con- torni sonori oltre che quelli visivi. Il fumetto sta pertanto a metà strada tra i linguaggi pu- ramente iconici e quelli audiovisivi». Insom- ma, è più vicino al cartone animato di quanto si possa pensare. Per cui i criteri di lettura so- no gli stessi, riscontrando in entrambi un aspetto narrativo e un aspetto tematico (vi- cenda e racconto) e di conseguenza un «cosa», un «come» e un «perché» (come nello schema proposto a pagina 10). In ogni caso, questo la- voro di Luciano Nicastro, essendo specifico sul cartone animato, rappresenta un caposal- do, un punto di riferimento nell’applicazione della Metodologia della lettura strutturale a un particolare genere cinematografico e poi anche televisivo. È vero che lo studio si limita ai cartoon di Walt Disney, ma è anche vero che sono quelli che hanno fatto e continuano piú di altri a fare la storia del genere. Fantasia, Bambi, Alice nel paese delle meraviglie, Peter Pan, La spada nella roccia... hanno affascinato intere generazioni. Anche l’arco temporale dei film presi in considerazione è infatti molto vasto coprendo un periodo significativo come quel- lo che va dal 1928 al 2013. balzo? Walt amava dire «È divertente fare sue piú significative.... Andrea Fagioli, direttore di Edav l’impossibile» e in effetti a noi appare un po’ L’Autore Premessa come il Mago dell’Apprendista Stregone con Walt Disney, «l’uomo che volle farsi Re di Car- una bacchetta magica a dirigere il suo mondo Walt Disney se puoi sognarlo... puoi farlo toonia», come lo definisce Sergio Pomati in fatto di magia e soprattutto di Fantasia. Natu- di Luciano Nicastro un suo saggio, indubbiamente uomo che sep- ralmente su Walt sono state scritte le cose piú Edizioni Edav sas pe raggiungere un grande, impensabile, suc- disparate e persino contraddittorie, ma scopo con la presentazione di Andrea Fagioli, direttore di Edav cesso creato dal nulla. Gli sono state conferite di questo libro non è quello di addentrarsi nel- Edizione curata da Gabriella Grasselli - CiSCS Edav piú di 950 onorificenze, laurea honoris causa la sua vasta bibliografia o confrontarsi con © 2021 Edizioni Edav sas di Harvard e di Yale, Legion d’Onore francese, tutte le immagini che di lui sono state date, la Via Giolitti 208 - 00185 Roma (Italia) e poi gli Oscar, gli Emmy Awards. Eppure tut- nostra operazione è forse meno d’effetto di al- pag. 133, to sembra avere avuto inizio a partire dagli tre ma non meno ambiziosa, il nostro scopo è [email protected] - www.edav.it anni trascorsi nella fattoria di Marceline nel quello di riscoprire e conoscere Walt proprio liberamente scaricabile su Diari di Cineclub per gentile Missouri. Ma come si può spiegare un tale attraverso le sue Opere, almeno alcune delle concessione dell’editore https://bit.ly/3eqaXsE 57 n. 93 Discorsi sul doppiaggio Se ne è parlato e molto. di Saviano, basata su un approccio multilin- nella sala di doppiaggio romana, con un tecnico Approfondimenti, chia- gue. La serie si sviluppa seguendo il percorso altamente specializzato in questa soluzione rimenti, novità, tenden- di un carico di cocaina: si parte dalla Calabria per registrazioni da remoto, con l’assistente ze, punti di vista, espe- dove lo ordinano, per andare in Messico dove che controllava il sync. Ci si collegava con le rienze: non poteva che lo imballano, viene spedito dall’America attra- altre sale di doppiaggio negli altri paesi, aiu- essere così, durante un verso l’Atlantico e poi ci sono episodi in Ma- tando gli attori e ridoppiare le scene dove ser- festival. I festival sono rocco e ancora Senegal. In ciascun paese si viva. Non è stata una lavorazione classica, ma realtà culturali prezio- parla la propria lingua. Sarebbe stato impos- Fabrizia Castagnoli l’ha definita “un’esperien- Tiziana Voarino se, anche se realizzati sibile far ridoppiare agli attori le scene per cui za costruttiva ed elettrizzante”. Vero è che la in area virtuale e non era necessario, in un unico luogo. Usando la tecnologia può davvero essere usata al proprio in teatri o in aule, proprio perché luoghi d’in- tecnologia del “source connect” hanno avuto la servizio in maniera innovativa e produttiva. contro, di confronto e di crescita. Così è stato possibilità di registrare in tempo reale stando Con l’emergenza Covid le sale di doppiaggio a Voci nell’Ombra, durante la sua si sono attrezzate per non far corre- ventunesima edizione, in cui natu- re i rischi ai doppiatori e agli altri ralmente si è scandagliato il mondo professionisti presenti negli studi. del doppiaggio. La pandemia è stata pure l’alibi per Sono emersi vari fattori. Ecco qual- utilizzare tecnologie che non sono che spunto e riflessione. propriamente consone, in alcuni Partiamo dal contributo con i saluti casi. Bisogna fare molta attenzione all’audience del Presidente Micci- che non si perdano i passaggi fon- chè del NUOVO IMAIE, la collecting damentali del processo del dop- che ha messo in campo nel 2020 e piaggio, che siano sempre presenti nel 2021 vari vantaggi per la catego- le figure professionali richieste e ria dei doppiatori. Ha evidenziato che la qualità resti una dinamica come l’istituto si sia messo all’ opera fondamentale. I pericoli sono a por- per la ridistribuzione dei diritti ai tata di mano, non sempre la qualità doppiatori fin dagli esordi del NUO- è rispettata, ma nel doppiaggio de- VO IMAIE nel 2010, ritenendo che la ve esserci. La Castagnoli ha trattato figura e l’attività del doppiatore sia un’altra tematica dolente per i dop- soprattutto un’attività artistica. Negli piatori, ha infatti approcciato il di- ultimi anni sono stati messi a reddito scorso relativo all’ articolo uscito contratti stipulati anche con le piat- qualche settimana fa sul Corriere taforma come Netflix, Amazon, Tim della Sera, scritto dal giornalista Vision e l’organismo si avvia a rag- Enrico Maria Corno, sulla tecnolo- giungere, nell’anno che verrà, un gia Dip Dub, la start up israeliana accordo con Google che attraverso che utilizzerebbe l’intelligenza arti- la sua piattaforma propone la frui- ficiale per riprodurre la timbrica zione di contenuti audiovisivi. Al- della voce degli attori originali. Ha tra importante e rilevante novità, Fabrizia Castagnoli, attrice, doppiatrice, direttrice di doppiaggio, dialoghista e messo in evidenza la scarsa attenzio- ha affermato Miccichè, è l’aver inse- membro Organo di Sorveglianza di NUOVOIMAIE ne data dal giornalista alla comples- rito i direttori di doppiaggio tra gli sità del doppiaggio e di tutte le sue aventi diritto al rango dei doppiatori fasi e ha sollevato alcune più che primari. Iniziativa che conferma la perplessità. Che tipo di adattamento linea del NUOVO IMAIE di “grande potrà mai fare l’intelligenza artifi- vicinanza al settore doppiaggio e di ciale con tutti i dettagli, le sfumatu- un rapporto virtuoso e prolifico”. re, le corde e le strategie traduttive Fabrizia Castagnoli, attrice, doppia- che vanno adottate per risolvere le trice, direttrice di doppiaggio, dialo- difficoltà intrinseche nella trasposi- ghista ed anche consigliera del NUO- zione? VO IMAIE, invece ha precisato che Fabrizia Castagnoli ha anche sotto- doppiare non significa solo tradurre lineato come, a volte, la committen- le battute con una bella voce, ma in- za sia colpevole di fare richieste par- terpretare. Bisogna essere attori, Andrea Miccichè, Presidente NUOVOIMAIE ticolarmente estreme per un bravi ed affermati, essere in grado di rendere processo delicato e soprattutto interpretativo in una sola battuta estrazione sociale, età del come il doppiaggio, tipo rispettare “la perfetta personaggio, ma anche l’epoca in cui vive e le pe- corrispondenza anagrafica, razziale, delle culiarità caratteriali del personaggio: un’impre- abitudini sessuali e dello stile di vita” dei per- sa. Insomma, fare il doppiatore non è un lavo- sonaggi. Sono richieste non mantenibili né in ro facile, ma difficile e molto. Ha inizialmente Italia, né in Europa. Questi “match” portano posto l’accento sul progresso tecnologico che lontanissimo da quelle interpretazioni che non sempre è un nemico, anche se bisogna in- rendono il doppiaggio un’arte, un mestiere, vestire in campo uno sforzo iniziale per capir- un artigianato di alto livello, dall’essere quegli lo e per comprendere le varie nuove tecnolo- attori che donano emozioni e fanno del loro gie. Ha portato un esempio davvero interessante. Nuovo Istituto Mutualistico per la tutela dei diritti degli meglio per rendere fruibile in italiano un film, Lo scorso anno le è stato affidato il doppiaggio Artisti Interpreti Esecutori una serie o un prodotto audiovisivo. internazionale di una serie italo-franco-statuni- Via Parigi 11 00185 Roma tense ZeroZeroZero, tratto dall’ omonimo romanzo https://www.nuovoimaie.it Tiziana Voarino 58 [email protected] Verso il settecentenario di Dante 700Dante Il grande anniversario dantesco, 700 anni dalla sua scomparsa, un anno di festeggiamenti per raccontare la storia del Sommo Poeta. Conferenze, giornate di studi, eventi e mostre aperte al grande pubblico inevitabilmente tenendo conto della pandemia in corso. Il 25 marzo è stata la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, istituita nel 2020 dal Consiglio dei ministri su proposta del Ministro della cultura. E’ stato scelto il 25 marzo, data che gli studiosi riconoscono come inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia. Inoltre quest’anno ricorre il settecentesimo anniversario della morte di Dante. Diari di Cineclub, aderendo all’iniziativa, già da diversi numeri del suo periodico e sui podcast di DdCR Diari di Cineclub Radio, con Martina Michelangeli, ha intrapreso una serie di incontri mensili Alla scoperta del viaggio dantesco, con questo numero arriva al suo 15° appuntamento. Ren- dono omaggio al Sommo Poeta, in questa occasione, anche altri nostri collaboratori: Pierfranco Bruni, con la pubblicazione del volume Dante Raggio Divino; il maestro Luigi Zara con la sua caricatura e l’illustrazione del maestro Niccolò Pizzorno. DdC

“Dante Alighieri” (1450 circa ) affresco dipinto da La statua di Dante Alighieri a Santa Croce in Firenze 1919 – La bocca mi baciò tutto tremante Andrea del Castagno (1420-1457), custodito alla realizzata nel 1865 dallo scultore italiano Enrico Pazzi, Regia: Ubaldo Maria Del Colle Galleria degli Uffizi statua in marmo bianco di Carrara 600 anni dalla Paese: Italia nascita di Dante (1265-1321). Anno: 1919 Genere: drammatico Durata: 1345 metri Colore: bianco e nero Audio: muto Soggetto: Henry Hag Merey Fotografia: Giacomo Verusio Produzione: Tina Film, Napoli CAST Tina Kassay Tina Somma Luciano Molinari Ubaldo Maria Del Colle TRAMA: La storia di Francesca da Rimini, del suo innamoramento per Paolo Maltesta, fratello del marito, e dell’omicidio perpetrato da quest’ultimo nei confronti di entrambi. NOTE Gli annunci pubblicitari ne parlavano come di un «film di brucianti passioni, di amori che non conoscono freni, di una vita consumata in dissolutezze». [Dante nel Cinema, a cura di G. Casadio] «Appresso questo sonetto apparve a me una mirabile visione, ne la quale io vidi cose che mi fecero proporre di non dire più di questa benedetta infino a tanto che io potesse più degnamente trattare di lei» [Dante Duomo di Firenze di Santa Maria del Fiore. La Divina Commedia di Dante, Domenico di Michelino (1465) Alighieri, La vita nuova] 59 n. 93

Alla scoperta del viaggio dantesco #15 Conosciamo la Divina Commedia: canto XXVI, l’Inferno verso il set- tecentenario di Dante L’Inferno è la prima delle ansia di poter parlare tre Cantiche che com- con il famoso e affasci- pongono l’Opera Ma- nante guerriero, l’uo- gna di Dante Alighieri. mo dalle mille astuzie. Dante ha iniziato il suo Le preghiere di Dante viaggio, e quello dell’a- sono così sincere che nima di tutti gli uomini, Virgilio acconsente a Martina Michelangeli trovandosi nella selva parlare con Ulisse, per oscura nella notte del conoscere la storia vera 7 aprile, giovedì santo, e l’alba dell’8 aprile, il seguita al ritorno in Ita- venerdì santo, dell’anno 1300. Nel ventiseiesi- ca, ma il poeta latino mo canto dell’Inferno siamo a mezzogiorno frena la trepidazione del sabato 9 aprile. Dante e Virgilio si trovano del discepolo (vv. 73-75): nell’ottava bolgia, in cui sono puniti i consi- glieri fraudolenti, cioè coloro che hanno con- “Lascia parlare a me, sigliato di ingannare: la loro colpa è di essere ch’i’ ho concetto/ ciò che bruciati in una fiamma eterna, divampando tu vuoi; ch’ei sarebbero come la loro lingua fece in vita. schivi,/ perché fur greci, Dante e Virgilio incontrano Ulisse avvolto nella stessa fiamma con Diomede forse del tuo detto”. Dante apre il canto con un’invettiva contro Fi- “divenir del mondo esperto/ e de li vizi umani e del renze, in quanto i suoi cittadini sono cono- Virgilio si rivolge con toni alti e di elogio a Ulis- valore”. sciuti per tutto l’Inferno (vv. 1-6): se, e la captatio benevolentiae funziona. Ulisse inizia a raccontare una storia diversa da quella Tanto è forte la brama di scoprire il mondo “Godi, Fiorenza, poi che se’ sì grande/ che per mare raccontata da Omero, e mai ascoltata. non ancora conosciuto, parte con una piccola e per terra batti l’ali,/ e per lo ‘nferno tuo nome si Il racconto di Ulisse, uomo furbo e curioso, ciurma di fedeli compagni di viaggio e si inol- spande!/ Tra li ladron trovai cinque cotali/ tuoi cit- comincia dal momento in cui si allontanò dal- tra per il mare aperto. La nave segue una rotta tadini onde mi ven vergogna,/ e tu in grande la maga Circe, che lo tenne prigioniero più precisa e senza indugio, arrivando fino alle orranza non ne sali.” d’un anno presso Gaeta. Approdato poi a Ita- Colonne d’Ercole, inviolabili per ordine degli ca, non vi rimase per molto, nonostante la dei. Qui si compie il “folle volo” oltre le colon- Dante per spiegare al lettore come fosse la vi- pietà (in senso latino, la virtù di Enea) per il ne, portando Ulisse a compiere un viaggio sione di quella bolgia con le anime dentro le vecchio Laerte, suo padre, né l’amore dovuto inedito per gli uomini: oltrepassate Siviglia, e fiamme, espone una lunga e dettagliata simi- Ceuta nel Marocco, si deve decidere se affi- litudine: come il contadino, che verso sera in darsi all’ignoto e scoprire un nuovo mondo, o estate, lasciato il suo campo si riposa su una tornare indietro. Il famoso e breve discorso collina e vede le lucciole pulsare là dove egli ha motivazionale di Ulisse ai suoi vecchi compa- arato e vendemmiato, allo stesso modo Dante gni diventa la terzina, probabilmente, la più dall’alto della roccia vede le fiamme nel -cer celebre terzina della nostra letteratura (vv. chio infernale. 118-120) C’è una fiamma in particolare che coglie l’at- tenzione di Dante: infatti questa sulla punta è “Considerate la vostra semenza: /fatti non foste a biforcuta, poiché al suo interno si trovano due viver come bruti, /ma per seguir virtute e canoscen- dannati (vv. 52-54): za”.

«chi è ’n quel foco che vien sì diviso/ di sopra, che I compagni di Ulisse sono entusiasti e così si par surger de la pira/ dov’Eteòcle col fratel fu inoltrano al loro “folle” destino: folle, rivela miso?”. poi Dante, è chi crede di avere il coraggio di forzare le leggi della natura e degli dei. La na- Per spiegare la fiamma “cornuta” Dante pone ve arriva all’equatore: erano trascorsi 5 mesi al lettore il mito di Eteocle e Polinice, figli di dal superamento delle colonne, quando a un Edipo e di Giocasta, che dovevano, secondo i certo punto apparve una montagna tanto lon- patti, governare Tebe un anno ciascuno; ma tana e talmente alta, da apparire bruna (cioè come accade a chi è attaccato al potere Eteocle scura). È il monte del Purgatorio, con il Para- non rispettò le regole, per cui il fratello marciò diso Terrestre. Ulisse e i compagni vedendo contro la città con un esercito a lui fedele, ma terra, e avendo scoperto l’ignoto, sono felici. nella lotta trovarono insieme la morte; posti Tale gioia però si trasformò subito in dispera- sulla pira, il fuoco si divise come se l’odio du- “Ulisse e Diomede avviluppati nella stessa fiamma” di zione: un turbine, nato proprio dalla nuova rasse oltre la vita. William Blake terra, distrugge la nave, facendola girare tre Proprio il Maestro Virgilio rivela a Dante chi volte intorno a se stessa mossa dalle acque; al- sono i due dannati costretti in quella fiamma: alla fedeltà di Penelope, né la dolcezza del fi- la quarta sprofonda in mare, finché questo si tratta degli eroi greci Ulisse e Diomede. glio Telemaco, vinsero sull’ardore di cono- non si rinchiuse come una tomba (v. 142): Dante, al sentire di chi si trattasse, e notando scenza che infiammava l’animo mai soddi- che un corno era maggiore dell’altro (Ulisse si sfatto dell’eroe greco, desideroso di (vv. “infin che ’l mar fu sovra noi richiuso”. trovava nella fiamma più grande di Diomede), 98-99): è entusiasta e timoroso allo stesso tempo. Ha Martina Michelangeli 60 [email protected] Abbiamo ricevuto Dante Raggio divino di Pierfrancesco Bruni Luigi Pellegrini Editore E’ uscito il 22 marzo in occasione del “Dantedì”, la giornata dedicata al Sommo Poeta, recentemente istituita dal MIC nel giorno 25 marzo – data che gli studiosi indicano come possibile inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia. Pensando ad una Introduzione La ricerca di una amorosa visione Sono alla ricerca della “amorosa visione” che attraversa il mio vivere di labirinti e mi sento naufrago e defraudato. Il viaggio con Dante resta un viaggio alla ricerca del Centro attra- versando, comunque, i labirinti. Nessuna condivisione è possibile senza una filosofia che possa dichiararsi come elemento di una metafisica dell’anima. Sono derubato o mi sento derubato, perché mi sono lasciato sfi- lacciare il sacro e gli archetipi e mi penetrano le notti che non aspettano l’alba. L’ironia po- trà salvarmi? Neppure l’ironia. La bellezza mi salverà? Neppure. La tradizione potrà solleva- re le ombre e far splendere le aurore? Sono cammino di speranza, ma necessariamente bisogna essere in grado di fare i conti con l’as- surdo, per tentare di recuperare quel mistero che lega la vita e la morte all’immortalità. Se il dubbio mi assale è come se avessi smarrito il pater in un treno nella notte affollata da voci. Ma non posso permettermi di accettare il viaggio del treno o nel treno senza aver supe- rato sia l’oscuro, sia il velo, sia l’attrazione del mirabile che è passione, ma anche decisione di fine. La Santità è la Salvezza. Non può esse- re un fatto teologico e tanto meno una tesi. Può incardinarsi nello sgretolamento di un dubbio che nella modernità convive con l’a- stratto. La filosofia è una metafisica. Ma fino a quando riuscirò ad essere esoterico o fino a quando avrò la forza di abitarmi, come mi ha insegnato Maria Zambrano? Dante si abita dentro lo specchio. Dentro lo specchio della nostra anima. Con il velo di Beatrice! Non cre- do che la nostalgia possa raccogliere i nostri strazi. Non c’è nostalgia che non corra il ri- schio di trasformarsi in rimpianto. Addirittu- ra il rischio, in questa cronologia di disfatti, è quello che il rimorso possa prevalere su tutto. Persino sgombrando i labirinti. Posso raccon- tare destini e posso anche raccontarmi ma il tempo agostiniano, nell’orizzonte dei miei ca- duti tramonti, è la sola àncora. E se il porto continua ad assillarmi,come porto sepolto, non posso che rivolgermi alla Grazia o all’Alchimia. C’è un “quietismo” nel mio essere ma c’è an- che una “morte felice” (Camus) con la quale si le vie di Damasco, che ho dimenticato. Alla accanto e di fronte. Il dolore della mancanza regolano le stazioni sia di partenze che quelle mia età ci si rende conto che tanto ho letto, non è il dolore soltanto dell’assenza o della di ritorno. So con Erich Auerbach che “… l’og- tanto ho scritto, tanto non ho capito, facendo perdita. È il dolore di una supponenza che la getto della Commedia, anche se essa raffigura finta di capire, tanto non ho cercato, tanto tradizione dei saperi (colti e incolti) mi ha in- lo stato delle anime dopo la morte, rimane la non ho accettato e tanto penso di conoscere al culcato... vita terrena in tutta la sua ampiezza e il suo punto tale da non conoscere le parole che so- In copertina elaborazione grafica di Stefania Chiaselotti contenuto; tutto quanto avviene in alto o in no incise nel cuore dei miei figli e dei padri. su Ritratto allegorico di Dante (sconosciuto pittore fioren- basso nel regno dell’aldilà, si riferisce al dram- Mi sono addentrato nel “sapere” delle cono- tino, XVI sec. National Gallery of Art, Washington) ma dell’uomo nell’aldiquà”.Il treno è la metafo- scenze di quelle pagine che penso mi abbiano ISBN 9788868227494 ra di un viaggio nel filosofare e nell’oblio degli formato ma non ho avvertito e compreso lo € 16,00 incontri che ho smarrito, che ho lasciato lungo sguardo più importante che stava o che sta pagg. 227 61 n. 93

“Dante” 2021 (Acquerello su carta) opera dell’illustratore Niccolò Pizzorno. Il nostro omaggio a Dante Alighieri in occasione della giornata #DANTEDì, dedicata al Sommo Poeta, recentemente istituita dal MIC nel giorno 25 marzo – data che gli studiosi indicano come possibile inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia 62 [email protected]

“Nel girone del porcellone, dai diavoli abbrustolito” 2021 (Tecnica mista) opera del vignettista Luigi Zara. Il nostro omaggio a Dante Alighieri in occasione della giornata #DANTEDì, dedicata al Sommo Poeta, recentemente istituita dal MIC nel giorno 25 marzo – data che gli studiosi indicano come possibile inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia 63 n. 93 #Fareastream, la piattaforma italiana di cinema asiatico Una premessa. Manco visivo e adrenalitico, un’immersione a ritmo rilievo, di uno dei maestri thailandesi più vol- dal Far East Film Fe- incessante nella Cina medioevale in un mix di te ospite del festival friulano, Prachya Pinka- stival di Udine da cir- generi inusuale e a noi sconosciuto, a confer- ew, Chocolate, originale nello script più che nel- ca un decennio. Mi so- ma della singolarità delle proposte del festi- la messa in scena vera e propria. L’aspetto no quindi perso le val. Il primo della saga, il migliore, Detective particolare della storia riguarda l’idea di indi- ultime novità, tenden- Dee e il mistero della fiamma fantasma, unisce il viduare un’antieroina protagonista, un soldo ze, gli ultimi nomi ap- crime story in costume al fantasy, all’azione di cacio di ragazzina, forse autistica, che svi- Giovanni Verga parsi sulla scena di pura, alle immancabili arti marziali, al wuxia, luppa una sovrumana abilità nelle arti mar- quel festival del tutto al genere storico, al soprannaturale, al colos- ziali, con tutto quello che ne consegue nello particolare e diverso da qualunque altro. Di- sal. Ma è la maestria di combinarli insieme la sviluppo della vicenda: una resa dei conti tra verso anzitutto perché, per sua vocazio- lei sola e diverse gangster gangs al soldo ne, non propone un cinema d’autore, di uno yakuza giapponese (il film inten- ma uno sguardo di largo respiro sulle de proprio mettere a confronto i difficili produzioni mainstream di genere in rapporti tra thailandesi e giapponesi) a uscita nelle sale nei Paesi dell’Estremo cui la madre era stata legata. E che dire Oriente. Cinema anche e soprattutto po- del titolo, particolare di per sé di nessu- polare, quindi, ma proprio per questo na importanza nella storia, che deriva più rivelatore dei gusti, la cultura, i co- semplicemente dall’unica passione della ra- stumi di quei mondi. E allora, quando lo gazzina: consumare continuamente smar- staff guidato da Sabrina Baracetti, con ties di cioccolato per diventare smart, intelli- l’encomiabile Centro Espressioni Cine- gente. matografiche di Udine che l’ha ideato e E ancora tra le saghe storico-marziali, messo in piedi, ha deciso pochi mesi fa questa volta thai, c’è Ong Bak, di cui ven- “Labyrinth Of Cinema” di OBAYASHI Nobuhiko,Giappone di mettere in rete, a prezzi popolarissi- gono proposti il secondo, senza dubbio il mi, la piattaforma #Fareastream (ht- migliore con l’iniziazione alle arti mar- tps://www.mymovies.it/live/feff/), con ziali del giovanissimo Tien, e il terzo, un lungo elenco di oltre ottanta film – in che cade nello splatter di dubbio gusto. continuo aumento - passati sul red car- Anche qui la trama affonda le radici in pet del cinema Giovanni da Udine in ol- una fase storica ben definita, ai tempi tre un ventennio, l’occasione mi è sembra- delle lotte dei primi regni thailandesi, ta imperdibile. La piattaforma, diciamolo, ma il mix di generi ne fa ancora una vol- privilegia nelle sue scelte titoli di richiamo ta un prodotto del tutto originale, gran- per un pubblico generalista, con una as- demente spettacolare grazie ai combat- soluta prevalenza delle produzioni di timenti di tutte le discipline , dal kung Hong Kong e della Corea del Sud , quelle fu al Muay Thai all’immancabile kick- più spettacolari e d’azione, soprattutto boxing, ma anche alle grandiose e accu- polizieschi d’ambientazione urbana in “Chocolate” di PRACHYA Pinkaew,Thailandia rate ricostruzioni non digitali degli am- fotocopia hollywoodiana. Citiamo la sa- bienti del medioevo asiatico: verosimili ga di Ip man più volte passata anche nelle brulicanti villaggi su palafitte dove im- nostre tv e quelle yakuza di Takeshi Kita- perversano i raid assassini delle bande no , e altri titoli ben noti come il premio del malvagio usurpatore contro cui lot- Oscar Departures o opere di autori di fa- ta il giovane eroe in cerca di vendetta, o ma come Wong Kar Wai, Johnny Too, gli opposti interni grandiosamente persino Zhang Yimou o il compianto sontuosi dei palazzi reali. Se tutto può Kim ki-duk. Ma la vera particolarità del sembrare un pretesto per un intratteni- Far East sono invece altri nomi non mento a base di pura azione di spada e esportabili, e che rimandano all’anima mani nude e calci, alcune scene restano più autentica dell’Estremo Oriente, così memorabili, come l’addestramento di lontana dalla nostra ma proprio per que- Tien (impersonato da Tony Jaa, lui stes- sto tanto attraente. Basterebbe ricordare so un campione in queste pratiche e tutti i visionari film filippini e thailan- “Le incredibili avventure di fuku-chan” di YOSUKE Fujita, Giappone sempre in azione di persona) che salta desi guidati dal geniale maestro dell’hor- senza alcuna controfigura o stunt sulle ror Erik Matti, purtroppo assente o anche dal- vera prodezza del regista di origine cinese poi groppe di una mandria di elefanti in fuga; o la incontenibile Joyce Bernal col suo vitalismo trasferito a Hong Kong, in questa favola noir quelle del mercato all’aperto di verdure e ani- ironico-surreale: un carattere tipico dei filip- che ruota attorno alla costruzione di un gi- mali vivi e morti delle cui interiora crude i pini, che sembra non si prendano mai sul se- gantesco Buddha che l’aspirante imperatrice presenti si ingozzano a piene mani, come in rio, anche quando mostrano realtà al limite senza scrupoli vuole costruire per ottenerne un celebre banchetto di Indiana Jones. Tra le del sostenibile, trasfigurandole con le loro sto- la benevolenza. Ed ecco succedersi pozioni ve- commedie, da sempre uno dei punti di forza rie iperboliche, paranormali ed eccessive. E lenose, talismani, incomparabili combattimenti del Far East, il giapponese Survival family è tra mancano anche le deliziose romance come- volanti che ci avevano stupito per la prima volta le migliori sulla piattaforma, soprattutto per dies di Taiwan oppure, rimanendo alla Corea nell’Ang Lee de La tigre e il dragone, spade magi- la vena grottesca e antirealista calata nella vita del Sud, il filone duro dei teen-gang dramas che, macchine e ponti levatoi cigolanti, tarta- quotidiana, un altro dei caratteri più originali nei college studenteschi. Tuttavia, sono tante rughe di fuoco, agguati nel Monastero Infini- del genere in Estremo Oriente. L’aspetto più le proposte di rilievo nella piattaforma fedeli to dove chiunque entra viene eliminato e dove curioso e l’effetto comico maggiore deriva dalla di- ai canoni più autentici dell’Estremo Oriente, vengono attirati coloro che potrebbero opporsi sinvoltura e dall’apparente distacco con cui i pro- fuori dai nostri stereotipi. Si può cominciare alla sua ascesa. E continuando in una esplorazio- tagonisti affrontano le situazioni più inverosimili. dalla saga cinese di Detective Dee, un trionfo ne a volo d’uccello, ecco un altro action movie di segue a pag. successiva 64 [email protected]

segue da pag. precedente comune in un giovane. Inversioni di ge- In questo caso, l’improvviso e irrazionale nerazioni, per un elogio della poesia, sblackout totale che lascia l’intera capi- della forza d’animo e del sorriso. “Gli tale inspiegabilmente senza energia a uomini mi dicevano di non sorridere o tempo indeterminato, senza che questo si innamoravano di me. Se lo faccio suc- turbi la flemma della famiglia, mentre cederà anche a lei”, sussurra al vecchio in città si torna al baratto e iniziano mi- che accudisce e le rimprovera la sua ri- grazioni a piedi sulle autostrade alla ri- servatezza. Un invito a vivere, comun- cerca di luoghi dove ancora ci sia elettri- que. Un film sulla bellezza delle parole cità. Nelle campagne si va a caccia di ostinatamente ricercata in ogni mo- cinghiali e maiali con i coltelli e si rimet- mento della quotidianità appuntando tono in funzione locomotive a vapore: su un blocco ogni insignificante parti- una sorta di manuale di sopravvivenza, “Survival family” di SHINOBU Yaguchi, Giappone colare. “Schiacciata e calpestata per pas- come dice il titolo del film. Commedia di sare a nuova vita”, pensa di se stessa os- situazione con venature fiabesche e an- servando delle susine mature cadute tispettacolari è il giapponese Le incredi- dall’albero dopo avere appreso la peg- bili avventure di Fuku-Chan, dove trionfa giore notizia della sua esistenza. La poe- il gusto anch’esso tutto orientale del pa- sia è rimedio alle offese della vita, per- radosso e dei dialoghi non sense affidati ché “amare la poesia significa sempre a personaggi stralunati e ai margini, che cercare la bellezza”. Eppure la parabola non vogliono crescere e preferiscono è amara pur nel suo nobile intento, per- perdersi nel loro mondo incantato fatto fino beffarda: il mondo attorno non di aquiloni e partite a baseball giocate cambia, e anzi sembra infierire ancora con rami d’albero. Eppure questa com- di più su chi peggio ne sopporta le cru- media dalla comicità apparentemente dezze, colpendolo dritto nell’anima, in ingenua, interpretata senza possibilità quella sua unica ragione di speranza e di accorgersi, persino nella voce, da “Poetry” di CHANG-DONG Lee, Sud Corea di sollievo: la bellezza della parola. An- un’attrice nel ruolo del goffo Fuku-Chan cora una volta, il bene e il male che sono (scelta per noi incomprensibile e senza tutt’uno nella circolarità delle cose per alcuno scopo apparente, se non quello gli orientali, anche qui si incontrano e si di un puro esercizio attoriale e di diver- scontrano in tutto il loro ineluttabile timento registico), nasconde una pro- corso, che va accettato. Alla fine, resta fonda vena poetica e di buoni sentimenti per gli altri alla memoria il testamento che sorride, senza deridere, sull’inettitu- di quell’unica, definitiva e incomparabi- dine a vivere, distaccandosi completa- le poesia tanto a lungo desiderata e ri- mente dalle nostre sit-com. Più intro- cercata, giorno dopo giorno. spettivo il sudcoereano Little Forest, che E l’horror puro, a cui il festival dedicava è prima di tutto un trionfo dei cinque ogni anno delle maratone notturne, in sensi, e un elogio del ritorno ai ritmi assenza del maestro Erik Matti può con- lenti e contemplativi della vita in cam- “Zombie contro zombie” di UEDA Shinichiro, Giappone tare su Il cacciatore di vampiri di Hong pagna a contatto con la natura e senza i Kong ma soprattutto sulla sorta di paro- comfort cittadini. Naturalmente non dia giapponese del genere Zombie contro accade nulla, proprio come succede nel- Zombie, di per sé non originalissimo la comune vita di ognuno di noi, salvo nell’idea del film nel film, ma inconsue- soffermarsi di più sulle piccole cose mi- to per la tecnica volutamente semiama- nimaliste: un semplice dialogo, i pensie- toriale con cui sono girate le scene cen- ri della giovane protagonista , l’arrivo trali. Camera quasi sempre a spalla che atteso con trepidazione di una lettera non trova pace, inquadrature sbilenche recapitata dal postino come non ci acca- e improbabili, rumori molesti fuori de ormai da tempo immemorabile. Ma campo, trucco pasticciato, effetti arti- soprattutto c’è l’insistenza sul cibo e sul- gianali, attori ancora una volta giova- la preparazione in tempo reale di pie- nissimi che recitano di proposito da di- tanze fatte in casa, secondo la cucina lettanti come per un filmino di fine naturista orientale, in un piccolo trionfo anno scolastico. Ed è proprio questa la di colori, e solo immaginabili sapori e trovata più originale: è la troupe del film profumi. E ci si dilunga, in questo tem- che deve per emergenza sostituirsi agli po ritrovato, nella realizzazione di vere e attori professionisti, in un unico piano proprie ricette accompagnate da orien- sequenza per scelta, improvvisando. Ma tali precetti, come la preparazione del “Det Dee e i quattro re celesti” di TSUI Hark, Hong Kong “recitano con il cuore”, dice una di loro. punch di riso con il malto e il lievito “che L’ironia sul genere inflazionato, la go- va bevuto al freddo, in compagnia” o del Mak- vita frenetica della metropoli per riscoprire i liardata, la goffaggine portata a paradigma geolli “che va bevuto col vento freddo”. E poi il ritmi rurali perduti. E non è una rarità nel ci- funzionano, per un filmetto da due soldi di tempo sospeso: l’attesa della comparsa dei nema del Far East l’interesse per le commedie puro divertimento, meravigliosamente privo frutti piantati nell’alternarsi delle stagioni, le generazionali. Anche all’opposto, come nel di stile e di qualsiasi senso, che nessun pro- patate, i pomodori e il cavolo novello, la felce drama Poetry, che già vira verso il cinema duttore occidentale si sognerebbe per un atti- fresca. E con protagonista non una persona d’autore, e che ha al centro della storia una don- mo di finanziare e far uscire nelle sale. adulta come sembrerebbe più funzionale a na in età avanzata. La quale in modo non usuale una vicenda del genere, ma una ragazza gio- inizia a confrontarsi con la poesia come rime- vanissima che sceglie di dare un taglio alla dio alle sventure, cosa che forse sarebbe più Giovanni Verga 65 n. 93

Un treno, un film #21 Kilómetro 111 Stavolta, più che un parecchio tentennato, persuaso dalla dispera- treno, ad essere prota- zione di uno di essi che tenta d’incendiare il gonista è una stazio- raccolto, per aiutarli Ceferino, contravvenen- ne: come in Breve in- do agli ordini dei superiori, gli concede di po- contro, Stazione Termini, ter trasportare il loro grano sul treno, sebbene Destinazione Piovarolo, gli agricoltori non abbiano denaro con cui pa- Marisa la civetta, Treni gare e pagarsi il passaggio. Nella capitale, i re- strettamente sorvegliati sponsabili delle ferrovie, venuti a conoscenza e tanti altri film. Quel- del suo gesto convocano Ceferino presso la lo- Federico La Lonza la che presento è una ro commissione: ed essa, pure lodando la no- pellicola argentina diretta da nel biltà del suo intento, non può che licenziarlo 1938, che ha il titolo in lingua spagnola per dal suo incarico. Ma al suo ritorno al Kilómet- non essere mai giunta nel nostro paese. Il chi- ro 111 Ceferino scopre che gli agricoltori, i lometro 111 indica una località della provincia quali nel frattempo a Buenos Aires hanno il «boy», i «very well» e via dicendo, specie di Buenos Aires, appena una frazioncina sen- venduto il grano a un prezzo eccezionalmente quando si esprime con l’amica Beatrice; du- za nome, sorta appunto - s’indovi- rante una festa popolare degli agri- na - attorno alla fermata del treno. coltori che si tiene nell’abitato, coa- Scritto da Enrique Amorim, Sixto diuvata da Beatrice che le fa da Pondal Ríos e Carlos Olivari, con la spalla recita una poesia, suscitan- fotografia di Antonio Merayo, la do applausi soprattutto per la sua scenografia di Raúl Soldi, il mon- grazia; sogna il successo nel cine- taggio di Nicolás Proserpio e la ma e sulla parete dove ha lo schie- musica di Rodolfo Sciammarella, nale del letto campeggia un bel ri- prodotto e distribuito dall’Argentina tratto fotografico di Cary Grant Sono Film, Kilómetro 111 è un film in («che non è della famiglia», dice bianco e nero della durata di 103 minu- Ceferino, il quale ironico chiede al- ti, una commedia drammatica che la nipote come mai non lo sostitui- bene illustra certe contraddizioni sca con uno di lui). Nondimeno, ella sociali tipiche della realtà - non so- è legatissima allo zio, e proprio per lo argentina - di quell’epoca. non dargli un dolore quando si reca Essa racconta di Ceferino, il capo- a Buenos Aires per effettuare un stazione della fermata al chilome- provino cinematografico timbra il tro 111, un vecchio scapolone che suo biglietto di notte mentre lui vive in un appartamento dell’edifi- dorme, e se ne va senza dirgli nulla. cio della stazione in compagnia della deliziosa favorevole, al corrente del suo licenziamento, nipote Jolanda, orfana, che è più o meno pro- per ringraziarlo della sua generosità gli han- messa al suo corteggiatore Nicanor. Ceferino no comprato una stazione di vendita di com- è un buon diavolo, ma su certe cose non tran- bustibili, giacché il miglioramento della stra- sige: così Jolanda, che sogna un avvenire nel da carrabile con la capitale presto metterà in cinema, disattendendo allo zio fugge a Bue- subordine il collegamento ferroviario. Per su- nos Aires, dove solo l’intervento di Ceferino, blime ironia, il suo discorso all’inaugurazione venuto a cercarla, la salva dal raggiro di un del distributore viene disturbato dal passag- gruppo di truffatori che promettono il succes- gio di un treno. so a tante illuse aspiranti attrici. Gli agricolto- A interpretare Ceferino fu Pepe Arías, allora ri dell’estancia (vasta tenuta) di don Fagundo uno dei comici argentini più in voga, nome di Cáceres, presso la zona in cui si trova la sta- punta dell’Argentina Sono Film, che con Soffi- zioncina, vengono sfruttati ignobilmente da ci, due anni prima, aveva già interpretato don Roque, il possidente che è il loro abituale Puerto Nuevo; sua nipote Jolanda fu Delia Gar- compratore di grano, il quale, nonostante l’ot- cés, futura grande attrice al suo primo ruolo tima qualità della merce, con varie scuse ab- di discreto spessore; l’amica di Jolanda, Bea- bassa sempre più il prezzo per l’acquisto, sicu- trice, Inés Edmonson, una bella ragazza bion- ro del fatto che essi non abbiano altre alternative da anch’ella tra le protagoniste del cinema ar- per la vendita. È lo stesso Ceferino a suggerire gentino nell’epoca d’oro; il fidanzato di agli agricoltori di recarsi a Buenos Aires per Jolanda, Nicanor, era Ángel Magaña, uno dei ottenere in banca un prestito di 5.000 pesos, galanos (amorosi) allora più in voga, e suo pa- in modo da poter vendere il grano al giusto dre Celadonio il bravissimo José Olarra; don prezzo ad altri acquirenti portandolo nella ca- Roque, Cirilo Etulain, e don Fagundo, Alberto pitale: e per agevolarli, li accompagna. In un Terrones; completavano il cast Miguel Gómez primo tempo il prestito viene loro accordato, Bao, Héctor Méndez, Juan Bono, Choly Mur, ma poco dopo, per favorire gli svaghi del figlio Arturo Podestá, Eduardo Zucchi, Julio Renato, spendaccione, don Fagundo interviene presso Leticia Scuri, Héctor Ferraro, Adolfo Meyer e Ceferino è un bel tipo ameno: impiegato alle la stessa banca, di cui è il maggiore azionista, Cayetano Biondo. ferrovie da diciannove anni, assume un atteg- chiedendo un prestito di 50.000 pesos, cosic- Jolanda è la classica ragazza ‘americanizzata’: giamento serioso d’involontaria comicità ché per causa di forza maggiore gli agricoltori benché viva in una frazioncina immersa nella ogni volta che compie il ‘sacro rito’ del suono si vedono negato il loro. A quel punto, dopo aver provincia, il suo fraseggio include gli «Okay», segue a pag. successiva 66 [email protected]

segue da pag. precedente sapietemente a quelli drammatici, senza che della campanella che avvisa i passeggeri l’uno prevarichi sull’altro; bene inquadrata dell’imminente partenza del treno, ma in storicamente, la pellicola offre molti interes- un’occasione, a dispetto del suo formalismo santi spunti di critica sociale. Il motivo di fon- dimentica perfino di calcarsi in capo il berret- do è costituito dal confronto tra gli agricoltori to da capostazione. Egli si lamenta per la scar- e gli accaparratori di grano (spesso a braccet- sa affluenza di passeggeri (tanto che un gior- to con certi latifondisti), che favoriti dall’iso- no ha perfino la sorpresa di veder sfilare un lamento e dalla scarsità di alternative e risor- treno davanti alla stazione senza che questo si se dei primi, solevano acquistarlo a prezzi fermi per la sosta preventiva), ma non fa mol- indegni, per poi rivenderlo a cifre assai rile- to per venire incontro a certi viaggiatori, met- vanti a industriali ed esportatori. Poiché per tendosi in urto con don Fagundo per via di trasportare il grano gli accaparratori si servi- una valigia di quest’ultimo scaricata per erro- vano del treno, e la ferrovia argentina in quel “Kilometro 111” (1938). Ángel Magaña e Delia Garcés re in un’altra stazione. Quanto al resto, se si periodo era di proprietà britannica, questo escludono le partite a bocce, non è troppo vi- mezzo non era molto ben visto da terrazzani e taiolo: un suo divertimento consiste, quando gente umile, che accusava i responsabili della vuol far sapere una cosa in paese, nel recarsi ferrovia di essere loro complici (nel film, Cefe- nella bottega del suo amico barbiere a confi- rino informa don Roque che nel corso dell’ul- darsi, pregandolo di mantenere il segreto: tima settimana sono stati soltanto tre i bi- così ha la certezza che l’indomani lo sapranno glietti venduti per passaggi in qualche tutti. Anche la scena di Ceferino nel dormito- convoglio). Mentre questo confronto era in rio di Buenos Aires è ricca di preziosi dettagli atto, il trasporto ferroviario perdeva colpi an- e pungenti osservazioni; così come quando che a motivo della costruzione di nuove stra- dalla capitale lui invia un telegramma agli de asfaltate, comode carreteras dove a costi agricoltori in rivolta contro i nuovi responsa- comparativamente inferiori i camion attua- bili della stazione, per annunciargli il suo vano rapidi collegamenti con i principali cen- prossimo arrivo ed esortarli a non hacer maca- “Kilometro 111” (1938). Delia Garcés e Inés Edmonson tri economici. Quando Ceferino accetta di far nas, cioè a non fare spropositi, e l’impiegato portare a Buenos Aires il grano degli agricol- gli cancella il termine perché volgare, portan- tori, disposto a far loro pagare il prezzo del dolo a scrivere di non hacer travesuras, non fare trasporto soltanto dopo che esso sarà vendu- scherzi. to, la sua azione è in palese contravvenenza Uscito nelle sale il 31 agosto del ’38 (ma era sta- con le norme della ferrovia, e la reazione dei to girato quasi due anni prima, tanto che a responsabili - pure apprezzando l’umanità del questa data uno dei suoi interpreti, l’attore suo gesto - non può tradursi che nel suo licen- Arturo Podestà, era già morto da otto mesi), ziamento. Egli viene, sì, ricompensato dagli Kilómetro 111 è uno dei più bei film di Soffici, agricoltori col distributore di benzina, col uno dei suoi primi capolavori. Come altri suoi quale presto Ceferino potrà fare affari d’oro, reputati colleghi, Soffici, uno dei più cospicui perché il trasporto si svilupperà sempre più su registi argentini dell’epoca d’oro, era di strada, a danno della ferrovia. Disgraziata- schietta origine italiana: nato a Firenze il 14 “Kilometro 111” (1938). Delia Garcés e Pepe Arías mente, quest’ultima si è fatta una verità stori- maggio 1900 e morto a Buenos Aires il 10 ca, valida non solo per l’Argentina ma per la maggio 1977, giunse in Argentina negli anni maggior parte dei paesi del Sudamerica; dove Venti e s’appassionò subito al cinema, lavo- nazioni di grande estensione, come appunto rando come attore e debuttando alla regia nel l’Argentina e il Brasile, pur disponendo spesso ’24 con Muñeca, un cortometraggio sperimen- di ottimi tracciati ferroviari, hanno visto for- tale girato in 16 mm; il suo primo film sonoro, temente ridursi il trasporto su ferrovia in fa- El alma de bandoneón, è del ’35, e mostra già la vore di quello su strada; quando nella maggior sua notevole maturità. Seguiranno, tra le al- parte dei casi è quest’ultimo a offrire maggio- tre, opere di saldissimo spessore quali Viento re comodità e migliori garanzie. norte (’37), El camino de las llamas (’38), Prisione- Oggi si chiama “Kilómetro 111” una nota rivi- ros de la tierra e El viejo doctor (’39), Vacaciones en sta argentina sul cinema. el otro mundo (’42, versione ispanoamericana de Il fu Mattia Pascal di Pirandello), Tres hom- Federico La Lonza bres del río (’44), La cabalgata del circo (’45), Tierra “Kilometro 111” (1938). Pepe Arías del Fuego (’48), El extraño caso del hombre y de la protagonista nel doppio ruolo del Dottor bestia (’51, dov’egli, oltreché regista, fu incisivo Jeckyll e di Mr. Hyde), (’53), (’54), Orio bajo (’56), Rosaura a las diez e Isla brava (’58), Chafalonías (’60) e Pro- piedad (’62). Soffici inoltre ebbe il grande pre- gio di saper valorizzare moltissimo gli attori, alcuni dei quali dettero il loro meglio sotto la sua regia, e divennero per qualche tempo suoi ‘feticci’: come Enrique Muiño, Ángel Magaña, Elisa Galvés e Pedro López Lagar. Egli fu tra l’altro il regista che diresse nei suoi due film più importanti (uno dei quali - La pródiga, ’45 - fu l’unico suo da protagonista) Eva Duarte, poi per tutti Evita Perón. “Kilometro 111” (1938). Pepe Arías e Ángel Magaña In Kilómetro 111, gli aspetti comici si mescolano “Kilometro 111” (1938). Delia Garcés 67 n. 93

Cineforum NS 01 – Sommario Editoriale di Emanuela Martini asettica di Mildred Montag in Fahrenheit 451 di Elisabetta Sgarbi. Una band di extraterrestri. In questo numero di «Cineforum» ci sono un Ray Bradbury). L’autrice racconta l’incontro con i suoi perso- sacco di comunisti, o post-comunisti, post-sta- Forse la fantascienza ha davvero capito e anti- naggi p. 93 linisti, post-caduta Muro, o trotskisti, krusce- cipato tutto. Se fosse così, ci sarebbe molto di Massimo Lastrucci Facce da balera Il liscio nel viani, marxisti leninisti, beat dissidenti, comu- che preoccuparsi. E vale la pena di ricomin- cinema italiano p. 96 nisti eretici o comunisti delusi. ciare a pensare come uscire dal mondo sem- Stardust memories. Carlo Pagetti. Omaggio a L’idea di un approfondimento sul (genericis- pre più distopico che ci siamo creati. O forse, George Orwell. Dal maiale Napoleone al Gran- simo) concetto di comunismo nel cinema più invece, stiamo vivendo in una ucronia e da de Fratello p. 104 o meno contemporaneo ci era venuta fin dalla qualche parte c’è l’altro universo dove tutto Gli anni della fenice. Emiliano Morreale, Ma- Mostra di Venezia, dove almeno due film Ca( - questo non è successo. Basta chiedere a Philip ri compagni di Andrej Končalovskij e Miss Marx Dick. di Susanna Nicchiarelli) ci ragionavano sopra Emanuela Martini / The Man in the High Ca- (ma per esempio anche One Night in Miami di stle p. 8 Regina King rifletteva su una specifica lotta di primo piano classe e di pelle). E su questa prima idea si so- Alberto Crespi, Pastorale comunista. Tracce no innestati, un po’ per Caso e un po’ per Sto- di utopia nel cinema contemporaneo p. 10 ria, l’eccentrico Edgar Morin, che fu espulso Lorenzo Rossi, Una partitura incompiuta. Il cine- dal Partito Comunista Francese nel 1951, e il ma dell’est Europa 1991-2021 p. 22 delusissimo George Orwell, che andò a com- Roberto Manassero, Kinoglaz Cinema russo battere in Spagna nel ‘36 e ritornò in Inghil- 1950-oggi p. 32 terra ancora più arrabbiato con i compagni Grande schermo. Promising Young Woman di comunisti russi di quanto non fosse il prota- Emerald Fennell, Giampiero Frasca. Piccole gonista di Terra e libertà di Ken Loach. donne crescono. La vendetta di Carey Mulli- Fondamentale: non dimenticare, nel bene e gan p. 42 nel male. Non dimenticare che quello che era Collective di Alexander NanauAlessandro Uc- mostruoso nel nazifascismo fu poi altrettanto celliFiamme su BucarestLo sdegno di un cine- orrendo nello stalinismo, ma che anche il ca- asta p. 48 pitalismo liberista prevede derive autoritarie Judas and the Black Messiah di Shaka KingPie- ugualmente letali e lesive. Che la libertà indi- tro BianchiGiuda o dell’ambiguitàIl ragazzo viduale non implica la cancellazione o il di- che tradì Fred Hampton p. 54 sprezzo di diritti altrui, che i Muri (tutti) fan- flash forward. Pier Maria Bocchi, Rodrigo So- no più male che bene. Che il pensiero e le idee rogoyen. Riflettere la Spagna attraverso i ge- vanno coltivate e non dismesse. Mutazioni neri p. 60 costanti e consapevoli del pensiero, con l’ac- Paesaggi italiani. Massimo Causo. Verso Sud cento su “consapevoli”, qualità elucubrativa Gli spettri cromatici delle Puglie p-68 che si contrappone per sua stessa natura alla Anton Giulio Mancino. Di stazione in stazio- riapaola, PieriniEdgar, che avrà cent’anni del rissosità cieca. ne. Gli andirivieni dell’immaginario pugliese 2021. Tutte le stelle di un cinefago eccentrico Ma tornando a Orwell, chi meglio e più di lui p. 74 p. 112 può risvegliare il pensiero e suscitare asso- I l u o g h i M a p p a c o n l e l o c a t i o n d e i fi l m Notebook Belli e dannati di Gianni Amelio nanze, oggi, in tempi di faccioni di Grandi p. 78 Dead Man Il viaggio circolare di William Bla- Fratelli a est e a ovest o di lugubri fisionomie Anton Giulio Mancino. Tra bellezza e impe- ke p. 118 kgbeiane e spudorate dittature militari. Come gno. Intervista a Michele Placido p.80 Riveduto e politicamente corretto di Gualtie- in tempi di pandemia: città talvolta vuote e Focus Extraliscio – Punk da balera di Elisabetta ro De Marinis. Rileggere Lolita nella Contea di schermi, schermi, schermi casalinghi ovun- Sgarbi, Emanuela Martini Punk’n’Polka. Tra i Los Angeles p. 122 que (certo, meno male che questi schermi ci Giro d’Italia 2020 e Sanremo 2021, il nuovo il lungo addio Federico Pedroni. L’uomo ghi- sono, ma poi finiamo per sentirci sempre più sound del gruppo romagnolo p. 86 g n a n t e . I m i l l e v o l t i d i C h r i s t o p h e r P l u m m e r intrappolati in case sinistramente simili a quella Nexo Musicals p. 92 p. 126

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DdCR | Diari di Cineclub Radio - PODCAST dal 25 febbraio 2021 al 26 marzo 2021

Roma e i suoi fasti | Ventiquattresima Punta- primi imperatori della dinastia dei Severi”. Daniela Murru legge Gramsci (XLV). Lettura ta. Caracalla e gli ultimi imperatori della dina- Conduce Roberto Luciani. |19.03.2021|15:23 | delle lettere che Antonio Gramsci scrisse dal stia dei Severi”. Conduce Roberto Luciani. | https://bit.ly/3eUIz1W carcere milanese di San Vittore a sua cognata 26.03.2021 | 10:36 | https://bit.ly/2PbMYmL Letture delle lettere che Antonio Gramsci Tatiana Schucht: Milano, 10 e 17 ottobre 1927. Daniela Murru legge Gramsci (XLVII). Lettu- scrisse dal carcere milanese di San Vittore a 12.03.2021|06:21 | https://bit.ly/2OPd6mE ra delle lettere che Antonio Gramsci scrisse sua madre Giuseppina Marcias ed a sua co- Magnifica ossessione di Antonio Falcone (X). dal carcere milanese di San Vittore a sua co- gnata Tatiana Schucht: Milano,12 dicembre Magnifica ossessione, la rubrica mensile di gnata Tatiana Schucht: Milano,26 dicembre 1927. |19.03.2021|07:29 | https://bit.ly/3cT- Antonio Falcone (X). Ricominciare da Massi- 1927. |26.03.2021|04:58 | https://bit.ly/3cnQLGf 9bOq mo. 11.03.2021|09:41 | https://bit.ly/3ckJLcb Frammenti dall’Inferno | I Brano. Il M° Sergio QL Quaderni Letterari | Nona Puntata. La po- Giorgia Bruni legge Pier Paolo Pasolini (XXX- Ciulli legge Dante I Brano: Nel mezzo del esia oggi in Italia: un popolo composto da 3 VI). Lettera di Pier Paolo Pasolini all’amico cammin... Introduzione musicale del M° Da- milioni di autori. Intervista al dott. Mario Ma- poeta Sandro Penna - febbraio 1970 - in “Lette- niele Andriola. |25.03.2021|02:39 | https://bit. cioce, presidente dell’Accademia Vittorio Al- re” Volume II - a cura di Nico Naldini - Einau- ly/3rqIPbA fieri di Firenze. Con la collaborazione di En- di 1988 |11.03.2021|05:29 | https://bit.ly/3bA- Giorgia Bruni legge Pier Paolo Pasolini (XXX- nio Bazzoni della Nardini editore. Conduce GE0D VIII). Leggo la prima scena dell’opera teatrale Maria Rosaria Perilli |18.03.2021|27:37 | ht- Riflessioni su arte e cinema | Trentunesima “La Poesia o la Gioia” scritta nel 1947 ma edita tps://bit.ly/3tu1yob Puntata. Vino e pane di Ignazio Silone, ovvero solo nel 2001, nell’edizione dei Meridiani. Giorgia Bruni legge Pier Paolo Pasolini (XXX- la riscoperta dell’eredità cristiana. Conduce |25.03.2021|07:15 | https://bit.ly/3spvD8m VII). Lettera di Pier Paolo Pasolini a Silvana Giacinto Zappacosta. 10.03.2021|02:56 | ht- Riflessioni su arte e cinema | Trentatreesima Mauri 1950 |18.03.2021|16:48 | https://bit.ly/3l- tps://bit.ly/38shcIz Puntata. “Al di là dei sogni”. La vita dopo la t4Bdt Nobel per la letteratura | Trentunesima Pun- morte. Conduce Giacinto Zappacosta. Riflessioni su arte e cinema | Trentaduesima tata. Ernest Hemingway, premiato nel 1954. |24.03.2021|03:33 | https://bit.ly/3feHfqO Puntata. Leggere la storia, al di là dei (falsi) Da “Il vecchio e il mare” (1952), l’incipit. Con- I suoni, i pensieri nelle parole (15°).la poetica miti. Conduce Giacinto Zappacosta. duce Maria Rosaria Perilli. 10.03.2021|03:25 | del sempre - Carmen De Stasio introduce An- |17.03.2021|06:18 | https://bit.ly/3vDlXJ4 https://bit.ly/30rQ883 tonio Spagnuolo.| 24.03.2021|09:40 | https:// Nobel per la letteratura | Trentaduesima Pun- Poesia del ‘900 (XXXVIII). Pierfranco Bruni bit.ly/3rmipYl tata. Rabindranath Tagore, premiato nel 1913. legge Marcel Proust , “Contemplo spesso il Nobel per la letteratura | Trentatreesima Pun- Dalla silloge “Gitanjali” (pubblicata in Italia cielo della mia memoria”, s.d. Da “Poesie d’a- tata. Samuel Beckett, premiato nel 1969. Dalla nel 2006), la poesia “Chi sei tu lettore”. Con- more” 2018, Mimesis. 09.03.2021|04:22 | ht- silloge “Oroscopata e altri versi d’occasione” duce Maria Rosaria Perilli. |17.03.2021|03:17 | tps://bit.ly/38qH6wf pubblicata in Italia nel 1973, la poesia “Home https://bit.ly/30Xc8Yl Raccontare la Fotografia | Seconda Puntata. Olga”. Conduce Maria Rosaria Perilli. Poesia del ‘900 (XXXIX). Pierfranco Bruni legge John Berger - Capire una Fotografia - Sulla fo- |24.03.2021|03:40 | https://bit.ly/3tTIcsT Stefano D’Arrigo, “Oggi tu alzi le tue mani” da tografia del Che morto - L’Immagine dell’im- Poesia del ‘900 (XL). Pierfranco Bruni legge “Codice siciliano”, 1957. |16.03.2021|01:21 | ht- perialismo. Conduce Iris Claudia Pezzali Mario Luzi, “Non andartene”, da “Dottrina tps://bit.ly/3tqdPK7 |08.03.2021|11:48 | https://bit.ly/3t04ZCS dell’estremo principiante” 2004. Heimat e la memoria d’Europa | Terza Punta- |23.03.2021|01:38 | https://bit.ly/3shanBk ta. La tradizione dell’Heimatfilm-parte secon- La Fiaba nella Fiaba | Ventitreesima Puntata. La lanterna magica di Bergman | Ottava Parte. da. Conduce Barbara Rossi. |16.03.2021|09:59 La Donna Pesce, la Menta e il furto della voce. “Bergman cinefilo”. Conduce Roberto Chiesi. | https://bit.ly/38HOCTO Seconda Parte. Da “Mammoy, di Catorchio, |23.03.2021|11:20 | https://bit.ly/3cXelsH La lanterna magica di Bergman | Settima Par- Cletus e altre avventure” di Patrizia Boi. Con- Raccontare la Fotografia | Terza Puntata. te. “Bergman e la commedia”. Conduce Ro- duce l’autrice. |08.03.2021|15:16 | https://bit. Omaggio a Giovanni Gastel - Sentire la luce berto Chiesi |16.03.2021|11:18 | https://bit. ly/3qkXVyU col cuore, una riflessione sul suo libro Un ly/30LkCSD Roma e i suoi fasti | Ventunesima Puntata. “I eterno istante: La mia vita. Conduce Iris Clau- La Fiaba nella Fiaba | Ventiquattresima Pun- primi imperatori adottivi”. Conduce Roberto dia Pezzali |22.03.2021|26:27 | https://bit. tata. Geltrude, il Bisso e la corona di Mirto. Luciani. | 05.03.2021|13:40 | https://bit. ly/317mPbe PRIMA Parte. Da “Mammoy, di Catorchio, ly/3bjNzLy La Fiaba nella Fiaba | Venticinquesima Punta- Cletus e altre avventure” di Patrizia Boi. Con- Daniela Murru legge Gramsci (XLIV). Lettura ta. Geltrude, il Bisso e la corona di Mirto. Se- duce l’autrice. |15.03.2021|12:58 | https://bit. della lettera che Antonio Gramsci scrisse dal conda Parte. Da “Mammoy, di Catorchio, Cle- ly/38GQmfN carcere milanese di San Vittore a sua madre tus e altre avventure” di Patrizia Boi. Conduce Roma e i suoi fasti | Ventiduesima Puntata. Giuseppina Marcias: Milano, 3 ottobre 1927. l’autrice. 22.03.2021|09:32 | https://bit.ly/2NF- “La fine della dinastia degli Antonini”. Condu- |05.03.2021|04:56 QqW3 ce Roberto Luciani. |12.03.2021|12:39 | https:// | https://bit.ly/2Oq5d72 Roma e i suoi fasti | Ventitreesima Puntata. “I bit.ly/3cjydWw segue a pag. 71 69 n. 93 Diari di Cineclub | YouTube www.youtube.com/diaridicineclub Ultimi programmi caricati sul canale di Diari di Cineclub di YouTube mese di Marzo. Inizia a seguire i nostri programmi video. Iscriviti, è gratuito Mario Monicelli | Film I Soliti Ignoti (1958) Capostipite della com- media all’italiana, non- ché primo ruolo comi- co per Vittorio Gassman (imposto alla produzio- ne da Monicelli), conta Nicola De Carlo alcune sequenze di cul- to note a tutti: vedi quella dei ladruncoli che si consolano mangiando pasta e ceci. Inegua- gliabili i personaggi (e relativi interpreti: il vecchietto Capannelle, il siciliano Ferribotte, Dante Cruciani, alias Totò, maestro di effra- zione). La parodia del noir alla francese è gu- stosa, ma s’intravede anche la critica dell’inci- piente “boom economico” nazionale. Ebbe un seguito italiano e alcuni remake americani: in particolare Welcome to Collinwood (2002), con George Clooney nella parte già di Totò. | https://youtu.be/_J5zvqCwXbs La Grande Guerra (1959) Altra dimostrazione di come, al regista, an- dasse stretto il confine tra comicità e dram- ma. Nei ruoli del milanese Giovanni Busacca e del romano Oreste Jacovacci, soldati “lavativi dopo l’altra. Lo assecondano “spalle” formida- Proibito è un film del 1954, diretto da Mario e fifoni” che diventano eroi per forza,- Gas bili come il decadente nobile bizantino Teofi- Monicelli, tratto dal romanzo La madre di sman e Sordi danno il meglio di sé; e il secon- latto (Gian Maria Volonté) e il vecchio ebreo Grazia Deledda. | https://youtu.be/caQ- do si mostra all’altezza delle parti drammati- Abacuc (Carlo Pisacane, alias “Capannelle”), Stz-gZ1s che. Grande regia per un colossal italiano in protagonista di un episodio struggente. Il Un eroe dei nostri tempi (1955) | https://youtu. Cinemascope, con fotografia, scene e costumi motivo conduttore (“Branca, Branca, Bran- be/o4G4m0O6440 di altissimo livello. Al contrario del cinema ca…”) diventa un tormentone. | https://youtu. Il medico e lo stregone (1957) | https://youtu. americano, però, Monicelli mette in scena be/2FCvryqWZ8w be/S2UF5APjx_o una guerra anti-epica, sporca e cieca. Come Il Marchese del Grillo (1981) Padri e figli (1957) nelle due scene della morte, ugualmente in- Non l’opera migliore di Monicelli; e tuttavia Padri e figli è un film del 1957 diretto da Mario sensata, di un povero soldatino italiano e del un film amatissimo, continuamente - pro Monicelli, vincitore dell’Orso d’argento per il suo omologo tedesco. | https://youtu. grammato in tv, che non si può trascurare. miglior regista al Festival internazionale del be/0wixLm8nm88 Nella Roma papalina d’inizio ‘800 il marchese cinema di Berlino nel 1957. | https://youtu. I Compagni (1963) Onofrio del Grillo, nobilastro antenato del ti- be/1EGaV20frcs Film-cardine della poetica umanista e antire- po sordiano, passa il tempo tra burle e amo- Toh, è morta la nonna! Mario Monicelli, 1969 | torica del regista, affronta una delle epoche razzi (celebre la sua frase “io sono io e voi non https://youtu.be/RjUEsJhIZb4 meno rappresentate al cinema. Nella Torino siete un c…o”). Facendo arrabbiare papa Pio Brancaleone alle crociate, (1970) delle prime lotte operaie, uno sdrucito agita- VII, che lo condanna al patibolo. Sdoppiato Brancaleone alle crociate è un film commedia tore politico (Marcello Mastroianni) organiz- nei personaggi del marchese e del suo sosia, il di Mario Monicelli del 1970, seguito ideale del- za uno sciopero a oltranza. La cavalleria inter- carbonaio Gasperino, Alberto Sordi decanta le le avventure narrate nel precedente L’armata viene in aiuto dei padroni e un operaio resta interpretazioni di un trentennio. Su uno sce- Brancaleone. | https://youtu.be/DxnKESNmq8s ucciso. Monicelli compone un film storico a nario dove il regista riscrive la Storia in ver- Al diavolo la celebrità è un film del 1949 diretto venature intimiste, forse mai apprezzato in sione sordido-realistica. | https://youtu.be/ da Mario Monicelli e Steno. Si tratta del se- tutto il suo valore. Il pubblico dell’epoca, fjIULtyhfpo condo film girato dalla coppia dopo Totò cer- spiazzato dall’incerta collocazione di “gene- Le Infedeli (1953) - Le infedeli è un film dram- ca casa. | https://youtu.be/jfYd_oTULxU re”, non lo premiò al botteghino. Ottimi la fo- matico del 1953, di Mario Monicelli e Steno. Totò e i re di Roma è un film del 1951 diretto da tografia di Giuseppe Rotunno e tutto l’appa- Anche se firmato dai due registi per motivi Steno e Mario Monicelli. È l’unico film in cui rato tecnico. | https://youtu.be/3IMgC4vA9wE contrattuali, il film fu diretto dal solo Moni- Totò e Alberto Sordi recitano insieme; il titolo L’Armata Brancaleone (1966) celli. Racconta le vicende di tre donne al- fa riferimento a una domanda che viene pro- Il preferito di Monicelli. Il quale riambienta la to-borghesi - Luisa, Liliana e Lulla - tutte infe- posta a Totò durante l’esame per la licenza commedia all’italiana in un Medioevo da poe- deli nei riguardi dei rispettivi mariti; e di elementare. | https://youtu.be/6OmeKJ6azeo ma del Pulci, smontando la retorica della Sto- Osvaldo, un avventuriero cinico che approfit- Mario Monicelli | Interviste ria tramite le vicende picaresche di Brancale- ta delle loro debolezze, rubando o estorcendo Vita da cani - Intervista a Mario Monicelli one da Norcia, “ronin” fanfarone ma loro denaro. Risate di Gioia – Intervista a Mario Monicelli | coraggioso a capo di una banda di straccioni. I Tempo | https://youtu.be/qcY_eDg82Y4 https://youtu.be/-7W4R9dPVDE Col suo latinorum maccheronico misto a “vol- II Tempo | https://youtu.be/ycgsQgRI8vQ I Compagni - Intervista a Mario Monicelli | gare” italiano, Gassman inanella una gag Proibito (1954) – segue a pag. successiva 70 [email protected]

segue da pag. precedente https://youtu.be/fi7R8T8s5cg segue da pag. 69 https://youtu.be/X-HQTl4wdvQ Nelle sue “Tesi di filosofia della storia” (1939- Giorgia Bruni legge Pier Paolo Pasolini La Ragazza con la Pistola - Intervista a Mario 1940) Walter Benjamin scrive: «C’è un quadro (XXXV). “Lettera a Franco Farolfi, giugno 1941” Monicelli e Tiberio Murgia | https://youtu.be/ di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si tro- Dal primo volume “Pasolini Lettere” 1940-1954, a BNJaSsUFQsU va un angelo che sembra in atto di allontanar- cura di Nico Naldini” |04.03.2021|06:28 | https:// Brancaleone alle crociate - Intervista a Mario si da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli bit.ly/3uQ8ddH Monicelli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. Riflessioni su arte e cinema | Trentesima Pun- 1a parte | https://youtu.be/mEv3gS7H_CA L’angelo della storia deve avere questo aspet- tata. Ma gli americani capiscono la cultura 2a parte | https://youtu.be/6uV8RmKb5CE to. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare classica?Conduce Giacinto Zappacosta. Per la puntata evento “Rai per una notte” una una catena di eventi, egli vede una sola cata- |03.03.2021|03:55 | https://bit.ly/3kHYRfr delle voci più coraggiose della cultura italiana, strofe, che accumula senza tregua rovine su Attrici e dive | Terza Puntata. Il lato oscuro del Mario Monicelli, picchia duro. Undici minuti rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe divismo: il caso “Black Dahlia”. Conduce Bar- di intervista: il padre di tutti gli indignati ci ben trattenersi, destare i morti e ricomporre bara Rossi. |03.03.2021|06:00 | https://bit. regala un punto di vista spietato sulla cultura, l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradi- ly/3uSsxuS sulla televisione e sulla politica del nostro so, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così Nobel per la letteratura | Trentesima Puntata. tempo. https://youtu.be/YeR7whMvREI forte che gli non può chiuderle. Questa tem- Nelly Sachs, premiata nel 1966 - Dalla silloge Mario Monicelli, una cinepresa sulla società pesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a “Al di là della polvere” (1966), la poesia “Oh i ca- italiana | https://youtu.be/3MyX3m7D5Oc cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovi- mini”. Conduce Maria Rosaria Perilli. Mario Monicelli è stato colonna portante della ne sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamia- |03.03.2021|03:03 | https://bit.ly/3e3qzlJ commedia italiana nel secondo dopoguerra: mo il progresso, è questa tempesta»1. Vi rac- Poesia del ‘900 (XXXVII). Pierfranco Bruni opere nelle quali la risata si mescolava sempre contiamo Paul Klee in questa puntata legge Lawrence Ferlinghetti , “Non come Dan- a uno sguardo attento sulla società, mai fini a dell’Opera del Lunedì, cari amici, attraverso te che scopre una commedia”, 1990 - 1995. Da sé stesse - pensiamo a “La grande guerra”, così una delle sue opere più enigmatiche. Buona “Non come Dante” 1996. |02.03.2021|01:26 | ht- come “Vogliamo i colonnelli” o ancora “I soliti visione! tps://bit.ly/305O4T2 ignoti”. Un modo tipico di fare comicità, che L’opera del lunedì, la notte stellata di Vincent Van La lanterna magica di Bergman | Sesta Parte. nonostante tutto permane fino ai giorni no- Gogh | https://youtu.be/jdWPEjcK70g Nel buio del Posto delle fragole. Conduce Ro- stri. Da ControLuce, 16.02.1997. Intervista di «[…] Questa mattina dalla mia finestra ho berto Chiesi |02.03.2021|10:33 | https://bit. Michele Fazioli. guardato a lungo la campagna prima del sor- ly/3e0We71 Mario Monicelli, maestro della commedia ita- gere del Sole, e non c’era che la stella del mat- La Fiaba nella Fiaba | Ventiduesima Puntata. liana | https://youtu.be/7yNvj5o-cNE tino, che sembrava molto grande. Daubigny e La Donna Pesce, la Menta e il furto della voce. Incontro vibrante con il regista Mario Moni- Rousseau hanno già dipinto questo, espri- Prima Parte. Da “Mammoy, di Catorchio, Cle- celli, nato il 16 maggio del 1915 e scomparso mendo tutta l’intimità, tutta la pace e la mae- tus e altre avventure” di Patrizia Boi. Conduce dieci anni fa: la Televisione svizzera lo incon- stà e in più aggiungendovi un sentimento così l’autrice. |01.03.2021|12:39 | https://bit.ly/ tra a lato delle riprese di “Romanzo popolare”, accorato, così personale. Non mi dispiacciono 2NOljHQ mentre il cineasta romano si andava prepa- queste emozioni. […] Credo che faresti bene a Roma e i suoi fasti | Ventesima Puntata. “Gli ultimi rando a uno dei suoi massimi capolavori, lavare quelle tele che sono ben asciutte con ac- imperatori della dinastia Flavia: Tito e Domiziano”. nonché pietra miliare della comicità italiana: qua e un po’ di alcool etilico per togliere il Conduce Roberto Luciani. |25.02.2021|07:45 | ht- l’indimenticabile “Amici miei”, che vedrà la lu- grasso e l’essenza della pasta. Così anche per il tps://bit.ly/3krdsvx ce nel 1975. Da Incontri - Fatti e personaggi Caffè di notte, il Vigneto verde, e soprattutto Daniela Murru legge Gramsci (XLIII). Lettura del nostro tempo, 25.09.1974. Di Enzo De Ber- per il paesaggio che era nella cornice in noce, della lettera che Antonio Gramsci scrisse dal car- nardis. Anche per la Notte (ma lì ci sono ritocchi re- cere milanese di San Vittore a suo fratello Carlo: Mario Monicelli | Omaggio centi, che con l’alcool etilico potrebbero span- Milano, 12 settembre 1927. |25.02.2021|08:19 | ht- Le riprese del film di Monicelli “I compagni”. dere). […] Per quanto riguarda la mostra degli tps://bit.ly/3ssBwRF La settimana Incom 02335 del 22/02/1963 | ht- indipendenti, mi è assolutamente indifferen- QL Quaderni Letterari | Ottava Puntata. L’am- tps://youtu.be/tfg2kT8Uv7k te, fa’ come se non ci fossi. Per non rimanere pliamento del mercato di vendita del libro: la La versione di Mario - Documentario su Ma- assente e per non esporre qualcosa di troppo traduzione in inglese. Intervista a Lori Hethe- rio Monicelli (2012) - Regia di Mario Gianni, pazzo, forse potresti mandare Notte stellata e rington, traduttrice. Con la partecipazione di Annarosa Morri, Mario Canale, Felice Farina, il paesaggio verde-giallo, che era nella cornice Ennio Bazzoni, direttore editoriale della Nar- Wilma Labate | https://youtu.be/2FhnuNDV- di noce. Poiché sono due quadri di colori con- dini di Firenze. Conduce Maria Rosaria Perilli 0Gs trastanti, forse riusciranno a dare agli altri lo |25.02.2021|27:20 | https://bit.ly/2Mn0geM Mario Monicelli, l’artigiano del cinematogra- spunto per ottenere effetti notturni migliori. Doroga dlinnaja, Lunga è la strada | Settima fo, documentario di Donatella Baglivo (1999), […]» Così Vincent Van Gogh a suo fratello Puntata. Trasmissione mensile dedicata alla che ricostruisce sapientemente la carriera e i Theo, il 2 giugno 1889. Vi racconto “La notte Letteratura russa. Jurij Norštejn (prima parte). motivi ispiratori del cinema monicelliano. | stellata” cari amici, un capolavoro dell’umani- A cura di Giulia De Florio (Università di Mode- https://youtu.be/3pmDtaBrPy8 tà, in questa puntata dell’opera del lunedì. na e Reggio Emilia) e Maria Candida Ghidini Mario Monicelli: il gigante del cinema italiano Buona visione! (Università di Parma). |25.02.2021|35:27 ht- - La Vita in Diretta 29/11/2017 | https://youtu. L’opera del lunedì, Van Eyck | https://youtu.be/ tps://bit.ly/3dKETzp be/CjJJMmtN9pY ITwmnMCVnAE A cura di Nicola De Carlo Lo Speciale de La Valigia dei Sogni dedicata a Nel 1434 Jan van Eyck realizza un icona: il ri- Mario Monicelli maestro del cinema italiano | tratto dei coniugi Arnolfini. Secondo l’inter- https://youtu.be/hzg_lwxnzts pretazione tradizionale, il quadro celebrava il Mario Monicelli | Documentari matrimonio tra il mercante lucchese Giovan- Verona / di Mario Monicelli, 12 Registi per 12 Cit- ni Arnolfini, da oltre un decennio stabilitosi a tà, LUCE, 1989 | https://youtu.be/aULpzGL2mac Bruges, e Giovanna Cenami. C’è un mondo in questo dipinto, cari amici. Vi raccontiamo un Dialogues: la divulgazione artistica al tempo capolavoro dell’umanità, in questa puntata di YouTube | Articolo di Stefano Macera su dell’opera del lunedì. Buona visione! Diari di Cineclub | pag. 21 n. 89 L’opera del lunedì, l’Angelus Novus di Paul Klee | A cura di Nicola De Carlo 71 n. 93

Ripubblichiamo con new entry segnalate dai lettori offesi per alcune involontarie esclusioni La televisione del nulla e dell’isteria (XLVIII) La Rai TV, insieme al cinema, è stata la più grande industria culturale del paese, che ha favorito l’integrazione nazionale, una lingua comune a tutti, il superamento dei dialetti locali, la possibilità di accesso ad una qualità formativa prima riservata a pochi. L’avvento della TV commerciale ha portato al ribasso senza alcuna resistenza da parte di un pubblico ormai educato ad essere oggetto di consumo in una società dello spettacolo, effimero, volgare, evasivo che conduce alla resa. La TV è anche il più importante mezzo di comunicazione capace di mutare i costumi e le abitu- dini degli spettatori. E il massacro è avvenuto con la responsabilità dei politici interessati alle logiche di spartizione del potere e di favorire risor- se senza un progetto culturale. Ma oggi, quale è la responsabilità di questa ex industria culturale sulla formazione e lo sviluppo del bullismo ita- lico? Chi sono e cosa hanno in comune tra di loro questi personaggi, quale è il loro contributo alla cultura del nostro paese e al resto del pianeta. Perchè la TV dedica molta attenzione a questi personaggi che tutta questa bellezza non hanno e quindi incapaci di condurre e donare bellezza e garbo? Contiamo sui vostri contributi per capirci qualcosa su questa unica “buona scuola” del nulla e dell’isteria. Quale può essere il nostro im- pegno verso la TV che va difesa dai partiti e aiutata a migliorare nella capacità di produzione culturale contro sprechi, clientele e lottizzazioni.

“...Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione...” (Profezia avverata)

Paolo Del Debbio Sandra Milo Mauro Corona

Marco Amleto Belelli noto Alessandro Cecchi Paone Alessia Marcuzzi Alfonso Signorini Antonella Clerici come divino Otelma

Barbara D’Urso Fabio Fazio Gigi Marzullo Flavio Insinna Bruno Vespa

Maria De Filippi Mario Giordano Massimo Giletti Maurizio Costanzo Vittorio Sgarbi

Simona Ventura Teo Mammucari Mara Venier Mara Maionchi Tina Cipollari segue a pag. successiva 72 [email protected]

segue da pag. precedente

Gigi e Ross Gialappàs Band Tiziano Crudeli Angela Troina (Favolosa cubista) Luca Barbareschi

Cristiano Malgioglio Platinette (M. Coruzzi) Daniela Santachè Rocco Siffredi Iva Zanicchi

Emilio Fede Valeria Marini Alba Parietti Vladimir Luxuria Paola Perego

Morgan Marco Castoldi Flavio Briatore Antonino Cannavacciuolo Alda D’Eusanio Alessandro Sallustri

D. Parenzo e G. Cruciani Lele Mora Maurizio Belpietro Federica Panicucci Patrizia De Blank & f.

Vittorio Feltri Mario Adinolfi Piero Chiambretti Loredana Lecciso Costantino della Gherardesca Dalla TV Italiana con qualche imbarazzo

73 n. 93

Omaggio Sui mari della Cina (1935) di Tay Garnett Amarti è stata l’unica cosa bella di una vita sbagliata... Ma anche quello è stato un errore. Le ultime parole di Jamesy MacArdle (Wallace Beery) a China Doll (Jean Harlow) prima di morire

Diari di Cineclub Periodico indipendente di cultura e informazione cinematografica www.officinavialibera.it www.cineclubclaudiozambelli.org XXIV Premio Domenico Meccoli ‘Scrivere di Cinemà’ www.ilpareredellingegnere.it www.associazionebandapart.it/ Magazine on-line di cinema 2015 www.AAMOD.it/links www.laspeziashortmovie.wordpress.com Premio Nazionale Tatiana Pavlova 2019 – www.gravinacittaaperta.it www.bibliotecaviterbo.it www.cinalmese35.com Riconoscimento per la Divulgazione dell’Arte www.ilclub35mm.com www.suburbanacollegno.it www.cinenapolidiritti.it Contemporanea www.anac-autori.it www.unicaradio.it/wp www.asinc.it www.cinelatinotrieste.org ISSN 2431 - 6739 https://suonalancorasam.com www.usnexpo.it www.officinakreativa.org www.cosedaintolleranti.it Responsabile Angelo Tantaro www.monserratoteca.it www.russiaprivet.org/ita Via dei Fulvi 47 – 00174 Roma [email protected] www.prolocosangiovannivaldarno.it www.lombardiaspettacolo.com www.laspeziafilmfestival.it È presente sulle principali piattaforme social www.cineclubgenova.net www.tottusinpari.it Comitato di Consulenza e Rappresentanza www.losquinchos.it www.globalproject.info/it/resources Cecilia Mangini, Luciana Castellina, www.associazionearc.eu Enzo Natta, Citto Maselli, Marco Asunis idruidi.wordpress.com www.anelloverde.it a questo numero hanno collaborato in redazione www.upeurope.com www.premiocentottanta.wixsite.com/contest Maria Caprasecca, Nando Scanu www.domusromavacanze.it www.scuoladicinemaindipendente.com il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di www.isco-ferrara.com il marxismo libertario Nicola De Carlo www.bookciakmagazine.it www.armandobandini.it Edicola virtuale dove trovare tutti i numeri: www.bibliotecadelcinema.it www.radiobrada.com www.cineclubroma.it www.officinastudiotempi.com La testata è stata realizzata da Alessandro Scillitani www.cagliarifilmfestival.it www.retecinemaindipendente.wordpress.com www.fotogrammadoro.com Grafica e impaginazione Angelo Tantaro www.radiosardegnaweb.csmwebmedia.com La responsabilità dei testi è imputabile esclusiva- www.cineforum-fic.com www.yesartitaly.it mente agli autori. www.senzafrontiereonlus.it www.hotelmistral2oristano.it www.teatriamocela.com I nostri fondi neri: www.visionandonellastoria.net Il periodico è on line e tutti i collaboratori sono www.ilgremiodeisardi.org www.raccontardicinema.it volontari. www.amicidellamente.org Il costo è zero e viene distribuito gratuitamente. www.teoremacinema.com www.firenzearcheofilm.it/link Manda una mail a [email protected] www.cinecircoloromano.it www.sardiniarcheofestival.it/diari-di-cineclub per richiedere l’abbonamento gratuito on line. www.davimedia.unisa.it www.edinburghshortfilmfestival.com/contact Edicole virtuali www.radiovenere.com/diari-di-cineclub www.lunigianacinemafestival.movie.blog http://gamificationlab.uniroma1.it (elenco aggiornato a questo numero) www.teatrodellebambole.it/co www.artnove.org/wp dove poter leggere e/o scaricare il file in formato PDF www.perseocentroartivisive.com/eventi www.romafilmcorto.it cinemaeutopia www.cineclubroma.it www.piccolocineclubtirreno.it www.riff.it www.ficc.it www.greenwichdessai.it www.tiranafilmfest.com www.cinit.it www.cineforumdonorione.com www.festivalcinemasicilia.org www.pane-rose.it www.laboratorio28.it www.cinemaesocietaschool.it www.ilquadraro.it www.cinergiamatera.it www.sudsigira.it www.cgsweb.it/edicola www.cineconcordia.it/wordpress www.culturalife.it www.lacinetecasarda.it www.manguarecultural.org www.istitutocinematografico.org www.valdarnocinemafilmfestival.it www.infoficc.wordpress.com www.rassegnalicodia.it www.moviementu.it www.plataformacinesud.wordpress.com www.associazionecentrocelle.it/it www.giornaledellisola.it www.hermaea.eu/it/chi-siamo www.cineclubalphaville.it www.alexian.it www.consequenze.org www.corosfigulinas.it www.cinematerritorio.wordpress.com www.cineclubpiacenza.it www.centofiori.de www.vocinellombra.com/diari-di-cineclub www.circolozavattini.it www.crcposse.org www.facebook.com/diaridicineclub www.cineclubinternazionale.eu www.facebook.com/diaridicineclub/groups www.cinemanchio.it 74