CITTA’ DI SUSA

Variante strutturale n. 3 al PRGC vigente di adeguamento al PAI ai sensi della L.R. 56/77 e s.m.i., art. 14, 4 comma

Allegato n. 5 – Stratigrafie dei sondaggi

Proposta tecnica di progetto preliminare

Adozione Proposta Tecnica Progetto Preliminare: D.C.C n. ____ del __/__/____

Progetto

Dott. Geol. Dario Fontan

Geologo incaricato 10121 – Torino () – C.so Bolzano 14 www.seaconsult.eu

Il Sindaco Gemma Amprino

Il Segretario Comunale Marietta Carcione

Il Responsabile del Procedimento Valerio Menone

Stato Codice Documento Codice Cliente Annotazioni Data Rev. 1 SFT08-118-1-RGL2 Marzo 2014

CITTA’ DI SUSA

Studio geologico per la Variante di adeguamento al PAI

Relazione Geologica

10121 – Torino (Italy) – C.so Bolzano 14 www.seaconsult.eu Redatto D. Fontan Controllato D. Fontan Approvato D. Grandis Timbro e firma del professionista incaricato Stato Codice Documento Codice Cliente Annotazioni Data Rev. 1 SFT08-118-1-RGL2 Marzo 2014

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INDICE

PARTE I INTRODUZIONE...... 13

1 PREMESSA ...... 15

2 ORGANIZZAZIONE DELLO STUDIO GEOLOGICO ...... 17

3 CONTRODEDUZIONI...... 18 3.1 Dicembre 2005...... 18 3.1.1 ARPA Piemonte ...... 18 3.2 Ottobre 2007...... 22 3.2.1 PAI ...... 22 3.2.2 Sismica ...... 22 3.2.3 Schede di terza fase...... 22 3.3 Novembre 2013...... 23

4 VERIFICA DEI PIANI REGOLATORI DEI COMUNI CONFINANTI ...... 23

5 INQUADRAMENTO GENERALE DEL TERRITORIO COMUNALE...... 25 5.1 Geografia e morfologia ...... 25 5.2 Geologia e tettonica...... 25 5.2.1 Massiccio Dora-Maira...... 25 5.2.2 Zona Piemontese ...... 27 5.2.3 Unità incertae sedis...... 29

PARTE II GEOLOGIA ED IDROGEOLOGIA ...... 30

6 CARTA GEOLOGICA E LITOTECNICA...... 32 6.1 Depositi Quaternari ...... 32 6.2 Basamento pre-Quaternario...... 34 6.3 Geologia strutturale...... 37 6.3.1 Strutture duttili ...... 37 6.3.2 Strutture fragili (giunti e faglie)...... 38 6.4 Caratteristiche litotecniche di rocce e depositi ...... 38

7 CARTA DELLA PERMEABILITÀ DEL SUBSTRATO ROCCIOSO E DEI DEPOSITI SUPERFICIALI...... 40 7.1 Acquiferi e acquicludi in roccia...... 40 7.1.1 Complesso a bassa permeabilità per fratturazione...... 40 7.1.2 Complesso a medio-alta permeabilità per fratturazione e carsismo...... 40 7.2 Acquiferi in mezzi porosi...... 41 7.2.1 Complesso con permeabilità da media a bassa per porosità...... 41 7.2.2 Complesso a permeabilità medio-alta per porosità...... 41 7.3 Sorgenti ...... 42

8 CARTA DELLE VALANGHE...... 43

9 CARTA DELLE PENDENZE ...... 43

PARTE III CARTA GEOMORFOLOGICA E DEI DISSESTI...... 44

10 GEOMORFOLOGIA...... 46

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10.1 Modellamento glaciale...... 46 10.2 Modellamento fluviale...... 47 10.3 Processi gravitativi di versante ...... 48 10.4 Elaborati prodotti...... 48 10.5 Valutazione della pericolosità: metodi utilizzati...... 52 10.6 Metodo utilizzato per la determinazione della pericolosità in conoide (AFHE) ...... 53 10.6.1 Bacino di alimentazione...... 53 10.6.2 Calcolo della pericolosità dei conoidi ...... 61 10.7 Effetti dell’evento alluvionale di Ottobre 2000...... 64 10.7.1 Nota in merito alla valutazione delle altezze d’acqua...... 64 10.8 Caratterizzazione geomorfologica ...... 64

11 DINAMICA FLUVIO-TORRENTIZIA DELLA ...... 66 11.1 Lineamenti geomorfologici...... 66 11.2 Opere idrauliche ...... 66 11.3 Evento ottobre 2000...... 70 11.4 Eventi storici...... 72 11.5 Dighe ...... 75 11.6 Valutazione della pericolosità...... 75

12 DINAMICA TORRENTIZIA DEI RII TRIBUTARI...... 76 12.1 Torrente ...... 76 12.1.1 Caratteristiche del bacino di alimentazione...... 76 12.1.2 Geomorfologia della fascia di pertinenza fluviale...... 76 12.1.3 Lago glaciale del ...... 77 12.1.4 Opere di sistemazione...... 77 12.1.5 Evento ottobre 2000...... 79 12.1.6 Eventi storici...... 81 12.2 Rio Giandula...... 83 12.2.1 Lineamenti geomorfologici del bacino di alimentazione ...... 83 12.2.2 Geomorfologia del conoide...... 83 12.2.3 Evento ottobre 2000...... 85 12.2.4 Eventi storici...... 85 12.2.5 Pericolosità e magnitudo...... 86 12.3 Rii di Ambruna-Chiodo-Crotte-Braide ...... 87 12.3.1 Evento ottobre 2000...... 88 12.3.2 Pericolosità ...... 88 12.4 Rio Rocciamelone...... 88 12.4.1 Lineamenti geomorfologici del bacino di alimentazione ...... 88 12.4.2 Geomorfologia del conoide di deiezione ...... 89 12.4.3 Effetti alluvionali ...... 89 12.4.4 Opere di sistemazione...... 90 12.4.5 Pericolosità e magnitudo...... 90 12.5 Rio Merdarello...... 91 12.5.1 Lineamenti geomorfologici del bacino di alimentazione ...... 91 12.5.2 Geomorfologia dell'apparato di conoide ...... 92 12.5.3 Evento ottobre 2000...... 94 12.5.4 Eventi storici...... 94

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12.5.5 Opere di sistemazione...... 95 12.5.6 Pericolosità...... 96 12.6 Rio Grilli ...... 97 12.6.1 Lineamenti geomorfologici del bacino di alimentazione...... 97 12.6.2 Geomorfologia dell'apparato di conoide...... 97 12.6.3 Evento ottobre 2000 ...... 98 12.6.4 Eventi storici ...... 98 12.6.5 Pericolosità...... 98 12.7 Rio Scaglione ...... 99 12.7.1 Lineamenti geomorfologici del bacino di alimentazione...... 99 12.7.2 Geomorfologia del conoide ...... 100 12.7.3 Evento ottobre 2000 ...... 101 12.7.4 Eventi storici ...... 102 12.7.5 Pericolosità...... 103 12.8 Rio Corrente...... 104 12.8.1 Evento ottobre 2000 ...... 104 12.8.2 Pericolosità...... 105 12.9 Dissesti legati alle rete idrografica secondaria...... 105

13 CARATTERI GEOMORFOLOGICI LEGATI ALLA DINAMICA DEI VERSANTI...... 106 13.1 Effetti relativi all'evento ottobre 2000 ...... 107

PARTE IV PERICOLOSITÀ DEI PROCESSI IDROGEOLOGICI E SINTESI ...... 109

14 CARTA DELLA PERICOLOSITÀ E DEI DISSESTI...... 111 14.1 Introduzione ...... 111 14.1.1 Frane...... 111 14.1.2 Dissesti legati alla dinamica fluviale e torrentizia ...... 112 14.1.3 Conoidi...... 113 14.1.4 Commenti...... 114 14.2 Fasce fluviali ...... 115 14.2.1 Fascia A...... 115 14.2.2 Fascia B...... 117 14.2.3 Interventi urbanistici e indirizzi alla pianificazione urbanistica ...... 118

15 ZONAZIONE SISMICA ...... 122 15.1 Suscettibilità all’amplificazione sismica ...... 122 15.1.1 Franosità...... 123 15.1.2 Effetti di bordo in valli alluvionali ...... 123 15.1.3 Effetti della topografia...... 124 15.1.4 Fattori geolitologici ...... 126 15.1.5 Liquefazione...... 127 15.1.6 Limitazioni d'uso del suolo...... 127

16 PERICOLOSITÀ NELLA ZONA RME ...... 128 16.1 Geomorfologia ...... 128 16.2 Effetti dell'alluvione 2000 ...... 128 16.3 Relazione idraulica dell'ing. Martina...... 129

17 SPECIFICHE ALLA CARTA DI SINTESI...... 131

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18 CLASSE I...... 132

19 CLASSE II...... 133 19.1 IIa versante montano...... 133 19.2 IIb conoidi alluvionali...... 133 19.3 IIC e IIC1 fondovalle alluvionale ...... 134 19.4 IIS - Zona di Attenzione per la liquefazione...... 134

20 CLASSE III ...... 138 20.1 Classe IIIa...... 138 20.1.1 classe IIIa1: alvei attivi ...... 138 20.1.2 IIIa2 Conoidi alluvionali e parte del fondovalle...... 138 20.1.3 IIIa3: versante montano ...... 139 20.1.4 Edifici sparsi ricadenti nelle classi IIIa1 IIIa2 e IIIa3 ...... 139

21 CLASSE IIIB...... 140 21.1 Fase transitoria e fase definitiva ...... 140 21.2 Modalità di cambio delle norme dell’uso del suolo ...... 140 21.3 IIIB.2:CONOIDI...... 140 21.3.1 Fase transitoria...... 140 21.3.2 Fase definitiva...... 141 21.4 IIIB2 FONDOVALLE...... 141 21.4.1 Fase transitoria...... 141 21.4.2 Regime definitivo ...... 143 21.5 IIIB.3 ...... 143 21.5.1 Fase transitoria...... 143 21.5.2 Fase definitiva...... 144 21.6 Classe IIIb.4...... 144 21.6.1 Nuove edificazioni...... 144 21.6.2 Esistente...... 144 21.7 Classe III s.l...... 145 21.8 Case sparse ...... 145

22 ALTRE DISPOSIZIONI...... 146 22.1 Prescrizioni di carattere sismico ...... 146 22.1.1 Zona di attenzione per la problematica liquefazione...... 146 22.1.2 Zona di presunta amplificazione versante / piana alluvionale...... 146 22.1.3 Creste rocciose...... 146 22.2 Cambi della destinazione d’uso di immobili siti in aree “pericolose”...... 146 22.3 Revisione delle classi in futuri piani o varianti, con particolare riferimento alla Classe III...... 146 22.4 Campeggi...... 147 22.5 Cave e miniere...... 147 22.6 Recinzioni...... 147 22.7 LR 21 sottotetti ...... 147 22.8 Bealere...... 148 22.9 Interventi "una tantum" per adeguamento igienico-funzionali senza aumento di carico antropico 148 22.10 Obbligatorietà della Relazione...... 148 22.11 Distanze dai corsi d'acqua...... 148

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22.12 Interventi posti presso i limiti delle classi ...... 149 22.13 Ulteriori norme generali ...... 150

23 CRONOPROGRAMMA ...... 152 23.1 Dora Riparia e Cenischia - Conclusioni e sintesi dell’approfondimento idraulico effettuato dal Politecnico di Torino...... 152 23.1.2 Opere di difesa già eseguite...... 154 23.2 Altri corsi d’acqua...... 155 23.2.1 Rio Merdarello ...... 155 23.2.2 Rio Grilli ...... 155 23.2.3 Rio Scaglione ...... 156 23.2.4 Rio Corrente ...... 156 23.2.5 Rio Cenaglio...... 156 23.2.6 Rio Giandula ...... 156

24 BIBLIOGRAFIA ...... 157

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INDICE DELLE FOTOGRAFIE Fotografia 4 - Muro in csl. a difesa della sponda sinistra della Dora Riparia, quota 500 m s.l.m., in corrispondenza della Chiesa di Santo Spirito di Susa. La foto mette in evidenza i segni dell'erosione prodotta dalla Dora Riparia alla base dell'opera (scheda censimento opere idrauliche n° 32, allegato 2)...... 67 Fotografia 1 - Attraversamento in c.a. denominato "Ponte degli " sulla Dora Riparia, quota 489 m s.l.m. (scheda censimento opere idrauliche n° 29, allegato 2)...... 67 Fotografia 2 - Traversa sulla Dora Riparia con sistema di regimazione automatica delle acque, quota 489 m s.l.m .(scheda censimento opere idrauliche n°28, allegato 2)...... 68 Fotografia 3 - Lavori presso la confluenza Cenischia Dora Riparia (29/10/2002). La vecchia traversa di derivazione (non ancora ricostruita) verrà rimpiazzata da una nuova traversa ...... 68 Fotografia 5 - Scogliera e muro a protezione rispettivamente della sponda destra e sinistra della Dora Riparia, quota 487 m s.l.m. La scogliera è in parte colonizzata da piante ad alto fusto; la barra longitudinale in primo piano è costituita dai depositi attuali colonizzata da essenze a basso fusto (scheda censimento opere idrauliche n°37, allegato 2)...... 68 Fotografia 6 - Attraversamento in c.a. sulla Dora Riparia delle ex acciaierie ASSA di Susa, quota 495 m s.l.m. L'opera si presenta in discrete condizioni di conservazione. Dalla foto si nota la presenza di una diffusa vegetazione in alveo (scheda censimento opere idrauliche n° 35, allegato 2)...... 69 Fotografia 7 - Attraversamento in c.a. sulla Dora Riparia a collegamento della S.S.24 con la S.S.25, quota 487 m s.l.m. È evidenziato il ridotto franco di 1,5-2 metri sul livello ordinario del corso d’acqua. Lungo le sponde compare una fitta vegetazione costituita da essenze erbacee ed arboree (scheda censimento opere idrauliche n° 36, allegato 2)...... 69 Fotografia 8 - Vista da monte del ponte della Piazza del Sole in corso di evento. Il livello di piena ha quasi raggiunto la quota di imposta dell’arco del ponte. Sulla sinistra si osserva la Chiesa del Santo Spirito...... 70 Fotografia 11 - Vista della traversa con paratia che era presente a valle del ponte degli Alpini, nella fase terminale dell’evento. Si osserva l’accumulo di detriti vegetali contro la struttura metallica.Tale opera trasversale è stata eliminata...... 71 Fotografia 9 - Vista da valle del Ponte degli Alpini nella fase terminale dell’evente. E’ evidente l’accumulo di detriti vegetali al di sopra dell’impalcato, che testimonia l’avvenuto sormonto del ponte...... 71 Fotografia 10 - Vista del Ponte degli Alpini dalla sponda sinistra nella fase terminale dell’evento. È molto evidente l’accumulo di detriti vegetali, tronchi e rami, oltre al deposito di materiale sabbioso sull’impalcato,(fonte: sito WEB del giornale “Luna Nuova”)...... 72 Fotografia 12 - Attraversamento in c.a. e metallo sul torrente Cenischia, quota 496 m s.l.m. Si possono osservare le caratteristiche granulometriche dei depositi in alveo. La sezione di deflusso del ponte risulta complessivamente adeguata in caso di piena del corso d'acqua, tuttavia la presenza della struttura metallica alla base dell'opera, potrebbe ostacolare il passaggio di eventuali alberi trasportati dal torrente in condizioni di attività eccezionale (scheda censimento opere idrauliche n° 23, allegato 2). L’attraversamento è stato demolito a seguito dell’evento alluvionale dell’Ottobre 2000...... 78 Fotografia 13 - Canalizzazione in c.a. lungo il Torrente Cenischia in prossimità della sua confluenza con la Dora Riparia, quota 492 m s.l.m. L’opera si presenta in buono stato di conservazione(scheda censimento opere idrauliche n° 26, allegato 2). Si osserva in alveo il

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deposito alluvionale attuale, tipicamente grossolano, che origina una piccola barra longitudinale parzialmente colonizzata da essenze arbustive ...... 78 Fotografia 14 - Attraversamento in muratura della linea ferroviaria Susa- sul torrente Cenischia, quota 494 m s.l.m La sezione di deflusso del ponte non è dimensionata per eventi di piena eccezionali. Il ponte è stato demolito nel mese di Luglio 2001 e ricostruito con sezione idonea...... 79 Fotografia 15 - Attraversamento del corpo fabbrica (IMP)...... 79 Fotografia 16 - Allagamento di Corso Couvert a monte del ponte sul Torrente Cenischia. L’allagamento di questa zona del Concentrico è stato favorito dall’effetto di rigurgito dovuto all’intasamento dell’attraversamento della linea ferroviaria Susa-Bussoleno. Si noti che l'altezza della lama d'acqua è inferiore a 30 cm circa (desumibile dall’altezza rispetto alle auto e ai pedoni) ...... 80 Fotografia 17 - Zona di confluenza tra il Torrente Cenischia e la Dora Riparia durante il colmo di piena. Il fabbricato visibile si trova sulla sponda sinistra del Cenischia. La foto nel riquadro mostra, nella fase terminale dell’evento l’acqua del Cenischia rientrata nella canalizzazione d’alveo ed il materiale grossolano depositato all’esterno della stessa canalizzazione. Fonte Luna Nuova...... 80 Fotografia 18 - Vista del Ponte Briançon e del Corso C.A. Dalla Chiesa, allagato dall’acqua proveniente dall’esondazione del Torrente Cenischia ...... 81 Fotografia 19 - Attraversamento in c.a. della strada per Loc. Braide (Via Montello), quota 493 m s.l.m. L'opera risulta in buono stato di conservazione ma la presenza sul fondo di specie erbacee e arbusti può ridurre la sezione di deflusso in caso di piena eccezionale (scheda censimento opere idrauliche n° 14, allegato 2)...... 84 Fotografia 20 - Ripresa verso valle della canalizzazione dell’alveo del Rio Giandula e dell'attraversamento in c.a.. della S.S. 25, quota 493 m s.l.m. Entrambe le opere risultano in buono stato di conservazione, anche se si nota la presenza di abbondante vegetazione in alveo (scheda censimento opere idrauliche n° 11B, n° 16, allegato 2)...... 84 Fotografia 21 - Canalizzazione d’alveo sul Rio Giandula, in c.a. rivestito in pietra a sezione trapezio rettangolo, quota 492 m s.l.m. L'opera è in buono stato di conservazione (scheda censimento opere idrauliche n° 10B, allegato 2)...... 85 Fotografia 22 - Tratto della rete ferroviaria Bussoleno-Susa danneggiato dai materiali trasportati dal Rio Rocciamelone (Loc. Foresto)...... 90 Fotografia 23 - Briglia selettiva (schematizzata nel disegno) con vasca di contenimento (dissabbiatore) posta a quota 538 m s.l.m. lungo il Rio Merdarello (scheda censimento opere idrauliche n° 2A, allegato 2)...... 94 Fotografia 24 - Area allagata dalle acque del rio Scaglione a monte della SS 24. In quest’area si è depositato abbondante materiale a granulometria sabbiosa ...... 101 Fotografia 25 - Opera di attraversamento (ex SS 24) su rio Scaglione in corso di evento. Tale attraversamento, in disuso, è posto a valle del ponte; tale opera scavalca il Canale di Bussoleno. Si osserva come la luce di questo attraversamento sia completamente occupata dalla portata di piena...... 102 Fotografia 26 - Vista del Rio Corrente in corso d’evento. La foto è stata scattata dal Ponte della SS 24 verso valle, dove si vede un altro attraversamento con la luce completamente intasata dalla portata di piena...... 105 Fotografia 27 - Parete rocciosa in corrispondenza di Piazza della Repubblica (Susa), quota 496 m s.l.m. La parete, interessata da diversi sistemi di fratturazione, è stata bonificata nel 1988...... 106

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Fotografia 28 - Parete rocciosa a nord del "Ponte di S. Rocco", quota 509 m s.l.m. Si osservano i lavori di bonifica e di contenimento mediante messa in posa di reti metalliche e cavi d'acciaio (schematizzati dal retinato bianco)...... 107

INDICE DELLE TABELLE Tabella 1: i pareri di competenza a seguito del tavolo tecnico del 25-3-02 (3, 4 e 5) e successivi pareri (1 e 2) ...... 18 Tabella 2:Risultato del confronto tra le cartografie realizzate in questo studio e quelle dei Piani Regolatori dei comuni confinanti con Susa...... 24 Tabella 3: Copertura Detritico-Colluviale...... 32 Tabella 4: Depositi alluvionali e torrentizi ...... 33 Tabella 5: Depositi alluvionali antichi...... 33 Tabella 6: Depositi detritici e depositi detritici a grossi blocchi ...... 33 Tabella 7: Depositi glaciali...... 34 Tabella 8: Depositi fluvioglaciali...... 34 Tabella 9:UNITÀ OCEANICHE E DI FOSSA...... 35 Tabella 10: MASSICCIO CRISTALLINO DEL DORA-MAIRA ...... 35 Tabella 11: UNITÀ DI CANTALUPO ...... 36 Tabella 12: ROCCE DI CONTATTO TETTONICO...... 36 Tabella 13: Metodi empirici utilizzati per il calcolo della magnitudo...... 53 Tabella 14: Valori della pendenza entro cui possono innescarsi, propagarsi ed arrestarsi le lave torrentizie...... 55 Tabella 15: Coefficienti assegnati ad ogni litologia che descrivono l’erodibilità (Ce: depositi di versante; Cl: depositi lungo il reticolo), i parametri geotecnici (Phi, Cp) e l'infiltrazione (Ci) dei depositi di versante...... 59 Tabella 16: Coefficienti di erosione del substrato roccioso...... 60 Tabella 17: Tipologia e valore dei coefficienti CVt...... 60 Tabella 18: Tipologia e valore dei coefficienti CVd...... 60 Tabella 19: L'ultima riga (in grassetto) riporta i risultati del metodo AFHE. PI: indice di propensione al dissesto del bacino versante (slo) e del reticolo idrografico (cha). TPI: indice di propensione al dissesto totale; M: magnitudo coincidente con lo spessore medio (metri) dei materiali mobilizzabili presenti nel bacino e lungo il reticolo idrografico; HIcb: indice di pericolosità del bacino di alimentazione...... 61 Tabella 20: Valori dei pesi assegnati ai tematismi utilizzati...... 62 Tabella 21: Dati storici eventi alluvionali -. Fiume Dora Riparia...... 74 Tabella 22: principali caratteri fisiografici e geologici del bacino del torrente Cenischia...... 76 Tabella 23: Dati storici eventi alluvionali - Torrente Cenischia ...... 81 Tabella 24: principali caratteri fisiografici e geologici del bacino del rio giandula...... 83 Tabella 25: Dati storici eventi alluvionali -. Rio Giandula...... 86 Tabella 26: Stima della magnitudo e della pericolosità del rio Giandula...... 87 Tabella 27: Principali caratteri fisiografici e geologici del bacino del rio Rocciamelone...... 89 Tabella 28: Magnitudo e altri indici di pericolosità del rio Rocciamelone...... 91 Tabella 29: Principali caratteri fisiografici e geologici del bacino del rio Merdarello...... 92 Tabella 30: Dati storici eventi alluvionali -. Rio Merdarello...... 94 Tabella 31: Stima della magnitudo e della pericolsità del rio Merdarello...... 96 Tabella 32: Principali caratteri fisiografici e geologici del bacino del rio Grilli...... 97

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Tabella 33: Dati storici eventi alluvionali -. Rio Dei Grilli...... 98 Tabella 34: Stima della magnitudo e della pericolosità del rio Grilli...... 99 Tabella 35: Principali caratteri fisiografici e geologici del bacino del rio Scaglione...... 100 Tabella 36: Dati storici eventi alluvionali -. Rio Scaglione...... 103 Tabella 37: Stima della magnitudo e della pericolosità del rio Scaglione...... 103 Tabella 38: Dati storici eventi alluvionali - Rio Corrente ...... 104 Tabella 39: Dati eventi alluvionali -. Reticolato minore e bialere...... 105 Tabella 40: Suddivisioni della classe IIIb e relativi vincoli...... 140

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Parte I Introduzione

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1 Premessa La presente relazione è stata redatta a commento degli elaborati cartografici geologico- tecnici per l’adeguamento al PAI del PRGC del Comune di Susa. Lo studio geologico è stato svolto ai sensi della L.R. 56/77 "Tutela e uso del suolo" e suc- cessive modifiche ed integrazioni (L.R. 9 dicembre 1984 n° 61 e 62; C.P.G.R. 18 luglio 1989 n° 16/URE; L.R. 27 dicembre 1991, n° 70 e C.P.G.R. 8 maggio 1996 n° 7/LAP e successive Note Tecniche Esplicative, 1999 e D.G.R. 25 luglio 2002, n. 45-6646) e della legge 19/85 e successive modifiche ed integrazioni (DGR 17-11-03 n. 61-11017). La presente relazione e le cartografie ad essa allegate sono utilizzabili solamente per l’utilizzo urbanistico. Non essendo state redatte ai sensi del DM 14/01/2008 non sono uti- lizzabili per altri scopi (es. progettazioni), anche se possono servire come cartografie di base. Si tenga inoltre presente che la validità delle cartografie relative al dissesto e alla pericolosità è determinata dall’evoluzione dei dissesti nel tempo e dall’eventuale verifi- carsi di nuovi dissesti. La presente relazioni e le cartografie allegate sono stare redatte dal seguente gruppo di lavoro: Responsabile del progetto e professionista D. Fontan incaricato: Geologia: D. Fontan Geomorfologia: D. Fontan Idrogeologia: A. Dematteis Rilevamenti vari: D. Fontan Informatizzazione e sistemi GIS M. Merlo, W. Giulietto Per la stesura degli elaborati sono state adottate le basi topografiche alla scala 1: 5.000 della Provincia di Torino (Carta Tecnica Provinciale - Elementi nn. 154051, 154054, 154061, 154063 e 154064).

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Gli elaborati1 prodotti per il presente studio sono i seguenti: Relazione geologica Tavola n.1 Carta geologica e litotecnica (contiene anche indicazioni struttura- li). Tavola n.1a Carta geologica e geomorfologica dei bacini di alimentazione dei conoidi interferenti con le attività antropiche (scala 1:25.000). Tavola n.2 Carta geomorfologica e dei dissesti (scala 1:15.000). Tavola n.3 Carta della permeabilità del substrato roccioso e dei depositi super- ficiali (carta idrogeologica); scala 1:5.000. Tavola n.4 Carta delle Pendenze (scala 1:5.000) Tavola n.5 Cartografia degli effetti dell’evento alluvionale Ottobre 2000 (scala 1:5.000). Contiene uno stralcio degli effetti alluvionali del giugno 1957 (scala 1:10.000). Tavola n.6 Carta delle opere idrauliche (scala 1:5.000). Tavola n.7 Carta di Sintesi su CTP (scala 1:5.000). Tavola n.8 Carta di Sintesi su base catastale (scala 1:5.000). Tavola n. 9 Carta della suscettibilità all’amplificazione sismica (scala 1:5.000). Tra gli elaborati prodotti non è compresa la Carta delle Valanghe, indicata tra gli allegati richiesti dalla Circ. 7/LAP 1996, in quanto, come anche desumibile dal "Sistema Informa- tivo Valanghe della regione Piemonte - Provincia di Torino" il territorio comunale di Su- sa non risulta interessato da processi valanghivi. Costituiscono parte integrante alla relazione i seguenti allegati (riuniti in un DVD allega- to): Allegato 1 schede censimento frane Allegato 2 schede di rilevamento del reticolato idrografico minore Allegato 3 schede censimento conoidi Allegato 4 schede per il censimento delle opere idrauliche (DB SICOD)

Allegato 5 stratigrafie dei sondaggi

1 Gli elaborati derivano dalle seguenti commesse: 99-53 (SEA GEoconsulting), 02-31 (SEA Geoconsulting) e 04- 21 (SEA Consulting).

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2 Organizzazione dello studio geologico Lo studio geologico si è articolato in una serie di fasi successive che possono essere sinte- tizzate come segue: • ricerca di informazioni bibliografiche relative alla geologia dell’area, di notizie stori- che sul territorio, con particolare riguardo agli effetti della dinamica fluviale e di ver- sante, attraverso la consultazione dei documenti disponibili presso gli archivi comu- nali e dei dati resi disponibili dal Settore Studi e Ricerche Geologiche - Sistema In- formativo Prevenzione Rischi, della Regione Piemonte. • rilevamento geologico e geomorfologico di terreno in scala 1:5.000 di tutto il territo- rio comunale, volto ad individuare gli elementi geomorfologici, geologici ed idrogeo- logici che caratterizzano l'area. Durante questa fase è stato anche eseguito un censi- mento di tutte le opere idrauliche e di difesa spondale, nonché delle opere di difesa dei versanti. • analisi e fotointerpretazione dei rilievi aerofotogrammetrici risalenti al 1963-1964 ed al 1998. Per il volo 1963-1964 sono stati utilizzati i fotogrammi n° 1002 - 1006 (scala 1: 26.000 circa). Per il volo 1998 della Provincia di Torino, si sono considerati i foto- grammi n° 3969 e n° 3979 della strisciata 24B (scala 1:20.000) ed i fotogrammi n° 4000 e n° 4008 della strisciata 25B (scala 1:26.500). • Analisi aerofotogrammetrica e rilievi di terreno a seguito dell’evento alluvionale dell’Ottobre 2000, per l’individuazione e la delimitazione cartografica degli effetti dell’evento. I fotogrammi utilizzati per l’analisi aerofotogrammetrica sono i nn. 1084, 1085, 1086, 1087 e 1088 – strisciata 14, del volo eseguito a cura della Provincia di Torino immediatamente dopo l’evento alluvionale. • Sopralluoghi e verifiche di terreno finalizzate alla definizione della pericolosità geo- morfologica delle aree coincidenti con i conoidi alluvionali dei corsi d’acqua tributari della Dora Riparia. Le indagini sono state estese all'intero bacino idrografico dei principali affluenti della Dora Riparia, ricadenti per la maggior parte al di fuori del territorio comunale • Stesura degli elaborati cartografici e della relazione di commento, sulla base dei dati raccolti durante le campagne di rilevamento di terreno e delle ricerche bibliografiche e d’archivio. • Realizzazione di una cartografia della pericolosità ed intensità dei dissesti propedeu- tica alla stesura della cartografia di Sintesi. • Elaborazione finale dei dati e stesura della carta di sintesi in scala 1:5.000 nella quale il territorio comunale è stato suddiviso in classi di idoneità all’utilizzo urbanistico. Le zonazioni proposte sono state confrontate con quelle dei comuni limitrofi. • Microzonizzazione sismica su base geomorfologica e caratterizzazione preliminare dei terreni e del bedrock. L’adeguamento ai sensi della normativa vigente della carta di microzonazione sismica verrà eseguita nella fase di progetto definitivo.

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3 Controdeduzioni

3.1 Dicembre 2005 La presente revisione considera i pareri di competenza a seguito del tavolo tecnico del 25- 03-2002 secondo le procedure di cui alla DGR n. 31-3749 del 6-8-01 e DGR n. 45-6656 del 15-7-02 (Tabella 1). Ente Prot. 1. ARPA Piemonte (su progetto definitivo) 145868/SS 04.03-18.11.04 2. PROTEZIONE CIVILE (parere preventivo su prot 1183 del 12/11/03 progetto preliminare) 3. OO.PP. (su progetto preliminare) 13809/25.3 del 28-3-2003 4. Direzione Difesa Suolo (su progetto preliminare) 2264/23 del 28-3-2003 5. ARPA Piemonte (su progetto preliminare) 7128/20.4 del 9-5-2003

Tabella 1: i pareri di competenza a seguito del tavolo tecnico del 25-3-02 (3, 4 e 5) e successivi pareri (1 e 2)

I pareri di OO.PP e della Direzione Difesa Suolo sono stati interamente recepiti. Segue una breve descrizione delle correzioni effettuate sulla base dell’articolato parere ARPA Piemonte sul quale si è basato il parere della Protezione Civile.

3.1.1 ARPA Piemonte

3.1.1a CARATTERIZZAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO (PROTEZIONE CIVILE) Punto 1: le norme della zona sismica 2 si applicano solo nella classe IIIB3s ovverosia nel- le aree in cui sono previsti fenomeni di amplificazione sismica (perimetrate su base geo- morfologica). Punto 2: in accordo con ARPA Piemonte si sottolinea che approfondimenti di natura geo- tecnica dell’area posta presso il confine con Bussoleno sono necessari e che l’area è stata inserita in classe S1 nella tavola di Microzonizzazione sismica. Punto 3: in considerazione della classificazione sismica del territorio, in particolare in merito ad eventuali frane di crollo sismoindotte, è stata inserita una fascia di rispetto so- lamente al piede delle pareti rocciose subverticali. Lo scrivente non ritiene necessario, visto la conformazione del versante, l’inserimento di una fascia di rispetto nel tratto tra le loc. Braida e Ambruna. Punto 4: l’osservazione è stata accolta. L’altezza delle scarpate dei terrazzi naturali o di rilevati/scavi antropici è stata differenziata in tre classi: • < 5 m • 5 10 m • 10 m

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Le altezze sono state riportate sulla Carta Geomorfologia e dei Dissesti (tav.2) e sulla Carta della Microzonizzazione Sismica (tav. 9). Punto 5: l’osservazione è stata accolta. Le creste rocciose indicate nel parere sono state inserite come settori soggetti ad amplificazione sismica. Punto 6: in accordo con ARPA Piemonte si sottolinea che la Carta della Microzonizza- zione Sismica rappresenta una proposta qualitativa da approfondire, derivata in gran parte su base geomorfologica. Le schede tecniche relative alla terza fase 7/LAP riportano, per ogni area, le problematiche e le indagini necessarie (ai sensi del DM 11-3-88, del DM 14/9/2005 e alla OPCM 3274/2003). Punto 7: sono state inserite le schede tecniche relative alla terza fase della CPGR 7/LAP.

3.1.1b OSSERVAZIONI SUGLI ELABORATI DI ANALISI, IN PREVISIONE DELLA STESURA DEFINITIVA DEL PIANO Punto 8 e 9: ai dissesti riportati sulla carta geomorfologica dei dissesti è stato assegnato il codice della relativa scheda. Punto 10: il confronto con l’IFFI non era stato eseguito in quanto il piano e i relativi ela- borati sono stati in gran parte redatti prima di tale progetto. Il confronto effettuato in que- sta fase non evidenzia particolari discrepanze se non quelle, minime, dovute alla scala di maggior dettaglio del piano (1:5000). In particolare il piano individua un numero maggio- re di piccole frane attivatesi nel 2000 e un numero maggiore di settori di pareti rocciose a rischio di caduta massi; non è stata perimetrata la zona soggetta a crolli presenti nelle Gorge di Susa in corrispondenza della diga in quanto il lavori eseguiti (riprofilatura della parete) hanno di fatto eliminato i rischi. È stata invece inserita la zona potenzialmente soggetta a crolli in località Tre Piloni. Punto 11: il settore apicale del rio Braide e il settore di versante compreso tra loc. Chiodo e loc. Griffei sono stati inseriti in classe IIIa.3 e nella relativa classe di pericolosità. Punto 12: le aree bianche in carta della pericolosità corrispondevano al dissesto potenzia- le presente nei versanti, e all’assenza di dissesto in talune aree pianeggianti in posizione rialzata e completamente disconnesse dal reticolo idrografico maggiore e minore. In so- stanza corrispondono alle aree bianche del PAI. La nuova versione della carta ha classifi- cato tali aree con la voce in legenda “dissesto potenziale” associandone l’indicazione del- la pericolosità (media, elevata e molto elevata); come detto, comprende i versanti e i rela- tivi ripiani. Punto 13: accolto Punto 14: non accolto in quanto l’area non è stata interessata dall’evento alluvionale otto- bre 2000 (vedasi Figura 1). L’acqua proveniente dal t. Cenischia si è incanalata nella trin- cea (profonda circa 5-6 m rispetto al piano campagna circostante) in cui sono posati i bi- nari della ferrovia Bussoleno-Susa.

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Figura 1 - Estratto della tavola 5 prima e dopo l’inclusione delle informazioni desunte da ARPA Piemonte. La localizzazione dell’area richiamata dalla figura n. 5 del parere ARPA Piemonte è indicato con la linea rossa..

Punto 15: non accolto in quanto l’area non è stata interessata dall’evento alluvionale otto- bre 2000 (Figura 2). La parte a tergo della fascia B di progetto (linea con pallini) era già stata classificata in IIIa.

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Figura 2 - Estratto della tavola 5 prima e dopo l’inclusione delle informazioni desunte da ARPA Piemonte. La localizzazione dell’area richiamata dalla figura n. 6 del parere ARPA Piemonte è indicato con la linea rossa.

È da rimarcare l’esistenza di difformità tra la prima e la seconda versione della carta degli effetti dell’alluvione 15-16 ottobre 2000, che derivano dall’inclusione della cartografia degli effetti alluvionali prodotta nell’immediato post-alluvione da ARPA Piemonte (come già discusso nel corso del tavolo tecnico del 27-03-2002 [prot. 4741]) e ribadito nel pare- re prot. 7128/20.4 del 9-5-2003. Nella Figura 2, l’immagine superiore è relativa alla pri- ma versione, mentre quelle in basso è relativa alla seconda versione (che lo scrivente non condivide appieno) e che risultano dall’inclusione di informazioni aggiuntive riprese da ARPA Piemonte, ora disponibili nel sito web di ARPA Piemonte. In attesa di riscontri alla presente relazioni viene allegata la carta “non pienamente condivisa dallo scrivente”. Punto 16: accolto

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3.1.1c SETTORI A RISCHIO MOLTO ELEVATO I due punti sono stati accolti.

3.1.1d ERRORI GRAFICI Tutti corretti.

3.2 Ottobre 2007 Esse riguardano le classi di sintesi 7/LAP derivanti dall’andamento delle fasce fluviali così come riportato nel Progetto di variante al Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) – Variante delle fasce fluviali del fiume Dora Riparia. Controdeduzioni alle osser- vazioni e proposta di parere regionale (DGR 23 aprile 2007, n. 40-5775, alcune conside- razioni di natura sismica e le schede di terza fase.

3.2.1 PAI Nelle cartografie di sintesi sono riportate le fasce fluviali vigenti; tuttavia sono considera- ti gli effetti derivanti dall’applicazione del progetto di adozione delle fasce fluviali prece- dentemente citato, in modo tale che, le fasce di progetto una volta istituzionalizzate, siano concordanti con le previsioni urbanistiche comunali. È stata creata una nuova classe IIIB2, denominata “IIIB2f” che coincide con le aree inon- dabili retrostanti alle fasce B di progetto a cui vanno applicate le norme d’uso dei suolo così come specificate all’articolo 3 comma 2 della deliberazione n. 12/2006 del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino nella seduta del 5 aprile 2006. La classe “IIIB2f” recepisce tali norme e le rende compatibili con quelle derivanti dall’applicazione della CPGR 7/LAP 1999. In questo modo vengono anche attuale le misure temporanee di salvaguardia di cui all’articolo 2 della deliberazione n. 12/2006 del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino nella seduta del 5 aprile 2006 da applicarsi nelle fasce A e B ai sensi dell’articolo 17 della legge 183/89, limitatamente alle prescrizioni contenute nei seguenti articoli delle Norme di attuazione del PAI: art. 1, comma 6; art. 29, comma 2; art 30, comma 2; art. 32, commi 3 e 4; art. 38; art. 38b1s; ad. 39, commi 1, 2, 3, 4, 5, 6; art 41.

3.2.2 Sismica La carta della suscettibilità all’amplificazione sismica è stata integrata aggiungendo gli effetti di bordo delle valli alluvionali e la classe IIIB3S è stata mutata in IIS, in modo da rendere più congrue le prescrizioni sismiche rispetto alla norme vigenti e rispetto alla normativa adottata dai comuni attigui (Bussoleno e Mompantero).

3.2.3 Schede di terza fase. Essendo variata la cartografia di sintesi, le schede relative alla terza fase 7/LAP sono state conseguentemente corrette.

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3.3 Novembre 2013 Recepiscono in parte le osservazioni del Gruppo Interdisciplinare per l’adeguamento del- lo strumento urbanistico comunale di OO.PP. (prot. 53199/DB809 del 16 dicembre 2010) e di del Settore Prevenzione Territoriale del Rischio Geologico (prot 1180/DB809 del 13 gennaio 2011) e le indicazioni di un approfondimento idraulico eseguito dal Politecnico di Torino, a seguito dell’incontro del 4 febbraio 2011 tra il Comune e la Regione Piemon- te (prot. 10563/DB1402 del 14 febbraio 2011). Sono state effettuate le tutte le osservazioni sugli elaborati di 1° fase. Le schede di terza fase non sono state ripresentate, essendo una variante di mero adeguamento al PAI. La classe IIIB2f è stata eliminata. Per quanto riguarda la cartografia di sintesi sono state effettuate le seguenti correzioni: 1) Sono state indicate le sigle delle are di dissesto 2) L’area ex-ASSA posta in destra idrografica è stata riconfermata in classe IIIB2 a segui- to delle conclusione dell’approfondimento degli studi idraulici effettuati dal Politecnico di Torino, in quanto area a pericolosità relativa più bassa, rispetto alle altre aree poste in IIIB2. L’isola in IIc in corrispondenza della parte storica dell’ospedale civile di Susa de- riva da considerazioni basate sulle analisi idrauliche di Martina considerando che detta parte ricade su un’area rilevata di 2 m circa rispetto alla piana circostante. 3) È stato ridefinito il dissesto sul rio Scaglione tenendo conto delle risultanze del metodo AFHE e mettendo gli alvei potenzialmente riattivabili in IIIA se con edificati ed in IIIB2 se edificati. 4) È stata inserita una classe III in corrispondenza del settore mediano del t. Giandula 5) I settori in III s.l. in corrispondenza del versante sono stati posti in IIIA (C.na Vasone, C.se Griffei, Chiodo) 6) Sono state modificate le classi di sintesi sul conoide Braide, Abruna e in loc. Crotte 7) Sono sate recepiste le osservazioni relative al conoide del rio Rocciamelone (fascia di rispetto della bealera) 8) è stata riportata l’area presso il comune di Bussoleno caratterizzati da terreni poten- zialmente liquefacibili e sono state riportate le zone a probabile amplificazione topografi- ca. La zona con terreni potenzialmenti liquefacibili è stata inserita in una nuova classe denominata IIs. 9) sono state modificate le classi di sintesi in loc. Coldimosso situate tra la statale e la Do- ra. 10) sono state modificate le classi di sintesi lungo il t. Cenischia ed il rio Scaglione. 11) E’ stato, per maggiore chiarezza, redatto uno schema di cronoprogramma per le classi IIIB lungo la Dora Riparia e il Cenischia.

4 Verifica dei piani regolatori dei comuni confinanti Come indicato dalle Note Tecniche Esplicative della Circolare del Presidente Giunta Re- gionale 8/05/96 n° 7/LAP, la suddivisione del territorio comunale nelle classi di pericolo-

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Comune di Susa Studio geologico per la Variante di adeguamento al PAI Relazione geologica D. Fontan SFT08-118-1-RGL2 sità suddette è stata confrontata con quella dei comuni confinanti. Nella seguente tabella è riportata la sintonia o la difformità tra le cartografie di sintesi e le eventuali osservazioni.

Comuni confinanti C’è sintonia? Osservazioni Mompantero SI Bussoleno SI Meana SI In alcuni casi le classi IIIA adiacenti hanno nomi differenti (es. Mattie SI IIIA1 a contatto con una IIIA o una IIIAb). SI SI Tabella 2:Risultato del confronto tra le cartografie realizzate in questo studio e quelle dei Piani Regolatori dei comuni confinanti con Susa.

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5 Inquadramento generale del territorio comunale In questo paragrafo sono riportate indicazioni generali riguardanti la localizzazione geo- grafica, gli aspetti morfologici e geologici del territorio del Comune di Susa.

5.1 Geografia e morfologia Il Comune di Susa è situato nella media Val di Susa, all’altezza della confluenza del T. Cenischia nella Dora Riparia. Il territorio comunale (estensione di circa 12 km2), interessa prevalentemente il fondovalle e in minor misura i versanti vallivi. I comuni confinanti sono: Giaglione ad ovest, Mompantero a nord-ovest e a nord, Busso- leno a nord-est e ad est, Mattie a sud-est e a sud, Meana a sud e Gravere a sud-ovest. Il territorio comunale è rappresentato per circa il 70% da aree di fondovalle e di raccordo col versante, gran parte delle quali sono interessate, oltre che dal nucleo abitato di Susa, dalla presenza di infrastrutture (autostrada A32, strade statali SS 24 ed SS 25, linee ferro- viare Torino-Modane e Susa-Bussoleno). Le aree non antropizzate sono costituite da pa- scoli, prati e subordinati seminativi. Il restante 30% del territorio comunale si estende sui settori di versante direttamente prospicienti il fondovalle. In queste aree prevalgono gli affioramenti rocciosi, i prati ed i boschi costituiti da vegetazione spontanea. Il versante destro costituisce area di pertinenza dei bacini idrografici dei Rii Merdarello, Grilli e Scaglione, tributari della Dora Riparia, quello sinistro i bacini del Torrente Ceni- schia, del Rio Giandula e di alcune incisioni minori.

5.2 Geologia e tettonica Le informazioni di carattere generale relative all'assetto geologico dell'area sono state tratte dalle Note Illustrative della Carta Geologica d'Italia - foglio 55 “Susa” - in scala 1:100.000 e 1:50.000, da numerose pubblicazioni scientifiche e da vari elaborati inediti prodotti dalla SEA Consulting S.r.l. Nel tratto indagato, i versanti della valle Susa sono formati dalle unità tettoniche apparte- nenti al Dominio Penninico, rappresentato dal Massiccio Cristallino del Dora-Maira, e alle Unità Oceaniche e di Fossa (cfr. Note Illustrative C.G.I. 1:50.000 foglio 154 “Susa”, 1999) facenti parte della Zona Piemontese. Le unità del Massiccio del Dora-Maira sono costituite da un basamento cristallino pre- triassico e da coperture metasedimentarie mesozoiche. Le unità appartenenti alla Zona Piemontese sono principalmente formate da coperture metasedimentarie (calcescisti ed ofioliti). A sud dell’abitato di Susa affiora inoltre un’unità costituita da rocce carbonatiche non riferibile alle unità precedentemente descritte, con le quali non mostra rapporti primari preservati. Questa unità viene denominata Unità di Cantalupo e ricade nelle cosiddette Unità Incertae Sedis della Carta Geologica d’Italia 1:50.000 (foglio 154 “Susa”, 1999).

5.2.1 Massiccio Dora-Maira Il basamento cristallino del Massiccio Dora-Maira è considerato un insieme composito di scaglie tettoniche di crosta continentale con caratteri litologici e metamorfici piuttosto

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Comune di Susa Studio geologico per la Variante di adeguamento al PAI Relazione geologica D. Fontan SFT08-118-1-RGL2 variabili. In base a questi caratteri nel settore settentrionale del Massiccio si possono di- stinguere: • Il Complesso polimetamorfico; • Il Complesso grafitico del Pinerolese (monometamorfico); • Il complesso degli Ortoderivati. Il Complesso polimetamorfico è costituito principalmente da micascisti a granato e clori- toide entro i quali si riconoscono due unità che si differenziano per posizione strutturale e associazione litologica. Una prima unità affiora lungo il versante sinistro della Val San- gone e in Val Chisone ed è compresa tra gli Ortoderivati (metagraniti porfirici) al letto e il complesso del Selleries, costituito da rocce tipo “Pietra di Luserna”, al tetto. Essa è ca- ratterizzata dalla associazione di micascisti a granato e clorite con boudins di metabasiti, livelli di marmo con associati corpi mineralizzati a talco, gneiss aplitici e metapegmatiti a giacitura filoniana. La seconda unità ha il suo maggior sviluppo nella media Val di Susa. Essa si trova al tetto degli gneiss tipo “pietra di Luserna” ed a volte ad essi è intercalata. In questa unità, ai mi- cascisti a granato e cloritoide si associano frequentemente livelli di quarziti e masse o boudins di metabasiti in facies eclogitica che ne suggerirebbero l’appartenenza alla se- quenza polimetamorfica (Pognante & Sandrone, 1989). Secondo Vialon (1966), invece, la presenza nei micascisti di variazioni granulometriche e composizionali da decimetriche a metriche, in relazione al rapporto con le sovrastanti coperture mesozoiche, suggerisce un’origine sedimentaria derivante da sequenze pelitico-arenace di probabile età permiana. Il Complesso grafitico del Pinerolese (monometamorfico) (Franchi & Novarese, 1895) è costituito da paraderivati di origine detritica a grafite, rappresentati da micascisti a clorite, gneiss minuti e metaconglomerati. Questa unità è presente solamente nella Val Chisone e nella media Val dove forma una fascia di potenza variabile compresa tra i meta- granitoidi e gneiss del M. Freidour e i metagraniti porfirici. Gli Ortoderivati sono rocce intrusive a composizione acida da sieno- a monzo-granitica (Cadoppi, 1988; Bussy & Cadoppi, 1996) generalmente riferiti al ciclo magmatico tardo ercinico (Bussy & Cadoppi, 1996). Sono intrusi sia nel basamento polimetamorfico sia nelle sequenze monometamorfiche carbonifere. In base alla composizione chimica prima- ria, al grado di trasformazione metamorfico-tessiturale, al rapporto con l’incassante e alla posizione strutturale, gli ortoderivati sono stati distinti in quattro tipi principali: 1) ortogneiss del M. Freidour (corrispondente allo “gneiss oeillès homogènes” di Vialon, 1966): si tratta di metagraniti associati a gneiss occhiadini soprattutto affioranti in Val Sangone e Val Chisone. Rappresentano l’elemento strutturalmente più profondo del setto- re settentrionale del massiccio del Dora Maira; 2) metagraniti porfirici: affiorano in Val Sangone e risultano strutturalmente compresi tra i micascisti a granato e cloritoide del compleso polimetamorfico (al tetto) e i micascisti grafitici del Complesso Grafitico del Pinerolese; 3) metagraniti di Borgone: affiorano per lo più nella bassa Valle di Susa tra gli abitati di e . Questo metagranito è intruso nei micascisti a granato e cloritoide del Complesso Polimetamorfico;

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4) gneiss tipo “Pietra di Luserna”: sono rappresentati da leucogneiss a grana fine, leuco- gneiss a tormalina, gneiss micro-occhiadini e “micascisti argentei” e costituiscono l’elemento strutturale più elevato del Dora-Maira. Questo particolare litotipo affiora nella bassa e media Valle di Susa fino all’altezza di Mattie. Le coperture del massiccio Dora-Maira affiorano sia nel settore settentrionale (Valle di Susa) e sia nel settore meridionale (Valli Maira e Grana) (Franchi, 1897-1898; Tallone, 1990; Cadoppi & Tallone, 1992). Esse sono generalmente considerate sia autoctone sia parautoctone dalla maggior parte degli Autori, in ragione dell'affinità continentale che mostrano le successioni stratigrafiche. Recentemente, per le coperture del settore settentrionale del massiccio del Dora-Maira, che riguardano direttamente l’area in studio, è stata proposta una ulteriore suddivisione in Complesso di Pavaglione, di Foresto--M. Molaras e di Meana-M.Muretto (no- te illustrative C.G.I. 1:5.000, foglio 154 “Susa”, 1999). Il Complesso di Meana-M. Muretto è stato riconosciuto solamente lungo il versante de- stro della Valle di Susa, per cui i rapporti con i complessi attigui non sono riconoscibili. Esso è costituito principalmente da una potente sequenza metapelitica con contenuto va- riabile di carbonato comprendenti calcescisti s.s. e micascisti a granato, cloritoide e grafi- te. All’interno della sequenza metapelitica sono incluse rare masse di metagabbri comple- tamente riequilibrati in facies scisti verdi e di serpentiniti. Fanno inoltre parte di questo complesso marmi impuri e paragneiss leucocratici con livelli di quarziti. Il Complesso di Foresto-Chianocco-M. Molaras affiora principalmente nel tratto compre- so tra S. Giuliano e Chianocco ed è caratterizzato da una successione il cui termine lito- stratigrafico inferiore è costituito da marmi dolomitici più o meno micacei di colore da bianco a grigio azzurro ascrivibili al Trias medio sulla base del ritrovamento di alcuni resti di crinoidi (Franchi, 1898; Tallone, 1990). Al di sopra delle dolomie la successione prosegue con un livello di marmi grigio-azzurro, attribuibili al Malm per la loro affinità con litotipi simili affioranti nella Zona Brianzonese (Marthaler et al., 1986). Segue un potente complesso di marmi silicatici e calcescisti con rare prasiniti ed ovarditi. Il Complesso di Pavaglione, evidenziato per la prima volta da Tallone (1990), consiste in un orizzonte basale di quarziti che si differenziano da quelle pre-mesoziche per la presen- za di paragenesi a cianite, rutilo, muscovite. A tetto delle quarziti segue un complesso caratterizzato da alternanze di marmi di colore bianco e grigio chiaro, marmi bluastri e calcescisti. Il contatto con il complesso di Foresto-Chianocco-M. Molaras è mascherato da depositi colluviali. L’evoluzione metamorfica terziaria del settore settentrionale del massiccio Dora-Maira è caratterizzata da paragenesi di alta pressione (facies eclogitica caratterizzata da pressioni comprese tra 9 e 13 Kbar e temperature di circa 500°C) pervasimente trasformate in asso- ciazioni di grado basso (facies scisti blu e scisti verdi caratterizzate da temperature e pres- sioni più basse) (Vialon, 1966; Borghi et al., 1985, Tallone, 1990).

5.2.2 Zona Piemontese Si tratta di un’unità composita costituita da rocce basiche e ultrabasiche (gabbri e serpen- tiniti) e da metasedimenti (calcescisti). Dal punto di vista paleogeografico, è collocata dai

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Comune di Susa Studio geologico per la Variante di adeguamento al PAI Relazione geologica D. Fontan SFT08-118-1-RGL2 vari autori nell’ambito del cosidetto “oceano Ligure-Piemontese” e rappresenta un’insieme di unità tettoniche di crosta oceanica associate a sedimenti marini. Nell'area studiata la Zona Piemontese è stata suddivisa in tre unità sulla base della rispet- tiva posizione geometrico-strutturale ed alla stratigrafia (da: note illustrative C.G.I. 1:50.000, foglio 154 “Susa”, 1999): 1. unità inferiore (Unità ad affinità Oceanica); 2. unità intermedia (Unità ad affinità di Fossa); 3. unità superiore (Unità ad affinità Ofiolitica). 1) L’unità inferiore poggia sulle coperture del Dora-Maira ed è rappresentata dalle Unità Oceaniche. È rappresentata da un basamento ad affinità oceanica costituito da scaglie di ultramafiti quasi sempre serpentinizzate, metagrabbri e prasiniti, riferibili al substrato del bacino della Tetide, e da subordinati calcescisti con associati micascisti a granato e clori- te. È distinta in tre complessi: 1.1) Complesso del Rocciavrè. Questo complesso affiora in prevalenza sullo spartiacque tra Val di Susa e Val Chisone (Rocciavrè, Punta Cristalliera) ed è costituito da rocce ma- fiche e ultramafiche in cui sono ancora riconoscibili i caratteri magmatici primari nono- stante la forte sovraimpronta tettonometamorfica alpina. 1.2) Complesso della bassa Valle di Susa, Valli di Lanzo e Monte Orsiera. Nella bassa Valle di Susa, sul versante sinistro, questo complesso affiora in modo continuo da Con- dove fino a NE di Susa. Esso è costituito in prevalenza da peridotiti serpentinizzate asso- ciate a metagabbri, prasiniti e subordinati calcescisti. 1.3) Complesso dell'Albergian. Affiorante nella medio alta Val Chisone è costituito in prevalenza da calcescisti ricchi in carbonato di calcio. 2) L'unità intermedia è costituita in prevalenza da calcescisti con abbondanti masse di serpentiniti e metagabbri (unità di fossa) con livelli di gneiss albitici talora passanti a quarziti (Gneiss di Charbonnel). L’unità può distinta in tre complessi principali: 2.1) Complesso di Puys-, affiorante in Val Cenischia e in Val Susa tra gli abitati di Susa e . Comprende litotipi intimamente associati i quali recano testimonianza di una sedimentazione in ambiente variabile e con apporti diversi: ambiente marino poco profondo (calcescisti), ambiente oceanico (ofioliti), ambiente continentale (gneiss albitici e micascisti). Gli gneiss albitici (Gneiss di Charbonnel) costituiscono la principale pecu- liarità di questa unità. Essi potrebbero rappresentare sia degli originari livelli a prevalente componente detritica continentale, sia dei relitti trasposti di scaglie di crosta continentale interposte alle coperture di origine oceanica (Pognante, 1983). 2.2) Complesso dei Calcescisti indifferenziati. Questo complesso costituisce una fascia compresa tra l'Unità di Puys-Venaus e l'Unità della bassa Valle di Susa-Valli di Lanzo- Monte Orsiera. Nel versante destro della Valle di Susa esso è caratterizzato da una preva- lenza di calcescisti all'interno dei quali sono presenti scaglie ofiolitiche di dimensioni non superiori al centinaio di metri. 2.3) Complesso del Rocciamelone: comprende la parte sommitale del M. Rocciamelone ed è costituito da una successione di calcescisti e marmi a silicati con intercalate scaglie di ofioliti, localizzate nella parte bassa della successione.

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3) L’unità superiore è costituita dal complesso di Cerogne-Ciantiplagna che affiora in corrispondenza dello spartiacque tra la Valle di Susa e la Valle Chisone; i litotipi preva- lenti sono rappresentati da calcescisti all'interno dei quali si osservano corpi di micascisti, scisti filladici, gneiss albitici, metabasiti e ultrametabasiti. L'impronta metamorfica delle varie unità sopra descritte è molto simile, anche se esistono alcune differenze: le unità inferiori presentano un primo stadio evolutivo in facies eclogi- tica, mentre nell'unità del Rocciamelone e in quella di Cerogne-Ciantiplagna si osservano paragenesi tipiche della facies scisti blu (Pognante, 1980, 1984).

5.2.3 Unità incertae sedis Nel foglio C.G.I. 1:50.000, foglio 154 "Susa", l’unità incertae sedis mostra caratteristiche peculiari e definisce il limite tra Zona Piemontese auct. e Massiccio del Dora-Maira. L’unità è suddivisa nei complessi di , Monte Fassalino, di Cantalupo e del Tuas Venezia.

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Parte II Geologia ed Idrogeologia

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6 Carta geologica e litotecnica La carta geologico-strutturale allegata è il risultato dei rilevamenti di terreno e dello stu- dio aero-fotogrammetrico del territorio comunale; essa contiene i dati inerenti la distribu- zione sul territorio comunale dei litotipi del basamento prequaternario e della copertura quaternaria. In questo elaborato sono inoltre contenute informazioni sulle caratteristiche litotecniche delle diverse unità litostratigrafiche e sull’assetto strutturale del substrato roc- cioso, in particolare per quanto riguarda lo stato di fratturazione. Alcune sezioni geologi- che interpretative mostrano i rapporti tra le varie unità del basamento roccioso e gli spes- sori presunti della coltre quaternaria evidenziando la probabile presenza di incisioni sepol- te.

I litotipi affioranti appartengono interamente al basamento cristallino metamorfico pre- quaternario del Massiccio Dora-Maira e dalla Zona Piemontese; sul basamento poggia un complesso di coperture quaternarie comprendenti depositi glaciali s.l., depositi di origine gravitativa e depositi alluvionali.

6.1 Depositi Quaternari I depositi quaternari nell'area studiata hanno una diffusione areale piuttosto elevata. Nelle successive tabelle sono riassunte le principali caratteristiche sulla base della distribuzione, della litologia, della potenza, della genesi, dei rapporti con altri complessi e della loro col- locazione cronologica. Le tabelle rispecchiano le suddivisioni dei depositi riportate nella legenda della carta geologica.

Tabella 3: Copertura Detritico-Colluviale

Distribuzione Diffusa su tutto il territorio comunale

Litologia La frazione detritica è costituita da ciottoli, massi e subordinati blocchi con basso grado di arrotondamento e sfericità, immersi in un’abbondante matrice a composizione prevalentemente ghiaioso-sabbioso-limosa.

Potenza La potenza varia da pochi decimetri a 1-5 metri

Genesi Mista detritico-colluviale ed eluvio-colluviale legata ai processi di altera- zione, degradazione del substrato roccioso e degli altri depositi quaternari.

Rapporti con altri Complessi Riveste tutti gli altri depositi.

Collocazione cronologica Non esistono elementi di datazione diretta; i rapporti con gli altri depositi indicano un’età tardo Olocenica-attuale.

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Tabella 4: Depositi alluvionali e torrentizi

Distribuzione Corrispondono sia ai depositi della Dora Riparia sia a quelli legati ai rii tributari e sono in genere conservati lungo l’asse vallivo principale o lun- go le più importanti valli secondarie.

Litologia Ciottoli, ghiaie e massi anche di grandi dimensioni (pluridecimetriche o metriche) con grado di arrotondamento medio-alto e sfericità medio-bassa, immersi in un’abbondante matrice di composizione prevalentemente da sabbiosa a sabbioso-limosa. Il grado di addensamento è mediamente ele- vato.

Potenza La potenza varia da pochi metri ad oltre circa 100 metri in corrispondenza dell’asse vallivo.

Genesi Depositi alluvionali di ambiente torrentizio di fondovalle e di conoide.

Rapporti con altri Complessi In parte poggiano sul substrato ed in parte sui depositi glaciali.

Collocazione cronologica La loro età varia dal tardo Olocene all’attuale.

Tabella 5: Depositi alluvionali antichi

Distribuzione Sono localizzati nei ripiani situati nei pressi della località S.Saturnino e presso loc. Belvedere.

Litologia Ghiaie ciottolose, ghiaie sabbiose e sabbie ben selezionate, arrotondate, con stratificazione da decimetrica a metrica, parzialmente cementate.

Potenza Non determinabile

Genesi Depositi alluvionali di ambiente torrentizio.

Rapporti con altri Complessi Parte poggiano sul substrato e parte sui depositi glaciali.

Collocazione cronologica Età tardo Olocenica.

Tabella 6: Depositi detritici e depositi detritici a grossi blocchi

Distribuzione Sono distribuiti prevalentemente al piede dei principali affioramenti del substrato roccioso e in particolare al piede delle pareti presenti sulla sini- stra idrografica della Dora Riparia.

Litologia Ciottoli, massi e blocchi di forma irregolare in matrice sabbioso-ghiaioso- limosa

Potenza Molto variabile.

Genesi Detritica (crioclastismo e termoclastismo) e/o per crolli successivi da af- fioramenti disarticolati.

Rapporti con altri Complessi Rivestono parte degli altri depositi ed il substrato roccioso.

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Collocazione cronologica Non esistono elementi di datazione diretta; i rapporti con gli altri depositi indicano un’età tardo Olocenica-attuale.

Tabella 7: Depositi glaciali

Distribuzione Costituiscono i lembi in corrispondenza dei versanti sia in destra che in sinistra orografica, sia nella parte occidentale del territorio comunale.

Litologia Ciottoli, massi e subordinati blocchi con basso grado di arrotondamento e sfericità, immersi in un’abbondante matrice a composizione prevalente- mente limoso-sabbiosa. Raramente si osservano depositi glaciali di fondo e depositi di chiara origine fluvioglaciale. Il grado di addensamento è me- diamente molto variabile in relazione alla genesi (di ablazione o di fondo). La litologia dei clasti comprende metabasiti, calcescisti, marmi, micascisti e gneiss albitici.

Potenza La potenza varia da pochi metri a circa 20-30 metri.

Genesi Glaciale, principalmente per ablazione.

Rapporti con altri Complessi Rivestono il substrato roccioso.

Collocazione cronologica Non esistono elementi di datazione diretta; i rapporti con gli altri depositi indicano un’età Pleistocenica.

Tabella 8: Depositi fluvioglaciali

Distribuzione Sono principalmente localizzati in corrispondenza di scaricatori glaciali.

Litologia Ghiaie più o meno grossolane, ghiaie sabbiose e sabbie a supporto di cla- sti, classati e stratificati a scala pluricentimetrica, con facies argilloso- siltose talora prevalenti. Talvolta i depositi si presentano cementati.

Potenza Non determinabile.

Genesi Depositi fluviali e torrentizi di ambiente glaciale.

Rapporti con altri Complessi Poggiano in parte sul substrato ed in parte sui depositi glaciali.

Collocazione cronologica Non esistono elementi di datazione diretta; i rapporti con gli altri depositi indicano un’età Pleistocenica.

6.2 Basamento pre-Quaternario Nelle tabelle che seguono verranno riportati i risultati delle osservazioni sul basamento pre-quaternario. Nella descrizione si farà riferimento alla ubicazione prevalente dei litoti- pi nel territorio investigato e alle loro caratteristiche composizionali, tessiturali e struttu- rali (litologia).

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Tabella 9:UNITÀ OCEANICHE E DI FOSSA Calcescisti Ubicazione Costituiscono le pareti in roccia nel settore occidentale del territorio comunale.

Litologia Scisti carbonatici filladici a grana da media a medio-fine con intercalati marmi micacei, calcemicascisti, micascisti fel- dspatici, prasiniti e piccole masse non cartografabili di gneiss albitici (Gneiss di Charbonnel).

Gneiss di Charbonnel Ubicazione Masse di dimensioni cartografabili si sono osservate ad W dell’ abitato di Susa, intercalate nei calcescisti.

Litologia Gneiss a grana medio-fine di colore variabile da bianco a bianco verdastro con intercalazioni centimetrico-metriche di scisti carbonatici, passanti a scisti parasinitici.

Prasiniti Ubicazione Costituiscono le pareti a NE dell’ abitato di Mompantero.

Litologia Prasiniti e scisti prasinitici di colore verde, a grana medio fine, con tessitura da massiccia a foliata e/o listata.

Tabella 10: MASSICCIO CRISTALLINO DEL DORA-MAIRA Marmi Ubicazione Costituiscono le pareti a nord delle località Braida-Chiodo e e affiorano in corrispondenzza della località Tre Piloni.

Litologia Marmi e marmi dolomitici-calcitici di colore bianco a tessi- tutura grossolanamente foliata all’interno dei quali si osser- vano sottili livelli ricchi in mica bianca, livelli di marmi dolomitici grigi e calcescisti.

Paragneiss Ubicazione Costituiscono le pareti a sud della località Traduerivi.

Litologia Paragneiss albitici chiari a tessitura da listata a occhiadina, con porfiroclasti millimetrico-centimetrici di feldspato - tassico, localmente passanti a quarziti impure o quarziti massicce di colore verde chiaro.

Copertura mesozoica mesozoica Copertura Calcescisti Ubicazione Costituiscono le pareti a nord della Loc. Chiodo.

Litologia Scisti carbonatici marmoreo-arenacei di colore bruno con tessitura grossolanamente foliata.

Calcemicascisti Ubicazione Affiorano a sud dell’abitato di Coldimosso.

Litologia Calcemicascisti di colore nocciola a grana media e fine con intercalazioni di micascisti a granato e cloritoide, quarziti e gneiss.

Micascisti Ubicazione Affiorano limitatamente in prossimità della C. Tre Pene to n Ba-

same (Loc. Castelpietra).

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Tabella 10: MASSICCIO CRISTALLINO DEL DORA-MAIRA Marmi Ubicazione Costituiscono le pareti a nord delle località Braida-Chiodo e Caselette e affiorano in corrispondenzza della località Tre Piloni.

Litologia Marmi e marmi dolomitici-calcitici di colore bianco a tessi- tutura grossolanamente foliata all’interno dei quali si osser- vano sottili livelli ricchi in mica bianca, livelli di marmi dolomitici grigi e calcescisti.

Paragneiss Ubicazione Costituiscono le pareti a sud della località Traduerivi.

Litologia Paragneiss albitici chiari a tessitura da listata a occhiadina, con porfiroclasti millimetrico-centimetrici di feldspato po- tassico, localmente passanti a quarziti impure o quarziti massicce di colore verde chiaro.

Copertura mesozoica mesozoica Copertura Calcescisti Ubicazione Costituiscono le pareti a nord della Loc. Chiodo.

Litologia Scisti carbonatici marmoreo-arenacei di colore bruno con tessitura grossolanamente foliata.

Calcemicascisti Ubicazione Affiorano a sud dell’abitato di Coldimosso.

Litologia Calcemicascisti di colore nocciola a grana media e fine con intercalazioni di micascisti a granato e cloritoide, quarziti e gneiss.

Litologia Micascisti a granato e/o clorite (Complesso Polimetamorfi- co) a grana media e colore rossastro, con intercalazioni cen- timetrico-decimetriche di quarziti.

Tabella 11: UNITÀ DI CANTALUPO Marmi Ubicazione Affiorano a sud dell’abitato di Susa

Litologia Marmi e marmi dolomitici massicci o grossolanamente foliati di colore grigio chiaro, localmente brecciati e passanti a marmi calciti- ci saccaroidi bianchi e grigi, marmi dolomitici rosa, bianchi e verdi a tessitura listata definita da alternanze cromatiche a scala centime- trico-metrica.

Tabella 12: ROCCE DI CONTATTO TETTONICO Brecce Cataclastiche Ubicazione Sono localizzate in corrispondenza dei principali orizzonti di scol- lamento coincidenti solitamente ai contatti tra le principali unità tettoniche descritte in precedenza.

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Litologia Cataclasiti carbonatiche, caratterizzate da forte riduzione di grana, e brecce cataclastiche di aspetto vacuolare a cemento carbonatico con clasti subangolosi di marmi, dolomie, e in quantità subordinata, di calcescisti e micascisti, interessate da pervasivi fenomeni di dissolu- zione, riprecipitazione e diffusa carsificazione (Carniole).

6.3 Geologia strutturale Nel territorio comunale di Susa affiorano litotipi dalle caratteristiche reologiche molto variabili. Ciò determina un’elevata eterogeneità strutturale, che si riflette essenzialmente in un differente grado di registrazione degli eventi deformativi nei vari litotipi. Nel corso del rilevamento di terreno sono state riconosciute almeno quattro fasi deforma- tive di tipo duttile cronologicamente determinate in base a rapporti geometrici di sovrap- posizione. Tra le strutture di tipo fragile sono state riconosciute più famiglie di giunti responsabili dello stato di fratturazione dell’ammasso roccioso ed almeno un sistema di faglie. Nella carta geologico-strutturale e litotecnica sono riportati gli elementi geometrici più significativi delle strutture individuate.

6.3.1 Strutture duttili In tutte le unità strutturali studiate l’evento deformativo più antico riconoscibile è legato ad una fase duttile (F1) che ha prodotto la scistosità pervasiva e traspositiva (S1) ancora ben preservata soprattutto nei litotipi più rigidi (dolomie, metabasiti, gneiss). Nei litotipi più plastici, con maggior frazione micacea quali micascisti e calcescisti filla- dici, la scistosità S1 è sovraimpressa da una foliazione successiva (S2) legata alla fase (F2) che produce un fitto piegamento e spesso la parallelizzazione dei piani assiali dei due sistemi. Nell’area studiata la scistosità principale può dunque essere relativa sia alla fase deformativa (F1) che a quella successiva (F2), a seconda dei casi. Nei litotipi più ri- gidi sono spesso osservabili dei relitti del layering o delle foliazioni più antiche della S1 che definiscono cerniere di pieghe isoclinali sradicate. Alla fase deformativa F2 viene attribuita in genere lo sviluppo di pieghe con stile serrato, nei litotipi più rigidi, con stile da isoclinale a serrato nei litotipi più plastici. Nella carta geologico-strutturale e litotecnica le due foliazioni sono state indicate generi- camente come foliazione regionale. Le foliazioni descritte in precedenza sono deformate da pieghe con stile da aperto a quasi serrato associate alla fase deformativa (F3) senza sviluppo di clivaggio o scistosità. Le pieghe legate alla fase F3 sono generalmente asimmetriche e presentano un fianco più corto ed uno più allungato. Esse sono piuttosto disarmoniche e possono assumere local- mente geometrie tipo «box-fold». Le osservazioni di terreno hanno inoltre messo in evidenza la presenza di una successiva fase di piegamento (F4) che sviluppa pieghe non scistogene con stile da blando a serrato

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Comune di Susa Studio geologico per la Variante di adeguamento al PAI Relazione geologica D. Fontan SFT08-118-1-RGL2 caratterizzate da una estrema variabilità dell’orientazione degli assi (non riportate sulla carta geologica-strutturale).

6.3.2 Strutture fragili (giunti e faglie) Oltre alla presente di numerose famiglie di giunti, nell’area oggetto di studio sono state osservate poche discontinuità connesse alla deformazione fragile. Le zone di taglio fragili osservate mostrano una potenza piuttosto ridotta e una persistenza laterale limitata e si possono localizzare in prossimità dell’abitato di Mompantero e ad ovest di Susa (cfr. car- ta geologico-strutturale e litotecnica). I dati strutturali raccolti alla mesoscala non individuano un sistema di faglie predominan- te ma sono stati osservati sistemi con direzione variabile da NW a SW, con valori di im- mersione da medio ad alto angolo. Generalmente le superfici di movimento delle faglie sono accompagnate da cataclasiti di spessore decimetrico-metrico più o meno argillificate e da campi di fratturazione di po- tenza metrica subparalleli alle strutture principali Mediamente, su tutta l’area studiata, i giunti presentano orientazioni piuttosto costanti e si possono raggruppare in tre principali famiglie con alto angolo d’immersione: K1 di dire- zione N-S; K2 di direzione ENE-WSW; K3 di direzione NW-SE che risulta dominante rispetto ai primi due nel settore occidentale dell’area esaminata.

6.4 Caratteristiche litotecniche di rocce e depositi I parametri litotecnici delle rocce e dei terreni sono puramente indicativi in quanto reperiti in letteratura (Hoek & Bray, 1981) con riferimento a campioni di materiale di caratteristiche simili ai litotipi presenti all’interno del territorio comunale di Su- sa. In fase di attuazione delle previsioni di PRGC e di progettazione di nuove opere od interventi edificatori sul territorio, i parametri geomeccanici e geotecnici di pro- getto dovranno essere verificati puntualmente attraverso opportune prove in sito e/o di laboratorio. Le rocce litoidi ed i depositi sciolti presenti nel territorio comunale di Susa, cartografati nella carta geologica e litotecnica, sono stati suddivisi in cinque gruppi principali sulla base delle loro caratteristiche litotecniche. I parametri geomeccanici e geotecnici presi in considerazione per le distinzioni operate sono la coesione (c in kPa), l’angolo di attrito interno (ϕ in °deg.) e peso di volume (γ in kN/m3) sono stati suddivisi in: • GRUPPO A: comprendente i litotipi del basamento pre-quaternario quali calcescisti, Gneiss di Charbonnel, prasiniti, serpentiniti e serpentinoscisti (Unità Oceaniche e di Fossa), marmi, paragneiss, calcescisti, gneiss, calcemicascisti e micascisti (Massiccio Cristallino Dora Maira), marmi (Unità di Cantalupo) e le brecce cataclastiche cemen- tate di contatto tettonico. Il gruppo presenta buone caratteristiche geomeccaniche che peggiorano dove le masse rocciose risultano particolarmente fratturate. Le caratteri- stiche litotecniche tipiche del gruppo sono comprese nei seguenti campi di variabilità: c: 20.000-40.000 kPa; ϕ: 30°-40°; γ: 25-28 kN/m3.

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• GRUPPO B: comprende depositi cementati appartenenti alle alluvioni antiche e ai depositi fluvioglaciali. Le caratteristiche litotecniche tipiche del gruppo sono compre- se nei seguenti campi di variabilità: c: 1.000-20.000 kPa; ϕ: 25°-35°; γ: 17-23 kN/m3. • GRUPPO C: comprende i depositi alluvionali e torrentizi non coesivi, con caratteri- stiche geotecniche dipendenti dalla composizione granulometrica. Si ha un peggiora- mento in presenza di terreni limosi e/o torbosi. Le caratteristiche litotecniche tipiche del gruppo sono comprese nei seguenti campi di variabilità: c: 0 kPa; ϕ: 27°-32°; γ: 17-19 kN/m3. • GRUPPO D: comprende i depositi glaciali molto addensati con discrete caratteristi- che geotecniche che diminuiscono all’aumentare della frazione limosa e del contenu- to d’acqua. Le caratteristiche litotecniche tipiche del gruppo sono comprese nei se- guenti campi di variabilità: c: 0-250 kPa; ϕ: 32°-35°; γ: 20-23 kN/m3. • GRUPPO E: comprende i depositi detritici, localmente a grossi blocchi, non coesivi e scarsamente addensati. Le caratteristiche geotecniche dipendono dal contenuto d’acqua e della matrice limosa rispetto alla frazione grossolana. Le caratteristiche li- totecniche tipiche del gruppo sono comprese nei seguenti campi di variabilità: c: 0 kPa; ϕ: 35°-37°; γ: 17-20 kN/m3.

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7 Carta della permeabilità del substrato roccioso e dei depositi superficiali. Sulla base dell'assetto geologico è possibile suddividere l'area in esame in "complessi i- drogeologici", ossia in unità all'interno delle quali il tipo di permeabilità ed il valore del coefficiente di permeabilità sono relativamente omogenei. E' importante premettere che nella definizione dei complessi idrogeologici saranno tralasciati gli elementi strutturali che apportano variazioni locali della permeabilità (es. le faglie). Sono state distinte quattro unità idrogeologiche, descritte di seguito partendo da quelle geometricamente inferiori e procedendo verso l'alto; due sono relative ad acquiferi e ac- quicludi in roccia con permeabilità per fratturazione e due sono relative ad acquiferi in mezzi porosi.

7.1 Acquiferi e acquicludi in roccia

7.1.1 Complesso a bassa permeabilità per fratturazione. Questo complesso è costituito da calcescisti, gneiss, metabasiti e ultrametabasiti delle U- nità Oceaniche e di Fossa (Zona Piemontese auct.), e da paragneiss, micascisti, calcescisti e calcemicascisti del Massiccio del Dora-Maira. Le rocce della Zona Piemontese possono essere considerate, per semplicità, come facenti parte di un unico complesso idrogeologico, in ragione delle frequenti intercalazioni reci- proche tra i vari litotipi, osservabili a tutte le scale. In questo complesso sono stati considerati anche i micascisti, i paragneiss, i calcescisti e i calcemicascisti del Massiccio del Dora-Maira, che presentano valori dei coefficienti di permeabilità simili a quelli dei litotipi della Zona Piemontese. La permeabilità all'interno di queste rocce, in condizioni ordinarie di fratturazione degli ammassi, ed in assenza di discontinuità fragili importanti quali faglie o estese fasce di fratturazione, varia mediamente tra 10-7 e 5x10-10 m/sec. I valori riportati sono stati ricavati per confronto con i risultati di prove di permeabilità in foro (tipo Lugeon) eseguite in alcuni sondaggi nel cantiere dell'impianto idroelettrico Pont Ventoux – Susa, oltre che in base ai risultati degli studi idrogeologici preliminari per il progetto del nuovo collegamento ferroviario Torino-Lione. All'interno dei calcescisti (rocce carbonatiche) si può osservare un aumento locale della pemeabilità lungo le discontinuità, dovuto a fenomeni di dissoluzione, che non sono co- munque tali da condizionare permeabilità a scala decametrico-ettometrica. I valori del coefficiente di permeabilità di queste rocce si collocano intorno ai 10-8 m/sec.

7.1.2 Complesso a medio-alta permeabilità per fratturazione e carsismo. Rientrano in questo complesso i marmi e i marmi dolomitici relativi alle coperture del Dora-Maira e all' Unità di Cantalupo, comprese le “carniole” e le cataclasiti carbonatiche che definiscono i contatti tra le principali unità, all'interno delle quali si osservano forti anisotropie di permeabilità.

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In queste rocce la permeabilità è indotta dalla fratturazione, ma localmente può essere incrementata in modo significativo da fenomeni di dissoluzione che determinano lo svi- luppo di carsismo incipiente ed in seguito la comparsa di veri e propri condotti carsici. Questo fenomeno si sviluppa in prevalenza nei litotipi a forte componente carbonatica quali marmi dolomitici e lungo le zone di contatto tra le principali unità (“Carniole”). Per la valutazione dei valori del coefficiente di permeabilità delle rocce appartenenti a questo complesso idrogeologico ci si è basati sui risultati di prove di permeabiltà tipo Lu- geon. Le indagini sono state eseguite sui marmi dolomitici carniole e cataclasiti carbona- tiche incontrate nei sondaggi geognostici realizzati in fase di studio preliminare per il progetto del nuovo collegamento ferroviario Torino-Lione. I risultati ottenuti mettono in evidenza valori del coefficiente di permeabilità elevati, me- diamente pari a 10-5 m/sec.

7.2 Acquiferi in mezzi porosi Gli acquiferi con permeabilità per porosità sono contenuti nei depositi quaternari pog- gianti sul substrato roccioso e danno luogo a falde il cui limite inferiore è generalmente rappresentato dalla superficie di contatto con il substrato roccioso. Gli acquiferi nei mezzi porosi rivestono un'importanza considerevole poiché al loro inter- no si sviluppano circuiti idrogeologici che possono alimentare sorgenti utilizzate sia a scopo idropotabile e sia a scopo irriguo. I depositi che compongono questi acquiferi sono di varia origine e comprendono depositi glaciali di ablazione, depositi alluvionali-torrentizi, detrito di falda e accumuli di frana.

7.2.1 Complesso con permeabilità da media a bassa per porosità. Questo complesso è costituito prevalentemente da depositi glaciali di ablazione e depositi fluviali antichi, questi ultimi parzialmente cementati. La presenza di abbondante matrice limosa nei depositi glaciali e la locale cementazione dei depositi fluviali antichi determina valori del coefficiente di permeabilità mediamente più bassi rispetto a quelli degli altri acquiferi in mezzo poroso. I depositi di pertinenza di questo complesso idrogeologico ricoprono aree circoscritte e non molto estese lungo i versanti ed in parte nelle valli laterali presenti all’interno del ter- ritorio comunale.

7.2.2 Complesso a permeabilità medio-alta per porosità. Questo complesso è l'acquifero per porosità più esteso nell'area rilevata, poiché localizza- to per lo più lungo il fondovalle principale. Esso è costituito da depositi alluvionali e tor- rentizi recenti non cementati, legati all'attività della Dora Riparia e del Torrente Ceni- schia, e da depositi detritici. Sono compresi in questo complesso anche i depositi alluvionali di conoide che presentano valori di permeabilità simile a quella dei depositi alluvionali di fondovalle. Il valore del coefficiente di permeabilità in questo complesso oscilla mediamente tra 10-5 e 10-6 m/s.

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I valori riportati sono stati ricavati dai risultati delle prove di permeabilità in foro (tipo Lefranc) eseguite nei sondaggi geognostici dello studio preliminare per la progettazione del nuovo collegamento ferroviario Torino-Lione. Nei depositi alluvionali di fondovalle della Dora Riparia e del torrente Cenischia è ipotiz- zabile la presenza di una falda acquifera, il cui livello piezometrico, in mancanza di dati relativi a pozzi ed eventuali sondaggi attrezzati, è di difficile localizzazione. Si può co- munque ipotizzare che il livello di falda sia in equilibrio con gli alvei dei corsi d’acqua principali, che esplicano probabilmente un’azione drenante. Locali variazioni anche tem- porali del livello piezometrico possono peraltro determinarne la risalita fino al piano di campagna. E’ ipotizzabile che la soggiacenza della falda di fondovalle, in relazione alla morfologia locale ed alle considerazioni sopra riportate, possa oscillare tra zero e circa 20 metri. E' inoltre ipotizzabile la presenza di una falda, anche se probabilmente con elevata sog- giacenza della superficie piezometrica, all'interno dei depositi torrentizi dei conoidi dei rii Merdarello, Dei Grilli, Scaglione, Corrente, Rocciamelone e Giandula, dove sono presenti corsi d'acqua permanenti che con probabilità esercitano un’azione alimentante sull’acquifero. Nei depositi di conoide dei rii minori Braide, Ambruna, Chiodo e Crotte è difficilmente ipotizzabile la presenza di una falda permanente, in considerazione dell’esiguo bacino idrografico e della temporaneità della ricarica.

7.3 Sorgenti Nel territorio del Comune di Susa, nell’ambito del presente studio è stata osservata un'u- nica sorgente (prossimità della C. Tre Pene, Loc. Castelpietra). Si tratta di una sorgente di contatto posta tra il basamento pre-triassico del Dora-Maira e le relative coperture meso- zoiche. Nel resto del territorio investigato non sono state individuate significative sorgenti nei mezzi fratturati e in quelli porosi.

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8 Carta delle valanghe Il territorio comunale di Susa non è interessato da processi valanghivi. in quanto posta o quote basse. La quota massima del territorio comunale è di circa 800 m ed è ubicata a Nord di Case Griffei.

9 Carta delle pendenze Il territorio comunale è stato suddiviso in sei classi di pendenza: 0-5°, 5-10°; 10°-20°; 20°-30°; e >30° (Tavola 4). Le aree a maggiore pendenza corrispondono ai fianchi vallivi dove gli affioramenti roc- ciosi sono più frequenti e dove le incisioni torrentizie sono più marcate. Le aree con pen- denza inferiore ai 5°, oltre a caratterizzare l’ampio fondovalle, formano modesti areali localizzati sul versante a diverse quote.

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Parte III Carta geomorfologica e dei dissesti

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10 Geomorfologia L’attuale morfologia del settore vallivo considerato è il risultato di un complesso model- lamento operato da diversi agenti morfogenetici. In particolare si riconoscono le forme associate al modellamento glaciale, al modellamento legato alla dinamica fluviale e, in minima parte, a quello legato ai processi gravitativi di versante.

10.1 Modellamento glaciale I processi di esarazione della massa glaciale nel suo lento scorrimento verso valle hanno generato le classiche forme riconoscibili in Val di Susa: rocce montonate, lembi relitti, talora molto rimodellati, di depositi glaciali (till di ablazione2 e di till allogamento3) e morfologie di origine fluvioglaciale (es. spill-way-channels4). Le prime notizie sul glacialismo della Valle di Susa riguardavano soprattutto i depositi glaciali che formano l’anfiteatro morenico di Rivoli e (Leblanc, 1841; Martinis & Gastaldi, 1850; Prever, 1917). L’anfiteatro morenico permette di ipotizzare l’esistenza del antico “ghiacciaio della Valle Susa”. Notizie bibliografiche, comprendenti anche il settore considerato, sono riportate nella prima edizione del Foglio 55 “Susa” della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000 (Franchi et al., 1913). In questa carta i depositi glaciali vennero distinti in morene wür- miane5, post-würmiane e recenti e furono osservati nel fondovalle e lungo i versanti fino a 900÷1000 m s.l.m. di quota. Successivamente Sacco (1921), nella seconda parte del suo studio monografico dedicato ai depositi glaciali intravallivi, riconosce che le “vecchie morene mindelliane” sono in parte scomparse “per la potente abrasione fatta dalle acque” oppure sono mascherati sia da depositi morenici portati dai ghiacciai secondari laterali, sia dalle morene rissiane so- vrastanti, perché, a causa della strettoia valliva il ghiacciaio susino “dovette ivi innalzarsi molto e quindi sul principio posare morene anche molto elevate, talora persino sopra i depositi mindelliani”. Lo spessore della massa glaciale, nelle fasi di massima espansione, secondo Sacco, potrebbe aver raggiunto anche i 1000 m. Egli segnala inoltre la presenza di depositi glaciali legati a ghiacciai laterali posti su entrambi i versanti della valle. Più tardi, Blanchard (1952) riconosce nuove forme di modellamento glaciale nella valle: descrive i verrou6 tra Gravere e Mattie e ipotizza che la loro origine sia dovuta alla con- fluenza di due ghiacciai provenienti dall’Alta Valle di Susa e la Val Cenischia; individua

2 Depositi glaciali formanti le morene laterali e frontali

3 Depositi glaciali di fondo

4Scaricatori glaciali

5 Wurmiana: termine che indica un periodo di glaciazione del Pleistocene. Secondo la scala geocronologica (pro- posta in “A geologic time scale” di W.B. Harland, A.V. Cox, ecc., Cambridge University Press, 1982) l’Era Qua- ternaria iniziò 2.0 Ma di anni fa ed è suddivisa in due epoche: Olocene da 0.01 Ma ad oggi; Pleistocene da 2.0 a 0.01 Ma; nell’ambito degli studi sul glacialismo, a sua volta il Pleistocene è suddiviso in età che nella geologia alpi- na sono conosciute, dalla più vecchia alla più giovane, come Donau, Gunz, Mindel, Riss, Wurm.

6 gradino di escavazione glaciale

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e descrive i rilievi di San Giorio ed i contrafforti rocciosi di San Valeriano come forme di modellamento glaciale. Nell’ambito di studio condotto sui depositi quaternari sul versante sinistro della Valle di Susa nel tratto compreso tra Susa e Condove, Baggio P. (1990) fornisce una moderna in- terpretazione del modellamento durante il Quaternario:

♦ l’assetto geomorfologico non è riconducibile unicamente all’ultima pulsazione glacia- le Pleistocenica; infatti, in base al differente grado di conservazione dei depositi è sta- ta individuata una “discontinuità” posta lungo i versanti tra 1100 m e 1800 m. Al di sopra di tale discontinuità sono conservati i relitti di un modellamento pre-pliocenico superiore mentre al di sotto di tale lineamento sono conservati solo relitti post- villafranchiani modellati tra il Pliocene medio e l’attuale;

♦ lo studio dei rapporti d’intersezione e sovrapposizione tra i vari depositi e forme post- villafranchiani ha permesso d’individuare diverse unità morfostratigrafiche distribuite all’interno di differenti fasce altimetriche. Ognuna di queste rappresenta un episodio di modellamento riconducibile ad una pulsazione glaciale; in particolare sono state distinte almeno 9 unità ricollegabili ad altrettante pulsazioni glaciali che si sono sus- seguite tra il Pleistocene medio e l’attuale che hanno prodotto una serie di terrazzi;

♦ lo studio dei rapporti di sovrapposizione e di intersezione delle differenti unità morfo- stratigrafiche ha permesso d’individuare un progressivo approfondimento del fondo- valle principale, probabilmente associato anche ad una progressiva migrazione verso nord del suo asse mediano (Righi, 1980);

♦ la poligenicità cronologica del modellamento glaciale porta a ridimensionare note- volmente lo spessore della massa glaciale del ghiacciaio principale che si ipotizza non aver mai superato i 300 m di spessore;

♦ i ghiacciai laterali sono, in genere, sopravvissuti più a lungo quello principale.

Il rilevamento di terreno ha evidenziato che nel versante sinistro, a seguito di fenomeni di erosione torrentizia che hanno agito per un periodo di tempo più lungo, si osservano so- lamente lembi poco estesi di depositi glaciali talora associati depositi di origine fluvio- glaciale. Tali depositi, presumibilmente legati all’azione del ghiacciaio vallivo, sono più frequenti nella parte bassa del versante al di sotto di quota 1000 m. Nella parte destra del versante i depositi glaciali, relativi agli scomparsi ghiacciai laterali, con i relativi depositi fluvio-glaciali, costituiscono vaste aree specialmente nei bacini dei torrenti Corrente e Scaglione.

10.2 Modellamento fluviale L’attuale assetto morfologico ed evolutivo dell’area di fondovalle è geneticamente legato all’attività erosionale e deposizionale della Dora Riparia e dei torrenti Cenischia, Giandu- la, Merdarello, Scaglione, Corrente e Rocciamelone. La piana di fondovalle è caratterizzata da una debole pendenza verso est (circa 2°), dal basso grado di incisione operato dalla Dora Riparia (un ordine di terrazzi con altezza me- dia delle scarpate di erosione pari a circa 3-4 metri) e dall’alto grado di antropizzazione

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(strade statali, autostrade, nuclei abitativi, ecc.) che in talune aree che ha significativa- mente modificato e/o nascosto le forme dell’originale paesaggio naturale. Per quanto riguarda le forme che caratterizzano i settori al raccordo tra i versanti ed il fondovalle il paesaggio attuale è invece legato all’attività erosionale e deposizionale di tipo torrentizio dei rii montani (conoidi alluvionali). Sui versanti i processi erosivi legati al reticolato idrografico hanno formato strette inci- sioni nel substrato cristallino, localizzate prevalentemente presso il fondovalle principale (es. orrido di Foresto, forre dei torrenti Scaglione e Corrente, Gorge della Dora Riparia a monte di Susa), a valle delle quali si sono formati ampi conoidi di deiezione. Il contatto tra i depositi torrentizi costituenti gli apparati di conoide e i depositi formanti la piana alluvionale di fondovalle è generalmente evidenziato da un debole cambio di pendenza o da una scarpata di erosione. Si osserva un fenomeno di cattura fluviale presso loc. "Il Colletto" (quota 1455 m circa) da parte del rio Arnerone (tributario di sinistra del rio Scaglione e proveniente dal Colle delle Finestre) ai danni del Rio dei Grilli. La cattura spiega inoltre il volume e l’estensione anomala del conoide del rio dei Grilli in confronto al suo attuale bacino di alimentazione. Si segnala inoltre l'interferenza del Rio Gelassa di Gravere con il Rio Merdarello (o rio Gelassa di Susa). Anticamente il rio Gelassa di Gravere, in caso di forti piogge, dall'apice del conoide poteva divergere verso destra per confluire in un alveo ab- bandonato che, scorrendo in una valle di origine glaciale, si innestava presso l'apice del rio Merdarello (Gelassa di Susa). Le opere eseguite in epoca storica nel punto di diversio- ne (presumibilmente nel periodo Romano e nell'800) hanno contrastato il fenomeno. In relazione ai profili riportati in tavola 1 si evidenzia la probabile presenza di un forrra sepolta dai sedimenti alluvionali della Dora dedotta in base ai differenti spessori della coltre quaternaria ed in base a considerazioni idrogeologiche.

10.3 Processi gravitativi di versante Nel territorio comunale di Susa, ricadendo quest'ultimo quasi esclusivamente nella piana di fondovalle, non si osservano fenomeni gravitativi di rilievo. Essi sono rappresentati da movimenti per colamento superficiali coinvolgenti depositi sciolti superficiali e da frane di crollo, entrambe di modeste dimensioni. Tali crolli sono causati dai processi di disgre- gazione chimico–fisica ad opera degli agenti atmosferici. La dimensione dei blocchi lapi- dei coinvolti nei processi di crollo dipendono dalle caratteristiche litotecniche dell’ammasso roccioso (es. grado di fratturazione e spaziature delle discontinuità).

10.4 Elaborati prodotti Nei capitoli seguenti, sono descritte le caratteristiche geomorfologiche legate alla dinami- ca del reticolo idrografico maggiore, minore e di versante. Tali caratteristiche sono indicate nelle seguenti cartografie tematiche in scala 1:5.000: • tavola 2 - carta geomorfologica e dei dissesti del territorio comunale • tavola 5 - carta degli effetti dell’evento alluvionale dell’ottobre 2000 • tavola 6 - carta delle opere idrauliche

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• tavola 1a - carta geomorfologica e geologica dei bacini di alimentazione dei co- noidi interferenti con le attività antropiche (scala 1:25.000) Inoltre, la relazione è integrata da un censimento dei conoidi, delle opere idrauliche, del reticolo idrografico minore e delle frane mediante l’utilizzo delle schede contenute nella CPRG 7/LAP, 1996 e successive NTE/1999, D.G.R. 25 luglio 2002 n. 45-6656. Nella carta geomorfologica e dei dissesti sono indicati i principali tratti morfologici che caratterizzano il territorio del comune di Susa relativamente alla dinamica fluvio- torrentizia (piana di fondovalle e conoidi). La cartografia tematica contiene anche la loca- lizzazione e le rappresentazione planimetrica dei principali fenomeni di dissesto gravita- tivo in atto individuati all’interno del territorio comunale. In accordo con la Circolare P.G.R. n° 7/LAP/96, le successivea NTE/99 e la D.G.R. 25 luglio 2002 n. 45-6656, nella carta geomorfologica sono riportati i codici identificativi della pericolosità (per la piana di fondovalle e per i conoidi) dell’attività e del tipo di movimento (per le frane); sia per i conoidi che per le frane sono anche riportate in carta le sigle delle schede descrittive ri- portate in allegato. Nella carta delle opere idrauliche è riportata la localizzazione e la tipologia delle diver- se opere idrauliche e di attraversamento esistenti lungo i corsi d’acqua; le relative schede descrittive sono riportate in allegato (DB SICOD). Nella carta sono riportate inoltre le sezioni d’alveo disponibili ubicate lungo il Fiume Dora Riparia, a distanza l’una dall’altra di circa 500 metri (dati resi disponibili dal regione Piemonte, Settore Difesa del Suolo e derivanti dal PSFF) e le fasce di influenza in caso di rotture delle Dighe poste a monte. Nella successiva tabella sono riportate le codifiche delle opere citate nel testo con le sigle SICOD.

Tipo opera vecchio Codice precedente Tipo opera secondo SICD Codice SICOD Al SICOD MURIDISPONDA 1 DS AGNEDS001

MURIDISPONDA 1 DS AGNEDS002

PONTI IN CEMENTO ARMATO 10 PO AGNEPO017

CUNETTONI 11a CA AGNECA002

CUNETTONI 12 CA AGNECA003

SOGLIE 13 SO AGNESO001

PONTI IN CEMENTO ARMATO 14 AG AGNEAG004

CUNETTONI 15 CA AGNECA004

PONTI IN CEMENTO ARMATO 16 PO AGNEPO003

PONTI IN CEMENTO ARMATO 17 PO AGNEPO004

PONTI IN CEMENTO ARMATO 18 PO AGNEPO019

MURIDISPONDA 19 DS AGNEDS007

MURIDISPONDA 19 DS AGNEDS008

BRIGLIE 2 BR AGNEBR001

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Tipo opera vecchio Codice precedente Tipo opera secondo SICD Codice SICOD Al SICOD SCOGLIERE 20 DS AGNEDS009

SOGLIE 21 SO AGNESO002

GABBIONATE 22 DS AGNEDS010

PONTI IN FERRO 23 PO AGNEPO005

PONTI IN PIETRA 24 PO AGNEPO006

PONTI IN PIETRA 25 PO AGNEPO007

CUNETTONI 26 CA AGNECA006

PONTI IN CEMENTO ARMATO 27 PO AGNEPO008

BRIGLIE 28 BR AGNEBR002

PONTI IN CEMENTO ARMATO 29 PO AGNEPO009

TRATTITOMBATI 2b CA AGNECA007

MURIDISPONDA 3 DS AGNEDS003

MURIDISPONDA 3 DS AGNEDS004

MURIDISPONDA 30 DS AGNEDS011

PONTI IN PIETRA 31 PO AGNEPO010

MURIDISPONDA 32 DS AGNEDS012

MURIDISPONDA 32 DS AGNEDS013

PONTI IN CEMENTO ARMATO 33 PO AGNEPO011

SOGLIE 34 SO AGNESO003

PONTI IN CEMENTO ARMATO 35 PO AGNEPO018

PONTI IN CEMENTO ARMATO 36 PO AGNEPO012

SCOGLIERE 37 DS AGNEDS014

GABBIONATE 38 DS AGNEDS016

BRIGLIE 39 BR AGNEBR003

PONTI IN CEMENTO ARMATO 4 AG AGNEAG001

PONTI IN CEMENTO ARMATO 40 AG AGNEAG006

SOGLIE 41 SO AGNESO004

PONTI IN CEMENTO ARMATO 42 PO AGNEPO013

SCOGLIERE 43 DS AGNEDS017

SCOGLIERE 43 DS AGNEDS018

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Tipo opera vecchio Codice precedente Tipo opera secondo SICD Codice SICOD Al SICOD PONTI IN CEMENTO ARMATO 44 PO AGNEPO014

MURIDISPONDA 45 DS AGNEDS019

MURIDISPONDA 45 DS AGNEDS020

CUNETTONI 47 CA AGNECA008

CUNETTONI 47 CA AGNECA008

PONTI IN CEMENTO ARMATO 48 AG AGNEAG007

PONTI IN PIETRA 49 PO AGNEPO015

MURIDISPONDA 5 DS AGNEDS005

MURIDISPONDA 5 DS AGNEDS006

PONTI IN CEMENTO ARMATO 50 AG AGNEAG008

CUNETTONI 51 CA AGNECA005

PONTI IN FERRO 52 AG AGNEAG003

PONTI IN CEMENTO ARMATO 53 AG AGNEAG005

PONTI IN CEMENTO ARMATO 6 AG AGNEAG002

SCOGLIERE 7 DS AGNEDS022

PONTI IN CEMENTO ARMATO 8 PO AGNEPO001

PONTI IN CEMENTO ARMATO 9a PO AGNEPO002

CUNETTONI 9b CA AGNECA001

MURIDISPONDA sGel1 DS AGNEDS021

Nella carta geomorfologica e geologica dei bacini di alimentazione dei conoidi inter- ferenti con le attività antropiche sono riportati i principali elementi geomorfologici e geologici che caratterizzano tali bacini; tale elaborato consente di valutare il grado di dis- sesto di tali bacini e conseguentemente permette di valutare meglio la pericolosità nell’area di conoide. Nella carta degli effetti dell’evento alluvionale dell’ottobre 2000 sono riportati le aree allagate7 ed alluvionate separando per quanto possibile gli effetti causati dalla Dora Ripa- ria da quelli dei rii tributari laterali. La dinamica dei corsi d’acqua è fortemente regolata anche dalla tipologia e dalla funzionalità delle eventuali opere idrauliche presenti. In particolare sono state individuate scarpate di erosione delimitanti la fascia di pertinen- za fluviale o canali di deflusso abbandonati nei settori di conoide che possono risultare

7 Per area allagata si intende un’area invasa dalle acque di piena che non hanno depositato materiali sciolti.

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Comune di Susa Studio geologico per la Variante di adeguamento al PAI Relazione geologica D. Fontan SFT08-118-1-RGL2 significative per la definizione della pericolosità geomorfologica dei settori di territorio prossimi ai corsi d’acqua. In alcuni settori del territorio comunale particolarmente antropizzati, gli originali tratti morfologici del paesaggio naturale sono spesso poco riconoscibili, in quanto modificati e/o mascherati dall’azione antropica; ove possibile sono indicate le principali scarpate naturali rimodellate e quelle artificiali.

10.5 Valutazione della pericolosità: metodi utilizzati La valutazione della pericolosità e della magnitudo del fondovalle è stata valutata se- guendo le fasce fluviali riportate sul PSFF e sul PAI, tenendo conto delle conclusione del- lo studio effettuato dal Politecnico di Torino. La pericolosità dei rii tributari minori è stata definita tenendo conto delle criticità dello studio idraulico di Polithema e di alcuni metodi empirici e semi-empirici che consentono di valutare la pericolosità dell’asta e del bacino di alimentazione rispetto a fenomeni di trasporto solido intenso, anche denominati colate detritiche o debris-flow. In particolare la pericolosità sui conoidi è stata valutata utiliz- zando: a) Il metodo Alluvial Fan Hazard Evaluation (AFHE, Fontan et al., 2004) messo a punto nel corso del presente studio (vedi capitolo 10.6). b) Il metodo empirico di Autlizky (1980), che consente di organizzare razionalmente osservazioni fatte sul conoide senza prendere in esame il bacino di alimentazione. c) Il numero di Melton. d) Il diagramma di diagramma di Marchi et al. (1993), in cui viene rapportato il numero di Melton alla pendenza del conoide (in gradi), permette di stimare il processo preva- lente nel conoide. e) Dati storici. Nel corso della trattazione i dati storici relativi agli eventi alluvionali manifestatisi all’interno del territorio comunale di Susa sono raccolti in tabelle. La fonte delle informazioni derivano dagli archivi comunale e dai dati resi disponibili dal Settore Studi e Ricerche Geologiche - Sistema Informativo Prevenzione Rischi, della Regione Piemonte. L’analisi dei dati storici permette di ricavare, per ogni corso d’acqua o conoide considerato, la frequenza f degli eventi significativi, normalizzata ad un periodo di riferimento di 100 anni, f) La magnitudo, cioè la volumetria di materiale detritico potenzialmente trasportata durante eventi di piena eccezionali, è stata calcolata utilizzando i metodi della lettera- tura riportati in Tabella 13.

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Metodo Bottino et al. (1996) Hampel (1977) Marchi e Tecca (1996) Rickenmann e Zimmerman (1997) Takei (1984) Van Dine (1996) Tropeano e Turconi (2000)

Tabella 13: Metodi empirici utilizzati per il calcolo della magnitudo.

La valutazione della pericolosità delle parti di territorio poste al di fuori del territorio co- munale è stata discussa con i professionisti incaricati; in ogni caso, dato che l'iter dei pia- ni regolatori dei comuni adiacenti a Susa è diverso, la classificazione proposta nel presen- te studio è da ritenersi indicativa in quanto non potrebbe coincidere con quelle definitiva.

10.6 Metodo utilizzato per la determinazione della pericolosità in co- noide (AFHE) La valutazione della pericolosità assume un ruolo molto importante nella pianificazione territoriale dei territori vallivi in cui lo sviluppo urbano e produttivo è fortemente condi- zionato dalla presenza di conoidi alluvionali. Il metodo consente di valutare la pericolosi- tà dei conoidi alluvionali attraverso due fasi. Nella prima fase è calcolata la pericolosità del bacino di alimentazione, che costituisce uno degli strati informativi usati per il calcolo della pericolosità del conoide, determinata attraverso la sovrapposizione con ulteriori stra- ti informativi relativi a diversi parametri significativi legati alla morfologia, all’attività, all’energia e alla frequenza dei processi attesi. Il metodo ha fornito risultati in sintonia con gli effetti causati dall’evento alluvionale del 13-16 ottobre 2000.

10.6.1 Bacino di alimentazione La metodologia di valutazione della pericolosità del bacino di alimentazione si basa sul “Fully-Coupled Model” (FCM) elaborato da Jiao e Hudson (1995) che, a partire dalle re- lazioni dirette coinvolgenti ciascuna coppia di parametri fondamentali, risale ai meccani- smi globali che governano sistemi complessi attraverso l'uso della teoria dei sistemi. Il FCM si adatta alla complessità e all’interazione dei processi geomorfologici, geotecnici e climatici che agiscono nel bacino di alimentazione. Tali processi influenzano la propen- sione al dissesto in funzione di otto parametri principali.

10.6.1a DESCRIZIONE DEL MODELLO ED IDENTIFICAZIONE DEI PARAMETRI I processi fisici, chimici, climatici, vegetazionali, geomorfologici e geoidrologici che concorrono all'erosione del versante, intesa sia come erosione superficiale (runoff) sia come "frane", sono descritti utilizzando un modello geologico-geomorfologico determi- nato dai seguenti parametri:

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1. RE: Erodibilità del substrato roccioso = funzione della (geologia) 2. SE: Erodibilità dei depositi sciolti = f(granulometria) 3. SLO: pendenza media 4. CLI: clima = f(intensità di pioggia) 5. GEOT: proprietà dei depositi sciolti=f(phi, granulometria) 6. I: infiltrazione = f(granulometria) 7. V: vegetazione = f(tipo e densità) 8. HF: fattori antropici= f(briglie, sistemazioni di versante ecc..) L'interazione di tali parametri consente di determinare un indice di probabilità al dissesto (IP) attraverso la formulazione di un semplice modello, che descrive sommariamente i processi erosivi sensu lato. Durante un evento pluviometrico intenso, le acque di infiltrazione formano un flusso idri- co temporaneo. In tali condizioni, la stabilità del pendio dipende dalla pendenza, dalle caratteristiche geotecniche dei terreni attraversati e dalla tipologia e sviluppo della coper- tura vegetale. Le caratteristiche geotecniche sono schematicamente dedotte dalla granulometria e dalla struttura del terreno. La tipologia e sviluppo della copertura vegetale e dal tipo di deposi- ti, che influenza il tipo di suolo presente. Il materiale eroso, sia per l’azione di frane sia per runoff, raggiunge il conoide mediante due processi principali agenti lungo il reticolo idrografico: il trasporto solido (sospensio- ne, rotolamento e saltamento) e le lave torrentizie (debris-flow). I processi sono schemati- camente assunti funzione della pendenza, della tipologia del materiale presente, dalla pre- senza di opere trasversali (fattori antropici) e dai fattori climatici (pioggia di evento e pioggia cumulata). Le interazioni tra tutti i fattori considerati sono molteplici e le leggi che le controllano sono spesso di difficile quantificazione. Una notevole semplificazione deriva dalla pecu- liarità della teoria dei sistemi, in cui l'importante è conoscere l'interazione globale dei vari processi e non è necessario conoscere le leggi deterministiche che regolano i singoli pro- cessi tra coppie di parametri (Jiao & Hudson, 1995). I processi tra coppie di parametri sono stati quantificati attraverso un approccio di tipo semi-quantitativo (Jiao & Hudson, 1995).

10.6.1b DESCRIZIONE DEI PARAMETRI

10.6.1.b.1 Erodibilità dei epositi di versante e lungo il reticolo (SE) I processi erosivi che agiscono sui depositi di versante forniscono gran parte del materiale trasportato in conoide. L’efficacia di tali processi dipende dall’erodibilità dei depositi di versante, che sono funzione dei parametri climatici, ossia della quantità di pioggia, sbalzo termico ecc., e litotecnici, caratteristiche geologiche, sedimentologiche, e geotecniche (coesione, permeabilità, angolo di attrito ecc.). Il grado di erodibilità dei litotipi è descritto da coefficienti empirici ripresi da Marie (1984), D'Agostino (1996) e Brochot (1997). Tali coefficienti sono funzione delle caratte-

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ristiche litotecniche del materiale di versante quali ad esempio la granulometria e la strut- tura. La granulometria dei depositi superficiali influenza inoltre la copertura vegetale (V) (depositi privi di matrice fine sono generalmente poco vegetati). Alcuni parametri litotec- nici (GEOT) sono a loro volta influenzati dalla presenza di frane in quanto la presenza di elementi morfologico-strutturali (superfici di rottura, fratture ecc.) ne abbassano i valori. Analogamente, l’indice di propensione al dissesto del reticolo idrografico dipende dall’erodibilità del materiale presente lungo l’alveo, che, per semplicità, è assunta funzio- ne della granulometria e della struttura.

10.6.1.b.2 Substrato roccioso La propensione del substrato roccioso (RE) a fornire nuovo materiale ai depositi di ver- sante dipende dalla percentuale di affioramento e dalla litologia. Per quanto riguarda la litologia, i diversi litotipi sono stati raggruppati in base a due parametri principali quali l’alterabilità e il grado di fratturazione in accordo con Marie (1984), D'Agostino (1996) e Brochot (1997).

10.6.1.b.3 Infiltrazione (I) In genere la presenza di elementi morfologici (depressioni chiuse, contropendenze ecc.) e di elementi strutturali esistenti o di nuova formazione (nel caso di frane attive come ad es. fratture, superfici di rottura ecc.) diminuisce le caratteristiche geotecniche e favorisce l’infiltrazione.

10.6.1.b.4 Pendenza (SLO) La pendenza dei versanti influenza direttamente l’indice di propensione al dissesto in quanto generalmente la probabilità di innesco di un fenomeno franoso aumenta con l'au- mento della pendenza del pendio. La pendenza influenza indirettamente la copertura ve- getale (V) e l’infiltrazione (I). Al crescere della pendenza la copertura vegetale ha un grado di densità minore e l’infiltrazione è meno efficace in quanto aumenta il ruscella- mento superficiale. Benché le caratteristiche granulometriche dei depositi di versante in formazione siano influenzati dalla pendenza (es. depositi detritici e colluvium), nel mo- dello tale influenza non è considerata in quanto molti depositi presenti sono in disequili- brio rispetto al gradiente del pendio (es. depositi glaciali in formazione e/o completamen- te formati). La pendenza media del reticolo idrografico influenza l’indice di probabilità al dissesto in quanto la stabilità meccanica di uno strato di materiale detritico presente nel letto del torrente è funzione delle caratteristiche della corrente idrica (Takahashi 1978, 1980a-b, 1981a-b). Il campo dell’inclinazione del fondo entro cui può innescarsi, propa- garsi ed arrestarsi una colata è descritta dalla seguente tabella riassuntiva (PWRI 1984).

Inclinazione e pendenza del fondo Comportamento della colata i > 20° (≅36%) Formazione 15°( ≅27%) < i < 20° (≅36%) formazione e movimento 10°(≅17%) < i < 15°(≅27%) Rallentamento (movimento) 3°(≅5%) < i < 10° (≅17%) arresto o decelerazione del fronte i < 3° (≅5%) Deposizione

Tabella 14: Valori della pendenza entro cui possono innescarsi, propagarsi ed arrestarsi le lave torrentizie.

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10.6.1.b.5 Clima (CLI) Le condizioni climatiche influenzano fortemente gli indici PI; infatti è generalmente rico- nosciuto che le frane superficiali e il trasporto in alveo si innescano e si riattivano in oc- casione di eventi pluviometrici intensi. Pertanto, in mancanza di dati certi, uniformemente distribuiti sul territorio, l’influenza delle condizioni climatiche su PI assume sempre mas- sima influenza (1) e indicativamente corrisponde ad eventi con tempo di ritorno pari a 200 anni.

10.6.1.b.6 Copertura vegetale (V) L'interazione tra la vegetazione ed erosione è estremamente difficile da quantificare in quanto dipende da numerosi fattori. La copertura vegetale riduce l'erodibilità del suolo (runoff) aumentando la coesione apparente per mezzo degli apparati radicali e migliora l'infiltrazione per mezzo degli apparati fogliari (funzione della densità e tipologia delle piante). In via molto semplificata, il modello ipotizza che le proprietà litotecniche dei de- positi di versante (GEOT) e il grado di infiltrazione (I) dipendano essenzialmente dalla tipologia e dal grado di ricoprimento della vegetazione (Tucker & Bras, 1999). L’influenza della copertura vegetate sulle proprietà litotecniche dei depositi di versante (GEOT) si basa su due coefficienti empirici che considerano l'aumento della coesione e dell'angolo di attrito apparente causato dagli apparati radicali (Vt) e funzione dello tipo- logia e grado di ricoprimento (densità) della copertura vegetale e (Vd) che considera an- che gli effetti della quota e degli incendi.

10.6.1.b.7 Fattori antropici (HF) Si intendono le modificazioni antropiche presenti nel bacino di alimentazione che posso- no accelerare o ritardare l’innesco di colate (briglie), oppure stabilizzare, limitare o au- mentare i volumi solidi complessivamente mobilizzabili (frane).

10.6.1c COSTRUZIONE DELLA MATRICE DI INTERAZIONE BINARIA Definiti parametri fondamentali dei sistemi esaminati, cioè bacino-versante e reticolo i- drografico, il FCM procede alla determinazione di tutte le relazioni dirette intercorrenti fra esse. Prima si assume che ciascun parametro non influenzi se stesso (i termini sulla diagonale della BIM sono sempre nulli), in quanto si stanno considerando solo relazioni binarie. Il valore numerico di ogni parametro da immettere nella BIM, che esprime il gra- do di interferenza tra coppie di parametri, è stato assunto in base a valutazioni empiriche semi-esperte (Jiao e Hudson, 1995) è: • 0 interazione nulla • 0.25 interazione bassa • 0.50 interazione media • 0.75 interazione elevata • 1 interazione critica Inserendo tali valori nelle rispettive BIM e calcolando le GIM si ottengono, nell’ultima colonna, i pesi percentuali Pn che ogni parametro ha sulla propensione al dissesto (Figura 3). Tale matrice è valida per qualsiasi bacino; ne consegue che l'indice di pericolosità del bacino deve essere calcolato a partire da variabili (V) caratteristiche di ogni singolo baci- no. Il valore di tali variabili è riportato al punto 10.6.1d pag. 58.

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L'indice di propensione al dissesto corrisponde alla sommatoria del prodotto tra il peso di ogni parametro e le rispettive variabili.

IPBV = PnGEOxVGEO + PnLSxvLs+ PnSLOxvSLO+ PnCLIxvCli+ PnDEPxvDEP+ PnWxVW+ (1) PnCVxVCV e

IPRI = PnSLOxVSLO+ PnCLIXvCLI+ PnDEPxVDEP+ PnFAxVFA (2)

TPI = (IPRI + IPBV)/2 (3)

La somma IPBV + IPRI, normalizzata al massimo valore teorico (2), rappresenta l’indice di probabilità totale (TPI) del bacino di alimentazione del conoide in corrispondenza dell'a- pice e varia tra 0 e 1. L’indice di probabilità totale (TPI) moltiplicato per l’altezza media dei depositi mobiliz- zabili presenti in tutto il bacino di alimentazione (Mm), normalizzato al valore massimo presunto (10 m), permette quindi di valutare la pericolosità. La scala di pericolosità varia quindi tra 0 (pericolosità bassa) e 1 (pericolosità molto elevata).

P = (TPI · Mm)/10 (6)

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Nessuna interazione Interazione bassa

Interazione media peso % di ogni variabile

Interazione elevata

Interazione ˆcritica˜

Nessuna interazione Interazione bassa

Interazione media Interazione peso % di ogni variabile elevata

Interazione ˆcritica˜

Figura 3: matrici relative al reticolo idrografico (alto) e al bacino-versante (basso). A lato sono riportati i pesi percentuali dei parametri considerati.

10.6.1d CALCOLO DELLE VARIABILI Nel caso di oggetti GIS di tipo areale (substrato, quaternario ecc..), le variabili corrispon- dono alla media ponderata rispetto ai pesi dei parametri dell’area di affioramento rispetto all’area totale del bacino. Analogamente nel caso di oggetti GIS di tipo lineare (corsi d’acqua) le variabili corri- spondono alla media ponderata rispetto ai pesi dei parametri dei segmenti rispetto alla lunghezza totale del reticolo.

La pendenza (SLO) dei depositi di versante (SLOBV) e del reticolo idrografico (SLORI) corrisponde rispettivamente alla tangente della pendenza media (αm) del bacino-versante e del reticolo idrografico. In base a caratteristiche geologiche e geotecniche deducibili dalle cartografie di piano, i depositi presenti in ogni bacino di alimentazione sono stati suddivisi in quattro macro-

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categorie alle quali è stato assegnato un coefficiente (Tabella 15) variabile tra 0 e 1 in funzione dell'erodibilità, delle proprietà geotecniche dell'infiltrazione ecc..) Le successive tabelle riportano i coefficienti per il calcolo delle variabili.

Tipologia coefficienti Litologie C e Cl Cp Ci

Detriti a grossi blocchi, tipo grain-supported (diametro medio > m). Es. detriti di falda, 0,2 0,2 0,1 1 rock-glaciers, campi di detrito, ecc.)

Detriti (diametro medio compreso tra 1 m e 1 dm) tipo grain-supported (es. detrito di 0,4 0,5 0,2 0,9 falda, campi di detrito)

Detriti fini tipo grain-supported (depositi misti, glaciali, fluvio-glaciali, alluvioni, collu- 0,8 0,8 0,3 0,5 vium ecc.)

Terre, detriti fini, detriti di tipo matrix-supported (es. depositi glaciali, fluvio-glaciali, 1 1 0,9 0,2 alluvioni, colluvium, detriti fini, sabbie, limi ecc.)

Tabella 15: Coefficienti assegnati ad ogni litologia che descrivono l’erodibilità (Ce: depositi di versante; Cl: depositi lungo il reticolo), i parametri geotecnici (Phi, Cp) e l'infiltrazione (Ci) dei depositi di versante.

Nel caso del reticolo idrografico i coefficienti (Cl) sono applicati nel caso in cui il corso d’acqua incida i propri sedimenti; negli altri casi, esclusi i tratti incisi nel substrato roc- cioso, si assume che tali materiali siano in disequilibrio con il corso d’acqua e quindi si assegna il valore massimo (1). Nel caso del substrato roccioso, i diversi litotipi sono stati suddivisi in quattro gruppi in base alle caratteristiche di alterabilità e del grado di fratturazione e caratterizzati da coef- ficienti empirici (Ce) riportati in Tabella 16 derivanti dai lavori di Marie (1984), D'Ago- stino (1996) e Brochot (1997).

Gruppi litologie coeff. erod.

(Ce) formazioni rocciose coerenti a graniti, rocce vulcaniche, prasiniti 0,1 b molasse, calcari massicci, arenarie 0,2 c gneiss, micascisti compatti, peridotiti, 0,8 serpentiniti formazioni rocciose fratturate d dolomie, quarziti, brecce e conglome- 1 rati, arenarie, cargnole, calcari marno- si, serpentiniti e calcescisti, scisti, micascisti 0,8 formazioni rocciose poco coerenti f marne, scisti, scisti+arenarie, scisti 0,6 argillosi, flysch

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Comune di Susa Studio geologico per la Variante di adeguamento al PAI Relazione geologica D. Fontan SFT08-118-1-RGL2 formazioni solubili e incoerenti g gessi, anidriti, serie oligo-mioceniche 1 del bacino piemontese

Tabella 16: Coefficienti di erosione del substrato roccioso.

L’influenza della copertura vegetate sulle proprietà litotecniche dei depositi di versante

(DEPBV) si basa su due coefficienti empirici che considerano l'aumento della coesione e dell'angolo di attrito apparente causato dagli apparati radicali (CVt) e funzione dello tipo- logia e grado di ricoprimento (densità) della copertura vegetale (CVd).

Coefficienti tipologia CVt

Aree rocciose/aree antropiz- 0 zate

Bosco 0.2

Arbusteto 0.75

Prato 0.9

Suolo affiorante 1

Tabella 17: Tipologia e valore dei coefficienti CVt.

Coefficiente Densità CVd

Alta 0.2

Media 0.75

Bassa 1

Tabella 18: Tipologia e valore dei coefficienti CVd.

Il valore delle variabili relative ai fattori antropici lungo le aste (briglie ecc.) corrisponde alla sommatoria di tutti i tratti di pendenza inferiore pari a 10° presenti a monte delle bri- glie esistenti normalizzato alla lunghezza totale del reticolo idrografico. Per quanto riguarda il versante, le varie tipologie dei fattori antropici che influenzano l’indice di probabilità al dissesto (drenaggi, stabilizzazioni di frane, ingegneria naturali- stica, piantumazioni, ecc.) sono considerate nelle rispettive variabili, applicando alle aree un coefficiente pari a zero in caso di interventi di stabilizzazione. L’influenza delle condizioni climatiche su PI assume un valore pari a 1 (massima influen- za); tale valore è indicativamente correlato ad altezze di pioggia con tempo di ritorno pari a 200 anni.

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10.6.1e MAGNITUDO (M) La magnitudo è calcolata a partire dalla volumetria massima di tutti i depositi mobilizza- bili di versante presenti nel bacino di alimentazione; corrisponde allo spessore medio dei depositi di versante, ottenuto normalizzando la volumetria massima, ottenuta mediante una carta degli spessori, alla superficie effettiva dell’intero bacino. Si conteggiano anche i materiali di scarto (es. per attività di cava) eventualmente presenti. La carta degli spessori è stata ottenuta tramite fotointerpretazione e con controlli sul terreno. All'interno di cia- scun bacino gli spessori del materiale mobilizzabile sono stati suddivisi in più classi (es. 0-1 m; 1-3 m; 3-10m; 15 m).

10.6.1f RISULTATI I risultati ottenuti applicando la metodologia ai bacini ricadenti nel comune di Susa sono riportati nella Tabella 19.

Bacini Gelassa Grilli Scaglione Corrente Rocciamelone Giandula

PI slo (1) 0,47 0,42 0,52 0,44 0,47 0,44

PI cha (1) 0,95 0,89 0,86 0,94 0,77 0,90

TPI (CLI=1) 0,71 0,66 0,69 0,69 0,62 0,67

M (m) 0,82 1,01 0,88 1,22 1,84 1,55

HIcb (CLI=1) 0,06 0,07 0,06 0,08 0,11 0,10

Tabella 19: L'ultima riga (in grassetto) riporta i risultati del metodo AFHE. PI: indice di propensione al dissesto del bacino versante (slo) e del reticolo idrografico (cha). TPI: indice di propensione al dissesto tota- le; M: magnitudo coincidente con lo spessore medio (metri) dei materiali mobilizzabili presenti nel bacino e lungo il reticolo idrografico; HIcb: indice di pericolosità del bacino di alimentazione.

10.6.2 Calcolo della pericolosità dei conoidi Analogamente alle metodologie di Aulitzky (1982) e di Ceriani et al. (1998), l'attività del conoide è valutata attraverso la sovrapposizione di strati informativi relativi a diversi pa- rametri significativi. Mediante l’ausilio di software GIS, il conoide è suddiviso in aree omogenee (grid con celle di lato pari a 5 m) rispetto all'attività dipendente dalla localiz- zazione, dall’energia ed alla frequenza dei processi geomorfologici osservati, potenziali e storici, a cui sono assegnati valori compresi tra 0 (influenza sulla pericolosità bassa) e 1 (elevata) (Tabella 20).

Valore 0 0.5 1 pericolosità del bacino di Vedi Tabella 17 alimentazione canali di deflusso assenza non riattivabili attivi e riattivabili aree rilevate o depresse lievi dossi, aree rialzate inviluppo della su- Aree depresse perficie media analisi storica No eventi Aree allagate (solo Aree allagate ed alluvio- evento 2000, valore nate

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Valore 0 0.5 1

0.8)

colate detritiche pregresse assenza - come per esempio lobi di accumulo, arginature, solchi di erosione copertura vegetale prativi, campi colti- vegetazione ripariale vati, aree urbanizzate pendenza media <4° 4°-11° >11° granulometria ghiaie e ciottoli preva- ghiaie e ciottoli con presenza di grandi massi lenti piccoli massi (> 10 mc) (< 10 mc) criticità di deflusso aree non allagabili - aree potenzialmente alla- gabili attività non attivo - attivo

Tabella 20: Valori dei pesi assegnati ai tematismi utilizzati.

Sono considerati gli strati informativi relativi alla pericolosità del bacino di alimentazio- ne, alle caratteristiche geomorfologiche del conoide geomorfologia (presenza di canali di scarico, di aree rilevate o depresse, di lobi o accumuli di colate detritiche pregresse, attivi- tà), alla frequenza degli eventi alluvionali pregressi (serie storiche, danni, tipologia del suolo e della copertura vegetale), all’energia dei processi (pendenza, granulometria). La propensione al dissesto del conoide dipende dalla presenza, estensione e tipologia dei canali di deflusso: ai canali attivi e riattivabili è assegnato un valore pari a 1, a quelli non riattivabili 0.5, alle restanti aree il valore 0. Sono considerati non riattivabili i canali at- tualmente disgiunti dal corso d’acqua (es. quelli presenti su superficie dissecate). Quando i canali di deflusso sono difficilmente individuabili e la superficie del conoide appare on- dulata, la presenza di aree rilevate o depresse assume un ruolo importante, soprattutto per quanto riguarda il deflusso della portata liquida. Rispetto all’inviluppo della superfi- cie media, a cui è assegnato valore 0,5, le aree rilevate, corrispondenti a lievi dossi ecc. e le aree depresse (resti di canali ecc.) è assegnato rispettivamente un valore di 1 e 0. Dall’analisi storica degli eventi alluvionali derivano vari strati informativi in relazione ai dati disponibili; nel caso specifico sono stati considerate le cartografie degli effetti asso- ciati agli eventi alluvionali del 1957, 1972, 1973, 1977 e 2000 e i dati storici (puntuali), resi disponibili dal Settore Studi e Ricerche Geologiche - Sistema Informativo della Re- gione Piemonte e da pubblicazioni scientifiche (Tropeano et al., 1999). A queste aree so- no associati i valori relativi all'energia dei processi erosivo-deposizionali distinguendo le aree allagate (solo passaggio di acqua, senza erosione e con eventuale deposizione di ma- teriale limoso – valore 0.5) e le aree alluvionate (transito di acqua con erosione e deposi- zione di sabbie, ghiaie ciottoli – valore 1). In presenza di da chiari indizi di colate detri- tiche pregresse come per esempio lobi di accumulo, arginature, solchi di erosione ecc., sia individuabili sul terreno che da bibliografia, sono assegnati valore pari a 1 (le altre

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aree hanno un valore pari a 0). Ove non fossero disponibili informazioni relative a serie storiche, la tipologia della copertura vegetale può fornire informazioni circa la frequenza degli eventi alluvionali. Alla vegetazione ripariale è assegnato valore 1, ai prativi, campi coltivati e alle aree urbanizzate ecc. è assegnato valore pari a 0.5, ai boschi stabili cedui ecc. valore pari a 0. La pendenza media e la granulometria dei depositi di conoide forniscono un’indicazione sull’energia dei processi erosivo-deposizionali torrentizi. La pendenza media del conoide oltre fornire un’indicazione sull’energia dei processi torrentizi da, in relazione alle colate detritiche, la tendenza all’arresto. In base ai valori PWRI (1984) e in base alle osservazioni di Fioraso e Chiarle (1996), sono stati rispettivamente associati i valori di 0, 0.5 e 1 alle classi minore di 4°, tra 4° e 11°, e maggiore di 11°. La granulo- metria dei depositi di conoide è in relazione all’energia e della tipologia del processo. Alle area costituite da ghiaie e ciottoli prevalenti è assegnato valori di 0, alle aree con piccoli massi (φmax = 0.5 - 0.7 m) e alle aree con grandi massi 1. Le criticità di deflusso, individuate mediante verifiche idrauliche con diversi tempi di ritorno (200 e 500 anni), permettono di tenere conto della funzione idraulica delle opere di sistemazione, di individuare sezioni idrauliche non verificate e perimetrare, anche uti- lizzando il criterio geomorfologico, le aree soggette al passaggio di acqua/materiale. Alle aree allagabili si associano valori pari a 1; a quelle non allagabili valore pari a 0. La sintesi delle precedenti informazioni e ulteriori considerazioni riguardanti la valuta- zione della magnitudo con altre metodologie (sintesi critica in Marco e Forlati, 2002), e da valutazioni soggettive dovute a fattori i cui effetti non sono facilmente cartografabili (es. presenza di canali apicali molto incisi, tratti di aste in roccia, presenza di vasche di sedimentazione ecc.) consentono di individuare e delimitare il settore più attivo a cui è assegnato un valore pari a 1; le altre aree hanno valore pari a 0. I risultati, riportati in Figura 4, permettono di zonizzare la pericolosità nelle aree di co- noide. La carta di sintesi dell'idoneità urbanistica, naturalmente, considera anche i risultati di tutte le altre metodologie utilizzate (vedi capitolo n. 12).

Legenda Indice di pericolosità H 0-0.2 bassa Rio Giandula 0.2-0.4 moderata Rio Rocciamelone 0.4-0.6 elevata

0.6-1.0 molto elevata

Rio Merdarello

Rio Corrente Rio Grilli Rio Scaglione

Figura 4- Zonizzazione della pericolosità ottenuta applicando il metodo AFHE (Fontan et Al., 2004).

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10.7 Effetti dell’evento alluvionale di Ottobre 2000 Gli effetti dell’evento alluvionale del 15-16 Ottobre 2000 sono stati riportati su apposita cartografia, alla scala 1:5.000. La delimitazione delle aree interessate in vario modo dall’evento alluvionale è stata fatta sia mediante fotointerpretazione, sia con l’utilizzo della cartografia predisposta in fase di emergenza dall’ufficio tecnico comunale, di cui è stata operata una revisione. Sono stati eseguiti sopralluoghi e controlli sul terreno a valle della fotointerpretazione, al fine di verificare alcune situazioni non chiaramente individuabili con il solo esame delle foto aeree, quali per esempio gli effetti su parte dell’idrografia minore e la zona di con- fluenza tra il Torrente Cenischia e la Dora Riparia. Nella carta sono stati riportati, sulla base delle indicazioni fornite dal Comune e rilevati nei giorni immediatamente successivi all’evento, anche gli effetti di danneggiamento del- le opere antropiche, quali i muri di sponda e dei fabbricati. Oltre ai fabbricati danneggiati sono stati indicate le abitazioni civili evacuate in corso di evento. La carta è stata confrontata con quella resa disponibile sul sito Internet della regione Pie- monte. E’ stato poi eseguito un censimento dei fenomeni gravitativi manifestatisi durante l’evento, che sono stati riportati in carta con una apposita simbologia.

10.7.1 Nota in merito alla valutazione delle altezze d’acqua. Per quanto riguarda l'indicazione delle altezze d'acqua riportata sulla cartografia d’evento, si fa presente che i valori sono stati valutati a posteriori nel mese di Luglio 2001, sulla base dei segni ancora visibili su fabbricati e recinzioni, delle indicazioni degli abitanti delle zone allagate e dei tecnici comunali. Si precisa che, in considerazione della dinamica evolutiva della piena e del contesto mor- fologico e urbanistico in cui si sono manifestati gli effetti dell'evento, non è possibile in- terpolare i vari punti in cui è stata valutata l'altezza d'acqua per ottenere una "superficie" di massima piena ovvero una "tavola d'acqua". In particolare si fa presente che, pur sviluppandosi nel fondovalle, il territorio interessato dall'evento di piena è caratterizzato da sensibili pendenze longitudinali e trasversali. La notevole ed articolata urbanizzazione della zona di concentrico allagata, con presenza di numerosi fabbricati, muri di cinta, rilevati stradali e ferroviari, attraversamenti, canali di derivazione e bealere, ha influito in maniera sensibile sulla dinamica dell'evento e sulla sua evoluzione temporale. Infine si fa presente che le altezze d'acqua indicate in carta possono essere state raggiunte in momenti differenti dell'evento alluvionale, anche in relazione al manifestarsi di più impulsi di piena.

10.8 Caratterizzazione geomorfologica La caratterizzazione geomorfologica è stata definita evidenziando tutte le forme le signi- ficative per la definizione della pericolosità geomorfologica dei settori di territorio pros- simi ai corsi d’acqua, quali scarpate di erosione delimitanti l’ambito fluviale o canali di

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deflusso abbandonati nei settori di conoide. In alcune aree significative (es. apici di co- noide) la carta geomorfologica e dei dissesti è stata estesa oltre i limiti amministrativi; inoltre, al fine di evidenziare i dissesti ricadenti nei bacini di alimentazione dei principali conoidi, è stata realizzata una carta una carta geomorfologia dei bacini di alimentazione dei principali conoidi e del torrente Cenischia (Tavola 1a). Negli stessi paragrafi dedicati alla descrizione delle caratteristiche geomorfologiche dei corsi d’acqua, verrà fatto riferimento alle principali opere idrauliche, difese spondali, at- traversamenti, significative per condizionare l’evoluzione morfologica delle aste fluviali. Le opere idrauliche, riportate nella tavola n. 6 con appositi simboli, sono state caratteriz- zate utilizzando il database SICOD (allegato 4). La denominazione utilizzata per i corsi d’acqua minori è quella rilevabile dai toponimi riportati sulla Cartografia ufficiale dell’IGMI in scala 1:25.000, fogli Susa e Bussoleno. Per alcuni corsi d’acqua che hanno denominazioni locali differenti da quelle adottate sa- ranno indicati in annotazione i nomi locali.

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11 Dinamica fluvio-torrentizia della Dora Riparia

11.1 Lineamenti geomorfologici Il Fiume Dora Riparia attraversa da Ovest verso Est l’intero territorio comunale. Nel trat- to investigato, l'asta fluviale è, in linea generale, di tipo monocursale con andamento da sinuoso a rettilineo. Nel tratto a monte dell'abitato di Susa l'alveo è profondamente inciso nel substrato roccio- so. La profonda e stretta incisione, denominata "Gorge di Susa" è una delle caratteristiche geomorfologiche più singolari ed interessanti del paesaggio nel settore occidentale del territorio comunale e del tratto vallivo. A valle dello sbocco delle Gorge, l'alveo della Dora risulta inciso nei depositi alluvionali di fondovalle. All’interno del concentrico di Susa le sponde sono completamente definite da muri di difesa alti fino a 2-7 metri, per cui l’alveotipo è monocursale. La presenza di muri di sponda e di difese longitudinali, scogliere ed argini è costante fino a valle dell'au- toporto, dove per un lungo tratto l’alveo della Dora risulta addossato al muro di conteni- mento del rilevato autostradale. In questo settore gli interventi antropici non hanno co- munque modificato l’andamento debolmente curvilineo – sinuoso dell’alveo, determinato dall’aggiramento degli apparati conoidali dei Rii Giandula e Scaglione. Nel tratto di valle, verso il confine con il Comune di Bussoleno, l’alveo risulta meno con- dizionato dalla presenza di opere antropiche e tende verso un alveotipo pluricursale. La granulometria del deposito alluvionale in alveo, lungo tutto il corso della Dora Riparia interessante il territorio comunale, è mediamente rappresentata da ghiaie ciottolose, con alto grado di arrotondamento e basso grado di sfericità, con matrice sabbioso-limosa. La presenza di blocchi di diametro maggiore, caratterizzati da spigoli vivi e basso grado di sfericità è limitata al settore delle Gorge e deriva dalla parziale rielaborazione di depositi detritici di falda, causato da fenomeni erosivi della Dora al piede delle falde detritiche.

11.2 Opere idrauliche Nel tratto d'alveo che attraversa il concentrico, compreso tra il ponte romano e l'autopor- to, le sponde della Dora Riparia sono protette quasi ininterrottamente, sia in destra che in sinistra, da opere di sistemazione idrauliche. Le criticità rispetto alla piena di riferimento con tempo di ritorno duecentennale sono rap- presentate dal ponte di Via Mazzini, la cui sezione insufficiente provoca menomi di rigur- tito con esondazione sia in destra (Piazza del Sole e via Abegg) sia in sinistra (verso Via Roma, Via Conte di San Sebastiano e Via Argentera). Lo scalzamento delle opere di fondazione in corrispondenza del ponte di via Mazzini, che collega la Piazza del Sole alla Chiesa dello Santo Spirito (opere nn. 32 e 33 – Fotografia 1) indica una tendenza erosiva di fondo della Dora, almeno nel tratto in cui il corso d’acqua attraversa il concentrico.

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Fotografia 1 - Muro in csl. a difesa della sponda sinistra della Dora Riparia, quota 500 m s.l.m., in corri- spondenza della Chiesa di Santo Spirito di Susa. La foto mette in evidenza i segni dell'erosione prodotta dalla Dora Riparia alla base dell'opera (scheda censimento opere idrauliche n° 32, allegato 2).

Altri effetti di rigurgito sono previsti e si osservano a monte della traversa Genera II; tale effetti provocano esondazioni nella sponda destra, più bassa di quella opposta (opera n. 28 – Fotografia 3). Più a valle il ponte di collegamento delle due aree ex ASSA non è verificato. Il ponte “degli Alpini” (opera n. 29 –Fotografia 2) è stato demolito in quanto aveva un franco ri- dotto, di circa 1.5 m dal pelo libero del corso d'acqua in condizioni di deflusso ordinario. La confluenza tra il torrente Cenischia e la Dora, ad alto angolo, che causava fenomeni di rigurgito, che riducevano ulteriormente il franco del Ponte degli Alpini, è stata rifatta in modo tale da minimizzare i fenomeni di rigurgito(Fotografia 4).

Fotografia 2 - Attraversamento in c.a. denominato "Ponte degli Alpini" sulla Dora Riparia, quota 489 m s.l.m. (scheda censimento opere idrauliche n° 29, allegato 2).

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Fotografia 3 - Traversa sulla Dora Riparia con sistema di regimazione automatica delle acque, quota 489 m s.l.m .(scheda censimento opere idrauliche n°28, allegato 2).

Fotografia 4 - Lavori presso la confluenza Cenischia Dora Riparia (29/10/2002). La vecchia traversa di de- rivazione (non ancora ricostruita) verrà rimpiazzata da una nuova traversa

I tratti in cui presumibilmente la Dora tende ad erodere risultano difesi da scogliere in massi in ottimo stato di conservazione (es. sponda destra della Dora Riparia, a valle dell’opera n. 37 – Fotografia 6).

Fotografia 5 - Scogliera e muro a protezione rispettivamente della sponda destra e sinistra della Dora Ripa- ria, quota 487 m s.l.m. La scogliera è in parte colonizzata da piante ad alto fusto; la barra longitudinale in primo piano è costituita dai depositi attuali colonizzata da essenze a basso fusto (scheda censimento opere idrauliche n°37, allegato 2).

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Le opere di difesa a valle del ponte “Briançon” (opera n. 36) sono state realizzate dalla SITAF per garantire la sicurezza del tracciato dell'autostrada A32 e delle relative infra- strutture, quali l’autoporto. Lungo l'alveo attivo si rileva la presenza di vegetazione solo in corrispondenza delle ope- re nn. 31, 32 (Fotografia 1 - ), 35 (Fotografia 6) e 36 (Fotografia 7). Si osservano inoltre barre longitudinali in alveo, costituite essenzialmente da materiale grossolano, (Fotografia 7).

Fotografia 6 - Attraversamento in c.a. sulla Dora Riparia delle ex acciaierie ASSA di Susa, quota 495 m s.l.m. L'opera si presenta in discrete condizioni di conservazione. Dalla foto si nota la presenza di una dif- fusa vegetazione in alveo (scheda censimento opere idrauliche n° 35, allegato 2).

Fotografia 7 - Attraversamento in c.a. sulla Dora Riparia a collegamento della S.S.24 con la S.S.25, quota 487 m s.l.m. È evidenziato il ridotto franco di 1,5-2 metri sul livello ordinario del corso d’acqua. Lungo le sponde compare una fitta vegetazione costituita da essenze erbacee ed arboree (scheda censimento opere idrauliche n° 36, allegato 2).

Più a valle, oltre la polveriera, l'alveo non è difeso ad eccezione di un argine artificiale in terra in sponda destra ubicato tra Traduerivi e Coldimosso.

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11.3 Evento ottobre 2000 La portata di piena del fiume Dora Riparia è stata contenuta all’interno dell’alveo nel trat- to direttamente interessante il concentrico di Susa. Gli unici effetti osservati e riportati in carta, fino al Ponte degli Alpini, sono stati limitati processi erosivi a spese delle sponde (qui rappresentate per lo più da muri) e diffuse condizioni di criticità per il contenimento della piena. (Fotografia 8). A valle del Ponte degli Alpini, anche a causa dell’interferenza dovuta alla confluenza del torrente Cenischia, si è manifestata una diffusa esondazione delle acque di piena, con de- posizione di materiale limoso-sabbioso, allagamenti in destra Dora fino oltre la Strada Statale 24 e lungo questa fino all’altezza del cimitero. Oltre che dall’effetto di rigurgito provocato dalla contemporanea piena del Torrente Cenischia, l’esondazione è stata favo- rita dall’effetto di sbarramento creato dal manufatto del Ponte degli Alpini, contro il quale si sono accumulati detriti vegetali (Fotografia 10 e Fotografia 11).

Fotografia 8 - Vista da monte del ponte della Piazza del Sole in corso di evento. Il livello di piena ha quasi raggiunto la quota di imposta dell’arco del ponte. Sulla sinistra si osserva la Chiesa del Santo Spirito.

Il deflusso della piena della Dora Riparia è stato ostacolato dalla presenza della traversa con paratia metallica contro la quale si sono accumulati detriti vegetali (Fotografia 9). In questo tratto, in sponda destra, si sono verificati danni ai fabbricati prossimi al corso d’acqua con crolli di muri perimetrali di recinzione.

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Fotografia 9 - Vista della traversa con paratia che era presente a valle del ponte degli Alpini, nella fase ter- minale dell’evento. Si osserva l’accumulo di detriti vegetali contro la struttura metallica.Tale opera trasver- sale è stata eliminata.

Fotografia 10 - Vista da valle del Ponte degli Alpini nella fase terminale dell’evente. E’ evidente l’accumulo di detriti vegetali al di sopra dell’impalcato, che testimonia l’avvenuto sormonto del ponte

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Fotografia 11 - Vista del Ponte degli Alpini dalla sponda sinistra nella fase terminale dell’evento. È molto evidente l’accumulo di detriti vegetali, tronchi e rami, oltre al deposito di materiale sabbioso sull’impalcato,(fonte: sito WEB del giornale “Luna Nuova”)

Dal concentrico di Susa fino all’altezza dell’autoporto non si sono manifestati processi di esondazione delle acque della Dora Riparia. La piena è stata contenuta nelle sponde, an- che se con un franco ridotto rispetto alla sommità degli argini (specie in destra idrografica a monte della confluenza del Rio Dei Grilli). Un altro particolare punto critico per il con- tenimento della piena è stato il termine del muro di sponda in sinistra all’altezza della pi- scina comunale (presso la bretella di collegamento SS 25-24 e l'imbocco della A32). Qui la sponda subisce un lieve abbassamento e, anche a causa della presenza di una traversa appena a valle, il livello delle acque di piena è arrivato a pochi centimetri dalla sommità dell’argine. In tale tratto è prevista la realizzazione di un rialzo. Esondazione diffusa si è invece verificata a valle dell’autoporto, sia in destra e sia in sini- stra, a partire dall’abitato di San Giuliano, fino al confine comunale di Bussoleno. In que- sta zona la fascia inondata ha raggiunto una larghezza massima di circa 500 metri. Su gran parte dell’area inondata si è verificata le deposizione di sedimenti limoso-sabbiosi con spessori variabili da pochi centimetri a qualche decimetro, all’interno dei quali, anche a distanza di alcuni mesi, erano ancora facilmente riconoscibili le tracce delle direttrici di corrente.

11.4 Eventi storici Nella tabella che segue viene riportata la cronistoria degli eventi alluvionali della Dora Riparia con indicazione dei danni subiti dalle infrastrutture.

Anno Giorno/Mese Località Note/Danni 1610 territorio comunale Attività fluviale torrentizia di piena non precisata. 1685 territorio comunale Attività fluviale torrentizia di piena non precisata. 1705 territorio comunale Attività fluviale torrentizia di piena non precisata.

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Anno Giorno/Mese Località Note/Danni 1728 20/05 Borgo dei Cappuccini e Attività fluviale torrentizia di piena su fondovalle territorio comunale con erosione, alluvionamenti e deposizione di materiali grossolani su parte del fondovalle. Travolto il Borgo dei Cappuccini, distrutti i coltivi. 1757 territorio comunale Attività fluviale torrentizia di piena non precisata. 1827 San Giuliano Attività fluviale torrentizia di piena con erosione, alluvionamenti e deposizione di materiale grossolano su parte del fondovalle. Rottura di 900 metri d’argine in sponda sinistra con alluvionamento dei coltivi; minacciata la S.S. 25 e gli edifici di Quaglia e San Giuliano. 1839 Bassa Meana Attività fluviale torrentizia di piena su fondovalle San Giuliano con erosione, alluvionamenti e deposizione di Foresto materiali grossolani su parte del fondovalle. Asportata bealera irrigua. 1856 14/10 Bassa Meana Attività fluviale torrentizia di piena su fondovalle con erosione, alluvionamenti e deposizione di materiali grossolani su parte del fondovalle. 1866 territorio comunale Attività fluviale torrentizia di piena su fondovalle con erosione, alluvionamenti e deposizione di materiali grossolani su parte del fondovalle. Danni alla presa di derivazione nel canale Gorge. 1872 San Giuliano Attività fluviale torrentizia di piena su fondovalle con erosione, alluvionamenti e deposizione di materiali grossolani su parte del fondovalle. Assenza di danni grazie agli argini costruiti nel 1869. 1881 Coldimosso Attività fluviale torrentizia di fondovalle non precisata. 1889 29/06 Gorge Attività fluviale torrentizia di piena su fondovalle con erosione, alluvionamenti e deposizione di materiali grossolani su parte del fondovalle. Danni al canale della Rocchietta. 1901 01-02/08 Fondovalle Attività fluviale torrentizia di fondovalle. Piene delle rogge e dei canali artificiali. Danneggiati i coltivi e le opere idrauliche di difesa. 1910 Coldimosso Attività fluviale torrentizia di piena su fondovalle con erosione, alluvionamenti e deposizione di materiali grossolani su parte del fondovalle. Erosione tratto S.C. e asporto ponte; danni ai coltivi. 1914 Balma di Processi non definiti di fondovalle. Erosioni e alluvionamenti con trasporto di materiale grossolano. Danni alla strada d’accesso alla discarica. 1920 24-27/09 Ponte degli Alpini Attività fluviale torrentizia di piena su fondovalle con erosione, alluvionamenti e deposizione di materiali sabbioso-ghiaiosi su parte del fondovalle. Danneggiati gli edifici, il ponte, il mattatoio, le opere di difesa e nonché agli edifici prossimi al ponte.

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Anno Giorno/Mese Località Note/Danni 1930 Ponte degli Alpini Attività fluviale torrentizia di piena su fondovalle con erosione, alluvionamenti e deposizione di materiali grossolani su parte del fondovalle. Danni alla presa di servizio della centrale idroelettrica; danni al canale di derivazione in sinistra idrografica della Dora. 1942 29/08 Rocca Processi non definiti 1947 Fondovalle Attività fluviale torrentizia di piena su fondovalle con erosione, alluvionamenti e deposizione di materiali grossolani su parte del fondovalle. Allagate alcune case. 1949 Fondovalle (Codimosso), Attività fluviale torrentizia di piena su fondovalle presso comune di con erosione, alluvionamenti e deposizione di Bussoleno materiali grossolani su parte del fondovalle. Erosi 60 metri d’argine a valle del ponte ferroviario (To- Modane). Minacciati il canale parallelo, gli edifici ed i coltivi attigui. 1957 13-14/06 Traduerivi Traduerivi e Coldimosso : Attività fluviale Coldimosso torrentizia di piena su fondovalle con erosione, Priorale alluvionamenti e deposizione di materiali grossolani su parte del fondovalle. Allagata la S.S. 24. Ponte degli Alpini Priorale: Attività fluviale torrentizia di piena su fondovalle con erosione, alluvionamenti e deposizione di materiali sabbioso-ghiaiosi su parte del fondovalle. Danneggiamento argine in sinistra e alluvionamenti dei coltivi. Ponte degli Alpini : Attività fluviale torrentizia di piena su fondovalle con erosione, alluvionamenti e deposizione di materiali grossolani su parte del fondovalle. Asportazione della spalletta del ponte. 2000 15-16/10 Ponte sulla Dora "Città di Piena fluviale (Dora Riparia) Briançon" Tra gli effetti segnalati sono visibili erosioni Ponte degli Alpini spondali a monte del ponte sia in destra che in sinistra e il materiale coinvolto e depositato è rappresentato da sabbie e ghiaie. L'acqua è fuoriuscita in corrispondenza delle traverse delle prese d'acqua ed è defluita lungo la strada che costeggia la Dora.

2008 Territorio Comunale La piena non ha provocato esondazioni Tabella 21: Dati storici eventi alluvionali -. Fiume Dora Riparia

La tabella evidenzia che nel periodo compreso tra il 1610 e il 2008 (398 anni) si sono ve- rificati 23 eventi significativi con una frequenza, rapportata a un periodo di 100 anni, pari a 0.17. Le situazioni più critiche sono nella zona compresa tra San Giuliano, Foresto e Coldimosso (regione Polveriera) con 6 casi, il Ponte degli Alpini con 5 casi.

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11.5 Dighe Nella carta delle opere idrauliche (tavola 6) sono anche riportati i limiti delle fasce di e- sondazione dell’onda di piena, e le relative sezioni idrauliche, derivante dalla rottura delle dighe del: • Moncenisio • Rochemolles • San Nicolao In accordo con le NTE della CPGR 7/LAP (1996) tali fasce devono essere riportate sulla cartografia di piano a soli fini di protezione civile. Non sono state inserite le fasce di esondazione in caso di rottura delle dighe attualmente in fase di costruzione relative all'Impianto Idroelettrico Susa-Pont Ventoux (Diga di de- modulazione Gorge di Susa e Bacino di Clarea).

11.6 Valutazione della pericolosità La zonizzazione del territorio in classi di rischio in relazione all’attività della Dora Ripa- ria è stata realizzata tenendo conto (in ordine di importanza): 1. delle fasce fluviali (vigenti e proposte nel 2006) 2. degli effetti degli eventi alluvionali del 2000 e del 1957 3. della geomorfologia della piana Lungo la sponda sinistra della Dora Riparia il Limite di Progetto tra la Fascia B e la Fa- scia C segue inizialmente il percorso della strada statale SS 25 del Moncenisio, per un tratto di circa 2,5 km a valle dell'abitato di San Giuliano, per poi seguire la linea ferrovia- ria Susa-Bussoleno, a valle del cavalcavia (reg. Casellette), fino al limite comunale. Per quanto riguarda la sponda destra della Dora Riparia, il Limite di Progetto tra la Fascia B e la Fascia C segue il percorso della Strada Statale SS. 24 del Monginevro dall'abitato di Coldimosso verso valle, fino al limite comunale. Le fasce A e B sono state classificate ad elevata pericolosità, le porzioni non edificate sono state classificate in classe IIIA, quelle edificate in classe IIIB4. A tergo della fascia B di progetto è stata prevista, in accordo il progetto fasce fluviali 2006, una fascia di clas- se IIIA desunta sia dagli studi idraulici (in sinistra idrografica) e comunque improntata a considerazioni cautelative, sia dalla cartografia dell'effetto dell'evento giugno 1957 (Do- cumentazione reperita all'Interno della "Descrizione dei principali eventi alluvionali del Piemonte, della Liguria e della Spagna meridionale. Programma Interreg IIC, Gestione del territorio e prevenzione delle inondazioni. Presidenza del Consiglio dei Ministri, Di- partimenti per i Servizi Tecnici Nazionali - Roma 2001).

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12 Dinamica torrentizia dei rii tributari In questo paragrafo saranno descritte le caratteristiche geomorfologiche del territorio co- munale legate all’attività dei corsi d’acqua laterali affluenti della Dora Riparia. In partico- lare saranno descritti i conoidi alluvionali degli affluenti minori, che costituiscono in ge- nere settori critici per la definizione della pericolosità geomorfologica del territorio. I corsi d’acqua saranno elencati da monte a valle, a partire dal versante sinistro della Val- le di Susa. Per quanto riguarda la valutazione della pericolosità dei conoidi alluvionali sono stati utilizzati, oltre ai metodi della letteratura specifica, anche i risultati ottenuti con il metodo AFHE (Fontan et al., 2004) (10.6, pag. 53).

12.1 Torrente Cenischia

12.1.1 Caratteristiche del bacino di alimentazione Le caratteristiche del bacino di alimentazione del Torrente Cenischia sono desumibili dal- la carta geomorfologica in scala 1: 25.000. Il bacino ha un estensione di circa 95 km2 ed è caratterizzato da estesi lembi di depositi sciolti erodibili in quanto ubicati lungo versanti scoscesi. Nella Tabella 22 sono elencate le principali caratteristiche fisiografiche del bacino del torrente Cenischia.

Quota massima (m) 3538

Quota minima (m) 485

Area bacino (km2) 94

Indice di Melton 0.3

Pendenza media del versante (°) 16

Pendenza media dell’asta principale (°) Circa 5

Percentuale di affioramento del basamento roccioso* (%) 13

Percentuale di area in frana* (%) 28

Percentuale di depositi glaciali indifferenziati** (%) 5

*: rispetto all’area del bacino; **: rispetto all’area dei depositi quaternari.

Tabella 22: principali caratteri fisiografici e geologici del bacino del torrente Cenischia.

12.1.2 Geomorfologia della fascia di pertinenza fluviale Il corso del torrente Cenischia interessa il territorio comunale di Susa nel tratto prossimo alla confluenza con la Dora Riparia. Il corso d'acqua scorre incassato nei depositi alluvio- nali e limitatamente in roccia nel tratto corrispondenza del confine Comunale di Mom- pantero e della frazione Pietrastretta. L’alveotipo è monocursale da rettilineo a curvilineo. I depositi in alveo sono rappresentati da ciottoli e blocchi (con diametro massimo fino a 0.5 m) immersi in una matrice ghiaioso-sabbiosa (es. Fotografia 12). In prossimità della

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confluenza con la Dora si osserva la presenza di alcune barre longitudinali costituite da materiale più grossolano (Fotografia 13).

12.1.3 Lago glaciale del Rocciamelone Nel corso del t. Cenischia potrebbero defluire le acque provenienti dal lago glaciale pre- sente presso lo spartiacque con la Francia, a quota 3200.

Figura 5: Prima fase dello sviluppo del lago nel 1985 (a sinistra) e la situazione nel settembre del 2000 (a destra). Vista dalla vetta del Rocciamelone, 3538 m (Mercalli et al., 1999, Nimbus, 2003)

La pericolosità del lago è determinata dai seguenti scenari: 1) Onda derivante dalla fuoriuscita di acqua dalla soglia in roccia a seguito della sua o- struzione da parte di iceberg flottanti per aumento del livello idrico e il loro successi- vo cedimento. 2) Collasso di una estesa porzione di ghiaccio con fuoriuscita rapida dell'intero volume lacustre, o di una parte non facilmente quantificabile. 3) Rottura della soglia in roccia. In ogni caso il sormonto delle acque genera un onda di piena che, dopo aver percorso il tratto di versante sinistro della Val Cenischia, confluisce nel t. Cenischia e propagarsi fino alla confluenza con la Dora Riparia. La fascia interessata dall'onda è verosimilmente coincidente con la fascia relativa all'onda di piena nel caso di rottura della diga di S.Nicolao/Rochemolles.

12.1.4 Opere di sistemazione L'alveo del torrente Cenischia è regimato da numerose opere spondali costituite da muri di sponda (opere nn. 19 e 21), gabbionate (opera n. 22) e scogliere di massi (opera n 20). In corrispondenza dell'attraversamento posto immediatamente a valle del viadotto auto- stradale (opera n. 23), si evidenzia una riduzione della sezione di deflusso determinata dalla struttura metallica reticolare portante del ponticello, alta circa 1 metro, che potrebbe creare ostacolo al deflusso, in particolare dell’eventuale trasporto solido vegetale galleg- giante (Fotografia 12). A seguito dell’alluvione del 2000 il ponticello è stato rimosso.

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Fotografia 12 - Attraversamento in c.a. e metallo sul torrente Cenischia, quota 496 m s.l.m. Si possono osser- vare le caratteristiche granulometriche dei depositi in alveo. La sezione di deflusso del ponte risulta com- plessivamente adeguata in caso di piena del corso d'acqua, tuttavia la presenza della struttura metallica alla base dell'opera, potrebbe ostacolare il passaggio di eventuali alberi trasportati dal torrente in condizioni di attività eccezionale (scheda censimento opere idrauliche n° 23, allegato 2). L’attraversamento è stato demo- lito a seguito dell’evento alluvionale dell’Ottobre 2000.

Fotografia 13 - Canalizzazione in c.a. lungo il Torrente Cenischia in prossimità della sua confluenza con la Dora Riparia, quota 492 m s.l.m. L’opera si presenta in buono stato di conservazione(scheda censimento opere idrauliche n° 26, allegato 2). Si osserva in alveo il deposito alluvionale attuale, tipicamente grossola- no, che origina una piccola barra longitudinale parzialmente colonizzata da essenze arbustive

Si segnala la presenza di processi erosivi in sinistra idrografica in corrispondenza delle opere di fondazione dell'attraversamento ferroviario (opera n. 25, Fotografia 14). Il ponte FFSS è stato demolito nel mese di Luglio 2001 e ricostruito con sezione idonea.

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Fotografia 14 - Attraversamento in muratura della linea ferroviaria Susa-Bussoleno sul torrente Ceni- schia, quota 494 m s.l.m La sezione di deflusso del ponte non è dimensionata per eventi di piena ecceziona- li. Il ponte è stato demolito nel mese di Luglio 2001 e ricostruito con sezione idonea.

Fotografia 15 - Attraversamento del corpo fabbrica (IMP).

12.1.5 Evento ottobre 2000 La piena del torrente Cenischia ha causato i maggiori problemi di inondazione ed allaga- mento all’interno del concentrico di Susa. La dinamica dell’esondazione è stata partico- larmente condizionata dalla presenza di opere antropiche e dall’interferenza con la piena della Dora Riparia nella zona di confluenza. A monte del Ponte della Ferrovia Susa-Bussoleno si sono verificati i maggiori problemi di allagamento, a causa del rigurgito provocato dalla ridotta luce dell’opera di attraversa-

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Comune di Susa Studio geologico per la Variante di adeguamento al PAI Relazione geologica D. Fontan SFT08-118-1-RGL2 mento, insufficiente a smaltire la portata (compreso il trasporto solido di fondo e flottan- te) e completamente intasata durante il colmo di piena. In quest’area si sono verificate le maggiori altezze delle acque di inondazione (tra 1 e 1,5 m circa) e si sono depositati se- dimenti a granulometria grossolana, blocchi e ciottoli in matrice sabbioso, fino a limi sabbiosi nelle zone di esondazione più esterne all’alveo (Fotografia 16).

Fotografia 16 - Allagamento di Corso Couvert a monte del ponte sul Torrente Cenischia. L’allagamento di questa zona del Concentrico è stato favorito dall’effetto di rigurgito dovuto all’intasamento dell’attraversamento della linea ferroviaria Susa-Bussoleno. Si noti che l'altezza della lama d'acqua è infe- riore a 30 cm circa (desumibile dall’altezza rispetto alle auto e ai pedoni)

A valle dell’attraversamento (in questo punto il Cenischia sottopassa anche un fabbricato industriale e la Statale 25), l’effetto di esondazione è stato amplificato dal rigurgito pro- vocato dalla concomitante piena della Dora Riparia. (Fotografia 17). Oltre all’area posta tra la Statale 25 e la Dora, si sono verificati allagamenti lungo la statale in direzione della stazione ed in direzione opposta, verso la Caserma dei Carabinieri. In questo settore le acque, dalla statale, hanno imboccato il Corso Dalla Chiesa fino al ponte Briançon ed ol- tre sulla SS 24 (Fotografia 18) ed i cortili dell’antistante isolato. L’altezza dell’acqua di inondazione ha raggiunto in questa zona circa 20-30 cm.

Fotografia 17 - Zona di confluenza tra il Torrente Cenischia e la Dora Riparia durante il colmo di piena. Il

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fabbricato visibile si trova sulla sponda sinistra del Cenischia. La foto nel riquadro mostra, nella fase termi- nale dell’evento l’acqua del Cenischia rientrata nella canalizzazione d’alveo ed il materiale grossolano de- positato all’esterno della stessa canalizzazione. Fonte Luna Nuova.

Fotografia 18 - Vista del Ponte Briançon e del Corso C.A. Dalla Chiesa, allagato dall’acqua proveniente dall’esondazione del Torrente Cenischia

Un effetto particolare della piena del Cenischia è stato l’afflusso delle acque, attraverso la trincea della linea ferroviaria Susa-Bussoleno, al settore sinistro del conoide del rio Gian- dula, dove si sono verificati diffusi allagamenti lungo la statale 25, nella zona di Cascina Nicola e fino all’area degli impianti sportivi (piscina comunale). Gran parte dell’acqua affluita in questa zona attraverso la ferrovia ha deviato verso la statale, mentre una quanti- tà minore è defluita a monte del rilevato ferroviario, raggiungendo la base delle scarpate autostradali a Est di cascina Chiapusso. Altro effetto di esondazione indiretta legata alla zona di confluenza del Cenischia nella Dora si è avuto lungo la bealera che si diparte dal T. Cenischia appena a valle della Stata- le 25. Questo canale, per gran parte intubato, sottopassa il Rio Giandula e sbocca all’esterno subito dopo l’attraversamento. Qui le acque del Cenischia, convogliate tramite la bealera, hanno inondato gran parte dei prati posti tra il Rio Giandula e Cascina Nicola, lasciando un deposito di sedimenti limosi dello spessore di alcuni centimetri.

12.1.6 Eventi storici Nella tabella che segue viene riportata la cronistoria degli eventi alluvionali del torrente Cenischia con indicazione dei danni subiti dalle infrastrutture.

Tabella 23: Dati storici eventi alluvionali - Torrente Cenischia

Anno Giorno/mese Località Note/Danni 1867 29/07 Susa Attività fluviale torrentizia di piena su fondovalle con erosione, alluvionamenti e deposizione di materiali grossolani su parte del fondovalle. Danni alle fabbriche tessili.

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1869 territorio comunale Attività fluviale torrentizia di piena su fondovalle con erosione, alluvionamenti e deposizione di materiali grossolani su parte del fondovalle. Danni al ponte. 1896 ottobre Piena 1920 Confluenza Attività fluviale torrentizia di piena su fondovalle con erosione, alluvionamenti e deposizione di materiali grossolani su parte del fondovalle. Gravi danni al ponte e allagamento dei terreni circostanti. 1957 13-14/06 territorio comunale Attività fluviale torrentizia di piena su fondovalle con erosione, alluvionamenti e deposizione di materiali grossolani su parte del fondovalle. Danni alle difese a monte del ponte Susa-Mompantero. 2000 15-16/10 Bivio SS 25 con strada per Piena torrentizia (Cenischia) Mompantero (viaFiume) L'acqua si è incanalata lungo la ferrovia e lungo via Fiume, interessando il Mini market sulla SS25 insieme ad altre abitazioni (circa una decina). L'altezza raggiunta dalle acque è stata stimata in 1 metro circa (raccolta testimonianza dai proprietari dell'esercizio commerciale). Le acque del torrente hanno interessato anche la linea ferroviaria, la strada statale 25. 2000 15-16/10 Ponte sul Cenischia presso Piena torrentizia (Cenischia) la sede comunale di Il materiale mobilizzato è rappresentato da materiale Mompantero fluitato (tronchi d'albero) e grossolano ( fino alla sabbia). Il fenomeno ha causato allagamenti di abitazioni residenziali (circa una decina); è stata altresì interessata una scuola. Il fenomeno ha inoltre causato danni funzionali medi alla viabilità che collega la Val Cenischia con Susa. L'altezza raggiunta dalle acque è stata di circa 80 cm. 2000 15-16/10 Ponte sulla SS 25 del Piena torrentizia (Cenischia) torrente Cenischia Il fenomeno ha coinvolto anche materiale fluitato (tronchi) e fine (sabbia). Il fenomeno ha provocato inondazione degli edifici coinvolti (circa 5).

La tabella evidenzia che nel periodo compreso tra il 1867 e il 2000 (133 anni) si sono ve- rificati 5 eventi significativi con una frequenza, rapportata a un periodo di 100 anni, pari a 0.27. Nelle cartografie allegate al progetto di Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del Bacino del Fiume Po il torrente Cenischia è stato perimetrato come area con proble- matiche di esondazione e dissesti morfologici di carattere torrentizio. A seguito della al- luvione dell’Ottobre 2000, la Regione Piemonte ha proposto per un’ampia zona intorno alla confluenza del Cenischia nella Dora Riparia, la perimetrazione come zona a rischio molto elevato (area RME/267/01) Per quanto riguarda gli effetti dell'attività del torrente Cenischia, la tabella sottolinea che in gran parte dei casi il torrente ha provocato danni ai ponti e allo stabilimento tessile (co- tonificio). In particolare «La Valsusa», riporta notizie dell’evento alluvionale del 1957 descrivendolo come «la grande alluvione, danni per miliardi» e, nel commentare la si-

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tuazione in Susa, il giornale cita il caso de «...l’operaio Mario Borello di 34 anni di Mea- na, nel tentativo di rimuovere un tronco che ostruiva il libero corso della Cenischia pres- so il suo stabilimento è stato travolto dalla piena...».

12.2 Rio Giandula

12.2.1 Lineamenti geomorfologici del bacino di alimentazione Il rio Giandula è caratterizzato da un alveotipo prevalentemente monocursale da rettilineo a sinuoso, in tendenza erosiva in quanto erode il substrato roccioso per lunghi tratti. Nella Tabella 24 sono elencate le principali caratteristiche fisiografiche del bacino del rio Giandula.

Quota massima (m) 2600

Quota minima (m) 483

Area bacino (km2) 5.31

Pendenza media del versante (°) 27

Pendenza media dell’asta principale (°) 24

Percentuale di affioramento del basamento roccioso* (%) 10

Percentuale di area in frana* (%) 9

Percentuale di depositi glaciali indifferenziati** (%) 4

*: rispetto all’area del bacino; **: rispetto all’area dei depositi quaternari.

Tabella 24: principali caratteri fisiografici e geologici del bacino del rio giandula.

Nella parte alta del bacino di alimentazione, a seguito dell'evento 2000, si sono innescate numerose frane di tipo superficiale alcune delle quali si sono incanalate lungo impluvi e hanno dato origine a debris-flow, che si sono arrestati in corrispondenza dei pianori pres- so (Gr. Vottero, quota 1850 m circa, riferimento alla tavola 1a).

12.2.2 Geomorfologia del conoide Il Rio Giandula, tributario di sinistra della Dora Riparia, sbocca sul fondovalle in prossi- mità dell’abitato di Urbiano, frazione del comune di Mompantero, dove si trova il settore apicale dell’apparato conoidale. In questo settore il corso d’acqua aggira un contrafforte roccioso ed entra nel territorio comunale di Susa, all’interno del quale ricade la parte mediana – distale dell’apparato conoidale. Il conoide è caratterizzato da un canale di scarico in posizione mediana, completamente regimato nel tratto mediano e distale (cfr. scheda conoidi all. 2). Nel settore distale, tra il ponte della S.S. 25 e lo sbocco in Dora Riparia, il canale di scarico è pensile. Nel tratto apicale il canale di scarico non è regimato e risulta incassato di 3-4 metri rispetto al piano campagna circostante. Il tratto regimato scavalca la linea FS con un pontecanale e sotto- passa la S.S. 25 del Moncenisio.

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Nel tratto immediatamente a valle di Urbiano, ancora nel Comune di Mompantero, intor- no alla quota 525 m, il canale di scarico risulta debolmente inciso (circa 0,5 metri), confi- gurando un punto critico per possibili fenomeni di tracimazione. Nei sopralluoghi effet- tuati è emersa la presenza in alveo di vegetazione di alto fusto e arbustiva in corrispon- denza dell'opera n.14 (Fotografia 19) che possono favorire la tracimazione per rigurgito dagli attraversamenti (es. opera n. 16 – Fotografia 20).

Fotografia 19 - Attraversamento in c.a. della strada per Loc. Braide (Via Montello), quota 493 m s.l.m. L'o- pera risulta in buono stato di conservazione ma la presenza sul fondo di specie erbacee e arbusti può ridurre la sezione di deflusso in caso di piena eccezionale (scheda censimento opere idrauliche n° 14, allegato 2).

Fotografia 20 - Ripresa verso valle della canalizzazione dell’alveo del Rio Giandula e dell'attraversamento in c.a.. della S.S. 25, quota 493 m s.l.m. Entrambe le opere risultano in buono stato di conservazione, anche se si nota la presenza di abbondante vegetazione in alveo (scheda censimento opere idrauliche n° 11B, n° 16, allegato 2).

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Lungo altri settori di alveo si osserva lo sviluppo di una fitta copertura erbacea spontanea, a tratti arbustiva, che costituisce un fattore positivo nel rallentare l'attività erosiva lungo le sponde. La granulometria del deposito in alveo è rappresentata da ciottoli di diametro decimetrico immersi in matrice ghiaioso-sabbiosa. Rispetto alle cartografie più recenti, l’esame delle mappe catastali risalenti al 1829 (Cata- sto Rabbini) permette di evidenziare la tendenza migratoria verso Est nel tratto presso la confluenza, attualmente bloccata dalla realizzazione dell’opera di canalizzazione (opera n 11/B, Fotografia 21).

Fotografia 21 - Canalizzazione d’alveo sul Rio Giandula, in c.a. rivestito in pietra a sezione trapezio rettan- golo, quota 492 m s.l.m. L'opera è in buono stato di conservazione (scheda censimento opere idrauliche n° 10B, allegato 2).

12.2.3 Evento ottobre 2000 Gli unici problemi lungo il corso del Rio Giandula si sono verificati all’altezza del Ponte di Via Montello. Qui era presente in corso di evento un escavatore per l’asportazione con- tinua del materiale accumulato contro l’attraversamento. La piena del Rio si è sviluppata ad impulsi successivi, durante uno dei quali il mezzo meccanico è riuscito malapena a contrastare l’accumulo di materiale. La rapida realizzazione di due piccoli argini sulla via ai lati del ponte, ha limitato l'esondazione ad un tratto limitato di via Montello, ma non ha potuto evitare che le acque defluissero nella sottostante trincea ferroviaria. Se si esclude questo episodio ed un’altra ridotta esondazione in sponda sinistra appena a monte del confine comunale di Mompantero, non si sono verificati altri effetti, il cui al- veo, in gran parte definito da alti muri di sponda, ha smaltito senza problemi la portata di piena.

12.2.4 Eventi storici Nella tabella che segue viene riportata la cronistoria degli eventi alluvionali del rio Gian- dula con indicazione dei danni subiti dalle infrastrutture.

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Anno Giorno/mese Località Note/Danni 1824 11/08 territorio comunale Attività torrentizia di piena su conoide con trasporto di massa. Ricorrente minaccia di straripamento sulla S.S. 25. 1827 1827 territorio comunale Attività torrentizia di piena su conoide con trasporto di massa. Danni ai coltivi e alla S.S. 25. 1932 11-12/07 Priorale Attività torrentizia di piena su conoide con trasporto di massa. Ostruito il ponte della statale, allagata una casa e danni ai coltivi. 1947 27/08 Priorale Attività torrentizia di piena su conoide con trasporto di massa. Ostruito il ponte della statale, allagata una casa e danni ai coltivi. 1953 18/10 Priorale Attività torrentizia di piena su conoide con trasporto di massa. Danni a edifici, distrutte le difese idrauliche, interrotta la viabilità locale e la S.S. 25 (100 metri presso il km 51). 1957 13-15/06 regione SES Attività torrentizia di piena con trasporto di massa lungo l’asta. Danneggiamento delle opere di difesa. 2000 15-16/10 Attraversamento del rio Piena torrentizia (Rio Giandula). Il fenomeno ha Giandula a valle della interessato anche l'attraversamento (sormonto) del Frazione (Via Montello) ponte sul rio Giandula. Per minimizzare il fenomeno la protezione civile ha provveduto all'innalzamento di due cordoni di terra. Ciò nonostante l'acqua è fuoriuscita incanalandosi lungo la strada comunale e lungo la ferrovia. Tabella 25: Dati storici eventi alluvionali -. Rio Giandula

La tabella evidenzia che nel periodo compreso tra il 1824 e il 2000 (176 anni) si sono ve- rificati 7 eventi significativi con una frequenza, rapportata a un periodo di 100 anni, pari a 0.25.

12.2.5 Pericolosità e magnitudo La valutazione della pericolosità, della magnitudo e dei processi prevalenti agenti in co- noide sono stati valutati utilizzando metodi empirici e semi-empirici descritti al paragrafo 10.5. Per magnitudo si intende la volumetria di materiale detritico potenzialmente traspor- tata durante eventi di piena eccezionali e/o da lave torrentizie (debris-flow). I valori della magnitudo e di pericolosità calcolati sono riportati in Tabella 26. Metodo Valore della Pericolosità/processo magnitudo (m3) prevalente Bottino et al. (1996) 33900 Hampel (1977) 21600 Marchi e Tecca (1996) 371700 Rickenmann e Zimmerman (1997) 136160 Takei (1984) 34657 Van Dine (1996) 53100

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Tropeano e Turconi (2000) nv Numero di Melton (1965) 0.87 Lieve rischio debris-flow Autliski (1980) 2.8 Alta PWRI (1984) A1, B Alto rischio di debris- flow Marchi et al. (1933) debris-flow AFHE (Fontan et al., 2004) 0,10 Pericolosità variabile tra 0,5 (molto eleva- ta) a 0 (nulla) Tabella 26: Stima della magnitudo e della pericolosità del rio Giandula.

Nel PAI questo conoide è classificato come “conoide attivo non protetto”, a pericolosità elevata. A causa della differente scala di analisi, la perimetrazione del conoide individua- ta dal PRGC è più estesa di quella riportata sul PAI. Tenendo conto dei dati precedenti, della pericolosità della zona apicale ricade nella classe

CaB (su indicazione del Geologo incaricato dal Comune di Mompantero), della presenza della trincea ferroviaria e del fatto che gran parte del territorio comunale di Susa ricade in

posizione mediana e distale è stata definita una zona a pericolosità elevata (CaB con locali lotti liberi interclusi - classe IIIB2 - ed ambiti non edificati - classe IIIA). Le altre aree laterali ricadono in classe II - CaM.

12.3 Rii di Ambruna-Chiodo-Crotte-Braide Si tratta dei piccoli corsi d’acqua, con deflusso a carattere stagionale o limitato ai periodi di forti precipitazioni, che scendono dal versante sinistro della Valle di Susa nel tratto compreso tra il rio Giandula e il rio Rocciamelone. I bacini imbriferi sottesi da questi cor- si d’acqua minori sono di ridotte dimensioni, in genere inferiori ad 1 km2. I conoidi legati all’attività di questi corsi d’acqua sono localizzati al raccordo tra il versante ed il fondo- valle presso gli abitati di Ambruna-Chiodo-Crotte e Braide Proprio per il carattere stagionale del deflusso, gli apparti conoidali sono di tipo misto, vale a dire formatisi per apporti di tipo torrentizio, cui si sovrappongono, nella parte api- cale, apporti detritici. Questi conoidi, di ridotte dimensioni areali, sono stati rappresentati nella carta geomorfologica con un colore ed una simbologia distinta rispetto ai più grandi conoidi alluvionali. La superficie deposizionale è caratterizzata da una inclinazione compresa tra 5° e 15°. E’ molto diffusa la copertura arborea, specialmente nelle zone apicali e spesso si osserva l'assenza di un canale di scarico attivo e ben marcato. Il conoide di Braide costituisce un piccolo apparato con canale di scarico evidente anche se non attivo; nella parte laterale sinistra del conoide si osserva la presenza di un alveo abbandonato. La parte distale del canale di scarico coincide con una strada sterrata che collega la frazione alla statale.

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12.3.1 Evento ottobre 2000 Sul conoide di Braide si è verificata una limitata esondazione in corrispondenza dell’attraversamento della strada che conduce alla frazione omonima. A monte di questo attraversamento l’alveo del corso d’acqua non è definito ed il deflusso avviene lungo una strada sterrata delimitata da muri a secco. A valle dell’attraversamento è presente una canalizzazione formata da mezzi tubi in cls., di sezione del tutto inadegua- ta allo smaltimento di portate di piena. A ciò deve aggiungersi la criticità rappresentata da un tratto di attraversamento per l’accesso ad un fondo, costituito da un tubo a piena se- zione, per metà intasato. In questo punto si è verificata con ogni probabilità l’otturazione del tubo che ha causato il lieve allagamento dei terreni posti a valle della strada (lama d'acqua discontinua e di altezza di circa 10 cm).

12.3.2 Pericolosità Non è stata determinata la pericolosità come per gli altri conoidi, in quanto apparati pic- coli e poco estesi caratterizzati da bacini esigui ed impostati in roccia con pochi depositi mobilizzabili. Ad eccezione del conoide Braide, in cui la parte distale ricade in classe II -

CaM, gli altri ricadono nelle classi III in quanto più pendenti.

12.4 Rio Rocciamelone

12.4.1 Lineamenti geomorfologici del bacino di alimentazione Solo un limitato settore laterale e distale del conoide risulta compreso all’interno dei limi- ti comunali; il resto del conoide e l’asta di questo corso d’acqua ricadono sul territorio comunale di Bussoleno. L'apparato conoidale, posto in sinistra idrografica della Dora Ri- paria, influenza l’andamento dell’alveo del corso d’acqua, che presenta una sensibile de- viazione verso il lato destro del fondovalle. Il rio Rocciamelone è caratterizzato da un alveotipo prevalentemente monocursale da ret- tilineo a sinuoso, con anse anche molto marcate nella parte mediana, ove incide prevalen- temente depositi fluvio-glaciali parzialmente cementati. Tutta l’asta presenta evidenze di processi erosivi sottolineati da scarpate di erosione e da tratti in cui incide il substrato roccioso. Quest’ultimo processo è via via più marcato nella parte terminale dell’asta ove il torrente forma una profonda incisione (Orrido di Foresto). Nella Tabella 27 sono elencate le principali caratteristiche fisiografiche del bacino del torrente Rocciamelone.

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Quota massima (m) 3538

Quota minima (m) 510

Area bacino (km2) 15.7

Pendenza media del versante (°) 29

Pendenza media dell’asta principale (°) 20.3

Percentuale di affioramento del basamento roccioso* (%) 24

Percentuale di area in frana* (%) 16

Percentuale di depositi glaciali indifferenziati** (%) 6

*: rispetto all’area del bacino; **: rispetto all’area dei depositi quaternari.

Tabella 27: Principali caratteri fisiografici e geologici del bacino del rio Rocciamelone.

Alcune frane interferenti con il canale principali (es. frana di case Costa) sono state se- gnalate da una breve nota prodotta dal Settore Prevenzione Territoriale del Rischio Geo- logico, Regione Piemonte.

12.4.2 Geomorfologia del conoide di deiezione All’interno del settore di conoide di pertinenza del territorio comunale di Susa non si in- dividuano forme particolari ed alvei abbandonati. Si riportano di seguito alcuni parte rela- tive al conoide del rio Rocciamelone desunte dal Piano Regolatore di Bussoleno. A valle dell’Orrido di Foresto il Torrente Rocciamelone forma un vasto conoide che si estende da quota 510 m a quota 448 m, con una pendenza media di 3.2°. Si tratta di un conoide evidente, delimitato da scarpate di erosione della Dora Riparia, attualmente non attive. L’alveo attivo si trova in posizione mediana; esso ha una lunghezza di 1109 m ed è sistemato da numerose opere di difesa. La relazione tra il profilo del conoide e il profilo del canale attivo, evidenzia che il conoide, a valle del punto di intersezione - in corri- spondenza del ponte presso la Chiesa, dove il canale non è così inciso come nella parte a monte-, è in aggradazione. Nelle superfici rialzate (di 5-6 metri) posizionate nella parte apicale si individuano due canali diretti rispettivamente verso destra e sinistra idrografica; tali canali sono disconnessi dal canale attivo in quanto sopraelevati (specie quello di sini- stra) e con elevato grado di rimodellamento e di antropizzazione (specie quello di destra)

12.4.3 Effetti alluvionali Nell’evento alluvionale dell’ottobre 2000, in corrispondenza della sottopasso con la SS 25 e tra quest’ultimo e la linea ferroviaria Bussoleno-Susa, si è verificato uno straripa- mento in destra causato soprattutto dalle dimensioni inadeguate della sezione di deflusso del ponte della statale. L’esondazione ha danneggiato statale e la linea ferroviaria, ma non ha coinvolto alcune abitazioni poste in vicinanza e la sua espansione è stata quasi comple- tamente contenuta dal rilevato ferroviario.

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Fotografia 22 - Tratto della rete ferroviaria Bussoleno-Susa danneggiato dai materiali trasportati dal Rio Rocciamelone (Loc. Foresto).

Nella parte alta del bacino, ricadente nel territorio comunale di Mompantero, si è verifica- to un piccolo fenomeno di debris-flow lungo l’asta del rio del Fago, che ha coinvolto de- positi di origine detritico-colluviale presenti presso l’alveo. Sono stati osservati numerosi fenomeni di saturazione e fluidificazione dei depositi sciolti superficiali, alcuni dei quali hanno raggiunto l’asta principale. Presso case Costa (circa 800 m di quota), si è verificata una frana per colamento/crollo che ha coinvolto deposti glaciali cementati, causata dall’erosione al piede del torrente, e che ha probabilmente contribuito al carico solido del torrente. Storicamente il torrente esonda sempre in corrispondenza e subito a monte dell’attraversamento della statale SS 25. Ora il ponte è stato ricostituito con sezione ido- nea. Notizie storiche evidenziano che il torrente Rocciamelone ha causato danni (non me- glio precisati) nel 1887, 1929 e 1977. Si segnala che la vecchia parrocchia romanica, eret- ta nel 1065, presso l’attuale area cimiteriale, fu edificata più a monte nel 1727 a causa delle frequenti alluvioni del torrente Rocciamelone; ancora oggi si possono osservare gli effetti di tali alluvioni evidenziati da un sovra-alluvionamento di alcuni metri.

12.4.4 Opere di sistemazione Le opere di sistemazione ricadono tutte nel territorio comunale di Bussoleno.

12.4.5 Pericolosità e magnitudo La valutazione della pericolosità, della magnitudo e dei processi prevalenti agenti in co- noide sono stati valutati utilizzando metodi empirici e semi-empirici descritti al paragrafo 10.5. Per magnitudo si intende la volumetria di materiale detritico potenzialmente traspor- tata durante eventi di piena eccezionali e/o da lave torrentizie (debris-flow). I valori della magnitudo e di pericolosità calcolati sono riportati in Tabella 28. Metodo Valore della Pericolosità/processo magnitudo (m3) prevalente Bottino et al. (1996) 45900 - Hampel (1977) 21200 -

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Marchi e Tecca (1996) 1099000 - Rickenmann e Zimmerman (1997) 106000 - Takei (1984) 73000 - Van Dine (1996) 157000 - Magnitudo media (m3) 63700 - Numero di Melton (1965) - Rischio debris-flow Autliski (1980) - Alta PWRI (1984) - Alto rischio di debris-flow Marchi et al. (1933) - debris-flow AFHE (Fontan et al., 2004) - 0,11 Pericolosità variabile tra 0,5 (molto elevata) a 0 (nulla)

Tabella 28: Magnitudo e altri indici di pericolosità del rio Rocciamelone.

Nel PAI questo conoide è classificato come “conoide attivo non protetto”, a pericolosità elevata. Tenendo conto dei dati precedenti, gran parte del conoide ricade in classe III. Le parti ur- banizzate presso l’apice ricadono in classe IIIB4 le altre in IIIB2 (comune di Bussoleno). Le aree laterali distali ricadenti nel territorio comunale di Susa ricadono in classe II.

12.5 Rio Merdarello8

12.5.1 Lineamenti geomorfologici del bacino di alimentazione Il Rio Merdarello proviene dal versante destro della valle di Susa. Il suo bacino idrografi- co si sviluppa interamente al di fuori del territorio comunale di Susa (comuni Meana e Gravere), mentre l’apparato conoidale, esclusa la zona apicale, si trova entro i confini comunali. Il rio è caratterizzato da un alveotipo prevalentemente monocursale da rettilineo, in ten- denza erosiva in quanto erode il substrato roccioso per lunghi tratti. Nella Tabella 29 sono elencate le principali caratteristiche fisiografiche del bacino del rio Merdarello.

8 Detto anche Rio Gelassa

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Quota massima (m) 1750

Quota minima (m) 494

Area bacino (km2) 4.6

Indice di Melton 0.63

Pendenza media del versante (°) 29

Pendenza media dell’asta principale (°) 27

Percentuale di affioramento del basamento roccioso* (%) 21

Percentuale di area in frana* (%) 11

Percentuale di depositi glaciali indifferenziati** (%) 4

*: rispetto all’area del bacino; **: rispetto all’area dei depositi quaternari.

Tabella 29: Principali caratteri fisiografici e geologici del bacino del rio Merdarello.

12.5.2 Geomorfologia dell'apparato di conoide Il conoide del rio Merdarello si può configurare come un apparato dissecato in cui è pos- sibile riconoscere almeno tre superfici principali poste a diverse quote e separate da due ordini principali di terrazzi. La zona apicale del conoide presenta una morfologia molto complessa, determinata pro- babilmente dalla sovrapposizione dell’attività torrentizia su forme preesistenti e geneti- camente legate all’ambiente glaciale. Di queste forme rimangono numerose testimonianze rappresentate da scaricatori glaciali paralleli all’asse vallivo principale. Gli scaricatori glaciali sono stati con ogni probabilità utilizzati in passato come linee di drenaggio di corsi d’acqua affluenti del rio Merdarello. Tra questi risulta particolarmente significativo, nel determinare l'attuale morfologia del conoide, il canale utilizzato in passato dal rio Ge- lassa di Gravere. Anche la zona a valle della Chiesa di San Saturnino presenta testimo- nianze del passato glaciale evidenziato da dossi rocciosi (tratto in trincea della SS 24) parzialmente ricoperti dai depositi di conoide L'apparato di conoide è coalescente con altri due apparati, morfologicamente meno evi- denti e limitati alla zona apicale del conoide principale, formati da due corsi d'acqua mi- nori, tributari di sinistra dell’attuale rio Merdarello. a) Il primo si immetteva dalla sinistra idrografica nell’attuale canale attivo, presso l'api- ce del conoide e forse occupava il paleoalveo tuttora osservabile, parallelo al corso d’acqua attuale. b) Il secondo si immetteva nel Merdarello presso la Consolata provenendo dall’incisione lungo la quale si trova oggi la vecchia strada per Gravere. Probabilmente i due paleoalvei drenavano le acque di divagazione del Rio Gelassa di Gravere. Le due linee di drenaggio si dipartivano dal rio Gelassa presso la frazione di Ba- stia (quota 900 m circa) e presso Essimonte Grande a quota 800 m circa. Attualmente il Rio Gelassa drena verso Nord Est e confluisce direttamente nella Dora Riparia a monte dell’abitato di Gravere, verso Chiomonte, all’inizio delle Gorge di Susa. Storicamente

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non si hanno notizie certe circa la riattivazione di questi due paleoalvei; a riguardo si pos- sono fare le seguenti considerazioni: • l’antica mappa (datata intorno al 1700) consultata Presso l'archivio Comunale di Su- sa, riporta il Rio Gelassa come una linea di drenaggio superficiale ben definita, pro- veniente da Essimonte e confluente nel rio Merdarello presso la Consolata. • Nelle successive mappe datate 1829 e 1861, consultate presso l'archivio di Stato, tale linea di drenaggio non è più riportata. All’interno dell’apparato conoidale, la superficie topograficamente più elevata forma lembi relitti posti a quote comprese tra 550 m e 590 m di cui i principali si osservano presso la chiesa di San Saturnino, a monte della Consolata, e presso la località C. Colfa- cero. La stessa superficie è delimitata da una evidente scarpata di erosione modellata in depositi glaciali e nel substrato roccioso. Nel settore orientale e distale del conoide è pre- sente un paleoalveo probabilmente connesso con la fase di attività del corso d’acqua che ha dato origine alla scarpata di erosione posta a Sud Ovest di cascina S. Pietro. La suddet- ta scarpata delimita verso Ovest una superficie pianeggiante che è stata interpretata come un lembo di depositi alluvionali antichi. La superficie intermedia è separata da quella più elevata da una scarpata di altezza varia- bile tra 2 e 4 m. La superficie altimetricamente inferiore occupa la parte distale del conoide e su di essa è costruita tutta la parte meridionale del concentrico di Susa. Nel solo settore orientale essa è separata dalla superficie intermedia da una scarpata di altezza metrica. La pezzatura del deposito attuale in alveo è di tipo ghiaioso-sabbioso con lenti limose. Il canale di scarico attivo, dall'apice del conoide fino a quota 510 m s.l.m., scorre incassa- to tra due scarpate di altezza compresa tra 5 e 20 m circa, presenta una larghezza di circa 3 metri, con muri in pietrame a difesa delle sponde (opera n. 1) localmente danneggiati. A valle di quota 510 m (nei pressi dell'attraversamento della S.S. 24 del Monginevro, il cor- so del rio è tombato (opere n. 2a – Fotografia 23, briglia con dissabbiatore e opera n. 2b - tombinatura). Il corso d’acqua è tombato lungo tutto l’attraversamento del concentrico fino alla confluenza con la Dora Riparia, escluso un tratto lungo circa 200 m nelle vici- nanze dell’Arena Romana.

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Fotografia 23 - Briglia selettiva (schematizzata nel disegno) con vasca di contenimento (dissabbiatore) posta a quota 538 m s.l.m. lungo il Rio Merdarello (scheda censimento opere idrauliche n° 2A, allegato 2).

12.5.3 Evento ottobre 2000 Il Rio Merdarello non ha mostrato particolari criticità durante l’evento di piena, grazie al buon funzionamento, in rapporto alla quantità di trasporto solido defluito, della briglia selettiva e del bacino di accumulo presenti a monte del tratto tombato. L’azione di svuo- tamento, mediante escavatore, del bacino operata in corso di evento, ha garantito il fun- zionamento dell’opera. A monte del bacino di dissipazione si sono osservati diffusi pro- cessi erosivi delle sponde, con crolli parziali dei muretti in pietrame che le sostengono.

12.5.4 Eventi storici Nella tabella che segue viene riportata la cronistoria degli eventi alluvionali del rio Mer- darello con indicazione dei danni subiti dalle infrastrutture.

Tabella 30: Dati storici eventi alluvionali -. Rio Merdarello

Anno Giorno/mese Località Note/Danni 1685 05/10 Quartiere Borgo dei Nobili Attività torrentizia di piena su conoide con trasporto (Susa) di massa. Invaso il Borgo dei Nobili dalle acque del torrente Merdarello.

1728 20/05 Quartiere Borgo dei Nobili Attività torrentizia di piena su conoide con trasporto (Susa) di massa. Distrutti 30 edifici. Attività torrentizia di piena su conoide con trasporto di massa. Allagamento grave, alluvionamento. 1879 Susa Attività fluviale torrentizia di piena su fondovalle con erosione, alluvionamenti e deposizione di materiali grossolani su parte del fondovalle. Allagate le cantine nei pressi del torrente Gelassa. 1949 05/05 Quartiere Consolata (Susa) Attività fluviale torrentizia di piena con trasporto di massa lungo l’asta. Distruzione del canale irriguo.

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1977 19-20/05 Susa Attività torrentizia di piena su conoide con trasporto di massa e deposizione di materiali sabbioso- ghiaiosi. Alluvionamento degli edifici e danni alle strade cittadine; interrotta anche la S.S. 24. 1977 26/05 Valle del torrente Frana generica nel bacino imbrifero. Merdarello

La tabella evidenzia che nel periodo compreso tra il 1685 e il 1977 (292 anni) ci sono sta- ti 5 eventi significativi con una frequenza f, rapportata a un periodo di 100 anni, pari a 0.58. Relativamente al 1977, la “Val Susa” espone gli effetti della piena del torrente Gelassa nell’articolo dal titolo «Susa travolta dal Rio Gelassa», riportando la cronistoria degli eventi «...Alle 22 del 28 maggio il rio Gelassa è uscito dagli argini sopra Susa... una e- norme massa d’acqua è entrata nella città allagando Piazza Trento, Via XX Settembre e Piazza del Sole...più di un metro di sabbia, pietrame e fango copriva tutta la zona...» (fonte: la Valsusa). Viene di seguito riportata una figura schematica con gli effetti dell'e- vento del 1977 (Figura 6).

Figura 6 - cartografia schematica delle aree coinvolte nell'evento del 1977 (a) ed effetti in Piazza del Sole (Mortara e. al., 1999).

12.5.5 Opere di sistemazione La briglia selettiva (OPERA 2A – Fotografia 23) e la vasca di contenimento del materiale solido trasportato, costruite a seguito dell’evento del 1977 hanno dimostrato la loro effi- cienza durante l’evento alluvionale del 15-16 Ottobre 2000. La briglia selettiva e la vasca di contenimento svolgono quindi un ruolo fondamentale nel regolare il deflusso del rio Merdarello nel tratto tombato, impedendo che il materiale so- lido possa ostruire la sezione di deflusso, con fenomeni di rigurgito e conseguenti eson- dazioni. A valle di quota 510 m (nei pressi dell'attraversamento della S.S. 24 del Monginevro, il corso del rio è tombato (opere n. 2a – Fotografia 23, briglia con dissabbiatore e opera n.

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2b - tombinatura). Il corso d’acqua è tombato lungo tutto l’attraversamento del concentri- co fino alla confluenza con la Dora Riparia, escluso un tratto di circa 200 m nelle vici- nanze dell’Arena Romana.

12.5.6 Pericolosità La valutazione della pericolosità, della magnitudo e dei processi prevalenti agenti in co- noide sono stati valutati utilizzando metodi empirici e semi-empirici descritti al paragrafo 10.5. Per magnitudo si intende la volumetria di materiale detritico potenzialmente traspor- tata durante eventi di piena eccezionali e/o da lave torrentizie (debris-flow). I valori della magnitudo e di pericolosità calcolati sono riportati in Tabella 31. Metodo Valore della Pericolosità/processo magnitudo (m3) prevalente Bottino et al. (1996) 31300 - Hampel (1977) 18000 - Marchi e Tecca (1996) 280000 - Rickenmann e Zimmerman (1997) 160000 - Takei (1984) 31600 - Van Dine (1996) 40000 - Magnitudo media (m3) 34800 - Numero di Melton (1965) - Lieve Rischio debris-flow Autliski (1980) - Media PWRI (1984) - Medio rischio di debris-flow Marchi et al. (1933) - Misto AFHE (Fontan et al., 2004) - 0,06 Pericolosità variabile tra 0,5 (molto elevata) a 0 (nulla)

Tabella 31: Stima della magnitudo e della pericolsità del rio Merdarello.

Applicando un principio cautelativo e considerando l'ottima efficacia della briglia con dissabbiatore posta a monte del tratto tombato, testata nel corso dell'evento 2000, la pre- senza del tratto intubato (non verificato idraulicamente), gli effetti dell'alluvione del 1977 e gli effetti potenziali causati dalla diversione del Gelassa di Gravere, le parti morfologi- camente depresse del conoide sona state classificate in classe IIIB4 - CaE (fascia lungo il canale di scarico attivo) e in classe IIIB2 - CaM (fasce anche coinvolte dalla dinamica tor- rentizia della Dora Riparia, impluvi minori ed aree allagate nel 1977).

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12.6 Rio Grilli9 Anche il Rio Dei Grilli, come gran parte dei corsi d’acqua minori presenti sul territorio di Susa, presenta tutto il bacino idrografico ed il settore apicale del conoide al di fuori del confine comunale, in particolare nel territorio del Comune di Meana.

12.6.1 Lineamenti geomorfologici del bacino di alimentazione Nella Tabella 32 sono elencate le principali caratteristiche fisiografiche del bacino del rio Grilli.

Quota massima (m) 1445

Quota minima (m) 479

Area bacino (km2) 4

Indice di Melton 0.45

Pendenza media del versante (°) 26

Pendenza media dell’asta principale (°) 20

Percentuale di affioramento del basamento roccioso* (%) 7.5

Percentuale di area in frana* (%) 37

Percentuale di depositi glaciali indifferenziati** (%) 17

*: rispetto all’area del bacino; **: rispetto all’area dei depositi quaternari.

Tabella 32: Principali caratteri fisiografici e geologici del bacino del rio Grilli.

12.6.2 Geomorfologia dell'apparato di conoide L’apparato conoidale, eccetto la parte apicale, ricade quasi interamente compreso all’interno del comune di Susa. La morfologia del conoide è molto condizionata dai contrafforti rocciosi limitrofi che lo delimitano. La parte distale dell’apparato conoidale è compresa tra il cimitero di Susa ad Ovest ed il rilievo roccioso denominato «Tre Piloni» ad Est. La zona apicale, in parte ri- cadente nel territorio del Comune di Meana, si situa nell’area denominata Bassa Meana e presso la frazione Grilli di Meana. Il canale di scarico è in posizione mediana, incassato di circa 1 - 2 m nel tratto apicale per poi raggiungere i 3 - 4 metri di approfondimento nel settore mediano e distale. Solo nella parte apicale, a monte della linea ferroviaria Torino-Modane, il canale di scarico incide il substrato roccioso. L’alveo del Rio Dei Grilli, lungo tutto il percorso interessante il comune di Susa, risulta regimato da numerose opere di difesa idraulica longitudinali e trasversali (muri di sponda, opere nn. 3 e 5 e briglie – opera n. 39).

9 Detto anche Rio Roda

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Il deposito alluvionale in alveo è rappresentato da ciottoli e ghiaie sabbiose con scarsa matrice limosa.

12.6.3 Evento ottobre 2000 Lungo il Rio Dei Grilli si è verificato l’intasamento dell’attraversamento della statale SS 24 ad opera dei depositi alluvionali ghiaiosi e sabbiosi accumulati a valle della serie di briglie presenti nel tratto terminale. Ciò ha determinato l’allagamento del terreno di perti- nenza di una abitazione posta in sinistra idrografica, a valle della statale e l’allagamento, propagatosi per circa 300 m, lungo la statale stessa. Il tratto di corso d’acqua tra la statale 24 e lo sbocco in Dora Riparia, difeso da muri di sponda, è stato completamente alluvio- nato dall’accumulo di depositi ghiaioso-sabbiosi. Durante l’evento è stata operata l’asportazione continua dei depositi alluvionali che andavano accumulandosi a monte del ponte della statale SS 24.

12.6.4 Eventi storici Nella tabella che segue viene riportata la cronistoria degli eventi alluvionali del rio Grilli con indicazione dei danni subiti dalle infrastrutture.

Tabella 33: Dati storici eventi alluvionali -. Rio Dei Grilli Anno Giorno/mese Località Note/Danni 1869 Bassa Meana e territorio Attività fluviale torrentizia di piena su fondovalle comunale di Susa con erosione, alluvionamenti e deposizione di materiali grossolani su parte del fondovalle. Danni ai ponti del torrente Scaglione, Magnissola (Grilli) e Cenischia nonché alla S.C. Bassa Meana. 1876 Bassa Meana Attività torrentizia di piena su conoide con trasporto solido. 2000 15-16/10 Castelpietra in vicinanza Piena torrentizia (Rio dei Grilli) del rio dei Grilli Il materiale grossolano e l'acqua hanno interessato la SS24 con sormonto del Ponte sul rio e deflusso lungola SS24.

Le informazioni storiche disponibili ( due soli eventi in un periodo di 124 anni) portano a determinare un fattore di frequenza (riferito a 100 anni) f = 0.62.

12.6.5 Pericolosità La valutazione della pericolosità, della magnitudo e dei processi prevalenti agenti in co- noide sono stati valutati utilizzando metodi empirici e semi-empirici descritti al paragrafo 10.5. Per magnitudo si intende la volumetria di materiale detritico potenzialmente traspor- tata durante eventi di piena eccezionali e/o da lave torrentizie (debris-flow). I valori della magnitudo e di pericolosità calcolati sono riportati in Tabella 34.

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Metodo Valore della Pericolosità/processo magnitudo (m3) prevalente Bottino et al. (1996) 31300 - Hampel (1977) 18000 - Marchi e Tecca (1996) 280000 - Rickenmann e Zimmerman (1997) 160000 - Takei (1984) 31600 - Van Dine (1996) 40000 - Magnitudo media (m3) 34800 - Numero di Melton (1965) - Lieve Rischio debris-flow Autliski (1980) - Media PWRI (1984) - Medio rischio di debris-flow Marchi et al. (1933) - Misto AFHE (Fontan et al., 2004) - 0,07 Pericolosità variabile tra 0,5 (molto elevata) a 0 (nulla)

Tabella 34: Stima della magnitudo e della pericolosità del rio Grilli.

Applicando un principio cautelativo, considerando le tracce di alvei abbandonati e le cri- ticità segnalate dall'Ing. Martina gran parte del conoide è stato classificato in classe IIIA -

CaE con gli ambiti edificati prossimi al canale di scarico in classe IIIB4 - CaE e quelli più distanti in classe IIIB2 - CaM. La restante parte del conoide ricade in II classe CaM.

12.7 Rio Scaglione

12.7.1 Lineamenti geomorfologici del bacino di alimentazione Il Rio Scaglione è il più importante tra i tributari della Dora Riparia nel territorio del Co- mune di Susa. Il bacino idrografico del corso d’acqua è molto esteso (circa 21 km2) ma si sviluppa interamente al di fuori dei confini comunali, arrivando fino allo spartiacque tra la Valle di Susa e la Val Chisone. Nella Tabella 35 sono elencate le principali caratteristiche fisiografiche del bacino del rio Scaglione.

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Quota massima (m) 2890

Quota minima (m) 594

Area bacino (km2) 21

Indice di Melton 0.49

Pendenza media del versante (°) 30

Pendenza media dell’asta principale (°) 26

Percentuale di affioramento del basamento roccioso* (%) 21

Percentuale di area in frana* (%) 14

Percentuale di depositi glaciali indifferenziati** (%) 6

*: rispetto all’area del bacino; **: rispetto all’area dei depositi quaternari.

Tabella 35: Principali caratteri fisiografici e geologici del bacino del rio Scaglione.

12.7.2 Geomorfologia del conoide In relazione all’estensione del bacino idrografico, anche l’apparato conoidale presenta una notevole estensione areale (1,6 km2) ed una marcata forma a ventaglio, con un’elevata estensione laterale in direzione Est – Ovest. Per circa l’80% della sua estensione è compreso all’interno del territorio comunale di Su- sa, mentre parte del settore apicale e del settore mediano ricadono nel comune di Meana. Il corso d’acqua si trova in posizione laterale sinistra e scorre in un alveo delimitato da scarpate di erosione intensamente vegetate di altezza variabile tra 4 e 6 metri dal livello del fondo. La larghezza dell’alveo è compresa tra circa 5-6 metri nel tratto apicale e circa 8-10 metri nel settore distale. Il corso d’acqua è localmente bordato da opere di difesa idraulica longitudinali, scogliere di massi (opera n. 7) e canalizzazioni artificiali (opera n. 9/b). Nel settore laterale destro del conoide in posizione sia mediana e sia distale sono presenti alcuni paleoalvei e alvei abbandonati molto rimodellati evidenti solo per tratti discontinui. Nel settore mediano si osserva la presenza di un marcato alveo abbandonato, riportato nella carta geomorfologica con una apposita simbologia, che si diparte da quota 525 m s.l.m. nel territorio comunale di Meana. L'alveo prosegue verso valle in direzione circa nord-sud passando tra le frazioni di Colombe e Giusti. Più a valle si perde in corrispon- denza del canale derivatore (zona in cui l'antropizzazione è più spinta). L’alveo abbando- nato si diparte dal canale attivo in una zona dove si individua un punto critico di potenzia- le tracimazione, rappresentato dal tratto d'asta compreso tra quota 525 m e 530 m in cui la sponda destra è notevolmente più bassa di quella opposta, in particolare appena a monte dell’attraversamento posto a quota 525 m. I depositi alluvionali presenti in alveo hanno una granulometria piuttosto grossolana e sono costituiti da blocchi, massi e ciottoli con elevato grado di arrotondamento, in matrice ghiaioso-sabbiosa.

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Dal punto di vista evolutivo, gli elementi geomorfologici riconosciuti sul conoide permet- tono di ipotizzare la progressiva migrazione dell’asta del Rio Scaglione dal settore orien- tale verso quello occidentale. I muri in pietra a secco longitudinali e obliqui rispetto al corso attuale (soprattutto in de- stra idrografica, a valle di quota 500 m) potrebbero essere stati costruiti anche con fun- zione di opere di difesa idraulica. Dall’alveo del Rio Scaglione derivano alcuni piccoli canali artificiali (bealere) a scopo irriguo, che presentano spesso cattive condizioni di manutenzione e possono pertanto es- sere causa di allagamenti localizzati in occasione di piene, anche non eccezionali.

12.7.3 Evento ottobre 2000 Nel settore terminale del conoide del Rio Scaglione, in particolare a valle della statale 24, si è verificato un forte alluvionamento, con deposizione di materiale molto grossolano, costituito da blocchi e ciottoli litoidi immersi in matrice prevalentemente sabbiosa. A monte della statale si è avuto l'alluvionamento di un tratto di asta lungo circa 300 m, con l’esondazione e la deposizione di materiale sabbioso nel terreno posto a monte della stata- le. (Fotografia 24).

Fotografia 24 - Area allagata dalle acque del rio Scaglione a monte della SS 24. In quest’area si è depositato abbondante materiale a granulometria sabbiosa

L’opera di attraversamento della statale 24 presenta una luce ridotta, anche a causa della presenza, a valle, del ponte-canale del Canale di Coldimosso che costituisce una sorta di soglia limitando la sezione di deflusso (Fotografia 25). Questa condizione ha probabil- mente contribuito all’esondazione nei terreni sottostanti. L’asta del Rio Scaglione tra la statale e la confluenza in Dora è risultata completamente alluvionata con presenza di de- positi a granulometria ciottolosa.

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Fotografia 25 - Opera di attraversamento (ex SS 24) su rio Scaglione in corso di evento. Tale attraversamen- to, in disuso, è posto a valle del ponte; tale opera scavalca il Canale di Bussoleno. Si osserva come la luce di questo attraversamento sia completamente occupata dalla portata di piena.

Nel tratto di monte lungo l’asta dello Scaglione si sono verificati processi di erosione spondale significativi, le cui tracce sono visibili fino al confine comunale di Meana. Poco a monte del confine comunale è presente la derivazione di una bealera in disuso, lungo la quale si è incanalata parte della portata, determinando il parziale allagamento di terreni sottostanti. Anche sul Rio Scaglione, a monte del ponte della statale 24, è stata condotta una sistema- tica operazione, in corso di evento, di asportazione del materiale alluvionale in accumulo, mediante l’impiego di un escavatore.

12.7.4 Eventi storici Nella tabella che segue viene riportata la cronistoria degli eventi alluvionali del rio Sca- glione con indicazione dei danni subiti dalle infrastrutture.

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Tabella 36: Dati storici eventi alluvionali -. Rio Scaglione

Anno Mese/giorno Località Note/Danni 1957 13-15/06 territorio comunale Attività torrentizia di piena su conoide con trasporto di massa. Allagata le frazioni di Giusti e Traduerivi. 2000 15-16/10 Ponte SS 24 sul rio Piena torrentizia (Rio Scaglione) Scaglione Il fenomeno ha provocato erosioni spondali con danni alle opere di difesa sia in sinistra che in destra. Il materiale è fuoriuscito in destra a monte del ponte provocando la formazione di depositi sabbioso- ghiaiosi e a valle del ponte in sinistra, con accumuli di ciottoli e ghiaia. Sono stati rilevati danni di lieve entità alla SS24. La tabella evidenzia che nel periodo compreso tra il 1957 e il 2000 (43 anni) si sono veri- ficati 2 eventi significativi con una frequenza f, rapportata a un periodo di 100 anni, pari a 0.22.

12.7.5 Pericolosità La valutazione della pericolosità, della magnitudo e dei processi prevalenti agenti in co- noide sono stati valutati utilizzando metodi empirici e semi-empirici destritti al paragrafo 10.5. Per magnitudo si intende la volumetria di materiale detritico potenzialmente traspor- tata durante eventi di piena eccezionali e/o da lave torrentizie (debris-flow). I valori della magnitudo e di pericolosità calcolati sono riportati in Tabella 37. Metodo Valore della Pericolosità/processo magnitudo (m3) prevalente Bottino et al. (1996) 50200 - Hampel (1977) 223000 - Marchi e Tecca (1996) 1512000 - Rickenmann e Zimmerman (1997) 116000 - Takei (1984) 89000 - Van Dine (1996) 216000 - Magnitudo media (m3) 78500 - Numero di Melton (1965) - Lieve Rischio debris-flow Autliski (1980) - Alto rischio di debris-flow PWRI (1984) - Alto rischio di debris-flow Marchi et al. (1933) - Misto AFHE (Fontan et al., 2004) - 0,06 Pericolosità variabile tra 0,5 (molto elevata) a 0 (nulla)

Tabella 37: Stima della magnitudo e della pericolosità del rio Scaglione.

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La pericolosità è principalmente determinata dalla presenza di alvei abbandonati (classe

IIIA e IIB4/IIIB3 - CaE e CaB); le altre zone ricadono in classe II - CaM.

12.8 Rio Corrente Il bacino imbrifero e il conoide principale del Rio Corrente sono situati interamente all’interno del comune di Mattie; l'apparato di conoide principale si trova in territorio comunale di Mattie in corrispondenza di un pianoro costituito da un vecchio fondovalle sospeso di origine glaciale. Il corso d’acqua interessa il territorio del Comune di Susa solo nel tratto terminale, lungo meno di 1 km. Il rio Corrente ha dato origine ad un piccolo conoide con morfologia in- fluenzata dalla presenza del contrafforte roccioso (di probabile origine glaciale) posto a Ovest della Frazione Coldimosso, disposto ortogonalmente alla direzione di deflusso del corso d’acqua. Il canale di scarico, in posizione laterale destra, è incassato per circa 4 metri in depositi alluvionali torrentizi e risulta interamente regimato da opere di difesa idraulica longitudi- nali (opere nn. 45,47 e 51) dall'apice dell'apparato fino alla confluenza con la Dora Ripa- ria. Nella parte apicale del conoide si osserva la presenza di un paleoalveo drenante verso Est. La granulometria del deposito presente in alveo è rappresentata da ciottoli immersi in una matrice prevalentemente ghiaioso-sabbiosa. Nella tabella che segue viene riportata la cronistoria degli eventi alluvionali del rio Cor- rente con indicazione dei danni subiti dalle infrastrutture.

Tabella 38: Dati storici eventi alluvionali - Rio Corrente

Anno Mese/giorno Località Note/Danni 1948 Coldimosso Attività torrentizia di piena su conoide con allaga- menti alla frazione 2000 15-16/10 Sulla SS 24 (zona ex Piena torrentizia (Rio Corrente) autoporto) SS24 interrotta al bivio Tra Due Rivi (zona ex autoporto). Sono evidenti allagamenti lungo la SS24 ad opera della Dora Riparia.

La tabella evidenzia che nel periodo compreso tra il 1948 e il 2000 (52 anni) si sono veri- ficati 2 eventi significativi con una frequenza, rapportata a un periodo di 100 anni, pari a 0.26.

12.8.1 Evento ottobre 2000 Lungo il Rio Corrente si è verificato un diffuso alluvionamento solo nel tratto posto a val- le della statale 24. Le operazioni di continua asportazione mediante mezzo meccanico dei depositi in accumulo a monte del ponte hanno impedito l’esondazione dell’acqua lungo la statale, ma non l'alluvionamento dell’asta nel tratto a valle della statale, qui difeso da mu- ri in pietrame (Fotografia 26).

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Fotografia 26 - Vista del Rio Corrente in corso d’evento. La foto è stata scattata dal Ponte della SS 24 verso valle, dove si vede un altro attraversamento con la luce completamente intasata dalla portata di piena.

In questo tratto si è verificato l’alluvionamento con deposizione di depositi ciottoloso- ghiaiosi nella parte prossima all’alveo e sabbiosi in quella più distale. Nel settore più vi- cino alla confluenza, la disposizione dei depositi e le tracce delle linee di corrente lascia- no intendere un effetto di interferenza tra la piena del Rio Corrente e quella della Dora Riparia.

12.8.2 Pericolosità

Il conoide è stato classificato in ambiti CaB/CaE e CaM. I primi ricadono in classe IIIA mentre i secondi in classe II.

12.9 Dissesti legati alle rete idrografica secondaria Durante l'evento dell'ottobre 2000 e in concomitanza con eventi temporaleschi si sono verificati allagamenti di modesta entità, talora discontinui con altezza della lama d'acqua compresa tra 10 e 5 cm. La successiva tabella riassume tali dissesti.

Tabella 39: Dati eventi alluvionali -. Reticolato minore e bialere

Anno Giorno/Mese Località Note/Danni 2000 14-15/10 San Giuliano Canale Ceneglio che non confluisce direttamente in Dora 2000 14-15/10 Crotte Rio che non confluisce direttamente in Dora 2003 17/08 SS. 24 nel tratto a monte di In concomitanza con un forte evento temporalesco le Susa (tra il bivio con la cunette di scolo della SS 24 non hanno smaltito tutta Strada comunale per il la portata idrica che si è incanalata lungo il piano Frais e i tornanti del viabile raggiungendo, in situazioni morfologiche Belvedere) particolari, una altezza di 20-30 cm. Danni molto lievi.

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13 Caratteri geomorfologici legati alla dinamica dei versanti Le caratteristiche geomorfologiche legate alla dinamica dei versanti sono riportate nella carta geomorfologica e dei dissesti e sono limitati ad alcuni elementi legati a ridotti fe- nomeni gravitativi. Non sono infatti presenti frane ad eccezione di limitati fenomeni di crollo e di localizzate frane per saturazione e fluidificazione dei depositi sciolti superficiali. In carta sono inoltre stati indicati i settori di versante in roccia che presentano una elevata fratturazione e disarticolazione dell’ammasso roccioso e che potrebbero dare origine a fenomeni di crollo localizzati. Le informazioni relative alla classificazione delle frane fanno riferimento alla "Guida al censimento dei movimenti franosi ed alla loro archiviazione" edita dal Servizio Geologi- co d'Italia (Amanti et al., 1992) e alla classificazione di Cruden & Varnes (1994). Le frane per crollo della Brunetta (Fotografia 27), della strada comunale in Località Ca- stelpietra e del Cimitero di Susa sono state oggetto di lavori di sistemazione mediante di- sgaggi e posizionamento di reti aderenti. Altre reti aderenti sono posizionate sul contraf- forte roccioso in corrispondenza della strada per le Gorge (Fotografia 28), mentre più or- dini di barriere paramassi sono situate in corrispondenza degli imbocchi delle gallerie au- tostradali in località Pietrastretta. Sotto le pareti rocciose comprese tra Pietrastretta e Ur- biano testimonianze dei residenti hanno evidenziato fenomeni di crollo di piccola entità (blocchi attorno al dm3).

Fotografia 27 - Parete rocciosa in corrispondenza di Piazza della Repubblica (Susa), quota 496 m s.l.m. La parete, interessata da diversi sistemi di fratturazione, è stata bonificata nel 1988.

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Fotografia 28 - Parete rocciosa a nord del "Ponte di S. Rocco", quota 509 m s.l.m. Si osservano i lavori di bonifica e di contenimento mediante messa in posa di reti metalliche e cavi d'acciaio (schematizzati dal reti- nato bianco).

Le osservazioni di terreno hanno messo in evidenza con certezza solo locali situazioni di potenziale dissesto gravitativo a spese dei depositi glaciali come nel caso del versante de- stro del torrente Merdarello, in prossimità della località S. Saturnino. Alcuni fenomeni gravitativi di modesta entità si sono verificati durante l’evento alluvio- nale dell’Ottobre 2000. Si tratta per lo più di fenomeni di fluidficazione e collasso di por- zioni di coperture superficiali, che spesso hanno coinvolto vecchi muretti a secco in pietra dei terrazzamenti di versante. Queste frane saranno meglio descritte nel capitolo succes- sivo, dedicato alla descrizione della cartografia di evento.

13.1 Effetti relativi all'evento ottobre 2000 Durante l’evento alluvionale si sono manifestati alcuni fenomeni gravitativi generalmente di modesta entità. Si è trattato per lo più di frane per saturazione e fluidificazione, con successivo collasso e scivolamento, di porzioni ridotte delle coperture superficiali sciolte (suolo e detritico- colluviali). In alcuni casi si è verificato il collasso di muretti di contenimento di vecchi terrazzamenti, realizzati in pietrame a secco ed in cattivo stato di conservazione (Case Pradonio, Brunet- ta e loc. Cascina Vasone sul versante sinistro della Valle). Le altre frane osservate sono localizzate sul versante destro della valle, lungo la strada per Meana-Frais, in loc. Cascina Tre Pene, in loc. Cattero e Coldimosso.

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Parte IV Pericolosità dei processi idrogeologici e sintesi

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14 Carta della pericolosità e dei dissesti

14.1 Introduzione In accordo con la D.G.R. 15 luglio 2002 n. 45-6656 (Piano Stralcio per l’Assetto Idroge- ologico - PAI - Deliberazione del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino del fiume Po in data 26 aprile 2001, approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei Mini- stri in data 24 maggio 2001. Indirizzi per l’attuazione del PAI nel settore urbanistico) e il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI - Deliberazione del Comitato Istituziona- le dell’Autorità di Bacino del fiume Po in data 26 aprile 2001, approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 24 maggio 2001), la carta della pericolosità dei dissesti individua le aree interessate da fenomeni di dissesto idraulico e idrogeologico. Sono distinte le seguenti tipologie di dissesti: 1. Frane 2. Esondazione e dissesti morfologici di carattere torrentizio lungo le aste dei corsi d’acqua (erosioni di sponda, sovraincisioni del thalweg, trasporto di massa, ecc.). 3. Trasporto di massa ed alluvionamento/allagamento sui conoidi La pericolosità è definita come probabilità di accadimento di un fenomeno di fissata in- tensità in una data area e in un certo intervallo di tempo. Dato che gran parte del dissesto idrogeologico è causato da eventi pluviometrici ne consegue che la probabilità di accadi- mento di questi ultimi (tempo di ritorno) coincide grossolanamente con la probabilità di accadimento del dissesto idrogeologico. Le previsioni degli eventi pluviometrici è quasi sempre insoddisfacente in quanto i dati storici di riferimento non costituiscono un cam- pione statisticamente rappresentativo.

14.1.1 Frane Le frane sono suddivise in base al tipo di movimento prevalente per i fenomeni cartogra- fabili (areali) e non cartografabili (puntuali). I primi sono rappresentati mediante campitu- ra mentre i secondi sono rappresentati con simboli. Inoltre è stata indicata anche la tipo- logia di movimento mediante numeri da 1 a 10 (1: frane di crollo; 2: frane per ribaltamen- to; 3: frane per scivolamento rotazionale; 4: frane per scivolamento planare; 5: frane per colamento lento; 6: frane per colamento veloce; 7: frane per sprofondamento; 8: Defor- mazioni Gravitative profonde di versante - DGPV; 9: frane per saturazione e fluidifica- zione dei depositi sciolti superficiali - soil-slip; 10: frane composte). Sono state rappresentate sia le frane esistenti, osservate sul terreno, che le aree a franosità potenziale. Ai sensi dell’art. 18 comma 3 delle N.d.A. del P.A.I., lo stato di attività delle frane è stato valutato considerando, nel loro insieme, tutti i fattori geologici, geomorfologici, idrogeo- logici, di pericolosità, climatici, temporali, ecc. che concorrono a caratterizzare lo stadio evolutivo del dissesto. La data dell’ultima riattivazione non è stata considerata unico pa- rametro discriminante. La definizione dello stato del dissesto viene basata quindi su pa- rametri prevalentemente qualitativi, data la difficoltà di individuare parametri quantitativi complessivamente validi per le varie tipologie di fenomeni.

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La descrizione della metodologia utilizzata per valutare lo stato del dissesto (attivo, quie- scente, stabilizzato) è seguito riportata: 1. DISSESTO ATTIVO (FA - pericolosità molto elevata): il fenomeno è da consi- derarsi attivo in presenza di movimenti attuali evidenti (presenza di indicatori ci- nematici di neoformazione) e/o nel caso in cui vi siano notizie di riattivazioni si- gnificative in tempi recenti, permanendo le condizioni geomorfologiche che han- no dato origine al dissesto. 2. DISSESTO QUIESCENTE (FQ - pericolosità generalmente elevata): il fenome- no è da considerarsi quiescente quando non risultano movimenti attuali evidenti o non risultano riattivazioni in tempi recenti, permanendo condizioni geomorfolo- giche e climatiche tali da poter riattivare il fenomeno. 3. DISSESTO STABILIZZATO (FS - pericolosità media o moderata): il fenomeno è da considerarsi stabilizzato quando è riconoscibile solamente per evidenze mor- fologiche o quando sono intervenuti fattori antropici che hanno portato alla defi- nitiva stabilizzazione del dissesto, eventualmente documentata attraverso monito- raggi nel tempo. 4. È stato considerato anche il dissesto potenziale legato alle sole frane superficiali. Le aree di dissesto potenziale sono state considerate a pericolosità elevata.

14.1.2 Dissesti legati alla dinamica fluviale e torrentizia I dissesti legati alla dinamica fluviale e torrentizia (erosioni, deposito, allagamenti, allu- vionamenti) sono stati individuati medianti analisi fotointerpretativa, indagini sul terreno e con indicazioni di carattere idraulico elaborate in ottemperanza agli indirizzi normativi emanati in materia. A tal proposito si richiamano, come riferimento, i contenuti del D.P.C.M. 29 settembre 1998 dal titolo “Atto di indirizzo e coordinamento per l’individuazione dei criteri relativi agli adempimenti di cui all'Art. 1, commi 1 e 2, del decreto-legge 11 giugno 1998, n. 180». Si richiamano, inoltre, i contenuti della Circolare P.G.R. 8 ottobre 1998 n. 14/LAP/PET, relativa alla determinazione delle distanze di fab- bricati e manufatti dai corsi d’acqua, della Circolare P.G.R. n. 8 luglio 1999 n. 8/PET, relativa all'adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al Piano Stralcio delle Fasce Fluviali e della D.G.R n. 31-3749 del 6 agosto 2001 in riferimento alle aree ubicate, ai sensi della C.P.G.R. n. 7/LAP/96, all’interno delle fasce del P.S.F.F. Le indicazioni idrauliche, eseguite dall'ing. Livio Martina, sono state utilizzate per la ca- ratterizzazione del dissesto areale del t. Cenischia, dei rii Merdarello, Grilli, Corrente, Giandula, Scaglione. I limiti del PSFF quelli della Zona RME non sono stati variati. Sulla base di studi più ap- profonditi (descrizione a pag. 128) la pericolosità all’interno della Zona RME è stata ri- classificata comprendendo più classi. Si rammenta inoltre che, nelle fasce fluviali A e B (definite dalla L. 183/89, PAI e PSFF) sono normate rispettivamente dall’art. 29 e 30 (Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico - PAI - Interventi sulla rete idrografica e sui versanti. Legge 18 Maggio 1989, n. 183, art. 17, comma 6 ter, adottato con deliberazione del Comitato Istituzionale n. 18 in data 26 aprile 2001). Gli indirizzi alla pianificazione urbanistica definiti dal PAI per le fasce A e B, sono specificati agli art. 38 e 39.

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14.1.2a PROCESSI DI TIPO AREALE/LINEARE Nel caso di aree interessate da dissesti legati alla dinamica del reticolo idrografico princi- pale e/o secondario, la pericolosità deriva da valutazioni di carattere geomorfologico e da approfondimenti di natura idraulica, redatti ai sensi della normativa esistente. Si distinguono i seguenti livelli di intensità/pericolosità: 1) EeA-EeL Intensità/Pericolosità molto elevata: aree inondabili da acque con elevata energia e tiranti ingenti (indicativamente h > 40 cm), caratterizzate dalla presenza di rilevanti fenomeni di erosione/deposito (trasporto solido, solchi e tracce d’erosione, divagazione dell’alveo, riattivazione di canali abbandonati, ecc.); aree ad alta proba- bilità di inondazione (con Tr 20-50 anni) sulla scorta di specifiche verifiche idrauli- che. 2) EbA-EbL Intensità/Pericolosità elevata: aree inondabili da acque con tiranti ingenti (indicativamente h > 40 cm), caratterizzate dalla presenza di modesti fenomeni di e- rosione/deposito; aree a moderata probabilità di inondazione (con Tr 100-200 anni) sulla scorta di specifiche verifiche idrauliche. 3) EmA- EmL Intensità/Pericolosità media/moderata: aree inondabili, esterne alle pre- cedenti, individuate su evidenze morfologiche; aree inondabili da acque con bassa energia e/o tiranti modesti (indicativamente h <40 cm) legate ad esondazione del reti- colo artificiale di pianura oppure ad allagamenti dovuti a difficoltà di drenaggio in settori disgiunti dai corsi d’acqua naturali; aree a bassa probabilità di inondazione (indicativamente con Tr 300-500 anni). In tale classe ricadono modesti allagamenti legati all'evento dell'ottobre 2000 caratterizzati da un tirante a debole energia e di al- tezza media di circa 10-20 cm ubicati nell’area: a) alla SS 24 a valle dell'attraversamento del rio Grilli b) compresa tra via Montello e l'autostrada c) a valle della frazione Braide

14.1.3 Conoidi I conoidi sono stati distinti su base geomorfologica sia con fotointerpretazione sia con sopralluoghi sul terreno. La zonizzazione della pericolosità all'interno dei conoidi, ovve- rosia la distinzione tra conoide attivo e conoide naturalmente stabilizzato e artificialmente stabilizzato è stata effettuata utilizzando le risultanze del §10.5 "Valutazione della perico- losità". Nel territorio si possono riconoscere due tipologie prevalenti di conoidi: 1 piccoli conoidi, poco estesi e con bacino di alimentazione esiguo, ubicati al piede delle pareti rocciose e del versante che si estendono tra Braide e Crotte. Data la loro forte pendenza ricadono nelle classi Cae e Cab tranne che nelle loro parti distali (CAm). 2 Estesi conoidi in molti casi fortemente urbanizzati in parte protetti. Su di essi è stato condotto uno studio della pericolosità attraverso molte meto-

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dologie. In base a tale studio sono stati suddivisi in vari settori a differen- te pericolosità (Cae e Cab nei tratti più pericolosi) e CAm nelle zone late- rali (spesso rialzate) e distali. I pedici 1 (es. CAm1, CAb1) o 2 (es. CAe2) indicano rispettivamente l'assenza o la scarsa efficacia di interventi di sistemazione e la presenza di interventi di sistemazioni migliora- tivi.

14.1.4 Commenti Alle diverse tipologie di dissesto riconosciute è stato assegnato un colore semaforico: - Pericolosità molto elevata colore rosso - Pericolosità elevata colore arancione - Pericolosità media/moderata colore giallo - Pericolosità bassa/nulla colore verde Ai vari gradi di pericolosità sono state assegnate le norme d'uso del suolo riportate negli articoli 9 (limitazione alle attività di trasformazione e d'uso del suolo derivanti dalle con- dizioni di dissesto idraulico e idrogeologico) e 39 (Interventi urbanistici e indirizzi alla pianificazione urbanistica) del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) - Delibe- razione del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino del fiume Po in data 26 aprile 2001, approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 24 maggio 2001. Dato che la classificazione del dissesto del PAI e quelli della D.G.R. 15 luglio 2002 n. 45-665 (Indirizzi per l’attuazione del PAI nel settore urbanistico) differiscono leggermen- te viene proposta la seguente tabella comparativa.

Cod. DGR 45-6656 cod. PAI norma d'uso PAI FA (1-10) Fa art. 9 comma 2 FQ (1-10), FQ Fq art. 9 comma 3 FS (1-10) Fs art. 9 comma 4 EeL, EeA Ee art. 9 comma 5 EbL, EbA Eb art. 9 comma 6 EmL, EmA Em art. 9 comma 6 bis CAe Ca art. 9 comma 7 Cab, CAm Cp art. 9 comma 8 CS Cn art. 9 comma 9

Figura 7: tabella comparativa tra i codici dei dissesti e relative norme d'uso del suolo di riferimento.

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14.2 Fasce fluviali

14.2.1 Fascia A La fascia fluviale A è normata dall’art. 29 (Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) Interventi sulla rete idrografica e sui versanti. Legge 18 Maggio 1989, n. 183, art. 17, comma 6 ter, adottato con deliberazione del Comitato Istituzionale n. 18 in data 26 aprile 2001. 1) Nella Fascia A il Piano persegue l’obiettivo di garantire le condizioni di sicurezza assicurando il deflusso della piena di riferimento, il mantenimento e/o il recupero del- le condizioni di equilibrio dinamico dell’alveo, e quindi favorire, ovunque possibile, l’evoluzione naturale del fiume in rapporto alle esigenze di stabilità delle difese e del- le fondazioni delle opere d’arte, nonché a quelle di mantenimento in quota dei livelli idrici di magra. 2) Nella Fascia A sono vietate: a) le attività di trasformazione dello stato dei luoghi, che modifichino l’assetto mor- fologico, idraulico, infrastrutturale, edilizio, fatte salve le prescrizioni dei succes- sivi articoli; b) la realizzazione di nuovi impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti, l’ampliamento degli stessi impianti esistenti, nonché l’esercizio delle operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti, così come definiti dal D.Lgs. 5 febbraio 1997, n. 22, fatto salvo quanto previsto al successivo comma 3, let. l); c) la realizzazione di nuovi impianti di trattamento delle acque reflue, nonché l’ampliamento degli impianti esistenti di trattamento delle acque reflue, fatto sal- vo quanto previsto al successivo comma 3, let. m); d) le coltivazioni erbacee non permanenti e arboree, fatta eccezione per gli interven- ti di bioingegneria forestale e gli impianti di rinaturazione con specie autoctone, per una ampiezza di almeno 10 m dal ciglio di sponda, al fine di assicurare il mantenimento o il ripristino di una fascia continua di vegetazione spontanea lun- go le sponde dell’alveo inciso, avente funzione di stabilizzazione delle sponde e riduzione della velocità della corrente; le Regioni provvederanno a disciplinare tale divieto nell’ambito degli interventi di trasformazione e gestione del suolo e del soprassuolo, ai sensi dell’art. 41 del D.Lgs. 11 maggio 1999, n. 152 e succes- sive modifiche e integrazioni, ferme restando le disposizioni di cui al Capo VII del R.D. 25 luglio 1904, n. 523; e) la realizzazione di complessi ricettivi all’aperto; f) il deposito a cielo aperto, ancorché provvisorio, di materiali di qualsiasi genere. 3) Sono per contro consentiti: a) i cambi colturali, che potranno interessare esclusivamente aree attualmente colti- vate; b) gli interventi volti alla ricostituzione degli equilibri naturali alterati e alla elimi- nazione, per quanto possibile, dei fattori incompatibili di interferenza antropica;

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c) le occupazioni temporanee se non riducono la capacità di portata dell'alveo, rea- lizzate in modo da non arrecare danno o da risultare di pregiudizio per la pubblica incolumità in caso di piena; d) i prelievi manuali di ciottoli, senza taglio di vegetazione, per quantitativi non su- periori a 150 m3 annui; e) la realizzazione di accessi per natanti alle cave di estrazione ubicate in golena, per il trasporto all'impianto di trasformazione, purché inserite in programmi indi- viduati nell'ambito dei Piani di settore; f) i depositi temporanei conseguenti e connessi ad attività estrattiva autorizzata ed agli impianti di trattamento del materiale estratto e presente nel luogo di produ- zione da realizzare secondo le modalità prescritte dal dispositivo di autorizzazio- ne; g) il miglioramento fondiario limitato alle infrastrutture rurali compatibili con l'as- setto della fascia; h) il deposito temporaneo a cielo aperto di materiali che per le loro caratteristiche non si identificano come rifiuti, finalizzato ad interventi di recupero ambientale comportanti il ritombamento di cave; i) il deposito temporaneo di rifiuti come definito all'art. 6, comma 1, let. m), del D.Lgs. 5 febbraio 1997, n. 22; j) l’esercizio delle operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti già autorizzate ai sensi del D.Lgs. 5 febbraio 1997, n. 22 (o per le quali sia stata presentata comuni- cazione di inizio attività, nel rispetto delle norme tecniche e dei requisiti specifi- cati all’art. 31 dello stesso D.Lgs. 22/1997) alla data di entrata in vigore del Pia- no, limitatamente alla durata dell’autorizzazione stessa. Tale autorizzazione può essere rinnovata fino ad esaurimento della capacità residua derivante dalla auto- rizzazione originaria per le discariche e fino al termine della vita tecnica per gli impianti a tecnologia complessa, previo studio di compatibilità validato dall'Au- torità competente. Alla scadenza devono essere effettuate le operazioni di messa in sicurezza e ripristino del sito, così come definite all’art. 6 del suddetto decreto legislativo; k) l’adeguamento degli impianti esistenti di trattamento delle acque reflue alle nor- mative vigenti, anche a mezzo di eventuali ampliamenti funzionali. 4) Per esigenze di carattere idraulico connesse a situazioni di rischio, l’Autorità idraulica preposta può in ogni momento effettuare o autorizzare tagli di controllo della vegeta- zione spontanea eventualmente presente nella Fascia A. 5) Gli interventi consentiti debbono assicurare il mantenimento o il miglioramento delle condizioni di drenaggio superficiale dell’area, l’assenza di interferenze negative con il regime delle falde freatiche presenti e con la sicurezza delle opere di difesa esisten- ti.

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14.2.2 Fascia B La fascia fluviale B è normata dall’art. 30 del Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) Interventi sulla rete idrografica e sui versanti. Legge 18 Maggio 1989, n. 183, art. 17, comma 6 ter, adottato con deliberazione del Comitato Istituzionale n. 18 in data 26 aprile 2001. 1) Nella Fascia B il Piano persegue l’obiettivo di mantenere e migliorare le condizioni di funzionalità idraulica ai fini principali dell’invaso e della laminazione delle piene, unitamente alla conservazione e al miglioramento delle caratteristiche naturali e am- bientali. 2) Nella Fascia B sono vietati: a) gli interventi che comportino una riduzione apprezzabile o una parzializzazione della capacità di invaso, salvo che questi interventi prevedano un pari aumento delle capacità di invaso in area idraulicamente equivalente; b) la realizzazione di nuovi impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti, l’ampliamento degli stessi impianti esistenti, nonché l’esercizio delle operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti, così come definiti dal D.Lgs. 5 febbario 1997, n. 22, fatto salvo quanto previsto al precedente art. 29, comma 3, let. l); c) in presenza di argini, interventi e strutture che tendano a orientare la corrente ver- so il rilevato e scavi o abbassamenti del piano di campagna che possano com- promettere la stabilità delle fondazioni dell'argine. 3) Sono, oltre agli interventi di cui al precedente comma 3 dell’art. 29 (interventi relativi alla fascia A), per contro consentiti: a) gli interventi di sistemazione idraulica quali argini o casse di espansione e ogni altra misura idraulica atta ad incidere sulle dinamiche fluviali, solo se compatibili con l’assetto di progetto dell’alveo derivante dalla delimitazione della fascia; b) gli impianti di trattamento d'acque reflue, qualora sia dimostrata l'impossibilità della loro localizzazione al di fuori delle fasce, nonché gli ampliamenti e messa in sicurezza di quelli esistenti; i relativi interventi sono soggetti a parere di com- patibilità dell'Autorità di bacino ai sensi e per gli effetti del successivo art. 38, e- spresso anche sulla base di quanto previsto all'art. 38 bis; c) la realizzazione di complessi ricettivi all’aperto, previo studio di compatibilità dell’intervento con lo stato di dissesto esistente; d) l’accumulo temporaneo di letame per uso agronomico e la realizzazione di conte- nitori per il trattamento e/o stoccaggio degli effluenti zootecnici, ferme restando le disposizioni all’art. 38 del D.Lgs. 152/1999 e successive modifiche e integra- zioni; e) il completamento degli esistenti impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti a tecnologia complessa, quand'esso risultasse indispensabile per il raggiungimento dell'autonomia degli ambiti territoriali ottimali così come individuati dalla piani- ficazione regionale e provinciale; i relativi interventi sono soggetti a parere di compatibilità dell'Autorità di bacino ai sensi e per gli effetti del successivo art. 38, espresso anche sulla base di quanto previsto all'art. 38 bis.

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4) Gli interventi consentiti debbono assicurare il mantenimento o il miglioramento delle condizioni di drenaggio superficiale dell’area, l’assenza di interferenze negative con il regime delle falde freatiche presenti e con la sicurezza delle opere di difesa esisten- ti.

14.2.3 Interventi urbanistici e indirizzi alla pianificazione urbanistica Gli interventi urbanistici e indirizzi alla pianificazione urbanistica sono normati dagli art.. 38 e 39 del PAI.

14.2.3a ART. 38. INTERVENTI PER LA REALIZZAZIONE DI OPERE PUBBLICHE O DI INTERESSE PUBBLICO 1. Fatto salvo quanto previsto agli artt. 29 e 30, all'interno delle Fasce A e B è consentita la realizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico, riferite a servizi essenziali non altrimenti localizzabili, a condizione che non modifichino i fenomeni idraulici naturali e le caratteristiche di particolare rilevanza naturale dell’ecosistema fluviale che possono aver luogo nelle fasce, che non costituiscano significativo ostacolo al deflusso e non limi- tino in modo significativo la capacità di invaso, e che non concorrano ad incrementare il carico insediativo. A tal fine i progetti devono essere corredati da uno studio di compati- bilità, che documenti l’assenza dei suddetti fenomeni e delle eventuali modifiche alle suddette caratteristiche, da sottoporre all’Autorità competente, così come individuata dal- la direttiva di cui la comma successivo, per l’espressione di parere rispetto la pianifica- zione di bacino. 2. L’Autorità di bacino emana ed aggiorna direttive concernenti i criteri, gli indirizzi e le prescrizioni tecniche relative alla predisposizione degli studi di compatibilità e alla indi- viduazione degli interventi a maggiore criticità in termini d’impatto sull’assetto della rete idrografica. Per questi ultimi il parere di cui al comma 1 sarà espresso dalla stessa Autori- tà di bacino. 3. Le nuove opere di attraversamento, stradale o ferroviario, e comunque delle infrastrut- ture a rete, devono essere progettate nel rispetto dei criteri e delle prescrizioni tecniche per la verifica idraulica di cui ad apposita direttiva emanata dall'Autorità di bacino.

14.2.3b ART. 38BIS. IMPIANTI DI TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE, DI GESTIONE DEI RIFIUTI E DI APPROVVIGIONAMENTO IDROPOTABILE 1. L’Autorità di bacino definisce, con apposite direttive, le prescrizioni e gli indirizzi per la riduzione del rischio idraulico a cui sono soggetti gli impianti di trattamento delle ac- que reflue, le operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti e gli impianti di approvvi- gionamento idropotabile ubicati nelle fasce fluviali A e B. 2. I proprietari e i soggetti gestori di impianti esistenti di trattamento delle acque reflue, di potenzialità superiore a 2000 abitanti equivalenti, nonché di impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti e di impianti di approvvigionamento idropotabile, ubicati nelle fasce fluviali A e B predispongono, entro un anno dalla data di pubblicazione dell’atto di ap- provazione del Piano, una verifica del rischio idraulico a cui sono soggetti i suddetti im- pianti ed operazioni, sulla base delle direttive di cui al comma 1. Gli stessi proprietari e soggetti gestori, in relazione ai risultati della verifica menzionata, individuano e progetta- no gli eventuali interventi di adeguamento necessari, sulla base delle richiamate direttive.

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3. L’Autorità di bacino, anche su proposta dei suddetti proprietari e soggetti gestori ed in coordinamento con le Regioni territorialmente competenti, delibera specifici Programmi triennali di intervento ai sensi degli artt. 21 e seguenti della L. 18 maggio 1989, n. 183, per gli interventi di adeguamento di cui al precedente comma. Nell’ambito di tali pro- grammi l’Autorità di bacino incentiva inoltre, ovunque possibile, la delocalizzazione de- gli impianti di cui ai commi precedenti al di fuori delle fasce fluviali A e B. L’Art. 38ter, che norma gli impianti a rischio di incidenti rilevanti e impianti con materia- li radioattivi, è stato omesso. All’interno della fascia B si applicano i seguenti articoli del PAI. Nel territorio di Susa i centri abitati non ricadono in fascia A e le poche case sparse presenti sono poste in classe IIIb4.

14.2.3c ART. 39. INTERVENTI URBANISTICI E INDIRIZZI ALLA PIANIFICAZIONE URBANISTICA 1. I territori delle Fasce A e B individuati dal presente Piano, sono soggetti ai seguenti speciali vincoli e alle limitazioni che seguono, che divengono contenuto vincolante dell’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali, per le ragioni di difesa del suolo e di tutela idrogeologica perseguite dal Piano stesso: a) le aree non edificate ed esterne al perimetro del centro edificato dei comuni, così come definito dalla successiva lett. c), sono destinate a vincolo speciale di tutela fluviale ai sen- si dell'art. 5, comma 2, lett. a) della L. 17 agosto 1942, n. 1150; b) alle aree esterne ai centri edificati, così come definiti alla seguente lettera c), si appli- cano le norme delle Fasce A e B, di cui ai successivi commi 3 e 4; c) per centro edificato, ai fini dell'applicazione delle presenti Norme, si intende quello di cui all'art. 18 della L. 22 ottobre 1971, n. 865, ovvero le aree che al momento dell'appro- vazione del presente Piano siano edificate con continuità, compresi i lotti interclusi ed escluse le aree libere di frangia. Laddove sia necessario procedere alla delimitazione del centro edificato ovvero al suo aggiornamento, l'Amministrazione comunale procede al- l'approvazione del relativo perimetro. 2. All’interno dei centri edificati, così come definiti dal precedente comma 1, lett. c), si applicano le norme degli strumenti urbanistici generali vigenti; qualora all’interno dei centri edificati ricadano aree comprese nelle Fasce A e/o B, l’Amministrazione comunale è tenuta a valutare, d’intesa con l’autorità regionale o provinciale competente in materia urbanistica, le condizioni di rischio, provvedendo, qualora necessario, a modificare lo strumento urbanistico al fine di minimizzare tali condizioni di rischio. 3. Nei territori della Fascia A, sono esclusivamente consentite le opere relative a interven- ti di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo, come definiti all’art. 31, lett. a), b), c) della L. 5 agosto 1978, n. 457, senza aumento di superficie o volume, senza cambiamenti di destinazione d’uso che comportino aumento del carico insediativo e con interventi volti a mitigare la vulne- rabilità dell’edificio. 4. Nei territori della Fascia B, sono inoltre esclusivamente consentite:

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Comune di Susa Studio geologico per la Variante di adeguamento al PAI Relazione geologica D. Fontan SFT08-118-1-RGL2 a) opere di nuova edificazione, di ampliamento e di ristrutturazione edilizia, comportanti anche aumento di superficie o volume, interessanti edifici per attività agricole e residenze rurali connesse alla conduzione aziendale, purché le superfici abitabili siano realizzate a quote compatibili con la piena di riferimento, previa rinuncia da parte del soggetto inte- ressato al risarcimento in caso di danno o in presenza di copertura assicurativa; b) interventi di ristrutturazione edilizia, comportanti anche sopraelevazione degli edifici con aumento di superficie o volume, non superiori a quelli potenzialmente allagabili, con contestuale dismissione d'uso di queste ultime e a condizione che gli stessi non aumentino il livello di rischio e non comportino significativo ostacolo o riduzione apprezzabile della capacità di invaso delle aree stesse, previa rinuncia da parte del soggetto interessato al risarcimento in caso di danno o in presenza di copertura assicurativa; c) interventi di adeguamento igienico - funzionale degli edifici esistenti, ove necessario, per il rispetto della legislazione in vigore anche in materia di sicurezza del lavoro connes- si ad esigenze delle attività e degli usi in atto; d) opere attinenti l’esercizio della navigazione e della portualità, commerciale e da dipor- to, qualora previsti nell'ambito del piano di settore, anche ai sensi del precedente art. 20. 5. La realizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico che possano limitare la ca- pacità di invaso delle fasce fluviali, è soggetta ai procedimenti di cui al precedente art. 38. 6. Fatto salvo quanto specificatamente disciplinato dalle precedenti Norme, i Comuni, in sede di adeguamento dei rispettivi strumenti urbanistici per renderli coerenti con le previ- sioni del presente Piano, nei termini previsti all'art. 27, comma 2, devono rispettare i se- guenti indirizzi: a) evitare nella Fascia A e contenere, nella Fascia B la localizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico destinate ad una fruizione collettiva; b) favorire l'integrazione delle Fasce A e B nel contesto territoriale e ambientale, ricer- cando la massima coerenza possibile tra l'assetto delle aree urbanizzate e le aree compre- se nella fascia; c) favorire nelle fasce A e B, aree di primaria funzione idraulica e di tutela naturalistico- ambientale, il recupero, il miglioramento ambientale e naturale delle forme fluviali e mor- fologiche residue, ricercando la massima coerenza tra la destinazione naturalistica e l'as- setto agricolo e forestale (ove presente) delle stesse. 7. Sono fatti salvi gli interventi già abilitati (o per i quali sia già stata presentata denuncia di inizio di attività ai sensi dell'art. 4, comma 7, del D.L. 5 ottobre 1993, n. 398, così co- me convertito in L. 4 dicembre 1993, n. 493 e successive modifiche) rispetto ai quali i relativi lavori siano già stati iniziati al momento di entrata in vigore del presente Piano e vengano completati entro il termine di tre anni dalla data di inizio. 8. Sono fatte salve in ogni caso le disposizioni e gli atti amministrativi ai sensi delle leggi 9 luglio 1908, n. 445 e 2 febbraio 1974, n. 64, nonché quelli di cui al D.Lgs. 29 ottobre 1999 n. 490 e dell’art. 82 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616 e successive modifiche e inte- grazioni. 9. Per le aree inserite all’interno dei territori protetti nazionali o regionali, definiti ai sensi della L. 6 dicembre 1991, n. 394 e successive modifiche e integrazioni e/o da specifiche leggi regionali in materia, gli Enti di gestione, in sede di formazione e adozione di stru-

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menti di pianificazione d'area e territoriale o di loro varianti di adeguamento, sono tenuti, nell’ambito di un’intesa con l’Autorità di bacino, a conformare le loro previsioni alle de- limitazioni e alle relative prescrizioni del presente Piano, specificatamente finalizzate alla messa in sicurezza dei territori.

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15 Zonazione sismica A seguito dell'Ordinanza nr. 3274 della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 20 mar- zo 2003, la Giunta regionale, ha approvato con D.G.R. n. 61 - 11017 del 17/11/2003 i cri- teri per la classificazione sismica del territorio e le normative tecniche per le costruzioni in zona sismica così come indicati nell'OPCM del 12 giugno 1998 ai sensi del art. 93 del DL 112/1998 (criteri generali per l'individuazione delle zone sismiche e alle norme tecni- che per le costruzioni nelle medesime zone). Le norme tecniche riportate nel citato OPCM suddividono il territorio nazionale in 4 zone caratterizzate da altrettanti valori di accelerazioni orizzontali (ag/g ) di ancoraggio dello spettro di risposta elastico e definiscono le norme progettuali e costruttive da applicare. Il territorio comunale di Susa ricade nella zona 3 caratterizzata da un'accelerazione oriz- zontale con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni tra 0.05 e 0.15 e un'accele- razione orizzontale di ancoraggio dello spettro di risposta elastico pari a 0.15. La valutazione della pericolosità sismica a livello nazionale (macrozonazione) consiste nella previsione della ricorrenza dei terremoti e dei parametri del moto con i quali un e- vento sismico si manifesta in un certo punto della superficie (risposta sismica) attraverso la valutazione della scuotibilità e della risposta sismica locale. La scuotibilità comprende la valutazione dei parametri del moto del terreno sulla base dei caratteri sismotettonici generali dell’area considerata. La risposta sismica locale (microzonizzazione) si riferisce a fattori geologici, morfologici, idrologici ecc., superficiali e del substrato, che possono modificare le vibrazioni sismiche o costituire situazioni di precario equilibrio geomorfologico. La pericolosità sismica è un fenomeno puramente naturale per il quale non esistono stru- menti di controllo e mitigazione. I fattori che possono essere controllati sono la vulnerabi- lità ed il valore degli elementi a rischio; il controllo si esplica mediante interventi struttu- rali (es. adeguamento delle costruzioni alle norme antisismiche) o non strutturali (es. limi- tazioni di uso del territorio).

15.1 Suscettibilità all’amplificazione sismica La suscettibilità all’amplificazione sismica (microzonazione sismica) consiste sostan- zialmente nell’individuazione delle risposte sismiche locali nell’ambito del territorio co- munale individuando la presenza di terreni dinamicamente instabili (quelli cioè che in caso di sollecitazione sismica possono essere soggetti a deformazioni permanenti, quali frane, liquefazione, addensamento, etc.) stimando le accelerazioni che si possono deter- minare sui terreni dinamicamente stabili. Il risultato dello studio viene sintetizzato in carte di dettaglio, da cui sono state ricavate informazioni su eventuali limitazioni di natura urbanistica, o suggerimenti per la proget- tazione degli edifici. Nel territorio comunale di Susa la microzonazione ha come obiettivo la limitazione d'uso dei suoli (misura non strutturale) e si basa essenzialmente sui risultati delle indagini geo- logiche, geomorfologiche e geotecniche ai sensi della CPGR 7/LAP e s.m.i., della LR 19/85 e s.m.i. e del DM 14/01/2008.

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In particolare sono stati considerati i fenomeni di amplificazione sismica causati da:

• Frane

• Effetti di bordo in valli alluvionali

• Effetti della topografia

• Fattori geolitologici (categorie suoli DM 14/01/2008)

• Fattori idrogeologici (Fenomeni di liquefazione) Nel caso delle frane pregresse e potenziali molte limitazioni d'uso dei suoli sono già state considerate nella precedente carta di sintesi sulla base di considerazioni di tipo idrogeolo- gico.

15.1.1 Franosità Le aree in frana sono generalmente più suscettibili al dissesto in quanto sono caratterizza- te da parametri litotecnici più scadenti rispetto pendii non in frana derivanti da disconti- nuità strutturali (trench, fratture, superfici di rottura ecc..) Sono state considerate le seguenti tipologie di frane: a) frane di neoformazione in roccia (crolli, scivolamenti e ribaltamenti) innescate diret- tamente in corrispondenza dell’evento sismico in seguito all’applicazione transitoria di forze d’inerzia destabilizzanti; sono state evidenziate i tratti di parete più fratturati rispetto alla media. b) riattivazione di frane attive e quiescenti preesistenti (solo in terreni di copertura qua- ternaria) c) Versanti caratterizzati da frane di neoformazione connesse a fenomeni di liquefazione dinamica innescati dall’evento sismico; le frane di questo tipo sono caratterizzate da un’elevata velocità e da un’ampia distanza di propagazione. Corrispondono a pendii con inclinazione media superiore 20° in cui il substrato roccioso è ricoperto da depo- siti di origine detritico-colluviale o eluvio-colluviale. Sono state inoltre individuate le zone sottostanti a pareti rocciose soggette a frane di crol- lo eventualmente interessate dalla invasione di massi franati.

15.1.2 Effetti di bordo in valli alluvionali Nel caso di valle alluvionale, oltre ai fattori geolitologici, è necessario considerare due ulteriori fenomeni, che inducono effetti di bordo connessi alla geometria bidimensionale del problema. Il primo effetto è quello della focalizzazione delle onde sismiche in aree prossime al bor- do della valle a seguito dell‘interferenza tra il campo d’onda riflesso e quello rifratto che, in occasione di diversi eventi sismici, è stata invocata per spiegare i danni localizzati lun- go strisce di terreno poste al margine di valli alluvionali. Il secondo effetto è quello prodotto dall’incidenza delle onde sismiche in corrispondenza dell’interfaccia non orizzontale roccia-terreno al bordo della valle, che determina la gene- razione di onde di superficie aventi direzione di propagazione orizzontale (Aki e Larner,

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1970). Le onde di superficie così generate, in presenza di una marcata differenza di impe- denza tra terreno e basamento roccioso, rimangono confinate all’interno della valle e sono soggette a riflessioni multiple sui bordi. Queste onde di superficie hanno velocità di pro- pagazione relativamente bassa (<1000 m/s) e periodi tipicamente compresi tra 0.5 e 5 s (ovvero frequenze comprese tra 0.2 e 2 Hz) e la caratteristica peculiare di queste onde è comunque rappresentata dalla durata prolungata, generalmente dell’ordine di decine di secondi.

Figura 8- Schema di generazione di onde di superficie prodotte da effetti di bordo ai margini di una valle alluvionale.

Una schematizzazione degli effetti di bordo appena descritti è illustrata in Figura 8 dove è rappresentata la sezione trasversale di una valle alluvionale, soggetta ad onde S incidenti al contorno del deposito di terreno. Sono indicati i sismogrammi qualitativi della compo- nente orizzontale registrabile in due differenti postazioni, site su roccia e su terreno; il sismogramma relativo al deposito alluvionale mostra chiaramente l’arrivo di onde di su- perficie di lungo periodo generate dalla conversione delle onde S incidenti. Nei settori pianeggianti posti al piede dei versanti rocciosi è stata perimetrata una fascia di larghezza pari a 100 m dal piede del versante per tener conto, seppur in modo indicati- vo, dei fenomeni di amplificazione sismica. Una valutazione qualitativa di tali fenomeni può essere eseguita solamente con una modellazione numerica in campo 1D e 2D e con una valutazione strumentale delle amplificazioni. Il problema è molto complicato, poiché dai dati della letteratura emerge che le valli alluvionali profonde sono caratterizzate da fenomeni di interazione tra onde di volume e di superficie decisamente più complessi ri- spetto a quelli delle valli superficiali (da Lanzo G. e Silvestri, F., 1999).

15.1.3 Effetti della topografia In occasione di numerosi eventi sismici sono stati riscontrati effetti locali dovuti all’influenza della topografia in particolar modo alla sommità di un rilievo. Il fenomeno fisico di amplificazione del moto alla sommità di un rilievo topografico va attribuito alla focalizzazione delle onde sismiche in prossimità della cresta del rilievo a seguito della

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riflessione sulla superficie libera (Figura 2) e all’interazione fra il campo d’onda incidente e quello diffratto.

Figura 9 - Meccanismo di focalizzazione delle onde sismiche alla sommità di un rilievo.

Sulla base delle considerazioni precedenti emerge che gli effetti di amplificazione del moto sismico legati alla topografia devono essere tenuti in conto nella progettazione anti- sismica di strutture localizzate in prossimità della cresta e lungo i fianchi di un pendio naturale o artificiale. Nella cartografia allegata sono stati considerati i picchi isolati e le zone adiacenti ai bordi di terrazzo o alle zone di ciglio su balze strapiombanti. Lo stato attuale delle conoscenze è, però ancora oggi limitato e per certi versi contraddit- torio, soprattutto per quanto riguarda la valutazione quantitativa di tali effetti. Qui di se- guito è riportato un quadro riepilogativo delle indicazioni acquisite con maggiore attendi- bilità in merito all’influenza della topografia sul moto sismico, ricavate dai principali stu- di sperimentali e teorici di letteratura: ƒ alla sommità di una irregolarità topografica il moto sismico è amplificato rispetto a quello alla base; ƒ l’amplificazione alla sommità di una irregolarità topografica è condizionata dalle sue caratteristiche geometriche, in quanto si verificano fenomeni di focalizzazio- ne quando la lunghezza dell’onda incidente è comparabile con la semilarghezza L della base della irregolarità; ƒ l’entità dei fenomeni di amplificazione è correlata alla forma dell’irregolarità to- pografica: maggiore è il fattore di forma H/ L, più elevata è l’amplificazione in sommità; ƒ lungo i fianchi di un’irregolarità topografica, l’interazione tra onde incidenti e diffratte produce rapide variazioni del moto, in ampiezza e contenuto in frequen- za. Ciò genera un complesso campo di spostamenti, con alternanza di fenomeni di amplificazione e attenuazione, che possono dar luogo a marcati movimenti dif- ferenziali; ƒ esiste un accordo qualitativo tra i risultati delle modellazioni numeriche bidimen- sionali e le osservazioni sperimentali per quanto riguarda l’amplificazione del moto del suolo alla sommità di un’irregolarità topografica ed i complessi feno- meni di amplificazione e attenuazione che si verificano lungo i fianchi;

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ƒ non esiste, invece, un accordo quantitativo tra i risultati delle modellazioni e le osservazioni sperimentali: generalmente i rapporti di amplificazione misurati so- no molto maggiori di quelli teorici. (da Lanzo G. e Silvestri, F., 1999) Nella cartografia allegata, le particolari condizioni geomorfologiche che possono deter- minare un’amplificazione locale dell’intensità sismica mediante fenomeni di concentra- zione delle onde sismiche sono determinate da creste rocciose sottili/dossi, di larghezza massima pari a 15-20 m.

15.1.4 Fattori geolitologici I fattori geolitologici si riferiscono alle situazioni in cui materiali di scarsa rigidità mec- canica si trovano sovrapposti ad un substrato con elevata rigidità. La conformazione del substrato determina fenomeni di focalizzazione delle onde sismiche, mentre lo spessore della copertura opera un "filtraggio" delle onde, con attenuazione di determinate frequen- ze ed amplificazione di altre; i "danni attesi" in superficie dipenderanno dalla risposta de- gli edifici al passaggio di determinate frequenze alle quali risultano sensibili. Le situazioni connesse ad un’elevata pericolosità per amplificazione dovuta a caratteri litologici si riferiscono alle tipologie di terreno riportate nel DM 14/01/2008. In riferimento alle descrizioni riportate sul PRGC vigente e in base all’analisi della do- cumentazione resa disponibile da ARPA Piemonte e da reperita nell’Archivio Comunale, nella carta della suscettibilità all’amplificazione sismica sono state individuate le seguenti classi litologiche: • A: roccia o altra formazione geologica caratterizzata da una velocità di propagazione delle onde di taglio, VS pari almeno a 800 m/s, includendo al massimo uno strato superficiale di materiale a più debole consistenza di 5. • B: depositi profondi di sabbie mediamente addensate, ghiaia e argille mediamente rigide con spessori che vanno dalle diverse decine di metri alle molte centinaia, caratterizzati da valori minimi della VS che vanno da 200 m/s ad una profondità di 10 m, fino a 350 m/s a 50 m. C: depositi privi di coesione con o senza qualche morbido strato coesivo, caratterizzati da valori di VS sotto ai 200 m/s nei primi 20 m e depositi di terreni coesivi caratterizzati da rigidezze basse/medie e con valori di VS sotto ai 200 m/s nei primi 20 m. Corrispondono ai terreni di origine glaciale. • D: terreni granulari, sciolti, di origine alluvionali di spessore superiore a 20 m caratterizzati da Vs30 minori di 180 m/s. Corrispondono ai terreni alluvionali del fondovalle della Dora Riparia. Data la mancanza di dati relativi al sottosuolo (sondaggi) la categoria D può includere terreni S1, ossia caratterizzati da livelli di argille/limi con spessore maggiore di 10 m sotto falda.

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• E: terreni di tipo B, C, D con spessori compresi tra 5 e 20 m. Corrispon- dono a limitate aree poste attorno all’emersione del substrato roccioso. Sono inoltre riportati i principali riporti artificiali;

15.1.5 Liquefazione Con il termine "liquefazione" si intende una diminuzione di resistenza a taglio e/o di rigi- dezza causata dall'aumento di pressione interstiziale in un terreno saturo non coesivo du- rante lo scuotimento sismico, tale da generare deformazioni permanenti significative o persino l'annullamento degli sforzi efficaci nel terreno. Ai sensi del DM 14 gennaio 2008 la verifica a liquefazione (§ 7.11.3.4.2) “può essere omessa quando si manifesti almeno una delle seguenti circostanze: 1. eventi sismici attesi di magnitudo M inferiore a 5; 2. accelerazioni massime attese al piano campagna in assenza di manufatti (condizioni di campo libero) minori di 0,1g; 3. profondità media stagionale della falda superiore a 15 m dal piano campagna, per piano campagna sub-orizzontale e strutture con fondazioni superficiali; 4. depositi costituiti da sabbie pulite con resistenza penetrometrica normalizzata (N1)60 > 30 oppure qc1N > 180 dove (N1)60 è il valore della resistenza determinata in prove penetrometriche dinamiche (Standard Penetration Test) normalizzata ad una tensione efficace verticale di 100 kPa e qc1N è il valore della resistenza determinata in prove pe- netrometriche statiche (Cone Penetration Test) normalizzata ad una tensione efficace verticale di 100 kPa; 5. distribuzione granulometrica esterna alle zone indicate nella Figura 7.11.1(a) del DM nel caso di terreni con coefficiente di uniformità Uc < 3,5 ed in Figura 7.11.1(b) del DM nel caso di terreni con coefficiente di uniformità Uc > 3,5. Dato che, allo stata attuale, non si hanno informazioni sufficienti, viene solo indicata una area, posta presso il confine con Bussoleno, in cui dai sondaggi eseguiti vi sono depositi sabbiosi potenzialmente liquefacibili. In caso di opere, la suscettibilità a liquefazione deve essere quindi verificata mediante i metodi generalmente accettati dell'ingegneria geotecnica, basati su correlazioni di campa- gna tra misure in sito e valori critici dello sforzo ciclico di taglio che hanno causato lique- fazione durante terremoti passati.

15.1.6 Limitazioni d'uso del suolo Tutte le classi II (IIa, IIb e IIc) e III (IIIA, IIIB2, IIIB3, IIIB4) devono seguire le specifi- che costruttive del DM 14/01/2008. Le classi IIs corrispondono alle aree soggette ad fenomeni di amplificazione sismica in cui sono prescritte le norme riportate a pag. 134.

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16 Pericolosità nella zona RME A seguito dell’alluvione dell’Ottobre 2000, la Regione Piemonte ha proposto per un’ampia zona intorno alla confluenza del Cenischia nella Dora Riparia, la perimetrazio- ne come zona a rischio molto elevato (area RME/267/01) (Figura 10). La zona è interessata dalla dinamica fluviale/torrentizia della Dora Riparia, del t. Ceni- schia e del rio Giandula. La riperimetrazione della pericolosità della zona RME è stata valutata tenendo conto: 1. della geomorfologia (tavola 2, in scala 1:5000) 2. degli effetti dell'alluvione dell'ottobre 2000 (tavola 5) 3. della relazione idraulica dell'Ing. Martina 4. delle opere di sistemazione idraulica eseguite 5. della relazione eseguita dal Politecnico di Torino.

16.1 Geomorfologia La zona RME si situa allo sbocco tra il t. Cenischia e la Dora Riparia. In condizioni di naturalità, la piana alluvionale dei due corsi d'acqua è condizionata dalla presenza del- l'apparato di conoide del rio Giandula (in sinistra idrografica) e di quelli dei rii Merdarel- lo e Grilli nella sponda opposta. L'antropizzazione dell'area ha creato altri elementi che incidono fortemente con la divagazione delle acque di piena. Tali elementi sono: 1) Rilevato della linea ferroviaria Bussoleno - Susa. In relazione alla capacità di deflus- so del ponte della ferrovia sul Cenischia, il rilevato "protegge" le aree esterne (a val- le) e peggiora la pericolosità di quelle interne (poste a monte del rilevato). 2) Trincea della linea ferroviaria Bussoleno - Susa. La trincea ferroviaria, come accadu- to nel 1957 e nel 2000, diventa una sorta di "canale derivatore" che consente il de- flusso delle acque del Cenischia verso valle. La trincea ferroviaria recepisce anche le acque di tracimazione del rio Giandula. Di fatto la presenza della trincea ferroviaria "protegge" le aree poste a valle della stessa. 3) Al passaggio tra trincea e rilevato è presente un piccolo tratto in cui il piano del ferro è allo stesso livello del piano campagna. Tale tratto rappresenta un varco che consen- te il passaggio delle acque di esondazione provenienti dal rio Giandula e dal t. Ceni- schia (come accaduto nel 1957 e nel 2000). 4) Le acque di esondazione del t. Cenischia e della Dora Riparia sono contenute nella piana alluvionale e non possono interessare in modo significativo le aree di conoide più rilevate.

16.2 Effetti dell'alluvione 2000 Gli effetti dell'alluvione 2000 sono riportati a pagina 70 (Dora Riparia) e a pagina 79 (t. Cenischia). A monte del Ponte della Ferrovia si sono verificati i maggiori problemi di al- lagamento, a causa del rigurgito provocato dalla ridotta luce dell’opera di attraversamen- to, insufficiente a smaltire la portata del Cenischia (compreso il trasporto solido di fondo

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e flottante) e completamente intasata durante il colmo di piena. In quest’area si sono veri- ficate le maggiori altezze delle acque di inondazione (tra 1 e 1,5 m) e si sono depositati sedimenti a granulometria grossolana, blocchi e ciottoli in matrice sabbiosa, fino a limi sabbiosi nelle zone di esondazione più esterne all’alveo. A valle dell’attraversamento (in questo punto il Cenischia sottopassa anche un fabbricato industriale e la Statale SS 25), l’effetto di esondazione è stato amplificato dal rigurgito provocato dalla piena della Dora Riparia. (Fotografia 17). Oltre all’area posta tra la Stata- le 25 e la Dora, si sono verificati allagamenti lungo la statale in direzione della stazione ed in direzione opposta, verso la Caserma dei Carabinieri. In questo settore le acque, dalla statale, hanno imboccato il Corso Dalla Chiesa fino al ponte Briançon ed oltre sulla SS 24 (Fotografia 18) ed i cortili dell’antistante isolato. L’altezza dell’acqua di inondazione ha raggiunto in questa zona circa 20-30 cm. In sintesi gli effetti delle piene del Cenischia derivano dagli effetti di rigurgito provocate sia dagli attraversamenti che dalla geometria della confluenza con la Dora. Di conseguen- za le opere di sistemazione eseguite e in programmazione sono principalmente volte a minimizzare tali effetti.

16.3 Relazione idraulica dell'ing. Martina L'interferenza degli attraversamenti con il deflusso delle acque in caso di piena era stata in un primo tempo caratterizzata dallo studio idraulico condotto dallo Studio Tecnico As- sociato Polithema. I risultati di tale studio avevano permesso l'individuazione, abbinati a criteri geomorfologici della fascia di inondazione con tempi di ritorno duecentennali (ri- portate nella tavola 7). Per quanto riguarda la Dora Riparia, il presente aggiornamento recepisce le indicazioni (più cautelative) fornite dalla proposta delle fasce fluviali del 2006. I successivi paragrafi illustrano le opere eseguite e quelle in programmazione.

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Figura 10 - perimetrazione della zona RME

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17 Specifiche alla Carta di sintesi Le tavole 7 e 8 (carta di sintesi in scala 1:5.000 sia su base CTP sia su base catastale) co- stituiscono i documenti cartografici finali delle analisi condotte che definiscono l’idoneità all’utilizzazione urbanistica dell’intero territorio comunale. Il territorio comunale di Susa è stato suddiviso in “classi di idoneità urbanistica” tenendo conto della probabilità di accadimento di un dato dissesto idrogeologico, o la combina- zione di più fenomeni, potenzialmente distruttivi e di determinata intensità e consideran- do gli aspetti geologici, geomorfologici litotecnici e geoidrologici. Sono stati considerati gli effetti relativi a tutti gli eventi alluvionali storici e in particolar modo a quelli del 1957, 1977 e 2000. Per quanto riguarda la fascia di pertinenza fluviale della Dora Riparia sono stati considerati gli effetti di esondazione e deposizione di mate- riale; per quanto rigurda i conoidi alluvionali sono stati considerati gli effetti di trasporti iperconcentrati e gli effetti di colate detritiche (lave torrentizie, correnti detritiche, debris- flow). Ai fini della suddivisione in classi di idoneità urbanistica del territorio sono state recepite le risultanze del PSFF e considerate le aree di dissesto e la relativa mormativa del PAI. Sono state definite tre classi principali d’idoneità urbanistica in accordo con quanto indi- cato dalla normativa vigente (C. P. G. R. 8/05/96 n° 7/LAP e successive N.T.E.).

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18 Classe I All’interno di questa classe sono comprese le porzioni di territorio dove le condizioni di pericolosità geomorfologica sono tali da non porre limitazioni alle scelte urbanistiche. Non sono state inserite aree di classe I.

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19 Classe II Porzioni di territorio nelle quali le condizioni moderata pericolosità geomorfologica pos- sono essere agevolmente superate attraverso l'adozione e il rispetto di modesti accorgi- menti tecnici esplicitati livello di norme di attuazione ispirate al D.M. 14/01/2008 e rea- lizzabili a livello di progetto esecutivo esclusivamente nell’ambito del singolo lotto edifi- catorio o dell’intorno significativo circostante. Tali interventi non dovranno in alcun modo incidere negativamente sulle aree limitrofe, ne’ condizionarne la propensione all’edificabilità. All’interno di questa classe sono comprese le porzioni di territorio nelle quali esistono condizioni di moderata pericolosità geomorfologica (la lama d'acqua superficiale prevista non è superiore a 40 cm circa), scarsa conoscenza della stratigrafia dei terreni di fonda- zioni e della posizione della falda superficiale, che possono essere agevolmente superate attraverso l’adozione e il rispetto di modesti accorgimenti tecnici dettati al D.M. 14 gen- naio 2008 e/o interventi di sistemazione idrogeologica realizzati, a livello di progetto ese- cutivo, nell’ambito del singolo lotto edificatorio o dell’intorno significativo circostante. La classe II è stata differenziata a seconda della loro posizione geomorfologica in tre zo- ne. IIa: versante montano IIb: conoidi alluvionali IIc e IIc1: fondovalle alluvionale

19.1 IIa versante montano Comprende le aree ricadenti nel versante montano in cui la pendenza è il fattore penaliz- zante. Tali aree sono caratterizzate da pendenze inferiori a circa 20°. Ogni nuova edificazione, compresi ristrutturazioni ampliamenti/sopraelevazioni (esclusi gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conserva- tivo) devono essere preceduti da uno studio di fattibilità condotto secondo quanto previsto dal D.M. 14/01/2008 e devono essere effettuati, quando necessario, prevedendo adeguate strutture di sostegno (es. muri in c.a., terre armate ecc.) e predisponendo idonei sistemi di drenaggio delle acque superficiali e/o profonde in modo da limitare fenomeni di satura- zione della coltre detritico-colluviale. Il comportamento meccanico del terreno di fonda- zione, sollecitato dalle opere di fondazione, deve essere indagato mediante metodi diretti e/o indiretti e per la definizione dell'ampiezza del volume di terreno sollecitato si deve fare riferimento alle "Raccomandazioni sulla programmazione ed esecuzione delle inda- gini geotecniche" dell'Associazione Geotecnica Italiana (1977).

19.2 IIb conoidi alluvionali Comprende le aree ricadenti su settori di conoidi stabilizzati in cui il fattore penalizzante è la potenziale presenza di una lama d’acqua (potente pochi centimetri), che data la pen- denza (compresa tra 3° e 7°), potrebbe essere localmente a media energia e depositare materiale fine.

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Ogni nuova edificazione, compresi ristrutturazioni, ampliamenti/sopraelevazioni, esclusi gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conserva- tivo, devono essere preceduti da uno studio di fattibilità condotto secondo quanto previsto dal D.M. 14/01/2008. Il comportamento meccanico del terreno di fondazione, sollecitato dalle opere di fondazione, deve essere indagato mediante metodi diretti e/o indiretti e per la definizione dell'ampiezza del volume di terreno sollecitato si deve fare riferimento alle "Raccomandazioni sulla programmazione ed esecuzione delle indagini geotecniche" del- l'Associazione Geotecnica Italiana (1977). Si consiglia di non realizzare interrati in tutti i settori inondati in occasione dell’evento alluvionale dell’ottobre 2000 (rif. tavola n. 4)

19.3 IIC e IIC1 fondovalle alluvionale Comprende le aree ricadenti nel fondovalle in cui i fattore penalizzante deriva dalla pos- sibilità di allagamenti (la lama d'acqua è inferiore a 40 cm), dalla scarsa conoscenza della stratigrafia dei terreni e della posizione della falda superficiale. Ogni nuova edificazione, compresi ristrutturazioni, ampliamenti/sopraelevazioni, esclusi gli interventi di manuten- zione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conservativo, devono essere prece- duti da uno studio di fattibilità condotto secondo quanto previsto dal D.M. 14/01/2008. Il comportamento meccanico del terreno di fondazione, sollecitato dalle opere di fondazio- ne, deve essere indagato mediante metodi diretti e/o indiretti e per la definizione dell'am- piezza del volume di terreno sollecitato si deve fare riferimento alle "Raccomandazioni sulla programmazione ed esecuzione delle indagini geotecniche" dell'Associazione Geo- tecnica Italiana (1977). Nell’area di IIC1 è da valutare attentamente la possibilità di realizzare piani interrati, par- ticolarmente vulnerabili anche in caso di modesti allagamenti. In ogni caso si consiglia di non realizzare interrati in tutti i settori inondati in occasione dell’evento alluvionale dell’ottobre 2000 (rif. tavola n. 4).

19.4 IIS - Zona di Attenzione per la liquefazione La classe IIS corrisponde all’area, individuata nella carta di sintesi e nella carta della su- scettibilità sismica, definita come Zona di Attenzione per la liquefazione (ZALQ - Li- vello 1. Gli elementi informativi utilizzati per la sua definizione sono: 1. nella successione litologica sono presenti orizzonti di argilla sabbiosa, limi sabbiosi, sabbie, sabbie limose, sabbie ghiaiose, sabbie argillose e ghiaie sabbiose ad una profondi- tà minore di 20 m dal p.c.; 2. la falda è ad una profondità media stagionale inferiore a 15 m dal piano campagna; 3. l’accelerazione massima attesa su roccia ≥ a 0.10 g (valore di ag nella pericolosità di base; http://esse1-gis.mi.ingv.it);

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Figura 11 –Accelerazione massima attesa su roccia (da http://esse1-gis.mi.ingv.it).

4. eventi sismici attesi di magnitudo M > 5 (ICMS, 2008; http://esse1-gis.mi.ingv.it). La magnitudo massima è calcolata con due metodi. Il primo metodo, semplice e in favore di sicurezza considera il valore della magnitudo

massima (Mw max ) calcolata nella zonazione sismogenetica (ZS9) (Figura 12).

Figura 12 – Valori di Mwmax per le zone sismogenetiche di ZS9 (estratto da Gruppo di lavoro, 2004)

Dato che il territorio di Susa ricade nella zona sismogenetica ZS9 n. 908, la magnitudo momento massima è pari a 6.14. Il secondo metodo, consiste nella disaggregazione (o deaggregazione) della pericolosità sismica (Bazzurro e Cornell, 1999), che consente di valutare i contributi di diverse sor- genti sismiche alla pericolosità di un sito. La forma più comune di disaggregazione è quella bidimensionale in magnitudo e distanza (m-r) che permette di definire il contributo

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Comune di Susa Studio geologico per la Variante di adeguamento al PAI Relazione geologica D. Fontan SFT08-118-1-RGL2 di sorgenti sismo-genetiche a distanza R capaci di generare terremoti di magnitudo M. poiché le mappe di pericolosità sismica sono state elaborate in termini di mediana della distribuzione dei valori di pericolosità ottenuti con diversi alberi logici, la disaggregazio- ne è stata condotta adottando quali input i modelli ed i valori dei parametri lungo un solo ramo dell’albero logico, al quale corrispondono i valori di pericolosità più prossimi a quelli mediani. Il risultato è fornito per 9 periodi di ritorno (rp): 30, 50, 72, 100, 140, 200, 475, 1000 e 2500 anni. È possibile ottenere i valori medi M−R e modali (M* – R*) a se- guito della disaggregazione dei valori di accelerazione orizzontale di picco su suolo rigi- do (ag) con probabilità di supera mento del 10% in 50 anni (Spallarossa e Barani, 2007). Con questo metodo la magnitudo massima è pari a 4.710 (Figura 13).

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Figura 13 – Magnitudo massima attesa (da http://esse1-gis.mi.ingv.it).

La perimetrazione della zona è basata su criteri geologici-tecnici e su dati di sondaggi. Nelle aree potenzialmente soggette ad amplificazione sismica, relativamente alla catego- ria di suolo, alla morfologia (creste, picchi isolati, bordi di terrazzo e creste), alla situa- zione di passaggio tra pianura e versante roccioso e ai fenomeni di liquefazione, i coeffi- cienti di amplificazione dovranno essere valutati eseguendo analisi di laboratorio e/o in- dagini in sito, ai sensi della normativa vigente. L'eventuale edificazione è comunque vincolata, se necessario, alla verifica sismica della stabilità delle scarpate e dei pendii e alla realizzazione delle relative opere di stabilizza- zione (muri di contenimento ecc.).

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20 Classe III In questa classe ricadono le porzioni di territorio nelle quali gli elementi di pericolosità geomorfologica (es. dinamica di versante e fluviale) e gli elementi di rischio dipendenti dall’urbanizzazione dell’area, sono tali da impedirne l’utilizzo qualora inedificate. In accordo con le N.T.E. della C.P.G.R. 7/LAP la classe III è stata suddivisa in: ⇒ classe IIIa aree inedificate ♦ classe IIIa1: alvei attivi ♦ classe IIIa2: aree localizzate nei conoidi caratterizzate da passaggio di acque a medio/elevata energia con probabili trasporti solidi intensi; probabili aree interes- sate dal percorso di colate detritiche (debris-flow) provenienti dal bacino di ali- mentazione. ♦ classe IIIa3: aree in frana (attive e quiescenti) ed aree a franosità potenziale (in- dividuate secondo criteri di acclività) sui versanti. ⇒ classe IIIb aree edificate ♦ classe IIIb.2: a seguito della realizzazione delle opere sarà possibile la realizza- zione di nuovi edificazioni, ampliamenti o completamenti ♦ classe IIIb.3: a seguito della realizzazione delle opere sarà possibile un modesto incremento del carico antropico. ♦ classe IIIb.4: anche a seguito della realizzazione delle opere non sarà possibile la realizzazione di nuovi edificazioni, ampliamenti o completamenti (difesa dell’esistente) ⇒ classe III s.l.: comprende estesi settori del versante montano non edificati o con la presenza di isolati edifici spesso non ubicati nelle basi cartografiche disponibili (CTR e CTP).

20.1 Classe IIIa Sono state definite tre zone in relazione al particolare elemento geomorfologi- co/litotecnico penalizzante.

20.1.1 classe IIIa1: alvei attivi Nell’interno di queste aree si esclude la possibilità di realizzare qualsiasi intervento.

20.1.2 IIIa2 Conoidi alluvionali e parte del fondovalle Porzioni di territorio inedificate che presentano caratteri geomorfologici o idrologici che le rendono inidonee a nuovi insediamenti in quanto alluvionabili da acque ad elevata e- nergia, comprese nei conoidi alluvionali. Nell’interno di queste aree, il rischio legato alla dinamica torrentizia esclude la possibilità di realizzare qualsiasi intervento. A seguito di opportune indagini geologico-tecniche e qualora non interferenti con dissesti attivi possono essere eseguite opere di sistemazione (paravalanghe, opere di sistemazione e di riassetto territoriale, piste forestali, ecc..…) o

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privato (piste agro-silvo-pastorali, ecc.…) previa verifica di compatibilità degli interventi stessi con l’equilibrio idrogeologico. Per opere infrastrutturali di interesse pubblico altrimenti non localizzabili, vale quanto indicato all’art. 31 L.R. 56/77. In aree a vincolo idrogeologico dovrà essere rispettata la normativa della L.R. 45/1989.

20.1.3 IIIa3: versante montano Questa sottoclasse include le aree inedificate localizzate nel versante montano e caratte- rizzare da: • elevata acclività (> 30° circa) in cui il substrato è ricoperto da un limitato spessore di coltre detritico-colluviale e in cui si possono prevedere fenomeni franosi per satura- zione e fluidificazione dei depositi sciolti superficiali (frane superficiali, colamenti, soil slip, soliflussi); • versanti ed aree soggetti a fenomeni valanghivi; • aree in frana; • aree soggette a fenomeni di crollo da pareti rocciose con substrato disarticolato; Nell’interno di queste aree, il rischio legato alla dinamica torrentizia esclude la possibilità di realizzare qualsiasi intervento. A seguito di opportune indagini geologico-tecniche e qualora non interferenti con dissesti attivi possono essere eseguite opere di sistemazione (paravalanghe, opere di sistemazione e di riassetto territoriale, piste forestali, ecc..…) o privato (piste agro-silvo-pastorali, modesti allargamenti stradali, parcheggi, rifiuterie ecc.…) previa verifica di compatibilità degli interventi stessi con l’equilibrio idrogeologi- co.

20.1.4 Edifici sparsi ricadenti nelle classi IIIa1 IIIa2 e IIIa3 In considerazione della scala alla quale sono sviluppate le indagini di piano regolatore, gli eventuali edifici isolati che sono compresi nelle classi IIIa1 IIIa2 e IIIa3, ad esclusione degli edifici ricadenti in aree di dissesto attivo o incipiente e qualora fattibile dal punto di vista tecnico, è possibile realizzare interventi di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo senza aumento di superfici, volumi e numero delle unità immo- biliari sia residenziali che produttive, artigianali, agricole, ecc., previa rinuncia da parte del soggetto interessato al risarcimento in caso di danno o in presenza di copertura assicu- rativa. La fattibilità tecnica deve essere verificata sulla base di uno studio di compatibilità geo- morfologica comprensivo di indagine geologica e litotecnica secondo il D.M. 14/01/2008. In tutti i casi si dovrà porre attenzione alla stabilità del complesso pendio/manufatto, all’individuazione dei parametri litotecnici essenziali per le verifiche di stabilità (coesio- ne, angolo di attrito interno e peso di volume), ricavati da opportune analisi geotecni- che/geomeccaniche, e alla corretta regimazione delle acque superficiali (verifiche idrauli- che).

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21 Classe IIIB Le zone che rientrano nella classe IIIB, secondo quanto riportato nella circolare esplicati- va 7/LAP del 6 maggio 1996 e successive N.T.E., sono state suddivise in 3 classi in base alle opere di sistemazione presenti o prevedibili e alla vulnerabilità (Tabella 40). Classi Vincoli Classe IIIB.2 A seguito della realizzazione delle opere di riassetto sarà possibile la realiz- zazione di nuove edificazioni, ampliamenti o completamenti (IIIb s.s.) Classe IIIB.3 A seguito della realizzazione delle opere di riassetto sarà possibile solo un modesto incremento del carico antropico. Da escludersi nuove unità abitati- ve e completamenti Classe IIIB.4 Anche a seguito della realizzazione delle opere di riassetto, indispensabili per la difesa dell’esistente, non sarà possibile alcun incremento antropico

Tabella 40: Suddivisioni della classe IIIb e relativi vincoli.

21.1 Fase transitoria e fase definitiva Ampliamenti, nuove edificazioni saranno possibili solo dopo la realizzazione di opere di sistemazione idraulica e di versante e se il rischio residuo risulti compatibile con le desti- nazioni d'uso previste. Pertanto le norme riportate di seguito faranno riferimento ad una fase transitoria, cioè al periodo compreso tra l'entrata in vigore delle presenti norme e l'esecuzione e collaudo amministrativo delle opere di sistemazione, ed ad una fase defini- tiva, successiva alla realizzazione delle opere ed al relativo collaudo amministrativo.

21.2 Modalità di cambio delle norme dell’uso del suolo La modifica delle norme dell’uso del suolo delle aree ricadenti nelle classi IIIB, avviene a seguito di una deliberazione che prenda atto della dichiarazione, effettuata da una apposi- ta commissione, che attesti l’avvenuta riduzione del livello di rischio che deve essere co- munque compatibile con gli interventi previsti nell'area.

21.3 IIIB.2:CONOIDI

21.3.1 Fase transitoria

21.3.1a EDIFICI ESISTENTI Nella fase di transizione fino al collaudo delle previste opere di sistemazione (cronopro- gramma) sono applicate le norme dell'art. 9 comma 7 del PAI (aree Ca), fatto salvo quan- to previsto dall'Art. 3 ter del D.L. 12 ottobre 2000, n. 279, convertito in L. 11 dicembre 2000, n. 365, a seguito di opportune indagini di dettaglio ai sensi del DM 14/01/2008, sono esclusivamente consentiti: 1. gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di restauro e di risanamento conservativo degli edifici, così come definiti alle lettere a), b) e c) dell’art. 31 della L. 5 agosto 1978, n. 457;

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2. tali interventi devono essere accompagnati opportune indagini di dettaglio (geologi- che e tecniche) e possono essere volti a mitigare la vulnerabilità degli edifici e degli impianti esistenti; 3. gli interventi necessari per la manutenzione ordinaria e straordinaria di opere pubbli- che e di interesse pubblico e di restauro e di risanamento conservativo di beni di inte- resse culturale, compatibili con la normativa di tutela; 4. i cambiamenti delle destinazioni colturali, purché non interessanti una fascia di am- piezza di 4 m dal ciglio della sponda ai sensi del R.D. 523/1904; 5. gli interventi volti alla ricostituzione degli equilibri naturali alterati e alla eliminazio- ne, per quanto possibile, dei fattori incompatibili di interferenza antropica; 6. le opere di difesa, di sistemazione idraulica e di monitoraggio dei fenomeni; 7. la ristrutturazione e la realizzazione di infrastrutture lineari e a rete riferite a servizi pubblici essenziali non altrimenti localizzabili, previo studio di compatibilità dell’intervento con lo stato di dissesto esistente validato dall'Autorità competente. Gli interventi devono comunque garantire la sicurezza dell’esercizio delle funzioni per cui sono destinati, tenuto conto delle condizioni idrauliche presenti; 8. l’ampliamento o la ristrutturazione degli impianti di trattamento delle acque reflue. 9. Sono consentiti gli interventi che consentano una più razionale fruizione degli edifici esistenti, oltreché gli adeguamenti igienico-funzionali (es: si intende quindi possibile: la realizzazione di ulteriori locali con ampliamenti, il recupero di preesistenti locali inutilizzati, pertinenze quali box, ricovero attrezzi, ecc.…) (punto 7.3 delle NTE alla CPGR 7/LAP). 10. Obbligo di inserimento dell’intervento nel piano di emergenza comunale.

21.3.2 Fase definitiva Nuovi interventi edificatori sono possibili solo nel caso in cui siano stati effettuati inter- venti strutturali di riduzione della pericolosità, e della successiva valutazione del rischio residuo. Se il rischio residuo risulti compatibile con le destinazioni d'uso possono essere applicate le norme relative alla II classe

21.4 IIIB2 FONDOVALLE

21.4.1 Fase transitoria

21.4.1a EDIFICI ESISTENTI Ai sensi dell'art. 9 comma 5 del PAI (aree Eb) e in attesa degli interventi di sistemazione, fatto salvo quanto previsto dall'Art. 3 ter del D.L. 12 ottobre 2000, n. 279, convertito in L. 11 dicembre 2000, n. 365, sono esclusivamente consentiti: 1 gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di restauro e di risanamento conservativo degli edifici, così come definiti alle lettere a), b), c) e d) dell'Art. 31 della L. 5 agosto 1978, n. 457, senza aumenti di superficie e volume;

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2 gli interventi di ampliamento degli edifici esistenti per adeguamento igienico- funzionale; 3 la realizzazione di nuovi impianti di trattamento delle acque reflue; 4 il completamento degli esistenti impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti a tec- nologia complessa, quand'esso risultasse indispensabile per il raggiungimento del- l'autonomia degli ambiti territoriali ottimali così come individuati dalla pianificazio- ne regionale e provinciale; i relativi interventi di completamento sono subordinati a uno studio di compatibilità con il presente Piano validato dall'Autorità di bacino, an- che sulla base di quanto previsto all'art. 19 bis. 5 Interventi di ristrutturazione edilizia senza aumento del carico antropico con esclu- sione di interventi di ampliamento e sopraelevazione. 6 Tali interventi devono essere accompagnati opportune indagini di dettaglio (geologi- che e tecniche) e devono essere volti a mitigare la vulnerabilità degli edifici e degli impianti esistenti; 7 gli interventi necessari per la manutenzione ordinaria e straordinaria di opere pubbli- che e di interesse pubblico e di restauro e di risanamento conservativo di beni di in- teresse culturale, compatibili con la normativa di tutela; 8 i cambiamenti delle destinazioni colturali, purché non interessanti una fascia di am- piezza di 4 m dal ciglio della sponda ai sensi del R.D. 523/1904; 9 gli interventi volti alla ricostituzione degli equilibri naturali alterati e alla elimina- zione, per quanto possibile, dei fattori incompatibili di interferenza antropica; 10 le opere di difesa, di sistemazione idraulica e di monitoraggio dei fenomeni; 11 la ristrutturazione e la realizzazione di infrastrutture lineari e a rete riferite a servizi pubblici essenziali non altrimenti localizzabili e relativi impianti, previo studio di compatibilità dell’intervento con lo stato di dissesto esistente validato dall'Autorità competente. Gli interventi devono comunque garantire la sicurezza dell’esercizio delle funzioni per cui sono destinati, tenuto conto delle condizioni idrauliche presen- ti; 12 l’ampliamento o la ristrutturazione degli impianti di trattamento delle acque reflue; 13 l’esercizio delle operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti già autorizzate ai sensi del D.Lgs. 5 febbraio 1997, n. 22 (o per le quali sia stata presentata comunica- zione di inizio attività, nel rispetto delle norme tecniche e dei requisiti specificati al- l'Art. 31 dello stesso D.Lgs. 22/1997) alla data di entrata in vigore del Piano, limita- tamente alla durata dell’autorizzazione stessa. Tale autorizzazione può essere rinno- vata fino ad esaurimento della capacità residua derivante dalla autorizzazione origi- naria per le discariche e fino al termine della vita tecnica per gli impianti a tecnolo- gia complessa, previo studio di compatibilità validato dall'Autorità competente. Alla scadenza devono essere effettuate le operazioni di messa in sicurezza e ripristino del sito, così come definite all'Art. 6 del suddetto decreto legislativo. 14 Ampliamenti (vedi punto 7.3 delle NTE alla 7/LAP).

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21.4.2 Regime definitivo Nuovi interventi edificatori sono possibili solo nel caso in cui siano stati effettuati inter- venti strutturali di riduzione della pericolosità, e della successiva valutazione del rischio residuo. Se il rischio residuo risulti compatibile con le destinazioni d'uso possono essere applicate le norme relative alla II classe.

21.5 IIIB.3 Corrisponde alle aree edificate poste in settori prossimi di conoide alluvionale, in settori sottostanti a pareti rocciose (processi di caduta massi). Nelle area poste alla base dei versanti, la pericolosità potenziale è causata dal potenziale verificarsi di fenomeni di caduta massi dalle pareti rocciose.

21.5.1 Fase transitoria

21.5.1a ESISTENTE A seguito della realizzazione delle opere di sistemazione o di studi geologici di dettaglio, volti all'individuazione di blocchi e massi instabili e alla loro interferenza con gli elemen- ti antropici, sarà possibile un modesto incremento antropico. In assenza di tali studi e/o interventi di sistemazione sono consentite esclusivamente la manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conservativo. A seguito di opportune indagini di dettaglio sono consentiti: 1. Gli interventi di demolizione senza ricostruzione; 2. Interventi una tantum che consentano una più razionale fruizione degli edifici esisten- ti, oltreché gli adeguamenti igienico-funzionali (es: si intende quindi possibile: la rea- lizzazione di ulteriori locali con ampliamenti "una tantum", il recupero di preesistenti locali inutilizzati, pertinenze quali box, ricovero attrezzi, ecc.…) (punto 7.3 delle NTE alla CPGR 7/LAP); 3. Interventi di ristrutturazione edilizia senza aumento del carico antropico con esclusio- ne di interventi di ampliamento e sopraelevazione; 4. Tali interventi devono essere accompagnati opportune indagini di dettaglio (geologi- che e tecniche) e devono essere volti a mitigare la vulnerabilità degli edifici e degli impianti esistenti. 5. le azioni volte a mitigare la vulnerabilità degli edifici e degli impianti esistenti e a mi- gliorare la tutela della pubblica incolumità con riferimento alle caratteristiche del fe- nomeno atteso. Le sole opere consentite sono quelle rivolte al consolidamento statico dell’edificio o alla protezione dello stesso; 6. gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria relativi alle reti infrastrutturali; 7. gli interventi volti alla tutela e alla salvaguardia degli edifici e dei manufatti vincolati ai sensi del D.Lgs. 29 ottobre 1999 n. 490 e successive modifiche e integrazioni, non-

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ché di quelli di valore storico-culturale così classificati in strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale vigenti;

21.5.2 Fase definitiva È previsto solo un limitato aumento del carico antropico. Per opere infrastrutturali di interesse pubblico (paravalanghe, opere di sistemazione e di riassetto territoriale, piste forestali, ecc.…) non altrimenti localizzabili, vale quanto indi- cato all’art. 31 L.R. 56/77.

21.6 Classe IIIb.4 Corrisponde alle aree edificate poste all'interno delle fasce A e B del PAI (vigente e di progetto), in prossimità delle parti apicali e dei canali di scarico attivi degli apparati co- noidali. Anche a seguito di interventi di sistemazione indispensabili per la difesa dell’esistente non è possibile l'aumento del carico antropico.

21.6.1 Nuove edificazioni È esclusa la realizzazione di nuove unità abitative. Per opere infrastrutturali di interesse pubblico (paravalanghe, opere di sistemazione e di riassetto territoriale, piste forestali, ecc.…) non altrimenti localizzabili, vale quanto indi- cato all’art. 31 L.R. 56/77.

21.6.2 Esistente A anche a seguito della realizzazione delle opere di riassetto, indispensabili per la difesa dell’esistente, non sarà possibile alcun incremento antropico. A seguito di opportune indagini di dettaglio sono consentiti: 1. gli interventi di demolizione senza ricostruzione; 2. manutenzione ordinaria; 3. manutenzione straordinaria; 4. gli interventi di restauro e risanamento conservativo, così come definiti alle lette- re d) dell’art. 31 del DPR 5 agosto 1978 n. 457, senza aumenti di superficie e vo- lume, salvo gli adeguamenti necessari per il rispetto delle norme di legge; 5. le azioni volte a mitigare la vulnerabilità degli edifici e degli impianti esistenti e a migliorare la tutela della pubblica incolumità con riferimento alle caratteristiche del fenomeno atteso. Le sole opere consentite sono quelle rivolte al consolida- mento statico dell’edificio o alla protezione dello stesso; 6. gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria relativi alle reti infrastrut- turali; 7. gli interventi volti alla tutela e alla salvaguardia degli edifici e dei manufatti vin- colati ai sensi del D.Lgs. 29 ottobre 1999 n. 490 e successive modifiche e inte-

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grazioni, nonché di quelli di valore storico-culturale così classificati in strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale vigenti.

21.7 Classe III s.l. La classe III s.l. comprende estesi settori del versante montano non edificati o con la pre- senza di isolati edifici spesso non ubicati nelle basi cartografiche disponibili (CTR e CTP). In tali aree il Piano Regolatore non prevede nuovi insediamenti. A seguito di studi di fattibilità, condotto secondo quanto previsto dal D.M. 14/01/2008, sono permessi interventi di sistemazioni idraulico-forestale, sistemazione di frane e di aree degradate, la realizzazione di piste forestali, agro-silvo-pastorali , ecc..

21.8 Case sparse Ad esclusione degli edifici ricadenti in aree di dissesto attivo o incipiente, è consentita la manutenzione ordinaria, straordinaria e restauro e risanamento conservativo e, qualora fattibile dal punto di vista tecnico, la realizzazione di eventuali ampliamenti funzionali e di ristrutturazione. In questi casi, le ristrutturazioni e gli ampliamenti sono condizionati all'esecuzione di stu- di geologico, ai sensi del D.M. 14/01/2008 comprensivo di indagini geologiche, geotecni- che, idrogeologiche geomorfologiche ed idrauliche, mirati a definire localmente le condi- zioni di pericolosità e di rischio ed a prescrivere gli accorgimenti tecnici atti alla loro mi- tigazione. A seguito di studi di fattibilità, condotto secondo quanto previsto dal DM 14/01/2008, sono permessi, a seguito di variante urbanistica, interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria e recupero conservativo. In caso di parere geologico negativo sono consentite solo trasformazioni che non aumen- tino il carico antropico (manutenzione ordinaria, ristrutturazione e recupero conservati- vo). In tutti i casi si dovrà porre particolare attenzione alla stabilità del complesso pen- dio/manufatto, all’individuazione de i parametri litotecnici essenziali per le verifiche di stabilità (coesione, angolo di attrito interno e peso di volume), ricavati da opportune ana- lisi geotecniche/geomeccaniche, e alla corretta regimazione delle acque superficiali.

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22 Altre disposizioni

22.1 Prescrizioni di carattere sismico

22.1.1 Zona di attenzione per la problematica liquefazione In queste zone deve essere verificata la suscettibilità alla liquefazione, poiché la falda fre- atica si trova in prossimità della superficie ed il terreno di fondazione comprende strati estesi o lenti spesse di sabbie sciolte sotto falda, contenenti una frazione fine limo- argillosa e strati ghiaioso-sabbiosi. La verifica alla liquefazione deve essere eseguita ai sensi del DM 14 gennaio 2008.

22.1.2 Zona di presunta amplificazione versante / piana alluvionale Nei settori pianeggianti posti al piede di ripidi versanti rocciosi l'amplificazione sismica causata dal passaggio roccia-depositi incoerenti è posta pari a 1,4 e può essere modificata a seguito di studi ai sensi della normativa vigente.

22.1.3 Creste rocciose Nelle aree indicate in carta come creste rocciose, le particolari condizioni geomorfologi- che che possono determinare un’amplificazione locale dell’intensità sismica mediante fenomeni di concentrazione delle onde sismiche. In mancanza di studi sismici più appro- fonditi, il coefficienti di amplificazione deve essere posto pari a 1.4, e può essere modifi- cato ai sensi della normativa vigente.

22.2 Cambi della destinazione d’uso di immobili siti in aree “pericolo- se” Nei territori pericolosi ricadenti nelle classi terze non devono essere consentiti cambi di destinazione d’uso che implichino un aumento del rischio. Nel caso di modesti interventi, può essere eventualmente previsto un cambio di destinazione d’uso in territori pericolosi di cui alle classi III, IIIa, IIIb l.s. solo a seguito di indagini puntuali che dettaglino il grado di pericolosità, individuino adeguate opere di riassetto, accorgimenti tecnici o interventi manutentivi da attivare, e verifichino, dopo la loro realizzazione, l’avvenuta riduzione del rischio.

22.3 Revisione delle classi in futuri piani o varianti, con particolare ri- ferimento alla Classe III Come indicato al punto 6.1 della NTE/2000 alla CPGR 7/LAP 1996, ampie porzioni di territorio, in particolare nel caso di estesi bacini di alta montagna, ove la pericolosità è generalmente diffusa, possono venire classificati dalla carta di sintesi in Classe III. Le porzioni di territorio così classificate nell’ambito degli studi a supporto dello strumento urbanistico potranno essere oggetto di successivi approfondimenti a scala maggiore, in occasione di revisioni del Piano e varianti strutturali. A fronte delle opportune indagini di dettaglio, eventualmente anche di carattere geognostico, da espletare nel rispetto delle normative vigenti, sarà eventualmente possibile individuare una diversa idoneità

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all’utilizzazione con la perimetrazione di ambiti in classi di minore pericolosità (classi I e II). Non si ritiene facilmente giustificabile che analoghe variazioni possano interessare aree classificate in Classe IIIb, anche a seguito di supplementi d’indagine, in quanto l’attribuzione di un’area alla Classe IIIb deriva già da una approfondita e dettagliata ana- lisi. L’accadimento di eventi naturali (frane, alluvioni, ecc…), l’acquisizione di nuove informazioni o conoscenze possono, ovviamente, comportare la riduzione dell’idoneità all’utilizzazione urbanistica precedentemente individuata in un’area. Si sottolinea infine che il risultato di eventuali monitoraggi non potrà giustificare la declassazione di aree pe- ricolose a classi di minor rischio: i soli risultati negativi derivanti dal monitoraggio (as- senza di movimento) non consentiranno la riclassificazione di aree in senso meno cautela- tivo.

22.4 Campeggi Si esclude la realizzazione di campeggi in aree classificate nelle Classi III.

22.5 Cave e miniere Per quanto riguarda le cave e miniere (apertura, coltivazione, recupero ecc.) e in genere l'attività estrattiva si dovrà fare riferimento alla L.R. 22 novembre 1978 n. 69. In genera- le, per quanto riguarda la costruzione di capannoni, ricovero attrezzi e altri edifici volti alla coltivazione, oltre che alla citata legge, si può far riferimento al D.M. 14 gennaio 2008 e alla normativa della classe in cui ricadono. L'ubicazione delle cave abbandonate ed attive è riportata nella tavola n. 1.

22.6 Recinzioni In generale, per quanto riguarda la realizzazione di recinzioni (cinte, muri ecc.) si do- vranno considerare i seguenti aspetti: 1) In tutto il comune le recinzioni, specie i muri perimetrali, non devono alterare la frui- bilità urbanistica delle aree circostanti. 2) Oltre al punto precedente, nelle classi III (A, B e C ricadenti nelle zone Z1, Z2, Z3), le recinzioni non devono costituire un significativo ostacolo al libero deflusso delle acque.

22.7 LR 21 sottotetti In relazione alla L.R. 21 si osserva quanto segue: Classi Prescrizioni III SL, IIIA Esclusi IIIB.4 I sottotetti abitabili devono essere pertinen- ze delle unità abitative sottostanti IIIB.3 I sottotetti abitabili devono essere pertinen- ze delle unità abitative sottostanti

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IIIB.2 I sottotetti abitabili sono consentiti essi pos- sono essere o non essere pertinenze delle unità abitative sottostanti

22.8 Bealere Si dovranno prevedere delle fasce di inedificabilità, maggiori od uguali a 2 m dalle spon- de, onde consentirne la periodica manutenzione. In ogni caso le fasce di rispetto delle be- alere devono adeguarsi all'Art. 14 comma 7 del PAI "…Al fine di consentire interventi di manutenzione con mezzi meccanici nelle reti di scolo artificiali, le aree di rispetto lungo i canali consortili sono estese, rispetto all’art. 140, lett. e) del Regolamento di cui al Regio Decreto 8 maggio 1904, n. 368, fino a 5 metri"…. Tali fasce non sono riportate, per motivi di scala, nella carta di sintesi (tavola n. 7).

22.9 Interventi "una tantum" per adeguamento igienico-funzionali senza aumento di carico antropico La seguente tabella riassume la possibilità di eseguire interventi "una tantum" all'interno di ogni classe di pericolosità. classi prescrizioni III SL, IIIA Esclusi IIIB.2 Possibili IIIB.3 Esclusi IIIB.4 Esclusi

22.10 Obbligatorietà della Relazione Ogni nuovo intervento edificatorio deve essere preceduto da uno studio geologico- tecnico, eventualmente supportato da indagini geognostiche, da studi geomorfologici, i- drogeologici ed idraulici che garantiscano la compatibilità delle opere previste con il qua- dro del dissesto presente (al momento dello studio); i precedenti studi devono essere este- si ad un intorno significativo condizionato dalle caratteristiche topomorfiche dell'intorno del sito. In mancanza di dati attendibili, i terreni dei siti d'intervento dovranno essere ca- ratterizzati mediante opportune indagini geognostiche e caratterizzate dal punto di vista geologico e geotecnico nel rispetto delle norme e delle indicazioni riportate nel D.M. 14/01/2008. Lo studio idraulico deve essere eseguito per le abitazioni ricadenti nelle fasce di cui al punto 10.4.10.

22.11 Distanze dai corsi d'acqua L'ampiezza della fascia di inedificabilità lungo i corsi d'acqua è individuata dalla classe IIIA, di cui alle cartografie di sintesi, che, in ogni caso, non possono essere inferiori a 10 metri per i corsi d'acqua demaniali o iscritti nell'Elenco delle Acque Pubbliche (Art. 96f

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del R.D. n. 523/1904) e 5 metri per i corsi d'acqua artificiali (art. 14 comma 7 delle NdA del PAI).

22.12 Interventi posti presso i limiti delle classi La Circolare del Presidente della Giunta Regionale 7\LAP 1996 prescrive che la carta di sintesi all'idoneità urbanistica elaborata alla scala 1\10.000 utilizzando la Carta Tecnica Regionale o altri supporti migliori se disponibili. La carta di sintesi del territorio comuna- le di Susa è stata elaborata utilizzando la carta topografica CTP alla scala 1/5.000 ed è estesa a tutto il territorio comunale. Al fine di consentire una più chiara lettura e una maggiore fruibilità da parte dell'Ufficio tecnico Comunale la carta di sintesi è stata trasposta sulla carta catastale alla scala 1/5.000. Il processo di trasposizione ha generato due tipi di errori grafici. • Il primo è dovuto alla differente scala; i limiti originariamente tracciati sulla cartogra- fia C.T.P. sono sovrapposti alla carta catastale alla scala 1:5000 che comunque con- tiene tutte le informazioni originarie proprie della scala 1\1.500. • Il secondo errore è essenzialmente dovuto ai differenti sistemi di rappresentazione utilizzati - proiezione di tipo equiangolare per la C.T.P. ed equiareale per il catastale. La sovrapposizione, eseguita in ambiente G.I.S. ha determinato errori compresi tra 5 e 20 m. Ciò comporta una non perfetta coincidenza tra i limiti riportati sul fotogrammetrico con le particelle catastali. Pertanto in taluni casi i limiti tra le varie classi, così come ri- portati sulla tavola n. 8, potrebbero non aderire perfettamente alla realtà. Ossia limitate porzioni di aree ricadenti nelle classi terze potrebbero invece ricadere nelle classi seconde (o viceversa). L'utilizzo (o il non utilizzo) di tali aree può essere consentito producendo una relazione geologico tecnica corredata da una cartografia alla scala di piano (1:1.500) che dimostri in modo chiaro l'esatta posizione del limite tra le classi II e III tenendo sempre presente il quadro della pericolosità geologica delle aree adiacenti. La relazione geologica tecnica deve contenere i seguenti stralci cartografici: 1 - situazione di fatto con indicazione dell'area; 2 - sovrapposizione tra catastale e curve di livello (CTP) facendo coincidere i limiti di classe (rif. Tav.7 e 8). 3 - carta geomorfologica in scala 1\1500 e derivata da un rilievo topografico sovrapposta alla base catastale. 4 - i nuovi elementi geomorfologici (es. in colore rosso) devono essere riportati con i vec- chi (in colore nero) 5 - stralcio carta di sintesi in cui sono distinte le aree in classe III utilizzabili come II clas- si dalle aree che rimangono classe II e\o in classe III. Si ritiene quindi che in corrispondenza dei limiti tra le varie classi, sia possibile, in sede di progetto esecutivo e con il supporto di rilievi geologici e topografici alla stessa scala della carta catastale, individuare meglio gli elementi geomorfologici caratteristici (scarpa- te ecc.). Il maggior dettaglio consente, pur non variando le classi (la 7/LAP impedisce infatti il declassamento), l'utilizzazione di tali aree.

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22.13 Ulteriori norme generali 1) dovranno essere integralmente rispettate le indicazioni contenute negli studi geologici redatti dai professionisti estensori, degli studi geologici ed idraulici; 2) le fasce di rispetto dei corsi d’acqua corrispondenti alla classe IIIa sono da intendersi di assoluta inedificabilità; 3) qualora risultassero delle differenze tra l’andamento dei corsi d’acqua demaniali, così come riportati sulle mappe catastali, rispetto all’attuale percorso planimetrico, resta inteso che le fasce di rispetto, ai sensi del R.D. n. 523/1904, si applicheranno all’alveo attivo delimitato dai cigli superiori di sponda, rimanendo di proprietà dema- niale l’alveo eventualmente abbandonato ai sensi e per gli effetti della L. n. 37/1994, nonché in ragione dell’art. 32, comma 3, titolo II delle NdA del PAI; 4) tutti i corsi d’acqua, sia pubblici sia privati, non dovranno essere confinati in manu- fatti tubolari o scatolari di varia forma o sezione, subire restringimenti d’alveo e retti- fiche del loro naturale percorso; è fatto inoltre divieto assoluto di edificare al di sopra dei corsi d’acqua intubati; 5) non sono ammesse occlusioni, anche parziali, dei corsi d’acqua, anche nelle zone di testata tramite riporti vari; 6) dovrà essere garantita costantemente la pulizia e la manutenzione degli alvei dei corsi d’acqua, naturali o artificiali, pubblici o privati, limitrofi agli insediamenti previsti, verificando le sezioni di deflusso, soprattutto per i tratti d’alveo intubati, adeguando quelle insufficienti; 7) nelle zone acclivi o poste alla base di ripidi versanti una particolare attenzione dovrà essere posta nella regimazione delle acque superficiali che andranno captate, regimate e convogliate in impluvi naturali; dovrà essere costantemente garantita la manuten- zione di eventuali muretti a secco limitrofi agli insediamenti previsti verificando il lo- ro stato di conservazione; 8) qualora siano necessari sbancamenti di scarpate e/o riporti di materiale, gli stessi do- vranno essere sostenuti e drenati alfine di garantire, a breve ed a lungo termine, la stabilità dei pendii; 9) nel caso siano presenti scarpate limitrofe a nuovi insediamenti in progetto, dovranno essere garantite adeguate fasce di rispetto (non inferiori all’altezza delle scarpata) dall’orlo della stessa; 10) le eventuali nuove opere di attraversamento stradale dei corsi d’acqua dovranno esse- re realizzate mediante ponti, in maniera tale che la larghezza della sezione di deflusso “a rive piene” misurata a monte non sia in alcun modo ridotta, a prescindere dalle ve- rifiche di portata; 11) non dovranno essere ammessi nuovi interventi edificatori interrati nelle zone di pia- nura ai di sotto della quota di massima escursione della falda; 12) il ricorso all’innalzamento artificiale del p.c., al fine di evitare possibili coinvolgi- menti dei nuovi manufatti in fenomeni d’inondazione, è permesso qualora sia accerta- to che tale intervento non provochi innalzamenti anomali del livello idrico nel corso di eventi di piena tali da provocare maggiori danni alle aree adiacenti;

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13) si richiama il rispetto dell’art. 18, comma 7 della N.t.A. del PAI.; 14) si ricordano le prescrizioni del D.M. 11/03/88 “Norme tecniche riguardanti le indagi- ni sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri ge- nerali, e le prescrizioni per la progettazione, l’esecuzione ed il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di fondazione”, evidenziando l’obbligatorietà di tali norme che “si applicano a tutte le opere pubbliche e private da realizzare nel territorio della Repubblica”, e quelle del D.M. 19/09/2005.

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23 Cronoprogramma Nelle aree comprese in Classe IIIb l.s. l’attuazione delle previsioni urbanistiche riguar- danti nuove opere o nuove costruzioni potrà essere avviata solo quando l’Amministrazione Comunale o altri enti competenti avranno completato l’iter degli in- terventi necessari alla messa in sicurezza di dette aree. La procedura che porterà alla realizzazione delle opere per la mitigazione del rischio (progettazione, realizzazione e collaudo) definita nel cronoprogramma (Art. 47 L.R. 56/77) potrà essere gestita direttamente dall’Amministrazione Comunale o da altri sog- getti pubblici o privati. In entrambi i casi, completate le opere e fatte salve le procedure di approvazione da parte delle autorità competenti, spetterà responsabilmente all’Amministrazione Comunale veri- ficare che le stesse abbiano raggiunto l’obiettivo di minimizzazione del rischio ai fini del- la fruibilità urbanistica delle aree interessate (valutazione del rischio residuo).

23.1 Dora Riparia e Cenischia - Conclusioni e sintesi dell’approfondimento idraulico effettuato dal Politecnico di Tori- no Si riporta la sintesi degli interventi proposti lungo la Dora e nelle aree RME, finalizzati alla riduzione della pericolosità idraulica con particolare riguardo al ponte di Via Mazzini e alle aree ex ASSA. Sono state distinte sei (6) fasi d’interventi per ricapitolare meglio la tipologia dei lavori e le rispettive aree in cui il rischio idraulico è ridotto. A tal fine per ogni fase è stato predisposto un elaborato grafico (in allegato a fine testo) con indicazione dell’area in cui il rischio idraulico sarà ridotto. In ogni caso, devono essere previsti interventi non strutturali di protezione civile in quan- to lungo la sponda sinistra, nel tratto parallelo a Via Argentera, non è possibile la costru- zione di argini. Gli interventi non strutturali da attuarsi in caso di piena consistono in: ƒ chiusura via Argentera e via Conte di San Sebastiano, angoli via Mazzini ƒ chiusura accesso al ponte ƒ misure di protezione civile nella zona evidenziata in giallo che appare, sulla base di considerazioni topomorfiche, quella che maggiormente risente dell’eventuale allagamento (spessore della lama d’acqua significativa) (Figura 14). ƒ assegnare ai muri di confine delle abitazioni di Via Argentera la funzione di argi- ni adeguando localmente le aperture in caso di piena.

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Figura 14 – Stralcio della carta di sintesi con indicazione dell’area in cui sono previsti allagamenti con spes- sori della lama d’acqua significativi (campitura con linee rosse).

23.1.1a PRIMA FASE Tali interventi, propedeutici ad altri interventi necessari per arrivare a contenere la Q200, renderanno l’alveo della Dora capace di far fronte a portate di piena fino al valore di Q20. Interessano il tratto di Dora a monte della traversa Genera II (1° Tronco). ƒ Lavori L1 – consolidamento delle fondazioni dei muri spondali e altri previsti da AIPO in destra e sinistra, ƒ Lavori L2 – modifica parapetto lungo la via Augusto Abegg (lato destro Dora a valle del ponte), ƒ Lavori L3: modifica attuali parapetti ponte di via Mazzini da permeabili a im- permeabili, ƒ Lavoro 3: abbassamento ciglio traversa Genera II di 1,3 metri, ƒ Lavoro 4 – riprofilatura alveo tra traversa e ponte.

23.1.1b SECONDA FASE Tali interventi, propedeutici ad altri interventi necessari per arrivare a contenere la Q200, renderanno l’alveo della Dora assicurano il contenimento della piena con tempo di ritorno centennale (Q100). ƒ adeguamento quote sponda sinistra a valle del ponte ƒ modifica parapetti da permeabili a impermeabili lungo la sponda destra a monte del ponte (corso Trieste),

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23.1.1c TERZA FASE ƒ Sostituzione del ponte di Via Mazzini con ampliamento della sezione di de- flusso nelle sezioni 10.1 e 10.2 per un’ampiezza di soli 4 metri. Gli interventi della prima, seconda, terza fase, sulla base delle simulazioni nu- meriche relative all’assetto delle correnti defluenti in Dora, hanno dimostrato che la loro realizzazione permette di contenere nell’alveo le portate defluenti fi- no alla Q200. Ciò eviterebbe l’esondazione delle acque lungo la sponda destra e sinistra, la fuoriuscita di acqua dal nodo di via Mazzini verso la zona di concen- trico in sponda sinistra fino alla S.S. 25 e da questa fino all’area ex ASSA verso valle.

23.1.1d QUARTA FASE La quarta fase consiste un una arginatura che consente l’utilizzo della area ex-ASSA po- sta in destra.

23.1.1e QUINTA FASE La quinta fase consiste in lavori che consentono l’utilizzo dell’area ex-ASSA posta in si- nistra. I lavori per la riduzione della pericolosità consistono nella: - Sostituzione ponte SS 25 e argine lato Dora - Demolizione parte edificio fabbrica IMP a cavallo del Cenischia. - Allontanamento/rimozione del materiale solido alla confluenza Dora-Cenischia. - Allontanamento/rimozione del materiale solido lungo il Cenischia (nel territorio comu- nale). Consentono l’utilizzo delle aree prospicienti al torrente Cenischia.

23.1.1f SESTA FASE Realizzazione degli argini in destra e in sinistra a valle della confluenza Cenischia fino allo svincolo autostradale che permettono l’utilizzo delle aree poste in IIIB ricadenti nelle rispettive aree allagabili. - Rifacimento ponte Briancon. Conferenza di servizi già espletata. Progetto esecutivo e- seguito dalla PVTO. Tempo previsto per il completamento: 1 anno circa. - Consolidamento scogliera sponda destra a valle del ponte Briancon. Fase di reperimento fondi. Tempo previsto per il completamento: 2 anni circa. Fondi CIPE.

23.1.2 Opere di difesa già eseguite

23.1.2a DORA RIPARIA Scogliera in sponda sinistra nel tratto compreso tra la centrale AEM e il ponte romano (ponte di San Rocco) Scogliera sia in sponda destra sia in sinistra nel tratto compreso tra il ponte romano (ponte di San Rocco) e la Chiesa del Ponte

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Costruzione di muro d'argine rivestito in pietrame in sponda sinistra nel tratto compreso tra il ponte di via Mazzini e la piscina comunale Abbassamento di 40 cm della soglia di derivazione con sostituzione della traversa fissa con una ad elementi collassabili. L'intervento migliora il deflusso Demolizione del ponte degli alpini. Consolidamento muro di sponda presso il magazzino comunale Demolizione traversa di derivazione terzo salto e suo rifacimento Costruzione argine piazzale tiro a segno (sponda destra) Costruzione argine e sfioratore SITAF Consolidamento canale di scarico 3 salto

23.1.2b T. CENISCHIA Eliminato il ponte di servizio SITAF presso il confine con Mompantero Completamento degli interventi di sopraelevazione muri di sponda e argini laterali (tratto tra confine comunale e ponte FS Demolizione e ricostruzione del ponte ferroviario linea Susa-Bussoleno Raccordo Cenischia - Dora. Il precedente angolo di innesto (pressoché) ortogonale è stato spostato verso valle. Costruzione del sifone della fognatura in modo da migliorare il deflusso Sopraelevazione dei muri d'argine destro e sinistro nel tratto tra il ponte SS 25 e la con- fluenza

23.2 Altri corsi d’acqua Per gli atri corsi d’acqua, sono descritte sommariamente le opere di sistemazione eseguite e quelle in programmazione (in grassetto); per ogni opera viene fornita una descrizione sommaria e, se noto, il tempo previsto per il completamento.

23.2.1 Rio Merdarello Consolidamento argini in destra e in sinistra idrografica nel tratto compreso nel ter- ritorio comunale: già appaltato. Tempo previsto per il completamento: 1 anno circa.

23.2.2 Rio Grilli Consolidamento argini in sponda destra e sinistra nel tratto compreso nel territorio comunale. Fase di reperimento fondi. Tempo previsto per il completamento: 2 anni circa.

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23.2.3 Rio Scaglione Adeguamento delle sezioni di deflusso nel tratto compreso nel territorio comunale e rifa- cimento ponte SS 24 del Monginevro. Fase di reperimento fondi. Tempo previsto per il completamento: 2 anni circa.

23.2.4 Rio Corrente Consolidamento argini in sponda destra e sinistra nel tratto compreso tra la SS 24 del Monginevro e confluenza della Dora Riparia. Fase di reperimento fondi. Tempo previsto per il completamento: 2 anni circa.

23.2.5 Rio Cenaglio Presso località Braide sono in programmazione due interventi sul reticolo idrografi- co minore: 1) adeguamento della sezione di deflusso del tratto del rio Cenaglio tra località Braide e la SS 23 del Moncenisio 2) Sottopasso via Montello - linea ferroviaria Bussoleno-Susa eseguito dalla SITAF: posa in opera di pompe idrovore per eliminare il ristagno di acqua (circa 1 m) che spesso isola il ricovero di San Giacomo Fase di reperimento fondi. Tempo previsto per il completamento: 2 anni circa.

23.2.6 Rio Giandula Prosecuzione argini in sponda destra e in sponda sinistra fino al confine comunale con il comune di Mompantero.

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CRONOPROGRAMMA DEGLI INTERVENTI PER PRIMA FASE L’APPLICAZIONE DELLE NORME DEFINITIVE ALLE - Lavori L1: consolidamento delle fondazioni dei muri spondali e altro previsti da AIPO in destra AREE IN CLASSE III3B DEL CONCENTRICO e sinistra,

DORA RIPARIA E CENISCHIA - Lavori L2: modifica parapetto lungo la via Augusto Abegg (lato destro Dora a valle del ponte),

- Lavoro L3: modifica parapetti ponte via Mazzini (da impermeabili a permeabili)

- Lavoro 3: abbassamento ciglio traversa Genera II di 1,3 metri,

- Lavoro 4: riprofilatura alveo tra traversa e ponte.

Tali interventi renderanno l’alveo della Dora capace di far fronte a portate di piena fino al valore L1 di Q20 e sono propedeutici ad altri interventi necessari per arrivare a contenere la Q200.

L1 L3 3 4 L2 L1

L1

L1 L1

INTERVENTI NON STRUTTURALI

In caso di piena:

- chiusura via Argentera e via Conte di san Sebastiano, angoli via Mazzini

- chiusura accesso al ponte

- misure di protezione civile nella zona evidenziata in giallo CRONOPROGRAMMA DEGLI INTERVENTI PER SECONDA FASE L’APPLICAZIONE DELLE NORME DEFINITIVE ALLE AREE IN CLASSE III3B DEL CONCENTRICO - 5: adeguamento quote sponda sinistra a valle del ponte - 6: modifica parapetti da permeabili a impermeabili lungo la sponda destra a monte del ponte DORA RIPARIA E CENISCHIA (corso Trieste),

Tali interventi assicurano il contenimento della Q100

INTERVENTI NON STRUTTURALI

In caso di piena:

- chiusura via Argentera e via Conte di san Sebastiano, angoli via Mazzini

- chiusura accesso al ponte

- misure di protezione civile nella zona evidenziata in giallo CRONOPROGRAMMA DEGLI INTERVENTI PER TERZA FASE L’APPLICAZIONE DELLE NORME DEFINITIVE ALLE 7 - Sostituzione del ponte di Via Mazzini con ampliamento della sezione di deflusso nelle sezioni AREE IN CLASSE III3B DEL CONCENTRICO 10.1 e 10.2 per un’ampiezza di soli 4 metri.

DORA RIPARIA E CENISCHIA Gli interventi su esposti, sulla base delle simulazioni numeriche relative all’assetto delle correnti defluenti in Dora, hanno dimostrato che la loro realizzazione permette di contenere nell’alveo le portate defluenti fino alla Q200. Ciò eviterebbe l’esondazione delle acque lungo le sponde destra e sinistra, la fuoriuscita di acqua dal nodo di via Mazzini verso la zona di concentrico in sponda sinistra fino alla S.S. 25 e da questa fino all’area ex ASSA verso valle.

Aree in classe IIIB per le quali è possibile applicare le norme definitive

INTERVENTI NON STRUTTURALI

In caso di piena:

- misure di protezione civile nella zona evidenziata in giallo CRONOPROGRAMMA DEGLI INTERVENTI PER L’APPLICAZIONE DELLE NORME DEFINITIVE ALLE QUARTA FASE AREE IN CLASSE III3B DEL CONCENTRICO - Arginature in destra che consentono l’utilizzo dell’area ex ASSA. DORA RIPARIA E CENISCHIA Aree in classe IIIB per le quali è possibile applicare le norme definitive

9

INTERVENTI NON STRUTTURALI

In caso di piena:

- misure di protezione civile nella zona evidenziata in giallo CRONOPROGRAMMA DEGLI INTERVENTI PER L’APPLICAZIONE DELLE NORME DEFINITIVE ALLE AREE IN CLASSE III3B DEL CONCENTRICO 13 DORA RIPARIA E CENISCHIA

13

13

11

12

QUINTA FASE

11: Sostituzione ponte SS 25, demilizione corpo di fabbrica IMP e argine lato Dora

12: Allontanamento del materiale solido alla confluenza Dora-Cenischia.

Consentono l’utilizzo dell’erea ex ASSA in sinistra INTERVENTI NON STRUTTURALI 13: Allontanamento del materiale solido lungo il Cenischia (territorio comunale). Consentono l’utilizzo delle aree lungo il Cenischia In caso di piena:

Aree in classe IIIB per le quali è possibile applicare le norme definitive (Dora Riparia) - misure di protezione civile nella zona evidenziata in giallo Aree in classe IIIB per le quali è possibile applicare le norme definitive (Cenischia) CRONOPROGRAMMA DEGLI INTERVENTI PER L’APPLICAZIONE DELLE NORME DEFINITIVE ALLE AREE IN CLASSE III3B DEL CONCENTRICO 13 DORA RIPARIA E CENISCHIA

13

13

11

12

L1

L1

SESTA FASE INTERVENTI NON STRUTTURALI 13: Realizzazione degli argini in destra e in sinistra a valle della confluenza Cenischia fino allo svincolo autostradale In caso di piena: Aree in classe IIIB per le quali è possibile applicare le norme definitive (Dora Riparia) - misure di protezione civile nella zona evidenziata in Aree in classe IIIB per le quali è possibile applicare le norme definitive (Cenischia) giallo

CITTA’ DI SUSA

Variante strutturale n. 3 al PRGC vigente di adeguamento al PAI ai sensi della L.R. 56/77 e s.m.i., art. 14, 4 comma

Allegato n. 2 – schede rilevamento reticolato minore

Proposta tecnica di progetto preliminare

Adozione Proposta Tecnica Progetto Preliminare: D.C.C n. ____ del __/__/____

Progetto

Dott. Geol. Dario Fontan

Geologo incaricato 10121 – Torino (Italy) – C.so Bolzano 14 www.seaconsult.eu

Il Sindaco Gemma Amprino

Il Segretario Comunale Marietta Carcione

Il Responsabile del Procedimento Valerio Menone

Stato Codice Documento Codice Cliente Annotazioni Data Rev. 1 SFT08-118-1-RGL2 Marzo 2014

CITTA’ DI SUSA

Variante strutturale n. 3 al PRGC vigente di adeguamento al PAI ai sensi della L.R. 56/77 e s.m.i., art. 14, 4 comma

Allegato n. 3 – schede censimento conoidi

Proposta tecnica di progetto preliminare

Adozione Proposta Tecnica Progetto Preliminare: D.C.C n. ____ del __/__/____

Progetto

Dott. Geol. Dario Fontan

Geologo incaricato 10121 – Torino (Italy) – C.so Bolzano 14 www.seaconsult.eu

Il Sindaco Gemma Amprino

Il Segretario Comunale Marietta Carcione

Il Responsabile del Procedimento Valerio Menone

Stato Codice Documento Codice Cliente Annotazioni Data Rev. 1 SFT08-118-1-RGL2 Marzo 2014

CITTA’ DI SUSA

Variante strutturale n. 3 al PRGC vigente di adeguamento al PAI ai sensi della L.R. 56/77 e s.m.i., art. 14, 4 comma

Allegato n. 4 – schede SICOD (censimento opere idrauliche)

Proposta tecnica di progetto preliminare

Adozione Proposta Tecnica Progetto Preliminare: D.C.C n. ____ del __/__/____

Progetto

Dott. Geol. Dario Fontan

Geologo incaricato 10121 – Torino (Italy) – C.so Bolzano 14 www.seaconsult.eu

Il Sindaco Gemma Amprino

Il Segretario Comunale Marietta Carcione

Il Responsabile del Procedimento Valerio Menone

Stato Codice Documento Codice Cliente Annotazioni Data Rev. 1 SFT08-118-1-RGL2 Marzo 2014 comune provincia Susa TO

AGNEAG001 ATTRAVERSAMENTO 5.9 10.5 1.5 01-154051 SP Susa-Meana scatolare Attraversamento strada Susa-Meana. AGNEAG002 ATTRAVERSAMENTO 4162.5 01-154051 C.na la Maddalena

Attraversamento della strada Susa-Meana. Verso monte l'attraversamento si congiunge al muro perimetrale dell'abitazione posta in destra del Torrente Roda (muro in pietro cementato). AGNEAG003 ATTRAVERSAMENTO 4111.5 01-154051 S. Costanzo

Attreversamento pedonale appoggiata sui muri di sponda del canale (codice AGNECA047). L’opera essendo semplicemente appoggiata può rappresentare un problema nel caso di piene eccezionali del Rio. AGNEAG004 ATTRAVERSAMENTO 14.51.8 01-151051 Coldimosso

AGNEAG005 ATTRAVERSAMENTO 1 01-151051 Coldimosso

AMBRAG006 ATTRAVERSAMENTO 41.53.5 01-154051 S. Saturnino

AMBRAG007 41.53.5 01-154051 S. Saturnino

AMBRAG008 ATTRAVERSAMENTO 534.5 01-154051 Mompantero

AMBRAG009 ATTRAVERSAMENTO 5.9 7.5 3.5 01-154051 Mompantero

AMBRAG010 ATTRAVERSAMENTO 453 01-154051 Mompantero

AMBRAG011 ATTRAVERSAMENTO 443 01-154051 Mompantero

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

AMBRAG012 ATTRAVERSAMENTO 5.9 23 2.5 01-154051 Susa SS del Moncenisio

AMBRAG013 ATTRAVERSAMENTO 3181 01-154051 SS del Monginevro 24

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

AGNESCA001 01-154064 Coldimosso

Opera di regolazione dell’immissione delle acque del canale artificiale nel Rio Corrente in ottimo stato di conservazione.

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

AGNEPO001 pedonale travata 1 9 7.5 1.5 2.5 01-154051 C. Nicola

AGNEPO002 stradale arco 1 24 22 5 13 01-154051 Susa

AGNEPO003 stradale arco 1 17 17 13 3 01-154051 Susa

AGNEPO004 stradale travata 2 69 56 13 2 01-154051 C. Roncail

AGNEPO005 stradale travata 1 0 53 0 6 01-154051 Tre Piloni

AGNEPO006 stradale travata 1 7 63.52 01-154051 Coldimosso

AGNEPO007 23020 7 6 01-154051 Susa

AGNEPO008 stradale travata 1 22 14 13 2.5 01-154051 C. Nicola

AGNEPO009 autostradale travata 1 45 45 0 4 01-154051 S. Giuliano

AGNEPO010 15555 4 11 01-154051 S. Giuliano

AMBRPO011 ponte canale arco 1 10 76.52.5 01-154064 Coldimosso

AMBRPO012 ferroviario arco 3 55 48 6 7 01-154061 C. Armone

AMBRPO013 ponte canale travata 1 11 660 01-154051 C. Chiapusso

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

AMBRPO014 stradale travata 1 7 6.5 12.5 2 01-154051 C. Chiapusso

AMBRPO015 pedonale travata 1 16 9.5 1.8 3.5 01-154064 Coldimosso

AMBRPO016 ferroviario travata 1 70 68 6 9 01-154061 C. Armone

AMBRPO017 stradale arco 1 6 6101.8 01-154064 Coldimosso

AMBRPO018 stradale arco 4 65 37.5 4 4 01-154051 Susa

AMBRPO019 ferroviario travata 1 15 15 8 4 01-154051 Stazione Susa

AMBRPO020 stradale arco 1 11 6111.5 01-154051 Garelli

AMBRPO021 travata 1 14 14 14 4 01-154051 Stazione Susa

AMBRPO022 stradale arco 1 15 14 8 3.5 01-154051 Stazione Susa

DAMIPO023 stradale travata 3 53 53 2 3 01-154064 Est di Coldimosso

GIULPO024 ponte canale travata 1 45 35 8 2 01-154064 Coldimosso

AMBRPO055 01-154064

GIULPO025 ferroviario arco 1 50 5.7 01-154064 Coldimosso

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

SENEPO026 pedonale travata 1 21 21 1.5 6 01-154054 Centrale idroelettrica

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

AMBRDS001 destra Scogliera 288 0.6 1.8 01-154064 Coldimosso presso il confine con Bussoleno AMBRDS003 destra Muro 10 0.5 2 01-154064 Coldimosso presso il confine con Bussoleno AMBRDS002 destra Scogliera 92 3 3 01-154064 Coldimosso presso il confine con Bussoleno AMBRDS004 sinistra Scogliera 81 1.5 1.8 01-154064 Coldimosso presso il confine con Bussoleno AMBRDS005 destra Scogliera 161 1.5 1.8 01-154064 Coldimosso presso il confine con Bussoleno AMBRDS006 sinistra Muro 23 1.5 1.8 01-154051 S. Saturnino

AMBRDS007 destra Muro 230 1.8 3.5 01-154051 S. Saturnino

AMBRDS008 sinistra Muro 92 2 4 01-154051 S. Saturnino

AMBRDS009 destra Scogliera 198 3 3.5 01-154051 Susa presso la confluenza con il T. Cenischia AMBRDS010 destra Muro 134 2 4 01-154051 Urbiano (Mompantero)

AMBRDS011 sinistra Muro 301 3 3 01-154051 Susa

AMBRDS012 sinistra Gabbioni 12 2.5 3 01-154051 Susa

AMBRDS013 sinistra Muro 12 3 3 01-154051 Susa

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

AMBRDS014 sinistra Scogliera 54 2.5 3 01-154051 Susa presso la confluenza con il R. Giandula AMBRDS015 sinistra Scogliera 605 1.5 2 01-154051 Susa presso la confluenza con il R. Giandula AMBRDS016 sinistra Scogliera 35 3.5 4 01-154051 Nord di Tre Piloni

AMBRDS017 destra Scogliera 273 2.5 3 01-154051 Nord di Tre Piloni

AMBRDS018 destra Muro 33 1 1.5 01-154051 Coterchio

AMBRDS019 destra Scogliera 938 0.5 1 01-154051 A valle di Coterchio

AMBRDS020 sinistra Scogliera 83 1 1.5 01-154064 S. Giuliano

AMBRDS021 sinistra Scogliera 43 3 3 01-154064 S. Giuliano

AMBRDS022 destra Muro 43 2 2 01-154051 Pressi della S.S. del Moncenisio AMBRDS023 destra Muro 57 1.5 2 01-154051 Urbiano (Mompantero)

AMBRDS024 destra Muro 15 1 1.5 01-154051 Urbiano (Mompantero)

AMBRDS025 destra Muro 19 1.5 1.8 01-154051 Urbiano (Mompantero)

AMBRDS026 sinistra Muro 33 0.5 1.5 01-154051 Urbiano (Mompantero)

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

AMBRDS027 sinistra Muro 28 2.5 3 01-154051 Urbiano (Mompantero)

AMBRDS028 destra Muro 20 1 2 01-154051 Urbiano (Mompantero)

AMBRDS029 destra Muro 42 1.5 1.5 01-154051 Urbiano (Mompantero)

AMBRDS030 destra Muro 13 1.5 2 01-154051 Urbiano (Mompantero)

AGNEDS031 destra Muro 414 3 3 01-154051 Trinità

AMBRDS032 destra Scogliera 46 3 3 01-154051 Pietrastretta

AMBRDS033 destra Muro 195 2.5 3 01-154051 Pietrastretta

AMBRDS034 destra Scogliera 19 1.5 2 01-154051 Pietrastretta

AMBRDS035 destra Muro 120 2.5 3 01-154051 Pietrastretta

AMBRDS036 destra Muro 316 2 2.5 01-154051 Pressi della stazione ferroviaria di Susa AMBRDS037 sinistra Muro 35 2.5 2.5 01-154051 Pressi della stazione ferroviaria di Susa AMBRDS038 destra Muro 197 2.5 2.5 01-154051 Pressi della stazione ferroviaria di Susa AMBRDS039 destra Muro 167 2 2.5 01-154051 Pressi della stazione ferroviaria di Susa

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

AMBRDS040 destra Muro 120 2 2.5 01-154051 Confluenza T. Cenischia- Dora Riparia AMBRDS041 sinistra Muro 45 1.5 2 01-154051 S. Costanzo

AMBRDS042 destra Scogliera 60 4 4 01-154051 Susa Ovest

AMBRDS043 sinistra Muro 121 2 2 01-154505 Susa Ovest

AMBRDS044 sinistra Scogliera 20 4.5 4.5 01-154051 Susa Ovest

AMBRDS045 sinistra Scogliera 20 2 2.5 01-154051 Susa Ovest

AMBRDS046 destra Scogliera 52 2 2 01-154051 Susa Ovest

AMBRDS047 destra Scogliera 124 4.5 6 01-154051 Susa Ovest

AMBRDS147 destra Muro 124 4.5 6 01-154051 Susa Ovest

AMBRDS048 destra Muro 45 1 2 01-154051 Susa Ovest

AMBRDS049 destra Scogliera 81 0.5 1.5 01-154051 Susa

AMBRDS050 destra Muro 231 4 5 01-154051 Susa

AMBRDS051 destra Muro 256 2 4 01-154051 Susa

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

AMBRDS052 sinistra Muro 155 2 2.5 01-154051 Susa

AMBRDS053 sinistra Scogliera 25 1.5 2 01-154064 Coldimosso

AMBRDS054 destra Muro 79 1 2.5 01-154064 Coldimosso

AMBRDS055 destra Muro 121 1 1.5 01-154064 Coldimosso presso il F. Dora Riparia AMBRDS056 sinistra Scogliera 209 1 2 01-154064 Coldimosso presso il confine con Bussoleno SENEDS057 destra Muro 280 4 6 01-154064 C. Roncail

SENEDS058 sinistra Muro 28 0 3 01-154051 C. Roncail

SENEDS059 sinistra Scogliera 87 0 4 01-154051 Susa Ovest

SENEDS060 destra Muro 155 01-154054 Susa Ovest

SENEDS061 sinistra Muro 81 0 2 01-154054 Susa Ovest

SENEDS062 destra Muro 104 0 3.5 01-154054 Susa Ovest

SENEDS063 destra Muro 74 0 3 01-154054 Susa Ovest

SENEDS065 destra Gabbioni 12 0 1.5 01-154054 Susa Ovest

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

SENEDS066 sinistra Scogliera 34 1 2 01-154054 Susa Ovest

SENEDS067 sinistra Scogliera 24 1.5 2 01-154054 Susa Ovest

SENEDS068 destra Scogliera 90 0 4.5 01-154054 Susa Ovest

SENEDS069 destra Scogliera 40 1.5 3.5 01-154054 Susa Ovest

AGNEDS070 sinistra Muro 42 0 0 01-154051 Susa presso la confluenza con il T. Cenischia AGNEDS071 sinistra Muro 263.3 0 0 01-154051 Susa presso la confluenza con il T. Cenischia AGNEDS072 sinistra Muro 31 0 0 01-154051 Susa

GIULDS073 sinistra Muro 26.6 1.5 2 01-154051 Susa

GIULDS074 sinistra Muro 66 1.5 2 01-154051 Susa

GIULDS075 sinistra Muro 155 1.5 2 01-154051 Susa

GIULDS076 sinistra Muro 43 1.5 2 01-154051 Susa presso la confluenza con il T. Cenischia GIULDS077 sinistra Muro 116 1 1.5 01-154051 Susa presso la confluenza con il T. Cenischia GIULDS078 sinistra Muro 165 1.5 2 01-154051 C. Nicola

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

AGNEDS079 destra Scogliera 135 01-154051 Presso la confluenza con il R. Scaglione AGNEDS080 sinistra Scogliera 120 01-154064 Chiodo

AGNEDS081 sinistra Muro 303 1 1.5 01-154051 S. Costanzo

AGNEDS082 destra Muro 320 1 1.5 01-154051 S. Costanzo

AGNEDS083 destra Scogliera 304 01-154064 C Bologna-Colombe

SENEDS064 destra Muro 24 0 2 01-154054 Susa Ovest

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

AMBRCV001 15 70 2 1500 01-154051 S. Saturnino

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

Mad. Delle Grazie AGNECA001 a sezione 385.8 01-154051 chiusa S. Saturnino AGNECA002 a sezione 6 82.7 01-154051 chiusa Nord di S. Saturnino AGNECA003 a sezione 142.3 01-154051 aperta S.S. del Monginevro AGNECA004 a sezione 500 01-154051 chiusa Coldimosso presso AGNECA005 a sezione 4.5 184 01-154064 aperta l'immissione in Dora Riparia Urbiano (Mompantero) AMBRCA006 a sezione 89 01-154051 aperta Susa Est AMBRCA007 a sezione 6 592 01-154051 aperta S. Costanzo AMBRCA008 a sezione 4 11.6 1.5 01-154051 chiusa Coldimosso AMBRCA009 a sezione 4 93.3 3.5 01-154064 aperta Coterchio AMBRCA010 a sezione 11 20 01-154051 aperta A valle di Pietrastretta GIULCA011 a sezione 2.6 319 01-154051 aperta Susa GIULCA012 a sezione 377 01-154051 chiusa Susa presso GIULCA013 a sezione 192 01-154051 chiusa l'immissione in Dora Riparia

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

Susa GIULCA014 a sezione 3 215 01-151051 aperta Susa GIULCA016 a sezione 238 01-154051 aperta fondo alveo 01-154051 Braide-Ambruna- GIULCA015 900 Chiodo Ambruna GIULCA017 a sezione 242 01-154064 chiusa Chiodo GIULCA018 a sezione 87 01-154064 chiusa Chiodo GIULCA019 a sezione 130 01-154064 chiusa Braide GIULCA020 a sezione 193 01-155406 chiusa Tra Chiodo e Casellette GIULCA021 fondo alveo 1 2144 01-154064

S. Giuliano- C. Foglia GIULCA022 fondo alveo 0.6 2390 01-154064

C Foglia GIULCA023 fondo alveo 0.5 872 01-154064

Ovest di Casellette GIULCA024 fondo alveo 0.5 287 01-154064

Casellette GIULCA025 fondo alveo 0.5 533 01-154064

Tre Piloni-Coldimosso GIULCA026 a sezione 5 3890 01-154064 aperta

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

Coldimosso-confine GIULCA027 a sezione 5 762 01-154064 aperta comunale con Bussoleno Susa GIULCA028 a sezione 3 172 01-154051 aperta Coldimosso GIULCA029 a sezione 5 110 01-154064 chiusa

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

AMBRBR001 Trattenuta 1 5 1 01-154051 S.P. Susa Meana

AMBRBR002 151.5 01-154051 S.P. Susa Meana

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

AMBRAR021 destra 41 2 2 01-154051 S. Costanzo

AMBRAR022 destra 123 0.3 0.5 01-154051 S. Costanzo

AMBRAR023 sinistra 106 1 1.5 01-154051 S. Costanzo

AMBRAR024 sinistra 14 0.5 0.5 01-154051 S.P. Susa Meana

AMBRAR025 destra 31 0.5 1 01-154051 S.P. Susa Meana

AMBRAR026 destra 19 0.5 1 01-154051 S.S. del Monginevro

AMBRAR027 sinistra 25 0.5 1.5 01-154051 S.S. del Monginevro

AMBRAR028 destra 57 2 2 01-154051 S.S. del Monginevro

AMBRAR029 sinistra 57 2 2 01-154051 S. S. del Monginevro

AMBRAR030 sinistra 28 1 1.5 01-154051 Susa ex ponte degli Alpini

AMBRAR031 sinistra 77 0.5 2 01-154051 Susa ex ponte degli Alpini

Scalzata erosa AMBRAR032 sinistra 28 0 0.5 01-154064 Coldimosso

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

AMBRAR033 sinistra 78 0.5 1 01-154064 Coldimosso

AMBRAR034 destra 333 0.5 0.5 01-154064 Coldimosso

AMBRAR035 sinistra 24 0.5 0.5 01-154064 Coldimosso

AMBRAR037 sinistra 161 0.5 0.5 01-154064 Coldimosso presso l'mmissione in Dora Riparia AMBRAR038 destra 90 2.5 3 01-154064 Coldimosso

AMBRAR036 destra 24 1 1 01-154064 Coldimosso

AMBRAR039 destra 70 3 3.5 01-154164 Coldimosso

AMBRAR040 destra 40 2.5 3 01-154051 Garelli

AGNEAR001 destra 253 2.5 3 01-154064 Coldimosso

AMBRAR002 sinistra 102 0.2 1.5 01-154051 S. Sauturnino

AMBRAR003 sinistra 370 1 2 01-154051 Confluenza Cenischia-Dora Riparia

AMBRAR004 destra 58 1 1.5 01-154051 Mompantero

AMBRAR005 destra 45 0.2 1 01-154051 Mompantero

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

AMBRAR006 sinistra 201 0.5 1.5 01-154051 Mompantero

Dissesto strutturale AMBRAR007 destra 32 0.5 1 01-154051 Mompantero confine comunale

AMBRAR008 destra 78 1 1.8 01-154051 Mompaantero confine comunale

AMBRAR009 sinistra 90 1 1.8 01-154051 Mompantero confine comunale

AMBRAR010 destra 108 1.5 2 01-154051 Presso l'attraversarmento ferroviario

AMBRAR011 sinistra 78 1.5 2 01-154051 Presso l'attraversamento ferroviario

AMBRAR012 226 0 1.8 01-154051 Presso l'immissione in Dora Riparia

AMBRAR013 sinistra 278 0.5 3 01-154051 Presso l'immissione in Dora Riparia

AMBRAR014 destra 484 0 1 01-154051 C. La Maddalena

AMBRAR015 destra 656 1 1.5 01-154051 Tre Piloni

AMBRAR016 sinistra 213 1 1.5 01-154051 Tre Piloni

AMBRAR018 sinistra 935 0.5 3 01-154505 Pietrastretta

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

AMBRAR019 sinistra 170 0.5 1 01-154051 Pietrastretta - confine comunale

AMBRAR020 sinistra 171 0.5 1 01-154051 Susa

AMBRAR041 sinistra 136 1.5 2 01-154051 Coterchio

AMBRAR042 destra 219 1 1.5 01-154051 Garelli

AMBRAR043 sinistra 118 1 1.5 01-154051 Garelli

AMBRAR044 destra 130 0.5 1 01-154051 Susa

AMBRAR045 destra 53 0 1 01-514051 Susa

AMBRAR046 destra 17 0 1 01-154051 Susa

AMBRAR047 sinistra 160 0 0 01-154064 Pressi di Colombe

Argine in terra AMBRAR048 sinistra 179 0.5 2.5 01-154054 Comune di Venaus

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

AGNESO001 Soglia 5 1 01-154051 a nord della ferrovia

AMBRSO002 Soglia 4 0.5 01-154051 Coldimosso

La soglia, associata ad un opera di capatazione, si presenta in buono stato di conservazione. AMBRSO003 Traversa 0 27 0 01-154051 C.Nicola

Soglia associata con un opera di presa a regimazione della Dora Riparia. L'opera è in buono stato di conservazione. AMBRSO004 Soglia 0.38 5.5 1 01-154051 ovest di C. Chiapusso

L'opera si presenta in buono stato di conservazione. AMBRSO005 Soglia 4 1.5 01-154064 Coldimosso

serie di tre soglie AMBRSO006 Soglia 0.5 4 0.5 01-154051 S. Costanzo

AMBRSO007 Soglia 2 5 1 01-154051 ovest di C. Chiapusso

AMBRSO008 Soglia 0.5 25 1 01-154051 Pietrastretta

AMBRSO009 Soglia 0 2.5 0.5 01-154051 est di C. La Maddalena

AMBRSO010 Soglia 2.5 6 1 01-154051 ovest di C Chiapusso

AMBRSO011 Traversa 7 2.5 1.5 01-154051 Pietrastretta

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

AMBRSO012 Salto di fondo 0 2.5 1.5 01-154051 est di C. La Maddalena

AMBRSO013 Traversa 8 34 1 01-154064 S. Giuliano

AMBRSO014 Soglia 2 7 0.5 01-154051 est di C. Chiapusso

AMBRSO015 Traversa 1.5 10 0.5 01-154051 Susa

AMBRSO016 Traversa 0 2.5 0 01-154051 nord di C. La Maddalena

AMBRSO017 Soglia 0 6 1 01-154051 Presso la SS 24 del Moncenisio

AMBRSO018 Traversa 0 16 0.5 01-154051 Presso la confluenza in Dora

AMBRSO019 Traversa 0.3 4.5 1.5 01-154064 Coldimosso

AMBRSO020 Soglia 0 6 1.5 01-154051 A valle del ponte ferroviario

AMBRSO021 Soglia 7 4.5 1.5 01-154064 Coldimosso

GIULSO022 Traversa 1.5 41 0.5 01-154064 est di S. Giuliano

GIULSO023 Traversa 1.5 35 0.5 01-154064 C. Foglia

GIULSO024 Traversa 1.5 25 0.5 01-154064 Coldimosso

domenica 30 marzo 2014 comune provincia Susa TO

SENESO025 Traversa 0 16 0 01-154054 Impianto idroelettrico

domenica 30 marzo 2014