Sergio Leone

Sergio Leone (Roma, 3 gennaio 1929 – Roma, 30 aprile 1989) è stato un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico italiano. È stato uno dei più importanti registi della storia del cinema italiano e internazionale, particolarmente noto per i suoi film del genere spaghetti- western. Nonostante abbia diretto pochi film, la sua regia ha fatto scuola e ha contribuito alla rinascita del western negli anni sessanta, grazie a titoli come Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più, Il buono, il brutto, il cattivo (che formano la cosiddetta "trilogia del dollaro"), C'era una volta il West e Giù la testa, mentre con C'era una volta in America ha profondamente rinnovato il lessico dei gangster movie (queste ultime tre pellicole compongono invece la "trilogia del tempo"). Nel 1972 con Giù la testa è stato vincitore del David di Donatello per il miglior regista. Nel 1985 con C'era una volta in America ha vinto il Nastro d'argento al regista del miglior film, è stato nominato al Golden Globe per il miglior regista ed è stato nominato al David di Donatello per il miglior regista straniero. Nel 1984 gli è stato inoltre assegnato il David di Donatello René Clair (premio che ora non viene più assegnato). Il 9 ottobre 2014 gli è stato attribuito, alla cerimonia del Premio America presso la Camera dei deputati, un premio speciale alla memoria dalla Fondazione Italia USA.

Biografia

Le origini e gli inizi Leone nacque a Roma il 3 gennaio del 1929, figlio di Roberto Roberti (nome d'arte di Vincenzo Leone), un regista e attore originario di Torella dei Lombardi (in provincia di Avellino), considerato uno dei pionieri del cinema muto italiano, e di Bice Waleran (nome d'arte di Edvige Valcarenghi), un'attrice romana nata da una famiglia milanese di remote origini austriache. Leone iniziò a lavorare nell'ambiente cinematografico già a diciotto anni. Ebbe infatti una piccola parte, come comparsa, in Ladri di biciclette di Vittorio De Sica (è uno dei preti tedeschi sorpresi dalla pioggia). Successivamente Leone inizierà ad interessarsi del genere peplum basato su azioni eroiche ed epiche di soldati e imperatori sia greci che romani. Gli anni cinquanta: i pepla e i primi lavori importanti] I primi lavori di un certo rilievo lo videro come assistente regista o direttore della seconda unità (non accreditato) in alcune produzioni hollywoodiane di grande importanza, girate agli studi di Cinecittà a Roma, nel periodo della cosiddetta Hollywood sul Tevere: quelli degni di nota sono Quo vadis? di Mervyn LeRoy (1951) e soprattutto il colossal Ben-Hur di William Wyler(1959), vincitore di 11 Oscar. Nel 1959 subentra a Mario Bonnard, colpito da una malattia che lo costrinse ad abbandonare il set, alla regia di Gli ultimi giorni di Pompei, al quale aveva collaborato alla sceneggiatura. Tuttavia i titoli di apertura del film non riportano il suo nome ma solo quello di Bonnard. Come risultato, quando finalmente ebbe la possibilità di debuttare da solo come regista con Il colosso di Rodi (1961), grazie alla lunga esperienza, Leone riuscì a produrre il film con un basso budget che sembrasse tanto spettacolare quanto un vero e proprio kolossal di Hollywood. La vicenda, ambientata nell'isola di Cipro, aveva come protagonisti due amanti: un viaggiatore e la figlia del re di Rodi, finanziere della costruzione di un enorme gigante di bronzo in grado di versare braci ardenti sui viaggiatori nemici che osavano avvicinarsi troppo all'isola.

Gli anni sessanta: gli "spaghetti-western" e il successo Nei primi anni sessanta, la richiesta di peplum si esaurì, e Leone fu fortunato a essere tra i primi pionieri del genere che prese il loro posto nelle preferenze del largo pubblico: il western, dando anzi vita a un proprio importante sottogenere di matrice italiana, noto con il nome di spaghetti-western, il cui modello di stile divenne il primo film del genere del regista: Per un pugno di dollari del 1964, uno dei più famosi della storia del genere. Il film ricalca in gran parte la trama de La sfida del samurai (in giapponese Yojimbo), film di Akira Kurosawa del 1961. Infatti Leone fu accusato di vero e proprio plagio da Kurosawa, che vinse la causa ottenendo come risarcimento i diritti esclusivi di distribuzione di Per un pugno di dollari in Giappone, Corea del Sud e Taiwan, nonché il 15% dello sfruttamento commerciale in tutto il mondo. Con questo film Leone fa rivivere l'epoca di questo genere che aveva successo soprattutto in America negli anni trenta e quaranta con i film di John Ford e John Wayne. Sergio Leone inoltre, lavorando a questo film, ha lanciato nel firmamento delle star Clint Eastwood, che fino ad allora era rimasto un modesto attore televisivo statunitense con pochi ruoli al suo attivo. Per la regia Leone si firmò Bob Robertson, un'anglofonizzazione del nome d'arte usato dal padre Vincenzo, Roberto Roberti. La versione definitiva del film fu fortemente condizionata dai problemi di budget basso e in parte alle numerose ubicazioni spagnole; presenta una violenta e moralmente complessa visione del Far West statunitense che sembra da un lato rendere tributo ai classici western, mentre da un altro se ne distacca nei toni. I due film seguenti, Per qualche dollaro in più (1965) e Il buono, il brutto, il cattivo(1966), completano quella che è conosciuta come la "trilogia del dollaro". Ciascuno di questi film ha potuto beneficiare di un budget sempre maggiore e di migliori mezzi tecnici del precedente, e le capacità del regista sono riuscite anche a produrre risultati via via superiori anche al botteghino, dato il successo di pubblico. Tutti e tre i film si avvalsero delle notevoli colonne sonore di Ennio Morricone, compositore reso noto proprio grazie a queste opere, che accompagnerà Leone nella realizzazione di tutti i successivi film fino a C'era una volta in America (1984). Basandosi su questi successi, nel 1967 Leone dirige quello che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere il suo ultimo western: C'era una volta il West. Girato negli scenari della Monument Valley, in Italia e in Spagna, il film risultò come una lunga, violenta e quasi "onirica" meditazione sulla mitologia del West. Al soggetto collaborarono anche due altri grandi registi, Bernardo Bertolucci e Dario Argento; quest'ultimo, all'epoca, era ancora quasi completamente sconosciuto. La sceneggiatura fu invece scritta da Sergio Donati, insieme a Leone. Prima dell'uscita nelle sale, tuttavia, il film fu ritoccato e modificato dai responsabili dello studio; infatti di esso esiste una versione più accorciata di circa 165 minuti. La pellicola è stata riscoperta e rivalutata solo anni dopo, con il montaggio del regista che dura complessivamente circa 175 minuti. Oggi la pellicola è considerata, insieme a Il buono, il brutto, il cattivo e C'era una volta in America, tra le migliori del regista, ed è uno dei capisaldi del genere western.

Gli anni settanta: i film negli USA Successivamente Leone diresse Giù la testa nel 1971, un progetto messo su in poco tempo con un budget medio, interpretato da James Coburn e Rod Steiger. La pellicola è quella dove forse Leone manifesta maggiormente le sue riflessioni sull'umanità e la politica. Secondo alcuni si tratterebbe di un film scomodo, bombarolo, visto il messaggio politico prima dei titoli di apertura tratto dai pensieri di Mao Tse-tung ed anche il titolo statunitense: A Fistful of Dynamite, ovvero "un pugno di dinamite". Leone nel frattempo non rimase completamente inattivo: scrisse varie sceneggiature e soprattutto diresse — per sua stessa ammissione — varie sequenze del film di Tonino Valerii Il mio nome è Nessuno con Terence Hill e Henry Fonda ma, si fece accreditare solo come produttore esecutivo e soggettista. Sergio Leone collaborò inoltre, nello stesso periodo, con il regista Damiano Damiani nella pellicola Un genio, due compari, un pollo, girandone le scene iniziali e diventandone assieme a Claudio Mancini il produttore esecutivo. Anche durante la lavorazione di questo film, il nome di Sergio Leone non fu accreditato nei titoli di apertura. Successivamente con la sua casa di produzione Rafran produsse anche Il gatto del (1977) di Luigi Comencini e Il giocattolo del (1979) di Giuliano Montaldo.

Gli anni ottanta: il ritorno in Italia dopo aver rifiutato un'offerta per dirigere Il padrino (The Godfather), Leone produsse due film di : Un sacco bello (1980) e Bianco, rosso e Verdone (1981). Infatti il regista era molto amico del padre di Carlo: Mario Verdone, noto critico romano di cinema, e come un padre Leone aiutò Carlo nella realizzazione dei suoi primi due film, consigliandolo nelle scelte di regista. Dalla seconda metà degli anni sessanta fino agli anni ottanta Sergio Leone lavorò per circa dieci anni a un proprio progetto epico, questa volta incentrato sull'amicizia di due gangster ebrei a New York: C'era una volta in America (1984): era un'idea nata prima ancora di C'era una volta il West. Il film ebbe grande successo di pubblico e critica in tutto il mondo, tranne che negli USA in cui fu proposta dalla produzione una versione ridotta nella durata (140 minuti anziché 220) e sconvolta nella struttura temporale. Il rimontaggio dell'opera causò dunque un flop sul mercato americano, anche se la versione originale proposta anni dopo sia in VHS che in DVD riscosse grande apprezzamento. Il film è considerato l'ultimo capolavoro del regista. Nel 2011 i figli di Sergio Leone hanno acquistato i diritti del film per l'Italia e hanno annunciato un'opera di restauro della pellicola. L'operazione ha previsto anche l'aggiunta di 25 minuti di scene eliminate, presenti nel primo montaggio realizzato dal regista, e il ripristino del doppiaggio originale. La pellicola, restaurata dalla Cineteca di Bologna, è stata proiettata il 18 maggio 2012 al 65º Festival di Cannes, con la presenza in sala di Robert De Niro, James Woods, Jennifer Connelly, Elizabeth McGovern ed Ennio Morricone. Il film in versione restaurata è stato proiettato al cinema dal 18 al 21 ottobre 2012 e dall'8 all'11 novembre 2012. È uscito in DVD e Blu-Ray il 4 dicembre 2012. Nel 1986 Sergio Leone si ritrova di nuovo a lavorare con l'amico Carlo Verdone, questa volta nella realizzazione del film Troppo forte con Verdone, e Alberto Sordi protagonisti. Leone ne scrisse il soggetto e la sceneggiatura assieme a Verdone e a Rodolfo Sonego.

Gli ultimi progetti e la morte Quando morì il 30 aprile 1989 per un attacco di cuore, il regista era al lavoro su un progetto che avrebbe dovuto riguardare l'Assedio di Leningrado durante la Seconda guerra mondiale. Il film avrebbe dovuto raccontare oltre che le pagine più drammatiche della guerra in Russia, una storia d'amore tra un giornalista americano e una ragazza russa, in un ideale messaggio di pace fra le due superpotenze. L'URSS di Gorbaciov, in piena perestrojka, aveva già concesso alla casa di produzione del regista un'autorizzazione di massima per le riprese sul suolo sovietico ma la morte di Leone fece sfumare tutto. Successivamente nel 2001 il regista Jean-Jacques Annaud si ispirò a questo soggetto per Il nemico alle porte, trasferendo però l'azione nell'Assedio di Stalingrado. Sergio Leone è stato anche regista di spot pubblicitari, come nel caso del premiatissimo "Il diesel si scatena" girato nel 1981, su commissione della Publicis, per reclamizzare la Renault 18. Nel 2004 è stato reso pubblico dal figlio un lungo trattamento inedito, quasi una pre sceneggiatura, di una cinquantina di pagine, intitolato Un posto che solo Mary conosce, pubblicato poi in esclusiva mondiale dal mensile di cinema italiano Ciak. Quest'ultimo progetto - scritto insieme a Luca Morsella (suo aiuto-regista in C'era una volta in America) e a Fabio Toncelli (autore di documentari) - è l'unico di cui rimane una stesura completa ed esauriente della trama e dei personaggi. Si trattava di un progetto di un nuovo film western pensato per due grandi attori americani (si parlò allora delle stelle nascenti Richard Gere e Mickey Rourke). Le vicende dei protagonisti si svolgono sullo sfondo di un grande affresco storico, la Guerra di secessione americana, secondo le linee e le tematiche più pure del cinema "leoniano". La salma del regista è sepolta nel piccolo cimitero del borgo di Pratica di Mare.

Lo stile e la tecnica del western] Leone portò nel genere western (e non solo) grandi novità, e il suo stile ha influenza ancora oggi. Nei western tradizionali americani, tanto gli eroi, quanto i cattivi tendono a essere perfetti nella loro indole e nei loro stereotipi. Al contrario i personaggi di Leone presentano elementi di marcato realismo e verità: raramente sono sbarbati e appaiono sporchi e talvolta rozzi. Si presentano in genere come antieroi, personaggi dalle personalità complesse, astuti e spesso senza alcuno scrupolo. Questi elementi di crudo realismo continuano a vivere in alcuni western odierni. "Da C'era una volta il West in poi il sogno americano di Leone inventa una delle più entusiasmanti avventure di emigrazione intellettuale di un europeo verso gli Stati Uniti degli ultimi cinquant'anni. Lo sguardo si allarga e il regista, pur mantenendo la capacità analitica di scomposizione dell'azione e di arresto del tempo, conquista il senso dello sguardo fordiano, il piacere di far cavalcare l'occhio entro coordinate geografiche conosciute" (G. Brunetta). Curiosità su Sergio Leone e omaggi

Per la sua importanza nello sviluppo del cinema, non solo per quel che riguarda il western, nel 1992 Clint Eastwood, regista e interprete de Gli spietati, inserì nei titoli di coda la dedica "A Sergio". Lo stesso ha fatto undici anni dopo, nel 2003, Quentin Tarantino, nei titoli di Kill Bill vol. 2. Grande amante del cinema italiano e di Leone, secondo un aneddoto raccontato dallo stesso regista sul set de Le iene del 1992, agli inizi della propria carriera non conoscendo ancora tutti i termini tecnici cinematografici era solito chiedere ai propri cameraman "give me a Leone", ovvero "datemi un Leone", per avere uno di quei suggestivi primissimi piani sui dettagli, marchio di fabbrica del geniale regista romano. Sempre Quentin Tarantino lo ha definito il primo regista post-moderno, che ha influenzato numerosissimi registi (lo stesso Tarantino, Sam Peckinpah, John Woo, Martin Scorsese, Brian De Palma e Clint Eastwood solo per citarne alcuni). Stanley Kubrick dichiarò che se non avesse visto i film di Sergio Leone non avrebbe mai potuto realizzare Arancia meccanica e parole simili le pronunciò anche Sam Peckinpah dopo l'uscita de Il mucchio selvaggio; successivamente Leone dichiarò che Kubrick lo chiamò durante la lavorazione di Barry Lyndon per tentare un'analoga fusione tra immagine e musica di cui era maestro il regista italiano. Gore Verbinski con la sua pellicola Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo ha voluto render omaggio a Sergio Leone riguardo al film Per qualche dollaro in più, di cui è un grande fan, con la scena in cui Tia Dalma e Davy Jones posseggono due carillon identici, legati uno con l'altro. Lo stesso Verbinski ha omaggiato ancora Leone inserendo numerosi riferimenti a scene, costumi, ambientazioni, musiche e personaggi della trilogia del dollaro nel film Rango. I fratelli Coen dopo l'uscita del loro film Il Grinta dichiararono che il loro film di genere western preferito era C'era una volta il West. Robert Zemeckis nella trilogia Ritorno al Futuro fa esplicitamente riferimento al film di Sergio Leone Per un pugno di dollari. Pasquale Squitieri ossequiò Leone con Li chiamarono... briganti!. Nonostante le positive critiche internazionali e il successo del pubblico, non è mai stato nominato per un Oscar. Il titolo del film C'era una volta in Messico è stato suggerito al regista Robert Rodríguez da Quentin Tarantino come omaggio a Sergio Leone e ai suoi capolavori C'era una volta il West e C'era una volta in America. Il film Il buono, il matto, il cattivo diretto da Kim Ji-Woon si ispira e vuole essere un omaggio a Il buono, il brutto, il cattivo di Sergio Leone. Nel fumetto Durango di Yves Swolfs, precisamente nel numero 5 "Gli Sciacalli", il protagonista si trova sulla tomba di un uomo chiamato Bob Robertson ossia lo pseudonimo usato da Leone quando diresse Per un pugno di dollari e inoltre è presente una fotografia che ritrae il regista. Nel film Django Unchained del 2012 di Quentin Tarantino il regista statunitense richiama la battuta finale de "Il buono, il brutto e il cattivo" con il famoso "Lo sai di chi sei figlio tu?! Sei figlio di una grandissima puttana!". Nel 1969 durante un viaggio di lavoro negli USA, Sergio Leone e lo sceneggiatore Luciano Vincenzoni, ricevettero un invito per un dopocena da uno scrittore americano amico di Vincenzoni a casa di Sharon Tate (all'epoca, moglie di Roman Polanski). A causa di un secondo invito nei confronti di Vincenzoni da parte di un produttore a trascorrere il fine settimana a casa sua, Sergio Leone rimase solo. Il giorno successivo alla serata, Vincenzoni apprese dalla televisione del massacro avvenuto in casa di Sharon Tate nel quale erano stati tutti assassinati dalla banda di Charles Manson... Consapevole che Sergio era lì pensò che fosse morto assieme agli altri, solo più tardi apprese che Sergio aveva rinunciato all'ultimo minuto perché parlava inglese poco e male e non aveva voglia di rimanervi.