Università Popolare

Rosignano Solvay

presenta

Programma Turistico 2019

UNIVERSITA’ POPOLARE, Rosignano Solvay (Li) Via E. Solvay 40 Tel. 0586 761526 Queste “Proposte Turistiche” sono state espressamente redatte per i Soci della Università Popolare di Rosignano Solvay (LI), fruendo della L.R.T. 42/2000 con capacità di agire ai sensi degli art. 90, 91 e 92.

Per informazioni, iscrizioni, pagamenti, rivolgersi a:

Segreteria UNIVERSITA’ POPOLARE, Rosignano Solvay (Li) Via E. Solvay 40 Tel. 0586 761526 [email protected]

il lunedì, il mercoledì e il venerdì, dalle ore 17,00 alle ore 19,00

N.B.

I pagamenti possono essere effettuati:

- In contanti da versare alla Segreteria dell’Università Popolare - Assegno di c/c bancario intestato a Università Popolare - Bonifico Bancario sul c/c dell’Università Popolare c/o la Banca Credito Cooperativo Castagneto Carducci (filiale di Rosignano Solvay) IBAN IT14N0846125100000010688497

Gita di Fine Anno Fiuggi (FR) (29 – 30 – 31 dicembre / 1 gennaio 2019)

29 Dicembre

Ore 6.45 Ritrovo dei Sig.ri partecipanti c/o il Teatro Solvay, carico bagagli e partenza in Bus GT Brevi soste durante il percorso.

Arrivo a Fiuggi, sistemazione in Hotel e pranzo.

Nel pomeriggio visita alla cittadina di Ferentino

Rientro in Hotel per la cena e pernottamento.

30 Dicembre

Prima colazione in Hotel

Partenza in Bus per la visita guidata alla cittadina di Veroli

Rientro in Hotel per il pranzo.

Nel pomeriggio partenza per la visita guidata all’ Abbazia di Casamari.

Nel tardo pomeriggio rientro in Bus in Hotel; cena e pernottamento.

31 Dicembre

Prima colazione in Hotel e visita guidata al Castello di Fumone.

Rientro in Hotel per il pranzo.

Pomeriggio libero

Cenone e Veglione in Hotel con musica dal vivo, cotillon, brindisi e lenticchie a mezzanotte, ricordino della serata.

Pernottamento in Hotel

1 Gennaio

Prima colazione in Hotel e mattinata a disposizione. Pranzo Capodanno in Hotel

Nel pomeriggio partenza per Rosignano Solvay, con arrivo previsto per le ore 21,00

Quota individuale di partecipazione ...... 420,00

Supplemento camera Singola...... 30,00

Termine iscrizioni 23 novembre 2018

Modalità di pagamento:

- All’atto dell’iscrizione dovranno essere versati 75,00 Euro - La rimanenza entro e non oltre il 10 dicembre 2018 La Quota comprende:

- Bus GT a disposizione per la durata della gita. - Sistemazione in ottimo Hotel 3 Stelle in camere doppie con servizi privati e trattamento di pensione completa (comprese le bevande) - Cenone di Fine Anno - Uso dell’area benessere (Dedalo) dell’Hotel, con vasche idro e vasche kneipp, docce emozionali, area relax. - Le escursioni come da programma - Servizio Guida nelle escursioni - Assicurazione

La Quota non comprende:

Le mance, gli ingressi a musei e/o monumenti, tassa di soggiorno (1,20 Euro /gg), gli extra in genere e tutto quello non compreso alla voce la Quota comprende.

Le Escursioni

Abbazia di Casamari (Km 40) Perla dell’architettura gotico-cistercense in Italia. Fondata nel 1005 come cenobio benedettino, passò nel 1140 ai cistercensi, che nel secolo successivo la riedificarono secondo i canoni architettonici dell’Ordine. Di particolare interesse è la basilica, la sala capitolare ed il museo dell’Abbazia.

Veroli (Km 29) Città di origine antichissima, sorge su un colle nel settore sud-orientale dei Monti Ernici. Di epoca preromana sono le mura poligonali che, con sovrapposizioni romane e medioevali ancora oggi sono visibili, cadde sotto il dominio di Roma, ma rimasta ad essa sempre fedele ottenne già nel 90 a.C. la municipalità romana e con essa autonomia amministrativa. Testimonianza del periodo dell'alleanza con Roma sono i Fasti Verulani (I sec. d.C.), un particolare calendario romano marmoreo, bellissima la cattedrale di Santa Maria Salome, al cui interno si trova la Scala Santa Tempo

Ferentino (Km 21) Città ernica, conserva ancora ben visibile la cerchia di mura poligonali, lunga circa due chilometri, che proteggeva la comunità risalente ai secoli VIII° -IV°. Nel XIII° secolo venne scelta da papa Innocenzo III° quale capoluogo della regione del Lazio meridionale, allora chiamata Campagna e Marittima, fu in seguito residenza di molti Papi. La Chiesa di Santa Maria Maggiore è un bellissimo esempio, per eleganza di forme, di gotico- ogivale, edificata nel XIII° secolo ad opera dei monaci cistercensi, la Cattedrale edificata sulla sommità dell’Acropoli è un bellissimo esempio di arte Cosmatesca. Tempo visita 2h00’

Fumone (Km 15) Borgo medievale caratteristico e suggestivo, fu prigione di Papa Celestino V; nel tempo mantiene la sua funzione di controllo e trasmissione delle notizie.

Venezia e la Riviera del Brenta (9 ÷ 11 aprile 2019)

1° Giorno Ore 7,00 Ritrovo presso la Sede U.P. via E. Solvay 40, Rosignano S., e partenza in Bus GT. Breve soste durante il percorso e arrivo a Stra (Ve); pranzo in ristorante. Dopo il pranzo, breve trasferimento a Villa Pisani per la visita guidata.

Villa Pisani Museo Nazionale, la “Regina delle ville venete”, è una delle principali mete turistiche del Veneto. Situata lungo l’incantevole Rivera del Brenta, la maestosa villa dei nobili Pisani ha ospitato nelle sue 114 stanze dogi, re e imperatori, ed oggi è un museo nazionale che conserva arredi e opere d'arte del Settecento e dell'Ottocento, tra cui il capolavoro di Gianbattista Tiepolo “Gloria della famiglia Pisani”, affrescato sul soffitto della maestosa Sala da Ballo. E ieri come oggi il parco incanta per le scenografiche viste, le originali architetture, dalla Coffee House all’Esedra, il famoso labirinto di siepi, tra i più importanti d'Europa, la preziosa raccolta di agrumi nell’Orangerie e di piante e fiori nelle Serre Tropicali, "tutto quello che può ricreare la vista e soddisfare il gusto", come vantava Almorò Pisani.

Nel tardo pomeriggio trasferimento in Bus a Sottomarina/Chioggia. Sistemazione in Hotel, cena e pernottamento.

2° Giorno Prima colazione in Hotel e trasferimento in motonave da Chioggia/Sottomarina a Venezia. Incontro con la guida e visite guidate a la Basilica di San Marco e Palazzo Ducale.

Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio visita ai sestieri di Dorsoduro e Santa Croce; tempo libero per acquisti. Ritrovo dei sig.ri partecipanti in luogo convenuto e rientro in Hotel con motonave. Cena e pernottamento in Hotel.

3° giorno: Prima colazione in Hotel e trasferimento in motonave da Chioggia/Sottomarina a Murano. Incontro con la guida e visita dell'isola.

Pranzo in ristorante. Transfer di rientro in motonave a Chioggia /Sottomarina. Partenza in Bus per Rosignano Solvay, con arrivo previsto per le ore 22,00

Quota individuale di partecipazione: Euro 370,00 Supplemento Camera Singola: Euro 40,00

Modalità di pagamento:

- All’atto dell’iscrizione: 75,00 Euro

- La rimanenza entro e non oltre il 22 marzo 2019

La quota comprende:

- Bus a disposizione per la durata del viaggio - Pranzo a Stra il primo giorno (bevande incluse) - Biglietto d'ingresso per Villa Pisani - n. 2 guide per la villa (obbligatori due turni di visita) - n. 2 pernottamenti in Hotel *** a Chioggia/Sottomarina con sistemazione in camera doppia con trattamento ½ pensione (comprese le bevande) - Transfer in motonave da Chioggia/Sottomarina a Venezia a/r - Guida turistica a Venezia mattino e pomeriggio tot. h. 4 - Ingresso per Palazzo Ducale + Basilica San Marco (salta fila) - Radio-auricolari per visita giornaliera - Pranzo in ristorante a Venezia menù di carne o pesce (bevande incluse) - Transfer in motonave da Chioggia/Sottomarina a Murano a/r - Guida turistica h. 2 a Murano - Pranzo a base di pesce in ristorante a Murano (bevande incluse) - Assicurazione viaggio (assistenza e spese mediche)

La quota non comprende:

- Eventuale tassa di soggiorno, mance, eventuali altri ingressi a musei e monumenti non espressamente citati. e tutto quello indicato nel presente programma.

Civita di Bagnoregio ed il Lago di Bolsena “…dalla Città che muore al suggestivo Lago” (1 Maggio 2019)

Ore 6.45 Ritrovo dei Sig.ri partecipanti c/o il Teatro Solvay, carico bagagli e partenza in Bus GT Brevi soste durante il percorso. Arrivo a Civita di Bagnoregio nota come “la città che muore”; luogo di struggente bellezza posto su un'isolata massa tufacea nel mezzo della Valle dei Calanchi e collegato al mondo da una stretta passerella. “Andare a Civita è come intraprendere un viaggio a ritroso nel tempo, dove tutto si è fermato”. Salita con i pulmini all’antico abitato da cui si domina uno dei panorami più suggestivi sulle famose 'crete’. Visita al Duomo, al luogo della casa natale di S. Bonaventura e al solitario e silenzioso borgo, testimonianza della civiltà etrusca, di cui Civita fu un importante centro.

Al termine della visita trasferimento in Bus per il Lago di Bolsena e pranzo in un ottimo ristorante in riva al lago.

Nel primo pomeriggio passeggiata nel pittoresco centro storico di Bolsena, con visita alla Chiesa di S. Cristina del IV sec., alla Grotta della Santa che conserva la pietra con la sua impronta e alla Cappella del Miracolo Eucaristico, con le pietre bagnate dal sangue del SS. nel miracolo avvenuto nel 1263. Nel tardo pomeriggio partenza in Bus per Rosignano Solvay, con arrivo previsto per le ore 21,00.

Quota individuale di partecipazione: 70,00 Euro

Pagamento all’atto dell’iscrizione

La Quota comprende:

- Viaggio A/R in Bus GT - Pranzo in ristorante (comprese le bevande) - Visite come da programma - Assistenza Guida turistica - Assicurazione

La Quota non comprende:

- Le mance, gli extra in genere, eventuali altri ingressi a Musei o Monumenti, e tutto quello non compreso alla voce “La Quota Comprende”.

La Sicilia (4 ÷ 15 giugno 2019)

1° Giorno

Ore 07.20 Ritrovo dei Sig.ri partecipanti c/o il Teatro Solvay, carico bagagli e partenza in Bus GT Brevi soste e pranzo durante il percorso. Arrivo a Salerno, disbrigo delle formalità d’imbarco, sistemazione a bordo del traghetto in cabine prenotate e partenza con alla volta di . Cena libera.

2° Giorno

Arrivo a Catania nella tarda mattinata, e trasferimento in Bus al Resort Athena, che sorge nel comune di Ragusa. Sistemazione nella camera. Pranzo, cena e pernottamento.

Dal 3° al 10° Giorno

Pensioni complete in Resort.

Escursioni di ½ giornata a:

- Noto

- Caltagirone

- Modica

- Ragusa

- Piazza Armerina

E di una intera giornata a:

- Taormina

- Siracusa

11° Giorno

Prima colazione in Hotel, carico bagagli e partenza per Taormina.

Giornata dedicata alla visita guidata a questa bella località Siciliana. Pranzo in Ristorante.

Nel tardo pomeriggio trasferimento in Bus per Catania. Disbrigo delle formalità d’imbarco, sistemazione a bordo del traghetto in cabine prenotate e partenza con alla volta di Salerno. Cena libera.

12° Giorno

Arrivo a Salerno nella tarda mattinata. Partenza in bus e sosta per il pranzo.

Proseguimento del viaggio in bus per Rosignano Solvay, con arrivo previsto per le ore 21,30

Quota individuale di partecipazione: 850,00 Euro

Supplemento camera singola: 120,00 Euro

Modalità di pagamento:

All’atto dell’iscrizione 100,00 Euro

Entro il 15 febbraio ulteriori 100,00

Saldo entro il 18 maggio 2019

La Quota comprende:

- Bus GT a disposizione per tutta la durata del viaggio.

- Viaggio Salerno-Catania A/R con sistemazione in cabine interne con servizi.

- Soggiorno in Resort 4 Stelle in camere doppie (singole/triple quando richiesto) e trattamento di pensione completa.

- Pranzi del 1° e 12° giorno in ristorante.

- Pranzi in ristorante a Siracusa e Taormina.

- Bevande ai pasti principali (acqua e vino).

- Le escursioni come da programma.

- Assistenza guida turistica per le escursioni

- Assicurazione medico bagaglio.

La Quota non comprende:

Eventuali tasse di soggiorno, le mance, gli ingressi a musei e monumenti, le cene sul traghetto, gli extra in genere, e tutto quello non compreso alla voce La Quota Comprende.

Possibilità di usufruire dei servizi di 1° colazione e cena, a bordo del traghetto durante i viaggi di andata e ritorno, con questi menù concordati:

Prima colazione:

- Tazza di caffè o caffelatte o te

- 2 panini con burro e marmellata o 1 croissant

- 1 succo di frutta

- 1 yogurt

Cena:

- Antipasto

- Primo piatto

- Secondo & contorno

- Formaggio

- Frutta di stagione

- Dolce di stagione

- 1 pane

- ½ acqua o bevanda analcolica o ¼ di vino o birra italiana

Il costo complessivo di una 1° Colazione + una Cena è di 15,00 Euro/cad.

N.B. - Da comunicare l’adesione all’atto dell’iscrizione.

Il Resort Athena

Il Resort Athena , che sorge nel comune di Ragusa; immerso in un ambiente incontaminato e lambito dall'incantevole Riserva Naturale del Pino D'Aleppo e si affaccia sul mare a ridosso dell'antica e mitica città greca di Kamarina. Il Resort: dispone di camere con balcone privato o veranda, si distinguono in doppie, triple e quadruple con brandina (80x190) o letto a castello, tutte dispongono di aria condizionata e riscaldamento, servizi privati con asciugacapelli, telefono, tv color, cassetta di sicurezza, frigobar (servizio bevande e snack su richiesta a pagamento).

Ristorazione

1° Colazione, pranzo e cena a buffet con acqua, vino e birra alla spina. Durante il soggiorno saranno organizzate serate a tema. Animazione, Sport e Servizi

Il Resort dista 4,8 Km dalla suggestiva spiaggia finissima e con uno stupendo palmeto. Raggiungibile in soli 7 / 8 minuti con un servizio navetta continuato dalle ore 9,00 alle ore 19,00. Spiaggia attrezzata con ombrelloni, lettini, canoe e pedalò. In spiaggia è disponibile uno chalet con bar.

Animazione: l’attività di animazione, prevede animazione diurna con giochi, tornei, sport, musica, balli di gruppo e caraibici, piano bar Serale con baby dance, spettacoli musicali, cabaret. SERVIZI: bar corpo centrale, bar piscina olimpionica, bar spiaggia, pizzeria a pagamento, supermarket, boutique abbigliamento, artigianato, tabacchi, centro benessere, sala tv, un centro fitness con attrezzature all’avanguardia, parafarmacia, discoteca, anfiteatro, sala congressi.

Sport: 3 campi di calcio in erba regolamentari 5-7-11 giocatori, 5 campi da tennis con illuminazione notturna (a pagamento), 6 campi di bocce,1 campo da basket, 1 campo polivalente basket/pallavolo, 1 campo da beach volley, 1 campo di mini-golf, 3 piscine di cui 1 olimpionica, ping pong, canoe, pedalò, beach volley. Tensostruttura per 600 persone.

Noto - La capitale del Barocco

Da qualunque direzione Voi la raggiungiate, la vedrete svettare sull’altopiano coperto da agrumeti che domina la Valle dell’Asinaro. Vi apparirà fin da subito di un’armonia nelle forme che rasenta quasi la finzione. Definita la “Capitale del Barocco”, nel 2002 il suo centro storico è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO, insieme con il Val di Noto.

Noto ha origini antichissime, ma per come oggi appare è il frutto della ricostruzione dopo il devastante terremoto del 1693 che la distrusse completamente. Venne così ricostruita su un luogo più ampio e sicuro, con impianto lineare, strade parallele e ampie, utilizzando la pietra locale calcarea chiara e compatta, a cui il tempo ha conferito un meraviglioso color oro con sfumature tendenti al rosa. Le strade principali sono tre e scorrono da est a ovest, l’obiettivo è che il sole le illumini sempre. L’ingresso al centro storico è annunciato dalla Porta Reale, un impattante arco di trionfo dell’800, costruito per la visita del re Ferdinando II di Borbone detto il re delle due Sicilie. Davanti a Voi si aprirà l’asse principale della città Corso Vittorio Emanuele. Percorrendo pochi metri, giungerete nella prima delle tre piazze, Piazza Immacolata. Qui in cima ad un’imponente scalinata troverete la chiesa di San Francesco all’Immacolata, caratterizzata da una bellissima e semplice facciata barocca. All’interno troverete un ricordo della “Noto antica”, sull’altare la vergine col bambino dipinta su legno (opera attribuita a Monachello 1564).

Porta Reale - Ingresso città di Noto

Chiesa San Francesco

A sinistra della chiesa di San Francesco vedrete l’elegante monastero di S.s. Salvatore con la bellissima torre e il belvedere. Dalla parte opposta l’ex convento di clausura di Santa Chiara. Continuando a percorrere Corso Vittorio Emanuele arriverete a piazza municipio, dove potrete ammirare la Cattedrale e Palazzo Ducezio. Percorrendo ancora qualche metro rallenterete d’un tratto: la vostra attenzione verrà catturata da una via Nicolaci, una strada in pendenza delimitata da bellissimi palazzi barocchi, caratterizzati da balconcini molto fantasiosi, adornati da sirene, putti, cavalli e perfino leoni e personaggi della mitologia.

Tra i palazzi quello sicuramente maggiormente degno di nota è Palazzo Nicolaci, aperto al pubblico e assolutamente da visitare. Tornando sul Corso, e proseguendo ancora per qualche metro vi imbatterete in piazza XVI MAGGIO. Qui potrete ammirare Villa D’Ercole d’origine settecentesca, la Chiesa di San Domenico, ed infine completando il giro su Voi stessi il Teatro Vittorio Emanuele, risalente quest’ultimo all’800. Se il periodo che avete scelto per visitare questa deliziosa cittadina è tra luglio e settembre e non avete voglia di girarla con le tipiche temperature di quei mesi, non preoccupatevi: al tramonto Vi apparirà ancora più bella! Appena le luci cominciano ad accendersi. Si apre il sipario e via allo spettacolo! I palazzi storici e le chiese sono aperte fino a tarda sera, quindi avrete tutto il tempo di visitarle. Noto Vi riserverà delle bellissime sorprese, noi ve ne abbiamo anticipata solo qualcuna!

Modica Le chiese solitamente non si affacciano su piazze, ma su imponenti e scenografiche scalinate modellate sui declivi delle colline. Lo stile prevalente dei monumenti è quello comunemente identificato come tardo barocco, ma più specificatamente, per quel che riguarda Modica, dobbiamo parlare del Barocco siciliano della Sicilia sud orientale, quello successivo al catastrofico terremoto del Val di Noto del 1693. Altro elemento caratterizzante il territorio, in particolare la campagna, è la fitta rete di "muri a secco" che delimita gli appezzamenti di terreno, trapunti di maestosi alberi di carruba, molto frequenti in tutto il territorio provinciale (maggior produttore italiano del suo frutto). La ragione della fitta maglia di muri a secco va ricercata nella precoce formazione di una classe di piccoli proprietari terrieri, che dalla prima metà del Cinquecento frazionarono un immenso feudo, la Contea di Modica, corrispondente grosso modo al territorio dell’odierna Provincia di Ragusa delimitando le nuove proprietà con tali recinti.

Il Duomo di San Giorgio in Modica viene spesso indicato e segnalato come monumento simbolo del Barocco siciliano tipico di questo estremo lembo d'Italia. La chiesa di San Giorgio, inserita nella Lista Mondiale dei Beni dell'Umanità dell'UNESCO, è il risultato finale della ricostruzione sei/settecentesca, avvenuta in seguito ai disastrosi terremoti che colpirono Modica nel 1542, nel 1613 e nel 1693 (il più grave, vedi Terremoto del Val di Noto) lievi danni apportarono i sismi nell'area iblea succedutisi nel corso del Settecento e nel 1848. L'imponente facciata a torre, che si eleva per un'altezza complessiva di 62 metri, fu costruita a partire dal 1702 e completata, nel coronamento finale e con l'apposizione della croce in ferro sulla guglia, nel 1842. La cupola s'innalza per 36 metri. Una scenografica scalinata di 164 gradini, disegnata per la parte sopra strada dal gesuita Francesco Di Marco nel 1814 e completata nel 1818, conduce ai cinque portali del tempio, che fanno da preludio alle cinque navate interne della chiesa, che ha pianta basilicale a croce latina e tre absidi dopo il transetto. La prospettiva frontale di tutto l'insieme è arricchita da un giardino pensile su più livelli, detto Orto del Piombo, costeggiato dalla scalinata monumentale, e compone una scenografia che ricorda Trinità dei Monti in Roma. L'interno della chiesa è a cinque navate, con 22 colonne sormontate da capitelli corinzi. Sul lato sinistro del Duomo di San Giorgio è visibile Palazzo Polara, della fine del Settecento, sul cui frontone spicca lo stemma della famiglia con la stella polare. Palazzo Polara, è una costruzione in stile tardo barocco, introdotta da un elegante scalone. La facciata, in un tutt'uno scenografico con la scalinata monumentale ed il prospetto del Duomo di San Giorgio, domina la parte bassa del centro storico di Modica e le colline che la circondano facendole corona, in un suggestivo colpo d'occhio che ci conduce verso il Belvedere della città alta, il cosiddetto Pizzo.

La chiesa di Santa Maria del Gesù e l'annesso convento, Monumento Nazionale, resistiti a vari terremoti, appartennero ai Frati Francescani Minori Osservanti. La chiesa conserva uno splendido chiostro a due ordini in stile tardogotico, con tante colonnine variamente decorate e ognuna diversa dall'altra. La chiesa fu costruita restaurando un preesistente edificio francescano già presente almeno dal 1343, e grazie alla volontà e alla munificenza della contessa Giovanna Ximenes de Cabrera, al fine di celebrarvi, nel gennaio del 1481, le nozze della propria figlia Anna con Fadrique Enrìquez, primo cugino del Re di Spagna Ferdinando il Cattolico.

Palazzo Grimaldi, XVIII/XIX secolo, con l'annesso portale della Chiesetta di S. Cristoforo, cappella privata della famiglia Grimaldi, si incontra lungo il corso principale a poche decine di metri dal Duomo di San Pietro. Rappresenta, forse, con i suoi 14 balconi in due piani, il più bell'esempio di edificio in stile neorinascimentale fra quelli che si affacciano sul centro storico di Modica Bassa. Il terzo piano è stato sovrapposto nel secondo Ottocento ma il progettista ha lavorato nel segno di chi lo aveva preceduto, inserendo le mensole sotto i balconi del terzo piano. Qui, peraltro, il partito centrale ripropone un balcone quasi identico a quello del secondo piano, in cui si nota la presenza ai lati degli scudi araldici di famiglia. Il palazzo è sede della Fondazione Giovanni Pietro Grimaldi, creata dall'illustre fisico che fu anche Magnifico Rettore dell'Università di Catania, nonché fratello del celebre agronomo Clemente, ed ospita nei suoi saloni una Pinacoteca, ricca di opere pittoriche dei più noti artisti dell'area iblea dalla seconda metà dell'Ottocento fino ai nostri giorni.

La chiesa di Santa Maria del Carmelo, detta "del Carmine" (fine XIV inizi XV secolo), è uno dei pochi monumenti che resistette alla violenza del terremoto del 1693. E infatti il prospetto, che aveva in parte superato anche il terremoto del 1542 e quello del 1613, è arricchito da un bel portale risalente alla fine del Trecento, già dichiarato Monumento Nazionale all'inizio del XX secolo, sovrastato da un rosone francescano con dodici raggi, il tutto in stile tardo gotico chiaramontano.

Il Portale De Leva, di primo Trecento, Monumento Nazionale, è un elegante esempio dello stile gotico chiaramontano che poi dominò come stile in Sicilia nel corso di tutto il Trecento. È, insieme al portale della Cappella Palatina custodita all'interno della Chiesa di Santa Maria di Betlem, il più bel portale di Modica, con gli archi di una grande ogiva scolpiti a tre ordini, con decorazioni geometriche a zig zag, e foglie di acanto a completare la fitta trama di ricami arabeschi.

Il Palazzo degli Studi (1610 1630) era in realtà il convento dei Gesuiti, i quali fin dal loro insediamento nella struttura ne fecero il Collegio dove istruire i rampolli dell'aristocrazia di Modica. Il Collegio, costruito ampliando e restaurando un palazzo donato al Comune dal nobile palermitano Alliata, era annesso alla chiesa dei SS. Gesù e Maria, o del Collegio (poi diventata S. Maria del Soccorso), il cui prospetto barocco fu rifatto nel 1714 su progetto di Rosario Gagliardi, mentre il convento, resistendo al terremoto del 1693, determinò la scelta dei Gesuiti e del popolo modicano di non spostare la città sugli altopiani limitrofi.

Il castello del conte di Modica, In cima ad una rupe, costruito sul pianoro conclusivo di un promontorio roccioso a becco d'aquila, ha rappresentato per tanti secoli la sede del potere politico e amministrativo di quella che fu la Contea di Modica. Dal punto di vista monumentale, il Castello, o ciò che di esso rimane, nato come fortificazione rupestre che si sovrappone ad un'emergenza funeraria del tipo di Pantalica, viene modificato in varie epoche tra l'VIII e il XIX secolo, e si erge su un promontorio roccioso difficilmente attaccabile, con due lati su tre costituiti da pareti a strapiombo.

Torre Orologio, Sui resti post terremoto (fine XVII secolo) di una torretta di avvistamento (fano) medioevale del castello dei Conti, posta a cavaliere delle mura sottostanti, è stato apposto, nel 1725, un orologio meccanico a contrappesi, ancora perfettamente funzionante, i cui complessi meccanismi vengono controllati e riavviati ogni 24 ore circa. Dalla balaustra della torre si può godere di un suggestivo, insolito, panorama sulla parte bassa del centro storico. La torre dell'orologio imponente testimone secolare della vita cittadina è sempre stata considerata il "simbolo" dell'antica nobile Città di Modica e insieme alle due chiese maggiori di Modica dichiarate "patrimonio dell'Umanità" è il monumento più fotografato della Città.

Caltagirone

I principali punti di interesse turistico del centro storico sono la lunga Scalinata di Santa Maria del Monte o comunemente detta “La Matrice “, in cui ognuna delle 142 alzate è decorata con un differente motivo di piastrelle in ceramica che riprendono gli stili del passato, e il ponte di S. Francesco che collega i due colli su cui si sviluppa il centro storico. Degni di nota i presepi artistici: nei locali della ex biblioteca comunale è stato istituito il Museo internazionale del presepe, che vanta una collezione di oltre mille pezzi dal Settecento ad oggi.

Ragusa

Ragusa è situata nel cuore del Val di Noto, nel sud est della Sicilia, ed è capoluogo della provincia più a sud d’Italia. Immersa in un territorio molto ricco di bellezze naturali e architettoniche da visitare, la città sorge sui Monti Iblei e si trova accanto al corso del fiume Irminio, la cui foce fa parte di una riserva naturale situata tra Marina di Ragusa e Donnalucata. L’architettura barocca, che si distingue per la sua estrosità e per la ricchezza di elementi decorativi su volte, colonne, capitelli e facciate, costituisce lo stile artistico più diffuso nel territorio ragusano, dove fiorì a seguito del terremoto del 1693. L’importanza storica e artistica della città ha fatto sì che nel 2002 entrasse a far parte dei siti patrimonio UNESCO. Tra i monumenti e le chiese da poter visitare i sono alcuni i dei 18 monumenti Unesco. La maggior parte di questi si trovano nel centro storico di Ragusa Ibla, ma alcuni sono dislocati nella parte “nuova” della città. Iniziando il percorso da Piazza San Giovanni, si può ammirare la Cattedrale di San Giovanni Battista, databile tra il XVII e il XVIII secolo. La sua facciata, un magnifico esempio di barocco, è divisa in cinque parti da alte colonne e presenta numerose sculture e intagli. Subito accanto, in via Roma, si trova il Palazzo Vescovile, la più grande costruzione tardo-settecentesca di Ragusa. Procedendo poi lungo Corso Italia si giunge a Palazzo Bertini, la cui facciata mostra tre personaggi della cultura barocca sotto forma di mascheroni in pietra: un mendicante, un nobile e un mercante. Il quarto e ultimo monumento Unesco presente nella parte nuova di Ragusa è Palazzo Zacco, sede del Museo del Tempo Contadino in cui potrai vedere gli strumenti della tradizione campagnola locale.

Piazza Armerina

Piazza Armerina, splendida città d’arte, incastonata nel centro della Sicilia, vanta una lunga serie di monumenti che raccontano un passato glorioso. Fiore all’occhiello della cittadina è la , risalente alla fine del IV sec. d.C. e appartenuta a una potente famiglia romana. La splendida villa imperiale nel cuore romano della Sicilia, in provincia di Enna, è una magnifica dimora rurale, il cui fascino è dovuto soprattutto agli incantevoli mosaici, considerati i più belli e meglio conservati nel loro genere. L'antica villa, per la sua bellezza e l'eccezionale ricchezza di elementi architettonici e decorativi, può considerarsi uno degli esempi più significativi di dimora di rappresentanza. Risalente al 320-350 d.C. la villa sarebbe appartenuta ad un esponente dell’aristocrazia senatoria romana, probabilmente un governatore di Roma. Un'importante campagna di scavo condotta verso la metà del Novecento portò alla luce 3500 metri quadrati di pavimentazione a mosaico figurativo e in stile geometrico, oltre a colonne, statue, capitelli e monete. Lo stile di vita del proprietario della casa viene celebrato da questa serie di mosaici pavimentali e parietali e si manifesta, con ricchezza ed eloquenza, in tutti gli ambienti della casa mostrando evidenti influenze stilistiche dall'arte africana, che hanno indotto a pensare alla presenza di maestranze africane tra i lavoratori. Nei mosaici si distinguono differenti stili e cicli narrativi: uno dedicato alla mitologia e ai poemi omerici, l'altro con riferimenti alla natura e a scene di vita quotidiana dell'aristocrazia romana.

Quattro zone distinte sono state individuate tra i resti della villa: l'ingresso monumentale con cortile a ferro di cavallo; il corpo centrale della villa, costruito intorno ad una corte con giardino; una grande sala con tre absidi, preceduta da un colonnato ovoidale, intorno a cui sorgono diversi vani; il complesso termale. A dicembre 2012 si sono conclusi i lavori di restauro che per diversi anni hanno interessato i mosaici e le pitture parietali. Tanti gli ambienti che oggi sono visitabili: La zona delle terme; la corte porticata d’ingresso e l’arco onorario; il Vestibolo e il porticato del peristilio; gli ambienti di servizio, tra cui la stanza della “Piccola Caccia”, il corridoio della “Grande Caccia” e la stanza delle “Palestrite”; gli appartamenti padronali settentrionali con il mosaico di Ulisse e Polifemo e la stanza con Amore e Psiche e gli appartamenti padronali meridionali con il mosaico che raffigura il Mito di Arione e la stanza di Eros e Pan; il Triclinio e il ; la Basilica.

Siracusa

Siracusa è adagiata lungo una baia armoniosa. Il nome evoca subito il passato greco, i tiranni e la rivalità con Atene e con Cartagine, passato di cui la città conserva numerose testimonianze, questo si affianca un periodo forse meno conosciuto, ma non meno suggestivo, che si rivive percorrendo le stradine dell'isola, dove il tempo sembra essersi fermato in bilico tra Medioevo e Barocco. Subito alle spalle di Ortigia si estende l'Acradina, come veniva chiamata nell'antichità la zona pianeggiante contigua ad Ortigia. E poi la Neaú polis, area "nuova" dove si trova il teatro, l'Orecchio di Dionisio e la latomia del Paradiso, una delle più belle, e, ad oriente, il quartiere di Tyche che ricorda la presenza di un tempio dedicato alla dea Fortuna (dal greco Tyche, il caso). Domina tutta l'Epipoli, custodita e difesa dal castello Eurialo, in posizione elevata e strategica.

ORTIGIA - L'isola, l'insediamento più antico della città, è legata alla terraferma dal Ponte Nuovo, prolungamento di c.so Umberto I, una delle principali arterie di Siracusa. Qui la sensazione del mare si fa più forte fin dalla darsena che si stende sia a destra che a sinistra del ponte ed è animata da barche colorate. Lasciando vagare lo sguardo lungo la banchina si nota a destra, proprio sull'angolo, un bel palazzo in stile neogotico: l'intonaco rosso e le bifore della dimora del poeta e scrittore Antonio Cardile (ME 1883-SR 1951) invitano il visitatore a proseguire il periplo dell'isola. L'atmosfera che si respira è più calma e pacata ed i rumori sembrano giungere attutiti. Sulla destra il mare, sulla sinistra le antiche mura spagnole che testimoniano come un tempo (fino al 1800) tutta la città vecchia fosse fortificata.

Fonte Arethusa- Sorgente di acqua dolce, ebbe nell'antichità un ruolo determinante per l'insediamento del primo nucleo di abitanti. L'esistenza della fonte è legata ad una leggenda. Arethusa, ninfa di Diana perseguitata dall'amore del cacciatore Alfeo, chiede aiuto alla dea che la fa fuggire lungo una via sotterranea. Raggiunta così l'isola di Ortigia, la ninfa si trasforma in fonte. Alfeo però non si perde d'animo e, trasformatosi in fiume sotterraneo, passa lo Ionio fino a raggiungere Ortigia dove mescola le sue acque con quelle di Arethusa. Oggi nella fonte, tra papiri e palme, nuotano anatre e papere. Il fronte delle case, dai colori pastello, rende l'armoniosa continuità che pervade anche le vie interne. Appare sulla punta estrema dell'isola la mole del Castello Maniace (non visitabile). Fortezza in pietra arenaria costruita da Federico II di Svevia nella prima metà del XIII sec. La struttura squadrata e massiccia è tipica della tipologia costruttiva sveva.

Piazza Duomo - Dalla forma irregolare e leggermente tondeggiante lungo il lato che fronteggia la cattedrale, quest'incantevole piazza si permea di un'atmosfera particolarmente suggestiva al tramonto ed al calare della notte, quando viene illuminata. E' delimitata da bei palazzi barocchi tra i quali spiccano la notevole facciata di Palazzo Beneventano del Bosco, dalla bella corte interna, con di fronte il Palazzo del Senato (nel cui cortile è custodita una Carrozza del Senato del XVIII sec.) e la Chiesa di S. Lucia a chiudere il lato corto.

Duomo - Il sito ove sorge il Duomo viene destinato fin dall'antichità ad ospitare un luogo di culto. Ad un tempio eretto nel VI sec. a.C. si sostituì il Tempio di Atena, innalzato in onore della dea con i proventi della fatidica e schiacciante vittoria ad (480 a.C.) contro i Cartaginesi. Il tempio viene inglobato, nel VII sec., in un edificio cristiano: vengono innalzati muri a chiudere lo spazio tra le colonne del peristilio e vengono aperte otto arcate nella cella centrale per permettere il passaggio alle due navate laterali così ottenute. Le imponenti colonne doriche sono ancora oggi visibili sul lato sinistro, sia all'esterno che all'interno dell'edificio. Forse trasformata in moschea durante la dominazione araba, la chiesa viene rimaneggiata in epoca normanna. Il terremoto del 1693 causò il crollo della facciata che viene rifatta in forme barocche (XVIII sec.) dal palermitano Andrea Palma che utilizzò come modulo compositivo basilare la colonna. L'ingresso è preceduto da un atrio con un bel portale fiancheggiato da due colonne a torciglioni lungo le cui spire si avvolgono rami d'uva. All'interno, il lato destro della navata laterale è delimitato dalle colonne del tempio, che oggi danno accesso alle cappelle. Nella 1° cappella di destra è conservato un bel fonte battesimale formato da un cratere greco in marmo sostenuto da sette leoncini in ferro battuto del XIII sec. La cappella di S. Lucia presenta un bel paliotto argenteo del '700. Nella nicchia è conservata la statua argentea della santa, opera di Pietro Rizzo (1599). La cattedrale raccoglie molte statue dei Gagini tra cui quella della Vergine (di Domenico) e di S. Lucia (di Antonello) lungo la navata laterale sinistra e la Madonna della Neve (di Antonello) nell'abside sinistra. A nord della piazza, in via Landauna, si trova la Chiesa dei Gesuiti, dall'imponente facciata.

Via della Maestranza - È una delle vie principali e più antiche di Ortigia ed è fiancheggiata da abitazioni nobili di aspetto barocco di cui, qui di seguito, segnaliamo le più significative. Al n° 10 il Palazzo Interlandi Pizzuti e, poco più avanti, Palazzo Impellizzeri (n° 17), che presenta una facciata ritmata da finestre e balconi dalle linee sinuose. Poco oltre, Palazzo Bonanno (n° 33), sede dell'Azienda Autonoma di Turismo, è una severa costruzione medievale dalla bella corte con una loggia al primo piano. Al n° 72 si eleva l'imponente Palazzo Romeo Bufardeci, dall'esuberante facciata con balconi rococò. La via si apre poi in una piazzetta coronata dalla Chiesa di S. Francesco all'Immacolata cui si appoggia la torre campanaria risalente all'800. La facciata chiara, convessa, è lineare e scandita da colonne e lesene. La chiesa ospitava, nella notte tra 28 ed il 29 di novembre, un rito di origine antica, la Svelata, durante il quale veniva svelata l'immagine della Madonna. Questo avveniva nelle prime ore dell'alba (per permettere alla gente di recarsi al lavoro che un tempo iniziava prestissimo). Durante la notte una banda musicale annunciava ai fedeli l'inizio della celebrazione. Verso la fine della via si delinea la facciata ricurva di Palazzo Rizza (n° 110). Palazzo Impellizzeri (n° 99) domina la via dall'alto della sua sontuosa ed originale cornice di volti umani e grotteschi sormontata da motivi floreali. Alle spalle dell'ultimo tratto si stende il Quartiere della Giudecca dalla planimetria antica, con vie serrate e perpendicolari tra loro. Venne abitato dalla comunità ebraica durante il XVI sec., fino alla loro espulsione.

Tempio di Apollo - L'edificio, costruito nel VI sec. a. C., è il più antico tempio dorico periptero (racchiuso da colonne) della Sicilia. Secondo un'iscrizione dedicato ad Apollo, secondo Cicerone ad Artemide, è stato trasformato in chiesa bizantina, poi in moschea e di nuovo chiesa sotto i Normanni. Si possono ancora vedere resti di colonne del peristilio e una parte del muro del recinto sacro. Dalla piazza si diparte Corso Matteotti, passeggio di Ortigia, fiancheggiato da eleganti negozi.

Teatro Greco - È uno dei più imponenti dell'antichità. La cavea è stata completamente scavata nella pietra sfruttando la naturale pendenza del colle Temenite. La data di costruzione è stata stabilita intorno al V sec. a.C. in base alla notizia della rappresentazione della prima dei Persiani di Eschilo. Ci è giunto anche il nome del probabile costruttore: Damocopo, detto Myrilla per aver utilizzato unguenti (miroi) all'inaugurazione del teatro. Il teatro viene modificato da Ierone II nel III sec. a.C.: divisa in nove cunei, la cavea è percorsa, a metà circa, da un corridoio. Lungo la parete, in corrispondenza di ogni settore, viene inciso il nome di una personalità o di una divinità. Nel settore centrale della cavea sono ancora visibili i solchi lasciati da due macine ed il canale di scolo dell'acqua. Alle spalle della cavea si trova un grande spiazzo su cui si apre, al centro, la cosiddetta Grotta del Ninfeo con vasca rettangolare ravvivata dalle acque di un acquedotto greco che corre per circa 35 km e nasce dal Rio Bottiglieria, affluente del fiume Anapo, nella zona di Pantalica. In disuso durante il Medioevo, nel XVI sec, l'acquedotto viene riattivato dal marchese di Sortino per alimentare i mulini impiantati nel teatro. Sulla sinistra si apre la Via dei Sepolcri. Nelle pareti che la fiancheggiano sono scavati ipogei di epoca bizantina e nicchie votive che servivano, appunto, per depositare offerte. Ancora oggi al teatro vengono messi in scena spettacoli classici greci e latini che si svolgono durante l'estate (in giugno, tutti gli anni pari).

Orecchio di Dionisio - Questa suggestiva grotta si trova in una delle più belle latomie di Siracusa, la Latomia del Paradiso, oggi un delizioso giardino ricco di aranci, palme, magnolie. Come evoca il nome, l'aspetto della grotta richiama un padiglione auricolare, sia nella sagoma dell'entrata che nel disegno serpeggiante dell'interno.

Fu Caravaggio, durante un suo viaggio in Sicilia agli inizi del '600, ad assegnarle questo nome, affascinato anche dalla leggenda secondo la quale Dionisio il Vecchio, grazie all'eco eccezionale, avrebbe potuto ascoltare, non visto, i suoi nemici. La levigatezza delle pareti, così alte e regolari, e lo sviluppo interno, quasi labirintico e sempre immerso nella penombra, rendono difficile credere che si tratti di una cava. In realtà, questa particolare conformazione è dovuta alla tecnica di scavo utilizzata: una piccola fenditura nella parte più alta, poi allargata verso il basso (forse seguendo il tracciato di un acquedotto) man mano che si scoprivano strati di ottima pietra. La grotta ha anche un'eccezionale acustica e non è raro imbattersi in una guida, turista o curioso che si cimenta nel canto dando bella prova di sé. Molte le storie che circolano sulla grotta e sul suo utilizzo una volta terminata: accanto all'ipotesi più veritiera che la vuole adibita a prigione (come tutte le altre latomie) e a quella più fantasiosa di "cornetto acustico" di Dionisio, c'è anche chi sostiene che venisse utilizzata dal coro per gli spettacoli al vicino teatro. Accanto si trova la Grotta dei Cordari, così chiamata perché utilizzata, fino a poco tempo fa, da questi artigiani per intrecciare la corda in un ambiente piacevolmente fresco. Visibile purtroppo solo dall'esterno (per motivi di sicurezza) fornisce un ottimo esempio delle tecniche di scavo.

Tomba di Archimede - Visibile solo dall'esterno da via Romagnoli, angolo via Teracati. All'estremità orientale della Latomia Intagliatella si estende la Necropoli Grotticelli. Tra le cavità ricavate nella roccia, se ne evidenzia una particolare, dall'entrata abbellita da colonne doriche (molto rovinate) e da un frontone a timpano. È la cosiddetta Tomba di, Archimede, in effetti un colombario (ambiente con nicchie destinate ad accogliere urne funerarie) di epoca romana.

Le Latomie - Le latomie, dal greco litos: pietra e temnos: taglio, sono le antiche cave da cui venivano ricavati i blocchi di pietra calcarea utilizzati per la costruzione di edifici pubblici e grandi dimore. Dopo aver scelto la zona che offriva la possibilità di estrarre conci regolari e di buona qualità, si dava inizio allo scavo. Per estrarre la pietra si ricavavano delle fenditure nelle quali venivano inseriti cunei di legno. Si provvedeva poi a bagnare il legno che aumentava così di volume spaccando la pietra. Tracciando una mappa di tutte le latomie (ne sono state individuate 12, ma alcune sono state " seppellite" dalle costruzioni), si nota che esse si dispongono lungo una sorta di arco che corrisponde al profilo della terrazza calcarea che si eleva approssimativamente al confine dei due antichi quartieri di Neapolis e Tyche. La più suggestiva è la Latomia del Paradiso che si trova nel Parco Archeologico. Si tratta in effetti di un insieme di cave attorno alle quali è sorto un delizioso giardino. Dall'alto (di fianco al teatro greco) si riesce ad avere una visuale complessiva ed a distinguere alcuni dei pilastri che sorreggevano la volta di copertura delle grotte, crollata in seguito a movimenti tellurici. Procedendo lungo la linea, verso est, si incontrano la Latomia Intagliatella, la Latomia di S. Venera, la Latomia del Casale e la Latomia dei Cappuccini, forse la più grandiosa e spettacolare grazie alle alte pareti scoscese.

"EPIPOLI"

Castello di Eurialo - Lungo via Epipoli, in località Belvedere, a 9 km ca a nord-ovest. La strada che raggiunge la fortezza, permette di rendersi conto dell'imponente aspetto difensivo che la città assume sotto Dionisio il Vecchio. L'abile stratega, oltre a fortificare Ortigia. decide di cingere la città di mura inglobando anche i due quartieri di Tyche e Neapolis, fino a quel momento extra-moenia. e quindi facili prede di attacchi. In quest'ottica dà inizio alla costruzione delle imponenti mura dionigiane (27 km) lungo l'altopiano dell'Epipoli, che racchiude a nord la città. La cinta era costituita da due pareti parallele di blocchi squadrati di pietra calcarea il cui interstizio era riempito di pietrame. Alta 10 m e larga circa 3 m. era provvista di postierle che assicuravano il passaggio senza offrire al possibile nemico un facile punto di attacco, come invece potevano essere le porte (proprio per questo erano affiancate da torri difensive). Un tratto delle mura è visibile lungo la strada che conduce a Belvedere (sulla sinistra). Sulla sommità dell'altipiano viene edificato il castello, chiamato Eurialo dal nome del promontorio su cui sorge, a forma di testa di chiodo (gr. Euryelos). La fortezza è una delle più imponenti dell'antichità. Tre erano i fossati da superare prima di giungere al mastio, cuore della fortezza, e percorsi da gallerie sotterranee che rendevano impossibile controllare il passaggio delle guarnigioni e dei rifornimenti e facilitavano lo sgombero dei materiali che i nemici gettavano nei fossati, Il nemico, se mai fosse riuscito ad entrare, sarebbe rimasto disorientato. L'ingresso della zona archeologica coincide con il primo di quei fossati. Poco più avanti si delinea il secondo, profondo, dalle pareti verticali ed infine il terzo, vera e propria opera strategica. Quest'ultimo presenta tre piloni alti e ben squadrati che testimoniano l'esistenza di un ponte Levatoio comunicante con l'area del mastio. Il lato orientale è percorso da una serie di gallerie comunicanti una delle quali, lunga addirittura 200 m, giungeva fino alla porta a tenaglia (Tripylon), una delle uscite della fortezza. Lungo il lato occidentale del fossato si aprivano invece dei vani adibiti a deposito per le vettovaglie. Alle spalle si erge il mastio quadrato, preceduto da un imponente schieramento di cinque torri difensive. Oltre il mastio si penetra in un recinto con ancora visibili, sulla destra, tre cisterne quadrate. Sulla punta estrema, si gode di un bel panorama su Siracusa (di fronte) e, a sinistra, sulla piana.

Taormina

Non si può non rimanere affascinati dall'immensa bellezza di questo luogo, quando si visiterà il Teatro Greco (III a.C), simbolo della città. Immerso tra cipressi e piante di fichi d’india, con la cavea scavata nella roccia, il Teatro Ellenistico di Taormina, trasformato in arena dai romani offre uno spettacolare panorama sul mare turchese fin sulle coste della Calabria, sulla città di Siracusa e sulla fumante vetta dell’Etna. Gli amanti della storia e dell'arte troveranno a Taormina il luogo ideale per saziare la propria passione.

Entrando in città da porta Messina, si raggiunge il cuore medievale di Taormina. Poco lontano dalla porta, palazzo Corvaia e la seicentesca chiesa di San Pancrazio, che sorge sui resti di un tempio greco. Da visitare, poco distante, anche la cavea dell’antico Odeon e la vicina chiesa di Santa Caterina d’Alessandria. Nelle vicinanze la strada si amplia in piazza IX aprile, terrazza da cui si gode un ampio panorama, mentre la porta di Mezzo aperta nella seicentesca torre dell’Orologio conduce nel quartiere medievale di Taormina, dai caratteristici edifici con ornamenti ed elementi architettonici romanici e gotici. Risalgono invece all’epoca normanna il massiccio palazzo difensivo dei duchi di Santo Stefano, con elementi gotici, arabi e normanni, e la Badia Vecchia.

Non solo storia, Taormina è caratterizzata anche da una rigogliosa natura come quella dei giardini pubblici della Villa Comunale. Immancabile una passeggiata lungo Corso Umberto I, la via principale della città, ideale per un po' di shopping; qui infatti si trovano molti negozi di artigianato che vendono di tutto: dalle ceramiche ai gioielli, dall’abbigliamento ai souvenir. Per godere di un po' di tranquillità ci si può addentrare nei pittoreschi vicoli e cortili della parte più vecchia di Taormina.

65° Festival Pucciniano

Torre del Lago (LU)

(2 agosto 2019)

AIDA (di G. Verdi)

Ore 18.45 Ritrovo dei Sig.ri partecipanti c/o il Teatro Solvay, e partenza per Torre del Lago; arrivo e breve tempo a disposizione. Sistemazione in poltroncine di 3° Settore numerate.

Ore 21,15 Inizio dello spettacolo.

A termine spettacolo, ritrovo del Sig.ri partecipanti in luogo convenuto e partenza in Bus per Rosignano Solvay, con arrivo previsto per le ore 02,00.

Quota individuale di partecipazione: 90,00

Modalità di pagamento:

All’atto dell’iscrizione: 40,00 Euro

La rimanenza entro il 19 luglio 2019

La quota comprende:

- Viaggio A/R in Bus GT

- Ingresso in teatro con sistemazione in poltroncine di 3° Settore

- Assicurazione

La Quota non comprende:

- Le mance, gli extra e tutto quello non compreso alla voce La Quota Comprende.

Teatro Torre del Lago

Aida - opera in quattro atti di Giuseppe Verdi. Libretto di Antonio Ghislanzoni.

Ismail Pascià, Viceré d'Egitto, commissionò a Giuseppe Verdi un inno da suonare in occasione delle celebrazioni per l'apertura del Canale di Suez avvenuta nel 1870. L’ Aida fu rappresentata per la prima volta il 24 dicembre 1871 al Teatro Nazionale del Cairo (inaugurato pochi mesi prima con il Rigoletto). L'opera ottenne da subito un enorme successo e ancora oggi continua ad essere una delle opere liriche più famose.

Poltroncine 3° Settore Prenotate

Bormio, la Valtellina e St Moritz

Bormio (1.255 mt s.l.m.)

(25 agosto ÷ 3 settembre 2019)

1° Giorno

Ore 07,20 Ritrovo presso la Sede U.P . via E. Solvay 40, Rosignano S., e partenza in Bus GT; brevi soste durante il percorso con pranzo in ristorante. Nel pomeriggio arrivo a Bormio (Hotel Sant Anton 4 Stelle), sistemazione nelle camere, cena e pernottamento dal 2° al 9° Giorno Pensioni complete in Hotel (pranzi in ristorante quando previsto)

Saranno organizzate le seguenti escursioni di ½ giornata:

- Livigno - Tirano - Grosio - Santa Caterina Valfurva - Tenuta vinicola con degustazione - Laghi di Cancano con minibus (facoltativo) - Bormio 3000 con funivia (facoltativo)

. . . di un’intera giornata con pranzo in ristorante:

- St Moritz

N.B. In caso avverse condizioni meteorologiche, le escursioni potranno avere variazioni.

10° giorno Prima colazione e pranzo in Hotel. Mattinata libera. Nel primo pomeriggio partenza in Bus e brevi soste durante il percorso. L’arrivo a Rosignano Solvay è previsto per le ore 20,45.

Quota individuale di partecipazione ...... Euro 790,00

Supplemento camera singola ...... …. . .. Euro 180,00

All’atto dell’iscrizione dovranno essere versati 100,00 Euro

La rimanenza entro e non oltre il 7 agosto 2019

Termine iscrizioni 31 maggio 2019

La Quota comprende:

Viaggio A/R in Bus GT Sistemazione in ottimo Hotel 4 Stelle, in camere doppie con servizi privati, con trattamento di pensione completa. Bevande (acqua e vino) ai pasti principali Pranzo in ristorante a St Moritz Pranzo in ristorante durante il viaggio di andata Escursioni e visite come da programma Assicurazione viaggio

La Quota non comprende: Le mance, gli extra in genere, eventuali imposte di soggiorno, ingresso a Musei e/o monumenti, impianti di risalita (Cabinovie, seggiovie ecc.), le escursioni facoltative e tutto quello non compreso alla voce “La Quota Comprende”.

N.B. Obbligatorio un documento personale valido per l’espatrio, per l’escursione a St Moritz (non sono valide per l’espatrio, la carta d’identità elettronica con rinnovo cartaceo e la carta d’identità cartacea con timbro di rinnovo).

Hotel Sant Anton (4 stelle), di recente realizzazione in tipico stile valtellinese e circondato da prati e zone verdi, sorge di fronte al Centro Termale e Congressuale di Bormio, vicino al centro storico e sportivo. Varia la cucina dell'Hotel che riesce a combinare piatti prelibati della cucina della tradizione valtellinese con piatti tipici della cucina internazionale, tutti abbinati da pregiati vini del territorio. Pranzo e cena vengono serviti ai tavoli con un ampio buffet di antipasti e verdure. Una ricca prima colazione a buffet con una grande varietà di prodotti del giorno. Le camere dell’hotel sono tutte dotate di ogni comfort: servizi privati con doccia idromassaggio, asciugacapelli, TV sat, telefono, cassaforte, minibar; la maggior parte delle camere sono con balcone e godono di una vista panoramica. L’hotel dispone anche di camere comunicanti. La struttura dispone di bar, sala giochi e sala lettura, ascensore, ampio giardino, sala conferenze, Wi-Fi gratuito. A pagamento: centro benessere dotato di sauna, bagno turco, vasca idromassaggio, percorso Kneipp, docce emozionali.

Bormio l ricco passato di Contea si respira ancor oggi a Bormio passeggiando nel centro storico immersi tra le innumerevoli testimonianze del suo glorioso passato. In ognuna delle cinque contrade (o reparti) in cui è suddivisa Bormio si può ancora ammirare il grande patrimonio artistico frutto di una storia secolare che rende questa zona unica rispetto alla gran parte delle altre località turistiche montane. Il liber stratorum, risalente al 1304, rappresenta il più antico documento dello sviluppo urbanistico di Bormio: a quei tempi due erano le sole grandi aree occupate: quella che oggi corrisponde alla Piazza del Kuerc e quella attorno alla chiesa di Sant’Antonio nel cuore del reparto Combo. Ancor oggi queste due zone, perfettamente conservate, offrono la possibilità di godere di innumerevoli scorci tra le case e gli incantevoli angoli rimasti come un tempo. Numerosi sono anche gli affreschi che, la gran parte restaurati, adornano le facciate di molte case del centro storico di Bormio così come gli splendidi portali intagliati nel legno. Nel XIV secolo, periodo in cui era fiorente il commercio e il transito, Bormio contava ben 32 torri, simbolo della potenza dei casati, la cui quasi totalità sono però andate distrutte. Rimangono, oltre quella del Kuerc simbolo stesso di Bormio, la Torre degli Alberti, nel cuore della Via Roma, e quella annessa al Palazzo De Simoni.

LOCALITA' Altitudine Distanza in Km interessate nel presente programma (mt s.l.m.) Bormio

Bormio 1.255 0

Funivia Bormio 2000 (***) 2.000 0 Funivia Bormio Heaven (***) 3.012 0 Grosio 656 24 Laghi di Cancano 1.902 21 Livigno 1.816 38 Ospizio Bernina 2.253 73 P.so Aprica 1.176 55 Passo del Bernina 2.330 72 Passo Trepalle 2.291 29 Pontresina 1.805 88 Poschiavo 1.014 54 Santa Caterina Valfurva 1.730 13 St Moritz 1.822 100 Tirano 441 40

(***) Impianti di Risalita

Itinerario storico/culturale di Bormio

Un itinerario da percorrere a piedi

per scoprire gli angoli più caratteristici di Bormio.

Il centro storico di Bormio testimonia ancora oggi lo splendore che in passato questa Contea raggiunse: l’indipendenza goduta fino all’avvento di Napoleone aveva fatto fiorire l’architettura del contado rendendo Bormio una cittadina alpina ricca di cultura.

Punto di partenza ideale per un percorso culturale immersi nella storia di Bormio è senz’altro la Piazza del Kuerc (o Piazza Cavour) dove oltre all’omonima costruzione si possono ammirare la collegiata dei SS. Gervasio e Protasio e la Torre delle Ore che domina la piazza. La piazza è caratterizzata dalla particolarità di essere in salita ed è racchiusa tra le facciate di antichi e imponenti palazzi, recentemente restaurati, che un tempo appartenevano alla nobiltà bormina. Questo complesso di edifici, che odiernamente delimitano il lato ovest di Piazza Cavour, prende anche il nome di Coperto Vecchio: tali palazzi sono conosciuti con tale appellativo (o anche come Coperto di sotto) allorché, nel XIV secolo, venne edificato il Kuerc (o coperto nuovo o di sopra). Il nome è dovuto alle arcate presenti nell’edificio che, dopo un lungo lavoro di restauro, sono state riportate oggi al loro antico splendore anche se, anticamente, l’edificio presentava un doppio ordine di loggiati a colonne. Il loggiato superiore che prima era presente era chiamato “loggia delle grida” in quanto da quella posizione si annunciavano coloro che venivano messi al bando dal Contado e si leggevano i proclami contro i malefici. Al civico n. 5, all’angolo della piazza, troviamo il vecchio palazzo del Comune o cortivo mentre l’edificio al civico n. 6 era la sede degli archivi notarili e della farmacia. Al n.11 vi era invece la barberia dove venivano eseguiti anche i salassi. Sulla facciata di questo complesso sono presenti tuttora degli affreschi su cui è possibile distinguere il simbolo delle Tre Leghe Grigie (si possono notare uno stambecco, un uomo con lancia, un orso e la croce bianca del Comune di Bormio).

Dirigendosi dalla Piazza Cavour in via De Simoni, antica Via Mayor, ci si imbatte subito in casa De Bruni. Quest’edificio presenta una muratura in blocchi di pietra e finestre a sesto acuto realizzate con blocchi di pietra rosata. Sopra il palazzo, fino al crollo nel 1885, si ergeva una torre chiamata “Torre del Verona”.

Poco innanzi, lungo la via, si può ammirare la chiesa di Sant’ Ignazio e il complesso che un tempo era il Ginnasio, gestito dai Gesuiti sin a partire dal 1632. Chiamato anche Palazzo degli Alberti, l’edificio, di origine medioevale, ha subito delle modifiche nel corso del tempo e la mescolanza degli stili che si sono succeduti è ben visibile. Poco innanzi, prospiciente la Via Roma, si trova la splendida Torre degli Alberti, risalente al XIII secolo. Tornando in Via De Simoni, ci si imbatte in numerosi edifici che risalgono al cinquecento e presentano pregevoli affreschi, portali intarsiati e opere in ferro battuto tipiche della lavorazione del tempo. La zona è infatti ricca di antiche case patrizie: si segnalano in particolare casa Lumina (civico n. 36), sul cui portale principale, risalente al cinquecento e inserito in un rettangolo trabeato con frontone, vi è l'affresco raffigurante Castore e Polluce; casa Pradella (civico n.32), impreziosita da un magnifico portone ligneo dove, nella chiave di volta, vi è incastonato ancora lo stemma araldico della famiglia Foliani visibile solo parzialmente avendo subito una raschiatura, come accadde alla maggior parte degli stemmi nobiliari, per mano dei Giacobini durante la Repubblica Cisalpina, e casa Fiorini (civico n. 28) di stile rinascimentale con un bel portale a sesto acuto, impreziosito al centro da uno stemma e sostenuto da due pilastri. Sempre sulla destra, poco avanti, si trova il palazzo dei Nesini (civico n. 42), nobile stirpe presente in Bormio fin dal XIII secolo. La facciata principale subì un integrale restauro nel 1919: l’intonaco, le lesene e le decorazioni che oggi vediamo, seppur fedeli all’originale, risalgono a quell’anno. L’interessante struttura interna è formata da chiusure orizzontali a volta: alcune composte, altre a botte o padiglione e da lunette che si alternano sui tre piani di cui è composto l’edificio. Le scale interne sono interamente realizzate con la tipica pietra locale e le inferriate a custodia delle finestre del fronte nord sono da considerarsi tra le più belle del paese. Proseguendo, al civico n. 19 ci si imbatte in un pregevole portone in legno intagliato risalente al 600.

Sempre percorrendo Via De Simoni si giunge all’altezza del civico n. 27, un tempo dimora del giurista bormino Alberto De Simoni. L’abitazione reca la scritta “1677 Hostium – non ostium” sopra il caratteristico portone d’ingresso che immette in un piccolo brolo recintato da un alto muro.

In fronte ad essa vi è casa Berbenni (civico n. 29) dove nel 1700 dimorò il nobile Galeano Lechi, meglio conosciuto in queste zone come il “Conte Diavolo”. Sul lato opposto, all’imbocco del vicolo Galilei, vi è casa Castellazzi (civico n. 1) su cui spicca un ampio portale al di sopra del quale vi è un affresco risalente al XVI secolo. L’affresco raffigura a sinistra del portone S. Cristoforo, a destra S. Barbara e al centro Dio Padre benedicente con ai lati L’angelo Annunciante e la Vergine. Quest’opera si ritiene sia di G. Andrea De Magistris o di Cipriano Valorosa. Di fronte si trova casa Spiller, ove un tempo risiedeva Gioacchino Alberti, che ha la tipica struttura di casa gentilizia su cui spiccano colonne e loggiati. Alla fine della via si giunge alla graziosa chiesetta di Santa Barbara, posta all’incrocio della zona dei semafori, si prosegue quindi lungo Via San Vitale immettendoci nella Via Roma.

A questo punto, incamminandosi verso la Via Roma, un tempo Via Magna e successivamente Via Indipendenza, ci si imbatte nella chiesa di San Vitale, risalente al XII secolo e, poco distante, in quella di S. Spirito interamente affrescata (civico n. 118). Subito a fianco della chiesetta di S. Spirito, e un tempo forse collegata, vi è la casa (civico n. 126) che fu dimora del nobile Rodomonte degli Alberti. L’edificio, di fattura pregevole risalente al XIV-XV secolo e probabilmente un tempo adibito a convento, ha conservato intatta l’antica trabeazione a tortiglione del tetto che è ancor più visibile per via della mancanza della chiusura del sottotetto; apertura ove, un tempo, venivano messi ad essiccare i prodotti agricoli.

Da qui si può agevolmente raggiungere in pochi passi lungo Via Peccedi il mulino Salacrist, oggi completamente restaurato, posto in quella che anticamente era la zona degli opifici che si sviluppava lungo la roggia che, fino a pochi anni addietro, attraversava l’area.

Ritornando indietro, e proseguendo lungo la pedonale in direzione della Piazza del Kuerc, troviamo altre splendide antiche abitazioni ricche di affreschi, portali e stupende finestre arricchite da grate in ferro battuto finemente lavorato. Un esempio tipico di queste antiche dimore è casa De Gasperi: il portale ad arco è sovrastato da un magnifico affresco raffigurante Sant’Antonio, Santa Barbara, San Sebastiano e la Vergine. Da segnalare particolarmente le inferriate, finemente lavorate, che proteggono le finestre della facciata.

Poco prima di rientrare in Piazza del Kuerc, sulla destra, troviamo la casa oggi sede della produzione dell’amaro Braulio: le antiche e immense cantine sottostanti, ove oggi compie la sua maturazione il famoso liquore, meritano sicuramente una visita accurata. Le cantine un tempo facevano infatti parte di una vasta rete di cunicoli e sotterranei che collegavano le abitazioni dei bormini permettendo una via di fuga in caso di pericoli o invasioni.

Sull’altro lato della strada troviamo invece casa Valgoi (civico n.16), abitazione che ebbe il privilegio di ospitare Maria Luisa d’Asburgo durante uno dei suoi viaggi e il cui portale barocco in pietra verde campeggia in centro alla facciata.

Subito dopo troviamo invece casa Buzzi (civico n.14), ove un tempo avveniva il cambio dei cavalli per le diligenze in transito da Bormio. Da osservare il bellissimo cancello in ferro battuto in stile barocco da cui si accede alla corte interna.

Appena innanzi, all’interno dell’odierna farmacia, vi è invece uno dei meglio conservati esempi della tipica stua bormina interamente in legno. Sul pannello centrale del soffitto a cassettoni vi è intagliato lo stemma araldico del casato dei Bruni.

In fronte ad essa si apre la piazzetta ora dedicata al botanico bormino Martino Anzi; anticamente era il luogo dove venivano lasciati i cavalli utilizzati per il trasporto in quanto non potevano accedere alla piazza principale del paese che è proprio accanto. In ossequio a questa sua funzione l’antico nome della piazza era di Plazinum Bestiarum: sono ancora visibili su alcuni muri delle case circostanti gli anelli che servivano a legare le bestie. Oggi al centro della piccola piazza troviamo una fontana di recente realizzazione a cui si affacciano delle splendide costruzioni su cui spiccano pregevoli portali intagliati. Su tutti lo splendido portone ligneo contornato in pietra che impreziosisce il civico 1.

Continuando lungo la via Roma al civico n.1, sulla destra, sorge il palazzo del podestà o palazzo pretorio. Era un tempo infatti la residenza del podestà e luogotenente in carica e ospitava anche i due Reggenti di governo ed i consiglieri e giudici che trattavano le cause civili e penali. Vi si tenevano anche i Consigli di governo ed annesse vi erano anche le carceri.

Proseguendo lungo la via Morcelli, la passeggiata continua in direzione del Reparto Combo che conserva molte delle tipiche dimore contadine che erano diffuse in passato . Appena prima dell’antichissimo ponte di si trova l’edificio che un tempo era l'Antica Dogana di sud est: da li transitava la "Via Imperiale" che veniva utilizzata per le merci che, provenienti dal Ducato di Milano e dalla Repubblica Veneta, attraverso il passo del Gavia, erano dirette in Engadina e Tirolo.

Percorrendo Via Marconi, ammirando le numerose abitazioni rurali, si giunge quindi alla chiesetta del Sassello (o della Pazienza) edificata nel XIV.

Girando a destra, dopo una breve discesa lungo una piccola via pavimentata con tipici ciottoli in pietra, si raggiunge la Via S. Antonio all’imbocco della quale vi è una splendida santella votiva risalente al 1898. La struttura è molto semplice e l’interno è affrescato con pitture a tema sacro in cui sono rappresentati S.Anna e S.Gioachino con Maria Bambina. Nella nicchia è dipinta una rappresentazione della Sacra Famiglia, mentre ai lati, all’esterno, vi sono due santi raccolti in preghiera.

Da questo punto si possono ammirare le case Zuccola e Settomini (civico n.3): tra le più antiche e meglio conservate di Bormio. Sulla prima, risalente al XIV secolo e antica dimora del giurista Baldassarre Zuccola, si può notare ancora un pregevole affresco attribuito a Giovannino da Sondalo e raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi.

Ci si imbatte quindi nella Chiesa di Combo (1368), dedicata a Sant’Antonio, al cui interno vi sono numerosi affreschi e, soprattutto, il Santo Crocifisso, scultura lignea opera di un intagliatore del XVI secolo. Giunti a questo punto si ritorna nuovamente nella piazza del Kuerc per proseguire lungo Via Della Vittoria per poi immetterci in Via Alberti.

Il tragitto prosegue ora lungo Via Della Vittoria; tutta questa zona faceva parte di quello che un tempo prendeva il nome di “Quadrilatero degli Alberti”, contrada interamente fortificata che era difesa da un sistema di torrioni e mura merlate.

Al civico n.23 si erge la casa Dea-Lamprecht (secolo XVI), dove troviamo nuovamente un pregevole portale in pietra verde locale in stile barocco attribuito a G.M. Tamagnini. Il portale ha battenti in legno ben sagomati e scolpiti, su cui svetta un batacchio in ferro battuto dalla forma di drago che, nella tradizione celtica, si credeva tenesse lontani gli spiriti maligni. Sulla parete sinistra dell’ampio atrio interno si trova un affresco con Madonna del Latte: soggetto tipico del bormiese ricondotto al rispetto vigente nell’allora Contado per la maternità. La figura è visibile solo in parte in quanto la costruzione successiva della volta a crociera ha coperto la parte superiore dell’affresco.

Al n.17 di casa De Gasperi vi è un bel portale di pietra verde con data scolpita alla base (1690); tipica del periodo la porta in legno con massiccio catenaccio in ferro battuto.

Girando a sinistra, inoltrandosi nella Via Alberti, si può ammirare l’omonima casa recentemente restaurata. L’ingresso è caratterizzato da un bel portale a sesto acuto in pietra chiara su cui vi è incastonato uno scudo litico con fiore a cinque petali (stemma nobiliare della famiglia De Murchi). Bella anche la bifora gotica con colonnetta presente.

Al n. 4 vi è un'altra casa Alberti (in questa zona gli edifici appartenevano quasi tutti alla nobile famiglia) al cui interno, si trovava un’antica sala d’armi completamente affrescata da figure allegoriche. Sul soffitto, anche se notevolmente deteriorati, troviamo invece gli stemmi dei casati discendenti dagli Alberti.

Appena oltre il retro della Torre delle Ore ci si imbatte quindi nella più antica delle abitazioni degli Alberti: il Castello, ora adibito ad abitazione, di cui si intravede ancora una parte dell’originaria struttura.

Sempre proseguendo nella Via Alberti, dove questa incrocia sulla sinistra la ripa al Castello (antica strada che conduceva al Castello di S. Pietro ed all’omonima chiesa di cui oggi restano soltanto i ruderi) vi è un edificio (civico n. 5) che era originariamente una cappella gentilizia degli Alberti e che ora è adibito ad abitazione privata. È ancora visibile il frontone con un rosone in alto. Sulla facciata sud si può ancora intravedere un affresco attribuito a Giovannino da Sondalo sul cui contorno spiccano ornamenti, volute floreali e tre stemmi, tra cui, quello centrale, è degli Alberti. Da notare la data 1510 apposta sul bordo. Torniamo sui nostri passi lungo la Via Alberti e dirigiamoci in Via Sermondi per poi inoltrarci in Via Buon Consiglio.

Imboccata la via Buon Consiglio, si giunge al Palazzo De Simoni, oggi sede del comune di Bormio e del museo civico. Il palazzo appare come un castello fortificato su cui svetta una torre medioevale. Le mura merlate perimetrali racchiudono un giardino ove i nobili erano soliti passeggiare. Subito a lato del Palazzo vi è la Cappella dedicata alla Vergine del Buon Consiglio su cui spicca una bella cancellata in cui si intrecciano finemente rose e tulipani.

Nella stessa via, la Piazzetta Buon Consiglio, si può ammirare casa Giacomelli-Compagnoni su cui campeggia un affresco che raffigura un antico stemma nobiliare della Contea di Bormio appartenente ad un casato ormai ignoto del XIV secolo.

Dirigendosi verso via San Francesco si entra nel reparto Buglio. All’angolo con la Via Monte Braulio troviamo casa Castellazzi, altro esempio tipico di dimora contadina del XV secolo, con un bel portale a sesto acuto e un affresco eseguito da Giovannino da Sondalo.

Poco più avanti, al di sotto della sede stradale, si può notare il caratteristico lavatoio, simbolo della contrada, dove le donne si radunavano per lavare la biancheria. Attorno alla fontana vi sono altre belle abitazioni rurali ben conservate.

Continuando la passeggiata prendendo la via Mosconi si giunge all’edificio che era le sedi della dogana di nord-ovest dove venivano controllate le merci che giungevano attraverso la Valle del Braulio e da Livigno. All’interno vi è uno splendido porticato in cui campeggia una colonna risalente al cinquecento.

Lungo la medesima via sorge anche la casa che un tempo era la dimora dello storico Ignazio Bardea. Sul portale si potrà notare lo stemma nobiliare scolpito nella pietra che introduce all’ingresso a volte. Giungendo in Via Pedranzini, troviamo l'omonima casa al civico n.5. Nell’androne interno vi sono conservati gli stemmi delle Leghe Grigie e, esternamente, si notano i resti di quella che un tempo era una torre con finestrella trilitica. La torre, anche se rimaneggiata, è tuttavia ancora distinguibile e conserva delle finestre (ora chiuse) ad arco. Nelle immediate vicinanze dell’ingresso della casa si trova un grosso portone ad arco con due antoni, adibito un tempo al passaggio di carri ed animali, e, a lato, una porticina ad uso umano. La porta in legno, ricca di borchie, immette nell’androne della casa, pavimentato interamente in acciottolato. Sulle sue pareti, subito di fronte all’entrata troviamo nuovamente affrescati gli stemmi delle Tre Leghe Svizzere a cui abbiamo accennato. Sotto e a lato di questi dipinti si intravedono altri stemmi di due antichi casati: quello dei Castelberg e quello dei Planta (podestà di Bormio per parecchi anni) che si ritrova anche all’esterno in centro al portale.

Poco avanti, all’angolo tra la Via al Forte e Via Trieste sorge la dimora patrizia degli Anzi (ove risiedeva il noto botanico Martino) con un porticato aperto sorretto da una colonna e grandi finestre con strombatura esterna con inferriate in ferro battuto. Quest’abitazione rappresenta anche un tipico esempio di casa patrizia bormina del XVI secolo con la facciata arricchita da decorazioni a graffito.

Proseguendo Via al Forte svoltando a destra in Via Stelvio si raggiunge il complesso termale Bormio Terme dove potrete immergervi nelle calde acque termali per concludere nel migliore dei modi la Vostra gita nel centro di Bormio.

Livigno

Livigno è una località sciistica nelle Alpi italiane, vicino al confine con la Svizzera. È conosciuta per gli snowpark, completi di piste e discese. In città, nel Museo Mus! di Livigno e Trepalle, sono esposti attrezzi agricoli e altri oggetti che raccontano il passato della zona.

Noto per gli acquisti come zona extra doganale.

Grosio

Grosio è un paese di antiche origini (zona abitata in epoca preistorica). Sulla preziosa Rupe Magna sopravvivono ancora importanti incisioni rupestri. Si tratta di una delle più grandi rocce incise di tutto l’arco alpino: venne scoperta nel 1966 e misura 84 metri di lunghezza per 35 di larghezza. Vi si possono ammirare oltre 5000 raffigurazioni incise databili tra la fine del IV millennio a.C., e il I millennio a.C, vale a dire tra la fine del Neolitico e l’età del Ferro. I temi raffigurati trattano di figure antropomorfe come lottatori, uomini armati e in preghiera, animali, figure geometriche ed oggetti della vita quotidiana fino ad alcune croci. Ma non solo le incisioni presenti sulla Rupe Magna sono state rinvenute a Grosio: si possono ammirare anche una cinquantina di altre rocce incise.

Oltre alle magnifiche testimonianze rupestri la località valtellinese è nota per il Castello Vecchio, eretto nel corso dell’XI secolo sui resti di un castello precedente, in prossimità del quale venne allestita la Chiesa dei Santi Fausino e Giovita con il campanile romanico. A partire dal 1350 venne eretto un secondo castello, il Castrum Novum, con la funzione di creare una nuova fortificazione insieme al donjon, la torre fortificata. Con l’arrivo degli Elvetici, nel 1512, tutte le fortificazioni furono rase al suolo e ciò che è giunto fino ai giorni nostri del Castello Vecchio sono ruderi, ma nonostante questo non privi di fascino. Scampato alla distruzione imposta dai Grigioni è invece il Castello Nuovo, che si caratterizza per la sua doppia cinta muraria considerata una sorta di rifugio per la popolazione in caso di pericolo.

Dal castello il panorama è sublime e, oltre a Grosio, si possono osservare anche i paesi circostanti e parte dalla valle. Assieme al Castello fiore all’occhiello del borgo è la Villa Visconti Venosta, il palazzo che fu dell’illustre famiglia Visconti Venosta e che ospita un vasto giardino cui si accede attraverso un cancello in ferro battuto di stile settecentesco. Da visitare, inoltre, la chiesa di San Giorgio (Se. XIII) e il suo campanile in stile romano.

Grosio è caratterizzata da una storica emigrazione a Venezia da cui deriverebbe anche l’uso del tipico costume che alcune anziane del luogo indossano tuttora.

Santa Caterina Valfurva

Santa Caterina Valfurva è una piccola frazione del comune di Valfurva che si trova in provincia di Sondrio, famosa soprattutto come località turistica estiva ed invernale. Il paese si trova nel Parco nazionale dello Stelvio, si trova a 13 km da Bormio

Da sempre un villaggio ricco di storia e bellezza, Santa Caterina Valfurva è un centro davvero molto bello e particolarmente frequentato sia in inverno che in estate. Nel XVII secolo diventa anche un importante centro termale, frequentato soprattutto dalle classi agiate, grazie alla scoperta da parte del parroco Baldassare Bellotti di fonti di acqua ferruginosa. Queste fonti sono di due tipi, una classica ricca di zolfo, ed una seconda sorgente cosiddetta akua forta, conosciuta anche come acqua ricca di ferro dal particolare sapore acidulo e piccante. Sono sorgenti terapeutiche le cui proprietà si conoscono da anni tanto che ancora oggi molti al di fuori di queste vallate frequentano la zona. Per sfruttare commercialmente le sorgenti, nel 1835 quando venne costituito anche uno stabilimento di imbottigliamento di questa prodigiosa acqua, tanto che per molti anni, ed in parte ancora oggi, viene commercializzata e esportata in numerosi paesi. Grazie a queste motivazioni la città divenne famosa e particolarmente ospitale, tanto da diventare un centro di aggregazione sociale, i bagni termali vengono abbelliti e ingranditi e venne costruito anche un padiglione in stile gotico ancora oggi in piedi. Sicuramente non è un classico elemento architettonico delle zone montane. Tra le due guerre, la città ha visto estinguersi le sue sorgenti di acqua e la sua notorietà subisce un pesante stop, con conseguente calo del turismo e del commercio. I padiglioni termali vennero convertiti ed in seguito demoliti. Oggi la città ha ritrovato il suo antico spirito ed è diventata un importante centro turistico in particolare invernale per la presenza di diverse piste e campi da sci o dove poter praticare sport invernali. Al momento, vicino alla pista di Cevedale è stato creato un piccolo Museo della città dove sorgerà una fontana con due zampilli, uno per l’akua forta ed uno per l’acqua solforosa contornato di foto e racconti dell’epoca d’oro di Santa Caterina Valfurva.

Tenuta vinicola La Gatta

Struttura unica in Valtellina, fu Costruita nel lontano '500 quale Convento Domenicano.

È stata per anni la residenza della nobile famiglia de Gatti, dalla quale deriva il nome e, successivamente proprietà della famiglia Mascioni. Dal 1969 la Tenuta La Gatta appartiene alla famiglia Triacca che l'ha trasformata in una meta prediletta per molti amanti dei vini di Valtellina.

Dopo la passeggiata tra i vigneti terrazzati e la visita alle cantine, seguirà una degustazione guidata ai vini della Valtellina.

Tirano

A Tirano, che è capoluogo del Terziere superiore (l'antica suddivisione medievale del territorio), si trova un centro storico prezioso, con viuzze e piazzette intatte, bei palazzotti con i portali d'ardesia lavorati e un'atmosfera che tranquillizza anche i più nervosi. Non a caso i tiranesi stanno accarezzando l'idea di chiedere il riconoscimento di Bandiera arancione dal Tci. La visita di palazzo Salis è poi la chicca del luogo. La serie di stanze nobili e affrescate, ricche di quadri d'epoca, con numerosi esempi di trompe l'oeil (porte e finestre finte che adornano pareti altrimenti spoglie) e il giardino all'italiana fanno di questo edificio la risposta di Tirano a Teglio, antica capitale della valle (da cui il nome), che vanta palazzo Besta, il più nobile e prezioso dell'intero comprensorio.

Il Santuario della Madonna di Tirano

Stando alla tradizione, all’alba del 29 settembre 1504 la Madonna apparve al tiranese Mario Omodei promettendo la cessazione della peste, qualora fosse stato costruito un tempio in suo onore nel punto esatto dove era apparsa, vale a dire vicino al ponte della Folla, al di fuori della cinta muraria urbana. I tiranesi, confortati da una serie di eventi ritenuti miracolosi, subito si attivarono e in data 25 marzo 1505, nel corso di una solenne cerimonia, fu posta la prima pietra dell’edificio, ai piedi della medioevale chiesetta di Santa Perpetua.

Il Santuario a tre navate a croce latina è il più bell’esempio del Rinascimento in Valtellina. Ricco fino all’esuberanza di stucchi e sculture, conserva, all’interno, un colossale organo, preziosa opera di intaglio iniziata nel 1608 del bresciano Giuseppe Bulgarini e completata nel 1638 dal milanese G.B. Salmoiraghi. In virtù della sua posizione è da sempre meta di fedeli provenienti da tutta l’Europa. Papa Pio XII, nel 1946, proclamò la Beata Vergine di Tirano “speciale patrona celeste di tutta la Valtellina”.

St Moritz

Da Bormio, percorreremo la SS38 (Valtellina) fino a Tirano ed alla rotatoria in prossimità della Basilica cinquecentesca della Madonna di Tirano imboccheremo la Valposchiavo. Passato Campocologno, il confine di Stato tra l’Italia e la Svizzera, raggiungeremo Brusio e sulla destra noteremo il viadotto di Brusio, capolavoro dell’ingegneria ferroviaria e simbolo della Ferrovia del Bernina, dove la linea si attorciglia su sé stessa per superare il dislivello di una ventina di metri e una pendenza che sfiora il 7%.

Si prosegue costeggiando il lago di Poschiavo e dopo aver superato Miralago e Le Prese transiremo per Poschiavo, antico borgo di grande fascino. Si comincia a salire tra boschi di abeti rossi con vedute sempre più ampie sulla Valposchiavo. Oltrepassato il P.so Bernina raggiungeremo Ospizio Bernina, e noteremo sulla sinistra 3 laghi: il Lago Bianco, il Lago Nero ed il Lago Piccolo. Il paesaggio si sarà intanto fatto roccioso e aspro, tipico dell’alta montagna. Sosta per ammirare il celebre ghiacciaio del Morteratsch.

Superato il passo e il cartello che indica la linea dello spartiacque tra il bacino imbrifero del mare Adriatico e del Mare Nero. Si prosegue viaggio iniziando la discesa imboccando la Val Bernina engadinese, attraversando un vasto comprensorio per gli sport estivi e invernali. Si raggiunge Pontresina, bellissimo borgo alpino, elegante località posta allo sbocco della Val Roseg e capitale alpinistica dell’Engadina. Superati sulla destra la chiesa di San Gian, con il caratteristico profilo dei suoi due campanili, transitiamo per Celerina ed in pochi minuti si raggiunge infine St. Moritz: mondana ed elegante, la località più famosa dell’Engadina

Situata in Alta Engadina, ad un'altitudine di 1.856 m, S. Moritz ha un numero annuo di giornate di sole molto sopra la media: è infatti baciata dal sole in media per 322 giorni all'anno. Proprio quel sole che nel 1930 è stato protetto a norma di legge quale primo simbolo locale. St. Moritz si è spesso contraddistinta nel ruolo di precursore, come quando per il Natale del 1878 brillò la prima lampadina elettrica o nel 1889 vi fu giocato il primo torneo di golf delle Alpi, mentre nel 1935 cominciò a funzionare uno dei primi skilift della Svizzera. Gli ospiti provenienti da tutto il mondo apprezzano il moderno stile di vita alpino caratterizzato dalla gastronomia di alto livello in grado di soddisfare i sogni dei gourmet anche a bordo pista, da un settore alberghiero che stabilisce degli standard in ogni categoria e da eventi di richiamo internazionale. La Via Serlas è un piccolo paradiso dello shopping, ma proprio dietro l'angolo è sempre possibile trovare delle specialità locali come la famosa torta di noci engadinese. Le attrattive turistiche come la torre pendente, resto della Chiesa di San Maurizio, risalente al periodo cinquecentesco, oppure il Museo Segantini sono alternative al lusso e al jet set.

Università Popolare

Rosignano Solvay

presenta

La Costiera Amalfitana (19 ÷ 22 settembre 2019) La Costiera Amalfitana ed i Campi Flegrei 1° Giorno Ore 6.30 Ritrovo dei Sig.ri partecipanti c/o il Teatro Solvay, carico bagagli e partenza in Bus GT Brevi soste durante il percorso; pranzo libero. Arrivo ad Ercolano e visita guidata al parco archeologico del quartiere suburbano di Pompei. Proseguimento per l’albergo, sistemazione nelle stanze prenotate, cena e pernottamento.

2° Giorno Prima colazione in Hotel e partenza in Bus per Salerno e imbarco sulla motonave per Positano. Tempo a disposizione per gustare questo ridente paesino reso famoso dai suoi panorami e dai suoi colori. Trasferimento in motonave per Amalfi e pranzo in ristorante. e tempo a disposizione. Rientro in motobarca a Salerno ed in bus in albergo: cena e pernottamento.

3° Giorno Prima colazione in hotel e trasferimento in bus per Campi Flegrei dove mitologia e storia si fondono in una cosa sola. Visita guidata al Castello Aragonese di Baia con le 54 sale allestite con reperti del Portus Iulius Romano e della Puteoli, l’anfiteatro Neroniano Flavio ed il Rione Terra. Durante il tour sosta per il pranzo in ristorante. Rientro in albergo per la cena ed il pernottamento.

4° Giorno Prima colazione in hotel. Carico dei bagagli e trasferimento Torre del Greco per la visita di alcune delle 122 Ville Vesuviane, Villa Campolieto ed il parco di Villa Favorita, dimore di villeggiatura dei nobili Napoletani tra il 1700 ed il 1800. Rientro in albergo per il pranzo. Dopo il pranzo, partenza Bus per Rosignano Solvay, con arrivo previsto per le ore 22,00.

Quota individuale di partecipazione: 500,00 Euro

Supplemento Camera Singola: 60,00 Euro

Modalità di pagamento:

- All’atto dell’iscrizione 100,00 Euro - Entro il 31 maggio 2019 ulteriori 100,00 Euro - Saldo entro il 30 agosto 2019

La quota comprende:

- Bus a disposizione per tutta la durata del viaggio - Sistemazione in Hotel 3 Stelle in camere doppie con servizi privati e trattamento di ½ pensione. - Passaggi in motonave Salerno/Positano/Amalfi/Salerno - Visite guidate ad Ercolano (ingresso escluso) ed ai Campi Flegrei (ingresso escluso) - Pranzi in ristorante ad Amalfi e Campi Flegrei - Ingresso e visita guidata alle Ville Vesuviane - Bevande ai pasti principali (acqua e vino) sia in hotel che in ristoranti prenotati - Assicurazione RC e medico-bagaglio

L a quota non comprende:

- Le mance, gli Extra di natura personale; l’ingresso ad Ercolano, ai siti dei Campi Flegrei ed al Rione Terra di Pozzuoli, eventuali altri ingressi, il pranzo del 1° giorno; la tassa di soggiorno e tutto quanto non espressamente descritto alla voce “la quota comprende”.

Ercolano

La città romana di Ercolano, distrutta e sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., fu riportata alle cronache della storia nel Settecento grazie alle esplorazioni borboniche. Provvisto di mura modeste, il centro abitato fu costruito su un pianoro vulcanico a strapiombo sul mare posto ai piedi del Vesuvio, limitato sul lato orientale e su quello occidentale da due torrenti; due insenature fluviali vi costituivano approdi naturali e sicuri. Le dimensioni della città erano in realtà piuttosto modeste: è stato ipotizzato che la superficie complessiva racchiusa dalle mura fosse di circa 20 ettari, della quale sono ora visibili a cielo aperto circa 4,5 ettari, per una popolazione di circa 4000 abitanti. Nonostante la storia plurisecolare, dunque, gli scavi hanno rimesso alla luce solo una parte della città antica, cosicché gran parte dell’antica Herculaneum rimane ancora sepolta sotto terra, custodendo tra l’altro tutta l’area forense, gli edifici sacri e civili con i loro preziosi arredi ed apparati decorativi.

Attualmente la gran parte del parco archeologico visitabile è costituita, ad eccezione delle terme e della palestra, da abitazioni private di età imperiale, caratterizzate da una grande varietà tipologica: case con impianto tradizionale, caseggiati plurifamiliari, grandi residenze che sviluppano parte dei loro quartieri in posizione dominante sul mare ed a cavallo delle mura.

La Costiera AMALFITANA

Magicamente sospesa tra il cielo azzurro ed il mare che regala riflessi iridescenti, la Costiera Amalfitana sembra nata dalla tavolozza di un pittore che ha voluto utilizzare le sfumature di colore più calde e vive per creare un paesaggio che incantasse il visitatore al primo colpo, regalando emozioni uniche e panorami di tale suggestione da far dubitare, per un attimo, di essere reali. Un susseguirsi continuo di promontori ed insenature, baie e fiordi, intervallati da spiagge ciottolose e scogli su cui si ergono fiere le torri di avvistamento di epoca vicereale, primo baluardo difensivo delle popolazioni locali contro gli attacchi saraceni. Dal mare, poi, senza soluzione di continuità si passa alla montagna, i cui crinali sono stati "terrazzati" nel corso dei secoli, modellati dal lavoro dell'uomo per creare lembi di terra coltivabili. Sono 13 i comuni dislocati su di un lembo di terra baciato dal sole e dichiarato dall'UNESCO "Patrimonio dell'Umanità" Positano

Positano è un paese della costiera amalfitana. È una destinazione turistica molto famosa con spiagge di ciottoli e stradine strette e scoscese ricche di negozi e caffè. La Chiesa di Santa Maria Assunta ha la cupola in maiolica e un'icona bizantina della Vergine Maria del XIII secolo. Il sentiero escursionistico Sentiero degli Dei collega Positano alle altre città costiere. Amalfi

Amalfi, la cittadina che dà il nome alla Costiera, è situata allo sbocco della Valle dei Mulini; fu la prima delle quattro Repubbliche Marinare e per lungo tempo detenne il monopolio dei traffici commerciali con l'Oriente. Si presenta come un agglomerato di case bianche, aggrappate alla roccia e collegate da vicoli coperti e scalinate. Al centro della piazza principale domina il Duomo di Sant'Andrea con la scenografica scalinata, il campanile in stile arabo-normanno ed il suggestivo Chiostro del Paradiso. Interessante è il Museo della carta di Amalfi nonché gli antichi e suggestivi Arsenali della Repubblica. I Campi Flegrei

Nessun altro luogo» come l’arco di terra e mare che si distende tra Capo Miseno e Pozzuoli può esibire ancora oggi una varietà travolgente di attrazioni. Il richiamo delle leggende greche e romane sulle nostre origini (qui «è nato l’Occidente» disse l’inglese Paget). Le testimonianze di un passato memorabile, con parchi archeologici a cielo aperto, sotterranei e sommersi.

Mito, storia, natura e paesaggio. Ognuno dei siti o degli ambienti da visitare - e sono tanti, benché raccolti in uno spazio percorribile nel corso di una giornata o poco più – racchiude come uno scrigno tutte queste dimensioni

Su un’altura vicina c’è il Castello Aragonese. La costruzione, iniziata nel 1495, merita una tappa. Ospita, infatti, il Museo archeologico dei Campi Flegrei con i reperti provenienti da Cuma, Baia e dagli scavi al Rione Terra di Pozzuoli. Dalle terrazze della fortezza è, inoltre, possibile ammirare lo scenario suggestivo del Golfo da un’altra formidabile prospettiva. Ai piedi della rocca si vedono le piccole e splendide insenature di Baia.

L’ Anfiteatro Flavio, è un monumento imponente. Si tratta, infatti, del terzo anfiteatro di epoca romana più grande d’Italia dopo il Colosseo e quello di Capua. Il motivo principale d’interesse è dovuto al perfetto stato di conservazione dei suoi sotterranei, dove si sviluppa il complesso sistema di sollevamento delle gabbie che contenevano le belve utilizzate per i giochi gladiatori e che venivano innalzate attraverso botole fino al piano dell’arena. Nato in seguito a un’eruzione avvenuta circa 4 mila anni fa, il vulcano Solfatara - un grande cratere di forma ellittica con un perimetro di 2,3 chilometri e un diametro di 600-700 metri - si trova oggi in stato “quiescente”. La sua attività si presenta con manifestazioni vulcaniche secondarie come le fumarole di anidride solforosa e le pozze di fango bollente.

Nato come fortificazione romana contro l’assedio di Annibale, l’insediamento del Rione Terra di Pozzuoli è stato abitato sino al 1970 quando, a causa del bradisismo venne completamente evacuato. Con l’aiuto finanziario dell’Unione europea, lo Stato sta realizzando importanti opere di restauro per restituire al quartiere la sua importanza storica.

Il percorso archeologico sotterraneo del Rione Terra è un viaggio nell’antica colonia romana Puteoli e si sviluppa lungo gli assi principali della città romana, cardi e decumani, tra botteghe, magazzini, criptoportici depositi di grano e forno per il pane. La Cattedrale di San Procolo, oggi riaperta al culto e ai visitatori, fu costruita inglobando nel suo perimetro il preesistente Tempio di Augusto (a sua volta costruito sul precedente capitolium), riportato in evidenza solo nel 1964 in seguito a un incendio. Dai lavori di restauro del Duomo -Tempio è emerso un complesso originalissimo che unisce elementi di architettura antica (come le maestose colonne corinzie e le pareti in marmo), cristiano-barocca (la cattedrale) e contemporanea (le strutture in vetro e acciaio che completano il Tempio). Le Ville Vesuviane

Il Miglio d’Oro e le Ville Vesuviane, alle falde del Vesuvio, si sviluppa un itinerario d’arte con ville settecentesche e dimore aristocratiche realizzate in stile barocco napoletano dai migliori architetti dell’epoca. Verso il 1738 Carlo di Borbone e la regina Maria Amalia di Sassonia realizzarono la loro nuova residenza estiva sulla costa vesuviana, a Portici precisamente. E da quel momento l’aristocrazia napoletana cominciò a far erigere una serie di ville sulla strada nei pressi della reggia che per la sua ricchezza storica e paesaggistica venne soprannominata il Miglio d’Oro. Oggi, purtroppo, di quelle splendide dimore riccamente decorate e immerse in sontuosi giardini, non se ne contano che 122, attentamente salvaguardate dall’incuria e dalla fatiscenza.

Villa Campolieto la più famosa, la più citata e anche la più fotografata. La costruzione datata 1755, fu affidata all’architetto Luigi Vanvitelli che qui realizzò al suo interno lo scalone monumentale che conduce al vestibolo superiore, affrescato dai principali artisti dell’epoca. È però il suo aspetto esteriore che la rende maggiormente nota, soprattutto per il bellissimo portico colonnato che sorregge il panoramico belvedere.

Villa Favorita fu costruita dall’architetto Ferdinando Fuga per volere della regina Maria Carolina d’Austria. Divenuta residenza reale, la villa fu sontuosamente arredata e arricchita di nuovi edifici collocati nell’ampio parco digradante fino al mare. Tra gli ambienti che hanno conservato l’aspetto originario, ci sono le stanze con decorazione orientaleggiante in onore del Pascià d’Egitto, ospite della villa sul finire dell’ottocento.

CONDIZIONI GENERALI

PARTENZE / ARRIVI

Tutte le partenze (e arrivi) relative alle Gite del presente Programma, saranno effettuate in prossimità della Sede Università Popolare, Via E. Solvay 40, salvo eccezioni che saranno descritte con tempi e modalità nei singoli programmi. L’ Ente organizzatore si riserva comunque la facoltà di effettuare soste supplementari per carico/scarico pax (ad es. in direzione Nord, in località Castiglioncello, Livorno, Pisa, ecc…, ed in direzione Sud in località Vada, Cecina, San Vincenzo, Grosseto ecc…).

QUOTE DI PARTECIPAZIONE

Le Quote di partecipazione sono state calcolate sulla base di 40 persone partecipanti; nel caso in cui il numero dei partecipanti iscritti ad ogni singola gita risultasse inferiore al minimo previsto, prima di cancellare la gita sarò proposta, ai singoli partecipanti, una rivalutazione della quota del vettore.

Qualora prima della partenza vi fossero variazioni in aumento o in diminuzione, le quote potranno essere ricalcolate soltanto in conseguenza di: - Costi di trasporto, incluso costo carburante. - Diritti e tasse su alcune tipologie di servizi turistici quali imposte, tasse di soggiorno, tasse di atterraggio, di sbarco ed imbarco nei porti ed aeroporti. - Tassi di cambio

Per eventuali tali variazioni si farà riferimento ai costi in vigore al 19 ottobre 2018, data di stesura del presente Programma Turistico

RECESSO Il partecipante può annullare il contratto in qualsiasi momento corrispondendo all’organizzatore del viaggio un eventuale rimborso relativo ai costi già assunti dall’organizzatore come ad es. biglietti relativi a spettacoli teatrali non rimborsabili, biglietteria aerea, marittima e ferroviaria, quota individuale bus, costi Assicurativi, eventuali anticipi alberghieri e/o ristorazione.

PRENOTAZIONI La prenotazione sarà formalizzata SOLO all’atto del versamento dell’acconto per ogni singola gita, ed il partecipante sarà inserito con un numero progressivo che, salvo eccezioni, sarà il n° personale del “Posto Bus” per le gite della durata fino a 3 gg; per gite superiori ai 3 gg, sarà fatta una rotazione dei posti prenotati.

Il SALDO della Gita dovrà essere effettuato come specificato in ogni singolo programma consegnato all’atto del versamento dell’acconto per ogni singola gita.

Eventuali altre gite programmate durante l’anno, saranno parte integrante del Presente Programma Turismo, alle stesse Condizioni Generali.