Dalla Visione Al Chiodo. Dal Chiodo Alla Visione

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Dalla Visione Al Chiodo. Dal Chiodo Alla Visione Quaderni del «Bollettino Storico della Svizzera Italiana» - 12 A cura di Claudia Lafranchi Cattaneo e Andreas Schwab del «Bollettino Storico Dalla visione al chiodo. Quaderni della Svizzera Italiana» Dal chiodo alla visione 12 Il Fondo Harald Szeemann dell’Archivio Fondazione Monte Verità Nem num esto optas cum debitium, cones reptatur sit voluptasinum que pro tet accatae pre, B volut venis ratiant expliaeped es alic to bea dit unt, quia qui quiam fugition etur? Qui utem A iusdam et quam rereptatum doluptat aboreptat voluptas sin culpa el molore ne conet imoluptas HW C dem esciis iure, vellaut fuga. Ut rem dolectem re et omnihil ius ent. S Optus aut et, asin niminve ndiscillam ab invendaepre coratio te nobitam consequi sequi idiossi – disit repedi voluptas ius, odisseque dent ut mintium nonsed que pa ipsaerum int, consequi cone NEO nosae magnatemqui officaerisi as pro mossi alignatque vendi cullor acepedi ciiscim agnatis A eic to quam que perum nite lam, sin porror sa quam cuptae pro deles alitius aborunt volecus ut TT la coriae pro eaque nobisque nusapis eos pore dolupti rem experum solenda deliquiatum dolut A essin perrorero dit harum et fugias volorro quideni nossunt. HI C Nam iumquis parumen ecusda dolorepero tem nostota eseque nobit quis nestrum nem faccus C rernatin cus molorum faccum, qui ommo verfers perionsed molo eos aut offici nat vendant N excearum et ex et et audit volore simodit iuntio. Bearum, as inullit volut optiae et omnis re, A FR occatatur? A L In copertina: Harald Szeemann nella sua fabbrica a Maggia. © Armin Linke Dalla visione al chiodo. Dal chiodo alla SalvioniEdizioni Direttore responsabile: Andrea Ghiringhelli Redazione: Fabrizio Panzera, Archivio di Stato del Cantone Ticino, Viale Stefano Franscini 30a, CH-6501 Bellinzona tel. +41 91 814 13 20, fax +41 91 814 13 29 E-mail: [email protected] [email protected] Amministrazione: Salvioni Edizioni tel. +41 91 821 11 11 E-mail: [email protected] Internet: www.salvioni.ch Stampa: Salvioni arti grafiche SA ISBN 978-88-7967-291-7 © 2012 – Tutti i diritti riservati Quaderni del «Bollettino Storico della Svizzera Italiana» - 12 A cura di Claudia Lafranchi Cattaneo e Andreas Schwab Dalla visione al chiodo. Dal chiodo alla visione Il Fondo Harald Szeemann dell’Archivio Fondazione Monte Verità SalvioniEdizioni Sommario Manuele Bertoli Dalla visione al chiodo 7 Lorenzo Sonognini Il mito del Monte Verità, calamita di idee e faro per il futuro 11 Tavola delle abbreviazioni 19 Francesca Corti, in collaborazione con Laura Pedrioli e Andreas Schwab Presentazione del Fondo Harald Szeemann 21 Andreas Schwab «Lei non può lamentarsi di aver passato il suo tempo annoiandosi». Harald Szeemann e l’esposizione sul Monte Verità 175 Gli autori e i curatori 223 Indici dei nomi 225 5 Dalla visione al chiodo Manuele Bertoli Consigliere di Stato, Direttore del Dipartimento educazione, cultura e sport Presidente della Fondazione Monte Verità «Dalla visione al chiodo, dal chiodo alla visione» era il motto o lo spirito con il quale Harald Szeemann (che, con un ossimoro, definirei un utopi- sta coi piedi per terra) realizzò l’ormai celebre esposizione del 1978 sul Monte Verità. È difficile per me dire dove si collochi la Fondazione Mon- te Verità in questo percorso completo che partendo da una visione va ad occuparsi anche dell’ultimo particolare, il chiodo infisso alla parete per esporre il quadro. So invece per certo quanto la Fondazione si propone di fare (negli statuti si legge: «promuovere incontri di studio, corsi e semi- nari ad alto livello scientifico, attività di aggiornamento scientifico e pro- fessionale e manifestazioni culturali») e quale ruolo ha finora svolto il Cantone Ticino in relazione al Monte Verità. Permettendomi un breve istoriato, penso si possa affermare che i rap- porti tra il Cantone e il Monte delle Utopie percorrono tutto il Novecen- to: dall’insediamento della comunità vegetariana di inizio secolo, su su fino alla gestione del gruppo di artisti espressionisti degli anni Venti e all’epoca del barone Eduard von der Heydt. Fu di fatto il barone tede- sco, banchiere e collezionista d’arte, nonché penultimo proprietario del- la collina, a sancire con il Cantone un legame stretto, dichiarando nel la- scito testamentario del 1956 che la sua Monte Verità SA sarebbe stata donata al Cantone; lascito divenuto fattivo nel 1964, al sopraggiungere della sua morte. Dopo diversi anni di attività alberghiera, alla fine degli anni Ottanta il Monte Verità si costituisce in una Fondazione e dà avvio alla proficua intesa con il Politecnico federale di Zurigo. L’ETH vi insedia il suo Centro Stefano Franscini, una piattaforma di incontro per la co- munità scientifica nazionale ed internazionale per l’organizzazione di congressi di ricerca. La storia più recente vede, nel 2006 (un anno dopo il decesso di Harald Szeemann), l’acquisizione del Fondo Monte Verità del noto curatore, fondo che si trovava nella «Fabbrica» di Maggia. Vi fa seguito il trasferimento a Bellinzona di tali materiali, così come dei con- tenuti di tutto l’allestimento della mostra Le mammelle della verità del 1978, e una loro catalogazione, ad opera degli storici Francesca Corti, Laura Pedrioli e Andreas Schwab. Dall’estate del 2012 il Fondo è catalo- gato e accessibile al pubblico dei ricercatori. 7 Dalla visione al chiodo. Dal chiodo alla visione Il Fondo Harald Szeemann dell’Archivio Fondazione Monte Verità Il Monte Verità con l’albergo in stile Bauhaus e, in primo piano, «Roue Oriflamme» di Jean Arp. 8 Dalla visione al chiodo 9 Dalla visione al chiodo. Dal chiodo alla visione Il Fondo Harald Szeemann dell’Archivio Fondazione Monte Verità Il cantiere di Casa Anatta, 2011. © Massimo Pedrazzini Il presente volume segna ora un ulteriore importante passo: la presen- tazione al pubblico del Fondo Monte Verità di quell’«Austellungsmacher» di fama mondiale che fu Harald Szeemann, un patrimonio culturale di por- tata certo non solo cantonale. Lo attesta il fatto che il prestigioso Paul Getty Center di Los Angeles, acquirente del resto dell’Archivio di Maggia, guarda con interesse al futuro riallestimento dell’installazione originale di Harald Szeemann a Casa Anatta. Tornando all’inizio, non saprei dire dove collocare il lavoro della Fonda- zione in questo percorso completo dalla visione al chiodo. Dico però che di questo cammino essa fa parte a pieno titolo ed a suo modo tiene fede al messaggio di sogno, di speranza, di esplorazione della natura umana che dalla storia del Monte è giunto fino a noi. 10 Il mito del Monte Verità, calamita di idee e faro per il futuro Lorenzo Sonognini Direttore Fondazione Monte Verità Come nasce un fondo? A questa domanda si può rispondere in molti modi, ma alla base vi è sempre una ricerca. A metà degli anni Settanta del secolo scorso un uomo, un curatore di mostre, venne folgorato da una sto- ria. Da questa folgorazione nacque un bisogno di conoscere e di capire. Quell’uomo si chiamava Harald Szeemann e la storia che lo rapì era quel- la del Monte Verità. Con meticolosità quasi maniacale iniziò a raccogliere ogni frammento di informazione, ogni brandello di testo, ogni immagine di quanto avvenne nel primo Novecento sulla collina asconese. Questo corpus di documenti, articoli di giornale, fotografie, manoscritti, oggetti di ogni forma e fattura furono il risultato di un’indagine protrattasi per quattro anni, che culminò nella mostra Le mammelle della verità. Nata per essere temporanea e iti- nerante, l’esposizione divenne in seguito installazione permanente nella Casa Anatta, che da quel momento fu museo del Monte Verità e della sua storia. Una storia che inizia con la colonia vegetariana che si insediò nel 1900 sulla collina di Ascona dando vita a un esperimento di società alter- nativa unica nel suo genere. Un’utopia realizzata che nei primi due decen- ni del secolo scorso riuscì a coagulare attorno a sé innumerevoli personali- tà politiche e anarchiche, pensatori, filosofi e artisti di tutta Europa. In quel primo ventennio nacque il mito del Monte Verità. Una colonia di ar- tisti prima, e il Barone Eduard von der Heydt in seguito, portarono ad Ascona l’arte internazionale, perpetuando la tradizione di apertura e tol- leranza che è alla base dello spirito del Monte Verità. Raccogliere una grande quantità di documenti tuttavia non basta. Do- po l’acquisto del Fondo Szeemann da parte della Fondazione Monte Ve- rità – reso possibile nel gennaio del 2007 grazie al finanziamento del Cantone Ticino e del Fondo Lotteria intercantonale – tra il 2009 e il 2012 è iniziato un impegnativo e paziente lavoro di catalogazione, valu- tazione e archiviazione fatto con criteri professionali e scientifici. In que- sta fase è stato essenziale l’impegno e la professionalità dello storico An- dreas Schwab, dell’archivista Francesca Corti, in un primo tempo, e Laura Pedrioli, nelle fasi conclusive, oltre che di Lorenza Mossi per la parte relativa alla valutazione e al restauro degli oggetti e dei documenti. La disponibilità dell’Archivio cantonale di Stato del Cantone Ticino per 11 Dalla visione al chiodo. Dal chiodo alla visione Il Fondo Harald Szeemann dell’Archivio Fondazione Monte Verità Harald Szeemann nella fabbrica a Maggia. il supporto logistico, il deposito e la conservazione del fondo è stato ed è tutt’ora un elemento indispensabile. A loro va il nostro più caloroso rin- graziamento. La pubblicazione del Fondo Szeemann nel «Bollettino storico della Sviz- zera italiana» assume dunque un valore simbolico, perché sancisce la con- clusione della prima fase di acquisizione, catalogazione e archiviazione e l’inizio di una nuova fase: quella dell’apertura al pubblico e della valorizza- zione di questo patrimonio culturale. 12 Il mito del Monte Verità, calamita di idee e faro per il futuro L’apertura del Fondo Harald Szeemann è importante per molte ragioni: in primo luogo, grazie ad esso, la Fondazione assolve il suo compito di de- positario della memoria storica degli eventi e dei personaggi che hanno animato e reso famosa la collina asconese.
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