Terza Serie (2006)
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BRIXIA SACRA MEMORIE STORICHE DELLA DIOCESI DI BRESCIA ASSOCIAZIONE PER LA STORIA DELLA CHIESA BRESCIANA FONDAZIONE DOMINATO LEONENSE San Benedetto “ad Leones” un monastero benedettino in terra longobarda a cura di ANGELO BARONIO Le illustrazioni provengono dall’archivio di “Brixia sacra” e, in parte, sono state fornite dagli Autori; si ringraziano, tuttavia, l’Archivio fotografico dei Civici musei di arte e storia di Brescia, l’Associa- zione archeologica USPAAA, il Fotostudio Rapuzzi, la Biblioteca Queriniana di Brescia, l’Archivio Storico Diocesano (Archivio Vescovile), l’Archivio di Stato di Brescia, la cui documentazione viene riprodotta con autorizzazione n. 2, prot. n. 894 IX 4.1, del 27.02.2004, e la Soprintendenza archeolo- gica della Lombardia. Nello scorso numero della Rivista (1-2006), all’ultima riga di p. 518, l’espressione “sorse l’enigmatico” va intesa come “si concluse l’enigmatico” e, alla terzultima riga di p. 519, il nome “Giambattista” va cor- retto con “Giandomenico”. Premessa Questo secondo volume, dopo il primo del 2002, L’abbazia di Leno. Mille anni nel cuore della pianura Padana, che pubblicava gli atti della giornata di studio del maggio 2001, tenutasi a Leno presso villa Seccamani sulla storia del monastero fondato nel 758 al centro della pianura Bresciana dall’ultimo re longobardo Desiderio, dà conto dello sviluppo dell’ambizioso progetto allora avviato, teso a riscoprire, recuperare e valorizzare, come allora si pre- cisava, «il patrimonio di storia e di civiltà sedimentatosi nel corso della sua vicenda millenaria». In questo nuovo volume, accolto anch’esso nella serie prestigiosa della rinnovata rivista «Brixia sacra», sono ora raccolti gli interventi degli storici e degli specialisti in due giornate di studio che hanno approfondito la ri- cerca avviata. Nella prima, che aveva per titolo: Tra cultura ed economia. La seconda bonifica leonense, ci si proponeva di raggiungere un duplice obiet- tivo: di dar conto innanzitutto, con la presentazione del volume degli atti del convegno del 2001, affidata alla competenza di storia bresciana di Co- simo Damiano Fonseca, maturata fin dagli anni Sessanta in qualità di do- cente di Storia medievale presso la sede bresciana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, non già solo dei primi approfondimenti analitici della vi- cenda leonense, bensì dell’avvenuta trascrizione, condotta da Ezio Barbie- ri, delle pergamene del fondo abbaziale, rese disponibili e agevolmente consultabili da un efficiente motore di ricerca sul portale Popolis, al sito www.popolis.it/abbazia, allestito in attesa della definitiva edizione del Co- dice Diplomatico Leonense; di presentare, inoltre, i risultati delle indagini condotte con il georadar da Ermanno Finzi sull’area, indicata dalla docu- mentazione d’archivio e dagli storici dell’abbazia come il luogo sul quale insisteva il complesso abbaziale, demolito negli anni successivi alla sop- pressione del monastero decretata nel 1783 dal Senato della repubblica di Venezia, i cui resti artistici e scultori sono stati “catalogati” da Pierfabio Pa- nazza; di rendere note, infine, le risultanze della campagna di scavo con- dotta dalla Soprintendenza ai beni archeologici della Lombardia. 5 BRIXIA SACRA Andrea Breda, che ne aveva diretto i lavori, ha potuto illustrare i risul- tati della ricognizione e i pochi resti, manomessi dai pesanti interventi di scavo indiscriminato per l’attività di asportazione di ghiaia, avviata sull’area nei decenni successivi alla soppressione, che testimoniano tuttavia la pre- senza di successivi edifici di culto, stratificati sul sito della prima chiesa de- sideriana fino al complesso architettonico della fine del XII secolo, attri- buibile all’opera dell’abate Gonterio. Se tali reperti forniscono il riscontro alle notizie che ricaviamo dalle fonti narrative e documentarie abbaziali, esse concorrono altresì a confer- mare una volta di più il ruolo dell’abbazia di San Benedetto ad Leones non solo nel quadro delle vicende che hanno caratterizzato la storia monastica bresciana, come in quell’occasione ha ben sottolineato Gabriele Archetti nella sua rassegna che dava anche conto dei motivi che hanno consigliato di riaffidare ad un numero monografico di «Brixia sacra» anche la pubblica- zione di questi nuovi contributi, ma anche nel panorama più ampio e com- plesso delle vicende della storia ecclesiastica di Brescia e del suo territorio, nel più ampio contesto dell’Italia centro-settentrionale. Il secondo obiettivo obbediva da un lato all’esigenza di illustrare le fi- nalità proprie del progetto del “Dominato leonense”, visto il generale inte- resse maturato nel frattempo intorno allo stesso e alle iniziative che ne so- no scaturite, tese a recuperare le fonti e a ricostruire la storia per valorizza- re il territorio, mediante la riscoperta dell’identità delle comunità collocate nell’area geografica delle attuali cinque provincie di Brescia, Cremona, Mantova, Parma e Reggio Emilia, dove con profitto opera Cassa Padana, la banca di credito cooperativo che ha fatto proprio e sostiene il progetto, in quell’area cioè che costituisce il cuore del più ampio territorio aldiquà e al- dilà del Po e oltre l’Appennino tosco-emiliano, dove nei secoli centrali del medioevo erano collocate in una fitta rete di dipendenze le proprietà del- l’abbazia di Leno e dove dovevano più direttamente riflettersi le conse- guenze delle scelte compiute dagli abati di San Benedetto e più evidenti le forme del dominatus del monastero leonense. Dall’altro si mirava ad avvia- re un’indagine sulle vicende insediative del territorio della pianura brescia- na, al centro della quale era maturata la decisione di Desiderio di collocare il monastero di San Benedetto ad Leones, anche per poter rispondere al quesito che sorge e che induce ad interrogarci sul motivo che ne giustifichi la scelta da parte dell’ultimo re longobardo. 6 PREMESSA La domanda, posta ai partecipanti alla tavola rotonda conclusiva, ha for- nito una prima risposta, quella offerta dagli archeologi, pronti ad eviden- ziare nel territorio di Leno una nutrita serie di necropoli di età longobarda, che testimoniano un insediamento diffuso intorno ad un nucleo abitato precedente di età tardo-antica. Un simile quadro è stato quindi oggetto di attenta riflessione degli stu- diosi intervenuti alla seconda giornata di studio, tenuta a villa Seccamani il 26 febbraio 2005, che ha avuto come tema: L’ingresso dei Longobardi in Ita- lia. Leno: centro di primo insediamento nella “Langobardia maior”. Le le- zioni d’inquadramento di Claudio Azzara e di Silvia Lusuardi Siena e quel- le più specificatamente concentrate sulle forme dell’insediamento dei Lon- gobardi al loro primo arrivo in territorio lombardo e più precisamente in quello bresciano di Paola Marina de Marchi e di Andrea Breda, hanno con- sentito di delineare un quadro d’insieme che fornisce conoscenze e pro- spettive di lettura inedite sul territorio nel quale fu edificato il complesso monastico e gettano nuova luce sulle ragioni che indussero gli ultimi re longobardi a far cadere proprio su Leno la propria scelta. Il volume si arricchisce poi del contributo di studiosi e specialisti di dif- ferenti discipline – Cesare Alzati, Chiara Contin, Simona Gavinelli, Cate- rina Giostra, Monica Ibsen, Elide Mercatili, Paolo Piva, Gianpietro Rigosa, Marco Sannazaro, Serena Strafella, Francesca Stroppa e Diana Vecchio –, che nel frattempo hanno approfondito l’indagine sui vari aspetti della sto- ria monastica, di Leno e del territorio, in cui era collocata, al centro della vasta area del suo dominatus, l’abbazia di San Benedetto. Ne scaturisce un ampio e ricco panorama inedito di fonti, temi, riflessioni, prime conclusio- ni sulle vicende e sulla storia di un’istituzione che nei secoli centrali del me- dioevo vide i suoi abati agire da principali protagonisti nelle questioni del- la vita civile e religiosa della media pianura Padana al crocevia dei rapporti tra Roma e l’impero. La prospettiva che emerge è quindi quella che impone, alla luce di tali ri- sultati, di rivedere il quadro delle conoscenze consolidate rispetto alla sto- ria di Brescia e del suo territorio, almeno in una duplice prospettiva. La pri- ma è quella che segnala la necessità di riconsiderare il ruolo della pianura, punto di convergenza delle nuove popolazioni germaniche e “terra d’ele- zione” dei longobardi fin dal loro primo insediarsi, non già soltanto per quella linea dei fontanili che ne garantiva la produttività, bensì per l’asset- 7 BRIXIA SACRA to stesso collegato alla grande via d’acqua dell’Oglio, momentaneo confine nei decenni della conquista e poi grande via di scambio per le intense atti- vità che in esso si svolgevano. La seconda è relativa alla revisione che, la lettura dei reperti artistico- scultorei, suggerisce della tradizionale ricostruzione della storia due-tre- centesca del monastero. Pur nella documentata crisi economico-istituzio- nale patita dalla comunità monastica nei primi decenni del XIII secolo, emerge la necessità di riconsiderare tale giudizio alla luce del fatto che essa non si perpetuò nel basso medioevo, come vuole la storiografia tradiziona- le, ma si risolse già nel corso del XIV secolo come dimostrano i cospicui in- vestimenti nelle strutture del cenobio attestate dai pregevoli resti scultorei studiati e datati da Pierfabio Panazza. Ne consegue, in conclusione, la necessità di continuare l’indagine sia ar- cheologica che documentaria, per rafforzare le conoscenze e delineare in forma ancor più ricca i tratti della realtà bresciana e del