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EVELINA BOREA

CONSIDERAZIONI SULLA MOSTRA 1 E I SUOI SEGUACit A CLEVELAND

Hl DI NOI, europei di provincia, avesse allestita da Heim l'estate scorsa-, ma anche per­ quest'inverno traversato l'oceano con l'idea ché inopinatamente collocato vicino a quadri di C di veder riuniti in un solo luogo, a Cleve­ almeno trent'anni più antichi e di ben altro peso. land, tutti o perlomeno quasi tutti i dipinti di Trattavasi comunque di un quadro notevolissimo, Caravaggio e dei suoi seguaci acquisiti dai musei ma se la ragione della sua presenza alla mostra e collezioni degli Stati Uniti, sarebbe rimasto era l'accrescimento del breve catalogo del Falcone deluso. Infatti, non solo non vi avrebbe trovato pittore di figure grandi con un numero eccezio­ quadri famosi, come il ' Cupido dormiente ' di nale, avremmo preferito vederlo accanto a dipinti Indianapolis, o la 'Natura morta' di Washington, sicuri di quel maestro, come il ' Riposo nella fuga la cui problematicità nell'occasione avrebbe forse in Egitto ' della sacrestia del duomo di Napoli o, potuto sciogliersi, ma anche quadri poco noti, perlomeno, vicino a quel ' Concerto ' del Prado sempre di ambito caravaggesco, che nei musei che, dato al Falcone dal Voss, a differenza di quello americani figurano come anonimi o con etichette di Heim, lascia pochi dubbi sulla sua paternità non convincenti - per esempio, quel ' Democrito ' napoletana. Certamente, pensavamo inoltrandoci e quell' ' Eraclito ' che nell'Art Institute di Chica­ tra due ali di caravaggeschi della prima ora- Man­ go portano la generica e per noi inesatta attribu­ fredi, Borgianni, Battistello, Cecco -, vedremo zione a seguace del Ribera -. Pertanto, scontato altri dipinti del Falcone più avanti, forse accanto che le intenzioni della mostra non erano quelle di a un Sellitto, a un Palumbo, o a uno Stanzione. esibire il catalogo completo, alla fine dell'anno rg7r, Siamo rimasti delusi: il seguito di Caravaggio nel­ dei dipinti di Caravaggio e dei seguaci in America, l'Italia meridionale era rappresentato solo da Bat­ e accertato anche che mancavano novità di sensa­ tistello, Ribera e Preti. La ' Cena in Emmaus ', zione : veniva fatto ovviamente di chiedersi quale con la bianca tovaglia impregnata di luce, su cui fosse stato il criterio in base al quale erano stati la natura morta spicca quale protagonista, restava scelti i quadri presenti, compresi quelli importati per noi un problema alla cui soluzione non aiutava per !'~occasione dall'Europa - questi ultimi per la la scheda relativa nel catalogo, incerta e scarsa­ precisione 28 su 8r, di cui I4 dall'Italia-; nel­ mente argomentata. Ma vi torneremo sopra più l'idea che la mostra di Cleveland intendesse quali­ avanti. ficarsi non come rassegna casuale, alla stregua di Precedendosi nelle sale si incontravano, dunque, quella dello stesso tema tenutasi ad Atene e a quadri quasi tutti ben noti di quegli artisti che Napoli nd rg62 e rg63; bensì come argomenta­ già agli scrittori secenteschi erano apparsi orientati zione, sulla base dei quadri scelti, di una tesi, di sulla scia di Caravaggio: Manfredi, Ribera, Cecco un nuovo punto di vista. Ma non sarebbe stato del Caravaggio, Spadarino, Saraceni, Valentin, facile indurre dai quadri esposti il criterio che Honthorst e i seguaci della manfrediana methodus, aveva guidato la scelta. Therbrugghen, Baburen, Seghers; altri, il cui ca­ A cominciare dalla prima sala. Superato lo choc ravaggismo è stato riconosciuto solo in epoca mo­ di vedersi davanti alcuni indiscussi capolavori di derna, come Gentileschi, padre e figlia, Gramatica, Caravaggio, quali la ' Santa Caterina ' Thyssen, Cavarozzi, Maino, Serodine, Paolini; altri ancora da Lugano, il 'San Giovanni Battista' Nelson, che furono attratti da Caravaggio solo per qualche da Kansas City, la ' Flagellazione di Cristo' da momento, come Vouet o Renier. Completata una Rouen, ed altre famose tele sulla cui autografia prima ricognizione alla ricerca delle presenze, ve­ caravaggesca si potrà, forse, discutere .in eterno, niva fatto di accorgersi delle assenze, assenze di ma che non era certo inutile vedere riunite- come artisti il cui debito nei confronti di Caravaggio il guastissimo, inqualificabile, ' Concerto ' del Me­ non è una nostra opinione; come Rodriguez, tropolitan Museum di New York, il fragile 'San Ledere, Vermiglio, Musso e, soprattutto, Orazio Francesco' del Wadsworth Atheneum di Hartford, Riminaldi, figura prima tra i seguaci del Merisi l'incerto 'David' del Prado -, l'occhio cadeva intorno al r62o; non solo, ma lacune si avvertivano su di una 'Cena in Emmaus' posta accanto, attri­ anche per quel che riguarda le fasi fortemente ca­ buita ad Aniello Falcone (fig. r). Questo dipinto ravaggesche di artisti che, al pari di Baglione o di costituiva una sorpresa, non solo perché ignoto Vouet o dello stesso Honthorst, successivamente - salvo a chi avesse visto a Londra la mostra mutarono stile, fasi che, in una rassegna coerente

154 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte del fenomeno delle influenze esercitate da Cara­ ro ' del Wadsworth Atheneum di Hartford, (fig. 1 5) vaggio e dai suoi stretti seguaci dovevano essere ove è attribuito erroneamente al Cavallino, un qua­ documentate. Intendiamo dire, perlomeno, di Bas­ dro che sarebbe stato assai bene a Cleveland. '> setti Tanzio, Minniti, Caroselli, Rustici, Guerrieri, I due piemontesi, Antonio Vermiglio e Niccolò Dou'ffet, De Haen, Crabeth, Cossiers. Se alla mo­ Musso, non sono nominati. È vero che del primo stra figurava Paolini, tardo caravaggesco eccentrico si conosce, se non erriamo, un solo quadro di marca e illanguidito, tra Manfredi e Caroselli: perché caravaggesca, firmato e datato 1612, ' L'incredu­ era assente Bassetti, che pure intorno al 1620 lità di San Tommaso' in San Tornmaso in Vincis ostentava un caravaggismo di lega più pura che a Roma- restaurato di recente-: opera notevole non Borgianni o Saraceni anni prima ? e non in intorno alla quale è lecito prevedere che prima o scene di genere, manfrediane, ma in solenni pale poi si riuniranno alcuni quadri in cerca d'autore; d'altare ? E se c'era Paolini, doveva pur esserci il ma il secondo è pur noto anche per una recentissi­ suo maestro Caroselli: col quale fu spesso confuso; ma messa a punto, che aggiunge al breve catalogo e se c'era Manetti, doveva pur fargli da pendant dell'artista anche un dipinto firmato: tra Cara­ Rustici; e forse che lo Spada, all'occasione imita­ vaggio e Gentileschi. 2 > tore volgare del Manfredi - come prova anche il A p. 19 si citano di passaggio come seguaci di 'Concerto' venuto a Cleveland dal Louvre (Ca­ Ludovico Carracci Marcantonio Bassetti, Ottino, talogo n. 63) - è più vicino a Caravaggio di Gio­ Turchi, Fiasella, e come tali si dà per ovvia la loro vanni van Houbracken, pittore rozzo e brutale, ma assenza a Cleveland. Ma se è vero che il primo di di maniera caravaggesca non meno autentica di questi si accostò al Merisi e alla sua cerchia solo quella di Rodriguez '? per un periodo- verso e intorno al 1620- e gli A questo punto veniva ovvio ricercare nel vo­ altri tre sentirono più profondamente il classicismo lume di Richard Spear, che funge anche da cata­ sentimentale dei bolognesi, lo Spear per essere coe­ logo alla mostra, se nel saggio introduttivo vi fosse rente avrebbe dovuto negare il passo a Cleveland la spiegazione di tante esclusioni. anche a Vouet a Renier a Spada: giacché anche il A p. IX troviamo che Alonso Rodriguez, il caravaggismo di questi fu di passata e impregnato supposto autore della ' Incredulità di San Tom­ di umori diversi e con inclinazioni classicistiche maso' e della 'Cena in Emmaus' del Museo Na­ irresistibili. Forse lo Spear non ammette come se­ zionale di Messina, da Roberto Longhi attribuiti guaci di Caravaggio chi non abbia indulto almeno a Caravaggio tant'è la qualità che li distingue, era qualche volta, come in effetti fecero Vouet, Renier, escluso dalla rassegna di Cleveland non già, come Spada, a comporre sulla linea della maniera man­ taluno potrebbe pensare, perché i suoi dipinti frediana, che poi deriva dalle opere giovanili di noti sono in cattive condizioni, avendo patito il Caravaggio, ossia mezze figure in primo piano, terremoto del 1go8, ma in quanto mediocre artista. atteggiate intorno a un tavolo, intente a far musica Analogamente è motivata l'esclusione di Mao Sa­ o al gioco delle carte o dei dadi o a leggersi la lini, Minniti, Jan Janssens, Manzoni: come se cia­ mano ? Per noi ciò che qualifica in senso caravag­ scuno di questi artisti non meritasse un discorso a sé. gesco non è necessariamente il tema, la composi­ Sempre a p. IX si cita anche Ledere, indicato zione, il taglio, l'iconografia: è l'incidenza del lume insieme a come esempio di arti­ naturale sulle cose, cose che assumono così colpite sta caravaggesco non rappresentato a Cleveland nella loro realtà oggettiva, statica, un rilievo dram­ per necessità non per scelta. Stupisce molto che in matico, un significato nuovo e diverso rispetto alle una manifestazione così ambiziosa - e quanto essa stesse cose quali appaiono nei quadri dei Carracci fosse ambiziosa lo ostenta più che la mostra stessa e dei loro seguaci: dove corre un umore sentimen­ lo spessore del saggio introduttivo del catalogo -, tale che unifica tutti gli aspetti, dove predomina una manifestazione che aveva saputo assicurarsi la preoccupazione intellettuale di una ritmica dei quadri del Louvre, del Prado, degli Uffizi, della gesti, perfino dei tocchi del lume. Si pensi Guerci­ Galleria Nazionale d'Arte Antica di Roma, avesse no, Lanfranco, per dire quelli, tra i seguaci dei dovuto rassegnarsi a tale rinunzia; grave non tanto Carracci, più sensibili ai fatti del nuovo naturali­ nel caso di Ledere, la cui fase caravaggesca, anzi smo. La posizione del Bassetti è assai diversa, e saraceniana, è a nostro avviso significante soprat­ semmai quel che in certe opere la condiziona non tutto per la nota questione, non mai ben risolta, è una propensione verso i bolognesi, bensì il ri­ delle collusioni col Saraceni, e che comunque non cordo dei Bassano. Comunque, dipinti come la pala è certo pittore di primo piano; quanto nel caso di oggi a Schleissheim o quella in Santo Stefano a Riminaldi. Verona, sono inconcepibili da chi non avesse fatto E d'altra parte uno sguardo ai dipinti caravag­ sino in fondo, a Roma, l'esperienza naturalistica geschi sparsi nei musei americani - e non sono e luministica, sulla scorta di Borgianni e di Sara­ pochi - avrebbe forse potuto ravvisare in almeno ceni, studiando i testi maggiori di Caravaggio, e uno di essi i caratteri di caravaggismo temperato, copiandone addirittura uno, la famosa, perduta, alla Manfredi, che sono propri dei dipinti sicuri ' Incredulità di San Tommaso '. Sul caravaggismo del pittore pisano: intendiamo il 'Dedalo e Ica- indubbiamente debole, accomodato e d'occasione,

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dell'Ottino e del Turchi, si può anche soprassedere; dalla rassegna. Anche in questo caso, come a pro­ quanto al Fiasella, notiamo l'inesattezza dell'affer­ posito del Rodriguez di cui dicevamo avanti, viene mazione dello Spear, che il suo maggior debito a da chiedersi se per caso lo Spear non prenda per Caravaggio si veda nelle due tarde tele oggi a Sa­ scarsa qualità ciò che è solo cattiva conservazione. rasata, effettivamente molto influenzate da Ludo­ Il particolare della ' Decollazione del Battista • del vico Carracci; infatti la pala con San Lazzaro in Museo Nazionale di Messina che qui riproducia­ San Lazzaro a Sarzana, dipinta intorno al r6r7, mo (fig. 3), a conforto della nostra tesi che il Min­ ostenta un lume e una materia pittorica tra Genti­ niti non fu caravaggesco mediocre, dovrebbe par­ leschi, Saraceni, Borgianni; il che autorizza a par­ lare da solo; e si tratta di un pittore che fonti e lare di un Fiasella caravaggesco, sia pure riformato. documenti dicono vicino a Caravaggio anche fisi­ E ancora: a p. 23 lo Spear spiega perché abbia camente, a Roma e poi di nuovo in Sicilia, il che ritenuto non ammettere Tanzio a Cleveland: il che dovrebbe spingere a considerazioni meno sbriga­ vale dire perché non lo consideri un seguace di tive, se non proprio alla verifica, che sarebbe auspi­ Caravaggio; pur riconoscendo che la pala di Fara cabile, di questa ancora non ben precisata figura San Martino è caravaggesca nelle intenzioni e negli di artista. effetti. E allora ? Se è vero che nell'opera dell'arti­ è nominato a p. 22, stranamente sta piemontese pesa l'eredità della cultura manie­ insieme a Teodoro Van Loon, con il quale non ristica lombarda, è però un fatto che se egli si ha nulla in comune, e che in effetti non appare diversifica notevolmente per piglio e per materia neanche a noi veridico seguace di Caravaggio. Ma dal Morazzone, dal Cerano, dal Procaccini, ciò è Caroselli, se pur limitatamente ad alcune sue opere perché su quel fondo di cultura egli, a differenza che non per caso sono quelle che lo qualificano, di quelli, innestò un'esperienza diretta di Caravag­ non è pensabile senza , e dun­ gio; e sono molti i suoi quadri a dimostrarlo, anche que non ci sembra legittima l'espunzione drastica tra quelli di collezioni americane, per esempio il che ne fa lo Spear. Torniamo a dire, se a Cleve.:­ • San Sebastiano' Kress e il • San Giovanni Bat­ land figurava , doveva esserci anche tista ' di T ulsa. Ma, ciò che sorprende, è che lo Caroselli, che tra l'altro fu suo maestro. Non vi è Spear abbia esposto a Cleveland, con attribuzione dubbio che quest'ultimo era dotato di una più a Finsonius - il cui manierismo di fondo è sempre sincera propensione naturalisti ca; ma ciò non toglie assai più greve di quello di Tanzio - un dipinto che in qualche momento il pittore romano si provò che per noi spetta al piemontese, ovvero il • San con i ' valori ', come in questa inedita • Madonna Gennaro ' (fig. 2) di collezione privata (Catalogo col Bambino ' (figg. 4-5), di collezione privata. 4> n. 26), il cui volto magro e asprigno è-sovrappo­ Rustici e Guerrieri sono nominati a p. 127, nibile alla perfezione a indimenticabili volti del nella scheda relativa al ' Sansone e Dalila ' del pittore valsesiano: per esempio, del pastore a si­ Manetti, da Mexico City (Catalogo n. 43): ma se nistra nella pala di Fara San Martino, del santo quest'ultimo artista era rappresentato a Cleveland a sinistra nella pala di Pescocostanzo, del perso­ e assai bene relativamente al suo debito con Cara­ naggio a sinistra nella pala con San Carlo di Cellio, vaggio, bisognava pur tenere conto e non solo con di San Carlo nella pala della Pinacoteca di Varallo, due parole di passata, che la vicenda stilistica del­ e simile, perfino, cambiato il punto di vista, a l'altro senese e del marchigiano s'intreccia stretta­ qualche disegno di testa, come quello riprodotto mente con quella di Rutilio, in dipendenza l'uno alla tavola n. 154 nel catalogo della mostra • Tan­ da Honthorst, l'altro da Gentileschi. zio da Varallo' (Torino, 1959-6o). D'altra parte Anche molti seguaci stranieri di Caravaggio non la presenza di Tanzio nel vicereame di Napoli, avevano l'onore di figurare a Cleveland. Essendo dove San Gennaro, è ben noto, era oggetto di presente il famoso quadro anonimo della Galleria speciale culto, è stata provata anche recentemente, Borghese con il • Giudizio di Salomone • (Catalogo in Napoli stessa. 3) Confronti non meno convin­ n. 47), che recentemente si è supposto spettare, centi, a nostro avviso, si possono fare circa il modo insieme a tutto il gruppo riferito allo stesso mae­ di panneggiare, di costruire la figura, di intendere stro, a Gerard Douffet; perché non parvi accanto il lume. Mentre non vediamo un solo confronto uno dei quadri sicuri del pittore di Liegi '? Forse stringente tra questo • San Gennaro' e una qual­ in tal caso la questione attributiva non avrebbe sivoglia opera del pittore fiammingo, sempre im­ continuato a segnare il passo come continua; que­ pacciato, anche se culturalmente all'erta, dalla sua sto se tra gli scopi di una mostra deve esservi formazione manieristica. Lo stesso Spear a fon­ anche quello di contribuire a risolvere certi pro­ damento dell'attribuzione da lui proposta non sa blemi. Assenti del pari David de Haen - che lo portare altro confronto che con la famosa copia Spear, a p. IX, dichiara figura storica minore e a ora a Marsiglia dalla ' Maddalena ' di Caravaggio, p. 28 include nel gruppo dei più stretti seguaci di che, tra i dipinti del Finsonius, è per ovvie ragioni Caravaggio; e Crabeth e Cossiers, e , il meno finsoniano. i quali ultimi sono appena nominati in nota (p. 25). Anche il Minniti è nominato dallo Spear, a Assente anche Guy François, cui ora Pierre Ro­ p. IX, come artista mediocre e pertanto escluso senberg propone di attribuire, a nostro avviso con ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

molta sensatezza, la famosa ' Santa Cecilia ' della ma anche dalla serie degli ' Apostoli ', dalla ' Cena Galleria Nazionale d'Arte Antica di Roma, già data in Emmaus' di New York, dall' 'Adorazione dei al Gentileschi e poi, più frequentemente, al Sara­ Magi ' del Prado, sarebbero fatti spiegabili, sostie­ ceni. sl ne lo Spear - per esteso nella conferenza letta al A questo punto è lecito trarre una conclusione Simposio di Cleveland - con la tradizione flandro­ a proposito del criterio che ha presieduto le scelte iberica da cui attingono il Cotan e il Montafiez. dello Spear: esso è limitativo rispetto alle vedute Questi, per lo Spear, sarebbero i maestri di Ve­ dei pionieri ?egli studi su <;aravaggio e la ~ua cer­ lazquez: un pittore quasi metafisico, uno scultore chia, Longh1, Voss, Schne1der, ma non d1 molto manieristico che, naturalmente, per il fatto che usa giacché alla fin fine, l'esclusione motivata con ra­ la misura naturale e la policromia, sfiora qualche gioni di non affinità con l'arte caravaggesca tocca effetto realistico. I termini in cui sta la questione, solo Bassetti e Tanzio. Accertato comunque, rima­ sollevata da Roberto Longhi, del modo in cui Ve­ nendo ai quadri esposti a Cleveland, che a parte lazquez avrebbe potuto conoscere, direttamente o l'esigua rappresentanza di originali di Caravaggio, indirettamente, le straordinarie novità dell'arte ca­ il profilo significativo della mostra coincide a un ravaggesca, così da esserne condizionato nel suo dipresso con quello della celebre rassegna milanese esordio, sono troppo noti perché qui si rievochino. del rg5r e del suo complemento neerlandese del Ciò che va ripetuto, a nostro avviso, è che l' espe­ rg52, stupisce l'accanimento con cui lo Spear rienza naturalistica del sivigliano è affine a quella, espone il proprio criterio di scelta quasi fosse so­ più antica, ma sempre la ·più moderna del mo­ stanzialmente nuovo e originale; stupisce soprat­ mento, di Caravaggio, proprio per il rifiuto del tutto per il fatto che il bersaglio della polemica non realismo minutamente descrittivo che caratterizza è costituito solo dalla concezione estensiva del ca­ quelle opere spagnole dallo Spear indicate come ravaggismo che gonfia il libro di Alfred Moir, imprescindibili modelli. Non è questione di temi, per il quale è segno di influenza di Caravaggio di composizioni, di rughe sulla fronte, di frutti sul ogni pittura a ombre e luci contrastate, e quindi tavolo: è una questione del modo di dipingere, un anche quadri di Mola o di Piazzetta; ma anche mo?o di dipingere che nessuno in Spagna si era dall'idea di Roberto Longhi che l'espressione na­ ma1 sognato fino ad allora, denso, sintetico, senza turalistica in senso moderno sia nata con Cara­ disegno, fuso nella luce che mostra la pelle delle vaggio e che la sua diffusione europea sia dipesa cose come esse appaiono all'occhio, in un cerchio dalla diaspora dei seguaci del Merisi. Ci sembra d'ombra. È ovvio che lo Spear, non portando nes­ che i due obbiettivi non si possano colpire con lo suna opera giovanile di Velazquez a Cleveland, stesso strale - l'accusa di " pancaravaggismo " - neanche quel " bodegon " che a Chicago, nell'Art e che pretenderlo dimostri oltre che insensibilità Institute, accanto alla ' Natura morta con un ca­ al diverso grado di cultura e di acume che distin­ volo appeso a un filo ' di Cotan costituisce la più guono il facile compilatore del rg67 dal grande bella dimostrazione già pronta di come quei due storico che trattò l'argomento per un sessantennio, quadri siano stati pensati agli antipodi l'uno dal­ sbrogliandone i nodi principali, anche scorrettezza, l'altro, ha buon gioco a concludere la discussione giacché se è vero che per il Moir pressoché tutti con un << Dixi )) : ma è una conclusione, così come i pittori italiani del Seicento sono caravaggeschi è raggiunta, puramente accademica. - si salvano a mala pena il Domenichino, Pietro E a proposito di "nature morte": genere che da Cortona, Andrea Sacchi ... - è pur vero, come pur non essendo peculiare di Caravaggio e dei sa chi ha letto i suoi scritti, che Roberto Longhi caravaggeschi, è ben noto come si rinnovasse to­ volle sempre distinguere tra caravaggeschi puri e talmente in quell'ambito e in maniera tale da non caravaggeschi riformati, tra veri seguaci e imitatori, sfuggire ai contemporanei. È vero che non sono tra gli addebiti sostanziali e i vaghi riecheggiamenti. molte, alle conoscenze attuali, le '' nature morte " La verità è che ciò che preme allo Spear di affer­ stilisticamente affini alla " caravagiensis fiscella " mare, con il saggio posto a introduzione del cata­ dell'Ambrosiana, o ai brani isola bili come nature logo della mostra, non è tanto il dissenso dal mRembrandt - presente (Catalogo n. 49): giacché il confronto fatto dall'altro di Velazquez, la cui fase naturalistica con fotografie non è decisivo. Ma è ben nota la giovanile, indicata dai celeberrimi " bodegones " , difficoltà dell'esercizio dell'attribuzione nel campo

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delle " nature morte " , quasi sempre anonime; difficoltà, in quanto accademici nati e incorreggi­ non solo, ma addentrandosi in quel campo si rischia bili moderati, a far propria la visione spregiudicata, di sconfinare, senz' accorgersene, in un terreno dove antitradizionalista, eversiva in ogni senso dei na­ l'imitazione del naturale e del vero non sono più turalisti ..• ,. Sul modo deviante con il quale alcuni coperti dall'ombra di Caravaggio, interprete di una fiorentini abbiano inteso il naturalismo caravag­ realtà drammatica delle cose, da un punto di vista gesco nello stesso catalogo si torna alle pp. 94, soggettivo; e di inoltrarsi negli spazi variegati della roo, 105. Pertanto, pur ritenendo che l'accusa di composizione decorativa fine a se stessa, più o meno "pancaravaggismo" non sia poi così infamante naturalistica, o in quelli nitidi, asettici, dell'analisi come lo Spear vorrebbe, la respingiamo, perché, scientifica delle forme naturali. Tuttavia, questo almeno al riguardo dei seicentisti fiorentini, non rischio non giustifica l'elusione del problema e tanto ci tocca. meno gli asserti dello Spear circa i primi pittori Da discutersi in altra chiave è il problema del napoletani di nature morte, Forte, Porpora, Giu­ debito verso il Merisi che avrebbero avuto o meno seppe Recco, i quali, a suo dire, si sarebbero ispi­ il Bamboccio, il Cerquozzi, il Codazzi, lo Sweerts. rati ai manieristi nordici, e non a Caravaggio, Già il Moir, che considera seguaci di Caravaggio '' le cui composizioni e scelte di oggetti sono molto Pietro Vecchia e il Mola, Sebastiano Ricci e il diverse da quelli dei napoletani ,. Anche in questo Piazzetta, aveva provveduto a dichiarare, come mo­ caso, dunque, il giudizio dello Spear anziché pe­ stra di apprezzare lo Spear (pp. 21-22), che lo netrare nella qualità intima della pittura, nella sua stile dei bamboccianti in quanto " miniaturistico, ragion d'essere, si arresta alla superficie, classifi­ in piccola scala, intimistico, un'arte più illustrativa cando per affinità di temi, anziché per affinità sti­ che psicologica ecc ••.• , , non ha nulla a che fare listiche. Senza contare che, dopo aver negato il con quello caravaggesco. Noi potremmo ribattere diritto di chiamarsi caravaggeschi a tutti i napole­ ancora una volta che giudicare un artista non per tani, autori di "nature morte" e no - con la il modo con cui dipinge ma per ciò che dipinge sola eccezione di Battistello - lo Spear espone.la non è un buon metodo, ma rischieremmo di essere 'Cena in Emmaus' Heim - accanto a originali accusati anche di crocianesimo. Preferiamo chie­ di Caravaggio - che si qualifica per la splendida dere al Moir e allo Spear come essi spieghino, • natura morta in primo piano, come opera napole­ non tanto il senso dell'episodico e del pittoresco tana, e vi ravvisa consonanze con Ribera, Rodri­ che caratterizza i quadretti di Van Laer e di Cer­ guez, Fracanzano e Vehizquez: il che ci sembra quozzi, quella preferenza per la realtà della povera una bella incongruenza anche rispetto ai categorici gente nel tempo in cui imperversa la moda delle asserti di poche pagine avanti, circa l'appartenenza favole mitologiche, futura delizia degli iconologi: di Velazquez a un mondo completamente incomu­ quanto quel loro modo di dipingere, denso e caldo, nicante con quello caravaggesco. a ombre tagliate dal lume naturale, che rivela solo Quanto ai pittori fiorentini che sarebbero stati ciò che l'occhio può cogliere nella realtà contin­ inquadrati come seguaci di Caravaggio, questione gente. Forse Van Laer l'avrebbe importato da cui lo Spear accenna alla p. 22, benché spiaccia Haarlem ? Ma, quando egli lasciò la patria verso a chi scrive queste note far riferimento a se stessa, il 1625, in Olanda il solo artista che in qualche è da dirsi che a questo proposito sorge il dubbio modo potesse impressionarlo dal punto di vista che lo Spear non conosca bene l'italiano. Infatti strettamente pittorico era Terbrugghen: un se­ egli, come pure in una precedente occasione, 6> guace di Caravaggio, un condiscepolo di Saraceni. anche nel Catalogo della Mostra di Cleveland ac­ E una volta giunto a Roma, che cosa poteva deter­ cusa la scrivente di " pancaravaggismo " per aver minare il suo definitivo orientamento stilistico se inserito nella mostra ' Caravaggio e Caravaggeschi non le tele di Saraceni, di Honthorst ? Beninteso nelle Gallerie di Firenze ' (Firenze, 1970) alcuni con quella particolare propensione a descrivere il quadri di pittori fiorentini. Basti una citazione dal mondo della realtà spicciola e contingente che gli catalogo di quella mostra, che voleva dichiara­ veniva dalla non dimenticata origine nordica, dal­ tamente essere una rassegna dei dipinti delle colle­ l' essere nato nello stesso paese di Breughel, di zioni medicee in qualche modo collegati con il Brouwer, di Van Ostade, di Steen. Non saranno, naturalismo caravaggesco, e non un pamphlet ideo­ i bamboccianti, da includersi nella schiera dei ca­ logico; là dove si dice quali fossero stati gli obbiet­ ravaggeschi, se per caravaggeschi si voglia inten­ tivi verso i quali la ricerca si era rivolta: " ... per dere solo i seguaci diretti del Merisi, che ne inte­ il secondo aspetto della questione [la valutazione sero imitare stile tematica ed effetti; ma se si am­ della portata effettiva dell'influenza di Caravaggio mette che l'influenza di Caravaggio- e noi, come sui fiorentini] ... il risultato si è contenuto nei ter­ non pochi e ben più autorevoli di noi, lo ammet­ mini di una verifica su materiale inedito di quanto tiamo - abbia largamente superato i limiti del suo era già noto, ossia della scarsissima ricettività dei tempo e della sua cerchia col portato pittorico di pittori fiorentini di fronte al fenomeno caravagge­ una nuova concezione del mondo, si deve conve­ sco - con ben poche eccezioni e di poco mo­ nire che il fenomeno rappresentato dai bamboc­ mento -, della loro per così dire costituzionale cianti nell'età del Bernini e di Poussin, non è spie- ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

gabile s~ non come consegue!lza ?el caravaggismo, A questo punto, chiarito che la mostra di Cle­ ossia d1 quella tendenza p1ttonca fondata · sulla veland nelle intenzioni dello Spear voleva essere rappresentazione naturalistica degli aspetti, in op­ la proiezione in figura, per così dire, di idee per­ posizione all'idealismo dell'umanesimo. L'osser­ sonali limitative del caravaggismo - circa l'entità vare, come si va facendo con sempre maggiore del movimento ed anche circa la sua portata sto­ insistenza, che Caravaggio, pur dipingendo natu­ rica, che non tocca, afferma lo Spear, né Elsheimer, ralisticamente, non derogava dalla regola rinasci­ né Rembrandt, né Velazquez -, poiché il richia­ mentale della centralità eroica dell'uomo, inchio­ mo dei quadri presenti nelle belle sale del pianter­ dato a una problematica religiosa e morale, non reno dell'Art Museum era assai forte, veniva fatto autorizza ad asserire che, di conseguenza, egli si di considerarli ciascuno per sé. beninteso con il proponess_e finalit~ analogh~ a quelle ~onsuete alla Catalogo alla mano per i necessari controlli sulle pittura d1 " stona " e d1 " allegona " , e solo singole schede. quelle; osta a questa tesi il modo di dipingere Alcuni quadri spiccavano sugli altri per eccezio­ caravaggesco, tutto diverso da quello di Annibale nale qualità: a parte quelli famosi di Caravaggio Carracci o di Giuseppe Cesari; un modo di dipin­ - disuguali, come abbiamo già detto-, il 'San gere che nega tutto ciò che all'occhio non appare, Giovanni Battista ' di Battistello, da Berkeley, Uni­ e potenzia il lume, rivelatore delle cose, e la sua versity Art Museum (Catalogo n. w), il ' Matri­ controparte d'ombra, più o meno fitta; un modo monio di Santa Caterina ' del Cavarozzi da Madrid, di dipingere per cui il significato di una figura­ Prado (Catalogo n. 20), la ' Danae ' di Gentileschi zione prima che morale o religioso è quello che (Catalogo n. 32) e il ' San Pietro pentito' di La scaturisce dalla dialettica di lume e di ombra entro Tour (Catalogo n. 39), questi ultimi, entrambi ine­ cui ogni forma, drammaticamente, appare e dispare, diti, dallo stesso museo di Cleveland, il ' Gusto ' compresa la figura umana; così sfacendosi, irrime­ del Ribera, dal Wadsworth Atheneum di Hartford diabilmente, il mito dell'uomo perfetto, campeg­ (Catalogo n. 55), il ' Sfln Sebastiano curato dalle giante nel pieno lume, a tutto tondo, integro nelle pie donne ' di T erbrugghen, da Oberlin, Oberlin sue parti, nei suoi attributi, che aveva costituito il College (Catalogo n. 68), il 'San Giovanni Evan­ cardine della visione umanistica. Se ci si persuade gelista ' di Valentin da Chapel Hill, Hayes Ackland che questo vuole essere la pittura di Caravaggio, Memoria! Art Center (Catalogo n. 70). Con mag­ che questo essa è, eversiva in questo senso nei giore effetto in così eletta compagnia, molto ben confronti della tradizione, e solo in seconda istanza sostenuta dalla maggioranza degli altri quadri, si permeata anche, quando ciò sia, di significati reli­ dichiaravano copie o quanto meno opere indegne giosi e morali, appare chiaro in quale misura e in del nome loro assegnato, il ' Concerto ' da Parke che modo Van Laer e il suo gruppo siano debitori Ridge, Public Library, esposto come nei co~fronti del pittore lombardo e dei suoi stretti (Catalogo n. 50), e la ' Sant'Agata in carcere' da seguac1. New Orleans, collezione privata, col nome di Vouet; Il discorso vale oltre che per i bamboccianti e molti dubbi circa la loro autografia suscitavano propriamente detti anche per Viviano Codazzi, il il ' San Sebastiano curato dalle pie donne' attri­ vedutista bergamasco inspiegabilmente elencato buito a La Tour, da Kansas City, Nelson Gallery­ dallo Spear tra i napoletani (p. 21), e pertanto non Atkins Museum (Catalogo n. 38) e il 'Tatto' sai se escluso da Cleveland in quanto collaboratore pubblicato come originale Ribera dallo Schleier, dei bamboccianti, quale fu sovente per la parte da Fullerton, Norton Simon Foundation (Catalogo degli sfondi architettonici, o perché visto come n. 56). affine di Stanzione, Vaccaro, Cavallino, Finoglio, Alcuni dipinti per contro attiravano l'interesse Pacecco de Rosa, Spadaro: con i quali non ha nulla per la problematicità dell'attribuzione. A comincia­ in comune, salvo l'interesse naturalistico, in lui re dall' ' Amor profano vincitore ' di collezione d'altronde assai più deciso e schietto. Infatti: che privata romana (Catalogo n. 4), già pubblicato da luce è quella che batte sui colonnati, sui ruderi, Lionello Venturi come Caravaggio, e per noi di sulle mura scalcinate delle " vedute " di Codazzi, sfera strettamente manfrediana; infelice, per altro, se non la stessa, fenomenica, vera, che colpisce il raffronto istituito con il ' San Giovanni Battista' come un fendente le nature morte sui tavoli o al di Atene (riprodotto alla fig. w), che mostra un suolo, i volti delle figure, le pareti delle stanze, Baglione autentico, ma fiacco e insignificante dal nei quadri di Caravaggio e dei suoi primi seguaci ? punto di vista dell'attinenza col tema della mostra. Un arco di trionfo dipinto da Domenichino rap­ Sul Baglione caravaggesco crediamo ci sia ancora presenta l'idea dell'antichità classica nella mente molto da dire, anche sui suoi rapporti col Gentile­ di un classicista, uno di Viviano Codazzi è l'Arco schi, aborrito nella vita - come dimostra il noto di Tito com'era all'età sua, o uno pensato simile, processo per " libello famoso " - ma assimilato nella luce meridiana dei fori devastati dai secoli. nell'arte, ancora vent'anni dopo quel fatto, come Una sua muraglia o una sua colonna è un fram­ si vede nella ' Allegoria ' di Hampton Court, fir­ mento di realtà, un " valore " , né più né meno di mata e datata 1622, e nella ' Madonna col Bambino una seta di Gentileschi o di un cencio di Saraceni. e angeli ' della stessa collezione e in questa ' Santa

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Caterina d'Alessandria ' della National Gallery di affatto convincente il ragionamento dello Spear, Londra (fig. 6), là attribuita ad ignoto italiano del per il quale, fatto il confronto stilistico con il qua­ XVIII secolo 1> e che invece è stilisticamente e tipo­ dro che in un'asta della Relarte, a Milano, era logicamente identica alla ' Madonna ' di Hampton attribuito a Jean Ducamp, in considerazione del Court. Ma sul Baglione contiamo di tornare in una fatto che esso appariva essere replica di un dipinto occasione particolare, prossimamente. perduto, già di proprietà di Roberto Longhi, siglato a Cleveland era ottima­ D.C.F. (ossia, secondo una possibile interpreta­ mente rappresentato. Il corpus di questo artista, zione, " Del Campo Fecit ,), la tela di New esiguo sino a poco tempo fa, si va accrescendo di Orleans dovrebbe essere della stessa mano, e quindi numeri, sempre notevoli per l'invenzione, come di Del Campo o Ducamp che si voglia. Un simile l" Angelo Custode' di Kansas City attribuitogli modo di procedere ci lascia perplessi: a maggior dalla Spear (Catalogo n. 22) e due versioni di un ragione oggi che, grazie a Carlo Volpe che ne ri­ • San Lorenzo', dell'Oratorio romano dei Filip­ produce la fotografia nl siamo in grado di vedere pini l'una, di collezione privata l'altra (non esposte, come fosse il dipinto siglato già nella collezione riprodotta la prima alla fig. I7), identificate entram­ Longhi: tutt'altra cosa, stilisticamente, dal dipinto be dal Salerno. s> A questo punto, pur con le cau­ della Relarte, e per di più con una sigla che si legge tele consigliate dalla mancanza di prove oggettive, CI e non D.C.F. Non avendo veduto il quadro siamo tentati di inserire nel catalogo del misterioso della Relarte e giudicandone, quindi, solo in base pittore quel ' San Pietro Nolasco ' (fig. 7) che sino alla riproduzione, non possiamo sostenere con al I93I era nella chiesa di Sant'Adriano e che ora fermezza il nostro dubbio circa l'appartenenza del si trova nella Chiesa dei Mercedari a Torre Gaia: quadro di New Orleans alla stessa mano; certo è un quadro problematico cui non conviene, a nostro che né l'uno né l'altro sono dello stesso autore del avviso, nessuna delle paternità sinora attribuitegli. 9) perduto quadro della collezione Longhi. Questo Si tratta di una composizione situata in una pro­ ultimo infatti si qualifica indiscutibilmente come spettiva architettonica sfuggente, come nella ' Re­ non italiano. Gli altri invece sono tipicamente ita­ surrezione di Cristo ' dell'Art Institute di Chicago liani, non solo, ma direi anche toscani o perlomeno (Catalogo n. 2I); angeli energici e scattanti come di cultura in prevalenza toscana: come d'altronde nei due dipinti sacri esposti a Cleveland, volti tipo­ lo stesso Volpe osserva, ·Con argomenti del tutto logicamente affini e comunque non italiani, grandi accettabili. Ma c'è altro. Lo Spear, a dimostrazione ali piumate e variegate di colore come ne~ quadri della fortuna iconografica del quadro esposto a di Chicago e di Kansas City e nel 'Narciso' di Cleveland, riproduce altri due dipinti che ne sono collezione privata reso noto dal Longhi, panneggi chiaramente derivazioni. Il primo, del Museo di spiegazzati, intrisi di luce gentileschiana, se pur al­ Saint Denis a La Réunion (fig. I8) è una mediocre quanto più morbidi del solito, tipici di questo biz­ copia, stilisticamente inqualificabile. Diverso è il zarro maestro che unisce al talento luministico una caso della seconda versione (fig. Ig), già sul mer­ singolare inventiva nelle composizioni, per le quali cato con attribuzione al Caroselli e poi al Paolini, non ha modelli se non nella propria immaginazione. di proporzioni ridotte e con soli cinque personaggi: Vediamo ora, mentre stiamo per concludere queste trattasi di un dipinto tipicamente fiorentino, fra note, che Carlo Volpe, nella sua recensione alla Rosselli e Lippi, ciò che non è stato osservato né Mostra di Cleveland, 10> riproduce attribuendola a dallo Spear né dal Volpe. Lo studioso americano Cecco una ' Sacra Famiglia ' a mezze figure che riferisce anche di una terza versione, segnalatagli in realtà è solo un particolare, la porzione centrale, da Luigi Salerno come " un tempo , in collezione del dipinto n. I 53 della Galleria Spada, già riferita privata fiorentina, nella quale mancherebbe la fi­ al Cavarozzi dallo Zeri ed al Fiasella dal Longhi. gura· del giovane sulla sinistra. Abbiamo potuto La nuova attribuzione ci sembra convincente, e rintracciare questo quadro, tuttora a Firenze, ma confessiamo che anche noi eravamo sulla stessa proveniente dalla collezione Forteguerri di Pistoia strada, partendo però da un'altra versione dello (fig. ro). 12> Esso porta l'attribuzione tradizionale a stesso soggetto, di collezione privata, che qui pub­ Giovanni da San Giovanni. Misura cm. II7 x I72, blichiamo a confronto (fig. 8), facendo osservare ossia è pressoché identico di dimensioni alla tela però come vi sia più stretto che non nel quadro del Delgado Museum, vi compaiono altrettante Spada il rapporto con la gravità caravaggesca. figure, ma quella sulla estrema sinistra atteggiata Il nome di Cecco del Caravaggio talvolta è stato in modo del tutto diverso, e in secondo piano speso invano. È il caso del dipinto con ' La morte anziché sul primo. Molte varianti sono nella natura appare ai convitati ' del Delgado Museum of Art morta sul tavolo, nella disposizione delle sedie, nel­ di New Orleans (fig. g), esposto a Cleveland con l' abbigliamento delle figure: ma, a nostro avviso, l'attribuzione cautelosa a Jean Ducamp (Catalogo si tratta di un'opera dello stesso autore, che è, n. 24). Lo stesso quadro si ebbe anche, per altro, insistiamo, italianissimo. D'altronde il tema del il riferimento a Manfredi, Cecco, Ledere, Tour­ " Memento mori , , con lo scheletro animato, nier, Manetti, Caroselli e Paolini. Un problema contrariamente a quanto asserisce lo Spear, si ri­ dunque, e tale resta tuttora, giacché non ci appare trova anche nella pittura italiana, come dimostra

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questo 4 Giova~e con la , Mo~te ' delle . Gallerie di Scala, uno dei risultati più alti del caravaggismo Firenze, provemente dall Arc1spedale d1 Santa Ma­ tenebroso, e a Utrecht, nel 1628, poteva conce­ ria Nova con l'attribuzione impropria al Vignali pirne di affatto diversi, come questa • Flagellazione (fig. n). 13> Si tratta in ogni modo di un quadro di Cupido' (Collezione privata, cm. 127 X 146), toscano, prossimo a Giovanni Martinelli come i firmata e datata (fig. 14), in cui la matrice non è qua~ri più elaborati, ma dello stesso t~ma, che C fusione, come anche la proposta di Erich Schleier Infine, gli anonimi. Abbiamo già detto il nostro di attribuire allo stesso artista quel 4 Convito degli parere circa il ' Cristo tra i dottori ' (Catalogo n. 79) Dei • delle Gallerie di Firenze da noi esposto nella che per noi è da riconfermarsi a Spadarino. Sugli mostra 4 Caravaggio e Caravaggeschi nelle Galle­ altri cinque dipinti che lo Spear esponeva come rie di Firenze' mutando l'attribuzione tradizionale anonimi, è·da lodarsi tanta prudenza, più che giu­ al Cagnacci in quella dubitativa a Honthorst. Da stificata dalla problematicità dei quadri in questio­ quell'aggiunta e ora, a Cleveland, da questa sot­ ne. Di quello tra essi che recentemente è assurto trazione, vediamo ingiustamente alterata la fisiono­ agli onori della cronaca nientemeno che col nome mia del bel pittore che già nel 1620 veniva asso­ di Caravaggio, I6l il 'San Gerolamo' del Worcester ciato ai seguaci di Caravaggio. 1 4> Art Museum (Catalogo n. 76), possiamo dire d'in­ Di fronte ai tre dipinti che, anche a Cleveland, tenderlo in relazione con Alonso Rodriguez, av­ come nella letteratura recente che li riguarda, por­ vertendo più che mai la necessità di approfondire tavano il nome del Manfredi, siamo stati colti da gli studi sulla cerchia siciliana del Merisi. dubbi per quanto concerne il quadro dell'Art Insti­ Ci resta da fare qualche osservazione circa il tute di Chicago con • Marte che frusta amore ' metodo di lavoro seguito dallo Spear, quale appare (Catalogo n. 44), attribuito al fedelissimo di Ca­ dalla redazione del Catalogo: il quale, come ab­ ravaggio dal Longhi (fig. 13). Il colore chiaro, biamo già rilevato, non si propone di essere un freddo, smaltato, i contorni quasi incisi, l'artificio semplice strumento di guida per la mostra, bensì della composizione situata su di uno scivolo pro­ una monografia sull'argomento: anche se questo spettico, ci sembrano indicare una sensibilità assai per modestia - o per prudenza - non è esplici­ diversa, sofisticata, forastica, da quella dell'autore tamente dichiarato. Anzitutto, il linguaggio usato che ben conosciamo dei quattro quadri degli Uf­ per caratterizzare lo stile di Caravaggio: ricorrono fiz;i - di cui uno era presente a Cleveland (Cata­ termini come " sculptural " , " imaginary " , logo n. 46), dal 4 Bacco e un bevitore' della Gal­ " " , " design " , " classicism " , leria Nazionale d'Arte antica di Roma (Catalogo " geometrica! " , " symmetrical " , " classica! ". n. 45), dal 4 Diniego di San Pietro' di Briinsch­ Da chiedersi che linguaggio userebbe, lo Spear, weig. Sappiamo bene come pittori seguaci stretti per trattare di Poussin o di David. Ma è pur del Merisi potessero cangiare di stile nel giro di vero che, a p. 35, si discorre di "the sculptural pochi anni: si pensi al caso di Honthorst, che a solidity of Annibale's and Caravaggio's paintings ,. Roma poco prima del 1621 dipinge quadri come Da osservarsi inoltre l'inutilità di fare raffronti la ' Decollazione del Battista ' in Santa Maria della fra opere di Caravaggio e opere fiamminghe assai

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più antiche, non solo mai vedute dal Merisi ma della ' Flagellazione di Cristo ' di Rouen (p. 76) estranee affatto alla cultura italiana: come la si ricorda anche quella ' Flagellazione di Cristo ' ' Morte della V ergine ' di Hugo van der Goes o in Santa Prassede a Roma, dandosi per buona la il ' San Giovanni Battista ' di Geertgen tot Sint attribuzione recente del Calvesi al Peterzano, il Jans (p. n); simili raffronti hanno una ragione solo maestro lombardo di Caravaggio: e s'ignora che sul piano di una sistemazione iconografica di ca­ Ilaria Toesca ha successivamente dimostrato esser rattere generale. Osserviamo questo non per astrat­ tale quadro del primissimo Cinquecento, forse di ta pignoleria, ma perché ne risalti, per contro, la Giulio Romano stesso (in Paragone, n. 193, 1966, assenza di riferimenti ai nessi stretti effettivi, che pp. 79--85). Di Pamela Ashew si cita più volte un legano alcune invenzioni caravaggesche giovanili a contributo su Francesco di Sales (pp. 6, 68, 69) modelli lombardi del Cinquecento, ossia a opere senza che in nessuna parte del volume si riesca a che Caravaggio certamente vide nella prima gio­ trovare dove esso sia stato pubblicato. Di alcuni ventù: come, ad esempio, il 'Fanciullo morso da pittori tenuti da molti per caravaggeschi- a torto un gambero ' o la ' Partita a scacchi ' di Sofonisba secondo lo Spear- si dà la bibliografia (per esem­ Anguissola; se vogliamo !imitarci al campo dei rap­ pio, Luca Forte, Van Loon) per altri non si dà porti iconografici. affatto {per esempio, Tanzio, Bassetti), così pri­ Circa i riferimenti bibliografici, che sono abbon­ vando gli studenti americani di indicazioni utili danti nel volume dello Spear, anche al riguardo di per la legittima pratica della verifica. Il monte La Ignazio di Loyola, Francesco di Sales e Filippo Verna su cui San Francesco d'Assisi ebbe le stim­ Neri, - dandosi per dimostrato che Caravaggio mate è indicato come "mount Alverna, (p. 5). fosse permeato di spiriti devoti - notiamo curiose Ma tutto questo naturalmente non intacca che lacune: un articolo giovanile di Roberto Longhi, la superficie di un lavoro che si presenta, in gene­ fondamentale per la definizione dei presupposti rale, strutturato al fine di distinguersi dai cataloghi lombardi di Caravaggio, Cose bresciane del Cinque­ usuali delle mostre, non solo per mole ma anche cento, apparso in L'Arte, 1917, pp. 99-n4, e ri­ per qualità dell'impegno. La pubblicazione di sette stampato in Scritti giovanili, Firenze 1961, pp. dipinti inediti - sette, se non andiamo errati, 327-43, è ignorato: il che sarebbe meno grave giacché le singole schede sono redatte in modo - dato che non vi si tratta del Merisi - se lo non sempre chiaro circa la vicenda critica del di­ Spear dimostrasse di avere qualche nozione circa pinto in oggetto -, anche se, per noi, due di essi le sostanziali differenze che nel Cinquecento scin­ (Catalogo nn. 50 e 75) sono solamente delle copie dono la pittura bresciana e bergamasca da quella e uno (n. 26) spetta ad altra mano da quella pro­ veneziana; ma, a giudicare da come è esposta, in posta dallo Spear, ossia a Tanzio invece che a dieci righe generiche (pp. 2-3), la questione del Finsonius, rappresenta un apprezzabile contributo debito di Caravaggio, debito visto come indiffe­ filologico, segnatamente circa i due quadri di Va­ renziato, verso Moretta, Savoldo, Tiziano, Bassa­ lentin (Catalogo nn. 70 e 72) e quello di Gentileschi ni (sic), Peterzano, si nutrono seri dubbi che tali (n. 32), dipinti la cui provenienza da collezioni differenze lo Spear abbia personalmente verificato. secentesche illustri - rispettivamente Colonna, È ancora Roberto Longhi a fare le spese di un'altra Barberini e Saoli- è sufficientemente dimostrata. omissione bibliografica vistosa, relativa alla ritrat­ È prevedibile, e già se ne vedono i segni, che tistica caravaggesca: ci riferiamo a Il vero " Maffeo della mostra di Cleveland si parlerà diffusamente Barberini , del Caravaggio, apparso in Paragone, e a lungo. Essa ufficializza, per così dire, una ten­ n. 165, 1963, pp. 3-n, in cui si pubblica e si di­ denza degli studi sull'argomento che è ideologica­ scute un dipinto sul quale stupisce che lo Spear, mente opposta a quella avviata da Roberto Longhi così pronto per solito a intervenire, non dica il suo nel 1916 e da lui sostenuta con innumeri inter­ parere: tenuto conto anche del fatto che vi si tratta venti sino alla vigilia della morte; una tendenza di un quadro riconosciuto di Caravaggio anche da che, fondata sulla interpretazione iconologica in molti altri studiosi, per esempio il Salerno. chiave moralistica e religiosa delle opere di Cara­ Non mancano inoltre inesattezze e omissioni di vaggio, ricevette l'impulso determinante dal Fried­ vario genere: del Lanzi si dice che scrisse nel 1789 Hinder, subito seguita dall'Argan e dalla sua scuola, (p. 17), quando, è noto, la sua Storia pittorica del­ e trova ora consensi nella stessa rivista che fu del l'Italia fu parzialmente edita per la prima volta a Longhi, contrario sempre a ogni interpretazione Firenze nel 1792; le Vite dei pittori messinesi del Su­ di Caravaggio che limitasse alla sfera controrifor­ sinno vengono citate (p. 25) senza che se ne indichi mistica le ragioni e la portata di quell'arte straor­ né la data di stesura - 1724, dal che risulterebbe dinaria. È proprio nell'ultimo numero di Paragone, l'assurdità di tenerle come fonte attendibile per la: uscito mentre stavamo concludendo queste note, che cronologia caravaggesca, specie poi, come si pre­ vediamo trattarsi di " Caravaggio dopo Cleve­ tende, per la precisazione della data di arrivo a land,: x7) il che, con l'ammissione implicita che Roma del pittore, fatto di quasi un secolo e mezzo lo Spear, con il suo assunto limitativo abbia deter­ prima ! - né quella di pubblicazione, che è il 196o. minato un cambiamento decisivo nella moderna Laddove si indicano i possibili modelli iconografici visione critica di Caravaggio costituirebbe un bel ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

I - Parigi-Londra, Gallerie Heim - Ignoto sec. XVII: Cristo in Emmaus

2- New York, Mr. e Mrs. Morton B. Harris 3 - Messina, Museo Nazionale - : Decollazione T anzio da Varallo: San Gennaro del Blttista (particolare) ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

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4, 5 - Atene (già), Collezione Demidoff - Angelo Caroselli : Madonna col Bambino (foto Fototeca Berenson)

6 - Londra, National Gallery - : S. Caterina d'Alessandria (foto Nat. Gall. Londra) ~ ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

7 - Torre Gaia (Roma) , Casa dei Padri Mercedari - Cecco del Caravaggio (?) : 8 - Ubicazione ignota - Cecco del Caravaggio ( ?) : San Pietro Nolasco trasportato dagli angeli Sacra Famiglia (foto G.F.N .) (foto Reali) ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

9 - New Orleans, Museum of Art Isaac Delgado - Caravaggesco toscano: La morte appare ai convitati

10 - Firenze, Collezione privata - Caravaggesco toscano : La morte appare ai convitati ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del

I I - Firenze, Depositi delle Gallerie - Ignoto fiorentino : Giovane con la morte turismo -Bollettino d'Arte

13 - Chicago, Art Institute -Ignoto seguace nordico di Caravaggio : Marte che frusta Amore

I2 - Ubicazione ignota - Pietro Paolini : Santo Guerriero ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

r4 - Roma, Collezione privata - Gerard Honthorst: Flagellazione di Cupido

15 - Hartford, Wadsworth Atheneum - Orazio Riminaldi: Dedalo e Icaro (foto Wadsworth Atheneum) ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

riconoscimento della validità di tale assunto, se togliere al naturalismo nella pittura ogni possibi­ poi leggendo l'articolo così solennemente intitolato, lità di affermazione in terra cattolica. Lo sforzo di non vi si trovassero insistite argomentazioni che, dimostrare che Caravaggio era perfettamente inte­ presci_nd~ndo. affatto da quelli che ~o~o g.li obbiet­ grato nella società del suo tempo, concorde con tivi d1ch1arat1 dello Spear - la dehm1taz10ne della l'élite che gli commissionava i quadri, fossero sog­ sfera d'influenza del Merisi all'ambiente romano getti profani o sacri - visti i primi, oggi, da taluni del primo Seicento- puntano invece alla discus­ come allegorie morali da altri come emblemi di sione, e non in chiave polemica ma addirittura in omosessualità, e i secondi come espressione di uno appoggio, della tesi, data per scontata dallo Spear, struggente sentimento religioso - malcela l'inten­ della perfetta consonanza dell'arte del Caravaggio zione reazionaria di seppellire sotto fumose e spesso con le correnti neo-platoniche della cultura con­ contraddittorie argomentazioni accademiche la no­ troriformistica, di cui egli avrebbe espresso con vità che scotta ancor oggi, incredibilmente, come proprietà le inclinazioni moralistiche e le ansie; al tempo dei frati della Scala, della pittura in realtà guardandosi bene dal voler mai ~ire con la sua eversiva di Michelangelo da Caravaggio. pittura qualcos~ c~e potesse susc1tare preoccupa­ Ma questo ancora non bastava, e infatti lo Spear zione ne1 supenon. va oltre: bisognava in più sostenere che, dunque, Ma non è con la nuova linea di Paragone che essendo la pittura di Caravaggio espressione di una intendiamo qui scendere in discussione. Il fatto élite tipicamente curiale, essa non poteva avere che ci premeva indicare quando dianzi preannun­ influenze fuori di Roma; e quindi negare che mai ciavamo fortuna alle idee che fanno da supporto Velazquez giovane e tantomeno Rembrandt, nella alla Mostra di Cleveland, è che esse restituiscono lontana Olanda protestante, avessero imparato nulla tranquillità a coloro che nel subconscio serbano da lui. In questo modo l'operazione di ridimensio­ intatti i pregiudizi e le paure (proiettate beninteso namento sarebbe stata totale, Caravaggio ridotto nella assai più confusa situazione attuale), che ar­ al ruolo innocuo di paladino della Controriforma marono contro Caravaggio e contro i caravaggeschi romana e gli animi dei Bellori di oggigiorno del la classe al potere sull'inizio del Seicento; così da tutto tranquillizzati.

t) Dobbiamo a Stephanie L. Spencer, Curatorial Aide 9) Non si può considerare una " fonte " il continuatore del Wadsworth Atheneum, le seguenti notizie sul dipinto del Titi che in Descrizione delle pitture, sculture e architet­ (comunicazione epistolare in data 29 marzo I972): acqui­ ture esposte al pubblico in Roma, Roma I763, p. 202 scrisse: stato nel I944 come Cavallino, secondo l'attribuzione di " molti dicono che sia di mano del Guercmo da Cento, Hermann Voss, inventariato I944·38 (tela, cm. I30 x 95); altri di Carlo Veneziano e chi è d'opinione che sia del fa parte della Ella Gallup Sumner and Mary Catlin Sumner Savonanzio Bolognese ,. Cionondimeno recentemente il Collection: proviene da Oakley House, Norfolk (England); quadro è stato riprodotto come opera del Savonanzi fu esposto a San Francisco, California Palace of the (Actes du Colloque Poussin, Parigi I96o, I, tav. 54); e Legion of Honor, nel I94I; a Dayton, Dayton Art Insti­ quindi discusso come tale da E. Schleier, Emilio Savo­ tute, nel I953-54· nanzi. Inediti del periodo romano, in Antichità viva, 1969, 2) G. RoMANo, Nicolò Musso a Roma e a Casale, in 4, pp. 8--g). A nostro avviso l'attribuzione al Savonanzi Paragone, 255, I97I, pp. 44-60. non regge all'analisi stilistica più di quella a Claude 3) G. PREVITALI, Frammenti del Tanzio a Napoli, in Mellan, che d'altronde era confortata dal confronto con Paragone, 229, I969, pp. 42-45· la celebre stampa di eguale soggetto e composizione fir­ 4l Il quadro ci è noto traverso fotografie della Fototeca mata dal francese nel 1627 (LONGHI, Ultimi Studi sul Ca­ Berenson, segnalate alla scrivente da Giovanni Previtali, ravaggio e la sua cerchia, in Proporzioni, 1943, p. 46; ma al quale si deve l'osservazione che il dipinto, già ad Ate­ si veda per opinione contraria J. THUILLIER nel suo Claude ne, Collezione Demidoff, da Berenson schedato come Mellan peintre, in Actes du Colloque Poussin, I96o, I, Luini, è un originale di Angelo Caroselli. Se ne veda pp. 92--93, e in Bulletin de la Societé d'emulation histori­ una copia, pubblicata come autografa, in A. 0TTANI, Su que et literaire d' Abbeville, 1968, p. 12). Certo è che il Angelo Caroselli, pittore romano, in Arte Antica e Moderna, lucido dipinto ci appare di mano non italiana, non solo, I965, p. 293, fig. I I6 a. Un ringraziamento particolare ma ci sembra anche che l'incisione non lo preceda nel alla Direzione della Fototeca Berenson per averci concesso tempo; pur senza poter sostenere che esso sia coevo alle di pubblicare le fotografie relative. tele - oggi anch'esse a Torre Gaia - che il Saraceni e 5l Comunicazione letta a Cleveland, al Simposio tenu­ il Borgianni collocarono nella stessa chiesa di Sant'Adria­ tosi in apertura della mostra; e inoltre, recensione a A. no nel secondo decennio. Bisogna anzi ricordare che l'oc­

Ottani Cavina, , in Revue de l'Art, I97I 1 casione che determinò la richiesta di un grande quadro n. I I, pp. I06-I07. d'altare, rievocante un miracolo di Pietro Nolasco di Lin­ 6) R. SPEAR, in Palazzo Fitti, in The Art guadoca, fondatore dell'Ordine spagnolo dei Mercedari, Quarterly, 1971, I, pp. 108-Io9. è certamente collegata alla volontà dei Mercedari della 7l M. LEVEY, National Gallery Catalogues. The Seven­ sede romana di avviare le pratiche per la santificazione; teenth and Eighteenth Century. Italian Schools, London ed è del 1628 la bolla di Urbano VIII che consente di I971, p. 147· Il dipinto (tavola, cm. 53.3 x 45,7 i inv. celebrarne la festività (P. N. PEREZ, San Fedro Nolasco n. 4I77), il cui soggetto è alquanto incerto, entrato nella fundador de lo Orden de la Merced, Barcellona 19I5) i National Gallery nel 1926, fu ritenuto a lungo di Soli­ ma il dipinto può datarsi più addietro di qualche anno, mena, sino a quando F. BoLOGNA (Francesco Solimena, all'epoca in cui il ricordo di Gentileschi era ancor vivo Napoli 1958, p. 295) non lo espunse definitivamente dal a Roma nei pittori di propensione naturalistica. Ringra­ catalogo del napoletano. ziamo vivamente Francesco Negri Arnoldi per averci 8) L. SALERNO, Caravaggio e Caravaggeschi, in Storia procurato la fotografia del dipinto dopo il recente restauro; dell'Arte, 7-8, I970, p. 247• restauro condotto sotto la direzione di Luisa Mortari. ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

Io) C. VoLPE, Annotazioni sulla mostra caravaggesca a rino del dipinto di Cavallino con ' Cristo e l'Adultera ' Cl~~elan_d, in Paragone, 263, 1972, p. 63, tav. 14. del Museo Civico di Verona. > lbzd., tav. 16. 15) A. 0TTANI, Per un caravaggesco toscano, Pietro Pao­ 12 > Che si tratti dello stesso quadro noto al Salerno, lini, in Arte Antica e Moderna, 1963, p. 32, fig. 16 c. tr~verso fotografie del Gabinetto Fotografico della So­ Il dipinto che qui si pubblica ci è noto solo attraverso pnntendenza alle Gallerie di Firenze, ci è confermato la fotografia. dallo_ stesso Salerno. Tali fotografie sono: il n. 29939 t6) M. MARINI, Tre proposte per il Caravaggio meridio­ rela~1va. allo stato precario del dipinto quando si trovava nale, in Arte Illustrata, nn. 43-44, 1971, p. s6. a P1st01a_; i nn. 10415s-s6-57, riproduzioni della foto­ 17) M. GREGORI, Caravaggio dopo la Mostra di Cleve­ grafia onginale che qui si pubblica. land, in Paragone, 263, 1972, pp. 23-49. Il saggio è corre­ '3) Tela, cm. 57 x 82; inv. 1890, n. 3185. dato di una nutrita bibliografia degli studi iconologici su ~4) ~· S~HLE1ER! Caravaggio e Caravaggeschi nelle Gal­ Caravaggio cui rimandiamo. Ma la discussione si va lene dz Fzrenze, m Kunstchronik, 1971, 4, pp. 85-102. intensificando ulteriormente e non è questo il luogo per Incomprensibile ci torna anche l'attribuzione allo Spada- inserirvici.