Si Fa Repubblica.Pdf
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«Et neuna cosa, Quanto sia minima, può havere comminciamento o fine senza Sapere, senza Potere et senza con Amor volere» Fra Dionisio da Rigomagno XIII sec. Associazione Pro Loco Rigomagno «E ALLORA SI FA REPUBBLICA PER CONTO NOSTRO» Storia di Rigomagno, tra mito e leggenda, a 715 anni dalla fondazione testi: Ariano Guastaldi disegni: Giovanni Beduschi, Marco Fusi, Ariano Guastaldi Edizioni Luì Edizioni Luì Via G. Galilei, 38 - Chiusi (Siena) Stampato in Italia - Printed in Italy nello stabilimento Friulstampa Majano © 2007 Tutti i diritti riservati Vietata la riproduzione anche parziale di testi e disegni senza la preventiva autorizzazione degli autori [Dice fra Celso: “in ogni caso – e a prescindere – non sta bene copiare”] Premessa Nel progetto iniziale di questo libro non era prevista alcuna forma di prefazione. Lasciare libero il lettore di capire i nostri intendimenti, passo dopo passo, con lo scorrere dei capitoli, ci era sembrato il modo migliore, ed anche l’unico, per as- saporare il racconto. Concedere cioè il gusto della scoperta era, per noi, un fat- to positivo: un elemento qualificante. Però, a lavoro praticamente terminato, il dubbio della incompletezza si è fatto improvvisamente avanti, turbando le nostre notti con angosciose domande alle quali non riuscivamo a dare le giuste risposte, ad iniziare da quella più generale del chi ce lo avesse fatto fare. Nel frattempo una serie di inciampi avevano minato l’entusiasmo di alcuni ed i presupposti non facevano presagire niente di buono. Colti da una improvvisa mania distruttiva, siamo stati fermati appena in tempo (per fortuna o per disgrazia, dipende dai punti di vista) da cestinare il tutto, da un interessamento per così dire “esterno”. Qualcuno, infatti, aveva chiesto agli autori (ci è sembrato con un velato spirito di approvazione, ma forse non era pro- prio così) dove trovassero il tempo per realizzare questi lavori, considerando i rit- mi a cui la vita di tutti i giorni obbliga ciascuno di noi e – soprattutto – quando li pensavano. Gli autori si erano guardati in faccia e poi avevano risposto, quasi in sincrono: «E chi li pensa!» Era evidente che due note di chiarimento si imponevano. È iniziato così un lungo e travagliatissimo cammino di avvicinamento alla pre- fazione, iniziato con l’idea dell’auto presentazione, passato poi per l’abstract (o riassunto) in greco antico, da pubblicarsi in quarta di copertina; fino alla presen- tazione ad opera del noto personaggio il quale, con la sua sola presenza, avrebbe assicurato quel minimo di successo altrimenti irraggiungibile. Abbiamo pensato che sarebbe stato più dignitoso affondare da soli. Ed eccoci quindi alla tanto sofferta “premessa”, che abbiamo deciso di fare in ter- za persona, nel modo più distaccato possibile, a nome dell’Associazione Pro loco Rigomagno, o per meglio dire a nome di coloro che in questo momento hanno la responsabilità dell’indirizzo generale delle attività. Una puntualizzazione neces- saria, non fosse altro per poter dare la possibilità di prendere le distanze dall’ini- ziativa a coloro che non dovessero, nell’immediato o in futuro, riconoscersi nella filosofia che emerge dal presente lavoro. Non diremo della validità degli autori: questi abbiamo. Non diremo neppure del modo con cui è stato trattato l’argomento, né spenderemo parole per asserire o negare i diversi riferimenti storici del volume, perché la gente crede, o non crede, indipendentemente da ciò che si scrive nelle prefazioni. Diremo invece del perché. Avremmo preferito che lo si capisse da soli, ma proba- bilmente un accenno è necessario, non solo per comprendere meglio l’opera ma anche le motivazioni. Visto che ci siamo riteniamo utile un’avvertenza. Che questo libro non ha una forte connotazione scientifica è piuttosto evidente, ed a scanso di equivoci ci affrettiamo a ribadirlo, ma con una precisazione: non ci siamo fin qui vantati, né abbiamo intenzione di farlo ora, ma non vorremmo che questo nostro approccio, così informale e dimesso, così poco distaccato dalla “storia” e così tanto vicino alla vita di tutti i giorni, provocasse un rifiuto del la- voro svolto per “manifesta incapacità”, e la messa al bando del libro con infamia e ridicolo. Perché, in effetti, la ricerca è stata molto seria e l’esposizione contiene molte meno fandonie di libri molto più seri del nostro. Ovviamente si tratta di una storia “secondo noi” (la storia, comunque, è sempre “secondo chi la scrive”), ed è una “storia locale”, vista oltre tutto dalla nostra par- te formata, spesso, da piccoli fatti di vita quotidiana ed episodi microscopici, che un tempo si raccontavano nel dopo cena. Normalmente questa viene conside- rata “storia minore”, di scarsa importanza per “la conoscenza” e di poca “se non punta” necessità. Si usa dire che i grandi eventi cambiano il mondo ed è vero, ma se non ci fosse- ro i piccoli eventi, molto probabilmente non ci sarebbero quelli grandi, o per lo meno – e questo è il punto che ci sta a cuore – non si capirebbero. In virtù di questa convinzione, per quanto siamo capaci, abbiamo cercato di con- testualizzare la nostra “piccola storia”, cercando di spiegare anche le ripercussioni locali di fatti che si stavano sviluppando lontani. Abbiamo cercato di raccontare, nel modo più semplice e vario possibile, un perio- do molto lungo della nostra storia. Probabilmente abbiamo annoiato qualcuno e perso qualcun altro per strada, ma il metodo di indicare più cause per l’evolversi di un dato evento non è affatto sbagliato. Si tratta di una pratica scientifica appli- cata nell’ambito della comunicazione promozionale. E comunque, a prescindere dal conforto del rigore scientifico, riteniamo che nella gran quantità delle cose dette, qualcosa dovremmo essere riusciti a far capire, non fosse altro per sbaglio! Quest’ultimo concetto è anche noto come “legge dei grandi numeri”. Ci auguriamo che altri, molto più bravi e preparati di noi, possano fare di meglio, partendo magari da quel poco che siamo riusciti a fare. Per il momento siamo fe- lici per aver portato a termine l’impresa, e ci chiameremo soddisfatti se solo qual- cuno non guarderà più al vecchio pozzo di piazza come ad un fastidioso ostacolo al parcheggio delle automobili. Abbiamo dato a questo volume anche la caratteristica di contenitore, che poi è sta- to utilizzato per “archiviare” alcuni modi di dire, qualche tradizione ed un po’ di aneddoti “a rischio di estinzione”. La definizione non è particolarmente elegante, ma dovrebbe chiarire con efficacia il nostro punto di vista in proposito. Ma c’è un altro aspetto non meno importante della conoscenza storica di un ter- ritorio: la conoscenza della gente che lo abita. Sicuri di essere nel vero, abbiamo preso la scusa del 715º anniversario dalla fon- dazione di Rigomagno per parlare di noi, o meglio, per far capire il nostro modo di lavorare, il nostro pensiero, ed il perché delle nostre scelte. Se le iniziative che proponiamo sono diverse da quelle presentate da altre associazioni è perché, pro- babilmente, non siamo uguali a loro. Lo diciamo senza alcuna malizia: meno male che siamo tutti diversi. Con la decisione di lavorare per una ricorrenza come questa ci siamo connotati, diciamo, al di fuori dello standard di un’associazione come la nostra. Volendo es- sere più precisi bisognerebbe anche dire che “la ricorrenza” è stata cercata, non è arrivata da sola come la grandine, ma correremmo il rischio di complicare trop- po le cose. Riassumendo: potevamo ricordare l’anniversario con una cena, oppure, potevamo non ricordarlo affatto, invece abbiamo deciso di pubblicare un libro. Indice Capitolo 1: Antefatto - Fra Dionisio interviene al Pubblico Consiglio della Repubblica di Siena - Chi era fra Dionisio pag. 11 Capitolo 2: Fra Dionisio e la sua guida fra Celso detto “il Silente” L’epoca etrusca e l’epoca romana » 19 Capitolo 3: Arrivano i barbari - Conti e Duchi - I signori feudali della zona - Montaperti » 53 Capitolo 4: Il convento delle Vallesi » 71 Capitolo 5: Dionisio torna a Rigomagno - La distruzione di Castelvecchio L’incontro con fra Mario - Il progetto di ricostruzione » 85 Capitolo 6: La costruzione di Rigomagno con annessi e connessi » 117 Capitolo i Antefatto - Fra Dionisio interviene al Pubblico Consiglio della Repubblica di Siena - Chi era fra Dionisio Quando il caso ci si mette d’impegno riesce a combinar- le di veramente curiose, ma pochi, tra quei duecento e passa uomini, tutti a capo basso per paura di incontrare uno sguardo indesiderato o, peggio, gli occhi di quel frate che da un sacco di tempo, da troppo tempo, stava parlando con voce pacatissima (e quindi peri- colosa), credettero al frutto del caso nel momento in cui, dopo una serie di armoniose parole in latino, che peraltro pochissimi capirono, nella grande sala accadde di tutto. Alle parole in latino si erano sovrapposte parole, anch’esse poco chia- re malgrado fossero in volgare, perché sembravano cadere dall’alto, una ad una: «...or son io qui, prostrato ai vostri piedi, a domandarvi pietà per la mia patria...» Silenzio. Nessuno aveva il coraggio di alzare la testa, anche se la voglia di guar- dare superava quasi la paura. Gli occhi, premendo in alto fino a far male, fecero intravedere, ai più coraggiosi delle prime file, lo svolazzo distorto di un drappo nero che andava a sormontarne uno bianco: era il mantello del frate che lo seguiva lentamente, come per accentuar- ne il gesto, mentre lui si stava inginocchiando ed apriva le braccia in segno di pietà. Tutti gli altri percepirono solo un inquietante e poco chiaro movimento di ombre. Nello stesso momento una finestra si spalancò facendo cadere una cesta di vimini che era stata appoggiata sul ripiano e che, poco pri- ma, uno degli armigeri del Terzo di S. Martino aveva spostato perché gli dava fastidio alla schiena. Un piccione, che si era accovacciato sul 11 davanzale per ripararsi dalla tramontana che soffiava dall’altro lato del palazzo, fu trascinato dentro dal vento.