Giovanni Paisiello il matrimonio inaspettato

Evento speciale

“Dicembre all’opera”

Il matrimonio inaspettato

Teatro Alighieri Stagione d’Opera 2008-2009 – Fuori abbonamento

Fondazione Ravenna ManiFestazioni CoMune di Ravenna Regione eMilia RoMagna MinisteRo peR i Beni e le attività CultuRali

MEMBRO DELL’ASSOCIAZIONE EUROPEA DEI FESTIVAL DI MUSICA

Presidente Maria Cristina Mazzavillani Muti

Direzione Artistica Maria Cristina Mazzavillani Muti Franco Masotti Angelo Nicastro Fondazione Ravenna Manifestazioni

Consiglio di Amministrazione Assemblea dei Soci Presidente Fabrizio Matteucci Comune di Ravenna Vicepresidente Vicario Mario Salvagiani Regione Emilia Romagna Vicepresidente Lanfranco Gualtieri Provincia di Ravenna Camera di Commercio di Ravenna Sovrintendente Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna Antonio De Rosa Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna Associazione Industriali di Ravenna Consiglieri Ascom Confcommercio Gianfranco Bessi Confesercenti Ravenna Antonio Carile CNA Ravenna Alberto Cassani Confartigianato Ravenna Valter Fabbri Archidiocesi di Ravenna e Cervia Francesco Giangrandi Fondazione Arturo Toscanini Natalino Gigante Roberto Manzoni Revisori dei Conti Maurizio Marangolo Giovanni Nonni Pietro Minghetti Mario Bacigalupo Antonio Panaino Angelo Lo Rizzo Gian Paolo Pasini Roberto Petri Lorenzo Tarroni

Segretario generale Marcello Natali

Responsabile amministrativo Roberto Cimatti Fondazione Ravenna Manifestazioni

Spazi teatrali Ufficio produzione Responsabile Responsabile Romano Brandolini Emilio Vita Servizi di sala Stefania Catalano Alfonso Cacciari Giuseppe Rosa

Marketing e ufficio stampa Segreteria e contrattualistica Responsabile Responsabile Fabio Ricci Lilia Lorenzi Editing e ufficio stampa Amministrazione e contabilità Giovanni Trabalza Cinzia Benedetti Sistemi informativi, archivio fotografico Segreteria Stefano Bondi Maria Giulia Saporetti, Michela Vitali Impaginazione e grafica Antonella La Rosa Servizi tecnici Promozione Responsabile Federica Bozzo Roberto Mazzavillani Segreteria Capo macchinisti Ivan Merlo Enrico Ricchi Coordinamento biglietteria Macchinisti Daniela Calderoni Matteo Gambi, Massimo Lai, Biglietteria e promozione Francesco Orefice, Marco Stabellini Bruna Berardi, Antonella Gambi, Fiorella Morelli, Capo elettricisti Paola Notturni, Mariarosaria Valente Luca Ruiba Elettricisti Christian Cantagalli, Uria Comandini, Marco Rabiti Portineria Giuseppe Benedetti, Marco De Matteis

Il matrimonio inaspettato

Dramma giocoso in due atti libretto di Pietro Chiari trascrizione Gudrun Winkler; Ut Orpheus Edizioni, Bologna musica di GIOVANNI PAISIELLO (1740-1816)

personaggi interpreti Vespina Alessia Nadin La contessa di Sarzana Marie-Claude Chappuis Giorgino Mario Cassi Tulipano Nicola Alaimo direttore regia Andrea De Rosa

scene Sergio Tramonti costumi Alessandro Lai luci Pasquale Mari movimenti coreografici Anna Redi

attori Anna Redi amica di Vespina, Paolo Sirotti vecchio fattore, Ivan Merlo tutore della Contessa, Marco Nicastro un ragazzino

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini Coro del Teatro Municipale di Piacenza maestro del coro Corrado Casati maestro al cembalo Speranza Scappucci coproduzione Ravenna Festival, Festival di Pentecoste di Salisburgo

Il soggetto

La scena si finge nel feudo del marchese Tulipano, luogo poco distante da Porto Venere nel Golfo della Spezia.

Arricchitosi un contadino detto Tulipano, comprò un marchesato. Scordatosi la sua bassa estrazione, pensò di vie più nobilitar la casa coll’ammogliar il figlio suo Giorgino con una certa contessa Olimpia di Sarzana, vedova giovane, e ricca; per carteggio fu concluso l’affare, e di già preparavasi questa di venire con gran pompa per mare in traccia dello sposo. In tale stato di cose viveva Giorgino perduto amante di Vespina, giovane contadina benestante; appena intesa questa lo stabilito matrimonio, pensò di fingersi prima una dama inviata dalla contessa, e poi la contessa stessa, e sotto tal nome si presentò al vecchio Tulipano quale ingannato dall’apparenza, l’accolse in casa come sposa, e diede gli ordini opportuni per preparare le nozze. Arrivò nel tempo stesso la contessa Olimpia, ma prevenuta della sua rivale, non fu riconosciuta per tale: adiratasi con giusta ragione, impone a due suoi cavalieri serventi di vendicar l’oltraggio sofferto. Ne segue una disfida, dove sarebbero rimasti soccombenti i Tulipani padre e figlio, se dall’accorta Vespina non fossero stati a tempo soccorsi. Scopertosi poi l’inganno, e non v’essendo rimedio mentre i due amanti erano stati dal padre congiunti in matrimonio. Offre il vecchio marchese la sua mano alla contessa. Alle reiterate preghiere di tutti acconsente la contessa di dar la mano di sposa al padre in vece del figlio, per riparazione dell’onore offeso. Ciò dà occasione al doppio matrimonio inaspettato, e serve di sciogli mento al dramma.

(dalla prima edizione del libretto del Matrimonio inaspettato , San Pietroburgo 1779)

Il libretto

Parte prima Scena prima Il fattor con altri Stanza rustica terrena che serve di magazino; Illustrissimo signore, le muraglie sono adorne d’armi e insegne anti - è ubbidito tutto è lesto, che del feudo Tulipano; dalla porta del mezzo e se vuole presto presto aperta e dalle finestre vedesi in lontano vasta tutto via mandar potrà. campagna fruttifera. Tulipano Vari contadini trovansi occupati a pesare, Son contento del lavoro… ungere ed imballare formaggi, presciutti, sala - Cosa fai tu in quel cantone? mi ed altri commestibili, mentre il fattore scrive in un libro i conti. Giorgino ritirato in un can - Giorgino tone accorda la sua chitarra, poi Tulipano. Per mangiar solo un boccone son venuto adesso qua. Coro Su compagni allegramente Tulipano si fatichi, si lavori, T’ho proibito mille volte che le pene ed i sudori che tu qua non devi entrare. il padron compenserà. Giorgino Giorgino Non si stia ad inquietare Nel veder sì buon bocconi e ubbidito lei sarà. mi vien proprio l’acqua in bocca, ora a me non me ne tocca Tulipano che nessun non me ne dà. Parti, vanne, e più non torna!

Coro Giorgino Ubbidisco, vado via. Su compagni allegramente si fatichi, si lavori, A due che le pene ed i sudori Che pazienza ch’è la mia il padron compenserà. con mio padre in verità! con mio figlio Tulipano (Al fattore.) Tulipano Sono pronte quelle casse? Bravo fattor: pulito! (Ai contadini.) Come vi dissi Unto è bene quel formaggio? siamo di nozze in casa, Perché deve far gran viaggio si fa sposo mio figlio; e se no si guasterà. preparate le casse ed ogni cosa,

18 che mandar voglio a regalar la sposa. Io vuo’ veder se posso Caricate ben bene una tartana 1 interromper le nozze: e speditela subito a Sarzana. è ver, io rischio assai, (Alli contadini.) ma n’ho le mie ragioni, Non vi scordate voi di metter tutte perché alfin ho da far con due buffoni. l’arme mie 2 sui formaggi e sui prosciutti. (Entra in casa.) Voglio che si distinguan da lontano i doni del marchese Tulipano. Or voi fattore, a questa buona gente Scena terza date da bere, e state allegramente. Giorgino suonando la chitarra; poi Tulipano (Parte.) con staffieri.

Coro Giorgino Su beviamo allegramente Credea Nina cara che di nozze siamo in casa, di viver contento, ognun beva a tazza rasa, ma pena, e tormento che il padron piacer avrà. io soffro per te, Non dormo, non mangio Scena seconda il giuro in mia fé; Campagna con varie case. Vespina. presente mi sei bevendo il caffè. Vespina E torno, e ritorno Quando penso che son ricca, ogn’ora qui giù, giovinetta, spiritosa, e sempre scontento parmi pur la strana cosa mi trovo di più. ch’ancor son da maritar. Credea ritrovarti Ma sentir ch’il mio Giorgino qui sopra al balcone, con un’altra si marita, Ma come un babbione me la lego in sulle dita, io resto alla fe’. no così non ha d’andar, Vorrei Nina cara Chi mai detto l’avria, sapere il perché? che Tulipano, ch’un villano è nato E a dirmi ti priego avesse a diventar ricco sfondato, se pensi tu a me, e scordandosi i rozzi suoi natali Che strazi, che pene in alto alzando l’ali, io provo nel sen, vuol dare al figlio suo (oh cosa strana!) vedermi staccato per moglie la contessa di Sarzana. dal caro mio ben.

19 Tulipano che non dovrian da voi scostarsi un passo, Stammi dietro tu bestia, e voi plebaglia dove son ora? col cappel sotto il braccio, ch’al fianco d’un padrone titolato, Giorgino e con quel cappellaccio in sulla testa Io gli ho mandati a spasso. non deve mai marciar gente plebea Tulipano che ha l’onor di portar la mia livrea. Non avete cervello. Un nostro pari Giorgino nel mondo si distingue (Mio padre!… a te Giorgino, più dal servizio suo che dai denari. che qualcosa di peggio ei ti prepara, Solo andar non dovete e dove ora celar questa chitarra?) come andrebbe un plebeo pe’ fatti suoi. Perché… noi… siamo noi, Tulipano e de’ titoli nostri è questo il peso. Che si fa marchesino? Mi favorisce signor figlio?

Giorgino Giorgino Così, così, papà. Ho inteso.

Tulipano Tulipano Papà! Discorriam d’altro adesso. L’avviso per espresso Giorgino poc’anzi ho ricevuto Sì ben papà! che la contessa Olimpia vostra sposa dovrebbe qui arrivare Tulipano al più tardi domani. Oh ignorantaccio! Giorgino Giorgino A cosa fare? Non siete voi mio padre? Tulipano Tulipano A cosa far baggiano! Sono il marchese padre, hai tu capito? Per dare a voi la mano come voglio che segua alla più corta. Giorgino Oh! Sì signore! Giorgino Di questo poi a me non me n’importa. Tulipano E i vostri servitori, Tulipano signor marchese figlio, Perché non ve n’importa?

20 Giorgino Così degl’avi tuoi Perché ella non mi piace. l’ombre arrossir farai? Ah! non gli dite mai Tulipano che dal suo nobil cenere Come? Se voi non la vedeste ancora? così gran bestia uscì! Giorgino Osserva vigliaccio, Mel vado immaginando. e case, e mulini, poderi e giardini, Tulipano che spettano a te. Immaginar dovreste, Qual è nobiltade ch’una di lei più bella se questa non è? giovine vedovella Sei conte, marchese; non ha tutta Sarzana. gran rango! gran nomi! le carte, i diplomi, Giorgino osserva son qui… Mi piacerebbe più qualche villana. E sollevar non sai a tanta gloria il ciglio; Tulipano ah figlio, figlio… figlio… Che pensar da giumento! non voglio dir di chi. Giorgino (Parte.) Son però vostro figlio a quel ch’io sento.

Tulipano Scena quarta Ombre degl’antenati Tulipani Giorgino, poi Vespina inarcate le ciglia, Giorgino che un mio figlio sì poco a voi somiglia. Oh son ben imbrogliato! Giorgino Vespina Non c’è poi da stupire. Io mi ricordo, Signor Giorgino bello, d’aver sett’anni addietro eravate voi quello zappato colàggiù… che poc’anzi cantava Tulipano sotto le mie finestre? Taci buffone: Giorgino parolaccie son queste indegne e ladre, Ah, mia Vespina! e per veder chi sei, guarda tuo padre. Cantava poco fa: ma sono adesso Guardami in volto, e poi in un tale imbarazzo non parlerai così. che pian … pian … piangerei come un ragazzo.

21 Vespina Giorgino Piangere? Perché mai? Anzi guarda Vespina, e ti misura quanto eguali noi siam sin di statura. Giorgino Perché il mio signor padre avanti sera Vespina vorrìa darmi mogliera. Ma il vostro signor padre? Eh no, non voglio… M’arrischierei di troppo. Vespina La moglie non è già una bastonata, Giorgino da prenderla piangendo. Dimmi di sì assassina, o ch’io m’accoppo.

Giorgino Vespina Ancor non me n’intendo; Ma come s’ha da far? ma ei vuole darmi moglie una certa contessa di Sarzana: Giorgino e avendo da sposarmi Pensaci almeno. non vo’ tante contesse e tante istorie, Dammi qualche consiglio, ma vorrei… so ben io. trova qualche spediente.

Vespina Vespina Chi? Uno men viene in mente. Ma non vel voglio dir, se pria non vedo Giorgino quanto nell’amor mio siete costante. Che tel dica? Giorgino Vespina Son di ferro, di bronzo, e di diamante. Sì. Vespina Giorgino Questo mi basta adesso; Te idolo mio. e voi prendete intanto Vespina finché diventerete mio marito Eh… mi burlate voi? in pegno di mia fé, questo mio dito. (Gli porge il dito piccolo.) Giorgino Dico da vero. Se fedele a me sarete, caro, caro marchesino, Vespina farò più che non credete, Ma contadina io son, voi cavaliero. e col dito piccinino Troppo siam disuguali. anche il cor vi toccherà.

22 Se più presto lo volete, Giorgino via prendete che vel dono … Sì signor, ch’io lo nego, io non so nulla. (Che marito buono, buono questo qui per me sarà.) Tulipano La verità, bugiardo, (Parte.) ch’io posso da colei farti smentire. Giorgino Giorgino Venga mio padre adesso (Se Vespina lo sa cosa ho da dire!) che son fuor di me stesso; e per quel dito solo, Tulipano ch’a Vespina ho toccato, L’ami quella, o non l’ami? la contessa gli dono e il marchesato. (Parte.) Giorgino Sì signor… mi piacerebbe più perché potrei… Scena quinta alla buona trattarla, Camera in casa di Tulipano. rider, accarezzarla.

Tulipano Tulipano Ah mascalzone, Impazzito è mio figlio! con questo mio bastone… Ama donna plebea, non titolata per quello ho inteso a dir; Giorgino e ricusa per lei Ah! no signore, una contessa in moglie. Eccolo appunto. che più non l’amerò. Eh, lascia fare a noi… Marchese figlio, abbiam saputo alfine Tulipano che sposa ricusate Giuralo indegno, la nostra contessina di Sarzana, e guarda a non mancare. perché amate da vile una villana. Giorgino (Se Vespina lo sa, cosa ho da fare?) Giorgino Io!… (Meschinello me, come ha saputo Tulipano dell’amor di Vespina.) Presto giura a tuo padre, da cavalier che sei. Tulipano Ah! Vi turbate? Giorgino Negarlo non osate? Ma se…

23 Tulipano in vece della testa abbia una zucca. Giuralo dico, (Un servo viene a fare un’ambasciata) o che or ti sbattacchio il capo al muro. Cosa dici? una dama forestiera! Falla passar, ed alza la portiera. Giorgino (Catta! dice da vero!) Eccomi io giuro. Vespina Giuro a tutti i miei bisnonni, (Fingendo di non conoscerlo.) che son stati e che verranno, Buon dì a vossignoria. ch’io son nato cavaliero Tulipano (ma se questo non è vero?), Madonna, con chi parli? che la razza Tulipana da scirocco a tramontana Vespina farà cose da stordir. Con te. (Ma se questo non è vero come mai lo posso dir? Tulipano Quando vado per la strada Sai tu chi sono? chi mi tira per la spada, chi mi leva il peruccone, Vespina chi mi sputa sul gallone, Non so nulla. (E mi giova chi mi dice via di qui.) non volerlo saper.) No signor, non dico niente, sì signor, quel che vuol lei Tulipano ho giurato e giurerei Se tu nol sai se credessi di morir. guardami meglio in pria, e lo saprai. (Poverello il mio cervello è finito di svanir.) Vespina Vedo che tu sei tu.

Scena sesta Tulipano Tulipano, poi Vespina vestita nobilmente da A me tu… temeraria e ignorante! viaggio, con piccolo seguito. Non vedi il peruccone incipriato? Non vedi rabescato Tulipano di galloni il vestito! E questa poi Che bestia di figliuolo nobil prosopopea, che mi distingue m’ha dato il ciel per mia disgrazia! Io credo dalle basse persone? che per affumicar tutto l’onore della splendida razza Tulipana, Vespina sotto della perucca Sei forse un ciarlatano?

24 Tulipano e non guasti da sciocco il mio disegno. Sciocca! Io sono il marchese Tulipano. Ma finché mi si accosta procurerò che non mi veda in faccia Vespina per avvisarlo allor che finga e taccia. Oh signor illustrissimo, padrone osservandissimo, mi scusi che forastiera io sono, e per appunto Scena settima ricercavo di lei. Tulipano, Giorgino, e detta. Della contessa Olimpia di Sarzana messaggiera son io straordinaria, Tulipano prima dama d’onore, e segretaria. Vien qua, portati bene, pensa che sei marchese. Tulipano Aria, figliuolo, aria… Oh signora illustrissima… (Ah non vorrei nei titoli abbondar come marchese; Giorgino rimediam col francese.) Ho inteso, ho inteso. Signora mia madama, Mi avete rotto… il capo… perché vien? cosa brama? (Ah come ho da lasciar la mia Vespina! Vespina Oh che brutto cimento!) A dirvi io vengo che a momenti s’appresta Tulipano la signora contessa; Madama il signor figlio io vi presento. ch’al marchese Giorgino io devo intanto presentar della sposa Vespina un parlante ritratto, È questo? indi a lei riferir colla risposta Tulipano quanto lo sposo sia bello, e ben fatto. Sì madama. Tulipano Vo subito a chiamarlo, e voi vedrete Giorgino in lui ch’al padre suo tanto somiglia, Signora cavaliera… la nostra nobiltà lontan sei miglia. buon giorno, e buona sera. (Parte.) Vespina Vespina Al marchese Giorgino Sin qui tutto va bene, fa un riverente inchino se Giorgino però quando mi vede, della contessa Olimpia di Sarzana subito arrivi a segno la fedel messaggiera.

25 Giorgino (Taci non mi scoprire!) Buon giorno, e buona sera. (Piano a Giorgino.)

Vespina Tulipano Ma, signor Tulipano, Scusi madamigella. a me un tal trattamento? (Che bestia di figliolo!)

Tulipano Giorgino Lo scusi, ei si vergogna… Or via figliolo, (Oh bella! Oh bella!) volgi in qua l’illustrissimo mostaccio. Vespina Complimenta. (A Tulipano.) Giorgino Con permesso. Buon giorno. Tulipano Tulipano Lei si serva. Oh che asinaccio! Vespina Vespina (Traendo a parte Giorgino.) La contessa sua sposa (Non scoprirmi, statti sodo; m’incaricò di presentar sul fatto finger vuommi la contessa, per veder se in questo modo al marchese consorte il suo ritratto. lo possiamo corbellar.) Giorgino Tulipano Via mettetelo qua. (Fa in segreto il complimento.) Vespina Giorgino Può vagheggiarlo (Io non fiato, son contento in questo volto mio, che a meraviglia e mi sento giubilar.) all’amabile viso della sposina sua tutto somiglia. Vespina Con licenza. Giorgino Oh… oh… Vespina? Tulipano (Ridendo.) Che comanda?

Vespina Vespina (Zitto!) Non gli piace il mio ritratto. Di che ride signore? Vuol disciogliere il contratto,

26 e alla dama che mi manda Tulipano io non so come tornar. Maledetto, per dispetto l’hai da far. Tulipano (A Vespina.) Vespina (Lei lo scusi, è sempliciotto.) Date fede ai detti miei.

Giorgino Giorgino (Oh che povero merlotto Io farò quel che vuol lei. che si lascia trappolar.) Tulipano Viva, bravo, sei un grand’uomo. Tulipano Sia una strega, una befana, Vespina sia stravolta e manimessa, (A Tulipano.) la contessa di Sarzana (Lo so ben capacitar.) per tua sposa hai da pigliar. Tulipano Vespina (Oh che donna di giudizio! Dice no. Oh che grande sposalizio! Più d’onor, miglior partito, Tulipano non potevo immaginar.) Io dico sì. Vespina e Giorgino Giorgino (Più balordo, più stordito (Non capisco questo imbroglio!) non è facile a trovar.)

Tulipano Vespina Io son padre, e così voglio. Partir devo. (Piano a Vespina.) Giorgino e Tulipano Lei lo renda un po’ capace. Addio, buon viaggio. Vespina Vespina (Piano a Tulipano.) Più restar a me non lice; Io farò quel che le piace. la contessa qui a momenti (A Giorgino in disparte.) io lo so che dee arrivar. (Caro…) Giorgino e Tulipano Giorgino Bella dama ambasciatrice, (A Vespina.) faccia i nostri complimenti, (Cara…) la verremo ad incontrar.

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Parte seconda Scena ottava (Accennando la locanda.) Seno di mare, con veduta di vaghe isolette, per fare una toeletta all’uso mio. locanda sul davanti, ed altre abitazioni. Si (Entrano tutti nella locanda.) vedono approdare due feluche, pomposa - mente adornate, e dalla principale scende a Coro terra accompagnata da corteggio la contessa Evviva la sposa, Olimpia, mentre dai marinari si sente il la bella contessa seguente: gentile graziosa che vien da Sarzana Coro lo sposo a trovar. Evviva la sposa, la bella contessa gentile graziosa Scena nona che vien da Sarzana Atrio diroccato in casa di Tulipano, con ter - lo sposo a trovar. razzino praticabile. Siam giunti alle sponde con prospero vento, Giorgino e l’aure feconde Son pure imbarazzato; han reso contento se non trovo Vespina, io non saprei ciascun marinar. dove cercarla più. Tutto l’imbroglio di quella somiglianza Contessa non intesi abbastanza. Basta, non più, cessate di cantare: Pure impazzir non voglio; sia lodato Nettuno, e i dèi del mare, eh lasciam fare a lei: ma certo, certo, felicemente siamo giunti al lido se la sposa non è la mia Vespina, ove arrivò di mia bellezza il grido. la ricuso se fosse una regina. Qui la contessa Olimpia in compagnia d’Amor ed Imeneo, Tulipano darà di sposa in questo dì la mano Oh! Appunto signor figlio, ora bisogna al figlio del marchese Tulipano. pronto aver per la sposa il complimento. Ma giungere non voglio Hai tu studiato a farlo? nel feudo dello sposo all’improvviso; meglio fia di mandar prima l’avviso. Giorgino Di viaggio il manto Oh messer sì, lo so senza studiarlo. pria si cambi da me; frattanto Tulipano a questo, che mi sembra Via, fammelo sentire, un albergo real, andar vogl’io fammi che veda il portamento, il gesto.

30 Giorgino Tulipano Eccolo appunto… è questo. Più brio, più brio ci vuole. Signora sposa mia, buon dì a vossignoria. Giorgino Or meglio lo farò. Tulipano Che ti venga il malanno! Tulipano Striscia la riverenza… Giorgino Signor sì… buon giorno, e poi buon anno. Giorgino e Tulipano (Oh cieli, che pazienza!) Tulipano Ignorante che sei! Tulipano Tutti così i plebei Mezza tra il sì, e il no. sanno complimentar. Per un tuo pari parolone ci voglion pellegrine, Giorgino che faccian del fracasso. Così signore… Anche la vita e il passo ti bisogna portar più da marchese; Tulipano e con cavalleresca aria francese. Ohibò! Guarda come fo io. Guardami bene Testaccia da sassate. le braccia, il capo, i piedi, e far tu dei quello che far mi vedi. Giorgino Peggio di me voi fate! Quando verrà la sposa, incontro andar le dei, Tulipano e presentarti a lei (Contrafacendolo.) con questa gravità. Peggio di me voi fate! Giorgino Vediam quel che sai far. Ecco che andar mi pare Giorgino incontro alla Contessa, (Son nato un contadino, e presentarmi ad essa ed ora un ballerino con questa gravità. mio padre mi vuol far.) Tulipano C’è qualche po’ di duro… Tulipano (Un simil babbuino, Giorgino a me donò il destino Anch’io me lo figuro. per farmi disperar.)

31 Scena decima del marchese Giorgin la bella sposa. (Parte con tutti.) Tulipano Ma chi è mai quell’audace, che nell’atrio si avanza Scena undicesima d’un marchese mio pari Tulipano Deliziosa campagna con varie amene colline con gli stivali, e con la frusta in mano! praticabili; da una parte veduta esterna del - (Al tutore della contessa.) l’atrio che conduce al palazzo di Tulipano, con Come… che dite? porta e terrazzino praticabile. La contessa vi manda di Sarzana! Vespina smaniosa, con un contadino. Corpo d’una befana, si vede ben da questo Vespina che la contessa una gran dama è nata: Povera me, che intesi! n’ebbi un’altra ambasciata Giunta è già la contessa ma questa volta ancora è vicino in periglio, il suo foglio m’onora: se parla al genitor io perdo il figlio. Or mentre leggo i caratteri suoi Tu corri intanto, ritiratevi un po’ lungi da noi. e gli compagni tuoi avvisa presto (Legge.) perché ciò ch’ordinai sia pronto, e lesto. “Marchese eccellentissimo. (Il contadino parte.) Padrone collendissimo. Qui coraggio ci vuol, prontezza, ingegno; Seren il ciel, placido il mare e l’onde o vincere, o morir, son nell’impegno. m’han condotta felice in queste sponde; Vicina a perdere il colle adesso di passar non oso l’amato oggetto, frattanto alla locanda io mi riposo. sento strapparmi Per darvene l’avviso a tale effetto il cor dal petto, vi spedisco un corrier di gabinetto, e l’alma mia il qual recare deve frenar non so. a nome de’ congiunti e de’ parenti, Pria vada in cennere le lettere, i diplomi e le patenti. case e molini, Da ciò potra veder vossignoria la villa i campi chi la contessa di Sarzana sia.” e i contadini. Presto, servi, staffieri, Il mio Giorgino lacché, sguatteri, cuochi, camerieri; perder non vo. a rassettar le stanze! (Parte frettolosa e monta la collina.) A ripulir la sala, ed a mettervi in gala per ricever con aria maestosa

32 Scena dodicesima va’, ti tocca una dama Giorgino vestito in gala da sposo ammirando - che farà stupefar tutto il paese. si, poi Tulipano con servi. Se si guarda all’antica propagine, Giorgino ha mill’anni di rango patrizio. In che gala m’ha messo? La sua stirpe chi vuol da Cartagine, Avvolto in questi lucidi impacci, chi discesa dal consol Fabrizio, che fastidio mi danno a più non posso, e di fasti una lunga voragine mi pare aver una valdrappa 3 adosso. al suo stipite accrebbe ogni età. Se si cerca sapere, è una Pallade; Tulipano se si brama avvenenza, è una Venere; Oh! marchese figliolo, allegramente. la beltà per cui Troia andò in cenere Giunt’è la sposa tua: presso a lei scomparir si vedrà. perché non sia l’arrivo suo improvviso, Hai sentito come parlan me n’avanzò per un corrier l’avviso. i giornali e le gazette? Hai sentito come ciarlan Giorgino per le piazze e pei caffè? Signor padre, per dirla schiettamente, Ehi! Ascolta, al primo abbordo di tal notizia non m’importa niente. non scordarti l’eccellenza, bada bene, t’arricordo, Tulipano d’abbassar la riverenza Come! Baggian che sei, dalla testa infino al pié. osserva qui il dispaccio Oh che lustro sterminato che il corrier m’ha recato; all’onor del marchesato scritto di proprio pugno, questo innesto accrescerà. osserva qui, o te lo do nel grugno. (A Giorgino che non abbada.) Scena tredicesima Giorgino Si vede da lontano Vespina vestita nobilmente Oh questa è bella! che scende dalla collina con gran seguito. Sposar devo alla cieca… Tulipano Tulipano Che vedo? Oh bella cosa! Come! Tu non vedesti Allegro, marchesin, ecco la sposa. il ritratto parlante M’inchino… che poc’anzi recò l’ambasciatrice? S’è ver come ella dice Giorgino ch’a lei somigli; oh! figlio mio marchese, Striscio…

33 Vespina Tulipano Marchesini, addio. (Il malanno ignorante! Quel buon dì guasta tutto! Giorgino Ma ci rimedio io.) Sposa illustrissima (Veh! che vedo? È Vespina?) all’illustrante fama, che della sua grandezza ogni cantone Vespina empie il vento aquilone, (Zitto!) ben volontier concesse del figlio suo la mano Giorgino il suocero marchese Tulipano. (Ho capito Onde spero che all’ombra del mio stipite tutto il rigiro, ed anderà pulito.) germogliando la vite ancora in erba, sin dai primi crepuscoli Vespina ne produrrà de’ grappoli maiuscoli. State voi ben… Ne godo… e mi figuro, Talché… conciosiaché… di vino eletto che questo narcisino sia lo sposo. un vaso tal ne dia… un vaso tal… Giorgino Sì bene: io son Giorgino, Giorgino son colui che figliolo al signor padre Buon dì a vossignoria. dal mio pantano m’innabisso, e prostro Vespina al monte dell’altissimo suo merito; A tanti complimenti son io che tra i stupori oltramontani, risponderò, come da me si suole, tra il silenzio de’ guffi, liberi sensi, in semplici parole… tra le grida de’ matti, ed al mormoratorio dei caffè… Giorgino vuo’ dir… come… cioè… Ma quando si concludon la stella mia diana… 4 le nozze? fa ch’alla gran contessa di Sarzana, Tulipano illustrissima ed arcicollendissima, Adesso è stanca tributi… e tributando… mi protesti… dal lungo suo camino. Olà staffieri! mi protesti… sì bene… Si scorti in un momento nel grande appartamento Tulipano per essa destinato, onde riposi, Seguita pur… sù via. e a mensa poi si rivedran gli sposi. Giorgino Giorgino Mi protesti… Buon dì a vossignoria. Oh questa dilazione

34 m’incomoda un tantino! Tulipano Deh! coppia gentile, Vespina calmate la fretta, Pazienza marchesino. che prima le nozze Alle mie circonstanze si devono far. qualche oretta donar oggi bisogna, perché il gran passo, a cui m’accosto omai, Vespina, Giorgino e Tulipano poche sanno qual sia, ma è duro assai. Sian lungi da noi per sempre gli guai, Che passo terribile, nessun possa mai così mescolato la pace turbar. di gioia incredibile, (Tulipano e Giorgino vanno ad accompagnare di sdegno onorato, la sposa al suo appartamento.) d’amara pietà.

Giorgino Scena quattordicesima Mio caro papà, Atrio antecedente. son come un zuccotto La contessa Olimpia in gran gala, con seguito disciolto in decotto, servita da due braccieri, poi Tulipano e Giorgi - a tal contentezza no. io svengo di già. Contessa Tulipano Una mia pari Tel dissi, Giorgino, si riceve così? Un’ora intera ch’avresti in isposa son qui che aspetto, la bella contessa e nessun comparisce al mio cospetto. leggiadra, amorosa, Ma eccoli alfin: ch’eguale non ha. (Verso la scena.) Ben trovati signori, ecco adempite Vespina le mie promesse… Sposino mio amabile! Tulipano Giorgino (Con meraviglia.) Mia sposa diletta! Dite pria di tutto una cosa: Vespina e Giorgino Chi siete voi? Sì dolce contento in ogni momento Contessa io spero provar. Oh bella! Io son la sposa.

35 Tulipano Tulipano La sposa è questa ancora? Ma non saprei che farvi…

Giorgino Giorgino Quante ne ho da sposar con sua malora? La vostra è un’increanza…

Contessa Contessa Mi maraviglio Un’insolenza è questa… che una sposa mia pari Tulipano sia qui da voi sì freddamente accolta. Dove avete la testa?…

Tulipano Giorgino Ma la sposa è venuta un’altra volta. Vi faremo veder chi siamo noi.

Contessa Contessa Venuta! Come? Quando? Alla malora, e parlerem dappoi. Scomodarmi da palazzo Tulipano e trattarmi in simil guisa? A voi io lo domando, Tale affronto, tal strapazzo, noi l’abbiamo incontrata, asinacci, villanacci, l’abbiam accolta, e in casa nostra è intrata. è impossibile a soffrir. Dieci conti ho ricusato, Contessa sei marchesi, otto baroni, E chi fu mai la temeraria, e come chi l’avesse mai pensato prendere osò il mio nome? che costasse le mie lagrime il venirmi ad avvilir. Tulipano (Ai due braccieri.) Quella ch’è già venuta A singolar cimento è la contessa Olimpia addirittura. con cento trombe e cento Contessa il padre e il figlio Non è vero signor, è un’impostura. fate pentir. La contessa son io. Venni da voi chiamata, Scena quindicesima ed in casa accettata Tulipano, Giorgino, indi Vespina in disparte esser degg’io da voi; se no, pensate che ascolta. che non ve la perdono, Gli due braccieri si pongono il cappello in che la contessa di Sarzana io sono. testa, s’accostano a Tulipano e Giorgino, pon -

36 gono la mano su la guardia della spada, e in Giorgino segno di sfida getta ciascuno un guanto in Sì, ma ancor voi tremate dal timore. terra. Tulipano Tulipano Io tremar!… non è vero; Sfidarci entrambi? (Si fa coraggio.) (Attonito.) della finta contessa a suo dispetto prendo su il guanto, e la disfida accetto. Giorgino (A Tulipano.) Giorgino Messer, cosa vuol dir? E la disfida accetto. (Ambi due prendono i guanti da terra.) Tulipano Vespina (A Giorgino.) (Oh poveretta me, una disfida!) Voglion che ci battiamo. Tulipano Giorgino Voi cavalieri andate Che si battino pur, noi ce n’andiamo. nel vicin campo ad aspettarci; (Volendo partire.) ivi sarà della disfida il loco, Tulipano colà verrem fra poco contro di voi a singolar tenzone, No, resta figlio mio. sia spada, pistola o pur cannone. Non si potria signori (Gli due braccieri partono.) (Tira in disparte li due braccieri.) comodarla fra noi placidamente? Vespina (Gli braccieri accennano di no.) (Or se pronta non corro a riparare, (Povero me, non ne faremo niente.) il padre e il figlio si faran mazzare.) (Parte.) Vespina (Dal terrazzino.) Giorgino (Cosa fan qui costoro?) Ah messere papà, cosa abbiam fatto?

Giorgino Tulipano (Tremante.) Deh! taci, marchesin, che sei tu matto? Papà!… Ricusar non dee mai chi è nato cavalier, come siam noi, Tulipano di battersi in duello, Figlio!… sù via mostra valore. quando dovesse perdervi il cervello.

37 Giorgino Scena diciassettesima Queste voi le chiamate bagattelle? La contessa Olimpia da parte opposta, con li Ma a me preme di salvar la pelle. servitori armati.

Tulipano Contessa Oh, sentimenti indegni Vittoriosi i miei campioni, d’un figlio mio! difensor di mie ragioni, dal duello han da tornar, Giorgino e voi sol per precauzione Se si trattasse resterete in un cantone di fare a pugni o con la falce in mano… la gran pugna ad osservar. (Li servitori si ritirano.) Tulipano Vedran col lor periglio Oh! disonor del nome Tulipano! delle nostr’armi il lampo Vieni con me animale, come baleni in campo; colà nell’arsenale il figlio e il genitor l’armi degl’avi potrem vestir; conosceran chi sono, là troverem entrambi, mi chiederan perdono; senza durar fatica, ma sarà tardi allor. l’elmo, la lancia, il scudo, e la lorica. (Parte.) (Parte.)

Scena diciottesima Scena sedicedima Giorgino armato che sorte da casa, indi Tuli - Campagna, con varie amene colline praticabili. pano armato similmente. Vespina con li servitori armati. Giorgino Vespina A trionfar mi chiama Or che sono nel periglio un bel desio d’onore, tanto il padre quanto il figlio, e il mio competitore voi compagni state attenti, al suol cader dovrà. e allor quando i combattenti Tulipano se ne vengano alle mani, A guerreggiar mi chiama procurate i Tulipani già la guerriera tromba, dalla pugna liberar. e dentro d’una tomba (Li servitori si ritirano.) chi mi sfidò cadrà. Ah! voi priego amici numi l’uno e l’altro di salvar. Giorgino (Si ritira in disparte.) Voi reggete o Dio dell’armi…

38 Tulipano Giorgino Voi spronate o gran Bellona… 5 Non sono all’ordine…

Giorgino e Tulipano Tulipano …il valore del mio braccio, Soccorso… l’ardimento del mio cor! (I due braccieri della contessa compariscono Giorgino Aiuto… armati.) Giorgino e Tulipano Giorgino Gente accorrete (Timoroso.) per carità. Ah cosa vedo! (Riprendono le loro armi da terra, e si difen - Tulipano dono.) (Tremante.) Ah! ih! eh! oh! ah! Gente accorrete Ecco che vengono… per carità. Figlio, coraggio… (In seguito li servitori di Vespina armati attac - Giorgino cano gli braccieri quali rincalzati si ritirano.) Eccomi pronto… Tulipano Tulipano Vittoria, allegri! (Volendosi mettere in guardia.) Giorgino Animo core… Io vado via…

Giorgino Tulipano (Non osando.) (A Giorgino.) Ahi che timore! Non andar via…

Giorgino e Tulipano Giorgino Io perdo il fiato Ecco di nuovo in verità. un altro inciampo… (Li due braccieri si pongono in guardia minac - (Vedendo venire gli servitori della contessa per ciandoli, e nell’istesso tempo Tulipano e Gior - attaccarli.) gino si lasciano cader l’armi.) Tulipano Tulipano Forti figliolo… Piano signori… restiam nel campo.

39 Giorgino Giorgino Lei dice bene, Padre! ma io penso a me. (Si diffendono disperatamente.) Tulipano Figliol! Tulipano Giorgino e Tulipano (Nel mentre che si battono, sopragiungono gli Vincemmo! servitori di Vespina, quali attaccando gli servi Ai gelidi Trioni 6 della contessa alle spalle gli pongono in fuga.) ritornan quei baroni Ferma… indegni sfidator.

Giorgino Vespina Mori… Marchesi mi consolo, vinceste già con gloria; Tulipano de’ servi miei lo stuolo Piglia… vi venne ad aiutar. (Sol per salvare il padre, Giorgino e te mio dolce amore Para… delizia del mio core fei tutto preparar.) Tulipano (Nel mentre che Vespina parla a Giorgino, Cadi… Tulipano va incontro alli servitori di Vespina Giorgino ringraziandoli per la riportata vittoria.) Cedi… Tulipano È ver grand’eroina, Tulipano amabil contessina, e voi dovete adesso Cani… il figlio mio sposar.

Giorgino Vespina e Giorgino Bestie… Maggior piacer più grato non ci potevi dar. Giorgino e Tulipano Questo colpo viene a te. Tulipano (Tulipano e Giorgino ripigliano coraggio, e Io vado intanto a casa credendosi padroni del campo cantano per le nozze a preparar. allegrezza.) (Parte Tulipano.)

40 Vespina e Giorgino Vespina Fido sposo, Deh! Taci, oh caro, amato bene, Fida sposa, finita è l’opra, ebbe fin la pena amara, e quel ch’è fatto ah! che l’alma da te impara non può disfar. per dolcezza a sospirar. (Entrano in casa.) Scena ultima La contessa con seguito, e detti. Scena diciannovesima Contessa Camera suddetta. (A Tulipano.) Tulipano parlando ad un servo della contessa, Signor marchese, indi Giorgino e Vespina. siete un villano, Tulipano perché rompeste Passi l’incognita le condizioni? finta contessa, I miei campioni già ch’ella brama fur soprafatti meco parlar. e fur disfatti (Il servo parte.) senza pugnar. Vorrà scusarsi, Tulipano io lo prevedo, (Riscaldandosi.) ma con le dame E voi signora, io so il trattar. che in casa mia (A Giorgino e Vespina incontrandoli.) siete venuta Cara mia nuora, con albagia, mio caro figlio, col farvi credere la dama incognita d’esser contessa, vorria parlarmi; e di Sarzana ma ecco che viene, venuta espressa la vo incontrar. di sposa il nome (Va per incontrar la contessa.) ad usurpar.

Giorgino Contessa Temo che il padre E non vedete, tutto non scopra. siete ingannato. (Piano a Vespina.) Questa credete

41 la contessina? (Guardando i ritratti de’ suoi antenati.) Ell’è Vespina Oh de’ grand’avi miei vostra vicina, offeso illustre sangue, la contadina dovrei cadere esangue figlia a Mengone il fallo ad emendar.) da un tempo innante del figlio amante… Giorgino ed il mio nome… (Da sé.) (Mio padre ha ben ragione.) Tulipano Adagio, adagio, Vespina deh, su, tacete, (Da sé.) che colpo è questo! (Mi sembra un po’ agitato…) Chi mai ’l pensò? (A Giorgino.) Contessa Rispondi ingrato, (Da sé.) figlio malnato, (Egl’è mortificato…) e chi è costei che tanto osò? Vespina, Contessa e Giorgino (Vedrem cosa sa far!) Giorgino (Con qualche timore.) Tulipano Amato padre, (Alli sposi.) ell’è il mio bene, Voi siete già sposati, io l’ho sposata, rimedio alcun non vedo, di più non so. (Alla contessa.) Vespina la mia innocenza io credo (Affettuosa a Tulipano.) mi puol giustificar. Pel vostro figlio il dio d’amore Contessa questo mio core (Sprezzante.) crudel piagò. Invano lo sperate, l’oltraggio ch’ho sofferto Tulipano non so dimenticar… (Ohimè!… Che ascolto oh dèi!… Io sudo… gelo… e tremo. Giorgino Palpito… interno fremo… (Alla contessa.) Non so che cosa far! Di grazia perdonate…

42 Vespina Contessa (Alla contessa.) Orsù marchese accetto Il nostro amor coperto… la mano vostra in pegno per certo contrassegno Vespina e Giorgino del riparato onor. …ci fe’ prevaricar. Tutti Contessa Sposi felici, Le scuse non accetto, godiamo in pace (Con sdegno affettato.) la bella face son dama e son offesa, d’un dolce amor. saprommi vendicar. Che bel contento! Che dì giocondo! Tulipano Non si dà al mondo (Adesso ci rimedio!) piacer maggior. Contessa… e cosa giova nutrir tanto rancor! Son vedovo… qual voi… e del mio amor, per prova… v’offro… la mano… e il cor…

Giorgino (Va’ prega tu Vespina.)

Vespina Sì, amabile signora, vi sarò serva e nuora sommessa a tutte l’or.

Giorgino Figlio di voi ubbidiente…

Tulipano 1 Tartana: barca a vela da carico del Mediterraneo. 2 Sposo di voi costante… L’arme mie: i miei stemmi araldici. 3 Valdrappa: ricca bardatura del cavallo. Vespina, Giorgino e Tulipano 4 La stella […] diana: Venere, astro del mattino. Sempre alle vostre piante 5 Bellona: Dea della guerra nella mitologia romana. saremo a tutte l’or. 6 Trioni: le costellazioni dell’Orsa maggiore e minore.

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Un matrimonio ed un regalo inaspettati di Angelo Nicastro

ncora una volta il Teatro Alighieri ha il privilegio unico di ospitare una produzione d’opera diretta da Riccardo Muti. A Sono molteplici gli elementi che concorrono a rendere questo evento eccezionale: se la direzione del maestro Muti costituisce di per sé un evento straordinario per la qualità assoluta delle sue esecuzioni, in questo caso l’articolato progetto, nato per suo impulso diretto, aggiunge molti ulteriori motivi di interesse. Innanzitutto va ribadito che l’opera in programma, Il matrimonio inaspettato di Paisiello, si inscrive nel progetto sulla scuola napoletana che vede coinvolti, oltre a Ravenna Festival, il Festival di Pentecoste di Salisburgo e, il prossimo anno, l’Opéra di Parigi; un percorso di cinque anni alla riscoperta di tesori della scuola napoletana del ’700 che rivedranno la luce in prestigiosi palcoscenici europei e che saranno salvati dal rischio della consunzione dei manoscritti rendendoli nel contempo fruibili a tutti grazie all’edizione moderna commissionata alla casa editrice Ut Orpheus di Bologna. Il matrimonio inaspettato che a Salisburgo ha avuto un’accoglienza trionfale con applausi a scena aperta e consensi da parte di tutta la critica è affidato all’esecuzione di giovani artisti italiani che, grazie a questo progetto, hanno un’opportunità straordinaria di crescita e di visibilità internazionale. Dai cantanti, al coro, all’orchestra, tutti i protagonisti sono selezionati fra i talenti emergenti del nostro Paese, rinnovando quella tradizione musicale dell’Italia che, nei secoli passati, ha fatto scuola nel mondo. Va sottolineato infine che la ripresa del Matrimonio inaspettato in Italia, dopo le recite salisburghesi, coinciderà col debutto della “nuova” Cherubini. L’orchestra giovanile voluta e curata in prima persona dal maestro Muti si presenterà infatti completamente rinnovata secondo il ricambio previsto ogni tre anni dallo statuto dell’Orchestra, per consentire ad altri giovani di avvalersi di questa palestra unica per la loro formazione. Anche di questo va dato atto al maestro Muti che, dopo tre anni di intenso lavoro per far crescere dal nulla un’orchestra, ricomincia tutto da capo, ulteriore segno di amore per la musica e per le sorti musicali italiane.

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Il comico è una cosa seria

Intervista con il regista Andrea De Rosa

on le sue opere buffe Giovanni Paisiello ha entusia - smato alla fine del XVIII secolo tutta Europa. Il suc - cesso lo portò da Napoli fino alla corte di San Pietroburgo, dove nel 1779 compose Il matrimonio Cinaspettato : un’opera su di un contadino arricchito che ha acquistato un titolo nobiliare, un gioco di maschere sociali e un matrimonio a sorpresa. Riccardo Muti ha riscoperto la partitu - ra per Salisburgo. Andrea De Rosa cura la regia. Con lui ha parlato Christian Arseni.

Come è nata la collaborazione con Riccardo Muti per Il matri - monio inaspettato ? Ho avuto la fortuna di lavorare con Riccardo Muti nel dicembre del 2006 per l’allestimento di di Gaetano Donizet - ti. In quell’occasione si creò una bella sintonia tra il Maestro e tutti i componenti dell’equipe che collaboravano allo spettacolo, dai musicisti ai cantanti, fino ai tecnici. E questa sintonia era il risultato di un lavoro intenso e certosino che lui stimolava ogni giorno, fino all’ultimo minuto prima di andare in scena. Allora mi propose di curare la regia del Matrimonio inaspettato e ovvia mente sono stato ben felice di accettare e tornare a lavora - re con lui.

Di che cosa tratta Il matrimonio inaspettato ? L’opera ha una trama piuttosto semplice, un “canovaccio”, in cui spicca il carattere di Tulipano, un contadino arricchito che ha acquistato un titolo nobiliare, ma che della nobiltà non ha la pur minima cognizione. Un personaggio sim pa tico che, restando al prototipo dell’“arricchito”, non ha nulla a che fare con la stu - pida protervia di un Trimalcione (nel Satyricon di Petronio) ma somiglia più a un Monsieur Jourdain (nel Borghese gentiluomo di Molière). Nel libretto non è spiegato bene quale sia l’origine della sua ricchezza, ma ci sono alcuni elementi che mi hanno fatto pensare a un contadino che si sia arricchito grazie al com - mercio. Ed è proprio su questo punto che ho pensato di insiste - re per rendere concreta e dinamica l’ambien tazione.

49 Il passaggio dall’agricoltura al commercio rap presenta infatti anche una soglia storica per quel mondo “rurale” che, lenta - mente, si dis integra e che ormai non esiste quasi più. Nel Sud dell’Italia (ho vissuto la mia infanzia in una zona contadina vici - no Napoli), c’erano ancora tracce di questo mondo, fino alla fine degli anni Settanta. Ciò che mi piacerebbe raccontare è la malinconia e la nostalgia per quel mondo perduto.

La comicità dell’opera si dispiega soprattutto nella figura del “marchese” Tulipano, la cui agognata pomposità viene anche parodiata dalla musica. Di cosa possiamo ancora ridere? Ogni qualvolta un personaggio prova a calarsi in panni non suoi, la comicità è garantita! Tulipano si veste di panni non suoi nel fingere di appartenere a una nobiltà che non gli appar tiene. Anche Giorgino, suo figlio, è costretto dal padre a indossare quella maschera dalla quale però non vede l’ora di liberarsi. E Vespina (il cui nome è già tutto un programma!) si traveste a sua volta per ingannare Tulipano e sposare Giorgino. In questo gioco di maschere l’unica vera nobildonna è la contessa di Sar - zana, che sbarcherà con il suo seguito un po’ come una extrater - restre su un altro pianeta.

Fra gli antenati dell’opera buffa della fine del XVIII secolo figu - rano anche gli “intermezzi” che proprio a Napoli tanto aveva - no conservato dello stile burlesco della commedia dell’arte. Questa tradizione svolge un ruolo importante nella Sua mes - sinscena? Nel Settecento Napoli era, insieme a Parigi, e grazie all’illumini - smo che vi regnava, la vera capitale culturale d’Europa. Il tea - tro e la musica furono, insieme alla filosofia, il prodotto più alto di quella civiltà che avrebbe influenzato artisti e intellettuali di mezzo mondo. Quello splendore è ormai sepolto, fuor di metafo - ra, sotto tonnellate di immondizia. Ho intenzione di guardare a quella potente tradizione, non tanto per riproporla nella sua immutabile e ormai museale immobilità, quanto per scorgere e raccontare il senso di malinconia e tristezza da cui sono assalito ogni volta che torno a Napoli.

50 La giocosità rappresenta solo una parte del Matrimonio inaspettato . Al contempo ci im battiamo, proprio con gli innamorati Giorgino e Vespina, in sentimenti autentici e commo ven ti. E anche il tema della gerarchia sociale, che percorre l’intera opera, è assolutamente serio… La comicità non è mai in contraddizione con la profondità. Ci mancherebbe! Grandi capola vori del - l’arte di tutti i tempi, non solo teatrale, hanno avuto bisogno della maschera della comi cità per rac - contare la complessità e la profon dità dell’ani mo umano (pensiamo a Mozart!). E spesso, solo attraverso il comico si possono arrivare a cogliere le inquietudini, gli attriti (nel nostro caso anche sociali) e i drammi di un’epoca. Il comico è una cosa seria (mi viene in mente Beckett: “niente è più comico dell’in felicità”), lo sappiamo bene noi napoletani che siamo cresciuti in un mondo in cui il senso tea trale della commedia, della farsa, della risata ci ha spesso preservato dall’affo gare in un mondo di conquistatori senza scrupoli. E ancora oggi questa grande città, che continua a essere per l’Italia e l’Europa una ferita aperta, può pro vare a resistere solo grazie all’intelligenza, lo sber - leffo, la risata… anche se, purtroppo, c’è rimasto veramente poco da ridere.

In che modo è stato coinvolto Riccardo Muti nei preparativi della regia? Il progetto definitivo del Matrimonio inaspet ta to è venuto fuori solo dopo attente e appro fon dite conversazioni con lui. Sin dal nostro primo incontro mi sono trovato davanti un uomo con un senso profondissimo del teatro, del palcoscenico, della recitazione. Lui è un grande maestro del teatro almeno quanto lo è per la musica, e le sue osservazioni nascono sempre da una grande passione per quello che avviene davanti ai suoi occhi. Di quelle chiac chierate gli sono veramente grato, perché tengono il teatro dentro il suo elemento più proprio: la curiosità, l’attenzione, la passione, la cura.

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Permeata di spensierata allegria

L’opera buffa di Giovanni Paisiello Il matrimonio inaspettato

di Daniel Brandenburg

llorché nel 1784 durante un viaggio in Italia il compositore Joseph Martin Kraus visitò Napoli, espresse le proprie impressioni in una lettera inviata in patria con le seguenti parole entusiasti - cAhe: “Napoli ha superato ogni mia aspettativa. Si immagini una città sulla riva più piacevole del mare Mediterraneo, distesa come solenni rovine di un anfiteatro, vasta, accogliente … Di certo una città non può sorgere facilmente sulla faccia della terra con più beltà e magnificenza”. Così come a Kraus, lo stesso accadde a viaggiatori per studio, pittori, letterati e soprattutto a musicisti che nel XVIII secolo dal Nord si recavano nella capitale del Regno delle due Sicilie per abbandonarsi allo stile di vita del meridione d’Europa, visitare monumenti e soprattutto per cono scere la sua fiorente cultura musicale, diventata ormai famosa in tutto il continente. Giovanni Paisiello era insieme a Domenico Cimarosa uno dei più celebri compositori napoletani della seconda metà del XVIII secolo e uno dei maggiori autori di opere buffe d’Italia in gene - rale. La sua opera buffa Il matrimonio inaspettato vide la luce nel 1779 durante il suo soggiorno presso la corte della zarina di Russia Caterina II a San Pietroburgo. Come molti suoi colleghi, anche Paisiello non era originario di Napoli; era nato nel 1740 nell’estremo sud del paese, nella città portuale pugliese di Taranto. Solo all’età di 14 anni giunse a Napoli, dove fino al 1763 ricevette una solida formazione musi - cale presso il Conservatorio di Sant’Onofrio. I conservatori di Napoli, nati ini zial mente come istituzioni caritative, rappre sen- ta vano per i fanciulli dotati di talento della popolosa ma in gran parte povera Italia meri dio na le un’ambita opportunità per assi - curarsi un futuro migliore. Le istituzioni musicali di Napoli attingevano pienamente a questa riserva inestinguibile di talenti musicali, senza la quale non sarebbe stato certamente possibile inviare in tutto il mondo un numero tale di musicisti altamente qualificati. Al termine della sua formazione Paisiello entrò a far parte della compagnia musicale dell’im pre sario Giuseppe Carafa di Colo -

55 brano presso il quale lavorò come compositore per tre anni in Italia settentrionale. Nel 1766 fece ritorno a Napoli, dove un anno più tardi con la com me dia musicale L’idolo cinese riscosse il suo primo grande successo di pubblico che contribuì in modo decisivo al riconoscimento sociale dell’ope ra buffa. A Napoli le opere buffe venivano rap presentate solo nei più piccoli, e spesso alquanto malfamati, teatri popolari. La nobiltà napole ta na assi - steva a questi spettacoli solo in incognito, cioè non accompagna - ta da un seguito del proprio rango. Questo bando sociale ebbe termine allor ché re Ferdinando IV volle assistere all’opera di Paisiello L’idolo cinese anche nel teatro privato della sua resi - denza, spianando così pubblica men te la strada verso una storia di successo senza precedenti. Paisiello riuscì ben presto a strin - gere amicizie con personalità e intellettuali influenti della città e a instaurare relazioni e contatti che furono alla base della sua successi va carriera all’estero. Il librettista e direttore della com - pagnia del teatro di corte Giambattista Lorenzi apparteneva a questi ambienti così come Ferdinando Galiani che, in veste di alto funzio nario dell’apparato statale nonché ex diploma ti co a Parigi, disponeva di un’estesa rete di contatti internazionali. La collaborazio ne con Lorenzi, che diede origine negli anni succes - sivi ad una serie di opere buffe di grande successo, creò i pre -

56 supposti artistici per l’ulterio re ascesa di Paisiello, mentre Galiani fece valere le sue conoscenze, che procurarono a Pai - siello nel 1776 l’invito alla corte di San Pietroburgo. Benché per il compositore fosse un grande onore, oltre che assai remunerativo, succedere al suo conterraneo Tommaso Traetta alla corte russa, il trasferimento nella nuova città non dovette ri sultare a Paisiello molto facile. San Pietroburgo era molto lon - tana e, nonostante gli sforzi della zarina di origini tedesche Caterina II , non offri va comunque le condizioni ideali per l’eser - cizio di un’attività musicale e operistica efficiente di alto livello. Uno dei primi incarichi ufficiali di Paisiello fu pertanto la rior - ganizzazione dell’or chestra di corte. La scelta del repertorio con ti nuò invece ad essere competenza di un incapace im presario locale che faceva rappresentare perlopiù opere serie, destando tuttavia presso la corte poco interesse. Paisiello impiegava per - tanto il suo tempo portando in scena, come faceva a Napoli, le sue opere buffe in piccoli teatri lungo la Neva con notevole pro - fitto, ma si rifiutava di comporne per il teatro di corte perché non pre visto dal suo contratto. Nel 1779 ricevette infine un aumento di stipendio e da quel momento in iziò a scrivere opere buffe anche per il palco scenico di corte. Il successo fu talmente grande che la zarina nel 1781 lo convinse a prolungare il suo

57 contratto. Ma allorché nel 1782 scoppiò un’accesa discus sio ne con la commissione di corte di vigilanza del teatro, Paisiello chiese di recarsi in Italia per far visita alla moglie amma lata. La zarina concesse la visita, ma si fece promettere che avrebbe fatto ritorno a San Pie tro burgo. Paisiello partì e non ritornò mai più. Il fatto che il compositore si rifiutasse inizial men te di scrivere opere buffe per il teatro di corte appellandosi alle clausole con - trattuali non era probabilmente solo dovuto a un calcolo fi nan- ziario. Un problema particolare era che egli a San Pietroburgo, diversamente da Napoli, non disponeva di un librettista esperto in questo genere. La situazione era resa più complicata anche dal fatto che le risorse di cantanti specia li zzati in opere buffe erano assai limitate e che la zarina aveva idee ben precise su come dovesse essere strutturata la drammaturgia di queste opere: non potevano durare più di 90-120 minu ti, né contenere troppi recitativi poiché a corte quasi nessuno capiva l’italiano, e dove vano inoltre rispettare precise regole di buon costume. Quest’ultimo precetto alludeva in par ti colare alla comicità tipi - camente napoletana: il pubblico partenopeo amava le battute e gli scherzi, che talvolta potevano essere alquanto grossolani e pesanti, un tipo di umorismo evi dent emente non ovunque apprezzato. Nel bi sogno, Paisiello si rivolse più volte per lettera a Galiani a Napoli pregandolo di inviare alcuni nuovi libretti di Lorenzi. Egli sperava anche che quest’ultimo trovasse il tempo di comporgli un nuovo testo che fosse adeguato alle condizioni di produzione richieste a San Pietroburgo. Non siamo più in grado oggi di stabilire se ciò sia avvenuto o meno. Resta il fatto che di nessuna delle opere buffe scritte per San Pietroburgo conoscia - mo l’autore del libretto o il redattore dei testi. Ciò vale anche per la composizione più celebre di Paisiello, Il barbiere di Sivi - glia , ma anche per Il matrimonio inaspettato . Il soggetto de Il matrimonio inaspettato è tratto da una comme - dia di Pietro Chiari, un apprez za to poeta dell’epoca e rivale a Venezia di Carlo Goldoni. Già nel 1762 questo pezzo teatrale era stato riadattato in un libretto in tre atti dal ti to lo Il marchese villano , per il quale Baldassare Galuppi compose poi la musica.

58 L’opera godette di grande popolarità, venne rappresentata sui palcoscenici di numerose città italiane ed ese guita anche, fra l’altro, a Vienna, Dresda e Varsavia. È ipotizzabile che Galup - pi, avendo anch’egli soggiornato per un certo periodo presso la corte russa, avesse portato con sé il libretto a San Pietroburgo e che Paisiello al suo arrivo lo avesse già trovato. Rispettando le prescrizioni della zarina, Paisiello deve aver concepito inizialmente Il matrimonio inaspettato come atto unico. Dato che ignoria mo dove si trovino i materiali relativi all’esecu zio ne della prima assoluta in Russia, non è più possibi - le documentare con certezza questa in for mazione. A noi è giun - ta invece una versione in due atti che venne messa in scena anche in Italia dopo il ritorno di Paisiello. Diversamente dal consueto numero di sei-otto personaggi in scena, questa versione ne prevede curiosamente solo quattro, due dame, Vespina e la Contessa Olimpia (entrambe soprano), un giovane innamorato, Giorgino (tenore basso o baritono), e un anziano signore dalle vedute un po’ ristrette, il novello Mar - chese Tulipano (basso). La trama è incentrata sul ben noto tema goldoniano della contrapposizione fra città e campagna, fra ric - chi parvenus che aspi ra no al riconoscimento sociale e vero amore, indifferente alle disparità sociali. Giorgino, un giovane un po’ balordo, è seriamente innamora to di Vespina. Suo padre è invece smanioso di dare in sposo il figlio ad una ricca contessa e di nobilitare in tal modo la genealogia familiare. Vespina, una giovane e scaltra contadina, cerca di rimediare alla situazione presentandosi tra vestita da inviata della contessa e portando per l’occasione un ritratto di se stessa che però spac cia per il ritratto della futura sposa. Quando la vera contessa fa il suo ingresso all’inizio del secondo atto, viene presa per un’imbro - gliona poiché il suo aspetto non corrisponde al ritratto. Offesa, invita Giorgino e suo padre a battersi a duello con il suo seguito per riparare all’oltrag gio subito. Vespina teme che l’intero intri - go prenda una brutta piega. Con l’aiuto di alcuni contadini, gli uomini del seguito della contessa vengono sopraffatti. Giorgino e Vespina ammet to no infine di essersi nel frattempo già sposati, il che non fa che accrescere lo scompiglio finale: Tulipano è inorri -

59 dito, vede i suoi sogni svanire, e la contessa è indignata poiché non è stata man tenuta la parola data. Vespina tuttavia riesce con perspicacia a trovare la soluzione della contesa: Tulipano e la Contessa saranno una coppia. Dal libretto risulta evidente che esso risale a un modello compo - sto originariamente in tre atti, poiché l’azione viene compressa in modo più marcato del normale con la rinuncia a episodi secondari. L’opera ha inizio con un’allegra scena di cam pa gna, i contadini confezionano cantando i prelibati prodotti di un podere agrico - lo, mentre Giorgino affamato si lecca le labbra, vuole spiz zicare qualcosa e viene pertanto cacciato via dal padre. Il coro canta in metro di 6/8 (Larghetto, sol maggiore) e in ritmo di siciliana, ambedue caratteristici dell’idillio pastorale. La scena del coro si conclude con un allegro canto da taverna che, grazie alle terzine dell’orchestra in origine probabilmente accompagnate sulla scena da col pi di tamburelli e sonagli, diffonde una festosa atmosfera napoletana e offre un saggio musicale dell’annunciato matrimonio di Giorgi no e la contessa. La prima aria spetta a Vespina che in una vivace cavatina annuncia la sua opposizio ne ai piani del padrone di casa. Una serenata classica è la cavatina di Giorgino nella seconda scena successiva, in cui dichiara il suo amore a Vespina, che chiama con l’affettuoso diminutivo di “Nina”: il suo volto è sempre davanti ai suoi occhi, anche quan - do beve il caffè! Immagini un po’ ingenue che rispecchiano il suo schietto sen timento, ma anche la genuina onestà dei suoi senti - menti. È di nuovo il tempo ondeggiante di 6/8 ad animare que - st’aria, mentre l’orchestra imita uno strumento a pizzico. La prima aria di Tulipano esprime ira buffa (“Guardami in volto”). In un fraseggio sconnesso impreca contro il povero Giorgino, ma dall’eccitazione non riesce più a contenere il profluvio di parole e scatena la sua furia. Arie di questo genere sono per ogni can - tante dell’opera buffa una sfida in quanto esse diventano verosi - mili solo nella rappresentazione differenziata delle di verse sfumature dell’ira. La seconda aria di Giorgino è pervasa da un pathos comico: minacciato dal padre con un bastone, finge di rinnegare solen -

60 nemente il suo amore per Vespina. La comparsa sulla scena della finta messaggera della contessa culmina in un turbolento terzetto che conchiude il finale del primo atto. Un rapido scambio incro - ciato di dialoghi fra Vespina, Giorgino, Tulipano e com menti fra sé prefigurano anche nell’articola- zione vocale gli imminenti intrichi. Vespina ha annunciato l’arrivo della (falsa) contessa, invece all’inizio del secondo atto fa ingresso sulla scena per prima la vera contessa accompagnata da un coro giubilante. Nella scena successiva, in un “duetto di azione” buffo Tulipano prepara il figlio all’incontro con la sua promessa. Giorgino si esercita ancora una volta col padre, traboc can te di felicità per le imminenti nozze, a ri ce ve re come si conviene una dama di tale levatura. Scene di ammaestramento alle “maniere di corte” di questo tipo erano popolari non solo per il loro caratte - re satirico, ma anche perché offrivano ai cantanti sul palcoscenico l’oppor tuni tà di mostrare il loro talento di attori in un ruolo comico. Questo duetto fa inoltre parte di un tipo di assiemi che a parti - re dal 1770 vennero sempre più utilizzati nell’opera buffa. Anziché limitare l’interazione comica fra i per sonaggi sulla scena all’“asciutto” recitativo, i compositori sceglievano sempre più spesso di inscenare azione e reazione in duetti, terzetti e addirittura in brani a più di tre voci e avere pertan - to la possibilità di potenziare l’azione scenica con l’orchestra e i mezzi della musica. Il compositore e librettista assegna alla contessa Olimpia solamente un’aria che ricorre tuttavia in un momento drammaturgicamente impor tante. Tremante dall’ira e dalla indignazione, pretende riparazione all’oltraggio subito, intro ducendo in tal modo il finale dell’opera. Come una primadon - na dell’opera seria, la sua aria le offre l’opportunità di prodursi in coloriture im provvisate, mentre le figurazioni in biscrome e le sestine colleriche dell’orchestra riproducono il suo sconvolgimento. Il suo linguaggio non è tutta via del tutto adeguato al suo rango, dato che definisce padre e figlio “asi - nacci, villanacci” esponendosi così al ridicolo. Come sempre nell’ope ra buffa, la riconciliazione e l’armonia alla fine vengono ristabilite. Ciò trova espressio ne anche nel finale, dapprima quando le coppie Giorgino-Vespina e Tulipano-Contessa vengono portate in accordo armonico nel testo e nella musica, e poi nelle ultime battute in cui tutti quattro i personaggi si abbandonano ad un allegro uni - sono. Il matrimonio inaspettato è il tipico esempio di un’opera buffa: composta con grazia, piena di comi - cità e permeata di spensierata allegria.

Daniel Brandenburg è musicologo e Privatdozent presso il Forschungsinstitut für Musik theater della università di Bay - reuth. La sua attività di ricerca è incentrata sull’opera italiana del Settecento e Otto cento, sulla storia dell’opera lirica a Vienna e a Napoli, e sull’opera buffa.

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La scenografia Giotto e Brueghel sulle ruote

di Sergio Tramonti

er il Matrimonio inaspettato di Paisiello ho subito pensato a Giotto. A due case mobili ispirate ai suoi affreschi, quelli di Assisi e soprat tutto quelli di Padova nella Cappella degli Scrovegni… ai suoi tea - tPrini in prospettiva assonometrica. Spaccati senza quarta pare - te in cui coesistono interno ed esterno, arredamento domestico e paesaggi lontani, scale di legno e balconcini in pietra bianco- oro. Piccoli palco scenici a misura d’uomo dove le magnifiche figure sedute o inginocchiate sono volutamente fuori scala… se si alzassero, picchierebbero con la testa il soffitto… o il cielo stellato. Il primo vero bozzetto, comunque, è stata una fotografia scatta - ta con la complicità di Andrea De Rosa, da una finestra del Tea - tro Mercadante che guarda il porto mercantile di Napoli. Un vicolo affollato che sbuca sulla marina e il suo traffico caotico, stretto da due alti palazzoni anni ’60 e sullo sfondo, ormeggiata con la prua verso il Vesuvio, una grande nave traghetto. Scherzando l’abbiamo subito associata alla tartana, la piccola barca da trasporto che accom pagnerà l’arrivo della Contessa… “Caricate ben bene una tartana e speditela subito a Sarzana…” Da un quadro di Fritz Hugh Lane, paesaggista nord americano pressoché anonimo, abbiamo rubato al volo un’immagine neces - saria per com porre una marina con una grande barca a vela in primo piano: ecco il fondale del nostro impianto scenico. Sempre rapportandomi all’inquadratura della foto scattata a Napoli, ho sostituito ai due palaz zoni le due case mobili. Due case-giocat tolo su carri che saranno spinti da macchinisti o com- parse e che silenziosamente giocano con il punto di vista e di ascolto dello spettatore… Due compassi simmetrici che si apro - no e si chiudono a filo sipario. E sempre giocando con le immagini abbiamo ricordato la frene - sia dei quadri di Brueghel, brulicanti di folla, di case sgarrupa - te, di cori in lotta tra carnevale e quaresima… saturi di figure grottesche, di allegri, allegretti con moto, moderati… maestosi, di chiaroscuri e croma tismi. Saturi di commedia umana.

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Gli artisti

Riccardo Muti

A Napoli, città in cui è nato, studia trascorso come direttore musicale pianoforte con Vincenzo Vitale, dei complessi scaligeri culmina il 7 diplomandosi con lode presso il dicembre 2004 nella trionfale ria - Conservatorio di San Pietro a pertura della Scala restaurata dove Majella. Al “Giuseppe Verdi” di dirige l’ Europa riconosciuta di Milano, in seguito, consegue il Antonio Salieri. diploma in Composizione e Direzio - Nel corso della sua straordinaria ne d’orchestra sotto la guida di carriera Riccardo Muti dirige Bruno Bettinelli e Antonino Votto. molte tra le più prestigiose orche - Nel 1967 la prestigiosa giuria del stre del mondo: dai Berliner Concorso “Cantelli” di Milano gli Philharmoniker alla Bayerischen assegna all’unanimità il primo Rundfunk, dalla New York posto, portandolo all’attenzione di Philharmonic all’Orchestre Natio - critica e pubblico. nal de France alla Philharmonia di L’anno seguente viene nominato Londra e, naturalmente, i Wiener Direttore Principale del Maggio Philharmoniker, ai quali lo lega un Musicale Fiorentino, incarico che manterrà fino al rapporto assiduo e particolarmente significativo, e 1980. Già nel 1971, però, Muti viene invitato da con i quali si esibisce al Festival di Salisburgo dal Herbert von Karajan sul podio del Festival di Sali - 1971. sburgo, inaugurando una felice consuetudine che lo Invitato sul podio in occasione del concerto cele - porterà, nel 2001, a festeggiare i trent’anni di soda - brativo dei 150 anni della grande orchestra vienne - lizio con la manifestazione austriaca. Gli anni Set - se, Muti ha ricevuto l’ Anello d’Oro , onorificenza tanta lo vedono alla testa della Philharmonia concessa dai Wiener in segno di speciale ammira - Orchestra di Londra (1972-1982), dove succede a zione e affetto. Nell’aprile del 2003 viene eccezio - Otto Klemperer; quindi, tra il 1980 e il 1992, eredi - nalmente promossa in Francia una “Journée ta da Eugène Ormandy l’incarico di Direttore Riccardo Muti”, attraverso l’emittente nazionale Musicale della Philadelphia Orchestra. France Musique che per 14 ore ininterrotte tra - Dal 1986 al 2005 è Direttore Musicale del Teatro smette musiche da lui dirette con tutte le orchestre alla Scala: prendono così forma progetti di respiro che lo hanno avuto e lo hanno sul podio, mentre il internazionale, come la proposta della trilogia 14 dicembre dello stesso anno dirige l’atteso con - Mozart-Da Ponte e la tetralogia wagneriana. certo di riapertura del Teatro La Fenice di Venezia. Accanto ai titoli del grande repertorio trovano spa - Nel 2004 fonda l’Orchestra Giovanile Luigi Cheru - zio e visibilità anche altri autori meno frequentati: bini formata da giovani musicisti selezionati da una pagine preziose del Settecento napoletano e opere commissione internazionale fra oltre 600 strumenti - di Gluck, Cherubini, Spontini, fino a Poulenc, con sti provenienti da tutte le regioni italiane. quella Dialogues des Carmélites che gli è valsa il La vasta produzione discografica, già rilevante Premio “Abbiati” della critica. Il lungo periodo negli anni Settanta e oggi impreziosita dai molti

69 premi ricevuti dalla critica specializzata, spazia dal no; la Wiener Hofmusikkapelle e la Wiener Staatso - repertorio sinfonico e operistico classico al Novecento. per lo hanno eletto Membro Onorario; il presidente Il suo impegno civile di artista è testimoniato dai russo Vladimir Putin gli ha attribuito l’Ordine del - concerti proposti nell’ambito del progetto “Le vie l’Amicizia, mentre lo stato d’Israele lo ha onorato dell’Amicizia” di Ravenna Festival in alcuni luoghi con il premio “Wolf” per le arti. Moltissime univer - “simbolo” della storia, sia antica che contempora - sità italiane e straniere gli hanno conferito la Lau - nea: Sarajevo (1997), Beirut (1998), Gerusalemme rea Honoris Causa. (1999), Mosca (2000), Erevan e Istanbul (2001), Chiamato a dirigere il concerto che ha inaugurato New York (2002), Il Cairo (2003), Damasco (2004), le celebrazioni per i 250 anni dalla nascita di El Djem (2005), Meknès (2006) con il Coro e l’Or - Mozart al Grosses Festspielhaus di Salisburgo, Ric - chestra Filarmonica della Scala, l’Orchestra e il cardo Muti ha rinsaldato i legami e le affinità ideali Coro del Maggio Musicale Fiorentino e i “Musicians con i complessi dei Wiener Philharmoniker. of Europe United”, formazione costituita dalle Nel 2007 al Festival di Pentecoste di Salisburgo ha prime parti delle più importanti orchestre europee. inaugurato il progetto quinquennale mirato alla Tra gli innumerevoli riconoscimenti conseguiti da riscoperta e alla valorizzazione del patrimonio Riccardo Muti nel corso della sua carriera si segna - musicale del Settecento napoletano presentando Il lano: il titolo di Cavaliere di Gran Croce della Ritorno di Don Calandrino di Cimarosa, cui ha Repubblica Italiana e la Grande Medaglia d’oro fatto seguito, nel 2008, Il matrimonio inaspettato di della Città di Milano; la Verdienstkreuz della Giovanni Paisiello. Repubblica Federale Tedesca; la Legion d’Onore in Recentissima è la nomina a Direttore Musicale della Francia e il titolo di Cavaliere dell’Impero Britan - Chicago Symphony Orchestra a partire dalla sta - nico conferitogli dalla Regina Elisabetta II . Il gione 2010-2011. Mozarteum di Salisburgo gli ha assegnato la Meda - glia d’argento per l’impegno sul versante mozartia - www.riccardomuti.com

70 Andrea De Rosa Sergio Tramonti

Andrea De Rosa è nato nel Sergio Tramonti, nato a 1967 a Napoli, dove ha stu - Piangipane (Raven na), è pit - diato filosofia e ha iniziato la tore, scenografo e costumi - sua carriera di regista con sta. Come attore ha diversi cortometraggi, tra i debuttato nel 1968 in Woy - quali Appunti per una feno - zeck di Büchner (per la regia menologia della visione di Carlo Cecchi) e ha recitato (1994) premiato al Festival al fianco di Maria Callas in Inter nazionale del cinema di Medea di Pasolini e con Gian Torino. Maria Volontè in Indagine su Si avvicina al teatro attraverso l’interesse per la un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio filosofia e la tragedia greca realizzando i suoi primi Petri. Parallelamente ha lavorato come sceno grafo spettacoli: Encomio di Elena tratto da un testo filo - per il teatro di prosa e l’opera. Negli anni Settanta sofico di Gorgia da Lentini, Le Troiane di Euripide ha partecipato alla nascita del Gran teatro con e Il decimo anno da Euripide ed Eschilo (Festival Carlo Cecchi con cui ha stabilito un lungo sodalizio Orestiadi di Gibellina). artistico. Per la regia di Franco Enriquez ha firma - Negli ultimi anni la sua attenzione si è rivolta sem - to scene e costumi dell’opera Jeanne d’Arc au pre più spesso ad autori di lingua tedesca. Tra i suoi bûcher di Honegger. spettacoli più recenti, infatti, troviamo Elettra di Per l’opera Sergio Tramonti ha collaborato prin - Hugo von Hofmannsthal e Maria Stuart di cipalmente con Mario Martone, fra l’altro in Così Friedrich Schiller. fan tutte al Teatro Comunale di Ferrara (con la Andrea De Rosa ha fatto il suo debutto come regista direzione di ), Lulu al Teatro Mas - d’opera nel 2004 con l’ Idomeneo, re di Creta di simo di Palermo, Le nozze di Figaro al Teatro San Wolfgang Amadeus Mozart. Da allora ha messo in Carlo di Napoli, Matilde di Shabran e Torvaldo e scena diverse opere di musicisti del XX secolo: Dorliska al di Pesaro, Un Benjamin Britten, Paul Hindemith, Bruno Mader - ballo in maschera al Royal Opera House, Covent na. Garden (con la direzione di Antonio Pappano) e più Nel 2005 dirige la prima rappresentazione mondia - recente mente alla prima mondiale di Antigone di le de Il dissoluto assolto di Azio Corghi su testo di Ivan Fedele al Maggio Musicale Fiorentino del José Saramago (Teatro São Carlos, Lisbona). Ha 2007. Nel 2007 ha firmato le scene e i costumi della collaborato per la prima volta con Riccardo Muti Aida di Giampiero Solari all’Arena di Verona. nel dicembre 2006, curando la messinscena di Don Con la regia di Andrea De Rosa Sergio Tramonti ha Pasquale di Gaetano Donizetti. realizzato le scene per Curlew River di Britten Del 2007, con Macbeth , è il suo primo incontro con (2005) e più recentemente Maria Stuart di Schiller l’opera di Giuseppe Verdi. al Teatro Mercadante di Napoli.

71 Alessandro Lai Pasquale Mari

Il costumista Alessandro Lai Disegnatore luci e direttore è nato nel 1970 a Cagliari. della fotografia, nasce a Dopo la laurea in storia del - Napoli nel 1959. La sua car - l’arte contemporanea, nel riera è segnata da 30 anni di 1994 ha iniziato a lavorare collaborazione con le com pa- come assistente costumista gnie teatrali e cinematografi - presso la celebre sartoria che Falso Movimento e Teatri Tirelli di Roma, dove Piero Uniti che ha fondato con Tosi, Gabriella Pescucci e Mario Martone e Toni Servil - Maurizio Millenotti sono lo. Ha collaborato con Marto - diventati i suoi maestri. Dal 2000 Alessandro Lai ne in varie produzioni d’opera come Così fan tutte , lavora come costumista per il teatro e il cinema. Nel in scena a Ferrara nel 2000 e ripresa nel 2006 con Le settore dell’opera ha collaborato, sempre nell’am - nozze di Figaro e Don Giovanni al San Carlo di bito del Ravenna Festival, coni registi Micha van Napoli; Lulu a Palermo, Matilde di Shabran al Ros - Hoecke (Carmen, 2000) e Cristina Mazzavillani sini Opera Festival (2004), Il combattimento di Tan - Muti ( I Capuleti e i Montecchi , 2001; Il trovatore , credi e Clorinda al Ravello Festival (2005) e la prima 2003); nel teatro, con i registi Francesco Origo ( La assoluta di Antigone di Fedele al Maggio Musicale principessa d’Elide di Molière), Luca Guadagnino (2007). Per la regia di Servillo ha firmato le luci del (Closer di Patrick Marber) e Alfredo Arias ( Pallido Boris Godunov a Lisbona (2001) e Bologna (2007), oggetto del desiderio di Pierre Louÿs). Ha anche Le nozze di Figaro al Teatro La Fenice (2000), Ariad - firmato i costumi per la messinscena di Gianni Qua - ne auf Naxos a Lisbona e Ferrara (2004) e L’italiana ranta del musical Datemi tre caravelle di Stefano in Algeri al Festival d’Aix-en-Provence (2006). È Battista al Festival Taor mina Arte 2005. stato collaboratore di Andrea De Rosa per l’ Idome - Per il cinema, Alessandro Lai ha lavorato, fra l’al - neo a Trento (2004), Dido and Aeneas/Satyricon a tro, con i registi Roberta Torre ( Sud Side Story ), Livor no, Lucca e Pisa, Molly Sweeney al Festival di Fabio Conversi ( Tra due mondi , Male femmene ), Asti (2007) e Maria Stuart al Teatro Merca dante di Tinto Brass ( Senso ’45 , vincitore di un Nastro d’Ar - Napoli. In ambito lirico ha collaborato anche con gento nel 2002 per i migliori costumi), Franco Zeffi - Marco Bellocchio, Andrea Renzi e Daniele Abbado. relli ( Callas forever ), Tonino Cervi ( Il quaderno Nel teatro di prosa, ha lavorato con Carlo Cecchi, della spesa ), Paolo Franchi ( La spettatrice ), Marco Marco Bellocchio e Valerio Binasco. Ha fir mato le Ponti ( A/R andata + ritorno ) e recentemente con luci della messinscena di Toni Servillo della Trilogia Ferzan Ozpetek ( Saturno contro , Un giorno perfet - della villeggiatura di Goldoni per la stagione 2007 del to ), Francesca Archibugi ( Lezioni di volo ) nonché Piccolo di Milano. con Riky Roseo ( Oliviero Rising ). Ha inoltre dise - È stato direttore della fotografia per film di Mario gnato i costumi per numerose produzioni televisive. Martone, Pasquale Scimeca, Ferzan Ozpetek, Paolo Sorrentino, Marco Bel locchio, Francesca Archibugi, Stefano Incerti e Mimmo Calopresti.

72 Corrado Casati Nicola Alaimo

Diplomato con lode in pia - Il baritono Nicola Alaimo è noforte al Conservatorio nato nel 1978 a Palermo dove “Nicolini” di Piacenza, nel ha studiato canto con Vitto - 1986 comincia a lavorare in ria Mazzoni. Dopo il suo teatro come Maestro collabo - debutto nel 1997 al Luglio ratore, e dal 1992 come Mae - Musicale Trapanese nella stro del coro. In quest’ultima parte di Dandini in La Cene - veste partecipa a produzioni rentola , ha riscosso grande liriche in vari teatri del nord successo anche in altri ruoli Italia (Teatro Comunale di rossiniani quali Figaro e Piacenza, Teatro Regio di Parma, Teatro Comunale Bartolo ( Il barbiere di Siviglia ), Raimbaud ( Le di Modena, Teatro Grande di Brescia, Teatro “Pon - Comte Ory ), Pharaon ( Moïse et Pharaon ), Don chielli” di Cremona, Teatro “Fraschini” di Pavia, Pro fondo ( Il viaggio a Reims ) e Taddeo ( L’italiana Teatro “Donizetti” di Bergamo, Teatro Comunale di in Algeri ). Oltre a Leporello, Sharp less ed Escamil - Ferrara, Teatro “Alighieri” di Ravenna) a fianco lo, anche opere di Donizetti e Verdi sono al centro d’importanti direttori d’orchestra (tra questi Ric - del suo repertorio, fra cui la parte eponima e del cardo Muti, Daniel Oren, Maurizio Arena, Piergior - Dottor Malatesta in Don Pasquale , Belcore ( L’elisir gio Morandi, Mstislav Rostropovi cˇ, José Cura, d’amore ), Procolo ( Le convenienze ed inconvenien - Günther Neuhold, Alberto Zedda) e di registi di ze teatrali ) e Severo ( Poliuto ), nonché il Conte di fama quali Ugo Gregoretti e Marco Bellocchio. Luna ( Il trovatore ), Ezio ( Attila ), Renato ( Un ballo Con il coro del Teatro Municipale, partecipa alla in maschera ), Fra Melitone ( La forza del destino ) e produzione di molte opere di Giuseppe Verdi ( La Falstaff. Nell’ultima opera di Azio Corghi, Il disso - traviata , Il trovatore , Rigoletto , Nabucco , La luto assolto , ha cantato la parte di Don Giovanni. forza del destino , Un ballo in maschera , Ernani , Nicola Alaimo si è esibito nei maggiori teatri italia - Simon Boccanegra , Macbeth …) e degli altri princi - ni: al Teatro alla Scala di Milano, al Teatro Comu - pali autori melodrammatici italiani: Puccini, nale di Firenze, al Teatro Alighieri di Ra venna, al Mascagni, Cilea, Leoncavallo, Rossini, Donizetti. Teatro San Carlo di Napoli, al Teatro Massimo di Al Teatro Regio di Parma dirige il coro nella produ - Palermo, nonché a Catania, Bari e Torre del Lago; zione del Lohengrin di Wagner in lingua italiana. al Concertgebouw di Amsterdam e a Berna. Ha col - Nella veste di accompagnatore ha lavorato in Italia e laborato con i celebri direttori d’orchestra quali all’estero (Canada, Stati Uniti, Australia, Sud Afri - Riccardo Muti, , Yves Abel e Alberto ca), soprattutto per le comunità italiane colà resi - Zedda. denti. Con il coro di Piacenza ha all’attivo alcune Dopo il suo debutto al Festival di Pentecoste nel registrazioni audio-video tra cui Aroldo e Nabucco 2008, Nicola Alaimo è ritornato a Salisburgo in di Verdi, Le convenienze ed inconvenienze teatrali estate: sotto la direzione di Riccardo Muti, ha di Donizetti, la suite per orchestra e coro Shark di debuttato nella parte di Jago nell’ Otello di Verdi. Marcel Kalife, lo Stabat Mater di Rossini, il Don Pasquale di Donizetti diretto da Riccardo Muti.

73 Marie-Claude Chappuis Alessia Nadin

Nata a Friburgo (Svizzera), Il mezzosoprano Alessia ha studiato con Tiny Westen - Nadin, nata nel 1981, ha stu - dorp nella sua città e con diato con Stella Silvia presso Breda Zakotnik al Mozar - il Conserva torio di musica teum di Salis burgo. Il primo Benedetto Marcello di Vene - ingaggio l’ha portata nel zia. Ha completato la sua 1998 al Tiroler Landesthea - formazione lirica presso ter di Innsbruck, dove è ha l’Accademia Musicale di interpretato parti quali Mad - Sacile (Fondazione Culturale dalena/Delia ( Il viaggio a Ensemble Serenissima) e si è Reims ), Hänsel, Armindo ( Partenope di Händel), perfe zio nata nella master class di Maurizio Arena. Charlotte ( Werther ), Frau Reich ( Die lustigen Wei - Nel maggio 2003 ha fatto il suo debutto operistico ber von Windsor ), Sesto ( La clemenza di Tito ), Hip - con la parte di Apollonia ne La canterina di Haydn polyta ( A Midsummer Night’s Dream ), Zaida ( Il al Teatro Piccolo dell’Arsenale di Venezia; poco turco in Italia ) e Carmen. Al Festival della Musica dopo ha cantato a Ca’ Rezzonico la parte di Lisetta Antica di Innsbruck nel 2003 ha interpretato, in Il caffè di campagna di Galuppi. Nel 2004 è stata diretta da René Jacobs, le parti di Messaggera, finalista del Concorso per giovani cantanti lirici di Speranza e Proserpina in Orfeo . Sempre sotto la Spoleto e ha successi va mente ottenuto ingaggi per le sua direzione si è esibita in La clemenza di Tito a parti di Ines in Il trovatore di Verdi (Pordenone) e Bruxelles, Colonia, Parigi e Berlino; qui e al Théâ - di Livietta in La partenza e il ritorno dei marinai tre de la Monnaie di Bruxelles nel 2006 ha cantato di Galuppi (Ca’ Rezzonico). Alla conferenza-con- Ottavia in L’incoronazione di Poppea . A Berna ha cer to organizzata dalla Fondazione Donizetti di vestito i panni di Carmen, a Lucerna ha debuttato Bergamo in occasione della nuova edizione di Dom nella parte di Dorabella ( Così fan tutte ) e di Dido Sébastien ha cantato in quest’opera la parte di nell’opera di Purcell, e ha inoltre cantato la parte Zayda. Hanno fatto seguito esibizioni in Rigoletto , di Sesto a Zurigo, Baden-Baden e Lussemburgo. Al Le nozze di Figaro e Il flauto magico a Como, Cre - Grand Théâtre di Ginevra, ha inter pretato Annio, mona e Brescia, in La Betulia liberata di Mozart a Penelope ( Il ritorno d’Ulisse in patria ) e Ottavia e, Milano, come Berta ( Il barbiere di Siviglia ) e nella nel 2007, Anna in Les Troyens di Berlioz con la parte eponima di al Teatro Mali - direzione di John Nelson. Ha cantato la parte di bran di Venezia (in collaborazione con il Teatro La Lazuli in L’Etoile di Chabrier diretta da Sir John Fenice), non ché come Lola ( Cavalleria rusticana ) Eliot Gardiner alla Opernhaus di Zurigo e sotto la al Teatro Doni zetti di Bergamo. Si è inoltre esibita direzione di Marc Soustrot a Lussemburgo nel al Teatro Verdi di Trieste nella Petite messe solen - 2008.Come concertista, Marie-Claude Chappuis si nelle di Rossini. Nel 2007 Alessia Nadin ha vinto il è esibita in tutta Europa e negli USA, collaboran do, Concorso AsLiCo per la sua inter pretazione di fra l’altro, con René Jacobs, Philippe Herre weghe, Dorabella in Così fan tutte , una parte che ha recen - John Nelson, Sir Roger Norrington, Gio vanni temente interpretato a Cremona, Como, Pavia e Antonini e Riccardo Chailly. Brescia.

74 Mario Cassi

Debutta nel 2001 col Labora - torio “Voci in Musica” a Roma. Nel 2002 vince il Con - corso “Toti Dal Monte” e il premio speciale “Cesare Bar - delli” al Concorso “Viotti” di Vercelli. Nel 2003 si aggiudica il premio “Zarzuela” al Con - corso “Operalia”. Si perfezio - na con Bruno De Simone e Alessandra Rossi De Simone. Nel 2001 debutta come Germano nella Scala di seta . Nel 2002 è il Padre in Hänsel und Gretel all’Opera di Roma, l’Horloge comtoise e Le Chat in L’enfant et les sortilèges di Ravel allo Châtelet di Parigi. Nel 2003 è a Treviso come Dandini nella Cenerentola , e a Cesena come Marcello nella Bohème , cui segue il debutto nel Signor Bruschino . Nel 2004 canta La cambiale di matrimonio al Festival Galuppi di Venezia, La Cene - rentola a Pisa, Lucca e Livorno, e debutta in Gianni Schicchi . Nel 2005, diretto da Patrick Fournillier, interpreta Valentin in Faust al Ravenna Festival. È poi a Martina Franca come Capellio in Romeo e Giu - lietta di Marchetti. Tra gli impegni del 2005, La grot - ta di Trofonio di Salieri diretta da all’Opera di Losanna, Mitridate di Porpora alla Fenice, La grande-duchesse de Gérolstein al Malibran, Il turco in Italia al Regio di Torino. Nel 2006 debutta come Achilla in Giulio Cesare agli Champs-Elysées con la regia di Irina Brook, ed è poi a Losanna in Così fan tutte . Di particolare rilievo il Don Pasquale (Dottor Malatesta ) diretto da Riccar - do Muti all’Alighieri di Ravenna. Nel 2007 canta Fal - staff con Renato Bruson a Chieti e L’Italiana in Algeri a Bologna, Il califfo di Bagdad con Rousset in Spagna, a Macerata, Un ballo in maschera a Firenze, Il matrimonio segreto a Liegi, La Favorite a Bergamo.

75 Orchestra Giovanile Luigi Cherubini

violini primi Aniello Alessandrella Matteo Parisi fagotto Clara Franziska Elisa Manici Marco Dell’Acqua Carmen Maccarini* Schoetensack * Ilario Ruopolo Wiktor Jasman Corrado Barbieri Veronica Pisani Roberta Mazzotta Amedeo Cicchese Rachele Odescalchi Carlotta Ottonello corno Violetta Mesoraca Andrea Vassalle contrabbassi Antonio Pirrotta* Samuele Galeano Michele Maulucci* Martina Repetto* Maria Saveria viole Amin Zarrinchang Simone Ciro Cinque Mastromatteo Francesca Piccioni* Pasquale Massaro Alessio Cercignani Luca Pirondini Eugenio Romano trombe Giacomo Vai Davide Ortalli Giovanni Nicosia* flauto Luca Piazzi Stefano Gullo Tiziano Petronio Marco Salvio* Giulia Bellingeri Flavia Giordanengo Roberta Zorino Ispettore d’orchestra Vincenzo Picone Daniele Vallesi Leandro Nannini Aurora Chiarelli Nazzarena Catelli oboe Marta Rovinalti Gianluca Tassinari* ** Spalla violini secondi Angelo Principessa * Prime Parti Roberto Piga* violoncelli Antoaneta Arpasanu Leonardo Sesenna * clarinetto Cosimo Paoli Paolo Bonomini Antonio Piemonte* Doriana De Rosa Fabio Mureddu Angela Longo

76 “Vorrei restituire al mio Paese ciò che da esso e dai costituita dalle municipalità di Piacenza e Ravenna suoi grandi maestri ho ricevuto: costruire un’or - e dalle Fondazioni Toscanini e Ravenna - chestra di giovani talenti italiani che, dopo il Con - zioni, divide la propria sede tra il Teatro Municipa - servatorio, in tre anni di attività possano le di Piacenza e, quale residenza estiva, il Ravenna apprendere il significato dello stare in orchestra, Festival. del dare il proprio contributo ad una compagine Dopo il debutto ufficiale al Teatro Municipale di sinfonica od operistica, acquisendo piena consape - Piacenza nel maggio 2005, la Cherubini, sempre volezza di un ruolo che certo non è meno importan - sotto la guida del suo fondatore, ha compiuto in te di quello solistico”. Ispirata dalla volontà e dal quello stesso anno il primo vero e proprio “stage desiderio di Riccardo Muti, suo fondatore, l’Orche - formativo” nell’ambito di Ravenna Festival, esi - stra Giovanile Luigi Cherubini assumendo il nome bendosi, in un brevissimo arco di tempo e con suc - di uno dei massimi compositori italiani di tutti i cesso, sia nel grande repertorio sinfonico, a partire tempi attivo in ambito europeo – Beethoven stesso dalla Quinta Sinfonia di Beethoven, che nel reper - lo considerava il più grande della sua epoca – vuole torio operistico, anche in quello meno frequentato, sottolineare, insieme ad una forte identità naziona - come ad esempio la Sancta Susanna di Hindemith le, la propria inclinazione ad una visione europea eseguita in forma di concerto. Sono seguiti i concer - della musica e della cultura. ti nella cattedrale di Trani per i trent’anni del FAI e Nata nel 2004 come orchestra di formazione, la nell’Aula del Senato – alla presenza del Presidente Cherubini si è posta fin da subito come strumento della Repubblica – per il tradizionale concerto di privilegiato di congiunzione tra il mondo accademi - Natale trasmesso in eurovisione da RaiUno. co e l’attività professionale. I giovani strumentisti, Nel 2006 a confermare l’intento di indagare un tutti sotto i trent’anni e provenienti da tutte le repertorio di particolare valore formativo, la Che - regioni italiane, sono stati selezionati da una com - rubini ha festeggiato il primo anno di attività affron - missione presieduta dallo stesso Muti attraverso tando, sempre con Riccardo Muti, una intensa centinaia di audizioni. Il percorso di crescita è arti - tournée che l’ha vista cimentarsi con opere di colato in periodi di studio e approfondimento che Beethoven, Mozart, Haydn, Hindemith, Schubert, trovano sempre esito concreto nel confronto diretto Rossini e Puccini prima di rinnovare l’intensa espe - con il pubblico. Questo, secondo uno spirito che rienza della residenza estiva a Ravenna dove si è imprime all’orchestra la dinamicità di un continuo confrontata con autori come Sˇostakovi cˇ, Dvo rˇák e rinnovamento: dopo il primo triennio di attività, col repertorio sacro di Mozart. In autunno una infatti, molti dei musicisti coinvolti hanno già tro - nuova tournée italiana, partita dal Duomo di Mon - vato una propria collocazione presso alcune delle reale, ha anticipato l’impegno al Teatro Alighieri di migliori orchestre italiane e quella di oggi può dirsi Ravenna dove i musicisti della Cherubini, insieme a una “nuova” Cherubini, frutto di un programmati - un cast di giovani cantanti, sono stati impegnati in co, fertile, ricambio. un nuovo allestimento di Don Pasquale di Donizetti. “Dopo un’esperienza improntata alla gioia dell’im - Dopo una nuova lunga serie di concerti che ha parare e scevra dai vizi della routine e della compe - preso il via da Piacenza per attraversare tutta l’Ita - titività – sottolinea Riccardo Muti –, questi ragazzi lia fino a Catania e concludersi in Spagna a Sala - porteranno con sé, eticamente e artisticamente, un manca, per la Cherubini il 2007 ha segnato il modo nuovo di essere musicisti”. debutto a Salisburgo al Festival di Pentecoste con Il L’Orchestra, gestita dall’omonima Fondazione ritorno di Don Calandrino di Cimarosa e l’ Orato -

77 rio a quattro voci di Scarlatti: prima tappa di un giunta dalla Cherubini che, un mese dopo, ha rice - progetto quinquennale che la prestigiosa rassegna vuto il prestigioso Premio Abbiati quale miglior ini - austriaca ha avviato con Riccardo Muti per la ziativa musicale per “i notevoli risultati che ne riscoperta e la valorizzazione del patrimonio musi - hanno fatto un organico di eccellenza riconosciuto cale del Settecento napoletano e di cui la Cherubini in Italia e all’estero”. è protagonista in qualità di orchestra in residence . A conclusione del primo triennio di attività il 2008 Sempre nel 2007, dopo gli appuntamenti al Raven - ha visto la nascita della ‘nuova’ Cherubini compo - na Festival dove ha affrontato pagine di Berlioz e sta dai giovani musicisti selezionati dalla commis - Mendelssohn, la Cherubini ha compiuto una sione presieduta da Riccardo Muti e costituita dalle tournée internazionale che l’ha portata ad esibirsi prime parte di prestigiose formazioni orchestrali con grande successo a Mosca, San Pietroburgo e La europee. Nei primi mesi di attività l’orchestra ha Palmas de Gran Canaria. affiancato al lavoro con il suo fondatore, in occasio - Nel 2008, dopo Il matrimonio inaspettato di Gio - ne delle recite de Il matrimonio inaspettato , presti - vanni Paisiello e I pellegrini al sepolcro di Nostro giose collaborazioni con direttori come Alexander Signore di Hasse realizzati a Salisburgo, di nuovo Lonquich e Claudio Abbado. per il Festival di Pentecoste, la residenza al Raven - na Festival ha segnato la conclusione del primo triennio di lavoro portando la Cherubini ad affron - tare, sempre sotto la direzione di Muti, Lélio ou Le retour a la vie di Berlioz al fianco della voce di Gérard Depardieu e, in prima assoluta, Passiuni di Giovanni Sollima. Nello stesso triennio moltissime sono state le occasio - ni di approfondimento con altri importanti direttori, come in occasione de I Capuleti e i Montecchi di Bel - lini e del Faust di Gounod con Patrick Fournillier; nel repertorio sinfonico con l’esecuzione dei concerti per pianoforte di Prokof’ev insieme ai solisti del Toradze Piano Studio, poi sotto la direzione di mae - L’attività dell’orchestra è resa possibile stri come Jurij Temirkanov, Krzysztof Penderecki e grazie al prezioso contributo di Kurt Masur o di direttori-solisti quali Leonidas Kavakos e Alexander Lonquich. Cimentandosi, tra gli altri, con autori come Bach, Beethoven, Stravin - skij, Haydn, Sˇostakovi cˇ e Dvo rˇák; fino alla comme - dia musicale americana con Gershwin, Bernstein, Porter affrontati sotto la guida di specialisti come Wayne Marshall e Kevin Farrell. Nello scorso marzo, il Don Pasquale in forma di concerto diretto da Riccardo Muti nella Sala d’Oro del Musikverein, accolto trionfalmente dal pubbli - Sabina Anrep, Milano Claudio Ottolini, Milano co viennese, ha sancito la maturità artistica rag - Daria Tinelli di Gorla Rocca, Milano Maria Luisa Vaccari, Padova

78 Coro del Teatro Municipale di Piacenza

soprani mezzi ispettore del Coro Barbara Aldegheri Angela Albanesi Pier Andrea Veneziani Eva Grossi Bettina Block Marisa Intravaia Cristina Chiaffoni maestro del coro Tania Lambardozzi Angelica Gorghi Corrado Casati Milena Navicelli Mariangela Lontani Vittoria Vitali bassi tenori Massimo Carrino Gianluigi Gremizzi Graziano Dallavalle Bruno Nogara Enzo Grella Filiberto Ricciardi Alessandro Nuccio Donato Scorza Alfredo Stefanelli Giorgio Sordoni Mariano Speranza

79 Un gruppo di Artisti del Coro del Teatro Municipa - Toscanini e il Ravenna Festival che hanno portato le di Piacenza dà vita agli inizi del Novecento alla la formazione ad acquisire una dimensione sovra - “Società corale Giuseppe Verdi” con lo scopo di nazionale. Del pari, risulta in costante crescita, a preparare professionalmente i soci a svolgere detta della critica e degli specialisti, la qualità del un’attività corale volta alla diffusione della musica, Coro, grazie in particolare al Maestro del Coro e a in particolare quella lirica. A partire dalla sua rilevanti esperienze con direttori di chiara fama, costituzione la medesima società corale fornisce gli che pongono oggi il Coro del Teatro Municipale tra artisti del coro per l’allestimento delle opere liriche i primi a livello nazionale. prodotte dal Teatro Municipale, e svolge un’intensa Tra le più recenti esibizioni si ricordano il Requiem attività concertistica a favore della città e della pro - di Verdi diretto da Mistislav Rostropovi cˇ, Rigoletto vincia. L’attuale Coro del Teatro Municipale di Pia - con la regia di Marco Bellocchio, Nabucco diretto cenza risulta pertanto essere una delle più antiche e da Daniel Oren alla presenza del Presidente della significative istituzioni che la città di Piacenza Repubblica, lo Stabat Mater di Rossini nel Duomo possa vantare. Quando, a partire dagli anni Novan - di Orvieto teletrasmesso dalla Rai, l’ Arlesiana di ta, la Direzione del Teatro Municipale deciso di non Cilea con la regia di Vittorio Sgarbi, il concerto in seguire direttamente la gestione amministrativa ed occasione del decimo anniversario del network “Al economica del Coro, i soci della società corale Jazeera” teletrasmesso in tutti i paesi arabi, Don danno vita prima alla Associazione culturale Pasquale diretto da Riccardo Muti rappresentato MASTER, e dal 1997 alla Cooperativa Servizi Tea - prima in Italia e poi a La Valletta, Mosca e San Pie - trali. troburgo. Gli ultimi anni hanno visto intensificarsi notevol - Numerose sono infine le incisioni su cd e le registra - mente l’attività del Coro, anche in conseguenza zioni in dvd che vedono impegnato il Coro del Tea - della collaborazione con la Fondazione Arturo tro Municipale.

80 Indice

Il soggetto ...... pag. 11

Il libretto ...... pag. 15

Un matrimonio ed un regalo inaspettati ...... pag. 45 di Angelo Nicastro

Il comico è una cosa seria ...... pag. 47 Intervista con il regista Andrea De Rosa

Permeata di spensierata allegria L’opera buffa di Giovanni Paisiello Il matrimonio inaspettato ...... pag. 53 di Daniel Brandenburg

La scenografia. Giotto e Brueghel sulle ruote ...... pag. 63 di Sergio Tramonti

Gli artisti ...... pag. 67

Le fotografie di Silvia Lelli riguardano la prima rappresentazione andata in scena a Salisburgo per il Festival di Pentecoste. Ufficio Edizioni Ravenna Festival

programma di sala a cura di Tarcisio Balbo

fotografie di Silvia Lelli

nelle pagine di copertina Guglielmo Morghen, Ritratto di Giovanni Paisiello , incisione da Giuseppe Camerano, Milano, Museo Teatrale alla Scala. Prima carta del manoscritto autografo del Matrimonio inaspettato , Napoli, Biblioteca del Conservatorio “San Pietro a Majella”.

stampa Grafiche Morandi, Fusignano

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