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Progetto PIANO D'USO DELLE AREE IN CONCESSIONE PER VENERICOLTURA - AGGIORNAMENTO 2018

Documento Relazione di incidenza ambientale - Fase di screening

Codifica interna B 895 18

Rev Data Edizione Pagg. Redaz. testi Redaz. app. grafici Verifica 3 14/1/19 Finale 140 E. Molin E. Molin F. Scarton A. Pierini D. Curiel

Distribuzione n° 2 copie

distribuito a SAN SERVOLO srl in data 14/1/19

SELC Società cooperativa Approvazione Via dell’Elettricità, 3/d - 30175 Marghera (VE) www.selc.it e-mail: [email protected]

INDICE

1. FASE 1: VERIFICA DELLA NECESSITA’ DELLA PROCEDURA DI VALUTAZIONE DI INCIDENZA (DGR N. 1400 DEL 29.08.2017) 4

2. FASE 2: DESCRIZIONE DEL PIANO D'USO DELLE AREE IN CONCESSIONE PER VENERICOLTURA- AGGIORNAMENTO 2018 ED INDIVIDUAZIONE DEGLI EFFETTI 6 2.1. L'attività e le azioni della società SAN SERVOLO srl 6 2.2. Obiettivi del Piano 9 2.3. Le azioni del Piano 11

2.3.1. Gestione delle aree in concessione 11 2.4. Prospettive gestionali 13

2.4.1. Nuovi siti produttivi 13 2.5. Gestione del seme 17

2.5.1. Seme da schiuditoio e sistemi di preingrasso 18 2.5.2. Gestione dei banchi di seme naturale in aree lagunari non in concessione 19 2.5.3. Periodo di semina e taglia di raccolta 22 2.5.4. Strategia gestionale per le aree di reclutamento (nursery) 22 2.5.5. Sistemi e modalità di raccolta 23 2.5.6. Considerazioni sulla taglia minima di raccolta del novellame di R. philippinarum 24 2.5.7. Densità di semina negli allevamenti e vendita del seme 25 2.5.8. Valutazione del fabbisogno annuo di seme 26 2.6. Sistemi di raccolta e conferimento 26

2.6.1. Attrezzi 26 2.6.2. Imbarcazioni e mezzi nautici a supporto delle attività di venericoltura 28 2.6.3. Mezzi dedicati a servizi particolari 31 2.7. Monitoraggio e verifica delle azioni e delle buone prassi colturali 32

2.7.1. Sistema informativo per la gestione delle aree in concessione 33 2.8. La gestione della fase di transizione e di situazioni emergenziali 35 2.9. Durata dell’attuazione e crono programma 36 2.10. Identificazione e misura degli effetti 36

2.10.1. Identificazione dei fattori di pressione 36 2.10.2. Misura degli effetti, periodicità, frequenza, probabilità di accadimento 40 2.10.3. Definizione dei limiti spaziali e temporali dell’analisi 54 2.11. Identificazione di piani, progetti e interventi che possono interagire congiuntamente 55

2.11.1. Piano morfologico per la Laguna di Venezia 56 2.11.2. Progetto delle opere alle bocche 56

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2.11.3. Piano di Sviluppo Aeroportuale dell’aeroporto di Venezia Marco Polo 57 2.11.4. Piano per la gestione delle risorse alieutiche delle lagune della Provincia di Venezia58 2.11.5. Progetto LIFE LAGOON REFRESH (LIFE16 NAT/IT/000663) 58

3. FASE 3: VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÀ DEGLI EFFETTI 60 3.1. Identificazione degli elementi dei siti della rete Natura 2000 60

3.1.1. Habitat presenti nell’area di analisi 60 3.1.2. Flora e fauna dell’area di analisi 71 3.1.3. Specie faunistiche e vegetazionali esterne all'area di analisi o che non possono subire effetti (incidenza NULLA) 91 3.2. Indicazioni e vincoli derivanti dalle normative vigenti e dagli strumenti di pianificazione 92 3.2.1. Legge Regionale n 19/1998 92 3.2.2. “Regolamento per l’esercizio della pesca nelle acque interne e marittime interne della Provincia di Venezia 93 3.2.3. Piano di Area della Laguna Veneziana (PALAV) 93 3.2.4. Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) 94 3.2.5. Piani di Assetto del Territorio (P.A.T.) 94 3.2.6. Piani Comunali di Classificazione Acustica (P.C.C.A.) 95 3.2.7. Piano per la gestione delle risorse alieutiche delle lagune della Provincia di Venezia96 3.2.8. Misure di Conservazione DGR No. 2371 del 26 Luglio 2006 (Allegato E alla L.R. No. 1/07) 96 3.2.9. D.M. 17 ottobre 2007. Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS). 97 3.2.10. Piano di Gestione della ZPS Laguna di Venezia 98 3.2.11. Misure di conservazione ai sensi della DGR 1131/2017 98 3.3. Identificazione degli effetti con riferimento agli habitat, habitat di specie e specie 99 3.4. Previsione e valutazione della significatività degli effetti con riferimento agli habitat, habitat di specie e specie 108

3.4.1. Metodologia seguita 108 3.4.2. Valutazione degli effetti dei fattori di pressione 110

4. FASE 4: SINTESI DELLE INFORMAZIONI ED ESITO DELLA SELEZIONE PRELIMINARE 123

5. BIBLIOGRAFIA 134

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1. FASE 1: VERIFICA DEL LA NECESSITA’ DELLA PROCEDURA DI VALUTAZ IONE DI INCIDENZA (DGR VENETO N. 1400 DEL 29 .08 .20 17 )

Il presente capitolo, come richiesto dal punto 4 ( Fase 1 ) dell’allegato A alla DGR Veneto n. 1400 del 29.08.2017, contiene gli elementi di verifica della procedura di valutazione di incidenza relativamente al PIANO D'USO DELLE AREE IN CONCESSIONE PER VENERICOLTURA - AGGIORNAMENTO 2018 proposto dalla Società SAN SERVOLO srl per gli anni 2018-2020 che aggiorna il "Piano d'uso sostenibile delle aree in concessione per venericoltura in Laguna di Venezia" del novembre 2006 (e ss.mm. ii), secondo quanto stabilito dal disciplinare di concessione tra il Provveditorato Interregionale per il Veneto, il Trentino Alto Adige ed il Friuli Venezia Giulia (ex Magistrato alle Acque), la Provincia di Venezia e la società SAN SERVOLO srl. Il Piano interessa quattro ampi spazi acquei di bassofondo della Laguna di Venezia che ricadono interamente all’interno delle Zone Speciali di Conservazione IT3250031 “Laguna Superiore di Venezia” e IT3250030 “Laguna Medio-Inferiore di Venezia” e della Zona di Protezione Speciale IT 3250046 “Laguna di Venezia” (Figura 1-1). Tra le aree di nursery individuate per il recepimento della risorsa è inoltre indicata la foce del fiume Brenta che risulta esterna alla ZSC IT3250034 “Dune residue del Bacucco”. Le azioni del Piano si collocano invece all’interno dei Siti della Rete Natura 2000 riportati in Tabella 1-1.

Tabella 1-1 Siti di interesse comunitario interessati dall’applicazione del Piano dell’attività di venericoltura nella Laguna di Venezia. SITI CODICE

ZPS Laguna di Venezia IT3250046

ZSC Laguna medio-inferiore di Venezia IT3250030

ZSC Laguna superiore di Venezia IT3250031

L’intervento, inoltre, non appartiene alle categorie elencate nell’allegato A della DGR n. 1400 del 29.08.2017 al punto 2.2 “Piani, progetti e interventi per i quali non è necessaria la procedura di valutazione di incidenza”. Viene pertanto predisposta una valutazione dei possibili effetti sugli habitat e sulle specie di interesse comunitario presenti nelle aree oggetto di concessione nella Laguna di Venezia (Figura 1-1).

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Figura 1-1 Inquadramento generale dell’area interessata dal Piano in esame

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2. FASE 2: DESCRIZIONE DEL PIANO D'USO DELLE AR EE IN CONCESSIONE PE R VENERICOLTURA - AGGIORNAMENTO 201 8 ED INDIVIDUAZIONE DE GLI EFFETTI

Il presente capitolo rappresenta la descrizione del “Piano d'uso delle aree in concessione per venericoltura - Aggiornamento 2018”, redatto secondo quanto stabilito dal disciplinare di concessione tra il Provveditorato Interregionale per il Veneto, il Trentino Alto Adige ed il Friuli Venezia Giulia (ex Magistrato alle Acque), la Città Metropolitana di Venezia (già Provincia) e la società SAN SERVOLO srl – SERVIZI METROPOLITANI DI VENEZIA (di seguito SAN SERVOLO srl), nell'intento di verificare la situazione attuale delle attività di allevamento delle vongole veraci e di programmare la gestione futura di questa importante risorsa alieutica. La Laguna di Venezia è, infatti, uno dei più importanti siti per la pesca e l'allevamento delle vongole filippine ( R. philippinarum ); queste attività sono controllate, normate e regolate dalle diverse autorità competenti, tra le quali la società SAN SERVOLO srl che a partire dallo scorso luglio ha incorporato per fusione la società GRAL Gestione Risorse Alieutiche Lagunari SCARL.

2.1. L'atti vità e le azioni della società SAN SERVOLO srl

Gran parte della produzione veneziana negli anni passati è stata sostenuta dallo sfruttamento, più o meno autorizzato, dei banchi naturali di R. philipinnarum presenti in Laguna. Ciò ha innescato una serie di problematiche ambientali, economiche e sociali che sono ben note. La Provincia di Venezia, infatti, quale ente competente per la pesca e l'acquacoltura lagunare, fin dal 1999, si è dotata di uno strumento di programmazione il "Piano per la gestione delle risorse alieutiche delle Lagune della Provincia di Venezia" (Provincia di Venezia, 2015). L'obiettivo è quello di risolvere e gestire queste situazioni non più sostenibili per motivi di tutela dell'ambiente lagunare, sanitari a garanzia dei consumatori e di ordine pubblico. L'evoluzione amministrativa della gestione della risorsa vongola verace in Laguna di Venezia è stata ampiamente descritta in tutti i suoi passaggi nel piano di gestione redatto nel 2006 e ripreso negli aggiornamenti 2013 e 2015. Va ricordato che a partire dal 31 agosto 2015, alla Provincia di Venezia è subentrata a titolo universale la Città Metropolitana di Venezia. Ultimo soggetto responsabile, in ordine di tempo, è la società SAN SERVOLO srl che è subentrata per fusione alla società Gestione Risorse Alieutiche Lagunari in quanto la Città Metropolitana di Venezia, a seguito della deliberazione del Consiglio Metropolitano n. 11 in data 11 luglio 2017 ha approvato, ai sensi dell’art. 24 del D. Lgs. n. 175/2016, la ricognizione delle società detenute al 23 settembre 2016 e le conseguenti azioni di revisione straordinaria, prevedendo, in particolare la fusione per incorporazione della società GRAL

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nella società SAN SERVOLO srl posto che la società GRAL non rispettava il requisito di fatturato minimo previsto dal suddetto decreto. La società SAN SERVOLO srl si propone di coinvolgere gli operatori nella programmazione delle attività, di verificarne l’operato, di fornire il supporto tecnico – scientifico e, dove necessario, gestionale per dare continuità e concretezza ad una attività strategica quale la molluschicoltura per la Laguna di Venezia. La società SAN SERVOLO srl ha tra gli scopi sociali (punto 2, primo comma dello Statuto) quello di perseguire lo sviluppo e valorizzazione dell’acquacoltura e della pesca nella Laguna di Venezia, la tutela e valorizzazione dell’ambiente lagunare, la salvaguardia dell’occupazione nel settore dell’acquacoltura e della pesca. Per perseguire lo scopo sociale di cui al punto 2) del primo comma, provvede all‘attuazione e realizzazione delle linee di pianificazione, programmazione e gestione economica, sociale e ambientale prefissate dalla Città Metropolitana di Venezia e dagli altri soci, e riferibili primariamente all'allevamento, pesca lagunare e attività connesse, tenuto conto della necessità di garantire il principio della gestione a carattere unitario della laguna. Le attività della società SAN SERVOLO srl, come previsto dall'atto costitutivo sono: • rilascio di subconcessioni per l’esercizio dell’acquacoltura ed al relativo controllo; • coordinamento e alla promozione di innovazioni, qualità, siti territoriali, riferibili alla pesca e all'allevamento nell’area individuata quale "Laguna di Venezia", al fine di consentire il rispetto delle norme, direttive ed indirizzi stabiliti dagli Enti pubblici competenti nel settore; • miglioramento, incremento e valorizzazione della capacità produttiva, attraverso l'incentivazione dello sviluppo economico-sociale delle comunità locali dedite al settore della pesca, favorendo la compatibilità dell'attività con l’equilibrio ambientale lagunare anche al fine di garantire la qualità alimentare e igienico sanitaria per il consumatore finale; • all’implementazione delle condizioni di sostenibilità ambientale nell’ambito della pesca e dell’allevamento, attraverso anche attività di recupero e miglioramento dell’ambiente lagunare; • studio, promozione, attuazione delle iniziative finalizzate a favorire la stabilità occupazionale, la sicurezza sul lavoro, il consolidamento produttivo e la razionalizzazione della produzione e distribuzione ittica, anche assumendo la gestione di interventi sostenuti da fondi comunitari, nazionali, regionali e locali, previa predisposizione, in collaborazione con altri Enti, di programmi, obiettivi e ricerche mirate alla valorizzazione del comparto "pesca lagunare".

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La società per realizzare gli obiettivi di cui sopra ed in particolare il perseguimento di finalità d’interesse collettivo e generale, può: • acquisire e prendere in concessione spazi acquei lagunari e marittimi del Demanio dello Stato, della Regione e di altri Enti pubblici, promuovere la realizzazione di altri impianti o specchi acquei interclusi, lagunari, vallivi o di terra ferma, nonché assegnarne la gestione a soggetti locali operanti nel settore della pesca lagunare veneziana; • attuare piani di cattura e di gestione, programmi di implementazione dell’acquacoltura, di indirizzo della produzione, conservazione, trasformazione e commercializzazione di prodotti, in applicazione delle indicazioni provenienti dagli Enti pubblici soci, anche favorendo la messa a disposizione delle imprese ittiche convenzionate, di mezzi tecnici appropriati, impianti idonei anche se di proprietà di Enti pubblici o privati o di altri operatori, previa stipula di preventive convenzioni • promuovere e realizzare progetti, studi, ricerche, monitoraggio e controlli sull’andamento delle produzioni, sia sotto l’aspetto economico, sociale, ambientale, che qualitativo, prefissando a tal fine linee guida e comportamentali alle quali i soggetti concessionari, beneficiari o, comunque convenzionati dovranno attenersi, in applicazione delle indicazioni provenienti dagli Enti pubblici soci; • promuovere metodi e sistemi di pesca volti ad assicurare lo sfruttamento sostenibile nonché il perfezionamento tecnico del naviglio, dei metodi e dei sistemi di pesca; • promuovere, attuare e migliorare l’efficienza complessiva della filiera locale di settore attraverso azioni incentivanti di razionalizzazione della produzione, della conservazione e trasformazione del pescato, dei modi e sistemi di commercializzazione dei prodotti nel quadro delle norme e delle esigenze comunitarie di organizzazione dei mercati, anche con il ricorso a misure e risorse finanziarie comunitarie e nazionali; • stipulare convenzioni e contratti con "imprese", "cooperative" fra pescatori e loro "consorzi", con Enti pubblici o privati per ottenere particolari servizi nei vari centri di pesca, intesi a realizzare le migliori condizioni di efficienza per l'attuazione della filiera produttiva.

Quindi, la società costituiva e costituisce soggetto attuatore delle decisioni di carattere politico-amministrativo riservate alla competenza di Enti pubblici non soltanto soci, ma anche degli Enti che ricoprono fondamentali competenze nel governo del settore.

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2.2. Obiettivi del Piano

L'aggiornamento del Piano d'uso delle aree per Venericoltura si fonda sulle esperienze gestionali di questi anni e sulle necessità e potenzialità produttive attuali. Il Piano si concentra nell'ambito territoriale di competenza della società SAN SERVOLO srl, ossia la Laguna di Venezia con l'obbiettivo principale di fornire gli indirizzi per proseguire nel percorso di riconversione della pesca di R. philippinarum in allevamento entro aree in concessione. Si devono quindi conciliare le scelte gestionali e le indicazioni amministrative con le necessità tecnico produttive e sanitarie ed il rispetto degli ambienti lagunari. Il principale obiettivo del presente Piano è quello di gestire la risorsa "Vongola Verace" nell'ambito della Laguna di Venezia. Il presente Piano deve conformarsi in ogni sua parte con tutte le norme di ogni fonte e livello incidenti in laguna, e tutto quanto contenuto nel Piano non conforme con esse deve considerarsi di diritto nullo.

In particolar modo si intende: • rimodellare le superfici in concessione destinate all'allevamento, per ridurne gli impatti, razionalizzarne l'utilizzo anche sulla base degli operatori presenti e, se possibile, implementarne la produttività; • continuare a controllare, mediante monitoraggi periodici il reclutamento di giovanili di R. philippinarum da poter raccogliere e destinare come semina entro le aree in sub concessione; • incentivare all'utilizzo, in modo controllato, di seme da schiuditoio o proveniente da fonti naturali anche extra lagunari; • introdurre criteri di gestione degli impianti basati sul "principio agricolo" dell'allevamento (cicli di preparazione del fondale - semina - raccolta), codificando i passaggi gestionali e le comunicazioni agli Enti preposti alla gestione e controllo.

Gli effetti derivati dall'attuazione delle scelte di piano vogliono condurre a: • uno sviluppo compatibile delle attività lagunari con la salvaguardia dell’ambiente; • garantire la tracciabilità dei molluschi prodotti; • incentivare lo sviluppo imprenditoriale dell’attività con conservazione anche delle attività tradizionali di pesca o di differenziazione su altre risorse alieutiche (consci che la monospecificità della cultura rappresenta sempre un rischio sociale ed economico); • accompagnare il processo di formazione e modernizzazione degli operatori.

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A questo scopo sono stati valutati: • i dati relativi all'attività di gestione svolta dalle società GRAL e SAN SERVOLO srl nel quinquennio 2013-2018; • i valori della produzione lagunare; • le modalità di gestione dei banchi di seme naturale in aree lagunari non in concessione ed in concessione (aree "nursery") e le metodologie di reperimento del seme di produzione artificiale, con indicazione degli accorgimenti per garantire la filiera produttiva ed in particolare l'utilizzo di forme di preingrasso con sistemi sperimentali diversi ed individuazione delle competenze tecniche e tecnologie necessarie; • la compatibilità e sostenibilità del progetto a partire dagli elementi indicati nel Piano redatto nel 2013 e successivo adeguamento del 2015 quali il numero degli operatori, la tipologia di strumentazione utilizzata, approvvigionamento novellame, dimensionamento degli areali disponibili, sostenibilità socio-economica dell'attività di venericoltura nella prospettiva dei prossimi 2 anni; • le condizioni ambientali, morfologiche e idrologiche della Laguna di Venezia, con particolare riferimento alle variazioni rilevate negli ultimi 5 anni e all'influenza delle caratteristiche ambientali sui parametri produttivi dell'attività di venericoltura; • l'ubicazione delle aree adibite e da adibire a venericoltura con relativa analisi dell'idoneità e della produttività delle aree utilizzate nell'ultimo quinquennio ed indicazione dei criteri di scelta e di individuazione delle nuove aree, tenendo conto dei dati regionali inerenti la classificazione delle acque ai fini igienico sanitario, e le disposizioni regolamentari e legislative in materia di aree di particolare interesse ambientale ovvero di Importanza Comunitaria e relativo aggiornamento; • l'indicazione dei nuovi criteri per l'inserimento delle imbarcazioni; • la proposta di un modello per la gestione delle singole unità di produzione con particolare attenzione all'indicazione della densità di semina massima, alle dimensioni ottimali degli allevamenti parametrate al numero degli operatori per compagine ed alle imbarcazioni, e ad eventuali forme di aggiornamento professionale per i soggetti interessati agli aspetti della riproduzione e del preingrasso; • gli strumenti di controllo che SAN SERVOLO srl si propone di eseguire con il proprio personale, con l'ausilio delle strutture pubbliche ed avvalendosi di tecnici incaricati, sulle attività delle singole unità di produzione e delle aree adibite a preingrasso; • la verifica sull'utilizzo dei sistemi di raccolta attuali e proposta degli attrezzi utilizzabili nelle aree in concessione.

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2.3. Le azioni del Piano

2.3.1. Gestione delle aree in concessione

Il Piano prevede il rimodellamento delle aree in concessione che in parte sono o saranno riassegnate alle singole ditte per attività di venericoltura nella forma giuridica dell'affidamento in gestione (sub-concessione). Questa riperimetrazione è la risultante del rinnovo delle aree attualmente in concessione e sub-concesse, oltre che delle altre aree che SAN SERVOLO srl conserva nella propria disponibilità perché ritenute idonee a future sub- concessioni o per azioni collettive o operazioni sperimentali legate alla venericoltura lagunare. Allo stato attuale (marzo 2018) SAN SERVOLO srl ha in concessione circa 1706 ettari, dei quali oltre 1310 affidati in subconcessione (Tabella 2-1); le superfici non affidate in sub- concessione sono localizzate prevalentemente in Laguna Nord, macroarea A ed in laguna Centrale, macroarea B.

Tabella 2-1 Estensione delle superfici in concessione, sub concessione ed oggetto di nuova richiesta presso il Provveditorato Interregionale per il Veneto, il Trentino Alto Adige ed il Friuli Venezia Giulia (ex Magistrato alle Acque) - Aprile 2018. Macroarea A B C D TOTALE Sup. in concessione 574,44 351,35 29,16 751,28 1706,23 Sup. in subconcessione 415,66 219,7 29,16 646,3 1310,82 Sup. di nuova richiesta -5,06 0 0 24,25 19,19

L'eventuale aumento delle superfici dedicate alla venericoltura sarà possibile esclusivamente nelle macroaree già individuate nei precedenti piani d'uso e dal vigente Piano per la Gestione delle Risorse Alieutiche (Provincia di Venezia, 2015). Saranno, quindi, possibili assegnazioni di nuove aree a condizione che queste generino richieste organiche dal punto di vista planimetrico e unicamente per superfici significativamente ampie (maggiori di 20 Ha). In accordo con quanto già indicato nei Piani precedenti e da quanto indicato nei criteri di assegnazione previsti dal punto di vista amministrativo, di norma, non saranno affidate in subconcessione piccole aree in modo frammentario entro le macroaree; viceversa si privilegerà l'assegnazione di aree di allevamento contigue tra loro. Questo garantirà che le aree di allevamento risultino aggregate all'interno delle macroaree, permettendo così a SAN SERVOLO srl di operare nelle aree non subconcesse con azioni collettive senza interferire con attività colturali. Tale modo di operare consentirà che queste superfici possano eventualmente essere restituite al Provveditorato Interregionale dopo le opportune

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valutazioni, evitando così il mantenimento di porzioni che non risultano di interesse per gli operatori con risparmio per la società nel pagamento del canone. Considerate le attuali condizioni produttive soprattutto della macroarea A in Laguna Nord, e le criticità economiche del settore, molte delle ditte operanti in venericoltura scelgono di ridurre i costi fissi rinunciando a spazi in subconcessione, questo avviene soprattutto per le aziende che non sono in grado di programmare azioni colturali che prevedano l'acquisto di seme proveniente da riproduzione artificiale o da aree esterna alla Laguna di Venezia. Ciò risolve una contingenza economica ma sicuramente va a scapito di una programmazione produttiva futura. A fronte di questa situazione, che vede in alcune aree la restituzione di molte delle superfici subconcesse (macroarea A e B), SAN SERVOLO srl non intende mantenere anche nel prossimo biennio la forma di subconcessione definita a "conduzione collettiva”. Le aree a conduzione collettiva dovrebbero essere contingentate e limitate alle aree della Macroarea A e B e subconcesse a singole ditte o a gruppi di ditte in forma associata o consorziata. Quindi nella pianificazione della gestione delle aree per venericoltura si andrebbero a distinguere le tre seguenti tipologie: a) aree in subconcessione esclus iva , dedicate all'allevamento delle vongole veraci e per le quali il subconcessionario corrisponde un canone completo; b) aree ad uso esclusivo come l’area di 5 ettari in laguna Nord destinata al preingrasso e quelle “nursery” dedicate alla sola raccolta di seme (aree “verti" Macroarea B3 e B4); c) aree in concessione rimanenti nella disponibilità di SAN SERVOLO srl ed in attesa di essere subconcesse.

Per il prossimo biennio San Servolo prevede il seguente schema delle superfici dedicate alla venericoltura:

Aree in sub-concessione esclusiva 1710 ha Aree uso esclusivo per preingreasso 5 ha Aree uso esclusivo per Nursery 68 ha Aree nella disponibilità di SAN SERVOLO srl 67 ha Totale 1850 ha

Tali valori derivano dal mantenimento delle attuali superfici in concessione, pari a circa 1710 ettari (marzo 2018) e dai valori delle subconcessioni attuali aumentate di circa il 10 %, nell'ottica di un aumento legato alla ripresa produttiva ed alla richiesta di espansione di alcune delle concessioni attuali.

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Pertanto, si pianifica di mantenere anche nel prossimo biennio la disponibilità delle aree attualmente in concessione alla società SAN SERVOLO srl, a cui si aggiungono superfici di nuova richiesta/assegnazione così come richiesto ad aprile 2018.

2.4. Prospettive gestionali

2.4.1. Nuovi siti produttivi

SAN SERVOLO srl ha individuato nelle aree richieste in concessione al Provveditoriato Interregionale le aree da destinarsi e da mantenersi in concessione nel prossimo biennio per venericoltura, al contempo vede nelle aree già individuate da Piano Per la Gestione delle Risorse Aliutiche le possibili aree di nuova richiesta partendo dalle aree già in concessione secondo le linee di espansione indicate solamente per le macroaree A, B e D in Figura 2-1, Figura 2-2 e Figura 2-3.

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Figura 2-1 Macroarea A, mappa delle aree richieste in concessione da SAN SERVOLO srl ad aprile 2018 e direzione di possibile espansione.

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Figura 2-2 Macroarea B, mappa delle aree richieste in concessione da SAN SERVOLO srl ad aprile 2018 e direzione di possibile espansione.

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Figura 2-3 Macroarea D, mappa delle aree richieste in concessione da SAN SERVOLO srl ad aprile 2018 e direzione di possibile espansione.

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2.5. Gestione del seme

Come si è già avuto modo di sottolineare, tutte le attività di molluschicoltura devono partire dal reperimento dei giovanili (seme) con cui avviare il ciclo produttivo. Il seme può provenire da attività di raccolta in specifiche aree definite "nursery'' (aree in cui l'insediamento delle piccole vongole avviene in modo naturale ed in grandi quantità), da impianti di riproduzione controllata (schiuditoi) o da aree esterne alla Laguna di Venezia in cui l'attività di vendita del seme è consentita. Sicuramente molta minore importanza ha il reclutamento naturale che avviene entro le aree di allevamento. In Laguna di Venezia le pratiche di venericoltura si basavano fino a pochi anni fa quasi esclusivamente sul seme selvatico raccolto nelle aree "nursery" dove, grazie a particolari condizioni ambientali (idrodinamismo, tipo di sedimento, ecc.), l'insediamento si verifica con particolare intensità. Il 2012 a tale riguardo è stato un anno storico nel quale per la prima volta il seme proveniente da aree extra lagunari ha superato quello autoctono ed il 2016 è stato il primo anno in cui non è stato distribuito seme da parte della società GRAL. Per diversi anni si è ritenuto che l'abbondanza del reclutamento naturale in Laguna di Venezia potesse sostenere l'allevamento senza il ricorso a forniture diverse. Tuttavia, le attuali contingenze che hanno visto un drastico calo del reclutamento naturale dall'anno 2009 impongono agli allevatori la ricerca di fonti di seme alternative e di conseguenza maggiori investimenti, comunque ben garantiti dalla redditività attuale della produzione. Fin a qualche anno fa (2015 -2016) il principale mercato di seme erano le aree costiere ed i canali interni del Ferrarese (dati ASL) in grado di fornire seme naturale di buona qualità e quantità. Attualmente anche queste aree sono in crisi e senza costanza produttiva. Di conseguenza diviene cruciale poter procedere con l'acquisto di seme da schiuditoio che deve essere opportunamente preingrassato prima di essere seminato entro le aree di allevamento. Negli anni scorsi, il ricorso all'acquisto di seme proveniente da riproduzione controllata è stato condotto solo da poche aziende mentre attualmente vi è un costante aumento di aziende che ricorrono a questi schiuditoi per poter garantire la propria produzione. Ai fini della gestione e dell'approvvigionamento del seme la società SAN SERVOLO srl come Ente gestore con funzioni di coordinamento ed indirizzo ritiene fondamentale, poter prevedere tale sistema di fornitura, in grado di garantire quantitativi di seme utili ad integrare o potenziare eventuali mancanze di seme dalla raccolta naturale. A tale scopo si ritiene di dover promuovere azioni di collaborazione tra SAN SERVOLO srl, Aziende e Schiuditoi.

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2.5.1. Seme da schiuditoio e sistemi di preingrasso

Il pre-ingrasso o svezzamento delle vongole consiste nell'accrescimento in strutture artificiali, in ambienti naturali, di giovanili di R. philippinarum aventi una taglia iniziale compresa tra i 3 ed i 10 mm di lunghezza, le tecniche a flusso ascendente permettono di partire anche da individui molto più piccoli (1/1.5 mm). La fase di crescita, che porta le vongole da una lunghezza di pochi mm a quella di 1 cm o poco più, è estremamente delicata e caratterizzata in natura da un'altissima mortalità. Fare attraversare questo periodo di vita delle vongole in strutture protette da predatori e da fenomeni ipossici o di mancanza alimentare permette di ridurre drasticamente la mortalità naturale e di far raggiungere alla gran parte degli individui la taglia di almeno 12 mm di lunghezza, utile alla semina su terreni liberi (l'esperienza consiglia di giungere fino a dimensioni di 14/15 mm di lunghezza). Infatti, le vongole di queste dimensioni sono più resistenti ai predatori in quanto possiedono un guscio di maggior spessore e grandezza tale da potersi insabbiare a maggior profondità per sfuggirvi. L’alimentazione di questi molluschi è totalmente naturale, in quanto si utilizza il fitoplancton normalmente presente nelle acque. L'approvvigionamento di seme da schiuditoio, opportunamente disciplinato, rappresenta uno strumento in grado di favorire l'arricchimento genetico della specie, che porta ad una maggiore variabilità fenotipica e ad una maggior resistenza e adattamento all'ambiente consentendo la possibilità di: • disporre al momento più opportuno per il ciclo produttivo di esemplari della medesima taglia, in modo da ottenere una produzione omogenea nella medesima zona di allevamento; • approvvigionarsi comunque di seme di mollusco, anche in caso di morie naturali per non lasciare improduttivi i vivai; • produrre senza intaccare lo stock naturalmente presente in ambiente, anzi arricchendolo, in quanto gli animali, a loro volta, in stagione riproduttiva contribuiscono allo sviluppo della specie; • allevare animali esenti da forme patologiche particolari o da inquinamento, in quanto prodotti industrialmente in ambiente controllato.

L'utilizzo di seme da schiuditoio richiede da parte degli operatori la capacità di poterne condurre il preingrasso che può essere svolto con tecniche diverse: a fondale o in sospensione; tecnologie più o meno complesse andando dalle sacche ostreicole alle vasche a terra con flusso orizontale (raceway) o strutture galleggianti con sistemi di flusso verticale (flupsy).

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Gli operatori che scelgono di svolgere anche questa fase dell'allevamento delle vongole veraci devono essere in possesso dei requisiti necessari per condurre correttamente il preingrasso e le pratiche amministrative e sanitarie connesse. SAN SERVOLO srl, anche avvalendosi di tecnici incaricati, avrà prevalentemente il compito di verificare i quantitativi in carico alle aziende ed il loro stato di mantenimento e di controllare la veridicità della documentazione di scorta del prodotto e la destinazione finale di semina nelle aree in concessione. Tali controlli sono particolarmente importanti sia per seguire la buona riuscita di tali pratiche, che potrebbero risolvere momenti di crisi produttiva in assenza di seme selvatico, sia per inserire nella filiera elementi certi di tracciabilità del prodotto. Potrà infine essere valutata l'opportunità di realizzare corsi di formazione ed aggiornamento professionale per i soggetti interessati agli aspetti del preingrasso al fine di istruire gli operatori sulle modalità di manipolazione degli stadi giovanili di vongola filippina, elementi fondamentali per ottenere rese produttive elevate e ridotti tassi di mortalità.

Per la qualità delle acque e per le strutture presenti le "Valli da Pesca" sono ambienti ideali per le attività di preingrasso su strutture artificiali: raceway e flupsy e sono da alcuni anni utilizzate nelle aree del Delta del Po sia del Rodigino che del Ferrarese. Anche le Valli da Pesca della Laguna di Venezia possono essere interessanti siti per svolgere attività di preingrasso da parte delle aziende del settore. La regolamentazione di queste attività entro le Valli da pesca esula dalle funzioni della società SAN SERVOLO srl che però non le esclude e le ritiene funzionali al più ampio ciclo della produzione di vongole veraci in Laguna di Venezia.

2.5.2. Gestione dei banchi di seme naturale in aree lagunari non in concessione

La necessità, non più procrastinabile, di promuovere e stabilizzare le attività di venericoltura richiede che la società SAN SERVOLO srl possa operare in modo tempestivo, preciso ed efficace nella raccolta dei banchi di seme di vongole che si formano nelle aree lagunari non in concessione con azioni di raccolta collettive finalizzate alla distribuzione alle aziende di venericoltori. Quindi, elemento fondamentale per il Piano è la possibilità da parte di SAN SERVOLO srl di intraprendere con tempestività la raccolta di giovanili ogni qualvolta l'attività di monitoraggio ne individui l'opportunità. Le aree vocate ad essere siti di reclutamento naturale di seme selvatico (c.d. nursery) saranno da mutuare dal Piano per la gestione delle risorse alieutiche delle lagune della

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Provincia di Venezia, peraltro in attesa di aggiornamento. Appare tuttavia necessario evidenziare che i dati recenti dimostrano la mutabilità dei parametri fisici e biologici esistenti nei diversi ambiti lagunari per cui nel biennio potrebbero essere individuate delle altre zone e diverse caratterizzate da una significativa distribuzione di quantità seminali che giustifichino l'azione di raccolta e l'adeguamento della strategia gestionale. In tal senso, considerati i tempi di raccolta medi e le superfici a disposizione si ritiene che densità medie di 100 individui al mq e quantità di 20 milioni di individui costituiscano i valori minimi per attivare campagne di raccolta semina. Con riferimento alle dinamiche di reclutamento "storiche" di vongole veraci in Laguna di Venezia, comunque, nell'ottica della programmazione base si può prevedere che le aree in cui si concentrerà l'attenzione dei monitoraggi ed in cui sarà più probabile l'esecuzione di campagne di raccolta saranno: l'ex are SIN, le aree dei Verti, le Dighette, i canali di Chioggia e la foce del Fiume Brenta (Figura 2-4).

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Figura 2-4 Mappa delle aree note per essere zone di reclutamento naturale di R. philippinarum in Laguna di Venezia.

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2.5.3. Periodo di semina e taglia di raccolta

Per stabilire periodi e taglia di semina è necessario considerare le caratteristiche biologiche della specie. Il periodo migliore per la semina è rappresentato dai mesi primaverili quando la temperatura dell'acqua è superiore ai 14°C e si verificano le prime consistenti fioriture fitoplanctoniche dopo il periodo critico invernale. Iniziare l'allevamento in questo periodo garantisce un rapido accrescimento del seme nel periodo più favorevole allo sviluppo della specie. E' possibile seminare anche in tutti i periodi dell'anno tenendo conto della disponibilità di seme e delle condizioni climatiche. E' comunque sconsigliato effettuare la semina quando la temperatura dell'acqua scende al di sotto di 6-7° C, in quanto le basse temperature riducono le attività metaboliche dei molluschi, riducendone quindi anche la capacità di insediamento entro il substrato di fondo e sottoponendole a stress termici che possono risultare letali. Va osservato che negli ultimi 2 anni la raccolta del seme dalle aree nursery è stato possibile condurla solamente nel periodo autunnale. La raccolta del seme naturale dovrà essere quindi regolamentata ed organizzata in modo da consentire agli addetti di operare nei periodi dell'anno più favorevoli, andando a raccogliere individui di R. philippinarum aventi lunghezze superiori ai 10 mm. Infatti, la semina a terreno di esemplari di lunghezza inferiore a 10 mm, risulta rischiosa per l'elevato stress meccanico a cui sono sottoposte nel corso delle operazioni di raccolta, a cui si aggiungono le difficoltà delle forme giovanili di ridotte dimensioni di sopravvivere se seminate su fondali a bassa componente sabbiosa, ove la minor compattezza del sedimento non offre un sufficiente sostegno, o ad infossarsi velocemente nel sedimento in aree ad elevato idrodinamismo ed ove possono essere facile preda di granchi e murici.

2.5.4. Strategia gestionale per le aree di reclutamento (nursery)

Gli esemplari di R. philippinarum , sessualmente maturi, attraversano la fase di riposo sessuale nel tardo autunno (novembre) e sono in fase di gametogenesi tra la fine dell'inverno e la fine primavera (febbraio-maggio) (Da Ros et al., 2005, Meneghetti et al., 2004). In questi periodi non vi sono perciò massicce emissioni di gameti e conseguente insediamento sul fondale delle forme giovanili. Il passaggio dalla vita pelagica a quella bentonica, che avviene dopo circa tre settimane dalla fecondazione delle uova (Helm e Pellizzato, 1990; Paesanti e Pellizzato, 2000) rappresenta un momento particolarmente delicato in quanto la conchiglia dei giovani esemplari (spat, 240-400 •m) è ancora molto fragile e sottile. E' quanto mai opportuno quindi, a tutela delle forme giovanili neo-insediate, eseguire periodici monitoraggi di campo in grado di individuare la presenza di spat (seme di taglia inferiore tra 0,5 e 0,8 mm). Qualora la presenza di tali forme giovanili fosse riscontrata dovrà esserne impedita la raccolta fin al raggiungimento di taglie consone alla semina entro

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le aree destinate all'ingrasso delle vongole veraci. Tali monitoraggi saranno condotti da SAN SERVOLO srl attraverso i propri collaboratori e dipendenti.

2.5.5. Sistemi e modalità di raccolta

L'attività di raccolta del seme, così come la successiva fase di distribuzione alle singole imprese assegnatarie di aree in concessione, sarà gestita e controllata direttamente da SAN SERVOLO srl con l'ausilio, ove necessario, delle Forze dell'Ordine. Particolare attenzione andrà posta ai sistemi di raccolta utilizzati direttamente dagli operatori, prediligendo attrezzi ad alta selettività e a minor impatto sia nei confronti del prodotto raccolto sia dei fondali che dovranno essere salvaguardati per dare continuità alla produzione. Per quanto possibile la società SAN SERVOLO srl intende procedere con la sperimentazione di sistemi di navigazione atti a massimizzare l'azione di raccolta evitando ripetuti passaggi negli stessi fondali. In questa ottica le moderne tecnologie mettono a disposizione strumenti di navigazione precisi in grado di condurre le imbarcazioni dedicate alla raccolta a passare uniformemente i fondali con risparmio di tempo e minimizzando l'impatto sui fondali stessi.

La presenza di alte densità di prodotto commerciale nelle aree interdette all'attività di pesca per motivi igienico sanitari e abitualmente utilizzate per la raccolta del seme, obbliga ad impiegare sistemi in grado di rilasciare immediatamente gli esemplari di taglia superiore a quella consentita. Tali accorgimenti (griglie di luce opportuna), andranno perfezionati e tarati anche in funzione delle caratteristiche dei fondali (granulometria, tessitura, ecc.). Anche i sistemi di vagliatura e selezione del prodotto a bordo (vibrovaglio con griglie di luce opportuna) dovranno essere collaudati e resi non modificabili per tutta la durata della campagna di raccolta del seme.

In accordo con quanto previsto dalle autorizzazioni ministeriali e dal "Piano Seme 2016" le imbarcazioni impiegate contemporaneamente nella raccolta di seme non dovranno mai essere superiori a 20 imbarcazioni minori e 10 imbarcazioni dotate di draga vibrante, quindi con un massimo di 30 imbarcazioni operanti contemporaneamente nelle attività di raccolta seme.

Nel periodo settembre-novembre, potrebbe rivelarsi opportuno consentire in alcune zone il prelievo del seme con l'impiego di sistemi manuali come ad esempio i rastrelli da imbarcazione. In questo periodo, infatti, sono ancora presenti esemplari di recente

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insediamento e di piccole dimensioni (anche < 5 mm) che potrebbero subire danneggiamenti da attrezzi ad elevata meccanizzazione.

2.5.6. Considerazioni sulla taglia minima di raccolta del novellame di R. philippinarum

La gestione delle attività di venericoltura in Laguna di Venezia ha da tempo tra le sue tematiche l'individuazione delle taglie minime e massime (indicate in base alla lunghezza ossia la dimensione maggiore della conchiglia) in cui considerare le vongole veraci come giovanili adatti alla raccolta e semina oppure prodotto commerciale. Queste valutazioni implicano considerazioni di carattere biologico, economico e soprattutto gestionale. La taglia commerciale a livello nazionale ed europeo per i molluschi bivalvi del genere Ruditapes è di 25 mm di lunghezza. La scelta di questa dimensione è dovuta a considerazioni di carattere biologico come la taglia di prima riproduzione e pratiche in analogia con molti altri bivalvi veneridi come Chamelea gallina , Venus verrucosa , Venerupis pullastra ed altre. Infatti, la taglia di prima riproduzione per la vongola verace filippina è raggiunta dopo circa un anno di vita, quando le vongole hanno una lunghezza tra i 15 e 20 mm circa (ESAV, 1990). Inoltre, uniformando le taglie tra i diversi molluschi risultano maggiormente agevoli i controlli, gli autocontrolli e la gestione tecnica legata ai macchinari per le operazioni di cernita, depurazione e confezionamento. A livello provinciale per l’attuale regolamento la taglia commerciale per le vongole veraci è di 29 mm di lunghezza, in quanto così indicata con determina dirigenziale dell'Ufficio Caccia e Pesca nel 2009 (n. 3292/2011 del 23.12.2011) e successivamente confermata dal Piano Alieutico della Provincia di Venezia del 2015. Tale limite di taglia commerciale era già attivo dal 2006 in quanto all'interno del piano di riconversione dalla libera raccolta all'allevamento si era individuato nell'elevazione della taglia commerciale uno strumento in grado di assicurare agli operatori della venericoltura un'adeguata risorsa di novellame. La scelta di elevare la taglia commerciale ha risvolti produttivi, economici e gestionali importanti. Si deve infatti considerare che mediamente la differenza in peso tra un individuo lungo 25 mm ed un lungo 29 mm è di circa 2 grammi: una vongola di 29 mm ha un peso medio di 5,43 g mentre una di 25 di 3,4 g (Paesanti & Pellizzato, 1994), il che corrisponde ad un incremento quasi del 60 %, raggiungibile, in dipendenza della stagione, in un tempo che varia da 3 (Pellizzato et al., 2005) a 6 mesi (Pessa osservazione personale). Ad esempio, uno stock di 10.000 vongole di taglia 25 mm e dal peso di circa 34 Kg raggiunta la taglia di 29

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mm ha un incremento in peso di 20 Kg, incremento in grado di compensare più che soddisfacentemente anche episodi di moria fino al 30 %. Le maggiori dimensioni sono inoltre meglio valutate sul mercato; infatti, attualmente, il prodotto extra lagunare di lunghezza superiore a 25 mm e inferiore a 29 mm viene venduto ai grossisti o centri di depurazione a prezzi al Kg di oltre 1 € in meno rispetto alle vongole di taglia maggiore di 29/30 mm. Appare quindi evidente anche l'interesse prettamente economico nel commercializzare vongole di taglia superiore a 29 mm di lunghezza. Proprio al fine di garantire una maggiore disponibilità di giovani vongole da inviare alle aree di allevamento, il mantenimento della taglia commerciale minima ad una lunghezza di 29 mm ed al contempo la possibilità di raccogliere dalle aree classificate con gestione comune (aree nursery in concessione a SAN SERVOLO srl o aree comunque classificate in cui il Provveditorato interregionale concede l'esecuzione di operazioni di raccolta del novellame di vongole) può avere importanti riscontri funzionali alla piena realizzazione delle attività di allevamento di Ruditapes in Laguna di Venezia.

2.5.7. Densità di semina negli allevamenti e vendita del seme

La definizione e il rispetto di densità massime di semina nelle concessioni, compatibili con la capacità portante dell'ambiente, rappresentano un importante misura gestionale per evitare elevate mortalità dei giovanili e rese limitate nella crescita, oltre ad un organico sviluppo della riconversione. A tale scopo e sotto la responsabilità del legale rappresentante della ditta sub- concessionaria ad inizio anno dovrà essere fornito un dettagliato piano di gestione, tale piano dovrà contenere gli elementi atti ad individuare la densità di semina che si intende adottare e le motivazioni a sostegno della scelta. Dalle considerazioni svolte sull'andamento della produzione negli ultimi anni e sulla capacità trofica dell'ambiente lagunare, si ritiene corretto in questa sede evidenziare in modo macroscopico le densità per i bacini lagunari e quindi per le macroaree in concessione alla società SAN SERVOLO srl. Secondo le indicazioni dei modelli analizzati (Melaku Canu, 2010; Solidoro et al. 2003) le densità suggerite sono le seguenti:

Tabella 2-2 Densità di R. philippinarum suggerite nelle macroaree lagunari n. Pz/mq Macroarea A 120 Macroarea B 150 Macroarea C 200 Macroarea D 200

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Il divieto di vendere seme fuori della Laguna di Venezia, come già prescritto a suo tempo dal Piano Pesca della Provincia (Provincia di Venezia, 2000), continua a rappresentare un provvedimento necessario per tutelare gli allevatori della Laguna di Venezia garantendo i maggiori risultati possibili con la gestione delle risorse delle proprie produzioni.

2.5.8. Valutazione del fabbisogno annuo di seme

E' utile in questa sezione, operare una valutazione teorica della quantità di seme necessaria annualmente per sostenere la venericoltura entro le aree in concessione a SAN SERVOLO srl e sub-concesse. Ipotizzando che le aree in assegnazione (sub-concessioni) risultino di 1500 ettari e che queste seguano cicli di semina di 18 mesi, si valuta che la stessa superficie sarà oggetto di semina mediamente 2 volte ogni 3 anni (0,67 volte anno). Quindi le superfici da seminare ammonteranno a circa due terzi delle superfici subconcesse, così pari a circa 1000 ettari. Considerando la media delle densità di semina ponderata per le superfici in subconcessione nelle quattro macroaree le necessità annue di seme sono di circa 1,7 miliardi di pezzi, ipotizzando il peso medio di 1,6 g (vongola di circa 20 mm di lunghezza) risulterebbero necessarie circa 2720 tonnellate. Di queste quantità non è certamente possibile pianificare a priori la provenienza, data la variabilità annuale ed interannuale di semina nel bacino lagunare e la disponibilità di seme da altre aree naturali o da schiuditoio. Tuttavia, è palese che, escludendo i quantitativi di reclutamento naturale entro le aree di allevamento, gran parte della semina necessaria dovrà comunque provenire da aree extra lagunari o da riproduzione controllata.

2.6. Sistemi di raccolta e conferimento

2.6.1. Attrezzi

La metodica di raccolta dei molluschi bivalvi fossori, come le vongole veraci, prevede di penetrare con degli apposti attrezzi di pesca nei fondali per alcuni centimetri. Le tecniche di raccolta possono essere fondamentalmente di due tipi: manuale con uso diretto delle mani dell'operatore come attrezzo di raccolta o con un attrezzo che penetri nel sedimento, lo setacci e trattenga i molluschi presenti. Nel caso di raccolta con attrezzi le tecnologie per operare sono svariate e con diversi livelli di meccanizzazione ed automatizzazione. La ben nota proliferazione della vongola verace filippina nelle lagune nord adriatiche è stata in grado di indurre una nuova attività produttiva legata alla raccolta di questi molluschi. Per la Laguna di Venezia questo fenomeno è stato tale da produrre in breve tempo, profondi mutamenti nella composizione e nelle abitudini delle marinerie nonché in relazione alla

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tipologia degli attrezzi e delle metodologie di pesca impiegate, che sono e sono state in costante evoluzione al fine di garantire al pescatore prima, ed all'allevatore ora la resa migliore con sistemi sempre più meccanizzati. Il Piano di Gestione e produzione per l'attività di venericoltura vigente, elaborato dalla società G.R.A.L. nel 2013 ed adeguato a gennaio 2015, prevedeva l'utilizzo all'interno delle aree di allevamento in Laguna di Venezia delle seguenti tipologie di attrezzi: • raccolta manuale; • rasca a trazione manuale; • rastrello a trazione manuale; • attrezzo standard a trazione meccanica (cd. rusca); • attrezzo denominato Vibrantino (larghezza max. 80 cm.); • cassa con elica azionata da motore idraulico (larghezza max. 80 cm.); • draga vibrante; • rasca a pompa (pompetta). La raccolta del prodotto maturo dalle aree in concessione per venericoltura potrà avvenire esclusivamente con i sistemi di raccolta consentiti ai pescatori di professione. Allo scopo si dovrà fare rigorosamente riferimento a quanto autorizzato dalla Città Metropolitana di Venezia. Si consentirà, quindi all'interno degli impianti per venericoltura, l'uso degli attrezzi denominati, "Cassa", "Pompetta" (pompa idraulica con luce fino a 60 cm) e "Vibrante", così come da piano precedente.

Per quanto riguarda la rasca a pompa, questo attrezzo è stato introdotto circa 5 anni fa fra gli attrezzi permessi per perseguire un miglioramento nelle tecnologie di raccolta ed allinearsi alle situazioni presenti anche in altre lagune alto adriatiche, nel dicembre 2010 la Provincia di Venezia ha firmato un accordo di programma con il Magistrato alle Acque per condurre una sperimentazione su questo nuovo attrezzo già da tempo in uso nelle lagune del delta del Po. Nel corso del 2011 sono state condotte sperimentazioni sulla base delle quali è stata successivamente richiesta la Valutazione di Incidenza Ambientale (VINCA) per l'uso di tale attrezzo all'interno delle aree per allevamento di vongole. Prendendo atto dei risultati della sperimentazione e della procedura di screening di VINCA, la Provincia di Venezia, con atto del dirigente dell'Ufficio Caccia e Pesca numero 1901/2011 dell'agosto 2011, ha inserito la rasca a pompa tra gli attrezzi consentiti all'interno delle aree in concessione alla società GRAL per la venericoltura. Visti i risultati delle sperimentazioni della rasca a pompa, denominata anche come pompetta, e delle richieste ed indicazioni pervenute dagli operatori del settore, la società SAN SERVOLO srl intende verificare la possibilità di introdurre tra gli attrezzi destinati alla raccolta delle

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vongole entro le aree in concessione, una pompa idraulica con luce non superiore a 150 cm, da destinare alle imbarcazioni di maggiori. Questa intenzione pone le proprie basi su considerazioni generali di gestione all'interno dell'insieme delle aree dedicate alla venericoltura in Laguna di Venezia. L'uso di uno strumento come la pompa sino a 150 cm in sostituzione della vibrante, infatti, il cui uso entro gli allevamenti viene di recente contestato anche dagli stessi allevatori deve essere valutato sulla scorta delle seguenti considerazioni: • imbarcazioni di maggiori dimensioni richiedono investimenti iniziali maggiori ma minori costi di gestione ordinaria; • risultano limitate nell'accedere in aree a basso fondale e quindi sono più facilmente limitabili alle sole aree di allevamento; • maggior confort e sicurezza a bordo grazie agli spazi e tecnologie presenti permettono qualità del lavoro riscontrabile immediatamente nel benessere degli operatori (protezione da condizioni meteo avverse); • possibilità di operare con vagli meccanici per eseguire selezioni corrette ed efficaci dei molluschi raccolti; • possibilità di trattare il prodotto di scarto (gusci di molluschi morti), con macine poste a bordo; • riduzione dei costi legati al carburante e durate dei motori e delle imbarcazioni; • aumento dei tempi operativi intesi come possibilità di condurre giornate di pesca più lunghe in quanto al riparo da azioni meteo e con imbarcazione avente maggior capacità di carico; • maggior efficienza equivale a minori costi e quindi anche maggiore razionalità nelle azioni di allevamento; • maggiore possibilità di controllo da parte delle forze dell’ordine grazie alla limitata velocità di crociera ed operativa.

2.6.2. Imbarcazioni e mezzi nautici a supporto delle attività di venericoltura

Le barche impegnate nelle attività di venericoltura dovranno essere conformi in tutte le loro caratteristiche a quanto previsto dalla normativa in materia di navigazione e pesca per le acque interne, con particolare riferimento alla Laguna di Venezia. Si sottolinea come le imbarcazioni siano strumento fondamentale per le attività di venericoltura, sia per la raccolta del prodotto che per il trasporto. Dovranno quindi essere addottati tutti i necessari criteri operativi e tecnologie adatte a garantire la sicurezza degli operatori durante le operazioni lavorative e la sicurezza igienica dei molluschi trasportati.

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Per quanto concerne il numero di imbarcazioni da destinarsi alle attività produttive la società GRAL con determina dell'Amministratore Unico nel corso del maggio 2012, ha adottato un sistema tabellare (Tabella 2-3) recante l'indicazione di criteri oggettivi per la valutazione delle nuove domande di inserimento negli elenchi dei natanti adibiti alle singole unità di produzione. In generale la norma consente a ciascun sub concessionario di avvalersi di uno scafo minore (barchino con 3 tsl e potenza motore max di 150cv) ogni due ettari in subconcessione alla compagine societaria o una barca (> 3 tsl ma con potenza sempre non superiore a 150 cv) in sostituzione delle unità minori fino a 12 ettari in subconcessione. Per estensioni superiori si possono utilizzare unità minori e unità maggiori secondo lo schema di tabella 2-3. Verrà redatto elenco delle barche autorizzate e tale elenco verrà periodicamente aggiornato. Essendo l'attività di venericoltura un lavoro articolato che richiede costante presenza degli operatori, strumenti di cernita e raccolta, magazzino dei materiali di consumo o dedicati a fasi distinte dell'allevamento (ad es. sacche da preingrasso), la società SAN SERVOLO srl ritiene utile che gli operatori possano avere tra le proprie dotazioni anche imbarcazioni dedicate e non contigentate o dei pontoni. Mezzi nautici quindi che diano la possibilità di condurre alcune lavorazioni (ad es. cernita della semina o del prodotto), attività di sorveglianza e di stoccaggio dei materiali in modo più confortevole e preciso nell'ottica di perseguire la maggiore efficienza produttiva.

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Tabella 2-3 Criteri di autorizzazione all'uso delle imbarcazioni destinate alle attività di veneri coltura

NUMERO MAX UNITÀ NUMERO MAX UNITÀ VIBRANTI AGGIUNTIVE IN ETTARI IN MINORI - BARCHINI MAGGIORI - VIBRANTI SOSTITUZIONE BARCHINI CONCESSIONE Da 1 a 6 ettari 3 1 Da 7 a 15 ettari 6 1 Da 16 a 30 1 ettari 12 1 (in sostituzione di almeno 3 barchini) Da 31 a 50 1 ettari 20 2 (in sostituzione di almeno 3 barchini) Da 51 a 80 2 ettari 30 2 (in sostituzione di almeno 6 barchini) Da 81 a 100 3 ettari 60 2 (in sostituzione di almeno 9 barchini) Maggiori di 101 3 ettari 80 3 (in sostituzione di almeno 9 barchini)

Il numero dei mezzi nautici adibiti alla venericoltura ha avuto una evoluzione temporale che ha portato le iniziali 400 unità, del 2006, alle attuali 333. In questa variazione, la suddivisione delle imbarcazioni in scafi minori e motopescherecci (“M/P -Vibranti") ha mantenuto un rapporto proporzionale di circa 4 a 1 (80 % unità minori e 20 % M/P) con un rapporto che nel 2017 è stato di circa 1,5 operatori per imbarcazione (Tabella 2-4). Rapporto molto basso e sicuramente condizionato dal fatto che vi è stato nell'ultimo quinquennio la diminuzione degli operatori e quelli rimasti hanno mantenuto la gran parte delle imbarcazioni, quale strumento principale ed indispensabile per il lavoro.

Tabella 2-4 Valori percentuali dell'andamento del numero di operatori e scafi dedicati alla venericoltura in Laguna di Venezia tra il 2006, il 2012 ed il 2017 Anno M/P Vibranti Barchini Totale Flotta n. Operatori / scafo 2006 20,0% 80,0% 400 2,6 2012 18,2% 81,8% 330 1,9 2017 16,8 % 82,2 % 333 1,5

L'attuale pianificazione prevede di affidare in sub-concessione esclusiva e collettiva circa 1710 ettari con un numero massimo di 750 addetti.

Considerando di mantenere un rapporto tra operatori e numero di scafi pari a 2 (uomini/scafo), il numero dei mezzi nautici autorizzati alle attività di raccolta vongole potrà

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avere comunque un incremento fino ad un massimo di 400 unità quando si saranno raggiunti il massimo degli operatori (750 unità). Ad ogni modo il numero massimo di imbarcazioni maggiori autorizzato sarà di 80 unità e quello di imbarcazioni minori di 360 unità con variazioni tra questi valori in funzione del totale complessivo pari a 400 imbarcazioni adibite ad attività di raccolta vongole entro le aree di allevamento.

La suddivisione proporzionale tra M/P e imbarcazioni minori sarà condizionata dai criteri di Tabella 2-4, ma che, oggettivamente, si suppone possa mantenersi nelle proporzioni attuali con lievi incrementi per le unità maggiori, in quanto con minori costi di gestione e maggiori capacità operative.

2.6.3. Mezzi dedicati a servizi particolari

Sono noti i problemi di incompatibilità tra la presenza di coperture macroalgali abbondanti ed omogenee e l'allevamento delle vongole percui la raccolta delle macroalghe diviene quindi strumento gestionale dell'allevamento. Dal punto di vista operativo si evidenzia che per eseguire interventi di raccolta completi e rapidi delle macroalghe vi sono imbarcazioni dedicate dotate di un sistema di raccolta a nastro per cui le ditte che si volessero dotare di sistemi, dovranno munirsi di tutte le autorizzazioni e dotazioni necessarie alla navigazione. Tali attività di spostamento e/o raccolta delle macroalghe entro le arre in sub concessione dovranno essere autorizzate e seguire le seguenti prescrizioni: A) È tassativamente escluso l’utilizzo delle unità “raccogli alghe” nelle aree con presenza di praterie di fanerogame marine. B) L’unità “raccogli alghe” dovrà essere in possesso di certificazione tecnica rilasciata da uno dei Registri Nautici riconosciuti afferente alla: idoneità del mezzo di raccolta, all’intervento di asportazione delle alghe senza sommovimento del fondo lagunare ed alle precauzioni tecniche di armamento da applicare per tale attività. Tale certificazione dovrà essere esibita in sede di richiesta di autorizzazione ed essere presente a bordo del mezzo nautico per tutta la durata delle operazioni di raccolta. C) L’autorizzazione viene rilasciata a termine ed esclusivamente a soggetto titolare di subconcessione per venericoltura, ed è rilasciata esclusivamente per la subconcessione per la quale è prevista. Eventuali richieste di proroghe dell’autorizzazione potranno essere esaminate esclusivamente se pervenute almeno tre giorni prima del termine. D) Tutte le operazioni dovranno essere compiute nella stretta osservanza delle vigenti normative di prevenzione e navigazione.

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E) L’attrezzo impiegato dovrà essere armato in modo da impedire il sommovimento del fondale e dovrà essere asportato il tubo dell’acqua ad alta pressione che viene utilizzato per la raccolta dei bivalvi. F) Non potrà essere raccolto né detenuto a bordo alcun tipo di mollusco bivalve anche allo stato giovanile. G) Il richiedente ed il personale impiegato nella raccolta, dovranno di buon grado collaborare con il personale di controllo di San SERVOLO srl, del Provveditorato Interregionale, ed eventualmente di altri Enti di Polizia o prevenzione. H) Il prodotto raccolto (alghe) dovrà essere smaltito a norma delle vigenti disposizioni in materia.

Sempre nel quadro delle attività accessorie all'allevamento, come già avviene in altre lagune Nord adriatiche, i singoli allevatori potrebbero provvedere, attraverso appositi macchinari, alla frantumazione del prodotto di scarto (gusci di molluschi) proveniente dall'attività di raccolta o di sistemazione dei fondali, solitamente allontanato dall'area di allevamento, migliorando così nel lungo periodo le caratteristiche dei fondali in funzione della produzione. Infatti, le conchiglie dei molluschi morti presenti nei fondali lagunari seguono una lenta degradazione che, in funzione dell'idrodinamismo, sedimentazione ecc, può richiedere anche milioni di anni (ad es. i fossili). Nel frattempo, all'interno delle aree di allevamento per le vongole questi gusci vengono più volte raccolti e ributtati in acqua finendo quindi sulla superficie dei sedimenti (Figura 13). Se in grandi quantità e non triturati vanno a modificare completamente l'aspetto del fondale. Offrono substrato duro su cui trovano modo di aderire macroalghe e altri organismi sessili (anemoni, briozoi, ecc) troficamente in competizione con le vongole e sicuramente di impedimento per le operazioni colturali. L'abbondante presenza di gusci di conchiglie, inoltre, disturba o addirittura può impedire ai giovani esemplari di vongole seminate di penetrare nel sedimento. Quindi con la frantumazione o meglio la macinazione di questi gusci a dimensioni inferiori a 5 mm, si riducono gli effetti della loro presenza nei fondali di allevamento, facilitando le operazioni di raccolta e semina.

2.7. Monitoraggio e verifica delle azioni e delle buone prassi colturali

Considerato che SAN SERVOLO srl prevede di: • confrontarsi con il Provveditorato Interregionale per il Veneto, il Trentino Alto Adige ed il Friuli Venezia Giulia (ex Magistrato alle Acque) per la gestione delle concessioni;

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• fornire periodicamente all'Amministrazione della Città Metropolitana i dati relativi alle dichiarazioni d'attività (quantitativi seminati, prodotto raccolto, ecc.); • raccogliere dalle cooperative i nominativi dei pescatori e delle imbarcazioni regolarmente immatricolate; • suddividere ed assegnare le aree in concessione in base alle priorità stabilite dal regolamento interno; • verificare periodicamente nelle varie aree in concessione e al di fuori delle stesse il reclutamento naturale di giovani esemplari di R. phlippinarum , al fine di poter offrire "seme" per la filiera produttiva; • gestire i dati di semina e di raccolta (statistiche di pesca); • verificare le densità di prodotto/seme presente nelle varie aree in concessione.

Risulta di fondamentale importanza avere a disposizione uno strumento in grado di sostenere le attività sopra riportate. Poiché questo progetto interessa tutta la Laguna di Venezia e tutte le sub-concessionarie di SAN SERVOLO srl, è fondamentale l'uso di un sistema informativo in grado di supportare le attività statutarie.

Si continuerà nel monitoraggio delle aree in concessione che consenta di verificare i quantitativi e le densità di semina, le giacenze di prodotto adulto, i tassi di sopravvivenza e crescita al variare delle zone di produzione. Tale attività fondamentale per valutare il reale utilizzo delle aree, il rispetto delle indicazioni del Piano e le reali produzioni lagunari sarà condotta da SAN SERVOLO srl con il proprio personale e l'eventuale ausilio di soggetti terzi qualificati ed individuati attraverso la forma dell'appalto di servizi, incarichi e consulenze esterni.

2.7.1. Sistema informativo per la gestione delle aree in concessione

Al fine di supportare tecnicamente la Società SAN SERVOLO srl nell'attuazione del Piano d'uso sostenibile delle aree in concessione per venericoltura è previsto il completamento del sistema informativo per la gestione delle attività di allevamento e raccolta di Ruditapes philippinarum , già avviato in via sperimentale nel corso del precedente quinquennio. Con l’avvio del Sistema Informativo Territoriale Metropolitano SITM è stata avviata una collaborazione con la Città Metropolitana di Venezia che ha consentito di avviare un processo di archiviazione, gestione e scambio di dati con altri Enti. Questo processo ha consentito inoltre la pubblicazione sul sito della Società di mappe interattive e la condivisione di dati georeferenziati relativi alle aree di pesca. All'interno del sistema informativo completato saranno:

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• individuate su cartografia digitale le aree di pesca assegnate alle singole ditte o soci; • implementati i dati nominali delle cooperative e dei soci autorizzati alle attività di raccolta; • evidenziate le tipologie dell'imbarcazione (stazza lorda, potenza motore, lunghezza, ecc.) e dell'attrezzatura utilizzata per la raccolta (annessi di bordo ed altra attrezzatura); • riportate le densità di vongole filippine presenti e quindi valutata la biomassa totale, • individuate le zone a sofferenza produttiva (per motivi ambientali o gestionali); • individuate le aree più opportune nelle quali i concessionari o le singole cooperative vorranno intraprendere azioni sperimentali (spostamento banchi, ripopolamento, interdizione alla raccolta, aree di tutela e di riposo biologico, ecc.); • individuate le aree ad uso specifico (aree adibite all’attività di preingrasso, aree nursery ecc)

L'insieme delle informazioni strutturate nel sistema informativo permetterà di prevedere, sia le potenzialità di raccolta ed allevamento nelle diverse aree in concessione che le azioni più opportune da intraprendere per garantire il mantenimento della risorsa nel tempo. In definitiva potrà diventare uno strumento operativo non solo funzionale ai piani di produzione di vongole filippine ma anche indispensabile all'aggiornamento dei piani di gestione.

Accanto al sistema informativo si opererà nella formazione ed aggiornamento del personale interno di SAN SERVOLO srl per condurre l'attività formale necessaria alla Società nei confronti dell'Amministrazione Pubblica (Provveditorato Interregionale OOPP, Città Metropolitana di Venezia, Comuni, Capitanerie di Porto, ecc.). A regime l'attività di implementazione, aggiornamento e gestione dei dati risulterà particolarmente complessa considerata la consistenza del fenomeno, in termini di marinerie presenti, numero di cooperative operanti, diversa localizzazione, morfologia e batimetria delle aree assegnate, differenti aspetti e tematismi coinvolti nell'attività di venericoltura.

In tale contesto si proseguirà nel processo già avviato con gli enti competenti (Regione, Provveditorato Interregionale OOPP, Città Metropolitana di Venezia) finalizzato alla implementazione di un sistema condiviso di dati (anagrafici, territoriali, sanitari) con aggiornamento in tempo reale.

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2.8. La gestione della fase di transizione e di s ituazioni emergenziali

Trascorsi quasi 13 anni dall'avvio della società GRAL (ora SAN SERVOLO srl) e dopo più di 18 anni dal primo Piano Pesca della Provincia di Venezia (2000) si può ritenere pressoché conclusa la fase transitoria ossia del graduale abbandono della pesca in favore della produzione da allevamento. Le dinamiche produttive attuali non hanno comunque raggiunto la stabilità e maturità per le quali azioni di raccolta collettiva possano essere escluse. Secondo le contingenze potrà rendersi quindi necessario garantire ancora dei periodi straordinari di raccolta in aree nuove e diverse che possano essere considerate come riserve emergenziali cui attingere con modalità assolutamente controllata e vincolata e con funzioni di gestione complessiva. Azione analoga potrà essere attuata nell’ipotesi in cui, una situazione straordinaria legata alla risorsa, quale eccesso di accumulo di prodotto si verifichi. Per evitare che la risorsa perisca a causa di un eccessivo accumulo di esemplari, potrà essere attuata, con le medesime modalità con cui si attua l’azione emergenziale, anche il prelievo destinato a reimmersione o vendita di quote parte di risorsa.

Queste, eventuali campagne di raccolta saranno regolamentate dalla Società SAN SERVOLO srl secondo principi gestionali quali: • verifica della compatibilità produttiva tenendo conto della densità media di prodotto e delle quantità totali in gioco; • formulazione preventiva del piano di raccolta in termini di: numero di operatori coinvolti, mezzi nautici utilizzabili, quote di prelievo; • adozione delle misure di mitigazione ritenute necessarie secondo le caratteristiche delle zone impegnate dalla raccolta; • piano di controllo e vigilanza per singola campagna; • autorizzazione da parte del Provveditorato alle OOPP; • autorizzazione dai competenti uffici in materia di Pesca.

Le campagne di raccolta potranno avere durata variabile, nei periodi di maggior interesse per il mercato, ponendo attenzione a non indurre azioni di abbattimento del prezzo delle vongole, andando così a svantaggiare le produzioni da allevamento. Le campagne dovranno seguire tutte le prescrizioni che i diversi Enti pubblici, a tutela degli interessi collettivi di riferimento, vorranno imporre. In via programmatica, si ritiene che le densità minime per operare azioni di pesca collettiva dovranno, di norma, essere pari a 1 ton/ha (100 g/mq), questo sulla base di quanto valutato precedentemente e sulla scorta di una valutazione di

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efficacia economica. Inoltre, il totale del prodotto dovrà avere quantitativi sufficienti a garantire almeno 50 Kg a ciascun operatore partecipante alla raccolta, secondo criteri di ripartizione delle quote che considerino gli elementi di estensione territoriale dell'allevamento ed il numero degli operatori impiegati nelle unità di produzione.

2.9. Durata dell’attuazione e crono programma

Come cronoprogramma del presente documento di adeguamento del Piano d’uso sostenibile delle aree in concessione per venericoltura può essere considerato l’arco temporale di validità del documento di adeguamento stesso. Tale atto si pone l’obiettivo di pianificare le azioni e le attività per il periodo 2018-2020.

2.10. Identificazione e misura degli effetti

Sulla base di quanto riportato nella descrizione del Piano (Fase 2) ed in particolare nell’identificazione degli elementi e delle azioni in grado di interferire con le componenti ambientali dell’area di interesse, è possibile individuare quali siano i potenziali fattori di pressione in grado di produrre effetti sui siti Natura 2000. In relazione ai contenuti del Piano, in questo paragrafo vengono prima di tutto individuati i fattori di pressione riportati all’allegato B della DGR della Regione Veneto 1400/2017 pertinenti, che possono determinare gli effetti negativi sui seguenti siti Natura 2000: • ZPS IT3250046 “Laguna di Venezia”; • ZSC IT3250030 “Laguna medio inferiore di Venezia”; • ZSC IT3250031 “Laguna medio superiore di Venezia”. Per ciascun fattore di pressione considerato saranno poi individuate le variazioni potenziali attese nei siti dovute agli effetti degli interventi, facendo riferimento alla loro estensione, alla loro durata ed intensità, periodicità, frequenza, probabilità di accadimento. Quando questi parametri non dovessero poter essere calcolati, sarà considerata la situazione peggiore in ragione del principio di precauzione e in riferimento a quanto consentito dalle norme ambientali vigenti.

2.10.1. Identificazione dei fattori di pressione

Le azioni previste dal Piano che verranno svolte all’interno dei siti Natura 2000 e che possono con essi interagire sono quelle relative alla produzione e gestione diretta del

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pescato quali tutte le attività connesse alla semina, all’allevamento, alla raccolta delle vongole. Le categorie di pressioni che tali attività in generale esercitano sull’ambiente sono numerose e gli effetti variano in relazione alla scala temporale e spaziale, al sistema di produzione, alla tipologia del sito e della sensibilità dell’ecosistema ricevente.

Nel caso del PIANO D'USO DELLE AREE IN CONCESSIONE PER VENERICOLTURA - AGGIORNAMENTO 2018 la scala temporale valutata è di 2 anni.

Le azioni di raccolta del pescato possono generare fenomeni erosivi e di risospensione dei sedimenti con intorbidimento della colonna d’acqua. Per quanto concerne l’utilizzo di semenza proveniente da aree diverse da quella lagunare e da schiuditoi artificiali, la semina può comportare effetti di variazione dei pool genetici locali con introduzione di organismi non autoctoni e relativi patogeni. È necessario valutare gli effetti potenziali indotti dall’inquinamento genetico.

Durante le operazioni di cattura del pescato nei periodi di raccolta esiste la remota possibilità di catture accidentali di specie d’interesse conservazionistico, in particolare ci si riferisce alla possibile presenza all’interno delle aree di gobidi ed altri taxa di interesse (Pomatoschistus canestrinii , Knipowitschia panizzae , Aphanius fasciatus ).

Dovranno essere valutate inoltre le interferenze sia per la componente qualità dell’aria sia per la componente clima acustico dovute al movimento di mezzi ed imbarcazioni all’interno delle aree in concessione. Le attività di trasporto dei mezzi adibiti al trasporto del pescato possono generare alterazioni alle componenti aria ed acqua dovute all’emissione di gas, polveri, rumore e inquinanti. Le altre azioni di gestione e commercializzazione del pescato, invece, si attuano all’esterno dei Siti Natura 2000, a distanze sufficienti ad escluderle dalle successive analisi. In sintesi le possibili alterazioni qui individuate sono: 1. Occupazione di suolo all’interno dei siti Natura 2000; 2. Alterazione dei fondali durante le attività di pesca e di manutenzione delle aree in concessione; 3. Alterazione della qualità delle acque lagunari, dovute all’attività di raccolta delle vongole nelle aree lagunari in concessione; 4. Alterazione della qualità dell’aria, dovute alle emissioni di inquinanti ad opera delle imbarcazioni dedicate all’attività di allevamento e di trasporto del pescato per la sua commercializzazione;

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5. Alterazione del clima acustico delle aree lagunari interessate dalle attività funzionali alla gestione e commercializzazione del pescato; 6. Alterazione dovuta alle attività di manutenzione ordinaria delle aree in concessione (delimitazione delle aree adibite alla semina e alla raccolta, etc.);

I fattori di pressione, nominati secondo l’Allegato B della DGR 1400/2017 e che determinano tali possibili alterazioni sono individuati nella tabella seguente.

Tabella 2-5 Individuazione dei fattori di pressione connessi alle azioni di gestione. AZIONI OPERAZIONI FATTORI DI PRESSIONE POSSIBILE ALTERAZIONE F01 Acquacoltura in TUTTE LE AZIONI DI Occupazione di Occupazione di aree interne ai acque interne, di GESTIONE suolo siti Natura 2000 transizione e marine I Specie invasive, Possibile immissione di specie specie problematiche appartenenti a pool genetici di Immissione di SEMINA e organismi altre aree semenza geneticamente modificati Inquinamento atmosferico H04. Inquinamento durante le attività di pesca e atmosferico e tragitti effettuati dalle unità Movimento delle inquinanti addette alla gestione della imbarcazioni aerodispersi valle all’interno delle aree H06.01 Inquinamento Inquinamento acustico in concessione da rumore e disturbi durante i tragitti effettuati sonori dalle unità addette alla gestione H04. Inquinamento Emissione di gas combusti e atmosferico e polveri da parte dei mezzi inquinanti impiegati per la manutenzione ALLEVAMENTO aerodispersi dei canali H06.01 Inquinamento Emissione di rumore da parte da rumore e disturbi dei mezzi impiegati per la Manutenzione sonori manutenzione ordinaria delle aree in concessione J02.11.02 Altre variazioni dei Risospensione dei sedimenti sedimenti in durante le attività di sospensione o manutenzione accumulo di sedimenti G05.03 Penetrazione, Alterazione del fondale danni meccanici, durante le operazioni di

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disturbo della gestione delle aree quali la superficie sottostante i raccolta delle macroalghe e la fondali marini (inclusi suddivisione in lotti quelli derivanti da ancoraggi e ormeggi) H04. Inquinamento Emissione di gas combusti e atmosferico e polveri da parte dei mezzi inquinanti impiegati per la raccolta del aerodispersi pescato H06.01 Inquinamento Emissione di rumore da parte da rumore e disturbi dei mezzi impiegati per la sonori raccolta del pescato

F02.02 Pesca Cattura accidentale di specie professionale con di interesse comunitario attrezzi da pesca attivi J02.11.02 Altre variazioni dei Risospensione dei sedimenti Prelievo del pescato sedimenti in durante le attività di raccolta sospensione o del pescato accumulo di sedimenti G05.03 Penetrazione, danni meccanici, disturbo della Alterazione del fondale superficie sottostante i durante le operazioni di pesca fondali marini (inclusi e raccolta delle vongole quelli derivanti da ancoraggi e ormeggi) Fenomeni erosivi indotti dai K01.01 Erosione mezzi acquei adibiti alla raccolta del pescato H04. Inquinamento Aumento di emissioni di gas e atmosferico e polveri dovuto all’aumento del inquinanti traffico aerodispersi Traffico indotto dalle H06.01 Inquinamento COMMERCIALIZZAZIONE attività di Aumento del rumore dovuto al da rumore e disturbi commercializzazione traffico indotto sonori Fenomeni erosivi indotti dai K01.01 Erosione mezzi acquei adibiti al trasporto del pescato

Per ognuno dei fattori perturbativi individuato, verrà di seguito definita la sua estensione, la sua durata, l’intensità, la periodicità e/o la frequenza, la probabilità che il fattore

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perturbativo si manifesti sulla base delle indicazioni riportate nella Tabella 2-6 che segue, facendo riferimento al superamento dei limiti e delle soglie di qualità (SQA) riportate dalla normativa di settore (D.lgs 152/2006 e s.m.i.; D.lgs 155/2010; DPCM 14/11/97).

Tabella 2-6 Caratteristiche dei singoli fattori di pressione individuati. PARAMETRO/INDICATORE ESTENSIONE Definita in Ha, rappresenta l’area di influenza del fattore perturbativo. DURATA Definita sulla base delle indicazioni del cronoprogramma MAGNITUDO/INTENSITÀ 1. Nulla: variazione non percepibile rispetto allo stato di fatto; 2. Molto bassa: perturbazione che determina minime variazioni rispetto allo stato di fatto in un ambito localizzato; 3. Bassa: perturbazione che determina minime variazioni rispetto allo stato di fatto nell’area di analisi; 4. Media: perturbazione di ampie aree dell’area di analisi con variazioni mediamente rilevanti rispetto allo stato di fatto; 5. Alta: perturbazione dell’area di analisi con variazioni rilevanti rispetto allo stato di fatto. PERIODICITÀ 1. Occasionale e casuale; 2. Periodica; 3. Continua; FREQUENZA 1. Singola; 2. Oraria; 3. Giornaliera; 4. Mensile; 5. Annuale. PROBABILITÀ DI 1. Molto bassa= < 1%; ACCADIMENTO 2. Bassa=< 10%; 3. Media=10%>< 50%; 4. Alta=>50%; 5. Certa=100%

2.10.2. Misura degli effetti, periodicità, frequenza, probabilità di accadimento

F01 Acquacoltura in acque interne, di transizione e marine L’attività di acquacoltura della specie R. philippinarum nella laguna di Venezia comporta l’occupazione di aree interne ai siti Natura 2000 per un ciclo di 2 anni, la sua estensione è pari a 1710 ha.

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Figura 2-5 Area coinvolta dal fattore di pressione F01 presso le aree in concessione della Laguna di Venezia.

Tabella 2-7 Caratteristiche stimate per il fattore di pressione F01 PROBABILITÀ CODICE DESCRIZIONE ESTENSIONE DURATA INTENSITÀ PERIODICITÀ FREQUENZA ACCADIMENTO Acquacoltura in F01 acque interne, di 1710 ha 2 anni 3 3 5 transizione e marine

I Specie invasive, specie problematiche e organismi geneticamente modificati La semina dei molluschi bivalvi prodotti da schiuditoi artificiali in cui vengono svolte le fasi di pre-ingrasso o svezzamento delle vongole viene, in questi ultimi anni, sempre più utilizzata per sopperire alla mancanza di prodotto naturale. La semenza prodotta negli schiuditoi ha un elevato grado di controllo a garanzia dei pool generici utilizzati per la semina e che favorisce il potenziamento dei banchi naturali essendo totalmente privi di patogeni. Si ritiene questo fattore perturbativo nullo e non in grado di incidere in alcun modo sui banchi naturali.

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Tabella 2-8 Caratteristiche stimate per il fattore di pressione I PROBABILITÀ CODICE DESCRIZIONE ESTENSIONE DURATA INTENSITÀ PERIODICITÀ FREQUENZA ACCADIMENTO Specie invasive, specie problematiche I e organismi 1710 ha 2 anni 1 1 1 1 geneticamente modificati

F02.02 Pesca professionale con attrezzi da pesca attivi La tecnica di raccolta dei molluschi bivalvi fossori, come le vongole veraci, ha necessità di penetrare nei fondali per alcuni centimetri. Le tecniche di raccolta sono fondamentalmente di due tipi: manuale con uso diretto delle mani dell'operatore come attrezzo di raccolta o con un attrezzo che penetri nel sedimento, lo setacci e trattenga i molluschi presenti. Il Piano di gestione per l'attività di venericoltura prevede l'utilizzo all'interno delle aree di allevamento in Laguna di Venezia delle seguenti tipologie di attrezzi: • raccolta manuale; • rasca a trazione manuale; • rastrello a trazione manuale; • attrezzo standard a trazione meccanica (cd. rusca); • attrezzo denominato Vibrantino (larghezza max. 80 cm.); • cassa con elica azionata da motore idraulico (larghezza max. 80 cm.); • draga vibrante; • rasca a pompa. La raccolta del prodotto maturo dalle aree in concessione per venericoltura potrà avvenire esclusivamente con i sistemi di raccolta consentiti ai pescatori di professione. Si consentirà, quindi all'interno degli impianti per venericoltura, l'uso degli attrezzi denominati, "cassa", "pompetta" (pompa idraulica con luce fino a 60 cm) e "vibrante", così come da piano precedente.

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Figura 2-6 Area coinvolta dal fattore di pressione F02.02 presso le aree in concessione della Laguna di Venezia.

Tabella 2-9 Caratteristiche stimate per il fattore di pressione F02.02 PROBABILITÀ CODICE DESCRIZIONE ESTENSIONE DURATA INTENSITÀ PERIODICITÀ FREQUENZA ACCADIMENTO Pesca professionale F02.02 con attrezzi da pesca 1710 ha 2 anni 3 3 5 attivi

G05.03 Penetrazione, danni meccanici, disturbo della superficie sottostante i fondali marini (inclusi quelli derivanti da ancoraggi e ormeggi) Gli effetti principali di questo fattore di pressione sono dovuti alle possibili alterazioni dei fondali durante le operazioni di gestione delle aree quali la raccolta delle macroalghe e durante le attività di prelievo delle vongole e della semina. Tale fattore perturbativo agisce solamente all’interno delle aree date in concessione, non agisce su fondali a praterie, come evidenziato nel Piano, ma su aree già utilizzate e soggette all’attività di pesca. Si ritiene quindi che malgrado il tipo di perturbazione l’intensità si possa considerare bassa poiché agisce producendo poche variazioni rispetto allo stato di fatto.

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Figura 2-7 Area coinvolta dal fattore di pressione H03 presso le aree in concessione della Laguna di Venezia.

Tabella 2-10 Caratteristiche stimate per il fattore di pressione G05.03 PROBABILITÀ CODICE DESCRIZIONE ESTENSIONE DURATA INTENSITÀ PERIODICITÀ FREQUENZA ACCADIMENTO Penetrazione, danni meccanici, disturbo della superficie G05.03 sottostante i fondali 1710 ha 2 anni 3 3 5 marini (inclusi quelli derivanti da ancoraggi e ormeggi)

H03 Inquinamento marino e delle acque di transizione Gli effetti principali di inquinamento, che la venericoltura può dare, sono quelli legati al possibile rilascio di sostanze inquinanti da parte delle imbarcazioni adibite alla raccolta del pescato ed alle lavorazioni legate all’allevamento. Data la tipologia di allevamento e la capacità di filtrazione della specie non sono prevedibili invece arricchimenti della colonna d’acqua e dei fondali di sostanze nutrienti derivanti dalle deiezioni e dalla materia organica degradata originata dal ciclo biologico della specie. E’ d’altronde interesse dei subconcessionari evitare fenomeni di eutrofizzazione e ciò è

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garantito da una pianificazione accurata degli interventi di semina, ingrasso, allevamento e raccolta degli organismi con l’ausilio di esperti del settore. Tale fattore perturbativo ha un grado di intensità basso e si può ripercuotere potenzialmente su aree limitate dell’area di analisi ed interne alle aree in concessione. Nella Figura 2-8 si riporta l’area di influenza di questo fattore perturbativo.

Figura 2-8 Area coinvolta dal fattore di pressione H03 presso le aree in concessione della Laguna di Venezia.

Tabella 2-11 Caratteristiche stimate per il fattore di pressione H03 PROBABILITÀ CODICE DESCRIZIONE ESTENSIONE DURATA INTENSITÀ PERIODICITÀ FREQUENZA ACCADIMENTO Inquinamento marino e delle H03 1710 Ha 2 anni 2 1 1 1 acque di transizione

H04 Inquinamento atmosferico e inquinanti aerodispersi La raccolta, il trasporto e il conferimento del pescato unitamente alle attività legate alla gestione delle aree in concessione richiedono l’utilizzo di mezzi con motori a combustione che provocano emissioni in aria di gas combusti e polveri. Per quanto concerne le attività legate all’allevamento, queste richiedono l’uso di due tipologie di imbarcazioni:

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• unità nautiche di piccole dimensioni con fuoribordo di potenza compresa tra i 90 e i 150 cavalli; • unità nautiche di grandi dimensioni con potenza media di 97.6 kw. Sono attualmente presenti nell’area lagunare 337 barchini (unità di piccole dimensioni) e 56 motobarche (unità di grandi dimensioni). Per la stima delle emissioni in fase di esercizio è stata applicata la metodologia europea per la compilazione dell’inventario delle emissioni, documentata in EMEP/EEA Emission Inventory Guidebook (EMEP/EEA, 2016), relativamente al macrosettore della navigazione interna (National sea traffic within EMEP area – codice SNAP 080402). L’emissione annua di contaminanti per singola imbarcazione viene stimata attraverso la seguente equazione:

, = (,, × ,, × ,, × ,,) Dove: E = emissione annua per tipologia di imbarcazione; N = numero di imbarcazioni; T = numero di ore di esercizio di ogni singola imbarcazione (ore/imbarcazione); P = potenza nominale del motore (kW); LF = fattore di perdita (%); EF = fattore di emissione (g/kWh); b = tipologia di imbarcazione; e = tipologia di motore; i = contaminanti; m = tipo di combustibile; z = tecnologia (2003/44 o convenzionale).

I fattori di emissione utilizzati sono quelli suggeriti nel “EMEP CORINAIR Emission Inventory Guidebook” 2016, specifici per i natanti.

Tabella 2-12 Fattori di emissione utilizzati tratti da “EMEP CORINAIR Emission Inventory Guidebook” 2016.

Tipo di TIPO DI POTENZA ALIMENTAZIONE imbarcazione MOTORE NOMINALE NMVOC NH 3 NO X TSP/PM 10 /PM 2.5 FUEL kWh g /kWh Imbarcazioni Diesel Inboard 100 2,03 0,002 11,9 1,3 277 maggiori Benzina Barchini Outboard 90 9 0,002 12 0,08 426

Oltre alle emissioni delle sostanze indicate in tabella (NMVOC, NH 3, NO x e particolato), sono state calcolate le emissioni di CO 2 a partire dal consumo di carburante secondo la relazione:

massa di CO 2= 44,011(massa di carburante / (12,01+1,008 rH/C)) con rH/C = rapporto tra idrogeno e carbonio nel carburante (circa 1,8 per la benzina e 2,0 per il diesel).

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Al fine di eseguire una stima congrua con ogni singola area di lavoro, potendo così far riferimento alle concentrazioni stimate in aria per confrontarle con i limiti normativi, si è ipotizzato che all’interno di una singola area di ca 3 Ha possano svolgere l’attività lavorativa una Motobarca di grandi dimensioni o, in alternativa, 1,5 barchini minori. Sulla base delle informazioni ricavabili dal Piano si è ipotizzato una attività lavorativa giornaliera di ca 3 h più 2 h di trasferimento per le unità maggiori; analogamente si è stimata una attività di ca 4 h di lavoro più 1 h di trasferimento per le unità minori. Nel corso di un anno solare le giornate lavorative ipotizzate per le unità maggiori e per le unità minori sono rispettivamente 160 gg e 200 gg. La stima del totale delle emissioni dai motori delle imbarcazioni all’interno delle siongole aree espresse in kg/anno è riportata nella seguente tabella.

Tabella 2-13 Stima totale emissioni generate dalle imbarcazioni.

NMVOC NH 3 NO x TSP/PM 10 /PM 2.5 CO2 kg kg kg kg kg 1.069 0,31 1.866 69 59.281

A partire dai quantitativi stimati sono state calcolate le concentrazioni di ciascun contaminante a distanze crescenti dalle due sorgenti puntiformi costituite dall’area di scavo e di conferimento, lungo la direzione principale del vento (NE-SO), seguendo una metodologia già utilizzata nell’ambito di altri studi (Fabris, 2016). Nel calcolo delle concentrazioni non si è tenuto conto dei tempi di trasferimento poiché essi si svolgono lungo il canale e non vanno ad influire sullo stato dei luoghi presso le aree in concessione. Per il calcolo delle concentrazioni previste è stato utilizzato un modello gaussiano di dispersione per cui la concentrazione viene calcolata come funzione della distanza dalla sorgente e della velocità del vento, secondo la seguente relazione:

1 (,,,,) = 2 Dove: C = concentrazione del contaminante nel punto di coordinate x,y,z (•g/m 3); E = emissioni della sorgente nell’unità di tempo (•g/s); u = velocità media del vento a 2,0 m dal suolo (m/s);

σy, σ z = coefficienti di dispersione (m) che dipendono dalla classe di stabilità atmosferica e dalla distanza lungo la direzione principale del vento;

Il valore medio di velocità del vento è stato ricavato dai dati storici forniti dall’Ente Zona Industriale di Porto Marghera nel periodo 2005 – 2014, relativi alla velocità del vento misurata dalla stazione n. 22 posta a 40 m di altezza (Fabris, 2016). Considerando una classe di stabilità atmosferica D (sulla base della relazione annuale di ARPAV sulla qualità

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dell’aria del 2014) è stata calcolata la velocità del vento a 2,0 m dal suolo secondo la relazione:

() = ()

I valori dei coefficienti di dispersione sono stati ricavati in funzione della classe di stabilità atmosferica, della distanza sottovento del punto di esposizione e della rugosità del terreno, utilizzando le equazioni di Briggs (1973).

Tabella 2-14. Valori dei coefficienti di dispersione calcolati in funzione dei coefficienti di stabilità (ARPAV, 2014). p A B C D E F Suolo 0,15 0,15 0,20 0,25 0,40 0,60 urbano Suolo 0,07 0,07 0,10 0,15 0,35 0,55 rurale

Al fine di paragonare le concentrazioni determinate con gli Standard di Qualità dell’Aria (SQA, definiti dal D.Lgs. 155/2010) si è ipotizzato, in via cautelativa, che le polveri siano assimilabili a particolato con granulometria inferiore a 10 µm (PM 10 ) e che gli ossidi di azoto

(NO x) siano trasformati interamente in biossido di azoto (NO 2).

Nella seguente tabella vengono riportate le concentrazioni medie annue di NO 2, e particolato

(PM 10 ), determinate a distanze crescenti dalle due sorgenti (area di scavo e sito di conferimento) lungo la direzione principale del vento al fine di poter confrontare i valori ottenuti con i limiti fissati dalla normativa. I due contaminanti considerati sono quelli che presentano le maggiori criticità per la definizione della qualità dell’aria nella Provincia di Venezia.

Limiti Dlgs C50 C75 C100 C150 C200 Contaminante 155/2010 (ug/m3) (ug/m3) (ug/m3) (ug/m3) (ug/m3) (ug/m3) NMVOC 31,27 14,02 7,95 3,59 2,06 NH3 0,0069 0,0031 0,0018 0,0008 0,0005 NOx 41,70 18,69 10,60 4,79 2,74 30 TSP/PM10/PM2.5 0,28 0,12 0,07 0,03 0,02 40 CO2 35,95 16,12 9,14 4,13 2,36

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I valori risultano entro i limiti medi annuali già a 59 m dal punto emissivo, perciò si ritiene che questa poerturbazione possa interessare le sole aree in concessione ed un buffer di ca. 59 m da esse come si riporta nella Figura 2-9.

Figura 2-9 Area coinvolta dal fattore di pressione H04 presso le aree in concessione della laguna di Venezia.

L’intensità della perturbazione è molto limitata in considerazione delle stime svolte e della tipologia di mezzi interessati e interesserà le aree in concessione con cadenza che potrà essere giornaliera nei periodi di più intensa lavorazione.

Tabella 2-15 Caratteristiche stimate per il fattore di pressione H04. PROBABILITÀ CODICE DESCRIZIONE ESTENSIONE DURATA INTENSITÀ PERIODICITÀ FREQUENZA ACCADIMENTO Inquinamento H04 atmosferico e 2369 Ha 2 anni 2 3 3 5 inquinanti aerodispersi

H06.01 Inquinamento da rumore e disturbi sonori Le emissioni acustiche nella fase di allevamento e raccolta che possono essere considerate rumorose sono dovute all’uso della strumentazione automatizzata per la raccolta ed il vaglio del pescato.

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I valori di potenza acustica dei macchinari utilizzati per il calcolo delle emissioni in ambiente sono stati ricavati da dati di letteratura. Nel caso in esame, si stima che le emissioni sonore dovute alla strumentazione durante il lavoro abbiano potenza alla sorgente (Lw) dell’ordine dei 90 dB(a) (C.P.T. - Torino (http://www.cpt.to.it/). La pressione sonora al recettore diminuisce in campo libero col procedere della distanza: i valori a diversa distanza presentati nella tabella seguente sono stati calcolati con l’algoritmo utilizzato nel sito dell’ARPA Valle d’Aosta (http://www.arpa.vda.it/it/agenti-fisici/rumore- ambientale/modellistica/formulario-semplice-di-acustica).

Tabella 2-16 Valori di pressione sonora, in dB, all’aumentare della distanza dalla sorgente; quest’ultima è data dall’escavatore. PRESSIONE SONORA A DISTANZE CRESCENTI DALLA SORGENTE Distanza in m 25 50 100 150 200 250 Pressione sonora (dB) 51 45 39 35,5 33 31

Sulla base dei risultati della tabella sopra riportata, è stato possibile definire l’area di influenza del fattore di pressione rispetto alla soglia critica di immissione indicata dalla classificazione acustica per le aree naturali e protette, pari a 50 dB(a), che è risultata pari a quella racchiusa all’interno di una fascia di 28 m dal punto emissivo (Figura 2-10). L’intensità di questa perturbazione, anche in considerazione del fatto che essa si presenta per lo più in aree di laguna aperta dove non sono presenti specie nidificanti, è ritenuta bassa anche se si presenta periodicamente e giornalmente.

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Figura 2-10 Area coinvolta dal fattore di pressione H06.01 presso le aree in concessione della Laguna di Venezia.

Tabella 2-17 Caratteristiche stimate per il fattore di pressione H06.01 PROBABILITÀ CODICE DESCRIZIONE ESTENSIONE DURATA INTENSITÀ PERIODICITÀ FREQUENZA ACCADIMENTO Inquinamento da H06.01 rumore e disturbi 2025 Ha 2 anni 2 2 3 5 sonori

J02.11.02 Altre variazioni dei sedimenti in sospensione o accumulo di sedimenti Per quanto riguarda le possibili alterazioni della torbidità durante le attività di pesca e di raccolta del pescato, queste possono innescare fenomeni di dispersione del materiale stesso nelle aree circostanti con spostamento di volumi ridotti e, soprattutto, localizzati. L’entità delle operazioni è tuttavia circoscritta alle aree in sub-concessione, all’interno delle quali viene eseguita l’attività di allevamento e raccolta meccanizzata, e nel suo immediato intorno in un raggio che, sulla base delle esperienze di monitoraggio condotte in Laguna di Venezia (Molin, 2013; Di Silvio et al., 2015) ed in altri siti (Feola et al., 2016) si stima pari a ca. 150 m dalla fonte emissiva.

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Le attuali conoscenze basate sulle misure di controllo eseguite nell’ambito di lavori di dragaggio ben più consistenti, eseguiti in Laguna di Venezia, hanno infatti evidenziato che la dispersione della plume interessa aree localizzate e prossime a quelle di scavo.

Figura 2-11 Area coinvolta dal fattore di pressione J02.11.02 presso le aree in concessione della Laguna di Venezia.

Tale fattore perturbativo ha un grado di intensità basso, poiché si ripercuote su aree localizzate con cadenza regolare e giornaliera, ma con basse probabilità che si verifichino alterazioni elevate rispetto allo stato di fatto dei fondali presenti all’interno delle aree in concessione. I possibili target più sensibili a questo fattore perturbativo risultano essere le praterie di fanerogame che tuttavia, come evidenziato nelle prescrizioni inserite nel Piano, quando presenti, le lavorazioni dovranno avvenire a distanza di sicurezza (100 m in caso di sedimento fine: macroaree A e B; 50 m in casi di sedimento sabbioso: macroaree C e D).

Tabella 2-18 Caratteristiche stimate per il fattore di pressione J02.11.02. PROBABILITÀ CODICE DESCRIZIONE ESTENSIONE DURATA INTENSITÀ PERIODICITÀ FREQUENZA ACCADIMENTO Altre variazioni dei sedimenti in J02.11.02 3321 Ha 2 anni 2 2 3 2 sospensione o accumulo di sedimenti

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K01.01 Erosione La Laguna di Venezia è sottoposta ad un progressivo fenomeno di marinizzazione che interessa l’intero bacino; dagli studi del Magistrato alle Acque di Venezia e da pubblicazioni scientifiche, risulta che il tasso medio di approfondimento dei bassi fondali nel periodo 1930 - 1970 è stato di circa 14 cm, a seguito soprattutto dalla subsidenza. Dal 1970 al 1990 la profondità media dei fondali ha subito un notevole incremento, con una perdita di areali con profondità tra 0,5 e 1,5 m ed un aumento di quelli tra 1,5 e 5 m. Per questo periodo, le stime indicano una perdita media di circa 2 milioni di mc/anno di sedimenti ed una fuoriuscita di sedimenti dalla Laguna di circa 1 milione di mc/anno. Nel trentennio 1970-2000, le stime indicano che, a seguito dei grandi interventi antropici, la laguna si è mediamente approfondita di circa 15-20 cm; il bacino che si è approfondito di più è quello di (- 33 cm), dove i bassi fondali hanno risentito enormemente dell’intervento di apertura del canale di Malamocco-Marghera. Nel bacino di Chioggia, l’approfondimento è stato stimato in circa 20 cm, mentre in quello di Lido di circa 12 cm. L’azione della pesca delle vongole, inizialmente non regolamentata e successivamente condotta in specifiche aree, ha contribuito anch’essa all’approfondimento dei bassi fondali lagunari, alzando il rischio di un abbassamento delle zone più produttive della Laguna. L’approfondimento dei fondali ha comportato anche un significativo cambiamento della morfologia lagunare, a seguito dell’erosione dei bassifondi e della sedimentazione nei canali ad essi adiacenti. I bassifondi a quota superiore ai -0,60 m s.l.m.m. (minima marea di sizigie) si sono ridotti dai 168 kmq del 1930 ai 105 kmq del 1970, fino ai 60 kmq del 2000.

Il quadro generale attuale delle batimetrie della Laguna di Venezia indicano che le profondità medie più elevate si hanno nella Laguna centrale e sud (-1,8 m) rispetto a quelle della laguna nord (-1,3 m). Nella Tabella 2-19 sono riportati i range di variazione per ogni singola macroarea.

Tabella 2-19 Range delle batimetrie nelle quattro macroaree

Concessione Range batimetria

Macroarea A - Laguna nord -0,5/-1,25 Macroarea B - Laguna centrale -0,75/-1,5 Macroarea C - Laguna sud -0,75/-2,5 Macroarea D - Laguna sud -0,25/-2,0

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Si ritiene che per ciò che concerne l’erosione potenziale imputabile alla movimentazione dei natanti per la gestione delle attività di allevamento ed alle attività di raccolta, queste potranno produrre solo effetti limitati all’interno delle aree in concessione data la tipologia di attrezzi da pesca utilizzati all’interno delle aree stesse.

Figura 2-12 Area coinvolta dal fattore di pressione K01.01 presso le aree in concessione della Laguna di Venezia.

Tabella 2-20 Caratteristiche stimate per il fattore di pressione K01.01 PROBABILITÀ CODICE DESCRIZIONE ESTENSIONE DURATA INTENSITÀ PERIODICITÀ FREQUENZA ACCADIMENTO

K01.01 Erosione 1710 Ha 2 anni 2 2 3 2

2.10.3. Definizione dei limiti spaziali e temporali dell’analisi

Sulla base dell’estensione areale indicata per i singoli fattori di pressione è stato possibile definire l’area di influenza che, come si può osservare dalla Figura 2-13 interessa direttamente i Siti Natura 2000 IT3250046, IT3250030, IT3250031. L’area di interesse, per la quale è stata valutata la possibile incidenza delle attività connesse con il Piano, include l’area all’interno del perimetro delle zone in concessione e la parte ad

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esse adiacenti soggette ai fattori perturbativi J02.11.02 e H04 unitamente alle rotte percorse dalle imbarcazioni adibite alla raccolta del pescato ed è pari complessivamente a 3160 ha. Quest’area è stata selezionata sulla base dei possibili effetti perturbativi determinati dai fattori di pressione individuati al par. 2.10.2. Per quanto concerne la definizione dei limiti temporali dell’analisi condotta in seguito, questa è stata fissata a 2 anni (periodo 2018 – 2020).

Figura 2-13 Area di analisi.

2.11. Identificazione di piani, progetti e interventi che possono interagire congiuntamente

In relazione alla tipologia di progetto descritta e alle possibili alterazioni dirette ed indirette che può comportare sulle componenti abiotiche dell’ambiente, sono stati individuati i piani e i progetti che possono in vario modo interagire congiuntamente con l’Aggiornamento 2018 del Piano di Gestione della venericoltura. Sono di seguito riportati i Piani o Progetti approvati che possono interagire con il Piano in esame, in base ai criteri di: • vicinanza; • tipologia e dimensioni delle azioni progettuali; • perturbazione/alterazione ambientale indotta; • beneficio ambientale.

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2.11.1. Piano morfologico per la Laguna di Venezia

Il Piano degli Interventi per il Recupero Morfologico del 1991 è attualmente ancora in vigore, in attesa dell’approvazione del nuovo Piano recentemente prodotto dal CO.RI.LA. Il Piano tratta il riequilibrio idrogeologico e l’arresto e inversione del degrado lagunare, secondo le richieste della legge speciale 798/84 per la salvaguardia di Venezia e della sua Laguna. L’aggiornamento del Piano del 1991 e delle successive Linee-Guida del 2004 si caratterizzano per interventi mirati a mantenere o ricreare condizioni di morfologia e idrodinamica, mirati a tutelare il ripristinano della biodiversità. Il “Piano generale degli interventi per il recupero morfologico della laguna” ha come obiettivo principale il risanamento morfologico, mantenendo all’interno della laguna la maggior quantità possibile di sedimenti, limitandone la perdita in mare. Tra gli obiettivi principali c’è il contrasto all’appiattimento dei fondali e la necessità di vivificare le zone lagunari più vicine alla gronda lagunare. In relazione alla venericoltura, il Piano Morfologico prevede di gestire la pesca delle vongole in Laguna in modo da trasformare la pesca da libero accesso a pesca in allevamento, rilevando che il prelievo indiscriminato delle vongole vanifica l’efficacia delle opere di recupero morfologico previste per ridurre la risospensione dei sedimenti. Il Piano Morfologico assume che l’impatto della pesca sui fondali si riduca nel tempo alle sole aree in concessione, attraverso una progressiva riconversione del settore; sono previsti inoltre interventi per mitigare l’impatto della pesca all’interno delle aree in concessione, attraverso interventi pianificatori, interventi di regolamentazione, interventi strutturali.

2.11.2. Progetto delle opere alle bocche

Il progetto delle opere mobili alle tre bocche di porto denominato MOSE ha lo scopo di rispondere all’obiettivo posto dalla 798/84 per Venezia, ovvero la difesa degli abitati lagunari dalle acque alte di qualunque livello. Il sistema si compone di quattro schiere di paratoie, incernierate sul fondo e alloggiate in cassoni in calcestruzzo armato, che si sollevano su previsione di alte maree superiori a una quota concordata (+ 110 cm), andando a bloccare il flusso di marea in ingresso in laguna. A questo, si aggiungono altre opere complementari come le scogliere (lunate) all’esterno delle bocche di porto, atte ad attenuare i livelli delle maree più frequenti e il rialzo delle rive e delle pavimentazioni, nelle aree più basse degli abitati lagunari. Il sistema è in grado di isolare, temporaneamente, la laguna dal mare e di bloccare il flusso della marea. Le bocche restano chiuse per la sola durata dell'acqua alta e per i tempi di manovra delle paratoie (in media 4,5 ore complessivamente).

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Per la complessità ecosistemici della Laguna di Venezia, la manovra di apertura delle paratoie potrà avvenire secondo precise procedure per le quali si tiene conto anche del possibile aumento dell’acqua in Laguna per l’apporto dei fiumi, per la pioggia, per i sopralzi locali causati dal vento, per il passaggio dell’acqua tra una paratoia e l’altra. La complessità dell’opera e le ripercussioni ambientali che si potrebbero generare si comprendono dal fatto che il Progetto MOSE è stato oggetto di contenzioso comunitario (rif. Procedura d’infrazione n. 2003/4762); quest’ultimo è stato poi archiviato a fronte dell’impegno del Governo italiano di attuare misure di mitigazione, di compensazione e monitoraggi in corso d’opera per valutarne eventuali effetti diretti ed indiretti. I monitoraggi tuttora in corso, hanno riguardato verifiche sulle matrici torbidità, rumore, livelli di falda (nella sola area di Punta Sabbioni), qualità dell’aria, avifauna (a scala lagunare), vegetazione, invertebrati terrestri (carabidofauna), macrofite (fanerogame e macroalghe), macrozoobenthos a livello di bocche (e specificatamente nelle pozze di sifonamento degli Alberoni) e ittiofauna.

2.11.3. Piano di Sviluppo Aeroportuale dell’aeroporto di Venezia Marco Polo

In base a quanto dichiarato dalla società di gestione l’aeroporto Marco Polo ha posto come linee guida del progetto di sviluppo del Masterplan 2021 alcuni principi fondamentali: • la minima occupazione di suolo rispetto alla capacità necessaria per i flussi di passeggeri e merci dello scalo; • il controllo e monitoraggio capillare delle emissioni e degli impatti ambientali; • la salvaguardia dell’ambiente attraverso l’utilizzo di tecnologie a basso impatto; • l’impegno in opere di mitigazione e compensazione. Le azioni previste dal Masterplan e le relative caratteristiche sono state confrontate ed incrociate con lo stato ambientale attuale dell’area interessata, pervenendo alla identificazione delle interferenze opera/ambiente. L’ambiente è stato analizzato nelle sue componenti principali e per ognuna di esse è stato simulato, grazie all’utilizzo di strumenti di previsione e modellazione, l’effetto che la realizzazione delle opere del Masterplan produrrebbe sull’ambiente circostante. Le principali azioni di Piano che sono state identificate come possibili fonti di interferenza e che quindi saranno oggetto di valutazione sono principalmente: • Incremento del numero di passeggeri; • Incremento di traffico aereo, veicolare ed acqueo correlato;

• nuove strutture ed installazioni (airside e landside).

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Successivamente alla identificazione delle interferenze è stata effettuata la “misura” di tali interazioni, al fine di rapportare il fenomeno potenziale alla situazione reale e definire, quindi, gli impatti diretti ed indiretti. L’analisi per la stima degli impatti è stata realizzata seguendo un approccio “top-down” che ha permesso di selezionare le interferenze più importanti. Nell’ambito della stima degli impatti sono state individuate e descritte, dove possibile, le mitigazioni da adottare o già adottate dal Masterplan per la minimizzazione degli impatti stessi. Non si ritiene vi possano essere effetti sulle attività di venericoltura causati dall’attuazione del Piano di Sviluppo aeroportuale.

2.11.4. Piano per la gestione delle risorse alieutiche delle lagune della Provincia di Venezia

Il Piano per la gestione delle risorse alieutiche delle lagune della provincia di Venezia, previsto dall’art. 33 del “Regolamento per l’esercizio della pesca nelle acque interne e marittime interne della provincia di Venezia”, rappresenta lo strumento di pianificazione delle attività di pesca e acquicoltura nelle acque marittime interne della Città metropolitana di Venezia (Laguna di Venezia, Laguna di Caorle e Lama del Mort). Il Piano, approvato con deliberazione del Commissario nella competenza del Consiglio Provinciale n. 15 del 20/05/2015, ha già previsto gli indirizzi per lo svolgimento e la disciplina dell’attività di pesca professionale della vongola filippina. In particolare, per quanto riguarda le aree in cui tale attività è consentita sono state escluse quelle caratterizzate da presenza di praterie a fanerogame marine nonché le aree attualmente impegnate da attività di venericoltura e destinate alla raccolta dei giovanili di vongola da destinare all’allevamento.

2.11.5. Progetto LIFE LAGOON REFRESH (LIFE16 NAT/IT/000663)

Il progetto LIFE LAGOON REFRESH prevede il ripristino nel SIC “Laguna Superiore di Venezia” (IT3250031) dell’ambiente ecotonale tipico delle lagune microtidali, caratterizzato da un marcato gradiente salino e da ampie superfici intertidali vegetate da canneto (principalmente Phragmites australis). Il progetto intende raggiungere i seguenti obiettivi: • Migliorare il Grado di Conservazione dell’habitat 1150* Lagune costiere (Dir. 92/43/CEE) e contribuire al raggiungimento del buono stato ecologico (Dir. 2000/60/CE) dei corpi idrici;

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• Migliorare nella ZPS IT3250046 “Laguna di Venezia” lo stato di conservazione di specie ornitiche incluse nell’all. l della Dir. 2009/147/CE, che utilizzano l’ambiente a canneto in periodo di svernamento e/o riproduttivo per il foraggiamento, il riposo notturno o la nidificazione (Phalocrocorax pygmeus*, Botaurus stellaris*, Ardea purpurea, Ixobrychus minutus, Circus aeruginosus, C. cyaneus, Alcedo attui); • Incrementare la presenza della specie ittica Pomatoschistus canestrinii, inclusa nell’all. II della Dir. 92/43/CEE, richiamata dalla presenza di ambienti a bassa salinità. Il ripristino del gradiente salino e delle superfici di canneto contribuiranno inoltre all’aumento della biodiversità nel SIC, in linea con la strategia Biodiversità 2020.

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3. FASE 3: VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVIT À DEGLI EFFETTI

3.1. Identificazione degli elementi dei siti della rete Natura 2000

3.1.1. Habitat presenti nell’area di analisi

Nell’area di esame sono presenti habitat di importanza comunitaria in prevalenza acquatici e in minor misura appartenenti alla seriazione alofila (aree laterale al canale Malamocco Marghera e della Val di Brenta) (Direttiva 92/43/CEE, Allegato 1) che di seguito vengono elencati nella Tabella 3-1, mostrati nella Figure 3-1 e descritti nel prosieguo del paragrafo.

Tabella 3-1 Habitat di interesse comunitario presenti nell’area di analisi. SUP. NELL’AREA COD. DESCRIZIONE DI ANALISI (HA) 1140 Distese fangose o sabbiose emergenti durante la bassa marea 238 1150* Lagune costiere 2725 1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marine 1,05 Vegetazione pioniera a Salicornia e altre specie annuali delle zone fangose e 1310 sabbiose 0,32 1410 Pascoli inondati mediterranei ( Juncetalia maritimi ) 2,63 Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-atlantici ( Sarcocornetea 1420 fruticosi ) 4,53

Figure 3-1 Distribuzione degli habitat di interesse comunitario nell’area di analisi.

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1140 Distese fangose e sabbiose emergenti durante la bassa marea Caratteristiche generali dell’habitat Habitat che comprende nella sua descrizione generale sabbie e fanghi delle coste degli oceani, dei mari e delle relative lagune, emerse durante la bassa marea, spesso prive di vegetazione e piante vascolari di solito ricoperte da alghe azzurre e diatomee, solo nelle zone che raramente emergono possono essere presenti comunità a Z. marina o Z. noltei.

Rappresentatività Nell’area di analisi l’habitat 1140 è distribuito soprattutto lungo il lato ovest del canale Malamocco-Marghera, nelle porzioni delle casse di colmata che si affacciano sulla laguna presso l’area B3, presso l’area B2 antistante l’isola di e in Val di Brenta presso l’area D9 e presso le aree D7 e D12. Le superfici dell’habitat 1140 presenti all’interno dell’area di analisi includono bassifondali dove le comunità bentoniche sono prevalentemente di fondali avegetati, non essendovi praterie di fanerogame marine (cfr. Figure 3-1).

Figura 3-2 Distribuzione dell’habitat 1140 nell’area di analisi

Le comunità zoomacrobentoniche di quest’habitat nelle macroaree B e D sono caratterizzate dalla presenza di infauna ed epifauna con popolamenti bentonici piuttosto poveri, sia in termini di specie sia in termini di individui, con prevalenza di organismi filtratori (bivalvi) e detritivori (anfipodi e policheti) dove le specie più comuni sono il bivalve R. philippinarum , i

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Gasteropodi Nassarius reticulatus , N. nitidus e Cyclope neritea, i policheti Nephtys hombergi , Notomastus sp., Paradoneis lyra , Phyllodoce sp. e gli anfipodi Corophium orientale e Ampelisca diadema (MAG.ACQUE-SELC, 2005).

Grado di conservazione Lo stato di struttura e funzioni dell’habitat 1140 ”Distese fangose e sabbiose emergenti durante la bassa marea” nei siti Natura 2000 considerati raggiunge, in molte aree lagunari, livelli elevati tali da far sì che lo stato di conservazione dell’habitat si debba considerare in alcune zone elevato. Sono aree queste caratterizzate da estensioni più o meno ampie di praterie del genere Zostera dove i rapporti trofici tra le specie sono ricchi e diversificati. Nelle superfici di habitat 1140 interne all’area di analisi, mancano elementi strutturali qualificanti dell’habitat, non si raggiungono quindi i livelli elevati di altre aree lagunari.

HABITAT RAPPRESENTA SUPERFICIE GRADI DI VALUTAZIONE VALUTAZIO COD. DESCRIZIONE TIVITÀ IT3250046/I CONSERVAZIONE GLOBALE NE AREA DI IT3250046/IT T3250030/ IT3250046/IT32 IT3250046/IT32 ANALISI 3250030/ IT3250031 50030/ 50030/ IT3250031 IT3250031 IT3250031 1140 Distese fangose e sabbiose emergenti A/A/B C/C/C A/A/B A/A/B B durante la bassa marea A: Conservazione Eccellente; B: Buona Conservazione; C: Conservazione media o limitata, -/-: informazione non disponibile o specie non presente nel sito

1150* Lagune costiere Caratteristiche generali dell’habitat Habitat caratterizzato da ambienti acquatici costieri con acque lentiche, salate o salmastre, poco profonde, caratterizzate da notevoli variazioni stagionali in salinità e in profondità in relazione agli apporti idrici (acque marine o continentali), alla piovosità e alla temperatura che condizionano l’evaporazione. In contatto diretto o indiretto con il mare, dal quale è in genere separato da cordoni di sabbie o ciottoli e meno frequentemente da coste basse rocciose. La salinità può variare da acque salmastre a iperaline in relazione con la pioggia, l’evaporazione e l’arrivo di nuove acque marine durante le tempeste, la temporanea inondazione del mare durante l’inverno o lo scambio durante la marea. Possono presentarsi prive di vegetazione o con aspetti di vegetazione piuttosto differenziati, riferibili alle classi: Ruppietea maritimae J.Tx.1960, Potametea pectinati R.Tx. & Preising 1942, Zosteretea marinae Pignatti 1953, Cystoseiretea Giaccone 1965 e Charetea fragilis Fukarek & Kraush 1964.

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Rappresentatività L’habitat nell’area di analisi è il più rappresentato; in gran parte delle macroaree è per la maggior parte della sua estensione rappresentato da stadi strutturali e funzionali con un grado di rappresentatività poco elevato (in particolare per le macroaree A e B e per la Val di Brenta nell’area D); in molte aree prevalgono fondali nudi o con presenza di biomasse macroalgali in cui le praterie di fanerogame lagunari sono pressoché assenti. Solo presso le subconcessioni dell’area D, in prossimità della bocca di porto di Chioggia, e dell’area C sono presenti porzioni di prateria sulla base dei rilievi condotti nel corso della mappatura delle praterie lagunari del 2010. Recenti indagini hanno però evidenziato un’espansione delle praterie lagunari tanto da far osservare la loro presenza anche nelle vicinanze delle subconcessioni B2 e B2bis della macroarea B. Le comunità zoobentoniche variano considerevolmente in funzione della prossimità alle zone prossime alla bocca di porto. Per quanto concerne le specie caratterizzanti la struttura degli habitat acquatici della macroarea A, i bassi fondali compresi nel tratto tra e , corpo idrico PNC2, si caratterizzano per popolamenti con prevalenza di organismi filtratori (bivalvi) e detritivori (anfipodi e policheti), dove le specie più comuni sono i bivalvi Parvicardium exiguum , Cerastoderma glaucum , R. philippinarum , i policheti Nephtys hombergi , Notomastus sp. e gli anfipodi Caprella equilibra e Ampelisca . Per quanto concerne le specie ittiche dell’area in esame tra le stanziali le maggiori abbondanze sono quelle del latterino ( Atherina boyeri ), dei gobidi Pomatoschistus canestrinii e Zosterisessor ophiocephalus . Nel tratto che affianca il canale Malamocco-Marghera presso la macroarea B, la struttura dei bassifondi lagunari è caratterizzata prevalentemente da sedimenti con granulometria silt- argillosi dove le comunità bentoniche sono caratterizzate prevalentemente da organismi dell’infauna e dell’epifauna tipici dei substrati di fondo molle e dove la componente macroalgale può diventare predominante. In quest’area i valori degli indici di comunità AMBI e MAQI registrati da ARPAV per valutare lo stato ecologico dei corpi idrici lagunari variano dallo scarso all’appena sufficiente. I bassi fondali si caratterizzano per popolamenti zoobentonici relativamente poveri, sia in termini di specie, sia in termini di individui, con prevalenza di organismi filtratori (bivalvi) e detritivori (anfipodi e policheti), dove le specie più comuni sono il bivalve R. philippinarum , i policheti Nephtys hombergi , Notomastus sp., Paradoneis lyra , Phyllodoce sp. e gli anfipodi Corophium orientale e Ampelisca diadema (MAG.ACQUE-SELC, 2005; Molin et al., 2009). Man mano che si procede verso la bocca di porto e quindi nell’area circostante il Porto di San Leonardo sono presenti piccole porzioni di prateria di fanerogame che si caratterizzano per una maggiore biodiversità.

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Presso la macroarea D, in prossimità della bocca di porto di Chioggia, e presso la macroarea C la presenza di sedimenti a sabbia più grossolana e di prateria favorisce la presenza di specie con affinità marine tra cui Chamalea galina , Ensis minor , Tellina spp.), mentre nelle aree più interne della macroarea come quelle presso la Val di Brenta, con sedimenti più pelitici, si trovano T. philippinarum , T. decussatus, Paphia aurea e Dosinia lupinus . Tra i Gasteropodi sono presenti i Muricidi Hexaplex trunculus e Bolinus brandaris , le specie comuni Nassarius mutabilis , N. reticulatus , N. nitidus , Cyclope neritea . I policheti più comuni sono invece Arenicola marina e Marphisa sanguinea , mentre nelle aree di bassofondo abbonda Glycera sp . L’unica specie bentonica presente nell’area di analisi e listata negli allegati della Direttiva 92/43/CEE è Pinna nobilis (All. IV) che è tipica degli ambienti di praterie.

Figura 3-3 Distribuzione dell’habitat 1150* e delle praterie di fanerogame lagunari sulla base dei rilievi del 2010 nell’area di analisi.

Grado di conservazione Lo stato della struttura e delle funzioni dell’habitat 1150* Lagune costiere nei siti Natura 2000 considerati raggiunge in alcune aree lagunari livelli elevati tali da far sì che lo stato di conservazione dell’habitat si debba considerare in alcune zone elevato. Similmente vi sono aree dei siti Natura 2000 dove mancano gli elementi strutturali qualificanti dell’habitat come ad esempio le praterie di fanerogame marine o comunità biologiche diversificate, e vi sono

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invece comunità con bassi livelli di biodiversità e reti trofiche corte, legate perlopiù alla catena del detrito come alcune di quelle presenti all’interno dell’area di analisi. Lo stato di conservazione dell’habitat nella macroarea A, localizzata in laguna Nord, si caratterizza per l’assenza della prateria di Z. marina e di Z. noltei e C. nodosa , rappresenta dalle associazioni del Nanozosteretum noltii Harmsen 1936, del Zosteretum marinae (Van Goor 1921) Harmsen 1936 e del Cymodoceetum nodosae Giaccone e Pignatti 1967 appartenenti allo Zosterion marinae Christiansen 1934 e all'ordine Zosteretalia . Questi sintaxa che spesso inquadrano entrambi gli habitat acquatici 1140 “Distese sabbiose o fangose emergenti durante la bassa marea” e il prioritario 1150* ”Lagune costiere” risultano perlopiù assenti. Similmente nella macroarea B sono presenti alcuni tratti fondale con presenza di praterie ma la gran parte delle superfici è nuda e caraterizzata da organismi filtratori dell’infauna. Le aree a maggiore diversificazione sono quelle presenti nella macroarea C e nella macroarea D, specie quelle di quest’ultima macroarea prossime alla bocca di porto di Chioggia dove sono presenti vaste aree a prateria in cui possono essere presenti specie di interesse conservazionistico quali la Pinna nobilis , Paracentrotus lividus e poriferi del genere Thetya (T. citrina e T. aurantium) . Le aree interne alla Val di Brenta incluse nella macroarea D sono anch’esse caratterizzate da minore biodiversità a causa del loro maggior confinamento.

HABITAT RAPPRESENTATIVITÀ SUPERFICIE GRADI DI VALUTAZIONE VALUTAZI COD. DESCRIZI IT3250046/IT325003 IT3250046/IT CONSERVAZIONE GLOBALE ONE AREA ONE 0/ IT3250031 3250030/ IT3250046/IT3250 IT3250046/IT3250 DI ANALISI IT3250031 030/ IT3250031 030/ IT3250031 1150* Lagune B/B/B A/B/A B/B/B B/B/B B costiere A: Conservazione Eccellente; B: Buona Conservazione; C: Conservazione media o limitata, -/-: informazione non disponibile o specie non presente nel sito

1210: Vegetazione annua delle linee di deposito marine Caratteristiche generali dell’habitat Formazioni erbacee, annuali (vegetazione terofitica -alonitrofila ) che colonizzano le spiagge sabbiose e con ciottoli sottili, in prossimità della battigia dove il materiale organico portato dalle onde si accumula e si decompone creando un substrato ricco di sali marini e di sostanza organica in decomposizione. L’habitat è diffuso lungo tutti i litorali sedimentari italiani e del Mediterraneo dove si sviluppa in contatto con la zona afitoica, in quanto periodicamente raggiunta dalle onde, e, verso l’entroterra, con le formazioni psammofile perenni.

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Rappresentatività Lungo il canale Malamocco-Marghera quest’habitat è presente con scarse superfici; nella Figura 3-4 che segue si riporta l’area in cui esso è presente che si localizza presso il bacino Sant’Angelo, a sud di Fusina, e presso il canale Drizzagno tra le casse di colmata A e B a Dogaletto.

Figura 3-4 Area di distribuzione dell’habitat 1210 nell’area di analisi.

Grado di conservazione Lungo il canale Malamocco-Marghera quest’habitat è presente con scarse superfici e basso grado di conservazione poiché sottoposto a forti fenomeni erosivi.

HABITAT RAPPRESENTATIVI SUPERFICIE GRADI DI VALUTAZIONE VALUTAZI COD. DESCRIZIO TÀ IT3250046 IT3250046 CONSERVAZIONE GLOBALE ONE AREA NE IT3250046 IT3250046 DI ANALISI 1210 Vegetazion e annua delle linee C C C C C di deposito marine

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Figura 3-5 Distribuzione dell’habitat 1210 nell’area di analisi.

1310: Vegetazione annua pioniera a Salicornia e altre specie delle zone fangose e sabbiose

Caratteristiche generali dell’habitat Formazioni composte prevalentemente da specie vegetali annuali alofile (soprattutto Chenopodiaceae del genere Salicornia ) che colonizzano distese fangose delle paludi salmastre, dando origine a praterie che possono occupare ampi spazi pianeggianti e inondati o svilupparsi nelle radure delle vegetazioni alofile perenni appartenenti ai generi Sarcocornia , Arthrocnemum e Halocnemum . In Italia appartengono a questo habitat anche le cenosi mediterranee di ambienti di deposito presenti lungo le spiagge e ai margini delle paludi salmastre costituite da comunità alonitrofile di Suaeda , Kochia , Atriplex e Salsola .

Rappresentatività L’area in esame è caratterizzata solo in parte dalla presenza di quest’habitat presso le aree barenali lungo il lato orientale delle casse di colmata nel canale Drizzagno.

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Figura 3-6 Distribuzione dell’habitat 1310 nell’area di analisi.

Grado di conservazione In queste aree l’habitat è presente e strutturato con un buon grado di funzionalità.

HABITAT RAPPRESENTATIVI SUPERFICIE GRADI DI VALUTAZIONE VALUTAZI COD. DESCRIZIO TÀ IT3250046/IT3 CONSERVAZIONE GLOBALE ONE AREA NE IT3250046/IT325 250030/ IT3250046/IT325 IT3250046/IT325 DI ANALISI 0030/ IT3250031 IT3250031 0030/ IT3250031 0030/ IT3250031 1310 Vegetazion e annua pioniera a Salicornia e A/B/A A/A/A B/C/B B/C/B B altre specie delle zone fangose e sabbiose A: Conservazione Eccellente; B: Buona Conservazione; C: Conservazione media o limitata, -/-: informazione non disponibile o specie non presente nel sito

1410 - Prati salati mediterranei (Juncetalia maritimi)

Caratteristiche generali dell’habitat Quest’habitat comprende le praterie emicriptofitiche dei suoli salmastri a Juncus maritimus . Si tratta del tipico ambiente del sistema alofilo influenzato da infiltrazioni di acqua salata che può sopportare brevi periodi di siccità, anche se i suoli sono sempre intrisi d’acqua. È

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piuttosto frequente all’interno delle valli da pesca e nei punti rialzati delle barene. Nella maggior parte dei casi è osservabile la composizione floristica come da modello fitosociologico; sono presenti, infatti, Aster tripolium /tripolium , Plantago cornuti , Sonchus maritimus , Phragmites australis , Limonium narbonense (Poldini et al., 1999). In vicinanza di ambienti disturbati (nei pressi dei casoni o negli argini perilagunari) si osservano fenomeni di ruderalizzazione sottolineati dalla presenza di Cirsium arvense e Pulicaria dysenterica , e di infestazione, sulle superfici maggiormente rilevate e asciutte, di Amorpha fruticosa .

Rappresentatività L’habitat è presente presso Dogaletto ed il canale Drizzagno dove sono presenti aree barenali che circondano le casse di colmata.

Figura 3-7 Distribuzione dell’habitat 1410 nell’area di analisi.

Grado di conservazione In queste aree l’habitat è presente e strutturato con un buon grado di funzionalità.

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HABITAT RAPPRESENT SUPERFICIE GRADI DI VALUTAZIONE VALUTAZIO COD. DESCRIZIONE ATIVITÀ IT3250046/I CONSERVAZION GLOBALE NE AREA DI IT3250046/I T3250030/ E IT3250046/IT3 ANALISI T3250030/ IT3250031 IT3250046/IT3 250030/ IT3250031 250030/ IT3250031 IT3250031 1410 Prati salati mediterranei B/B/B C/C/C B/B/B B/B/B B (Juncetalia maritimi ) A: Conservazione Eccellente; B: Buona Conservazione; C: Conservazione media o limitata, -/-: informazione non disponibile o specie non presente nel sito

1420: Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-atlantici (Sarcocornietea fruticosi)

Caratteristiche generali dell’habitat Vegetazione ad alofite perenni costituita principalmente da camefite e nanofanerofite succulente dei generi Sarcocornia e Arthrocnemum , a distribuzione essenzialmente mediterraneo-atlantica e inclusa nella classe Sarcocornietea fruticosi . Formano comunità paucispecifiche, su suoli inondati, di tipo argilloso, da ipersalini a mesosalini, soggetti anche a lunghi periodi di disseccamento. Rappresentano ambienti tipici per la nidificazione di molte specie di uccelli.

Rappresentatività L’habitat è presente presso l’area in esame nella parte nord e sud della cassa di calmata B presso il bacino di Sant’Angelo e presso il canale Drizzagno.

Figura 3-8 Aree barenali presso il canale di Drizzagno

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Figura 3-9 Distribuzione dell’habitat 1420 nell’area di analisi.

Grado di conservazione In queste aree l’habitat è presente e strutturato con un buon grado di funzionalità.

HABITAT RAPPRESENT SUPERFICIE GRADI DI VALUTAZION VALUTAZIONE COD. DESCRIZIONE ATIVITÀ IT3250046/I CONSERVAZIO E GLOBALE AREA DI ANALISI IT3250046/ T3250030/ NE IT3250046/I IT3250030/ IT3250031 IT3250046/IT T3250030/ IT3250031 3250030/ IT3250031 IT3250031 1420 Praterie e fruticeti alofili mediterranei e A/B/B C/C/C B/B/B B/B/B B termo-atlantici (Sarcocornietea fruticosi ) A: Conservazione Eccellente; B: Buona Conservazione; C: Conservazione media o limitata, -/-: informazione non disponibile o specie non presente nel sito

3.1.2. Flora e fauna dell’area di analisi

Vegetazione nell’area di analisi La vegetazione che caratterizza le formazioni barenali e i terreni salmastri prospicienti le casse di colmata e le barene della Val di Brenta è quella tipica della seriazione alofila che colonizza i suoli limoso-argillosi di tali superfici dove vengono raggiunti concentrazioni

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saline molto più elevate di quelle dell’acqua di mare a causa dell’evaporazione con valori superiori all’1% e punte del 20%. Il suolo, benché umido, risulta fisiologicamente arido: le piante devono prelevare l’acqua contrastando l’elevata pressione osmotica del terreno e trattenerla evitando un’eccessiva traspirazione. In tali condizioni solo le specie alofile possono sopravvivere, grazie ai loro adattamenti che ricordano quelli delle xerofite, piante degli ambienti aridi. La vegetazione si distribuisce seguendo una precisa zonazione, legata all’elevazione del suolo rispetto al livello dell’acqua che forma i diversi habitat.

Le aree a “velma” (habitat 1140)” e i bassifondali (habitat 1150*) presenti nelle macroaree A e B sono privi di praterie di Zostera marina e Cymodocea nodosa . Tale assenza può favorire la presenza di macroalghe tra le quali domina la cloroficea Ulva sp. che ricopre con coperture più o meno dense molte aree, formando letti monospecifici (bassifondi compresi tra Venezia e la terraferma prossimi alla macroarea B) o misti con rodoficee del gruppo Gracilaria/Gracilariopsios . Come nel resto della laguna, l’area è inoltre soggetta alla presenza di alghe alloctone ( Undaria pinnatifida e Sargassum nuticum ) dove sono presenti substrati duri naturali e artificiali. In questo settore sud dell’area di analisi, dove la presenza delle macroalghe è da anni scarsa o nulla, è stata recentemente segnalata la presenza di fanerogame marine delle specie Z. marina , in incremento rispetto alla mappatura dell’intera laguna del 2010 (MAG. ACQUE, 2010).

Tabella 3-2 Specie vegetali in allegato II e IV della Direttiva Habitat presenti nell’area di analisi. Da Salogni, 2014. SPECIE ALL. II E IV DIR POPOLAZIO GRADO DI (92/43/CEE) NE CONSERVAZ NELL’AREA IONE DI ANALISI Salicornia veneta II-IV C B Popolazione : V= molto rara; R= rara; C= comune; P=presente. Gradi di conservazione - A: Conservazione Eccellente; B: Buona Conservazione; C: Conservazione media o limitata, DD: informazione non disponibile o specie non presente nel sito

Fauna acquatica Per quanto concerne le specie caratterizzanti il comparto acquatico, le comunità bentoniche dell’area di analisi e dei bassi fondali si caratterizzano per popolamenti estremamente vari, a seconda della loro distanza dalle bocche di porto e dal mare (Catalano et al., 2017). In termini di specie ed individui si ha una prevalenza di organismi filtratori (bivalvi) e detritivori (anfipodi e policheti) dove le specie più comuni sono il bivalve Cerastoderma glaucum , R. philippinarum , i policheti Nephtys hombergi , Notomastus sp., Paradoneis lyra , Phyllodoce sp. e gli anfipodi Corophium orientale e Ampelisca diadema .

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Nelle zone più vicine al mare, dove è possibile la presenza di sedimenti a sabbia più grossolana come presso le aree della macroarea D a Chioggia e nella macroarea C, possono essere presenti specie con affinità più marine tra cui Chamelea gallina e Pinna nobilis , mentre nelle aree più interne della macroarea D e nelle macroarea A e B, con sedimenti più pelitici, si trovano i bivalvi T. philippinarum , T. decussatus, Paphia aurea e Dosinia lupinus , i gasteropodi Nassarius spp. e la piccola Cyclope neritea (MAG.ACQUE-SELC, 2005). Il popolamento ittico dell’area di analisi è fortemente influenzato dalla circolazione delle acque che influenza i flussi migratori nel periodo di ingresso del novellame. Per quanto concerne le specie ittiche dell’area in esame, tra le stanziali le maggiori abbondanze si riferiscono a cefali ( Liza saliens e L. aurata) , latterino ( Atherina boyeri ), Gobidi (Pomatoschistus marmoratus , P. canestrinii , Knipowitschia panizzae , Zosterisessor ophiocephalus e Gobius niger ) e i Syngnathidae Syngnathus abaster , S. typhle e Nerophis ophidion ). I Signatidi unitamente a Z. ophiocephalus e G. niger sono presenti nelle aree di prateria di fanerogame marine e nelle loro vicinanze, mentre a margine delle barene sono comuni Aphanius fasciatus ed i gobidi K. panizzae e P. canestrinii, tutte specie di interesse conservazionistico (Franco et al., 2006). Nell’area di analisi abbondano le specie commerciali con l’orata ( Sparus aurata ) e il branzino (Dicentrarchus labrax ) che sono le specie più importanti dal punto di vista commerciale; sono presenti inoltre altre specie come la passera ( Platichthys flesus ). Atre specie di interesse conservazionistico, presenti negli allegati della Direttiva 92/43/CEE, che possono frequentare l’area di analisi sono più legate agli ambienti di acqua dolce e possono essere presenti nelle zone più contermini al bacino lagunare come la Val di Brenta (aree D9, D10 e D11), le zone B3 e B4 oppure presso le zone di nursery del novellame della foce del fiume Brenta. Tra queste si segnalano Acipenser naccarii , Rutilus pigus , Lethenteron zanandreai , Cobitis taenia , Chondrostoma soetta , Barbus plebejus e Alosa fallax . Nella tabella di seguito si riportano tutte le specie di interesse comunitario presenti all’interno dell’area di analisi e il loro stato di conservazione, unitamente all’estensione dell’habitat di specie calcolato sulla base della classificazione del suolo della Regione Veneto.

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Tabella 3-3 Specie ittiche in allegato II e IV della Direttiva Habitat presenti nell’area di analisi. ESTENSIONE DELL’HABITAT ALL. II E IV POPOLAZIONE DI SPECIE GRADO DI RIFERIMENTO SPECIE DIR NELL’AREA DI ALL’INTERNO CONSERVAZIONE** BIBLIOGRAFICO (92/43/CEE) ANALISI* DEL’AREA (HA) Acipenser 3090 II R C Salogni, 2014; naccarii Alosa fallax 3090 II C C Salogni, 2014; Anguilla 3090 II R C Salogni, 2014; anguilla Barbus 3090 Salogni, 2014; II-V plebejus Chondrostoma 3090 Salogni, 2014; II R D soetta Cobitis taenia 3090 II Salogni, 2014; Knipowitschia 3090 II D B Salogni, 2014; panizzae Lethenteron 3090 II R C Salogni, 2014; zanandreai Pinna nobilis 3090 IV C B Salogni, 2014 Pomatoschistus 3090 II R C Salogni, 2014; canestrinii Rutilus pigus 3090 II-IV R D Salogni, 2014; *Popolazione : V= molto rara; R= rara; C= comune; P=presente; D= mancanza di dati. **Gradi di conservazione - A: Conservazione Eccellente; B: Buona Conservazione; C: Conservazione media o limitata, DD: informazione non disponibile o specie non presente nel sito.

Avifauna La componente ornitologica della fauna presente nella Laguna di Venezia è ricchissima, sia in termini di specie che di abbondanza di individui. Di seguito si presenta un quadro sintetico, desunto da Scarton (2017), Bon & Scarton (2009) e Bon et al. (2014), aggiornato dove necessario sulla base di conoscenze degli Autori di questa relazione. Per le presenze di uccelli svernanti censiti durante i conteggi IWC di metà gennaio si riporta la Tabella 3-4 con i dati disponibili per gli anni 2014-2018, tratti dalle Relazioni Tecniche curate da Basso & Bon (2014-2018), disponibili sul sito internet della Città Metropolitana di Venezia e quello dell’Associazione Faunisti Veneti (www.faunistiveneti.it). Si può osservare nella tabella come le 5 specie mediamente più abbondanti nel quinquennio siano risultate l’alzavola Anas crecca , con circa 187000 individui; il germano reale Anas plathyrynchos con 65000; la folaga Fulica atra con 28000; la volpoca Tadorna tadorna con 23000, il gabbiano comune Chroicocephalus ridubundus con 20000 e il codone Anas acuta con 11500. Meno abbondanti, ma certo non meno rilevanti, le presenze di specie di interesse comunitario quali fenicottero rosa Phoenicopterus roseus (circa 6600 ind.),

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avocetta Recurvirostra avosetta (2500), spatola Platalea leucorodia (54), falco di palude Circus aeruginosus (72), garzetta Egretta garzetta (750), nitticora Nycticorax nycticorax (208). L’intera ZPS è area di eccezionale importanza per lo svernamento e la migrazione dell’avifauna legata alle zone umide (soprattutto, ma non solo, anatidi, limicoli e ardeidi: Bon e Scarton, 2012). Queste specie frequentano sia le valli da pesca che le ampie distese lagunari aperte all’espansione di marea, per motivi trofici e in parte anche per la riproduzione. In base ai risultati degli ultimi 5 inverni, la Laguna di Venezia risulta di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar non solo perché ospita regolarmente più di 20.000 uccelli acquatici ma anche perché vi svernano contingenti di uccelli superiori all’1% della popolazione biogeografica di riferimento, ossia quella che sverna nel Mediterraneo-Mar Nero. La ZPS è particolarmente importante anche come area di nidificazione per numerose specie di uccelli acquatici, tra cui si citano Ardeidi (airone cinerino, airone rosso, garzetta, nitticora), che si riproducono soprattutto, ma non soltanto, nelle valli da pesca (Scarton et al., 2013); tra queste le specie più numerose appartengono alla famiglia dei Laridi (gabbiano comune), Sternidi (sterna comune, fraticello, beccapesci), Caradridi (pettegola, cavaliere d’Italia, avocetta), nidificanti sia nelle valli da pesca che nelle barene della laguna aperta (Figura 3-10). In quest’ultima, soprattutto nel settore meridionale, per quanto riguarda alcune specie di Caradriformi si rinvengono colonie di notevoli dimensioni (Scarton et al., 1994; Bon et al., 2004; Scarton et al., 2005; Bon e Scarton, 2009; Scarton & Valle, 2017).

Sotto il profilo ecologico-funzionale, e per la loro elevata sensibilità a fattori di pressione quali il disturbo antropico, è opportuno riportare l’ubicazione in laguna delle principali aree di alimentazione e dei posatoi di alta marea (questi ultimi chiamati anche dormitori o roost) di limicoli, ossia piovanello pancianera, chiurlo maggiore, pivieressa ecc., si veda Figura 3-11. Si vuole qui evidenziare che, si ritiene per meri errori cartografici, alcuni dei roost indicati nella figura, come ad es. quello indicato a traverso del canale Novissimo (anche detto Otregan) sono traslati, per cui la loro rappresentazione è da considerarsi indicativa. Ulteriori, più recenti indagini hanno evidenziato l’importanza di alcune barene artificiali, tra quelle site in Laguna Sud come sito di sosta, per il piovanello pancianera (Campomori, 2007). Un ulteriore aspetto che occorre sottolineare è quello relativo all’utilizzo dei vasti spazi acquei lagunari quale area di alimentazione per diverse specie di ittiofagi obbligati, tra cui alcune specie di interesse comunitario, come sterna, fraticello, beccapesci, ed anche altre, che non sono invece incluse in allegato 1 della Direttiva Uccelli (è il caso ad esempio degli

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svassi maggiori e svassi piccoli). Indagini dettagliate, ottenute mediante effettuazione di transetti con imbarcazione durante i mesi della riproduzione, sono state tuttavia effettuate finora solo nella Laguna Sud. Dati molto recenti (anno 2017) sono infine disponibili per quanto riguarda gli Ardeidi coloniali, quindi nitticora, sgarza ciuffetto, garzetta, airone guardabuoi, airone cenerino e airone rosso che si riproducono in Laguna di Venezia o ai margini del bacino lagunare.

Tabella 3-4 Risultati dei censimenti di metà gennaio eseguiti in Laguna di Venezia (Basso e Bon, 2018).

2014 2015 2016 2017 2018 MEDIA Strolaga mezzana 3 1 8 1 0 3 Strolaga minore 0 4 4 1 0 2 Tuffetto 200 388 401 323 275 317 Svasso collorosso 3 3 1 0 1 2 Svasso maggiore 1221 1078 1028 857 673 971 Svasso cornuto 0 0 0 1 1 0 Svasso piccolo 1475 1762 1288 1627 2634 1757 Cormorano 5089 6027 5330 5630 4730 5361 Marangone dal ciuffo 21 54 54 17 22 34 Marangone minore 5700 7029 7053 7002 8389 7035 Airone cenerino 918 618 773 601 620 706 Airone bianco maggiore 846 527 771 477 620 648 Garzetta 738 1101 752 445 702 748 Airone guardabuoi 0 0 0 0 2 0 Nitticora 220 293 249 100 177 208 Tarabuso 3 6 2 10 6 5 Mignattaio 0 0 0 0 5 1 Ibis sacro 0 0 0 0 18 4 Spatola 73 82 27 21 66 54 Fenicottero 6494 6806 7173 4067 8551 6618 Oca lombardella 2662 567 583 8265 10604 4536 Oca selvatica 2183 4114 6446 6008 6330 5016 Oca del Canada 0 1 0 0 0 0 Oca facciabianca 1 0 0 0 0 0 Cigno reale 915 1080 1231 1186 1273 1137 Cigno minore 0 1 0 0 0 0 Cigno nero 0 5 2 11 0 4 Volpoca 8140 23999 17714 41942 20604 22480 Casarca 0 1 0 1 0 0 Fischione 9127 11757 7882 8267 16884 10783 Canapiglia 632 1108 671 620 591 724

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Alzavola 158343 173273 123111 281367 197202 186659 Germano reale 55705 57813 70900 95544 48852 65763 Codone 8502 7328 10734 14417 16908 11578 Marzaiola 0 3 0 0 0 1 Mestolone 198 405 500 1099 1014 643 Fistione turco 3 2 19 0 0 5 Moriglione 2266 2993 3770 3581 5576 3637 Moretta tabaccata 1 26 1 0 29 11 Moretta 219 172 188 11 185 155 Moretta grigia 0 3 0 0 1 1 Moretta codona 0 1 0 3 0 1 Edredone 1 1 0 0 0 0 Orchetto marino 0 33 2 0 0 7 Orco marino 25 13 0 12 0 10 Quattrocchi 2 0 1 3 2 2 Smergo minore 188 103 38 104 154 117 Smergo maggiore 1 0 0 0 0 0 Porciglione 18 49 25 25 20 27 Voltolino 0 0 0 1 0 0 Gallinella d'acqua 231 478 396 883 525 503 Folaga 32437 29266 26375 17099 33259 27687 Gru 0 0 0 23 16 8 Beccaccia di mare 94 89 126 162 205 135 Cavaliere d'Italia 0 0 0 3 2 1 Avocetta 3150 2308 2206 2294 2540 2500 Pavoncella 1022 634 578 7 2704 989 Piviere dorato 0 0 0 1 350 70 Pivieressa 2069 809 1123 1172 910 1217 Corriere grosso 4 1 9 1 8 5 Fratino 80 48 56 16 56 51 Pittima reale 5 1 0 0 0 1 Pittima minore 0 10 0 0 0 2 Chiurlo maggiore 1614 1233 1444 1389 1432 1422 Totano moro 145 6 161 264 152 146 Pettegola 693 1005 1056 425 309 698 Pantana 114 239 186 118 181 168 Piro piro culbianco 2 3 2 0 1 2 Piro piro piccolo 32 26 63 38 34 39 Frullino 0 0 0 2 0 0 Beccaccino 5 41 38 44 25 31 Piovanello tridattilo 23 111 17 153 200 101 Piovanello violetto 0 1 1 0 1 1

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Gambecchio frullino 0 1 0 0 0 0 Gambecchio 4 10 0 0 0 3 Piovanello pancianera 41503 37587 35253 53981 57834 45232 Combattente 1 0 2 4 0 1 Voltapietre 0 0 2 11 0 3 Gavina 291 306 759 579 71 401 Gabbiano reale nordico 17 6 2 4 5 7 Gabbiano reale 8411 6436 6892 7116 8276 7426 Gabbiano reale pontico 11 2 1 0 3 3 Zafferano 0 0 0 0 2 0 Gabbiano corallino 3291 3996 647 4074 2219 2845 Gabbiano comune 20084 18485 21301 18689 23120 20336 Gabbiano roseo 0 0 0 0 1 0 Beccapesci 50 34 31 46 17 36 Falco di palude 68 78 80 46 88 72 Albanella reale 10 10 12 8 15 11 Gufo di palude 1 0 0 0 0 0 TOTALE 387598 413890 367551 592299 488282 449924

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Figura 3-10 Distribuzione dell’area di maggior presenza di colonie di Laridi e Sternidi nel periodo 1989-2018. Nell’area evidenziata le colonie si rinvengono esclusivamente su barene naturali (in grigio) o artificiali (in nero), mentre gli specchi lagunari sono utilizzati per la ricerca del cibo.

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Figura 3-11 Individuazione delle aree di alimentazione potenziale (velme) e dei posatoi di alta marea (roost) nel settore settentrionale e centro-meridionale della Laguna di Venezia (da Guerzoni e Tagliapietra, 2006 modif.).

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Figura 3-12 Densità di beccapesci (n. ind./100 ha) osservati con transetti da imbarcazione: media maggio-luglio per gli anni 2001-2003 (Scarton, 2008).

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Tabella 3-5 Fenologia per le principali specie di avifauna note per l’area di analisi. Legenda: B=nidificante; M= migratrice; W= svernante; E=estivante (non nidificante); irr=irregolare; reg=regolare; ?=possibile/incerto. A005 Podiceps cristatus Svasso maggiore B, M reg, W A008 Podiceps nigricollis Svasso piccolo M reg, W A017 Phalacrocorax carbo Cormorano M reg, W, B A021 Botaurus stellaris Tarabuso M reg, W, B? A022 Ixobrychus minutus Tarabusino M reg, B A023 Nycticorax nycticorax Nitticora M reg, B, W, A024 Ardeola ralloides Sgarza ciuffetto M reg, B A025 Bubulcus ibis Airone guardabuoi M reg, W reg, B A026 Egretta garzetta Garzetta M reg, B, W A027 Casmerodius albus Airone bianco maggiore M reg, W, B irr A028 Ardea cinerea Airone cenerino M reg, W, B A029 Ardea purpurea Airone rosso M reg, B A032 Plegadis falcinellus Mignattaio M reg, B irr A034 Platalea leucorodia Spatola M reg, W reg, B irr A035 Phoenicopterus ruber Fenicottero M reg, W reg, B irr A048 Tadorna tadorna Volpoca M reg, B, W A050 Anas penelope Fischione M reg, W A051 Anas strepera Canapiglia M reg, W, B irr A052 Anas crecca Alzavola M reg, W, B A053 Anas platyrhynchos Germano reale M reg, W, B A054 Anas acuta Codone M reg, W, B irr A055 Anas querquedula Marzaiola M reg, B, W irr A056 Anas clypeata Mestolone M reg, W, B A058 Netta rufina Fistione turco M irr, W irr, B A059 Aythya ferina Moriglione M reg, W, B A067 Bucephala clangula Quattrocchi W A069 Mergus serrator Smergo minore M reg, W A081 Circus aeruginosus Falco di palude B, M reg, W A082 Circus cyaneus Albanella reale M reg, W A084 Circus pygargus Albanella minore M reg, B A096 Falco tinnunculus Gheppio B, M reg, W A120 Porzana parva Schiribilla M reg, B A123 Gallinula chloropus Gallinella d'acqua B, M reg, W A125 Fulica atra Folaga B, M reg, W A130 Haematopus ostralegus Beccaccia di mare M reg, W, B A131 Himantopus himantopus Cavaliere d'Italia M reg, B, W irr A132 Recurvirostra avosetta Avocetta M reg, B, W

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A136 Charadrius dubius Corriere piccolo M reg, B A137 Charadrius hiaticula Corriere grosso M reg, W par A138 Charadrius alexandrinus Fratino M reg, B, W A141 Pluvialis squatarola Pivieressa M reg, W A142 Vanellus vanellus Pavoncella M reg, W, B A149 Calidris alpina Piovanello pancianera M reg, W A153 Gallinago gallinago Beccaccino M reg, W A160 Numenius arquata Chiurlo maggiore M reg, W, E A161 Tringa erythropus Totano moro M reg, W A162 Tringa totanus Pettegola M reg, B, W A164 Tringa nebularia Pantana M reg, W A176 Larus melanocephalus Gabbiano corallino M reg, W, B A179 Chroicocephalus ridibundus Gabbiano comune M reg, W, B A182 Larus canus Gavina M reg, W A189 Gelochelidon nilotica Sterna zampenere M irr, B par A191 Sterna sandvincensis Beccapesci M reg, W, B A193 Sterna hirundo Sterna comune M reg, B A195 Sternula albifrons Fraticello M reg, B A208 Columba palumbus Colombaccio B, M reg W A210 Streptopelia turtur Tortora M reg, B A214 Otus scops Assiolo M reg, B A221 Asio otus Gufo comune M reg, W, B A222 Asio flammeus Gufo di palude M reg, W irr A229 Alcedo atthis Martin pescatore B, M reg, W A247 Alauda arvensis Allodola B, M reg, W A289 Cisticola juncidis Beccamoschino B, M par, W A296 Acrocephalus palustris Cannaiola verdognola M reg, B A297 Acrocephalus scirpaceus Cannaiola M reg, B A298 Acrocephalus arundinaceus Cannareccione M reg, B A305 Sylvia melanocephala Occhiocotto B, M par, W A323 Panurus biarmicus Basettino B, M reg, W A338 Lanius collurio Averla piccola M reg, B A381 Emberiza schoeniclus Migliarino di palude M reg, W, S, B A393 Phalacrocorax pygmeus Marangone minore M, W, B A604 Larus michahellis Gabbiano reale SB, M reg, W

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Infine, lo stato di conservazione di tutte le specie di Vertebrati di interesse comunitario presenti nell’area di analisi e suddiviso per ciascuna delle ZSC di interesse per la presente relazione è riportato nelle tabelle successive.

Tabella 3-6 Specie di interesse comunitario segnalate nell’area oggetto di valutazione e loro stato di conservazione, come riportato nella DGR 786 del 27/5/2016: ZSC IT 3250030.

Cod. Nome specie globale Isolamento Priorità PAF Valutazione Tipologia di Popolazione Conservazione Specie prioritaria A229 Alcedo atthis p C B B C A029 Ardea purpurea r B B C B A024 Ardeola ralloides r C B C B A021 Botaurus stellaris w C B C B A021 Botaurus stellaris c C B C B A021 Botaurus stellaris r C B C B A138 Charadrius alexandrinus x r B B C B A138 Charadrius alexandrinus x w B B C B A197 Chlidonias niger c C B C C A081 Circus aeruginosus x p A B C A A081 Circus aeruginosus x w A B C A A082 Circus cyaneus w C B C B A084 Circus pygargus r C B C B A027 Egretta alba w B B C B A026 Egretta garzetta w B B C A A026 Egretta garzetta r B B C A A131 Himantopus himantopus r A B C B A022 Ixobrychus minutus x r C B C B A176 Larus melanocephalus w C B C B A023 Nycticorax nycticorax x w A B C B A023 Nycticorax nycticorax x r A B C B A393 Phalacrocorax pygmeus r A B B B A393 Phalacrocorax pygmeus w A B B B A151 Philomachus pugnax c C B C C A035 Phoenicopterus ruber p C B C B A035 Phoenicopterus ruber c C B C B A035 Phoenicopterus ruber r C B C B A035 Phoenicopterus ruber w C B C B

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A034 Platalea leucorodia c C B B B A034 Platalea leucorodia w C B B B A034 Platalea leucorodia r C B B B A032 Plegadis falcinellus c C B C C A032 Plegadis falcinellus r C B C C A140 Pluvialis apricaria w C B C B A140 Pluvialis apricaria c C B C B A132 Recurvirostra avosetta x w A B C B A132 Recurvirostra avosetta x c A B C B A132 Recurvirostra avosetta x r A B C B A195 Sterna albifrons x r B B C B A195 Sterna albifrons x c B B C B A193 Sterna hirundo x r A B C B A191 Sterna sandvicensis x w C B C B

Tabella 3-7 Specie di interesse comunitario segnalate nell’area oggetto di valutazione e loro stato di conservazione, dalla DGR 786 del 27/5/2016: ZSC IT 3250031.

Cod. Nome specie Specie globale prioritaria Isolamento Priorità PAF Valutazione Tipologia di Popolazione Conservazione A229 Alcedo atthis p C B C B A029 Ardea purpurea r B B C A A024 Ardeola ralloides r C B C B A021 Botaurus stellaris r C B C B A021 Botaurus stellaris w C B C B A021 Botaurus stellaris c C B C B A138 Charadrius alexandrinus x w B B C B A138 Charadrius alexandrinus x r B B C B A197 Chlidonias niger c C B C C A081 Circus aeruginosus x w A B C A A081 Circus aeruginosus x p A B C A A082 Circus cyaneus w C B C B A084 Circus pygargus r C B C B A027 Egretta alba w A B C B A027 Egretta alba r A B C B A026 Egretta garzetta w B B C A

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A026 Egretta garzetta r B B C A A131 Himantopus himantopus r C A C A A022 Ixobrychus minutus x r C B C B A176 Larus melanocephalus w A B C B A176 Larus melanocephalus r A B C B A023 Nycticorax nycticorax x w A B C A A023 Nycticorax nycticorax x r A B C A A393 Phalacrocorax pygmeus r B A C C A151 Philomachus pugnax w C C B C A151 Philomachus pugnax c C C B C A034 Platalea leucorodia c C B B C A034 Platalea leucorodia r C B B C A032 Plegadis falcinellus c C B C B A140 Pluvialis apricaria c C B C B A132 Recurvirostra avosetta x w A B C A A132 Recurvirostra avosetta x r A B C A A195 Sterna albifrons x r B B C A A193 Sterna hirundo x r A B C A A191 Sterna sandvicensis x r A B C A

Gradi di conservazione - A: Conservazione Eccellente; B: Buona Conservazione; C: Conservazione media o limitata, DD: informazione non disponibile o specie non presente nel sito. P=presente, r=riproduttiva.

Erpetofauna e mammalofauna Piuttosto scarsi sono i dati disponibili per l’area oggetto di valutazione, che peraltro in gran parte non è idonea alla presenza della teriofauna. Nelle casse di colmata è nota la presenza del coniglio selvatico Oryctolagus cuniculus (Bon et al., 1996; Bon et al. 2004), della nutria Myocastor coypus (Scarton et al., 2000). Tra i micromammiferi si ricordano il toporagno di Arvonchi Sorex arunchi , la crocidura minore Crocidura suaveolens , il topolino delle risaie Micromys minutus e l’arvicola terrestre Arvicola amphibius . Tra i chirotteri si segnalano nell’area di esame Pipistrellus kuhlii , Myotis emarginatus , Hypsugo savii , Eptesicus serotinus , Pipistrellus nathusii , Pipistrellus pipistrellus (Salogni, 2014). Nell’area oggetto di valutazione è presente un numero relativamente ridotto di specie concentrate di anfibi e rettili, nell’area delle casse di colmata dove è presente la natrice dal collare Natrix natrix , la lucertola muraiola Podarcis muralis e la rana verde Pelophilax sink . esculentus (Scarton et al., 2000). Secondo Semenzato et al. (1998) sono inoltre presenti il tritone, il rospo smeraldino ( Bufo viridis ), il colubro liscio ( Coronella austriaca ) e la natrice tassellata ( Natrix tessellata ).

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Tabella 3-8 Specie in Allegato II e IV della Direttiva 92/43/CEE segnalate nell’area oggetto di valutazione (Salogni, 2014; Bonato et al., 2007). SPECIE ESTENSIONE ALL. II E IV POPOLAZIO GRADO DI RIFERIMENTO BIBLIOGRAFICO DELL’HABITAT DI DIR NE CONSERV SPECIE ALL’INTERNO (92/43/CE NELL’AREA A DEL’AREA (HA) E) DI ANALISI* ZIONE Salogni 2014; Bonato et al., Bufo viridis 54,9 IV P B 2007 Salogni 2014; Bonato et al., Caretta caretta 3090 II-IV V C 2007 Salogni 2014; Bonato et al., Coronella austriaca 54,9 IV P C 2007 Salogni 2014; Rondini et al, Eptesicus serotinus 54,9 IV P B 2013 Hierophis Salogni 2014; Bonato et al., 54,9 IV P B viridiflavus 2007 Pelophilax sink. Salogni 2014; Bonato et al., 54,9 V P B esculentus 2007 Salogni 2014, Scheda Natura Pipistrellus kuhlii 54,9 IV P C 2000; Rondini et al, 2013 Pipistrellus Salogni 2014, Scheda Natura 54,9 IV R B nathusii 2000; Rondini et al, 2013 Pipistrellus Salogni 2014, Scheda Natura 54,9 IV P C pipistrellus 2000; Rondini et al, 2013 Salogni 2014, Bonato et al., Podarcis muralis 54,9 IV C A 2007 Salogni 2014, Scheda Natura Podarcis siculus 54,9 IV R C 2000; Bonato et al., 2007 Salogni 2014, Bonato et al., Rana dalmatina 54,9 IV R C 2007 Salogni 2014, Scheda Natura Testudo hermanni 54,9 II-IV R C 2000; Bonato et al., 2007 Salogni 2014; Scheda Natura Triturus carnifex 54,9 II-IV R C 2000; Bonato et al., 2007 Salogni 2014, Rondini et al, Tursiops truncatus 3090 II-IV V C 2013 Zamenis Salogni 2014, Bonato et al., 54,9 IV P C longissimus 2007 *Popolazione: V= molto rara; R= rara; C= comune; P=presente; D=mancanza di dati

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Tabella 3-9 Tipologie di copertura del suolo (CLC) all’interno dell’area di analisi CODICE GRUPPO DESCRIZIONE AREA (ha) 141 1 Aree verdi urbane 1,6

211 Terreni arabili in aree non irrigue 2,4 2 Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con 243 presenza di spazi naturali importanti 4

322 Brughiere e cespuglieti 45 3 324 Vegetazione in evoluzione 0,5

421 Paludi salmastre 1,5 4 423 Piane intertidali 0,3

521 Lagune 3.090

Totale 3145

Da questa tabella si è ottenuta la successiva, dove vengono identificati sulla base di conoscenze disponibili nella letteratura zoologica specifica per il Veneto (Bonato et al, 2007; Bon., 2017; Bon et al. 2014) gli habitat di specie, con la relativa estensione, per tutte le specie di interesse comunitario presenti nell’area di analisi. Le classi di copertura vengono identificate con il solo numero del gruppo (1-5), di cui alla tabella precedente.

Tabella 3-10 Individuazione degli habitat di specie per le specie di interesse comunitario presenti nell’area di analisi. Gruppi di classi di uso del suolo (CLC) 1 2 3 4 5

P 1443 Salicornia veneta X

I 1060 Lycaena dispar X X

I 1084 Osmoderma eremita X

I 1014 Vertigo angustior X

I 6199 Euplagia quadripunctaria X

F 1103 Alosa fallax X

F 1152 Aphanius fasciatus X X

F 1154 Pomatoschistus canestrinii X X

F 1155 Knipowitschia panizzae X X

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F 5304 Cobitis bilineata X X

F 5962 Protochondrostoma genei X X

F 1100 Acipenser naccarii X

F 1137 Barbus plebejus X

F 6152 Lampetra zanandreai X

A 1167 Triturus carnifex X

A 1215 Rana latastei X

A 1193 Bombina variegata X

A 1201 Bufo viridis X X X X X A 5358 Hyla intermedia X X

A 1209 Rana dalmatina X

R 1217 Testudo hermanni X

R 1220 Emys orbicularis X X

R 5670 Hierophis viridiflavus X x X X

R 1283 Coronella austriaca X X

R 5179 Lacerta bilineata X X X

R 1292 Natrix tessellata X X

R 1256 Podarcis muralis X X

R 1250 Podarcis siculus X X X

R 1217 Testudo hermanni X

R 6091 Zamenis longissimus X X

B A001 Gavia stellata X

B A002 Gavia arctica X

B A004 Tachybaptus ruficollis X X

B A005 Podiceps cristatus X X

B A006 Podiceps grisegena X X

B A007 Podiceps auritus X X

B A008 Podiceps nigricollis X X

B A021 Botaurus stellaris X

B A022 Ixobrychus minutus X X

B A023 Nycticorax nycticorax X X X

B A024 Ardeola ralloides X X X

B A026 Egretta garzetta X X X

B A027 Egretta alba X X X

B A029 Ardea purpurea X X

B A030 Ciconia nigra X

B A031 Ciconia ciconia X X

B A032 Plegadis falcinellus X X X

B A034 Platalea leucorodia X X

B A035 Phoenicopterus ruber X X

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B A060 Aythya nyroca X X

B A068 Mergus albellus X X

B A072 Pernis apivorus X

B A073 Milvus migrans X X

B A075 Haliaeetus albicilla X

B A081 Circus aeruginosus X X

B A082 Circus cyaneus X X X

B A084 Circus pygargus X X X

B A090 Aquila clanga X X X

B A094 Pandion haliaetus X X X

B A098 Falco columbarius X X

B xx Falco peregrinus X X X

B xx Falco vespertinus X X X X

B A119 Porzana porzana X X

B A120 Porzana parva X X

B A122 Crex crex X

B A127 Grus grus X X

B A131 Himantopus himantopus X X

B A132 Recurvirostra avosetta X X

B A135 Glareola pratincola X X

B A138 Charadrius alexandrinus X X

B A139 Charadrius morinellus X X

B A140 Pluvialis apricaria X X X

B A157 Limosa lapponica X X

B A170 Phalaropus lobatus X

B A176 Larus melanocephalus X X X

B A189 Gelochelidon nilotica X X X

B A190 Sterna caspia X X

B A191 Sterna sandvicensis X X

B A193 Sterna hirundo X X

B A195 Sterna albifrons X X

B A196 Chlydonias hybrida X X

B A197 Chlidonias niger X X

B A222 Asio flammeus X X X

B A224 Caprimulgus europaeus X X

B A229 Alcedo atthis X X

B A231 Coracias garrulus X X

B A272 Luscinia svecica X X

B A293 Acrocephalus melanopogon X X

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B A307 Sylvia nisoria X X

B A321 Ficedula albicollis X X

B A323 Panurus biarmicus X X

B A338 Lanius collurio X X

B A339 Lanius minor X X

B A393 Phalacrocorax pygmeus X X X

B A397 Tadorna ferruginea X X

B A243 Calandrella brachydactyla X

M 1358 Mustela putorius X X

M 1317 Pipistrellus nathusii X

M 2016 Pipistrellus kuhlii X

M 1327 Eptesicus serotinus X

M Hypsugo savii X

M Nyctalus notula X

M Myotis daubentonii X

M Rhinolophus ferrumequinum X

3.1.3. Specie faunistiche e vegetazionali esterne all'area di analisi o che non possono subire effetti (incidenza NULLA)

Di seguito, Figura 3-11, si riporta un elenco delle specie presenti nell'area del sito Rete Natura 2000 ma che non subiscono effetti in quanto non ricadono all'interno delle aree di analisi coinvolte dal Progetto o la cui presenza è occasionale e non significativa per la presente valutazione (Salogni, 2014).

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Tabella 3-11 Specie non presenti nell’area di valutazione. ELENCO DELLE SPECIE ASSENTI DALL'AREA DI ANALISI O CON UNA PRESENZA OCCASIONALE Acrocephalus arundinaceus Cisticola juncidis Philomachus pugnax Acrocephalus palustris Coronella austriaca Pinus pinaster Acrocephalus scirpaceus Crocidura suaveolens Pinus pinea Agropyron elongatum Cylindera trisignata Plantago cornuti Anacamptis coriophora Dryopteris filix-mas Plegadis falcinellus Anacamptis laxiflora Emberiza schoeniclus Populus alba Anacamptis morio Epilobium parviflorum Populus nigra Anacamptis pyramidalis Epipactis palustris Rutilus erythrophthalmus Aquila clanga Falco tinnunculus Spergularia marina Artemisia coerulescens Gallinago gallinago Spiranthes aestivalis Asio flammeus Gallinago media Spiranthes spiralis Asio otus Gelochelidon nilotica Sterna caspia Asparagus acutifolius Inula crithmoides Strix aluco Atriplex littoralis Limonium bellidifolium Sylvia melanocephala Atriplex rosea Lithophaga lithophaga Trachomitum venetum Bassia hirsuta Meles meles Trapa natans Bubulcus ibis Mergus serrator Triglochin maritimum Bucephala clangula Micromys minutus Tringa erythropus Bupleurum tenuissimum Muscardinus avellanarius Tringa glareola Bupleurum tenuissimum Neomys anomalus Tringa nebularia Calidris ferruginea Nymphoidea peltata Tyto alba Caprimulgus europaeus Oenanthe lachenalii Utricularia australis Charadrius hiaticula Orchis laxiflora Vulpes vulpes Chenopodium ficifolium Oryctolagus cuniculus Chlydonias leucoptura Parapholis strigosa

3.2. Indicazioni e vincoli derivanti dalle normative vigenti e dagli strumenti di pianificazione

3.2.1. Legge Regionale n 19/1998

La legge regionale n 19 del 1998 individua le “Norme per la tutela delle risorse idrobiologiche e della fauna ittica e per la disciplina dell’esercizio della pesca nelle acque interne marittime interne” definisce l’acquacoltura come “l’allevamento di varie specie acquatiche fino all’età adulta o per un periodo limitato del ciclo biologico, con finalità alimentari, ornamentali o di ripopolamento” (art. 20, comma 1). L’art. 22, comma 1, della citata Legge regionale prevede che “le concessioni a scopo di acquacoltura sono rilasciate

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dalla Provincia previa acquisizione del parere favorevole dell’organo competente per l’occupazione dello spazio acqueo. Le modalità di rilascio di tali concessioni sono previste dai regolamenti provinciali che devono prevedere la riduzione di ogni impatto paesaggistico sull’ambiente fluviale, fisico chimico e di alterazione degli alvei”.

3.2.2. “Regolamento per l’esercizio della pesca nelle acque interne e marittime interne della Provincia di Venezia

All’art. 29 il Regolamento prevede quanto segue: 1. Salvo quanto previsto dall'articolo 18, l'attività di acquacoltura e di piscicoltura, sia in acque poste in aree del demanio pubblico, sia se esercitata in specchi acquei posti all’interno di aree di proprietà privata, è soggetta a concessione provinciale. Tale concessione è rilasciata dal dirigente responsabile dell'ufficio competente su istanza della persona fisica o giuridica richiedente, tenuto conto delle indicazioni espresse dalla Carta ittica provinciale. 2. L’istanza deve contenere: a) i dati identificativi del richiedente; b) l'autorizzazione o il parere favorevole dell'organo competente per l'occupazione dello spazio acqueo per le acque poste in aree del demanio pubblico; c) idoneo elaborato planimetrico-cartografico relativo all'area di attività; d) nulla osta da parte della U.L.S.S. competente per lo svolgimento dell’attività proposta; e) elenco delle specie oggetto di allevamento; f) relazione tecnica riportante la superficie, le caratteristiche degli specchi d'acqua utilizzati e il tipo di allevamento praticato; g) dichiarazione riportante modalità, località e quantità di acqua prelevata accompagnata dall'autorizzazione rilasciata dall'autorità competente; h) l'autorizzazione o l'assenso del titolare del fondo, ove diverso dal richiedente; 3. La concessione ha durata di 2 anni e può essere sospesa o revocata per le violazioni in essa previste.

3.2.3. Piano di Area della Laguna Veneziana (PALAV)

Il “Piano di Area della Laguna e Area Veneziana” (PALAV) realizza, rispetto al PTRC dal quale è espressamente previsto, un maggiore grado di definizione dei precetti pianificatori per il territorio di 16 comuni comprendenti e distribuiti attorno alla Laguna di Venezia, tra i quali i comuni di Venezia e Chioggia entro i quali si attuano le azioni del Piano. In merito il Piano

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non evidenzia alcun particolare direttiva o prescrizione per l’area oggetto dell’intervento progettuale. Relativamente alla mollluschicoltura si fa riferimento alla neecessità di limitare i fenomeni erosivi dovuti alla pesca alla vongola nella laguna viva e vieta esplicitamente l’utilizzo delle turbosoffianti. Le Province disciplinano l'organizzazione delle aree in concessione e le strutture connesse all'attività di pesca, itticoltura e mitilicoltura; gli interventi previsti devono essere realizzati con forme e materiali tradizionali ecocompatibili e non devono, comunque, provocare alterazioni della morfologia dei canali e lagunare, né causare impedimenti alla circolazione delle acque e al transito delle imbarcazioni.

3.2.4. Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.)

I Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali (PTCP), previsti dall’art. 22 della L.R. 11/2004, sono gli strumenti di pianificazione che delineano gli obiettivi e gli elementi fondamentali dell'assetto del territorio provinciale in coerenza con gli indirizzi per lo sviluppo socio-economico provinciale, con riguardo alle prevalenti vocazioni, alle sue caratteristiche geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche, paesaggistiche ed ambientali. Il PTCP è formato in compatibilità con i contenuti del PTRC vigente e dei Piani d’area in quanto coerenti con i compiti riservati dalla LR 11/2004 ai diversi livelli di pianificazione urbanistica e territoriale e con la disciplina statale in materia di beni culturali e paesaggio. I piani regolatori comunali (PAT/ PATI e P.I.) e, ove previsto, i vigenti PRG, si conformano agli obbiettivi, indirizzi e direttive espresse dal PTCP e ne assumono le prescrizioni. Il PTCP individua i temi e i relativi ambiti per la pianificazione coordinata tra più comuni. Tutta la vigente normativa relativa ai criteri di pianificazione territoriale e tutela dell’Ambiente, di cui sopra, è ispirata ai criteri generali dettati dal D.Lgs 42/2004.

3.2.5. Piani di Assetto del Territorio (P.A.T.)

Il P.A.T. è un documento di programmazione che delinea le grandi scelte sul territorio e le strategie per lo sviluppo sostenibile. Definisce le funzioni delle diverse parti del territorio comunale, in cui individua le aree da tutelare e valorizzare per la loro importanza ambientale, paesaggistica e storico-architettonica. Fa proprie le direttive generali degli strumenti quali PRTC, PTCP e PALAV e degli strumenti comunali riferiti all’area vasta, quali il Piano Strategico ed il Piano Urbano della Mobilità.

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L’adozione ed approvazione del PAT, con il consenso di regione e/o Provincia, è la condizione necessaria perché il Comune possa accedere, per mezzo del Piano degli Interventi (PI), alla possibilità di pianificare il proprio territorio in modo del tutto autonomo. Le attività di Venericoltura non risultano in contrasto con le indficazioni del PAT.

3.2.6. Piani Comunali di Classificazione Acustica (P.C.C.A.)

Il DPCM 1/3/1991 definendo i limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno, stabiliva l’obbligo per i Comuni di dotarsi della classificazione acustica, consistente nell’assegnazione a ciascuna porzione omogenea di territorio, sulla base di una prevalente ed effettiva destinazione d’uso, di una delle sei classi individuate dal decreto, in corrispondenza dei diversi limiti massimi di rumorosità ammessi. La Regione Veneto, con DGR n:4313 del 21/09/1993, formulava i criteri orientativi per le amministrazioni comunali, al fine della suddivisione in classi dei rispettivi territori. La Legge quadro sull’inquinamento acustico n.447/1995 e la L.R.21/1999 evidenziano l’obbligo della zonizzazione comunale. Con il DCPM 14/11/1997 vengono fissati anche i valori limite di emissione, di immissione, di attenzione e di qualità riferiti alle sei classi di destinazione d’uso del territorio come da DPCM 1/3/1991. Le sei classi individuate dal DCPM 14/11/1997 (le stesse del DPCM 1/3/199), basate sulla suddivisione del territorio comunale in zone omogenee, sono rispettivamente: • Classe I – Aree particolarmente protette. Aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, aree scolastiche, aree destinate al riposo e allo svago, aree residenziali e rurali e di particolare interesse urbanistico, ecc. • Classe II – Aree prevalentemente residenziali • Classe III – Aree di tipo misto • Classe IV – Aree di intensa attività umana • Classe V – Aree prevalentemente industriali • Calle VI – Aree esclusivamente industriali.

Le aree lagunari interessate dalle attività di venericoltura sono classificate come aree particolarmente protette nelle quali la quiete rappresenta un elemento base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, aree scolastiche, aree destinate al riposo e allo svago, aree residenziali e rurali e di particolare interesse urbanistico, ecc. (Classe 1).

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3.2.7. Piano per la gestione delle risorse alieutiche delle lagune della Provincia di Venezia

Il presente Piano è in linea con quanto indicato dal Piano per la Gestione delle Risorse Alieutiche delle lagune della Provincia di Venezia i cui obiettivi sono la gestione ed il sostentamento della pesca professionale e dell’acquacoltura per conservare nel tempo adeguati livelli occupazionali ed economici, oltre che gestire la pesca sportiva e dilettantistica per mantenere la memoria storica e le tradizioni lagunari e al tempo stesso salvaguardare gli habitat lagunari e mantenere le popolazioni delle specie di valore commerciale e conservazionistico. Per questo motivo il Piano individua una serie di azioni atte alla gestione delle risorse e finalizzate al raggiungimento degli obiettivi che nel nostro caso interessano il sostentamento della venericoltura in Laguna di Venezia. Le azioni (quelle che prevedono una localizzazione specifiche per la Laguna di Venezia si possono suddividere in azioni legate all’attività di acquacoltura e pesca (molluschicoltura e pesca della vongola, pesca tradizionale, sostegno alle imprese di settore, pesca dilettantistica), azioni legate alla tutela delle risorse quali ad esempio i piani di ripopolamento, azioni legate alla vigilanza e all’attività di controllo più in generale. In tal senso il presente Piano recepisce le indicazioni e le azioni previste dal Piano pesca concretizzandole in azioni di gestione specifiche.

3.2.8. Misure di Conservazione DGR No. 2371 del 26 Luglio 2006 (Allegato E alla L.R. No. 1/07)

La Regione Veneto con la DGR No. 2371 del 26 Luglio 2006 ha approvato le Misure di conservazione per le ZPS ed individuate 35 ZPS per le quali era necessario predisporre i Piani di Gestione. Con Legge Regionale No. 1 del 5.1.2007 (BUR No. 4 del 9.1.2007) è stato approvato il nuovo Piano Faunistico venatorio regionale 2007/2012, che avrebbe dovuto avere validità quinquennale. La validità del piano faunistico-venatorio regionale è stata rideterminata al 10 febbraio 2018 (LR n.4 del 10/2/2017). Le misure di carattere generale (riportate nell’Allegato C – parte prima della DGR No. 2371 del 26 Luglio 2006) si applicano a tutte le Zone di Protezione Speciale dall’entrata in vigore della delibera di Giunta Regionale. L’Allegato C – parte prima della DGR No. 2371 del 26 Luglio 2006 prevedeva monitoraggi sullo stato di conservazione di habitat e specie, completamento delle conoscenze scientifiche specifiche, individuazione della rete ecologica regionale.

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Le attività previste dalle “Linee Guida” risultano in accordo con le Misure di Conservazione. In particolare, la coerenza per quanto riguarda l’eventuale disturbo nei siti di nidificazione verrà valutata nel seguito della relazione.

3.2.9. D.M. 17 ottobre 2007. Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS).

Il Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare n. 184 del 17 ottobre 2007, recante “Criteri minimi uniformi per la definizione di Misure di Conservazione relative a Zone speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione speciale (ZPS)”, ha provveduto a: • integrare la disciplina riguardante la gestione dei siti che formano la Rete Natura 2000, in attuazione delle già citate Direttive n. 2009/147/CE e n. 92/43/CEE, dettando i criteri minimi uniformi, sulla base dei quali le Regioni e le Province autonome approvano le Misure di Conservazione o, all’occorrenza, i Piani di Gestione per tali aree, in adempimento dell’art. 1, co. 1226, della L. 27 dicembre 2006, n. 296; • prevedere che le Regioni e le Province autonome approvino le opportune Misure di Conservazione per le ZPS, entro tre mesi dall’entrata in vigore del Decreto stesso, sulla base anche degli indirizzi espressi nel già citato Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 3 settembre 2002 “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000” (art. 3); • prevedere che le Misure di Conservazione per le ZSC siano stabilite, così come avvenuto per le ZPS, anche sulla base di criteri minimi uniformi da applicarsi a tutte le ZSC, al fine di assicurare il mantenimento ovvero, all’occorrenza, il ripristino in uno stato di conservazione soddisfacente degli habitat di interesse comunitario e degli habitat di specie di interesse comunitario, nonché a stabilire misure idonee ad evitare la perturbazione delle specie per cui i siti sono stati designati; • prevedere che i Decreti Ministeriali di designazione delle ZSC, adottati d’intesa con ciascuna Regione e Provincia autonoma interessata, indichino il riferimento all’atto con cui le Regioni e le Province stesse approvano le Misure di Conservazione necessarie a mantenere in uno stato di conservazione soddisfacente gli habitat e le specie per le quali i siti sono stati individuati, conformemente agli indirizzi ministeriali ed assicurando la concertazione degli attori economici e sociali del territorio coinvolto (art. 2).

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3.2.10. Piano di Gestione della ZPS Laguna di Venezia

Per quanto concerne Il Piano di Gestione della ZPS IT3250046 “Laguna di Venezia”, finora è stato prodotto il “Documento per le consultazioni” del Marzo 2010. Sebbene non abbia pertanto valore normativo, si richiamano comunque a titolo di completezza le finalità del PdG desunte dal già citato documento. Il Piano di Gestione procede secondo azioni articolate in tre temi: 1) conservazione ed accrescimento della biodiversità; 2) riduzione degli impatti; 3) gestione ecosostenibile del territorio.

3.2.11. Misure di conservazione ai sensi della DGR 1131/2017

Ai sensi della DGR n. 1131/2017 per le ZSC di interesse sono valide le misure di conservazione riportate nella tabella seguente, specifiche di ciascun ZSC e distinte per habitat e specie di applicazione.

Tabella 3-12 Misure di conservazione per il ZSC IT3250030, secondo la DGR 1331 del 16/8/2017

Cod. Nome Divieti Obblighi Buone prassi

Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-atlantici 1420 Art. 180 - Art. 190 (Sarcocornetea fruticosi)

Vegetazione annua pioniera di Salicornia e altre delle 1310 Art. 180 - Art. 190 zone fangose e sabbiose

1410 Pascoli inond at i me dite rr anei (Jun cetali a ma ritimi ) Art. 180 - Art. 190 1320 Prat i di Sparti na (Sparti nion ma ritimae ) Art. 180 - Art. 190 1140 Diste se fangose o sabb iose eme rgenti dur ante la bass a ma rea Art. 178 - Art. 188 1150 Lagune costie re Art. 178 - Art. 188

Cod. Nome Divieti Obblighi Buone prassi

1215 Rana lataste i Art. 230 Art. 234 Art. 236 - Art. 239 - 1167 Tr it urus carnife x Art. 230 Art. 234 - Art. 239 - A229 Alce do att his - - Art. 298 - A029 Ardea pu rpu rea - - Art. 299 - Art. 309 - A024 Ardeola rall oides - - Art. 299 - Art. 309 - A021 Botau rus stell aris - - Art. 299 - Art. 309 - A021 Botau rus stell aris - - Art. 299 - Art. 309 - A021 Botau rus stell aris - - Art. 299 - Art. 309 - A138 Cha rad rius alex and rinus Art. 287 - Art. 292 - - Art. 302 - A138 Cha rad rius alex and rinus Art. 287 - Art. 292 - - Art. 302 - A197 Ch li don ias niger - - Art. 303 - Art. 313 - Art. A081 Circus aerug ino sus - Art. 295 - Art. 301 - Art. 309 - Art. A081 Circus aerug ino sus - Art. 295 - Art. 301 - Art. 309 - Art. A082 Circus cy an eus - - - A084 Circus pyga rgus - - Art. 301 - Art. 309 - Art. A027 Egrett a alba - - Art. 304 - A027 Egrett a alba - - Art. 304 - A026 Egrett a ga rz ett a - - Art. 304 - Art. 309 - Art. A026 Egrett a ga rz ett a - - Art. 304 - Art. 309 - Art. A131 Himan topus himan topus - - - A022 Ixob ryc hus minu tus - - Art. 299 - Art. 309 A176 Larus mel ano ce pha lus - - Art. 305 - Art. 315 A176 Larus mel ano ce pha lus - - Art. 305 - Art. 315 A023 Nyctic orax nyctic orax - - Art. 309 A023 Nyctic orax nyctic orax - - Art. 309 A393 Pha lacrocorax pygmeus - Art. 295 - Art. 306 A151 Phil omachus pugnax Art. 291 - - -

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A151 Phil omachus pugnax Art. 291 - - - A034 Pl atale a le ucorod ia - - - A034 Pl atale a le ucorod ia - - - A032 Ple gad is falci nell us - Art. 295 - - A140 Pl uvi ali s ap ric aria - - - A132 Rec urvi rostra avosett a Art. 288 - - - A132 Rec urvi rostra avosett a Art. 288 - - - A195 Ste rna albif rons Art. 290 - - Art. 313 - Art. 315 A193 Ste rna hirundo Art. 290 - - Art. 313 - Art. 315 A191 Ste rna sand vice nsis - - Art. 315 - 1103 Al osa fall ax Art. 248 - Art. 255 -Art. 261 - 1155 Kn ipow it schia pan izz ae - - - 1154 Pomatoschistus can estrinii Art. 252 Art. 253 1443 Sa lic ornia ve net a Art. 211 Art. 216 - - 1220 Emys orbic ularis Art. 230 Art. 233 -Art. 237 - Art. 239

3.3. Identificazione degli effetti con riferimento agli habitat, habitat di specie e specie

Dall’analisi del Piano, eseguita al capitolo 2 (Fase 2) e in particolare dei fattori di pressione identificati e in funzione degli aspetti di maggior vulnerabilità presenti all’interno dell’area di analisi (Fase 3), già individuati al par. 3.1, è possibile individuare i potenziali effetti dovuti alle azioni del Piano delle attività di venericoltura riportate nella tabella che segue su singoli habitat e specie comunitari.

Tabella 3-13 Fattori perturbativi connessi alle azioni di progetto AZIONI DEL PIANO F01 F02.02 G05.03 H03 H04 H06.01 J02.11.02 K01.01 Fasi di raccolta del seme V V V V V V V V Fasi di raccolta prodotto (sub-concessione esclusiva V V V V V V V V e colletiva) Traffico acqueo V V V V Impiego attrezzi raccolta V V V V V V

F01 Acquacoltura in acque interne, di transizione e marine Come evidenziato anche nei precedenti paragrafi le pratiche d’acquacoltura (vallicoltura, stagnicoltura, molluschicoltura), se ben gestite, rappresentano un esempio di approccio ecosistemico in acquacoltura (Soto et al., 2008) e una delle modalità di sviluppo sostenibile dell’acquacoltura (COM (2009) 162). Come evidenziato al paragrafo 2.10, dove sono stati individuati e descritti i fattori di pressione, per il fattore F01 è stata considerata la sola interferenza dovuta all’occupazione di suolo, mentre per le altre interferenze dovute alla sua presenza e gestione, queste sono state analizzate nell’ambito dei singoli fattori perturbativi di Tabella 2-5.

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Per quanto concerne l’occupazione di suolo da parte delle aree in concessione richieste dal Piano, questa interessa aree dove sono presenti gli habitat di interesse comunitario 1140 Distese sabbiose e fangose emergenti durante la bassa marea e 1150* Lagune costiere per una superficie complessiva di 2963 Ha.

I Specie invasive, specie problematiche e organismi geneticamente modificati In fase di misura degli effetti si è ritenuto questo fattore perturbativo nullo data la tipologia di controlli a cui è sottoposto il seme prodotto negli schiuditoi (cfr. 2.10.2).

F02.02 Pesca professionale con attrezzi da pesca attivi La pesca eseguita all’interno delle macroaree durante la raccolta di R. philippinarum allevato può provocare la cattura e l’uccisione accidentale di specie ittiche di interesse comunitario; tra le specie di interesse comunitario più a rischio vi sono i gobidi quali quelli Pomatoschistus spp., Knipowitschia panizzae , Zosterisessor ophiocephalus e altri taxa quali Anguilla anguilla, Aphanius fasciatus , Sprattus sprattus, Barbus plebejus , Chondrostoma soetta , Cobitis taenia , Rutilus pigus, Pinna nobilis .

G05.03 Penetrazione, danni meccanici, disturbo della superficie sottostante i fondali marini (inclusi quelli derivanti da ancoraggi e ormeggi) L’attività manutentiva, quali la perimetraszione dei lotti e la raccolta delle macroalghe, eseguite all’interno delle aree può provocare il disturbo accidentale di specie ittiche di interesse comunitario; tra le specie di interesse comunitario più a rischio vi sono i gobidi quali quelli Pomatoschistus spp., Knipowitschia panizzae , Zosterisessor ophiocephalus e altri taxa quali Anguilla anguilla, Aphanius fasciatus , Sprattus sprattus, Barbus plebejus , Chondrostoma soetta , Cobitis taenia , Rutilus pigus, Pinna nobilis .

H03 Inquinamento marino e delle acque di transizione Gli effetti principali di inquinamento, che la venericoltura può dare, sono quelli legati al possibile rilascio di sostanze inquinanti da parte delle imbarcazioni adibite alla raccolta del pescato ed alle lavorazioni legate all’allevamento. Data la tipologia di allevamento e la capacità di filtrazione della specie non sono prevedibili arricchimenti della colonna d’acqua e dei fondali di sostanze nutrienti derivanti dalle deiezioni e dalla materia organica degradata originata dal ciclo biologico della specie. E’ d’altronde interesse dei venericultori evitare fenomeni di eutrofizzazione e ciò grazie ad una pianificazione accurata degli interventi di semina, ingrasso, allevamento e raccolta degli organismi con l’ausilio di esperti del settore. Gli effetti potenziali di questo fattore interessano, oltre agli individui di R. philippinarum , soprattutto le comunità ittiche dei fondali. Gli effetti potenziali di questo fattore perturbativo

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possono ricadere quindi sugli habitat acquatici e sulle specie ittiche fossorie di interesse conservazionistico quali Pomatoschistus spp., Knipowitschia panizzae , Zosterisessor ophiocephalus , Anguilla anguilla, Aphanius fasciatus , Sprattus sprattus, Barbus plebejus , Chondrostoma soetta , Cobitis taenia , Rutilus pigus, Pinna nobilis .

H04. Inquinamento atmosferico e inquinanti aerodispersi Nel caso dell’emissione di gas combusti e polveri, le simulazioni condotte al par. 2.10.2 hanno evidenziato che le emissioni dei mezzi nautici adibiti alla raccolta e lavorazione del pescato, siano talmente limitati che non siano possibili effetti sugli habitat e le specie circostanti le aree di lavoro; le emissioni ricadono infatti solamente nell’intorno della sorgente emissiva. Sono noti i possibili effetti sulle comunità alofile dovuti alla deposizione di azoto atmosferico che stimola lo sviluppo della vegetazione; Lefeuvre et al., (2000) osservano che tra il 10% e il 50% dell’azoto che arriva negli ecosistemi costieri proviene dalle deposizioni atmosferiche; un aumento della deposizione di azoto può indurre un aumento della produttività primaria fino a portare a stati eutrofici e ad una riduzione della biodiversità. Le aree a vegetazione alofila sono circoscritte alla macroarea B (zona del canale Drizzagno e bacino Sant’Angelo) e alla macroarea D (Val di Brenta), tuttavia, date le limitate operazioni previste, non si ritiene che le relative emissioni possano incidere sulle specie floristiche né tantomeno sulle specie ittiche di interesse comunitario e sull’avifauna. Le specie più sensibili all’inquinamento atmosferico, considerate per questo importanti bioindicatori, sono quelle del gruppo degli anfibi, che possono essere ritenuti tra i più soggetti agli effetti da inquinamento degli habitat, in quanto dotati di un sottile rivestimento epidermico che utilizzano anche come organo respiratorio. Inoltre, dato il loro ciclo vitale, possono entrare in contatto con i contaminanti sia nell’ambiente terrestre che in quello acquatico e pertanto, in quest’ultimo caso, nella fase di sviluppo, nella fase cioè più delicata e quindi più vulnerabile del ciclo di vita dell’animale.

H06.01 Inquinamento da rumore e disturbi sonori Gli effetti negativi del rumore generato dalle attività di allevamento e pesca, quali il traffico veicolare e di aeromobili, le attività industriali, cantieristiche, militari, oltre a quello connesso con la presenza di centri abitati, sono stati da anni messi in evidenza nella letteratura scientifica. Sintesi piuttosto recenti (Kaseloo, 2004; Warren et al., 2006) riassumono i risultati di una vasta serie di articoli scientifici, in cui viene rilevata spesso, ma non sempre, una variazione nella composizione delle comunità faunistiche in presenza di fonti di rumore. Tali variazioni possono consistere nella minor ricchezza specifica, densità o diversità rispetto a siti di controllo, per finire fino all’abbandono totale delle aree impattate dal rumore. Viene

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peraltro sottolineato come, nella maggior parte degli studi, sia stato impossibile separare chiaramente gli effetti del solo rumore da altri elementi di possibile impatto, quali quelli dovuti al movimento di mezzi o persone, all’inquinamento atmosferico, oltre che alla presenza del ben noto “effetto margine”, ossia che alcune specie risultano nettamente più abbondanti, o più rare, in prossimità del margine degli habitat (Battisti, 2004). Molto numerosi invece gli articoli relativi all’avifauna, che può essere interessata dal rumore prodotto dalle attività antropiche in modi diversi. Gli effetti variano a seconda delle specie, mentre il grado di reazione varia con l’età, il sesso, la stagione, la situazione, le precedenti esperienze con le fonti di rumore (che possono generare fenomeni di assuefazione al disturbo), il livello di intensità del rumore e lo spettro delle frequenze (si vedano Gladwin et al., 1988; Manci et al., 1988; Larkin, 1994; Slabbekoorn e Ripmeester, 2008 per una rassegna). Le tre tipologie di effetti riconoscibili possono essere sintetizzate come: 1) danni uditivi, 2) modifiche alla fisiologia degli animali e 3) modifiche al comportamento. I danni uditivi si osservano solo dopo i 90 dBA; gli studi in proposito riguardano animali in condizioni controllate e non saranno qui considerati, considerando che tali valori si osserveranno solo entro pochi metri dai mezzi utilizzati per i cantieri. Gli effetti di carattere fisiologico consistono nel manifestarsi di condizioni di stress, modifiche ormonali o metaboliche. Queste condizioni possono dar luogo ad una ridotta capacità riproduttiva, ad un indebolimento del sistema immunitario, ad una generale riduzione della fitness dell’animale. Gli effetti di carattere comportamentale sono connessi ad un’alterazione dei segnali percepiti dall’animale ed all’instaurarsi di comportamenti che portano all’allontanamento dalle fonti di rumore. A loro volta, questi effetti primari ne determinano alcuni definibili come secondari, rappresentati da cambiamenti nelle interazioni predatore-preda, nelle possibili interferenze nella scelta dei partner e, infine, nella diminuzione delle popolazioni presenti in una data area (Leseberg at al., 2000; Finney al., 2005; Reijnen et al., 2002). È da considerarsi peraltro la presenza di un effetto di assuefazione degli animali a disturbi ripetuti, soprattutto se questi avvengono secondo direzioni e/o modalità prevedibili (si veda ad es. Finney at al., 2005 per alcune specie di limicoli nidificanti) o, più semplicemente, a stimoli anche intensi ma che non costituiscono un pericolo diretto. Il più evidente effetto del rumore sulle comunità ornitiche è risultato spesso (ma non sempre) quello di ridurre il numero di esemplari o di coppie riproduttive. L’area in cui si osservano tali effetti è risultata, a seconda degli Autori considerati, avere ampiezza estremamente variabile, compresa infatti tra i 30 e i 2200 m dalla sorgente del rumore (si vedano Weiserbs e Jacob, 2001; Reijnen et al., 1996; Forman e Deblinger, 2000; Waterman at al., 2003; Burton et al. 2002). Tra i più recenti articoli che presentano evidenze inconfutabili

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dell’effetto negativo dovuto esclusivamente al rumore emesso da impianti industriali si veda quello di Habib et al., 2007. Altri effetti sono peraltro noti sull’avifauna selvatica, quali l’aumento dell’intensità sonora del canto territoriale di Passeriformi (Brumm, 2004) o l’aumento dello stato di stress (Doolong & Popper, 2016). Per quanto attiene l’emissione di rumore (Fattore di pressione H06.01), si ritiene che l’attività dei mezzi utilizzati per l’allevamento e la pesca delle vongole all’interno delle concessioni, sia durante le attività di raccolta e lavorazione a bordo, sia durante il trasferimento lungo i canali, possa potenzialmente incidere sull’avifauna presente nell’area di interesse. Per quanto concerne la problematica degli effetti dell’inquinamento acustico subacqueo sui pesci, essa è poco studiata, ma è ormai accertato che questo fattore perturbativo prodotto da fonti antropiche può indurre diversi effetti negativi: induzione di stress fino alla perdita della sensibilità uditiva. Le specie bersaglio possono essere sia quelle che rivestono importanza economica, ma anche quelle di rilevanza scientifico-conservazionistica. A scopo esplicativo di seguito si riportano le frequenze emesse dalle sorgenti antropiche e il range uditivo della fauna acquatica, che determina gli effetti potenziali sulle specie di mammiferi marini e pesci (Figura 3-13).

Figura 3-13 Range uditivo di specie acquatiche e rumore prodotto da sorgenti antropiche (da Slabbekoorn et al., 2010, modif.)

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Le indagini condotte sui grossi banchi di pesce azzurro hanno dimostrato come un forte rumore, provocato da un’esplosione di aria compressa, provochi lo smembramento del banco, ma anche pesci demersali come lo scorfano, la cernia o la rana pescatrice hanno bisogno di mantenere il contatto con i loro conspecifici con suoni specie-specifici generati dalla vescica natatoria e da particolari muscoli o organi produttori di segnali acustici. Tra i Teleostei, gli Scienidi e i Gobidi sono i più “vocali” (Borsani e Farchi in ISPRA, 2011). Per quanto concerne le vibrazioni prodotte durante le attività di pesca, che si attestano su basse frequenze, si ritiene fin d’ora che non siano ipotizzabili ripercussioni sulle specie ittiche di Direttiva habitat.

J02.11.02 Altre variazioni dei sedimenti in sospensione o accumulo di sedimenti Le attività di raccolta e vaglio del pescato a bordo delle imbarcazioni, possono innescare effetti risospensivi limitati all’interno delle aree di lavoro; tali fenomeni risospensivi e la conseguente deposizione del sedimento possono dare adito a processi di intasamento dei sifoni per le specie filtratrici e di asfissia per la risospensione di materiale organico soggetto a degradazione ossidativa. E’ d’altro canto interesse principale del concessionario evitare fenomeni risospensivi intensi che possano in qualche modo interagire con il materiale da commercializzare. Uno dei fattori determinanti sul fenomeno risospensivo dei sedimenti è la loro tessitura che è direttamente correlata alla loro capacità risospensiva e soprattutto alla loro capacità di rimanere in sospensione lungo la colonna d’acqua determinando plume più o meno ampie nell’interno della fonte emissiva. Sulla base della classificazione dei sedimenti superficiali (anno 1997/1998), la parte centro- settentrionale della Laguna di Venezia risulta costituita in prevalenza da sedimenti fini (silt e silt-argilloso), mentre la parte sud da sedimenti grossolani (silt-sabbioso e sabbia-siltosa). La tessitura del sedimento è un parametro importante per interpretare i processi sedimentari della Laguna di Venezia, in quanto la presenza di sedimenti a granulometria fine è indice di un ambiente caratterizzato da un’energia molto bassa. In generale si riconosce un progressivo decremento di sedimenti fini verso le aree più interne, con un accumulo di materiali di granulometria più grossolana (sabbia e sabbia siltosa) in prossimità delle bocche di porto. Le Macroaree A e B sono caratterizzate da sedimenti fini da silt a silt argilloso, mentre la Macroarea C ha sedimenti più grossolani, da sabbia a silt sabbioso. Nella Macroarea D si registra la più ampia variabilità, con sedimenti più fini in Val Brenta (da sabbia siltosa a silt) e situazioni prettamente sabbiose nelle rimanti aree della concessione (Tabella 5-7).

Tabella 3-14 Range di variazione della granulometria nelle quattro macroaree.

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Concessione Granulometria

Macroarea A - Laguna nord Silt / silt argilloso

Macroarea B - Laguna centrale Silt / silt argilloso

Macroarea C - Laguna sud Sabbia/silt sabbioso

Sabbia / sabbia siltosa / Macroarea D - Laguna sud silt sabbioso/silt

Gli effetti risospensivi dell’attività di pesca hanno perciò una maggiore influenza all’interno delle macroaree A e B rispetto a quelle presenti nelle macroaree C e D. Le analisi condotte sulla capacità di incidere di questo fattore perturbativo hanno evidenziato che tali effetti si ripercuotono nell’intorno dell’area di lavoro ad una distanza massima cautelativa di ca. 100 m. La torbidità indotta dalle attività di raccolta delle vongole e del seme e la possibilità che parte del materiale si allontani verso le fasce laterali delle aree in concessione e dar luogo a processi di asfissia e intasamento dei sifoni per le specie filtratrici, tra cui la specie comunitaria Pinna nobilis . Gli effetti risospensivi possono avere effetti anche sulle popolazioni ittiche e di fauna acquatica, soprattutto sulle specie stanziali dei bassifondali tra cui le comunitarie Acipenser sturio , Aphanius fasciatus , Knipowitschia panizzae , Pomatoschistus canestrinii e in minor misura a quelle migratrici come Alosa fallax, Accipenser naccarii, Barbus plebejus, Chondrostoma soetta, Cobitis taenia, Lethenteron zanandreai, Rutilus pigus, Tursiops truncatus, Caretta caretta, Pinna nobilis .

K01.01 Erosione La specie che viene coltivata ( R. philippinarum ) è di natura fossoria, l’attività di raccolta determina quindi un impatto sui substrati degli habitat interessati (1140 e 1150*). Una volta giunti alla taglia commerciale, per la raccolta degli organismi sono utilizzati attrezzi capaci di penetrare nel substrato per qualche decina di cm, inducendo, nell’habitat, alterazioni del substrato (modifiche morfologiche), dell’acqua (modifiche idrologiche) e della componente biologica. Le attività di raccolta del pescato possono innescare quindi effetti erosivi all’interno delle aree di concessione; tali fenomeni sono provocati dalla continua azione di aratura del fondale provocata dagli attrezzi utilizzati per la pesca della vongola. Diversi lavori concordano nell’affermare che le alterazioni sono maggiori quando si opera su substrati fini rispetto a quelli sabbiosi, dove gli effetti sul fondale e la dispersione dei

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sedimenti nell’acqua incidono per distanze ed intensità minori (Orel, 2010; Università di Venezia – Dipartimento Scienze Ambientali Informatica e Statistica, 2012; MAG.ACQUE 2003). Lo spostamento dell’attrezzo sul fondale determina un impatto diretto riassumibile in perdita di coesione, maggiore erodibilità, alterazione della morfologia e della tipologia dei sedimenti. La conseguente deposizione del sedimento può avvenire all’interno delle medesime aree oggetto di pesca, nel caso di scarsa idrodinamica locale e corrente di marea o può essere dispersa attraverso i canali prossimi alle aree di pesca. Al fine di limitare gli effetti potenziale sul fondale dell’attività di pesca sono stati condotti dagli enti competenti (Provincia di Venezia, Città Metropolitana, Provveditorato alle Opere Pubbliche) specifici studi sperimentali finalizzati alla comprensione degli effetti sui fondali e sulle comunità biologiche dei diversi tipi di attrezzi meccanici utilizzati; a seguito di tali studi sono stati autorizzati gli attrezzi da pesca che non determinano effetti significativi all'interno degli impianti di venericoltura; è quindi consentito l'uso degli attrezzi denominati, "cassa", "pompetta" (pompa idraulica con luce fino a 60 cm) e "vibrante", così come da Piano precedente, oltre che le metodiche di raccolta manuali. Gli effetti potenziali di questo fattore perturbativo ricadono sugli habitat acquatici 1140 e 1150*.

Sintesi degli effetti Nella Tabella 3-15 si riportano le specie e gli habitat che posso subire gli effetti di cui sopra. Sulla base delle analisi delle azioni previste dal Piano non si prevedono effetti sinergici e/o cumulativi di disturbo agli habitat e alle specie di interesse comunitario; al contrario, la sua attuazione consente di ottimizzare la raccolta e la gestione delle attività di venericoltura all’interno dell’ecosistema lagunare.

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Tabella 3-15 Specie ed habitat potenzialmente interessate dagli effetti dei fattori perturbativi di progetto. FATTORI EFFETTI SU HABITAT EFFETTI SU SPECIE COMUNITARIE PERTURBATIVI COMUNITARI Occupazione di F01 habitat - 1140, 1150*

I - -

Potenziale perturbazione/perdita di specie: Acipenser naccarii , Alosa fallax , Barbus plebejus , Chondrostoma soetta , F02.02 - Cobitis taenia , Knipowitschia panizzae , Lethenteron zanandreai , Pomatoschistus canestrinii , Rutilus pigus , Pinna nobilis Potenziale perturbazione alle specie: Acipenser naccarii , Alosa fallax , Barbus plebejus , Chondrostoma soetta , G05.03 - Cobitis taenia , Knipowitschia panizzae , Lethenteron zanandreai , Pomatoschistus canestrinii , Rutilus pigus , Pinna nobilis Potenziale perturbazione/perdita di specie: Potenziale Fauna acquatica: Acipenser naccarii, Aphanius fasciatus, Alosa fallax, Barbus H03 perturbazione: plebejus, Chondrostoma soetta, Cobitis taenia, Knipowitschia panizzae, 1140, 1150* Lethenteron zanandreai, Pomatoschistus canestrinii, Rutilus pigus, Pinna nobilis

Potenziale Potenziale perturbazione/perdita di specie: perturbazione: H04 Rettili: Emys orbicularis, Testudo hermanni, Triturus carnifex, Zamenis 1140, 1150*, 1310, longissimus 1410, 1420

Potenziale perturbazione/perdita di specie: Avifauna: Alcedo atthis, Ardea purpurea, Ardeola ralloides, Aythya nyroca, Botaurus stellaris, Calandrella brachydactyla, Charadrius alexandrinus, Circus aeruginosus, Circus cyaneus, Circus pygargus, Egretta garzetta, Falco columbarius, Falco peregrinus, Gavia arctica, Gavia stellata, Himantopus H06.01 - himantopus, Ixobrychus minutus, Lanius collurio, Larus melanocephalus, Nycticorax nycticorax, Phalacrocorax pygmeus, Pluvialis apicaria, Recurvirostra avosetta, Sterna albifrons, Sterna hirundo, Sterna sandvicensis Mammiferi e rettili: Pipistrellus kuhlii, Pipistrellus nathusii, Pipistrellus pipistrellus, Tursiops truncatus, Hypsugo savii, Eptesicus serotinus, Caretta caretta Potenziale perturbazione/perdita di specie: Fauna acquatica: Acipenser naccarii, Aphanius fasciatus, Alosa fallax, Barbus Potenziale plebejus, Chondrostoma soetta, Cobitis taenia, Knipowitschia panizzae, J02.11.02 perturbazione: Lethenteron zanandreai, Pomatoschistus canestrinii, Rutilus pigus, Pinna 1140, 1150* nobilis Mammiferi e rettili: Tursiops truncatus, Caretta caretta K01.01 1140, 1150* -

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3.4. Previsione e valutazione della significatività degli effetti con riferimento agli habitat, habitat di specie e specie

3.4.1. Metodologia seguita

Sulla base di quanto riportato nei precedenti paragrafi relativi alla descrizione del Piano e dei fattori di pressione, delle caratteristiche delle aree interne ai ZSC/ZPS, interessate direttamente o indirettamente degli elementi del Piano, è possibile stabilire come i principali indicatori di importanza per valutare il grado di incidenza su habitat e specie (perdita, degrado, frantumazione/isolamento degli habitat e delle specie di interesse comunitario all’interno dell’area di analisi), possano modificare lo stato di conservazione di habitat e specie comunitarie sia nei siti Natura 2000 interessati dal Piano, ma anche a livello di distribuzione degli habitat e delle specie a scala italiana e di subunità biogeografica. Lo stato di conservazione dell'habitat viene valutato sulla base delle indicazioni dettate dalla Direttiva Habitat (92/43/CEE) e dall'Allegato A alla DGR n. 4241 del 30 dicembre 2008 della Regione del Veneto “Indicazioni operative per la redazione dei Piani di Gestione per i siti della rete Natura 2000”. Sulla base di tali indicazioni, sarà valutata l’eventuale variazione negativa del grado di conservazione degli habitat rispetto allo stato di fatto. Lo stato di conservazione degli habitat sarà valutato eccellente (A), buono (B) e medio o ridotto (C), sulla base dei seguenti tre sottocriteri: • grado di conservazione della struttura che definisce l'elenco delle specie caratteristiche e degli elementi pertinenti: o I Struttura eccellente; o II Struttura ben conservata; o III Struttura mediamente o parzialmente degradata. • grado di conservazione delle funzioni, inteso nel senso di prospettive (capacità e possibilità) di mantenimento futuro della sua struttura: o I Prospettive eccellenti; o II Buone prospettive; o III Prospettive mediocri o sfavorevoli. • possibilità di ripristino, in primo luogo dal punto di vista tecnico-scientifico e successivamente da quello economico: o I Ripristino facile; o II Ripristino possibile con impegno medio; o III Ripristino difficile o impossibile.

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FUNZIONI I II III I A A A B se ripristini I/II II A B C se STRUTTURA ripristino III B se ripristini B se ripristini I I/II III C se ripristino C C se ripristino II/III III

La valutazione globale sullo stato delle singole specie, definita come A: Eccellente; B: buono e C: significativo, sarà eseguita prevedendo una valutazione delle possibili variazioni negative dei seguenti criteri: • popolazione: o A: 100 % >= p > 15 %; o B: 15 % >= p > 2 %; o C: 2 % >= p > 0 %; o D: popolazione non significativa. • conservazione della specie valutata sulla base di: o grado di conservazione degli elementi fondamentali dell’habitat della specie: ° Elementi in condizioni eccellenti; ° Elementi in buone condizioni; ° Elementi medi o in parziale degrado. o Possibilità di ripristino: ° Ripristino facile; ° Ripristino medio; ° Ripristino difficile o impossibile. • Isolamento: o Popolazione isolata; o Popolazione non isolata, ma ai margini dell’area distributiva; o Popolazione non isolata all’interno di una vasta fascia distributiva.

Sulla base delle variazioni dello stato di conservazione di habitat e specie comunitarie indotte dagli effetti diretti e indiretti del Piano sarà possibile identificare il grado di incidenza del Piano sui siti Natura 2000. Il grado di incidenza viene espresso in base alla seguente scala valutativa: 1. nullo – assenza di incidenza; 2. incidenza non significativa –modifica lieve e reversibile non in grado di incidere sugli habitat e le specie dei siti Natura 2000;

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3. incidenza significativa bassa – incidenza reversibile e con grado di variazione medio per la componente; o irreversibile ma con grado relativo basso di variazione per la componente; 4. incidenza negativa media – incidenza irreversibile con grado di variazione della componente medio, o reversibile ma di grado relativo di variazione della componente medio; 5. incidenza negativa alta – modifica con grado relativo di variazione della componente alto ed irreversibile.

3.4.2. Valutazione degli effetti dei fattori di pressione

F01 Acquacoltura in acque interne, di transizione e marine Come evidenziato al paragrafo 3.3 la conterminazione delle aree da dare in concessione alla venericoltura determina occupazione degli habitat Natura 2000 1140 Distese sabbiose e fangose emergenti durante la bassa marea e 1150* Lagune costiere per una superficie pari rispettivamente a 238 Ha e 2.725 Ha; per le aree che sono oggetto di attività di venericoltura pianificata già nell’aggiornamento del Piano 2013 si ritiene che l’attività non modifichi il loro stato di conservazione in modo significativo. Per quanto concerne invece le nuove aree che saranno oggetto di attività di allevamento, quali quelle della Macroarea B presso l’isola di Sacca Sessola (aree B2 e B2bis), recenti osservazioni hanno evidenziato la possibile presenza di patches di prateria (SELC oss. pers nell’ambito di attività per PROVV.OO.PP. per l’aggiornamento della distribuzione delle fanerogame marine della Laguna di Venezia); per queste due aree il Piano, in ottemperanza all’Art., 178 della DGR 1131/2017, prevede che le attività di allevamento siano precedute da rilievi ed osservazioni ad hoc così da poterne determinare l’eventuale loro presenza e poter quindi pianificare l’attività di venericoltura ad una distanza minima di 100 m dalle patches più vicine. Anche nella macroarea D presso le subconcessioni vicine alla bocca di porto di Chioggia (D2, D3, D4, D5, D6, D8) dove l’attività di venericoltura è condotta da diversi anni sono presenti piccole pathces di prateria che vanno ad occupare le aree delle subconcessioni non utilizzate. La loro presenza, malgrado l’attività sia condotta regolarmente nei fondali limitrofi, evidenzia che il fattore perturbativo rappresentato dall’attività di raccolta non ne influenza significativamente il loro stato di conservazione. Anche per queste aree il Piano, in ottemperanza all’Art. 178 della DGR 1131/2017, prevede che periodicamente siano eseguite delle verifiche sulla loro presenza nel fondale in modo tale da poter pianificare le attività di allevamento a distanze minime di 50 m dalle piante.

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Per quanto concerne le specie di interesse comunitario all’interno delle aree di concessione non si ritiene che possano sussistere interferenze tali da compromettere lo stato di conservazione delle popolazioni faunistiche e floristiche all’interno dell’area di analisi. L’incidenza è quindi non significativa .

Tabella 3-16 Significatività degli effetti generati dal fattore F01 sullo stato di conservazione di habitat e specie sulla base delle indicazioni della Commissione Europea (Commission of the European Communities, 2009).

STATO DI STATO DI STATO DI VALUTAZIONE DELLA CONSERVAZIONE CONSERVAZIONE CONSERVAZIONE HABITAT SIGNIFICATIVITÀ REGIONE REGIONE SITO IT3250046 VULNERABILE DEGLI EFFETTI BIOGEOGRAFICA BIOGEOGRAFICA EUROPA ITALIA

1140 Non significativo XX U2 A

1150* Non significativo FV U2 B

DEFINIZIONE COLORE DESCRIZIONE CODICE Stato di Conservazione Habitat o specie in grado di prosperare senza alcun cambiamento FV Favorevole della gestione e delle strategie attualmente in atto Stato di Conservazione Habitat o specie che richiedono un cambiamento delle politiche di U1 Inadeguato gestione, ma non a rischio di estinzione Stato di Conservazione Habitat o specie in serio pericolo di estinzione (almeno a livello U2 Cattivo locale) Stato di Conservazione Habitat o specie per i quali non esistono informazioni sufficienti XX Sconosciuto per esprimere un giudizio affidabile

I Specie invasive, specie problematiche e organismi geneticamente modificati Non sono previsti effetti ed incidenze per questo fattore perturbativo.

F02.02 Pesca professionale con attrezzi da pesca attivi L’attività di raccolta delle vongole attraverso gli attrezzi autorizzati di cui l’elenco riportato al par. 2.6 avviene solamente all’interno delle aree in concessione e nei siti di reperimento del seme e ciò limita notevolmente la possibilità che si verifichino catture accidentali di specie di interesse comunitario. La raccolta di pescato avviene prevalentemente con mezzi che emettono vibrazioni sul fondale facilitando la fuga delle specie demersali e, sebbene interferisca con il comparto bentonico, si ritiene che le specie ittiche di interesse conservazionistico siano in grado di evitare tale impatto diretto semplicemente spostandosi dalle aree di allevamento.

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Per quanto concerne la possibile presenza di esemplari di Pinna nobilis questa è di fatto poco probabile per l’assenza di praterie di fanerogame. Nel corso dei rilievi condotti perr le verifiche della presenza di praterie sarà inoltre valutata la presenza di singoli esemplari all’interno delle aree. Si ritiene che questo fattore perturbativo non sia in grado di modificare lo stato delle popolazioni ittiche naturali all’interno dell’area di analisi e che la sua incidenza sia non significativa .

Tabella 3-17 Significatività degli effetti generati dal fattore F02.02 sullo stato di conservazione di habitat e specie sulla base delle indicazioni della Commissione Europea (Commission of the European Communities, 2009).

STATO DI STATO DI STATO DI VALUTAZIONE DELLA CONSERVAZIONE CONSERVAZIONE CONSERVAZIONE HABITAT/SPECIE SIGNIFICATIVITÀ REGIONE REGIONE SITO IT3250046 VULNERABILE DEGLI EFFETTI BIOGEOGRAFICA BIOGEOGRAFICA EUROPA ITALIA

1140 Non significativo XX U2 A

1150* Non significativo FV U2 B

Accipenser naccarii Non significativo U2 U2 C

Alosa falax Non significativo U2 U2 C

Aphanius fasciatus Non significativo U1 XX C

Barbus plebejus Non significativo U1 U1 B

Chondrostoma Non significativo U2 U2 C soetta

Cobitis taenia Non significativo XX U1 B

Lethenteron Non significativo U2 U1 B zanandreai

Knipowitschia Non significativo FV FV B panizzae

Pinna nobilis Non significativo U1 U1 B

Pomatoschistus Non significativo FV FV A canestrinii

Rutilus pigus Non significativo U2 U2 C

Caretta caretta Non significativo U2 U1 B

Tursiops truncatus Non significativo U1 XX DD

Pinna nobilis Non significativo U1 U1 DD

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G05.03 Penetrazione, danni meccanici, disturbo della superficie sottostante i fondali marini (inclusi quelli derivanti da ancoraggi e ormeggi) L’attività di gestione delle aree di allevamento delle vongole avviene solamente all’interno delle aree in concessione su fondali in cui vengono eseguite le attività din prelievo dove non sono presenti praterie di fanerogame lagunari e ciò limita notevolmente la possibilità che si verifichino catture accidentali di specie di interesse comunitario. Durante le attività i mezzi utilizzati emettono vibrazioni sul fondale facilitando la fuga delle specie demersali e, sebbene interferisca con il comparto bentonico, si ritiene che le specie ittiche di interesse conservazionistico siano in grado di evitare tale impatto diretto semplicemente spostandosi dalle aree di allevamento. Per quanto concerne la possibile presenza di esemplari di Pinna nobilis questa è di fatto poco probabile per l’assenza di praterie di fanerogame. Nel corso dei rilievi condotti perr le verifiche della presenza di pratreria sarà inoltre valutata la presenza di singoli esemplari all’ìinterno delle aree. Si ritiene che questo fattore perturbativo non sia in grado di modificare lo stato delle popolazioni ittiche naturali all’interno dell’area di analisi e che la sua incidenza sia non significativa .

Tabella 3-18 Significatività degli effetti generati dal fattore G05.03 sullo stato di conservazione di habitat e specie sulla base delle indicazioni della Commissione Europea (Commission of the European Communities, 2009).

STATO DI STATO DI STATO DI VALUTAZIONE DELLA CONSERVAZIONE CONSERVAZIONE CONSERVAZIONE HABITAT/SPECIE SIGNIFICATIVITÀ REGIONE REGIONE SITO IT3250046 VULNERABILE DEGLI EFFETTI BIOGEOGRAFICA BIOGEOGRAFICA EUROPA ITALIA

1140 Non significativo XX U2 A

1150* Non significativo FV U2 B

Accipenser naccarii Non significativo U2 U2 C

Alosa falax Non significativo U2 U2 C

Aphanius fasciatus Non significativo U1 XX C

Barbus plebejus Non significativo U1 U1 B

Chondrostoma Non significativo U2 U2 C soetta

Cobitis taenia Non significativo XX U1 B

Lethenteron Non significativo U2 U1 B zanandreai

Knipowitschia Non significativo FV FV B panizzae

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Pinna nobilis Non significativo U1 U1 B

Pomatoschistus Non significativo FV FV A canestrinii

Rutilus pigus Non significativo U2 U2 C

Caretta caretta Non significativo U2 U1 B

Tursiops truncatus Non significativo U1 XX DD

Pinna nobilis Non significativo U1 U1 DD

H03 Inquinamento marino e delle acque di transizione Questo fattore perturbativo è nella pratica limitato dalla gestione accurata delle aree di allevamento, che comprende la pulizia periodica del materiale sedimentato sul fondale, anche ad opera dell’attività di riciclo condotta dalle specie presenti all’interno. La possibilità che si verifichino fenomeni di inquinamento marino dovuto all’immissione di sostanze inquinanti come ad esempio perdita di carburante o sostanze oleose presente nei mezzi adibiti alla pesca ed al trasporto del pescato è estremamente limitata e circoscritta prevalentemente alle aree in concessione. Si ritiene che l’incidenza di questo fattore perturbativo sia del tutto occasionale in considerazione della attenzione che gli operatori devono dare, sulla base delle indicazioni di Piano, della normativa in materia di sicurezza delle unità adibite alla pesca e della manutenzione dei mezzi operativi necessaria per operare e non sia in grado di modificare la struttura e le funzioni delle popolazioni e, soprattutto, degli habitat di interesse comunitario. L’incidenza è perciò non significativa .

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Tabella 3-19 Significatività degli effetti generati dal fattore H03 sullo stato di conservazione di habitat e specie sulla base delle indicazioni della Commissione Europea (Commission of the European Communities, 2009).

STATO DI STATO DI STATO DI VALUTAZIONE DELLA CONSERVAZIONE CONSERVAZIONE CONSERVAZIONE HABITAT/specie SIGNIFICATIVITÀ REGIONE REGIONE SITO IT3250046 VULNERABILE DEGLI EFFETTI BIOGEOGRAFICA BIOGEOGRAFICA EUROPA ITALIA

1140 Non significativo XX U2 A

1150* Non significativo FV U2 B

Accipenser naccarii Non significativo U2 U2 C

Alosa falax Non significativo U2 U2 C

Aphanius fasciatus Non significativo U1 XX C

Barbus plebejus Non significativo U1 U1 B

Chondrostoma Non significativo U2 U2 U2 soetta

Cobitis taenia Non significativo XX U1 B

Lethenteron Non significativo U2 U1 B zanandreai

Knipowitschia Non significativo FV FV B panizzae

Pinna nobilis Non significativo U1 U1 B

Pomatoschistus Non significativo FV FV A canestrinii

Rutilus pigus Non significativo U2 U2 C

Caretta caretta Non significativo U2 U1 B

Tursiops truncatus Non significativo U1 XX DD

Pinna nobilis Non significativo U1 U1 DD

H04. Inquinamento atmosferico e inquinanti aerodispersi I valori delle emissioni dovute al movimento dei natanti destinati alla gestione delle aree in concessione, stimati al par. 2.10.2, non comportano immissioni significative di inquinanti. Gli effetti su habitat e specie acquatiche sono molto limitati. Anche gli effetti sugli habitat terrestri e le specie di interesse comunitario appartenenti all’erpetofauna presenti nelle aree terrestri incluse nell’area di analisi sono scarsi e del tutto marginali specie se confrontati con i valori di emissione di sostanze inquinanti dovute alle operazioni portuali.

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Non si ritiene che questo fattore perturbativo sia in grado di incidere sullo stato di conservazione di habitat e specie. Si ritiene l’incidenza trascurabile e non significativa .

Tabella 3-20 Significatività degli effetti generati dal fattore H04 sullo stato di conservazione di habitat e specie sulla base delle indicazioni della Commissione Europea (Commission of the European Communities, 2009).

STATO DI STATO DI STATO DI VALUTAZIONE DELLA CONSERVAZIONE CONSERVAZIONE CONSERVAZIONE HABITAT/SPECIE SIGNIFICATIVITÀ REGIONE REGIONE SITO IT3250046 VULNERABILE DEGLI EFFETTI BIOGEOGRAFICA BIOGEOGRAFICA EUROPA ITALIA

1140 Non significativo XX U2 A

1150* Non significativo FV U2 B

1310 Non significativo U1 U1 B

1410 Non significativo U2 U2 C

1420 Non significativo U1 U1 B

Emys orbicularis Non significativo U2 U2 C

Salicornia veneta Non significativo FV FV A

Testudo hermanni Non significativo U1 U2 C

Triturus carnifex Non significativo U1 U1 B

Zamenis longissimus Non significativo XX XX XX

H06.01 Inquinamento da rumore e disturbi sonori Dati i livelli molto modesti di emissioni acustiche generate dai motori delle imbarcazioni e degli attrezzi utilizzati per la raccolta del pescato normalmente utilizzati durante le attività connesse alla venericoltura, si ritiene che gli effetti sulle specie presenti nelle stesse aree non siano significative. Particolare attenzione dovrà essere posta nel rispettare i divieti, gli obblighi e le buone prassi individuate dalle Misure di Conservazione ora vigenti all’interno dei ZSC qui considerati. In particolare, andranno evitati o ridotti al minimo il transito di imbarcazioni e autoveicoli nel periodo riproduttivo, specialmente in prossimità delle colonie di uccelli acquatici quali Ardeidi, Falacrocoracidi e Caradriformi. Si ritiene l’incidenza non significativa.

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Tabella 3-21 Significatività degli effetti generati dal fattore H06.01 sullo stato di conservazione di habitat e specie sulla base delle indicazioni della Commissione Europea (Commission of the European Communities, 2009).

STATO DI STATO DI STATO DI VALUTAZIONE DELLA CONSERVAZIONE CONSERVAZIONE CONSERVAZIONE SPECIE SIGNIFICATIVITÀ REGIONE REGIONE SITO IT3250046 VULNERABILE DEGLI EFFETTI BIOGEOGRAFICA BIOGEOGRAFICA EUROPA ITALIA

POP CONSERV POP CONSERV POP CONSERV

Alcedo atthis Non Significativa r w ↓ ↓ r U1 p C

Ardea purpurea Non Significativa - XX r r A

Ardeola ralloides Non Significativa - XX r U1 r B

Aythya nyroca Non Significativa r w XX ↑ r U1 c-w B

Botaurus stellaris Non Significativa - XX r U2 w-r-U2 B Calandrella Non Significativa r ↓ r U2 r C brachydactyla Charadrius Non Significativa r ↓ r U2 w-r B alexandrinus Circus aeruginosus Non Significativa r ↑ r FV w-p A

Circus cyaneus Non Significativa r ↓ FV w B

Circus pygargus Non Significativa r ↓ r U2 r B

Egretta garzetta Non Significativa - XX r r-w A

Falco columbarius Non Significativa r վ r - U2 DD

Falco peregrinus Non Significativa - XX r FV U2 DD

Gavia arctica Non Significativa XX r - w B

Gavia stellata Non Significativa r-w ↑ r - w B Himantopus Non Significativa r-w վ ↓ r FV r A himantopus Ixobrychus minutus Non Significativa - XX r U2 r B

Lanius collurio Non Significativa r ↓ r U2 r B Larus Non Significativa r ↑ r U1 r-w B melanocephalus Nycticorax Non Significativa - XX r U2 r - w A nycticorax Phalacrocorax Non Significativa r-w ↑ r U1 r-w B pygmeus Pluvialis apicaria Non Significativa r-w ↑ XX r - w-c B Recurvirostra Non Significativa վ ↑ r U1 w-r-c A avosetta Sterna albifrons Non Significativa - XX r U2 r-c A

Sterna hirundo Non Significativa r ↑ r U1 r A

Sterna sandvicensis Non Significativa ↑ r U1 w-r A

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Pipistrellus kuhlii Non Significativa FV FV A

Pipistrellus nathusii Non Significativa U1 FV A

Pipistrellus Non Significativa FV FV A pipistrellus

Tursiops truncatus Non Significativa U1 XX DD

Hypsugo savii Non Significativa FV FV A

Eptesicus serotinus Non Significativa U1 FV A

Caretta caretta Non Significativa U2 U1 C *Popolazione: w=svernante; r= nidificante; c= costante; p=presente. **Stato di conservazione regione biogeografica europa e italia: FV=favorevole; U1= inadeguato; U2= cattivo; xx=sconosciuto; ***Stato di conservazione regione biogeografica europa per avifauna: վ=popolazione stabile; ↓=popolazione in calo; ↑=popolazione in crescita ****Stato di conservazione sito Natura 2000: A=favorevole; B= buono; C= cattivo; DD=mancanza di dati.

J02.11.02 Altre variazioni dei sedimenti in sospensione o accumulo di sedimenti Si ritiene che tale fenomeno abbia un carattere troppo limitato nel tempo e nello spazio, essendo le attività di manutenzione eseguite per periodi brevi e su aree molto localizzate, per potere determinare incidenze significative sulle popolazioni ittiche nell’interno delle aree vallive. Si ricorda inoltre, che è interesse degli operatori del settore di preservare l’integrità degli stock ittici allevati, questi infatti sono soggetti agli stessi fattori di pressione a cui sono soggette le popolazioni naturali. Si stima quindi che gli effetti di questo fattore perturbativo siano del tutto trascurabili ai fini della definizione dello stato di conservazione delle popolazioni delle specie di interesse comunitario, nell’area di analisi.

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Tabella 3-22 Significatività degli effetti generati dal fattore J02.11.02 sullo stato di conservazione di habitat e specie sulla base delle indicazioni della Commissione Europea (Commission of the European Communities, 2009).

STATO DI STATO DI STATO DI VALUTAZIONE DELLA CONSERVAZIONE CONSERVAZIONE CONSERVAZIONE HABITAT /SPECIE SIGNIFICATIVITÀ REGIONE REGIONE SITO IT3250046 VULNERABILE DEGLI EFFETTI BIOGEOGRAFICA BIOGEOGRAFICA ITALIA EUROPA

1140 Non significativo XX U2 A

1150* Non significativo FV U2 B

Accipenser naccarii Non significativo U2 U2 C

Alosa falax Non significativo U2 U2 C

Aphanius fasciatus Non significativo U1 XX C

Barbus plebejus Non significativo U1 U1 B

Chondrostoma Non significativo U2 U2 U2 soetta

Cobitis taenia Non significativo XX U1 B

Lethenteron Non significativo U2 U1 B zanandreai

Knipowitschia Non significativo FV FV B panizzae

Pinna nobilis Non significativo U1 U1 B

Pomatoschistus Non significativo FV FV A canestrinii

Rutilus pigus Non significativo U2 U2 C

Caretta caretta Non significativo U2 U1 B

Tursiops truncatus Non significativo U1 XX DD

Pinna nobilis Non significativo U1 U1 DD

K01.01 Erosione Non si ritiene che possano esserci effetti sugli habitat di interesse comunitario poiché le attività che possono provocare fenomeni erosivi si concentrano all’interno delle aree di subconcessione di pesca e sono limitate dalla tipologia di mezzi utilizzati. L’incidenza è pertanto nei confronti degli habitat da considerarsi non significativa.

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STATO DI STATO DI STATO DI VALUTAZIONE DELLA CONSERVAZIONE CONSERVAZIONE CONSERVAZIONE HABITAT SIGNIFICATIVITÀ REGIONE REGIONE SITO IT3250046 VULNERABILE DEGLI EFFETTI BIOGEOGRAFICA BIOGEOGRAFICA ITALIA EUROPA

1140 Non significativo XX U2 A

1150* Non significativo FV U2 B

Sintesi valutativa Nella tabella che segue si riportano le specie e gli habitat che posso subire gli effetti di cui sopra ed il loro stato di conservazione nel sito Natura 2000 e la significatività delle incidenze per l’area di analisi sulla base delle considerazioni eseguite in questo studio.

Tabella 3-23 Sintesi della significatività delle incidenze per i vari fattori di pressione considerati e per eventuali affetti sinergici e/o cumulativi.

EFFETTI HABITAT/SPECI F01 I F02.02 G05.03 H03 H04 H06.01 J02.11.02 K01.01 SINERGICI E VULNERABILE COMULATIVI

Non Non Non Non Non Non Non 1140 Significati Nulla Signific Significativ Significativ Significativ Nulla Nulla Significativ Significativa va ativa a a a a

Non Non Non Non Non Non Non Significativ Significativ Significativa 1150* Significati Nullo Signific Significativ Significativ Nulla Nulla va ativa a a a a

Non Non 1310 Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Significativ Nulla Nulla Nulla Significativa a Non Non 1410 Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Significativ Nulla Nulla Nulla Significativa a Non Non 1420 Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Significativ Nulla Nulla Nulla Significativa a

Non Non Non Emys Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Nulla Significativa orbicularis a a

Non Non Salicornia Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Significativ Nulla Nulla Nulla Significativa veneta a

Non Non Non Testudo Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Nulla Significativa hermanni a a

Non Non Non Triturus Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Nulla Significativa carnifex a a

Non Non Non Zamenis Significativ Significativa Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Significativ Nulla Nulla longissimus a a

Non Non Non Non Non Non Alosa falax Nullo Nullo Signific Significativ Significativ Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa ativa a a a a

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Non Non Non Non Non Non Aphanius Nullo Nullo Signific Significativ Significativ Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa fasciatus ativa a a a a

Non Non Non Non Non Non Accipenser Significativ Significativ Significativa Nullo Nullo Signific Significativ Significativ Nulla Nulla naccarii ativa a a a a

Non Non Non Non Non Non Knipowitschia Nullo Nullo Signific Significativ Significativ Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa panizzae ativa a a a a

Non Non Non Non Non Non Pomatoschistu Significativ Significativ Significativa Nullo Nullo Signific Significativ Significativ Nulla Nulla s canestrinii a a ativa a a

Non Non Non Non Non Non Significativ Significativ Significativa Pinna nobilis Nullo Nullo Signific Significativ Significativ Nulla Nulla a a ativa a a

Non Non Non Caretta caretta Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa a a Non Non Eptesicus Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Nulla Nulla Significativa serotinus a Non Non Hypsugo savii Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Nulla Nulla Significativa a Non Non Myotis Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Nulla Nulla Significativa emarginatus a Non Non Pipistrellus Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Nulla Nulla Significativa kuhlii a Non Non Pipistrellus Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Nulla Nulla Significativa nathusii a Non Non Pipistrellus Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Nulla Nulla Significativa pipistrellus a Non Non Non Tursiops Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa truncatus a a Non Non Non Non Non Pinna nobilis Nullo Nullo signific significativ significativ Nulla Nulla significativ Nulla significativa ativa a a a Non Non Non Alcedo atthis Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa a a Non Non Non Ardea Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa purpurea a a Non Non Non Ardeola Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa ralloides a a Non Non Non Aythya nyroca Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa a a Non Non Non Botaurus Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa stellaris a a Non Non Non Calandrella Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa brachydactyla a a Non Non Non Charadrius Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa alexandrinus a a Non Non Non Circus Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa aeruginosus a a Non Non Non Circus cyaneus Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa a a

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Non Non Non Circus Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa pygargus a a Non Non Non Egretta Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa garzetta a a Non Non Non Falco Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa columbarius a a Non Non Non Falco Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa peregrinus a a Non Non Non Gavia arctica Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa a a Non Non Non Gavia stellata Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa a a Non Non Non Himantopus Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa himantopus a a Non Non Non Ixobrychus Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa minutus a a Non Non Non Lanius collurio Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa a a Non Non Non Larus Significativ Significativ Significativa melanocephal Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Nulla a a us

Non Non Non Nycticorax Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa nycticorax a a Non Non Non Phalacrocorax Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa pygmeus a a Non Non Non Pluvialis Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa apicaria a a Non Non Non Recurvirostra Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa avosetta a a Non Non Non Sterna Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa albifrons a a Non Non Non Sterna hirundo Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa a a Non Non Non Sterna Nullo Nullo Nulla Nulla Nulla Nulla Significativ Significativ Nulla Significativa sandvicensis a a

Stato di conservazione previsto per habitat e specie dell’area di analisi: A B B DD

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4. FASE 4: SINTESI DELL E INFORMAZIONI ED ES ITO DELLA SELEZIONE PRELIMINARE

DATI IDENTIFICATIVI DEL PIANO

Piano d'uso delle aree in concessione per venericoltura - TITOLO DEL PIANO Aggiornamento 2018

PROPONENTE - COMMITTENTE SAN SERVOLO srl

AUTORITÀ PROCEDENTE Città Metropolitana di Venezia

AUTORITÀ COMPETENTE Città Metropolitana di Venezia ALL’APPROVAZIONE

PROFESSIONISTI INCARICATI DELLO STUDIO Emiliano Molin, Daniele Curiel, Francesco Scarton

COMUNI INTERESSATI Venezia, Chioggia, Mira

Il Piano in esame rappresenta un aggiornamento dei precedenti Piani di Gestione d’uso sostenibile delle aree in concessione per la venericoltura. Il Piano si concentra nell'ambito territoriale di competenza della società SAN SRERVOLO srl, ossia la Laguna di Venezia, con l'obbiettivo principale di fornire gli indirizzi per proseguire nel percorso di riconversione della pesca di Ruditapes philippinarum in allevamento, entro aree in concessione. Il principale obiettivo del Piano è quello di gestire l'allevamento delle vongole veraci nelle aree in concessione. Tra gli altri obiettivi dell’aggiornamento 2018 del Piano si segnalano: • la rimodulazione delle superfici destinate all'allevamento, allo scopo di ridurne gli impatti, anche agendo sul numero degli operatori attivi, le imbarcazioni, gli strumenti di raccolta e, se possibile, implementarne la produttività; • il miglioramento della filiera produttiva sostenendo DESCRIZIONE DEL PIANO gestione, ricerca ed innovazione; • il controllo e il reclutamento di giovanili di R. philippinarum da utilizzare nelle aree in concessione, elementi chiave della filiera produttiva; • l’individuazione di sub-concessioni collettive destinate alla gestione di banchi naturali; • incentivare l'utilizzo, in modo controllato, di seme da schiuditoi; Il Piano prevede l’acquisizione di nuove aree per la produzione e la restituzione di quelle che, a vario titolo, non sono ritenute più idonee. L’attività di allevamento nelle concessioni presenta la problematica della movimentazione dei sedimenti dal fondale e la formazione di torbidità nella colonna d’acqua in conseguenza delle attività di coltivazione.

ZPS IT3250046 Laguna di Venezia CODICE E DENOMINAZIONE DEI SITI DELLA ZSC IT3250030 Laguna medio-inferiore di Venezia RETE NATURA 2000 INTERESSATI ZSC IT3250031 Laguna superiore di Venezia

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Piano morfologico per la Laguna di Venezia INDICAZIONE DI ALTRI PIANI E PROGETTI Progetto delle opere alle bocche CHE POSSANO DARE EFFETTI COMBINATI Piano di Sviluppo Aeroportuale dell’Aeroporto di Venezia

VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÀ DEGLI EFFETTI

Trattandosi di un aggiornamento di precedenti Piani di Gestione sostenibile della venericoltura nella Laguna di Venezia, la valutazione delle incidenze sugli habitat e sulle specie di interesse comunitario ha preso in esame principalmente le nuove aree, considerando poi anche il complesso delle concessioni. Per gli habitat e le specie della Direttiva, ritenute potenzialmente vulnerabili non sono stati ravvisati impatti significativi. Le nuove aree sottoposte a valutazione si pongono infatti in posizione contigua con quelle già sottoposte positivamente a valutazione dalle precedenti V.Inc.A e si caratterizzano per i medesimi habitat e specie di interesse conservazionistico. Le superfici complessive dell’Aggiornamento 2018 del Piano di Gestione risultano inoltre inferiori sia a quelle del 2006 (circa -1670 ha), sia a quelle del 2009 (circa -1381 ha). ESITO DELLO STUDIO DI SELEZIONE Per quanto riguarda le azioni del Piano, sulla base di lavori PRELIMINARE E SINTESI DELLA scientifici e studi specifici, si è valutato che gli impatti sugli habitat VALUTAZIONE CIRCA GLI EFFETTI NEGATIVI e sulle specie considerate vulnerabili della Direttiva vengano SUL SITO O SULLA REGIONE assorbiti o si attenuino in tempi ragionevoli (per i solchi in circa 1 BIOGEOGRAFICA mese e per la torbidità con plume a 200-300 m, con ripristino dei livelli di fondo della torbidità dopo circa 30 minuti). Ciò è possibile in virtù dell’elevata resilienza dei sistemi lagunari ancora integri, soprattutto a livello delle biocenosi. Gli elementi di criticità quali erosione, torbidità e rumore sono stati valutati con attenzione, ma non sono stati ravvisati impatti negativi significativi o impatti superiori a quelli valutati nelle aree già confermate e sottoposte positivamente a precedenti Valutazione di Incidenza.

Riassumendo sinteticamente l’analisi delle interferenze analizzate, le azioni contenute nell’ Aggiornamento 201 8 del Piano in esame non si stima possano produrre un impatto negativo significativo sui Siti Natura 2000 , gli habitat e le specie di interesse comunitario considerate nella presente Relazione .

CONSULTAZIONE CON GLI ORGANI ED ENTI Città Metropolitana di Venezia, Regione del Veneto, COMPETENTI, SOGGETTI INTERESSATI E Provveditorato alle Opere Pubbliche del Triveneto. RISULTATI DELLA CONSULTAZIONE

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DATI RACCOLTI PER L’ELABORAZIONE - BIBLIOGRAFIA

LIVELLO DI LUOGO DOVE POSSONO COMPLETEZZA ESSERE REPERITI E FONTE DEI DATI RESPONSABILI DELLA VERIFICA DELLE VISIONATI I DATI INFORMAZIONI UTILIZZATI

Letteratura scientifica; Formulari Natura 2000, Report scientifici del Provveditorato OO.PP. SELC soc. coop.; Siti Emiliano Molin, (già Magistrato alle internet e Uffici Reti Acque di Venezia) e del Buono Daniele Curiel, ecologiche e CORILA; Atlante della biodiversità della Francesco Scarton Laguna (2016), Atlante Regione del Veneto distributivo delle specie della Regione del Veneto (Salogni, 2014)

TABELLA DI VALUTAZIONE RIASSUNTIVA DI HABITAT E SPECIE

HABITAT SIGNIFICATIVITÀ SIGNIFICATIVITÀ PRESENZA PRESENZA NEGATIVA NEGATIVA NELL’AREA DI EFFETTI DELLE DELLE COD. NOME OGGETTO DI SINERGICI E INCIDENZE INCIDENZE VALUTAZIONE CUMULATIVI DIRETTE INDIRETTE Distese fangose o sabbiose emergenti 1140 Si Non Significativa Non Significativa No durante la bassa marea 1150* Lagune costiere Si Non Significativa Non Significativa No Vegetazione annua delle linee di 1210 Si Non Significativa Non Significativa No deposito marine Vegetazione pioniera a Salicornia e 1310 altre specie annuali delle zone Si Non Significativa Non Significativa No fangose e sabbiose Pascoli inondati mediterranei 1410 Si Non Significativa Non Significativa No (Juncetalia maritimi ) Praterie e fruticeti alofili mediterranei Non 1420 e termo-atlantici (Sarcocornetea Si Non Significativa Non Significativa Significativa fruticosi)

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SIGNIFICATIVITÀ SIGNIFICATIVITÀ PRESENZA PRESENZA NEGATIVA NEGATIVA SPECIE NELL’AREA DI EFFETTI DELLE DELLE OGGETTO DI SINERGICI E INCIDENZE INCIDENZE VALUTAZIONE CUMULATIVI DIRETTE INDIRETTE COD. NOME

A086 Accipiter nisus Si Non significativa Non significativa No

1100 Acipenser naccarii Si Non significativa Non significativa No

A298 Acrocephalus arundinaceus No Nulla Nulla No

A293 Acrocephalus melanopogon Si Nulla Nulla No

A296 Acrocephalus palustris No Nulla Nulla No

A297 Acrocephalus scirpaceus No Nulla Nulla No

Actitis hypoleuchos Si Non significativa Non significativa No

Aegithalos caudatus Si Non significativa Non significativa No

Agropyron elongatum No Nulla Nulla No

A229 Alcedo atthis Si Non significativa Non significativa No

1103 Alosa fallax Si Non significativa Non significativa No

Ampelisca diadema Si Nulla Nulla No

Anacamptis coriophora No Nulla Nulla No

Anacamptis laxiflora No Nulla Nulla No

Anacamptis morio No Nulla Nulla No

Anacamptis pyramidalis No Nulla Nulla No

A054 Anas acuta Si Non significativa Non significativa No

A056 Anas clypeata Si Non significativa Non significativa No

A052 Anas crecca Si Non significativa Non significativa No

A050 Anas penelope Si Non significativa Non significativa No

A053 Anas platyrhynchos Si Non significativa Non significativa No

A055 Anas querquedula Si Non significativa Non significativa No

A051 Anas strepera Si Non significativa Non significativa No

Anguilla anguilla Si Non significativa Non significativa No

1152 Aphanius fasciatus Si Non significativa Non significativa No

A090 Aquila clanga No Nulla Nulla No

A208 Ardea cinerea Si Non significativa Non significativa No

A029 Ardea purpurea Si Non significativa Non significativa No

A024 Ardeola ralloides Si Non significativa Non significativa No

Artemisia coerulescens No Nulla Nulla No

A222 Asio flammeus No Nulla Nulla No

A221 Asio otus No Nulla Nulla No

Asparagus acutifolius No Nulla Nulla No

Aster tripolium Si Nulla Nulla No

Atherina boyeri Si Non significativa Non significativa No

Atriplex hastata Si Nulla Nulla No

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Atriplex littoralis No Nulla Nulla No

Atriplex rosea No Nulla Nulla No

A059 Aythya ferina Si Non significativa Non significativa No

A060 Aythya nyroca Si Non significativa Non significativa No

Barbus plebejus Si Non significativa Non significativa No Bassia hirsuta No Nulla Nulla No

Bombina variegata Si Non significativa Non significativa No A021 Botaurus stellaris Si Non significativa Non significativa No

A025 Bubulcus ibis No Nulla Nulla No

A067 Bucephala clangula No Nulla Nulla No

Bufo viridis Si Nulla Nulla No

Bupleurum tenuissimum No Nulla Nulla No

A087 Buteo buteo Si Non significativa Non significativa No

Calamagrostis epigejos Si Nulla Nulla No

Calandrella brachydactyla Si Nulla Nulla No

A149 Calidris alpina Si Non significativa Non significativa No

A147 Calidris ferruginea No Nulla Nulla No

A224 Caprimulgus europaeus No Nulla Nulla No

Carduelis carduelis Si Non significativa Non significativa No

Carduelis chloris Si Non significativa Non significativa No

Caretta caretta Si Non significativa Non significativa No

Chamelea gallina Si Non significativa Non significativa No

A138 Charadrius alexandrinus Si Non significativa Non significativa No

A136 Charadrius dubius Si Non significativa Non significativa No

A137 Charadrius hiaticula No Nulla Nulla No

A139 Charadrius morinellus Si Non significativa Non significativa No

Chenopodium ficifolium No Nulla Nulla No

A197 Chlidonias niger Si Non significativa Non significativa No

A196 Chlydonias hybrida Si Non significativa Non significativa No

A198 Chlydonias leucoptura No Nulla Nulla No

1140 Chondrostoma soetta Si Non significativa Non significativa No

Chorophium orientale Si Non significativa Non significativa No

A179 Chroicocephalus ridibundus Si Non significativa Non significativa No

A031 Ciconia ciconia Si Non significativa Non significativa No

A030 Ciconia nigra Si Non significativa Non significativa No

A081 Circus aeruginosus Si Non significativa Non significativa No

A082 Circus cyaneus Si Non significativa Non significativa No

A084 Circus pygargus Si Non significativa Non significativa No

A289 Cisticola juncidis No Nulla Nulla No

Cobitis bilineata Si Non significativa Non significativa No

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A231 Coracias garrulus Si Non significativa Non significativa No

Coronella austriaca No Nulla Nulla No

Corvus cornix Si Non significativa Non significativa No

Corvus monedula Si Non significativa Non significativa No

A122 Crex crex Si Non significativa Non significativa No

Crocidura suaveolens No Nulla Nulla No

Cyclope neritea Si Non significativa Non significativa No

A038 Cygnus cygnus Si Non significativa Non significativa No

Cylindera trisignata No Nulla Nulla No

Cymodocea nodosa Si Non significativa Non significativa No

Dasinia lupinus Si Non significativa Non significativa No

Dryopteris filix-mas No Nulla Nulla No

A027 Egretta alba Si Non significativa Non significativa No

A026 Egretta garzetta Si Non significativa Non significativa No

A381 Emberiza schoeniclus No Nulla Nulla No

1220 Emys orbicularis Si Non significativa Non significativa No

Epilobium parviflorum No Nulla Nulla No

Epipactis palustris No Nulla Nulla No

Eptesicus serotinus Si Non significativa Non significativa No

Equisetum palustre Si Nulla Nulla No

Erithacus rubecula Si Non significativa Non significativa No

Euplagia quadripunctaria

A098 Falco columbarius Si Non significativa Non significativa No

A103 Falco peregrinus Si Non significativa Non significativa No

A096 Falco tinnunculus No Nulla Nulla No

Falco vespertinus Si Non significativa Non significativa No A321 Ficedula albicollis Si Non significativa Non significativa No

Fringilla coelebs Si Non significativa Non significativa No

A125 Fulica atra Si Non significativa Non significativa No

A153 Gallinago gallinago No Nulla Nulla No

A154 Gallinago media No Nulla Nulla No

Gallinula chloropus Si Non significativa Non significativa No

Garrulus glandarius Si Non significativa Non significativa No

A002 Gavia arctica Si Non significativa Non significativa No

A001 Gavia stellata Si Non significativa Non significativa No

A189 Gelochelidon nilotica No Nulla Nulla No

Gelochelidon nilotica Si Non significativa Non significativa No A135 Glareola pratincola Si Non significativa Non significativa No

Gobius niger Si Non significativa Non significativa No

Gracilaria sp. pl. Si Non significativa Non significativa No

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A127 Grus grus Si Non significativa Non significativa No

A130 Haematopus ostralegus Si Non significativa Non significativa No

A075 Haliaeetus albicilla Si Non significativa Non significativa No

Halimione portulacoides Si Nulla Nulla No

Hierophis viridiflavus Si Nulla Nulla No

A131 Himantopus himantopus Si Non significativa Non significativa No

Hirundo rustica Si Non significativa Non significativa No

1203 Hyla intermedia Si Non significativa Non significativa No

Hypsugo savii Si Non significativa Non significativa No

Inula crithmoides No Nulla Nulla No

A022 Ixobrychus minutus Si Non significativa Non significativa No

Juncus maritimus Si Nulla Nulla No

1156 Knipowitschia panizzae Si Non significativa Non significativa No

Lacerta bilineata Si Non significativa Non significativa No

Lampetra zanandreai Si Non significativa Non significativa No A338 Lanius collurio Si Non significativa Non significativa No

A339 Lanius minor Si Non significativa Non significativa No

A182 Larus canus Si Non significativa Non significativa No

A176 Larus melanocephalus Si Non significativa Non significativa No

A459 Larus michahellis Si Non significativa Non significativa No

Limonium bellidifolium No Nulla Nulla No

Limonium narbonense Si Nulla Nulla No

A157 Limosa lapponica Si Nulla Nulla No

Lithophaga lithophaga No Nulla Nulla No

Liza aurata Si Non significativa Non significativa No

Liza saliens Si Non significativa Non significativa No

A272 Luscinia svecica Si Non significativa Non significativa No

Lycaena dispar Si Non significativa Non significativa No Meles meles No Nulla Nulla No

A068 Mergus albellus Si Non significativa Non significativa No

A069 Mergus serrator No Nulla Nulla No

Micromys minutus No Nulla Nulla No

A073 Milvus migrans Si Non significativa Non significativa No

Motacilla alba Si Nulla Nulla No

1341 Muscardinus avellanarius No Nulla Nulla No

1358 Mustela putorius Si Nulla Nulla No

Myocastor coypus Si Nulla Nulla No

Myotis emarginatus Si Non significativa Non significativa No

Nassarius sp. pl. Si Non significativa Non significativa No

1292 Natrix tessellata Si Non significativa Non significativa No

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Neomys anomalus No Nulla Nulla No

Nephtys hombergi Si Non significativa Non significativa No

Nerophis ophidion Si Non significativa Non significativa No

A058 Netta rufina Si Non significativa Non significativa No

Notomastus sp. Si Non significativa Non significativa No

A160 Numenius arquata Si Non significativa Non significativa No

A023 Nycticorax nycticorax Si Non significativa Non significativa No

Nymphoidea peltata No Nulla Nulla No

Oenanthe lachenalii No Nulla Nulla No

Orchis laxiflora No Nulla Nulla No

Oryctolagus cuniculus No Nulla Nulla

Osmoderma eremita Si Non significativa Non significativa No A214 Otus scops Si Non significativa Non significativa No

A094 Pandion haliaetus Si Non significativa Non significativa No

A323 Panurus biarmicus Si Non significativa Non significativa No

Paphia aurea Si Non significativa Non significativa No

Paracentrotus lividus Si Non significativa Non significativa No

Paradoneis lyra Si Non significativa Non significativa No

Parapholis strigosa No Nulla Nulla No

Parus major Si Non significativa Non significativa No

Passer italiae (Passer domesticus) Si Non significativa Non significativa No

Pelophilax sink. esculenta Si Nulla Nulla No

A072 Pernis apivorus Si Non significativa Non significativa No

A391 Phalacrocorax carbo sinensis Si Non significativa Non significativa No

A393 Phalacrocorax pygmeus Si Non significativa Non significativa No

A170 Phalaropus lobatus Si Nulla Nulla No

A151 Philomachus pugnax No Nulla Nulla No

A035 Phoenicopterus ruber Si Non significativa Non significativa No

Pholas dacthylus Si Non significativa Non significativa No

Phragmites australis Si Nulla Nulla No

Phyllodace sp. Si Non significativa Non significativa No

Pica pica Si Non significativa Non significativa No

Pinna nobilis Si Non significativa Non significativa No

Pinus pinaster No Nulla Nulla No

Pinus pinea No Nulla Nulla No

Pipistrellus kuhli Si Non significativa Non significativa No

1317 Pipistrellus nathusii Si Non significativa Non significativa No

Pipistrellus pipistrellus Si Non significativa Non significativa No

Plantago cornuti No Nulla Nulla No

A034 Platalea leucorodia Si Non significativa Non significativa No

B 895-18/FINALE/GEN 19 130/140

A032 Plegadis falcinellus No Nulla Nulla No

A140 Pluvialis apricaria Si Non significativa Non significativa No

A141 Pluvialis squatarola Si Non significativa Non significativa No

Podarcis muralis Si Nulla Nulla No

1250 Podarcis siculus Si Nulla Nulla No

A007 Podiceps auritus Si Non significativa Non significativa No

A005 Podiceps cristatus Si Non significativa Non significativa No

A006 Podiceps grisegena Si Non significativa Non significativa No

A008 Podiceps nigricollis Si Non significativa Non significativa No

1154 Pomatoschistus canestrinii Si Non significativa Non significativa No

Pomatoschistus marmoratus Si Non significativa Non significativa No

Pomatoschistus minutus Si Non significativa Non significativa No

Populus alba No Nulla Nulla No

Populus nigra No Nulla Nulla No

A120 Porzana parva Si Non significativa Non significativa No

A119 Porzana porzana Si Non significativa Non significativa No

Puccinellia palustris Si Nulla Nulla No

Rana dalmatina Si Non significativa Non significativa No

1215 Rana latastei Si Non significativa Non significativa No

A132 Recurvirostra avosetta Si Non significativa Non significativa No

Regulus regulus Si Non significativa Non significativa No

1304 Rhinolophus ferrumequinum Si Non significativa Non significativa No

Rubia peregrina Si Nulla Nulla No

Ruditapes decussatus Si Non significativa Non significativa No

Ruditapes philippinarum Si Non significativa Non significativa No

Rutilus erythrophthalmus No Nulla Nulla No

1114 Rutilus pigus Si Non significativa Non significativa No

1443 Salicornia veneta Si Nulla Nulla No

Salix rosmarinifolia Si Nulla Nulla No

Salsola soda Si Nulla Nulla No

Sarcocornia fruticosum Si Nulla Nulla

Sargassum nuticum Si Non significativa Non significativa No

Serinus serinus Si Non significativa Non significativa No

Solea solea Si Non significativa Non significativa No

Sorex arunchi Si Non significativa Non significativa No

Spartina maritima Si Nulla Nulla No

Spartina x townsendii Si Nulla Nulla No

Spergularia marina No Nulla Nulla No

Spiranthes aestivalis No Nulla Nulla No

Spiranthes spiralis No Nulla Nulla No

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Sprattus sprattus Si Non significativa Non significativa No

A195 Sterna albifrons Si Non significativa Non significativa No

A190 Sterna caspia No Nulla Nulla No

A193 Sterna hirundo Si Non significativa Non significativa No

A191 Sterna sandvicensis Si Non significativa Non significativa No

Streptopelia turtur Si Non significativa Non significativa No

Strix aluco No Nulla Nulla No

Sturnus vulgaris Si Nulla Nulla No

Sygnathus abaster Si Non significativa Non significativa No

Sygnathus typhle Si Non significativa Non significativa No

A305 Sylvia melanocephala No Nulla Nulla No

A307 Sylvia nisoria Si Nulla Nulla No

A004 Tachybaptus ruficollis Si Non significativa Non significativa No

A397 Tadorna ferruginea Si Non significativa Non significativa No

A048 Tadorna tadorna Si Non significativa Non significativa No

Tellina sp.pl. Si Non significativa Non significativa No

Testudo ermanni Si Non significativa Non significativa No

Thalictrum lucidum Si Non significativa Non significativa No

Trachomitum venetum No Nulla Nulla No

Trapa natans No Nulla Nulla No

Triglochin maritimum No Nulla Nulla No

A161 Tringa erythropus No Nulla Nulla No

A166 Tringa glareola No Nulla Nulla No

A164 Tringa nebularia No Nulla Nulla No

A162 Tringa totanus Si Non significativa Non significativa No

1167 Triturus carnifex Si Non significativa Non significativa No

Troglodytes troglodytes Si Non significativa Non significativa No

Turdus merula Si Non significativa Non significativa No

Tursiops truncatus Si Non significativa Non significativa No

Tyto alba No Nulla Nulla No

Ulva sp.pl. Si Non significativa Non significativa No

Undaria pinnitifada Si Non significativa Non significativa No

Utricularia australis No Nulla Nulla No

Vanellus vanellus Si Non significativa Non significativa No

Vulpes vulpes No Nulla Nulla No

Zamenis longissimus Si Nulla Nulla No

Zostera marina Si Non significativa Non significativa No

Zostera noltei Si Non significativa Non significativa No

Zosterisessor ophiocephalus Si Non significativa Non significativa No

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ESITO DELLA PROCEDURA DI SCREENING

La descrizione del piano / progetto / intervento riportata nel presente studio è conforme, congruente e aggiornata rispetto a quanto presentato all’Autorità competente per la sua approvazione. Con ragionevole certezza scientifica, si può escludere il verificarsi di effetti significativi negativi sui Siti della rete Natura 2000 .

Venezia, 20/12/2018

Dott. Daniele Curiel ______

Dott. Emiliano Molin ______

Dott. Francesco Scarton ______

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