Pietro Mascagni
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Lavoro sulla storia dell'opera 5AL Gruppo: Sara Baruchello, Niccolò Desii, Ishikabye Jankoo, Alice Laudicina, Sara Lotti PIETRO MASCAGNI Pietro Antonio Stefano Mascagni nasce il 7 dicembre 1863 a Livorno. Il padre Domenico Mascagni è proprietario di un forno mentre la madre si occupa della famiglia. Pietro ha quattro fratelli e da subito si mostra il più intelligente e interessato agli studi e per questo, malgrado le ristrettezze economiche, viene avviato agli studi umanistici. In seguito, il giovane che sogna di fare il compositore, affianca agli studi umanistici quelli musicali: studia pianoforte e canta come contralto nella Schola Cantorum della chiesa di San Benedetto e, tre anni dopo, intraprende studi musicali più regolari e diviene allievo di Alfredo Soffredini, fondatore dell'Istituto Musicale Livornese. La sua prima composizione musicale, la romanza Duolo eterno!, risale al 1878, seguita da altre come: Elegia per soprano, violino e pianoforte (1879), Ave Maria per soprano e pianoforte (1880), Pater Noster per soprano e quintetto d'archi (1880), Sinfonia in fa maggiore (1881), nello stesso anno viene eseguita a Livorno la sua cantata In filanda a quattro voci soliste e a piena orchestra. E nel 1882 la cantata Alla gioia, su testo di Friedrich Schiller. Nel 1882 si trasferisce a Milano grazie all'aiuto economico del conte de Larderel, il suo secondo mecenate (il primo fu lo zio morto un anno prima). A Milano, Pietro Mascagni entra al conservatorio e stringe amicizie con il mondo artistico dell'epoca; fra questi incontri spicca quello con Giacomo Puccini, Amilcare Ponchielli e con Vittorio Gianfranceschi, che diverrà il suo più grande amico. Nei tre anni successivi compone la romanza per tenore con orchestra "Il Re a Napoli", su parole di Andrea Maffei e inizia a dedicarsi all'opera "Guglielmo Ratcliff" di Heine. Nel 1885 lascia il conservatorio in polemica con il direttore e si dedica ad una serie di tournée in giro per l'Italia come direttore d'orchestra di diverse compagnie d'opera. Nel 1886 conosce Argenide Marcellina Carbognani da cui ha un figlio che muore a soli quattro mesi di età; si sposano un anno dopo. Il comune di Cerignola gli offre di dirigere la filarmonica della città. Nel 1888 partecipa ad un concorso indetto dalla casa editrice Sonzogno per un'opera in un atto. L'argomento con cui decide di partecipare è "La cavalleria Rusticana", opera tratta dall'omonima novella di Verga", composta assieme ai librettisti Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci. L'anno seguente nasce il primo figlio, Domenico. Nel 1890 La "Cavalleria rusticana" viene proclamata vincitrice del concorso su 73 partecipanti e il 17 maggio debutta al Teatro Costanzi di Roma dove ottiene un notevole successo di pubblico e critica. Nel 1891 mette in scena un'altra opera al Costanzi di Roma, "L’amico Fritz". Nello stesso anno nasce il secondo figlio Edoardo e nel 1892 la figlia Emilia. Nel 1895 va in scena alla Scala il "Guglielmo Ratcliff" di Heine diretto dallo stesso Mascagni. Nel 1897 inizia la collaborazione con Luigi Illica con il quale lavora all'"Iris" per l'editore Sonzogno e alle "Maschere" per l'editore Ricordi. L'anno seguente dirige sei concerti alla scala fra cui la "Patetica" di Pyotr Ilyich Tchaikovsky, fino ad allora mai eseguita in Italia, e il poema sinfonico a "Giacomo Leopardi", composto per le celebrazioni dei cento anni dalla nascita del poeta di Recanati. Dal 1899 al 1903 Mascagni è impegnato in alcune tournée che lo portano a dirigere nelle più importanti città italiane, europee e americane. Rientrato in Italia assume la carica di direttore della Scuola Nazionale di Musica di Roma carica che affianca a quella di direttore del teatro Costanzi di Roma, che ricopre dal 1907. Continuano le tournée all'estero. Nel 1927 rappresenta l'Italia a Vienna per la celebrazione del centenario della morte di Ludwig Van Beethoven. Nel 1929 viene incluso fra gli accademici della Reale Accademia d'Italia. Nel 1935 viene messa in scena alla Scala la sua ultima opera Nerone. Nel 1940 l'opera "La Cavalleria rusticana" compie 50 anni e viene incisa su disco. Nel 1944 si dimette dalla carica di direttore artistico del teatro Costanzi. Pietro Mascagni muore il 2 agosto 1945, all'età di 82 anni, nella sua camera d'albergo all'hotel Plaza di Roma dove risiedeva dal 1927. • Musica e composizioni Dal punto di vista stilistico, la musica di Mascagni è spesso definita esasperata, sia per la propensione verso gli acuti, che per il largo uso ch'egli fa del declamato. In realtà, ciò riguarda una parte della sua produzione operistica (specialmente l'ultima fatica, il Nerone), ovvero quella finale, quando si era già in pieno clima espressionista. Nei primi lavori (Cavalleria, Amico Fritz, Ratcliff, Iris, Maschere e Rantzau) è invece vivo uno stile fine, ma decadente, che riaffiora similmente nella poesia e nella pittura di quel tempo. L'unica vera e propria opera verista di Mascagni, insomma, fu Cavalleria, il cui successo venne poi emulato da Ruggero Leoncavallo con i Pagliacci. Quanto a Umberto Giordano, che spesso viene definito compositore verista (e giustamente, per opere minori come Mala vita), il suo stile è assai più vicino a Giacomo Puccini che a Mascagni. In sintesi, al di là dello stile dei musicisti coetanei di Mascagni (la cosiddetta Giovane Scuola Italiana), l'opera italiana, a cavallo tra Otto e Novecento, non fu interamente verista. Vi fu - è vero - un gran successo del verismo, specie dopo Cavalleria, ma ben presto, già dal 1896, quest'ultimo cedette il posto all'opera decadente (che comprendeva il simbolismo, l'esotismo e il dannunzianesimo) e, più tardi, a quella espressionista; di tutti questi stili, Mascagni si fece grande ambasciatore, dando prova di grande coraggio (nonché di spirito eclettico), anche se spesso mal compreso. CAVALLERIA RUSTICANA - L'OPERA "Cavalleria rusticana" è un melodramma in un atto musicato da Pietro Mascagni con libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e di Guido Menasci. L'opera è tratta dall'omonima opera di Giovanni Verga. "Cavalleria rusticana" fu la prima opera composta da Mascagni ed è una delle sue più celebri composizioni, insieme a "Iris", "L'amico Fritz" e “Guglielmo Ratcliff”. Fu composta in realtà per un concorso. Infatti nel 1888 l'editore milanese Edorardo Sonzogno annunciò un concorso per tutti i giovani compositori italiani che ancora non avevano rappresentato un'opera. I partecipanti dovevano comporre un'opera in un unico atto e le tre migliori opere venivano poi rappresentate a Roma a spese dello stesso Sonzogno. Il 5 marzo 1890 la giuria selezionò 3 opere: "Labilia" di Nicola Spinelli, "Rudello" di Vincenzo Ferroni e "Cavalleria rusticana" di Pietro Mascagni. L'opera fu rappresentata per la prima volta il 17 maggio 1890 al Teatro Costanzo di Roma. • Personaggi - Santuzza, una giovane contadina (soprano) - Turiddu, un giovane contadino (tenore) - Lucia, madre di Turiddu (contralto) - Alfio, carrettiere (baritono) - Lola, moglie di Alfio (mezzosoprano) • Composizione dell'orchestra Mascagni compose l'opera per: - 2 ottavini, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti - 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, tuba - timpani, grancassa, triangolo, piatti, tamburo, campane tubolari, frusta - 3 arpe (2 in orchestra e 1 sulla scena), organo, archi • Trama Durante il Preludio, Turiddu, figlio di mamma Lucia, canta una serenata a Lola, di cui era innamorato prima di arruolarsi e che, al suo ritorno, ha trovato sposata con compare Alfio, un ricco carrettiere. Siamo nel periodo pasquale, infatti le campane suonano e i contadini e i paesani cantano cori gioiosi che inneggiano alla vita. Santuzza, l'amante di Turiddu, avendo saputo che il giovane è stato visto a tarda notte presso la casa di Lola e sospettando che egli abbia ripreso l'antica relazione, si reca a cercarlo all'osteria di mamma Lucia. Quest'ultima afferma che il figlio è fuori a comprare del vino ma Santuzza sa che Turiddu non si è mai mosso dal paese. Lucia è sconvolta dalla rivelazione fatta da Santuzza e invita la ragazza ad entrare in casa per parlare più liberamente, ma la giovane, disperata, rifiuta perché è "dannata" per il suo rapporto scandaloso con Turiddu. Il dialogo è interrotto dall'arrivo di compare Alfio, che celebra la vita beata del carrettiere insieme a dei compagni, e dalla folla che si prepara alla processione pasquale e che intona inni alla resurrezione di Cristo. Tutti entrano in chiesa, eccetto Santuzza perchè peccatrice: sconvolta, confessa in lacrime a mamma Lucia il suo amore per Turiddu. Infatti è stata sedotta dal giovane ma adesso Turiddu ha occhi solo per Lola, che a sua volta tradisce apertamente il marito. Arriva infine Turiddu e Santuzza lo affronta, rinfacciandogli il suo amore per Lola; egli dapprima nega, poi si mostra irritato dalla gelosia della ragazza. L'alterco è interrotto da Lola che entra intonando uno ritornello allusivo allasua passione per Turiddu: fra le due donne vi è unoscambio di battute ironiche, poi Lola entra in chiesa. La discussione riprende tra i due amanti, ma quando il giovane va per entrare in chiesa, la donna gli augura minacciosamente la "mala Pasqua". Sopraggiunge allora Alfio e Santuzza, presa dalla gelosia, gli svela il tradimento della moglie: Alfio si rende conto che la ragazza dice la verità e giura di vendicarsi. Dopo un Intermezzo sinfonico, la folla esce dalla Chiesa; Turiddu invita degli amici a brindare all'osteria della madre e offre da bere anche a compare Alfio, che rifiuta sdegnosamente. È un chiaro segno che egli sa la verità ma anche un gesto di sfida. Turiddu, secondo il rituale del codice d'onore rusticana, accetta la sfida, versa a terra il vino e abbracciando Alfio gli morde un orecchio: i due si accordano per un duello immediato. Prima di avviarsi per la sfida, Turiddu saluta per un'ultima volta la madre, attribuendo il suo turbamento al troppo vino bevuto, e la invita, se egli non tornasse, a prendersi cura di Santuzza.