Goldoni E Il Teatro
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ATTI dell’VIII Congresso degli Italianisti Scandinavi Aarhus-Sandbjerg, 21-23 giugno 2007 ATTI DELL’ VIII CONGRESSO DEGLI ITALIANISTI SCANDINAVI Aarhus-Sandbjerg, 21-23 giugno 2007 A cura di Svend Bach, Leonardo Cecchini e Alexandra Kratschmer Aarhus 2009 Istituto di Lingue, Letteratura e Cultura Il presente volume è stato pubblicato con il contributo di Birthe og Knud Togebys Fond L’VIII Congresso degli Italianisti Scandinavi ha beneficiato del sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen ATTI dell’VIII Congresso degli Italianisti Scandinavi Aarhus-Sandbjerg, 21-23 giugno 2007 A cura di Svend Bach, Leonardo Cecchini e Alexandra Kratschmer © 2009 Institut for Sprog, Litteratur og Kultur, Aarhus Universitet ISBN 978-87-993193-0-5 Finito di stampare nel mese di giugno 2009 da Fællestrykkeriet for Sundhedsvidenskab og Humaniora Aarhus Universitet Institut for Sprog, Litteratur og Kultur, Afdeling for Italiensk Aarhus Universitet Jens Chr. Skousvej 5 8000 Århus C. Danimarca Indice Prefazione 7 Goldoni e il teatro Franco Fido Le professioni e il lavoro nel teatro di Goldoni 11 Michel Olsen Goldoni fra modernismo e tradizione 27 Svend Bach Conflitti tra un sé privato e pubblico. Monarchi nel dramma italiano (e francese) dal Sei all’Ottocento 63 Enrico Garavelli Storia e invenzione in Lucia Dall’Oro di Filippo Tolli (1881) 78 Margareth Hagen Le figure femminili nella Mandragola – realismo e esemplarità 92 Lone Klem La commedia del Cinquecento tra immagine del mondo reale e astrazione teatrale. Quattro esempi di una dialettica 104 Antonella Mirone La migrazione culturale di Pamela 119 Elina Suomela-Härmä Il repertorio italiano nei teatri finlandesi fino al 1925 128 Erling Strudsholm Goldoni e l’uso medio 142 Letteratura Leonardo Cecchini “La memoria che lascio è frantumata”. Identità e memoria in alcune recenti narrazioni autobiografiche 152 Helena Eskelinen Il ruolo dell’ecfrasis e della similitudine ecfrastica nelle descrizioni muliebri del Piacere di Gabriele D’Annunzio 164 Marja Härmänmaa La “città morta” – la rappresentazione delle città antiche in alcune opere di Gabriele D’Annunzio 176 Ciro Imperato Il ritorno del viaggiatore di Gianni Celati: un’analisi semiotica 191 Grete Johansen Rinascimento privato – la storia romanzata 200 Jørn Moestrup Strutture narrative nell’opera di Andrea De Carlo. Criteri per un giudizio di valore 211 Giuseppe Persiani Identità meridionale e percezione dello straniero nella narrativa di Luigi Pirandello 218 Martin Kvist Petersen La caducità e l’«attimo estatico»: sulla poetica temporale di Pavese 233 Camilla Skalle Achille piè veloce, un romanzo postmoderno in gioco mitologico 251 Igor Tchehoff Il corpo malato in Memoriale di Paolo Volponi 261 Linguistica Verner Egerland Il soggetto implicito nelle costruzioni non finite avverbiali in italiano antico e moderno 274 Marco Gargiulo Motivazioni allo studio dell’italiano in Scandinavia 291 Hanne Jansen & Ole Jorn A più voci. Traduzione del romanzo Alla cieca di Claudio Magris e implicazioni traduttologiche 307 Bente Lihn Jensen SugarTexts in italiano e in danese. Verbalizzazioni delle fasi di produzione 327 Elizaveta Khachaturyan Segnali discorsivi formati dal verbo dire. Approccio semantico 348 Iørn Korzen Anafora evolutiva in italiano e in danese 363 Fulvio Leone Italiano neostandard e letteratura 380 Lone Elisabeth Olesen “Vengono a curiosare dall’estero”. Alcuni problemi riguardo l’uso dei concetti IR / IP e lo studio dell’italiano parlato in Sardegna 388 Prefazione Con la pubblicazione di questi Atti, i lavori dell’VIII Congresso degli Italianisti Scandinavi, tenutosi all’Università di Aarhus e al castello di Sandbjerg, sua dipendenza, sono arrivati alla loro conclusione. Come tema principale avevamo scelto ”Goldoni e il teatro”, in occasione della ricorrenza del terzo centenario dalla nascita del commediografo, e in conseguenza avevamo invitato a partecipare due esperti del campo, il professor Franco Fido dell’Università di Harvard e il professor Michel Olsen dell’Università di Roskilde. I loro contributi figurano all’inizio della prima sezione di questo volume, seguiti da quelli di altri studiosi che avevano deciso di presentare ricerche attinenti al tema generale. Nella seconda e nella terza sezione compaiono studi su temi letterari e linguistici che fuoriescono dal tema principale. Nella seduta plenaria finale i congressisti affrontarono tra altri argomenti quello della forma e dei possibili obiettivi futuri della collaborazione tra gli italianisti dei paesi nordici, e si decise che ci si sarebbe adoperati ad aumentare la qualità scientifica e quindi il prestigio e la diffusione degli Atti dei nostri Congressi sottomettendo i singoli contributi al giudizio di un altro congressista. In tal modo i manoscritti che ci sono pervenuti nell’autunno del 2007 hanno effettivamente ricevuto critiche e suggerimenti di cui ciascun autore ha potuto trarre vantaggio prima di consegnare il testo definitivo. Si è iniziata così una cooperazione professionale anche al di là dei giorni già in sé proficui passati insieme durante il Congresso, cooperazione che potrà svilupparsi e perfezionarsi ulteriormente negli anni che vengono, a partire dal prossimo Congresso che avrà luogo ad Oslo nel 2010. Nell’ultima fase la rilettura dell’intero volume ci ha permesso di correggere una certa quantità di errori tipografici ed espressioni imprecise. Gli autori hanno comunque avuto la possibilità di rivedere e approvare la versione finale dei loro contributi. Teniamo a ringraziare La Fondazione Togeby (Birthe og Knud Togebys Fond) per il suo generoso contributo, senza il quale non sarebbe stato possibile pubblicare questi Atti. Svend Bach Leonardo Cecchini Alexandra Kratschmer GOLDONI E IL TEATRO Franco Fido Università di Harvard Le professioni e il lavoro nel teatro di Goldoni Egli è un uomo che il suo mestiere lo sa (Introduzione alle recite del 1753-54). … fra il vostro numero de’ Virtuosi e delle Virtuose di musica, vi sono delle oneste e discrete persone come in ogni altro corpo di Arte, di Mestiere o di Professione (L’impresario delle Smirne – L’Autore e chi legge). Giera mia ziora mare / Nassua de un ztrazzariol:/ Gnese da un zavatter, / E vu da un fruttariol (Il Campiello, I, 6). In ogni discorso vostro c’entra la campagna, i ravanelli, l’aratro (Il raggiratore, III, 1). E si vedon talora i principali / In una sala riccamente adorna / Portar vanghe o altre cose manuali. / E se un po’ di buon gusto non ritorna, / Sul teatro vedrem probabilmente / Anche il fornaio che la pasta inforna (La scuola di ballo, II, 3). 1. Il dramma serio e les états degli uomini. Soldati e ufficiali; cortigiane e ruffiani; servitori e cameriere; dottori in medicina e procuratori legali, villani e pedanti: sono queste le professioni – ma sarebbe meglio dire le condizioni o i tipi sociali – che fin dal Cinquecento entrano nella commedia, oggetti proverbiali di satira o di caricatura che spesso si rapprenderanno nelle ben note maschere dell’Arte. Di altre professioni poco o niente si parla nella commedia letteraria, specialmente quella francese del Seicento e del primo Settecento, che costituisce il referente obbligato per quella italiana dello stesso periodo. I personaggi principali del teatro classico, nobili di corte, d’épée o de robe, esistono non solo senza lavorare, ma senza che la considerazione di un’occupazione possibile entri mai nel loro orizzonte mentale o nelle circostanze della favola: talché l’idea (per non parlare della pratica) di un lavoro è tanto lontana da loro e dal loro pubblico quanto le cose del sesso dai casti personaggi dei romanzi di Henry James. 11 Il Misantropo di Molière, il Distratto di Regnard e il Vanaglorioso di Destouches (questi ultimi due tributari dei Caractères di La Bruyère) vivono nell’assolutezza della loro condizione, e la loro presenza teatrale si accampa in un mondo vuoto di categorie sociali o professionali. Non sarà un caso che quando Goldoni a Parigi vorrà scrivere una pièce tutta francese costruirà il suo Bourru bienfaisant su questo stesso, asettico modello. In Francia la situazione cambia a partire, press’a poco, dalla metà del Settecento. Nel 1765 il protagonista del Philosophe sans le savoir di Sedaine, una delle più belle commedie serie di quegli anni, è un agiato negoziante nobile decaduto ma orgoglioso del proprio mestiere.1 Suo figlio ufficiale si batte addirittura in duello per sostenere la dignità della professione paterna, e per tutta una scena del quinto atto (4) assistiamo al generoso comportamento del mercante, che paga una grossa lettera di cambio senza addebitarne le spese al portatore pur sapendo che questi ha bisogno urgente del denaro.2 Dieci anni dopo La brouette du vinaigrier di Mercier è letteralmente fondata sul mestiere del protagonista, venditore ambulante di aceto e di senape, e nella Prefazione l’autore scrive: La Brouette du vinaigrier! Quel sujet! … Les personnages de ce drame sont trop bas! J’ai prévu le reproche, et je l’ai bravé. Qu’on ne calomnie point ma brouette; elle est assurément respectable [carica com’è dei risparmi che il vinegrier sta per offrire al grand bourgeois futuro suocero di suo figlio]. […] Le poète dramatique (ainsi du moins je le conçois) est peintre universel. Tout le détail de la vie humaine est également son objet.3 Nella sua accezione più ampia, il nuovo contesto culturale che ha reso possibile il cambiamento di gusti teatrali avvertito e promosso da Sedaine e Mercier è quello determinato dalla pubblicazione dell’Encyclopédie, e materializzatosi sui palcoscenici francesi in