DOSSIER MUSEO E PARCO ARCHEOLOGICO DELLE NAVI ANTICHE DI

1. INQUADRAMENTO TERRITORIALE

Superficie e confini Pisa si trova ad una decina di chilometri dal mare sulle rive del fiume , ad un’altezza di 4 metri s.l.m.; la posizione geografica particolarmente favorevole fa sì che la città sia un nodo di comunicazione (viaria, ferroviaria e aeroportuale) fondamentale a livello regionale e nazionale. L’estensione territoriale del Comune di Pisa è 187,1 Kmq con una densità di popolazione pari a 488,89 abitanti per Kmq (di cui il 52,64% donne e 47,36% uomini); per quanto riguarda il centro storico la sua estensione è pari a 8 Kmq con una densità di popolazione di 1625,35 abitanti per Kmq (di cui il 53,35% donne e il 46,64% uomini).

Il Cantiere delle Navi Antiche di Pisa è ubicato poco all'esterno delle mura della città medievale, in direzione del mare. Qui nel 1998, in occasione della costruzione di un centro direzionale delle Ferrovie dello Stato, in seguito al rinvenimento di manufatti lignei, si decise di procedere, nel minor tempo possibile, all'esplorazione del sito e fu quindi allestito un cantiere di carattere estensivo, corrispondente all'area interessata. Il ritmo incalzante dei rinvenimenti (con 16 relitti, interi o parzialmente conservati, individuati in pochi mesi) portò nell'estate nel 1999 alla decisione di destinare il sito alla ricerca. Dal dicembre dello stesso anno, stipulato l'accordo che passava alla Soprintendenza ai Beni Archeologici per la Toscana la piena responsabilità dell'area, si è proceduto con una nuova strategia di intervento che, secondo i principi della stratigrafia archeologica, permettesse il recupero e il trasferimento dei relitti individuati in luoghi adatti alla conservazione e al restauro. Il sito è stato quindi trasformato in un vero e proprio cantiere di scavo e di restauro, che risulta oggi esemplare per attrezzature e tecniche impiegate, normativa di sicurezza e accessibilità per il pubblico e per gli studiosi.

Il Paesaggio e le sue mutazioni 1

Il quadro ambientale e geografico dell’area su cui sorse e si sviluppò l’insediamento di Pisa etrusca e romana risulta oggi notevolmente diverso rispetto a quello antico. Se gli apporti alluvionali dell’Arno hanno nel tempo allontanato, e non di poco, la linea di costa, il progressivo impaludamento della zona, dovuto all’abbandono delle difese idriche legate al sistema centuriato, unitamente all’innalzamento del livello del mare e al degrado idrologico conseguente alla crisi politica, economia e demografica che la città conobbe in età tardoantica, nonché le successive intense opere di bonifica realizzate a partire dall’età medioevale, hanno apportato significative modifiche alle caratteristiche del paesaggio. Le ricerche finora effettuate con prospettive e metodologie diversificate hanno, tuttavia, permesso di ricostruire un panorama di una città sorta a ridosso di un complesso sistema

1 A cura di Marco Benvenuti, Marta Mariotti, Pasquino Pallecchi, Mario Sagri 1 lagunare costiero, in una regione segnata dalla presenza di due fiumi, l’Arno e l’ora scomparso Auser, oltre che da canali e corsi e d’acqua minori, in un quadro che può ricordare, pur con le dovute differenze, quello di Venezia e delle foci del Malamocco.

La linea di costa era molto più arretrata rispetto all’attuale 2 e l’area che dalla città, che stando alle notizie fornite da Strabone (fig. 2) (V, 5, 2) distava dal mare circa 20 stadi (poco meno di quattro chilometri), si estendeva fino alla costa, era coperta da ampie sacche lagunari che raggiungevano il fianco occidentale del cordone sabbioso di San Guido, lasciando vaste dune emerse, dove fin dalle età più antiche sono documentate tracce di presenze umane caratterizzate da forme stabili. La pianura pisana rappresenta la porzione esposta di un bacino sedimentario sviluppatosi a partire dal Miocene Superiore (circa 10 milioni di anni fa) e successivamente interessato dall’accumulo di depositi sedimentari di ambiente continentale e marino. L’attuale configurazione della piana costiera comincia a delinearsi con l’inizio dell’era Quaternaria, quando il graduale abbassamento del livello marino porta alla deposizione di sedimenti sabbiosi di spiaggia fino ai depositi continentali del Pliocene Medio. Dal Pleistocene la pianura viene interessata da almeno due importanti fasi di fluttuazione del livello marino dovute alle variazioni climatiche che portarono alle ultime fasi glaciali. A seguito di ciascuna fase glaciale la pianura costiera doveva presentarsi più estesa di quella attuale e interessata da valli fluviali in parte colmate da sedimenti ghiaino-sosabbiosi. I successivi miglioramenti climatici portarono nuovamente alla riduzione dell’area costiera con deposizione di sabbie di spiaggia e sedimenti di laguna. Quando l’uomo occupa la pianura di Pisa la linea di costa, rispetto alla posizione attuale, si trova molto spostata verso terra. In questo periodo il livello del mare si ritiene fosse 1-2 m più basso di quello attuale. La piana è caratterizzata da una fase climatica fredda, la cosiddetta piccola era glaciale coincidente con l’età del Ferro, compresa tra 900 e 300 a.C., e non risulta interessata da piene catastrofiche paragonabili a quelle del successivo periodo romano. In età romana l’area pisana risulta già interessata da numerosi insediamenti localizzati in una piana alluvionale costiera interessata dalla presenza di numerosi tracciati fluviali che vagavano nella pianura con andamento meandriforme con frequenti variazione dell’alveo. In questo periodo parte della pianura viene spesso sommersa da acque fluviali e marine che, ristagnando in permanenza, tendono nel tempo a creare zone paludose. Sono infatti ancora presenti diverse zone umide, il padule di Agnano ai piedi del monte Pisano e il sistema Stagno- Coltano oltre il lago di e le zone ancora interessate da acqua marina tra le dune sabbiose del litorale. I principali corsi d’acqua sono l’Arno ( Arnus ) ed il ( Auser ). Il primo e sicuramente il più importante, aveva uno sbocco diretto in mare dividendosi in tre rami, oggi difficilmente localizzabili nel loro antico percorso, mentre l’ Auser , o il suo ramo principale, confluiva con l’Arno in corrispondenza della città di Pisa. Con il variare delle condizioni climatiche, caratterizzate da un generale aumento della piovosità, si determina un forte aumento del carico detritico dei corsi d’acqua, grazie poi all’attività antropica (aumento delle aree coltivate, centuriazioni, diboscamenti, bonifiche eccetera) si modifica anche l’assetto geomorfologico della piana di Pisa: la linea di costa si allontana a causa del deposito dei sedimenti trasportati dai fiumi e dall’Arno in particolare, l’ Auser abbandona definitivamente il ramo di Bientina e non si unisce più all’Arno, ma raggiunge autonomamente il mare secondo un percorso localizzabile immediatamente a nord del braccio settentrionale dell’Arno, per poi spostarsi gradualmente verso l’attuale corso. Il

2 Per il problema della linea di costa e delle sue variazioni cfr. PASQUINUCCI M.-MAZZANTI R., The Evolution of the Luni-Pisa Coastline (II Cent. B.C.- Second Half of the XIX Cent.), in BIRD E. C. F.-FABBRI P. (edd.), Coastal Problems in the Mediterranean Sea , Bologna 1983, pp.47 e segg.; IIDEM , L’evoluzione del litorale lunense-pisano fino alla metà del XIX secolo , in Bollettino della Società Geografica Italiana 10-11, 1983, pp.605 e segg.; IIDEM , La costa tirrenica da Luni a Portus Cosanus , in Déplacements des lignes de rivage en Méditérranée , Paris 1987, pp.95 e segg. 2 contesto vegetale della pianura è caratterizzato dalla presenza di piante arboree tipiche di un bosco mesofilo planiziale del quale fanno parte querce caducifoglie, come la farnia, e piante igrofile, come l’ontano e il salice, che testimoniano la contiguità di corsi o specchi d’acqua dolce, oppure zone dove la falda freatica è pressoché superficiale. Tra i caratteri ambientali sopra illustrati è importante porre attenzione alle intense precipitazioni, queste, concentrate in brevi intervalli di tempo, dovevano ripetersi periodicamente generando esondazioni catastrofiche dei fiumi che attraversano l’area pisana. Queste alluvioni si verificano a causa delle rotte d’argine attraverso le quali si rovesciano enormi quantità di sedimenti sabbiosi nella pianura formando estesi ventagli di rotta che andavano a colmare le depressioni del terreno depositando sedimenti insieme ai materiali travolti. L’occorrenza di eventi alluvionali catastrofici durante l’epoca romana è confermata dai dati storici relativi alle frequenti esondazioni del fiume Tevere, che hanno interessato la città di Roma dal 200 a.C. al 200 d.C. In questo contesto trova la sua collocazione un antico canale, a percorso circa est-ovest collocato tra l’abitato romano di Pisa e il mare, verosimilmente inattivo e che doveva rappresentare un paleoalveo di un corso d’acqua che si era spostato da quest’area. Il paleoalveo si trovava comunque in comunicazione con il mare in modo da essere utilizzato dalle navi per avvicinarsi verso l’antica città di Pisa. Un tratto di questo paleoalveo è compreso nell’area golenale in cui sono state ritrovate le antiche navi romane. Il paleoalveo era quindi una depressione profonda almeno 4-5 metri come sembrano mostrare le evidenze archeologiche. Infatti, questo attualmente mostra al centro una profondità dal piano di campagna di circa 6-7 metri, mentre in aree contigue al cantiere di San Rossore sono stati rinvenuti superfici antropizzate dell’età del Ferro ed etrusche a circa 2 metri di profondità. La presenza dei relitti e di parte del loro carico deve quindi essere dovuta al verificarsi di eventi riconducibili ad alluvioni di un corso d’acqua principale identificabile nel braccio principale dell’Arno. Infatti in concomitanza con periodi caratterizzati da forte piovosità questo fiume era interessato da piene eccezionali e costretto a rompere i suoi argini. Una di queste rotture di argine, localizzata in corrispondenza di una ansa vicina al canale prima descritto, interessato dalla presenza delle navi romane, riversava grandi quantità di acqua e sedimenti nel canale stesso, travolgendo le navi in sosta, o in transito, e coprendole di sedimenti e andando a costituire gli attuali depositi archeologici rinvenuti nel Cantiere delle Antiche Navi di Pisa . La calibrazione cronologica dei diversi eventi deposizionali indica che le piene catastrofiche dell’Arno avevano una ricorrenza pressoché secolare e che, tra un evento e l’altro, il transito era ripristinato in considerazione della grande rilevanza commerciale del sito nell’economia della Pisa romana e del fatto che le alluvioni non colmavano completamente la depressione.

Idrografia 3 La realtà geografica su cui sorse Pisa appare segnata dalla presenza di due fiumi principali, l’Arno e l’Auser, e di corsi d’acqua secondari, dallo stretto rapporto tra le alture non molto elevate su cui fu fondato l’insediamento ed il mare, nonché dalla presenza di lagune costiere e paludi.

Le profonde trasformazioni geo-idrografiche succedutesi in questo settore del bacino dell’Arno a partire dall’alto Medioevo, cui vanno aggiunte le inevitabili trasformazioni subite dall’insediamento pisano al momento della colonia augustea, costituiscono seri ostacoli alla ricostruzione del paesaggio al cui interno si sviluppò la più antica realtà di Pisa. Infatti se da un lato gli apporti alluvionali dell’Arno hanno nel tempo allontanato di circa sei chilometri la linea di costa, dall’altro il progressivo impaludamento della zona, dovuto all’abbandono delle difese idriche legate al sistema centuriato, unitamente all’innalzamento del livello del mare e al degrado ideologico conseguente alla crisi politica, economica e demografica che il centro di Pisa

3 A cura di Stefano Bruni 3 conobbe in età tardoantica, nonché le successive ed intense opere di bonifica realizzate a partire dall’età medievale, hanno apportato significative modifiche alle caratteristiche del paesaggio.

I risultati di non poche ricerche, condotte per lo più da geografi combinando i dati che l’archeologia ha fornito in questi ultimi anni con quelli della topografia e della geografia storica, rivelano un paesaggio le cui caratteristiche appaiono nel tempo estremamente mutevoli . Di Pisa e del suo paesaggio in età antica fanno menzione alcuni scrittori greci e romani, ma la testimonianza più ricca risulta quella di Strabone (V, 2, 5, C 222), che pur datando in età augusteo-tiberiana riporta elementi di maggiore antichità, le cui notazioni permettono di puntualizzare la distanza dal mare di circa 20 stadi (circa 3,8 km.) e la collocazione di Pisa alla confluenza di due fiumi: l’Auser , proveniente da nord, e l’ Arno , da oriente diviso in tre rami. Per quanto i corsi dell’Arno e dell’Auser non siano rimasti immutati nel tempo e sulla loro situazione in età arcaica e classica, come più in generale sull’idrografia dell’intero territorio pisano si abbiano assai scarse informazioni, tuttavia dati di un certo rilievo per la ricostruzione dell’antico territorio pisano provengono da recenti indagini geomorfologiche ed archeologiche e dall’interpretazione della fotografia aerea. Il percorso dell’Arno differiva in larga misura da quello odierno, e dei tre rami cui fa accenno Strabone, il percorso settentrionale, su cui si attestò l’insediamento pisano, aveva un andamento molto più sinuoso dell’attuale, formando una serie di anse sia a monte che a valle della città 4. Le immagini telerilevate e delle fotografie aeree hanno evidenziato nel settore ad oriente della città una serie di paleoalvei, di cui l’assenza di indicazioni di carattere cronologico impedisce di valutare l’incidenza nel panorama del territorio nel corso delle età più antiche. Studi recenti hanno comunque permesso di ricostruire il corso dell’Arno in età medievale. Per quanto riguarda il tracciato inferiore a valle di Pisa, sappiamo che il fiume, lasciata la città all’incirca all’altezza della Terzana di età medioevale, formava una curva volta con l’estremità del suo arco verso sud (in parte ricalcata dal percorso della via di Quarantola), risalendo verso nord-ovest nell’area di Barbaricina con un meandro molto più ampio, tagliato nel 1771 nel corso dei lavori di bonifica voluti da Pietro Leopoldo. Proseguiva, poi, sinuoso piegando verso sud- ovest secondo il percorso in larga misura ricalcato dalla strada della Vettola, che venne rettificato nel 1338, quando la Repubblica Pisana modificò il tracciato inferiore dell’Arno. La foce di questo ramo, che andrà considerata all’interno del quadro degli apparati deltizi del fiume, doveva trovarsi in età antica all’altezza della zona di 5. Il percorso dell’Auser rappresenta uno dei temi più dibattuti negli studi sulla topografia di Pisa. Il fiume, il cui aspetto attuale risultà notevolmente diverso, proveniva dalla pianura di , dove creava due rami; uno di essi scorreva a nord dei Monti Pisani e andava ad immettersi nell’ora scomparso lago di Sesto per poi confluire nell’Arno all’altezza di Vicopisano, l’altro ramo, superata la stretta fra Riprafratta fra il Monte Pisano ed i Monti d’Oltre Serchio, all’altezza dell’attuale Ponteasserchio si inseriva in quella che adesso è la pianura di Pisa. Il percorso di questo secondo ramo, quello ‘pisano’, appare incerto e non solo per l’età antica; ancora nell’alto medioevo il corso del fiume sembra caratterizzato da tre corsi d’acqua distinti: l’Auser, il Tubra e l’Auserculus. Quest’ultimo corrisponde all’attuale Serchio, ma aveva anch’esso un corso leggermente diverso dall’attuale; il Tubra doveva scorrere più a nord, attraverso l’abitato di Vecchiano. Per quanto riguarda l’Auser, oggetto di massicce opere idrauliche nel corso del medioevo, che ne hanno radicalmente trasformato le caratteristiche, l’esame di foto da satellite e recentissime analisi di immagini termografiche registrate in notturna da piattaforma aerea hanno permesso

4 Si veda, per tutta la questione, CECCARELLI LEMUT M. L.-MAZZANTI R.-MORELLI P., Il contributo delle fonti storiche alla conoscenza della geomorfologia. B.b. il “sistema Arno”, in MAZZANTI R. (ed.), La pianura di Pisa e i rilievi contermini. La natura e la storia , [Memorie della Società Geografica Italiana, vol. L,], Roma 1994, pp.412 e segg. 5 Sulle modifiche del corso dell’Arno e i vari interventi si veda ora BENVENUTI A., Da Pisa alle foci dell’Arno nel Medioevo , Pisa 1996, nonché anche IDEM , Barbaricina e San Rossore dagli ultimi Medici ai Savoia , Pisa 1987. 4 di individuare nell’area dell’attuale centro urbano di Pisa una fitta rete di alvei fossili sepolti, in gran parte da riferirsi ad epoche precedenti l’età storica. Il fiume sviluppava il suo alveo con tratti meandriformi costeggiando il lato di ponente del Monte Pisano per poi dirigersi verso Pisa ed immettersi nell’Arno verosimilmente nell’area degli Arsenali All’altezza della curva Sud dello stadio dall’Auser si staccava un altro ramo che, piegando a destra e passando all’incirca nel punto dove fu aperta nel medioevo la Porta di San Ranierino, scendeva con un’ampia curva nell’area occupata dall’ospedale medievale al margine meridionale della piazza del Duomo; formava quindi un bacino relativamente esteso nel settore a nord-est della città medievale, dove gli scavi ancora in corso hanno permesso di individuare i resti del porto urbano , per curvare ancora verso nord. Qui, poco prima di sfociare in mare, nella zona delle Cascine Nuove presso l’area del cimitero della chiesa di San Lussorio, deve localizzarsi il cosiddetto Porto delle Conche . La confluenza dei due fiumi doveva costituire un serio pericolo per la sopravvivenza dell’insediamento, come sembrano confermare, tra l’altro, le ricerche archeologiche condotte nel territorio immediatamente a nord della città dove sono stati recuperati consistenti resti di un’opera di canalizzazione risalenti alla piena età classica.

Flora e Fauna

Il materiale osteologico animale rinvenuto nello scavo delle Navi Antiche di Pisa 6 Lo scavo nell’area del complesso ferroviario di Pisa-San Rossore ha permesso di recuperare una ingente quantità di reperti ossei animali rinvenuti sia all’interno dei relitti che nei fondali sabbiosi-argillosi del bacino. Lo studio ha permesso di rilevare come la gran parte del materiale osteologico sia costituita da reperti di mammiferi; sono stati trovati anche alcuni reperti di avifauna e di ittiofauna, pochi resti di rettili sia terrestri (testuggine) che marini (tartaruga) e due reperti di fauna marina particolare: un esemplare integro di granchio di piccole dimensioni ed una singola chela. Tutti questi animali sono stati usati sotto varie forme e nelle maniere più disparate dalle genti che hanno frequentato la località e che hanno lavorato in loco : possono essere stati animali tipici frequentatori di quel particolare ambiente o imbarcati e usati a bordo delle varie imbarcazioni sia come bestie da compagnia che da guardia. La maggior parte di questa fauna ha rappresentato sicuramente una fonte primaria alimentare sia diretta, quali le carni conservate, che indiretta, quali le provviste a lunga conservazione; sulle navi mercantili che commerciavano a lungo raggio erano infatti imbarcati animali vivi, che garantivano ai marinai carne fresca anche durante i tragitti più lunghi. Dall’esame del materiale osteologico riguardante la Fauna domestica risulta ben chiaro che i Suini costituiscono la specie più rappresentata e più abbondante (il 48,1%), seguita a breve distanza dai Bovini (il 25,1%) e dai Capro-ovini (il 20,3%); ad essi si affiancano, in maniera diversa e in quantità a volte minime, il Cavallo, il Cane e il pollame, animali sì domestici ma utilizzati per altri scopi, mentre le altre specie sono presenti ma in maniera del tutto occasionale. Per quanto riguarda le specie selvatiche, è significativa la scarsa quantità numerica dei resti ossei, date la particolarità ambientali del luogo. Gli animali selvatici fanno infatti solo una comparsa occasionale: alcuni di essi possono essere stati cacciati, quali la Volpe, la Lepre e il Coniglio selvatico, il Cervo e il Capriolo, essendo tipici abitatori o frequentatori delle zone boschive e palustri esistenti nei dintorni dell’area urbana della Pisa romana, mentre la Lontra sembra appartenere all’ambiente naturale del bacino fluviale. Compare in maniera sporadica la testuggine terrestre, di cui è stato trovato anche un carapace quasi completo. Ci sono anche alcuni reperti di tartaruga marina: difficile stabilire se la sua presenza sia legata ad azioni umane o se qualche esemplare sia potuto arrivare in loco , risalendo i corsi d’acqua salmastra.

6 A cura di Sorrentino 5 Evento del tutto particolare è stato il ritrovamento di un frammento osseo di mascellare sinistro, recante ancora ben inserito nel suo alveolo il grosso dente canino, appartenente a un Leone. Dalle indicazioni degli indici misurati sul dente si tratta, con buona probabilità, di un esemplare di femmina giovane/semi-adulta. Il ritrovamento di questo reperto può confermare un certo tipo di commercio e di trasporto marittimo di animali dalle coste africane a quelle italiane.

2 - Inquadramento storico

Vicende storiche dell’area Comunale dall’età etrusca all’età contemporanea

Le origini di Pisa sono ancora oggi incerte; esistono tesi su una sua possibile origine ligure o greca, di certo sappiamo che i più antichi ritrovamenti archeologici risalgono all’Età del Bronzo, mentre abbiamo notizia di un insediamento etrusco a partire dal VI secolo; in seguito Pisa fu anche colonia romana. Se gli straordinari capolavori che si innalzano dal prato della piazza del Duomo costituiscono un imperituro ricordo della grandezza della luminosa stagione della Repubblica marinara di età medioevale e gli Arsenali dell’area della Cittadella rappresentano il segno tangibile del ruolo di Pisa nella politica marittima del Granducato mediceo, la ricerca archeologica e le scoperte hanno da tempo evidenziato come l’insediamento alle foci dell’Arno trovi, fin dalle origini, una sua compiuta collocazione in una dimensione squisitamente marittima e tirrenica. Lasciando da parte i materiali del tardo eneolitico-prima età del bronzo, alcuni dei quali trovano significativi confronti con quelli dell’isola d’Elba 7, lo straordinario complesso monumentale recuperato tra il 1992 e il 1998 nell’area della necropoli etrusca nei terreni di via San Jacopo ha aperto uno spiraglio nella più antica storia della città, restituendoci la tomba di un grande principe la cui aristeia si caratterizza con una serie di eloquenti segni che marcano e sottolineano il suo legame con il mare e gli aspetti marinari del suo potere. In parallelo gli autori antichi hanno più volte ricordato il ruolo marittimo di Pisa, attribuendo ad uno dei suoi mitici fondatori, Piseus, l’invenzione di un fondamentale elemento dell’ingegneria navale, i rostra (PLINIO , Nat.Hist. , VII, 56, 201) e ricordando, seppur indirettamente, la fiorente attività degli arsenali della città (STRABONE , V, 5, 2).

In età romana Pisa risulta presto schierata a favore di Roma nella sua politica espansionistica ed il suo sistema portuale è spesso citato come base per la flotta romana. Perduto il controllo di parte del territorio con la fondazione di Lucca e Luni, diviene municipium nell'86 a.C. e colonia Opsequens Iulia in età augustea. Alle testimonianze letterarie ed epigrafiche non fa però riscontro una adeguata documentazione archeologica, anche per l'insistenza della città medievale su quella antica. Unica emergenza monumentale della città romana sono le cosiddette terme “di Nerone” (fine del I sec. d.C.) con la sala internamente ottagonale per i bagni di aria calda, ubicate in largo del Parlascio. Gli scavi condotti invece in hanno messo in luce parte di un quartiere di domus private, abbandonate per la trasformazione funzionale dell'area nel IV-V sec. d.C. Con la deduzione della Colonia Opsequens Iulia deve essere stato tracciato anche il reticolo centuriale pisano, di cui rimangono tracce ancora visibili nelle foto aeree della campagna e persistenze nell'andamento dei tracciati stradali. La centuriazione pisana è stata definita, dopo un'intensa opera di disboscamento, sfruttando come limiti per la divisione in lotti i canali, che nel contempo costituivano comode vie di comunicazione e servivano a drenare la zona. Nel

7 BRUNI S., Prolegomena a Pisa etrusca , in Pisa, piazza Dante: uno spaccato della storia pisana. La campagna di scavo 1991 , Pontedera 1993, pp.34 e segg.; IDEM , Pisa etrusca. Anatomia di una città scomparsa , Milano 1998, pp.74 e segg. [d’ora in poi citato: Pisa etrusca ]. 6 cantiere delle Navi Antiche è stato messo in luce l'incrocio tra un canale centuriale e il fiume Auser , mentre le indagini condotte sui pollini hanno confermato l'esistenza presso il fiume di lotti di rispetto, inquadrati quindi nella centuriazione ma lasciati incolti

Nell’XI secolo Pisa divenne una delle Quattro Repubbliche Marinare più potenti insieme a Venezia, Genova e Amalfi; la marina pisana in questo periodo assicurò alla città il dominio del Mediterraneo occidentale per gran parte del Medioevo. Il Medioevo fu appunto il periodo di massimo splendore economico, politico ed artistico per la città di Pisa, splendore di cui rimangono testimonianze nella forma del centro storico, nei numerosi edifici religiosi e civili, nelle piazze e nei tipici vicoli stretti che corrono perpendicolari all’Arno. Nel XV secolo, quando il porto iniziò a perdere valore e ad indebolire Pisa in ogni settore, la città venne conquistata da Firenze sotto la quale rimase fino all’ascesa politica dei Medici. Nella seconda metà del Cinquecento Pisa fu soggetta ad una ripresa caratterizzata dallo sviluppo dell’Università e dall’istituzione dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano. Grazie al suo patrimonio artistico e monumentale oggi Pisa è una delle città più attraenti per il turismo italiano, le stagioni ideali per visitarla sono l'estate, per la bellezza che offre il suo litorale, e fine estate – inizio autunno, per le sfumature che assumono le colline toscane. Pisa, come altre antichissime città italiane, ha un’identità fisica precisa, nonostante presenti quelle contraddizioni, tipiche delle città italiane, delle identità multiple e stratificate, difficili da ridurre a unità. Infatti l’impianto medievale, la forma originale della città, una città murata e turrita, è rimasta l’anima “fisica”, invincibilmente visibile con l’aggiunta del mirabile prato su cui sono fioriti Duomo, Battistero, Torre e Camposanto. Urbanistica antica e storia lasciano un eccezionale patrimonio, in parte da recuperare e valorizzare, come fonte di identità e come risorsa. Insieme al patrimonio storico – artistico Pisa assume un ruolo di sostegno e promozione di una “funzione” di servizio per l’area geografica estesa per funzioni che la città ha coltivato nel tempo: la formazione superiore, la ricerca, la sanità. Negli ultimi decenni le tradizionali istituzioni (l’Università, la Scuola Normale, la Scuola Sant’Anna, il CNR, l’Ospedale di S. Chiara) hanno inciso profondamente nel cuore della comunità un nuovo carattere di piccola capitale, con una serie di traumi profondi, modifiche strutturali in parte ancora da metabolizzare. Oggi la città ospita giornalmente circa 50.000 persone in più rispetto ai suoi residenti ufficiali (circa 95.000), senza contare i turisti. Da tutta Italia si viene a Pisa per studiare, lavorare, ricercare, per cure nei settori ospedallieri d’avanguardia e anche per fare il soldato, di leva o di cariera. Dal punto di vista industriale, la grande industria se n’è andata, ma c’è spazio per la piccola e media industria, soprattutto nei settori innovativi, ai quali la ricerca può fare da supporto: dall’informatica alla piccola cantieristica di qualità, dalla meccanica fine alla farmaceutica, alla biomeccanica. Pisa è nata storicamente in un nodo infrastrutturale, è nata perchè la sua posizione geografica lo imponeva già in tempi protostorici e oggi che la mobilità si impone come argomento insostituibile di sviluppo, a maggior ragione Pisa si può porre come cuore e cervello della Toscana occidentale (vedi porto, aeroporto, ferrovie, ecc). Ancora va sottolineato che in città l’associazionismo è vivacissimo con una cospicua capacità di autoorganizzazione, imprenditorialità e espressione di elevati livelli di creatività. Si tratta nel complesso di una città aperta nelle sue strutture e una città riservata, ma viva nel suo carattere. Alla ricerca di un’identità intesa non semplicemente come somma degli addendi passati e presenti, ma piuttosto come risultato di una ricerca delle tangenti che disegnano un futuro, un progetto all’interno del processo collettivo europeo di crescita delle culture urbane.

7 3 – Le Risorse del Territorio

Demografia

Negli ultimi anni si è rilevato un aumento della popolazione in tutto il territorio pisano, basti osservare che dal 2000 al 2004 le persone residenti nella periferia di Pisa sono passate da 381.119 a 391.145 aumentando di circa il 2,63% e quelle residenti nella città sono passate da 85.379 a 91.472 aumentando del 7,13% circa; soltanto nel centro storico si è registrata una diminuzione della popolazione residente che è passata da 13.213 a 13.004 (diminuzione del 1,6% circa). Dal 2001 al 2004 si è verificato anche un aumento della popolazione non residente che è passata da 15.833 a 16.432 aumentando di circa il 3,78%. La crescita demografica è in costante aumento ancora oggi e, secondo una previsione basata sui dati recenti, Pisa potrebbe arrivare a 412.000 abitanti entro il 2023 (dati della proiezione “Toscana 2020, una regione verso il futuro” dell’IRPET). Altro dato positivo è il continuo flusso di ricambio lavorativo che porta un costante tasso di incremento dei nuovi residenti; in questo modo Pisa riesce a mantenere un equilibrio fra le persone che escono dal comune e quelle che vi entrano e attua delle politiche attente al ritorno residenziale soprattutto nelle zone del centro. Per quanto riguarda l’età media della popolazione possiamo osservare che la popolazione residente in città ha un’età media di 45 anni (piuttosto vicina alla media nazionale che è di 43,5 anni), questo significa che si ha uno sbilanciamento verso le classi più anziane che rimarrà inalterato nel tempo anche se è previsto un aumento del tasso di fecondità. La popolazione cittadina non residente, invece, ha un’età media di 26,8 anni; come è facilmente intuibile il dato è influenzato dall’altissima presenza di studenti universitari fuori sede. L’alto numero di studenti e di anziani influenza la composizione della famiglia, infatti dai dati del 2004 risulta che il 40% delle famiglie di Pisa sono formate da una sola persona. Sulla demografia pisana incide anche l’alto tasso di immigrati presenti e impiegati nei servizi.

Caratteristiche socio economiche della popolazione

Il livello di educazione della popolazione risulta essere inferiore rispetto a quello nazionale; confrontando i dati del 2004 si osserva che la percentuale di persone con un’educazione secondaria è 54% per gli abitanti della città e 53% per quelli della periferia (quella nazionale è 73%). Per quanto riguarda il livello più alto di educazione la percentuale delle persone che l’hanno raggiunta scende a 18% sia per gli abitanti della città che per quelli della periferia; questo valore è piuttosto vicino a quello nazionale (22%). I dati che maggiormente si allontanano da quelli nazionali sono quelli riguardanti l’educazione primaria, infatti, mentre la percentuale nazionale di persone che hanno ricevuto solo un’educazione primaria è del 5%, nel territorio di Pisa sfiora il 29%.

Ad oggi Pisa può vantare un numero considerevole di istituti di educazione superiore (Università di Pisa, Scuola Superiore Sant’Anna, Scuola Normale Superiore e una scuola per mediatori linguistici) il cui numero di iscritti è rimasto praticamente invariato negli ultimi anni. Notizie positive ci vengono dall’analisi del tasso di impiego della popolazione sia maschile che femminile in tutto il territorio pisano: fra il 2000 e il 2004: l’occupazione maschile in città è passata dal 59,1% all’ 83,3% e quella femminile dal 36,5% al 65,2%, mentre nelle zone periferiche l’occupazione maschile è passata dal 59,1% al 61,4% e quella femminile dal 36,5% al 41,4%. Conseguentemente a questo è possibile osservare che il tasso di disoccupazione nel territorio di Pisa è minore rispetto alla media nazionale (si va dal 3,5% per gli uomini contro il 6,8% nazionale, al 6,0% per le donne contro il 10,4% nazionale); inoltre questo tasso è in continua discesa (dal 2000 al 2004 il totale di disoccupati è sceso dal 4,8% al 4,5%).

8 Anche per quanto riguarda il tasso specifico di attività si è registrato un aumento in tutto il territorio della provincia: dal 2000 al 2004 il tasso di attività maschile in ambiente cittadino è passato dal 60,5% al 76,4% e quello femminile dal 39,9% al 57,1%, mentre nelle zone periferiche il tasso di attività maschile è passato dal 76,1% al 76,3% e quello femminile è diminuito passando dal 55,4% al 53,2%.

Dati molto negativi ci vengono invece dall’indagine su reddito e consumo pro capite, che sono i parametri usati per determinare la “povertà” del Comune. Pisa risulta essere all’ultimo posto nella regione Toscana con reddito medio annuo pro capite di 15.352 euro (la media Toscana e 15.362 euro) e un consumo medio annuo pro capite di 13.452 euro (contro i 13.704 euro nazionali).

Analisi delle Attività (agricole, artigianali, industriali)

Di fatto esiste una tenuta dei già buoni livelli occupazionali, una situazione di eccellenza del collocamento pisano, ingenti investimenti in formazione professionale e a sostegno dei settori economici locali, come pure positiva esperienza dei tirocini formativi . I dati sull’occupazione della provincia di Pisa sono molto positivi da un punto di vista quantitativo: gli occupati in provincia crescono da anni e la nostra provincia ha negli anni superato quella situazione di alta disoccupazione che l’ha caratterizzata nelle fasi più profonde di ristrutturazione del tessuto industriale locale. L’aumento del lavoro autonomo è accompagnato da un vertiginoso aumento del numero delle aziende in provincia di Pisa : o il numero delle aziende con dipendenti quasi raddoppia nell’arco di sei anni, passando da circa 7.000 aziende nel ’98 a quasi 13.000 unità produttive nel 2003. o In termini numerici è stato assai più forte l’incremento delle aziende con dipendenti (complessivamente +639) che quello dei lavoratori (+378). Tuttavia le aziende sono sempre più piccole, generalmente poco strutturate e con scarse propensioni all’innovazione (solo cinque aziende su cento fanno parte di consorzi costituitesi per favorire l’innovazione).

Questo è un dato suscettibile di una doppia lettura. o Da un lato, è la dimostrazione della vitalità che caratterizza il nostro territorio, vitalità che nasce dallo spirito di iniziativa dei nostri imprenditori, ma anche dal fatto che nel nostro territorio si sono costruite, attraverso lungimiranti scelte politiche, le condizioni che garantiscono anche adesso, durante un ciclo negativo, questi tassi di crescita. o Dall’altro lato, è vero che i processi di ristrutturazione aziendali, ancora in essere, fanno sempre più ricorso alla esternalizzazione della produzione e alla frantumazione delle attività imprenditoriali.

La dimensione delle nostre imprese nei settori tradizionali manifatturieri è molto ridotta. Un esempio ne è la media di addetti per singola azienda del settore del mobile: 3,52 addetti per ogni impresa.

La situazione dei comparti produttivi in provincia di Pisa: • Forte crescita di Farmaceutico, Alimentare, Costruzioni, Servizi, Cantieristica. La cantieristica apre la possibilità ad un “indotto largo” che coinvolge già da adesso parte della provincia, che è trasversale ai settori e che potrebbe occupare quasi un migliaio di addetti. • Stabili Turismo, Legno, Vetro, Elettronica, New economy.

9 • Maggiore difficoltà per Mobile, Calzature, Pelli, Cuoio, Meccanica con riduzioni che vanno dal 10 al 15%.

L’apparato produttivo ricopre senza dubbio un ruolo di primo piano su scala regionale e nazionale; occorre partire dalla valenza strategica dei nostri sistemi economici territoriali che sono: • un parco scientifico e tecnologico • il polo sanitario pisano • un sistema formativo di eccellenza e ricerca • un sistema di beni culturali e monumentali inserito in un contesto ambientale di grande rilievo • la grande impresa metalmeccanica e le PMI dell’indotto • il distretto conciario • il sistema del legno e mobile • il polo geotermico e la chimica • la nuova economia e i settori innovativi (biomedico, farmaceutico).

Analisi delle Attività turistiche Nel comune di Pisa le strutture di pernottamento per turisti sono in continuo aumento, sia come numero che come tipologia, e riescono a soddisfare ogni tipo di esigenza; si va dagli hotel a 5 stelle (nel centro storico sono disponibili 40 posti letto) ai campeggi e Bed & Breakfast disseminati in tutto il territorio comunale. Generalmente i turisti che pernottano a Pisa hanno sempre preferito delle strutture alternative rispetto agli hotel, ma dal 2000 al 2004 la percentuale di coloro che scelgono questa opzione è ulteriormente salita passando dal 75% all’84%. In passato le strutture ricettive della città sono state poco adeguate ed insufficienti rispetto all’offerta culturale della città e negli ultimi anni si sta verificando un forte interesse da parte dell’imprenditoria ad investire nel settore alberghiero (da pochissimo tempo sono stati aperti due nuovi alberghi di qualità). Comunque nel complesso la struttura del settore turistico ha storicamente evidenziato una fragilità rispetto alle potenzialità strutturali della città e, nel quadro di interventi per l’ampliamento e miglioramento della capacità ricettiva, si tratta di prevedere una destagionalizzazione dei flussi e l’applicazione di tariffe competitive per i diversi periodi dell’anno.

Le risorse culturali

• Patrimonio storico – artistico Il più importante polo turistico d’attrazione della città di Pisa è indubbiamente la Piazza dei Miracoli con la Torre Pendente, la Cattedrael, il Battistero ed il Cimitero Monumentale. Altro luogo di eccellenza è la Piazza dei Cavalieri, dove ha sede la Scuola Normale Superiore di Pisa, la Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri ed il Palazzo dell’Orologio. Si ricordano inoltre due Musei Nazionali: il Museo di Palazzo Reale ed il Museo di S. Matteo e numerosi siti archeologici. SI ricorda inoltre uno dei rari esempi di arte gotica pisana: la piccola chiesa di , sulle rive dell’Arno.

• Le Università di Pisa

10 Uno dei settori che distinguono Pisa è quello Universitario: l’Università Pubblica di Pisa data dal 1343. Di altissima considerazione internazionale le due altre Università Pisane: Scuola Superiore Sant’Anna e Scuola Normale Superiore.

• Centri di ricerca Pisa è caratterizzata dalla presenza di centri di ricerca a livello nazionale, ad esempio il CNR e l’IFN. Anche il numero dei ricercatori che lavorano per l’Università o per i centri di ricerca è piuttosto alto, infatti si parla di 293 ricercatori (in Italia il numero di ricercatori che lavora corrisponde al 2,3% della popolazione).

• Settore informatico Il settore informatico rappresenta un settore dominante a Pisa. Due diversi Istituti conducono ricerche complementari ad altissimo livello: L’Istituto per la telematica le cui attività sono focalizzate verso un ambito più applicativo e sul trasferimento di tecnologie, e l’istituto di computo matematico rivolto invece alla ricerca di base. Dal 2002 questi due istituti si sono riuniti nell’IIT Istituto per l’Informatica e la Telematica che può vantare importanti e numerose collaborazioni con università a livello internazionale, ubbliche Amministrazioni e industrie.

• Il parco naturale Il Parco Naturale Regionale di “San Rossore Migliarino Massaciuccoli” copre l’80% del territorio.

Pisa, nel complesso, possiede un buon livello sia qualitativo sia quantitativo come offerta di spazi e luoghi di ricerca e formazione nel campo dei musei, degli edifici storici, delle biblioteche e degli archivi.

Inoltre nel Comune di Pisa risiedono un gran numero di associazioni e società in campo culturale con propri programmi e progetti di attività che si intrecciano e spesso sostanziano le attività istituzionali dell’ente locale. Ancora, per lo specifico tessuto sociale della città, sono presenti professionalità e specifiche competenze in campo artistico e spettacolare.

Il Comune di Pisa, sia come promotore, sia in collaborazione con il tessuto associativo, periodicamente organizza manifestazioni culturali, tra cui segnaliamo: • Festival di musica sacra “Anima Mundi” • Festival “Nessiah” (festival di cultura ebraica) • Festival Metarock • Festival Go Jazz • Festival di Musica Antica • Forum delle associazioni

Particolarmente importanti sono le manifestazioni legate ai giovani artisti: • Circuito GAI nazionale e internazionale • Biennale arte contemporanea

E quelle che mirano a mettere il mondo scolastico in contatto con le problematiche di valorizzazione del territorio: • Progetto “La scuola adotta un Monumento” • Progetto Tumulo Etrusco

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Pisa, inoltre, è attiva nell’organizzazione di mostre, nell’ultimo anno, ad esempio, è stata realizzata la mostra “Alkedo. Navi e commerci della Pisa romana” sviluppata intorno al cantiere delle Navi Romane.

Attualmente la municipalità sta favorendo e sostenendo l’individuazione di nuovi percorsi professionali in campo musicale, teatrale e grafico.

L’industria culturale Arsenale Comprende una sala cinematografica con 4 proiezioni giornaliere, una biblioteca specializzata su cinema e video, una sala di lettura, una saletta per il video e una postazione internet a disposizione dei soci. Aperto nel 1982, l'Arsenale si distingue per la particolarità della sua programmazione: quattro film diversi ogni giorno, raggruppati in cicli monotematici, ma anche film in lingua originale, incontri con autori, cinema muto con accompagnamento musicale. Le proiezioni sono accompagnate da materiale illustrativo, generalmente offerto gratuitamente agli spettatori. Molte sono le iniziative e rassegne realizzate in collaborazione con l'Università di Pisa, le ambasciate, i teatri e le associazioni sia locali che nazionali.

Teatro del Tè Nasce nel febbraio 1992 con il nome Buritì Teatro Cultura con i propositi di porre a confronto l'espressione teatrale con la ricerca etnologica, drammaturgica e gli elementi invivibili in noi e nella società. Nel 1995 cambia nome in Teatro del Tè.

Casa della Città Leopolda La Leopolda è un centro socio-culturale che propone attività organizzate direttamente e ospita iniziative promosse da soggetti esterni. Le iniziative realizzate direttamente si articolano in eventi culturali, attività sociali, progetti nel campo della formazione.

Co.IDRA Co.Idra nasce nel 1983 da un gruppo di giovani laureati in diverse discipline, Archeologia, Architettura, Geografia, Geologia, Storia, con lo scopo di operare nell’ambito della ricerca, della documentazione, della conservazione e della valorizzazione dei Beni Culturali. Nel corso degli anni, le competenze e la professionalità della Cooperativa si sono rafforzate ed ampliate facendo di Co.IDRA un partner indispensabile per la fornitura di servizi “chiavi in mano” in diversi settori dei Beni Culturali, in particolar modo nel campo dell'Archeologia. Grazie ad un lavoro interdisciplinare, svolto da un'équipe di persone qualificate e dotate di grande esperienza professionale, si sono infatti potute sperimentare metodologie innovative sia nello scavo che nel rilievo dei reperti e seguire tutte le varie fasi del lavoro: dalla scoperta ed il primo rinvenimento, alle mostre, dalle visite guidate sul cantiere, ai rapporti con la stampa.

Cinema – Teatro Lux Nel 1999 un gruppo di privati cittadini decide di recuperare alla città di Pisa uno spazio suggestivo, adiacente alla Chiesa di Santa Caterina, di proprietà del Seminario, con l’idea di farne un centro vivo di cultura e di comunicazione. Nel 2001, dopo due anni, il CinemaTeatroLux riapre le porte, come teatro e laboratorio di formazione per le professioni della cultura. Oggi il Lux è un centro attivo, conosciuto e frequentato, di ricerca, sperimentazione e produzione per le arti dello spettacolo e della comunicazione.

12 Il Lux ha tre anime (la comunicazione, l’arte, la formazione) che convivono e interagiscono nel luogo, impersonate da tre strutture autonome ma operanti in stretto collegamento: la Società di servizi alla cultura Techne, La Compagnia del TeatroLux, l’Agenzia di formazione e promozione sociale (accreditata presso la Regione Toscana) CinemaTeatroLux. L’idea nella quale si riconoscono i tre soggetti è che la comunicazione, il teatro e la cultura costituiscono delle risorse preziose per le persone e il territorio, in grado di attivare processi importanti di conoscenza, di crescita e di condivisione tra gli individui, i gruppi e le organizzazioni: promuovere e diffondere queste attività è il compito nel quale convergono impegni e proposte delle tre agenzie. Il Lux si configura come la sede ideale di un centro stabile di ricerca, produzione e formazione per la comunicazione, l’arte e le nuove tecnologie.

Teatro Sant’Andrea Oltre a fornire una regolare programmazione di spettacoli teatrali di avanguardia è anche sede di una Scuola di Espressione Teatrale che articola i suoi corsi su più livelli di esperienza.

Teatro Verdi Fin dal 1979 le attività sono organizzate, dirette e gestite dall'Associazione Teatro di Pisa, nata su iniziativa degli Enti Locali del territorio. Nel 2002 l'Associazione è stata trasformata in Fondazione. Le attività del Teatro interagiscono con l'obiettivo non solo di soddisfare una domanda quanto mai diversificata ma anche di attrarre nuovi spettatori, stimolare nuove curiosità, creare un pubblico più consapevole, contribuire alla crescita culturale della città. Una strategia, questa, che non può prescindere da rapporti con le altre realtà del territorio e non solo: è dunque ad una dinamica politica di rete che il Teatro di Pisa guarda con favore. Il Teatro di Pisa svolge infine una funzione di servizio ospitando convegni, iniziative culturali e di spettacolo, presentazioni di libri, appuntamenti promossi da Enti locali, associazioni, istituti universitari, banche ed altre realtà cittadine, e mettendo a disposizione del territorio il proprio patrimonio di professionalità e competenza. Una particolare rilevanza è rivestita dal settore della Formazione.

Le risorse del Patrimonio storico artistico ed etnografico

Il Comune di Pisa può vantare un gran numero di punti di eccellenza storico – artistica che vanno dai musei, ai siti archeologici, agli edifici storici, spesso utilizzati come sedi di biblioteche specializzate, agli archivi, in particolare :

• Museo Nazionale di San Matteo Raccoglie opere provenienti dai principali edifici ecclesiastici della città e del territorio. La collezione di scultura lapidea comprende opere dal primo medioevo al Cinquecento, tra cui spiccano notevoli testimonianze del periodo "romanico" e i capolavori di Nicola Pisano e Donatello. Ricchissima la collezione di pittura, che annovera circa duecento dipinti, dagli inizi del XII secolo al Cinquecento; la pinacoteca, una delle più notevoli al mondo, conserva mirabili tavole di Berlinghiero Volterrano, Giunta Pisano, Simone Martini, Lippo Memmi, Francesco Traini, affiancate, per il Quattrocento, dalle opere eccelse di Masaccio, del Beato Angelico, di Benozzo di Lese e del Ghirlandaio. Il Museo conserva anche importanti testimonianze di codici miniati (secoli XII-XIV), di scultura lignea del Trecento e del Quattrocento, di ceramiche medievali (bacini ceramici islamici e maioliche arcaiche pisane). • Museo dell’Opera del Duomo

13 Il Museo conserva il "Tesoro" della Basilica primaziale della città; sculture dei Pisano e di Tino di Camaino, tarsie lignee, corali miniati, argenterie e paramenti sacri, dipinti, opere di grafica ed alcuni piccoli oggetti archeologici. • Piazza dei Miracoli Nel momento del suo maggiore prestigio e potenza, Pisa, città in grande espansione, volle innalzare la sua Chiesa più importante, coronata dal Campanile, dal Battistero e dal Camposanto: l’architettura dei quattro edifici, la loro armonia, non fu il frutto di una mente sola, essendo la piazza il risultato dell’opera dei più geniali architetti che lavorarono in periodi diversi alla loro edificazione. o Cattedrale I lavori per la costruzione del Duomo iniziarono nel 1063 ad sotto la direzione di Buscheto; come luogo per la realizzazione dell’edificio fu scelto uno spazio aperto e fuori delle mura più antiche. Nella sua concezione, il Duomo, dedicato a Santa Maria Assunta, avrebbe dovuto raccogliere intorno alla grande cupola il movimento architettonico di tutto l’insieme dell’edificio sacro; cento anni più tardi, un altro grande architetto, Rainaldo, concepì e diresse l’allungamento delle tre campate, terminando la splendida facciata e innalzando la navata fino al completamento del Duomo, unico e grandioso, quale ancor oggi si vede. o Battistero La costruzione del Battistero fu iniziata nel 1153 dal Diotisalvi, architetto della chiesa del Santo Sepolcro. Il monumento fu riedificato nel 1278, come dice una iscrizione che appare fra due pilastri all’interno del Battistero. Mancano notizie precise sul procedere dei lavori del Battistero e sul modo col quale esso venne costruito nella forma presente. L’ordine di archetti che circonda il Battistero è ornato con teste e sculture attribuite a Nicola e Giovanni Pisano e ritenute tra le loro opere più importanti. Al centro del monumento è il bellissimo fonte battesimale e, vicino all’altare, sorge il pulpito, opera dal grande Nicola Pisano nel 1260. o Torre Pendente La prima pietra del Campanile fu posta nel 1173. Se è possibile rintracciare gli autori autografi degli altri monumenti della piazza, il Campanile non è firmato. Nell’anno 1185 si verificò il cedimento basamentale e la conseguente inclinazione che comportò il blocco dei lavori per quasi un secolo. La continuazione fu affidata a Giovanni di Simone, che, proprio in quegli anni, aveva lavorato sul San Francesco, con il suo ardito campanile; l’architetto dimostrò straordinaria perizia nel limitare le conseguenze della pendenza e così i lavori continuarono fino al 1284, data della sconfitta navale della Meloria. L’ultimo anello del Campanile, il settimo, adibito a cella campanaria, fu concepito e realizzato da Tommaso Pisano attorno alla metà del XIV secolo. o Camposanto Monumentale Fu fondato nel 1277 su progetto di Giovanni di Simone e completato nel 1464. In esso si trovava la meravigliosa serie di affreschi che fu rovinata disastrosamente nel bombardamento dell’agosto 1944. Il recupero degli affreschi si presentò difficile e furono i lavori dì “strappo” a riportare alla luce le tracce originali delle opere degli artisti sopracitati. Restituite alla loro bellezza le sinopie costituiscono l’attrattiva del Museo delle Sinopie. • Museo delle Sinopie Istituito recentemente con criteri museografici moderni e rigorosi, negli ambienti del medioevale Ospedale Nuovo della Misericordia, il Museo raccoglie i disegni preparatori degli affreschi che decoravano il Camposanto Monumentale prima delle distruzioni dell'ultima guerra. Questo incalcolabile patrimonio e' stato recuperato e restaurato.

14 • Cimitero Ebraico Il Cimitero attuale è attestato dal 1674, anno in cui il Granduca Ferdinando II reclamò il terreno dove era posto il precedente cimitero. Dal punto di vista storico, il Cimitero si configura come un'importantissima testimonianza della composizione della comunità ebraica in Pisa, che accolse tra Sei e Settecento gli espulsi da Spagna e Portogallo. Alla Fine del Settecento emerge invece un incremento degli Ebrei di provenienza italiana. In memoria delle vittime dei campi di concentramento nel Cimitero è presente una lapide. Il valore storico del Cimitero consiste anche nella varietà delle lapidi, che possono essere considerate una testimonianza dell'evoluzione artistica e culturale, a partire dalle forme tradizionali a parallelepipedo, alle steli di stile spagnolo – portoghese, fino agli esempi in stile Impero, Neogotico e Liberty. • Domus Galileana Raccoglie manoscritti, documenti autografi, libri di Galileo Galilei e dei suoi discepoli; vi e' anche custodita la dinamo di Antonio Pacinotti. E’ sede di una ricca biblioteca specializzata. La "Domus", inoltre, è sede di studi Galileiani e di storia della scienza. • Domus Mazziniana L’Istituto conserva una raccolta mazziniana (lettere, documenti e oggetti personali di Mazzini) costituita in gran parte dal lascito della famiglia Nathan allo Stato; inoltre offre un servizio di consultazione bibliotecaria e archivistica. A partire dalla fondazione dell’Istituto viene redatto il Bollettino della Domus Mazziniana che raccoglie contributi, edizioni, comunicazioni e saggi di argomento, in senso lato, mazziniano. • Cantiere delle Navi Antiche Ubicato poco all'esterno delle mura della città medievale, in direzione del mare. Qui nel 1998, in occasione della costruzione di un centro direzionale delle Ferrovie dello Stato, in seguito al rinvenimento di manufatti lignei, si decise di procedere, nel minor tempo possibile, all'esplorazione del sito e fu quindi allestito un cantiere di carattere estensivo, corrispondente all'area interessata. Il ritmo incalzante dei rinvenimenti (con 16 relitti, interi o parzialmente conservati, individuati in pochi mesi) portò nell'estate nel 1999 alla decisione di destinare il sito alla ricerca. Dal dicembre dello stesso anno, stipulato l'accordo che passava alla Soprintendenza la piena responsabilità dell'area, si è proceduto con una nuova strategia di intervento che, secondo i principi della stratigrafia archeologica, permettesse il recupero e il trasferimento dei relitti individuati in luoghi adatti alla conservazione e al restauro. Il sito è stato quindi trasformato in un vero e proprio cantiere di scavo, che risulta oggi esemplare per attrezzature e tecniche impiegate, normativa di sicurezza e accessibilità per il pubblico e per gli studiosi. • Chiesa di Santa Maria della Spina Straordinario esempio di gotico pisano. La sua realizzazione risale al 1230; deve il suo nome al fatto che dal 1333 custodisce come reliquia una spina della corona di Cristo. Originariamente era situata sul greto del fiume Arno, ma nel 1861 venne completamente smontata e rimontata ad una quota superiore per salvarla dai pericoli dovuti alle piene. • Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri Fu eretta su progetto di Giorgio Vasari nel 1565-68 come chiesa dei Cavalieri dell’Ordine di Santo Stefano. Il campanile, progettato anch’esso dal Vasari, è del 1570-1572. La facciata marmorea fu progettata da Giovanni de’ Medici nel 1602. L’interno ha un ricco soffitto ligneo dorato con tele raffiguranti le imprese militari dell’Ordine. • Gipsoteca di Arte Antica 15 Gli spazi della chiesa di San Paolo all’Orto, già destinati alla liturgia, accolgono oggi la collezione di calchi, secondo un percorso tematico – cronologico che illustra una selezione di opere dell’arte severa e tardo arcaica greca e di età classica collocate nell’area del coro, cui si contrappongono dall’altro lato esemplari di età ellenistica e romana. Alle navate laterali sono riservate opere del rilievo funerario etrusco, oltre alla celebre Lupa capitolina, e elementi del rilievo architettonico del Partenone ateniese, contrapposte a esemplari di stele funerarie attiche. • Museo di Anatomia Umana Ubicato nella Scuola Medico - Chirurgica di Pisa, presso la Sezione di Anatomia Umana del Dipartimento di Morfologia Umana e Biologia Applicata dell'Università degli Studi di Pisa, il Museo fu inaugurato il 15 novembre 1832. La collezione anatomica, databile a metà Ottocento, comprende diverse raccolte: osteologica, sindesmologica, angiologica, splanctologica ed embriologica. • Museo ed Orto Botanico Situato molto vicino alla celebre Torre, l’Orto Botanico è sede di ricerca scientifica, di conservazione di semi di piante minacciate e di manifestazioni relative ad aspetti del territorio pisano e toscano; inoltre è aperto al pubblico e mette a disposizione delle scuole numerosi percorsi didattici. • Museo Nazionale di Palazzo Reale Ha sede in uno dei palazzi più importanti della città, residenza ufficiale delle dinastie granducali dei Medici e dei Lorena e di quella reale dei Savoia in epoca post - unitaria. Alle sale dell'ampio palazzo poste al primo piano è stato restituito l'aspetto della dimora signorile con ambienti decorati e mobili d'epoca; al loro interno sono esposte importanti opere: dai ritratti ufficiali di corte, alle armature storiche del Gioco del Ponte, alle collezioni private. Il museo inoltre ospita e promuove frequenti esposizioni tematiche. • Museo Nazionale degli Strumenti di Calcolo Gestito dalla Fondazione Galileo Galilei, il museo si occupa di conservare, esporre e restaurare gli strumenti scientifici. Inoltre, attraverso “Calcolandia _ Spazio dedicato ai più piccoli” si occupa anche della didattica. • Museo di Storia Naturale e del Territorio Per la costituzione del Museo di Storia Naturale e del Territorio, nel 1979 venne proposta quale sede la Certosa di Calci e nel 1981 la Facoltà di Scienze deliberò la realizzazione del museo ed il trasferimento di tutte le collezioni (di mineralogia, paleontologia e zoologia), ad eccezione di quelle botaniche. Nel 1985 il museo venne formalizzato nello stato giuridico di Centro Interdipartimentale con uno statuto che definisce tra le sue finalità il conservare e rendere fruibili le collezioni, lo svolgere attività di ricerca e didattica nelle scienze naturali, il promuovere la cultura naturalistica. Nell'attuale sede, nonostante i limiti espositivi dettati dai vincoli architettonici, i percorsi ostensivi risultano ricchi di fascino grazie all'integrarsi degli elementi scientifico naturalistici e di quelli storico – artistici. • Tumulo Etrusco di via S. Iacopo Si tratta di un tumulo etrusco (detto “Tomba del Principe”) di cospicue dimensioni che costituisce l’elemento di spicco di una vasta necropoli, riferibile al VII -VI sec. a.C., individuata nel sobborgo di Gagno, di fianco alla Via San Iacopo. Questo sito, unitamente alle altre testimonianze d’età etrusca affiorate nella porzione di città a nord dell’Arno (Piazza del Duomo, Arena Garibaldi), conferma l’antichità dei primi insediamenti nel territorio pisano. • Basilica romanica di San Piero a Grado La chiesa sorge maestosa e isolata fuori dal centro cittadino nel luogo dove, secondo la tradizione, sarebbe sbarcato San Pietro. La basilica romanica è cinta da lesene e 16 adorna di archetti pensili e scodelle in maiolica. L’interno è decorato con colonne di spoglio e capitelli classici, affreschi trecenteschi e resti di una basilica paleocristiana costruita un ambiente romano. • Torre guelfa Si trova in una delle zone più suggestive di Pisa, quella della Cittadella Vecchia nella quale, a partire dal 1220 la Repubblica di Pisa aveva spostato tutte le attività di cantieristica navale e l’arsenale. La costruzione della Torre Guelfa risale all’inizio del Quattrocento. Nella seconda metà del XVI secolo gli ambienti dell’arsenale furono destinati all’allevamento dei cavalli, mentre tutte le attività cantieristiche vennero spostate nell’ex Giardino dei Semplici. A partire dal Settecento, e per tutto l’Ottocento, gli ambienti della Cittadella furono adibiti a depositi, stalle e caserme militari. Infine, nel 1944 tutta l’area fu gravemente colpita dai bombardamenti, la torre Guelfa fu completamente distrutta e solo nel 1956 fu ricostruita riproponendone l’aspetto originario. I recenti restauri, condotti dall’amministrazione comunale, hanno permesso l’apertura della torre al pubblico, offrendo ai pisani ed ai turisti una veduta suggestiva di Pisa. All’interno della torre sono stati esposti alcuni stemmi provenienti da vari edifici, cittadini alcuni dei quali appartenuti alle famiglie dei Capitani e dei Commissari fiorentini succedutisi nel governo della città. • Archivio di Stato Ha sede in Palazzo Toscanelli. La biblioteca dell’Archivio di Stato è una biblioteca interna che non può offrire un servizio di prestito, ma gli studiosi possono consultare in sala studio i libri necessari per le loro ricerche. Sono disponibili circa 24.000 opere e 224 testate di periodici che riguardano soprattutto i campi della storia istituzionale e della storia locale. Oltre ai volumi acquistati per motivi di studio in anni recenti, vi è anche una notevole collezione di testi confluiti nell’istituto assieme ai fondi archivistici di enti e famiglie locali, e fra questi vi sono pubblicazioni antiche e pregiate, a partire dal Cinquecento. L’Archivio di Stato fornisce anche un servizio di fotoriproduzione e un servizio didattico rivolto alle scuole; inoltre ospita al suo interno un laboratorio di legatoria e restauro e una scola di archivistica, paleografia e diplomatica. • Biblioteca Comunale La biblioteca, oltre a fornire il normale servizio di prestito, offre anche un servizio di prestito interbibliotecario che consente agli utenti di richiedere libri alle biblioteche toscane, qualora non riuscissero a trovarle in quella comunale. La Bibliteca Comunale, inoltre, dispone di un’emeroteca, in cui è possibile leggere quotidiani e riviste, e di una sezione locale che raccogli circa 5.000 volumi e materiali di varie tipologie (opuscoli, periodici, cartoline, fotografie, libri antichi e manoscritti) attinenti alla città di Pisa e alla Toscana.

Tutte queste strutture vengono visitate generalmente da un numero abbastanza elevato di persone (vedi tabella seguente), nel 2004 i siti archeologici sono stati visitati da 2.118.396 persone, mentre i musei soltanto da 149.744.

Numero Visitatori Sito 2004 Museo Nazionale di San Matteo Visit. 2005: 13.000 Museo dell’Opera del Duomo 76.609 Cattedrale 947.267 Battistero 576.688

17 Torre Pendente 294.111 Camposanto Monumentale 206.217 Museo delle Sinopie 57.455 Cimitero Ebraico 2.800 Domus Galileana 1.680 Domus Mazziniana N.A. Cantiere delle Navi Antiche Non esistente nel periodo Antiquarium Non aperto al pubblico Chiesa di Santa Maria della Spina 13.478 Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri 25.000 Gipsoteca di Arte Antica Aperto da giugno 2005 Museo di Anatomia Umana About 1.000 Museo ed Orto Botanico Chiuso per lavori Certosa di Pisa 35.000-40.000 Museo Nazionale di Palazzo Reale 9.000-10.000 Museo Nazionale degli Strumenti di Calcolo 6.820 Tumulo Etrusco Chiuso per lavori Basilica romanica di San Piero a Grado 6.000 Torre guelfa 791

Le linee di politica culturale del Comune di Pisa

Nel quadro di un rapporto tra le strategie culturali e le politiche locali, va ancora una volta sottolineato che Pisa si contraddistingue come una città con un altissimo numero di associazioni culturali e un livello di “creatività” in campo artistico molto alto e orientato in forme espressive originali, per questo di fatto esiste: • Offerta spettacolare diversificata con realizzazione di stagioni mirate a fasce di pubblico differenziate • Utilizzo della creatività e delle risorse artistiche come promozione del bene culturale • Stretta integrazione delle forme tecnologiche più avanzate a livello artistico e scientifico con la tutela e la definizione di nuovi percorsi per la fruizione del bene culturale in senso lato.

Il panorama culturale cittadino è molto ampio e variegato, sia dal punto di vista istituzionale, sia da quello dell’iniziativa privata, in particolare: • Istituzioni cittadine legate al decentramento amministrativo statale e regionale, con livelli di autonomia almeno a livello legislativo (vedi nuovo Codice Beni Culturali): Soprintendenza Beni Artistici Architettonici, Soprintendenza Archeologica • Forme organizzative di “industrie culturali” espresse dal territorio: Fondazione Teatro Pisa, Cinemateatro Lux, Associazione Casa Città Leopolda, Associazione Arsenale, Cooperativa Alfea. In questo si inserisce in maniera precisa il ruolo dell’ente locale territoriale, il Comune, che annovera tra i propri istituzionali la cultura intesa sia come tutela e valorizzazione del bene culturale sia come coordinamento e supporto alle forme organizzate sul territorio. In particolare il Comune, attraverso l’assessorato alla cultura, gestisce e coordina tutte le attività culturali nelle varie forme . Il sindaco, all’inizio del proprio mandato legislativo, propone e adotta un proprio programma, e nella fase attuale ha delegato le competenze in materia di cultura all’assessore alla cultura, beni culturali e politiche giovanili, che realizza strategie e obiettivi come di seguito precisati.Esiste nella pubblica amministrazione una pianificazione strategica, legata al programma di mandato

18 del sindaco, degli interventi culturali tesi alla promozione dell’industria culturale e allo sviluppo del turismo, in particolare : • Obiettivo qualità della vita legato alle Politiche culturali e del tempo libero che si concretizzano nel sostegno e valorizzazione dell’associazionismo culturale, costituzione rete teatrale, consolidamento dell’offerta musicale qualificata, attuazione di specifiche politiche per i giovani, realizzazione di itinerari turistico-culturali. • Obiettivi sviluppo della città e qualità urbana che individuano, all’interno di un piano complessivo di sviluppo urbanistico, una promozione e un’incremento dell’offerta culturale e turistica, una rivitalizzazione del centro storico e, soprattutto, il completamento di un Sistema Museale Cittadino (Museo Grafica Palazzo Lanfranchi, Museo delle navi romane, Cittadella Galieana, Polo Espositivo San Michele Scalzi).

Ovviamente le linee di azione sopra descritte richiedono la più ampia concertazione tra attori pubblici e privati al fine di creare un vero e proprio sistema integrato dell’offerta culturale. A titolo esemplificativo citiamo la realizzazione di grosse mostre (Vedi “Pisa e il mediterraneo”, “Cimabue e la pittura pisana del ‘300”) e grandi eventi di forte impatto comunicativo. Ai fini della valorizzazione del patrimonio culturale di Pisa non devono essere dimenticati i progetti riguardanti Palazzo Lanfranchi, la Stazione Leopolda e i Vecchi Macelli:

Palazzo Lanfranchi Situato sul Lungarno Galileo Galilei, Palazzo Lanfranchi è stato realizzato fra Cinquecento e Seicento anche se ha ricevuto un primo assetto unitario nel Trecento. Nel 1539 venne acquistato dal canonico Alessandro Lanfranchi che vi fece realizzare un’importante opera di ristrutturazione la quale attribuì sostanzialmente la forma attuale al complesso. Nel 1952 il Comune di Pisa è divenuto proprietario del Palazzo e ha promosso lavori di restauro fra il 1976 e il 1980 che hanno permesso di capire che nel corso del tempo le strutture non hanno subito grandi cambiamenti nonostante i numerosi passaggi di proprietà. A partire dagli anni Ottanta Palazzo Lanfranchi ospita esposizioni d’arte ideate dal Comune in collaborazione con l’Università di Pisa con associazioni del territorio e con istituzioni pubbliche e private italiane e straniere. Oggi il Comune, in collaborazione con l’Università di Pisa, ha progettato la trasformazione di Palazzo Lanfranchi in sede museale – espositiva dedicata prevalentemente alla produzione grafica, in questo modo si permetterà un’adeguata collocazione e valorizzazione della collezione del Gabinetto Disegni e Stampe dell’Università di Pisa che si sviluppa intorno al lascito Timpanaro.

Stazione Leopolda Il complesso ha preso il nome dal Granduca Leopoldo II che nel 1844 fece realizzare il primo asse ferroviario Pisa – Livorno. La progettazione della Stazione Leopolda venne affidata all’architetto fiorentino Giuseppe Martelli; in realtà il progetto originario venne realizzato solo in parte, ma le caratteristiche architettoniche e strutturali furono rispettate. Nel 1871, con la realizzazione della nuova Stazione Centrale, la Stazione Leopolda venne soppressa, pur continuando a funzionare come scalo merci fino al 1929; poi, dal 1929 al 1933, fu sede del mercato ortofrutticolo cittadino. Nel 1994 molte associazioni hanno proposto di far diventare l’ex stazione un centro culturale e sociale; nel 1996 il Comune ha iniziato i lavori di restauro e dal 2002 gli spazi sono aperti. Oggi il Comune ha affidato la gestione del complesso all’associazione “Casa della Città Leopolda” che promuove attività sociali, culturali ed eventi interdisciplinari.

19 Gli spazi della Leopolda comprendono: Salone Storico (area polifunzionale di pregio storico e architettonico), Sala Convegni, Centro Multimediale, Ludoteca, Fumettoteca, Sala Prove per il teatro, la danza e la musica.

Vecchi Macelli Nel 1989 il Dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa istituisce il Centro per la Conservazione e lo Studio degli Strumenti Scientifici, con il fine di identificare, classificare, restaurare e conservare strumenti scientifici o qualsiasi altra cosa che abbia un valore storico di competenza del Dipartimento. Nello stesso anno il Centro viene riconosciuto ente museale; riceve in assegnazione tutta la collezione Pacinotti (precedentemente in deposito alla Domus Galileiana) e alcune stanze al Dipartimento di Fisica in Piazza Torricelli da utilizzare come sede. Negli anni Novanta nasce l’idea di realizzare un museo dei calcolatori che verrà approvata dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica. Nel 1994 si forma un gruppo di lavoro con lo scopo di organizzare le attività del Centro, contemporaneamente il Comune di Pisa concede per 99 anni il complesso dei Vecchi Macelli cittadini all’Università di Pisa perché venga costituita la “Cittadella Galileana” a partire dal museo. Nel 1995 iniziano i lavori di restauro nell’area dei Vecchi Macelli, il museo prende il nome di Museo degli Strumenti per il Calcolo e si decide di affidarne la gestione ad una fondazione di cui faranno parte l’Università di Pisa, il Comune di Pisa, la Provincia di Pisa e altri enti: la Fondazione Galileo Galilei (il cui statuto venne appositamente riscritto). Nel 2001 il Dipartimento di Fisica affida in comodato alla Fondazione Galileo Galilei tutte le Collezioni museali del Centro, tutti i mobili, le attrezzature, l'hardware e il software in uso presso il Centro. Per quanto riguarda il sito del Museo, nell’area dei Vecchi Macelli sono disponibili cinque edifici piuttosto grandi, destinati ad essere impiegati come aree espositive, all’interno di un parco circondato da mura. Oggi alcuni di questi edifici sono allestiti, altri sono in allestimento o in ristrutturazione, in ogni caso i lavori dovrebbero essere portati a termine entro il 2007. In relazione al progetto di realizzazione della “Cittadella Galileana” Pisa si è proposta fra le città italiane che, in base ad un nuovo Disegno di Legge, dovrebbero ricevere finanziamenti statali in occasione delle Celebrazioni Galileane.

Attività di cooperazione Le attività di cooperazione nel settore culturale a Pisa prevedono sia la realizzazione di rapporti stabili in forme consolidate e strutturate sia la promozione di manifestazioni legate a singoli progetti, questo in particolare nei rapporti con l’imprendotoria privata. Citiamo a titolo esemplificativo : • Protocollo Intesa Fondazione Cassa Risparmio/Soprintendenza Artistica/Comune di Pisa teso ad una programmazione congiunta dei grandi eventi culturali; • Fondazione Cassa Risparmio come socio della Fondazione Teatro di Pisa; • Sponsorizzazioni imprese private su specifici progetti (vedi Enel Ricerche – Festival Letteratura e Scienze, Italgas – Mostre arte contemporanea Cosmopolitan – iniziative promozione cinematografica); • Museo Grafica e relativo piano di realizzazione Fondazione con sperimentazione annuale di convenzione con Università degli Studi per gestione sperimentale congiunta; • Convenzione Casa Città Leopolda e Comune di Pisa finalizzata alla gestione e alla realizzazione di polo culturale negli spazi della Stazione Leopolda; • Protocollo Intesa Università di Pisa per realizzazione Cittadella Galileana negli spazi dei Vecchi Macelli.

20 Inoltre va ricordato che tutte le iniziative promosse dal Comune sono sempre in stretto rapporto con il tessuto associativo, che spesso riesce anche a proporsi globalmente come soggetto attuatore di progetti di ampio respiro. Le collaborazioni, oltre che sul piano locale, spesso riescono a superare il localismo e ad inserirsi in una dimansione regionale (festival musicali, rete teatrale), nazionale (circuiti museali, mostre d’arte) e talvolta europea (rete mediterraneo, centri restauro).

Investimenti

Gli investimenti in campo culturale derivano, oltre che da fondi propri di bilancio del comune appositamente finalizzati a questo settore, dalle seguenti fonti di finanziamento: • Provincia di Pisa attraverso leggi regionali (LR 45/2000, 3372004) • Regione Toscana anche attraverso i fondi strutturali sull’asse di intervento “Infrastrutture per attività culturali” • Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa • Programmi Comunitari • Sponsor privati locali e non

Oltre che le spese correnti, va ricordato che da parte del comune esistono investimenti strutturali molto forti nel recupero funzionale di spazi storico – artistici (Palazzo Lanfranchi, Complesso San Michele Scalzi, Stazione Leopolda, Vecchi Macelli) e da questo ne deriva una problematica aperta in merito alle forme gestionali che dovranno essere individuate per tali spazi. Un grande programma di lavori pubblici si è anche sviluppato in sinergia con l’iniziativa privata, con i piani di sviluppo delle grandi aziende e degli enti presenti nel nostro territorio (FFSS, Università, Azienda Ospedaliera, USL, Diritto allo Studio, Aereoporto, Forze Armate), con i piani d’investimento delle imprese pubblico – private che operano nel settore dei servizi (acqua, energia, rifiuti, telecomunicazioni). Di fatto le opere pubbliche hanno contribuito alla scelta strategica di valorizzare la risorsa culturale pisana, di recuperare le testimonianze urbanistiche ed artistiche e le dimensioni urbane favorevoli alla riscoperta e alla vivibilità della città ,di far leva sulle pricipali bellezze storico – artistiche come potente volano di sviluppo della città.

4. Il Sito Archeologico delle Navi Antiche di Pisa

Il sito 8 Negli otto anni trascorsi dalla scoperta del contesto delle navi antiche di Pisa ad oggi, l’interpretazione del contesto e dei rinvenimenti ha subito una notevole trasformazione. Dalle prime attività di scavo, con modalità e caratteristiche di emergenza, si è infatti passati gradualmente ad un affinamento delle tecniche di scavo e di documentazione specifiche per questi tipi di contesto. L’esatta collocazione degli eventi in una sequenza stratigrafica, che si avvia ad essere completa, consente inoltre l’incrocio interdisciplinare dell’evidenza archeologica con le sempre più numerose notizie provenienti dalle analisi fisico- chimiche effettuate sui depositi e sui rinvenimenti, oltre all’inquadramento del contesto pisano in una sempre più puntale e precisa collocazione paleoambientale e topografica. I dati ricavati, se incrociati con le poche – ma significative – notizie forniteci dalle fonti consentono ormai di abbozzare una interpretazione sufficientemente plausibile del contesto e degli eventi che lo hanno generato.

L’ambiente naturale

8 A cura di Andrea Camilli – Direttore Archeologo Soprintendenza Beni Archeologici per la Toscana 21 Ci troviamo nella piana alluvionale dell’Arno, in prossimità di quello che fu il centro etrusco e poi la colonia romana di Pisae , poche centinaia di metri a monte dalla confluenza dei due fiumi, l’ Arno e l’ Auser , che hanno protetto la formazione dell’abitato. La presenza di questi due corsi d’acqua, oltre a caratterizzare così marcatamente il paesaggio, è la causa diretta della formazione del contesto. Una serie di disastrose alluvioni dell’Arno, succedutesi nello spazio di almeno nove secoli, travolsero infatti quanto incontravano sul loro cammino, per depositarlo nell’ansa dell’ Auser , spostando progressivamente il corso di questo fiume sempre più a nord, fino alla sua separazione dall’Arno, al suo definitivo sbocco a mare, e alla riduzione della funzione commerciale dovuta alla riduzione della sua portata, come la trasformazione omonastica Auser – Auserculus – Serchio sembra testimoniare. Le indagini paleoambientali ci testimoniano, per la fase etrusca (la prima tangibilmente documentata nel cantiere) un ambiente boschivo (ontano, salice, pioppo), con una ridotta presenza di pollini relativi a coltivazioni e un ambiente dalle connotazioni fluvio-palustri. Nel VI secolo a.C., sulla riva dell’ Auser , si insedia un gruppo di capanne absidate, distanti pochi metri dalla riva del fiume, che per questo viene rinforzata da una palizzata di contenimento e da una notevole massicciata in blocchi irregolari di calcare6. L’insediamento si inserisce in quel modello insediativo sparso, che caratterizza il territorio pisano di età etrusca; se anche l’economia di questi abitati doveva essere essenzialmente di sussistenza, tuttavia il rinvenimento di vasellame figurato di un certo qual pregio sembra evocare una certa floridezza, generata dal profondo inserimento di Pisa nella rete dei traffici commerciali arcaici, seguendo la vocazione storicamente marinara riferita proprio per questo periodo anche da Strabone. Una sostanziale modifica dell’ambiente si può riscontrare agli inizi del II secolo a.C. Se anche i dati relativi a questa fase sono al momento tutt’altro che certi, possiamo intravedere un primo consistente evento alluvionale, tale da far avanzare la riva fluviale di diversi metri verso nord e da coinvolgere una nave da carico di grandi dimensioni, la cosiddetta nave “ellenistica”, che smontatasi nel naufragio, ha disseminato carico e suppellettili di bordo su una ampia area dello scavo. La nave, carica di anfore greco-italiche , imbarcate in un qualsiasi porto dell’arco tirrenico, era originaria della Spagna, e aveva probabilmente fatto uno scalo tecnico a Marsiglia prima di giungere nel mare di Pisa.

La colonizzazione romana Il paesaggio pisano ha una consistente trasformazione con la deduzione della c olonia Opsequens Iulia Pisana . I lotti di terreno da assegnare ai coloni furono infatti ricavati nella piana, con l’impostazione di un reticolo centuriate dei canonici 710 metri di lato, nell’interno del quale furono irreggimentati i numerosi corsi d’acqua che caratterizzavano l’ambiente. La fitta rete di canali ortogonali ebbe come diretto risultato la bonifica delle aree paludose e, facilitando il trasporto via acqua, avviò una intensa opera di disboscamento, ben evidente, pochi anni più tardi, dalle parole di Strabone sul primato pisano delle esportazioni di legname. Il disboscamento è testimoniato, sul cantiere, anche dalla sostanziale riduzione dei pollini delle specie arboree; mancano tuttavia, consistenti attestazioni di pollini di specie coltivate, mentre prevalgono le specie erbacee di tipo palustre e di sponda fluviale. Incrociando questi dati con l’esame delle tracce centuriali, possiamo ipotizzare la presenza di una area demaniale, golenale, del tipo testimoniato dal Catasto di Orange , vale a dire una area di lotti attraversati dal fiume, lasciati incolti sotto forma di ager publicus o meglio di subseciva , terreni non occupabili a carattere stabile ma sfruttabili per attività collaterali (raccolta di legna, pastorizia eccetera) dalla collettività dei coloni. Proprio in corrispondenza del cantiere sono state trovate le tracce dello sbocco di uno di questi canali, rinforzato da spallette in muratura, sulla

22 riva del fiume.

L’aspetto della piana pisana, a parte la regolarità dei canali, non doveva essere dissimile dall’attuale delta padano; sui canali e sui corsi d’acqua transitavano numerose imbarcazioni, di taglia anche consistente; non abbiamo tuttavia alcuna evidenza di strutture portuali certamente localizzabili intorno alla città; anche quelle originariamente identificate come tali sul cantiere, si sono rivelate strutture collegate con l’abitato e la sistemazione della riva fluviale di età etrusca, attrezzatura mobile di bordo o strutture di rinforzo dei canali centuriali; dobbiamo per il momento quindi ritenere che le merci che giungevano a Pisa, con una modalità uso assolutamente comune nell’antichità, venissero trasbordate dalle navi da carico alle imbarcazioni minori, per poi venire consegnate e distribuite capillarmente.

Le alluvioni e l’alluvione “augustea” L’intenso disboscamento ipotizzato sulla base delle fonti e dei dati disponibili, e il conseguente dissesto idrogeologico, possono essere considerati una, se non la principale, causa della formazione del deposito delle navi. A meno di un secolo dalla deduzione della colonia, intorno al 10 d.C., si verifica una disastrosa piena dell’Arno, che travolge e porta con se due navi di grandi dimensioni e numerose barche fluviali, oltre a suppellettili e resti di tutto ciò che aveva incontrato sulla sua strada. Questa sarà solo una, anche se una delle più intense, tra le alluvioni identificate nel corso dello scavo. La cronologia dei materiali associati alle imbarcazioni ha permesso, per il momento, di identificarne almeno altre cinque. L’alluvione non travolge solo le navi e le barche che transitavano per la fitta rete di canali, ma anche quanto si trovava sulla riva fluviale o in prossimità di essa; all’interno degli strati di alluvione si è infatti rinvenuta una gran quantità di materiali eterogenei, quali macerie, tronchi d’albero, nuclei di foglie e residui di piante, addirittura una piccola statua e la sepoltura in anfora di un neonato. L’alluvione “augustea” ci ha restituito uno dei reperti navali più rilevanti, quello su cui si incentra la presente esposizione20: una veloce imbarcazione a remi, tra i relitti più completi mai rinvenuti, che ha restituito, inciso su di una panca, il probabile nome Alkedo , singolare scritta in caratteri greci ma trasposizione del latino alcedo , gabbiano. Oltre alla nave a remi (originariamente identificata con la lettera “C”), questa alluvione ha coinvolto un gran numero di imbarcazioni minori e da trasporto. Uno degli esemplari più rilevanti a riguardo è la nave B, una nave da carico di medie dimensioni, il cui carico ha riservato numerose sorprese: le anfore che lo costituivano, infatti, di produzione ispanica e adriatica, sono state probabilmente riutilizzate, forse in un porto della Campania, per contenere carichi eterogenei. Nello scavo del carico, gli archeologi hanno fatto una macabra scoperta; sotto al cumulo di anfore riversatesi sul fondale con il naufragio, giaceva lo scheletro di un marinaio, evidentemente morto nel naufragio, ancora abbracciato al suo cane.

23 Dal I secolo d.C. in poi comincia la serie di alluvioni che interessano, a cadenza almeno cinquantennale, la piana pisana; i numerosi relitti coinvolti, con i loro carichi, hanno restituito un quadro estremamente vivido dei commerci marittimi antichi. Altro aspetto che viene messo in luce dallo scavo, è il quadro dell’economia locale legata allo sfruttamento dell’ambiente. All’interno dei depositi si rinvengono oggetti connessi con la vita di palude e con le attività di pesca e raccolta fluviale. Un relitto di particolare rilievo, è la nave A. Si tratta, infatti, di una nave da carico di dimensioni ragguardevoli, quasi del tutto da scavare in quanto, per metà, fuori dal perimetro del cantiere. La presenza di una nave da carico di grandi dimensioni ci mostra come il traffico commerciale che interessava la fitta rete pisana di canali fosse vario. Il relitto più recente identificato sul cantiere, è quello di una nave da carico, la nave D, rovesciata, che ha conservato gran parte della opera morta (vale a dire il ponte). La nave D, il cui carico si è riversato all’esterno della nave nel corso del naufragio, è stata da poco datata con metodi radiometrici al VII secolo d.C. L’interesse dell’imbarcazione è dato soprattutto dal fatto che è stata costruita con la tecnica moderna, a scheletro , vale a dire fissando il fasciame su uno scheletro precostituito anziché a guscio , cioè partendo dallo scafo come nelle imbarcazioni più antiche, e ciò consentirebbe di precisare meglio questa importante trasformazione della tecnica navale. Al momento non abbiamo dati successivi al VII secolo d.C., perché le modalità di scoperta del sito hanno comportato la perdita dei livelli più recenti; si spera che nei previsti allargamenti dell’area di scavo si possano documentare contesti più recenti in modo da completare questa unica sequenza archeologica, che ci fornisce un quadro sostanzialmente unico dell’evoluzione di una piana fluviale in età classica.

Cantiere, Restauro, Museo: Un progetto complessivo 9

Nella straordinaria e complessa vicenda delle navi antiche di Pisa, una delle caratteristiche più evidenti e significative è rappresentata dalla immediata consapevolezza, da parte di tutti coloro che vi furono coinvolti, della necessità di legare fra loro i tre aspetti fondamentali della ricerca sul terreno, della conservazione dei manufatti tornati in luce (soprattutto se di natura organica), ed infine della loro sistemazione definitiva al servizio del pubblico. Fin dal ritrovamento dei primi scafi, il cruciale problema tecnico posto da una tale mole di legno bagnato (una delle procedure di restauro più difficile ed ancora priva di protocolli

9 A cura di Angelo Bottini 24 operativi definiti e condivisi, specie nei confronti di relitti di grandi dimensioni) si è infatti saldato alla scelta di un luogo adatto alla loro collocazione nella non breve fase di lavoro. D’altra parte, la complessità stessa, in termini archeologici, della gestione del cantiere di scavo, aggravata dall’obbligo di rimanere nei rigidi parametri di sicurezza imposti dall’essere inseriti in un’area ferroviaria pienamente operativa, prefigurava le difficoltà che, su tutt’altro piano, si sarebbero manifestate nell’allestimento prima e, quindi, nella vita di uno spazio idoneo non solo a contenere in via definitiva le navi ma a farne anche il centro di una struttura espositiva in grado di catturare l’attenzione e l’interesse di un pubblico variegato nella sua origine e composizione, quale quello che frequenta oggi una città come Pisa, spingendo a prolungare un soggiorno oggi in prevalenza troppo fugace. A ben vedere, “le navi di Pisa” hanno insomma rappresentato - e rappresentano ancora - una sorta di summa di tutti i principali e non semplici problemi che possono presentarsi sia a chi deve prendersi cura del nostro patrimonio archeologico per dovere istituzionale, sia a chi è chiamato a farsi carico del suo inserimento nella complessità della vita di una città moderna, dunque lo Stato (il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e quello delle Infrastrutture e Trasporti, che gioca in questo caso un ruolo tecnico vitale) come le diverse espressioni dell’autogoverno locale, dalla Regione al Comune, senza naturalmente dimenticare l’apporto di una realtà fondamentale quale quella del mondo della ricerca, coinvolto questa volta fin dalle prime battute, come mostrano la funzione svolta dalla Scuola Normale Superiore in molti passaggi-chiave della vicenda, e la collaborazione di tanti studiosi di diversa provenienza. A distanza di un quinquennio, si può così osservare come le nostre navi siano divenute da un lato punto di riferimento stabile della ricerca scientifica sia in campo strettamente archeologico sia nel settore degli studi sulla marineria e sulla tecnica navale antica, dall’altro occasione di messa a punto di una sperimentazione a grande scala delle diverse tecniche di trattamento del legno bagnato, che immaginiamo possa risultare utile anche nel caso dei molti altri rinvenimenti analoghi che si sono andati verificando nel corso degli ultimi anni in Italia. A sua volta, la scelta, operata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, in pieno accordo con le strutture centrali del Ministero, di allestire il relativo laboratorio a pochi passi dallo scavo, all’interno dell’area dello scalo ferroviario di San Rossore, ha permesso di dar vita ad un primo percorso di visita (giudicato indispensabile da tutti gli studiosi fino dai primi momenti della ricerca) che inizia a fornire risposte concrete alle esigenze di informazione e di coinvolgimento manifestate a più riprese dalla cittadinanza pisana. Lo stesso Centro di Restauro del Legno Bagnato , nell’espletare le sue funzioni inerenti ai rinvenimenti del cantiere (oltre a quelli di altri scavi, anche da altre regioni d’Italia) sarà una palestra per la formazione di giovani specialisti, tramite l’istituzione di corsi e seminari in collaborazione con enti universitari e di ricerca. Da ultimo, il percorso più complesso, quello che deve condurre alla nascita del museo, per unanime e precoce decisione previsto nei bellissimi ed evocativi spazi demaniali degli Arsenali Medicei in riva all’Arno, premessa di un più ampio ricupero di tutta l’area della Cittadella. Su questa strada (sarebbe ingenuo negare ciò che appare palese agli occhi di tutti gli osservatori) non tutte le scelte sono state operate e non tutti gli impegni necessari adottati; sarebbe tuttavia altrettanto sbagliato affermare che il tempo sia per questo trascorso invano: non va infatti dimenticato il fatto che i tempi tecnici previsti dalle procedure di restauro non consentono di disporre degli scafi prima di un certo numero di anni di trattamento. Nel frattempo, è stato peraltro possibile sviluppare uno specifico studio di fattibilità che indicasse la dimensione economica del progetto ed i costi della successiva gestione, che dovrà essere messa a punto dal punto di vista politico, valutando anche gli esiti di esperienze e realizzazioni compiute altrove sul piano delle forme giuridiche ed amministrative, ed impostare una prima bozza di progetto scientifico ed informativo, ancora una volta in stretta collaborazione con la Scuola Normale Superiore.

25 Le proposte che ne scaturiranno troveranno un termine di riscontro concreto nel sistema di allestimenti temporanei, che si deciso di organizzare in attesa, appunto, di poter disporre di un primo scafo completamente restaurato (probabilmente verso la fine del 2006), ad iniziare da questa stessa mostra, incentrata sulla ricostruzione - di necessità molto limitata - di una delle concrete situazioni di rinvenimento.

Verso un Museo delle Navi di Pisa 10 La storia Non fa meraviglia che l’unicità del contesto di Pisa-San Rossore – uno dei cantieri archeologici più complessi del Mediterraneo per quantità e qualità dei ritrovamenti e delle problematiche connesse – abbia posto fin dal primo momento il problema della musealizzazione dei reperti. Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali nomina dunque una Commissione scientifica (Carmine Ampolo, Angelo Bottini, Stefano Bruni, Corrado Bucci Morichi, Paolo Galluzzi, Michel Gras, Pier Giovanni Guzzo, Patrick Pomey, Salvatore Settis) che produce una Prima Relazione (14 settembre 2000) nella quale si individua innanzitutto la sede del futuro Museo: gli Arsenali Medicei, un complesso monumentale che evoca la grandezza marinara della città e che nel 1999 aveva già ospitato una mostra dei reperti dello scavo. Tale scelta costituirà un punto fermo in tutti i lavori successivi. Nella Relazione si individuano inoltre altre linee portanti: si pensa, infatti, a un Museo della Navigazione che “ ... attraverso le navi di Pisa, racconterà una storia più vasta, quella delle rotte commerciali nel Mediterraneo, delle tecnologie della navigazione, della circolazione di persone, degli scambi di merci e culture” . Un Museo caratterizzato dal “… legame tra scavo, restauro e Museo... come un percorso articolato in tre poli...”, “... dall’interazione tra ricerca, musealizzazione e formazione...”, e “... dall’integrazione fra vari ambiti di ricerca...”. La stessa commissione scientifica, ampliata (Guglielmo Malchiodi, Riccardo Di Donato, Anna Maria Mignosi Tantillo), offre poi nella Seconda Relazione (16 luglio 2001) un quadro tecnico-scientifico del contesto urbano e del complesso degli Arsenali Medicei. Ma il 2001 vede anche un’altra importante iniziativa nel Seminario Internazionale sul Restauro: la Conservazione dei legni provenienti da antichi relitti (30 giugno - 1 luglio) che la Scuola Normale Superiore di Pisa, con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana ed il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa, organizza per stimolare un fattivo e diretto confronto tra diverse teorie e tecniche di trattamento. L’anno seguente, invece, un Laboratorio Europeo di Ricerca e Valorizzazione delle Navi di Pisa (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e Comune di Pisa) delinea il percorso da seguire a partire dallo scavo fino all’allestimento museale, sottolineando gli aspetti di interdisciplinarità propri del cantiere di San Rossore, e analizzando la museografia europea applicata alla salvaguardia e alla esposizione di antichi relitti e di reperti archeologici. Al Comune di Pisa si deve poi uno Studio di Fattibilità per la riqualificazione di aree della città , secondo cui il futuro Museo delle Navi presso gli Arsenali Medicei, ubicati nel centro storico di Pisa, in prossimità dei principali collegamenti viari e ferroviari, dovrà rappresentare la prima tappa di un nuovo e più articolato percorso di visita alla città, non più focalizzato sulla sola Piazza dei Miracoli, e diventare il baricentro di un’offerta museale riorganizzata sull’asse dei Lungarni. Nel 2004 la Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa promuove uno Studio di Prefattibilità relativo al Progetto di Musealizzazione delle Navi romane , affidato all’Università Bocconi di Milano (Centro ASK, Art, Science and Knowledge: Coordinamento: Paola Dubini; Gruppo di lavoro: Luca Martinazzoli, Francesco Saviozzi) e alla Scuola Normale Superiore di Pisa ( Coordinamento: Maria

10 A cura del Laboratorio di Storia, Archeologia e Topografia del Mondo Antico della Scuola Normale Superiore di Pisa

26 Cecilia Parra; Gruppo di lavoro: Alessandro Corretti, Michela Gargini), con la consulenza esterna di Anna Maria Visser. Lo studio si articola in una preliminare descrizione delle caratteristiche di base del futuro Museo, per poterne meglio definire il posizionamento nell’ambito della museografia europea, e le ricadute di queste scelte sugli aspetti organizzativi, economici e gestionali. In particolare si elabora una scansione temporale delle attività volta alla costituzione e messa a regime del Museo, dalla delineazione dell’assetto dirigenziale alla valutazione del rapporto costi/ricavi a breve e medio termine. Grande attenzione viene dedicata alle aspettative della comunità locale, per individuare il corretto rapporto tra il futuro Museo e la realtà cittadina, in relazione anche alle prospettive di sviluppo urbano. Quasi senza soluzione di continuità, nel 2005 – mentre inaugura un nuovo percorso di visita del Cantiere di Scavo e dei Laboratori ad esso connessi – la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana affida alla Scuola Normale Superiore di Pisa l’incarico di redigere uno Studio propedeutico alla progettazione del Museo delle Navi in cui vengano definite le linee guida di realizzazione del complesso museale ( coordinamento : Maria Cecilia Parra; consulenti per gli aspetti storici e archeologici : Alessandro Corretti, Michela Gargini; consulenti per gli aspetti museologici: Pierdomenico Baccalario, Maria Luisa Catoni; supporto grafico : Cesare Cassanelli).

Linee guida del complesso museale: le proposte della Scuola Normale Superiore di Pisa Il gruppo di lavoro della Scuola Normale Superiore di Pisa, muovendosi sulla linea dei precedenti studi, traccia una possibile fisionomia del futuro Museo, attraverso l’individuazione dei temi e degli indirizzi museografici principali. Questo naturalmente sia in rapporto alla natura del materiale da esporre, sia in relazione alle possibili tipologie di pubblico. Individuando le diverse categorie di visitatori, se ne sono analizzate le aspettative e le modalità di coinvolgimento, al fine di determinare i rispettivi ausili per la comunicazione museale. L’acquisizione di dati architettonici, archeologici, bibliografici, museologici e museografici ha fornito le basi da cui partire per la redazione delle linee guida del complesso museale pisano. È stato infatti definito un possibile percorso espositivo per nuclei tematici, prendendo in considerazione i relitti e i materiali già asportati, le tematiche scaturite dai ritrovamenti, i contesti archeologici e paleoambientali. Di un contesto in particolare è stata fatta un’esemplificazione più dettagliata, in modo da fornire un’idea tangibile e visiva (anche mediante un corredo grafico più definito) del tipo di esposizione ritenuta più efficace e appropriata. Sono state anche valutate le possibili attività promozionali del futuro Museo, volte a mantenere vivo l’interesse del pubblico, sia nel periodo antecedente alla sua apertura a pieno regime sia nella fase successiva al suo pieno funzionamento. Ai fini della musealizzazione e della successiva e complessa gestione del Museo e di tutte le sue “attività” è stata anche proposta la realizzazione di un database, di cui si è fornito lo schema concettuale.

Cosa farà il Museo Il Museo vivrà un rapporto dinamico con il cantiere di scavo – destinato a prolungarsi per molti altri anni ancora – e i laboratori di restauro a esso connessi: rappresenterà quindi il punto di arrivo di un’attività di ricerca che partendo dallo scavo , attraverso i laboratori di restauro , alimenterà l’offerta espositiva. Questa “filiera” garantirà l’alto livello scientifico dei messaggi proposti al visitatore, e anzi vedrà nel Museo stesso uno stimolo alle ricerche sulla navigazione antica, sulle tecniche di conservazione e restauro dei legni e degli altri reperti organici imbevuti di acqua, e in generale su tutto quanto possa essere di volta in volta relazionato al complesso delle navi di San Rossore. Il costante rapporto con la ricerca permetterà inoltre di rinnovare periodicamente il messaggio museale, attraverso l’esposizione di nuovi reperti e l’organizzazione di eventi temporanei e mostre itineranti .

27 Il Museo sarà luogo d’incontro tra istituzioni analoghe, promuoverà studi multidisciplinari, scambi di idee, ricerche, progetti; potrà fornire servizi e consulenze esterne ad altri Musei o Istituzioni Universitarie italiane e straniere.

Dentro il Museo Nel percorso museale suggerito le navi ed i reperti sono i “protagonisti del Museo” e costituiscono il punto di partenza per un viaggio nel Mediterraneo antico, spazio vivo di incontro e luogo di interazione di culture, uomini e cose: oggi come ieri, il presente come specchio del passato. I percorsi di visita varieranno per livello di approfondimento e modalità di comunicazione; per esempio, ad un approccio più “scientifico” – basato su contenuti tecnici e destinato ad un pubblico specialistico – si affiancherà un itinerario più “emotivo” , in cui il visitatore verrà più direttamente invitato a rivivere situazioni ed atmosfere del passato, sia mediante ricostruzioni virtuali sia attraverso specifici laboratori didattici , con attività che spazieranno – per esempio – dalla partecipazione a esperimenti di carpenteria a brevi percorsi sulla replica di una delle antiche navi. La tecnologia sarà dunque lo strumento privilegiato di comunicazione e caratterizzerà fortemente la fisionomia del Museo delle Navi di Pisa.

Il Cantiere 11 Fin dai primi approcci avvenuti nell’anno 2000, quando il cantiere è passato dalla gestione diretta di RFI a quella coordinata dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici di Firenze e dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti dal Settore Infrastrutture di Pisa, è emersa in tutte le sue sfaccettature , la particolare atipicità del cantiere nella misura in cui si doveva conciliare la pianificazione degli interventi di recupero dei reperti e dei relitti con la contemporanea messa in sicurezza del cantiere e dei materiali. Inoltre, proprio per la sua particolare natura e “unicità” fu subito chiaro che il cantiere non poteva essere considerato una riserva per i soli addetti ai lavori ma, stante le continue richieste e pressioni, doveva essere reso accessibile al grande pubblico. Per l’adeguamento agli standard di sicurezza effettuato nei primi anni di lavoro, si è dovuto tenere conto della presenza della linea ferroviaria Genova-Roma prospiciente il cantiere, della stabilità e durata nel tempo delle parancole a sostegno delle parete dello scavo, dell’attività degli archeologi per il recupero dei relitti e della presenza dei visitatori durante le normali attività di cantiere. Il passo successivo è stato quello che ha consentito di attrezzare l’area secondo le esigenze manifestate dalla Soprintendenza, realizzando gli uffici per la Direzione dei Lavori ed i primi ricoveri per i numerosi reperti erano stati depositati a titolo oneroso presso magazzini esterni. L’entità del materiale proveniente dallo scavo ha indotto gli archeologi ad estendere la ricerca per delimitare i confini del sito stesso ed ad individuare la presenza di ulteriori reperti. A tal fine è iniziata una campagna di indagine sul lato ovest, che ha confermato la presenza di ulteriori reperti. Contemporaneamente è stata avviata la costruzione di un magazzino per accogliere le migliaia di cassette contenenti il materiale ceramico, e non, rinvenuto durante le operazioni di scavo.

11 A cura di Roberto Puccetti e Sauro Gaddi 28 La decisione assunta dal Ministero dei Beni Culturali di realizzare presso il cantiere le strutture atte ad ospitare il Centro di Restauro del Legno Bagnato, focalizzando l’attenzione sulle navi già recuperate e sull’enorme quantità di materiale in attesa di restauro, ha comportato l’abbandono di tali indagini e la necessità di acquisire da RFI un’ulteriore area a nord per la realizzazione di ulteriori capannoni destinati ad accogliere il Centro di Restauro del Legno Bagnato. L’attuale configurazione consta di tre poli attigui che permettono di continuare l’attività di scavo, lo studio il trattamento ed il restauro in loco dei reperti; nello stesso tempo è assicurata al pubblico la possibilità di poter seguire lo svolgimento delle operazioni durante le varie fasi. Tutto ciò in attesa della realizzazione del Museo del Mediterraneo che ospiterà le navi restaurate ed il Laboratorio di Restauro.

Superficie

Il cantiere di scavo delle Navi Antiche è ubicato alla periferia di Pisa, nell’area dello scalo ferroviario di S. Rossore. Vicinissimo alla famosa Piazza dei Miracoli con la Torre pendente, circa 500 metri in linea d’aria, è facilmente raggiungibile dall’autostrada, dall’aeroporto e naturalmente per il turista che arriva in treno. L’ingresso del cantiere è ubicato sul proseguo di via Andrea Pisano; recentemente il tratto di strada a fondo chiuso che consente l’accesso al cantiere è stato rinominato ”via Ranuccio Bianchi Bandinelli”, in omaggio al grande archeologo del nostro secolo, scomparso nel 1975. L’area del cantiere di scavo vero e proprio di circa mq. 7.000 era destinata alla realizzazione da parte di RFI del nuovo Centro Direzionale della tratta ferroviaria Tirrenica Nord; iniziati i lavori nel 1998 l’area fu definitivamente abbandonata nel gennaio 2000, quando ci si rese conto che lo sviluppo dello cavo archeologico non era più compatibile con la progettazione iniziale in ragione dell’eccezionale numero di relitti riportati alla luce.

Il cantiere attuale occupa un area di mq. 10.650 di cui mq. 3.500 interessati dalla scavo vero e proprio, ad una profondità variabile tra ml. 5,50 e ml. 9,00 sotto il piano di campagna. L’area coperta dalle attrezzature prefabbricate di servizio (ingresso, foresteria, centro accoglienza e direzionale etc.) è di circa mq. 500 mentre i laboratori di primo intervento ed il Centro di Restauro del Legno Bagnato occupano mq. 1.700. A fianco del cantiere, lato ovest, si estende un’area sottoposta a vincolo archeologico di circa mq. 10.000, ancora completamente da esplorare.

Il percorso ed il complesso

Arrivando al cantiere con un automezzo, troviamo l’accesso carraio riservato ai mezzi di lavoro ed al personale di servizio.

Il visitatore avrà comunque a disposizione un successivo accesso aperto nel muro di recinzione, facilmente individuabile, grazie ad una serie di cartelli indicatori. Chi viene da Piazza dei Miracoli o dalla Stazione ferroviaria può usufruire dell’ingresso pedonale riservato ai visitatori del cantiere e del Centro di Restauro. L’ingresso visitatori ove sono ubicati il book-shoop e la biglietteria è direttamente collegato alla portineria del cantiere: il visitatore potrà così assumere sempre informazioni aggiornate sia sull’andamento dello varie attività di scavo che sui percorsi usufruibili.

29 Seguendo un percorso attrezzato che si snoda lungo il perimetro dell’area di scavo, si possono raggiungere i fabbricati del Centro Direzionale e dei Laboratori di Primo Intervento. Le due terrazze in ferro in aggetto oltre la barriera del palancolato, permettono una completa visione dell’area di scavo ed è possibile così individuare l’ubicazione delle navi già scavate ed osservare gli archeologi impegnati nell’opera di recupero dei vari reperti. Il complesso del Centro Direzionale (completato nel 2006), oltre all’ingresso attrezzato con le vetrine dei reperti già restaurati ed i pannelli illustranti la storia del cantiere, ospita la saletta delle conferenze e delle proiezioni; attraverso un corridoio semicircolare è possibile accedere ai laboratori di primo intervento. attraverso ampie vetrate i visitatori possono assistere ad alcune fasi del restauro sia delle terrecotte che dei legni. Un video al plasma consente inoltre di poter seguire le operazioni che si svolgono all’interno dei laboratori non accessibili: il chimico e geologico, il centro cartografico ed infine il laboratorio del restauro del legno con la colofonia, questa fase interessantissima, a causa della particolare composizione dei solventi e della tempera di lavoro, non può essere direttamente accessibile al pubblico.

Oltrepassati i laboratori e la zona dei servizi tecnici, si costeggia il magazzino dei reperti con il laboratorio di ceramologia per portarsi fino all’estremo del cantiere, dove, attraverso un rampa di acceso si può entrare all’interno del Centro di Restauro vero e proprio. La prima cosa che il visitatore può vedere, attraverso alcune “finestre”, è l’impianto di atomizzazione della nave “D”, si entra poi nel locale climatizzato che ospita il grande liofilizzatore. Non resta che accedere nell’ampio spazio del centro per trovarsi al cospetto delle navi già recuperate ed in fase di restauro; mentre si osservano le altre apparecchiature necessarie al restauro del legno bagnato, si esce dal capannone. La visita è finita: non resta che riprendere il percorso verso l’uscita costeggiando ancora la buca dello scavo ( magari riaffacciandosi a vedere ancora una volta i reperti affiorare dalla sabbia) per ritrovarsi di fronte all’accesso visitatori ed uscire così di nuovo in strada.

30

Una piccola foresteria all’ingresso del cantiere è destinata ad accogliere studenti e ricercatori provenienti dalle università italiane e straniere.

La Scoperta delle Navi Antiche di Pisa. Un occasione per la riorganizzazione dei percorsi culturali della città

La straordinaria scoperta archeologica del porto urbano di Pisa nell’area ferroviaria della stazione di San Rossore avvenuta verso la fine del 1998, ha dato avvio ad un ampio progetto di riqualificazione della città volto a rendere fruibile nel suo complesso il ricco patrimonio culturale. La necessità concreta di realizzare il Museo delle Navi Romane (spazio espositivo individuato nel recupero degli Arsenali Medicei) ha fornito all’Amministrazione Comunale un’opportunità utile per valutare e delineare lo sviluppo futuro della città in relazione anche alla valorizzazione del patrimonio immobiliare presente nel tessuto storico, con particolare riferimento a caserme militari, palazzi ed aree demaniali. L’Accordo del 18 aprile 2001 con il coordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri (Ministero della Difesa, dei Beni Culturali, delle Finanze, del Tesoro e del Bilancio, della Agenzia del Demanio, dal Comando generale della Guardia di Finanza, dalla Università di Pisa, dall’Azienda per il DSU, dalle Regione Toscana e dal Comune di Pisa) costituisce lo strumento principale per l’avvio di questo programma. Il ritrovamento delle Navi e del Porto urbano di Pisa ha costituito il punto di partenza per una nuova riflessione sulla città, dalle funzioni turistico – ricettive ed istituzionali all’intero tessuto urbano in un’ottica di valorizzazione e riqualificazione del centro storico e particolarmente dell’area Ovest della città, in cui sono localizzati appunto gli Arsenali Repubblicani e Medicei nell’area dell’antica Cittadella. Quest’area diverrà porta di accesso e cerniera del sistema museale pisano che si sviluppa ad Ovest in un percorso che va dagli Arsenali Medicei (destinati ad accogliere il Museo della Navigazione), alla Cittadella Scientifica Tecnologica (localizzato negli ex Macelli Comunali), e seguendo il corso dell’Arno, nel sistema museale dei Lungarni con il Palazzo Reale, il potenziamento del Museo di S. Matteo, il Palazzo Lanfranchi e il nuovo museo in Palazzo Giuli. Nell’ambito delle politiche di intervento culturale del Comune di Pisa e della Regione Toscana in generale, la costruzione di sistemi museali territoriali ha assunto già da diversi anni un ruolo rilevante e questo si è tradotto in azioni progettuali tese ad approfondire le vocazioni territoriali di singole aree, forme di collaborazione concertate e costituzione di reti specializzate, al fine di migliorare le strategie di intervento culturale e la qualità della comunicazione delle stesse. Pisa, in particolare, sta lavorando per costruire un vero e proprio percorso dell’arte in città, attraverso il coinvolgimento di quanti – istituzioni, privati, associazioni – sono impegnati su questo fronte. In quest’obiettivo si ritrova una delle vocazioni principali della città di Pisa una città d’arte per storia e vocazione, che insieme al patrimonio storico – artistico prettamente medievale, gode di collezioni appartenenti a tutte le età della storia dell’arte in parte già godibili all’interno dei musei nazionali di Palazzo Reale e di San Matteo. Così è nato un progetto di sviluppo di una rete museale che si districhi sull’asse dei lungarni partendo dalla Cittadella fino alle Piagge. Alla Cittadella Tecnologica, nello spazio dei Vecchi Macelli, si affiancherà il Museo della Navigazione, negli Arsenali Medicei; poi, scendendo verso il centro, percorrendo i lungarni, si trovano i musei nazionali di Palazzo Reale e di San Matteo.

31 Tre grandi novità completeranno il percorso e daranno un contributo importante al Sistema Museale: il Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi 12 , prossimo all’apertura, il Centro d’Arte Contemporanea di San Michele degli Scalzi 13 e la collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa presso Palazzo Giuli.

La percezione da parte dei cittadini e fruitori

La riapertura al pubblico del cantiere delle Navi Antiche di Pisa e del Centro di restauro del Legno bagnato risale al 18 dicembre 2005. Il 18 Luglio 2006 il cantiere si è arricchito della Mostra “ALKEDO. Navi e Commerci nella Pisa antica” In questi mesi si è avuta una discreta affluenza di pubblico e l’interesse cittadino non è mai scemato nonostante siano passati ormai 9 anni dalla scoperta e negli anni siano state organizzate numerose mostre sull’argomento. Al contrario, eventi specifici, destinati in particolare al pubblico pisano (3 aperture straordinarie anche notturne ed uno spettacolo teatrale in cantiere in occasione delle notte bianca pisana il 29 settembre) hanno registrato una grande affluenza di pubblico. L’interesse sempre mostrato verso tutti gli eventi relativi alle Navi Antiche rivela dunque una percezione positiva da parte della cittadinanza pisana e del più vasto pubblico.

Affluenza visitatori Cantiere Navi Antiche di Pisa Anno 2006 1000 774 800 672 572 600 380 426 400 253 210 226 200 93 131 19 0 0

Numero Numero visitatori 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10111213

I dati sono relativi a dicembre 2005 (unico giorno di apertura il 30/12/2005) ed al 2006 fino ad ottobre. I giorni di apertura settimanale sono 3.

5. Bibliografia: AGGIUNGERE DIAGNOSIS DOCUMENT 3C Il Contesto

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12 Il Museo della Grafica – che ospiterà le 10.000 opere del Gabinetto delle Stampe dell’Università di Pisa – sarà non solo una sede espositiva per le opere, ma un centro di studio, ricerca, dibattito, un palazzo che ospiterà mostre temporanee e che sarà in grado di recepire nuove donazioni ed arricchire la collezione. Il palazzo vanterà un allestimento originalissimo, completamente realizzato in vetro, sperimentato per la prima volta in questa struttura.

13 Il centro d’arte contemporanea di San Michele degli Scalzi, per il quale sono già iniziati i lavori di recupero, avrà spazi polivalenti, pronti ad ospitare tutte le forme d’arte contemporanea, dal video all’installazione, dal teatro alla danza.

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Studi faunistici

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Conservazione

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