Dossier Museo E Parco Archeologico Delle Navi Antiche Di Pisa
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DOSSIER MUSEO E PARCO ARCHEOLOGICO DELLE NAVI ANTICHE DI PISA 1. INQUADRAMENTO TERRITORIALE Superficie e confini Pisa si trova ad una decina di chilometri dal mare sulle rive del fiume Arno, ad un’altezza di 4 metri s.l.m.; la posizione geografica particolarmente favorevole fa sì che la città sia un nodo di comunicazione (viaria, ferroviaria e aeroportuale) fondamentale a livello regionale e nazionale. L’estensione territoriale del Comune di Pisa è 187,1 Kmq con una densità di popolazione pari a 488,89 abitanti per Kmq (di cui il 52,64% donne e 47,36% uomini); per quanto riguarda il centro storico la sua estensione è pari a 8 Kmq con una densità di popolazione di 1625,35 abitanti per Kmq (di cui il 53,35% donne e il 46,64% uomini). Il Cantiere delle Navi Antiche di Pisa è ubicato poco all'esterno delle mura della città medievale, in direzione del mare. Qui nel 1998, in occasione della costruzione di un centro direzionale delle Ferrovie dello Stato, in seguito al rinvenimento di manufatti lignei, si decise di procedere, nel minor tempo possibile, all'esplorazione del sito e fu quindi allestito un cantiere di carattere estensivo, corrispondente all'area interessata. Il ritmo incalzante dei rinvenimenti (con 16 relitti, interi o parzialmente conservati, individuati in pochi mesi) portò nell'estate nel 1999 alla decisione di destinare il sito alla ricerca. Dal dicembre dello stesso anno, stipulato l'accordo che passava alla Soprintendenza ai Beni Archeologici per la Toscana la piena responsabilità dell'area, si è proceduto con una nuova strategia di intervento che, secondo i principi della stratigrafia archeologica, permettesse il recupero e il trasferimento dei relitti individuati in luoghi adatti alla conservazione e al restauro. Il sito è stato quindi trasformato in un vero e proprio cantiere di scavo e di restauro, che risulta oggi esemplare per attrezzature e tecniche impiegate, normativa di sicurezza e accessibilità per il pubblico e per gli studiosi. Il Paesaggio e le sue mutazioni 1 Il quadro ambientale e geografico dell’area su cui sorse e si sviluppò l’insediamento di Pisa etrusca e romana risulta oggi notevolmente diverso rispetto a quello antico. Se gli apporti alluvionali dell’Arno hanno nel tempo allontanato, e non di poco, la linea di costa, il progressivo impaludamento della zona, dovuto all’abbandono delle difese idriche legate al sistema centuriato, unitamente all’innalzamento del livello del mare e al degrado idrologico conseguente alla crisi politica, economia e demografica che la città conobbe in età tardoantica, nonché le successive intense opere di bonifica realizzate a partire dall’età medioevale, hanno apportato significative modifiche alle caratteristiche del paesaggio. Le ricerche finora effettuate con prospettive e metodologie diversificate hanno, tuttavia, permesso di ricostruire un panorama di una città sorta a ridosso di un complesso sistema 1 A cura di Marco Benvenuti, Marta Mariotti, Pasquino Pallecchi, Mario Sagri 1 lagunare costiero, in una regione segnata dalla presenza di due fiumi, l’Arno e l’ora scomparso Auser, oltre che da canali e corsi e d’acqua minori, in un quadro che può ricordare, pur con le dovute differenze, quello di Venezia e delle foci del Malamocco. La linea di costa era molto più arretrata rispetto all’attuale 2 e l’area che dalla città, che stando alle notizie fornite da Strabone (fig. 2) (V, 5, 2) distava dal mare circa 20 stadi (poco meno di quattro chilometri), si estendeva fino alla costa, era coperta da ampie sacche lagunari che raggiungevano il fianco occidentale del cordone sabbioso di San Guido, lasciando vaste dune emerse, dove fin dalle età più antiche sono documentate tracce di presenze umane caratterizzate da forme stabili. La pianura pisana rappresenta la porzione esposta di un bacino sedimentario sviluppatosi a partire dal Miocene Superiore (circa 10 milioni di anni fa) e successivamente interessato dall’accumulo di depositi sedimentari di ambiente continentale e marino. L’attuale configurazione della piana costiera comincia a delinearsi con l’inizio dell’era Quaternaria, quando il graduale abbassamento del livello marino porta alla deposizione di sedimenti sabbiosi di spiaggia fino ai depositi continentali del Pliocene Medio. Dal Pleistocene la pianura viene interessata da almeno due importanti fasi di fluttuazione del livello marino dovute alle variazioni climatiche che portarono alle ultime fasi glaciali. A seguito di ciascuna fase glaciale la pianura costiera doveva presentarsi più estesa di quella attuale e interessata da valli fluviali in parte colmate da sedimenti ghiaino-sosabbiosi. I successivi miglioramenti climatici portarono nuovamente alla riduzione dell’area costiera con deposizione di sabbie di spiaggia e sedimenti di laguna. Quando l’uomo occupa la pianura di Pisa la linea di costa, rispetto alla posizione attuale, si trova molto spostata verso terra. In questo periodo il livello del mare si ritiene fosse 1-2 m più basso di quello attuale. La piana è caratterizzata da una fase climatica fredda, la cosiddetta piccola era glaciale coincidente con l’età del Ferro, compresa tra 900 e 300 a.C., e non risulta interessata da piene catastrofiche paragonabili a quelle del successivo periodo romano. In età romana l’area pisana risulta già interessata da numerosi insediamenti localizzati in una piana alluvionale costiera interessata dalla presenza di numerosi tracciati fluviali che vagavano nella pianura con andamento meandriforme con frequenti variazione dell’alveo. In questo periodo parte della pianura viene spesso sommersa da acque fluviali e marine che, ristagnando in permanenza, tendono nel tempo a creare zone paludose. Sono infatti ancora presenti diverse zone umide, il padule di Agnano ai piedi del monte Pisano e il sistema Stagno- Coltano oltre il lago di Bientina e le zone ancora interessate da acqua marina tra le dune sabbiose del litorale. I principali corsi d’acqua sono l’Arno ( Arnus ) ed il Serchio ( Auser ). Il primo e sicuramente il più importante, aveva uno sbocco diretto in mare dividendosi in tre rami, oggi difficilmente localizzabili nel loro antico percorso, mentre l’ Auser , o il suo ramo principale, confluiva con l’Arno in corrispondenza della città di Pisa. Con il variare delle condizioni climatiche, caratterizzate da un generale aumento della piovosità, si determina un forte aumento del carico detritico dei corsi d’acqua, grazie poi all’attività antropica (aumento delle aree coltivate, centuriazioni, diboscamenti, bonifiche eccetera) si modifica anche l’assetto geomorfologico della piana di Pisa: la linea di costa si allontana a causa del deposito dei sedimenti trasportati dai fiumi e dall’Arno in particolare, l’ Auser abbandona definitivamente il ramo di Bientina e non si unisce più all’Arno, ma raggiunge autonomamente il mare secondo un percorso localizzabile immediatamente a nord del braccio settentrionale dell’Arno, per poi spostarsi gradualmente verso l’attuale corso. Il 2 Per il problema della linea di costa e delle sue variazioni cfr. PASQUINUCCI M.-MAZZANTI R., The Evolution of the Luni-Pisa Coastline (II Cent. B.C.- Second Half of the XIX Cent.), in BIRD E. C. F.-FABBRI P. (edd.), Coastal Problems in the Mediterranean Sea , Bologna 1983, pp.47 e segg.; IIDEM , L’evoluzione del litorale lunense-pisano fino alla metà del XIX secolo , in Bollettino della Società Geografica Italiana 10-11, 1983, pp.605 e segg.; IIDEM , La costa tirrenica da Luni a Portus Cosanus , in Déplacements des lignes de rivage en Méditérranée , Paris 1987, pp.95 e segg. 2 contesto vegetale della pianura è caratterizzato dalla presenza di piante arboree tipiche di un bosco mesofilo planiziale del quale fanno parte querce caducifoglie, come la farnia, e piante igrofile, come l’ontano e il salice, che testimoniano la contiguità di corsi o specchi d’acqua dolce, oppure zone dove la falda freatica è pressoché superficiale. Tra i caratteri ambientali sopra illustrati è importante porre attenzione alle intense precipitazioni, queste, concentrate in brevi intervalli di tempo, dovevano ripetersi periodicamente generando esondazioni catastrofiche dei fiumi che attraversano l’area pisana. Queste alluvioni si verificano a causa delle rotte d’argine attraverso le quali si rovesciano enormi quantità di sedimenti sabbiosi nella pianura formando estesi ventagli di rotta che andavano a colmare le depressioni del terreno depositando sedimenti insieme ai materiali travolti. L’occorrenza di eventi alluvionali catastrofici durante l’epoca romana è confermata dai dati storici relativi alle frequenti esondazioni del fiume Tevere, che hanno interessato la città di Roma dal 200 a.C. al 200 d.C. In questo contesto trova la sua collocazione un antico canale, a percorso circa est-ovest collocato tra l’abitato romano di Pisa e il mare, verosimilmente inattivo e che doveva rappresentare un paleoalveo di un corso d’acqua che si era spostato da quest’area. Il paleoalveo si trovava comunque in comunicazione con il mare in modo da essere utilizzato dalle navi per avvicinarsi verso l’antica città di Pisa. Un tratto di questo paleoalveo è compreso nell’area golenale in cui sono state ritrovate le antiche navi romane. Il paleoalveo era quindi una depressione profonda almeno 4-5 metri come sembrano mostrare le evidenze archeologiche. Infatti, questo attualmente mostra al centro una profondità dal piano di campagna di circa 6-7 metri, mentre in aree contigue al cantiere di San Rossore sono stati rinvenuti superfici antropizzate dell’età del Ferro ed etrusche a circa 2 metri di profondità.