Etica Della Popolazione. Sul Ruolo Delle Intuizioni Morali Giuseppe
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Etica della popolazione. Sul ruolo delle intuizioni morali Giuseppe Rocché Indice Ringraziamenti Introduzione Capitolo I, Il Paradosso della Mera Addizione 1. Il Paradosso della Mera Addizione 2. Il Principio della Media 3. Il Principio del Valore Variabile 3.1. Teoria X’ 3.2. Geometrismo 4. Il Principio del Livello Medio 5. Il Principio Lessicale 6. Le teorie non-impersonali (person-affecting moralities) 6.1. Premessa 6.2. Il Presentismo. Presentismo Estremo e Presentismo Moderato 6.3. Il Comparativismo Estremo 6.4. Benefici esistenziali & danni esistenziali, benefici compensativi & benefici ultra- compensativi 6.5. Comparativismo ed Estinzionismo 6.6. Valore compensativo. Comparativismo Asimmetrico 6.7. Valore ultra-compensativo. Quasi-Impersonalismo 6.8. Un problema per il Quasi-Impersonalismo Capitolo II, Accettare la Conclusione Ripugnante 1. Il Metodo della Familiarizzazione (cenni) 1.1. Una precisazione 2. Accettare la Conclusione Ripugnante 3. Cos’è una vita “appena” degna di essere vissuta. L’argomento pessimista 4. Cos’è ripugnante nella Conclusione Ripugnante. L’obiezione dell’inconcludenza 5. Altre illusioni 6. Argomenti a favore della Conclusione Ripugnante 6.1. Mera-Addizione e Addizione Benevola 6.2. L’argomento dell’empatia 7. La Conclusione Veramente Ripugnante e il problema delle illusioni persistenti 8. Non-Identity-Problem ed accettazione Capitolo III, Il Metodo della Familiarizzazione 1. Intuizioni e pregiudizi 1.1. Giudizi telici 1.2. Interpretazioni del Metodo dell’Equilibrio Riflessivo 2. Il Metodo della Familiarizzazione 2.1. La Regola di Riferimento. Un criterio fattuale per la risoluzione dei conflitti 2.1.1. La Regola di Riferimento e l’etica della popolazione 2.2. Regole di Ragionamento 2.3. Giudizi Familiari 2.3.1. Giudizi strumentali e giudizi telici 2.3.2. Giudizi particolari e giudizi generali 2.3.3. Giudizi di secondo livello (I) Premessa (II) Conservazione del Sé (III) Giudizi di secondo livello e Metodo della Familiarizzazione 2.3.4. Il problema delle Regole di Riferimento (I) Due soluzioni insoddisfacenti (II) Una soluzione soddisfacente (III) Dal problema della riduzione al problema della sussunzione (IV) Riassunto, conclusione e introduzione 2.3.5. Le Esperienze Trasformative 3. Soggettivismo e Oggettivismo 3.1. Ragioni normative. Conflitti genuini e apparenti 3.1.1. Ragioni come motivazioni 3.1.2. Soggettivismo realista 3.1.3. Soggettivismo, Proiettivismo e Nichilismo 3.2. Nichilismo 3.3. Il Soggettivismo Nichilista. Lineamenti di un metodo del ragionamento 3.3.1. Introduzione 3.3.2. Vincoli concettuali e imperativi categorici 3.3.3. Desiderare di non essere nichilisti 3.3.4. Il problema della rappresentazione 3.3.5. Aspetti empirici 3.4. Soggettivismo e Metodo della Familiarizzazione 3.4.1. Regole di Riferimento (I) Solido percorso deliberativo. Proattitudini attuali e potenziali (II) Soggettivismo e Conservatorismo 3.4.2. Regole di Ragionamento (I) Convergenze del Soggettivismo e del Metodo della Familiarizzazione (II) Divergenze del Soggettivismo e del Metodo della Familiarizzazione. La Meta-intuizione 3.5. Etica della popolazione. Situazioni lucianee Conclusioni Riferimenti bibliografici Ringraziamenti Durante questi anni di dottorato ho avuto la fortuna di avere uno scambio costante e, a volte, davvero intenso con i miei due supervisori, Bruno Celano e Marco Brigaglia. È a loro che vanno i principali ringraziamenti. La loro attenzione per il mio lavoro è stata costante. I loro consigli – molti dei quali peraltro rimasti, per mia colpa, lettera morta – ragionati ed appropriati. Ma più che per i consigli specifici, sono a loro grato per avermi fatto entrare nel mondo della loro ricerca filosofica – dominato com’è da una caratteristica, spesso spaesante se non frustrante, atmosfera di mistero. Infatti, sebbene il mio lavoro di tesi sia superficialmente irrelato rispetto ai loro temi di ricerca, vi è un’influenza profonda che da loro proviene. Influenza della quale io stesso mi rendo conto solo in modo molto incompleto. Un ringraziamento deciso va alla Professoressa Isabel Trujillo, coordinatrice del corso di Dottorato, e al Professore Aldo Schiavello, direttore del Dipartimento di scienze giuridiche, per aver fatto sì che le istituzioni in cui mi sono mosso durante questi anni restassero all’altezza del loro nome. Ringrazio, inoltre, i miei valutatori esterni – il Professore José Juan Moreso ed il Professore Gianfranco Pellegrino – per l’interesse mostrato nel leggere il mio lavoro e per i preziosi consigli. Infine, ringrazio le tante persone con cui ho avuto il piacere di poter discutere del mio lavoro in questi anni. Limitandomi a menzionare alcuni di coloro che ho incontrato nel contesto istituzionale, ringrazio: Clelia Bartoli, Francesco Biondo, Giorgio Maniaci, Elena Consiglio, Giulia Sajeva, Matija Žgur, Miguel Fernàndez, Pablo Rapetti, Julieta Rabanos, Natalia Scavuzzo, Silvia Spallino, Giorgio Tortorici, Valeria Vita, Diego Mauri, Eileen Quinn e Carla Cucco. Introduzione È quasi cattivo gusto cominciare una tesi di filosofia morale con il problema del vagone fuori controllo – trolley problem – ma è così, in effetti, che comincio. Un vagone ferroviario vuoto corre fuori controllo lungo una rotaia e presto investirà cinque malcapitati operai intenti nei lavori di riparazione uccidendoli. Possiamo, tirando una leva, far deviare il vagone su un altro binario. Se deviato in questo modo, il vagone travolgerà e ucciderà un operaio che là sta lavorando. Si dice che molte persone ritengono sia giusto deviare la corsa del vagone per contenere il numero di vittime. I numeri contano ed esistono scelte difficili. A Roma viene assegnata una casa popolare ad una famiglia marocchina composta da una coppia e tre figli. La casa è, però, occupata illegalmente da degli italiani e si rivela necessario l’intervento della polizia. In realtà nemmeno l’intervento della polizia risulta sufficiente, perché parte del quartiere manifesta violentemente contro l’insediamento della famiglia marocchina e questa, in fine, decide di rinunciare alla casa. Tra le cose che vengono gridate ai giornalisti, qualcuno dice che le liste per l’assegnazione delle case vanno rispettate, ma gli immigrati fanno troppi figli e, dunque, sulla base dei criteri vigenti, finiscono per essere troppo spesso favoriti. A prendere seriamente queste parole, il problema non sarebbe né la razza né la religione, ma la fecondità. E la fecondità è – forse – una scelta di vita. È un po’ come se su ciascuno dei binari del trolley problem ci fosse un solo operaio, ma, ad un tratto, uno dei due si scindesse – in modo irreversibile – in cinque operai, dando a noi che dobbiamo decidere dove direzionare il vagone una nuova ragione per preferire uccidere l’altro. Esistono azioni che determinano il numero delle persone che esisteranno nel futuro. Se i numeri contano ed esistono scelte difficili – scelte di vita o di morte –, tali azioni rendono ancora più difficile prendere queste scelte. L’etica della popolazione si occupa di indagare le azioni che determinano il numero delle persone che esisteranno nel futuro, provando a stabilire quali principi debbano governarle. Se guardiamo all’esempio delle case popolari, possiamo facilmente immaginare una serie di problemi di difficile soluzione derivanti da conflitti tra i diritti fondamentali dei soggetti coinvolti. Più soggetti godono di un diritto ad una prestazione sociale da parte dello stato avente ad oggetto beni – le case popolari – in condizione di scarsità. Uno di questi soggetti è una famiglia che conta al suo interno dei bambini. La mole degli interessi meritevoli di tutela di questo soggetto sembra superare quella degli altri, sia perché gli interessi dei bambini sono particolarmente importanti, sia perché la famiglia è numerosa. Non sembra, peraltro, possano muoversi critiche generali rispetto al comportamento dei genitori: decidere se e quanti figli avere è – salvo casi eccezionali, lontani dal presente – una libertà fondamentale. Tuttavia, potremmo immaginare che se la famiglia non fosse stata numerosa, allora un’altra famiglia, che magari aspettava da più tempo, avrebbe avuto, ragionevolmente, diritto all’assegnazione della casa. Potrebbe, allora, sembrare ingiusto che una famiglia che aspettava da più tempo l’assegnazione della casa venga scalzata per via della condotta riproduttiva di altre persone: è vero che si ha la libertà fondamentale di decidere se e quanti figli avere, ma questa libertà, qualora combinata con il diritto alle prestazioni sociali, può arrecare un pregiudizio agli interessi fondamentali di terzi - terzi che non sembra abbiano posto in essere una condotta riprovevole quando hanno deciso di avere meno figli. Contemporaneamente, la rilevanza della condotta dei genitori potrebbe dover essere relativizzata, considerando il fatto che ormai i bambini ci sono e sono soggetti particolarmente deboli. Ma allora si potrebbe pensare a favorire la famiglia più numerosa adesso e regolare queste e simili questioni in modo diverso per il futuro. Regolarle diversamente: come? Lo studio delle scelte – individuali, familiari, ma anche pubbliche che determinano il numero delle persone esistenti può rivelare come sia estremamente difficile trovare soluzioni che siano in linea con le nostre intuizioni di senso comune su cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. La ricerca di un equilibrio tra queste intuizioni di senso comune può essere visto come uno degli obiettivi del dibattito. Uno, ma non l’unico. Esiste infatti un altro modo di approcciarsi all’etica della popolazione che solleva