Bollettino Della Parrocchia Di S
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Anno 15 (2019) N. 30 XXVIII TEMPO ORDINARIO 13 ottobre 2019 Bollettino della Parrocchia di S. Gioacchino in Prati – Roma Cari parrocchiani e amici, gruppo dei suoi amici romani. Le parole commoventi, piene di affet- raccontare in poche righe una to, che in modo simpatico ma vero vita lunga e bella, laboriosa e umile sintetizzano la sua personalità: sarà sempre difficile. Specialmente «Tra un funerale e un matrimonio è se si tratta di una persona cono- impegnatissimo fratello Antonio. E sciuta da tantissimi che hanno visto se poi ci sta pure un battesimo a il suo prezioso operato nella nostra lavorare è lui medesimo. Nel tempo chiesa parrocchiale. Parlare di di festa come in quello ordinario ci Fratel Antonio Velocci significa scappa sempre lo straordinario. aprire una delle pagine più belle di Dobbiamo tutti farti un San Gioacchino e lasciar- elogio perché sei stato il si emozionare dal suo nostro sacro orologio… sguardo, ma anche dalle Fare il presepio è una sue battute. A dire il bella sgobbata però solo vero non riesco ancora a con te la festa è firmata… crederci nella sua scom- Sembra incredibile ma parsa. Lo vedo ancora Antonio va via lo vedre- seduto ad accogliere la mo soltanto in fotografia. gente in sagrestia, a E nell’uscire di sacrestia servire la Messa, a pre- un pezzo di vita ci porti parare i fiori per gli via». altari, ad aggiustare i Il testo è del 1999, quando il banchi e le serrature delle porte. nostro Fratello è stato chiamato Negli ultimi giorni non stava tanto per un po’ di anni a servire un’altra bene. È andato in ospedale, ma comunità. Dietro il quadro si ve- dopo una settimana è rientrato a dono le firme dei nostri numerosi casa sicuro di tornare in sagrestia e parrocchiani. Tanti di loro li ho visti continuare a servire il suo Signore. passare davanti alla sua salma, a Mercoledì mattina nel silenzio della versare lacrime e a ringraziare con sua camera è passato nella casa di la preghiera per la sua presenza. Colui al quale ha dedicato tutta la Credo fortemente che non ci sua vita. lascerà soli e penserà lui a darci Nella stessa stanza ho notato un una mano nel portare avanti tutte quadro con una poesia intitolata: le attività e gli impegni della nostra “La partenza di Antonio”, scritta dal piccola comunità. nostro parrocchiano e regalato dal Padre Pietro - 1 - Anno 15 (2019) N. 30 XXVIII TEMPO ORDINARIO 13 ottobre 2019 Il Vangelo della Domenica Dal Vangelo secondo Luca (Lc 17, 11-19) Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Sama- rìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». Dieci lebbrosi che la sofferenza ha riunito insieme, che si appoggiano l’uno all’altro. Appena Gesù li vide... Notiamo il dettaglio: appena li vide, subito, spinto dalla fretta di chi vuole bene, disse loro: andate dai sacerdoti e mostrate loro che siete guariti! I dieci si mettono in cammino e sono ancora malati; la pelle ancora germoglia piaghe, eppure partono dietro a un atto di fede, per un anticipo di fiducia concesso a Dio e al proprio domani, senza prove: «La Provvidenza conosce solo uomini in cam- mino» (san Giovanni Calabria), navi che alzano le vele per nuovi mari. I dieci lebbrosi credono nella salute prima di vederla, hanno la fede dei profeti che amano la parola di Dio più ancora della sua attuazione, che credono nella parola di Dio prima e più che alla sua realizzazione. E mentre andavano furono guariti. Lungo il cammino, un passo dopo l’altro la salute si fa strada in loro. Accade sempre così: il futuro entra in noi con il primo passo, inizia molto prima che accada, come un seme, come una profezia, come una notte con la prima stella, come un fiume con la prima goccia d'acqua. E furono guariti. - 2 - Anno 15 (2019) N. 30 XXVIII TEMPO ORDINARIO 13 ottobre 2019 Il Vangelo è pieno di guariti, sono il corteo gioioso che accompagna l’annuncio di Gesù: Dio è qui, è con noi, coinvolto nelle piaghe dei dieci lebbrosi e nello stupore dell'unico che ritorna cantando. E al quale Gesù dice: la tua fede ti ha salvato!. Anche gli altri nove che non tornano hanno avuto fede nelle parole di Gesù. Dove sta la differenza? Il sama- ritano salvato ha qualcosa in più dei nove guariti. Non si accontenta del dono, lui cerca il Donatore, ha intu- ito che il segreto della vita non sta nella guarigione, ma nel Guaritore, nell’incontro con lo stupore di un Dio che ha i piedi nel fango delle nostre strade, e gli occhi sulle nostre piaghe. Nessuno si è trovato che tornasse a rendere gloria a Dio? Ebbene «gloria di Dio è l’uomo vivente» (sant’Ireneo). E chi è più vivente di questo piccolo uomo di Samaria? Lui, il doppiamente esclu- so, che torna guarito, gridando di gioia, danzando nella polvere della strada, libero come il vento? Non gli basta tornare dai suoi, alla sua famiglia, travolto da questa inattesa piena di vita, vuole tor- nare alla fonte da cui è sgorgata. Altro è essere guariti, altro essere salvati. Nella guarigione si chiudono le piaghe, ma nella salvezza si apre la sorgente, entri in Dio e Dio entra in te, come pienezza. I nove guariti trovano la salute; l’unico salvato trova il Dio che dona pelle di primavera ai lebbrosi, che fa fiorire la vita in tutte le sue forme, e la cui gloria è l’uomo vivente, «l’uomo finalmente promosso a uomo» (P. Mazzolari). (P. Ermes Ronchi) PREGA CON IL VANGELO I lebbrosi hanno ricevuto, come noi, l’immagine di Dio e forse la conser- vano meglio di noi; hanno rivestito lo stesso Cristo e, per la loro fede, hanno ricevuto come noi il pegno dello Spirito. Anche per loro Cristo è morto e con lui anche loro risorgeranno. Con lui soffrono per essere con lui glorificati. (Gregorio Nazianzeno, L’amore per i poveri) - 3 - Anno 15 (2019) N. 30 XXVIII TEMPO ORDINARIO 13 ottobre 2019 Il Cammino Pastorale Diocesano 2019-2020 /4 FAMIGLIE, L’INVITO A CUSTODIRE IL «FUOCO» DELLA RELAZIONE Lunedì 16 settembre nella basilica lateranense il nostro Cardinale Angelo De Donatis ha aperto il cammino “sinodale” della diocesi per il nuovo anno pastorale, improntato sull’ascolto «con il cuore». Abbiamo già pubblicato la relazione dell’incontro con le equipe pastorali, con gli opera- tori della pastorale giovanile e con gli operatori a servizio degli ammalati e dei poveri. L’ultima serata è stata dedicata a chi opera nella pastorale familiare. È racchiusa nel monito biblico “Non temete” la consegna che il cardinale vicario Angelo De Donatis ha affidato venerdì sera, 20 settembre, ai tanti operatori di pastorale familiare della diocesi, riuniti nella basilica di San Giovanni in Laterano per l’incontro di avvio dell’anno pastorale sull’ascolto della città. «L’alleanza con il Padre – ha detto il porporato – ci invita a non avere paura degli assurdi della vita, che non sempre riusciamo a capire fino in fondo», perciò davanti «a un passato difficile e a un futuro incerto, di fronte alle proposte di Dio che non sempre ci appaiono logiche, siamo chiamati a leggere nel mistero il suo progetto», consegnando a Lui «il nostro dolore, vivendolo con un atteggiamento di serena fiducia», nella certezza che «la valle di lacrime si muterà in sorgente». Guardando in particolare al brano evangelico scelto per la riflessione condivisa, De Donatis ha evidenziato come «l’annunciazione si realizza nell’umile casa di Nazareth, luogo in cui, mediante Maria, si viene iniziati al silenzio, condizione imprescindibile per l’ascolto»; ancora, «la casa di Nazareth è paradigma per ogni famiglia», perché lì prende forma quella di Gesù, che «è unica, particolare, anche complicata e non priva di contraddizioni, proprio come lo è ciascuna famiglia». Per questo «dovremmo ritornare alla scuola di Nazareth – ha auspicato il vicario del Papa – per riconoscere il turbamento di Maria davanti a ciò che le appare assurdo e che anticipa gli eventi incomprensibili che seguiranno»; riconoscendo però anche come «la - 4 - Anno 15 (2019) N. 30 XXVIII TEMPO ORDINARIO 13 ottobre 2019 Pasqua, se è vissuta in unione con Cristo, diventa gravida di gioie e portatrice di salvezza: ecco allora che, come Maria, potremo stare ritti davanti alla croce senza disperazione». In conclusione, tre linee-guida per accompagnare le famiglie nel percorso di fede: «Custodire il fuoco dell’autentica relazione familiare – ha ammonito De Donatis -; fare spazio per l’altro, perché solo così possono esserci ascolto e accoglienza»; da ultimo, «ricordare che i momenti di crisi vanno accolti non come drammi insolubili ma come parte di un equilibrio dinamico». A dare voce, «a partire dalle loro esperienze, alle inquietudini, alle preoccupa- zioni e alle sofferenze di una famiglia come tante», ha spiegato don Dario Criscuoli, direttore del Centro per la pastorale familiare del Vicariato, sono state chiamate due coppie di sposi. Lucia e Alessandro hanno raccontato del dolore «per un amore che non può trovare pieno compimento nel sacramento del matrimonio per un divorzio precedente» ma anche «della compassione, che alleggerisce il cuore dal senso di colpa», sperimentata da 5 anni all’interno di un gruppo parrocchiale dedicato.