Disegno Italiano Del Novecento

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Disegno Italiano Del Novecento DISEGNO ITALIANO DEL NOVECENTO A CURA DI FABIO BENZI DISEGNO ITALIANO DEL NOVECENTO A CURA DI FABIO BENZI INDICE 22 NOVEMBRE 13 DICEMBRE 2018 DISEGNO ITALIANO DEL NOVECENTO 5 Fabio Benzi CATALOGO OPERE Galleria Russo 1890-1900 12 via Alibert 20 Roma 1900-1910 14 1910-1920 21 Coordinamento editoriale 1920-1930 39 Manfredi Nicolò Maretti 1930-1940 52 Grafica Lisa Camporesi 1940-1950 68 Referenze fotografiche 1950-1960 80 Paolo Iannarelli, Roma 1960-1970 85 Schede opere Agnese Sferrazza 1970-1980 90 1980-1990 93 1990-2000 96 © Manfredi Edizioni © Gli Autori Assicurazione Sponsor tecnico Ufficio stampa Cornici antiche Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo e allestimento opere libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore. ISBN 978-88-99519-78-0 DISEGNO ITALIANO DEL NOVECENTO FABIO BENZI Il disegno rappresenta uno dei momenti siero artistico, la matrice della creazione. primari della creatività artistica: costituisce Nella veloce “cavalcata” che questa mostra quello “studio” del soggetto che precede e propone attraverso il disegno italiano del focalizza la realizzazione dell’opera, la sen- XX secolo, al di là del carattere necessaria- sibile e immediata concretizzazione del mente giambico e forse destrutturato che pensiero estetico. una mostra di tale enormi dimensioni ide- Riflettendo sulla natura disegno, su cosa ali e temporali presenta, si distingue tut- esso significhi nella e per la storia dell’ar- tavia un carattere precipuo ben leggibile te, vengono prima di tutto in mente le grazie alla straordinaria qualità dei pezzi intense parole dedicate a questa tecnica scelti. da Vasari, in un passo delle Vite. Nella sua I moltissimi capolavori selezionati, che non concezione neoplatonica dell’arte, egli at- possono pretendere di dare una copertura tribuisce al disegno la priorità dell’idea, la filologica della quantità di esperienze dei paternità delle stesse arti. Disegno è per singoli artisti e dei movimenti all’interno Vasari non solo ripresa dal vero, ma il giudi- dei quali essi si mossero, suggeriscono zio sulle cose: perché disegnando si sceve- tuttavia un carattere singolare dell’arte ita- rano le proporzioni che reggono il mondo. liana del secolo passato, riconoscibile ed “Perché quando l’intelletto manda fuori eccellente. i concetti purgati e con giudizio, fanno L’arte italiana alla prova della Modernità quelle mani, che hanno molti anni esserci- esibì un carattere fortemente struttura- tato il disegno, conoscere la perfezione et to, direi ontologicamente irrinunciabile, eccellenza dell’arti, et il sapere dell’artefice che nella prova del disegno si mostra con insieme”. evidenza speciale, come una ricchezza Non si può negare che ciò sia vero: attra- aggiunta al contesto internazionale cui verso il disegno si coglie lo stato nascente sempre, inevitabilmente, gli artisti italiani dell’idea e la vera maestria dell’artista, in si riferiscono. una sintesi massima del significato dell’arte. Il disegno, invenzione potremmo dire an- Penso sia un fatto oggettivo scorgere nel cestrale ma di fondazione ideologica ita- disegno il meccanismo primario del pen- liana (le accademie del disegno, teorizza- FABIO BENZI 5 trici del segno come base delle arti visive, facendo rivivere un passato sepolto in una alla prova, già nei primi anni del Novecen- la di Matisse, che permette a Modigliani sono invenzione fiorentina e patrimonio nuova sensibilità. E così via. Gli artisti italia- to, con la Modernità: Cambellotti, Balla, di fare un disegno tridimensionale quasi italiano), si consolida in ambito nazionale ni si mostrano mattatori del segno come Boccioni, Severini, Sironi nella loro imper- senza staccare la matita, fu certo il segreto come elemento principe dell’elaborazio- filosofi platonici che fanno affiorare il pen- via ricerca dell’avanguardia attraverso il del suo successo in Francia: dalla Toscana ne estetica, portando il suo linguaggio ad siero archetipico da un esercizio quasi mi- divisionismo, sperimentano atmosfere aveva portato il fil di ferro dei contorni del- innovarsi in maniera talvolta pirotecnica stico, di devozione monacale, di liturgia notturne e immerse nell’ombra, forzando le figure gotiche senesi, dando un incanto all’interno delle nuove avanguardie nove- indiscussa. i segni in un espressionismo ante-litteram. inedito alle semplificazioni formali parigi- centesche. È così che troviamo un Boccioni Certo, non mancano anche fuori d’Italia di- Il Futurismo inventa un segno asciutto, ne. In mostra ci sono tre capolavori straor- disegnatore quasi michelangiolesco, un segnatori eccellenti (Picasso e Matisse ne dinamico, vibrante e aperto all’infinito, dinari, che illustrano sia il suo amato tema Balla che attraverso il segno riesce a ma- sono gli esempi più lucidi e sommi), ma la declinando per la prima volta l’invisibile del ritratto che la corposità plastica delle ieutizzare gli stimoli più intellettuali e mi- loro è un’eccellenza quasi senza concor- e l’incommensurabile. Le opere di Balla, sculture che gareggiava con l’essenzialità stici del pensiero avanguardista che giun- renza, senza il contesto ricchissimo che in Boccioni, ma anche di Dottori e Rosai, lo somma di Brancusi. gono ai traguardi dell’astrazione, un Sironi Italia invece coinvolge tutti: artisti maggio- rappresentano pienamente, anche se non Nel Ritorno all’ordine del primo dopoguer- che “pensa” attraverso il disegno come un ri e minori, costituendo una koinè che se comprendono, in questa breve selezione, ra l’afflato dell’antico si mescola in flessioni filosofo ragiona con le proprie frasi, un de ben letta pare un piccolo – o grande – Ri- la versatile poliedricità dell’intero movi- infinite con l’asciuttezza del contempora- Chirico che scopre il segno antico dei gre- nascimento. mento avanguardista. neo: lo stile cambia con evidenza, il trat- ci, in cui la chiarezza somma si fa mistero, Si diceva come il disegno italiano si metta La finezza incantevole e sicura come quel- to si fa più pacato e aulico, sensibile, e nel 6 DISEGNO ITALIANO DEL NOVECENTO FABIO BENZI 7 disegno – come nei quadri – emerge una mascherati da classicismo come in Sironi e ra nuovi indirizzi: dall’espressionismo vi- volontà di scavo, di identificazione con la Carrà (magnifico il disegno metafisico del brante e sognante, inquieto e sottilmente perizia esecutiva dei grandi disegnatori 1917), le astrazioni lineari come in Wildt, perverso di Scipione e Mafai, al segno che del passato. Lo studio dell’antico impegna le elucubrazioni matematiche vertiginose vuole diventare astratto di Cagli, Cavalli e gli artisti in una risoluzione di stile fondato come in Severini: di cui è in mostra un Capogrossi: di questi ultimi vediamo gli sulla maestria della tecnica, i soggetti af- incunabolo del classicismo europeo, un esperimenti con la carta copiativa rove- fiorano da mitologie fantastiche, da quo- disegno preparatorio per il ciclo di affreschi sciata, dove il disegno tracciato da uno sti- tidianità auliche e monumentali, collocate di Montegufoni eseguito per i Sitwell. lo senza inchiostro imprimeva una traccia fuori del tempo in una ricerca di assoluto Anche qui si potrebbe andare avanti invisibile all’occhio, che si sarebbe rivelata poetico. Ma permane una ricerca di essen- all’infinito, enumerando le declinazioni sollevando la matrice, volendo sganciare zialità e di primitivismo che esclude qual- originali che ogni artista riuscì a dare del da ogni personalizzazione espressiva l’idea siasi divagazione tecnica, ogni edonismo sentimento europeo del classicismo vol- del disegno: iperurania, mentale, quasi un esecutivo. gendolo nella propria visione personale: disegno ad occhi chiusi surrealista, ma In questo contesto troviamo il segno ad esempio il gruppo piuttosto ecceziona- controllato dalla ragione. “neo-greco” di de Chirico, con una testa le di bellissimi disegni di Savinio, esempi di Gli anni prossimi alla guerra fomentarono che è anche un capolavoro del “ritorno un surrealismo umanistico che pesca nella un espressionismo sempre più drammati- al mestiere”, che lo avvicina a Filippino memoria sia storica che individuale, crean- co, segno dei tempi che correvano, come di Cucchi, Paladino, Mondino, e alla fine Lippi e a Leonardo. Ma ancora le solide do corto-circuiti spiazzanti. in Guttuso, di cui è in mostra un disegno secolo di Gallo: artisti che tra visioni e ma- composizioni senza spigoli come in Casorati Gli anni Trenta, tra Scuola romana e scuo- arcaico e già fortissimo nel segno; o come teria, saranno sostenuti sempre da quella e in Morandi, i segni d’avanguardia violenta la di via Cavour, diedero al disegno anco- in Pirandello, che come una Cassandra qualità disegnativa innata, che deriva da prevede con anticipo impressionante lo una tradizione secolare ininterrotta. spaesamento e il disequilibrio di un mon- Sarebbe difficile parlare di ciascun disegno do che cade verso la tragedia. in una così breve presentazione, perché E il dopoguerra rimane in qualche modo dietro a ognuno si cela una storia estetica influenzato da quell’espressionismo: il peculiare, un percorso che ci accompagna barocchetto di Fontana, il lirismo surrea- le di Savinio, il pathos di Afro, di Music e nel labirinto a un tempo delle grandi istan- di Licini. Tuttavia la ragione dominante e ze estetiche e della singola, sofferta inter- astratta rimane un elemento irrinunciabile pretazione che ne diede ciascun artista. Ed per Capogrossi e Dorazio, che proseguono ognuna di queste carte ci mostra quanto l’astratto linearismo dell’École de Rome. personale e quanto grande sia stata la sta- Da qui si arriva agli anni sessanta e settan- gione dell’arte italiana del secolo scorso. ta di Schifano, fino agli ottanta e successivi 8 DISEGNO ITALIANO DEL NOVECENTO FABIO BENZI 9 OPERE Piero Marussig Autoritratto 1898 tecnica mista su carta mm 160 x 120 Firmato e datato in basso a destra P. Marussig / 98 1890-1900 Esposizioni: Piero Marussig dalla provincia mitteleuropea al Novecento italiano, settembre-novembre 1986, Iseo, Palazzo dell’Arsenale e 24 aprile-28 giugno 1987, Trieste, Castello di San Giusto, catalogo della mostra, a cura di G.
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