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Masarykova univerzita Filozofická fakulta

Ústav románských jazyků a literatur

Bakalářská diplomová práce

2012 Klára Nekvindová

Masarykova univerzita Filozofická fakulta

Ústav románských jazyků a literatur

Italský jazyk a literatura

Klára Nekvindová

Rappresentazione letteraria della città di Napoli nella trilogia autobiografica Napoli di e nel romanzo Gomorra di

Bakalářská diplomová práce

Vedoucí práce: Mgr. Zuzana Šebelová, Ph.D.

2012

Prohlašuji, že jsem diplomovou práci vypracovala samostatně s využitím uvedených pramenů a literatury. Dále prohlašuji, že tištěná verze je totožná s verzí elektronickou.

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Podpis autora práce

Tímto bych ráda poděkovala paní doktorce Šebelové za cenné podněty, rady, připomínky a čas, který mi během psaní této bakalářské práce věnovala.

Indice

Indice ...... 1 1. Introduzione ...... 3 2. Raffaele La Capria: Biografia ...... 4 3. Raffaele La Capria: Napoli ...... 4 3.1. L’armonia perduta ...... 4 3.1.1. Struttura ...... 5 3.1.2. Caratteristica ...... 5 3.2. L’occhio di Napoli ...... 5 3.2.1. Struttura ...... 5 3.2.2. Caratteristica ...... 6 3.3. Napolitan Graffitti ...... 6 3.3.1. Struttura ...... 6 3.3.2. Caratteristica ...... 6 3.4. Stile ...... 7 3.5. Personaggi ...... 8 4. Roberto Saviano - Biografia ...... 9 5. Roberto Saviano: Gomorra. Viaggio nell’ impero economico e nel sogno di dominio della ...... 10 5.1. Struttura ...... 10 5.2. Caratteristica ...... 10 5.3. Stile ...... 11 5.4. Personaggi ...... 12 5.5. Gomorra nel mondo ...... 12 6. Introduzione alla seconda parte ...... 14 7. Casa natale ...... 15 8. Famiglia e gioventù ...... 16 9. Mare ...... 21 10. Periferia ...... 24 11. Camorra ...... 26 11.1. Lo smaltimento dei rifiuti ...... 27 11.2. Speculazione edilizia ...... 28 12. Conclusione ...... 30 13. Bibliografia ...... 32

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1. Introduzione

L‟argomento principale del presente lavoro è la città di Napoli. Napoli suscita grandi emozioni, soprattutto negative, negli abitanti d‟Italia, e comparando la rappresentazione letteraria della città di Napoli nei libri di due autori napoletani, Raffaele La Capria e Roberto Saviano, mostrerò quali emozioni Napoli suscita nei propri abitanti. Per la comparazione, gli scrittori Raffaele La Capria e Roberto Saviano sono stati scelti per il motivo che il loro sguardo su Napoli è diametralmente opposto. Gomorra, il libro scritto da Roberto Saviano, che sarà uno dei libri analizzati nel presente lavoro, descrive la vita nella periferia napoletana e le pratiche della camorra, che sono gli aspetti più negativi della città di Napoli. Mentre il volume Napoli di Raffaele La Capria, composto da tre libri: L’Armonia perduta, L’occhio di Napoli e Napolitan Graffiti, che sarà la seconda opera analizzata nel presente lavoro, descrive soprattutto le bellezze della città di Napoli, quasi omettendo i suoi aspetti negativi.

Il presente lavoro è diviso in due parti. Nella prima parte presenterò gli autori e i loro libri, concentrandomi prima su una descrizione piuttosto generica delle opere scelte, passando poi a un‟analisi più dettagliata delle loro strutture e delle caratteristiche letterarie fondamentali, degli stili usati dagli autori, del loro modo di rappresenatare i fatti, l‟ambiente e i personaggi. Inoltre cercherò di rispondere alla domanda se i libri in questione vengano letti e quali siano le reazioni dei loro lettori. Un paragrafo della prima parte sarà poi dedicato anche a una breve nota sulla storia di Napoli.

La seconda parte sarà dedicata alla comparazione della rappresentazione letteraria della città di Napoli nei libri già menzionati. La comparazione verrà strutturata in cinque capitoli principali, intitolati “Casa natale”, “Famiglia e gioventù”, “Mare”, “Periferia” e “Camorra”, dove saranno confrontate le opinioni dei due autori in questione, provenienti da condizioni di vita diverse. Oltre a ciò, una parte del capitolo “Famiglia e gioventù” sarà dedicata anche a una breve comparazione del libro Napolitan Graffiti di Raffaele La Capria e del libro Il mare non bagna Napoli di una nota scrittrice napoletana, Anna Maria Ortese, che nel suo libro rappresenta la città di Napoli del secondo dopoguerra, scrivendo anche dei suoi amici napoletani, compreso Raffaele La Capria.

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2. Raffaele La Capria: Biografia

Ѐ uno scrittore e sceneggiatore italiano. Ѐ Nato a Napoli il 3 ottobre 1922, nell‟anno in cui andò al potere il fascismo, maturando e formandosi nel periodo della guerra. Di questo periodo della sua vita parla nella sua autobiografia intellettuale False partenze (1974), dove descrive attraverso quali libri e quali esperienze si è formato. A Napoli si è laureato in Giurisprudenza. La sua formazione letteraria, l‟ha compiuta soggiornando in Francia, in Inghilterra e negli Stati Uniti. Ha collaborato con riviste e quotidiani, tra cui Il Mondo, Il . Ѐ stato autore di radiodrammi per la Rai ed è stato co-sceneggiatore di molti film di Francesco Rossi. Nel 1961 ha vinto il premio Strega1 con i romanzi Ferito a morte e Amore e psiche (1973). Nel Settembre del 2001 ha ricevuto il Premio Campiello2 alla carriera. Napoli è l‟argomento principale di gran parte delle sue opere letterarie.

3. Raffaele La Capria: Napoli

Nel volume Napoli sono raccolti tre libri su Napoli, scritti da Raffaele La Capria in anni diversi: L’armonia perduta (1986), L’occhio di Napoli (1994), Napolitan graffiti (1998). Il volume è stato pubblicato integralmente a Milano nel 2009.

Il tema maggiore di tutti e tre i libri è la città di Napoli, Napoli vista da lontano, come racconta l‟autore: “Negli anni in cui ho scritto questi libri vivevo a Roma dove mi ero trasferito sin dal 1952 iniziando una vita diversa. Da Roma scrivevo di Napoli. Roma dista solo due ore da Napoli ma la distanza di cui io parlo era molto maggiore per me, e si rifletté nella mia scrittura, perché da questa distanza, con un fondo inevitabile di nostalgia per il mare e la “bella giornata” di Ferito a morte, ho visto Napoli. La distanza può essere un vantaggio, crea una certa indifferenza, non priva di rimorso, che può essere anche utile per uno scrittore se fa un uso critico di questa distanza.”3

3.1. L’armonia perduta

“Una fantasia sulla storia di Napoli”

1 Il Premio Strega è un riconoscimento che viene assegnato annualmente a un libro pubblicato in Italia tra il 1º aprile dell‟anno precedente ed il 31 marzo dell‟anno in corso. Dal 1986 è organizzato e gestito dalla Fondazione Bellonci. (Bellonci, Goffredo. Fondazione Maria e Goffredo Bellonci. 2009. www.fondazionebellonci.it/premio- strega). 2 Il Campiello è un premio letterario, istituito nel 1962 per volontà degli Industriali del Veneto, che viene assegnato a opere di narrativa italiana. (www.premiocampiello.org).

3 La Capria, Raffaele. Napoli. Milano, Oscar Mondadori, 2009, p. 7.

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Il libro è stato pubblicato in tre edizioni. Nel 1986, a Milano, dalla casa editrice Mondadori, nel 1990, a Milano, dalla casa editrice Oscar Mondadori, con un‟introduzione di Enzo Golino, e nel 1999, a Milano, dalla casa editrice Rizzoli, con un‟introduzione di Silvio Perrella.

3.1.1. Struttura

Il libro è diviso in tre parti: “Genesi della napoletanità”, divisa in undici capitoli, “Geografia personale” divisa in tre capitoli, e il “Post-scriptum”: “L‟armonia, la storia e la fantasia”.

3.1.2. Caratteristica

Il genere del libro oscilla tra il romanzo, l‟autobiografia e il saggio. Attraverso una storia, in parte inventata, di Napoli, Raffaele La Capria cerca di stabilire rapporti con la sua città, perché crede che la vita individuale passi attraverso il rapporto con la città natale, come spiega con le seguenti parole: “Sono partito dalla considerazione che Napoli […] è una città della decadenza, una di quelle città dove per ragioni note o misteriosi ad un certo momento la storia si è fermata. Ho capito che dovevo risalire proprio a quel momento se volevo chiarire il mio rapporto con Napoli.”4

Oltre al proprio rapporto con Napoli, l‟autore cerca di spiegare anche la genesi della “napoletanità”: 5 “Ho tentato di avvicinarmi all‟incoscio collettivo dei napoletani, di spiegarmi perché essi sono come sono e qual è stata secondo me la loro psico-storia sotterranea in quest‟ultimo secolo e mezzo, e precisamente tra il 1799 e il 1945.”6

3.2. L’occhio di Napoli

Il libro è stato pubblicato in due edizioni. Nel 1994, a Milano, dalla casa editrice Mondadori e nel 1996, a Milano, dalla casa editrice Oscar Mondadori.

3.2.1. Struttura

4 Ivi, p. 164. 5 „Questa parola napoletanità viene di solito adoperata per indicie la somma sei caratteri peculiari della cultura e della mentalità napoletana, codificati in una serie di „usi e costumi“ fissi come modelli.“ La Capria, Raffaele. Napoli. Milano, Oscar Mondadori, 2009, p. 163. 6 Ivi, p. 165.

5

Non si tratta proprio di un libro di narrativa, ma piuttosto di appunti di Raffaele La Capria scritti nel suo taccuino tra 1992-1993, dunque il libro ha la forma di un diario.

3.2.2. Caratteristica

L‟autore caratterizza il proprio libro con le seguenti parole:

“L‟ho scritto come un libro di viaggio, come di passata, buttando giù tutto quello che viene man mano da osservare e da pensare guardando la realtà che abbiamo davanti agli occhi. Ma è anche un libro scritto per un bisogno di partecipazione civile, che ho sentito in modo sempre più forte proprio negli anni ‟92-‟93 – gli anni a cui si riferisce L‟occhio di Napoli – quando stava per cominciare questa strana rivoluzione italiana che dovrebbe aver segnato, si dice, il passaggio tra la prima e la seconda Repubblica.”7

L‟autore si pone di nuovo la questione verso quale punto tendono, la stessa Napoli e i suoi abitanti.

L‟idea del libro è che bisogna ripensare Napoli, il che significa cambiare il proprio rapporto con la città. L‟autore accentua il pensiero che per cambiare se stessi bisogna avere l‟abilità di criticarsi e che senza tale l‟abilità gli abitanti di Napoli e la città non cambieranno mai. “Ma che significa ripensarla? Significa cambiare il rapporto che ogni napoletano ha con la sua città. Il che implica cambiare se stessi, e per cambiare se stessi c‟è bisogno […] della capacità di criticarsi. In altri termini ripensare Napoli significa riaffermare la necessità di una rivoluzione morale e civile dei napoletani nel presente momento storico e prima che sia troppo tardi, prima del momento del “non ritorno”.”8

3.3. Napolitan Graffitti

Il libro è stato pubblicato nel 1998 a Milano dalla casa editrice Rozzoli.

3.3.1. Struttura

Il libro è diviso in quattro parti. La prima parte “Napolitan Graffiti” è divisa in sei capitoli, la seconda parte “Intermezzo” è divisa in tre capitoli, la terza parte “Come eravamo” è divisa sette capitoli e l‟ultima parte “Oltre l‟orizzonte” è divisa in due capitoli.

3.3.2. Caratteristica

7 La Capria, Raffele. Scheda libro. Raffaele La Capria sito ufficiale. Accessibile da http://www.lacapria.it/libro.php?Id=11). 8 Ibidem.

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Si tratta di un libro autobiografico, nel quale Raffaele La Capria descrive la sua giovinezza e i propri rapporti con il ceto intellettuale napoletano degli anni della sua gioventù. Lui stesso definisce il suo libro come un‟autobiografia indiretta. “O forse è meglio dire è un libro che sta a metà fra la critica e l‟autobiografia, e che la critica serve a ridurre un po‟ il pathos del ricordo.” 9

Nella parte “Come eravamo” descrive i suoi rapporti con gli amici napoletani della sua gioventù, tra cui i futuri scrittori ed intellettuali come per esempio Anna Maria Ortese, Luigi Compagnone, Antonio Ghirelli, e Mario Pomilio. “Ho scritto questo libro che raccoglie i nomi e le voci degli scrittori da me più frequentati in gioventù, quelli di cui ho potuto ascoltare le idee e le opinioni, capire il carattere, amare il lavoro e provare l‟amicizia. Dipende un po‟ dagli amici che abbiamo avuto se siamo quelli che siamo.”10

Oltre alla narrazione autobiografica, Raffaele La Capria di nuovo riflette su Napoli, sui suoi abitanti e sulla “napoletanità”11 . Come spiega l‟autore se stesso: “Il tema centrale del libro è una critica all‟autoreferenzialità napoletana, che è proprio simile alla bottiglia che tiene prigioniera la mosca. Autoreferenzialità non significa l‟irresistibile inclinazione che spinge i napoletani a parlare sempre di se stessi in rapporto alla città: dopotutto anche io lo faccio. Significa un certo modo di parlare di Napoli, come se non esistesse nient‟altro al mondo che Napoli.”12 Tramite tale spiegazione Raffaele La Capria si riferisce al fatto che nella terminologia letteraria il termine “autoreferenzialità” significa il far riferimento solo a se stesso, alla propria realtà. Ugualmente gli abitanti di Napoli parlano secondo Raffaele La Capria sempre di se stessi e della loro città, e lo fanno sia le persone che ci abitano, sia gli scrittori che provengono di Napoli. L‟autore da una parte critica tale atteggiamento, ma dall‟altra parte ammette che anche lui parla di Napoli nei suoi libri.

3.4. Stile

Raffaele La Capria scrive in uno stile alto, in un italiano letterario, usando periodi lunghi e qualche volta anche espressioni straniere: d‟origine francese (per esempio: “plaquette”, “ouverture”, “battage”), d‟origine inglese (per esempio: “made in ”,

9 Ibidem. 10 Ibidem. 11 Per il significato della parola napoletanità vedi la caratteristica del libro L’Armonia perduta. 12 La Capria, Raffele. Scheda libro. Raffaele La Capria sito ufficiale. Accessibile da http://www.lacapria.it/libro.php?Id=11). 7

“boogie-woogie”, “cheek to cheek”), d‟origine tedesca (per esempio: “kultur”, “zivilisation”), d‟origine latina (per esempio: “otium”) e d‟origine greca (per esempio: “logos”, “cosmos”). Racconta sia in prima persona singolare scrivendo della sua vita e delle sue memorie, sia in terza persona singolare scrivendo di Napoli in genere.

Per Raffaele La Capria è tipica la forma di “metaromanzo”, perché in varie occasioni cerca di spiegare al lettore per quale motivo ha scritto il libro e come il lettore dovrebbe leggerlo. Per esempio per quello che riguarda il suo libro L’armonia perduta, il libro si apre con un‟introduzione intitotala “Al lettore”, dove Raffaele La Capria spiega come il lettore dovrebbe leggere il suo libro: “Caro lettore, prova a leggere questo libro come fosse un romanzo, dimentica la Storia che ti hanno insegnato, prova a uscire dai parametri che la configurano, e metti in moto la tua immaginazione.”13 La prima parte del libro L’Armonia perduta “Genesi della napoletanità” si chiude con un capitolo intitolato “Il filo conduttore”, dove Raffaele La Capria spiega quale è il filo conduttore del libro: “Il filo conduttore che lega i temi toccati nei vari capitoli di questo libro, è una ipotesi sull‟origine e il modo di formarsi della “napoletanità” vista come un aspetto della civiltà napoletana in questa ultima sua fase.”14 Infine, tutto il libro L’Armonia perduta è concluso con un “Post scriptum: L‟Armonia, la storia e la fantasia”, dove Raffaele La Capria di nuovo spiega quale era il suo motivo per il quale ha scritto il libro: “Si stabiliscono i rapporti ambigui con la propria città, fatti di amore, di odio, di odiamore e di tante altre cose non facili da decifrare.”15 E di nuovo scrive come il lettore dovrebbe leggerlo: “Io considero L’Armonia perduta una mitografia conoscitiva, mi piacerebbe fosse letta così, senza confondere le metafore con la realtà, mi piacerebbe insomma che non fossero prese alla lettera […] e avendo ben presente che non una verità storica io ho cercato ma una verità poetica.”16

L‟autore in ogni libro collega i fatti e le proprie opinioni e i pensieri, ma c‟è pure un grande spazio per la sua immaginazione e ci si trovano anche parti liriche, soprattutto là dove descrive la sua casa natale e la “bella giornata” della sua gioventù.

3.5. Personaggi

13 La Capria, Raffaele. Napoli. Milano, Oscar Mondadori, 2009, p. 25. 14 Ivi, p. 118. 15 Ivi, p. 163. 16 Ivi, pp. 166-167.

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I personaggi che si trovano nei libri di Raffaele La Capria sono sia persone inventate sia persone reali. L‟autore non dedica quasi nessuno spazio alla descrizione delle persone, tranne che nella parte intitolata “Come eravamo”, dove descrive i suoi amici.

Essendo un autore difficile da leggere, e scrivendo di temi difficili, il che apprezzano i suoi lettori, Raffaele La Capria comunque non è un autore molto letto in Italia.

4. Roberto Saviano - Biografia

Ѐ uno scrittore e giornalista italiano. Ѐ nato a Napoli nel 1979. Si è laureato in Filosofia all‟Università Federico II a Napoli. Ha cominciato la sua carriera come giornalista scrivendo per esempio per e Il Corriere del Mezzogiorno. La sua vita è cambiata nel 2006, dopo la pubblicazione del suo primo romanzo “non fiction” : Gomorra, viaggio nell’impero economico e nel segno di dominio della camorra, dove descrive, sulla base di esperienze vissute, le attività della camorra.

Dal 13 ottobre 2006, in seguito al successo del romanzo Gomorra, Roberto Saviano vive sotto scorta ed è costretto a cambiare continuamente dimora, dopo aver ricevuto numerose minacce da parte della camorra.

“Nell‟autunno del 2008 subisce ulteriori minacce dal clan dei casalesi e molti premi nobel decidono di firmare in suo favore un appello di solidarietà. Nel novembre dello stesso anno viene invitato all‟Accademia di Stoccolma – luogo in cui dal 1901 vengono assegnati i Nobel-per discutere di libertà di espressione e per parlare di sé, della vita di un perseguitato.”17

Nel Novembre 2009 pubblica il suo secondo romanzo La bellezza e l’inferno.

Durante il mese di novembre del 2010, su Rai 3 è stato trasmesso un programma televisivo condotto da Roberto Saviano e da Fabio Fezio – Vieni via con me. Durante le quattro serate i due conduttori, insieme con diversi ospiti, hanno analizzato problemi politici, sociali e culturali dell‟Italia. Dopo il grande successo del programma televisivo Roberto Saviano ha pubblicato un libro con lo stesso titolo.

17 Serrani, Serena. Biografia. Roberto Saviano sito ufficiale 2010. Accessibile da http://www.robertosaviano.it/biografia.

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Oggi Roberto Saviano collabora con diversi giornali di tutto il mondo. (L’Espresso e in Italia, il Washington Post e il New York Times negli Stati Uniti, El País in Spagna, e Der Spiegel in Germania, Expressen in Svizzera e con il Times in Inghilterra.)

“Per la sua attività di autore e per l‟impegno civile, gli sono stati assegnati il Premio Viareggio “Opera prima”, il Premio Nazionale , il Geschwister-Sholl– Preis, il Premio Giornalistico di Lipsia, il Premio Vàzquez Montalbàn, il Premio Martinetto e la Lau- rea Honoris Causa dell‟Accademia di Belle Arti di Brera.”18

Roberto Saviano ha il suo profilo su vari siti sociali come “Facebook” e “Twitter”, dove scrive molto spesso cosa sta facendo, e dove pubblica le sue opinioni e le novità della sua vita. Esiste anche il suo sito officiale: “robertosaviano.it”. Scrivendo parte della mia tesi in Italia ho scoperto che questo sito è bloccato in Italia e non ci si può navigare.

5. Roberto Saviano: Gomorra. Viaggio nell’ impero economico e nel sogno di dominio della camorra

Il libro Gomorra è stato pubblicato nel 2006 e subito è stato tradotto in molti paesi tra i quali per esempio: Stati Uniti, Francia, Finlandia, Giappone, Romania e Corea. Fino al 26 gennaio 2010, in Italia ne sono state vendute 2 milioni e 250 mila copie, nel mondo 3 milioni e mezzo.

5.1. Struttura

Il libro è diviso in due parti. La prima parte è divisa in cinque capitoli (“Il porto”, “Angelina Jolie”, “Il Sistema”, “La guerra di Secondigliano” e “Donne”). La seconda parte è divisa in sei capitoli (“Kalashnikov”, “Cemento armato”, “Don Peppino Diana”, “Hollywood”, “Aberdeen Mondragone” e “Terra dei fuochi”). Il libro contiene un‟appendice dal titolo “Gomorra nel mondo”.

5.2. Caratteristica

18 Ibidem.

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Il libro racconta come funziona la camorra (la mafia napoletana) e quali sono le sue pratiche. I problemi descritti nel libro sono il narcotraffico, lo smaltimento dei rifiuti, il mercato delle armi, il falsamento dei vestiti di lusso, il racket, la speculazione edilizia, le guerre tra i clan e le donne connesse con la Camorra.

Roberto Saviano ha scritto Gomorra dopo essersi immerso nel “Sistema”, lavorando per la camorra, dunque si tratta di un libro realistico dove lo scrittore e il narratore sono identici. L‟autore ha descritto quello che aveva vissuto usando nomi di persone reali, descrivendo posti reali, trattando fatti già conosciuti, ispirandosi tra l‟altro ad atti processuali, e non c‟è quindi molto spazio per l‟immaginazione dell‟autore, cosicché il libro può essere letto sia come letteratura del fatto, sia come romanzo autobiografico. “Ѐ un libro difficile da riassumere, un ibrido di generi: mescola inchiesta, polemica politica, storia e autobiografia.”19

5.3. Stile

Roberto Saviano scrive in un italiano standard e in uno stile minimalista, usando spesso delle frasi brevi per accentuare gli orrori descritti nel libro. Tali caratteristiche, ottenute con frasi brevi, fanno pensare allo stile tipico di una cronaca oppure di appunti di un diario. Come si può vedere per esempio dalle citazioni del capitolo “Il porto”, nel quale Roberto Saviano descrive quello che succede nel porto di Napoli: “Ed erano crani. Uscivano dal container uomini e donne. Anche qualche ragazzo. Morti. Congelati, tutti raccolti, l‟uno sull‟altro. In fila, stipati come aringhe in scatola. Erano i cinesi che non muoiono mai.”20 Ugualmente usa frasi semplici oppure periodi corti caratterizzando i posti dove opera la mafia, di nuovo per rivelare la poca attraenza di tali posti. “Arrivammo a Las Vegas. A nord di Napoli. Qui chiamano Las Vegas questa zona per diverse ragioni. Come Las Vegas del Nevada è edificata in mezzo al deserto, così anche questi agglomerati sembrano spuntare dal nulla. Si arriva qui da un deserto di strade. Chilometri di catrame, di strade enormi che in pochi minuti ti portano fuori da questo territorio per spingerti sull‟autostrada verso Roma, dritto verso il nord.”21

Si può vedere dalla seconda citazione che il libro è scritto in prima persona singolare e Roberto Saviano usa la forma del tu rivolgendosi al lettore, il che gli permette di

19Saviano, Roberto. Gomorra. Milano, Oscar Mondadori, 2006, p. 371. 20 Ivi, p. 7. 21 Ivi, p. 23.

11 coinvolgere il lettore nell‟azione del romanzo e annodare un “pseudo dialogo”22 con il lettore cercando di avvicinarsi a lui. In più nell‟Italia meridionale è più naturale, per la gente, di darsi del tu che per gli abitanti dell‟Italia settentrionale.

Le esperienze vissute da Roberto Saviano sono raccontate al passato, i posti sempre esistenti a Napoli sono descritti al presente.

5.4. Personaggi

Com‟è già stato menzionato prima, i personaggi descritti nel libro sono persone reali, dunque le loro caratteristiche sono del tutto verosimili e riflettono la realtà sociale e umana di Napoli. L‟autore conserva i veri nomi delle persone descrivendo la loro apparenza, il loro comportamento, e tramite i dialoghi anche il loro stile di parlare. I dialoghi vengono scritti a volte in un italiano standard, a volte nel dialetto napoletano. Menzionando un personaggio per la prima volta, Roberto Saviano sempre scrive dove e quando l‟ha incontrato.

Scrivendo della mafia italiana l‟autore ha voluto scrivere anche di certi politici italiani, spesso connessi con i boss della camorra, quindi nel libro si possono trovare anche segni del suo impegno politico e una specie di messaggio rivolto ai lettori. La situazione a Napoli e in Italia non cambierà finché non cambieranno i suoi abitanti. E tale messaggio non vale solo per gli italiani ma anche per gli abitanti di tutto il mondo. Come si può leggere nel libro, la mafia napoletana è così potente da poter operare in quasi tutto il mondo, compresa la Repubblica Ceca. “Dopo la caduta del muro di Berlino, Pietro Licciardi trasferì la parte maggiore dei propri investimenti, legali e illegali, a Praga e Brno. La Repubblica Ceca fu completamente egemonizzata dai secondiglianesi che, utilizzando la logica della periferia produttiva, iniziarono a investire per conquistare i mercati in Germania.”23

5.5. Gomorra nel mondo

Roberto Saviano ha scritto un libro potente, come si può vedere soprattutto dalla reazione della mafia napoletana, la quale lo sta minacciando di morte. L‟autore ritiene che il libro sia così pericoloso per la mafia per il fatto che è letto da molte persone. “Se il mio libro avesse venduto diecimila copie non sarebbe accaduto nulla. Il problema è sorto quanto le

22 „Pseudo dialogo“ perché il lettore non ha la possibilità di rispondere. 23 Ivi, p. 58.

12 copie vendute hanno toccato quota centomila.”24 E continua nella spiegazione: “Non mi pento di ciò che ho scritto, ma non volevo che andasse a finire così. Perché a soffrire non sono soltanto io, ma tutta la mia famiglia. E questo mi riempie di sensi di colpa.”25

Il libro ha suscitato grandi reazioni nel mondo. Ne hanno scritto i giornali più importanti di quasi tutto il mondo. Pur avendo già saputo che la mafia italiana esista, grazie alla dettagliata rappresentazione di Roberto Saviano, testimone oculare, i giornalisti si sono resi conto di come la mafia era riuscita a globalizzarsi: “Tutto il mondo parla di globalizzazione, ma la camorra l‟ha realizzata da tempo. I suoi pilastri economici sono la cocaina, la moda, il cemento e i rifiuti: un giro d‟affari di miliardi di euro su scala internazionale.”26 (Freie Presse).

Secondo molti giornalisti la pubblicazione del libro è stata importantissima per l‟Italia. “Analisi economica, storia sociale, appassionato grido di protesta, questa terribile testimonianza è il libro più importante che sia stato pubblicato in Italia negli ultimi anni. Al pari della Londra di Conrad, la Napoli di Saviano è descritta come uno dei luoghi più oscuri del pianeta.”27 ()

Essendo il primo scrittore italiano che abbia scritto della camorra in un modo così aperto, ha pagato il proprio “successo” con la perdita della libertà. “Non a caso lo ha definito un “eroe nazionale” e ha chiesto pubblicamente, in televisione, la sua protezione.”28

Nel 2008 è stato girato un film “Gomorra”, basato sul libro di Roberto Saviano e diretto da , il quale ha vinto “Gran Premio della Giura” al Festival di Cannes. Nello stesso anno il libro è stato adattato in uno spettacolo teatrale.

24 Ivi, p. 377. 25 Ivi, p. 377. 26 Ivi, p. 353. 27 Ivi, p. 361. 28 Ivi, p. 384.

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6. Introduzione alla seconda parte

Prima di cominciare a comparare la rappresentazione letteraria della città di Napoli nei libri di Raffaele La Capria e negli scritti di Roberto Saviano, bisogna menzionare alcuni dati generici riguardanti i libri in questione.

I libri sono stati scritti nell‟arco di venti anni (L’armonia perduta nel 1986, L’occhio su Napoli nel 1994, Napolitan Graffiti nel 1998 e Gomorra nel 2006). Mentre Roberto Saviano descrive la Napoli contemporanea, Raffaele La Capria descrive sia la Napoli della sua gioventù, cioè degli anni del secondo dopoguerra, sia la Napoli contemporanea, e in più la Napoli settecentesca e ottocentesca.

Per quello che riguarda l‟ambiente descritto nei libri, c‟è una grande differenza tra i libri di Raffaele La Capria e quelli di Roberto Saviano. Gomorra di Roberto Saviano è un libro che oscilla tra un romanzo e una cronaca, e nel quale l‟autore ha deciso di descrivere con oggettività la realtà quotidiana della periferia napoletana, cioè la parte inquinata, dove vive gente povera e dove opera la camorra. Nel libro non viene dedicato nessuno spazio alle descrizioni delle bellezze di Napoli. Invece i libri di Raffaele La Capria sono in parte autobiografici e l‟autore descrive con soggettività il proprio rapporto con Napoli, dedicando un grande spazio alle descrizioni della “bella giornata”, del mare a delle bellezze napoletane, quasi omettendo la periferia e la Camorra29, e idealizzando la Napoli della sua gioventù. Allora, mentre nel libro di Roberto Saviano la periferia napoletana serve come una specie di palcoscenico dove si svolgono le orribilità causate da certi abitanti di Napoli, nei libri di Raffaele La Capria proprio la città è il tema centrale e i suoi abitanti con le loro vicende sono un tema secondario.

Con i temi trattati nei libri è collegato lo stile degli autori. Come ho già menzionato, Roberto Saviano usa uno stile che oscilla tra lo stile giornalistico e quello narrativo, per descrivere i terrori della periferia napoletana, ed è come se scrivesse una specie di cronaca. Nei libri di Raffaele La Capria lo stile oscilla tra autobiografia, romanzo e saggio, perché tale stile concede all‟autore di scrivere dei propri pensieri e delle proprie opinioni.

29 Per approfondire vedi il capitolo „Periferia“.

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7. Casa natale

Proprio nell‟ambiente dove sono cresciuti consiste la maggior differenza tra gli autori paragonati nel presente lavoro. Mentre Roberto Saviano è nato e cresciuto a , nella periferia napoletana30, Raffaele La Capria è cresciuto proprio nel centro storico di Napoli, a Posillipo (il nome è derivato dalla lingua greca, dove significa “pausa del dolore”). Posillipo piaceva già agli antichi Romani come un posto dove costruivano le loro ville.

Raffaele La Capria è cresciuto nel Palazzo donn‟Anna. Lui stesso, a proposito del suo luogo di nascita, scrive: “È il palazzo che nel 1642 don Ramiro Guzmàn, duca di Medina Las Torres e viceré di Napoli, fece costruire per la moglie Anna Carafa, napoletana, e che da lei prese il nome di Palazzo donn‟Anna. […] Prima della mia famiglia in questa casa abitava la cantante Gemma Bellincioni, amica di D‟Annunzio.”31 La sua famiglia si è trasferita nel palazzo donn‟Anna nel 1932, quando Raffaele La Capria aveva dieci anni. Ecco una descrizione del palazzo fatta dallo stesso autore: “Un palazzo come quello […] che si diceva abitato dagli spiriti e si presentava come una rovina emergente dal mare, non era veramente appetibile all‟epoca, e mio padre diede prova di avere una natura più artistica e bohémien di quanto sospettassi, quando prese la sua decisione.”32 Rappresentando la sua casa natale, l‟autore racconta al lettore sia i fatti storici, sia la sua impressione personale, le emozioni che la casa evoca in lui, concentrandosi particolarmente sull‟atmosfera del tale posto.

L‟autore descrive la sua casa natale nel libro Occhio di Napoli, più precisamente nel capitolo “La mia casa sul mare” e dalla sua descrizione delle camere è chiaro che il Palazzo donn‟Anna è una villa grande e formidabile e che l‟autore deve provenire da una famiglia ricca e nobile. “Sorge sul mare all‟inizio di Posillipo, dopo la curva di Mergellina, un antico edifizio che, visto da lontano, sembra una rupe di tufo emergente dall‟acqua, piena di buchi e caverne. Man mano che si avvicina appare in tutta la sua bellezza la imponente architettura di una dimora seicentesca.”33

Dalla narrazione di Raffaele La Capria è chiaro quanto egli ama la sua casa natale e quanto gli mancano sia il Palazzo donn‟Anna, sia il mare che lo circonda: “Il mare era

30 Per approfondire, vedi il capitolo „Periferia“. 31 La Capria, Raffaele. Napoli. Milano, Oscar Mondadori, 2009, pp. 138, 142. 32 Colombati, Leonardo. „Un pomeriggio a palazzo donn‟Anna“. Nuovi Argomenti. n. 31. „Ancora una poesia“. Milano. A. Mondadori. 2005. Accessibile da: „http://www.informacibo.it/fotogennaio2008/donnaanna.pdf“. 33La Capria, Raffaele. Napoli. Milano, Oscar Mondadori, 2009, p. 138.

15 onnipresente. […] Il punto privilegiato della casa era la terrazza d‟angolo, curva e protesa come la prua di una nave. Di lì si vedeva il Vesuvio, via Caracciolo, il Castel dell‟Ovo, Capri, Sorrento, Il Capo Posillipo. […] Sporgendosi dal parapetto della terrazza si vedeva, la sabbia ondulata del fondo, gli scogli sommersi.”34

Dopo che la famiglia La Capria se n‟era andata, vi si sono trasferiti i nuovi abitanti e dopo la loro partenza il palazzo è rimasto inabitato. Il Palazzo donn‟Anna sorge sul mare di Napoli, ma “devastato da un incendio, saccheggiato dai seguaci di Masaniello e infine dopo vari tentativi di risanamento, lasciato nello stato in cui si trova oggi.”35 Bisogna dire che la presente citazione proviene dal libro Armonia perduta, scritto nel 1986. Il palazzo è oggi inaccessibile ai visitatori, diviso in vari condomini privati. Tuttavia a Napoli sorgono vari tentativi che cercano di restaurarlo e aprirlo per il pubblico, tra le quali per esempio Fondazione Culturale Ezio de Felice, la quale ha la sua sede all‟interno del palazzo, dove prima si trovava un teatro e dove Raffaele La Capria giocava a tennis, come ha raccontato durante la sua visita al palazzo donn‟Anna nel 2010: “Questo spazio era completamente abbandonato - ha detto - tanto che lo usavamo per giocare a pallone o a tennis. Ora è meravigliosamente restaurato, ricorda il teatro che fu, e mi riempie di gioia.“36

8. Famiglia e gioventù

Tutti e due gli scrittori sono nati e cresciuti a Napoli, ma mentre Raffaele La Capria è nato nel 1922, ha vissuto l‟infanzia in una villa a Posillipo ed è maturato negli anni del dopoguerra, Roberto Saviano è nato nel 1979 nella periferia napoletana maturando in un ambiente povero della Napoli contemporanea.

Sia Raffaele La Capria, sia Roberto Saviano descrivono le loro famiglie e le loro gioventù nei propri libri, e tutti e due lasciano un grande spazio alla descrizione. Raffaele La Capria descrive la sua famiglia nel capitolo “La mia casa sul mare” che fa parte del libro L’armonia perduta. Roberto Saviano descrive la sua famiglia nella seconda parte del libro Gomorra, nel capitolo intitolato “Kalashnikov”.

34 Ivi, p. 143. 35 Ivi p. 138. 36 Festa, Natascia. „La Capria torna a palazzo donn‟Anna“. Corriere del mezzogiorno“. 9.6.2010 Accessibile da: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/arte_e_cultura/2010/9-giugno-2010/capria-torna-palazzo- donn-annaa-88-anni-teatro-cui-giocano-calcio-1703167403486.shtml.

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Scrivendo della famiglia, tutti e due gli autori lasciano uno spazio rilevante alla descrizione dei loro padri, quasi omettendo le madri, i fratelli e le sorelle. Raffaele La Capria vede in suo padre una persona felice e contenta, e lo porta nel proprio cuore. “Ma il ricordo più bello della terrazza è mio padre, col suo viso somigliante un po‟ a quello dell‟attore Charles Boyer. […] Raramente ho visto qualcuno che stava così bene al mondo.” 37 Intanto Roberto Saviano non ha quasi nessun rapporto con suo padre, sin da bambino ha abitato solo con sua madre, e nemmeno da adulto ristabilisce il rapporto con lui. “D‟improvviso mi sentii chiamare. Avevo capito ancor prima di voltarmi di chi si trattava. Era mio padre. Da due anni non ci vedevamo, avevamo vissuto nella stessa città senza mai incontrarci.”38 Nel capitolo “Kalashnikov” Roberto Saviano spiega il motivo per cui è difficile per lui avere un buon rapporto con il proprio padre. Suo padre non apparteneva e non appartiene alla Camorra, ma da certe allusioni si può intuire che il padre vorrebbe essere una persona stimata e che vorrebbe lo stesso anche per suo figlio, e che è sempre stato importante per lui che suo figlio diventasse un uomo. Per esempio quando Roberto Saviano aveva dodici anni, suo padre lo ha portato sulla spiaggia di Pinetamare per insegnargli a usare la pistola, commentando la situazione con le seguenti parole: “Ti rendi conto che tuo cugino già sa sparare, e tu? Sei meno di lui? […] Quando centrai finalmente il primo bersaglio della mia vita, provai una sensazione mista di orgoglio e senso di colpa. Ero stato capace di sparare, finalmente ero capace. Nessuno poteva più farmi del male. […] Mio padre era soddisfatto, ora quantomeno suo figlio non era da meno del figlio di suo fratello.”39 Roberto Saviano continua con la descrizione di come suo padre si sentiva inferiore nella società napoletana. “Quando andavamo a mangiare fuori, nei ristoranti si sentiva infastidito dal fatto che spesso i camerieri servivano, anche se entravano un‟ora dopo di noi, alcuni personaggi della zona.”40 Roberto Saviano spiega che anche grazie al fatto che suo padre voleva che fosse una persona importante e che studiasse medicina, si è deciso a laurearsi in filosofia, e che come un “filosofo” e non un giornalista veniva considerato “non pericoloso” dalla camorra, dunque ha avuto la possibilità di vedere con i propri occhi tutto quello che ha poi descritto in Gomorra.

Per quello che riguarda la descrizione della gioventù, Raffaele La Capria la descrive nel “Napolitan graffiti”, un libro autobiografico. Descrive com‟era per lui maturare a Napoli

37 La Capria, Raffaele. Napoli. Milano, Oscar Mondadori, 2009, pp. 143-144. 38Saviano, Roberto. Gomorra. Milano, Oscar Mondadori, 2006, p. 192. 39 Ivi, pp. 194-196. 40 Ivi, p. 197.

17 negli anni del dopoguerra, e in base a tale descrizione il lettore può immaginare come funzionava la società napoletana nel periodo in questione. “Arrivarono gli americani e accadde alla città quello che accade a una pentola quando salta il coperchio. […] Tutto divenne possibile, che il povero diventasse ricco (con la rapina o il contrabbando), che la brutta diventasse bella e desiderata, che il male e il bene si confondessero e ogni valore fosse rovesciato in un rimescolio di razze, di mentalità, di lingue.”41 Descrive pure i suoi amici, i suoi rapporti con loro, la rivista “Sud” che hanno fondato insieme e la sua iniziazione intellettuale. Racconta come ha incontrato diversi intellettuali europei di quel periodo, tra i quali per esempio André Gide o il professor Caccioppoli: “Il grande matematico, l‟affascinante conversatore, l‟uomo di cui a Napoli si parlava perché c‟era in lui, nella sua persona, nei suoi atteggiamenti, qualcosa di misterioso e di diverso.”42 Tutti e due gli incontri sono avvenuti a Napoli, ma Raffaele La Capria ricorda solo in parte quello di cui ha parlato con tali personaggi e quindi non viene rappresentata l‟opinione sulla città di Napoli né di André Gide, né del professor Caccioppoli. Il lettore comunque si rende di nuovo conto del fatto che Raffaele La Capria proviene da una famiglia ricca che ha sempre avuto contatti con persone importanti.

Nel libro Napolitan Graffiti Raffaele La Capria dedica una parte del capitolo intitolato “Tre storie dal vero” al libro Il mare non bagna Napoli di una sua amica napoletana, la nota scrittrice Anna Maria Ortese. Anche Anna Maria Ortese descrive nel suo libro la sua gioventù e i suoi amici di Napoli, compreso Raffaele La Capria. “Rivedevo la casa del giovane, a Posillipo, entro le grotte di Palazzo Donn‟Anna, i maglioni celesti e bianchi di lui, che fino a pochi anni addietro era stato uno dei primi giovanottini della zona, sempre annoiati e scalzi in riva dell‟acqua.”43 Prendendo in considerazione il fatto che Anna Maria Ortese proveniva da un ambiente povero, nella sua opera si può vedere una critica dei giovani delle famiglie ricche, ai quali apparteneva anche Raffaele La Capria, che a differenza dei giovani cresciuti in un ambiente miserabile, non avevano niente altro da fare che essere sdraiati sulla spiaggia. Naturalmente Raffaele La Capria non approva tale descrizione e scrive che il tono del libro Il mare non bagna Napoli è da Giudizio Universale, ma d‟altra parte ammette che, per quello che riguarda la descrizione delle persone, lui stesso è stato soltanto sfiorato. Quello che lo irrita è il modo nel quale Anna Maria Ortese ha descritto due altri scrittori napoletani:

41 La Capria, Raffaele. Napoli. Milano, Oscar Mondadori, 2009, p. 409. 42 Ivi, p. 420. 43 Ortese, Anna Maria. Il mare non bagna Napoli. Milano, Gli Adelphi, 2008, p. 151.

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Domenico Rea e Luigi Compagnone.44 Raffaele La Capria scrive che Anna Maria Ortese: “Ha vampirizzato Compagnone, Rea e compagni. […] Li ha infilzati come fa un etimologo con le farfalle, li ha investiti con un fascio di luce iperrealistica, e li ha esposti alla curiosità del lettore, anzi li ha messi alla gogna.”45 Raffaele La Capria domanda, per il quale motivo Anna Maria Ortese li abbia rappresentati in un modo così negativo, e ha trovato la seguente risposta: “E tutto questo perché? Per una specie di ribellione contro se stessa? […] Perché in quel gruppo di amici così impietosamente ritratti lei aveva visto se stessa riflessa come in uno specchio nero?”46 Ma pur criticando il libro, Raffaele La Capria accentua il fatto che Anna Maria Ortese era sempre stata sua amica: “Ammiro la scrittrice di questo libro, nello stesso tempo leggendo il libro provo un invincibile disagio.”47

Anna Maria Ortese e Raffaele La Capria sono tutti e due cresciuti a Napoli e da giovani appartenevano al gruppo dei giovani napoletani che hanno fondato la rivista “Sud”. Tutti e due gli autori hanno scritto libri in cui descrivono la Napoli della loro gioventù e i loro amici. Il libro Il mare non bagna Napoli di Anna Maria Ortese è stato pubblicato per la prima volta nel 1953. Il libro è diviso in cinque capitoli tra i quali il capitolo intitolato “Il silenzio della ragione” descrive una visita di Anna Maria Ortese a Napoli, avvenuta quando scriveva per un settimanale l‟articolo Che cosa fanno i giovani scrittori di Napoli, il che significa che ha cercato di commentare il modo di vita dei suoi amici. Sebbene descriva le stesse persone e lo stesso periodo di cui Raffaele La Capria parla nel libro Napolitan Graffiti, lo fa in un modo completamente diverso. Mentre Raffaele La Capria racconta come bella era Napoli della sua giovinezza, Anna Maria Ortese descrive le squallide condizioni della Napoli del dopoguerra. Si dovrebbe sottolineare il fatto che Anna Maria Ortese ha scritto il suo libro nel periodo del neorealismo, per il quale era tipico che gli autori rappresentavano la realtà, e la realtà nella Napoli del dopoguerra era di gran parte terribile. Mentre Raffaele La Capria ha scritto il suo libro nel 1998 concentrandosi sulla rappresentazione della sua gioventù, la quale ricorda nel profondo del suo cuore. Anche per quello che riguarda la descrizione dei loro amici che hanno in comune, c‟è una grande differenza. Mentre Raffaele La Capria descrive i suoi amici con un pathos del bel ricordo, Anna Maria Ortese descrive anche, come è già stato menzionato, le loro qualità negative e i loro problemi personali, il che Raffaele La Capria depreca scrivendo

44 Lo scrittore Luigi Compagnone viene menzionato anche nei capitoli: „Mare“ e „Conclusione“. 45 La Capria, Raffaele. Napoli. Milano, Oscar Mondadori, 2009, p. 366. 46 Ibidem. 47 Ibidem.

19 a proposito del romanzo di Anna Maria Ortese: “Ne Il mare non bagna Napoli la Ortese è andata ben oltre il limite del romanzo a chiave, e ha avuto ben meno di un minimo di riguardo verso le persone, perché non di qualche frammento delle loro vite si è impadronita ma, come ho detto, di tutto, e tutto ha spiattellato sotto gli occhi di tutti.”48 Anna Maria Ortese non ha avuto la possibilità di reagire a tale accusa, perché era morta prima che uscisse il libro Napolitan Graffiti. Ma pur non avuto la possibilità di reagire proprio a tale accusa, Anna Maria Ortese ha scritto una prefazione alla nuova edizione de Il mare non bagna Napoli nel 1994, dove spiega: “Erano molto veri il dolore e il mare di Napoli, usciti in pezzi dalla guerra. Ma Napoli era città sterminata, godeva anche di infinite risorse nella sua grazia naturale, nel suo vivere pieno di radici. Io invece mancavo di radici, o stavo per perdere le ultime, e attribuii alla bellissima città questo spaesamento che era soprattutto mio. Questo orrore – che le attribuii – fu la mia debolezza.”49

Nell‟ambiente povero dove sono cresciuti e nel fatto che tutti e due si concentrano sulla descrizione dei problemi di Napoli e della realtà orribile dei suoi abitanti poveri, ci si può trovare piuttosto una certa somiglianza tra Anna Maria Ortese e Roberto Saviano.

Roberto Saviano, oltre all‟episodio dove racconta come suo padre gli ha insegnato ad usare la pistola, non dedica quasi nessuno spazio alla descrizione della propria gioventù, ma scrivendo della mafia dedica un grande spazio alla descrizione delle condizioni di vita dei giovani che lavorano per la Camorra. Da tale descrizione il lettore capisce meglio che cosa significa maturare nella Napoli contemporanea e che tipo di gioventù ha vissuto Roberto Saviano. L‟autore scrive che nella periferia di Napoli succede spesso che i bambini siano testimoni della morte: “A Secondigliano i ragazzi, i ragazzini, i bambini hanno perfettamente idea di come si muore e di come è meglio morire.”50 E aggiunge una descrizione del momento in cui ha visto la morte per la prima volta: “La prima volta che ho visto un morto ammazzato avrò avuto tredici anni. […] Poi i carabinieri aprirono lo sportello, il cadavere cadde a terra, come un ghiacciolo squagliato. Noi guardavamo indisturbati, senza che nessuno ci dicesse che non era spettacolo per bambini.”51 Racconta come i ragazzi giovani lavorano per la mafia per guadagnare soldi, soprattutto distribuendo droghe. Scrive che per un ragazzo della periferia

48 Ivi, p. 364. 49 Aletta, Bruno. „Anna Maria Ortese: Il mare non bagna Napoli.“ Espresso napoletano. Gennaio, 2007. Accessibile da: http://www.ermetelab.it/scritture/annamaria_ortese_il_mare_non_bagna_napoli.html 50 Saviano, Roberto. Gomorra. Milano, Oscar Mondadori, 2006, p. 118. 51 Ivi, p. 116.

20 napoletana la possibilità di lavorare per la Camorra viene percepita come un onore: “Prima stavo sempre in mezzo alla strada, mi scocciava il fatto di non avere il motorino e me la dovevo fare a piedi o con gli autobus. Mi piace come lavoro. Tutti mi rispettano e poi posso fare quello che voglio.”52 Scrive come e quando ricevono dalla camorra la pistola, come cominciano a rubare: “Sempre più spesso tutto ciò che i ragazzini del Sistema vogliono cercano di ottenerlo con il “ferro”, così come chiamano la pistola, e il desiderio di un cellulare o di uno stereo, di un‟auto o di un motorino, facilmente si tramuta in un assassinio.”53

Il motivo per il quale Raffaele La Capria e Roberto Saviano hanno vissuto la loro gioventù in condizioni diametralmente opposte non consiste solo nel fatto che che Raffaele La Capria è maturato cinquanta anni prima di Roberto Saviano. La differenza è causata soprattutto dall‟ambiente in cui gli scrittori sono cresciuti. Mentre Raffaele La Capria è cresciuto in una villa a Posillipo, Roberto Saviano ha vissuto la sua gioventù in periferia napoletana dove le condizioni di vita sono sempre state miserevoli.

9. Mare

Scrivendo di Napoli, non si può non menzionare il mare. La città a Napoli è tutta circondata dal mare e il mare rappresenta un elemento importantissimo per la vita di Napoli e per gli abitanti della città, sia come fonte di sostentamento, sia come luogo dove possono passare il tempo libero. Per questo motivo tutti e due gli autori nei loro libri non omettono il tema del mare. Soprattutto per Raffaele La Capria, il mare è un elemento vitale che domina ogni suo libro e che per lui significa “culla di una civiltà che alle Termopili si batté eroicamente contro i persiani perché la linea purissima di una colonna o di un tempio potesse continuare a stagliarsi nitida sull'azzurro Mediterraneo, opponendosi al “non distinto” e al “tutto pieno” di una concezione artistica e mentale proveniente dall'Oriente.”54 Anche per Roberto Saviano il mare significa una cosa importante, forse un posto dove può scappare dalla realtà quotidiana napoletana, come si può indovinare dal suo elenco delle dieci cose per cui vale la pena di vivere, nel quale al settimo posto si trova il seguente motivo: “Tuffarsi ma

52 Ivi, p. 127. 53 Ivi, p. 125. 54 La Capria, Raffele. „Scheda libro.“ Raffaele La Capria sito ufficiale. Accesibile da: http://www.lacapria.it/libro.php?Id=11. 21 nel profondo, dove il mare è mare.”55 Roberto Saviano non specifica se si tratta proprio del mar Tirreno o del mare in genere.

Prendendo in considerazione il carattere dei libri comparati nel presente lavoro, lo spazio dedicato alla descrizione del mare è naturalmente maggiore nel volume Napoli, soprattutto nel libro L’armonia perduta, il quale fa parte del volume Napoli, precisamente in due capitoli: “Quel mare che bagna Napoli”56 e “La mia casa sul mare”..

Nel capitolo “Quel mare che bagna Napoli” Raffaele La Capria descrive il “suo” mare, il Mediterraneo, che è, secondo lui, un mare unico e diverso da ogni altro mare, specialmente per quanto riguarda la sua parte tirrenica. “Di questo mare amo più di ogni altra la parte tirrenica. […] Ѐ il mare di Odisseo, il mare divino più greco del greco mare.”57 In tale capitolo scrive di considerarsi fortunato per esser nato proprio a Napoli, e dedica un grande spazio alle descrizioni liriche del mare. “Quanto c‟è vento di tramontata si mostra duro e lucente come una mattonella di ceramica blu, le sue onde sono corte e bianche. […] Quando soffia lo scirocco, le onde sono grigie strisciate di verde e giallo, e formano i cavalloni gonfi e inarcati che s‟avventano sulle scogliere. […] Il maestrale invece quando arriva puntuale è giovane allegro impetuoso, e gonfia le bianche vele che coprono il mare. […] E il libeccio con le sue furie che strappano le alghe dal fondo e lasciano per giorni le spiagge tappezzate di verde. […] E infine il grecale, il vento di terra di Tirreno, che qui è un vento amico, ma nello Ionio mostra il suo cattivo carattere.”58

Nel capitolo “La mia casa sul mare” descrive la sua casa natale, il Palazzo donn‟Anna, che sorge sul mare. “[…] Questa casa oltre da noi era abitata dal mare, dall‟odore del mare, dalla luce del mare, dalla voce del mare.”59 L‟atmosfera di tali memorie è nostalgica perché Raffaele La Capria scriveva della costa napoletana stando a Roma, ed anche per il fatto che la sua casa natale, il Palazzo donn‟Anna, era stata rovinata da un incendio.

55 Saviano, Roberto. Vieni via con me. Milano, Feltrinelli, 2010, p. 29. 56 Il titolo “Quel mare che bagna Napoli” dovrebbe evocare un altro libro scritto di una scrittrice napoletana. Anna Maria Ortese e il suo libro Il mare non bagna Napoli, un libro “contro” Napoli e con il quale polemizza Raffaele La Capria nel suo libro Napolitan graffiti. 57 La Capria, Raffaele. Napoli. Milano, Oscar Mondadori, 2009, p. 133. 58 Ivi, pp. 136-137. 59 Ivi, p. 143.

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Il libro Gomorra si apre con il capitolo intitolato “Il porto”. Leggendo questo capitolo il lettore si rende conto del fatto che il mare che circonda Napoli non significa solo il mare con il quale giocano i venti e che bagna Napoli. Significa anche il mare sulla cui superficie navigano delle navi con carichi destinati alla mafia. “Dopo circa mezz‟ora di viaggio ci avvicinammo a una nave. […] Dalla nave una carrucola faceva calare a scatti una rete colma di scatoloni. […] Erano scarpe. Scarpe da ginnastica, originali, delle marche più celebri. Modelli nuovi, nuovissimi, ancora non in circolazione nei negozi italiani. Temendo un controllo della Finanza, aveva preferito scaricare in mare aperto.”60 Tali navi danneggiano l‟ambiente, come Roberto Saviano menziona nello stesso capitolo. “Le navi scaricano le loro latrine, puliscono stive lasciando colare la schiuma gialla in acqua, i motoscafi e i panfili spurgano motori e rassettano raccogliendo tutto nella pattume ria marina.”61

Prendendo in considerazione il fatto che un cittadino comune di Napoli non abita in un palazzo situato proprio sul mare, uno deve porsi la domanda se gli abitanti di Napoli sappiano apprezzare la bellezza del mare. La risposta a tale domanda, la si può trovare nel libro Napolitan graffiti, dove Raffaele La Capria scrive della controversia con il suo amico Luigi Compagnone. “Lui62 sosteneva che i veri napoletani avevano avuto da sempre un infelice rapporto con la Natura, non avevano mai visto il mare, non sapevano nemmeno cos‟era la Bellezza della Natura (un privilegio riservato ai ricchi). […] Dissi63 che i napoletani sapevano benissimo cos‟era la Natura anche quando non potevano frequentarla, bastavano le canzoni a confermarlo.”64 I “veri napoletani” erano per Luigi Compagnone i residenti di Napoli, mentre Raffaele La Capria per lui rappresentava un disertore che si è trasferito a Roma, da dove scriveva di Napoli con l‟occhio del turista e con nostalgia.65

Comparando il mare napoletano come lo descrivono nei loro libri Raffaele La Capria e Roberto Saviano, si potrebbe concludere che il mare napoletano, come quasi tutto a Napoli, ha due facce. Da una parte è un elemento vitale, del quale i napoletani godono durante le

60 Saviano, Roberto. Gomorra. Milano, Oscar Mondadori, 2006, pp. 19-20. 61 Ivi, p. 13. 61 Leggendo in Internet vari articoli che si occupano del problema dell‟inquinamento del mare napoletano sembra che il problema stia peggiorando. Oltre alle navi da carico lo stanno inquietato le “navi dei veleni” che smaltiscono illegalmente nel mare i rifiuti tossici rischiosi per la salute umana. A Napoli esistono vari tentativi il cui obietto è la depurazione del mare, come per esempio l‟iniziativa Marevivo o partito Verde. 62 Luigi Compagnone. 63 Raffaele La Capria. 64La Capria, Raffaele. Napoli. Milano, Oscar Mondadori, 2009. P, 354. 65 Tale atteggiamento di Luigi Compagnone descrive Raffaele La Capria nel libro Napoli. Milano, Oscar Mondadori, 2009, p. 354. 23

“belle giornate” e il quale funziona come un mezzo di sussistenza. Dall‟altra parte serve alla mafia per poter fare i suoi affari illegali.

10. Periferia

La periferia napoletana, che si trova al nord di Napoli, è percepita quasi ugualmente da tutti e due gli autori, ma c‟è una grande differenza in quanto allo spazio che gli autori dedicano alla sua descrizione. Mentre quasi tutta la trama del libro Gomorra si svolge nella periferia napoletana, Raffaele La Capria le dedica solo alcuni paragrafi del libro L’occhio di Napoli.

Sia Raffaele La Capria, sia Roberto Saviano descrivono la periferia dal punto di vista di una persona che si trova proprio lì. Ma di nuovo c‟è una grande differenza. Mentre Roberto Saviano è nato nella periferia napoletana e ci è vissuto per tutta la sua vita, Raffaele La Capria descrive la periferia dal punto di vista di un uomo che ha sbagliato strada, raccontando come una volta ha sbagliato strada quando invece di prendere l‟autostrada per Roma ha preso quella per Salerno. “Ma può accadere anche a Napoli di sbagliare strada in pieno giorno come è accaduto a me, e se non ho perso la vita, ho capito, come la perdono gli altri. […] Se uno sbaglia a Napoli, può trovarsi in una specie di bidonville disseminata. […] Può incontrare una serie di montagne di spazzatura […] e automobili sgangherate con camorrista al volante.”66 Spiegando che si è trovato nella periferia napoletana solo a causa del fatto, che aveva sbagliato la strada, e rappresentandola con un grande distacco, Raffaele La Capria vuole distaccarsi dall‟ambiente della periferia napoletana.

Tutti e due gli autori descrivono le “Vele”, le case prefabricate che si trovano al Nord di Napoli, in modo simile, come si può vedere dalle citazioni seguenti. Roberto Saviano descrive le Vele nel modo seguente: “Il simbolo marcio del delirio architettonico o forse più semplicemente un‟utopia di cemento.”67 Raffaele La Capria descrive lo stesso posto con le seguenti parole: “Puoi trovarti all‟improvviso di fronte alle “Vele di Secondigliano, di fronte a questa piramide azteca composta di blocchi ammassati uno sull‟altro […] in una sola immensa costruzione, un incubo nato dall‟idea di riprodurre in moderno la contiguità abitativa e la soccorrevole promiscuità del vicolo napoletano.”68 Dalle presenti definizioni dello stesso

66 La Capria, Raffaele. Napoli. Milano, Oscar Mondadori, 2009, p. 279. 67 Saviano, Roberto. Gomorra. Milano, Oscar Mondadori, 2006, p. 75. 68 La Capria, Raffaele. Napoli. Milano, Oscar Mondadori, 2009, p. 280.

24 posto si può vedere la differenza tra gli stili narrativi di tutti e due gli autori. Mentre Roberto Saviano scrive una frase semplice, omettendo i verbi per accentuare la poca attrattiva delle Vele, di modo che ogni lettore possa immaginarle, Raffaele La Capria scrive un periodo lungo usando parole del registro elevato e una metafora, paragonando le Vele alle piramidi azteche, dunque il lettore deve già sapere di che cosa si tratta per capire il senso della frase.

Tutti e due gli autori descrivono come la periferia si è formata, e dalle seguenti citazioni si può capire che tutti e due gli autori percepiscono la nascita della periferia napoletana negativamente. Raffaele La Capria descrive la nascita della periferia napoletana con le seguenti parole: “Io parlo di quella periferia che come una mala pianta è nata intorno alla città e si è sviluppata nel mondo che ho detto, e quella periferia supera in orrore qualunque cosa sia visibile nella città, anche nei quartieri più bui e più miseri.”69 Roberto Saviano la descrive con le seguenti parole: “Scampia, parola di un dialetto napoletano scomparso, definiva la terra aperta, zona d‟erbacce, su cui poi à metà degli anni ‟60 hanno tirato su il quartiere.”70 Raffaele La Capria si pone la domanda com‟è possibile che i napoletani abbiano permesso di avere una zona così terribile nella loro città. “Ѐ difficile trovare gente attaccata alla propria città più dei napoletani. […] E allora come si spiega che questi stessi napoletani così innamorati della propria città abbiano assistito senza batter ciglio e con suprema indifferenza – quasi si trattasse di una città nemica da distruggere – a tutti gli scempi che l‟hanno devastata? Fu distrazione, negligenza, abulia, mancanza di senso civico, incultura o che altro?”71 L‟autore non riesce a dare nessuna risposta a tale domanda.

La periferia napoletana è per tutti e due gli autori connessa anche con problemi sociali. Roberto Saviano descrive tali problemi in tutto il libro Gomorra, mentre a Raffaele La Capria basta un paragrafo: “La periferia è senza centro, è magma informe, è anonima e uniforme nella sua desolazione. […] Una galera dove sono stipati, concentrati, costretti, asserragliati, tutti i mali di una città malata come Napoli, la violenza, la droga, la prostituzione, la disoccupazione.”72

Da una parte il modo nel quale sia Raffaele La Capria, sia Roberto Saviano percepiscono e descrivono la periferia napoletana è quasi uguale. D‟altra parte c‟è una grande differenza nello spazio dedicato a tale descrizione, il che è già stato menzionato. Per Roberto

69 Ivi, p. 280. 70 Saviano, Roberto. Gomorra. Milano, Oscar Mondadori, 2006, p. 75. 71 La Capria, Raffaele. Napoli. Milano, Oscar Mondadori, 2009, p. 282. 72 Ivi, pp. 280-281.

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Saviano la periferia napoletana rappresenta „il margine più cupo del Mediterraneo”.73 Ci è vissuto sin da bambino e ha scritto il suo libro con la motivazione di descrivere le cose orribili che ci capitano, mentre per Raffaele La Capria la periferia rappresenta semplicemente una parte di Napoli, dove è meglio non andare. Nel suo libro descrive le bellezze di Napoli, spiegando per quale motivo si è deciso a non dedicare spazio alla descrizione delle cose terribili che sono conesse anche con la periferia napoletana. “Si, è vero, a volte la realtà è orribile a Napoli. Ma più orribile è il naturalismo orribilistico che pretende di rappresentarla. Il compito di uno scrittore che volesse occuparsi di Napoli non è necessariamente quello di farsi carico delle sofferenze della povera gente o di raccontare, per essere realista, cose di cronaca nera o di camorra, e di rappresentare tutto questo in un romanzo.”74 Tramite tale atteggiamento Raffaele La Capria critica gli scrittori napoletani che hanno deciso di rappresentare proprio la realtà orribile, tra i quali per esempio Roberto Saviano e Anna Maria Ortese, i cui libri vengono presentati nel presente lavoro. Raffaele La Capria non contraddice il fatto che a Napoli esistono la sofferenza, la povertà e la mafia, ma proprio per il fatto che tali problemi erano già stati rappresentati per molte volte, ha deciso di rappresentare particolarmente le bellezze della città di Napoli.

11. Camorra

Per quello che riguarda la spiegazione di come funziona la mafia napoletana, c‟è naturalmente una grande differenza in quanto allo spazio dedicato a tale fenomeno nei libri comparati nel presente elaborato. Mentre Gomorra di Roberto Saviano è un libro dedicato quasi esclusivamente alla descrizione delle pratiche della camorra, nei libri di Raffaele La Capria la camorra è menzionata raramente. Roberto Saviano ha deciso di scrivere della camorra perché è nato e maturato nell‟ambiente dove la camorra opera, e perché sin da bambino aveva avuto la possibilità di vedere con i propri occhi le conseguenze di vari atti mafiosi. “Sono nato in terra di camorra, nel luogo con più morti ammazzati d‟Europa, nel territorio dove la ferocia è annodata agli affari dove niente ha valore se non genere potere.”75 Raffaele La Capria invece è nato in un palazzo ed è cresciuto nella parte ricca di Napoli.76

73 Saviano, Roberto. Gomorra. Milano, Oscar Mondadori, 2006, p. 106. 74 La Capria, Raffaele. Napoli. Milano, Oscar Mondadori, 2009, p. 213. 75 Saviano, Roberto. Gomorra. Milano, Oscar Mondadori, 2006, p. 348. 76 Per approfondire vedi i capotili „Famiglia e gioventù“ e „Casa natale“.

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Come ho già scritto nella caratteristica del libro Gomorra, i temi dei quali si occupa Roberto Saviano sono: il narcotraffico, lo smaltimento dei rifiuti, il mercato delle armi, il falsamento dei vestiti di lusso, il racket, la speculazione edilizia, le guerre tra i clan e le donne connesse con la camorra. Non è lo scopo del presente elaborato descrivere come funziona la camorra, dunque mi concentrerò sui problemi che riguardano gli abitanti di Napoli.

11.1. Lo smaltimento dei rifiuti

Il fatto che i clan smaltiscono i rifiuti e che nelle vicinanze di Napoli si trovano le discariche illegali non riguarda solo gli abitanti di Napoli ma anche quelli di tutta la . Roberto Saviano descrive tale problema nel capitolo intitolato “Terra dei fuochi”: “Si stima che negli ultimi cinque anni77 in Campania siano stati smaltiti illegalmente circa tre milioni di tonnellate di rifiuti di ogni tipo.”78 Il problema non consiste solo nel fatto che la Campania è inquinata e che la natura non è così bella come era prima, ma ci sono anche altri grandi problemi connessi con lo smaltimento dei rifiuti.

Il primo problema è che i terreni dove si trovano le discariche fondate dalla Camorra in passato appartenevano ai coltivatori. “Negli anni ottanta e novanta le grandi catene di ipermercati li hanno costretti a tenere bassi i prezzi della frutta e della verdura, con la scusa che altrimenti sarebbero andati a comprarle in Spagna o in Grecia. Non riuscendo a fronteggiare la concorrenza, gli agricoltori sono stati costretti a vendere una parte del loro terreno ai clan.”79 Allora gli abitanti del sud d‟Italia che avevano sempre vissuto soprattutto dell‟agricoltura, hanno parzialmente perso tale possibilità di sussistenza.

Il secondo problema è che tra i rifiuti che si trovano nelle discariche, ci sono anche i rifiuti tossici, provenienti soprattutto dal nord d‟Italia. “Da nord verso sud i clan riescono a drenare di tutto. […] Le scorie derivanti dalla metallurgia termica dell‟alluminio, le pericolose polveri di abbattimento fumi. […] Le morchie della verniciatura, i liquidi reflui contaminati di metalli pesanti, amianto. […] Rifiuti prodotti da società o prodotti pericolosi di petrochimici storici come quello dell‟ex Enichem di Priolo, i fanghi conciari della zona di Santa Croce sull‟Arno, i fanghi dei depuratori di Venezia e di Forlì.”80 La presenza dei rifiuti tossici in Campania ha due conseguenze. La prima è l‟aumento delle persone malate di cancro.

77 Il libro è scritto nel 2006, allora si tratta degli anni 2001-2006. 78 Saviano, Roberto. Gomorra. Milano, Oscar Mondadori, 2006, p. 339. 79 Saviano, Roberto. Vieni via con me. Milano, Feltrinelli, 2010, p. 100. 80 Saviano, Roberto. Gomorra. Milano, Oscar Mondadori, 2006, p. 332.

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“Secondo una ricerca del 2008 dell‟Istituto superiore di sanità, nella provincia di Napoli e Caserta, c‟è un aumento della mortalità per tumori a polmone, fegato, stomaco, rene e vescica, e malformazioni congenite. […] Anche l‟Organizzazione mondiale della sanità parla di un aumento vertiginoso delle patologie di cancri in questa zona: la percentuale è più alta del 12 per cento rispetto alla media nazionale.”81 La seconda conseguenza è che l‟agricoltura in Campania è crollata, perché le terre sono contaminate e perdono la loro fertilità. In più, sono i giovani della periferia di Napoli che conducono i camion con le cariche tossiche e spesso succede un incidente che danneggia la loro salute.

Ѐ quasi impossibile trovare la soluzione di tale problema, perché i clan sono capaci di offrire per lo smaltimento dei rifiuti prezzi più bassi rispetto alle ditte che se ne occupano legalmente. “Il costo di mercato per smaltire correttamente i rifiuti tossici impone prezzi che vanno dai ventuno a sessantadue centesimi al chilo. I clan forniscono lo stesso servizio a nove o dieci centesimi al chilo.”82

11.2. Speculazione edilizia

Di tale problema scrive Roberto Saviano nel capitolo intitolato “Cemento armato” e, secondo l‟autore, oltre il 40 per cento delle ditte edilizie che operano in Italia sono quelle del sud. Gli operai di tali ditte lavorano in condizioni che mettono in pericolo la loro vita. “La velocità di costruzioni, la necessità di risparmiare su ogni tipo di sicurezza e su ogni rispetto d‟orario. Turni disumani nove-dodici ore al giorno compreso sabato e domenica. […] In sette mesi nei cantieri a nord di Napoli sono morti quindici operai edili.”83

Dallo stile nel quale è scritto il capitolo “Cemento armato”, il lettore può intuire, che la speculazione edilizia è per Roberto Saviano un problema grave, perché l‟autore rappresenta tale problema in un modo più emozionante che gli altri problemi trattati nel suo libro. Secondo l‟autore, proprio l‟industria edilizia è il settore grazie al quale la camorra è così ricca e potente, il che spiega tramite la seguente citazione: “Il potere dei clan rimaneva il potere del cemento. […] Petrolio del sud. […] L‟imprenditore italiano che non ha i piedi del suo impero nel cemento non ha speranza alcuna. Io so e ho le prove. So, come è stata costruita mezz‟Italia. Conosco le mani, le dita, i progetti.”84 E continua con la spiegazione che grazie al

81 Saviano, Roberto. Vieni via con me. Milano, Feltrinelli, 2010, p. 106. 82 Saviano, Roberto. Gomorra. Milano, Oscar Mondadori, 2006, p. 336. 83 Ivi, pp. 251-252. 84 Ivi, pp. 244. 248-249.

28 fatto che la sabbia e il cenere vengono smistati nelle impastatrici, i clan possono permettersi di avere gli stessi prezzi delle ditte cinesi a costruire edifici in tutta l‟Italia.

Degli altri problemi che riguardano gli abitanti di Napoli, ne ho già scritto nei capitoli “Famiglia e gioventù”, “Periferia” e “Mare”.

Roberto Saviano non ha rivelato molti fatti nuovi, infatti, ciò che racconta sono fatti che tutti già conoscevano85. Del fatto che tutti gli abitanti di Napoli sanno chi appartiene alla camorra e quali sono i suoi delitti, ne parla nel libro Napolitan graffiti anche Raffaele La Capria: “Perfino nella criminalità Napoli è diversa, non perché la camorra sia meno feroce della mafia o della „ndrangheta, e meno pericolosa per la società, ma perché a differenza di queste organizzazioni criminali la camorra non è segreta, agisce all‟aperto, tutti sanno chi sono i camorristi, dove abitano, dove comandano, quali sono i loro uomini. […] Ma oggi il vero problema a Napoli è che la mafia tenda a sconfinare dal suo ambito naturale in una zona grigia.”86 E secondo Raffaele La Capria non è probabile che il problema della camorra si risolva negli anni prossimi. “L‟immobilità vera di Napoli è questa: che nessuno reagisce a nulla, e tutto continua a degradare nell‟indifferenza di tutti.”87

Leggendo il libro Gomorra è chiaro che neanche Roberto Saviano crede che il problema della camorra si risolva nei prossimi anni. Essendo ricca e connessa con i politici italiani, è quasi imbattibile. Di tanto in tanto c‟è qualche processo contro un camorrista o un gruppo di camorristi, ma sempre ce ne sono altri che sono in grado di assumere la loro funzione. Qualche volta c‟è un prete o un sindaco che cerca di cambiare le cose a Napoli, ma di solito è assassinato dalla camorra o deve scappare da Napoli. Come per esempio don Peppino, la cui storia Roberto Saviano descrive nel capitolo intitolato “Don Peppino Diana”. Don Peppino negli anni ‟80 ha organizzato una marcia anticamorra e ha iniziato a mettere in dubbio fede cristiana dei boss. Ѐ stato assassinato il 19 marzo 1994.

85 Gomorra è diversa da altri libri riguardanti la camorra grazie alla rappresentazione di testimone oculare. Vedi il capitolo Gomorra nel mondo. 86 La Capria, Raffaele. Napoli. Milano, Oscar Mondadori, 2009, p. 300. 87 Ivi, p. 247.

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12. Conclusione

“Per guardare Napoli senza pregiudizio bisogna saperla accogliere e saperla rifiutare, esserne affascinati ed esserne respinti, guardarla da dentro e da fuori. Bisogna essere duttili, lievi e duri. E intelligenti soprattutto. Di quella speciale forma d‟intelligenza che consiste nel sapere che tutto è relativo, perché tutto va rapportato ad altro.”88 Raffaele La Capria.

Gli autori, i cui libri sono stati comparati nel presente lavoro, hanno scritto i loro libri con diverse motivazioni. Com‟è già stato menzionato, Roberto Saviano ha scritto il suo libro per raccontare al lettore le cose orribili che succedono nella periferia napoletana, connessa con la camorra. Mentre Raffaele La Capria ha scritto il suo libro per altri motivi, tra i quali si può menzionare per esempio la rappresentazione della sua gioventù connessa con le bellezze di Napoli, come per esempio il Mar Tirreno che la circonda, e oltre a tali motivi ha dedicato solo alcune pagine alla rappresentazione delle cose negative che capitano nella città di Napoli. Come scrive Raffaele La Capria: “La contrapposizione tra una Napoli vista “dal basso” e una Napoli vista “dall‟alto” ha lontane origini.”89 Proprio dal fatto che gli scrittori sono cresciuti in ambienti diversi, Roberto Saviano nella periferia napoletana, Raffaele La Capria nella villa a Posillipo, derivano le loro motivazioni diverse. Comunque Raffaele La Capria si rende conto del fatto che da certi lettori potrebbe essere anche percepito come una persona che, essendo ricca, non è capace di descrivere la realtà napoletana: “Il pregiudizio era fondato sul fatto che io abitavo a Posillipo, in un “comodo appartamento”. […] Non avrei mai potuto dire una verità su Napoli, io che non ne conoscevo la parte oscura e miserabile.”90 Qui Raffaele La Capria parla del pregiudizio del suo amico e scrittore napoletano Luigi Compagnone, che secondo Raffaele La Capria si considerava un anarchico.91 Lo stesso pregiudizio che aveva Luigi Compagnone, lo potrebbero avere anche i suoi lettori e Raffaele La Capria lo sa.

Raffaele La Capria descrive la città di Napoli e le sue bellezze naturali in un modo positivo, mentre per quello che riguarda la descrizione dei suoi abitanti, assume un atteggiamento critico, rimproverandogli innanzitutto l‟inattività: “I napoletani a Napoli vivono in una specie di prigione – mi sembra – la cui forma più evidente è la soddisfatta contemplazione di se stessi, della loro storia, dei loro personaggi, delle loro canzoni, e tutto il

88 Ivi, p. 255. 89 Ivi, p. 316. 90 Ivi, p. 352. 91 Di un altro contrasto traRaffaele La Capria e Luigi Compagnone ho scritto nel capitolo „Mare“.

30 resto.”92 Ma d‟altra parte spiega la loro inattività come risultato della presenza del Vesuvio: “Quale città italiana si trova sotto la perenne minaccia di un vulcano […] che quando si risveglia semina morte e distruzione? La sensazione di vivere sotto un pericolo incombente, di un‟eruzione, di un terremoto, fa ormai parte della psiche del napoletano, e determina quel senso di instabilità, di incertezza, di sottile angoscia, e anche di fatalità, che tutto nella vita della città contribuisce a confermare, e che certo non è così diffuso tra gli abitanti delle altre città italiane.”93 Ugualmente Roberto Saviano descrive i napoletani come gente inattiva che si trova sotto una minaccia, ma per Roberto Saviano la minaccia, non la rappresenta il Vesuvio, ma la camorra. Allora la loro inattività non proviene solo dal fatto che i napoletani siano soddisfatti di se stessi, ma innanzitutto dal fatto che hanno paura di contrapporsi alla mafia.

Né Roberto Saviano, né Raffaele La Capria offrono una soluzione realizzabile dei problemi analizzati nel presente lavoro. L‟unica soluzione offerta negli scritti comparati sarebbe l‟estirpazione della camorra, una cosa impossibile nel presente e molto probabilmente neanche in futuro. Roberto Saviano crede che per la soluzione di tale problema possa essere utile scriverne e informarne gli abitanti sia di Napoli, sia di tutto il mondo. Raffaele La Capria critica in genere tale atteggiamento e ritiene che rappresentare solo la realtà terribile di Napoli non abbia contribuito a niente: “Una miscela di populismo, sinistrismo, post-sessantottismo rivendicativo, e terzomondismo utopistico, soprattutto tra i più giovani, contribuisce a mantenere questo punto di vista che – mi sembra – non sia servito finora a mutare in meglio né a meglio conoscere la plebe, ma solo a perpetuarne la condizione miserevole.”94

Probabilmente di tutte le città del mondo si potrebbe dire che hanno due facce, ma penso che Napoli sia un caso particolare perché le sue due facce sono profondamente contrarie, più contrarie che nella maggioranza delle altre città del mondo. Da una parte è una città circondata dal mare, dove si trovano i monumenti storici e architettonici. Dall‟altra parte il mare è inquinato dai rifiuti tossici e i monumenti sono in pessime condizioni, come per esempio il Palazzo donn‟Anna. Per quello che riguarda i libri comparati nel presente lavoro, il volume Napoli presenta al lettore piuttosto i lati positivi di Napoli, mentre il libro Gomorra ne presenta solo i lati negativi. E proprio per tale motivo ritengo che per crearsi un‟opinione imparziale, occorre leggere tutti e due i libri.

92 Ivi, p. 207. 93 Ivi, pp. 299-300. 94 Ivi, p. 317.

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13. Bibliografia

Testi analizzati

La Capria, Raffaele. Napoli. Milano. Oscar Mondadori, 2009. Saviano, Roberto. Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra. Milano. Oscar Mondadori, 2006.

Fonti secondarie

Saviano, Roberto. Vieni via con me. Milano. Feltrinelli, 2010. Ortese, Anna Maria. Il mare non bagna Napoli. Milano. Gli Adelphi, 2008. Pelán, Jiří. Slovník italských spisovatelů. Praha. Libri, 2004. Zingarelli, Nicola. Lo Zingarelli, 2011: Vocabolario della lingua italiana. Bologna. Zanichelli. 2011.

Siti internet

La Capria, Raffaele. Raffaele La Capria sito ufficiale. 2006. www.lacapria.it Saviano, Roberto. Roberto Saviano sito ufficiale. 2006. www.robertosaviano.it Bellonci, Goffredo. Fondazione Maria e Goffredo Bellonci. 2009. www.fondazionebellonci.it Colombati, Leonardo. „Un pomeriggio a palazzo donn‟Anna“. Nuovi Argomenti. n. 31. „Ancora una poesia“. Milano. A. Mondadori. 2005 o http://www.informacibo.it/fotogennaio2008/donnaanna.pdf. Corriere del mezzogiorno. http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it www.premiocampiello.org Aletta, Bruno. „Anna Maria Ortese: Il mare non bagna Napoli.“ Espresso napoletano. Gennaio, 2007. Accessibile da: http://www.ermetelab.it/scritture/annamaria_ortese_il_mare_non_bagna_napoli.html

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