di Provincia di

P.G.T. Piano di Governo del Territorio

Valutazione Ambientale Strategica - VAS del Documento di Piano

Rapporto Ambientale

Redazione a cura di:

Dott. Arch. Filippo Renoldi Il Sindaco: Via Niccolò Tommaseo, 8 21047 Saronno (VA) Il Segretario: Collaboratore: Dott. Arch. Caterina Borghi Adozione: Arch. Elisa Devecchi

Approvazione:

Stesura Dicembre 2013 Integrazione 1 Giugno 2014 Approvazione Luglio 2015

Indice

INTRODUZIONE ...... 5 1 Riferimenti normativi ...... 5 1.1 Il recepimento della Direttiva: Decreto Legislativo n. 152/2006 “Norme in materia ambientale” e successive modifiche e integrazioni (D.Lgs. n. 284/2006; D.Lgs. n. 4/2008) ...... 5 1.2 La Legge Regionale 12/05 ...... 8 1.3 Il Piano di Governo del Territorio (PGT) e la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) ...... 11 2 Fasi del percorso metodologico procedurale ...... 13 2.1 Le fasi ...... 15 2.2 Fase di attuazione e gestione ...... 18 2.3 Il monitoraggio ...... 18 2.4 Quadro programmatorio di riferimento ...... 19 3 Mappatura del pubblico, dei soggetti amministrativi, degli strumenti di informazione coinvolti ...... 19 4 Definizione delle modalità di partecipazione e di informazione del pubblico ...... 21 5 Impostazione tecnico-metodologica ...... 21 5.1 Obiettivi generali di sostenibilità ambientale ...... 23 5.2 Strategie del PGT ...... 25 5.3 Orientamenti fondamentali del PGT di Malonno ...... 29 PARTE I – IL RAPPORTO AMBIENTALE ...... 31 6 Struttura del Rapporto Ambientale ...... 31 6.1 Il Rapporto Ambientale secondo la Direttiva ...... 31 7 Quadro conoscitivo dell’ambiente del comune di Malonno (screening preliminare) ...... 32 7.1 Aspetti fisiografici ...... 32 7.2 Inquadramento geografico ...... 34 7.3 Aspetti geologici ...... 35 7.4 Aspetti geomorfologici ...... 36 7.5 Aspetti idrologici ed idrogeologici ...... 37 8 Acque ...... 42 8.1 Premessa ...... 42 8.2 Criteri d’individuazione del reticolo idrico ...... 43 8.3 Inquadramento idrografico e descrizione dei corsi d’acqua ...... 44 8.4 Gestione acque in ...... 59 8.5 Rete acquedotto e rete fognaria ...... 62 8.6 Rete fognaria e impianto di depurazione acque reflue del Comune di Malonno ...... 65 9 Qualità delle acque ...... 77 9.1 Qualità delle acque superficiali ...... 77 9.2 Gli inquinanti ...... 80 9.3 Valutazione del grado di inquinamento dell’acqua ...... 80 9.4 Parametri e limiti per la classificazione ...... 80 9.5 Le stazioni per il monitoraggio ...... 81 9.6 Valori rilevati nei corsi d’acqua superficiali ...... 83 9.7 Acque sotterranee ...... 84 10 Suolo ...... 86 10.1 Il territorio della Valle Camonica ...... 87 10.2 Utilizzi del suolo ...... 88 10.3 Le aree dismesse ...... 89 10.4 Uso del suolo ...... 91 11 CATEGORIE DI MIGLIORABILITA' ...... 106

2 12 Aspetti relativi alla sismicità del territorio comunale di Malonno ...... 112 12.1 Normativa di riferimento ...... 112 12.2 Risposta sismica locale ...... 113 13 Allevamenti zootecnici e direttiva nitrati ...... 114 14 Attività produttive industriali ed artigianali ...... 115 15 Studio di fattibilità geologica ...... 117 15.1 Carta di fattibilità geologica per le azioni di piano ...... 118 15.2 Descrizione delle classi di fattibilità geologica per le azioni di piano ...... 118 16 Rifiuti ...... 121 16.1 Produzione di rifiuti urbani ...... 121 16.2 La raccolta differenziata...... 122 17 Sistema dei trasporti, viabilità comunale e sovracomunale ...... 144 17.1 Parco veicolare ...... 144 17.2 La rete stradale ...... 145 17.3 Il traffico in Valle Camonica ...... 145 17.4 Trasporto pubblico ...... 147 17.5 La linea ferroviaria ...... 147 17.6 Il trasporto pubblico su gomma...... 148 17.7 Il trasporto pubblico su gomma e su ferro del territorio comunale di Malonno ...... 148 17.8 Viabilità di interesse agro-silvo-pastorale ...... 150 17.9 Sentieri ...... 156 18 Beni ambientali vincolati e paesaggio ...... 161 18.1 L’architettura rurale ...... 164 18.2 Pianificazione Forestale – Piani di Assestamento, Piani di Indirizzo ...... 166 18.3 ReteNatura 2000 – SIC ...... 187 19 Aria ...... 189 19.1 Inquinamento atmosferico ...... 189 19.2 La rete di monitoraggio in Val Camonica ...... 196 19.3 I livelli di emissione in Val Camonica ...... 196 19.4 Le concentrazioni rilevate ...... 198 20 Inquinamenti fisici...... 199 20.1 Inquinamento elettromagnetico ...... 199 20.2 Inquinamento luminoso ...... 203 20.3 Inquinamento acustico ...... 208 20.4 Inquinamento radiazioni ionizzanti, gas radon ...... 221 21 Energia ...... 223 21.1 Consumi e produzione in Valle Camonica ...... 225 21.2 Metanizzazione ...... 227 22 Quadro sintetico Comune di Malonno ...... 227 22.1 Le fonti d’indagine ...... 227 22.2 Indagine ambientale...... 228 22.3 Vincoli apposti alla legislazione nazionale e/o regionale ...... 229 22.4 Vincolo idrogeologico...... 233 22.5 Descrizione delle dinamiche sociali ...... 235 23 Conclusioni ed indirizzi per la redazione del Rapporto Ambientale ...... 237 23.1 Sintesi delle potenzialità e criticità del territorio comunale di Malonno ...... 238 PARTE II – VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA ...... 239 24 Previsioni di piano e politiche di intervento ...... 239 24.1 Quadro degli obiettivi specifici del PGT ...... 239 24.2 Orientamenti fondamentali del PGT di Malonno ...... 242 25 Quadro programmatico ...... 246

3 26 Compatibilità degli interventi di piano con le previsioni del PTCP ...... 271 27 Criteri e politiche per la tutela del paesaggio: la carta di sensibilità dei luoghi ...... 271 28 Analisi della sostenibilità degli interventi di piano ...... 272 28.1 Definizione sintetica degli obiettivi ...... 272 29 Valutazione ambientale delle previsioni di piano ...... 275 29.1 Dimensionamento residenziale degli Ambiti di Trasformazione Urbanistica del PGT ...... 276 30 Piano di monitoraggio ...... 280 ELENCO TAVOLE RAPPORTO AMBIENTALE – PGT – COMUNE DI MALONNO (BS) ...... 281 APPROVAZIONE DEFINITIVA PGT ...... 282

4 INTRODUZIONE

1 Riferimenti normativi

La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) è entrata nell’ordinamento europeo con la Direttiva 2001/42/CE (Consiglio del 27 giugno 2001) “concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente”. Per “Valutazione ambientale s’intende l’elaborazione di un rapporto d’impatto ambientale, lo svolgimento di consultazioni, la valutazione del rapporto ambientale e dei risultati delle consultazioni nell’iter decisionale e la messa a disposizione delle informazioni sulla decisione”. (Art.2, comma b). L’obiettivo della VAS è di “garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e di contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali all'atto dell'elaborazione e dell'adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile” (Art.1). In particolare prevede che venga effettuata la valutazione ambientale di determinati piani e programmi che possono avere effetti significativi sull'ambiente. A tal fine si richiede che attenzione prioritaria vada posta alle possibili incidenze significative sui Siti di Importanza Comunitaria (SIT) ai sensi degli art. 6-7 della Direttiva 92/43/CEE. La Direttiva prevede anche specifiche modalità per l'informazione e la consultazione delle autorità e del pubblico. Un punto rilevante della Direttiva è inoltre quello relativo al monitoraggio (Art.10): si prevedono controlli sugli effetti ambientali significativi dell'attuazione dei piani e dei programmi al fine di individuare tempestivamente gli effetti negativi imprevisti ed essere così in grado di adottare misure correttive che si ritengono opportune. In particolare, secondo quanto affermato dalla stessa Direttiva, la VAS:  deve essere effettuata durante la fase preparatoria del piano o del programma ed anteriormente alla sua adozione o all’avvio della relativa procedura legislativa;  deve essere rivista da tutte le parti interessate sul piano sociale ed ambientale attraverso opportune procedure di consultazione e partecipazione, che ne rappresentano una componente integrante;  costituisce un importante strumento per l’integrazione delle considerazioni di carattere ambientale nell’elaborazione e nell’adozione di taluni piani e programmi che possono avere effetti significativi sull’ambiente, in quanto garantisce che gli effetti dell’attuazione dei piani e dei programmi in questione siano presi in considerazione durante la loro elaborazione e prima della loro adozione.

1.1 Il recepimento della Direttiva: Decreto Legislativo n. 152/2006 “Norme in materia ambientale” e successive modifiche e integrazioni (D.Lgs. n. 284/2006; D.Lgs. n. 4/2008)

La Direttiva comunitaria 2001/42/CE è stata recepita in Italia con il D.lgs. n. 152/06 “Norme in materia ambientale” e successive modifiche e integrazioni (D.Lgs. n. 284/2006; D.Lgs. n. 4/2008); tale decreto riorganizza ed integra gran parte della precedente normativa in materia ambientale e nella parte prima denominata: “Disposizioni comuni e principi generali”, articolo 1 (Ambito di applicazione) si specifica che 5 tale decreto legislativo disciplina, in attuazione della legge 15 dicembre 2004, n. 308, nella parte seconda, le procedure per la valutazione ambientale strategica (VAS), per la valutazione d'impatto ambientale (VIA) e per l'autorizzazione ambientale integrata (IPPC). Nell’articolo 4, co.3 del D.Lgs. n. 4/2008, che sostituisce interamente la Parte Seconda del D.Lgs. n.152/2006, si dichiara che: “La valutazione ambientale di piani, programmi e progetti ha la finalità di assicurare che l'attività antropica sia compatibile con le condizioni per uno sviluppo sostenibile, e quindi nel rispetto della capacità rigenerativa degli ecosistemi e delle risorse, della salvaguardia della biodiversità e di un'equa distribuzione dei vantaggi connessi all'attività economica. Per mezzo della stessa si affronta la determinazione della valutazione preventiva integrata degli impatti ambientali nello svolgimento delle attività normative e amministrative, di informazione ambientale, di pianificazione e programmazione”. Al co.4 del medesimo articolo si specifica che: “la valutazione ambientale di piani e programmi che possono avere un impatto significativo sull'ambiente ha la finalità di garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali all'atto dell'elaborazione, dell'adozione e approvazione di detti piani e programmi assicurando che siano coerenti e contribuiscano alle condizioni per uno sviluppo sostenibile”.

I primi articoli della Parte Seconda del Testo Unico si riferiscono alle disposizioni comuni a VAS e VIA, e illustrano le definizioni più importanti, stabilendo i contenuti e gli obiettivi delle procedure di valutazione. In particolare nell’articolo 5 viene specificato il significato delle principali definizioni che si ritrovano nel processo di VAS; di seguito si riportano quelle considerate più significative:  valutazione ambientale di piani e programmi, nel seguito valutazione ambientale strategica, di seguito VAS: il processo che comprende, secondo le disposizioni di cui al titolo II della seconda parte del presente decreto, lo svolgimento di una verifica di assoggettabilità, l'elaborazione del rapporto ambientale, lo svolgimento di consultazioni, la valutazione del piano o del programma, del rapporto e degli esiti delle consultazioni, l'espressione di un parere motivato, l'informazione sulla decisione ed il monitoraggio;  valutazione ambientale dei progetti, nel seguito valutazione d'impatto ambientale, di seguito VIA: il processo che comprende, secondo le disposizioni di cui al titolo III della seconda parte del presente decreto, lo svolgimento di una verifica di assoggettabilità, la definizione dei contenuti dello studio d'impatto ambientale, lo svolgimento di consultazioni, la valutazione del progetto, dello studio e degli esiti delle consultazioni, l'informazione sulla decisione ed il monitoraggio;  impatto ambientale: l'alterazione qualitativa e/o quantitativa, diretta ed indiretta, a breve e a lungo termine, permanente e temporanea, singola e cumulativa, positiva e negativa dell'ambiente, inteso come sistema di relazioni fra i fattori antropici, naturalistici, chimico-fisici, climatici, paesaggistici, architettonici, culturali, agricoli ed economici, in conseguenza dell'attuazione sul territorio di piani o programmi o di progetti nelle diverse fasi della loro realizzazione, gestione e dismissione, nonche' di eventuali malfunzionamenti;  patrimonio culturale: l'insieme costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici in conformità al disposto di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42;

6  piani e programmi: gli atti e provvedimenti di pianificazione e di programmazione comunque denominati, compresi quelli cofinanziati dalla Comunità europea, nonché le loro modifiche;  rapporto ambientale: il documento del piano o del programma redatto in conformità alle previsioni di cui all'articolo 13;  progetto preliminare: gli elaborati progettuali predisposti in conformità all'articolo 93 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, nel caso di opere pubbliche; negli altri casi, il progetto che presenta almeno un livello informativo e di dettaglio equivalente ai fini della valutazione ambientale;  progetto definitivo: gli elaborati progettuali predisposti in conformità all'articolo 93 del decreto n. 163 del 2006 nel caso di opere pubbliche; negli altri casi, il progetto che presenta almeno un livello informativo e di dettaglio equivalente ai fini della valutazione ambientale;  studio di impatto ambientale: elaborato che integra il progetto definitivo, redatto in conformità alle previsioni di cui all'articolo 22;  provvedimento di verifica: il provvedimento obbligatorio e vincolante dell'autorità competente che conclude la verifica di assoggettabilità;  provvedimento di valutazione dell'impatto ambientale: il provvedimento dell'autorità competente che conclude la fase di valutazione del processo di VIA. E' un provvedimento obbligatorio e vincolante che sostituisce o coordina, tutte le autorizzazioni, le intese, le concessioni, le licenze, i pareri, i nulla osta e gli assensi comunque denominati in materia ambientale e di patrimonio culturale;  autorità competente: la pubblica amministrazione cui compete l'adozione del provvedimento di verifica di assoggettabilità, l'elaborazione del parere motivato, nel caso di valutazione di piani e programmi, e l'adozione dei provvedimenti conclusivi in materia di VIA, nel caso di progetti;  autorità procedente: la pubblica amministrazione che elabora il piano, programma soggetto alle disposizioni del presente decreto, ovvero nel caso in cui il soggetto che predispone il piano, programma sia un diverso soggetto pubblico o privato, la pubblica amministrazione che recepisce, adotta o approva il piano, programma;  consultazione: l'insieme delle forme di informazione e partecipazione, anche diretta, delle amministrazioni, del pubblico e del pubblico interessato nella raccolta dei dati e nella valutazione dei piani, programmi e progetti.

Gli articoli seguenti disciplinano la VAS, definendone l’ambito di applicazione, individuando i programmi e i piani soggetti a valutazione ambientale e le norme di organizzazione e procedurali. Il Titolo II prende in considerazione la sola Valutazione Ambientale Strategica definendone con l’articolo 11 le modalità di svolgimento e in particolare al comma 1 si specifica che la VAS è avviata dall'autorità procedente contestualmente al processo di formazione del piano o programma e comprende: a) lo svolgimento di una verifica di assoggettabilità; b) l'elaborazione del rapporto ambientale; c) lo svolgimento di consultazioni; d) la valutazione del rapporto ambientale e gli esiti delle consultazioni; e) la decisione;

7 f) l'informazione sulla decisione; g) il monitoraggio. L’articolo altresì chiarisce che la fase di valutazione strategica deve intervenire prima dell’approvazione dei piani/programmi e contestualmente alla fase preparatoria degli stessi. L’art. 13 prevede la predisposizione di un rapporto ambientale a corredo della documentazione del piano/programma da adottare e/o approvare. Nel rapporto ambientale debbono essere individuati, descritti e valutati gli impatti significativi che l'attuazione del piano o del programma proposto potrebbe avere sull'ambiente e sul patrimonio culturale, nonché le ragionevoli alternative che possono adottarsi in considerazione degli obiettivi e dell'ambito territoriale del piano o del programma stesso. L'allegato VI al decreto riporta le informazioni da fornire nel rapporto ambientale a tale scopo, nei limiti in cui possono essere ragionevolmente richieste, tenuto conto del livello delle conoscenze e dei metodi di valutazione correnti, dei contenuti e del livello di dettaglio del piano o del programma. Tali documenti e il rapporto ambientale devono essere messi a disposizione delle autorità competenti e dei soggetti interessati mediante idonea pubblicazione e garantendone l’accesso agli interessati. Gli articoli seguenti specificano che la procedura di VAS procede con la fase di consultazione e di valutazione del rapporto ambientale. L'autorità competente, in collaborazione con l'autorità procedente, svolge le attività tecnico-istruttorie, acquisisce e valuta tutta la documentazione presentata, nonché le osservazioni, obiezioni e suggerimenti inoltrati ed esprime il proprio parere motivato. L'autorità procedente, in collaborazione con l'autorità competente, provvede, ove necessario, alla revisione del piano o programma alla luce del parere motivato espresso prima della presentazione del piano o programma per l'adozione o approvazione. L’Art. 16 definisce la fase di “Decisione” dove il piano o programma ed il rapporto ambientale, insieme con il parere motivato e la documentazione acquisita nell'ambito della consultazione, è trasmesso all'organo competente all'adozione o approvazione del piano o programma. Con l’approvazione del piano/programma, segue un’ulteriore fase di monitoraggio che assicura il controllo sugli impatti significativi sull'ambiente derivanti dall'attuazione dei piani e dei programmi approvati e la verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità prefissati, così da individuare tempestivamente gli impatti negativi imprevisti e da adottare le opportune misure correttive. Il monitoraggio è effettuato avvalendosi del sistema delle Agenzie ambientali.

1.2 La Legge Regionale 12/05

La Regione Lombardia, prima dell’entrata in vigore del Decreto Legislativo 152/06 che recepisce la Direttiva Comunitaria concernente la VAS, aveva già provveduto con una propria Legge Regionale (L.R. 12/05) a regolamentare la procedura di Valutazione Ambientale Strategica. In particolare, l’art. 4 di detta legge, prevede che “al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile ed assicurare un elevato livello di protezione dell'ambiente, la Regione e gli enti locali, nell'ambito dei procedimenti di elaborazione ed approvazione dei piani e programmi di cui alla direttiva 2001/42/CEE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001 concernente la valutazione degli effetti di

8 determinati piani e programmi sull'ambiente e successivi atti attuativi, provvedono alla valutazione ambientale degli effetti derivanti dall'attuazione dei predetti piani e programmi. Entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge, il Consiglio regionale, su proposta della Giunta regionale, approva gli indirizzi generali per la valutazione ambientale dei piani, in considerazione della natura, della forma e del contenuto degli stessi. La Giunta regionale provvede agli ulteriori adempimenti di disciplina, in particolare definendo un sistema di indicatori di qualità che permettano la valutazione degli atti di governo del territorio in chiave di sostenibilità ambientale e assicurando in ogni caso le modalità di consultazione e monitoraggio, nonché l'utilizzazione del SIT. Sono sottoposti alla valutazione di cui al comma 1 il piano territoriale regionale, i piani territoriali regionali d’area e i piani territoriali di coordinamento provinciali, il documento di piano di cui all'articolo 8, nonché le varianti agli stessi. La valutazione ambientale di cui al presente articolo è effettuata durante la fase preparatoria del piano o del programma ed anteriormente alla sua adozione o all'avvio della relativa procedura di approvazione. Per i piani di cui al comma 2, la valutazione evidenzia la congruità delle scelte rispetto agli obiettivi di sostenibilità del piano e le possibili sinergie con gli altri strumenti di pianificazione e programmazione; individua le alternative assunte nell’elaborazione del piano o programma, gli impatti potenziali, nonché le misure di mitigazione o di compensazione, anche agroambientali, che devono essere recepite nel piano stesso. Sino all'approvazione del provvedimento della Giunta regionale di cui al comma 1, l'ente competente ad approvare il piano territoriale o il documento di piano, nonché i piani attuativi che comportino variante, ne valuta la sostenibilità ambientale secondo criteri evidenziati nel piano stesso”. La disposizione in esame richiama espressamente la disciplina comunitaria in tema di VAS e rinvia alla Giunta regionale il compito di individuare gli indirizzi generali per la valutazione dei piani e programmi locali, che dovranno essere approvati dal Consiglio regionale. La Giunta lombarda ha così già definito gli indirizzi generali che, nella sostanza, ricalcano e integrano le previsioni comunitarie, conformandosi, quindi, a queste ultime e al T.U. ambientale. La legge regionale n. 12 “per il governo del territorio” ha forma di testo unico per l’urbanistica e l’edilizia e ridefinisce contenuti e natura dei vari strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale. La legge introduce significative modifiche del ruolo e delle funzioni dei diversi livelli di governo territoriale, affermando all’art. 2 che: “il governo del territorio si attua mediante una pluralità di piani, fra loro coordinati e differenziati”: il Piano Regionale Territoriale, il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale e per i Comuni, il Piano di Governo del Territorio, costituito dai tre atti distinti del Documento di Piano, del Piano dei Servizi e del Piano delle Regole”. Sono definiti anche i tempi per l’adeguamento delle vigenti strumentazioni (PTCP e PRG) alla legge, così come sono definiti contenuti e struttura dei nuovi strumenti di pianificazione. La L.R. 12/05 disciplina vari aspetti della materia, due dei quali sono particolarmente significativi: la partecipazione al percorso di VAS e di costruzione dei piani ed il confronto tra le alternative di piano. Per quanto riguarda le attività di partecipazione, queste dovranno integrarsi nell’impegnativo programma di ascolto con il coinvolgimento di tutti i portatori di interessi economici, sociali ed ambientali. Alle forme

9 di partecipazione previste dalla L.R. 12/05 si aggiungono gli obblighi derivanti dalla direttiva sulla VAS, che garantisce la possibilità, da parte dei soggetti coinvolti, di interagire fin dalla fase di elaborazione del piano e anteriormente alla sua adozione. L’articolo 6 della direttiva prevede, infatti, che la proposta di piano ed il relativo rapporto ambientale siano messi a disposizione delle autorità con competenze ambientali e di soggetti interessati opportunamente individuati, incluse le organizzazioni non governative che promuovono la tutela dell’ambiente. Lo svolgimento di consultazioni e la valutazione dei relativi risultati sono a tutti gli effetti parte integrante del processo di valutazione ambientale (art. 2). Per quel che riguarda, invece, gli scenari pianificatori alternativi, a partire dal quadro di riferimento costituito dai piani vigenti, dovranno essere vagliate proposizioni progettuali differenti, generate in modo trasparente e documentate anche dal punto di vista degli effetti ambientali, oltre che da quelli di tipo socio-economico e territoriale. La valutazione degli effetti di tali alternative, finalizzata al confronto ed alla scelta, dovrà tener conto dei punti di vista dei diversi attori nell’ambito dei processi di partecipazione di cui sopra. Il processo di VAS dovrà essere documentato attraverso la redazione di un Rapporto Ambientale (i cui contenuti sono specificati dall’allegato I alla citata direttiva comunitaria) che è parte integrante del piano e che deve individuare, descrivere e valutare gli effetti sull’ambiente derivanti dall’attuazione del piano stesso, nonché le ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e del contesto territoriale. Il Consiglio Regionale, nella seduta del 13 marzo 2007, ha approvato gli “Indirizzi generali per la valutazione ambientale di piani e programmi (VAS)”, ai sensi dell’articolo 4 della L.R. 12/2005 per il Governo del Territorio. Gli Indirizzi generali per la Valutazione Ambientale Strategica affrontano le seguenti tematiche:  integrazione tra percorso di formazione del piano e attività di valutazione. Il percorso delineato prevede una stretta collaborazione tra chi elabora il piano e chi si occupa della sua valutazione, per costruire uno strumento di pianificazione partecipato e valutato in ogni sua fase, valorizzando la positiva esperienza già realizzata nell'ambito del progetto europeo Enplan;  ambito di applicazione della valutazione ambientale. Sono considerati i piani di livello regionale (Piano Territoriale regionale e piani d’area, ma anche piani di settore quali energetico, rifiuti, acque), provinciale (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, piani di settore), comunale (Documento di Piano e altri piani se in variante al Documento di Piano), che dovranno essere accompagnati dalla VAS nella loro formazione;  percorso procedurale metodologico. E’ stato definito un percorso che razionalizza le diverse azioni già previste dagli strumenti di piano ed individua i soggetti competenti in materia ambientale da coinvolgere fin dall'inizio del percorso;  processo di partecipazione dei cittadini. La costruzione di piani e programmi è accompagnata da modalità definite di consultazione, comunicazione e informazione, articolati per le diverse fasi;  raccordo con altre procedure. Il coordinamento con le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e di Valutazione di Incidenza su Zone di Protezione Speciale (ZPS) e sui Siti di Importanza Comunitaria (SIC) garantirà l'ottimizzazione e la semplificazione dei procedimenti;

10  sistema informativo lombardo per la valutazione ambientale di piani e programmi. Sarà sviluppato un portale dello strumento VAS, in cui raccogliere i riferimenti legislativi, metodologici e le buone pratiche.

La Giunta Regionale ha provveduto agli ulteriori adempimenti di disciplina come previsto al comma 1 - art. 4 della L.R. 12/2005 con l’approvazione della DGR n°8/6420 del 27.12.2007 dal titolo “Determinazione della procedura per la Valutazione Ambientale di Piani e programmi – VAS”; in seguito modificata dalla DGR n°9/761 del 10.11.2010 “Determinazione della procedura di Valutazione ambientale di piani e programmi – VAS (art. 4, l.r. n. 12/2005; d.c.r. n. 351/2007) – Recepimento delle disposizioni di cui al d.lgs. 29 giugno 2010, n. 128, con modifica ed integrazione delle dd.g.r. 27 dicembre 2008, n.

8/6420 e 30 dicembre 2009, n. 8/10971”. Negli allegati alla Delibera 761/2010 e in particolare, riferendosi alla realtà del Comune di Malonno, nell’Allegato 1a “Modello metodologico procedurale e organizzativo della valutazione ambientale di piani e programmi (VAS) - DOCUMENTO DI PIANO – PGT”, vengono descritti gli schemi del percorso metodologico - procedurale del processo di VAS. Di seguito si riporta lo schema generale estratto dall’Allegato sopra citato.

1.3 Il Piano di Governo del Territorio (PGT) e la Valutazione Ambientale Strategica (VAS)

La Regione Lombardia, con la Legge n. 12 del 11 marzo 2005 "Legge per il governo del Territorio" e successivi atti, ha ridefinito gli strumenti di cui si devono dotare gli Enti Locali per la pianificazione del proprio territorio, recependo dalla Direttiva CEE 42/2001 l'obbligo di associare all’iter di definizione di piani e programmi uno specifico processo di Valutazione Ambientale. La L.R. 12/2005 introduce il Piano di Governo del Territorio (PGT) quale strumento di pianificazione locale che definisce l'assetto dell'intero territorio comunale, in sostituzione del Piano Regolatore Generale (PRG). Il PGT si compone di tre diversi documenti:  Documento di Piano (DdP): Il Documento di Piano definisce il quadro ricognitivo e programmatorio di riferimento per lo sviluppo economico e sociale comunale, esso tiene in considerazione anche proposte pervenute da cittadini o da associazioni di cittadini, che quindi sono chiamati a partecipare già nelle prime fasi del processo di elaborazione del PGT, e atti di programmazione provinciale e regionale, eventualmente proponendo modifiche o integrazioni che si ritengono necessarie. Il Documento di Piano ha durata quinquennale e si caratterizza come documento di inquadramento, definendo il quadro generale della programmazione urbanistica comunale. Tale documento esprime le principali finalità e gli obiettivi specifici da attivare per le diverse destinazioni funzionali ed individua gli ambiti soggetti a trasformazione ed eventuale espansione.  Piano dei Servizi (PdS): Il Piano dei Servizi ha l’obiettivo di garantire una dotazione globale di aree per attrezzature pubbliche e d’interesse pubblico o generale, le eventuali aree per l’edilizia residenziale pubblica e le dotazioni a verde, i corridoi ecologici e il sistema del verde di connessione

11 tra territorio rurale e edificato ed una loro razionale distribuzione sul territorio comunale a supporto delle funzioni insediate e previste; il Piano dei Servizi non ha termini di validità ed è sempre modificabile. La Legge Regionale n. 12 del 11 marzo 2005 prevede che, per comuni inferiori a 20.000 abitanti, sia possibile redigere un Piano dei Servizi intercomunale.  Piano delle Regole (PdR): Il Piano delle Regole costituisce lo strumento di controllo della qualità urbana e territoriale; esso disciplina cartograficamente e normativamente l’intero territorio comunale. - definisce gli ambiti del tessuto urbano consolidato, quali insiemi delle parti di territorio su cui è già avvenuta l’edificazione o la trasformazione dei suoli, comprendendo in essi le aree libere intercluse e di completamento; - indica gli immobili assoggettati a tutela in base alla normativa statale e regionale; - individua le aree e gli edifici a rischio di compromissione o degrado e a rischio di incidente rilevante; - individua: 1) le aree destinate all’agricoltura; 2) le aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche; 3) le aree non soggette a trasformazione urbanistica.

La normativa regionale prevede che dei tre atti che compongono il PGT sia sottoposto a VAS il solo Documento di Piano, in virtù del suo valore strategico. Infatti, in conformità con quanto stabilito dalla normativa comunitaria, è previsto che nell’ambito dell’elaborazione e dell’approvazione dei piani si provveda alla stima e alla valutazione degli effetti delle scelte pianificatorie sull’ambiente, al fine di perseguire i principi attinenti lo sviluppo sostenibile e assicurare un grado elevato di protezione dell’ambiente. La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) è lo strumento che permette di operare una protezione preventiva dell’ambiente e che si integra nel processo decisionale che porta alla definizione della pianificazione del territorio. L’introduzione dell’obbligo della VAS viene in questo caso intesa come un’opportunità per sviluppare strumenti integrati di pianificazione e valutazione, che possano completare e dare forza applicativa al quadro degli obiettivi strategici. Un sistema di strumenti che potranno poi essere utilizzati come riferimento per l’elaborazione degli altri atti del PGT, dei meccanismi di perequazione, compensazione e premiali, ed anche come base per i successivi atti di attuazione e gestione del piano. Inoltre, il Documento di Piano costituisce non solo punto di riferimento per tutta la pianificazione comunale, ma è anche elemento di connessione con la pianificazione di area vasta. Molti aspetti ambientali e di sostenibilità sono, infatti, per loro natura meglio definibili e caratterizzabili su scala sovracomunale. La VAS potrebbe quindi essere d’aiuto nell’evidenziare i temi da portare ai tavoli sovralocali, dando rilievo ad un compito che la nuova norma regionale assegna al Documento di Piano.

12 2 Fasi del percorso metodologico procedurale

Le fasi del procedimento di VAS del Documento di Piano (DdP) che si intendono seguire sono elencate nei punti seguenti e sono desunti dallo Schema generale – Valutazione Ambientale VAS, riportato nell’Allegato 1a della DGR IX/ del 10/11/2010 dal titolo “Determinazione della procedura di Valutazione ambientale di piani e programmi – VAS (art. 4, l.r. n. 12/2005; d.c.r. n. 351/2007) – Recepimento delle disposizioni di cui al d.lgs. 29 giugno 2010, n. 128, con modifica ed integrazione delle dd.g.r. 27 dicembre 2008, n. 8/6420 e 30 dicembre 2009, n. 8/10971”; nel medesimo Decreto vengono specificate le caratteristiche di ogni punto.

 Avviso di avvio del procedimento;  Individuazione dei soggetti interessati e definizione delle modalità di informazione e comunicazione;  Elaborazione e redazione del DdP e del Rapporto Ambientale;  Messa a disposizione;  Convocazione conferenza di valutazione;  Formulazione parere ambientale motivato;  Adozione del DdP e informazione circa la decisione;  Deposito e raccolta osservazioni;  Approvazione definitiva, formulazione parere motivato finale e dichiarazione di sintesi finale;  Gestione e monitoraggio.

Di seguito si riporta lo schema del percorso metodologico del procedimento di VAS del DdP adottato dal Comune di Malonno. Processo di DdP Valutazione Ambientale VAS Fase 0 1 Data avvio del procedimento e 1 Incarico per la redazione del Rapporto Preparazione pubblicazione del relativo avviso Ambientale su web 2 Incarico per la stesura del DdP 2 Con atto di Giunta Comunale n. del (PGT) sono state individuate l’autorità procedente e l’autorità competente per la VAS. 3 Esame proposte pervenute ed 3 Individuazione dei soggetti da elaborazione del documento coinvolgere e interpellare nel corso programmatico della procedura di valutazione e Pubblicazione dell’avviso su web

Processo di DdP Valutazione Ambientale VAS Fase 1 1 Definizione degli orientamenti del 1 Redazione del Documento di Scoping Orientamento DdP (PGT)

13 2 Definizione schema operativo del DdP (PGT) 3 Identificazione dei dati e delle informazioni a disposizione dell’ente su territorio e ambiente

1° Conferenza di valutazione Data di avvio del confronto

Processo di DdP Valutazione Ambientale VAS Fase 2 1 Determinazione obiettivi generali Elaborazione e 2 Costruzione scenario di redazione riferimento e di DdP (PGT) 3 Definizione di obiettivi specifici, costruzione di alternative/scenari di sviluppo e definizione delle azioni da mettere in campo per attuarli 4 Redazione della proposta di DdP Proposta di Rapporto Ambientale e (PGT) sintesi non tecnica

2° Conferenza di valutazione Conferenza interlocutoria

3° Conferenza di valutazione Valutazione della proposta di DdP e del Rapporto Ambientale

Decisione Parere Motivato

Fase 3 1 Adozione del PGT, del Rapporto Ambientale e della Dichiarazione di Sintesi Adozione e 2 Deposito, Pubblicazione ed Invio alla Provincia approvazione 3 Raccolto delle osservazioni Verifica di compatibilità della Provincia Parere motivato finale 1 Deposito nella segreteria comunale ed invio alla Provincia e alla Regione 2 Pubblicazione su web 3 Pubblicazione dell’avviso dell’approvazione definitiva sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia

Processo di DdP Valutazione Ambientale VAS

14 Fase 4 1 Monitoraggio dell’attuazione del 1 Rapporti di monitoraggio e valutazione Attuazione DdP (PGT) periodica gestione 2 Monitoraggio dell’andamento degli indicatori previsti 3 Attuazione di eventuali interventi correttivi

Fasi del procedimento di VAS del Documento di Piano (DdP) del Comune di Malonno.

2.1 Le fasi

2.1.1 Fase di preparazione Gli atti fondamentali previsti sono: . Avvio del procedimento di VAS del DdP mediante pubblicazione sull’albo pretorio, sul web comunale ed infine pubblicando l’avviso di avvio del procedimento su un quotidiano a diffusione locale . Individuazione dell’autorità competente per la VAS (Delibera di Giunta Comunale n. 26 dell’01/04/2011) . Individuazione dei soggetti coinvolti (autorità competenti ed enti territorialmente interessati e settori del pubblico) e definizione delle modalità di consultazione e partecipazione (Delibera di Giunta Comunale n. 26 dell’01/04/2011)

2.1.2 Fase di orientamento Gli atti previsti sono: . Elaborazione del Documento di Scoping, ossia dell’atto che deve orientare la relazione del rapporto ambientale, prevedendo la condivisione con soggetti coinvolti dell’ambito di influenza del Documento di Piano e del livello di dettaglio delle informazioni ambientali. La fase di orientamento si conclude con la Prima Conferenza di Valutazione nella quale si discute il Documento di Scoping. L’Autorità Procedente mette a disposizione presso l’ufficio tecnico comunale e pubblica sul web comunale il Documento di Scoping per almeno 10 giorni. L’Autorità Competente d’intesa con l’Autorità Procedente trasmette il Documento di Scoping alle autorità competenti in materia ambientale e agli interessati, i quali si esprimeranno nell’ambito della prima conferenza di valutazione.

2.1.3 Fase di elaborazione e redazione Questa prevede la redazione di tutti i documenti da portare in adozione ossia: Documento di Piano, Piano delle Regole, Piano dei Servizi, Rapporto Ambientale, Sintesi Non tecnica. E’ importante sottolineare questo aspetto al fine di considerare che la conclusione della procedura di VAS dovrebbe temporalmente coincidere con l’ultimazione della redazione dei tre documenti costituenti il PGT. Dal punto di vista metodologico questa fase inizia con la messa a disposizione degli estensori della VAS della bozza del DdP, ossia dell’indicazione delle azioni di piano che determinano una trasformazione del tessuto urbano (ambiti di trasformazione: espansione residenziale, industriale, zona dei servizi, ecc..).

15 Questo atto risulta fondamentale per la redazione del Rapporto Ambientale che si incardina sull’indicazione delle azioni di piano e sull’analisi dello stato di fatto dell’ambiente. Dopo un’attenta indagine “guidata” dello stato dell’ambiente ex ante, attraverso le azioni di piano e l’individuazione degli indicatori si dovranno stabilire gli effetti delle scelte urbanistiche sull’ambiente. Ovviamente le azioni di piano dovranno rispondere a due tipi di coerenza: quella “esterna” ossia non dovranno contrastare con i principi di sostenibilità dei piani sovra ordinati e quella “interna”, dato che le azioni di piano dovranno essere allineate agli obiettivi di sostenibilità individuati a livello locale (es. estensione del numero delle aree a parco, estensione della rete fognaria, incentivi al risparmio energetico, ecc..). L’iter valutativo dovrà inoltre contemplare un confronto fra alternative di progettazione urbanistica, compresa la previsione del “non fare nulla” (“alternativa zero”). A conclusione del Rapporto Ambientale dovrà essere indicato un sistema di monitoraggio strutturato possibilmente sul controllo degli stessi indicatori utilizzati nella fase di ricostruzione dello stato dell’ambiente ex ante le azioni di piano. Questa fase si conclude con la Conferenza Finale di Valutazione nella quale è posto in discussione il Rapporto Ambientale e la proposta di Documento di Piano. L’Autorità Procedente mette a disposizione presso l’ufficio tecnico comunale e pubblica sul web comunale Il Rapporto Ambientale, la Sintesi Non Tecnica, la proposta di Documento di Piano per almeno 30 giorni. L’Autorità Competente d’intesa con l’Autorità Procedente trasmette il Rapporto Ambientale, la Sintesi Non Tecnica, la proposta di Documento di Piano alle autorità competenti in materia ambientale e agli enti interessati, i quali si esprimeranno nell’ambito della seconda conferenza di valutazione. Il parere delle autorità competenti in materia ambientale deve essere comunicato all’Autorità Competente, all’Autorità Procedente e agli enti interessati entro 45 giorni dalla messa a disposizione. In seguito alla consultazione l’Aut. Procedente d’intesa con l’Aut. Competente formula il Parere Motivato che può essere condizionato all’adozione di specifiche modifiche ed integrazioni alla proposta di DdP. Il parere motivato “favorevole” è l’atto che dà avvio alla fase di adozione-approvazione; diversamente, è necessario provvedere ad una modifica del piano.

2.1.4 Fase di adozione-approvazione A fronte, quindi, di un parere motivato favorevole, L’Aut. Procedente può portare in Consiglio Comunale per l’adozione i documenti del PGT (Documento di Piano, Piano dei Servizi, Piano delle Regole), il Rapporto ambientale, la Sintesi non Tecnica e la Dichiarazione di Sintesi. La Dichiarazione di Sintesi, redatta dall’Aut. Procedente d’intesa con l’Aut. Competente, esplica come il DdP abbia tenuto conto del rapporto Ambientale e delle risultanze delle consultazioni; in particolare illustra quali sono gli obiettivi ambientali, gli effetti attesi, le ragioni della scelta dell’alternativa di DdP ed il sistema di monitoraggio.

16 Il parere motivato e il provvedimento di adozione con la relativa documentazione sono trasmessi ai soggetti interessati che hanno partecipato alle consultazioni. L’Aut. Procedente provvede contestualmente a: a) depositare presso la segreteria comunale e pubblicare sul web comunale per un periodo continuativo di almeno 30gg il DdP adottato, il Rapporto Ambientale, la Sintesi non tecnica, il Parere Motivato, la Dichiarazione di Sintesi ed il Piano di Monitoraggio; b) dare comunicazione del deposito degli atti di cui alla lettera a) sul Bollettino Ufficiale della Regione e su almeno un quotidiano a tiratura locale; c) comunicare l’avvenuto deposito alle Autorità competenti in materia ambientale ed ai soggetti territorialmente interessati, con l’indicazione dell’indirizzo web e delle sedi dove può essere presa visione della documentazione; d) depositare la Sintesi Non Tecnica, in congruo numero di copie, presso gli uffici della Provincia e della Regione, con l’indicazione dell’indirizzo web e delle sedi dove può essere presa visione della documentazione; Entro i termini previsti dalle specifiche norme di PGT, e comunque non inferiori a 45gg dalla pubblicazione della notizia di avvenuto deposito, chiunque ne abbia interesse può prendere visione della proposta di piano o programma e del relativo Rapporto Ambientale e presentare proprie osservazioni, anche fornendo nuovi od ulteriori elementi conoscitivi e valutativi. Conclusa la fase di deposito l’Aut. Procedente d’intesa con l’Aut. Competente esaminano e controdeducono le osservazioni ricevute e formulano il Parere Motivato e la Dichiarazione di Sintesi Finale. In presenza di nuovi elementi conoscitivi evidenziati dalle osservazioni, l’Aut. Procedente provvede all’aggiornamento del DdP e del Rapporto Ambientale e d’intesa con l’Aut. Competente convoca un’ulteriore Conferenza di Valutazione, volta alla formulazione di un Parere Motivato Finale. Solo nel caso di assenza di osservazioni tale parere finale non dovrà essere espresso; inoltre il parere finale è l’atto con il quale si certifica l’esame delle osservazioni di natura ambientale. In assenza di osservazioni presentate l’Autorità Procedente, d’intesa con l’Autorità Competente per la VAS, nella Dichiarazione di Sintesi Finale attesta l’assenza di osservazioni e conferma il precedente parere motivato. Prima di procedere con l’approvazione deve essere effettuata la verifica di compatibilità della Provincia che, garantendo il confronto con il comune interessato, valuta esclusivamente la compatibilità del DdP con il proprio Piano Territoriale di Coordinamento. Entro 120 gg. dal ricevimento della relativa documentazione, o decorsi inutilmente i quali, la valutazione si intende espressa favorevolmente – ai sensi del comma 5 dell’art. 13, L.R. 12/2005. Il provvedimento di approvazione definitiva del DdP avviene con delibera di Consiglio Comunale e motiva puntualmente le scelte effettuate in relazione agli esiti del procedimento di VAS e contiene la dichiarazione di Sintesi Finale.

Gli atti del DdP: - sono depositati presso la segreteria comunale ed inviati per conoscenza alla Provincia ed alla Regione, ai sensi del comma 10 dell’art. 13, L.R. 12/2005;

17 - acquistano efficacia con la pubblicazione dell’avviso della loro approvazione definitiva sul BURL, da effettuarsi a cura del comune, ai sensi del comma 11 dell’art. 13, L.R. 12/2005; - sono pubblicati per estratto sul web. Gli atti del PGT approvati (DdP, Rapporto Ambientale, Sintesi non Tecnica), la Dichiarazione di Sintesi Finale e il provvedimento di approvazione definitiva devono essere inviati, in formato digitale, alla Regione Lombardia.

2.2 Fase di attuazione e gestione

La procedura di valutazione prosegue con la fase di attuazione e gestione durante la quale, come previsto nel Piano di Monitoraggio, vi sono le valutazioni periodiche dei possibili effetti significativi sull’ambiente dall’attuazione del DdP mediante rapporti di monitoraggio e di valutazione periodica. La gestione del DdP può essere considerata come una successione di procedure di screening delle eventuali modifiche parziali del DdP, a seguito delle quali decidere se accompagnare o meno l’elaborazione delle varianti con il procedimento di VAS.

2.3 Il monitoraggio

L’attività di maggior rilievo che consegue al processo di VAS è il monitoraggio delle azioni. Tale attività viene realizzata mediante l’ausilio di indicatori di riferimento. Gli indicatori vengono scelti sulla base di alcuni requisiti essenziali, ma possono anche essere modificati nel tempo, sostituiti o integrati sulla base di considerazioni per cui gli indicatori originariamente scelti non sembrano dare le indicazioni sperate. Gli indicatori devono: 1. essere rappresentativi 2. essere validi dal punto di vista scientifico 3. essere semplici e di agevole interpretazione 4. indicare le tendenze nel tempo 5. ove possibile, fornire un’indicazione precoce sulle tendenze irreversibili 6. essere sensibili ai cambiamenti che avvengono nell’ambiente o nell’economia, che devono contribuire ad indicare 7. essere basati su dati facilmente disponibili o disponibili a costi ragionevoli 8. essere basati su dati adeguatamente documentati e di qualità certa 9. poter essere aggiornati periodicamente Tra i diversi indicatori ipotizzabili si ritiene, in considerazione delle dimensioni del Comune e della reperibilità delle informazioni, di iniziare l’attività di monitoraggio con l’ausilio di pochi indicatori ma adeguati alle caratteristiche degli interventi. Negli anni a seguire verrà valutata l’opportunità di adeguare il set di indicatori e di modificare gli indicatori adottati, in ragione delle eventuali necessità emerse.

18 2.4 Quadro programmatorio di riferimento

Gli obiettivi del PGT del Comune di Malonno verranno confrontati con gli obiettivi di sostenibilità previsti nei documenti sovra comunali di riferimento che si richiamo di seguito:

Approvato con deliberazione del 19/01/2010 Piano Territoriale Regionale n.VIII/951 pubblicata sul BURL n.6, 3° Supplemento Straordinario del 11/02/2010 Piano Territoriale Paesistico Regionale (variato a seguito approvazione PTR) approvato con DCP 22 del 21/04/2004 pubblicata BURL 22/12/2004 adozione var con DCP 14 del 31/03/2009 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale pubblicata BURL 08/07/2009 adozione revisione con DCP 2 del 13/01/2014 pubblicata BURL 12/02/2014 approvato con DGR 7/6632 del 29/10/2001 approvata var con DGR 7/21201 del 24/03/2005 Piano Territoriale di Coordinamento del Parco approvato con DCR VIII/74 del 22/11/2005 Regionale dell’Adamello approvata var con DGR VIII/2488 del 11/05/2006 approvata 4° var con DGR X/1403 del 21/02/2014 pubblicata BURL 06/03/2014 Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 approvato con DCC 10 del 08/04/ 2008

3 Mappatura del pubblico, dei soggetti amministrativi, degli strumenti di informazione coinvolti

Si ritiene importante distinguere due forme differenti d’intervento nel processo decisionale di redazione del piano: la consultazione e la partecipazione.

 Consultazione: si svolge attraverso la partecipazione alle Conferenze di Valutazione e prevede l’intervento e la condivisione delle decisioni. Essa si rivolge esclusivamente ai soggetti che, ai sensi del punto 6.5 dell’allegato 1b della DGR VIII/6420 del 27/12/2007, hanno l’obbligo di esprimere un parere. Per quanto attiene il comune di Malonno sono stati individuati i seguenti soggetti per la consultazione:

Soggetti competenti in materia ambientale: - ARPA Lombardia Dipartimento provinciale di Brescia, via Cantore n.20, 25128 Brescia; - ASL di Brescia, Distretto di Vallecamonica - Sebino; 19 - Comunità Montana di Vallecamonica (ente gestore Parco Regionale dell’Adamello), piazza Tassara, 3, 25043 Breno (BS) - Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia, Palazzo Litta C.so Magenta n.24, 20123 Milano;

Enti territorialmente interessati: - Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Bs, Mn, Cr - via G. Calini, 26, 25121 Brescia; - Regione Lombardia, STER BRESCIA Via Dalmazia, 92.94 C – 25100 Brescia; - Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste (E.R.S.A.F.), via Copernico, 38 – 20125 Milano; - Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia - piazza Giovanni Labus, 3, 25121 Brescia; - Regione Lombardia DG Territorio ed Urbanistica, via Sassetti, 32/2, 20124 Milano; - Provincia di Brescia Assetto Territoriale ufficio VAS, via Milano, 13, 25126 Brescia; - Autorità di bacino del Fiume Po, Via Garibaldi, 75 - 43100 Parma; - Anas Milano, Via Corradino D'Ascanio, 3 - 20142 Milano; - Comunità Montana di Vallecamonica, piazza Tassara, 3, 25043 Breno (BS); - Consorzio Forestale Valle Allione, via Nazionale, 74 – 25050 Paisco-Loveno (BS); - Corpo Forestale dello Stato, Stazione di Vezza d’, via Nazionale, 91 – 25059 Vezza d’Oglio, (BS); - Consorzio Comuni B.I.M. di Valle Camonica, via Aldo Moro, 7, 25043 Breno (BS); - Unione delle Alpi Orobie Bresciane, composta dai comuni di Golgi, , Malonno, e Sonico; - Comuni confinanti: Edolo (BS), (BS), Sonico (BS), (BS), Paisco Loveno (BS).

Enti/Autorità con specifiche competenze: - Vallecamonica Servizi SpA (Settore rifiuti e depurazione delle acque), via Rigamonti, 65, 25047 (BS).

 Partecipazione: nella presente procedura di VAS la partecipazione è data dall’insieme dei momenti di informazione e comunicazione al pubblico. Tali momenti si esplicano attraverso la messa a disposizione presso la segreteria comunale e la pubblicazione sul web comunale per almeno 60gg di tutti gli atti della procedura di VAS. Per quanto attiene il comune di Malonno sono stati individuati i seguenti soggetti per la partecipazione:

Partecipazione degli altri Enti/soggetto pubblici e privati e del pubblico: - Associazioni di categoria degli agricoltori, dei commercianti, degli esercenti, dei costruttori edili; - Associazioni varie di cittadini ed altre autorità che possano avere interesse ai sensi dell'art. 9, comma 3, del D.Lgs. n.152/2006; - Ordini professionali dei geometri, architetti ed ingegneri della provincia di Brescia. - Componenti della Commissione Edilizia Comunale;

20 - Gli Esperti Ambientali-Urbanistici: geol. Gilberto Zaina, geol. Luigi Paolo Solvetti, arch. Filippo Renoldi; - Un rappresentate dell’Associazione Volontari di Protezione Civile “Le Torri”; - Un rappresentante dell’associazione ambientalista Italia Nostra; - Un rappresentante dell’associazione Pescatori di Malonno; - Un rappresentante dell’associazione Cacciatori di Malonno; - Un rappresentante dell’associazione Alpini di Malonno.

4 Definizione delle modalità di partecipazione e di informazione del pubblico

Consultazione, comunicazione ed informazione sono elementi imprescindibili della valutazione ambientale. Saranno utilizzati gli strumenti più idonei per garantire la massima informazione, partecipazione, diffusione e pubblicizzazione delle informazioni. L’avvio alla fase di confronto ed “ascolto” delle espressioni, delle richieste e delle proposte della cittadinanza, dovrà avvenire con la pubblicazione dell’Avviso di “Avvio del Procedimento di redazione del Piano di Governo del Territorio” con apposita DGC, nel rispetto di quanto richiesto dalla L.R. 12/2005. Analogamente sarà dato avviso dell’“Avvio del Procedimento di Valutazione Ambientale Strategica del Documento di Piano quale atto costituente il Piano del Governo del Territorio ed istituzione della Conferenza di Valutazione”. Tali atti verranno pubblicati all’albo pretorio e sul sito web del Comune di Malonno. La partecipazione è supportata da forme di comunicazione e informazione e dalla consultazione che si avvale della conferenza di valutazione.

La conferenza di valutazione è articolata in almeno due sedute: - la prima, di tipo introduttivo, è volta ad illustrare il documento di scoping e ad acquisire pareri, contributi ed osservazioni nel merito; - la seconda è finalizzata a valutare la proposta di piano e di Rapporto Ambiente, esaminare le osservazioni ed i pareri pervenuti, prendere atto degli eventuali pareri obbligatori previsti. Di ogni seduta è necessaria la predisposizione di un apposito verbale.

In occasione delle Conferenze di valutazione oltre ad inviare specifici inviti ai soggetti interessati si provvederà a pubblicizzare all’albo pretorio e sul sito internet del comune la convocazione delle Conferenze medesime. La proposta di Piano e la proposta del Rapporto Ambientale saranno rese disponibili presso l’ufficio tecnico del Comune di Malonno e sul sito web comunale. Ogni documento provvisorio o definitivo verrà depositato presso l’ufficio tecnico del Comune di Malonno e sul sito web comunale. Per consentire la presentazione di contributi, pareri, osservazioni è inoltre possibile utilizzare l’indirizzo di posta elettronica presente nel sito comunale: www.comune.malonno.bs.it

5 Impostazione tecnico-metodologica

Il presente paragrafo intende illustrare l’impostazione che si intende dare al processo valutativo degli effetti ambientali delle azioni pianificatorie. La tabella di seguito riportata rappresenta un processo di affinamento

21 del livello di dettaglio nell’impiego degli indicatori ambientali svolto in parallelo alla definizione delle azioni di piano. Nella fase d’impostazione il Documento di Scoping offre un primo livello di approfondimento delle analisi di valutazione ambientale (indicatori “‘di primo livello”) prodotto dal perseguimento degli obiettivi generali di sostenibilità ambientale, dalle riflessioni scaturite dall’indagine swot dei sistemi territoriali del comune di Malonno e dalle strategie del PGT. Le analisi ambientali strutturate sul primo livello degli indicatori hanno inoltre recepito le indicazioni provenienti dallo screening preliminare dello stato dell’ambiente del territorio comunale. Nella fase di elaborazione-redazione il Rapporto Ambientale offrirà un livello di approfondimento delle valutazioni ambientali definitivo (“indicatori ambientali di secondo livello” o “definitivi”) perché strutturato sulla circostanziata definizione degli obiettivi di sostenibilità comunale, delle azioni di piano (aree di trasformazione) e delle criticità/sensibilità ambientali comunali. In tale fase il processo valutativo servirà ad orientare la definizione delle azioni di piano verso l’alternativa progettuale di minore impatto ambientale (alternativa in grado di perseguire le performance migliori del set di indicatori definitivo). Nella fase di attuazione-gestione il Piano di Monitoraggio, attraverso la redazione di “Rapporti Ambientali Periodici”, darà la misura reale del perseguimento degli obiettivi di sostenibilità specifici, ossia dell’entità delle alterazioni ambientali indotte dalle azioni di piano. Il piano di monitoraggio attraverso il processo valutativo evidenzierà se le tendenze emergenti dall’applicazione degli “‘indicatori ambientali di secondo livello” (o “definitivi”) esprimeranno un buon livello di protezione ambientale o meno.

Screening preliminare dello stato dell’ambiente DOCUMENTO DI SCOPING - Obiettivi generali di sostenibilità - Punti di forza/debolezza dei sistemi SET DI INDICATORI DI PRIMO territoriali (analisi SWOT) LIVELLO - Strategie del PGT Stato dell’ambiente (indagine di dettaglio) RAPPORTO AMBIENTALE - Obiettivi specifici di sostenibilità SET DI INDICATORI DI - Azioni di piano definitive (ambiti di SECONDO LIVELLO trasformazione) (Processo di valutazione delle alternative)

SET DI INDICATORI DI PIANO DI MONITORAGGIO SECONDO LIVELLO (Processo di valutazione e monitoraggio dell’attuazione del piano)

22 5.1 Obiettivi generali di sostenibilità ambientale

Si riporta di seguito una tabella, tratta dal Piano Territoriale Regionale (PTR), nella quale si esplicano i principali obiettivi di sostenibilità ambientale di livello internazionale, europeo e nazionale. L’identificazione di tali obiettivi si fonda sull’esame del quadro di riferimento normativo e programmatico e sull’analisi del contesto e delle criticità ambientali in Lombardia. La seguente tabella riporta l’elenco degli obiettivi di sostenibilità relativi ai seguenti fattori: aria e fattori climatici; acqua; suolo; flora, fauna e biodiversità; paesaggio e beni culturali; popolazione e salute umana; rumore e vibrazioni; radiazioni ionizzanti e non ionizzanti; rifiuti; energia; mobilità e trasporti. Ciascun obiettivo di sostenibilità è riportato insieme al riferimento normativo da cui è tratto, in base alla legenda sotto elencata.

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24

Obiettivi di sostenibilità ambientale (Fonte PTR – Sintesi Non Tecnica - approvazione gennaio 2010)

5.2 Strategie del PGT

Le presenti indicazioni, che fanno riferimento ad ampi dibattiti in sede Amministrativa, costituiscono il primo pronunciamento pubblico dell’Amministrazione Comunale di Malonno.

Nel presente capitolo si dichiarano gli orientamenti generali dell’Amministrazione Comunale rispetto: - agli “intenti” o “obiettivi”, altresì definibili come principi di fondo del futuro lavoro; - alle “linee d’azione”, che costituiscono una prima griglia di contenuti prioritari, ed allo stesso tempo, una precisa indicazione del metodo con il quale s’intende procedere. Dichiarare gli intenti di merito e di metodo rispetto ai quali verranno sviluppate le elaborazioni specialistiche del PGT, costituisce una chiara scelta che orienta inequivocabilmente il modello decisionale assunto verso le pratiche della “condivisione” e della “partecipazione” dei Cittadini, piuttosto che la ratifica “a posteriori” di scelte altrove già definite.

25

Gli “intenti” del progetto di PGT sono così individuabili:

1 - il controllo delle espansioni insediative per meglio distribuire e calmierare il valore dei suoli, funzionale alla massimizzazione delle superfici in cessione derivanti da strumenti attuativi; 2 - la ristrutturazione delle aree degradate e la riqualificazione del tessuto urbano, la valorizzazione delle zone centrali ed in particolare di quelle di valore storico-ambientale; 3 - l’intercettazione del flusso turistico esistente (bassa valle – Tonale/Aprica), lo sviluppo di un sistema turistico diffuso e sostenibile, la valorizzazione dell’identità locale e la sua messa a sistema con tutte le rilevanze storiche, culturali, paesaggistiche comunali e sovracomunali (miniere, forni fusori, green way dell’Oglio, ecc.); 4 - la creazione, tramite l’apposizione di un vincolo di salvaguardia paesistico ambientale, di un ampio “sistema verde” in prossimità del fiume Oglio denominato “green way dell’Oglio”, all’interno del quale localizzare una serie di episodi di fruizione ludico-sportiva; la creazione di un sistema diffuso, ma ben collegato, di strutture attrezzate per le pratica di differenti attività sportive; 5 - il potenziamento e la creazione di percorsi ciclo-pedonali e di una rete di percorsi non asfaltati che colleghino Malonno con i Comuni limitrofi, sfruttando le reti ecologiche presenti, quali i corsi dei fiumi (green way dell’Oglio), gli assi viari storici, i tracciati ferroviari; 6 - l'aumento della dotazione di servizi e di aree a verde pubblico attrezzato, la fruibilità paesaggistica del contesto montano; 7 - l'aggiornamento del sistema della mobilità riqualificando le situazioni esistenti ed andando ad implementare la mobilità locale nelle zone meno raggiungibili, creando percorsi differenziati per auto, cicli e pedoni; la creazione di un sistema di mobilita ciclo-pedonale urbana in grado di migliorare i percorsi di attraversamento degli ambiti edificati funzionali al collegamento dell’abitato principale al sistema della green way dell’Oglio; 8 - la difesa delle attività esistenti in una prospettiva di disciplina e controllo delle stesse, il potenziamento dell’offerta di servizi legati al turismo; detti “intenti” o “obiettivi” trovano una loro prima “modalità” di attuazione tramite le sotto indicate “linee di azione”: 1. Per quanto riguarda il primo “obiettivo” (controllo delle espansioni insediative) con il progetto di piano si intende porsi in linea con gli obiettivi del controllo e del riequilibrio delle espansioni residenziali, puntando - ove possibile - sulla ristrutturazione urbanistica ed edilizia, dando decisive indicazioni normative per quanto concerne la difesa dell'ambiente e delle risorse naturali, creando ove possibile un criterio di crescita proporzionale tra le cosiddette “seconde case” e l’offerta turistica; 2. Con riferimento al secondo “obiettivo” (ristrutturazione aree degradate e riqualificazione del tessuto urbano, valorizzazione delle zone centrali ed in particolare di quelle di valore storico-ambientale) con il progetto e relativa normativa si mira ad ottenere: - il riutilizzo di un importante, non tanto in termini quantitativi ma qualitativi, patrimonio edilizio esistente;

26 - il mantenimento della composizione mista, che caratterizza molti insediamenti di antica formazione, ma anche una parte consistente di quelli più recenti; - la difesa dei valori storico-ambientali, intesa non solo come pura salvaguardia dell'ambiente fisico, ma anche come tutela delle complesse interrelazioni esistenti fra popolazione e ambiente, fra attività produttive minute e infrastrutture urbanistiche ed edilizie, fra abitudini di vita e spazi pubblici; - il pieno utilizzo degli spazi ancora disponibili nel tessuto urbano per il miglioramento delle condizioni abitative e per l'incremento degli standard di zona. - affinare metodologie operative volte alla conservazione dell’edilizia storica, nel rispetto delle proprie componenti morfologiche e materiche; incentivare lo sviluppo di una coscienza collettiva circa le modalità, gli usi della buona tecnica, i vantaggi di un approccio orientato al mantenimento e conservazione dell’esistente; - controllare le trasformazioni d'uso degli edifici per la realizzazione di forme di vita e di attività compatibili e complementari con il preminente valore storico-culturale; - tutelare gli edifici del nucleo storico ed i relativi spazi di pubblica fruibilità mediante gli strumenti di vincolo necessari, previa la loro completa individuazione; - utilizzare il patrimonio edilizio vuoto o sotto utilizzato al fine di potenziare l'aggregazione delle funzioni attorno alle presenze storico-ambientali; - incentivi edilizi tramite lo strumento della perequazione urbanistica nei Nuclei di Antica Formazione: gli immobili, perimetrati in zona A (Nuclei di Antica Formazione) e classificati come classi edilizie A o B (B1-B2-B3-B4), sottoposti a interventi di ristrutturazione o restauro/risanamento conservativo secondo le prescrizioni di PGT specifiche per ciascuna classe edilizia, sono dotati di volumetria perequativa trasferibile in zone edificabili di PGT differenti dalla A. Tale volumetria perequativa, liberamente vendibile, corrisponde al 100% della volumetria dell’immobile; 3. Per quanto riguarda il terzo “obiettivo” (l’intercettazione del flusso turistico esistente “bassa valle – Tonale/Aprica”) con il progetto di piano si intende sviluppare opportunità e “occasioni” finalizzate a far stanziare il turismo che attualmente è solo di passaggio a Malonno. Tali opportunità di sosta sono il fiume Oglio (sviluppo di percorsi ciclo-pedonali), le torri del centro storico e il forno fusorio con la storia che caratterizza l’abitato, le miniere presenti sul territorio, occasione per la loro riqualificazione e trasformazione in luoghi di turismo storico-industriale, fortemente legati al paesaggio e alla storia della valle; 4. Per quanto concerne il quarto “obiettivo” (la creazione di un ampio “sistema verde” in prossimità del fiume Oglio denominato “green way dell’Oglio”e di un sistema diffuso, ma ben collegato, di strutture attrezzate per la pratica di differenti attività sportive) si pensa alla creazione di un sistema diffuso per la pratica di differenti attività sportive, in grado di attrarre interesse in diversi momenti dell’anno tramite appunto un’offerta interdisciplinare. Detti episodi risulterebbero collegati tramite opportuni percorsi protetti tali da garantire una loro piena fruibilità.

27 5. Per quanto concerne il quinto “obiettivo” (il potenziamento e la creazione di percorsi ciclo-pedonali e di una rete ecologica non asfaltata che colleghino Malonno con i Comuni contermini) si intende valorizzare i percorsi esistenti ed incrementarli, migliorandoli e integrandoli in una nuova rete ecologica non asfaltata che colleghi il fondovalle, sfruttando le reti ecologiche presenti sul territorio, quali i corsi fluviali, i tracciati viari storici, i tracciati ferroviari, ecc.; 6. Per quanto concerne il sesto “obiettivo” (aumento della dotazione dei servizi, la fruibilità paesaggistica del contesto montano) con il progetto di piano si tende a: - incrementare la dotazione di servizi e di verde all'interno degli agglomerati urbani mediante il vincolo e l'utilizzo delle aree ancora libere che abbiano una dimensione anche minima ma significativa e si trovino in condizioni accettabili di accessibilità; - recuperare nuovi spazi da liberarsi all'interno ed all’esterno delle aree consolidate e non consolidate; - creare un percorso, multiutenza (jogging, MB, pedone) prevalentemente a quota “acqua”, cioè ove possibile in prossimità del fiume, in grado di attraversare da sud a nord l’area comunale di fondovalle; interallacciare a detto percorso tutte le aree a servizio in chiave locale; - utilizzare pienamente gli spazi già destinati a verde ed a servizi pubblici e le attrezzature esistenti, mediante - ove possibile - la loro connessione in sistemi continui che consentano una concentrazione delle attrezzature e, quindi, la realizzazione di economie di scala nel loro uso e insieme una migliore fruibilità da parte degli utenti; 7. Relativamente al settimo “obiettivo” (aggiornamento del sistema della mobilità) con le indicazioni del progetto si tende a mettere in evidenza che il problema della mobilità, a livello urbano, va posto in termini di razionalizzazione e completamento della maglia esistente; 8. Per quanto concerne l’ottavo “obiettivo” (la difesa delle attività esistenti in una prospettiva di disciplina e controllo delle stesse, il potenziamento dell’offerta di servizi turistici) con il progetto di piano si tende a: - consolidare e se possibile migliorare il livello di occupazione e di posti di lavoro, attraverso lo sviluppo di progetti orientati all’accoglienza turistica; - utilizzare pienamente le strutture edilizie commerciali esistenti, incrementandole, per rispondere nel breve e medio periodo alla domanda insorgente privata legata sia alla fruizione locale che turistica; - riorganizzare il sistema distributivo commerciale con la creazione di nuove modeste aree commerciali a vocazione turistica, in grado di accogliere il flusso turistico in transito; - con il progetto di piano si vuole dare corpo ad un progetto di sviluppo turistico ecocompatibile, fatto di “episodi” di fruizione turistica polverizzati, tramite quindi l’attivazione, in termini di ricettività, di strutture sia diffuse (bed & breakfast) sia puntuali (RTA, Alberghi) comunque riferiti al potenziamento dei servizi turistici della zona Tonale; alla proposta di un sistema di fruizione dei vari aspetti di interesse turistico sia in chiave comunale che sovra comunale.

28 5.3 Orientamenti fondamentali del PGT di Malonno

Oltre agli “intenti” o “obiettivi” sopra riportati, con le relative “linee di azione” risulta importante evidenziare le importanti “sfide” del piano, che di per sé, si intrecciano con i contenuti sopra riportati.

1. sostenere ed accompagnare la valorizzazione della Montagna; 2. sostenere ed accompagnare il recupero del patrimonio storico esistente; 3. sostenere ed accompagnare una valorizzazione delle aree di interesse turistico e di fruibilità diffusa; 4. sostenere ed accompagnare una fruizione turistica ecosostenibile; 5. sostenere ed accompagnare la produzione di bio-architettura e il risparmio energetico.

Oltre ad enunciare le linee guida generali e le sfide sinteticamente sopraccitate, all’interno del dibattito svolto, si è anche cominciato a declinare le vere e proprie “politiche di intervento”, vale a dire una serie di “azioni settoriali” del PGT; tale ragionamento - ancora del tutto aperto al confronto democratico - si traduce in una griglia “di intenti” in cui trovano posto indicazioni già territorialmente più precisate. Tale griglia viene proposta come punto di partenza per la prosecuzione della fase elaborativa del PGT e per il confronto con gli Attori sociali.

Politiche La Montagna note

- migliorare la sicurezza della rete principale - individuare e selezionare la rete campestre e forestale - definire le dotazioni specifiche della mobilità turistica (parcheggi) Mobilità - sviluppare gli itinerari tematici a scopo fruitivo, formativo e produttivo anche lungo il fiume Oglio come occasione di collegamento con i comuni limitrofi - potenziare le strutture didattiche - valorizzazione del sistema dei siti preistorici Servizi - valorizzazione delle miniere dimesse a livello turistico- culturale - consolidare le aree di rilevanza ambientale (Parco dell’Adamello) Ambiente - tutela vegetazionale - tutela paesistica - tutela naturalistica

29 - aggiornamento del piano di azzonamento agricolo - valorizzare l’identità del paesaggio storico con l’incentivazione del recupero del patrimonio storico edilizio esistente tramite lo strumento della perequazione Residenza - incentivo al recupero abitativo delle frazioni con possibili espansioni residenziali - promuovere azioni in ambito energetico ecocompatibile per il sistema insediativo e per i singoli edifici - valorizzazioni delle produzioni tipiche Produzione - valorizzazione vocazione ricettiva - sgravi/incentivi fiscali - innovazione dell’offerta turistica finalizzata alla diversificazione dell’offerta integrata orientata alla maggiore sostenibilità e allo sviluppo diffuso Turismo - valorizzare il patrimonio storico edilizio (torri, palazzo Martinengo, forno fusorio, miniere ecc.) in prospettiva di uno sviluppo turistico che sosti sul territorio comunale e che non sia unicamente di attraversamento

30 PARTE I – IL RAPPORTO AMBIENTALE

6 Struttura del Rapporto Ambientale

6.1 Il Rapporto Ambientale secondo la Direttiva

La Direttiva 2001/42/CE concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente (VAS) prevede la redazione di un Rapporto Ambientale, di cui è necessario chiarire i contenuti attesi e il ruolo all’interno del processo. Per quanto riguarda i contenuti tecnici generali di un Rapporto Ambientale ordinario, essi sono indicati dall’Allegato I della Direttiva e riportati di seguito. 1. Il Piano-Programma illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del piano o programma e del rapporto con altri pertinenti piani o programmi; 2. Ambiente considerato  aspetti pertinenti dello stato attuale dell'ambiente e sua evoluzione probabile senza l'attuazione del piano o del programma;  caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente interessate;  qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al piano o programma, ivi compresi in particolare quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, quali le zone designate ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE; 3. Confronto con gli obiettivi di protezione ambientale obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al piano o al programma, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si è tenuto conto di detti obiettivi e di ogni considerazione ambientale; 4. Effetti del Piano-Programma sull’ambiente possibili effetti significativi sull'ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l'acqua, l'aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l'interrelazione tra i suddetti fattori; 5. Misure per il contenimento degli effetti negativi misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali effetti negativi significativi sull'ambiente dell'attuazione del piano o del programma; 6. Organizzazione delle informazioni sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è stata effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esempio carenze tecniche o mancanza di know-how) nella raccolta delle informazioni richieste; 7. Monitoraggio descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio di cui all'articolo 10; 8. Sintesi non tecnica sintesi non tecnica delle informazioni di cui ai punti precedenti.

31 Di seguito verranno elencati e specificati i vari aspetti ambientali e socio-culturali che verranno analizzati nello stato attuale e futuro a seguito dell’applicazione del Piano, all’interno del Rapporto Ambientale. Tali aspetti saranno preceduti da un inquadramento socio-culturale del Comune di Malonno in cui si prenderanno in considerazione le informazioni relative alla superficie, alla popolazione nonché quelle relative alle caratteristiche storiche e architettoniche principali.

7 Quadro conoscitivo dell’ambiente del comune di Malonno (screening preliminare)

7.1 Aspetti fisiografici1

Il paese di MALONNO (Provincia di Brescia) è adagiato sul conoide di deiezione del torrente Franchì ed è affiancato dalla strada Statale n.42 che lo collega verso sud con Brescia, distante 91 Km, e verso nord con le località turistiche del Tonale e dell’Aprica le quali lo mettono in comunicazione rispettivamente con il Trentino e la Valtellina. Il territorio comunale, con una superficie di 30,93 Kmq ha una morfologia tipicamente montana, e si estende da un’altitudine minima di 470 m s.l.m. ad una massima di 2595. Il territorio è attraversato dal fiume Oglio che raccoglie le acque di numerosi torrenti. Il versante al vago della valle fa parte del Parco dell’Adamello. Il comune confina a ovest con Corteno Golgi, a nord con Edolo, a nord-est con Sonico, ad est con Berzo Demo e a sud con Paisco Loveno. La vegetazione è particolarmente diversificata: a bassa quota si osservano piante di frutta, localizzate nel fondovalle o presso i centri abitati. Salendo lungo il versante si osservano i castagneti, inseriti come coltivazione su piante spontanee precedenti e poi a loro volta naturalizzati; salendo ancora frassini che cedono infine il posto alle conifere ed al faggio. A quote elevate i tipici cespugli prendono il sopravvento per lasciare il passo poi alle inconfondibili forme arboree e floreali dell’alta montagna, in un tipico orizzonte alpino ben rappresentato da cespugli di rododendro, ginepri e sassifraghe. L’intero territorio è compreso nelle Sezioni D3c2, D3c3, D3c4 della Cartografia Tecnica Regionale alla scala 1:10.000. Distanze: da Brescia 91 Km da Milano 150 Km da Bergamo 91 Km da Sondrio 55 Km da Boario Terme 40 Km da Trento 130 Km dal P.sso del Tonale 40 Km dall’Aprica 21 Km da Ponte di Legno 30 Km dal Lago d’Iseo 50 Km

1 Malòn, guida storico-turistica di Malonno e delle sue frazioni – Amministrazione comunale – Biblioteca civica “don Alberto Nodali”, 1991 32

33 7.2 Inquadramento geografico2

Il COMUNE di MALONNO (Provincia di Brescia) si trova nel tratto medio superiore della Valle Camonica; il territorio si estende principalmente sul versante destro e sul fondovalle del tratto di solco vallivo, che nel tratto in esame presenta asse disposto sudovest – nordest. Il territorio compreso entro i limiti comunali si sviluppa soprattutto in corrispondenza del versante sinistro e comprende la maggior parte dei bacini delimitati superiormente dal crinale spartiacque con la Valle di Corteno, definito dalle cime Monte Palone del Torsolazzo – Monte Palone di Sopressà – Monte Palone di Bondone– Cima PizTrì – Cima Faeto. Sul versante destro della Valle Camonica è compreso entro i limiti comunali solo una piccola porzione del tratto inferiore di versante, compreso fra l’alveo del Torrente di Zazza ed il ponte di Lorengo sul Fiume Oglio. Il confine segue poi l’alveo del Fiume Oglio sino alla confluenza del Torrente Allione all’altezza di Forno d’Allione posto allo sbocco della Valle di Paisco, L’intero territorio e compreso nelle Sezioni D3c2, D3c3 e (solo per un settore limitato) D3c4 della Cartografia Tecnica Regionale alla scala 1:10.000. Le varie sezioni sono state unite in un unico elaborato. La superficie del territorio comunale risulta essere pari a 30.78 km2.

Il Comune di Malonno è caratterizzato da una rilevante presenza di frazioni e località di medie e piccole dimensioni. Frazioni abitate tutto l’anno: altre frazioni: - Lava - Ronco inferiore - Forno Allione - Ronco superiore - Odecla - One - Nazio inferiore - Corne - Nazio Superiore - Frai - Moscio - Calzaferro - Landò – Flodena - Lezza - Loritto - Miravalle - Zazza

Località: Vent, Angolino, Porcini, Pradelbasso, Magher, Marcamenti, Varagnola, Vallicella, Alben, ecc.

2 I dati presenti in questo paragrafo e nei successivi (9.3 – 9.4 – 9.5) sono stati recepiti da: “La componente geologica nella pianificazione urbanistica del Comune di Malonno (BS)” (art. 3 della L.R. 24/11/1997 n.41) – GEO.TE.C., Ottobre 1999 34 7.3 Aspetti geologici

INQUADRAMENTO GEOLOGICO - STRUTTURALE Nel quadro geologico regionale, l’area in esame costituisce la propaggine orientale del complesso Orobico, con litologie appartenenti alle formazioni metamorfiche del Basamento Sudalpino; per comprendere le successive osservazioni è importante sottolineare come immediatamente a nord del territorio comunale decorre la Linea del Tonale. Dal punto di vista tettonico - strutturale, elementi di particolare interesse risultano i sovrascorrimenti (LINEA DELLA GALLINERA a nord; LINEA DEL a sud) che si possono seguire trasversalmente al versante e che rappresentano porzioni di linee tettoniche sempre collegate al settore orobico. La LINEA DELLA GALLINERA è stata identificata per la prima volta da Salomon (1910) nella valle omonima e durante il rilevamento della base del versante sinistro della Valle Camonica, lo stesso autore riporta come “… Lava si trova già su scisti clastici … in realtà là passa naturalmente la continuazione del corrugamento di Gallinera. È dubbioso qui esso sia realmente verticale..”. Sono da ricordare le mineralizzazioni ferrose in concordanza della Linea della Gallinera, all’interno della formazione del Servino ed interessate da sfruttamento fino agli anni 50. Più a sudest la LINEA DEL SELLERO che secondo Liborio e Mottana sembra andare a ricollegarsi ad ovest con la Linea della Val Canale – Val Bondione. Al Ponte di Lorengo sul Fiume Oglio, al confine con il Comune di Berzo Demo, si può osservare una stretta fascia di Scisti di Edolo in contatto tettonico con le Arenarie del , in parte ricoperti dai terreni della conoide alluvionali della Valle di Molbeno, sotto i quali si ipotizza prosegua tale lineamento per poi ricomparire alla “Corna Marsa”. La fascia sedimentaria che accompagna la Linea del Sellero è stata collegata al fianco settentrionale dell’anticlinale di . Tali superfici tettoniche, immergenti verso nord con un’inclinazione da verticale a subverticale, si possono seguire all’esterno dei limiti comunali, rispettivamente lungo il versante sinistro della Valle dell’Allione (in prossimità dell’abitato di Paisco Loveno), mentre tendono a sovrapporsi in corrispondenza del fondovalle Camuno (sotto la coltre alluvionale), per poi proseguire verso nord est seguendo l’allineamento definito dalla Valle della Gallinera nel comune di Sonico. All’interno del territorio di Malonno, i lineamenti tettonici (ed in particolare la Linea della Gallinera) sono interessati da delle faglie minori che dislocano in genere verso nord il piano di sovrascorrimento, rilevanti in particolare in corrispondenza degli assi vallivi. Ai sovrascorrimenti sono da collegare i cunei di rocce sedimentarie (appartenenti alle seguenti formazioni rocciose: Verrucano Lombardo; Formazione del Collio e Servino) che risultano essere disposti parallelamente alle linee tettoniche. Attenendosi a quanto riportato, dal punto di vista tettonico strutturale, è possibile suddividere il territorio in esame in tre fasce distinte: - FASCIA SUPERIORE, compresa fra il crinale spartiacque con la Valle dell’Aprica e la linea della Gallinera; - FASCIA INTERMEDIA; - FASCIA INFERIORE a sud della Linea del Sellero. Nella FASCIA SUPERIORE, affiorano litologie appartenenti al Basamento Cristallino Sudalpino (Scisti di Edolo; Gneiss del Monte Palone di Sopressà). Solo un piccolo lembo di Verrucano Lombardo è presente

35 nella porzione sud occidentale del territorio (Monte Palone del Torsolazzo) - klippe (?). Gli Scisti di Edolo presentano la scistosità con giaciture medie immergenti verso nord, nord – ovest, in accordo con la giacitura del complesso alpino. Variazioni delle condizioni giaciturali sono da collegare alle differenti fasi di deformazione che hanno interessato il complesso sudalpino e che hanno portato alla formazione di pieghe a varia scala all’interno dello stesso complesso, oltre alla presenza di faglie. La FASCIA INTERMEDIA, che presenta un’estensione decrescente da sud a nord, è rappresentata dal settore compreso fra i due sovrascorrimenti ed è caratterizzata dalla presenza di litologie sedimentarie in prossimità del settore a ridosso della Linea della Gallinera e micasciti a ridosso della Linea del Sellero. In generale, le rocce presenti nel settore sono contraddistinte da una grado di fratturazione da medio ad elevato. Si sottolinea inoltre come la fascia in esame rappresenta il settore di territorio caratterizzato dalla concentrazione delle mineralizzazioni ferrose (siderite ed ematite nella formazione del Servino) interessate in passato da intense attività estrattive (Miniera della Ferromin). La FASCIA INFERIORE rappresenta il settore sul quale sono sovrascorse le porzioni rocciose poste ad ovest e comprendono il tratto inferiore del versante sinistro della Valle Camonica all’altezza dello sbocco della Valle Lovaia (confluente di destra del Torrente Allione – porzione meridionale del territorio comunale), e il settore inferiore del versante destro della Valle Camonica. La disposizione del sovrascorrimento del Sellero nel tratto in esame solo in minima parte è stata desunta dall’osservazione diretta dei contatti tettonici della Formazione del Collio con gli Scisti di Edolo (vedi Ponte di Lorengo), mentre per quanto riguarda l’allineamento lungo il fondovalle è stato definito attenendosi a considerazioni geologiche estese al settore esterno al territorio comunale. Nella carta geologica è stata evidenziato, come elemento geologico caratterizzante il territorio, il movimento gravitativo di versante presente in corrispondenza del settore settentrionale del versante sinistro della Valle Camonica. Le caratteristiche proprie del fenomeno (scivolamento profondo in roccia) e le dimensioni del fenomeno, rendono lo stesso particolarmente interessante e dominante nelle condizioni geologiche del settore anche se legate all’evoluzione quaternaria. È inoltre da sottolineare come lo scivolamento della massa rocciosa sia legato alle condizioni tettonico strutturali (lineamenti tettonici disposti con direzione parallela al versante) ed alla possibile presenza di orizzonti di debolezza in seno all’ammasso roccioso. (…)

7.4 Aspetti geomorfologici

La CARTA GEOMORFOLOGICA redatta alla scala 1:10.000 su tutto il territorio comunale di Malonno mette in evidenza le forme di terreno suddivise in funzione della loro origine, desunta dalle indicazioni fornite dalle forme stesse e dall'inquadramento morfogenetico dell'intero territorio. Allo scopo di facilitare la lettura della carta, si ritiene fondamentale distinguere le forme legate a fenomeni a grande scala (come quelle legate ai trascorsi glaciali del settore oppure le scarpate d’erosione legate al Fiume Oglio) dai fenomeni che hanno interessano una porzione limitata di territorio. Da un punto di vista morfologico, l'intera area può essere divisa in settori, per i quali è possibile definire un agente morfogenetico che in maggior misura ha contribuito alle attuali forme: per tal motivo, successivamente alla descrizione delle 36 singole forme è stata fatta una descrizione interpretativa dei vari settori al fine di contribuire ad una comprensione delle forme e dell'evoluzione delle stesse spesso non evidente dalle semplici indicazioni riportate nell'allegato cartografico. Tale descrizione, inserita nel paragrafo relativo al commento della CARTA DI SINTESI (All. 4), è stata utilizzata per la ricostruzione di scenari di rischio che possono verosimilmente interessare l'area, al fine di offrire una valutazione della pericolosità nei differenti settori di territorio. Come distinto nella legenda della carta, le forme sono state suddivise in funzione dell'agente morfodinamico principale che le ha generate: non si esclude tuttavia la contemporaneità di eventi che hanno dato origine alle forme. In tal caso viene attribuita una classificazione sulla base dei principali indizi osservati. Quando la definizione dell'origine risulta essere non evidente o per la quale sono intervenuti più agenti concomitanti per i quali non è possibile definire un preciso ordine di importanza, viene attribuita alla forma un'origine complessa. Le forme evidenziate sono state inoltre distinte in ragione dello stato di attività osservato e desunto da implicazioni morfogenetiche; a) vengono definite inattive quelle forme e depositi riferibili a condizioni morfodinamiche e climatiche differenti dalle attuali e la cui evoluzione si ritiene completata o non possono più continuare ad evolversi; b) sono state considerate quiescenti le forme ed e i depositi per i quali esistono evidenze geomorfologiche o testimonianze di funzionamento nell'attuale sistema morfoclimatico; c) vengono ritenute attive le forme ed i depositi legati a processi in atto e o ricorrenti a ciclo breve. (…)

7.5 Aspetti idrologici ed idrogeologici

La carenza di stazioni pluviometriche e/o pluviografiche attive nel Bacino Camuno, nonché la scarsa diffusione delle informazioni esistenti impone di adottare le interpretazioni effettuate a scala regionale. In particolare, nel presente paragrafo verranno riassunte le informazioni esistenti e raccolte negli elaborati allegati ai progetti di carattere idraulico effettuati nel territorio in esame e nei settori circostanti.

In particolare: . Piano generale di bonifica montana dell’alto bacino del Fiume Oglio. Amministrazione Provinciale di Brescia, 1967.

In allegato alla relazione illustrativa del citato lavoro, è riportata la CARTA DELLE ZONE FITOCLIMATICHE E DELLA PRECIPITAZIONE MEDIA ANNUA alla scala 1:50.000 dell’intero Bacino Camuno. La cartografia è stata redatta attraverso l’elaborazione della PRECIPITAZIONI MEDIE MENSILI ED ANNUE PER IL TRENTENNIO 1921-1951. La porzione di fondovalle compresa entro i limiti comunali ricade in un settore di minimo, dove le precipitazioni medie annue raggiungono un valore di circa 1000 mm/anno; l’entità delle precipitazioni aumenta risalendo i versanti. Alla luce dei recenti cambiamenti stagionali, appare evidente come tale cartografia, per il territorio in esame, sia poco rappresentativa. Si

37 Distribuzione giorni piovosi

14

12

10

8 giorni 6

4

2

0 gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre

riportano comunque nel testo le ulteriori informazioni relative alle stazioni pluviometriche adiacenti al

Media pioggia giornaliera 25

20

15

10 millimetri/giorno

5

0 gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre

Comune di Malonno, ricavate dal testo consultato: EDOLO, SONICO, MALONNO, LOVENO.

Quota Numero d’anni Dati geografici Stazione (m s.l.m.) d’esercizio latitudine longitudine Edolo 690 28 46° 11’ 2° 07’ Sonico 1090 23 46° 10’ 2° 06’ Malonno 560 25 46° 07’ 2° 08’ Sparsinica 1200 23 46° 04’ 2° 11’

Dei dati presi in esame sono stati tratti i diagrammi riportati in allegato: . distribuzione delle medie generali trentennali delle piogge; . medie delle piogge giornaliere; 38 Da una prima analisi è possibile osservare come: - il comportamento idrologico del territorio di Malonno (rappresentato dai valori ricavati alla stazione pluviografica posta all’altezza della Località San Faustino) sembra assimilabile a quello della Valle del Torrente Allione (Stazione di Loveno-Grumello), notoriamente conosciuta per l’elevata piovosità; - tale comportamento è evidente se si confrontano i valori della pioggia media giornaliera, il cui diagramma rappresentativo risulta indicativo delle piogge intense; - piogge di maggiore intensità (quelle alle quali sono in genere associati eventi franosi) si registrano durante la stagione estiva e l’inizio della stagione autunnale, comunque nettamente inferiori rispetto ai valori di pioggia registrati durante gli eventi alluvionali del 1966 e 1960 e quindi non rappresentative di eventi meteorici eccezionali. (…)

Precipitazioni medie annue sul territorio lombardo3 Le precipitazioni annue medie in Lombardia variano tra un minimo di 650 mm ad un massimo di 2500 mm, aumentando dalla pianura verso i rilievi alpini e prealpini. I valori tipo per le diverse zone sono i seguenti: - Pianura mantovana e pavese: 650-800 mm; - Area dal Po fino circa a Milano: 800-1000 mm; - Fascia est-ovest nell’intorno di Milano: 1000-1200 mm; - Rilievi prealpini (con andamento dipendente dall’orografia): 144-1600 mm In quasi tutta la regione esiste una sostanziale abbondanza delle disponibilità idriche superficiali potenziali, calcolate con riferimento alla precipitazione media areale sul bacino. Tuttavia, l’entità dei prelievi in quasi tutti i bacini è tale che la disponibilità reale è spesso inferiore a quella potenziale.

3 Questo punto si riferisce all’analisi effettuata dalla Regione Lombardia nella VAS del PTR, approvata proposta con DGR 6447 del 16/01/2008 39

Definizione delle soglie pluviometriche d’innesco di frane superficiali e colate torrentizie: accorpamento per aree omogenee4

Il clima in Valcamonica La Valcamonica presenta un assetto geografico con direzione preferenziale NS, occupando un territorio che nella sua parte più settentrionale confina con l’alta Valtellina, mentre nella sua porzione più meridionale termina nel bacino del Lago d’Iseo nel quale il fiume Oglio vi s’immette. In funzione di questo assetto è possibile rilevare tipologie climatiche anche molto differenti, con caratteri spiccatamente alpini verso Nord e con caratteri più vicini al clima insubrico e padano verso Sud. Risalendo la valle si assiste al passaggio dal regime pluviometrico sublitoraneo (a due massimi, primaverile ed autunnale) tipico dell’area a clima padano (zona di Chiari) e di quella a clima insubrico (Iseo e ), al tipo di regime pluviometrico continentale, con il massimo estivo, tipico del clima alpino interno che si rileva in linea generale a partire da Breno. In termini di apporti quantitativi questo significa che risalendo la Valcamonica si osserva una progressiva riduzione delle precipitazioni medie annue spostandosi dal Lago d’Iseo sino alla testata della valle: stazione di Lovere 1191 mm/anno, Sonico 1085 mm/anno, Temù 982 mm/anno e Passo del Tonale 1118 mm/anno. Tra e Forno Allione la valle subisce un primo restringimento e le temperature massime e minime, estive ed invernali, decrescono lentamente man mano che si sale verso Nord. La disposizione N-S unitamente al profilo alto dei monti che delimitano la vallata e che arrivano sino a 2800 m, riducono il soleggiamento del fondovalle, ma contemporaneamente riducono anche l'influsso delle correnti fredde da NE. Questo tratto è molto ventoso e spesso interessato dal favonio, con raffiche anche violente.

4 IRER Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia, Milano, settembre 2008 40 Per questo tratto di valle le perturbazioni che portano maggiori precipitazioni sono quelle provenienti da SW. I temporali sono frequenti viste le numerose e alte cime che favoriscono lo sviluppo di cumuli, ma raramente sono violenti; la nebbia praticamente non esiste e le brezze termiche sono molto accentuate sino a sembrare vento teso. Il tratto fra Forno Allione ed Edolo è disposto anch’esso secondo l’asse N-S, non in maniera così marcata come il tratto precedente poiché in questo settore la piana di Malonno orienta l’asse principale più verso Est. Le temperature massime decrescono gradatamente man mano che si sale di quota, mentre le minime subiscono un brusco calo presso la piana di Malonno, dove s’insacca l'aria fredda a causa della strozzatura di Forno Allione. La piana di Malonno (500 m), nonostante sia ubicata ad una quota media inferiore rispetto a quella di Edolo (699 m), risulta termicamente più fredda di quest’ultima. Alla stazione di Breno, gennaio risulta essere il mese più freddo (2,6°C) e luglio quello più caldo, con 23,2°C. Il regime pluviometrico è di tipo continentale, il massimo estivo delle precipitazioni è di 253,4 mm, mentre il minimo invernale è di 105,4 mm. Il maggior numero di giorni piovosi si registra in maggio (16 gg piovosi), ma con valori elevati anche in giugno, luglio ed agosto (15 gg piovosi). Febbraio è il mese con il minimo numero di gg piovosi, 7. Secondo l’indice climatico di Bagnouls e Gaussen, anche in questo caso non si registra mai la condizione"P<2T" e quindi non vi sono periodi definiti aridi, però per questa stazione è importante notare come vi siano quattro mesi non consecutivi che presentano valori termo-pluviometrici medi mensili molto vicini: febbraio, aprile, settembre e dicembre. Il diagramma ombrotermico per la stazione di Edolo mostra come dicembre sia il mese più freddo (0,8°C) e luglio quello più caldo (19,7°C), quasi eguagliato da agosto con 19,2°C. Il regime pluviometrico è di tipo continentale, il massimo estivo delle precipitazioni è di 302,7 mm, mentre il minimo invernale è di 108,1 mm. Il maggior numero di giorni piovosi si registra in maggio (16 gg piovosi), ma con valori elevati anche in giugno ed agosto (15 gg piovosi). Febbraio è il mese con il minimo numero di giorni piovosi, 5. Anche in questo caso non vi sono periodi definiti aridi (Bagnouls e Gaussen), anche se è possibile osservare come i valori termo-pluviometrici medi mensili di febbraio occupino posizioni molto vicine.

41 8 Acque5

8.1 Premessa

Il Comune di Malonno ha approvato lo studio INDIVIDUAZIONE DEL RETICOLO IDRICO MINORE E DELLE FASCE DI RISPETTO (ai sensi della D.G.R. n° 7/7868 del 25 gennaio 2002). Si rimanda, inoltre, al D.G.R. n.X/883 del 31/10/2013 “Reticoli idrici regionali e revisione canoni di occupazione delle aree del demanio idrico”. L’indagine è comprensiva di: - Carta del sistema idrografico comunale alla scala 1:10.000; - Carta delle fasce di rispetto – 2 Tavole alla scala 1:2.000 - Calcoli idraulici e sezioni - Allegati fotografici - Proposta di normative per le attività e le procedure autorizzative all’interno delle fasce di rispetto.

Il reticolo idrico superficiale del territorio comunale in esso rappresentato comprende: - corsi d’acqua indicati come demaniali nelle mappe catastali - corsi d’acqua oggetto di interventi di sistemazione idraulica con finanziamenti pubblici - corsi d’acqua interessati da derivazioni d'acqua - corsi d’acqua rappresentati sulle carte ufficiali (IGM, CTR).

Per ogni corso d'acqua (vedasi cartografia allegata) sono state individuate le fasce di rispetto, all'interno delle quali si sono definite le attività vietate o soggette ad autorizzazione. La definizione delle fasce di rispetto ha previsto: - la trasposizione in forma grafica della distanza di 10 m dalle sponde dei corsi d’acqua definiti appartenenti al reticolo idrico principale; - la trasposizione in forma grafica della distanza di 10 m dalle sponde per quei corsi d’acqua la cui portata non è contenibile all’interno dell’alveo; - la trasposizione in forma grafica della distanza di 4 m dalle sponde dei corsi d’acqua di limitata dimensione le cui ridotte sezioni dell’alveo non permettano il deflusso della portata massima di piena. Tutti i corsi d’acqua sono stati riportati sulla Carta del sistema idrografico redatta sulla base della carta tecnica regionale in scala 1:10.000, indicano schematicamente gli attraversamenti esistenti. Ad ogni corso d’acqua è stato assegnato un codice alfa-numerico, cercando di distinguere oltre all’asta principale le maggiori ramificazioni.

5 L’elaborazione del presente capitolo si basa sullo studio “Aggiornamento dello studio geologico di supporto alla pianificazione urbanistica – gennaio 2010; a cura di: Studio di geologia applicata e pianificazione territoriale, dott. Geol. Luigi Paolo Salvetti. 42 8.2 Criteri d’individuazione del reticolo idrico

Elenco corsi d’acqua del reticolo idrografico del territorio comunale di Malonno n codice Toponimo Posizione Confluenza CORSI D’ACQUA APPARTENENTI AL RETICOLO IDRICO PRINCIPALE 01 BS 001 Fiume Oglio Fondovalle - 02 BS 012 Torrente Allione Versante destro Fiume Oglio CORSI D’ACQUA APPARTENENTI AL RETICOLO IDRICO MINORE 03 ML 01 Valle Lovaia Versante destro Torrente Allione 04 ML 02 Valle di Molbeno Versante destro Fiume Oglio 05 ML 03 Rio Vallaro Versante destro Fiume Oglio 06 ML 04 Valzello di Cole Versante destro Torrente Ogliolo 07 ML 05 Valle Franchina Versante destro Torrente Ogliolo 08 ML 06 Valle della Ferromin (o del Radel) Versante destro Torrente Ogliolo 09 ML 07 Valle di Lava Versante destro Torrente Ogliolo 10 ML 08 Valle di Loritto Versante destro Fiume Oglio Reticolo idrografico a Monte di Via Versante destro Torrente Ogliolo 11 ML 09 Miravalle 12 ML 10 Valle di Zazza Versante sinistro Fiume Oglio 13 ML 11 Valle di Gambarera Versante sinistro Fiume Oglio 14 ML 12 Impluvio di San Faustino Versante destro - 15 ML 13 Rio Chif Versante destro - 16 ML 14 Drenaggio Molbeno Versante destro Fiume Oglio 17 ML 15 Corso d’acqua alla Boninca Versante destro Fiume Oglio 18 ML 16 Torrente Ogliolo Fondovalle Fiume Oglio 19 ML 17 Corso d’acqua tra Malonno e Lava Versante destro Torrente Ogliolo

Per tali corsi d’acqua sono definite le fasce di rispetto da intendere come aree necessarie a consentire l'accessibilità ai corsi d'acqua ai fini della manutenzione, fruizione e riqualificazione ambientale. Tali fasce sono di due tipologie: Fascia di 10,0 m per ogni lato dei corsi d’acqua a cielo aperto, sia perenni che effimeri, individuati sia come reticolo principale sia minore. Fascia di 4,0 m per ogni lato dei corsi d’acqua coperti o intubati, individuati come reticolo minore situati nei centri abitati, che non presentano problemi idraulici o geomorfologici.

43 8.3 Inquadramento idrografico e descrizione dei corsi d’acqua

Nella tavola 1 è riportato il SISTEMA IDROGRAFICO COMUNALE, come desunto dallo studio di riferimento, dalla quale è possibile evidenziare:

- il territorio comunale comprende, oltre il tratto di fondovalle percorso dal Fiume Oglio, un tratto di versante destro della Valle Camonica ed una porzione del settore inferiore del versante sinistro, compreso fra i limiti comunali di Sonico (nord) e Berzo Demo (sud);

- tale disposizione comporta che i corsi d’acqua che solcano il tratto di versante sinistro dell’asta principale, hanno un bacino di alimentazione che ricade all’interno dei comuni limitrofi, mentre per i corsi d’acqua presenti lungo il versante destro, i bacini idrografici ricadono per la maggior parte all’interno del territorio comunale;

- il corso d’acqua principale è costituito dal Fiume Oglio, che solca le aree di fondovalle del territorio comunale: il tratto di corso d’acqua è di competenza dell’Autorità di Bacino del Fiume Po;

- il tratto di confine comunale a sud, all’altezza dell’abitato di Forno d’Allione, è definito dall’alveo del Torrente Allione, compreso nell’elenco dei corsi d’acqua appartenenti al reticolo idrico principale riportati nella dgr del 1 agosto 2003 Determinazione del reticolo idrico principale;

- il versante destro della Valle Camonica compreso all’interno dei limiti comunali presenta una rete idrografica sviluppata, in cui si distinguono due corsi d’acqua principali ed una serie di piccoli impluvi secondari monocursali;

- il versante sinistro, dove la rete idrica risulta meno sviluppata è collegata all’assetto morfologico del versante stesso;

- sul fondovalle è presente un corso d’acqua secondario (Torrente Oglio) che drena le acque provenienti dal versante e confluisce in Oglio all’altezza dell’abitato di Borgonuovo;

- le conoidi alluvionali, con i corsi d’acqua intubati in prossimità degli abitati;

- il settore evidenziato in corrispondenza del crinale con la Valle di Corteno (“Piana di Vent”), dove sono presenti numerosi ristagni superficiali d’acqua.

Ad ogni corso d’acqua è stato assegnato un codice alfa-numerico, cercando di distinguere le ulteriori ramificazioni.

44

Tav 1 Carta del Sistema Idrografico Comunale, estratto aerofotogrammetrico 1:2.000

45 Di seguito si riporta l’elenco delle derivazioni delle acque pubbliche presenti sul territorio comunale, come trasmesseci dall’UTC:

Tipogia di derivazione Località Titolare Acquedotto/idroelettrico “Bosche” presso Campello di Nazio Comune di Malonno Acquedotto Campo di Landò Comune di Malonno Acquedotto Loritto Comune di Malonno Acquedotto Miravalle Comune di Malonno Acquedotto Zazza Comune di Malonno Acquedotto Durna Comune di Malonno Idroelettrico Valle di Molbeno RI.MA Pescicoltura Torrente Ogliolo Viola Alberto Industriale Pozzo San Grato Industriale Pozzo Trentini f.lli

CORSI D’ACQUA APPARTENENTI AL RETICOLO IDRICO PRINCIPALE BS 001 - Fiume Oglio Sulla cartografia riguardante gli aspetti idrologici è riportata la delimitazione delle FASCE FLUVIALI così come riportato nel PROGETTO DI PIANO DI STRALCIO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI) redatto dall’AUTORITÀ DI BACINO DEL FIUME PO ai FOGLIO 057 SEZ.I e SEZ.II, FOGLIO 058 SEZ.IV alla scala 1:25.000. La delimitazione delle fasce fluviali si è attenuta alle seguenti assunzioni: - FASCIA DI DEFLUSSO DELLA PIENA (FASCIA A), costituita dalla porzione di alveo che è sede prevalente, per la piena di riferimento, del deflusso della corrente, ovvero che è costituita dall’insieme delle forme fluviali riattivabili durante gli stati di piena. Fissato in 200 anni il tempo di ritorno (TR) della piena di riferimento, si assume come delimitazione convenzionale della fascia la porzione ove defluisce almeno l’80% di tale portata. All’esterno di tale fascia la velocità della corrente deve essere minore o uguale a 0.4 metri/se. - FASCIA DI ESONDAZIONE (FASCIA B), esterna alla precedente, costituita dalla porzione di alveo interessata da inondazione al verificarsi dell’evento di piena di riferimento. Con l’accumulo temporaneo in tale fascia di parte del volume di piena si attua la laminazione dell’onda di piena con riduzione delle portate al colmo. Assunta come riferimento la portata con un TR di 200 anni, il limite della fascia si estende fino al punto in cui le quote naturali del terreno sono superiori ai livelli idrici corrispondenti alla piena indicata ovvero sino alle opere idrauliche esistenti o programmate di controllo delle inondazioni (argini o altre opere di contenimento), dimensionate per la stessa portata. - AREA DI INONDAZIONE PER PIENA CATASTROFICA (FASCIA C), costituita dalla porzione di territorio esterna alla precedente (FASCIA B), che può essere interessata da inondazione al verificarsi di eventi di piena più gravosi di quelli di riferimento. Si assume come portata di riferimento la massima piena storicamente registrata, se corrispondente ad un TR superiore a 200 anni, o in assenza di essa, la piena con TR di 500 anni. Per i corsi d’acqua non arginati la delimitazione dell’area soggetta ad

46 inondazione viene eseguita con gli stessi criteri adottati per la fascia B, tenendo conto delle aree con presenza di forme fluviali fossili.

Nella seguente tabella vengono riportati i valori delle quote raggiungibili dai livelli idrici in occasione di eventi di piena calcolati con tempo di ritorno pari a 200 anni per una portata Q =780 mc/sec. 200

N° sezione Livello idrico per TR=200 anni ( metri s.l.m.) 056 456.81 057 481.54 058 491.10 059 499.75 060 509.88 061 521.41 062 543.55

FOGLIO 058 SEZ. IV: il limite in destra idrografica della Fascia B si estende sino alla Strada Statale 42, nel tratto compreso nel Comune di Sonico (BS); in tale tratto c’è corrispondenza dei limiti della Fascia A e B. all’altezza del limite comunale con Malonno, la fascia di deflusso della piena viene contenuto entro le sponde dell’alveo attuale, il limite in destra orografica della fascia di esondazione è definito dalla SS42 e la fascia di piena catastrofica rimane alla base del versante destro della Valle Camonica. FOGLIO 057 SEZ. I: il deflusso della portata di piena è contenuto entro le scarpate d’erosione e le arginature. La fascia d’esondazione è definita (in destra idrografica) dalla SS42 nel tratto a monte della Frazione Lava; all’altezza del bivio sulla SS42 per Lava, la fascia d’esondazione devia verso il corso d’acqua per poi decorrere parallelamente al tratto arginato sino al canale idroelettrico disattivato, a valle del quale lambisce i terreni della conoide della Valle Franchina per decorrere poi seguendo il limite inferiore del rilevato stradale della SS42 posta alla base della scarpata d’erosione inattiva impostata nei terreni di conoide. Il limite della fascia di piena catastrofica in destra orografica è stata fatta corrispondere al tracciato della linea ferroviaria Brescia-Edolo che decorre ad una quota pari a circa 526 metri s.l.m. sulla conoide alluvionale. FOGLIO 058 SEZ. II: nel tratto compreso nel Foglio in esame il corso d’acqua scorre nell’incisione impostata in roccia e le fasce tendono ad essere corrispondenti.

47

BS 012: Torrente Allione Il tratto inferiore del Torrente Allione, compreso nell’elenco dei corsi d’acqua compresi nel reticolo idrico principale, definisce il confine comunale con Berzo Demo all’altezza dell’abitato di Forno d’Allione. Il tratto di corso d’acqua presenta un alveo poco inciso nei depositi di conoide ed in corrispondenza degli attraversamenti stradali, sono presenti dei ponti-tombotti di luce limitata. Il corso d’acqua confluisce direttamente in Oglio all’altezza dell’abitato. In sponda sinistra sono presenti delle opere di difesa spondale (scogliera) con evidenti fenomeni erosivi, mentre lungo il tratto terminale le sponde sono definite da argini in calcestruzzo. Il corso d’acqua è caratterizzato da un’elevata potenzialità di trasporto solido, che si traduce nel potenziale verificarsi di colate detritiche lungo le aree di conoide. Si rimanda pertanto alla perimetrazione della pericolosità proposta nello studio geologico di supporto alla pianificazione comunale, recepito dal Piano di Assetto Idrogeologico. Nella cartografia delle fasce fluviali, si riporta la fascia di rispetto pari a 10 metri. CORSI D’ACQUA APPARTENENTI AL RETICOLO IDRICO MINORE ML 01: Valle Lovaia Il corso d’acqua definisce il confine comunale con Paisco Loveno; il corso d’acqua confluisce nel Torrente Allione immediatamente a monte dell’abitato di Forno d’Allione. Lungo il corso d’acqua sono presenti numerosi fenomeni di dissesto attivi, che determino un’elevata pericolosità per il verificarsi di fenomeni di trasporto solido. Per il corso d’acqua, il cui tracciato è riportato nella cartografia alla scala 1:2.000 si propone una fascia di rispetto di 10 metri. ML 02: Valle di Molbeno Con il toponimo Valle di Molbeno viene inteso il corso d’acqua che drena le acque dell’ampio bacino sotteso alla porzione meridionale del tratto di versante destro della Valle Camonica compreso entro i limiti comunali; il corso d’acqua, al quale è collegata l’ampia conoide alluvionale contraddistinta da una morfologia che testimonia attività recente (alvei abbandonati), è caratterizzato da 48 portate idriche elevate associate da apporti detritici con volumi considerevoli, legati soprattutto alle condizioni meccaniche del substrato roccioso (fratturazione) ed ai fenomeni di valanga che interessano numerosi rami del corso d’acqua stesso. Il reticolo idrografico si presenta molto ramificato, con rami che raggiungono quote elevate. Nella cartografia alla scala 1:10.000 è stato identificato l’intero sistema idrografico associato alla Valle di Molbeno con i toponimi relativi: le aste sono incise nel substrato roccioso e si sviluppano in territorio montano. Nella cartografia alla scala 1:2.000 sono evidenziate esclusivamente le aree della conoide alluvionale, lungo la quale il corso d’acqua si presenta mediamente inciso nei propri depositi. Lungo il corso d’acqua è stato realizzato recentemente un impianto idroelettrico, che deriva le acque all’altezza del tombotto n. 7 (lungo la strada forestale Odecla-Vallicella-Alben) per rimmetterle in alveo a valle del ponte n. 3 lungo la strada Malonno-Paisco. Lungo il tracciato sulla conoide è presente l’attraversamento ferroviario della Linea Brescia-Iseo-Edolo e di un canale di derivazione a scopo idroelettrico abbandonato. Lungo l’intero tracciato dell’alveo sono completamente assenti opere di regimazione idraulica, sia trasversali che longitudinali. Testimonianze storiche riportano che la valanga ha in passato raggiunto l’apice della conoide alluvionale presso la località Molbeno. Valutate le condizioni generali del bacino sotteso, si ritiene che la conoide sia da ritenersi quiescente per la possibilità del verificarsi di ulteriori fenomeni di apporti detritici in massa. Si rimanda alla perimetrazione proposta negli elaborati di supporto alla pianificazione territoriale per la definizione delle aree di conoide considerate a rischio per il verificarsi di fenomeni di trasporto in massa. Lungo la conoide non è presente alcun centro abitato ma solo alcune cascine sparse, che sono poste all’esterno delle aree di maggior pericolosità. Per quanto riguarda le fasce di rispetto, si ritiene opportuno mantenere per l’intero tratto dell’asta una distanza di 10 metri dall’alveo.

ML 03: Rio Vallaro Il corso d’acqua presenta un reticolo idrografico monocursale, che si sviluppa lungo le pendici del Monte Crap, nel settore compreso fra le frazioni di Odecla e Moscio. A partire da quota 900 metri s.l.m., l’alveo si presenta inciso nel substrato roccioso. Le ripide scarpate sono caratterizzate dalla presenza di una coltre detritica instabile, soggetta a fenomeni di scivolamento che alimentano il trasporto solido in occasione di eventi alluvionali. I fenomeni si traducono in colate incanalate lungo l’asta, sino a raggiungere le aree di conoide a monte della linea ferroviaria, dove tendono a divagare. L’asta torrentizia, nel tratto a monte della conoide, è intersecata più volte dalle strade comunali, che talora assumono importanza strategica per i collegamenti capoluogo-frazioni: gli attraversamenti sono definiti da dei tombotti a luce limitata, facilmente intasabili in occasione di eventi alluvionali (come testimoniato anche dai recenti eventi 1996, novembre 2000, novembre 2002). Il registrarsi dei fenomeni determina il riversarsi lungo la sede stradale di ingenti volumi detritici, con conseguente interruzione del transito. Con gli interventi di sistemazione idrogeologica realizzati sul territorio comunale negli anni 2002-2004, sono state immesse in alveo le acque drenate da tratti di versante posti all’altezza delle località Casiola e

49 Moscio, come evidenziato dalla cartografia. Nell’alveo sono immesse anche le acque di troppo pieno dell’acquedotto comunale. Lungo le aree di conoide, a monte dell’attraversamento della linea ferroviaria, è presente una vasca di sedimentazione; a valle il corso d’acqua è regimato: l’alveo è definito da un canale in calcestruzzo e pietrame (vedasi sezioni). Al raggiungimento dell’abitato di Borgonuovo, il corso d’acqua subisce una brusca riduzione di pendenza; l’attraversamento della SS42 è definito da un tombotto di dimensioni ridotte e risulta periodicamente intasato (vedasi allegati fotografici). A valle della sede stradale statale sino alla confluenza in Oglio, il corso d’acqua è privo di alveo, e tende a spagliarsi nelle aree di fondovalle. Per il tratto a monte della linea ferroviaria (tratto lungo il quale si possono manifestare fenomeni di trasporto solido, si propone di adottare fasce fluviali di ampiezza pari a 10 metri dalle sponde, mentre si rimanda alla perimetrazione della pericolosità inserita nel PAI. Per il tratto a valle, sino all’intersezione della SS42, si propongono fasce di rispetto dell’ampiezza pari a 4 metri (vedasi verifiche idrauliche e sezioni). Per il tratto terminale, privo di alveo, le fasce proposte sono ancora di 10 metri.

ML 04 Valzello di Cole Viene indicato con questo codice il sistema idrografico che comprende l’asta principale costituita dal Balzello di Cole e dal ramo secondario Balzello di Moscio. Il ramo secondario ha inizio all’altezza della località Cascola ed attraversa l’abitato di Moscio: nel tratto superiore, durante gli eventi alluvionali del 1996 e 2002, si sono registrati fenomeni di dissesto (frane per scivolamento superficiale) che hanno determinato l’insorgere di colate detritiche lungo il tratto di asta. A monte dell’abitato di Moscio, l’asta torrentizia è stata trasformata in strada carreggiabile con fondo in calcestruzzo. Le acque, durante i periodi di magra, defluiscono in condotto sino alla confluenza con il ramo principale. Il ramo principale (Valzello di Cole), dopo un tratto con alveo inciso nel substrato roccioso, attraversa la porzione meridionale dell’abitato di Malonno. A seguito degli eventi alluvionali del 2002, all’altezza dell’attraversamento della strada comunale Via Nuova (quota 630 m s.l.m. a monte dell’abitato) è stata realizzata una briglia selettiva con vasca di trattenuta del trasporto solido. A valle dell’opera, il corso d’acqua scorre a cielo aperto sino all’altezza dell’abitato: il corso d’acqua scorre intubato, con condotto a sezione quadrata con lato pari a circa 1 metro, seguendo il tracciato di Via San Lorenzo, Via Europa. Tale condizione, in relazione anche alle caratteristiche del bacino (dissesti in atto e conseguenti fenomeni di trasporto solido) determina il verificarsi di periodici fenomeni di interruzione del deflusso normale delle acque (1976; 1996; 2002) con conseguenti disagi sia alla rete stradale che alle abitazioni adiacenti alla strada che diventa normale sede di deflusso delle acque di esondazione.

50 A valle di Via Europa, il corso d’acqua interseca la linea ferroviaria e la strada comunale Via Panoramica: gli attraversamenti sono definiti da dei tombotti. A valle sino, alla confluenza nel Torrente Ogliolo, il corso d’acqua è naturale a cielo aperto, con sezioni di deflusso limitate.

ML 05 Valle Franchina / Rio di Malonno È il corso d’acqua che attraversa l’abitato di Malonno: nel tratto a monte sono presenti numerose briglie in muratura, realizzate negli anni ‘20-30, che presentano segni di dissesto e risultano colme di detriti, legati sia al trasporto solido del corso d’acqua che ad accumuli da valanga. La pericolosità del corso d’acqua, come testimoniato dalle note storiche riportate di seguito, sono da collegare essenzialmente a fenomeni franosi che hanno interessato i versanti del bacino (vedi carta morfologica all’altezza della località Flodena) con conseguenti sbarramenti parziali e temporanei del deflusso delle acque. Alla rottura dello sbarramento è conseguito un apporto in massa con conseguenti fenomeni di disalveamento nei tratti a valle della forra rocciosa. Nel 1696, allo scopo di contenere tali fenomeni e limitare i possibili dissesti all’abitato, è stato realizzata l’arginatura in pietrame all’altezza della località San Carlo, a valle del ponte, con scavo del nuovo alveo direttamente in roccia, e conseguente derivazione del corso d’acqua (Torrente Re) allo scopo di sfruttare la forza idraulica. Il corso d’acqua nel tratto lungo la parte apicale della conoide alluvionale decorre pertanto in un avvallamento che non consente alcuna deviazione; a valle dell’attraversamento ferroviario il corso d’acqua è costretto in un cunettone a sezione trapezia sino alla porzione distale della conoide, al raccordo con i terreni di fondovalle (località Presa). Oltre, il corso d’acqua non è regimato e confluisce al Torrente Ogliolo all’altezza del laghetto adibito a pesca sportiva, attraversando una tubazione a sezione ristretta. Sulla base delle informazioni di carattere morfologico desunte dalla cartografia di base, sono stati valutati i contributi di piena all’altezza per la sezione posta all’altezza della località San Carlo di cui si riportano i valori nella tabella seguente. Attraverso il rilievo diretto delle sezioni significative del corso d’acqua, sono state effettuate delle 3 verifiche idrauliche (vedi allegato) considerando una portata idrica dell’ordine di circa 50 m /sec; i risultati ottenuti mettono in evidenza come: - la briglia realizzata immediatamente a monte del ponte presso la località San Carlo, mantiene relativamente elevata la quota del fondo dell’alveo, determinando la possibilità di esondazione; il fenomeno si considera contenuto alla porzione superiore della lama d’acqua, che successivamente tende a defluire lungo la strada comunale verso il centro storico; - le sezioni del tratto di alveo lungo la conoide risultano sufficienti, anche in corrispondenza degli attraversamenti e lungo il tratto a cunettone; - nella porzione inferiore (località Presa), la diminuzione della pendenza e la riduzione improvvisa della sezione di deflusso (sotto il ”canale”), determina la formazione di rigurgiti e la fuoriuscita del corso d’acqua nelle aree limitrofe; - oltre il canale le sezioni dell’alveo non risultano sufficienti a sopportare il deflusso delle portate di piena. Soprattutto la costrizione del corso d’acqua nelle tubazioni a sezione ridotta, impedisce il deflusso della piena con conseguente allagamento dei settori a monte.

51 Si sottolinea inoltre come i tratti di alveo a limitata acclività (sia naturali che artificiali) nel settore a monte dell’abitato favoriscano la deposizione del materiale detritico eventualmente preso in carico dalla corrente.

ML 06 Valle della Ferromin (o del Radel) Il corso d’acqua presenta una rete idrografica poco sviluppata, soprattutto nella porzione superiore il ramo principale raggiunge quote prossime a 1600 m s.l.m.: a monte della Frazione di Landò il tracciato non è ben evidente ed è ridotto ad un solo solco. A valle della frazione di Landò si sviluppano due rami secondari, entrambi molto incisi e con fondo e sponde impostati nel substrato roccioso: non si esclude come tali rami secondari siano legati alla presenza di lineamenti tettonici e siano stati interessati in passato da attività estrattive superficiali. Tali rami secondari sono sede di deflusso di acqua solo in occasione di eventi meteorici. La valle del Radel costituisce un corso d’acqua che sbocca sul fondovalle all’altezza degli imbocchi delle Miniere abbandonate della Ferromin a quota prossima a 550 m s.l.m. Il bacino può essere suddiviso in quattro tratti distinti: - il tratto superiore (a monte della Frazione di Landò) nel quale si possono riconoscere due linee di deflusso principali, nelle quali il substrato roccioso e in prevalenza affiorante e la curva di fondo è relativamente acclive; - il tratto compreso fra quota 1100 e 1000 m s.l.m. (in corrispondenza del terrazzo morfologico sul quale sorge la frazione di Landò) caratterizzato dalla diminuzione della pendenza della curva di fondo, alvei poco incisi e definiti e dalla presenza di copertura detritica, - il tratto fra quota 1000 e quota 550 m s.l.m. (chiusura del bacino) il corso d’acqua diventa monocursale e l’alveo è inciso e scavato in roccia. Nel tratto in esame, lungo il tracciato sono presenti due tombotti a sezione ristretta in corrispondenza di attraversamenti stradali (strada comunale); - da quota 550 sino al fondovalle, il corso d’acqua percorre il proprio conoide alluvionale (poco definito e mascherato da depositi di materiale estrattivo), con una sensibile curva di fondo; nel tratto inferiore, fra la porzione distale della conoide (all’altezza dell’attraversamento di Via Torre) e la confluenza con la Valle di Lava/Ogliolo, il corso d’acqua è stato intubato con intervento recente (2001), ed il tracciato risulta tortuoso come si può osservare dalla cartografia in allegato. Si sottolinea inoltre come all’altezza della zona dell’imbocco delle miniere (quota 550 m s.l.m.) avviene la deposizione della maggior parte del materiale detritico preso in carico dalla corrente, sia per la riduzione della pendenza sia per la presenza di una evidente riduzione della sezione di deflusso legata all’intubamento del tratto a valle. In corrispondenza di tale settore è stata inoltre realizzata una briglia e una vasca di contenimento del trasporto solido. Nel tratto inferiore del bacino è diffusa la copertura eluvio colluviale, con spessori inferiori al metro: la copertura è presente anche lungo le sponde ripide dei tratti in cui il corso d’acqua è incassato. Tali depositi di copertura sono potenzialmente interessati da fenomeni di scivolamenti in occasione di eventi meteorici di particolare durata e/o intensità (vedasi eventi alluvionali del Novembre 2000). Gli

52 scivolamenti che coinvolgono anche il regolite alimentano il trasporto solido che, in relazione alle caratteristiche generali del bacino idrografico e dell’asta torrentizia (vedasi la presenza di tombotti in corrispondenza degli attraversamenti stradali), si traducono in debris flow prevalente nella porzione inferiore del tracciato. Durante gli eventi alluvionali del mese di Novembre 2000, lungo i versanti del settore inferiore del bacino si sono registrati alcuni fenomeni di scivolamento superficiale: la massa detritica, incanalata lungo l’asta principale, si è arrestata all’altezza dell’imbocco delle miniere abbandonate della Ferromin. Nel tratto a valle, si è registrato il deflusso di un considerevole volume di miscela liquido solido, che ha comportato il trascinamento a valle di materiale detritico a granulometria medio fine (sabbia, ghiaia e rari ciottoli). Il fenomeno ha determinato l’ostruzione del tombotto all’altezza dell’attraversamento di Via della Torre (collegamento fra Malonno e Lava) con conseguente tracimazione e deflusso della corrente lungo la sede stradale. A seguito di tali eventi, lungo l’asta sono stati progettati e realizzati degli interventi di regimazione idraulica: - nuovo tombotto di attraversamento di Via Torre Tratto - vasca di accumulo del trasporto solido inferiore - intubamento del tratto compreso fra Via Torre e la confluenza con la Valle di Lava - vasca di accumulo a quota 550 m s.l.m. Tratto - regimazione tratto compreso fra la briglia ed il ponte canale sulla ferrovia Brescia – mediano Iseo - Edolo

ML 07 Valle di Lava È inteso il corso d’acqua che si sviluppa nel settore di versante a monte della Frazione Lezza mentre nel tratto inferiore attraversa l’abitato di Lava; il bacino di alimentazione non presenta evidenti dissesti che possono contribuire ad un aumento sensibile del trasporto solido. Tali apporti detritici tendono a depositare nel tratto a monte dell’abitato, dove una serie di salti naturali riduce l’acclività media. Nel tratto lungo l’abitato il corso d’acqua è costretto in un condotto coperto. Il bacino di alimentazione si estende sino alla cima Piz Trì a quota 2308 m s.l.m. La porzione superiore del bacino comprende parte dei pian-alti della Località Corno delle Fontane, in cui il deflusso delle acque è regolato dalla presenza di serie di avvallamenti e contropendenze con andamento perpendicolare al versante e dalla presenza di piccoli bacini. Il corso d’acqua, nel settore superiore, raccoglie una serie di emergenze con portate da piccole a medie. In questo tratto di bacino non sono presenti dissesti e la pendenza media dei versanti è relativamente bassa. Il substrato è da affiorante a subaffiorante. Da quota 1750 m s.l.m., il corso d’acqua diventa inciso, con versanti e curva di fondo relativamente ripide e sempre impostate in roccia. La curva di fondo tende a diminuire di pendenza all’altezza del terrazzo morfologico su cui sorge la Frazione Lezza; in questo tratto l’alveo è mediamente inciso ed è verificata la possibilità di esondazione: le acque tendono comunque a confluire all'alveo. A valle di quota 1150 metri s.l.m. il corso d’acqua ha un alveo inciso, con fondo e sponde impostate nel substrato roccioso; le sponde sono caratterizzate da fenomeni di degradazione superficiali, riconducibili a crolli in roccia e

53 scivolamenti che coinvolgono sia il regolite che la coltre colluviale. La curva di fondo, sino all’altezza dell’abitato di Lava, presenta una serie di salti (impostati in roccia) che svolgono la funzione di regolarizzatori del trasporto solido (riduzione della pendenza media). Tale funzione viene svolta anche dalla serie di tombotti di attraversamento lungo la strada comunale Malonno-Loritto. Immediatamente a monte dell’abitato, l’alveo è inciso e presenta un salto che raggiunge un'altezza di circa 15-20 metri. Nel tratto lungo la conoide alluvionale nell’abitato, l’alveo è interamente artificiale: nel tratto superiore il corso d’acqua è a cielo aperto con fondo in pietrame e malta e sponde in calcestruzzo. Il tracciato scorre a fianco della strada che attraversa l’abitato (Via Lava 1) sino a raggiungere il settore all’altezza della Chiesa. Nel tratto a valle, il corso d’acqua scorre in un condotto completamente interrato e segue la strada esistente. A valle del tratto intubato il corso d’acqua scorre a cielo aperto e la curva di fondo subisce una sensibile riduzione della pendenza. Durante gli eventi alluvionali del periodo Ottobre-Novembre 2000, nell’abitato di Lava e nelle aree di fondovalle si sono registrati ostruzioni delle sezioni di deflusso (per apporti di detriti), con conseguenti esondazioni ed allagamenti. In particolare: - l’imbocco del tratto intubato è stato ostruito dall’apporto di vegetazione proveniente dal bacino superiore; - le acque di esondazione si sono disperse lungo le strade comunali, con deflusso definito dalle pendenze della strada stessa; - il tratto intubato all’altezza della curva a gomito ha subito una riduzione della sezione libera di deflusso a causa dell’accumulo di materiale detritico per la riduzione della velocità di deflusso; - nel tratto a cielo aperto, si è assistito all’accumulo di materiale detritico che ha determinato l’esondazione in sinistra idrografica e la necessità di ripristinare le nomali condizioni mediante l’impiego di mezzi meccanici. Il tratto inferiore della Valle di Lava, il cui bacino idrografico e asta torrentizia ricadono all'interno del territorio comunale di Malonno (Brescia), è inserita nell'elenco allegato alla Ordinanza ministeriale n. 3192/2002 – ATTUAZIONE DEL TERZO PIANO DEGLI INTERVENTI URGENTI ED INDIFFERIBILI – approvato con d.g.r. 6 agosto 2002, n. 10227 pubblicato sul B.U.R.L. 3° supplemento straordinario al n. 34 del 23 agosto 2002. Il corso d’acqua è stato dunque oggetto di un progetto (INTERVENTI DI REGIMAZIONE IDRAULICA DELLA FRAZIONE LAVA – Studio di Ingegneria Ing. Alessandro Berdini/settembre 2003 - attualmente in fase esecutiva) che ha previsto: - una briglia selettiva a reticolo in legname con sovrastante bacino d’accumulo a monte dell’intersezione con la strada comunale per Loritto-Landò, alla quota di 774 m s.l.m.. A completamento dell’intervento è previsto il rifacimento del tombotto di attraversamento della sede stradale. - Immediatamente a monte dell’abitato di Lava, è stata realizzata una briglia di trattenuta in pietrame e malta con lo scopo di trattenere i detriti ed i materiali ingombranti (ceppaie, alberi etc.) provenienti dai versanti che insistono sul tratto inferiore dell’asta torrentizia (a valle della precedente briglia selettiva).

54 - È stato realizzato il rifacimento dell’intero tratto di corso d’acqua interrato, lungo Via Lava – Via Stradello per una lunghezza di circa 230 m. Il nuovo manufatto è realizzato discostandosi parzialmente dal tracciato esistente per conferire allo stesso un andamento il più possibile rettilineo. Il dimensionamento dell’opera è stato eseguito affinché sopporti una portata di massima piena calcolata per un tempo di ritorno pari a 200 anni. - A valle del tratto incubato, è stato ridefinito l’alveo (sia intermini di tracciato che di sezione di deflusso). Il rivestimento del fondo e delle sponde dell’alveo è realizzato in massi intasati con calcestruzzo. Tale soluzione consente di evitare che le acque superficiali s’infiltrino nei depositi alluvionali, aggravando la situazione idrogeologica e di limitare i processi deposizionali in occasione di eventi di piena. Infatti, le velocità della corrente ottenute con il modello di deflusso, valutate con tale tipologia di fondo, favoriscono l’allontanamento del materiale medio fine in sospensione e depositato nelle fasi di magra. All’alveo è stata assegnata una sezione trapezia, con dimensioni variabili in relazione alle portate di massima piena defluibili, definite nell’analisi idrologica (con base pari a 1.5 m ed altezza 1.8 m e tratti con on base ed altezza pari a 2.0 m: - rifacimento del tombotto di attraversamento della SS42, considerato non adeguato a sopportare le portate della Valle di Lava e del Torrente Ogliolo. Il nuovo tombotto avrà una sezione di 350x200 cm. A valle dello sbocco del tombotto di attraversamento della Strada Statale 42 sono previsti: - l’adeguamento della sezione di deflusso mediante svaso e riprofilatura; - la realizzazione in sponda sinistra di una scogliera di protezione in massi a secco. Nel tratto in esame si procederà alla sola regolarizzazione del tracciato con modesto aumento della sezione di deflusso mediante svaso e riplofilatura. La sezione prevista non è sufficiente a garantire lo smaltimento delle portate di massima piena, come meglio illustrato nella relazione idraulica: la scelta adottata tiene conto delle condizioni di rischio dell’area. Tali interventi sono in fase di completamento: si rimanda al collaudo delle opere per l’adozione definitiva delle fasce di rispetto proposte. Le fasce (dell’ampiezza di 4 metri dal limite esterno degli argini) sono state definite attenendosi alle verifiche idrauliche di progetto.

ML 08 Valle di Loritto Costituisce il corso d’acqua che drena le acque del tratto di versante a nord del Territorio comunale, oltre la frazione Loritto. Nel territorio comunale ricade solamente un breve tratto di bacino e di alveo.

ML 09 Reticolo idrografico a monte di Via Miravalle Costituisce il sistema idrografico drenante la porzione di versante che insiste su Via Miravalle, a nord dell’abitato di Lava. Il tratto di versante è esente da un reticolo idrografico ben definito. A seguito degli eventi alluvionali del mese di Novembre 2000, lungo il tratto di versante si sono verificati fenomeni di dissesto conseguenti alla divagazione delle acque superficiali; a seguito di tali eventi sono state eseguite delle opere di regimazione consistenti nella definizione del sistema idrografico. La rete idrografica

55 realizzata, riportata in cartografica, raccoglie le acque del versante. Al raggiungimento della rottura di pendio definita dal terrazzo stesso, le acque sono costrette in due condotti, che seguono il tracciato della strada esistente e il tracciato del vecchio fossato, sino a raggiungere la linea ferroviaria; all’altezza della linea ferroviaria le acque sono raccolte in una canaletta drenante (in parte esistente, parallela alla linea stessa) ed immesse a valle mediante 4 attraversamenti. Le acque sono successivamente fatte confluire nel torrente Oglio. Il dimensionamento del sistema drenante, costituito da cabalette in pietrame a sezione trapezia, è stato definito attenendosi ai risultati dell’analisi idrologica allegata al progetto. Si rimanda dunque all’analisi di progetto per le verifiche condotte.

ML 10 Valle di Zazza Costituisce il sistema drenante di maggior dimensioni presente nel tratto di versante sinistro della Valle Camonica. Il bacino idrografico si estende oltre i limiti comunali. L’asta torrentizia è incisa nel substrato roccioso, definendo una stretta forra, che si apre all’altezza dell’apice della conoide alluvionale. Nel tratto lungo la conoide, l’alveo non è ben definito e le acque tendono a divagare sino alla confluenza in Oglio.

ML 11 Valle Gambarera Il tratto di versante sinistro della Valle Camonica presenta una rete idrografica meno sviluppata rispetto al versante destro. Solo la Valle di Zazza, che nel tratto inferiore scorre in una stretta incisione in roccia, presenta un alveo ben definito, mentre l’intero tratto di versante è caratterizzato dalla presenza di una serie di piccoli corsi d’acqua, spesso stagionali, con alvei a tratti impostati direttamente nel substrato. Le acque di drenaggio superficiale del versante, prima di confluire nel fiume Oglio, sono raccolte nel corso d’acqua detto Valle della Gambarera, che presenta un decorso parallelo a quello della valle principale in quanto impostato in corrispondenza di un avvallamento di origine tettonica. La Frazione Zazza è un centro storico posto in corrispondenza di un piccolo terrazzo impostato in roccia; il tratto di versante compreso il nucleo storico e la porzione più a sud, è interessato da piccoli corsi d’acqua che drenano anche le porzioni superiori del versante. Nel tratto meno acclive danno origine a delle zone di saturazione della coltre detritica superficiale per la presenza del substrato a bassa profondità.

ML 12 Impluvio di San Faustino Costituisce un piccolo impluvio presente lungo il tratto di versante che dalla Chiesa di San Faustino insiste su Via Gallena: il corso d’acqua è alimentato periodicamente da una piccola emergenza idrica presente a valle del muro di sostegno del sagrato della chiesa. In occasione degli eventi meteorici dell’Ottobre 2000, lungo l’impluvio si è verificato un fenomeno di debris flow (colata detritica) che ha determinato l’apporto di una massa detritica nel tratto a valle. A seguito di tali eventi, è stato realizzato un intervento di regimazione che ha previsto la definizione del corso d’acqua nel tratto superiore, la realizzazione di una briglia a monte del salto in roccia ed una vasca di accumulo al piede del versante; a valle della vasca di accumulo il corso d’acqua è stato incubato sino alla sua immissione nella rete fognaria esistente lungo Via Gallena.

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ML 13 Rio Chif È costituito da un piccolo impluvio che drena le acque di deflusso superficiale immediatamente a monte della Località Chif. Il tracciato dell’alveo è evidente lungo il versante; nel tratto terminale non esiste alcuna evidenza della rete idrica superficiale.

ML 14 Drenaggio Molbeno È costituito da un rete idrica superficiale di modeste dimensioni alimentata da piccole emergenze e dalle acque di deflusso superficiale: può essere considerato una rete di drenaggio delle acque superficiali. Le acque tendono a divagare nelle porzioni inferiori del versante, dopo aver attraversato la strada comunale con un tombotto di limitate dimensioni.

ML 15 Corso d’acqua alla Boninca È costituito da un rete idrica superficiale di modeste dimensioni alimentata da piccole emergenze e dalle acque di deflusso superficiale: le acque raccolte tendono a defluire lungo la rete stradale esistente ed a disperdersi sino alla confluenza in Oglio, dopo aver attraversato il rilevato ferroviario.

ML 16 Torrente Ogliolo Nel settore di fondovalle, in prossimità del versante destro è presente un fossato alimentato dalla falda di subalveo; non si esclude inoltre come in passato tale corso d’acqua fosse una derivazione del Fiume Oglio. Il Torrente Ogliolo costituisce il corso d’acqua, a carattere temporaneo, che drena il tratto di versante destro della Valle Camonica compreso fra l’abitato di Lava e le aree prossime al confine

comunale di Malonno/Sonico; il tracciato segue una depressione parallela all’asse principale della valle impostata nei terreni di fondovalle, ed è alimentato dai piccoli torrenti presenti nei pressi della Località Miravalle e dalle emergenze idriche localizzate a monte della linea ferroviaria nei settori compresi fra la stessa località e le propaggini più settentrionali dell’abitato di Lava (tali corsi d’acqua drenano la porzione di territorio che definisce il bacino di alimentazione principale del Torrente Ogliolo). Il corso d’acqua ha un alveo impostato nei depositi alluvionali di fondovalle, costituiti da ghiaia e sabbia inglobanti blocchi e ciottoli di natura granitica, con un orizzonte superficiale costituito da terreni sabbioso limosi relativamente impermeabili; i terreni degli orizzonti inferiori presentano una permeabilità da alta a media e sono sede

57 di una falda acquifera il cui livello piezometrico risente delle oscillazioni del livello di piena del Fiume Oglio. A nord dell’attuale centro abitato di Lava, all’altezza della località Perlongo, il corso d’acqua viene intubato sino al settore di confluenza della Valle di Lava. Il corso d’acqua, a seguito degli eventi alluvionali del periodo ottobre-novembre 2000 è stato oggetto di un intervento di regimazione che ha previsto la ridefinizione dell’alveo mediante la regolazione della sezione libera di deflusso tarata sulla base di portate stimate per eventi alluvionali calcolate per Tempi di Ritorno pari a 100 anni. Nel tratto intubato, quindi sino alla confluenza della Valle di Lava, si è realizzato un condotto a sezione quadrata di 3 lato 1.5 m, che consente il deflusso di una portata massima di 9.3 m /s. Nei pressi di Lava il tracciato del corso d’acqua è stato troncato dalla realizzazione del nuovo settore urbanizzato. Il corso d’acqua raccoglie le acque dei torrenti che solcano il versante prima di essere convogliato nel laghetto per la pesca sportiva realizzato a sud del canale in rilevato; nel fossato a valle del laghetto confluisce la Valle Franchina. Superata Via Matteotti, il corso d’acqua è stato regimato con cunettone in sassi ammorsati nel cls per un tratto sino alla Piscicoltura Viola, per poi defluire privo di regimazione sino alla confluenza con il Fiume Oglio. Ad ovest del rilevato stradale, i corsi d’acqua di fondovalle confluiscono e si disperdono in maniera disordinata in un’area depressa sul fondovalle, con un alveo poco inciso e aree di ristagno d’acqua nel settore a margine delle sponde. All’altezza della Località la Presa, nel settore di fondovalle è presente un rilevato antropico in calcestruzzo armato che costituisce quanto rimane del vecchio canale di derivazione del Fiume Oglio (al quale è collegata la soglia in alveo). Il rilevato originario era costituito da un canale sostenuto da un sistema di archi aperti, che consentivano il deflusso delle acque di esondazione e della falda di fondovalle. Allo stato attuale, gli archi sono stati completamente occlusi, con conseguente riduzione della capacità di deflusso delle acque superficiali; gli effetti dell’ostruzione si ripercuotono a monte, sino agli attraversamenti stradali. Tale ostruzione regola, assieme alla soglia lungo il Fiume Oglio, il livello piezometrico della falda acquifera di fondovalle. Il tratto del Torrente Ogliolo compreso tra l’intersezione tra Via delle Fontane con la SS 42 del Tonale e delle Mendola e Via dell’Industria è attualmente in fase di sdemanializzazione a seguito della realizzazione del PIP INDUSTRIALE di Via Nazionale del Comune di Malonno.

ML 17 Corso d’acqua tra Malonno e Lava Il bacino indicato con la sigla ML 17, che non ha un toponimo, comprende la porzione di territorio che alimenta il corso d’acqua a regime torrentizio che raggiunge le aree immediatamente a monte degli edifici della ex scuola elementare di Lava. Nel corso d’acqua vengono immesse le acque drenate dalla strada comunale Malonno – Loritto. Nel tratto superiore del bacino, l’alveo non è ben definito e le acque tendono a ristagnare sul terrazzo morfologico a quota comprese fra 700 e 730 m s.l.m.; lungo la scarpata del terrazzo, l’incisione diventa più evidente. Lungo le scarpate relativamente ripide ed impostate nei depositi glaciali, sono presenti diffusi fenomeni erosivi che alimentano il trasporto solido. L’attraversamento della linea ferroviaria è definito da un tombotto a sezione relativamente ridotta, che in occasione degli eventi alluvionali viene occasionalmente intasato con divagazione delle acque lungo il versante: attualmente, il settore è interessato dai lavori di apertura della nuova strada comunale, con

58 nuova definizione dei tombotti e delle linee drenanti. A valle della linea ferroviari, il corso d’acqua è intubato sino alla confluenza con il torrente Ogliolo.

8.4 Gestione acque in Val Camonica6

8.4.1 Servizio idrico integrato

Con l’entrata in vigore della legge Galli si è avviato un complesso e articolato processo finalizzato ad ottenere una riorganizzazione territoriale e funzionale del Servizio Idrico Integrato, inteso come l’insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e di distribuzione di acqua a usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue. La legge vuole, infatti, recuperare organicità nell’ambito della gestione dei servizi idrici e superare la frammentazione delle esistenti gestioni, perseguendo un riordino delle stesse su una base territoriale più appropriata e attivando modelli gestionali che assicurino un servizio con adeguati livelli di efficienza, efficacia ed economicità. Tali obiettivi sono da conseguirsi operando entro i principi generali, stabiliti dalla stessa legge, di tutela e salvaguardia delle risorse idriche, di utilizzo secondo criteri di solidarietà, di rispetto del bilancio idrico del bacino idrografico e di priorità degli usi legati al consumo umano. All’interno della Valle Camonica, i singoli comuni della comunità montana, hanno aderito al consorzio Valle Camonica Servizi s.p.a. che ha il compito di gestire in modo integrato le reti di distribuzione e collettamento, gli acquedotti e le fognature e tutte le infrastrutture idrauliche. Il sistema integrato dell’acqua ha la finalità di garantire disponibilità idriche adeguate (quantità, qualità, costi) per la popolazione civile e le attività produttive e di migliorare le condizioni di fornitura delle infrastrutture incoraggiando il risparmio, il risanamento e il riuso della risorsa idrica, introducendo e sviluppando tecnologie appropriate e migliorando le tecniche di gestione nel settore.

8.4.2 Approvvigionamento idropotabile La situazione degli acquedotti in Valle Camonica, in questo momento, è ancora caratterizzata dalla presenza di strutture preposte alla gestione del servizio notevolmente frammentate. Infatti, sono individuate gestioni di acquedotto per ogni singolo comune, ognuno dei quali si avvale di consulenze e incarichi a soggetti pubblici o privati per svolgere le funzioni tecniche e amministrative di gestione. Considerata l’orografia locale, la notevole estensione territoriale e la conseguente dislocazione abitativa sparsa con incidenza in quantità di abitanti molto bassa, la disponibilità di molte acque su quasi

6 Rapporto sullo Stato dell’Ambiente – Comunità Montana di Valle Camonica – anno 2006 59 tutto il territorio camuno, sono state realizzate miriadi di opere di presa e, come conseguenza, un numero considerevole di acquedotti per la distribuzione. In questo contesto si citano anche opere occorrenti per lo sfruttamento silvo-pastorale e turistico. Non sempre la molta acqua a disposizione è sinonimo di buona qualità. Sul questo territorio, in effetti, le acque utilizzate per il consumo umano vengono captate quasi esclusivamente da sorgenti, poco protette e soggette a inquinamento microbico. In alcuni centri l’acqua viene prelevata dal sottosuolo mediante l’escavazione di pozzi. Alcune amministrazioni lungimiranti hanno utilizzato il loro acquedotto, oltre che per l’approvvigionamento idropotabile, per la produzione di energia elettrica pulita anche se in modeste quantità con ottimi profitti. Le acque prelevate, di ottima qualità per quanto riguarda la componente chimica, necessitano di disinfezione per la parte microbiologica. Per questo molti Comuni hanno dotato d’impianti di debatterizzazione le reti di acquedotti: si tratta principalmente di impianti per la disinfezione a ipoclorito di sodio, a biossido di cloro oppure, i più innovativi, a raggi Uv (Ultravioletti). L’importanza della disinfezione delle acque è principalmente rivolta alla tutela della salute pubblica. L’utilizzo dell’ipoclorito di sodio e del biossido garantiscono un buon risultato di debatterizzazione, e, con il residuo rimanente nell’acqua trasportata, riescono a fare in modo di mantenerla pura batteriologicamente, anche nell’eventualità di qualche rottura delle tubazioni di adduzione e l’assorbimento da parte delle stesse di impurità. Da recenti sondaggi si nota che non tutti i dati forniti alla Regione e alla Provincia riguardanti i censimenti delle opere di presa rispondono a veridicità e che la maggior parte di gestori non effettuano le analisi di routine, come stabilito dal D.Lgs n°31, 2 febbraio 2001, per verificare la qualità delle acque distribuite all’utenza, bensì si affidano ai referti analitici effettuati dall’ente di controllo. A tale proposito si sottolinea che le analisi effettuate dal gestore stesso o da laboratori da lui convenzionati servono per una buona conduzione degli impianti e per intervenire tempestivamente nel caso di eventuali inquinamenti. A fronte della legge menzionata, in attesa dell’applicazione della stessa, i gestori hanno rallentato i piani di intervento, in particolare sulle reti acquedottistiche, in attesa dell’evoluzione del progetto di gestione per il quale le autorità preposte stanno lavorando e pianificando per decidere chi dovrà essere il soggetto gestore.

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Impianti gestiti nella Valle Camonica – fonte: Valle Camonica Servizi – 2005

I dati forniti dalle amministrazioni comunali rispecchiano una situazione molto disomogenea con differenze significative anche all’interno delle singole sub-aree: quasi tutti i comuni hanno il dato relativo al numero di utenze, mentre il consumo d’acqua è per molti stimato (forfettario e senza contatori alle utenze). Ancora molto basso il numero di comuni collettati a impianti di depurazione (circa 60% della popolazione camuna) con grandi variazioni nelle tre sub-aree: piuttosto elevata nell’alta e nella bassa valle, rispettivamente il 66% (depuratore di Davena) e 83% (depuratore di ). Molto bassa invece la percentuale di collettamento nella media valle (inferiore al 40%) che però è destinata a crescere presto vista la costruzione e attivazione del depuratore di . I consumi idrici medi giornalieri sono piuttosto elevati, di molto al di sopra della media nazionale (circa 270 l/giorno per persona), parzialmente giustificati dalla ricchezza della risorsa da gestire. Anche in questo caso le tre sub-aree si differenziano per i consumi: la bassa valle ha i consumi più elevati, segue l’alta valle e conclude la media valle.

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8.5 Rete acquedotto e rete fognaria

Le reti dell’acquedotto comunale, della rete fognaria e degli acquedotti rurali sono state redatte in ArcGis su indicazioni dell’Ufficio Tecnico Comunale; le tavole sono realizzate con l’individuazione dei tracciati, dei sensi di scorrimento e dei relativi pozzetti.

8.5.1 Trattamento e depurazione delle acque Il trattamento delle acque reflue dei comuni della valle è gestito dal gruppo Valle Camonica Servizi (consorzio di comuni per la realizzazione d’impianti e servizi contro l’inquinamento idrico, per lo smaltimento dei fanghi e delle scorie risultanti da lavorazioni industriali, per la fornitura di gas metano per usi civili e industriali). Il sistema di depurazione delle acque è costituito da diciotto impianti di trattamento distribuiti su tutto il territorio, anche se la maggior parte di piccole dimensioni, dedicati a singoli comuni o addirittura parti o frazioni, con efficienze di depurazione spesso difficoltose viste le condizioni di esercizio (altitudine, temperatura, carico organico). La situazione appare disomogenea, in quanto normalmente gli impianti presenti servono solo il comune all’interno del quale sono ubicati. Per alcuni comuni si raggiungono di conseguenza percentuali di copertura della popolazione molto elevate, mentre per altri la copertura è nulla. La sub-area meno collettata risulta essere la media valle, ma il progetto, ormai quasi ultimato, di realizzare un depuratore da circa 20.000 abitanti equivalenti dovrebbe servire i comuni di Cogno, Cividate Camuno, , Breno ed Esine, già in parte collettati, e si aggiungerà agli impianti esistenti di Vezza d’Oglio e Costa Volpino, offrendo un’importante risposta ai problemi di disinquinamento ambientale di tutta l’area della media Valle Camonica, con beneficio anche per tutto il comprensorio turistico camuno e del lago d’Iseo. I nuovi progetti, allegati alla convenzione sottoscritta tra la Provincia di Brescia e la Comunità Montana di Valle Camonica, prevedono l’ampliamento del depuratore di Esine, con la costruzione di due nuove vasche di depurazione. In questo modo si raggiungerà ben presto un’omogeneizzazione del numero dei

62 comuni, e quindi della percentuale dei cittadini, collegati ad impianto di trattamento su tutta la Valle Camonica.

8.5.2 Gli indicatori sintetici per la qualità dell’acqua. Conclusioni7 Di seguito sono raccolti tutti gli indicatori sintetici relativi agli aspetti analizzati nelle pagine precedenti. La bassa densità abitativa della Valle Camonica, la modesta presenza di attività industriali e la grande abbondanza della risorsa idrica, non possono che farci immaginare una situazione molto positiva per quanto riguarda i livelli di inquinamento. Ma l’equilibrio ecologico nei corsi d’acqua è sensibile anche ad altri fattori: non basta evitare di immettere sostanze inquinanti (metalli pesanti, cianuri, fosfati) nel reticolo idrolografico, ma è necessario fare attenzione anche al carico biologico (reflui urbani). Su tutto il territorio della comunità montana della Valle Camonica, in particolare nei comuni della bassa e media valle, si individuano zone con indici scarsi o molto scarsi. Le cause sono da imputarsi alla scarsa presenza dei depuratori, in particolare nella media e bassa valle: sarebbe possibile abbattere in modo importante il carico biologico attraverso l’installazione di impianti di depurazione comunali o sovracomunali.

7 Parco Adamello - Studio propedeutico alla stesura del Piano di settore acque - 2004 63

Il livello d’inquinamento da macroinquinanti (nutrienti, ossigeno e carico organico) risulta molto basso nell’alta valle (dotata di impianto di depurazione delle acque reflue urbane), mentre decisamente più elevato, addirittura da compromettere la qualità generale (Lim + Ibe) nella media e bassa valle. Piuttosto variabile è anche lo stato ecologico e ambientale dei fiumi: anche in questo caso è infatti possibile individuare una netta differenza tra l’alta valle, caratterizzata da valori buoni, e la media e bassa valle dove si raggiungono anche valori scadenti. Molto buoni, invece, i valori rilevati di metalli pesanti su tutta la valle. Un’analoga separazione tra alta valle e media e bassa valle si riscontra per gli aspetti relativi alla percentuale di popolazione collettata a depuratori: grazie al depuratore consortile di Davena la parte superiore della Valle Camonica raggiunge valori molto elevati (oltre il 90%), mentre nella bassa e media valle tale valore si attesta ben al di sotto del 50% (rispetto ai dati disponibili). Va comunque sottolineato che più ancora della presenza dei depuratori, è la portata del fiume il parametro principale da monitorare: i prelievi e le captazioni idriche per i vari scopi hanno raggiunto livelli insostenibili. In alcuni tratti il fiume Oglio risulta un canale semivuoto, nel quale la portata è data quasi unicamente dagli scarichi industriali o civili, che, pur rispettando i limiti di legge, non consentono al fiume di mantenere uno stato ecologico e ambientale sufficiente a garantire il processo autodepurativo. Per questo motivo diventa importante, se non addirittura fondamentale, organizzare campagne di monitoraggio dell’asta fluviale principale e degli affluenti, finalizzata alla definizione dell’Iff e quindi del Dmv. Il parco dell’Adamello, che occupa circa la metà della superficie della comunità montana, ha già

64 mappato tutto il bacino sinistro del fiume Oglio e i risultati ottenuti indicano chiaramente che i prelievi sono eccessivi. Molti torrenti restano completamente asciutti a valle delle captazioni, a volte anche per qualche chilometro, e questo provoca gravi danni all’equilibrio dell’ecosistema fiume.

8.6 Rete fognaria e impianto di depurazione acque reflue del Comune di Malonno

Il comune di Malonno è servito da 9 reti fognarie di tipo unitario che raccolgono scarichi di acque reflue domestiche e assimilate e acque meteoriche di dilavamento complessivamente a servizio di 4.073 abitanti; la rete fognaria n.4 riceve anche acque reflue industriali per una quantità di circa 30 a.e. Il comune di Malonno non possiede alcun impianto di depurazione. Per i Comuni di Malonno, Sonico ed Edolo è stato presentato un “Progetto preliminare di collettamento e depurazione” redatto dallo Studio d’Ingegneria Berdini Ing. Alessandro nel maggio 2007 con modifiche nell’ottobre 2007. Di seguito se ne riportano alcuni stralci:

Progetto preliminare collettamento e depurazione dei comuni di Malonno, Sonico, Edolo8 Per i Comuni di Malonno, Sonico ed Edolo è stato presentato un “Progetto preliminare di collettamento e depurazione” redatto dallo Studio d’Ingegneria Berdini Ing. Alessandro nel maggio 2007 con modifiche nell’ottobre 2007. Di seguito si riportano alcuni stralci: “Premessa La realizzazione di un sistema di raccolta, collettamento e depurazione dei reflui urbani prevede una prima fase di pianificazione e programmazione delle opere, preliminare alla loro progettazione. Ai sensi della normativa vigente, i principali soggetti delle attività di pianificazione e programmazione sono le Autorità di bacino, le Regioni, i Comuni e le Province appartenenti ad un medesimo ambito territoriale ottimale (ATO) in genere riuniti in consorzio con il nome di Autorità d’ambito. Le Regioni, sulla base degli obiettivi di qualità definiti dalle Autorità di bacino, redigono ed adottano il Piano di tutela delle acque, che contiene l’insieme complessivo delle misure necessarie alla tutela qualitativa e quantitativa dell’intero sistema idrico regionale e di bacino. Il Piano di tutela delle acque, introdotto dal D.Lgs. 152/99 e successive modifiche e integrazioni, è lo strumento di pianificazione sostitutivo, di fatto, del Piano di bacino, previsto dalla L. 183/89 e successive modifiche e integrazioni. La Regione Lombardia ha deliberato il nuovo Piano di Risanamento delle Acque (D.c.r.15 Gennaio 2002 N. VII/402), approvando in toto la proposta di piano, con le annesse varianti proposte dai Comuni e/o Enti preposti. Il Piano d’Ambito approvato con Deliberazione n.7/2003, include l’opera definita come “Collettamento e depurazione dei Comuni di Edolo, Sonico e Malonno”. La seguente tabella è un estratto dell’elenco degli interventi di collettamento e fognatura riportati nella relazione del piano d’ambito della Provincia di Brescia:

8 Progetto Preliminare collettamento e depurazione dei comuni di Malonno – Sonico – Edolo; Relazione tecnica; progettista: dott. Ing. Alessandro Berdini; maggio 2007-ottobre 2007 65

COMUNE O Importo Finanziati

Denominazione AREA SCHEMA (in da tariffa

intervento tipo OMOGENEA

INTERCOMUNALE Stato EURO) di Piano

tipologia progettazione

Realizzazione collettamento e impianto di COLLETTAMENTO E depurazione C- DEPURAZIONE A intercomunale di P 5.082.969 1.412.338 CO AREA OVEST D MALONNO Malonno al servizio dei comuni di Edolo, Sonico e Malonno dove: Stadio della progettazione: P = progetto preliminare; Tipo: C = collettamento; D = depurazione; Tipologia: CO = Costruzione (realizzazione di una nuova opera).

La provincia di Brescia, che agisce quale Ente locale responsabile del coordinamento dell’Autorità dell’Ambito Territoriale Ottimale della Provincia di Brescia, e il Comune di Malonno, hanno stipulato, in data 05 febbraio 2007, un accordo di programma per l’attuazione degli interventi dell’AdPQ “TUTELA DELLE ACQUE E GESTIONE INTEGRATA DELLE RISORSE IDRCHE”. L’oggetto dell’accordo è l’impegno tra le parti contraenti per porre in essere ogni misura per la programmazione, la progettazione e l’attuazione delle azioni concertate secondo le modalità previste nell’accordo stesso, al fine di perseguire gli obiettivi previsti dal D.Lgs. 152/99 e s.m.i. e dalla Direttiva 91/271/CEE recepiti nell’AdPQ tra il Ministero dell’Ambiente e la Regione Lombardia. Con l’accordo citato l’Autorità d’Ambito affida al Comune di Malonno, il compito di provvedere alla realizzazione, secondo le modalità e con gli strumenti che riterrà più idonei, dell’opera di “Collettamento e depurazione dei Comuni di Edolo, Sonico e Malonno” e secondo lo studio di fattibilità dell’intervento già redatto. Il Decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152 “Norme in materia ambientale”, pubblicato sulla G.U. n.88 del 14 aprile 2006, nella parte terza “Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque dall’inquinamento e di gestione delle risorse idriche” al Titolo III, disciplina la tutela dei corpi idrici e degli scarichi.”

Rispetto all’avanzamento del progetto di collettamento e depurazione dei comuni di Malonno, Sonico ed Edolo si riportano, come forniteci dall’UTC le seguenti tempistiche, dato atto che ad oggi si ipotizza di suddividere detto progetto in due lotti esecutivi di cui il primo lotto riferito al collletamento principale ed esecuzione del depuratore; il secondo lotto realizzazione dei collegamenti alle frazioni laterali: - progetto definitivo (già presentato) 1° e 2° lotto approvazione definitiva dicembre 2014; - progetto esecutivo 1° lotto febbraio 2015;

66 - appalto lavori 1° lotto giugno 2015; - fine lavori 1° lotto giugno 2016; - collaudo e messa in opera 1° lotto dicembre 2016. Le informazioni riferite al progetto esecutivo del 2° lotto e sua cantierizzazione non sono ancora disponibili. Ad oggi risulta espresso il parere di non assoggettabilità alla procedure di VIA.

67 “Finanziamento delle opere Si riporta un estratto dell’Allegato A dell’accordo di Programma.”

68 “Progettazione preliminare delle opere A seguito del bando pubblico per l’affidamento dell’incarico di progettazione preliminare indetto dal Comune di Malonno in data 12 marzo 2007, il soggetto aggiudicatario è risultato lo scrivente studio di progettazione (Studio di Ingegneria Ing. Alessandro Berdini, via I Maggio n° 2 – 25043 Breno (BS)). Previsioni Piano di Tutela delle Acque Sono di seguito riportate le seguenti tabelle ricavate dalle previsioni di piano: 7.2 sintesi delle infrastrutture a termine di piano (anno 2016) collettori intercomunali; 7.3 sintesi delle infrastrutture a termine di paino (anno 2016) impianti di depurazione; 7.5 individuazione delle opere di realizzazione prioritaria.”

TABELLA 7.2 COLLETTORE (CODICE) 1 SCHEMA INTERCOMUNALE (CODICE) VD2N AMBITO P.R.R.A. V COMUNI E LORO FRAZIONI SERVITI Sonico, Edolo, Malonno (DENOMINAZIONE) POPOLAZIONE DA SERVIRE AE 17.163 SVILUPPO COLLETTORI (Km) 8 NUMERO MANUFATTI

SCARICATORI DI PIENA NUMERO MANUFATTI STAZIONI DI SOLLEVAMENTO 1 NUMERO MANUFATTI

VASCHE DI LAMINAZIONE RECAPITO DEPUR. (CODICE) VD2N OPERE IN COSTR. O FINANZ. (% GIA’ REALIZZATE AL 1990) POP. SERVITA 0 OPERE IN COSTR. O FINANZ. (% GIA’ REALIZZATE AL 1990) SVILUPPO COLLETTORI 0

69 TABELLA 7.3

COMUNE SEDE COMUNI, LORO POPOLAZ OPERE REALIZZATE AL CARATTERE DELL’IMPIANTO FRAZIONI, SERVITI IONE TIPOLOGIA IMPIANTO 1990 IMPIANTO SERVITA TRATTAMENTO IMPIANTO RECAPITO (CODICE) INTERCOM COMUN COD. ALE SCHEMA (DENOMINAZIONE) (DENOMINAZIONE) (AE) BASE INTEGRAZIONI AE M B T Torr. Ogliolo 17063-1 CORTENO GOLGI C di Edolo S. Pietro 17.100 6 A-N 14.000 M B Torr. Valle S. Antonio 17063-1N CORTENO GOLGI C torr. Ogliolo S. Antonio 140 1 Torr. Ogliolo Capoluogo 17063-2 CORTENO GOLGI C di Edolo (Santicolo) 4.981 3 A-N 4.000 M B Torr. Ogliolo 17068-1N EDOLO C di Edolo Cortenedolo 3.131 3 A-N Torr. Ogliolo 17068-2N EDOLO C di Edolo Vico 450 1 Affl. Del rio di Malonno (fiume 17101-1N MALONNO C Oglio) Landò 130 1 Affluente 17101-2N MALONNO C fiume Oglio Lo ritto 370 1 EDOLO, SONICO, Mozio, Nazio, Odecla, B-N- VD2N MALONNO VD2N Fiume Oglio Volpera 17.163 5 clorazione Torr. Zazza (fiume MALONNO Zazza, VD3N MALONNO VD3N Oglio) SONICO Garda 905 2 N

TABELLA 7.5

REVISIONE COMUNE CODICE DENOMINAZIONE DELL’OPERA SEZIONI DELL’OPERA RIENTRANTI NELLA CLASSE DI PRIORITA’ P.R.R.A. SCHEMA INTERCOMUNALE DELL’OPERA 17063 CORTENO GOLGI 17063-1 Impianto di Corteno Golgi S. Impianto tipo 6 incremento per 3100 AE e copertura esclusa Pietro defosfatazione 17063 CORTENO GOLGI 17063-1N Impianto di Corteno Golgi S. Vasca imhoff tutta di nuova costruzione Antonio 17063 CORTENO GOLGI 17063-2 Impianto di Corteno Golgi Impianto tipo 3 incremento per 981 AE e copertura esclusa Santicolo defosfatazione 17068 EDOLO 17068-1N Impianto di Edolo Cortenedolo Impianto tipo 3 tutto nuovo esclusa defosfatazione 17068 EDOLO 17068-2N Impianto di Edolo Vico Vasca imhoff tutta di nuova costruzione 17101 MALONNO 17101-1N Impianto di Malonno Landò Vasca imhoff tutta di nuova costruzione 17101 MALONNO 17101-2N Impianto di Malonno Lo ritto Vasca imhoff tutta di nuova costruzione VD2N VD2N VD2N Impianto di Malonno Impianto tipo 5 tutto nuovo esclusa defosfatazione VD2N VD2N 1N Collettamento Collettore Edolo - Malonno VD2N VD2N 1N Sollevamento Sollevamento 1N per attraversamento Oglio VD3N VD3N VD3N Impianto di Malonno Zazza Impianto tipo 2 tutto nuovo esclusa costruzione

70 “Localizzazione dell’impianto di depurazione Per impianto di depurazione si intende l’insieme delle unità operatrici destinate a trattare le acque, tenuto conto dei loro caratteri secondo le modalità e nella misura richieste dalle condizioni del recipiente e/o di un eventuale reimpiego ed inosservanza delle disposizioni emanate dalle competenti Autorità. Il P.R.R.A. prevedeva il dislocamento dell’impianto di depurazione a monte del Ponte di Lorengo in una zona che successivamente è rientrata parzialmente nei limiti imposti dalla fascia A del P.A.I. L’area individuata dallo Studio di Fattibilità dell’intervento redatto dal Consorzio Comuni BIM di Vallecamonica, è collocata immediatamente a valle del Ponte di Lorengo a sud di Malonno. L’Amministrazione Comunale di Malonno ha espresso, durante gli incontri propedeutici alla redazione del presente progetto preliminare, l’intenzione di individuare una nuova localizzazione del depuratore in una zona posizionata ad una maggiore distanza dai centri abitati e dalla strada statale n° 42 al fine di minimizzarne l’impatto ambientale sul territorio.”

“Sono state valutate tre ipotesi […] Dall’analisi delle alternative illustrate e delle relative problematiche si è individuata come localizzazione ottimale dell’impianto la soluzione 1 che prevede la realizzazione dell’impianto a monte della ferrovia, caratterizzata da: - un’adeguata accessibilità senza dover eseguire consistenti opere di adeguamento del sottopasso ferroviario; - una superficie sufficiente per la realizzazione dell’impianto; - una maggiore distanza di rispetto dal fiume Oglio. L’impianto di depurazione intercomunale verrà quindi realizzato ad una quota di livello sul mare di 506,70 metri, in comune di Malonno nell’area situata a monte della linea ferroviaria Brescia-Iseo-Edolo accessibile dalla strada comunale esistente. Benché a questa quota, durante la stagione invernale, non si raggiungono temperature troppo basse che potrebbero causare problemi al processo depurativo; per far

71 fronte a problemi legati all’impatto ambientale l’impianto dovrà essere realizzato completamente al chiuso. I reflui pervengono al collettore mediante tubazione in pressione; la quota di scorrimento del collettore nel punto di arrivo entro l’area dell’impianto, è a circa metri 501,70 s.l.m.”

Calcolo degli abitanti equivalenti di cui al progetto definitivo come presentato Di seguito si riporta la tabella allegata al progetto definitivo (pag.36) presentato dallo Studio di Ingegneria Alessandro Berdini da cui rileva che gli abitanti equivalenti riferiti al territorio comunale di Malonno sono 5657 così calcolati: immissione Zazza Garda (11785-11300)/2 = 242 (in quanto in questo tratto risulta esserci popolazione di Malonno e Sonico); immissione Malonno 1, Malonno 2 (17200- 11785)= 5415;

72 Provvedimento di autorizzazione scarico acque reflue urbane autorizzato dalla Provincia di Brescia – Area Ambiente, Servizio Acqua – Ufficio Acque, prot. N.0151655/08; prot. Comunale n.4458 del 9/12/08

Considerato che: - la pubblica fognatura, costituita da n.9 reti di tipo unitario, risulta complessivamente a servizio di 4.073 abitanti, riceve acque reflue domestiche e meteoriche di dilavamento, ad eccezione della rete fognaria n.4 che riceve anche acque reflue industriali per una quantità di circa 30 a.e.; - i dati riepilogativi gli scarichi oggetto della domanda di autorizzazione sono riportati nella tabella seguente:

Dati Catastali Coordinate Gauss-Boaga Rete A.E. Scari località Tipologia Scarico Recapito n./tipo serviti co n. Fg. mapp. X Y

1/mista Loritto 238 1 Terminale acque reflue urbane 6 54 1602522 5110788 Rio dei Mulini 2/mista Landò 68 2 Terminale acque reflue urbane 28 97 1601096 5109015 Torrente Radello 3/mista Moscio 78 3 Terminale acque reflue urbane 39 208 1600970 5108147 Valle di Moscio 4 Terminale acque reflue urbane 43 280 1601702 5107547 Torrente Ogliolo Ponte via 4.1 Sfioratore di piena 42 1601756 5108375 Valle Franchina 2975+ Cremeria Malonno 4/mista 30 A.E. Ponte via Lava 4.2 Sfioratore di piena 30 1602156 5108260 Valle Franchina ind. Presa 4.3 Sfioratore di piena 23 165 1602168 5108629 Torrente Ogliolo 4.4 Sfioratore di piena 23 165 1602183 5108639 Suolo Odecla 5 Terminale acque reflue urbane 50 137 1601608 5107202 Fiume Oglio 5/mista 505 Nazio 5.1 Sfioratore di piena 47 8 1600577 5107735 Valle Vallaro Forno 6/mista 31 6 Terminale acque reflue urbane 6 125 1601677 5105203 Fiume Oglio Allione 7/mista Belvedere 35 7 Terminale acque reflue urbane 35 73 1603371 5108402 Rio Gambarera 8/mista Zazza 33 8 Terminale acque reflue urbane 36 210 1603533 5108629 Valle di Prabello 9/mista Zazza 110 9 Terminale acque reflue urbane 36 210 1603612 5108621 Valle di Prabello

- gli impianti di trattamento, relativi alle reti 1, 3, 4, 7 e 9 sono costituiti da trattamenti primari di chiarificazione / sedimentazione; - l’impianto di trattamento relativo alla rete 2 è costituito da una vasca Imhoff, a servizio di una popolazione di 68 abitanti; - con note del 10.11.2005 prot. n. 4567, 10.05.2006 prot. n. 2249 e 18.08.2008 prot. n. 2962 il Comune di Malonno dichiara che: . lo scarico di acque reflue industriali di raffreddamento presente nella rete 4 verrà disattivato quando entrerà in funzione il depuratore intercomunale di Malonno; . per gli scarichi nn. 6 e 8 è in corso la valutazione per la predisposizione di una vasca Imhoff; . gli sfioratori di piena sono conformi alla normativa previgente; . gli scarichi di acque reflue domestiche prima dell’allaccio alle reti fognarie subiscono un trattamento in fossa biologica; . i corpi idrici ricettori gli scarichi hanno portata d’acqua continua per oltre 240 gg/anno;

73 . dalla planimetria in scala 1:10.000 si evince che lo scarico dello sfioratore 4.4 recapita su suolo in area esterna alla zona di rispetto delle sorgenti 5 e 6; (…) DISPONE 1. di autorizzare - il Comune di Malonno (BS), nella persona del Sindaco pro tempore, a recapitare in corpo idrico superficiale gli scarichi indicati in premessa, sintetizzati nella tabella sotto riportata, che fanno parte integrante del presente atto;

Coordinate Gauss- Scarico Recapito C.T.R. Boaga 1:10.000 N° Località Tipologia X Y

1 Loritto Terminale acque reflue urbane D3c2 1602522 5110788 Rio dei Mulini 2 Landò Terminale acque reflue urbane D3c3 1601096 5109015 Torrente Radello 3 Moscio Terminale acque reflue urbane D3c3 1600970 5108147 Valle di Moscio 4 Terminale acque reflue urbane D3c3 1601702 5107547 Torrente Ogliolo 4.1 Sfioratore di piena D3c3 1601756 5108375 Valle Franchina Malonno 4.2 Sfioratore di piena D3c3 1602156 5108260 Valle Franchina Lava 4.3 Sfioratore di piena D3c3 1602168 5108629 Torrente Ogliolo 4.4 Sfioratore di piena D3c3 1602183 5108639 Suolo 5 Terminale acque reflue urbane D3c3 1601608 5107202 Fiume Oglio Odecla Nazio 5.1 Sfioratore di piena D3c3 1600577 5107735 Valle Vallaro

6 Forno Allione Terminale acque reflue urbane D3c3 1601677 5105203 Fiume Oglio

7 Belvedere Terminale acque reflue urbane D3c3 1603371 5108402 Rio Gambarera 8 Zazza Terminale acque reflue urbane D3c3 1603533 5108629 Valle di Prabello 9 Zazza Terminale acque reflue urbane D3c3 1603612 5108621 Valle di Prabello

- nel rispetto dei limiti di concentrazione previsti dall’Allegato 5 alla parte terza del D. Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii. e del RR n. 3/2006, in particolare:  per lo scarico n. 4: - sino al 31.12.2008 i limiti della taballa 1 dell’allegato 5 alla parte terza del D.Lgs. 152/06 e

s.m.i. per i parametri B.O.D.5 25 mg/l, C.O.D. 125 mg/l, Solidi Sospesi Totali 35 mg/l; - a decorrere dal 01.01.2009 i limiti della tabella 4 dell’allegato “B” al R.R. 3/2006 per i

parametri B.O.D.5 25 mg/l, C.O.D. 125 mg/l, Solidi Sospesi Totali 35 mg/l e Fosforo Totale 2 mg/l; - dovranno altresì essere rispettati, per i parametri in elenco alla tabella 5 dell’Allegato 5 alla Terza Parte del D.Lgs. 152/06 e ss.mm.ii., i limiti della tabella 3 dell’Allegato 5 alla Terza Parte del D.Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.;  per gli scarichi nn. 1 e 9 il rispetto dei limiti della tabella 2 dell’allegato “B” al R.R. n°3/2006, colonna>100<400, per i parametri riportati di seguito:

74 Parametri Valori limite di emissione BOD5 (mg/l) 60 COD (mg/l) 160 Solidi sospesi totali (mg/l) 80 Grassi e oli animali/vegetali (mg/l) 20

 per lo scarico n. 5 il rispetto dei limiti della tabella 2 dell’allegato “B” al R.R. n°3/2006, colonna >400≤2000, per i parametri riportati di seguito: Parametri Valori limite di emissione BOD5 (mg/l) 40 COD (mg/l) 160 Solidi sospesi totali (mg/l) 60 Grassi e oli animali/vegetali (mg/l) 20 Azoto Ammoniacale, come NH4, (mg/l) 25

 gli scarichi nn. 2, 3, 6, 7 e 8, dovranno rispettare per il parametro “Solidi sedimentabili” il limite di 0.5 ml/l, di cui alla tabella 2 dell’allegato B al R.R. 3/2006; (…)

Di seguito si riporta l’art. 13 delle Norme di Attuazione del Progetto di Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) per quanto concerne gli scarichi in corsi d’acqua.

Norme di Attuazione del Progetto di Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) Art. 13 L’autorizzazione di scarichi nei corsi d’acqua ai sensi del presente Regolamento è rilasciata solamente sotto l’aspetto della quantità delle acque recapitate ed è da intendersi complementare, e mai sostitutiva, all’autorizzazione allo scarico, sotto l’aspetto qualitativo, rilasciata dalle competenti autorità nel rispetto delle indicazioni del D.lgs. 152/06 ex 11.05.1999 n. 152 e successive modificazione ed integrazioni (Provincia). La materia è normata dall’art. 12 delle Norme Tecniche di attuazione del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, al quale si rimanda, e che prevede l’emanazione di una direttiva in merito da parte dell’Autorità di Bacino. In generale dovrà essere verificata, da parte del richiedente l’autorizzazione allo scarico, la capacità del corpo idrico a smaltire le portate scaricate. Nelle more dell’emanazione della suddetta direttiva e in assenza di più puntuali indicazioni si dovrà comunque rispettare quanto disposto dal Piano di Risanamento Regionale delle acque, che indica i parametri di ammissibilità di portate addotte ai corsi d’acqua che presentano problemi d’insufficienza idraulica.

75 I limiti di accettabilità di portata di scarico fissati sono i seguenti: - 20 l/s per ogni ettaro di superficie scolante impermeabile, relativamente alle aree di ampliamento e di espansione residenziali e industriali - 40 l/s per ettaro di superficie scolante impermeabile, relativamente alle aree già dotate di pubbliche fognature. I suddetti limiti sono da adottare per tutti gli scarichi ad esclusione di quelli che recapitano direttamente nel Fiume Oglio. Il manufatto di recapito dovrà essere realizzato in modo che lo scarico avvenga nella medesima direzione del flusso e prevedere accorgimenti tecnici (quali manufatti di dissipazione dell’energia) per evitare l’innesco di fenomeni erosivi nel corso d’acqua. Nell’impossibilità di convogliare le acque di scarico in corsi d’acqua si rende necessario prevedere sistemi autonomi di laminazione o smaltimento consistenti in: - bacini o vasche di laminazione per l’accumulo temporaneo delle acque meteoriche Per le nuove aree di lottizzazione ed in generale per insediamenti residenziali, ed industriali o artigianali, si dovrà predisporre un adeguato progetto relativo alla raccolta e smaltimento delle acque meteoriche intercettate dalle coperture e dalle aree impermeabilizzate con la previsione di appositi bacini di accumulo temporaneo evitando il convogliamento diretto in fognatura o alla rete superficiale e/o dispersione causale nelle zone limitrofe. I manufatti di raccolta, di recapito e di accumulo delle acque meteoriche dovranno obbligatoriamente essere compresi nelle opere di urbanizzazione primaria. I bacini di accumulo, dimensionati in relazione alla superficie delle aree impermeabili e all’altezza di pioggia prevista nelle 24 ore con un tempo di ritorno di 100 anni, dovranno invasare le acque meteoriche tramite opportune opere di captazione. I bacini di accumulo dovranno essere ricavati in apposite aree permeabili ed essere provvisti di una soglia tarata per il rilascio regolato dei volumi d’acqua invasati nella rete di scolo delle acque superficiali. Qualora si preveda un fondo impermeabile per il mantenimento di uno specchio d’acqua permanente si dovrà garantire il riciclo, anche forzato, dell’intero volume d’acqua onde evitarne il ristagno e il deterioramento della qualità. La dimensione dei bacini deve esser calcolata considerando il volume di raccolta pari al 130 mm d’acqua per ogni metro quadrato di superficie impermeabile.

76 9 Qualità delle acque

9.1 Qualità delle acque superficiali9 Le acque superficiali coprono una superficie pari al 3,5 % circa del territorio regionale, costituendo una risorsa per lo sviluppo agricolo, industriale (nei processi e nella produzione di energia), turistico e ricreativo. Il reticolo idrografico lombardo è caratterizzato da numerosi corsi d’acqua e laghi, sia naturali che artificiali: il reticolo principale e secondario hanno una estensione complessiva rispettivamente di circa 1.900 km e 9.500 km; i corsi d’acqua artificiali, con finalità irrigue o di bonifica, si estendono per quasi 40.000 km. Elementi caratterizzanti la realtà lombarda sono anche gli invasi, cioè laghi naturali modificati e laghi artificiali, che originano dalle dighe realizzate per l’irrigazione, la produzione energetica o il controllo delle piene. La maggior parte dei fiumi lombardi rientra nella classe di qualità “sufficiente”; i tratti montani dei fiumi sono in genere di qualità ottimale. I corsi d’acqua qualitativamente più compromessi sono i fiumi Lambro, Olona, alcuni tratti del Mincio, in uscita dai laghi di Garda e di Mantova, e il Serio, in prossimità di Bergamo. In generale, la scarsa qualità delle acque è dovuta alla mancanza o all’inefficienza di processi di depurazione delle acque reflue. Le acque dei laghi lombardi sono di qualità da scadente a sufficiente. I tre grandi laghi lombardi, Como, Garda e Maggiore hanno un indice SEL sufficiente, mentre i laghi di medie dimensioni (Idro, Varese e Lugano) ad eccezione del lago di Iseo hanno qualità scadente. I piccoli laghi risultano quasi sempre in condizioni buone nelle aree montane e scadenti nella zona pedemontana. Per quanto riguarda la sensibilità all’acidificazione delle acque, causata dal fenomeno delle piogge acide, i laghi ad alta quota (attorno ai 2.000 metri di altitudine) sono generalmente i più vulnerabili, ma negli ultimi anni si è riscontrata una tendenza all’incremento dell’alcalinità. L’uso ricreativo delle acque fa della Lombardia la prima regione italiana per diffusione di alcuni sport acquatici e un elemento di attrazione turistica di rilievo nazionale, specie nell’area dell’alto Garda. L’uso ricreativo-balneare delle acque è influenzato dal carico antropico convogliato dai fiumi e l’idoneità delle spiagge è condizionata dalla qualità microbiologica delle acque. L’idoneità alla balneazione nel periodo 1999-2004 è diminuita del 35 % sul lago di Como e del 85 % sul lago Maggiore, mentre è aumentata del 17 % sul lago d’Iseo. Un parametro importante per caratterizzare la fruibilità ricreativa delle acque è anche la trasparenza, non necessariamente connessa a pericoli per la salute pubblica, ma solo alla gradevolezza. Relativamente alle 136 stazioni di campionamento posizionate su corsi d’acqua naturali, nel biennio 2003- 2004 si è verificato un miglioramento di qualità in 22 stazioni e un peggioramento in 13; delle 77 stazioni posizionate su corsi d’acqua artificiali, 16 hanno mostrato un miglioramento e 7 un peggioramento. Per le stazioni lacustri, la qualità dell’acqua è migliorata in sette stazioni e peggiorata in cinque. Complessivamente, le situazioni di qualità buona sono passate dal 6 al 14 %. Di seguito vengono presentate le analisi cartografiche effettuate nel Programma di Tutela e Uso delle Acque (PTUA), Regione Lombardia, marzo 2006.

9 PTUA, Programma di Tutela e Uso delle Acque, Regione Lombardia, marzo 2006 77

Livello di inquinamento da macrodescrittori, tavola 2 – PTUA, marzo 2006

Indice biotico esteso, tavola 2 – PTUA, marzo 2006 78

Stato ecologico dei corpi idrici superficiali, tavola 2 – PTUA, marzo 2006

Stato ambientale dei corpi idrici superficiali, tavola 2 – PTUA, marzo 2006

79 9.2 Gli inquinanti10

Gli inquinanti, che normalmente si trovano nelle acque reflue, possono essere raggruppati in classi diverse, secondo la loro natura e gli effetti che producono: i materiali galleggianti (sono tutte le sostanze più leggere dell’acqua e insolubili come grassi, oli e schiume), i materiali in sospensione sono le sostanze insolubili, che hanno peso uguale o superiore a quello dell’acqua, i materiali disciolti (sono i più numerosi e sono acidi, sali metallici, insetticidi, cianuri e tutti i prodotti tossici), materiali biologici (tutti gli organismi viventi, animali o vegetali, hanno influenza sulla qualità dell’acqua).

9.3 Valutazione del grado di inquinamento dell’acqua

Vista la complessità e la numerosità dei fattori da tenere in considerazione per la valutazione del grado dell’inquinamento delle acque, sono stati introdotti una serie di indici e indicatori di stato che descrivono la qualità dell’ambiente, ovvero in che stato di salute si trovano gli ecosistemi come, a esempio, un lago o un fiume. Sono quindi molto utili per comprendere il limite di capacità di un corpo idrico. Fra i vari metodi a disposizione per valutare il grado di inquinamento, quelli normalmente utilizzati misurano la domanda di ossigeno dell’acqua che serve a valutare il grado di inquinamento e a stabilire la quantità di ossigeno da somministrare all’acqua per ripristinare l’originale condizione di purezza. Il grado d’inquinamento viene espresso da tre parametri (Bod5, Cod, Od). Esistono inoltre altri indicatori che misurano la concentrazione dei nutrienti (azoto e fosforo), la concentrazione di biomasse sulla superficie (clorofilla A per la valutazione delle caratteristiche trofiche e coliformi e per la valutazione dell’inquinamento fecale).

9.4 Parametri e limiti per la classificazione

La metodologia per la classificazione dei corpi idrici è dettata dall’allegato 1 del D.Lgs.152/99, che definisce gli indicatori e gli indici necessari per costruire il quadro conoscitivo dello stato ecologico e ambientale delle acque, rispetto a cui misurare il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale prefissati. Il D.Lgs 152/99 introduce lo stato ecologico dei corpi idrici superficiali come «l’espressione della complessità degli ecosistemi acquatici», alla cui definizione contribuiscono sia parametri chimici-fisici- microbiologici di base relativi al bilancio dell’ossigeno e allo stato trofico attraverso l’indice Lim (Livello di inquinamento da macrodescrittori) sia la composizione della comunità macrobentonica delle acque correnti attraverso il valore dell’Indice biotico esteso (Ibe).

10 In questo paragrafo (11.2) fino al paragrafo 11.6 dati tratti da: Rapporto sullo Stato dell’Ambiente, Comunità Montana di Valle Camonica, anno 2006 80 9.5 Le stazioni per il monitoraggio

La qualità del fiume Oglio viene rilevata in nove stazioni di monitoraggio, di cui tre nel tratto prelacuale, inoltre sono operative altre tre stazioni di rilevamento nei suoi affluenti Dezzo, Grigna e Ogliolo. Queste stazioni sono attive in punti strategici dell’asta fluviale, ma appare evidente la disomogenea distribuzione sul territorio: appare utile installare altre stazioni per il monitoraggio e la raccolta di campioni di acqua, soprattutto nella media valle. La qualità di un corso d’acqua può essere definita anche attraverso la qualità dei suoi ecosistemi. Per questo è stato predisposto un indice di funzionalità fluviale (Iff) che valuta lo stato di salute ecologica degli ambienti fluviali, basandosi sull’analisi speditiva dei parametri morfologici, strutturali e biotici dell’ecosistema preso in considerazione. È un metodo di indagine per il controllo e il monitoraggio ecologico degli ambienti fluviali a scopo di tutela degli stessi, che assegna dei valori crescenti in base alla soddisfazione dei parametri sopra citati. In seguito alla determinazione di tale indice si è poi in grado di calcolare il Deflusso minimo vitale (Dmv), in modo da preservare meglio l’ecosistema fiume. Il Dmv è, infatti, uno strumento che consente di definire la minima quantità d’acqua che deve scorrere nell’alveo perché il corso d’acqua possa sopravvivere. In una valle dove il prelievo idrico per scopi agricoli (irrigazione), industriali (sia acque reflue di processo che per la produzione di energia) e civili (uso domestico) è molto intenso, è necessario utilizzare tutti questi strumenti a disposizione per garantire un uso adeguato della risorsa idrica. Dai dati e dalle informazioni in nostro possesso, forniti dal Dipartimento dell’Arpa di Darfo Boario Terme, non risultano campagne di rilevamento per la definizione dell’Iff, di conseguenza non è possibile calcolare correttamente il Dmv che viene sostanzialmente regolato dagli enti gestori dei bacini e degli invasi artificiali. Sarebbe certamente utile organizzare e intraprendere queste campagne di rilevamento che consentirebbero di instaurare una sorta di “circolo virtuoso”: l’Arpa avrebbe un database aggiornato utile all’autorizzazione allo scarico delle aziende con una maggiore consapevolezza. La comunità montana avrebbe inoltre a propria disposizione uno strumento indispensabile alla pianificazione degli interventi sul bacino dell’Oglio sopralacuale e, infine, la Valle Camonica ne guadagnerebbe dal punto di vista ambientale.

Di seguito vengono evidenziate le stazioni di rilevamento sul fiume Oglio nella Valle Camonica.

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Stazioni di rilevamento sul fiume Oglio nella Valle Camonica.

82 9.6 Valori rilevati nei corsi d’acqua superficiali

L’ultima campagna di monitoraggio completa su tutta la superficie del bacino idrografico del fiume Oglio sopralacuale, è quella del 1999: da allora la raccolta dati avviene principalmente a livello puntuale e per situazioni particolari (fenomeni di inquinamento). La mappa tematica seguente evidenzia i livelli di qualità delle acque sul bacino idrografico dell’Oglio sopralacuale sui dati raccolti nella campagna di monitoraggio del 1999 (con i riferimenti normativi dell’epoca).

Qualità dell’acqua del bacino idrografico del fiume Oglio nella C.M. di Valle Camonica

83 9.7 Acque sotterranee11

La protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento è attualmente disciplinata dal D.Lgs. 30/2009 attuativo della Direttiva 2006/118/CE che definisce i criteri per l’identificazione e la caratterizzazione dei corpi idrici sotterranei, standard di qualità e valori soglia dei parametri necessari alla valutazione dello stato chimico delle acque sotterranee nonché i criteri per la classificazione dello stato quantitativo delle stesse. Il processo di attuazione in Lombardia delle disposizioni normative vigenti in materia si trova attualmente in una fase di transizione che vede l’adeguamento delle procedure di monitoraggio finora eseguite ai sensi del previgente D.Lgs. 152/99 e s.m.i. Si sta quindi proseguendo nel monitoraggio e nella definizione degli stati quantitativo e qualitativo (SCAS) delle acque sotterranee. Questi vengono determinati in funzione, rispettivamente, del loro regime di livello e di una serie di parametri chimico-fisici, nonché nella definizione degli obiettivi di tutela per questa matrice ambientale. Contestualmente si sta provvedendo ad approfondire ed integrare, sulla base di specifici piani di monitoraggio e dell’analisi dello stato ambientale dei corpi idrici, nonché delle pressioni e degli impatti sugli stessi, l’individuazione dei corpi idrici, la valutazione del rischio e le modalità di raggiungimento degli obiettivi comunitari di buono stato chimico e buono stato quantitativo al 2015 per i corpi idrici già individuati ai sensi della normativa. Dal punto di vista operativo, ARPA Lombardia effettua, in corrispondenza dei punti (pozzi e piezometri) appartenenti all’attuale rete regionale:  il monitoraggio qualitativo delle acque sotterranee attraverso il campionamento semestrale e l’analisi di diversi parametri (parametri di base, metalli, inquinanti inorganici, composti organici aromatici, policiclici aromatici, alifatici clorurati cancerogeni e non cancerogeni, alifatici alogenati cancerogeni, clorobenzeni, pesticidi) tra cui alcuni rappresentativi di particolari fenomeni di contaminazione;  il monitoraggio quantitativo attraverso la misura mensile o trimestrale della soggiacenza della falda. A seconda delle caratteristiche (localizzazione, profondità di prelievo e litologia degli acquiferi) dei punti di prelievo, questi possono quindi afferire ad una o più reti di monitoraggio: Quantitativa (357 punti), Qualitativa (378 punti), Nitrati (285 punti) e Fitofarmaci (273 punti). Lo stato delle acque sotterranee è quindi rappresentato dalle condizioni riscontrabili mediante i monitoraggi sopra descritti. L’indicatore utilizzato per esprimere lo stato chimico delle acque sotterranee è lo SCAS (D.Lgs.152/99), rappresentato mediante l’attribuzione di cinque classi di qualità. Lo SCAS viene attribuito confrontando il valore medio delle concentrazioni di parametri di base e parametri addizionali organici e inorganici nel periodo di riferimento (anno) con determinati valori soglia indicati dalla normativa. L’attribuzione delle classi chimiche di qualità (la cui determinazione ne definisce l’impatto antropico e le caratteristiche idrochimiche) consente di osservare come per l’anno 2010 il 3% dei punti di monitoraggio si collochi nella classe 1 (impatto antropico nullo o trascurabile e pregiate caratteristiche idrochimiche), il 20% in classe 2 (impatto antropico ridotto e sostenibile sul lungo periodo e buone caratteristiche idrochimiche), il 12% in classe 3 (impatto antropico significativo e caratteristiche idrochimiche generalmente buone, ma con alcuni segnali di compromissione), il 34% nella classe 4 (impatto antropico rilevante e caratteristiche

11 Rapporto sullo stato dell’ambiente in Lombardia – 2010/2011 – ARPA-Regione Lombardia 84 idrochimiche scadenti) ed il 31% nella classe 0 (impatto antropico nullo o trascurabile ma presenza di particolari facies idrochimiche naturali in concentrazioni al di sopra del valore della classe 3). Complessivamente per l’anno 2010 si conferma lo stato di qualità delle acque sotterranee riscontrato nell’anno 2009. Dal punto di vista qualitativo si stanno approfondendo le conoscenze su locali condizioni di criticità e di degrado delle risorse idriche sotterranee negli strati più superficiali, come ad esempio i fenomeni di contaminazione da Cromo VI della falda acquifera della bassa bergamasca e della Valtrompia (Brescia), da solventi (Tri e Tetracloroetilene e altri solventi organo-alogenati) nel basso varesotto e nel milanese o da nitrati nelle zone di agricoltura intensiva della pianura oppure in presenza di perdite fognarie. Le attività di ARPA mirano, partendo dal monitoraggio dell’evoluzione temporale dei fenomeni di contaminazione, sia noti che non, al controllo del territorio e alla definizione dell’estensione di tali contaminazioni e dei relativi interventi di disinquinamento.

SCAS: Stato Chimico delle Acque Sotterranee AGGIORNAMENTO 2010 DEFINIZIONE L’indicatore esprime lo stato chimico delle acque sotterrane mediante l’attribuzione di classi di qualità. Lo SCAS viene attribuito confrontando il valore medio delle concentrazioni di parametri di base e parametri addizionali organici e inorganici nel periodo di riferimento (anno) con determinati valori soglia indicati dalla normativa di settore UNITA’ DI MISURA Classi di qualità da 0 a 4 DEFINIZIONE DPSIR STATO FONTE ARPA Lombardia (12 Dipartimenti) SCOPO INDICATORE E Descrivere mediante un indicatore sintetico la qualità dell’ambiente acque

SUA RILEVANZA sotterranee sulla base dei dati ottenuti da analisi chimico-fisiche ANALISI DEL DATO L’attribuzione delle classi chimiche di qualità (la cui determinazione ne definisce l’impatto antropico e le caratteristiche idrochimiche) consente di osservare come per l’anno 2010 il 3% dei punti di monitoraggio si collochi in classe 1 (impatto antropico nullo o trascurabile e pregiate caratteristiche idrochimiche), il 20% in classe 2 (impatto antropico ridotto e sostenibile sul lungo periodo e buone caratteristiche idrochimiche), il 12% in classe 3 (impatto antropico significativo e caratteristiche idrochimiche generalmente buone, ma con alcuni segnali di compromissione), il 34% in classe 4 (impatto antropico rilevante e caratteristiche idrochimiche scadenti) ed il 30% in classe 0 (impatto antropico nullo o trascurabile ma presenza di particolari facies idrochimiche naturali in concentrazioni al di sopra del valore della classe 3). Si conferma così per il 2010 la distribuzione delle classi chimiche dei corpi idrici dell’anno 2009

85

10 Suolo12

La componente ambientale del suolo, intesa nell’accezione più ampia del termine, interagisce con la vita umana per diversi e importanti motivi, come elemento ecologico fondamentale, come sede e risorsa di attività produttive e come fonte di pericolo per la pubblica incolumità. Il territorio della comunità montana, che presenta fasce altimetriche di tipo prevalentemente montano, è costituito per la maggior parte da terreni agricoli, adibiti principalmente a prati permanenti e pascoli. In bassa valle sono concentrati i maggiori centri urbani e le attività produttive di tipo industriale, mentre il resto della valle è caratterizzato da insediamenti a bassa densità abitativa e interessati in prevalenza da attività di tipo agricolo o legate al turismo. Le pressioni sul suolo derivano generalmente dall’aumento della popolazione e delle attività produttive, dalle contaminazioni dovute alle stesse attività produttive, dall’aumento delle aree urbanizzate a danno delle aree naturali e dall’utilizzo in agricoltura di prodotti fitosanitari. Ulteriori problematiche sono costituite dall’erosione, dalla perdita di sostanza organica, dalla perdita di biodiversità e dall’instabilità delle masse solide. In questo capitolo verrà fornita una panoramica della situazione della risorsa suolo all’interno della Valle Camonica, con particolare attenzione alla descrizione della conformazione del territorio, agli utilizzi del suolo, al rischio idrogeologico e alle aree dismesse.

12 Capitolo tratto dal Rapporto sullo stato dell’Ambiente – Comunità Montana di Valle Camonica – anno 2006 86 10.1 Il territorio della Valle Camonica

La Valle Camonica, che presenta per la maggior parte del territorio altitudini marcatamente superiori agli 800 m, è ubicata nella parte nord orientale della Lombardia, inserita a cavallo fra la zona prealpina e quella alpina, e si estende approssimativamente per 1.305 km2. Il territorio coperto dalla comunità montana di Valle Camonica si estende invece per circa 1.271 km2, poiché non tutti i comuni della valle ne fanno parte. Il territorio vallivo, di forma leggermente allungata, si estende lungo la direttrice NE-SO, dal Passo del Gavia e del Tonale al Lago di Iseo. La Valle, incuneata fra i massicci alpini Adamello-Presanella ed Ortles-Cevedale, entrambi con altitudine superiore ai 3.500 m s.l.m., è attraversata dal fiume Oglio, quinto fiume italiano per lunghezza, che si origina dal Corno dei Tre Signori (Cevedale) e dal Passo del Gavia con due rami che confluiscono a monte di Ponte di Legno e che subito a Valle ricevono il contributo degli immissari Narcanello, Avio, Fumeclo, Val Grande e

Paghera; essa costituisce di conseguenza la parte alta del bacino idrografico del fiume Oglio che ne percorre gli ottanta chilometri circa di fondo vallivo. Sono inclusi all’interno del territorio camuno i parchi naturali dell’Adamello, con un’estensione di circa 510 Km2, e parte del parco dello Stelvio. Il territorio presenta un’altitudine variabile dai 200 m s.l.m. ai 3.554 m s.l.m. dell’Adamello.

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Altimetria del territorio della Comunità Montana di Valle Camonica – fonte: CTR Regione Lombardia – elaborazione degli autori del Rapporto sullo Stato dell’Ambiente – anno 2006

10.2 Utilizzi del suolo

In Valle Camonica il territorio è destinato per grandissima parte a scopi agrari. La superficie agricola totale costituisce, secondo i dati del censimento dell’agricoltura del 2000, il 70% della superficie territoriale. Sempre secondo i dati del censimento, tale superficie è composta in maniera prevalente da foreste, prati e pascoli, a cui seguono seminativi e coltivazioni permanenti.

Ripartizione della Sau (Superficie agricola utilizzata) tra le principali colture (2000)

Si può notare come i prati permanenti e i pascoli siano di gran lunga i più rappresentativi e di conseguenza come il comparto zootecnico sia predominante; i seminativi sono per la quasi totalità costituiti da foraggio destinato al reimpiego aziendale per l’alimentazione dei bovini. Le colture arboree presenti (vite e melo) sono diffuse solamente nella media e bassa valle. Le trasformazioni socio economiche degli ultimi trent’anni hanno prodotto un significativo consumo di suolo e, in quest’arco di tempo, molti comuni della Valle Camonica hanno quasi decuplicato il proprio impianto insediativo. Il

88 consumo di suolo non ha avuto andamento costante nel tempo: si è infatti registrato un calo di consumo del suolo negli anni dal dopoguerra al 1975, una consistente ripresa nei cinque anni successivi e un ulteriore calo tra gli anni Ottanta e Novanta, con nuovo incremento fino alle rilevazioni del 1998.

Incremento della superficie urbanizzata in Valle Camonica dal 1945 al 1998

In sostanza, nel periodo analizzato, il suolo urbanizzato passa da circa 8 Km2 a circa 35 Km2: l’87,10% di tale superficie è destinato alla residenza, mentre il restante è destinato ad altri usi. Questo andamento si osserva in quasi tutti i comuni della valle, mentre lo sviluppo delle attività produttive si è sempre concentrato nella bassa e media valle, quasi esclusivamente intorno ai comuni di , Cividate Camuno e . Le variazioni più significative nell’uso del suolo risultano di conseguenza quelle dovute ai fenomeni di urbanizzazione, anche se, come già detto, la maggior parte della superficie dei comuni continua a essere occupata da aree verdi (parchi, boschi, prati e campi) ed il territorio della valle resta caratterizzato da un alto tasso di naturalità.

10.3 Le aree dismesse

La problematica del risanamento dei siti inquinati, che originano dalla dismissione di aree industriali, è presente anche in Valle Camonica dove, in seguito a un processo di trasformazione delle attività produttive dal settore industriale, specie siderurgico, a quello dei servizi, numerose e vaste zone ex industriali risultano oggi dismesse, parzialmente dismesse o non insediate. Il riuso di tali aree, spesso collocate in posizioni potenzialmente strategiche nel quadro territoriale, può costituire un’importante occasione di sviluppo e di risanamento ambientale per la valle. Per far sì che la riqualificazione delle aree dismesse possa rientrare a pieno titolo tra quelle attività rivolte a uno sviluppo sostenibile delle aree urbane e metropolitane in termini di vantaggi economici, sociali e ambientali, è necessario che si riesca a portare a confronto le esigenze della collettività con quelle dei privati, per fare in modo che l’operazione effettuata possa risultare vantaggiosa a tutte le parti coinvolte. Le maggiori criticità in questo senso emergono dall’intreccio di problemi ambientali, economici e normativi, che condizionano notevolmente la sostenibilità dei possibili interventi e, conseguentemente, la loro attuazione. Per quanto riguarda le forme di inquinamento delle aree dismesse, le problematiche più comuni riguardano la presenza di eternit (cemento-amianto) in molte coperture e di contaminazioni da metalli

89 pesanti e oli, che possono essere penetrati nel terreno dipendentemente dalla tipologia di pavimentazione delle aree.

La percentuale di occupazione del suolo di aree dismesse è molto più elevata nella bassa valle rispetto alla media e alta, mentre per quanto riguarda la destinazione urbanistica delle aree ex industriali si rileva una tendenza molto ben delineata. Nell’alta valle si tende a valorizzare parte di queste aree (51%) alla destinazione turistica e parte (44%) per una destinazione industriale/artigianale, nella bassa valle si è scelto di destinare la quasi totalità delle aree per un uso industriale/artigianale (98%).

90

Sul territorio comunale di Malonno non sono presenti cave né attive né dismesse.

10.4 Uso del suolo

10.4.1 Uso del suolo naturale Il Comune di Malonno si caratterizza per la vasta superficie a bosco di conifere, di latifoglie e misto di conifere e latifoglie. Alle quote inferiori le latifoglie sono le prevalenze arboree, mentre alle quote superiori prevalgono le conifere. Si può notare che il territorio alpino sopra i 1600 metri si estende lungo la fascia occidentale del comune. Vi sono inoltre vaste zone di prati e pascoli e, alle quote più elevate, vegetazione arbustiva e dei cespuglieti. Si riscontra inoltre la modesta presenza di accumuli detritici e affioramenti litoidi privi di vegetazione presenti oltre i 2000 metri.

Pianificazione forestale13 I boschi di proprietà del Comune di Malonno risultano essere stati soggetti a Piani di Assestamento dal 1936 in avanti. Con delibera n° VI/49312 del 31/03/2000, la Giunta Regionale della Lombardia accoglieva la richiesta della Comunità Montana di Valle Camonica intesa ad ottenere il finanziamento per la revisione del Piano. Con successiva delibera del Consiglio Direttivo n.156 del 27 giugno 2000, la Comunità Montana ha affidato al Dott. For. Christian Donati, in veste di Direttore Tecnico del Consorzio Forestale Valle Allione, la redazione della seconda revisione del piano con validità dal 2003 al 2017.

10.4.2 Piano di Assestamento delle proprietà Silvo-Pastorali Aspetti geografici, morfologici ed orografici del territorio L’abitato di Malonno, sede comunale, è ubicato a quota 536 m s.l.m. al km 110 della S.S. n° 42 del Tonale e ripartito in sette frazioni: Odecla, Nazio, Moscio, Landò, Lezza e Loritto alla destra orografica della Valle Camonica, mentre alla sinistra è posta Zazza. Il territorio montano, esposto prevalentemente ad Est, è localizzato, come precedentemente ricordato, per circa l’ 86% nel bacino idrografico del fiume

13 Piano di assestamento delle proprietà silvo-pastorali del comune di Malonno – Consorzio Forestale Valle Allione – Provincia di Brescia 91 Oglio, mentre per circa il 14% lungo la Valle Allione e la sua confluente Valle del Sellero, in Comune censuario di Paisco-Loveno (esposizione Sud - SW).

Dal punto di vista amministrativo, confina a Nord-NW con il Comune di Edolo, a Nord-NE con quello di Sonico, ad Est e SE con il Comune di Berzo Demo, a SW con quello di Paisco-Loveno mentre ad Ovest con Corteno Golgi. Diversi sono gli inclusi di proprietà privata costituiti da boschi e maggenghi che contribuiscono a rendere frastagliata la confinazione particellare. Significativa per caratteristiche e dimensioni risulta essere la proprietà silvo-pastorale. Nei pressi del Monte Faeto sono ancora oggi ben visibili, ed in buono stato di conservazione, i resti di mulattiere con selciato a secco, trincee, postazioni d’artiglieria e polveriere risalenti alla prima guerra mondiale, monumenti che meriterebbero di essere valorizzati opportunamente. Di notevole valore agronomico e zootecnico è il patrimonio pastorale, costituito dalla malga Campello di Landò (comparto pascolivo n° 200), dalla malga Campo e Campello di Nazio (n° 201), dai pascoli del Campaccio (n° 202) e dalla malga Campolungo (n° 203). Oltre queste malghe comunali, vanno segnalati gli alpeggi ed i maggenghi privati (Campo di Landò, Cascine Brunò, Baite Prà de l’acqua, Alben) che testimoniano il ruolo importante dell’attività zootecnica nell’economia locale. La matrice geologica, formatasi nel paleozoico, è costituita da scisti argillosi, micascisti, filladi e talcoscisti, che danno origine a suoli prevalentemente acidi, caratterizzati da un certo grado di instabilità superficiale, associato a processi di dilavamento e lisciviazione delle sostanze minerali negli orizzonti inferiori. In Località Campolungo sono presenti detriti di copertura assestati, brecce cementate, conglomerati pleistocenici, nonché depositi morenici antichi, mentre in località Molbeno e Valicella vi è la presenza di rocce arenarie rosse e conglomerati silicei. Di particolare valore geologico è la paleofrana localizzata a monte dell’abitato di Loritto, che documenta il collasso strutturale del versante con la conseguente formazione dell’altipiano. La fragilità del territorio montano è minacciata da ripetuti dissesti idrogeologici provocati da un’insieme di concause: la forte acclività dei versanti, l’azione continua di scavo dei torrenti, la carente regimazione delle acque meteoriche di superficie, la frequenza e l’intensità dei fenomeni temporaleschi che provocano scivolamenti superficiali e scollamenti di materiale.

Attività socio – economiche, sviluppo urbanistico e tutela ambientale Il Comune di Malonno ha mantenuto costante negli ultimi 20 anni il numero dei residenti (3357 abitanti come da censimento ISTAT pubblicato nel 2002). A parte il settore secondario, caratterizzato da piccole e medie imprese, ed il terziario, non ben sviluppato a causa di un turismo di passaggio, nel presente paragrafo si esaminerà la sfera economica legata alle attività agro-silvo-pastorali. L’attività agricola è praticata a livello familiare (patate, fagioli, verze) e da alcune aziende agricole presenti nel fondovalle, che coltivano alcune superfici a cereali (esclusivamente mais) e per la produzione del foraggio (fieno). In frazione Lava è presente un mulino ad acqua, la cui forza motrice è stata recentemente sostituita con motori elettrici, che comprova la fervida attività di lavorazione legata non solo ai cereali ma anche alla castagna. Anche la zootecnia montana è caratterizzata da un soddisfacente numero di piccoli e medi allevatori, che hanno potuto beneficiare positivamente dei 92 contributi forniti dal Reg. Cee 2078/92 e successivamente dal Piano di Sviluppo Rurale. Questa attività è favorita anche dalla presenza di un’estesa superficie a pascolo, caratterizzata da esposizioni favorevoli, un cotico erboso buono, strutture viarie e fabbricati d’alpe in discrete condizioni. E’ presente anche una azienda vivaistica per la coltivazione di fiori annuali e piante ornamentali e da frutto. In passato ebbe particolare rilevanza l’attività mineraria: oggi sono rimaste alcune testimonianze tangibili rappresentate dal complesso minerario della località Volpera (550 m s.l.m.), attive fino ai primi anni Cinquanta ed attualmente utilizzate come acquedotto comunale. Altre miniere sono localizzate in località Varagnola (1020 m s.l.m.), Frai (750 m s.l.m.) ed Alben (1490 m s.l.m.). Diversi saggi di scavo sono ancora visibili in molte particelle forestali. L’estrazione del ferro condizionò prima della rivoluzione industriale anche i boschi, in quanto occorreva produrre carbone di legna per realizzare la prima cottura del minerale. Caratteristico è il grande forno fusorio presente nel centro di Malonno. Frequenti sono anche le aree carbonili localizzate prevalentemente in località Campaccio ed Alben. Dal punto di vista amministrativo, gli strumenti urbanistici vigenti non prevedono particolari prescrizioni per quanto riguarda lo sviluppo e la gestione razionale del territorio boscato: mentre per le attività d’alpeggio vengono riportate indicazioni di carattere generale circa la manutenzione ed il miglioramento della rete viabile di servizio alle malghe comunali, nonché programmi di ristrutturazione degli edifici, in parte già eseguiti. Il territorio è soggetto a normali regimi vincolistici di tutela ambientale: la maggioranza delle superfici ricadenti nel complesso assestamentale sono comunque soggette a vincolo idrogeologico (R.D.L. n. 3267/23) e vincolo paesaggistico (L. 1497/39 e L. 431/85). La particella 55, localizzata alla sinistra idrografica del fiume Oglio, ricade amministrativamente nel Parco Regionale dell’Adamello e quindi soggetta a tutta la normativa relativa ai Parchi. Periodici sono gli incendi dolosi dei boschi e dei pascoli, che compromettono l’affermazione dei soprassuoli forestali verso forme biocenotiche più stabili dal punto di vista ecologico (bosco climax), favorendo invece lo sviluppo di formazioni pioniere (fasi pre-climax durature). Negli ultimi anni, grazie anche ad un costante impegno dell’Amministrazione comunale, si è assistito ad un aumento della sensibilità nei confronti dell’ambiente e dei potenziali vantaggi ottenibili dalla sua corretta gestione, rivolta a massimizzare le diverse funzioni del bosco. Si tratta, in ogni modo, di un metodo di lenta e difficile attuazione, soprattutto a causa della mancanza di finanziamenti mirati a mantenere un’adeguata presenza umana sul territorio ed a rendere remunerativo il lavoro svolto in zone marginali. In quest’ottica, grazie alla presenza del Consorzio Forestale Valle Allione ed alle nuove linee guida regionali, che prevedono la concessione di finanziamenti solo in caso di concessione del territorio, sembra opportunamente indirizzata la politica forestale comunale.

Aree di interesse naturalistico Di particolare valore naturalistico sono le torbirere in località Brunò e Vent, interessanti le particelle forestali 11 e 13, caratterizzate dalla presenza di eriofori, drosere, giunchi, carici e mirtilli di palude. Nella località Campaccio, comparto pascolivo 202, si segnala la formazione di alcuni laghetti temporanei, che si formano in seguito allo scioglimento delle nevi invernali ed in concomitanza di abbondanti piogge. Come ricordato nel paragrafo precedente, la particella forestale n° 55, l’unica alla sinistra orografica della Valle Camonica, fa parte del Parco Regionale dell’Adamello: è una presa molto eterogenea,

93 riconducibile ad un acero-frassineto con tiglio, anche se localmente sfuma verso un corileto con frassino. A causa del forte influsso antropico (pesanti utilizzazione del ceduo, rimboschimenti e piantagioni nei prati privati) sono presenti la robinia, il castagno, l’ontano verde, l’ontano bianco, il salicone, l’abete rosso ed il larice. Un’area di spiccata vocazionalità faunistica è la riserva di caccia ai soli ungulati del bacino idrografico del Rio Molbeno e dell’alpeggio del Campo e Campello di Nazio. Questa zona è particolarmente ricca di coturnici, tetraonidi della famiglia dei galliformi, che trovano nell’alternanza di spazi aperti e zone boscate l’habitat ideale. Negli anni 2000 e 2001, sono stati realizzati dal Consorzio Forestale Valle Allione una serie di interventi mirati a creare le condizioni idonee per lo sviluppo della popolazione, ampliando le radure pascolive, i camminamenti e le zone di svernamento a bassa quota. A seguito di censimenti effettuati nel 2002, è stato possibile constatare il sensibile aumento degli individui. Rilevanti per l’interesse archeologico sono le rocce istoriate dell’Età del Ferro rinvenute in località Cornola, sita a quota 550 m s.l.m. sopra l’abitato di Borgonuovo. Durante i rilievi di campagna sono state frequentemente notate tracce di ed occasionalmente di cervo, a conferma delle condizioni ideali che questi ambienti offrono per la vita degli ungulati. Qualche camoscio, proveniente dalla Riserva Naturale di Sant’Antonio in Comune di Corteno Golgi, sconfina sopra la malga Campello di Nazio. Oltre alla già ricordata presenza di tetraonidi, come il fagiano, il francolino di monte, il gallo forcello e la coturnice, sono stati avvistati alcuni falchiformi, corvidi ed eccezionalmente l’aquila. Viste le condizioni orografiche particolari dell’orizzonte subalpino, nonché lo scarso interesse selvicolturale, è possibile ipotizzare l’opportunità di estendervi un particolare regime di tutela, allo scopo di permetterne l’evoluzione verso migliori condizioni di equilibrio biologico, non soltanto per quel che riguarda la vocazione faunistica, ma anche sotto un profilo strettamente vegetazionale.

La proprietà in assestamento . Consistenza della proprietà La proprietà in assestamento è di 2.067,2526 ha e ricade per 1.949,2662 ha (94,29 %) nel Comune censuario di Malonno e per 117,9864 ha (5,71 %) nel Comune censuario di Paisco–Loveno (località Campolungo, acquisita nel 1950 dal Comune di Loveno). Il Comune di Malonno risulta proprietario di 1.977,9854 ha e utilizza 89,2672 ha di Proprietà della Società Anonima degli Altiforni Fonderia Acciaieria Ferriera di Lovere. La ripartizione colturale desumibile dai registri catastali e la suddivisione delle tipologie colturali operata nella presente revisione sono riassunte nei seguenti prospetti:

RIPARTIZIONE DELLE SUPERFICI CATASTALI superficie parziale superficie totale tipologia colturale ha % ha % bosco alto 506,6378 24,51 bosco ceduo 248,8185 12,04 1074,1402 51,96 bosco misto 315,7681 15,27 castagneto da frutto 2,9158 0,14

94 pascolo 511,1510 24,73 pascolo arborato 70,8686 3,43 670,5971 32,44 pascolo cespugliato 88,4525 4,28 prato 0,1250 0,01 incolto produttivo 271,7480 13,15 271,7480 13,15 incolto sterile 40,3320 1,95 40,3320 1,95 fu d'accertare 0,0370 0,00 fabbricati 0,5790 0,03 10,4353 0,50 esclusi 9,8193 0,47 totale 2067,2526 100 2067,2526 100

RIPARTIZIONE DELLE SUPERFICI ASSESTAMENTALI superficie tipologia colturale ha % fustaia di produzione 685,5152 ceduo di produzione 265,9841 56,52 fustaia di protezione 216,8346 totale bosco 1168,3339 alpi e pascoli 526,3854 25,46 incolti produttivi 264,7390 12,81 incolti sterili 97,9750 4,74 superfici escluse 9,8193 0,47 totale generale 2067,2526 100

Durante l’analisi dei dati catastali concernenti le proprietà comunali sono stati riscontrati errori conseguenti alla revisione del catasto operata nel 1980. La somma di questi errori determina una diminuzione della superficie delle proprietà comunali di 27,5574 ha rispetto al vecchio partitario catastale. Il Comune ha già provveduto ad informare l’U.T.E. di Brescia delle discrepanze ravvisate, avviando il ricorso amministrativo per ottenere la corretta intestazione dei mappali in oggetto. Il confronto tra le superfici del Piano scaduto e quello attuale mettono in evidenza numerose variazioni: tali differenze dipendono sia dalla volontà di modificare i confini particellari (come suggerito dalle direttive della Comunità Montana di Valle Camonica) sia da incongruenze causate da errori nel calcolo delle superfici e nel confinamento del Piano scaduto. In particolare:

tipologie colturali vecchio piano piano attuale differenza fustaia di produzione 868,68 685,52 -183,16 ceduo di produzione 114,15 265,98 151,84 fustaia di protezione 339,79 216,83 -122,95 TOTALE BOSCO 1322,61 1168,33 -154,28 alpi e pascoli 477,903 526,3854 48,48 incolti produttivi 0 264,739 264,74 incolti sterili 232,8644 97,975 -134,89 superfici escluse 6,4875 9,8193 3,33 TOTALE GENERALE 2039,87 2067,25 27,38

95 . Usi civici Il complesso silvo-pastorale è gravato da diritti d’uso dei censiti, per l’esercizio di pascolo, raccolta dello strame, fieno e legnatico: quest’ultimo s’incentra sulle cosiddette “fasse”, ovvero appezzamenti topografici comunali delimitati, numerati e dati in concessione ai censiti dal Comune, previo simbolico pagamento di un predeterminato canone. Il territorio gravato da uso civico è stato suddiviso, secondo criteri fisiografici, in “bine” numerate e denominate: ogni bina comprende un numero variabile di “fasse”. Le “fasse” presenti sono 800, ripartite in 100 bine. I confini delle bine, purtroppo, non sempre coincidono con quelli particellari, causando difficoltà nella registrazione delle utilizzazioni. Le utilizzazioni per uso civico o rifabbrico sono state di entità limitata e comunque hanno interessato spesso larici dell’orizzonte montano presenti nei boschi misti a latifoglie. Questi assegni, come previsto dal Regolamento Municipale per l’uso e godimento dei boschi, approvato con deliberazione consigliare del 14 maggio 1883 e ripreso con delibera comunale del 25 settembre 1959, possono essere prelevati da “fasse” occupate.

. Aspetti faunistici e venatori

La fauna selvatica stanziale e di passo trova lungo tutto il versante camuno del territorio comunale, l’habitat ideale per condizioni orografiche (altitudine, esposizione) e climatiche. La diversificazione stazionale permette di offrire una varietà di ecotipi idonei all’avifauna ed a molti mammiferi alpini. Infatti, quasi tutte le specie tipiche dell’arco montano sono presenti nel territorio considerato. Il capriolo e il cervo sono presenti. Quest’ultimo soprattutto negli attraversamenti verso spazi più aperti e più idonei alle sue esigenze biologiche. Spesso, nei boschi misti di latifoglie e resinose, sono state rinvenute tracce di capriolo, anche se la sua diffusione nell’area è da ritenersi sicuramente al di sotto delle potenzialità ecologiche stazionali, data l’intensa attività venatoria e del bracconaggio. Assente è lo stambecco, mentre il camoscio occasionalmente sconfina dalle vette confinanti con il Comune di Corteo Golgi. Più frequente la lepre comune rispetto a quella bianca, anche se è presente alle quote superiori, a livello dei rilievi alpini in compagnia della marmotta. Altri mammiferi roditori sono presenti come il ghiro, lo scoiattolo, il topo quercino, l’arvicola, etc.; fra i mustelidi ad attività prevalentemente notturna è presente la martora, la faina e al donnola. Più rari il tasso e l’ermellino. Frequenti sono anche le tracce e gli avvistamenti della volpe, temuta e cacciata in passato a causa della rabbia silvestre. Tra l’avifauna sono presenti molte specie stanziali e di passo come cince, fringuelli, crocieri e picidi. Non si rilevano particolari fenomeni di bracconaggio legati alla tenditura di “archetti”. Alle quote più elevate sono presenti numerose ghiandaie e nocciolaie, nonché coppie di corvi imperiali e gracchi alpini. Sono presenti quasi tutti i tetraonidi, ad eccezione della pernice bianca, ed in particolare è possibile avvistare il gallo forcello, nei lariceto in tutto il territorio, il gallo cedrone (in località vent), la coturnice (Campo e Campello di Nazio) ed il fagiano di monte. E’ frequente imbattersi in poiane e falchi che spingono alle quote più basse alla ricerca di cibo, nonché nell’aquila reale. L’esercizio dell’attività venatoria, soprattutto se svolta in armonia con i piani di abbattimento e con le normative vigenti, non comporta risvolti problematici per la consistenza delle popolazioni. E’ importante sottolineare la necessità di un controllo

96 più accorto dell’attività venatoria, a cui deve far riscontro anche una seria analisi delle condizioni stazionali attuali e potenziali, senza trascurare il necessario lavoro di sensibilizzazione e di educazione della popolazione ad un approccio meno consumistico delle risorse offerte dall’ambiente. Da segnalare anche la presenza di diversi formicai del gruppo Formica rufa presenti nei popolamenti a prevalenza di abete rosso e larice, soprattutto nel comparto forestale di Campolungo, Monte Faeto e località Campaccio, la cui presenza riveste un’importanza sotto il profilo scientifico e di equilibrio del bosco.

Il patrimonio pastorale

. Gestione degli alpeggi e dei pascoli

Il patrimonio pastorale risulta distribuito in 4 comprensori pascolivi: - Campello di Landò (200), occupa la porzione più settentrionale del Comune e ricade nel bacino idrografico del Rio di Malonno: si estende su 237,64 ha; - Campo e Campello di Nazio (201), comprende un’ampia superficie pascoliva compresa nei bacini idrografici del Rio Zarolli e Pontivo, occupando 278,15 ha; - Campaccio (202) è una piccola superficie pascolata inserita nella pecceta montana dell’omonima località, si sviluppa per una superficie di soli 3,05 ha; - Campolungo (203), amministrativamente ricade nel Comune di Paisco-Loveno ed è localizzata alla sinistra idrografica della Valle del Sellero, completamente circondata dalla pecceta montana, estendendosi su un’area di 7,55 ha. La superficie pascoliva complessiva risulta essere di 526,39 ettari. A questa è possibile aggiungere diverse radure erbose presenti nei limitrofi comparti boscati di protezione (in particolare le part. n° 13, 20, 29, 43, 44, 46, 50, 60 e 61) che vengono occasionalmente pascolate. Le condizioni generali degli alpeggi ed i processi che le hanno generate, sono indiscutibilmente legati agli aspetti socio-economici della Valle già evidenziati nei capitoli precedenti. E’ da segnalare un progressivo declino e disinteresse dell’attività alpicolturale, che ha contribuito al peggioramento delle qualità del cotico (ricolonizzazione del rhodoro-vaccinieto) e all’abbandono delle stazioni marginali.

Terreni non boscati . Incolti produttivi Gli incolti produttivi della proprietà assestamentale di Malonno sono localizzati nelle località di Bondera, Valle Salina, Dosso delle Camoscie, alle pendici della Cime di Mezzo e il località Pian dell’Uomo. Quest’ultima situata nella Valle Allione. La difficile orografia e l’elevata acclività ostacolano l’utilizzo delle superfici per il pascolo, mentre la periodica formazione di valanghe ha favorito l’affermazione di consorzi vegetazionali tendenzialmente poveri e pionieri. La suddivisione dei comprati incolti ha tenuto in considerazione la mera localizzazione geografica degli stessi:

- 300a: raccoglie le superfici incolte, ed anticamente pascolate, situate sul territorio amministrativo di Malonno per una superficie di 198.42 ha. Attualmente si rileva un utilizzo solo marginale da parte dei capi ovicaprini del Campello di Landò. 97 - 300b: include l’alneto di ontano verde e alcune frange anticamente pascolate sopra Alben di Malonno, occupa una superficie di 53,59 ha, utilizzato solo marginalmente da ovi-caprini del Campello di Landò.

- 301: costituito dalle superfici incolte della proprietà di Malonno situate sul territorio amministrativo di Paisco-Loveno (Pian dell’Uomo) per una superficie di 12,73 ha. E’ composto principalmente da frange boscate, a prevalenza di larice, su terreno fortemente instabile e da formazioni vegetazionali afferibili ai consorzi rupicoli.

Nell’assestamento non sono previsti interventi a carico delle comprese incolte, in quanto non si è riscontrato alcun reale vantaggio o utilità che giustifichi la manipolazione degli equilibri naturali affermatisi

. Improduttivi Gli improduttivi sono localizzabili lungo tutta la parte più elevata dei principali rilievi:

- 400: distribuito sul territorio amministrativo di Malonno: comprende le zone improduttive del Monte Palone del Bondone, del Monte Palone della Soppressa, dal Monte Zinglo Bernù, della Cima Cadino, della Bocchetta di Palone e della Cima di Mezzo, per una superficie di 85,79 ha, e sul territorio amministrativo di Paisco-Loveno, comprende le formazioni rocciose e detritiche alle pendici meridionali del Monte Gaviera per una superficie di 12,18 ha.

E’ costituito principalmente da formazioni rocciose, colate detritiche o terreni fortemente sconnessi tali da non consentire nessun’altra destinazione futura diversa da quella attuale. Oltre agli improduttivi localizzati nel Piano, sono stati ascritti alle superfici improduttive numerosi inclusi improduttivi insistenti all’interno delle particelle boscate, la cui rilevanza è degna di nota solo per la compresa delle fustaie protettive del lariceto subalpino.

Interventi per il riassetto del patrimonio . Interventi di miglioramento al patrimonio agro-silvo-pastorale eseguiti Nel periodo di validità del precedente piano sono stato eseguiti interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria a carico di alcune strade agro-silvo-pastorali, in particolare gli interventi eseguiti sono così riassumibili:

INTERVENTO ANNO ESECUTORE IMPORTO PROGETTO €. Odecla-Pradolini 1999 C.M.V.C. 103.291,38 Prà del Bisso-Bronò 2000 CFVA 65.073,57 Bronò-Plas dei Legn 2001 A.R.F. 30.987,41 Campolungo 2002 CFVA 24.766,46 Casiola e Vent 2002-03 Giudici s.p.a. 137.377,53 Tomello – Aial del Dassa 2003 CFVA 45.000

Le sistemazioni hanno riguardato principalmente la pavimentazione del fondo stradale mediante posa di selciatone o battuto di cls, in funzione delle tipologie esistenti; la posa di canalette trasversali con dissipatore per la regimazione delle acque meteoriche e l’allargamento della strada mediante

98 sbancamento sia in roccia sia in terreno. Gli interventi eseguiti in passato rappresentano un contributo minimo per il potenziamento e la messa in sicurezza della rete viaria, in funzione soprattutto delle reali esigenze del territorio. La possibilità di costituire una versatile e funzionale rete viaria passa, in primo luogo, da una corretta valutazione e pianificazione degli interventi infrastrutturali. Le operazioni di miglioramento selvicolturale sono state ancora più scarse: il comparto di Campolungo, in fondo alla Valle Allione, ha beneficiato di contributi dell’UE per eseguire diradamenti selettivi di tipo basso, tagli fitosanitari e la potatura dei rami fino ad un’altezza di 2 metri. La superficie interessata dagli interventi, eseguiti nel 2002, è stata di 29,15 ha. Nel 2000 sono stati realizzati sulle particelle 43 e 45 dei diradamenti e delle spollonature del ceduo a scopo di miglioramento ambientale nell’area vocazionale alla coturnice per 15,5 ha, grazie al contributo dell’Assessorato alla Caccia e Pesca della Provincia di Brescia.

In merito alla Viabilità Agro Silvo Pastorale (VASP) si rimanda al Regolamento Comunale di regolamentazione del transito sulla viabilità agro-silvo-pastorale (VASP) e relativo elenco sintetico strade (aggiornamento febbraio 2014). La stessa è da noi riportata sulla tavola 7 che viene quindi aggiornata.

. Miglioramenti dei boschi Il patrimonio forestale non necessita di estesi interventi di miglioramento, ma quelli prescritti rivestono carattere di urgenza. Infatti, l’obiettivo è quello di regolarizzare la densità e la composizione, rendendo il popolamento più stabile alle avversità biotiche e abiotiche, nonché favorire contemporaneamente lo sviluppo dei parametri assestamentali (miglioramenti a carattere celero-incrementale). Durante il periodo di validità del precedente piano non sono state eseguite operazioni di miglioria rilevanti. Gli unici interventi degni di nota hanno interessato le particelle n° 21, 22 e 23, mediante un taglio di spurgo- pulizia finanziati dalla L.R. 26/93 per un totale di 10,00 ha, e le particelle 56, 57,58 e 59, mediante taglio di diradamento e fitosanitario per un totale di ha 29,00. Attualmente, gli interventi prescritti sono indirizzati al miglioramento globale delle condizioni del popolamento, a partire in modo decrescente dalle classi ecologico-attitudinali di produzione a maggiore valenza. In funzione della viabilità e dei diversi valori provvigionali, le migliorie privilegiano, come appena ricordato, le classi economiche di produzione (A, B, O e P) secondo gli schemi classici dell’assestamento forestale, così da determinare le masse asportabili in conformità alle reali situazioni ecologiche dei comparti, con un occhio di riguardo anche alla velocità di normalizzazione. Per le particelle di protezione (H), caratterizzate da difficili condizioni orografiche e di viabilità minore, i miglioramenti sono direttamente legati al Piano A.I.B. ed in particolare è stato prescritto il diradamento sistematico della vegetazione arborea e la ripulitura degli arbusti infestanti mediante il decespugliamento a scopo preventivo. Gli interventi proposti dal piano delle migliorie, che potranno essere oggetto di richiesta di idonei contributi, sono così riassunti:

99 MIGLIORAMENTO AL PATRIMONIO FORESTALE

CODICI TIPO DI INTERVENTO CARATTERI DISTINTIVI

Intervento di selezione del soprassuolo finalizzato a 141 Taglio di diradamento selettivo regolarizzare la densità ed a favorire un accrescimento rapido ed uniforme (finalità celero-incrementali). Intervento di selezione, lungo le strade ed i viali tagliafuoco, del 142 Taglio di diradamento sistematico popolamento allo scopo di regolarizzare la densità e ridurre la massa legnosa combustibile.

201 Ripulitura della vegetazione infestante Decespugliamento totale della superficie interessata dall’intervento a scopo manutenzione viali tagliafuoco. Taglio di selezione a carico del popolamento giovane, non 301 Sfolli nella fustaia ancora differenziato, per dosare la mescolanza ed assicurare un rapido accrescimento dei soggetti rilasciati. Ringiovanimento del bosco ceduo in relazione al degrado 321 Riceppature indotto da danni da incendio o pascolo mediante un taglio eseguito il più in basso possibile in prossimità del colletto

In merito al Piano Regionale delle Attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli Incendi Boschivi (Piano A.I.B.) per il triennio 2014-2016 (Legge 353/2000) si attesta la seguente situazione comunale, come di seguito riportato:

Fonte: Allegato 1 – Classi di rischio per comuni Inoltre di seguito si riporta la cartografia riguardante tutta la Regione Lombardia, con l’indivudazione del territorio comunale di interesse:

100 Fonte: Carta 6 – Classi di rischio, livello comunale

Dall’esamina dei dati forniti dal Piano A.I.B. il Comune di Malonno viene classificato con Classe di rischio 5, per cui il territorio comunale è a elevato rischio incendi. Negli ambiti territoriali ricadenti in tale classe sono vietate nei territori boscati e nei terreni coltivati, pascoli ed incolti limitrofi alle aree boscate, anche le seguenti azioni, diverse dall’accensione di fuochi, che possono comunque determinare, anche solo potenzialmente, l’innesco di un incendio: - Fare brillare mine, usare apparecchi e fiamma od elettrici per tagliare metalli, utilizzare motori, fornelli od inceneritori che producano braci o faville, fumare e compiere qualsiasi altra azione che possa determinare pericolo di incendio. Per una più ampia comprensione delle problematiche relative agli incendi boschivi si rimanda al piano medesimo.

. Miglioramenti dei pascoli La proprietà pastorale è suddivisa in 4 comprensori così numerati: Campello di Landò (n° 200), Campo e Campello di Nazio (n° 201), Campaccio (n° 202) e Campolungo (n° 203). Complessivamente la superficie netta adibita a pascolo è di ha 429,97. Secondo il vecchio piano la superficie era di ha 430,50: nonostante l’uguaglianza del comparto, occorre ricordare che precedentemente l’incolto produttivo, non previsto come categoria, era stato erroneamente incorporato nel pascolo. Quindi, attualmente sono state scorporate dal bosco di protezione alcune aree di chiara vocazionalità pascoliva e creata l’idonea compresa dell’incolto produttivo. Le scelte operative suggerite nel presente Piano sono chiaramente in funzione del trend generale che vede spopolare le aree rurali a scapito dei centri urbani. Impensabile sarebbe poter mantenere le estensioni marginali pascolive senza avere la possibilità di rendere remunerativo l’allevamento e soprattutto senza aver addetti motivati nel settore. Con il passare degli anni sono sempre meno coloro che si occupano dell’attività pastorale ed agricola in montagna: il progressivo abbandono è attribuibile ad un insieme di fattori sociali ed economici, dettati dal continuo progredire della tecnologia ed ai diktat della vita moderna, improntata su ritmi, tempi e guadagni differenti rispetto al passato. La prima diretta conseguenza è il crescente degrado del cotico erboso, con la ricolonizzazione dell’associazione del rhodoro-vaccinieto. Per limitare i danni e tentare di rilanciare l’attività alpicolturale, esaltando contemporaneamente luoghi e prodotti lattiero-caseari “nostrani”, è necessario agire apportando migliorie in grado di rendere più vantaggioso, in tutti i sensi, il lavoro in alpe, concentrando le ridotte disponibilità contributive verso scelte concrete in grado di massimizzare gli obiettivi.

I miglioramenti previsti per ogni comprensorio si possono così riassumere:

Campello di Landò (1.500 – 2.321 m s.l.m.): costituita da un unico comparto, con centro d’alpe a quota 1.840 m s.l.m., formato da quattro fabbricati in condizioni nel complesso discrete, pur non essendo a norma secondo i sensi del D.P.R. 54/97 (mancanza della piastrellatura dei locali di

101 lavorazione, affioramento e stagionatura; bagni privi di antibagno, pavimenti non piastrellati, serramenti non di alluminio, impianto elettrico non a norma, mancanza di staccionata perimetrale adiacente i fabbricati); il pascolo si estende per ha 206,69 con esposizione prevalente E-SE.

Sono previsti i seguenti miglioramenti:

. decespugliamento e spietramento delle superfici facilmente recuperabili; . realizzazione di pozze d’abbeverata opportunamente distribuite; . eliminazione della flora nitrofila infestante mediante sfalcio; . impiego di recinti mobili per il pascolo turnato.

Campo e Campello di Nazio (1.440 - 2.310 m s.l.m): costituito da un centro d’alpe (Campello di Nazio sito a quota 1.845 m s.l.m.) comprensivo di quattro fabbricati in sufficienti condizioni e da una stazione (Campo di Nazio, a quota 1.640 m s.l.m) con altrettanti edifici. I locali della malga i n questione risultano non essere a norma secondo i sensi del D.P.R 54/97 (mancanza della piastrellatura dei locali di lavorazione, affioramento e stagionatura; bagni privi di antibagno, pavimenti non piastrellati, serramenti non di alluminio, impianto elettrico non a norma, mancanza di staccionata perimetrale adiacente i fabbricati). La superficie pascoliva netta è di ha 213,64 con esposizione E.

Sono previste le seguenti operazioni:

. decespugliamento e spietramento delle superfici facilmente recuperabili; . realizzazione di pozze d’abbeverata opportunamente distribuite; . eliminazione della flora nitrofila infestante mediante sfalcio; . impiego di recinti mobili per il pascolo turnato.

Campaccio (1.205 – 1.220 m s.l.m.): il comparto risulta essere privo di centro d’alpe, la superficie pascoliva (ha 3,00) è utilizzata dai privati confinanti. Esposizione prevalente ad E. Non è previsto alcun miglioramento ad esclusione di un razionale utilizzo del cotico mediante l’impiego di recinti elettrici.

Campolungo (1.570 – 1.690 m s.l.m.) : il centro d’alpe è costituito da quattro fabbricati tutti in pessime condizioni; la superficie pascoliva netta è di ha 7,4530 con esposizione S-SE. Gli interventi previsti sono:

 ristrutturazione dei ricoveri per il personale, il bestiame e dei fabbricati di servizio;  eliminazione della flora nitrofila infestante mediante sfalcio;  impiego di recinti mobili per il pascolo turnato;  realizzazione di pozze d’abbeverata opportunamente distribuite.

Sembra superfluo ricordare che la carenza di finanziamenti diretti al recupero e soprattutto al mantenimento degli alpeggi è direttamente legato al calo degli imprenditori agricoli locali ed alla bassa

102 remuneratività del settore. Le cause sono probabilmente da ricercare anche nelle errate scelte comprensoriali, che non hanno favorito la nascita di marchi di qualità e di origine protetta. Solo con una gestione accorta e globale sarà possibile monticare correttamente gli alpeggi, che dovranno essere condotti anche in funzione delle crescenti richieste provenienti dagli allevatori ovi-caprini della Pianura.

. Miglioramenti degli incolti produttivi La riqualificazione del comparto improduttivo risulta antieconomica e difficile sia per le condizioni orografiche sia climatiche del piano subalpino ed alpino. Le caratteristiche ecologiche rilevate non lasciano alcun dubbio sulla possibilità di estendervi interventi atti a diffondere il bosco oltre i limiti vegetazionali. Si prevede la sola evoluzione naturale, non essendoci alcuna utilità che giustifichi l’intervento e l’alterazione dei precari equilibri instauratesi.

. Miglioramenti della viabilità silvo-pastorale La viabilità esistente, all’interno del territorio comunale di Malonno, è stata rilevata e analizzata mediante l’utilizzo del Catasto della Viabilità Forestale (C.V.F.) realizzato dall’Azienda Regionale delle Foreste (oggi E.R.S.A.F.) dal Consorzio Forestale Valle Allione in collaborazione con il Dott. For. Alessandro Ducoli. La rete stradale è stata suddivisa in segmenti viari, considerati entro i limiti di transitabilità (Hippoliti, 1976), con caratteristiche strutturali e d’uso agro-silvo-pastorale che collegano, all’interno di un comprensorio, due località distinte. I segmenti sono stati ulteriormente suddivisi in tratti viari (unità minima di rilievo), di lunghezza non inferiore ai 20 ml, caratterizzati da omogeneità strutturale indipendentemente dalle condizioni del fondo al loro interno. L’analisi dei tratti, unitamente alle valutazioni dei punti chiave (tornanti, ponti, manufatti ecc.) e dei fattori limitanti (aree franose, strettoie, punti di altezza minima ecc.) che insistono sui tratti stradali, ha fornito informazioni attendibili sul grado di percorribilità dei segmenti rilevati. Il Piano attuale si avvale dei risultati del C.V.F., sia per la classificazione delle strade che per la loro codificazione, al fine di poter correlare le informazioni dei due archivi informatici.

CLASSIFICAZIONE DELLA VIABILITA’ FORESTALE classe di larghezza pendenza raggio minimo fondo transitabilità minima (ml) massima brevi tratti tornanti (ml) stradale (3) I (1) 3,5 14% 16% 10 A II 3 16% 20% 8 A-M III 2,5 20% 25% 7 A-M-N IV 2 25% 30% 6 A-M-N Tracciati (2) < 2 > 30% > 30% < 6 A-M-N

1 - contemporaneamente tutte le caratteristiche riportate 2 - anche solo una caratteristica tra quelle riportate 3 - A = artificiale; M = migliorato; N = naturale

103 L’analisi dei segmenti rilevati ha consentito di scorporare l’intera rete stradale nelle 4 classi di transitabilità secondo i “Criteri di compilazione dei Piani di Assestamento”. Nello schema che segue sono riportate tutte le strade insistenti sul Comune di Malonno con i loro principali caratteri strutturali:

STRADE ESISTENTI quota lunghezza pendenza larghezza cod. nome disl. iniz. fin. I II III IV tot. prev. max. prev. min. 1-1 Glere-S.Faustino 510 604 94 804 323 1.127 10 13 4,5 2,2 1-2 S.Faustino-Nazio sup. 604 932 328 1.914 831 240 52 3.037 9 18 4,3 1,8 1-2a Odecla-Furma 748 736 - 12 1.619 1.619 3 13 1,8 1,6 1-2b Odecla-Boninca 800 845 45 2.084 2.084 5 19 2 1,7 1-2c Pradolini-Alben 820 1.412 592 3.124 3.124 19 38 1,7 1,5 1-2d Nazio-Quadrei 898 885 - 13 385 385 0 25 1,8 1,7 1-2e Nazio sup.-Varagnola 935 1.070 135 20 785 805 14 25 2 1,7 1-3 Nazio inf.-Campello di Nazio 885 1.828 943 109 6.330 6.439 15 24 2 1,8 1-3a Nazio inf.- Tomello 925 1.330 405 1.800 1.800 18 40 1,9 1,4 1-3b Casiola-Aiale del Dazza 1.045 1.452 407 2.278 2.278 18 32 2 1,8 1-4a Dosso di Moscio-Fasce 820 900 80 403 403 22 30 2 1-6 Malonno-Loritto 600 1.003 403 950 4.057 5.007 8 25 3,5 2,8 1-6a Frai 730 771 41 395 395 7 10 1,8 1-6b Corno dei Porcini-Landò 875 1.010 135 1.724 1.724 5 7 3,5 3 1-6c Landò-Lezza 1.005 1.167 162 362 2.011 2.373 4,5 5 2,5 2,3 1-6d Landò-marcadenti 1.037 1.073 36 1.019 1.019 6,5 20 1,8 1,7 1-6e Lezza- Campello di Landò 1.187 1.890 703 661 5.876 6.537 9,5 17 2,2 1,9 1-6f Lezza-Rive 1.200 1.408 208 35 1.634 1.669 13 26 1,9 1,8 1-6g Prà dell'Acqua-Bronò 1.530 1.500 - 30 2.214 2.214 2,5 24 1,8 1-6h Corne 780 699 - 81 21 520 541 13 21 2 1,8 1-6i Campo di Landò 1.370 1.450 80 501 501 6 15 1,8 1-6l Cimitero Loritto 950 910 - 40 243 243 16 1,8 1,6

quota lunghezza pendenza larghezza cod. nome disl. iniz. fin. I II III IV tot. prev. max. prev. min. 1-7 Loritto-Limbardo 990 1.178 188 2.496 2.496 9 20 1,9 1,7 1-7a Loritto-Bait della Noce 1.020 1.035 15 549 549 4 6 1,8 1-7b Loritto-Prati dell'ora 995 1.040 45 296 296 5 8 2,5 1-8 Loritto-Passo del Flet 994 1.182 188 2.290 2.290 8 10 4,8 3 1-8a Fletta-Prà del Bisso 1.145 1.243 98 86 1.297 1.383 8 23 2 1,7 1-8b Radio 1.122 1.136 14 314 314 8 15 1,8 1,7 1-8c Prà del Bisso-Bronò 1.243 1.500 257 1.564 1.564 6 15 2,5 2-1 Borgonuovo-S.Faustino 499 658 159 427 1.270 1.697 7 9 3,6 2-2 Borgonuovo-S.P. 294 594 603 9 1.914 1.914 0 7 3,8 2-2a Molbeno-Isola 528 498 - 30 173 749 922 0 12 2,2 2-3 S.P. 294-Boninca 648 675 27 411 411 4,5 17 1,8 1,7 3-1 Malonno-Zazza 510 788 278 3.553 3.553 7,5 13 4,9 3,7

104 3-1a Ponte delle capre-Valle di Zazza 522 527 5 1.398 1.398 1 8 2,3 3-1c Ponte delle capre-Ponte di Lorengo 525 490 - 35 398 920 1.318 3 21 2,2 3-1d Ghirlo-Lorengo 547 560 13 273 273 2 7 1,8 1,7 4-1a Ronco inf.-Corna dela Preda 655 730 75 460 460 7 17 1,8 5-1 Strada del Vivione (S.P. 294) 460 1.412 952 7.486 7.721 86 15.293 7 6 5-2 Campolungo inf. 1.365 1.385 20 397 397 5 1,8 5-2a Campolungo sup. 1.382 1.642 260 1.450 1.450 18,0 28 2 6-3 Plazza-Val Lovaia 820 1.040 220 1.439 1.439 13,0 22 1,7 1,5 4.095 22.237 14.289 44.120 84.741

Degli 84.741 ml di strade rilevate solo 42.875 ml attraversano la proprietà in assestamento, i risultati ottenuti dall’analisi dei dati relativi ai segmenti stradali, consentono quindi di valutare la reale potenzialità della rete e la sua incidenza sulla superficie assestamentale esprimendone in tal modo l’indice di densità viaria (I.D.V.). Sull’intera proprietà comunale assestata (2.057,4333ha) è calcolabile un I.D.V. di 20.74 ml/ha. Questo dato, estremamente confortante, deve essere scorporato in funzione della valenza produttiva delle comprese servite:

Riepilogo I.D.V. per classe economica superficie strade IDV giudizio accessibilità (ha) classe (ha) (ml) (ml/ha) densità* I II III A 486,53 19.966 41 buona 327,86 117,31 41,36 B 198,99 6.828 34 buona 119,29 63,40 4,60 O 245,84 10.160 41 buona 141,93 98,83 5,08 P 20,14 1.110 55 buona 10,25 5,0447 4,848 H 216,83 1.134 5 insufficiente 56,50 106,16 65,88 pasc. 526,39 3.677 7 insufficiente 99,60 139,99 566,77 1694,7193 42.875 25 buona 755,43 530,73 688,53

*insuff. = <10 ml/ha; suff. = 10-20 ml/ha; buona = >20 ml/ha.

Dal prospetto sopra riportato, si evince come la densità viaria e quindi la superficie ben servita sia nel complesso buona per tutta la superficie forestale produttiva, mentre sia insufficiente nei comparti protettivi e in quelli pascolivi. I dati finora analizzati sono di ordine puramente quantitativo, la fruibilità della rete viaria è però necessariamente correlata soprattutto agli aspetti qualitativi dei singoli tratti componenti i segmenti stradali in rapporto alle condizioni del fondo, alla presenza di tornanti e alle loro caratteristiche strutturali (larghezza, pendenza, raggio di curvatura e condizioni) e all’insistenza eventuali fattori limitanti (larghezza minima, limiti in altezza ecc.). Gli interventi eseguiti in passato rappresentano un contributo minimo per la messa in sicurezza della rete viaria in funzione delle reali esigenze del comprensorio; la possibilità di costituire una versatile e funzionale rete stradale passa, in primo luogo, da una corretta valutazione e pianificazione degli interventi. Il Catasto della Viabilità Forestale fornisce importanti indicazioni sul grado di “migliorabilità” dei segmenti viari, esprimendo l’attitudine della strada ad aumentare di categoria di percorribilità (anche solo per i singoli tratti). Questo parametro può essere ulteriormente scorporato in migliorabilità strutturale (riferita alla possibilità di aumentare la larghezza e diminuire la pendenza) e migliorabilità totale (correzione dei tornanti e del fondo stradale) come da seguente prospetto: 105

11 CATEGORIE DI MIGLIORABILITA'

strutturale totale classe ml % ml % fortemente migliorabile 27.700 32 - 0 facilmente migliorabile 12.257 14 20.627 29 migliorabile 6.764 8 6.764 10 difficilmente migliorabile 8.075 9 12.091 17 non migliorabile 31.134 36 31.134 44

E’ opportuno ricordare che la necessità di manutenzione ordinaria di tutte le strade d’interesse assestamentale cresce in maniera esponenziale col decorrere degli anni e che la sua trascuratezza può causare il progressivo peggioramento dei caratteri strutturali e di conseguenza un sensibile aumento dei costi di manutenzione. Unitamente all’impellenza di agire sulle strade esistenti si ribadisce la necessità di realizzare nuovi tracciati che completino l’attuale rete stradale fornendo un servizio ai comparti produttivi meno raggiungibili. L’analisi congiunta delle zone meno servite e della reale utilità del raggiungimento delle stesse, in funzione della loro produttività o della necessità di creare viali tagliafuoco per la difesa dagli incendi, ha consentito di programmare la realizzazione di nuove strade. Non deve essere tralasciata nella pianificazione degli intereventi la costante manutenzione dei sentieri e della rete viaria minore (vecchie strade in disuso, mulattiere). Nel territorio comunale sono stati individuati numerosi camminamenti di notevole interesse assestamentale per l’attraversamento delle comprese boscate.

106 Carta di uso del suolo (da Documento di Piano del PGT, quadro conoscitivo) – dati recepiti da DUSAF – Banca Dati Ambiente e Territorio

107 11.1.1 Ambiti agricoli strategici14 La Provincia di Brescia individua nel PTCP, variante di adeguamento alla L.R. n.12/2005, gli ambiti agricoli strategici. Si riporta di seguito lo stralcio della tav. 4.1 per il Comune di Malonno.

PTCP Provincia di Brescia, tav. 4.1 – Ambiti agricoli strategici, marzo 2009

La Provincia di Brescia, con deliberazione di Consiglio Provinciale n° 35 del 07/11/2011 e con deliberazione di Giunta Provinciale n° 451 del 21/11/2011, ha avviato il procedimento di revisione del PTCP e relativa VAS.

14 PTCP Provincia di Brescia – Ambiti agricoli strategici, tav. 4.1 – marzo 2009 108 11.1.2 Uso del suolo urbanizzato Per quanto riguarda i valori relativi al consumo di suolo, la situazione desunta dal Documento di Piano e delle linee generali d’azione permette di evidenziare i seguenti dati tabellari: Superficie comunale ha 3.081,09 Superficie urbanizzata* ha 61,48 Abitanti (2012)** numero 3354 Densità urbanizzata Ab/ha 54,55 * Dato recepito da PRG comunale e aggiornamento situazione urbanizzata a maggio 2012 ** Dato fornito dall’Ufficio Tecnico comunale, aggiornato al 31/12/2012

Lezza

Zazza

Loritto Miravalle

Landò

109 Lava

Moscio Dosso Nazio Odecla

110

Forno Allione

Malonno

Borgo Nuovo

111 12 Aspetti relativi alla sismicità del territorio comunale di Malonno15

12.1 Normativa di riferimento

Con l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 Marzo 2003 “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica” (G.U. n° 105 del 8/05/2003, suppl. ord. n. 72), sono state individuate in prima applicazione le zone sismiche sul territorio nazionale e fornite le normative tecniche da adottare per le costruzioni nelle zone sismiche stesse. Tale ordinanza è entrata in vigore, per gli aspetti inerenti la classificazione sismica, contestualmente al dm 14/09/2005 “Norme Tecniche per le costruzioni” (G.U. n° 222 del 23/09/2005, suppl. ord. n. 159). A partire da tale data è quindi in vigore la classificazione sismica del territorio nazionale così come deliberato dalle singole regioni; la Regione Lombardia, con la d.g.r. n° 14964 del 7 Novembre 2003, ha preso atto della classificazione fornita in prima applicazione dall’Ordinanza 3274/03. Secondo tale classificazione il territorio del Comune di Malonno ricade in ZONA SISMICA 4, alla quale

competono valori di accelerazioni orizzontali ag con probabilità di superamento del 10% in 50 anni pari a 0,05 g (dove g è l'accelerazione di gravità). Con D.M. 14 gennaio 2008 è entrata in vigore la nuova classificazione sismica del territorio nazionale, recepita dalla regione Lombardia con d.g.r. 28/05/2008 n. 8/7374. Per l’intero territorio italiano sono riportati i valori dei parametri sismici di riferimento.

15 Aggiornamento dello studio geologico di supporto alla pianificazione urbanistica – aggiornamento previsto dalla L.R. 11 marzo 2005 n.12 - Studio di geologia applicata e pianificazione territoriale, dott. Geol. Luigi Paolo Salvetti 112 Secondo la nuova classificazione, il territorio di Malonno rientra in una fascia per la quale sono stati

individuati valori di accelerazione orizzontale ag al suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni compresi tra 0,050g e 0,075g. Il dm 14/01/2008 prevede un periodo di monitoraggio di 18 mesi (che terminerà quindi il 30 giugno 2009) nel quale si possono utilizzare per la progettazione anche le norme previgenti in materia di costruzioni; fanno eccezione le nuove progettazioni degli interventi relativi ad edifici e opere infrastrutturali di cui al decreto del Capo del Dipartimento della Protezione Civile 21 ottobre 2003, per le quali si applicano da subito le disposizioni del dm 14/01/2008. Fino al termine del periodo di monitoraggio, ai sensi della d.g.r. n. 14964 del 7 novembre 2003 con la quale la Regione Lombardia imponeva l’obbligo, in zona 4, della progettazione antisismica esclusivamente per gli edifici strategici e rilevanti (così come individuati nel dduo n° 19904 del 21 novembre 2003, secondo la dgr 22 dicembre 2005 n°8/1566), qualora si optasse per l’utilizzo della normativa previgente in materia, si dovranno considerare le specifiche di “sismicità media” (S=9) per i Comuni in zona 2 e di “sismicità bassa” (S=6) per i Comuni sia in zona 3 che in zona 4. Dal 1° luglio 2009 la progettazione antisismica, per tutte le zone sismiche e per tutte le tipologie di edifici, sarà regolata dal d.m. 14 gennaio 2008.

12.2 Risposta sismica locale

Nel presente paragrafo viene riassunta la metodologia definita dalla d.g.r. 8 maggio 2008 n° 8/7374 per l’analisi della risposta sismica nel territorio comunale, in adempimento a quanto previsto dal DM 14/01/2008, dall’OPCM n° 3274 del 20 Marzo 2003 e dal dduo n° 19904 del 21/11/2003. Tale metodologia prevede tre livelli di approfondimento, in funzione della classificazione sismica del Comune, dell’importanza degli edifici interessati e della fase di lavoro (pianificatoria o progettuale). Analisi di primo livello: è un approccio di tipo qualitativo che consiste nel riconoscimento delle situazioni passibili di amplificazione sismica o di effetti di instabilità sulla base di dati esistenti, cartografie di inquadramento, osservazioni geologico-geomorfologiche, topografiche e morfometriche del territorio. Tale livello, obbligatorio per tutti i comuni, prevede la redazione della “CARTA DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA LOCALE” su tutto il territorio comunale, nella quale deve essere riportata la perimetrazione areale e lineare delle diverse situazioni tipo definite nella legenda che verrà illustrata nel successivo paragrafo di cui all’allegato 5 alla d.g.r. n° 8/7374, in grado di determinare gli effetti sismici locali e denominate “scenari di pericolosità sismica locale” (zone PSL da Z1 a Z5). Analisi di secondo livello: è un approccio di tipo semi-quantitativo che si applica nelle sole aree passibili di amplificazione perimetrate nella carta della pericolosità sismica locale (zone PSL Z3 e Z4); permette di determinare una valore numerico (fattore di amplificazione sismica locale - Fa) che fornisce una stima dell’effettiva risposta sismica delle situazioni individuate tramite il primo livello. Per applicare tale procedura (per i dettagli sulla quale si rimanda all’allegato 5 alla dgr n° 8/7374) sono necessari, relativamente alle situazioni individuate, dati più approfonditi di tipo morfometrico, litologico-stratigrafico e geofisico (questi ultimi in particolare relativi alla velocità di propagazione nel terreno delle onde sismiche di taglio).

113 Pur ricadendo in zona sismica 4, per il comune di Malonno è stata eseguita un’analisi di secondo livello per quelle aree in cui potranno essere previste la realizzazione o l’ampliamento di costruzioni strategiche e rilevanti (elenco tipologico di cui al dduo n° 19904/03). Il valore di Fa determinato con l’applicazione del secondo livello deve essere confrontato con “valori soglia” definiti dalla Regione Lombardia per ogni comune, al fine di determinare se la normativa nazionale risulti sufficiente a tenere in considerazione anche gli effetti di amplificazione sismica locale (Fasoglia).

13 Allevamenti zootecnici e direttiva nitrati

Le quantità e le localizzazioni degli allevamenti zootecnici presenti sul territorio comunale di Malonno sono stati forniti dal Comune (geom. Fausto Mariotti, responsabile Ufficio Tecnico). I dati recepiti sono aggiornati a novembre 2013.

N° Denominazione N° capi SPECIE TIPOLOGIA NORD EST 1 Fabrici Daniela 10 Bovini Riproduzione latte trasformazione 5106420 1601108 1 Fabrici Daniela 12 Caprini Da carne 5106420 1601108 2 Gelmi Bortolo 31 Bovini Riproduzione latte trasformazione 5108901 1602933 3 Ghirardi Massimo 42 Bovini Riproduzione latte trasformazione 5107939 1600872 3 Ghirardi Massimo 13 Caprini Da carne 5107939 1600872 4 Malisia Domenico 21 Bovini Riproduzione latte trasformazione 5108494 1603251 5 Mariotti Giovanna in Salvetti 13 Bovini Riproduzione latte trasformazione 5107357 1600354 6 Mariotti Valeria 18 Bovini Riproduzione latte trasformazione 5107102 1600591 7 Mariotti Giustina 15 Bovini Riproduzione latte trasformazione 5107200 1600658 8 Mora Bernardino 38 Bovini Riproduzione latte trasformazione 5110637 1602398 8 Mora Bernardino 21 Caprini Da latte 5110637 1602398 9 Giacomini Gianfranco 13 Ovini Da carne 5109096 1602067 9 Giacomini Gianfranco 14 Caprini Da carne 5109096 1602067 10 Pederzoli Attilio 181 Ovini Da carne 5107876 1601292 11 Porcini Riccardo 14 Ovini Da carne 5109819 1602349 11 Porcini Riccardo 12 Caprini Da carne 5109819 1602349 11 Porcini Riccardo 64 Bovini Riproduzione latte crudo 5109819 1602349 12 Moreschi Luigi 22 Caprini Da carne 5110792 1602420 13 Fabrici Angela 10 Ovini Da carne 5106812 1601305 14 Canti Giancarlo 10 Bovini Riproduzione latte trasformazione 5107170 1600672

NOTA: I valori riportati nella colonna N° si riferiscono ai numeri assegnati alle diverse attività in planimetria. Per la loro collocazione in planimetria si rimanda alle tavole di azzonamento di PGT, Piano delle Regole.

114 La Direttiva Nitrati (91/676/CEE), che ha avuto il pieno recepimento a livello nazionale nel 2006 (d.lgs. 152 del 3 aprile 2006 e il DM del 4 aprile 2006), ha richiesto la designazione di diversi ambiti di vulnerabilità, cioè di zone dove la gestione dell’azoto e in particolare quello di origine zootecnica, è regolamentata attraverso specifici programmi di azione regionali (dgr n. 8/5868 del 21/11/2007) che definiscono quantitativi, modalità e periodi per la distribuzione di effluenti di allevamento e fertilizzanti. Il limite più significativo riguarda la quantità massima di azoto da effluenti di allevamento utilizzabile, che viene fissata in 170 kg/ha per anno per le zone vulnerabili e 340 kg/ha per anno sul resto del territorio. Tutte le aziende zootecniche sono dunque chiamate a rispettare i nuovi vincoli attraverso scadenze ravvicinate che in molti casi si traducono in elementi di criticità per gli allevamenti lombardi, in considerazione dell’elevato numero di capi per unità di superficie.16

Da D.g.r. 11 ottobre 2006 - n.8/3297 “Nuove aree vulnerabili ai sensi del d.lgs. 152/2006: criteri di designazione e individuazione” pubblicata sul BURL S.O. n.45 del 6/11/2006, allegato 2, si riscontra che il comune di Malonno non risulta essere elencato né nei comuni interamente compresi nelle aree vulnerabili, né nei comuni parzialmente compresi nelle aree vulnerabili.

Per i criteri igienici e di sicurezza in edilizia rurale si rimanda al Decreto Direttore Generale 29 dicembre 2005 n.20109 – Linee guida regionali: criteri igienici e di sicurezza in edilizia rurale – BURL 10 febbraio 2006, 3° Supplemento Straordinario al n.6 e alla D.g.r 15/02/2012 n.IX/3018 “Determinazioni generali in merito alla caratterizzazione delle emissioni gassose in atmosfera derivanti da attività a forte impatto odorigeno”.

14 Attività produttive industriali ed artigianali

Il Comune di Malonno possiede due vaste aree destinate ad attività produttive di tipo industriale, una collocata a Forno d’Allione, in prossimità della rete ferroviaria, una lungo la Strada Statale n.42 del Tonale e della Mendola, verso il confine con il comune di Sonico. Il comune non è dotato di un elenco di classificazione delle aziende insalubri. Sono inoltre presenti diverse aree di tipo artigianale, anch’esse prevalentemente dislocate lungo la S.S. n.42. Per quanto riguarda le attività commerciali, invece, sono dislocate in modo puntuale e di relative dimensioni, concentrate prevalentemente anch’esse lungo l’asse viario principale Strada Statale n.42 del Tonale e della Mendola. Inoltre sono rilevabili n.14 allevamenti zootecnici di piccole dimensioni dislocati principalmente nelle frazioni.

16 http://www.ersaf.lombardia.it/Upload/NITRATI/01_introduzione.html 115

Estratto aerofotogrammetrico con individuazione aree industriali, artigianali, commerciali

116 15 Studio di fattibilità geologica17

La presente relazione è mirata alla descrizione dell’indagine di aggiornamento dello Studio Geologico di supporto alla pianificazione urbanistica del Comune di Malonno (Provincia di Brescia), condotta in riferimento alle indicazioni della d.g.r. 28 maggio 2008 n. 8/7374 Aggiornamento dei “Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’art. 57, comma 1, della l.r. 11 marzo 2005, n. 12” approvati con d.g.r. 22 dicembre 2005, n. 8/1566. Il Comune di Malonno è già dotato di studio geologico di supporto alla pianificazione urbanistica - Piano Regolatore Generale, con indagine condotta ai sensi della L.R. 41/97 nel dicembre 1999 dal dott. geol. Gilberto Zaina per conto dello Studio Geo.Te.C. – Geologia Tecnica Camuna. Lo studio, è stato approvato dalla Regione Lombardia – Giunta Regionale Territorio ed Urbanistica (nel quale viene accertato il recepimento delle integrazioni di cui alla comunicazione della Regione Lombardia prot. N. Z1.2000.00. 0031151). Nel 2002, lo studio è stato aggiornato con la Valutazione della pericolosità delle aree di conoide – ai sensi della d.g.r. 11/12/2001, nel quale è stato effettuato il recepimento delle osservazioni della Regione Lombardia del 9 Giugno 2003 prot. Z1 2003. 0025925. Nel mese di agosto 2002, lo Studio GEO.TE.C. - GEOLOGIA TECNICA CAMUNA, su incarico dell’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI MALONNO (incarico del 23.04.2002 Det. 78) ha condotto uno studio degli aspetti legati alla dinamica morfologica delle aree di conoide del territorio comunale sulle quali sono presenti le aree urbanizzate. L’analisi è stata condotta come aggiornamento dello studio geologico di supporto alla pianificazione urbanistica ed intesa come valutazione della pericolosità nelle aree dei conoidi alluvionali del Torrente Vallaro, del Balzello di Cole, del Torrente Franchina, del Torrente Radel e della Valle di Lava. La valutazione della pericolosità è stata condotta in riferimento alle indicazioni contenute nella d.g.r. n. 7/6645 del 29/10/2001 (Approvazione delle direttive per la redazione dello studio geologico ai sensi dell'art. 3 della L.R. 41/97) e nella d.g.r. n. 7/7365 del 11/12/2001 (attuazione del Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico del bacino del fiume Po in campo urbanistico). Attenendosi alla documentazione contenuta nello studio in precedenza descritto, la Regione Lombardia – Servizio Geologico ha provveduto d’ufficio all’adeguamento alla legenda PAI delle informazioni riguardanti le condizioni di dissesto del territorio. Nel mese di Ottobre 2005, su incarico dell'Amministrazione Comunale di Malonno (con delibera n. 04 del 23/04/2002) è stato redatto uno studio finalizzato all’esame della VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITÀ DA CROLLI DELLE AREE ALLA BASE DELLA PARETE ROCCIOSA IN LOCALITÀ SAN FAUSTINO in accordo con le indicazioni contenute nella d.g.r. n. 7/6645 del 29/10/2001 (Approvazione delle direttive per la redazione dello studio geologico ai sensi dell'art. 3 della l.r. 24 novembre 1997 n.41). L’indagine condotta ha portato alla definizione della pericolosità da crollo nelle porzioni di territorio comunale a valle della parete rocciosa: la perimetrazione, tradotta in termini di fattibilità geologica, è riportata negli allegati costituenti parte

17 Aggiornamento dello studio geologico di supporto alla pianificazione urbanistica – aggiornamento previsto dalla L.R. 11 marzo 2005 n.12 - Studio di geologia applicata e pianificazione territoriale, dott. Geol. Luigi Paolo Salvetti 117 integrante del presente studio. Pertanto, alla luce dei punti sopra riportati, il presente studio deve essere inteso come aggiornamento della documentazione esistente (2002) per recepimento delle modifiche introdotte da variazioni dell’assetto morfologico e già approvate dagli enti istituzionali ai quali è stata demandata l’approvazione. Si rimanda inoltre, per una migliore comprensione delle dinamiche idrogeologiche interessanti il Comune di Malonno allo Studio idrogeologico a scala di sottobancino idrografico della Vallecamonica, revisione settembre 2009.

15.1 Carta di fattibilità geologica per le azioni di piano

Per quanto riguarda le prescrizioni connesse con le classi di fattibilità, si è preso atto di quanto già definito nella precedente versione dello studio geologico di supporto al PRG. I progetti di interventi da realizzarsi sul territorio comunale di Malonno dovranno essere corredati da un indagine geologica e/o geologico tecnica in accordo con i contenuti delle presenti normative. Ogni indagine, indipendentemente dalla classe di fattibilità assegnata alle singole aree, dovrà essere condotta seguendo le indicazioni contenute nel D.M. 14 gennaio 2008 “Approvazione delle nuove Norme Tecniche per le costruzioni”; le indagini e gli approfondimenti prescritti per le diverse classi di fattibilità devono essere effettuati prima della progettazione degli interventi e non sono in ogni caso sostitutivi di quelli previsti in fase esecutiva dal d.m. 14 gennaio 2008. I contenuti normativi del presente studio diventano pertanto parte integrante della pianificazione urbanistica del territorio comunale di Malonno e le indicazioni contenute nei paragrafi relativi alla componente normativa devono essere recepiti nelle N.T.A. del Piano di Governo del Territorio.

15.2 Descrizione delle classi di fattibilità geologica per le azioni di piano

Le carte di fattibilità geologica per le azioni di piano relative al territorio comunale di Malonno sono state redatte alla scala 1:2.000 (per la sola porzione di territorio coperta dall’aerofotogrammetrico comunale alla scala 1:2.000 e comprensiva della parte urbanizzata e un suo intorno) ed alla scala 1:10.000 relativamente all’intero territorio comunale. Quest’ultima è stata redatta sulla base della Carta Tecnica Regionale. Per ogni ambito omogeneo sono state definite le seguenti classi di fattibilità geologica, distinte in carta dal colore e da un codice alfanumerico, la numerazione ed il colore sono indicativi delle classi di fattibilità mentre le sigle associate sono indicative degli elementi geologici limitanti.

CLASSE 4 – FATTIBILITA’ CON GRAVI LIMITAZIONI

L’alta pericolosità/vulnerabilità comporta gravi limitazioni all’utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica della destinazione d’uso. Deve essere esclusa qualsiasi nuova edificazione, se non opere tese al consolidamento o alla sistemazione idrogeologica per la messa in sicurezza dei siti. Per gli edifici esistenti sono consentite le opere relative ad interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo, come definiti dall’art. 27, comma 1, lettera a), b), c)

118 della L.R.12/05, senza aumento di superficie o volume e senza aumento del carico insediativo. Sono consentite le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa sismica. Eventuali infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico possono essere realizzate solo se non altrimenti localizzabili; dovranno essere puntualmente e attentamente valutate in funzione della tipologia di dissesto e del grado di rischio che determinano l’ambito di pericolosità/vulnerabilità omogenea. A tal fine, alle istanze per l’approvazione da parte dell’autorità comunale, deve essere allegata apposita relazione geologica e geotecnica che dimostri la compatibilità dell’intervento con la situazione di grave rischio idrogeologico.

CLASSE 3 – FATTIBILITA’ CON CONSISTENTI LIMITAZIONI

La classe comprende le zone nelle quali sono state riscontrate consistenti limitazioni all’utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica della destinazione d’uso per le condizioni di pericolosità/vulnerabilità individuate, per il superamento delle quali potrebbero rendersi necessari interventi specifici o opere di difesa.

CLASSE 2 – FATTIBILITA’ CON MODESTE LIMITAZIONI

La classe comprende le zone nelle quali sono state riscontrate modeste limitazioni all’utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica delle destinazioni d’uso, che possono essere superate mediante approfondimenti di indagine e accorgimenti tecnico-costruttivi e senza l’esecuzione di opere di difesa.

CLASSE 1 – FATTIBILITA’ SENZA PARTICOLARI LIMITAZIONI

La classe comprende quelle aree che non presentano limitazioni all’utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica delle destinazioni d’uso e per le quali deve essere direttamente applicato quanto prescritto nelle NORME TECNICHE PER LE COSTRUZIONI, di cui alla normativa nazionale.

Per una migliore comprensione dello studio geologico effettuato sul territorio comunale si rimanda allo studio citato e alla relativa cartografia allegata.

Si riportano di seguito due stralci relativi ai dissesti e alle fasce fluviali PAI.

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Carta dei dissesti con legenda uniformata PAI – st. geol. Anno 2003 (www.cartografia.regione.lombardia.it)

Individuazione delle fasce fluviali PAI (www.cartografia.regione.lombardia.it)

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16 Rifiuti

Negli ultimi anni il benessere e lo sviluppo economico hanno sicuramente prodotto effetti importanti sull’ambiente, in modo particolare risulta evidente come l’aumento dei rifiuti prodotti sia collegato a evidenti problematiche gestionali ed economiche. La Comunità Europea si è dimostrata molto sensibile al problema della gestione dei rifiuti e sono state emanate alcune norme che gli stati membri hanno recepito. L’Italia nel 1997, con il decreto legislativo n. 22 (decreto Ronchi), ha dato attuazione alla disciplina comunitaria definendo precise norme da seguire. Il decreto ha posto come primo obiettivo la necessità di riduzione delle quantità di rifiuti, indicando inoltre obiettivi quantitativi per la percentuale di raccolta differenziata: - 15 per cento entro il 2 marzo 1999 - 25 per cento entro il 2 marzo 2001 - 35 per cento a partire dal 2 marzo 2003 confermato dalla L.R. n. 26 del dicembre 2003 L’idea fondamentale è basata sulla possibile trasformazione dell’enorme quantità di rifiuto in risorsa attraverso tre procedure: recupero, riciclaggio e valorizzazione energetica, perseguendo, allo stesso tempo, l’obiettivo della riduzione a monte dei rifiuti. Si abbandona così la logica del semplice interramento in discarica, tecnica utilizzata per anni, ma non più sostenibile a causa dei possibili impatti ambientali e della difficoltà di collocare gli impianti sul territorio, a eccezione per quella quantità di rifiuti (inerti o adeguatamente inertizzati) per cui non è possibile nessun’altra procedura. Nella provincia di Brescia esiste il Piano provinciale di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilabili approvato dalla Regione con deliberazione della giunta n.9/661 del 20/10/2010, pubblicato sul BURL 1°S.S. al n.45 del 09/11/2010. Il PPGR ha efficacia quinquennale.

16.1 Produzione di rifiuti urbani18

Il bacino della Vallecamonica attualmente conta circa 90.000 abitanti. La percentuale media di Raccolta Differenziata conseguita è stata del 23,57%, ampiamente al di sotto del 35% previsto dal D.Lgs.vo 22/97 come obiettivo da raggiungere entro il 2003. Solo i Comuni di Ceto, e Malonno hanno superato la soglia del 35%, a dimostrazione del fatto che buoni risultati di recupero non sono necessariamente condizionati dal numero di abitanti, ma possono essere raggiunti anche in piccoli Comuni, a fronte di idonee strategie ed iniziative di comunicazione e coinvolgimento della popolazione. Dovranno essere individuate iniziative specifiche, quali la raccolta della frazione verde per la triturazione per l’auto compostaggio e, soprattutto, l’attivazione del servizio di Raccolta Differenziata dell’umido domestico. Sottrarre dal circuito di raccolta e smaltimento degli indifferenziati la frazione di rifiuto verde, che può essere utilizzata per la produzione di ammendante attraverso semplici procedure di compostaggio, consente notevoli risparmi: la mancata separazione di questa frazione implica il trasporto e lo smaltimento del verde al costo dell’indifferenziato. In Valle Camonica nel 2005 sono state raccolte 470 tonnellate di verde, equivalenti ad un risparmio di 74.000 € a carico dei Comuni, considerando il costo medio di smaltimento della frazione indifferenziata (pari a 157,8 euro a tonnellata, su base

18 Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti – Rifiuti Urbani, obiettivi di pianificazione e linee guida provinciali – rev. 01 Gennaio 2010 121 provinciale). L’attivazione del servizio di raccolta separata dell’umido domestico (organico), almeno sui centri più popolosi, sulle strutture ospedaliere, le mense e le strutture turistiche, finalizzata alla produzione di Compost di qualità è una delle iniziative indispensabili per il miglioramento dei risultati complessivi di RD dell’intera Area. La presenza di numerosi Comuni a forte vocazione turistica determina la necessità di definire specifiche iniziative per l’intercettazione dei rifiuti, attraverso il coinvolgimento strutture alberghiere e ristorazione e opportune campagne di informazione sulla presenza di isole ecologiche e punti di raccolta. La produzione procapite media del comprensorio è inferiore alla produzione media provinciale, e già in linea con gli obiettivi di contenimento della produzione previsti dallo scenario 3 scelto come scenario di riferimento e obiettivo.

Produzione pro capite anno 2005 – Estratto dal Rapporto Ambientale, Revisione gennaio 2010.

16.2 La raccolta differenziata19

Il confronto tra l’andamento dei valori di produzione dei rifiuti indifferenziati (ovvero i rifiuti per i quali è necessario prevedere lo smaltimento) ed i valori di produzione della Raccolta Differenziata, dimostra che la produzione complessiva di Rifiuti Urbani è cresciuta negli anni, e che l’aumento della Raccolta Differenziata ha sostanzialmente contenuto il fabbisogno di smaltimento, senza però ottenere l’auspicata inversione di tendenza del trend di produzione totale dei rifiuti.

19 Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti – Rifiuti Urbani, obiettivi di pianificazione e linee guida provinciali – rev. 01 Gennaio 2010 122 Percentuale raccolta differenziata anno 2005 - Estratto dal Rapporto Ambientale, Revisione gennaio 2010. La tabella e il grafico 5.4.2.1 rappresentano l’andamento delle principali frazioni di Raccolta Differenziata nel periodo 2000-2005, mentre la tabella 5.4.2.4 contiene il dettaglio di tutte le frazioni per lo stesso periodo (senza conteggiare la frazione Ingombrante avviata e recupero).

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La tabella ed il grafico 5.4.2.2 riportano la percentuale di ciascuna frazione rispetto al totale dei quantitativi di rifiuti raccolti in maniera differenziata (dato 2005): la frazione verde (26,55%) insieme a carta e cartone (26,08%) e al vetro (14,08%) rappresentano le frazioni più significative, seguite da legno (8,89%), organico (8,61%), metalli (6,42%) e plastica (4,37%). Saranno queste (carta e cartone, vetro, legno, organico, metalli e plastica) le frazioni per le quali verranno definiti gli obiettivi di recupero per l’orizzonte temporale di Piano, in considerazione della loro incidenza sul totale della Raccolta Differenziata.

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I dati presentati sono stati tratti da: “La gestione dei Rifiuti nella Regione Lombardia 2011” – Regione Lombardia - ARPA

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I dati presentati sono stati tratti da: “La gestione dei Rifiuti nella Regione Lombardia 2011” – Regione Lombardia - ARPA

I dati presentati sono stati tratti da: “La gestione dei Rifiuti nella Regione Lombardia 2011” – Regione Lombardia - ARPA

134 La raccolta dei rifiuti solidi urbani (RSU) sul territorio comunale di Malonno viene effettuata dalla società Valle Camonica Servizi s.r.l.. Il Comune di Malonno rientra infatti all’interno dell’Unione dei Comuni dell’Alta Valle Canonica con la quale la società Valle Canonica Servizi ha stipulato un contratto per la gestione del servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti urbani, assimilati e di raccolta differenziata ed in genere dei servizi di igiene ambientale. La convenzione di servizio per le prestazioni relative ai servizi di igiene ambientale, stipulata il 5 marzo 2008, ha validità di 5 anni con decorrenza dal 1/01/2008 e termine al 31/12/2012.

I servizi erogati dalla Società Valle Camonica Servizi per il Comune di Malonno secondo la convenzione stipulata sono:20

Art. 5 – OGGETTO DELLA CONVENZIONE 5.1 Raccolta a) Raccolta di rifiuti urbani anche ingombranti provenienti da fabbricati o da altri insediamenti civili in genere; b) Raccolta di rifiuti assimilabili ai rifiuti urbani prodotti dalle attività produttive, artigianali, di commercio e servizi purché esplicitamente indicati nel regolamento comunale e corrispondenti sotto il profilo merceologico ai rifiuti di cui al punto 1.1.1 lettera a) della deliberazione interministeriale del 27/07/84; 5.2 Raccolta differenziata dei materiali riciclabili con relativo conferimento ai centri autorizzati per il recupero e/o smaltimento 5.3 Trasporto di tutti i rifiuti, di cui ai precedenti punti 5.1, 5.2, ai rispettivi centri di smaltimento e/o recupero 5.4 Smaltimento dei rifiuti, tenuto conto della loro tipologia, saranno avviati a recupero e/o smaltimento, a cura della Società presso impianti autorizzati di proprietà della stessa e/o in altri impianti convenzionati.

Art. 8 – CORRISPETTIVO DELLE PRESTAZIONI A fronte delle prestazioni precedentemente descritte viene fissato un corrispettivo pari a Euro/ton 200,83 (IVA 10% esclusa), per ogni tonnellata di rifiuti urbani indifferenziati prodotti sul territorio comunale. L’importo del corrispettivo sopra definito sarà da considerarsi onnicomprensivo di tutti i servizi specificati a carico della Società nella presente convenzione e nell’allegato disciplinare. (…)

20 Stralcio articoli 5-8 Convenzione di servizio per le prestazioni relative ai servizi di igiene ambientale, 5 marzo 2008 135 Numero e tipologia contenitori presenti sul territorio comunale di Malonno per raccolta rifiuti21 TIPOLOGIA NUMERO Cassonetti da 1,1 mc 5 Cassonetti da 2,4 mc 6 Cassonetti da 3,2 mc 6 Cassonetti da 0,360 mc 32 Cassonetti da 1,3 mc per la carta 1 Campane carta 22 Campane multimateriale 0 Contenitori verde 11 Contenitori farmaci 1 Contenitori pile 7

I dati riportati in tabella sono quelli relativi al 01/07/2013

Destinazione ultima dei rifiuti I rifiuti solidi urbani vengono conferiti presso il termovalorizzatore di Brescia, mentre gli altri rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata vengono avviati ad impianti di recupero dedicati.

Quantità di rifiuti conferiti alla piattaforma di Sonico – Comune di Malonno – anno 2012

21 Dati forniti dalla Società Vallecamonica Servizi 136 Elenco container presenti all’interno della piattaforma di Sonico

Elenco impianti finali di conferimento dei rifiuti e frequenze dei conferimenti

137 Piattaforme ecologiche Il Comune di Malonno non presenta sul proprio territorio isole ecologiche riconosciute per la raccolta differenziata. E’ invece presente un’isola ecologica nel comune di Sonico, a confine con il comune di Malonno. Il dato e la collocazione sono stati forniti dall’Ufficio Tecnico comunale. Si riporta uno stralcio della CTR con l’individuazione dell’isola ecologica citata.

Dati riepilogativi anno 2012 - Comune di Malonno22 Rifiuti raccolti Comune di Raccolte effettuate da CER Malonno terzi Imballaggi in carta 60.080 Imballaggi in materiali misti 165.230 Pneumatici fuori uso 620 Carta e cartone 83.698 Vetro 1.510 Abbigliamento 6.955 Frigoriferi 3.490 Neon 1 Accumulatori 1.983 Medicinali diversi 201 Batterie alcaline 256 Apparecchiature elettriche 3.555 TV - monitor 5.259 Legno 570 Metallo 102.100

22 Dati forniti dalla Società Vallecamonica Servizi S.p.A. 138 Umido 0 Rifiuti biodegradabili 82.955 Oli minerali 0 Oli vegetali 182 Toner 0 Zinco 0

Residui pulizia stradale 0 Rifiuti ingombranti 33.283 Rifiuti urbani non differenziati 938.590 Rifiuti cimiteriali 0

Rifiuti misti costruzione 0 Fanghi fosse settiche 0 Totale differenziata (Kg) 518.645 Totale indifferenziato, ingombranti 971.873 e spazz. Strade (Kg) Totale generale (Kg) 1.490.518 Percentuale di raccolta 34,80% differenziata

Raccolta rifiuti anno 2012 - Comune di Malonno

35%

65%

Raccolta differenziata (Kg) Totale indifferenziato, ingombranti e spazz. strade (Kg)

La Società di Valle Camonica Servizi si riserva la facoltà di provvedere alla raccolta e allo smaltimento di rifiuti speciali prodotti da attività produttive, artigianali, commerciali e di servizi, mediante accordi diretti con le ditte operanti sul territorio comunale.

139 Disciplinare per lo svolgimento dei servizi di igiene ambientale – (allegato “A”) (…) Art.2 modalità e corrispettivi del servizio di raccolta, trasporto, smaltimento e/o recupero dei rifiuti urbani 2.1 Servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti urbani indifferenziati tramite contenitori stradali Il servizio è comprensivo di: a) Posa sulla pubblica via dei seguenti contenitori stradali (cassonetti):

TIPOLOGIA NUMERO CASSONETTI POSIZIONATI Cassonetti da 0,8 mc 0 Cassonetti da 1,3 mc 19 Cassonetti da 2,4 mc 31 Cassonetti da 3,2 mc 14

La situazione sopra riportata è da intendersi quella esistente al 01/01/2008 b) Manutenzione ordinaria e straordinaria dei contenitori installati; c) Svuotamento con frequenza bisettimanale dei cassonetti dislocati sul territorio comunale; d) Lavaggio e disinfezione periodica dei cassonetti collocati sul territorio; e) Trasporto dei rifiuti raccolti nei cassonetti presso gli impianti di smaltimento convenzionati; f) Smaltimento dei rifiuti raccolti; La disposizione sul territorio comunale dei cassonetti stradali verrà concordata tra la Società ed il Comune in relazione all’accessibilità, da parte degli automezzi adibiti allo svuotamento dei cassonetti, della viabilità comunale. Non potranno essere posizionati cassonetti stradali che comportino situazioni di pericolo o scarsa visibilità alla circolazione stradale o che implichino, per le operazioni di svuotamento, violazioni del codice della strada da parte dell’automezzo adibito a raccolta.

COSTO COMPLESSIVO ANNUO: compreso nel corrispettivo di cui all’art. 8 della convenzione (…) 2.2 Servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti urbani indifferenziati tramite raccolta manuale porta a porta sull’intero territorio comunale (…) COSTO COMPLESSIVO ANNUO: da valutarsi in aggiunta al corrispettivo di cui all’art. 8 della convenzione qualora il Comune ne faccia richiesta 2.3 Servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti urbani indifferenziati tramite raccolta manuale porta a porta nel centro storico del Comune e/o in talune vie di difficile percorribilità (…)

140 COSTO COMPLESSIVO ANNUO: compreso nel corrispettivo di cui all’art. 8 della convenzione 2.4 Servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti ingombranti (…) COSTO DEL SERVIZIO: Smaltimento: da fatturarsi secondo le tariffe e le modalità di cui all’art. 8 della convenzione Trasporto cassone: €/viaggio 110,20 + IVA (fatturati direttamente dalla Società al Comune in aggiunta al corrispettivo di cui all’art. 8 della convenzione) Nolo cassone: 82,65 €/mese o frazioni di mese + IVA (…) 2.5 Servizio di raccolta, trasporto e smaltimento differenziato dei rifiuti urbani differenziati mediante contenitori stradali (campane o cassonetti) collocati sul territorio Il servizio è comprensivo di: a) Raccolta carta (…) COSTO COMPLESSIVO ANNUO: compreso nel corrispettivo di cui all’art. 8 della convenzione b) Raccolta Vetro, Contenitori in Plastica per liquidi, Lattine (Multimateriale) (…) COSTO COMPLESSIVO ANNUO: compreso nel corrispettivo di cui all’art. 8 della convenzione c) Raccolta prodotti farmaceutici inutilizzati, scaduti o avariati e raccolta pile esauste (…) COSTO COMPLESSIVO ANNUO: compreso nel corrispettivo di cui all’art. 8 della convenzione Il numero dei contenitori di cui ai punti a,b e c è da intendersi al 01/01/2008 La disposizione sul territorio comunale dei contenitori per la raccolta differenziata verrà concordata tra la Società ed il Comune in relazione all’accessibilità, da parte di automezzi idonei allo svuotamento dei contenitori, della viabilità comunale. Non potranno essere posizionati contenitori che comportino situazioni di pericolo o scarsa visibilità alla circolazione stradale o che implichino, per le operazioni di svuotamento, violazioni del codice della strada da parte dell’automezzo adibito alla raccolta. (…) 2.6 Servizio di raccolta porta a porta di vetro, contenitori in plastica per liquidi, lattine (servizio raccolta multimateriale – sacco azzurro) (…) COSTO COMPLESSIVO ANNUO: 9.351,09 €/anno + IVA 2.7 Servizio di raccolta porta a porta della carta/cartone presso le utenze domestiche (…) COSTO COMPLESSIVO ANNUO: da valutarsi in aggiunta al corrispettivo di cui all’art. 8 della convenzione qualora il Comune ne faccia richiesta 2.8 Servizio di raccolta porta a porta della carta/cartone presso i grossi produttori (…) COSTO COMPLESSIVO ANNUO: compreso nel corrispettivo di cui all’art. 8 della convenzione

141 2.9 Servizi di raccolta e smaltimento differenziato di frigoriferi, congelatori, surgelatori, televisori, computer, apparecchiature elettroniche, rifiuti vegetali, legno, pneumatici e altro: a) frigoriferi, surgelatori, congelatori e simili (…) COSTO DEL SERVIZIO (da aggiungersi al corrispettivo di cui all’art. 8 della convenzione e fatturati direttamente dalla Società al Comune): Nolo cassone: 82,65 €/mese o frazioni di mese + IVA Trasporto e smaltimento differenziato: 520,00 €/ton + IVA b) televisori, computer, apparecchiature elettroniche e simili (…) COSTO DEL SERVIZIO (da aggiungersi al corrispettivo di cui all’art. 8 della convenzione e fatturati direttamente dalla Società al Comune): Nolo cassone: 82,65 €/mese o frazioni di mese + IVA Trasporto e smaltimento differenziato: 775,00 €/ton + IVA c) rifiuti vegetali raccolti con cassone da 30 mc (…) COSTO DEL SERVIZIO (da aggiungersi al corrispettivo di cui all’art. 8 della convenzione e fatturati direttamente dalla Società al Comune): Nolo cassone: 82,65 €/mese o frazioni di mese + IVA Trasporto e smaltimento differenziato: 48,00 €/ton + IVA d) rifiuti vegetali raccolti con cassonetti stradali (…) COSTO DEL SERVIZIO (da aggiungersi al corrispettivo di cui all’art. 8 della convenzione e fatturati direttamente dalla Società al Comune): Servizio di raccolta del rifiuto: da valutarsi in aggiunta al corrispettivo di cui all’art. 8 della convenzione qualora il Comune ne faccia richiesta Trasporto e smaltimento differenziato: 48,00 €/ton + IVA e) legno raccolto con cassone da 30 mc (…) COSTO DEL SERVIZIO (da aggiungersi al corrispettivo di cui all’art. 8 della convenzione e fatturati direttamente dalla Società al Comune): Nolo cassone: 82,65 €/mese o frazioni di mese + IVA Trasporto e smaltimento differenziato: 42,00 €/ton + IVA f) pneumatici raccolti con cassone da 30 mc (…) COSTO DEL SERVIZIO (da aggiungersi al corrispettivo di cui all’art. 8 della convenzione e fatturati direttamente dalla Società al Comune): Nolo cassone: 82,65 €/mese o frazioni di mese + IVA

142 Trasporto e smaltimento differenziato: 130,00 €/ton + IVA g) altri rifiuti raccolti con cassone da 30 mc (…) COSTO DEL SERVIZIO (da aggiungersi al corrispettivo di cui all’art. 8 della convenzione e fatturati direttamente dalla Società al Comune): Nolo cassone: 82,65 €/mese o frazioni di mese + IVA Trasporto e smaltimento differenziato: dipende dalla tipologia del rifiuto (verrà proposto preventivo di smaltimento dedicato) 2.10 Ulteriori servizi di raccolta e smaltimento rifiuti a) Sabbia di spezzamento stradale (…) COSTO DEL SERVIZIO (da aggiungersi al corrispettivo di cui all’art. 8 della convenzione e fatturati direttamente dalla Società al Comune): Nolo cassone: 82,65 €/mese o frazioni di mese + IVA Trasporto e smaltimento differenziato: 130,00 €/ton + IVA b) Rifiuti misti da costruzione e demolizione (…) COSTO DEL SERVIZIO (da aggiungersi al corrispettivo di cui all’art. 8 della convenzione e fatturati direttamente dalla Società al Comune): Nolo cassone: 82,65 €/mese o frazioni di mese + IVA Trasporto e smaltimento differenziato: 23,00 €/ton + IVA (…) Art.12 Rifiuti speciali La Società si riserva la facoltà di provvedere alla raccolta ed allo smaltimento di rifiuti speciali prodotti da attività produttive, artigianali, commerciali e di servizi, mediante accordi diretti con le ditte operanti sul territorio comunale.

143 17 Sistema dei trasporti, viabilità comunale e sovracomunale23

L’impatto ambientale generato dal settore dei trasporti dipende dalla quantità degli spostamenti effettuati e in modo particolare dalla modalità con cui essi avvengono (con auto privata, con mezzo pubblico, a piedi, ecc.) e dalle caratteristiche della rete infrastrutturale. I dati del censimento Istat 2001 evidenziano come l’auto privata sia il mezzo di trasporto più utilizzato per raggiungere il luogo di lavoro o di studio in Provincia di Brescia, al contrario, i mezzi pubblici raggiungono livelli di utilizzo accettabili solo per il trasporto di studenti, mentre sono molto scarsi per quanto riguarda il trasporto dei lavoratori.

17.1 Parco veicolare

Pur non disponendo di dati relativi alla quantità di autoveicoli circolanti sul territorio della Valle Camonica, è ragionevole supporre che la dimensione del parco veicolare nei comuni del territorio camuno sia in linea con la media della provincia di Brescia. I dati raccolti evidenziano un aumento continuo della dimensione del parco veicolare in provincia, costituito dalla maggior parte da autovetture. In crescita è pure il numero di nuove immatricolazioni di autoveicoli che dimostra una sempre maggiore richiesta di autoveicoli privati nel territorio della provincia e una tendenza crescente da parte della popolazione a preferire il trasporto privato a discapito di quello pubblico. Tali dati portano ragionevolmente a ipotizzare un aumento nel tempo del traffico nel territorio e a evidenziare la necessità di interventi mirati al miglioramento della viabilità e al potenziamento del trasporto pubblico.

23 Capitolo tratto dal Rapporto sullo stato dell’Ambiente – Comunità Montana di Valle Camonica – anno 2006 144 17.2 La rete stradale

La rete stradale della Valle Camonica è costituita essenzialmente da una rete stradale di fondovalle con ramificazioni verso gli insediamenti di mezza costa e valli laterali. L’asse viario principale è costituito dalla Ss 42 della Mendola e del Passo del Tonale che rappresenta l’arteria stradale di maggior transito della valle a cui si innestano altre strade statali: la 294 della Val di Scalve, la 345 del Passo di Crocedomini, la 39 del Passo dell’Aprica e la 300 del Passo del Gavia, oltre che una rete di strade provinciali che collegano i vari insediamenti della valle.

È opportuno porre in evidenzia “la fragilità del sistema, esposto a rischio di congestione in caso di interruzione in qualsiasi punto, senza valide possibilità di percorsi alternativi, tenuto conto anche della situazione morfologica dell’area”.

MALONNO

17.3 Il traffico in Valle Camonica

La situazione del traffico in Valle Camonica è peggiorata nel corso degli anni di pari passo con la crescita degli insediamenti e lo sviluppo della motorizzazione privata anche in considerazione delle caratteristiche fisiche della viabilità in valle. Recenti indagini condotte dalla Provincia di Brescia hanno permesso di analizzare l’andamento del traffico veicolare in Valle Camonica lungo le principali vie di comunicazione. I dati disponibili si riferiscono a quattro punti di rilevamento, tre dei quali sono posti lungo la Ss 42 del Tonale (Sacca, Brendibusio, Edolo) e uno lungo la Ss 39 del Passo dell’Aprica (San Pietro). Per ognuno dei punti sottoposti a controllo sono disponibili dati sul numero di veicoli circolanti in ogni ora del giorno per un periodo di una settimana, suddivisi tra mezzi leggeri e pesanti. L’analisi dei dati evidenzia come

145 l’intensità di traffico di veicoli circolanti diminuisca con il procedere dalla bassa valle verso l’alta valle: fino a quattro volte inferiore. Questo dato evidenzia come i flussi di traffico siano più alti là dove si concentrano le principali attività produttive e dove risiede una densità di popolazione maggiore.

Il traffico in Valle Camonica è costituito per la maggior parte da veicoli leggeri che costituiscono in media circa l’80 per cento del totale dei veicoli circolanti. Dato l’interesse turistico delle due statali si evidenzia come il traffico sia particolarmente sostenuto durante il fine settimana.

146 L’andamento del traffico veicolare, sebbene con alcune differenze e peculiarità specifiche, è caratterizzato da aspetti comuni nelle quattro stazioni di rilevamento: il picco giornaliero si rileva tra le 17.00 e le 18.00 (anticipato in alta valle e posticipato in bassa valle); valori elevati di flusso veicolare si rilevano anche tra le 8.00 e le 9.00, ma solo in bassa valle. I picchi dei flussi di traffico si registrano comunque il sabato e con punte più alte la domenica: le differenze tra i flussi feriali e quelli festivi si avvertono con maggiore evidenza nell’alta valle e di meno nella bassa valle.

17.4 Trasporto pubblico

Il trasporto pubblico locale nel territorio della Comunità Montana della Valle Camonica è garantito da una linea ferroviaria e da 17 autolinee. L’analisi dei dati a disposizione evidenzia che l’offerta di trasporto pubblico sia da considerarsi adeguata rispetto alla domanda di mobilità espressa dal territorio. Ciononostante sembra esserci uno scarso utilizzo del trasporto pubblico. La situazione potrebbe dipendere da vari fattori: i tempi di viaggio, la frequenza del servizio, il confort, la disponibilità di aree per l’interscambio tra mezzo pubblico e privato, l’integrazione di orari e tariffe tra i diversi soggetti che operano nel settore del trasporto pubblico.

17.5 La linea ferroviaria

Nel territorio della comunità montana della Valle Camonica è presente un’unica linea ferroviaria, la Brescia- Iseo-Edolo gestita dalla società Ferrovie nord Milano esercizio (Fnme). Breno rappresenta il nodo centrale della linea, molti treni provenienti da Brescia hanno presso Breno il termine corsa e la prosecuzione del viaggio verso Edolo può avvenire con un cambio di treno o tramite un servizio autobus. I dati forniti da Fnme evidenziano che negli anni dal 1998 al 2002 il numero di passeggeri trasportati sono rimasti pressoché stabili, con una flessione significativa avvenuta nel 2003 e mantenuta nel 2004 che ha ridotto i viaggiatori di circa il 13%. La quantità di chilometri offerti si è invece via via ridotta nel periodo dal 1998 al 2002, mentre nel corso dell’ultimo triennio vi è stato un leggero incremento. La linea ferroviaria è oggetto da diversi anni di proposte tendenti al potenziamento della linea (elettrificazione, adeguamento di alcuni tratti in galleria, rettificazione dei tratti più tortuosi) e, in particolar modo, l’estensione verso nord. Tali proposte sono già state evidenziate sia nel Piano di Sviluppo Socio Economico (Psse) della comunità montana della Valle Camonica che nel Ptcp della Provincia di Brescia che propone l’approfondimento degli studi circa le modalità tecnico-ferroviarie ed il rapporto costi-benefici di un eventuale collegamento Edolo- Tirano ed Edolo-Marilleva della ferrovia Brescia-Edolo, al fine della creazione di un vasto comprensorio turistico fra le Province di Brescia, Sondrio, Trento e la Svizzera. Va considerato comunque che tale prolungamento a nord comporterebbe anche un incremento del traffico merci poiché la valle potrebbe ospitare alcuni carichi ferroviari in transito lungo la direttrice europea nord- sud.

147 17.6 Il trasporto pubblico su gomma

La rete di trasporti pubblici del territorio della comunità montana della Valle Camonica, secondo i dati forniti dal settore trasporti della Provincia di Brescia, è composta da 19 linee di autobus gestite da 7 differenti gestori. Sono attualmente in atto programmi e azioni per migliorare l’efficienza del servizio. In base ai dati relativi ai coefficienti per le linee che interessano il territorio della comunità montana si evidenzia uno scarso utilizzo dei mezzi pubblici da parte della popolazione.

17.7 Il trasporto pubblico su gomma e su ferro del territorio comunale di Malonno

Le linee su gomma di trasporto pubblico che servono il comune di Malonno sono gestite dalla società SAB autoservizi; di seguito si riportano gli orari delle corse giornaliere. E’ inoltre presente un’altra società di autolinee, ditta Gelmi, che fornisce un servizio di andata e ritorno sulle tratte di: Malonno – Paisco – Forno – Cedegolo e Malonno – Comparte – Garda – Rino – Sonico – Edolo. Il Comune di Malonno è inoltre servito dalla linea ferroviaria Brescia-Edolo con una stazione presente sul suo territorio comunale. La linea ferroviaria è gestita da Ferrovie Nord Milano Esercizio Iseo.

2 soluzioni di ANDATA di cui 2 dirette in data 30/10/2013 da:

Sesto S.Giovanni - via Italia (Marelli) a Ponte di Legno - p.le Europa (autostaz.) Ora Ora Cod. Durata Partenza Destinazione Vettore Partenza Arrivo Linea

Ponte di Legno - SAB 03:50 Sesto S.Giovanni - via Italia (Marelli) 08:50 12:40 052953 1 p.le Europa (autostaz.) Autoservizi

Ponte di Legno - SAB 03:50 Sesto S.Giovanni - via Italia (Marelli) 13:50 17:40 052953 2 p.le Europa (autostaz.) Autoservizi

148

INFORMAZIONI sulla CORSA 23230

08:50 SESTO S.GIOVANNI (via Italia - Marelli) 08:55 SESTO S.GIOVANNI (rondò) 08:58 SESTO S.GIOVANNI (piazza I Maggio) 09:05 AGRATE (casello autostrada) 09:40 ORIO AEROPORTO-IPER ORIO 10:00 S.PAOLO D'ARGON (s.s.42 - semaforo) 10:05 TRESCORE (s.s.42 - ristorante Tonale) 10:09 ENTRATICO (via Nazionale, 22) 10:11 LUZZANA (via Nazionale Zenucchi) 10:13 BORGO DI TERZO (municipio) 10:15 BIVIO GRONE (bivio) 10:20 CASAZZA (banca BPU) 10:22 SPINONE AL LAGO (albergo S.Carlo) 10:26 RANZANICO (ristorante Pescatori) 10:29 ENDINE GAIANO (bar Diana) 10:32 PIANGAIANO (tabacchi) 10:36 MANO DI SOVERE (trattoria Pergola) 10:38 PIANICO (pensilina) 10:41 CASTRO-POLTRAGNO 10:45 LOVERE (porto - piazza 13 Martiri) 10:47 COSTA VOLPINO (Bersaglio - bar Grillo) 10:48 COSTA VOLPINO (centro - municipio) 10:50 COSTA VOLPINO (Ponte Barcotto - Unipol) 10:53 (via Nazionale - Rondinera) 10:56 ROGNO (Chiesa) 10:58 ROGNO (bivio Bessimo) 11:03 DARFO BOARIO T. (chiesa) 11:05 DARFO BOARIO T. (autostazione) 11:12 DARFO BOARIO T. (albergo Sangalli) 11:15 PIAN DI BORNO (municipio) 11:17 COGNO (via V.Veneto - staz.ferroviaria) 11:19 COGNO (via V.Veneto - bar sport) 11:23 CIVIDATE CAMUNO (via Roma - tratt.Sole) 11:25 MALEGNO (farmacia) 11:28 BRENO (fronte municipio) 11:37 CETO BIVIO (Val Camonica Viaggi) 11:42 (stazione ferrovia) 11:49 CEDEGOLO (stazione ferrovia) 11:58 MALONNO (tabaccheria) 12:06 EDOLO (C.F.P.) 12:08 EDOLO (piazza Martiri - punto Valt.) 12:10 EDOLO (stazione ferrovia) 12:12 EDOLO (piazza Martiri - punto Valt.) 12:15 (via Tonale - Iscla) 12:17 MONNO (via Tonale) 12:22 INCUDINE (via Nazionale, 40) 12:27 VEZZA D'OGLIO (piazza Marconi) 12:30 STADOLINA (poste) 12:32 TEMU' (bivio ) 12:34 TEMU' (via Nazionale) 12:36 PONTAGNA (via Ortazzo) 12:40 PONTE DI LEGNO (Autostazione)

Dettaglio delle fermate e degli orari della corsa (http://www.sab-autoservizi.it/)

149 17.8 Viabilità di interesse agro-silvo-pastorale24

Miglioramenti della viabilità silvo-pastorale La viabilità esistente, all’interno del territorio comunale di Malonno, è stata rilevata e analizzata mediante l’utilizzo del Catasto della Viabilità Forestale (C.V.F.) realizzato dall’Azienda Regionale delle Foreste (oggi E.R.S.A.F.) dal Consorzio Forestale Valle Allione in collaborazione con il Dott. For. Alessandro Ducoli. (…) La rete stradale è stata suddivisa in segmenti viari, considerati entro i limiti di transitabilità (Hippoliti, 1976), con caratteristiche strutturali e d’uso agro-silvo-pastorale che collegano, all’interno di un comprensorio, due località distinte. I segmenti sono stati ulteriormente suddivisi in tratti viari (unità minima di rilievo), di lunghezza non inferiore ai 20 ml, caratterizzati da omogeneità strutturale indipendentemente dalle condizioni del fondo al loro interno. L’analisi dei tratti, unitamente alle valutazioni dei punti chiave (tornanti, ponti, manufatti ecc.) e dei fattori limitanti (aree franose, strettoie, punti di altezza minima ecc.) che insistono sui tratti stradali, ha fornito informazioni attendibili sul grado di percorribilità dei segmenti rilevati. Il Piano attuale si avvale dei risultati del C.V.F., sia per la classificazione delle strade che per la loro codificazione, al fine di poter correlare le informazioni dei due archivi informatici. (…) Gli interventi eseguiti in passato rappresentano un contributo minimo per la messa in sicurezza della rete viaria in funzione delle reali esigenze del comprensorio; la possibilità di costituire una versatile e funzionale rete stradale passa, in primo luogo, da una corretta valutazione e pianificazione degli interventi. Il Catasto della Viabilità Forestale fornisce importanti indicazioni sul grado di “migliorabilità” dei segmenti viari, esprimendo l’attitudine della strada ad aumentare di categoria di percorribilità (anche solo per i singoli tratti). Questo parametro può essere ulteriormente scorporato in migliorabilità strutturale (riferita alla possibilità di aumentare la larghezza e diminuire la pendenza) e migliorabilità totale (correzione dei tornanti e del fondo stradale) come da seguente prospetto:

CATEGORIE DI MIGLIORABILITA' strutturale totale classe ml % ml % fortemente migliorabile 27.700 32 - 0 facilmente migliorabile 12.257 14 20.627 29 migliorabile 6.764 8 6.764 10 difficilmente migliorabile 8.075 9 12.091 17 non migliorabile 31.134 36 31.134 44

L’attitudine al miglioramento, soprattutto strutturale, dei segmenti analizzati rende auspicabile la messa in opera di interventi mirati all’ottenimento di una rete viaria che soddisfi i criteri di transitabilità in condizioni di sicurezza. (…)

24 Comunità Montana di Valle Canonica – Piano di Assestamento delle proprietà silvo-pastorali del comune di Malonno – Comune di Malonno – Consorzio Forestale Valle Allione (BS) – L.R. 05/04/1976 n°8, art.19 – Relazione Tecnica Illustrativa – 2a revisione; periodo di validità 2003-2017; settembre 2003; il Tecnico Assestatore Dott. For. Christian Donati 150

151

pastoraleesistente -

Prospettodella viabilità silvo 152

153

Tabelle di migliorabilità

154

pastoralerilevata Piano nel Assestamento di Forestale -

Tavolariepilogo di della viabilità silvo 155 17.9 Sentieri

Sentiero delle Genziane25 Il sentiero delle Genziane si snoda lungo tutto il versante meridionale della Valle Allione sui territori di Paisco-Loveno e Malonno partendo dalla Valle del Sellero e terminando in località Lezza. Ricco di testimonianze storico-culturali (miniere per l'estrazione del ferro) è in grado di offrire panorami mozzafiato e un concreto approccio con le realtà rurali della zona. E' lungo 26.500 ml e attraversa tutti gli alpeggi del versante.

Sentiero Piz Tri26 Il Piz Tri (m 2.308) è una cima della Valcamonica che presenta molti aspetti interessanti: dalla sua vocazione alla pratica dello sci-alpinismo, alla sua collocazione che ne fa una terrazza che si sporge su un vastissimo scenario di monti e valli; dalla ricchissima flora che ricopre i suoi versanti, ai numerosi animali, ai resti di manufatti bellici... Per raggiungere l'inizio del percorso che si snoda sui suoi pendii, in un ambiente incantato, lasciata la SS 42 a Malonno, si raggiunge la parte alta del paese. Seguendo le indicazioni per Loritto, per una stretta strada asfaltata che si srotola tra boschi di castagni, si raggiunge questa bella frazione, adagiata tra i boschi, e poco dopo la località Fletta dove si lascia l'automobile (circa 7 km da Malonno). Chi lo preferisce può lasciare l'auto a Loritto e raggiungere a piedi Fletta (ore 0,20), evitando così un buon tratto di salita a fine percorso. Il sentiero, facile e che non presenta alcuna difficoltà alpinistica, consente di raggiungere la cima seguendo la dorsale spartiacque che sale in direzione Sud-Ovest, e di ritornare al punto di partenza per il versante Est, seguendo un itinerario ad anello. I tempi medi di percorrenza sono di ore 4 all'andata e di ore 3 al ritorno. A Loritto è possibile pernottare presso l'ex Casa Parrocchiale (30 posti letto). Il nostro itinerario inizia con una stradina sterrata che si stacca sulla sinistra dalla strada principale, quando questa si fa pianeggiante. In breve si raggiunge la località Pradelbis (mt. 1.250), un gruppo di cascine circondate da vasti prati e boschi, e si prosegue per una mulattiera fino a raggiungere il crinale spartiacque tra il versante di Malonno e quello di Edolo della dorsale Piz Tri-Monte Faet. Il sentiero continua ora nel bosco fino a raggiungere le Cascine Brunò. Dalle Cascine Brunò il nostro itinerario prosegue sul sentiero CAI n. 95, proveniente da Edolo. Si alternano tratti pianeggianti e piccole salite, fino a raggiungere dopo un'ultima salita il laghetto del Piz Tri. Superato il laghetto, per un ampio tornante in leggera salita si perviene ad un tratto pianeggiante che in breve ci porta, per una comoda mulattiera militare, alla base dell'ultimo tratto del versante Est del Piz Tri, ormai quasi privo di vegetazione arborea. Da qui si sale rapidamente per numerosi tornanti, fino a raggiungere la cima, che ci si presenta coronata di rupi frastagliate. Ci incamminiamo ora per la via del ritorno. Ripercorriamo in discesa per circa 15 minuti la mulattiera utilizzata per la salita, fino a che incontriamo una mulattiera che si stacca sulla destra. Abbandoniamo allora il sentiero 95 e scendiamo per questa mulattiera, contrassegnata dal segnavia B 10 e da segni bianchi e gialli, raggiungendo la Malga Campello di Landò (mt. 1.836). Da qui la mulattiera si trasforma in una strada carozzabile, che noi seguiremo fino ai Fienili Vent (ore 1,00).

25 Tratto da: http://www.consorzioallione.it/pagine/sentieri.html 26 http://www.comune.malonno.bs.it/_Customizations /VOLi/Static_Pages /Malonno/Conoscere /Storia_Arte_Cultura/Cultura/Sentiero/ sentiero.asp 156 Continuando a seguire la strada, oltrepassiamo Vent, raggiungiamo Pra de l'Acqua (mt. 1.500) e poi Lezza (ore 0,45). Su una curva a gomito subito dopo Lezza, verso Est, lasciamo la strada carozzabile per un sentierino, che presto si allarga. Al termine incontriamo ancora una strada carozzabile, che percorriamo in salita raggiungendo Campaccio (mt. 1.350) e quindi il bivio con il sentiero CAI 95A, a monte di Pradelbis, sentiero già percorso all'andata e che in breve ci riporta in Fletta (ore 1,15).

Piz Tri

Partenza Malonno (574 m.) Arrivo Malonno (574 m.) Lunghezza 33,5 km Dislivello max. 1731 mt. Dislivello totale 1731 mt. Cartografia Compass n° 94 Edolo Aprica Preparazione atletica necessaria Molto buona Difficoltà tecniche Discesa su single track ma mai troppo tecnica Periodo consigliato Luglio - settembre Parcheggio Presso la chiesa S. Maria ausiliatrice o presso il municipio Note Portare acqua

Strada Verde delle Orobie27 La “Strada Verde delle Orobie” si sviluppa lungo la Strada Provinciale (S.P. n°294) del Passo del Vivione. Il percorso inizia staccandosi dalla S.S. n°42 del Tonale e della Mendola all'altezza di Darfo Boario Terme, attraversa il Comune di , risale la Valle di Scalve fino al Passo del Vivione (1828 m s.l.m.) per poi scendere lungo la selvaggia Valle Allione, ricollegandosi di nuovo alla Valle Camonica in località Forno Allione, per uno sviluppo complessivo di circa 50 Km. Data la valenza paesaggistica e naturalistica delle zone attraversate, si ritiene che la valorizzazione finalizzata al turismo ambientale di questo itinerario, percorribile soltanto nel periodo primaverile-estivo, possa incidere in misura apprezzabile sull'incremento del flusso

27 http://www.voli.bs.it/stradaverdedelleorobie/itinerari.html 157 turistico delle due Valli con interessanti ricadute sull’economia locale, tipica delle aree montane in fase di accelerata marginalizzazione. L’obiettivo consiste nel promuovere nuovi legami fra ambiente e turismo, in grado di produrre reddito e frenare il flusso migratorio mediante la creazione di nuovi posti di lavoro. La “Strada Verde delle Orobie” è quindi un progetto teso a individuare, organizzare e collegare fra loro le risorse naturali, paesaggistiche, etnografiche e culturali rendendole fruibili turisticamente attraverso una gestione integrata e sostenibile del territorio montano. Perseguire uno sviluppo sostenibile significa migliorare la qualità della vita rimanendo nei limiti della compatibilità ambientale, sollecitando attività produttive compatibili con gli usi futuri e promuovere la conservazione delle risorse. Il progetto della “Strada Verde delle Orobie” non è altro che il minimo comun denominatore delle risorse afferenti al territorio in esame, caratterizzato da preziose risorse poco valorizzate dal punto di vista ambientale. Attraverso la gestione integrata è possibile incrementare l'offerta turistica stagionale, con servizi qualificati e personale specializzato, di una zona potenzialmente vocata ad un turismo sostenibile di tipo rurale. Gli interventi di valorizzazione devono essere previsti nell'ambito di una progettazione eco-compatibile che, oltre ad individuare i lavori strategici, in relazione alle problematiche connesse con la fruizione turistica della strada, ne definisca le tipologie ed uniformi i materiali ed i progetti allo scopo di creare elementi di immediata identificazione. La “Strada Verde delle Orobie” prevede la creazione e la promozione di un sistema di percorsi verdi e culturali che si sviluppano a raggiera lungo la stessa, con l’obiettivo di valorizzare e scoprire il patrimonio naturale e culturale del territorio montano. Di seguito sono elencati una serie di sentieri e percorsi collaterali, in parte recentemente realizzati, principalmente in territorio bresciano. Sono esposti in ordine ascensionale in relazione al loro punto di partenza, da Forno Allione (510 m.s.l.m), fino al vertice costituito dal Passo del Vivione (1.828 m.s.l.m.):

- Lungo il “Sentiero delle Coppelle”, nel Comune di Malonno in località Cornola, è possibile ammirare le numerose rocce istoriate con “coppelle” (incavi emisferici del diametro di pochi centimetri ricavati in modo artificiale su basi rocciose normalmente piane o poco ripide localizzate in posti panoramici), che testimoniano gli antichi culti delle civiltà che per secoli hanno popolato la Valle Camonica; - Il “Castagneto didattico-sperimentale” situato nel Comune di Paisco Loveno in località “Plas” a circa 770 mt. d’altitudine, è attraversato dall’antica mulattiera attrezzata (vedi “Sentiero Natura dei Castagni”) che collega il paese e le strutture del Giardino Botanico Alpino Vivione alla stazione ferroviaria di Forno Allione. Questo sito, attiguo alla “Strada Verde delle Orobie”, evidenzia come la storia e la coltura castanicola si intrecciano in un contesto ambientale particolarmente suggestivo: i castagni da frutto, i ruderi delle baite, una ruota di un mulino mai completata ed un masso istoriato sono testimonianze di una fervida attività legata alla castagna. E’ stato realizzato in collaborazione con il “Consorzio della Castagna di Vallecamonica” (http://www.voli.bs.it/consorziodellacastagna/);

158 - “Sentiero Natura dei Castagni” ricalca l’antica mulattiera lastricata che da Forno Allione sale a Paisco, attraversando gli antichissimi castagneti da frutto che per secoli vennero coltivati lungo questa strada; - Percorsi i primi sei chilometri della “Strada Verde delle Orobie”, partendo da Forno Allione, si raggiunge il piccolo borgo di Paisco, nel quale è localizzato il “Giardino Botanico Alpino Vivione”, unico giardino botanico alpino della Provincia di Brescia. Percorrendo il sentiero interno, è possibile ammirare le circa 300 specie vegetali caratteristiche delle Orobie orientali, distribuite in 900 mq. e suddivise in quindici settori tematici corrispondenti ad altrettanti habitat, che variano dai prati dei fondovalle fino ai ghiaioni ed alle vallette nivali; - Percorsi i primi sei chilometri della “Strada Verde delle Orobie”, partendo da Forno Allione, si raggiunge il piccolo borgo di Paisco, nel quale è localizzato il “Giardino Botanico Alpino Vivione”, unico giardino botanico alpino della Provincia di Brescia. Percorrendo il sentiero interno, è possibile ammirare le circa 300 specie vegetali caratteristiche delle Orobie orientali, distribuite in 900 mq. e suddivise in quindici settori tematici corrispondenti ad altrettanti habitat, che variano dai prati dei fondovalle fino ai ghiaioni ed alle vallette nivali; (…) - Il “Sentiero delle Genziane” fa parte dell’Antica Via del Ferro – segnavia CAI 161. Con i sui 26 chilometri è l’itinerario più lungo ed impegnativo. Tuttavia, dal punto di vista della fruibilità, è nel complesso agevole. Il percorso si sviluppa al limite del bosco tra gli alpeggi dei Comuni di Malonno e Paisco-Loveno. E’ possibile visitare i resti di complessi minerari, forni fusori e le gallerie da cui si estraeva il ferro (Monte Gaviera); Esistono altri percorsi, decentrati rispetto al tracciato, che comunque fanno parte del sistema della “Strada Verde delle Orobie”. Nei pressi della S.S. 42, che attraversa la Valle Camonica, si può godere di una serie di percorsi con ragguardevoli caratteristiche ambientali e culturali. (…)

159 Si riporta uno stralcio del depliant turistico relativo al percorso Memorial Bianchi – giro delle frazioni, Malonno.28

28 Depliant turistico Sentiero Mountain Fitness Memorial bianchi – Malonno, il paese della corsa in montagna 160 18 Beni ambientali vincolati e paesaggio

Per quanto attiene alla presenza di aree vincolate ex legge, si fa riferimento al Sistema Informativo dei Beni Ambientali (SIBA) della Regione Lombardia, nonché alle disposizione del D.Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42 (c.d. Codice Urbani) per quanto concerne le aree e beni assoggettati a specifica tutela paesistica. La ricognizione relativa agli ambiti tutelati hai sensi dell’art. 142 del soprarichiamato D.Lgs., nel Comune di Malonno ha evidenziato la presenza di: - Palazzo Martinengo - Torre Malisia - Chiesa dei Santi Faustino e Giovita a Malonno - Chiesa di Santa Maria Assunta a Lava - Casa quattrocentesca con affreschi - Torre medioevale - Chiesa di San Bernardino a Malonno* - Chiesa di San Carlo a Malonno* - Chiesa di San Lorenzo a Malonno* - Chiesa di San Giovanni Nepomuceno a Lezza* - Chiesa di San Rocco a Landò* - Chiesa di San Giuseppe a Loritto* - Chiesa di San Bernardo a Odecla* - Chiesa di Sant’Antonio a Zazza* le chiese segnalate con asterisco non sono elencate nel sito in nota relativo ai beni culturali presenti nel comune, sono state rilevate dai rilievi in loco e dal sito: http://www.intercam.it/tomo/paesi/malonno/malonno.htm . Fiumi e corsi d’acqua (vincolo comma 1, lettera c – art. 142 D.Lgs. 42/2004, cnf. DGR del 25 luglio 1986 n. 12028 riportata anche nel SIBA), per una fascia di 150 metri per sponda: - Fiume Oglio - Rio Val di Lovaia - Rio Val Molbena - Rio di Lezza - Torrente Remulo - Rio Val di Zassa - Torrente Allione - Torrente Re . Montagna (vincolo comma 1, lettera d – art. 142 D.Lgs. 42/2004, cnf. SIBA), per le aree eccedenti la quota di 1.600 metri s.l.m.: - Zone a ovest del territorio comunale . Parchi e riserve nazionali e regionali (vincolo comma 1, lettera f – art. 142 D.Lgs. 42/2004, cnf. SIBA): - Parco Regionale dell’Adamello, zona a est del fiume Oglio

161 Ai fini della ricognizione dei beni vincolati, di fondamentale importanza appare Il Repertorio dei beni storico artistici della Provincia di Brescia (Allegato II delle NTA del PTCP) redatto in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Architettonici ed Ambientali e che si pone come primo livello di conoscenza ed approfondimento includendo alcune delle categorie di Beni così come definite dal D.Lgs. 42/2004.

Individuazione degli Ambiti Tutelati – (S.I.B.A. Regione Lombardia)

162

CODICE CODICE NOME DESCRIZ. AMBITI CODICE PARCO NOME PARCO CODICE RISPETTO NOME RISP. ACQUA AMBITI RISP. RISP. NATUR. REG./NAZ. REG./NAZ. ACQUA PUBBL. PUBBL. NATUR. LAGHI LAGHI

terr. com. al di sopra Parco dell' LUNGO 1 491 4 17170001 FIUME OGLIO 189 della linea di liv. 1200 m Adamello (LAGO)

Rio Val di Lovaia o 0 0 17170026 Val Lovaia Rio o Val Molbena o 0 0 17170027 di Molbeno

0 0 17170029 Rio di Lezza

Torrente Remulo in 0 0 17170072 Val di Malga e Miller

0 0 17170074 Rio Val di Zassa

Torrente Alione di 0 0 17170021 Paisco e Val di Sellero

Torrente Re di 0 0 17170028 Malonno

Dati identificativi dei Vincoli – (S.I.B.A. Regione Lombardia)

163

18.1 L’architettura rurale29

Nel Parco Adamello sono racchiuse splendide testimonianze dell'architettura rurale alpina, in parte conservatesi fino ad oggi, che attestano l'utilizzo, ma anche l'attenzione ed il rispetto che i nostri antenati hanno dedicato al territorio. Molti fabbricati non sono purtroppo giunti a noi integri nella loro straordinaria bellezza, poiché lo spopolamento della montagna ha provocato un graduale abbandono dell'attività agricola tradizionale e con essa si è verificato il costante degrado di questo patrimonio storico-culturale, che il Parco sta ora cercando di recuperare e valorizzare. In un'economia agricola, quale è stata fino a pochi decenni fa quella camuna, l'importanza dell'allevamento del bestiame e dell'utilizzo dei pascoli, dai fondovalle alle quote più elevate, è un dato inconfutabile. L'attività agricola tradizionale si sviluppava su più piani altimetrici nelle diverse stagioni dell'anno: a suo servizio sono stati costruiti edifici rurali di varie tipologie e con diverse modalità d'aggregazione, a testimonianza della grande capacità d'adattare le strutture alle esigenze dell'attività agricola e alle caratteristiche tecniche dei materiali costruttivi disponibili.

Le malghe Sono di proprietà comunale, in genere ubicate al di sopra del limite della vegetazione arborea, oltre i 1800 metri di quota. Il complesso della malga è generalmente costituito da 3-4 edifici (Malga Lavedole): - una grande stalla, bassa e allungata, talvolta con porticati laterali semiaperti per il ricovero del bestiame in caso di maltempo; - una dimora ad un solo piano destinata alla lavorazione del latte, al ricovero dei pastori e in qualche caso al deposito del poco fieno prodotto sui pascoli; - due piccoli baitèi utilizzati per la conservazione del latte e per il ricovero dei maiali.

Malga Lavedole

Un altro importante elemento caratteristico della malga, in particolare nella zona Sud del Parco, è il (barech). Si tratta di un'area antistante il fabbricato, recintata con un muretto di sassi ammucchiati in modo irregolare, atta ad impedire l'allontanamento del bestiame. Il bàrech presenta un'unica apertura, dalla quale i bovini accedono a questa zona all'aperto, dove avvengono le operazioni di mungitura e dove il bestiame viene immesso per il pernottamento ed il ricovero temporaneo in caso di maltempo.

164

29 http://www.parcoadamello.it/territorio/architettura.htm#05 barech Cascina con muratura in pietra a secco Porticato a volte

Gli edifici rurali di mezza montagna. Sono gli edifici più frequenti e diffusi su tutto il territorio del Parco: costruiti a servizio delle stazioni di pascolo intermedie, i maggenghi, utilizzati in Primavera ed Autunno, caratterizzano il paesaggio agrario e vengono spesso indicati con il nome "baite". La struttura portante è nella maggior parte dei casi completamente in pietra, scisti o granito, in funzione della maggiore o minore facilità di reperimento della stessa. Generalmente di proprietà privata, in genere si sviluppano su due piani, con la stalla al piano terra, spesso seminterrata, ed il fienile al primo piano; una parte di esso è destinata a dormitorio e cucina. E' presente anche una casèra e l'abbeveratoio. In alcuni casi il piano superiore presenta delle aperture, tamponate in tavole di larice o castagno disposte verticalmente. Tale tamponamento ligneo favorisce la ventilazione e quindi l'essiccazione del fieno. Le pareti esterne possono presentare immagini sacre sulle murature, incorniciate da pietre o inserite in piccole nicchie ricavate nelle murature perimetrali. Altri particolari costruttivi che contribuiscono a definire l'aspetto tipico di questi edifici sono: - il manto di copertura realizzato in lastre di pietra scistosa (piöde) o mediante l'utilizzo di scàndole (tavolette rettangolari in legno di larice o castagno); - murature perimetrali a secco o con malta di calce, raramente intonacate; - architravi in materiale ligneo o lapideo; - dove presenti, infissi ad anta in legno naturale. Le singole baite sono talvolta affiancate ai baitelli ('l baitèl), utilizzati per il ricovero degli animali e per la conservazione del latte. Questi fabbricati hanno dimensioni molto ridotte rispetto alle baite e sono tra i pochi esempi di edifici rurali a non avere subito consistenti trasformazioni o ristrutturazioni nel corso degli anni, risultando pertanto integri nelle loro caratteristiche costruttive. Uno splendido esempio è il Baitello di Valmazzone, la cui copertura è stata realizzata con imponenti lastre di granito, che rendono il fabbricato unico nel suo genere e di sicuro interesse architettonico.

I terrazzamenti Altro prezioso elemento, che ci consente di capire quanto è stata importante l'agricoltura nell'economia della Valle Camonica, sono i terrazzamenti. Importanti opere di bonifica e di sistemazione agraria dei terreni in pendenza, nati allo scopo di ricavare dalle pendici soleggiate spazi pianeggianti da coltivare con la vite o i cereali. Ancora oggi sono visibili gli splendidi e ordinati muri lineari, realizzati in pietre locali a secco e che caratterizzano ancora oggi il paesaggio agrario della parte inferiori delle pendici dei monti del Parco.

165 Lo studio eseguito dalla Regione Lombardia - Agricoltura - nelle Sintesi Banche Dati Territoriali (Polo Territoriale di Direzione) ha rilevato la presenza di tre malghe:

. Malga Campello di Landò - Superficie reale (ettari): 330.14 - Superficie planimetrica (ettari): 284.64 - Quota minima (m s.l.m.): 1700 - Quota massima (m s.l.m.): 2515 . Malga Campo di Landò - Superficie reale (ettari): 30.58 - Superficie planimetrica (ettari): 25.22 - Quota minima (m s.l.m.): 1349 - Quota massima (m s.l.m.): 1769 . Malga Campello di Nazio - Superficie reale (ettari): 520.4 - Superficie planimetrica (ettari): 420.93 - Quota minima (m s.l.m.): 1367 - Quota massima (m s.l.m.): 2565

A titolo informativo è da rilevare anche la presenza della Malga di Campolungo, seppur ricadente nel territorio comunale di Paisco Loveno, e quindi non rappresentata nel PGT del Comune di Malonno. La stessa di proprietà del Comune di Malonno ed è stata fatta oggetto di un intervento, due anni fa, di completa ristrutturazione riferita ai due corpi di fabbrica presenti, uno destinato a malga mentre l’altro ancora in attesa di destinazione funzionale. Attualmente la malga non risulta in uso.

18.2 Pianificazione Forestale – Piani di Assestamento, Piani di Indirizzo

La normativa vigente in Regione Lombardia prevede due livelli di pianificazione forestale: . Il piano generale di indirizzo forestale, denominato “Piano di Indirizzo Forestale” (P.I.F.); . Il piano pluriennale di assestamento e di utilizzazione dei beni silvo-pastorali, “Piano di Assestamento Forestale” (P.A.F.); Il Piano di Assestamento Forestale (P.A.F.) è lo strumento di gestione che uno o più proprietari associati o consorziati, pubblici o privati, utilizzano per i propri boschi. Il Piano di Indirizzo Forestale (P.I.F.) è lo strumento utilizzato dall’Ente delegato ai sensi della L.R. 11/1998 per pianificare e delineare gli obiettivi e le linee di gestione di un intero ambito territoriale (una Comunità Montana, un Parco o una Provincia), comprendente tutte le proprietà forestali, private e pubbliche.

166 Il Comune di Malonno non rientra in alcun P.I.F. in quanto il Piano di Indirizzo Forestale della Provincia di Brescia riguarda il territorio bresciano ad esclusione delle zone montane dell’alta Valle Canonica. Inoltre, è da segnalare che è in corso di redazione il Piano di Indirizzo Forestale della Comunità Montana di Valle Camonica, riguardante anche il Comune di Malonno. Ad oggi risulta espletato l’avvio del procedimento di VAS in data 24 giugno 2013, di cui è stato predisposto il Documento di Scoping nel luglio 2013 ed è stata convocata la I° Conferenza VAS il 21 ottobre 2013. L’individuazione delle parti boscate del presente PGT si rifà quindi alle tavole di rilievo ad esso allegate.

Piano di Indirizzo Forestale, obiettivi e periodo di validità Il P.I.F. è uno strumento di analisi e pianificazione del patrimonio silvo/pastorale di un intero territorio afferente ad un Ente delegato; più precisamente il P.I.F. comporta: a) L’analisi del territorio forestale ed agro-pastorale; b) La pianificazione del territorio forestale, esteso in montagna al sistema agro-pastorale; c) La definizione delle linee di indirizzo per la gestione dei popolamenti forestali, le ipotesi di intervento e le risorse necessarie e le possibili fonti finanziarie; d) Il raccordo e coordinamento tra la pianificazione forestale e la pianificazione territoriale; e) La definizione delle strategie e delle proposte di intervento per lo sviluppo del settore silvo-pastorale; f) La proposta di priorità di intervento nella concessione di contributi pubblici. I piani di Indirizzo Forestali hanno generalmente un periodo di validità di dieci anni, estendibili dall’Ente Delegato fino a quindici anni.

Rapporto tra i P.I.F. e i Piani di Assestamento Forestale Il Piano di Assestamento Forestale è lo strumento di gestione di un’azienda forestale. Il P.A.F. può essere realizzato da qualsiasi proprietà boschiva e non solo per le proprietà pubbliche, per le quali è obbligatorio. E’ opportuno che i Piani di Indirizzo Forestale individuino i complessi forestali per i quali, grazie alla loro valenza economica od ambientale, risulta particolarmente importante (quindi, prioritario) una gestione attraverso Piani di Assestamento Forestale. Due sono i Piani di Assestamento Forestale che possono essere previsti dal P.I.F.: - I Piani di Assestamento Forestale ordinari, per la gestione dei “complessi forestali” a prevalente141 funzione produttiva o per complessi di particolare rilevanza ambientale o paesaggistica; - I Piani di Assestamento Forestale semplificati, relativi alle problematiche legate ai boschi che svolgono in prevalenza altre funzioni. In ogni caso, in fase di redazione dei P.I.F. si terrà conto, recependoli, degli obiettivi e dei programmi operativi contenuti nei P.A.F. preesistenti. Piano di Assestamento Forestale30 Premessa, incarico, scopi della pianificazione (...) Con delibera n° VI/49312 del 31.03.2000, la Giunta Regionale della Lombardia accoglieva la richiesta della Comunità Montana di Valle Camonica intesa ad ottenere il finanziamento per la revisione

30 Comunità Montana di Valle Canonica – Piano di Assestamento delle proprietà silvo-pastorali del comune di Malonno – Comune di Malonno – Consorzio Forestale Valle Allione (BS) – L.R. 05/04/1976 n°8, art.19 – Relazione Tecnica Illustrativa – 2a revisione; periodo di validità 2003-2017; settembre 2003; il Tecnico Assestatore Dott. For. Christian Donati 167 del Piano. Con successiva delibera del Consiglio Direttivo n. 156 del 27 giugno 2000, la Comunità Montana ha affidato al sottoscritto Dott. For. Christian Donati, iscritto all’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Brescia al n° 248 ed in veste di Direttore Tecnico del Consorzio Forestale Valle Allione, la redazione della seconda revisione del piano con validità dal 2003 al 2017. (…) La finalità del piano di assestamento, oltre ad assolvere i compiti propri dell’assestamento forestale in termini di quantificazione dei prodotti legnosi ottenibili (ripresa), è anche quella di fornire informazioni dettagliate in merito alla conoscenza dei caratteri ecologici ed al dinamismo selvicolturale del territorio. (…)

Aspetti geografici, morfologici ed orografici del territorio L’abitato di Malonno, sede comunale, è ubicato a quota 536 m s.l.m. al km 110 della S.S. n° 42 del Tonale e ripartito in sette frazioni: Odecla, Nazio, Moscio, Landò, Lezza e Loritto alla destra orografica della Valle Camonica, mentre alla sinistra è posta Zazza. Il territorio montano, esposto prevalentemente ad Est, è localizzato, come precedentemente ricordato, per circa l’ 86% nel bacino idrografico del fiume Oglio, mentre per circa il 14% lungo la Valle Allione e la sua confluente Valle del Sellero, in Comune censuario di Paisco-Loveno (esposizione Sud - SW). (…) Diversi sono gli inclusi di proprietà privata costituiti da boschi e maggenghi che contribuiscono a rendere frastagliata la confinazione particellare. Significativa per caratteristiche e dimensioni risulta essere la proprietà silvo-pastorale. (…) Nei pressi del Monte Faeto sono ancora oggi ben visibili, ed in buono stato di conservazione, i resti di mulattiere con selciato a secco, trincee, postazioni d’artiglieria e polveriere risalenti alla prima guerra mondiale, monumenti che meriterebbero di essere valorizzati opportunamente. Di notevole valore agronomico e zootecnico è il patrimonio pastorale, costituito dalla malga Campello di Landò (comparto pascolivo n°200), dalla malga Campo e Campello di Nazio (n°201), dai pascoli del Campaccio (n°202) e dalla malga Campolungo (n°203). Oltre queste malghe comunali, vanno segnalati gli alpeggi ed i maggenghi privati (Campo di Landò, Cascine Brunò, Baite Prà de l’acqua, Alben) che testimoniano il ruolo importante dell’attività zootecnica nell’economia locale. La matrice geologica, formatasi nel paleozoico, è costituita da scisti argillosi, micascisti, filladi e talcoscisti, che danno origine a suoli prevalentemente acidi, caratterizzati da un certo grado di instabilità superficiale, associato a processi di dilavamento e lisciviazione delle sostanze minerali negli orizzonti inferiori. (…) La fragilità del territorio montano è minacciata da ripetuti dissesti idrogeologici provocati da un’insieme di concause: la forte acclività dei versanti, l’azione continua di scavo dei torrenti, la carente regimazione delle acque meteoriche di superficie, la frequenza e l’intensità dei fenomeni temporaleschi che provocano scivolamenti superficiali e scollamenti di materiale.

Attività socio - economiche, sviluppo urbanistico e tutela ambientale Il Comune di Malonno ha mantenuto costante negli ultimi 20 anni il numero dei residenti (3357 abitanti come da censimento ISTAT pubblicato nel 2002). A parte il settore secondario, caratterizzato da piccole e medie imprese, ed il terziario, non ben sviluppato a causa di un turismo di passaggio, nel presente paragrafo si esaminerà la sfera economica legata alle attività agro-silvo-pastorali. L’attività agricola è praticata a livello familiare (patate, fagioli, verze) e da alcune aziende agricole presenti nel fondovalle,

168 che coltivano alcune superfici a cereali (esclusivamente mais) e per la produzione del foraggio (fieno). In frazione Lava è presente un mulino ad acqua, la cui forza motrice è stata recentemente sostituita con motori elettrici, che comprova la fervida attività di lavorazione legata non solo ai cereali ma anche alla castagna. Anche la zootecnia montana è caratterizzata da un soddisfacente numero di piccoli e medi allevatori, che hanno potuto beneficiare positivamente dei contributi forniti dal Reg. Cee 2078/92 e successivamente dal Piano di Sviluppo Rurale. Questa attività è favorita anche dalla presenza di una estesa superficie a pascolo, caratterizzata da esposizioni favorevoli, un cotico erboso buono, strutture viarie e fabbricati d’alpe in discrete condizioni. E’ presente anche una azienda vivaistica per la coltivazione di fiori annuali e piante ornamentali e da frutto. In passato ebbe particolare rilevanza l’attività mineraria: oggi sono rimaste alcune testimonianze tangibili rappresentate dal complesso minerario della località Volpera (550 m. s.l.m.), attive fino ai primi anni Cinquanta ed attualmente utilizzate come acquedotto comunale. Altre miniere sono localizzate in località Varagnola (1020 m. s.l.m.), Frai (750 m. s.l.m.) ed Alben (1490 m. s.l.m.). Diversi saggi di scavo sono ancora visibili in molte particelle forestali. L’estrazione del ferro condizionò prima della rivoluzione industriale anche i boschi, in quanto occorreva produrre carbone di legna per realizzare la prima cottura del minerale. Caratteristico è il grande forno fusorio presente nel centro di Malonno. Frequenti sono anche le aree carbonili localizzate prevalentemente in località Campaccio ed Alben. Dal punto di vista amministrativo, gli strumenti urbanistici vigenti non prevedono particolari prescrizioni per quanto riguarda lo sviluppo e la gestione razionale del territorio boscato: mentre per le attività d’alpeggio vengono riportate indicazioni di carattere generale circa la manutenzione ed il miglioramento della rete viabile di servizio alle malghe comunali, nonché programmi di ristrutturazione degli edifici, in parte già eseguiti. Il territorio è soggetto a normali regimi vincolistici di tutela ambientale: la maggioranza delle superfici ricadenti nel complesso assestamentale sono comunque soggette a vincolo idrogeologico (R.D.L. n. 3267/23) e vincolo paesaggistico (L. 1497/39 e L. 431/85). (…) Periodici sono gli incendi dolosi dei boschi e dei pascoli, che compromettono l’affermazione dei soprassuoli forestali verso forme biocenotiche più stabili dal punto di vista ecologico (bosco climax), favorendo invece lo sviluppo di formazioni pioniere (fasi pre-climax durature). Negli ultimi anni, grazie anche ad un costante impegno dell’Amministrazione comunale, si è assistito ad un aumento della sensibilità nei confronti dell’ambiente e dei potenziali vantaggi ottenibili dalla sua corretta gestione, rivolta a massimizzare le diverse funzioni del bosco. Si tratta, in ogni modo, di una metodo di lenta e difficile attuazione, soprattutto a causa della mancanza di finanziamenti mirati a mantenere un’adeguata presenza umana sul territorio ed a rendere remunerativo il lavoro svolto in zone marginali. In quest’ottica, grazie alla presenza del Consorzio Forestale Valle Allione ed alle nuove linee guida regionali, che prevedono la concessione di finanziamenti solo in caso di concessione del territorio, sembra opportunamente indirizzata la politica forestale comunale.

Aree di interesse naturalistico Di particolare valore naturalistico sono le torbiere in località Brunò e Vent, interessanti le particelle forestali 11 e 13, caratterizzate dalla presenza di eriofori, drosere, giunchi, carici e mirtilli di palude.

169 Nella località Campaccio, comparto pascolivo 202, si segnala la formazione di alcuni laghetti temporanei, che si formano in seguito allo scioglimento delle nevi invernali ed in concomitanza di abbondanti piogge. Come ricordato nel paragrafo precedente, la particella forestale n° 55, l’unica alla sinistra orografica della Valle Camonica, fa parte del Parco Regionale dell’Adamello: è una presa molto eterogenea, riconducibile ad un acero-frassineto con tiglio, anche se localmente sfuma verso un corileto con frassino. A causa del forte influsso antropico (pesanti utilizzazione del ceduo, rimboschimenti e piantagioni nei prati privati) sono presenti la robinia, il castagno, l’ontano verde, l’ontano bianco, il salicone, l’abete rosso ed il larice. Un’area di spiccata vocazionalità faunistica è la riserva di caccia ai soli ungulati del bacino idrografico del Rio Molbeno e dell’alpeggio del Campo e Campello di Nazio. Questa zona è particolarmente ricca di coturnici, tetraonidi della famiglia dei galliformi, che trovano nell’alternanza di spazi aperti e zone boscate l’habitat ideale. Negli anni 2000 e 2001, sono stati realizzati dal Consorzio Forestale Valle Allione una serie di interventi mirati a creare le condizioni idonee per lo sviluppo della popolazione, ampliando le radure pascolive, i camminamenti e le zone di svernamento a bassa quota. A seguito di censimenti effettuati nel 2002, è stato possibile constatare il sensibile aumento degli individui. Rilevanti per l’interesse archeologico sono le rocce istoriate dell’Età del Ferro rinvenute in località Cornola, sita a quota 550 m s.l.m. sopra l’abitato di Borgonuovo. Durante i rilievi di campagna sono state frequentemente notate tracce di capriolo ed occasionalmente di cervo, a conferma delle condizioni ideali che questi ambienti offrono per la vita degli ungulati. Qualche camoscio, proveniente dalla Riserva Naturale di Sant’Antonio in Comune di Corteno Golgi, sconfina sopra la malga Campello di Nazio. Oltre alla già ricordata presenza di tetraonidi, come il fagiano, il francolino di monte, il gallo forcello e la coturnice, sono stati avvistati alcuni falchiformi, corvidi ed eccezionalmente l’aquila. Viste le condizioni orografiche particolari dell’orizzonte subalpino, nonché lo scarso interesse selvicolturale, è possibile ipotizzare l’opportunità di estendervi un particolare regime di tutela, allo scopo di permetterne l’evoluzione verso migliori condizioni di equilibrio biologico, non soltanto per quel che riguarda la vocazione faunistica, ma anche sotto un profilo strettamente vegetazionale.

LA PROPRIETA’ IN ASSESTAMENTO Consistenza della proprietà La proprietà in assestamento è di 2.067,2526 ha e ricade per 1.949,2662 ha ( 94,29 %) nel Comune censuario di Malonno e per 117,9864 ha (5,71 %) nel Comune censuario di Paisco–Loveno (località Campolungo, acquisita nel 1950 dal Comune di Loveno). Il Comune di Malonno risulta proprietario di 1.977,9854 ha e utilizza 89,2672 ha di Proprietà della Società Anonima degli Altiforni Fonderia Acciaieria Ferriera di Lovere. La ripartizione colturale desumibile dai registri catastali e la suddivisione delle tipologie colturali operata nella presente revisione sono riassunte nei seguenti prospetti:

RIPARTIZIONE DELLE SUPERFICI CATASTALI superficie parziale superficie totale tipologia colturale ha % ha % bosco alto 506,6378 24,51 bosco ceduo 248,8185 12,04 1074,1402 51,96 bosco misto 315,7681 15,27 castagneto da frutto 2,9158 0,14

170 pascolo 511,1510 24,73 pascolo arborato 70,8686 3,43 670,5971 32,44 pascolo cespugliato 88,4525 4,28 prato 0,1250 0,01 incolto produttivo 271,7480 13,15 271,7480 13,15 incolto sterile 40,3320 1,95 40,3320 1,95 fu d'accertare 0,0370 0,00 fabbricati 0,5790 0,03 10,4353 0,50 esclusi 9,8193 0,47 totale 2067,2526 100 2067,2526 100

RIPARTIZIONE DELLE SUPERFICI ASSESTAMENTALI superficie tipologia colturale ha % fustaia di produzione 685,5152 ceduo di produzione 265,9841 56,52 fustaia di protezione 216,8346 totale bosco 1168,3339 alpi e pascoli 526,3854 25,46 incolti produttivi 264,7390 12,81 incolti sterili 97,9750 4,74 superfici escluse 9,8193 0,47 totale generale 2067,2526 100

(…) Il confronto tra le superfici del Piano scaduto e quello attuale mettono in evidenza numerose variazioni: tali differenze dipendono sia dalla volontà di modificare i confini particellari (come suggerito dalle direttive della Comunità Montana di Valle Camonica) sia da incongruenze causate da errori nel calcolo delle superfici e nel confinamento del Piano scaduto. In particolare:

tipologie colturali vecchio piano piano attuale differenza fustaia di produzione 868,68 685,52 -183,16 ceduo di produzione 114,15 265,98 151,84 fustaia di protezione 339,79 216,83 -122,95 TOTALE BOSCO 1322,61 1168,33 -154,28 alpi e pascoli 477,903 526,3854 48,48 incolti produttivi 0 264,739 264,74 incolti sterili 232,8644 97,975 -134,89 superfici escluse 6,4875 9,8193 3,33 TOTALE GENERALE 2039,87 2067,25 27,38

Cenni storici sul patrimonio silvo-pastorale Considerando la valenza economica ed i risvolti sociali che ha avuto l’attività estrattiva, è opportuno fare un breve cenno storico parallelamente all’utilizzo delle risorse forestali. Il bosco, a partire dal X secolo, è sempre stato coltivato in maniera complementare al pascolo ed ai maggenghi. Con l’aumento della popolazione valligiana, aumentarono anche gli interessi per le risorse silvo-pastorali: nel fondovalle e nei

171 pascoli, gli alberi sono sempre stati tagliati a favore delle colture agrarie e foraggere, mentre, a seguito delle numerose guerre ( vedi Repubblica di Venezia, dominio napoleonico, prima guerra mondiale), il bosco era coltivato sia per produrre carbone di legna, per la cottura del minerale di ferro, sia per la produzione di particolari assortimenti per l’industria bellica navale. Usi e consuetudini, vicinie e comuni hanno caratterizzato l’economia montana fino al XIX secolo, periodo oltre il quale si registra un graduale e inesorabile abbandono delle zone agricole a favore dei centri industriali. Attualmente si assiste alla ricolonizzazione del bosco di protezione e del rodoro-vaccinieto a scapito dei pascoli, causata dalla riduzione del carico animale e dalla bassa remuneratività dell’attività zootecnica ed agricola. Anche gli inclusi privati di media montagna sono interessati dalla riforestazione ad opera di specie pioniere come betulle, salici e pioppi, nonché frassini nelle stazioni a maggiore umidità

Aspetti faunistici e venatori La fauna selvatica stanziale e di passo trova lungo tutto il versante camuno del territorio comunale, l’habitat ideale per condizioni orografiche (altitudine, esposizione) e climatiche. La diversificazione stazionale permette di offrire una varietà di ecotipi idonei all’avifauna ed a molti mammiferi alpini. Infatti, quasi tutte le specie tipiche dell’arco montano sono presenti nel territorio considerato. Il capriolo e il cervo sono presenti. Quest’ultimo soprattutto negli attraversamenti verso spazi più aperti e più idonei alle sue esigenze biologiche. (…) Assente è lo stambecco, mentre il camoscio occasionalmente sconfina dalle vette confinanti con il Comune di Corteo Golgi. Più frequente la lepre comune rispetto a quella bianca, anche se è presente alle quote superiori, a livello dei rilievi alpini in compagnia della marmotta. Altri mammiferi roditori sono presenti come il ghiro, lo scoiattolo, il topo quercino, l’arvicola, etc.; fra i mustelidi ad attività prevalentemente notturna è presente la martora, la faina e al donnola. Più rari il tasso e l’ermellino. Frequenti sono anche le tracce e gli avvistamenti della volpe, temuta e cacciata in passato a causa della rabbia silvestre. Tra l’avifauna sono presenti molte specie stanziali e di passo come cince, fringuelli, crocieri e picidi. (…) Alle quote più elevate sono presenti numerose ghiandaie e nocciolaie, nonché coppie di corvi imperiali e gracchi alpini. Sono presenti quasi tutti i tetraonidi, ad eccezione della pernice bianca, ed in particolare è possibile avvistare il gallo forcello, nei lariceto in tutto il territorio, il gallo cedrone (in località vent), la coturnice (Campo e Campello di Nazio) ed il fagiano di monte. (…)

Confronto con i criteri di impostazione del vecchio Piano Nel Piano scaduto (revisione del 1984) erano state formate 61 particelle forestali suddivise in 2 forme di governo (fustaia e ceduo), 2 classi attitudinali (produzione e protezione) e 6 classi economiche (A, A1, B, C, C1, H), comprendenti le formazioni della pecceta montana, del querco-betuleto, del corylo-frassineto, della pecceta e del lariceto subalpino, come previsto dalla Carta dei Boschi Comunali della Valle Camonica. L’attuale revisione prevede di mantenere la suddivisione particellare e la sua conseguente numerazione, (…); una più attenta analisi della valenza produttiva delle comprese altimontane ha contribuito a modificare la classe attitudinale di alcune particelle. Le formazioni forestali individuate sono state desunte da “I tipi forestali della Lombardia” (redatto dalla Regione Lombardia e dall’ERSAF) ad

172 integrazione alla Carta dei Boschi Comunali di Valle Camonica. Le classi economiche sono state raggruppate nel modo seguente: - “A” fustaia produttiva: pecceta montana dei substrati silicatici dei suoli xerici, lariceto tipico variante montana, abieteto esalpico; - “B” fustaia produttiva: pecceta subalpina dei substrati silicatici dei suoli mesici, lariceto tipico; - “O” ceduo produttivo: querceto di rovere dei substrati silicatici dei suoli xerici, castagneto dei substrati silicatici dei suoli mesici e mesoxerici variante a larice, faggeta montana dei substrati silicatici dei suoli xerici, aceri-frassineto tipico con ontano bianco; - “P” ceduo produttivo: faggeta altimontana dei substrati silicatici dei suoli mesici; - “H” fustaia protettiva: lariceto tipico; La rivalutazione delle caratteristiche ecologico-attitudinali delle particelle rende inevitabilmente difficoltoso un raffronto analitico tra i dati dei due Piani, ma fornisce, per contro, una visione più attendibile sull’evoluzione futura delle comprese boschive, soprattutto alla luce della costante utilizzazione delle particelle gravate da uso civico. L’eliminazione della classe economica dei cedui in conversione (C1) risponde, appunto, a considerazioni basate sulle condizioni attuali e sulle prospettive di utilizzazione future in cui è auspicabile una conversione a fustaia nel breve periodo di comprese costantemente soggette a prelievi per uso civico. Le differenze di superficie per classe economica è così riassumibile:

PIANO SCADUTO PIANO ATTUALE Classe ha % classe ha % A 327,15 25 A 486,53 42 A1 521,19 39 B 198,99 17 B 20,34 2 O 245,84 21 C 24,37 2 P 20,14 2 C1 89,78 7 H 216,83 19 H 339,79 26 1322,61 100 1168,33 100

Questo riepilogo permette un immediato confronto tra i due Piani; (…)

PIANO DEI TAGLI DEI BOSCHI Piano dei tagli delle fustaie Il programma delle utilizzazioni dei boschi di proprietà comunale è riassunto nei rispettivi piani dei tagli della classe economica A (fustaia produttiva della pecceta montana dei substrati silicatici dei suoli xerici, dell’Abieteto esalpico e del lariceto tipico, variante montana), della classe economica B (fustaia di produzione della pecceta subalpina dei substrati silicatici dei suoli mesici e xerici, del lariceto tipico) e della classe economica H di protezione (lariceto tipico). Il prospetto riepilogativo di ogni singola classe economica evidenzia la ripresa ed il tasso di utilizzazione. A livello di descrizione particellare vengono anche specificate le modalità di applicazione dei tagli, in base ai criteri ecologici e selvicolturali, e tutti i parametri assestamentali. Inoltre, il piano dei tagli prevede per le diverse classi economiche, l’attribuzione di classi d’urgenza per l’esecuzione dei tagli selvicolturali. Considerando la validità del seguente Piano d’Assestamento, l’arco temporale per ogni intervallo è quindi fissato in cinque anni. (…)

173 Prima di entrare specificatamente nell’analisi delle diverse classi, si riassume nella seguente tabella l’urgenza dei tagli per singola compresa economica:

Classi economiche Periodo/Urgenza I Periodo/Urgenza II Periodo/Urgenza III

A 3.645 2.850 3.225

B 430 500 2.150 MC Volume Volume H 0 210 220

Le designazioni del piano previste nel quindicennio evidenziano: classe economica A : è costituita da più ordini vegetazionali, per i quali è prevista una ripresa annua di 461 mc/anno, con un tasso di utilizzazione medio per particella del 10,96%. (…) classe economica B: è previsto un asporto di massa totale di 2.600 mc per l’intero periodo di validità del piano e pari ad una ripresa annua di 173 mc (T.U. medio per particella del 7,41%). (…) classe economica H: è previsto un asporto totale di 220 mc per l’intero periodo di validità del piano, pari ad una ripresa annua di circa 15 mc, ed un tasso di utilizzazione del 4,66%. (…) I periodi (urgenza dell’intervento) assumono il duplice significato di utilità selvicolturale nella realizzazione di ciascun intervento, conferendo alle utilizzazioni suggerite per il primo periodo un carattere di urgenza immediata, di necessità per quelle del secondo periodo, di utilità o di semplice opportunità per le ultime. Nel seguente prospetto vengono confrontate sinteticamente le utilizzazione previste nel precedente piano ed in quello attuale:

Classe Economica Ripresa 1984-1998 (*) Classe Economica Ripresa 2003-2017 A 1.330 mc A 6.925 mc A1 340 mc B 2.600 mc H 55 mc H 220 mc

TOTALE 1.725 mc TOTALE 9.745 mc (*) Il confronto statistico per singola classe economica non è significativo, in quanto le particelle nel nuovo piano sono state riclassificate.

Le utilizzazioni effettuate fino al 2002 sono state di circa 1.001 mc. Il risparmio provvigionale del piano precedente è stato quindi di 724 mc. Le motivazioni di un forte aumento della ripresa nel piano in vigore trovano fondamento in diversi punti d’analisi. Primo, la mancanza di tagli e la forte volontà normalizzatrice (leggasi soprattutto come mancanza di tagli) hanno contribuito a risparmiare al taglio un certo quantitativo di ripresa. Secondo, la giovane fustaia, beneficiando della massimizzazione dell’incremento in diametro, ha fatto registrare sensibili aumenti dei parametri assestamentali e quindi della provvigione reale. Terzo ed ultimo punto, seri dubbi sono emersi in fase di revisione sulla bontà dei rilievi precedenti, che spesso hanno evidenziato differenze assestamentali impossibili da generarsi in un arco temporale così limitato. La ripresa prescritta tiene comunque in considerazione la volontà di normalizzare il bosco verso uno stato potenziale migliore. Per questo motivo, si ritiene giustificata la ripresa selvicolturale prevista, che prudenzialmente è inferiore comunque a quelle ottenute dalle

174 classiche formule assestamentali. Il risparmio provvigionale, finalizzato alla normalizzazione del divario tra Pn e Pr, attualmente è avvallato anche dal trend non favorevole del prezzo del legname.

Piano dei tagli dei cedui Gli interventi di taglio nei boschi cedui sono stati riassunti nel relativo piano dei tagli suddiviso per classe economica. Per quella di produzione O sono stati annoverati il Querceto di rovere dei substrati silicatici dei suoli xerici, variante con castagno, il Castagneto dei substrati silicatici dei suoli mesici, variante con larice, la Faggeta montana dei substrati silicatici dei suoli xerici e l’Acero frassineto tipico, con ontano bianco. La classe economica di produzione P comprende la formazione della Faggeta altimontana dei substrati silicatici dei suoli mesici. Il prospetto riepilogativo prevede i quantitativi di massa principale da prelevare in ciascun periodo, la ripresa planimetrica ed il tipo di trattamento, come di seguito riportato. classe economica O: è previsto un asporto totale di 5.310 mc per l’intero periodo di validità del piano, pari ad una ripresa annua di 354 mc. (…) classe economica P: è prevista per la compresa, costituita solo da 2 particelle (n° 43 e 45), un asporto complessivo di 260 mc, pari a 17 mc/anno, legato al soddisfacimento dell’uso civico. (…) Si confronta nella seguente tabella la ripresa prevista nel vecchio piano e quella attualmente prescritta:

Classe Economica Ripresa 1984-1998 (*) Classe Economica Ripresa 2003-2017 C 460 q.li (circa 58 mc) O 5.310 mc C1 6.450 q.li (circa 806 mc) P 260 mc TOTALE 6.910 q.li (circa 864 mc) TOTALE 5.570 mc (*) Il confronto statistico per singola classe economica non è significativo, in quanto le particelle nel nuovo piano sono state riclassificate e soprattutto perché nella ripresa prevista dal piano precedente non è quantificata la massa asportabile per il diritto di “fassa” . (…)

IL PATRIMONIO PASTORALE Gestione degli alpeggi e dei pascoli Il patrimonio pastorale risulta distribuito in 4 comprensori pascolivi: - Campello di Landò (200), occupa la porzione più settentrionale del Comune e ricade nel bacino idrografico del Rio di Malonno: si estende su 237,64 ha; - Campo e Campello di Nazio (201), comprende un ampia superficie pascoliva compresa nei bacini idrografici del Rio Zarolli e Pontivo, occupando 278,15 ha; - Campaccio (202) è una piccola superficie pascolata inserita nella pecceta montana dell’omonima località, si sviluppa per una superficie di soli 3,05 ha; - Campolungo (203), amministrativamente ricade nel Comune di Paisco-Loveno ed è localizzata alla sinistra idrografica della Valle del Sellero, completamente circondata dalla pecceta montana, estendendosi su un’area di 7,55 ha. La superficie pascoliva complessiva risulta essere di 526,39 ettari. A questa è possibile aggiungere diverse radure erbose presenti nei limitrofi comparti boscati di protezione (in particolare le part. n° 13, 20, 29, 43, 44, 46, 50, 60 e 61) che vengono occasionalmente pascolate. Le condizioni generali degli alpeggi ed i processi che le hanno generate, sono indiscutibilmente legati agli aspetti socio-economici

175 della Valle già evidenziati nei capitoli precedenti. E’ da segnalare un progressivo declino e disinteresse dell’attività alpicolturale, che ha contribuito al peggioramento delle qualità del cotico (ricolonizzazione del rhodoro-vaccinieto) e all’abbandono delle stazioni marginali. Vengono trattati di seguito i comparti pascolivi:

Campello di Landò (200) Questo comprensorio si sviluppa su una superficie totale di 237,64 ha, per un’escursione altimetrica di 851 m, da 1.470 a 2.321 m s.l.m., con esposizione prevalente E-NE. L’alpeggio è monticato per un periodo di 92 giorni (dai primi di giugno alle fine di agosto). Il carico zootecnico medio è di 22 UBA, di cui 10 bovini, 53 ovicaprini, 12 suini e 3 equini. Il centro d’alpe (1.840 m s.l.m.) è costituito da un fabbricato (4 stanze) adibito ad abitazione del pastore, dotato di acqua corrente ed in discrete condizioni. I locali di lavorazione/deposito e di ricovero degli animali sono in cattive condizioni. Nel complesso l’edificio non è conforme alle norme vigenti in materia sanitaria e di sicurezza, in particolare si segnalano i seguenti interventi : . Piastrellatura di pavimenti e delle pareti, dei locali adibiti alla lavorazione e conservazione dei prodotti lattiero-caseari; . Realizzazione dell’antibagno; . Realizzazione di serramenti in alluminio-legno; . Realizzazione di un lattodotto nel locale adibito alla mungitura; . Realizzazione di recinti perimetrali al fabbricato. In malga non viene eseguita la lavorazione del latte, perché il prodotto è conferito alla CISSVA, azienda lattiero-casearia di Capo di Ponte. Il comparto pascolivo si presenta nel complesso mediamente produttivo, salvo limitate zone con orografia difficile (Val Salina). Il cotico erboso è costituito a prevalenza di graminacee xerofile, con frequenti distese arbustive (rododendro e ginepro nano) distribuite nelle zone a maggior pietrosità. Sotto la malga, lungo tutto il confine inferiore, si registra una progressiva ricolonizzazione del bosco ad opera del larice. Spesso si verificano circoscritti incendi provocati dalla stupida usanza di bruciare in primavera il cotico secco. La viabilità permette il transito con mezzi fuoristrada e trattori di piccole-medie dimensioni, per cui l’accessibilità è da considerarsi sufficiente sia per il centro d’alpe sia per raggiungere la porzione meridionale verso la Val Salina. Diversi sentieri e vecchie mulattiere militari risalenti alla Prima Guerra Mondiale, caratterizzano la viabilità minore. (…)

Campo e Campello di Nazio (201) Il comprensorio costituisce il comparto pascolivo dalle maggiori potenzialità. Si sviluppa su una superficie totale di 278.15 ettari distribuiti da una quota minima di 1.440 m s.l.m. ad una massima di 2.310 m s.l.m. Nel complesso l’edificio non è conforme alle norme vigenti in materia sanitaria e di sicurezza, in particolare si segnalano i seguenti interventi : . Piastrellatura di pavimenti e delle pareti, dei locali adibiti alla lavorazione e conservazione dei prodotti lattiero-caseari;

176 . Realizzazione dell’antibagno; . Realizzazione di serramenti in alluminio-legno; . Realizzazione di un lattodotto nel locale adibito alla mungitura; . Realizzazione di recinti perimetrali al fabbricato. Il comparto confina a Nord con la malga Campello di Landò, mentre a Sud con i Monti di Paisco. La porzione limitrofa ai due fabbricati si configura come la più produttiva e naturalmente più sfruttata, tanto da giustificare l’impiego dei recinti elettrici. Estese formazioni nitrofile (Rumex spp.) sono localizzate nelle aree di riposo degli animali e nei pressi dei fabbricati. Frequenti sono le aree ricolonizzate da ontano verde e dal rododendro, a testimonianza del ridotto carico applicato negli ultimi anni. Buona la distribuzione dei punti di abbeveraggio, anche se si potrebbero realizzare delle vasche mobili per ridurre lo spostamento del bestiame. E’ presente anche una discreta superficie a ceduo (faggeta montana, faggeta altimontana ed aneto ad ontano verde) con diverse radure e camminamenti, che aumentano anche la vocazionalità faunistica dell’area. Si verificano periodici incendi di origine dolosa allo scopo di bruciare in primavera il cotico secco e contenere il cespugliame. Le porzioni marginali alle quote elevate risultano essere le meno produttive sia per l’accidentalità diffusa sia pere il ridotto periodo vegetativo. L’alpe è gestita da un affittuario, che esercita l’attività pascoliva per un periodo di 90-100 giorni (dagli inizi di giugno alla seconda settimana di settembre). Il carico attuale risulta essere di circa 30 UBA a prevalenza di bovini di razza bruna. Viene eseguita una turnazione altitudinale, dalla malga Campo al Campello in tarda primavera ed al contrario alla fine dell’estate. L’intero comparto è certamente sottocaricato: sarebbe interessante far monticare l’alpe anche ad ovicaprini per l’utilizzo delle aree più pendenti. La suddivisione dei fabbricati d’alpe identifica due stazioni: - Campo di Nazio (1.640 m s.l.m.): composta da 2 edifici in discrete condizioni e ristrutturati nei primi anni novanta. Oltre al ricovero per i bovini, è presente l’abitazione del personale, un locale ad uso casera e uno per la conservazione dei formaggi. Necessitano di adeguamento alle vigenti norme in materia di igiene. I suddetti fabbricati sono dall’acquedotto comunale. L’energia elettrica è fornita tramite un generatore. - Malga Campello di Nazio (1.845 m s.l.m.): la stazione svolge la funzione di centro d’alpe ed è formata da un edificio di due piani suddiviso in più locali: quello riservato al pastore, un locale di cottura, uno di lavorazione ed uno di conservazione. I fabbricati sono stati recentemente ristrutturati, anche se attualmente non sono conformi alle vigenti norme in materia igienico- sanitaria. Sono comunque in buono stato. L’energia elettrica è prodotta tramite un generatore, mentre l’acqua è fornita dall’acquedotto comunale. L’accessibilità dei comparti è da considerasi buona, ma necessita di interventi di regimazione delle acque di superficie e di livellamento del fondo per quello che riguarda il collegamento tra le due stazioni. La strada di IV categoria prosegue verso il Grasso delle Porchere, anche se la transitabilità è minacciata da diversi smottamenti a valle. Diversi sono anche i sentieri. (…)

177 Campaccio (202) Il prato-pascolo che si trova sopra la frazione di Loritto si sviluppa solamente su 3,05 ettari. Pressoché pianeggiante (altitudine media di 1.213 m s.l.m.) è esposto ad Est. E’ monticato da privati senza alcun contratto d’affitto, probabilmente usufruendo di un uso d’erbatico e di pascolo non scritto. La cotica erbosa è riconducibile ad un brometo dalla discreta pabularità. Una piccola superficie (0,05 ha) è colonizzata da ontano verde. Il carico bovino potenziale è di 10 UBA per un periodo limitato di tempo. Le condizioni di accessibilità sono buone. Non esistono problemi di approvvigionamento idrico. (…)

TERRENI NON BOSCATI Incolti produttivi Gli incolti produttivi della proprietà assestamentale di Malonno sono localizzati nelle località di Bondera, Valle Salina, Dosso delle Camoscie, alle pendici della Cime di Mezzo e il località Pian dell’Uomo. Quest’ultima situata nella Valle Allione. La difficile orografia e l’elevata acclività ostacola l’utilizzo delle superfici per il pascolo, mentre la periodica formazione di valanghe ha favorito l’affermazione di consorzi vegetazionali tendenzialmente poveri e pionieri. La suddivisione dei comprati incolti ha tenuto in considerazione la mera localizzazione geografica degli stessi: - 300a: raccoglie le superfici incolte, ed anticamente pascolate, situate sul territorio amministrativo di Malonno per una superficie di 198.42 ha. Attualmente si rileva un utilizzo solo marginale da parte dei capi ovicaprini del Campello di Landò. - 300b: include l’alneto di ontano verde e alcune frange anticamente pascolate sopra Alben di Malonno, occupa una superficie di 53,59 ha, utilizzato solo marginalmente da ovi-caprini del Campello di Landò. - 301: costituito dalle superfici incolte della proprietà di Malonno situate sul territorio amministrativo di Paisco-Loveno (Pian dell’Uomo) per una superficie di 12,73 ha. E’ composto principalmente da frange boscate, a prevalenza di larice, su terreno fortemente instabile e da formazioni vegetazionali afferibili ai consorzi rupicoli. Nell’assestamento non sono previsti interventi a carico delle comprese incolte, in quanto non si è riscontrato alcun reale vantaggio o utilità che giustifichi la manipolazione degli equilibri naturali affermatisi.

Improduttivi Gli improduttivi sono localizzabili lungo tutta la parte più elevata dei principali rilievi: - 400: distribuito sul territorio amministrativo di Malonno: comprende le zone improduttive del Monte Palone del Bondone, del Monte Palone della Soppressa, dal Monte Zinglo Bernù, della Cima Cadino, della Bocchetta di Palone e della Cima di Mezzo, per una superficie di 85,79 ha, e sul territorio amministrativo di Paisco-Loveno, comprende le formazioni rocciose e detritiche alle pendici meridionali del Monte Gaviera per una superficie di 12,18 ha. E’ costituito principalmente da formazioni rocciose, colate detritiche o terreni fortemente sconnessi tali da non consentire nessun altra destinazione futura diversa da quella attuale. Oltre agli improduttivi

178 localizzati nel Piano, sono stati ascritti alle superfici improduttive numerosi inclusi improduttivi insistenti all’interno delle particelle boscate, la cui rilevanza è degna di nota solo per la compresa delle fustaie protettive del lariceto subalpino.

INTERVENTI PER IL RIASSETTO DEL PATRIMONIO Interventi di miglioramento al patrimonio agro-silvo-pastorale eseguiti Nel periodo di validità del precedente piano sono stati eseguiti interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria a carico di alcune strade agro-silvo-pastorali, in particolare gli interventi eseguiti sono così riassumibili:

INTERVENTO ANNO ESECUTORE IMPORTO PROGETTO €. Odecla-Pradolini 1999 C.M.V.C. 103.291,38 Prà del Bisso-Bronò 2000 CFVA 65.073,57 Bronò-Plas dei Legn 2001 A.R.F. 30.987,41 Campolungo 2002 CFVA 24.766,46 Casiola e Vent 2002-03 Giudici s.p.a. 137.377,53 Tomello – Aial del Dassa 2003 CFVA 45.000

Le sistemazioni hanno riguardato principalmente la pavimentazione del fondo stradale mediante posa di selciatone o battuto di cls, in funzione delle tipologie esistenti; la posa di canalette trasversali con dissipatore per la regimazione delle acque meteoriche e l’allargamento della strada mediante sbancamento sia in roccia sia in terreno. Gli interventi eseguiti in passato rappresentano un contributo minimo per il potenziamento e la messa in sicurezza della rete viaria, in funzione soprattutto delle reali esigenze del territorio. La possibilità di costituire una versatile e funzionale rete viaria passa, in primo luogo, da una corretta valutazione e pianificazione degli interventi infrastrutturali. Le operazioni di miglioramento selvicolturale sono state ancora più scarse: il comparto di Campolungo, in fondo alla Valle Allione, ha beneficiato di contributi dell’UE per eseguire diradamenti selettivi di tipo basso, tagli fitosanitari e la potatura dei rami fino ad un’altezza di 2 metri. La superficie interessata dagli interventi, eseguiti nel 2002, è stata di 29,15 ha. Nel 2000 sono stati realizzati sulle particelle 43 e 45 dei diradamenti e delle spollonature del ceduo a scopo di miglioramento ambientale nell’area vocazionale alla coturnice per 15,5 ha, grazie al contributo dell’Assessorato alla Caccia e Pesca della Provincia di Brescia. In merito alla Viabilità Agro Silvo Pastorale (VASP) si rimanda al Regolamento Comunale di regolamentazione del transito sulla viabilità agro-silvo-pastorale (VASP) e relativo elenco sintetico strade (aggiornamento febbraio 2014). La stessa è da noi riportata sulla tavola 7 che viene quindi aggiornata.

Miglioramenti dei boschi Il patrimonio forestale non necessita di estesi interventi di miglioramento, ma quelli prescritti rivestono carattere di urgenza. Infatti, l’obiettivo è quello di regolarizzare la densità e la composizione, rendendo il popolamento più stabile alle avversità biotiche e abiotiche, nonché favorire contemporaneamente lo sviluppo dei parametri assestamentali (miglioramenti a carattere celero-incrementale). Durante il periodo

179 di validità del precedente piano non sono state eseguite operazioni di miglioria rilevanti. (…) Attualmente, gli interventi prescritti sono indirizzati al miglioramento globale delle condizioni del popolamento, a partire in modo decrescente dalle classi ecologico-attitudinali di produzione a maggiore valenza. In funzione della viabilità e dei diversi valori provvigionali, le migliorie privilegiano, come appena ricordato, le classi economiche di produzione (A, B, O e P) secondo gli schemi classici dell’assestamento forestale, così da determinare le masse asportabili in conformità alle reali situazioni ecologiche dei comparti, con un occhio di riguardo anche alla velocità di normalizzazione. Per le particelle di protezione (H), caratterizzate da difficili condizioni orografiche e di viabilità minore, i miglioramenti sono direttamente legati al Piano A.I.B. ed in particolare è stato prescritto il diradamento sistematico della vegetazione arborea e la ripulitura degli arbusti infestanti mediante il decespugliamento a scopo preventivo. Gli interventi proposti dal piano delle migliorie, che potranno essere oggetto di richiesta di idonei contributi, sono così riassunti: MIGLIORAMENTO AL PATRIMONIO FORESTALE CODICI TIPO DI INTERVENTO CARATTERI DISTINTIVI Intervento di selezione del soprassuolo finalizzato a regolarizzare la densità ed a favorire un 141 Taglio di diradamento selettivo accrescimento rapido ed uniforme (finalità celero- incrementali). Intervento di selezione, lungo le strade ed i viali tagliafuoco, del popolamento allo scopo di 142 Taglio di diradamento sistematico regolarizzare la densità e ridurre la massa legnosa combustibile. Decespugliamento totale della superficie interessata Ripulitura della vegetazione 201 dall’intervento a scopo manutenzione viali infestante tagliafuoco. Taglio di selezione a carico del popolamento giovane, non ancora differenziato, per dosare la 301 Sfolli nella fustaia mescolanza ed assicurare un rapido accrescimento dei soggetti rilasciati. Ringiovanimento del bosco ceduo in relazione al degrado indotto da danni da incendio o pascolo 321 Riceppature mediante un taglio eseguito il più in basso possibile in prossimità del colletto

(…)

In merito al Piano Regionale delle Attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli Incendi Boschivi (Piano A.I.B.) per il triennio 2014-2016 (Legge 353/2000) si attesta la seguente situazione comunale, come di seguito riportato:

Fonte: Allegato 1 – Classi di rischio per comuni

180 Inoltre di seguito si riporta la cartografia riguardante tutta la Regione Lombardia, con l’indivudazione del territorio comunale di interesse:

Fonte: Carta 6 – Classi di rischio, livello comunale

Dall’esamina dei dati forniti dal Piano A.I.B. il Comune di Malonno viene classificato con Classe di rischio 5, per cui il territorio comunale è a elevato rischio incendi. Negli ambiti territoriali ricadenti in tale classe sono vietate nei territori boscati e nei terreni coltivati, pascoli ed incolti limitrofi alle aree boscate, anche le seguenti azioni, diverse dall’accensione di fuochi, che possono comunque determinare, anche solo potenzialmente, l’innesco di un incendio: - Fare brillare mine, usare apparecchi e fiamma od elettrici per tagliare metalli, utilizzare motori, fornelli od inceneritori che producano braci o faville, fumare e compiere qualsiasi altra azione che possa determinare pericolo di incendio. Per una più ampia comprensione delle problematiche relative agli incendi boschivi si rimanda al piano medesimo.

Miglioramento dei pascoli La proprietà pastorale è suddivisa in 4 comprensori così numerati: Campello di Landò (n° 200), Campo e Campello di Nazio (n° 201), Campaccio (n° 202) e Campolungo (n° 203). Complessivamente la superficie netta adibita a pascolo è di ha 429,97. Secondo il vecchio piano la superficie era di ha 430,50: nonostante l’uguaglianza del comparto, occorre ricordare che precedentemente l’incolto produttivo, non previsto come categoria, era stato erroneamente incorporato nel pascolo. Quindi, attualmente sono state scorporate dal bosco di protezione alcune aree di chiara vocazionalità pascoliva e creata l’idonea compresa dell’incolto produttivo. Le scelte operative suggerite nel presente Piano sono chiaramente in 181 funzione del trend generale che vede spopolare le aree rurali a scapito dei centri urbani. Impensabile sarebbe poter mantenere le estensioni marginali pascolive senza avere la possibilità di rendere remunerativo l’allevamento e soprattutto senza aver addetti motivati nel settore. (…) La prima diretta conseguenza è il crescente degrado del cotico erboso, con la ricolonizzazione dell’associazione del rhodoro-vaccinieto. Per limitare i danni e tentare di rilanciare l’attività alpicolturale, esaltando contemporaneamente luoghi e prodotti lattiero-caseari “nostrani”, è necessario agire apportando migliorie in grado di rendere più vantaggioso, in tutti i sensi, il lavoro in alpe, concentrando le ridotte disponibilità contributive verso scelte concrete in grado di massimizzare gli obiettivi. I miglioramenti previsti per ogni comprensorio si possono così riassumere: Campello di Landò (1.500 – 2.321 m s.l.m.): costituita da un unico comparto, con centro d’alpe a quota 1.840 m s.l.m., formato da quattro fabbricati in condizioni nel complesso discrete, pur non essendo a norma secondo i sensi del D.P.R. 54/97 (mancanza della piastrellatura dei locali di lavorazione, affioramento e stagionatura; bagni privi di antibagno, pavimenti non piastrellati, serramenti non di alluminio, impianto elettrico non a norma, mancanza di staccionata perimetrale adiacente i fabbricati); il pascolo si estende per ha 206,69 con esposizione prevalente E-SE. Sono previsti i seguenti miglioramenti: - decespugliamento e spietramento delle superfici facilmente recuperabili; - realizzazione di pozze d’abbeverata opportunamente distribuite; - eliminazione della flora nitrofila infestante mediante sfalcio; - impiego di recinti mobili per il pascolo turnato. Campo e Campello di Nazio (1.440 - 2.310 m s.l.m): costituito da un centro d’alpe (Campello di Nazio sito a quota 1.845 m s.l.m.) comprensivo di quattro fabbricati in sufficienti condizioni e da una stazione (Campo di Nazio, a quota 1.640 m s.l.m.) con altrettanti edifici. I locali della malga i n questione risultano non essere a norma secondo i sensi del D.P.R 54/97(mancanza della piastrellatura dei locali di lavorazione, affioramento e stagionatura; bagni privi di antibagno, pavimenti non piastrellati, serramenti non di alluminio, impianto elettrico non a norma, mancanza di staccionata perimetrale adiacente i fabbricati). La superficie pascoliva netta è di ha 213,64 con esposizione Est. Sono previste le seguenti operazioni: - decespugliamento e spietramento delle superfici facilmente recuperabili; - realizzazione di pozze d’abbeverata opportunamente distribuite; - eliminazione della flora nitrofila infestante mediante sfalcio; - impiego di recinti mobili per il pascolo turnato. Campaccio (1.205 – 1.220 m s.l.m.): il comparto risulta essere privo di centro d’alpe, la superficie pascoliva (ha 3,00) è utilizzata dai privati confinanti. Esposizione prevalente ad Est. Non è previsto alcun miglioramento ad esclusione di un razionale utilizzo del cotico mediante l’impiego di recinti elettrici. (…)

Miglioramenti degli incolti produttivi La riqualificazione del comparto improduttivi risulta antieconomica e difficile sia per le condizioni orografiche sia climatiche del piano subalpino ed alpino. Le caratteristiche ecologiche rilevate non

182 lasciano alcuni dubbi sulla possibilità di estendervi interventi atti a diffondere il bosco oltre i limiti vegetazionali. Si prevede la sola evoluzione naturale, non essendoci alcuna utilità che giustifichi l’intervento e l’alterazione dei precari equilibri instauratesi.

PROBLEMATICHE TERRITORIALI Incendi boschivi, prevenzione e difesa: il Piano A.I.B. Svariati sono i fattori che contribuiscono al progressivo degrado dei boschi. Il sempre più frequente disinteresse da parte della popolazione, la carenza di antiche prassi come la raccolta dello strame ed il ripetersi di incendi, problema purtroppo comune a quasi tutti i comparti boschivi della Valle Camonica, hanno condizionato negativamente lo sviluppo e l’evoluzione di certi popolamenti. Nello specifico, il patrimonio forestale comunale è soggetto a periodici passaggi del fuoco, spesso di chiara origine dolosa. La gravità del fenomeno non lascia dubbi sulla necessità di porre notevole attenzione alle cause, rimedi ed alla sensibilizzare della popolazione sulle conseguenze catastrofiche che un incendio produce (danno economico e turistico-ricreativo, suscettibilità del territorio). Gli incendi si sviluppano dalla presenza delle seguenti concause:

. condizioni orografiche favorevoli (esposizione, pendenza, vicinanza di strade…)

. particolare situazione climatica (vento, mancanza di precipitazioni);

. negligenza mostrata dagli abitanti nell’appiccare fuochi non custoditi, sia a scopo di ripulitura che con l’intento di migliorare il cotico erboso, ai terreni e prati pascoli confinanti con la proprietà comunale. Oltre all’educazione ambientale scolastica, finalizzata a sensibilizzare i ragazzi, dovranno essere eseguiti una serie di interventi in grado di prevenire il più possibile gli incendi (maggiore controllo del territorio) e di contenere i danni facilitando le azioni di spegnimento (viali tagliafuoco, pozze di presa, viabilità…). Il periodico passaggio degli incendi è una delle principali cause delle condizioni di scompenso ecologico- selvicolturale riscontrate nelle particelle danneggiate, al quale va associato il pascolamento ovino e caprino, anche se oggi il pascolo in bosco è condotto in modo meno pesante rispetto al passato, che ostacola irreversibilmente la già di per se precaria rinnovazione. Andrà posta maggiore attenzione alla realizzazione di interventi colturali miranti alla massima diffusione delle latifoglie, anche nel piano submontano, tenendo comunque in giusta considerazione gli usi civici comunali. Dall’anno 1984 all’anno 2003 si sono riscontrati più di 45 incendi boschivi sempre di origine ignota. Il piano delle migliorie è stato redatto recependo le disposizioni in materia di incendi proposte dal Dott. For. Gianfranco Gregorini nel 1999, su incarico della Comunità Montana di Valle Camonica. Si prevedono interventi diretti sul territorio, che permettano di realizzazione e mantenere viali tagliafuoco, localizzati sia lungo i sentieri sia lungo le linee di spartiacque, di creare numerosi punti di approvvigionamento idrico, di migliorare le strade di accesso al bosco, di realizzare piazzole per il posizionamento di vasche di raccolta dell’acqua e per l’atterraggio di elicotteri.

183

Geopedologia e dissesti Le considerazioni sugli aspetti geopedologici del territorio sono desunte dalla “Carta Geolitologica della Valle Camonica” redatta dall’Amministrazione provinciale di Brescia (rilievi eseguiti nel 1962-63). La genesi gelogica del substrato risale al periodo paleozoico: la componente predominante è quella degli scisti argillosi e dei micascisti, talora intercalati da strati regolari di gneiss. Lungo la linea Lava – Alben si rileva la presenza di arenarie rosse, verdastre e micacee, conglomerati silicei e anageniti risalenti al periodo Permico unitamente a strati di servino ad alto tenore di ferro. Numerosi paleodepositi detritici assestati e antichi depositi morenici caratterizzano i terrazzi naturali sui quali sono insediati centri abitati (Odecla, Nazio e Loritto) e zone rurali e pascolive di medio-bassa quota (Fletta, Campaccio e Campolungo); in corrispondenza delle aste idriche di maggiore portata (Rio di Malonno, Rio Pontivo, Valle Lovaia e Valle di Zazza) si distinguono conoidi di deiezione generalmente solo parzialmente estinti e depositi alluvionali di fondo valle. L’insistenza di accumuli detritici non assestati e senza manto vegetale è localizzata sotto l’abitato di Loritto e nei comparti pascolivi dei Campelli di Landò e di Nazio, detriti di falda non cementati e depositi morenici attuali d’alta montagna sono circoscrivibili alle pendici del Monte Palone della Soppressa e del Palone del Torsolazzo. I suoli derivati da questa matrice geologica sono differenziati per fasce altimetriche in base a criteri evolutivi inerenti ai caratteri di profondità, tessitura, reazione e drenaggio: - Fondovalle: suoli sottili su detriti alluvionali misti, limoso-sabbiosi con scheletro in quantità variabili, tessitura media, reazione subacida, drenaggio regolare o lento. - Orizzonte submontano (550 – 1400 m s.l.m.): suoli sottili o moderatamente profondi, sviluppati su detrito di versante, scheletro in quantità variabile generalmente abbondante i profondità, tessitura da media a grossolana in superficie, grossolana in profondità, reazione tendenzialmente acida, drenaggio regolare o rapido. - Orizzonte montano (1400 – 1600 m s.l.m.): suoli sottili o moderatamente profondi, sviluppati su detrito di versante o su arenarie o conglomerati rossi, scheletro variabile in superficie, generalmente abbondante in profondità, tessitura da media a moderatamente grossolana in superficie, grossolana in profondità, prevalentemente acidi con tendenza alla podzolizzazione, drenaggio regolare o rapido. - Orizzonte subalpino (1600 – 1750 m s.l.m.): suoli sottili o moderatamente profondi su detriti di versante e morenici ad elemento scistoso-cristallini, scarso scheletro in superficie, abbondante in profondità tessitura da media a grossolana, reazione tendenzialmente molto acida, tendenza alla podzolizzazione, drenaggio regolare o rapido. - Orizzonte alpino (1750 – 2000 m s.l.m.): suoli generalmente sottili, di rado moderatamente profondi, con scheletro frequente in superficie, abbondante in profondità, tessitura moderatamente grossolana, reazione da molto acida a subacida, tendenza alla podzolizzazione, drenaggio regolare. - Oltre i 2000 m s.l.m.: roccia affiorante, detrito nudo sciolto o cementato. Particolari conformazioni litologiche sono riscontrabili lungo le pendici del Piz-Tri, dove insistono suoli poco potenti, con scheletro in quantità variabile, tessitura tendenzialmente grossolana, reazione molto acida e drenaggio rapido. La reazione è molto acida e il drenaggio particolarmente lento anche in

184 corrispondenza delle zone umide delle Baganzelle e del Bronò, in cui si trovano suoli costituiti in prevalenza da materiali organici molto decomposti, intercalati da componenti sabbioso-limosi, tipici delle torbiere d’alta quota e degli ambienti lacustri periglaciali. Gli eventi alluvionali degli ultimi anni hanno evidenziato la precaria stabilità dei versanti del Comune di Malonno. Il verificarsi di eventi franosi e dissesti di variabile intensità diffusi su tutto il territorio impone un’attenta valutazione dei rischi potenziali cui la proprietà è soggetta. Da una prima analisi, avvalendosi della “Carta dei dissesti e delle aree a rischio idrogeologico”, è possibile individuare la presenza di tre macrozone distinte caratterizzate dall’accumulo di frane di scivolamento relitte: la prima area interessa tutti i comparti boschivi di Loritto e Lava; la seconda è localizzata in corrispondenza del Campello di Landò e la terza coincide col bacino della Valle Lovaia. In queste zone la stabilità del terreno è quanto mai compromessa dal notevole accumulo di materiale inerte ed incoerente; l’afflusso di quantità di acqua (perlopiù di origine meteorica) superiore alla capacità drenante del terreno potrebbe innescare fenomeni di scollamento e movimenti terrosi di notevole entità. Sono altresì rilevabili aree di dissesto minori e numerose colate detritiche lungo i corsi d’acqua di carattere effimero e gli impluvi più acclivi. Isolati sono i fenomeni di crollo e zone estese caratterizzate da franosità superficiale. La tendenza del clima, segnata da forti precipitazioni nel breve periodo anche con punte di intensità critiche, contribuisce a rendere ancor più precaria la situazione dei versanti a rischio: nella corretta pianificazione assestamentale deve quindi essere considerata inderogabile l’esigenza di monitorare continuamente le aree soggette a dissesto e la messa in opera di interventi di consolidamento dei versanti instabili.

Aspetti geomorfologici La morfologia del territorio è direttamente correlata all’azione dell’attività glaciale. La conformazione dei versanti ha subito l’influenza dello scorrimento della lingua glaciale principale che ha disegnato l’intera Valle Camonica. Sono presenti dei circhi glaciali minori nei Campelli di Landò e Nazio, che hanno contribuito alla modellazione dei comparti più elevati. L’azione erosiva delle acque risultanti dallo scioglimento dei suddetti ghiacciai ha prodotto delle escavazioni corrispondenti agli avvallamenti che tutt’oggi caratterizzano l’intero versante. Il materiale detritico, confluito nel fondo valle, ha formato dei conoidi di deiezione, di vario spessore, che sono stati successivamente stabilizzati e ricoperti dalla vegetazione. La composizione geologica del territorio ha determinato conformazioni orografiche in funzione della diversa suscettibilità all’azione modellante del ghiacciaio ed erosiva delle acque. L’attività modellante dei corsi d’acqua, delle valanghe e dei fenomeni franosi continua a variare l’aspetto del territorio: l’evoluzione geo-pedologica ininterrotta della Valle è evidenziata soprattutto dalla presenza di detriti di falda o dal ricorrente deposito di materiale da parte dei torrenti.

185 Processi gravitazionali La disgregazione di una parete rocciosa per effetto della gravità, produce ai piedi della stessa un accumulo di inerti, con pendenze di equilibrio prossime a quelle dell’angolo di attrito interno, dipendente quest’ultimo dalla forma e dalla natura del materiale. La disomogeneità granulometrica, caratteristica degli ammassi detritici, produce il concentramento nelle porzioni più distali di clasti di maggiore dimensioni rispetto a quelle più vicine. Le falde detritiche, direttamente influenzate dalle precipitazioni e agli sbalzi termici, sono alimentate dalla fatturazione e dal successivo crollo delle pareti rocciose. La fusione e l’affiancamento di più coni detritici evidenziano l’alterazione del metamorfismo dei minerali micacei, con produzione di minerali argillosi e quindi terreni forestali più fertili. I fenomeni di distacco si verificano per scorrimento traslazionale o per crollo in funzione della geometria delle pareti e della disposizione delle superfici di discontinuità. Anche l’azione antropica legata alla costruzione di strade e manufatti (azione di sbancamento) favoriscono il rilascio tensionale e la riduzione delle caratteristiche geomeccaniche del versante.

Processi legati all’azione delle acque L’articolata rete idrografica del territorio è costituta da corsi d’acqua di portata solo occasionalmente rilevante, quali la Valle Lovaia, la Valle di Molbeno, il Rio Pontivo, il Rio di Malonno e Valle di Zazza, e da aste idriche secondarie, spesso affluenti delle principali, a carattere anche effimero, tra cui la Valle di Vallicella, il Fosso del Campello, il Fosso di Malto, il Fosso di Nazio e la Valle di Lezza. Nell’alveo di tutti questi collettori sono riscontrabili evidenti segni di erosione spondale imputabili al carattere marcatamente torrentizio dei suddetti. La velocità di scorrimento delle acque unitamente al trasporto del materiale lapideo eroso ha contribuito all’escavazione di profondi avvallamenti soprattutto in corrispondenza del tratto mediano dei corsi. L’erosione al piede dei versanti costituisce uno dei maggiori agenti di dissesto innescando fenomeni franosi di piccola e media intensità, che comportano l’aumento della portata solida dei torrenti e il conseguente accumulo di materiale lapideo in corrispondenza delle zone di deflusso. Le situazioni più critiche sono identificabili lungo la Valle Lovaia, il Rio Pontivo ed il Rio Malonno, che sono altresì gli impluvi più profondi e accidentati in cui si verificano il maggior numero di movimenti franosi e valanghivi. Le poche ed inadeguate opere di consolidamento esistenti non sono in grado di limitare i processi erosivi, risentendo inoltre dell’incuria del tempo e dell’azione scalzante delle acque.

Fenomeni valanghivi Tutto il versante alla destra idrografica del fiume Oglio è soggetto ad un intensa attività valanghiva. L’esposizione E-SE delle zone di accumulo e la loro acclività favorisce il distaccamento di ammassi nevosi, che periodicamente caratterizzano il periodo tardo-invernale e primaverile, in corrispondenza con l’innalzamento delle temperature. Le aree di maggiore interesse e pericolosità sono localizzate alle pendici del Monte Crap e lungo tutta la conca del Campello di Nazio; siti di minore rilevanza sono stati osservati alle pendici del Piz-Tri e sopra il Campo di Landò. Ovviamente, le masse nevose distaccate sono convogliate verso valle da canaloni

186 naturali costituiti dalle aste idriche principali e secondarie: particolarmente interessati sotto questo profilo sono il Rio Pontivo, Il Rio di Malonno, la Valle di Lodreno, la Valle di Vallicella e il Fosso di Malto. Il carattere periodico degli eventi valanghivi ha irrimediabilmente segnato il territorio in corrispondenza dei canaloni: la vegetazione ai margini degli alvei interessati risulta costituita in prevalenza da formazioni di ontano verde. L’entità di taluni eventi risulta particolarmente significativa, in diretto rapporto con le precipitazioni nevose, è può costituire un disagio alla viabilità silvo-pastorale in corrispondenza dei guadi anche nel fondo valle.

18.3 ReteNatura 2000 – SIC

Cos’è ReteNatura 2000 Con la Direttiva Habitat (Direttiva 92/42/CEE) è stata istituita la rete ecologica europea “Natura 2000”: un complesso di siti caratterizzati dalla presenza di habitat e specie sia animali e vegetali, d’interesse comunitario (indicati negli allegati I e II della Direttiva) la cui funzione è di garantire la sopravvivenza a lungo termine della biodiversità presente sul continente europeo. L'insieme di tutti i siti definisce un sistema strettamente relazionato da un punto di vista funzionale: la rete non è costituita solamente dalle aree ad elevata naturalità identificate dai diversi paesi membri, ma anche da quei territori contigui ad esse ed indispensabili per mettere in relazione ambiti naturali distanti spazialmente ma vicini per funzionalità ecologica.

La Rete è costituita da: - Zone a Protezione Speciale (ZPS) istituite ai sensi della Direttiva Uccelli (79/409/CEE) al fine di tutelare in modo rigoroso i siti in cui vivono le specie ornitiche contenute nell’allegato 1 della medesima Direttiva. Le ZPS vengono istituite anche per la protezione delle specie migratrici non riportate in allegato, con particolare riferimento alle zone umide di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar. Gli stati membri richiedono la designazione dei siti, precedentemente individuati dalle regioni, al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio - Direzione per la Conservazione della Natura, presentando l’elenco dei siti proposti accompagnato da un formulario standard correttamente compilato e da cartografia. Il Ministero dell’Ambiente trasmette poi successivamente i formulari e le cartografie alla Commissione Europea e da quel momento le Zone di Protezione Speciale entrano automaticamente a far parte di Rete Natura 2000. - Siti di Importanza Comunitaria (SIC) istituiti ai sensi della Direttiva Habitat al fine di contribuire in modo significativo a mantenere o a ripristinare un habitat naturale (allegato 1 della direttiva 92/43/CEE) o una specie (allegato 2 della direttiva 92/43/CEE) in uno stato di conservazione soddisfacente. Gli stati membri definiscono la propria lista di Siti di Importanza Comunitaria proposti (pSIC) sulla base dei criteri individuati nell’articolo III della Direttiva 92/43/CEE. Per l’approvazione dei pSIC la lista viene trasmessa formalmente alla Commissione Europea, Direzione Generale (DG) Ambiente, unitamente, per ogni sito individuato, ad una scheda standard informativa completa di cartografia. Spetta poi successivamente al Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, designare, con 187 decreto adottato d'intesa con ciascuna regione interessata, i SIC elencati nella lista ufficiale come "Zone speciali di conservazione" (ZSC) Esistono in Regione Lombardia 22 ZPS: 8 sono state identificate con D.M. 3/4/2000, le restanti sono state classificate con d.g.r. 7/19018 del 15/10/2004. Per quanto riguarda i SIC, il Ministero dell’Ambiente ha trasmesso un elenco di 176 siti lombardi alla Commissione Europea che, a seguito della valutazione di una commissione tecnica, con Decisione del 22/12/2003 ha approvato tutti i siti inclusi nella regione biogeografica Alpina e con Decisione del 7/12/2004 tutti quelli della regione biogeografica Continentale. L’Italia ha, con Decreto del 25/03/2004 e con Decreto del 25/03/2005, reso pubblico l’elenco dei SIC alpini e l'elenco dei SIC continentali, che verranno così entro 6 anni designati come ZSC. Il comune di Malonno non possiede alcun SIC o ZPS sul suo territorio; confina a ovest con il SIC Valli di Sant’Antonio nel Comune di Corteno Golgi.

NOME AREA PROTETTA/ NOME SIC COD_SITO TIPO SITO COMUNE ENTE GESTORE SIC senza relazioni con RISERVA NATURALE CORTENO VALLI DI SAN IT2070017 un altro sito NATURA VALLI DI SANT’ANTONIO GOLGI ANTONIO 2000 – DCR 1902/5.02.85

Il piano, pertanto, sarà soggetto a valutazione d’incidenza.

188 Estratto situazione SIC – ZPS e Parchi Regionali

19 Aria

19.1 Inquinamento atmosferico

L’inquinamento atmosferico è lo stato della qualità dell’aria conseguente all’immissione di sostanze di qualsiasi natura in misura e condizioni tali da determinare, in modo diretto o indiretto, conseguenze negative alla salute degli organismi viventi o danno ai beni pubblici o privati. Per i principali inquinanti atmosferici, al fine di salvaguardare la salute e l’ambiente, la normativa stabilisce limiti di concentrazione, a lungo e a breve termine. Per quanto riguarda i limiti a lungo termine viene fatto riferimento agli standard di qualità e ai valori limite di protezione della salute umana, della vegetazione e degli ecosistemi (D.P.C.M. 28/3/83 – D.P.R. 203/88 – D.M. 25/11/94 – D.M. 2/4/02 – D.lgs. 183/04) allo scopo di prevenire esposizioni croniche. Per gestire episodi d’inquinamento acuto vengono invece utilizzate le soglie di attenzione e allarme (D.M. 16/5/96 – D.M. 2/4/02). In questo archivio informatico sono raccolte tutte le informazioni necessarie per la stima delle emissioni: gli indicatori di attività (ad esempio consumo di combustibili, consumo di vernici, quantità di rifiuti incenerita, ed in generale qualsiasi parametro che traccia l'attività dell'emissione), i fattori di emissione (ovvero la quantità in massa di inquinante emesso per unità di prodotto o di consumo), i dati statistici necessari per la disaggregazione spaziale e temporale delle emissioni (come la popolazione residente, il numero di addetti per una specifica attività produttiva, ecc.), e le procedure di calcolo definite nelle diverse metodologie per stimare le emissioni. Dopo la stima iniziale delle emissioni dei principali inquinanti per l’anno 1997, che ha costituito una delle basi per lo sviluppo del Piano Regionale Qualità dell’Aria (PRQA), il sistema INEMAR è stato aggiornato per gli inventari degli anni 2001, 2003 e 2005. Le emissioni considerate per l’inventario 2005 riguardano i principali macroinquinanti (SO2, NOx, CO, COVNM, CH4, CO2, N20, NH3), le polveri totali, il PM10, il PM2.5 ed infine alcuni microinquinanti (diossine e metalli pesanti). Per la stima delle principali sorgenti emissive sul territorio comunale di Malonno è stato utilizzato l’inventario provinciale delle emissioni, INEMAR (INventario EMissioni ARia), nella sua versione più recente, riferita all’anno 2005. Nell’ambito di tale inventario la suddivisione delle sorgenti avviene per attività emissive; la classificazione utilizzata fa riferimento ai macrosettori relativi all’inventario delle emissioni in atmosfera dell’Agenzia Europea per l’Ambiente CORINAIR (CORdination INformation AIR), che di seguito vengono riportati: 1. Combustione per produzione di energia e trasformazione dei combustibili; 2. Combustione non industriale; 3. Combustione nell’industria; 4. Processi produttivi; 5. Estrazione e distribuzione combustibili; 6. Uso di solventi;

189 7. Trasporto su strada; 8. Altre sorgenti mobili e macchinari; 9. Agricoltura; 10. Altre sorgenti e assorbimenti.

Per ciascun macrosettore vengono presi in considerazione diversi inquinanti, sia quelli che fanno riferimento alla salute, sia quelli per i quali è posta particolare attenzione in quanto considerati gas ad effetto serra.

. Biossido di zolfo (SO2);

. Ossidi di azoto (NOx); . Composti Organici Volatili non Metanici (NMCOV);

. Metano (CH4); . Monossido di carbonio (CO);

. Biossido di carbonio (CO2);

. Ammoniaca (NH4);

. Protossido di azoto (N2O);

. Polveri Totali Sospese (PTS) e PM10.

I dettagli metodologici della costruzione dell’inventario delle emissioni sono oggetto di approfondimento nel sito Internet, http://www.ambiente.regione.lombardia.it/inemar/inemarhome.htm, cui si rimanda per una migliore comprensione dei contenuti.

Suddivisione del territorio regionale ai sensi del decreto legislativo 351/99 e della legge regionale 24/06 per l'attuazione delle misure finalizzate al conseguimento degli obiettivi di qualità dell'aria ambiente:

Comune di Malonno

190

Fonte: www.ambiente.regione.lombardia.it

Il territorio regionale è suddiviso nelle seguenti zone: Zona A area caratterizzata da:  concentrazioni più elevate di PM10, in particolare di origine primaria, rilevate dalla Rete Regionale di Qualità dell'Aria e confermate dalle simulazioni modellistiche  più elevata densità di emissioni di PM10 primario, NOX e COV  situazione meteorologica avversa per la dispersione degli inquinanti (velocità del vento limitata, frequenti casi di inversione termica, lunghi periodi di stabilità atmosferica caratterizzata da alta pressione)  alta densità abitativa, di attività industriali e di traffico e costituita da:  Zona A1 -agglomerati urbani: area a maggiore densità abitativa e con maggiore disponibilità di trasporto pubblico locale organizzato (TPL)  Zona A2 - zona urbanizzata: area a minore densità abitativa ed emissiva rispetto alla zona A1  Zona B - zona di pianura: area caratterizzata da:  concentrazioni elevate di PM10, con maggiore componente secondaria  alta densità di emissione di PM10 e NOX , sebbene inferiore a quella della Zona A  alta densità di emissione di NH3 (di origine agricola e da allevamento)  situazione meteorologica avversa per la dispersione degli inquinanti (velocità del vento limitata, frequenti casi di inversione termica, lunghi periodi di stabilità atmosferica, caratterizzata da alta pressione)  densità abitativa intermedia, con elevata presenza di attività agricole e di allevamento Zona C area caratterizzata da:  concentrazioni di PM10 in generale più limitate, rilevate dalla Rete Regionale di Qualità dell'Aria e confermate dalle simulazioni modellistiche  minore densità di emissioni di PM10 primario, NOx, COV antropico e NH3  importanti emissioni di COV biogeniche  orografia montana  situazione meteorologica più favorevole alla dispersione degli inquinanti  bassa densità abitativa e costituita da:  Zona C1- zona prealpina e appenninica: fascia prealpina ed appenninica dell'Oltrepo Pavese, più esposta al trasporto di inquinanti provenienti dalla pianura, in particolare dei precursori dell'ozono  Zona C2 - zona alpina:

191 fascia alpina

192 Emissioni provinciali – inventario 2010: Provincia di Brescia

193

194

194

195

195 19.2 La rete di monitoraggio in Val Camonica

Nella Valle Camonica, sono presenti due stazioni fisse di rilevamento degli inquinanti posizionate nei comuni di Breno (centralina per la rilevazione della concentrazione di NOx posta a 312 m s.l.m.) e di

Darfo Boario Terme (centralina per la rilevazione della concentrazione di SO2 e Particolato totale sospeso posta a 370 m s.l.m.). Due sole stazioni non sono sufficienti a caratterizzare, attraverso l’applicazione di modelli di diffusione, i livelli di inquinamento di una valle così estesa in modo preciso ma, dato che la scelta dell’ubicazione delle stazioni per il monitoraggio dovrebbe essere tale da rilevare le condizioni peggiori, è possibile valutare in maniera ragionevole i dati raccolti.

19.3 I livelli di emissione in Val Camonica

I livelli di emissioni di PM10 per la Valle Camonica si attestano su valori bassi (0.2 – 0.4 t/anno Km2) o molto bassi (0 – 0.2 t/anno Km2) per la maggioranza dei comuni (24 su 41); alcuni (16 su 41) presentano valori più significativi (0.4 – 1.8 t/anno Km2), anche se contenuti e comunque allineati alla maggioranza dei comuni della Lombardia, mentre in uno solo (Malonno) vengono segnalati i valori più elevati (1.8 – 8 t/anno Km2). Dato che la formazione di questo tipo di inquinante è in parte di origine primaria prodotta da processi antropici e naturali e in parte di origine secondaria che si formano a partire dalle emissioni di altri inquinanti (ad esempio NOx, SO2, NH3), è piuttosto complesso giustificare i valori rilevati. Appare probabile comunque che la particolare conformazione della valle, unita alle condizioni meteo-climatiche, spingano tali inquinanti nella zona della media valle: anche i comuni di Berzo Demo, Sellero, Cedegolo, e Capo di Ponte sono caratterizzati da valori di emissione di Pm10 più elevati che nelle zone circostanti. Come è facilmente desumibile dalla lettura della mappa, le emissioni di precursori dell’ozono troposferico, indicati come Cov equivalenti, sono generalmente poco significative (0 – 10 t/anno Km2) su tutto il territorio della Valle Camonica (28 comuni su 41), con singoli comuni (13 su 41) con valori più elevati (> 10 t/anno Km2), di cui tre (Piancamuno, Darfo Boario Terme e Malegno) con valori compresi tra 20 e 30 t/anno Km2 e uno solo (Cividate Camuno) con valori superiori (30 – 130 t/anno Km2). Questi comuni sono tutti nella bassa valle dove sono maggiormente sviluppate le attività produttive, in particolar modo, la produzione e l’uso di solventi. Anche per quanto riguarda l’emissione di sostanze acidificanti (NOx, SO2, NH3) i dati disponibili per la Valle Camonica indicano una situazione generale decisamente al di sotto della media sia di Regione che di Provincia con valori per lo più molto bassi (0 – 100 t/anno Km2). Solo pochi comuni (7 su 41), hanno valori compresi tra 100 e 200 t/anno Km2, mentre solo tre emettono fino a 300 t/anno Km2 e un solo comune, Cividate Camuno, mostra valori decisamente 2 più elevati ovvero compresi tra 300 e 3000 t/anno Km . La maggior parte delle emissioni di SOx e di NOx sono prodotte dall’uso di combustibili (nella produzione di energia e nell’industria) e dai trasporti, mentre le emissioni di NH3 provengono dal sistema agricolo, soprattutto dall’allevamento zootecnico e dallo spargimento di concimi animali e fertilizzanti azotati.

196 È possibile, quindi, spiegare come i valori più elevati di emissione di sostanze acidificanti siano distribuite nella bassa e media valle, zone in cui l’incidenza dell’inquinamento da traffico veicolare (in parte) è combinato con l’attività agricola (in prevalenza).

Dettaglio comunità montana Valle Camonica. Livelli di emissione di PM10

Le emissioni stimate nei singoli comuni della comunità montana, segnalano alcune tendenze comuni alle singole sub-aree ma anche alcuni aspetti peculiari: tutte le sostanze originate dalle combustioni industriali o dal traffico veicolari (SO2, NOx, CO2) hanno la tendenza a stratificarsi nelle tre sub-aree con valori decrescenti salendo dalla bassa verso l’alta valle, come logicamente attendibile, vista la diminuzione delle attività produttive industriali e la conseguente diminuzione del traffico veicolare pesante. Anche le emissioni di precursori di ozono hanno valori più elevati nella bassa valle e più modesti nella media e alta valle, così come i composti organici volatili. Diversa è invece la distribuzione delle emissioni di CO e di Pm10: sia gli uni che gli altri si distribuiscono con discontinuità all’interno della valle, producendo i valori più elevati nella bassa e alta valle.

197 Alcuni comuni hanno valori elevati per molti parametri segnalati, come Darfo Boario Terme (bassa valle) con tutti i parametri molto elevati, o come Edolo e Breno (media valle) con 5 parametri su 7 con valori significativi, per finire con Malonno e Corteno Golgi (alta valle) con rispettivamente 5 e 4 parametri elevati sui 7 considerati.

Il confronto con i dati provinciali, comunque, ci consente di dimensionare in modo corretto il problema: se è vero che i valori stimati per la valle sono in generale di un ordine di grandezza inferiore a quelli della provincia, è altrettanto vero che tali valori sono relativi a una comunità montana dove è ragionevole aspettarsi che la qualità dell’aria sia decisamente migliore.

19.4 Le concentrazioni rilevate

Come espresso nel paragrafo 20.2, la rete di monitoraggio, le uniche stazioni fisse presenti nella valle si trovano a Darfo Boario Terme e a Breno e sono in grado di rilevare rispettivamente le concentrazioni di

Biossidi di Zolfo (SO2) e Particolato totale sospeso (Pts), la prima, e di ossidi di azoto (NOx , NO2), la seconda. Le informazioni disponibili ci consentono di fare un quadro aggiornato anche se non completo: non abbiamo informazioni relative alla concentrazione solo di alcuni inquinanti (CO e CO2), anche se, considerando la zona in esame, possiamo ragionevolmente supporre che le concentrazioni possano essere contenute e certamente inferiori sia alla media regionale, che ai limiti di legge. È possibile che a livello puntuale (zone industriali, tratti della rete viaria) tali limiti siano disattesi, anche se la situazione generale è da considerarsi soddisfacente: con l’installazione di ulteriori centraline, possibilmente disposte nei comuni dove sono rilevati livelli di emissione elevati, sarà possibile attribuire maggiore certezza e rilevanza a tali considerazioni. Analizzando brevemente le tabelle è possibile constatare che i limiti sono ampiamente rispettati per il biossido di azoto (NO2), il biossido di zolfo (SO2) e le polveri (Pts); i limiti vengono superati solo per gli ossidi di zolfo (NOx), ma possiamo notare una netta tendenza verso il rispetto del limite.

198

20 Inquinamenti fisici

20.1 Inquinamento elettromagnetico

Sulla Terra è da sempre presente un fondo elettromagnetico naturale, le cui sorgenti principali sono la terra stessa, l’atmosfera ed il sole, che emette radiazioni infrarossa, luce visibile e ultravioletta. Gli esseri viventi hanno da sempre convissuto con tali radiazioni, evolvendosi in modo da adattarsi ad esse, proteggersi o utilizzare al meglio questi agenti fisici. Al naturale livello di fondo si è poi aggiunto, al passo con il progresso tecnologico, un contributo sostanziale dovuto alle sorgenti legate alle attività umane. L’uso crescente delle nuove tecnologie, soprattutto nel campo delle radiotelecomunicazioni, ha così portato, negli ultimi decenni, ad un continuo aumento della presenza di sorgenti di campi elettromagnetici (cem), innalzando il fondo naturale di centinaia e migliaia di volte. Tra le principali sorgenti artificiali di campi elettromagnetici nell’ambiente vanno annoverati gli apparati per il trasporto e la distribuzione dell’energia elettrica o elettrodotti, costituiti da linee elettriche ad altissima, alta, media e bassa tensione, da centrali di produzione e da stazioni e cabine di trasformazione dell’energia elettrica, che producono campi detti a bassa frequenza e gli impianti per radiotelecomunicazione, che generano campi ad alta frequenza e comprendono i sistemi per diffusione radio e televisiva, gli impianti per la telefonia cellulare o mobile o stazioni radio base, gli impianti di collegamento radiofonico, televisivo e per telefonia mobile e fissa (ponti radio) ed i radar. A completare la panoramica si sono aggiunti in questi ultimi anni i satelliti in orbita geostazionaria per telecomunicazioni e satelliti per la telefonia cellulare satellitare globale. In ambiente domestico e negli ambienti di vita, sono comuni sorgenti di campi elettromagnetici i dispositivi ad alimentazione elettrica (elettrodomestici, computers) ed i telefoni

199 cellulari. Recentemente si stanno, inoltre, sviluppando nuovi sistemi a tecnologia digitale, sia per la diffusione radiotelevisiva, sia per la telefonia mobile e fissa. L’inquinamento elettromagnetico o elettrosmog generato da tutta questa “tecnologia” è una forma anomala di inquinamento ambientale, poiché non si ha una vera e propria "immissione" di sostanze nell’ambiente: gli agenti fisici implicati (campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici) sono presenti solo finché le sorgenti che li hanno generati rimangono accese e non danno luogo a processi di accumulo nell’ambiente. Si tratta inoltre di un fenomeno localizzato in zone più o meno ampie nell’intorno delle sorgenti, senza un’effettiva diffusione su scala territoriale. Nonostante la rapidità dell’evoluzione tecnologica i provvedimenti normativi, sia a livello nazionale che a livello regionale, hanno portato ad una regolamentazione efficace della materia. Di seguito sono elencate le principali norme in materia:  Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 08/07/2003, "Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz", G.U. 28 agosto 2003, n. 199  Legge quadro 22/02/2001, n. 36, "Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici", G.U. 7 marzo 2001, n.55  L.R. n. 11 dell’11 maggio 2001 “Norme sulla protezione ambientale dall’esposizione a campi elettromagnetici indotti da impianti fissi per le telecomunicazioni e per la radiotelevisione”, BURL n.20, 1° suppl. ord. Del 15 maggio 2001  Decreto 29 maggio 2008 - Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. “Approvazione della metodologia di calcolo per la determinazione delle fasce di rispetto per gli elettrodotti.” G.U. 5 luglio 2008, n.156, suppl. ord. N.160.

Le valutazioni preventive e le attività di controllo e vigilanza sono finalizzate alla verifica del rispetto dei valori di riferimento normativo per i campi elettromagnetici (limiti di esposizione, valori di attenzione ed obiettivi di qualità) previsti dalla normativa nazionale e regionale vigente. Le disposizioni fissano i limiti di esposizione e i valori di attenzione per la prevenzione degli effetti a breve termine e dei possibili effetti a lungo termine nella popolazione dovuti all'esposizione ai campi elettromagnetici generati da sorgenti fisse con frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz. Le onde elettromagnetiche presentano caratteristiche diverse a seconda della frequenza, ossia del livello energetico, delle radiazioni emesse. Si distinguono, in particolare:  le radiazioni ionizzanti, onde elettromagnetiche ad altissima frequenza, dotate di energia sufficientemente elevata per modificare la configurazione elettronica della materia che attraversano (Raggi gamma, Raggi X);  le radiazioni non ionizzanti, con frequenze inferiori a 3 milioni di Ghertz (elettrodotti, elettrodomestici, stazioni base per la telefonia cellulare e per la radiotelevisione).  Le radiazioni non ionizzanti, con frequenze comprese tra 0 e 300 GHz sono responsabili del fenomeno dell’elettrosmog e si dividono a loro volta in base alla frequenza in:

200 . sorgenti a bassissima frequenza (ELF): elettrodotti, ossia l’insieme delle linee elettriche, delle sottostazioni e delle cabine di trasformazione utilizzate per il trasporto e la distribuzione dell’energia elettrica; apparecchi alimentati da corrente elettrica, quali elettrodomestici. . sorgenti di radiofrequenze e microonde (RF-MW): impianti radiotelevisivi (ponti radio e ripetitori) e impianti per le telecomunicazioni (stazioni base per la telefonia cellulare).

Inquinamento elettromagnetico alle basse frequenze (ELF) L’emissione di radiazioni a bassa frequenza (da 0 Hz a 106 Hz) è dovuta principalmente al funzionamento di elettrodotti (rete di trasporto della corrente elettrica), che generano campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete di 50 Hz, e di altre linee elettriche a bassa tensione. In particolare le linee che comportano una maggiore esposizione ai campi elettromagnetici e che quindi costituiscono un potenziale fattore di rischio più alto sono quelle ad Alta (AT) ed Altissima tensione (AAT) rispettivamente a 132 kV e 220 o 380 kV.

Inquinamento elettromagnetico alle alte frequenze (RF-MW) Sul territorio comunale di Malonno non è presente alcun impianto od antenna ad alta frequenza31; sono però riscontrabili diverse linee di elettrodotti, sia aeree che interrate, (di 132 Kv, di 220 Kv e di 400 Kv) che attraversano, prevalentemente da nord a sud, il territorio comunale nell’area del Parco dell’Adamello.

31 Informazione recepita dall’Ufficio Tecnico Comunale e dai sopralluoghi effettuati

201

Estratto Aerofotogrammetrico 1:2.000 con individuazione linee di elettrodotto (Tracciati forniti da Terna S.p.A. – Rete Italia)

202 20.2 Inquinamento luminoso

Da un punto di vista generale s’intende per “inquinamento luminoso” un’alterazione della quantità naturale di luce presente nell’ambiente notturno dovuta ad immissione di luce artificiale prodotta da attività umane. In particolare è ogni forma di irradiazione di luce artificiale che si disperda al di fuori delle aree cui essa è funzionalmente dedicata e, in particolar modo, se orientata al di sopra della linea dell’orizzonte. Il contributo più rilevante all’inquinamento luminoso, infatti, non è quello diretto verso la verticale ma quello diretto a bassi angoli sopra la linea dell’orizzonte. La legge regionale n. 17 del 27/03/2000, “Misure urgenti in tema di risparmio energetico ed uso di illuminazione esterna e di lotta all’inquinamento luminoso” (modificata recentemente dalla L.R. n. 38 del 21/12/2004) considera l’inquinamento luminoso dell’atmosfera come sopra definito e con le sue norme intende ridurre i fenomeni di inquinamento luminoso e conseguentemente contenere i consumi energetici da esso derivanti, al fine di tutelare le attività di ricerca scientifica svolte dagli osservatori astronomici professionali nonché la protezione degli equilibri ecologici delle aree naturali protette. Non meno importante è preservare la possibilità per la popolazione di ammirare un cielo stellato, come patrimonio culturale primario. Dalla data di entrata in vigore della legge, tutti i nuovi impianti di illuminazione esterna, pubblici e privati, ivi compresi quelli in fase di progettazione o in procedura d’appalto, devono necessariamente essere realizzati in conformità ai criteri di antinquinamento luminoso e di efficienza energetica. La nuova Legge regionale 38/2004 ha posticipato dal 2003 al 2005 la data entro la quale i Comuni dovranno obbligatoriamente redigere un Piano di illuminazione comunale; recentemente con il D.d.g. 3 Agosto 2007, n. 8950 sono state emanate dalla Regione Lombardia le “Linee guida regionali per la redazione dei piani comunali di illuminazione”.

Illuminazione Pubblica: il Comune gestisce con Enel Sole il servizio di illuminazione pubblica. La normativa regionale prevede l’adozione da parte dei Comuni di un Piano d’illuminazione che preveda il miglioramento delle caratteristiche costruttive e dell’efficienza degli apparecchi, l’impiego di lampade ad elevate prestazioni, il miglioramento della sicurezza per la circolazione stradale, ecc. Il Comune di Malonno è dotato di un Piano di Illuminazione redatto nel gennaio 2010 da VTG srl, Via Nazionale, 22 Berzo Demo (BS).

Di seguito si riportano alcuni stralci significativi sul Piano di Illuminazione Comunale (PRIC).

INQUADRAMENTO NORMATIVO L’obbligo, per i comuni della Lombardia, di dotarsi del Piano di illuminazione è sancito dalla Legge Regionale n° 17 del 27.03.2000 “Misure urgenti in tema di risparmio energetico ad uso illuminazione esterna e di lotta all’inquinamento luminoso” ed è disciplinato, oltre che dalla succitata legge, anche dalla Legge Regionale n° 38 del 21.12.2004 “Modifiche e integrazioni alla legge regionale 27 marzo 2000, n° 17 “Misure urgenti in tema di risparmio energetico ad uso illuminazione esterna e di lotta all’inquinamento luminoso” ed ulteriori disposizioni”.

203 Le modalità di redazione dei Piani di Illuminazione è normata dalla Delibera Giunta Regionale 20 Settembre 2001 n° 7/6162 - Criteri di applicazione della L. R. 27 marzo 2000, n° 17 “Misure urgenti in tema di risparmio energetico ad uso di illuminazione esterna e di lotta all’inquinamento luminoso” e dalla Delibera direttore generale n° 8950 3 Agosto 2007 - Legge Regionale 27 marzo 2000 n° 17 “Linee guida regionali per la redazione dei piani comunali dell’illuminazione”. Il Piano di illuminazione costituisce una integrazione allo strumento urbanistico generale, giusto quanto disposto dall’art. 4 della L. R. n° 17 del 27 marzo 2000 come modificato dall’art. 5 della L. R. n° 38 del 21.12.2004.

SIGNIFICATO, OBIETTIVI E AMBITI DI APPLICAZIONE DEL PIANO DI ILLUMINAZIONE Il Piano di illuminazione è un progetto ed un complesso di disposizioni tecnico-normative destinate a regolamentare gli interventi di illuminazione pubblica e privata. La realizzazione di un Piano di illuminazione ha la funzione di censire, in modo puntuale ed esaustivo, l’impianto attuale, programmarne la messa a norma, nonché di organizzare ed ottimizzare, in modo organico, gli interventi di illuminazione pubblica e privata che verranno realizzati nel futuro con lo scopo di tutelare, sia di giorno che di notte, la popolazione e il territorio. Il Piano di illuminazione pubblica, dal punto di vista operativo, persegue i seguenti obiettivi: - pianificare l’illuminazione del territorio, gli interventi di aggiornamento degli impianti e la loro manutenzione; - permettere la programmazione degli interventi e la gestione dei costi al fine di ottenere un considerevole risparmio energetico e quindi economico.

MOTIVAZIONI, BENEFICIARI E VANTAGGI ECONOMICI DEL PIANO DI ILLUMINAZIONE Il Piano di illuminazione, secondo quanto previsto dalle leggi e norme in materia di illuminazione e riduzione dell’inquinamento luminoso, è finalizzato a soddisfare le seguenti esigenze: - ridurre l’inquinamento luminoso ed i consumi energetici da esso derivanti; - salvaguardare e proteggere l’ambiente, mediante la riduzione delle emissioni atmosferiche; - tutelare la sicurezza delle persone e del territorio; - aumentare la sicurezza stradale al fine di ridurre gli incidenti; - tutelare l’attività di ricerca degli osservatori astronomici; - favorire le attività serali e ricreative per migliorare la qualità della vita, promuovendo un più razionale sfruttamento degli spazi urbani disponibili; - valorizzare l’ambiente urbano ponendo particolare attenzione ai centri storici e residenziali, mediante l’integrazione degli impianti con l’ambiente circostante diurno e notturno; - migliorare l’illuminazione delle opere architettoniche evitando inutili e dannose dispersioni della luce nelle aree circostanti e verso il cielo; - realizzare impianti ad alta efficienza favorendo il risparmio energetico; - ottimizzare gli oneri di gestione e quelli di manutenzione; - uniformare le tipologie d’installazione.

204 I soggetti beneficiari dell’adozione ed attuazione del Piano di illuminazione sono: - i cittadini; - le attività ricreative e commerciali; - il Comune in qualità di gestore dell’impianto di illuminazione pubblica; - gli enti gestori di impianti di illuminazione pubblica e privata; - i progettisti; - le imprese installatrici degli impianti di illuminazione; - i produttori di apparecchiature per l’illuminazione; - il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale e le società di assicurazione, per la riduzione del numero degli infortuni; - le forze dell’ordine per la riduzione delle micro criminalità e degli atti di vandalismo; - l’ambiente, con la salvaguardia della flora e della fauna locale; - gli astronomi e gli astrofili per la riduzione dell’inquinamento luminoso. Poiché l’attuazione del Piano d’illuminazione ha l’obiettivo di ottimizzare gli impianti esistenti e disciplinare i nuovi interventi d’illuminazione pubblica e privata che verranno realizzati nel futuro, ne conseguiranno i seguenti vantaggi: - riduzione dei consumi per la sostituzione delle lampade con consumo elevato (es. lampade a vapori di mercurio ad alta pressione) negli impianti esistenti, mediante l’utilizzo di lampade ad alta efficienza luminosa; - riduzione dei consumi conseguenti all’impiego di lampade ad alta efficienza luminosa e basso consumo, per gli impianti di futura realizzazione; - riduzione delle emissioni atmosferiche, conseguente all’abbassamento dei consumi; - riduzione della dispersione del flusso luminoso intrusivo, in conseguenza dell’adeguamento degli impianti esistenti e dell’adozione di opportune normative per gli impianti da realizzare; - riduzione dei flussi luminosi su strade, negli orari notturni, mediante l’adozione di idonee attrezzature di regolazione; - riduzione dei costi derivanti dalla manutenzione, mediante la standardizzazione dei quadri elettrici e degli apparecchi illuminanti; - riduzione dei costi conseguenti alla possibile programmazione degli interventi da realizzare nel sottosuolo.

STRUTTURA DEL PIANO Il piano si articola in una prima parte in cui vengono analizzati: . Il territorio, gli strumenti di pianificazione urbanistica e la presenza di monumenti e siti di pregio e di eventuali vincoli dovuti agli ambiti di influenza degli osservatori astronomici. . Lo stato dell’illuminazione esistente con riferimento ai vari componenti (apparecchi, supporti, corpi illuminanti e quadri elettrici), alla loro conformità legislativa e normativa ed alla situazione rilevata mediante rilievi illuminotecnici. . La viabilità e la sua classificazione ai fini illuminotecnici.

205 Nella seconda parte vengono evidenziati: . Gli interventi di adeguamento con particolare riferimento alle evidenze storico-ambientali, alle situazioni potenzialmente critiche, agli impianti ad elevato impatto ambientale e agli impianti pubblici e privati non conformi, classificati in ordine di priorità. . Un piano operativo di attività con indicazione delle priorità di intervento. . I documenti da approntare per la modifica del Regolamento Edilizio, le dichiarazioni di conformità ed i criteri guida per la realizzazione dei nuovi impianti. . I costi degli interventi, il programma di risparmio energetico, la stima dei costi/benefici ed il piano della manutenzione. (…)

AREE OMOGENEE Il comune di Malonno è dotato di un P.R.G. (Piano regolatore Generale) che prevede la suddivisione del territorio comunale nei seguenti comparti omogenei, rilevanti ai fini illuminotecnici: - Vecchio nucleo - Zone residenziali di completamento - Zone residenziali semiestensive ed estensive - Zone destinale ad attività artigianali e industriali - Zone destinale ad attività commerciali - Zone destinate ad attività ed attrezzature alberghiere - Zone destinate ad attività e attrezzature scolastiche - Zone destinate ad attrezzature d’interesse comune - Zone destinate ad attività sportive - Zone destinate a centri e servizi sociali - Zone destinate a parcheggi

ZONE DI PROTEZIONE DALL’INQUINAMENTO LUMINOSO Il territorio del comune di Malonno non ricade in alcuna fascia di rispetto di osservatori astronomici.

ILLUMINAZIONE DEL TERRITORIO: CENSIMENTO E STATO DI FATTO L’illuminazione esterna del territorio del comune di Malonno è realizzata mediante impianti di illuminazione di proprietà della società ENEL Sole, che costituiscono la stragrande maggioranza del parco-illuminazione esistente, e da alcuni impianti comunali che sono concentrati, in prevalenza, nel capoluogo e nella frazione di Lava. La consistenza dei suddetti impianti è cosi ripartita.

Quadri Apparecchi illuminanti Proprietà [ N° ] [ N° ]

Impianto ENEL Sole 27 649

Impianti Comunali 7 130 Tabella n° 1 - Centri luminosi suddivisi per proprietà

206 Per verificare lo stato di fatto si è provveduto ad un censimento completo e puntuale di tutti i centri luminosi pubblici e privati che illuminano le aeree esterne del territorio. I risultati del censimento sono dettagliati nell’allegato n° 1 “Censimento impianto d’illuminazione”, nelle cui schede sono riportati i dati significativi atti a classificare tutti i centri di illuminazione pubblica insistenti sul territorio comunale. Nell’allegato n° 2 sono riportati i due elenchi riassuntivi dei centri luminosi di proprietà comunale e della società ENEL Sole. L’analisi dello stato di fatto ha riguardato sia gli impianti di ENEL Sole, che costituiscono la maggioranza dei centri d’illuminazione pubblica insistenti sul territorio, sia gli impianti comunali. Il rilievo ha posto in evidenza una carenza di programmazione illuminotecnica del territorio. Il posizionamento dei centri, l’interdistanza degli stessi, la tipologia indifferenziata di armature e lampade, con particolare riguardo a quelli di proprietà ENEL Sole, denotano come l’evoluzione dell’illuminazione pubblica sia stata motivata, molte volte, più dalle richieste contingenti, che da una mirata pianificazione illuminotecnica.

Per ulteriori approfondimenti sull’argomento vedere la documentazione del PRIC citato.

Tavola visibilità stelle ad occhio nudo tratta dall’analisi effettuata dalla Regione Lombardia nella VAS del PTR, approvata proposta con DGR 6447 del 16/01/2008

207 20.3 Inquinamento acustico

Il rumore viene comunemente identificato come un “suono non desiderato” o come una “sensazione uditiva sgradevole e fastidiosa”; il rumore infatti, dal punto di vista fisico, ha caratteristiche che si sovrappongono e spesso si identificano con quelle del suono, al punto che un suono gradevole per alcuni possa essere percepito da altri come fastidioso. Il suono è definito come una variazione di pressione all'interno di un mezzo che l'orecchio umano riesce a rilevare. Il numero delle variazioni di pressione al secondo viene chiamata frequenza del suono ed è misurata in Hertz (Hz). L'intensità del suono percepito nel punto di misura corrisponde fisicamente con l'ampiezza dell'onda di pressione e viene espressa in decibel (dB) con il livello di pressione sonora (Lp). I suoni che l'orecchio umano è in grado di percepire sono quelli che si trovano all'interno della cosiddetta banda udibile, caratterizzata da frequenze comprese tra 16 Hz e 16.000 Hz e da livelli di pressione sonora di circa 130 dB. L’unità di misura db(A) è un indice di valutazione del suono che tiene conto della intensità sonora nelle singole frequenze pesandole in modo da riprodurre la sensazione che prova effettivamente l’orecchio umano. In relazione alle sue specifiche modalità di emissione, un rumore può essere definito come continuo o discontinuo (se intervallato da pause di durata apprezzabile), stazionario o fluttuante (se caratterizzato da oscillazioni rapide del suo livello di pressione sonora superiori a ± 1 dB), costante o casuale (se presenta una completa irregolarità dei tempi e dei livelli di emissione), impulsivo (se il fenomeno sonoro determina un innalzamento del livello di pressione in tempi rapidissimi, ossia meno di 0,5 secondi). Il rumore, specialmente quello esistente in ambito urbano, viene considerato di tipo complesso in quanto è dovuto alla presenza di numerose sorgenti quali le infrastrutture di trasporto (strade, ferrovie, aeroporti, porti) e le attività rumorose che si svolgono nelle aree considerate (ad esempio attività industriali e artigianali, presenza di discoteche, ecc.). L'esame delle diverse sorgenti di rumore può essere utile a fornire indicazioni sulla comprensione del fenomeno "rumore" presente sul territorio nonché per trovare le giuste modalità per contenerlo. I principali riferimenti legislativi, predisposti con lo scopo di ridurre l'inquinamento acustico, sono rappresentati dalle seguenti normative:  Legge quadro sull’inquinamento acustico n. 447 del 26/10/1995, che “stabilisce i principi fondamentali in materia di tutela dell'ambiente abitativo dall’inquinamento acustico, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 117 della Costituzione.” La legge individua le competenze dello Stato, delle regioni, delle province, le funzioni e i compiti dei comuni. Allo Stato competono principalmente le funzioni di indirizzo, coordinamento o regolamentazione della normativa tecnica e l'emanazione di atti legislativi su argomenti specifici. Le Regioni promulgano apposite leggi che definiscono, tra le altre cose, i criteri per la suddivisione in zone del territorio comunale (zonizzazione acustica). Alle regioni spetta inoltre la definizione di criteri da seguire per la redazione della documentazione di impatto acustico, delle modalità di controllo da parte dei comuni e l'organizzazione della rete dei controlli. La Legge Quadro riserva ai Comuni un ruolo centrale con competenze di carattere programmatico e decisionale. Oltre alla classificazione acustica del territorio, spettano ai Comuni la verifica del rispetto della normativa per la tutela dall'inquinamento acustico all'atto del rilascio delle concessioni edilizie, la regolamentazione dello svolgimento di attività temporanee e manifestazioni,

208 l'adeguamento dei regolamenti locali con norme per il contenimento dell'inquinamento acustico e, soprattutto, l'adozione dei piani di risanamento acustico nei casi in cui le verifiche dei livelli di rumore effettivamente esistenti sul territorio comunale evidenzino il mancato rispetto dei limiti fissati. Inoltre, i Comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti sono tenuti a presentare una relazione biennale sullo stato acustico del comune.  DPCM del 14/11/1997 – “Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore”. I diversi valori limite sono riportati nelle tabelle B, C e D e sono riferiti alle classi di destinazione d'uso del territorio riportate nella tabella A e adottate dai comuni ai sensi della legge 26 ottobre 1995, n. 447.

Tabella A: classificazione del territorio comunale (art.1)

CLASSE I – aree particolarmente protette: rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione:aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo e allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc. CLASSE II – aree destinate ad uso prevalentemente residenziale: rientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali e artigianali. CLASSE III – aree tipo misto: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici. CLASSE IV – aree di intensa attività umana: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali, le aree con limitata presenza di piccole industrie. CLASSE V – aree prevalentemente industriali: rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni. CLASSE VI – aree esclusivamente industriali: rientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi.

Tabella B: valori limite di emissione – Leq in dB(A) (art.2) Classi di destinazione d’uso Tempi di riferimento del territorio Diurno (06.00-22.00) Notturno (22.00-06.00) I aree particolarmente 45 35 protette II aree prevalentemente 50 40 residenziali III aree di tipo misto 55 45 IV aree di intensa attività 60 50 umana

209 V aree prevalentemente 65 55 industriali VI aree esclusivamente 65 65 industriali

Tabella C: valori limite assoluti di immissione – Leq in dB (A) (art.3) Classi di destinazione d’uso Tempi di riferimento del territorio Diurno (06.00-22.00) Notturno (22.00-06.00) I aree particolarmente 50 40 protette II aree prevalentemente 55 45 residenziali III aree di tipo misto 60 50 IV aree di intensa attività 65 55 umana V aree prevalentemente 70 60 industriali VI aree esclusivamente 70 70 industriali

Tabella D: valori di qualità – Leq in dB (A) (art.7) Classi di destinazione d’uso Tempi di riferimento del territorio Diurno (06.00-22.00) Notturno (22.00-06.00) I aree particolarmente 47 37 protette II aree prevalentemente 52 42 residenziali III aree di tipo misto 57 47 IV aree di intensa attività 62 52 umana V aree prevalentemente 67 57 industriali VI aree esclusivamente 70 70 industriali

Le sorgenti di rumore I luoghi dove si concentrano le fonti persistenti d’inquinamento acustico sono le strade ad intenso traffico veicolare, le ferrovie, l'aeroporto con i relativi coni di decollo ed atterraggio.

210 Le infrastrutture stradali Il rumore prodotto dal traffico stradale è regolamentato dalle seguenti norme:

Il D.P.R. n.142/04 completa il quadro normativo relativamente all’inquinamento da rumore avente origine dall’esercizio delle infrastrutture stradali. Tale decreto stabilisce i valori limite e le fasce di pertinenza delle strade attraverso una specifica suddivisione in classi. Per le infrastrutture extraurbane, denominate A, B e C secondo la classificazione fissata dal codice della strada, e per quelle urbane principali (Da e Db), i limiti di rumore sono determinati a livello nazionale. Relativamente alle strade urbane secondarie (E – urbane di quartiere, F – locali), la definizione dei livelli massimi consentiti è demandata ai singoli Comuni in modo conforme alla zonizzazione acustica del territorio. In generale, la classificazione delle strade, ai sensi del D.P.R. n.142/04, deve essere effettuata secondo le tipologie definite attraverso il D.lgs n.285 del 30/04/92 “Nuovo codice della strada”, nonché secondo i criteri previsti nel D.M. 05/11/01 “Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade” per le infrastrutture di nuova realizzazione e secondo i criteri stabiliti nelle Norme CNR 1980 e nelle direttive PUT per quelle esistenti.

Ampiezza fasce di pertinenza e limiti di immissione per le infrastrutture stradali esistenti o assimilabili

(limitatamente alle strade urbane)

Il D.P.C.M. 14/11/1997, che si riferisce al sistema viabilistico, viene utilizzato come uno degli elementi che concorrono a caratterizzare un’area del territorio e a classificarla dal punto di vista acustico ed individua 4 categorie di vie di traffico:

211 1. Traffico locale (classe II); 2. Traffico locale o di attraversamento (classe III); 3. Ad intenso traffico veicolare (classe IV); 4. Strade di grande comunicazione (classe IV).

Il territorio comunale di Malonno è interessato dall’attraversamento della Strada Statale del Tonale e della Mendola e dalla linea ferroviaria Brescia-Edolo.

Il Piano di Zonizzazione Acustica relativo al Comune di Malonno è stato redatto da ERACLES S.a.s. – sede legale: via G. Bovio, 68/a 27049 Stradella (PV); unità locale: via G. Paglia, 7 24065 Lovere (BG) – Ing. Francesco Mannino. Di seguito si riproducono alcuni stralci della relazione relativa alla Revisione 1 di febbraio 2009.

20.3.1 Piano di Zonizzazione Acustica32 FINALITÀ Il rumore si configura certamente come un potenziale agente inquinante avente effetti nocivi sulla salute dei cittadini. Il presente piano prevede la classificazione del territorio comunale in diverse zone, secondo i limiti massimi dei livelli sonori equivalenti consentiti dai criteri fissati dal D.P.C.M. 01.03.1991 e dalla Legge 447/95. Per la definizione delle diverse zone sono state prese in considerazione le previsioni urbanistiche, attraverso l’analisi del P.R.G. vigente, confrontandole con lo stato di fatto attuale, cioè la rumorosità ambientale esistente; orientative sono state le scelte di programmazione territoriale dell’Amministrazione Comunale. Il piano di zonizzazione acustica si propone di costituire un riferimento preciso da rispettare per tutte le sorgenti sonore esistenti, di garantire la protezione di zone poco rumorose, di promuovere il risanamento di zone eccessivamente rumorose, di costituire un riferimento e un vincolo di salvaguardia per la pianificazione delle nuove aree di sviluppo urbanistico. Il lavoro di raccolta dati, analisi e misurazione acustica si è articolato attraverso: - l’analisi della documentazione esistente (P.R.G.); - i sopralluoghi sul territorio comunale; - gli incontri con i tecnici e gli amministratori del Comune per ottenere indicazioni sulle realtà acusticamente più significative e sugli orientamenti dell’Amministrazione; - le misurazioni dei livelli acustici esistenti sul territorio nei punti ritenuti più significativi.

DEFINIZIONI Ai fini del presente piano vengono assunte, in conformità alla L.447/1995, le seguenti definizioni: Rumore: qualunque emissione sonora che provochi sull'uomo effetti indesiderati, disturbanti o dannosi o che determini un qualsiasi deterioramento qualitativo dell'ambiente.

32 Piano di Zonizzazione Acustica relativo al Comune di Malonno, redatto da ERACLES S.a.s. – sede legale: via G. Bovio, 68/a 27049 Stradella (PV); unità locale: via G. Paglia, 7 24065 Lovere (BG) – Ing. Francesco Mannino. Si riportano alcuni stralci della relazione relativa alla Revisione 1 di febbraio 2009.

212 Inquinamento acustico: introduzione di rumore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo ed alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell'ambiente abitativo o dell'ambiente esterno o tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi. Ambiente abitativo: ogni ambiente interno ad un edificio destinato alla permanenza di persone o di comunità ed utilizzato per le diverse attività umane, fatta eccezione per gli ambienti destinati ad attività produttive per i quali resta ferma la disciplina di cui al decreto legislativo 15 agosto 1991, n.277, salvo per quanto concerne l'immissione di rumore da sorgenti sonore esterne ai locali in cui si svolgono le attività produttive. Sorgente sonora: qualsiasi oggetto, dispositivo, macchina o impianto o essere vivente idoneo a produrre emissioni sonore. Sorgenti sonore fisse: gli impianti tecnici degli edifici e le altre installazioni unite agli immobili anche in via transitoria, il cui uso produca emissioni sonore; le infrastrutture stradali, ferroviarie, aeroportuali, marittime, industriali, artigianali, commerciali e agricole; i parcheggi; le aree adibite a stabilimenti di movimentazione merci; i depositi dei mezzi di trasporto di persone e merci; le aree adibite ad attività sportive e ricreative. Sorgenti sonore mobili: tutte le sorgenti sonore non comprese nelle sorgenti fisse (traffico veicolare, ferroviario ed aereo, ecc.). Sorgente specifica: sorgente sonora selettivamente identificabile che costituisce la causa del potenziale inquinamento acustico. Tempo a lungo termine (TL): rappresenta un intervallo sufficientemente ampio di tempo, all’interno del quale si valutano i valori di attenzione. La durata di TL è correlata alle variazioni dei fattori che influenzano la rumorosità di lungo periodo. Tempo di riferimento (TR): rappresenta il periodo della giornata all’interno del quale si eseguono le misure. La durata della giornata è articolata in due tempi di riferimento: quello diurno compreso tra le h 6,00 e le h 22,00 e quello notturno compreso tra le h 22,00 e le h 6,00. Tempo di osservazione (TO): è un periodo di tempo compreso in TR, nel quale si verificano le condizioni di rumorosità che si intendono valutare. Tempo di misura (TM): all’interno di ciascun tempo di osservazione, si individuano uno o più tempi di misura di durata pari o minore del tempo di osservazione in funzione delle caratteristiche di variabilità del rumore ed in modo tale che la misura sia rappresentativa del fenomeno. Livelli dei valori efficaci di pressione sonora ponderata “A”: LAS, LAF, LAI esprimono i valori efficaci in media logaritmica mobile della pressione sonora ponderata “A” LPA secondo le costanti di tempo “slow”, “fast” e “impulse”. Livelli dei valori massimi di pressione sonora LASmax, LAFmax, LAimax: esprimono i valori massimi della pressione sonora ponderata in curva “A” e costanti di tempo “slow”, “fast” e “impulse”. Livello continuo equivalente di pressione sonora ponderata “A”: valore del livello di pressione sonora ponderata “A” di suono medio costante che, nel corso di un periodo specificato T, ha la medesima pressione quadratica media di un suono considerato, il cui livello varia in funzione del tempo.

213 Livello continuo equivalente di pressione sonora ponderata “A” relativo al tempo a lungo termine TL (LAeq, TL): il livello continuo equivalente di pressione sonora ponderata “A” relativo al tempo a lungo termine (LAeq, TL) può essere riferito al valore medio su tutto il periodo, con riferimento al livello continuo equivalente di pressione sonora ponderata “A” relativo a tutto il tempo TL, oppure al singolo intervallo orario nei TR. È il livello che si confronta con i limiti di attenzione. Livello di rumore ambientale (LA): è il livello continuo equivalente di pressione sonora ponderato “A” prodotto da tutte le sorgenti di rumore esistenti in un dato luogo e durante un determinato tempo. Il rumore ambientale è costituito dall’insieme del rumore residuo e da quello prodotto dalle specifiche sorgenti disturbanti, con l’esclusione degli eventi sonori singolarmente identificabili di natura eccezionale rispetto al valore ambientale della zona. È il livello che si confronta con i limiti massimi di esposizione: 1. nel caso dei limiti differenziali, è riferito al TM; 2. nel caso di limiti assoluti è riferito a TR. Livello di rumore residuo (LR): è il livello continuo equivalente di pressione sonora ponderato “A” che si rileva quando si esclude la specifica sorgente disturbante. Deve essere misurato con le identiche modalità impiegate per la misura del rumore ambientale e non deve contenere eventi sonori atipici. Livello di differenziale di rumore (LD): differenza tra il livello di rumore ambientale (LA) e quello del rumore residuo (LA):

LD =(LA – LR) Livello di emissione: è il livello continuo equivalente di pressione sonora ponderato “A” dovuto alla sorgente specifica. È il livello che si confronta con i limiti di emissione. Fattore correttivo (KI): è la correzione introdotta per tener conto della presenza di rumori con componenti impulsive, tonali o di bassa frequenza; il valore di tale fattore è di seguito indicato:

- per la presenza di componenti impulsive KI = 3 dB

- per la presenza di componenti tonali KT = 3 dB

- per la presenza di componenti in bassa frequenza KB = 3 dB I fattori di correzione non si applicano alle infrastrutture dei trasporti. Presenza di rumore a tempo parziale: esclusivamente durante il tempo di riferimento relativo al periodo diurno, si prende in considerazione la presenza di rumore a tempo parziale nel caso di persistenza del rumore stesso per un tempo totale non superiore ad un’ora. Qualora il tempo parziale sia compreso in un’ora, il valore del rumore ambientale misurato in Leq(A) deve essere diminuito di 3 dB(A); qualora sia inferiore a 15 minuti il Leq (A) deve essere diminuito di 5 dB(A). Livello di rumore corretto (LC): è definito dalla relazione:

Lc = LA + KI + KT + KB

214 DESCRIZIONE DELLE CLASSI DI RIFERIMENTO All'art. 2, comma 1 del D.P.C.M. 01.03.91 ed all’art. 1 comma 2 del D.P.C.M. 14/11/97 viene specificato che, ai fini della determinazione dei limiti massimi dei livelli sonori equivalenti, si dovrà adottare la classificazione in zone di seguito riportata: Classe I - aree particolarmente protette rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc.. Classe II - aree destinate ad uso prevalentemente residenziale rientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali ed artigianali. Riguardo le aree extraurbane si veda quanto riportato al paragrafo 12.2. Classe III - aree di tipo misto rientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici. Classe IV - aree di intensa attività umana rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare locale, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali ed uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali; le aree con limitata presenza di piccole industrie. Classe V - aree prevalentemente industriali rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni. Classe VI - aree esclusivamente industriali rientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi.

VALORI DEI LIMITI MASSIMI DEL LIVELLO SONORO EQUIVALENTE (LEQ A) RELATIVI ALLE CLASSI DI DESTINAZIONE D'USO DEL TERRITORIO Valori limite di emissione Sono i valori massimi di rumore che possono essere immessi da una sorgente sonora, misurati in prossimità della sorgente stessa. tempi di riferimento Classi di destinazione d’uso del territorio Diurno Notturno (06.00 – 22.00) (22.00 – 06.00) I Aree particolarmente protette 45 35 II Aree destinate ad uso prevalentemente 50 40 residenziale

215 III Aree di tipo misto 55 45 IV Aree di intensa attività umana 60 50 V Aree prevalentemente industriali 65 55 VI Aree esclusivamente industriali 65 65

Valori limite assoluti di immissione Sono i valori massimi di rumore che possono essere immessi da una o più sorgenti sonore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno, misurati in prossimità dei ricettori. tempi di riferimento Classi di destinazione d’uso del territorio Diurno Notturno (06.00 – 22.00) (22.00 – 06.00) I Aree particolarmente protette 50 40 II Aree destinate ad uso prevalentemente 55 44 residenziale III Aree di tipo misto 60 50 IV Aree di intensa attività umana 65 55 V Aree prevalentemente industriali 70 60 VI Aree esclusivamente industriali 70 70

Valori limite differenziali di immissione Al secondo comma dell'art. 2 del D.P.C.M. 01.03.91 è stabilito che per le zone non esclusivamente industriali, oltre ai limiti massimi in assoluto per il rumore, non si possano superare, tra il livello equivalente del rumore ambientale e quello del rumore residuo (criterio differenziale), le seguenti differenze: - 5 dB(A) durante il periodo diurno; - 3 dB(A) durante il periodo notturno.

Queste disposizioni non si applicano quando l’effetto del rumore è da ritenersi trascurabile; quando la rumorosità è prodotta da infrastrutture stradali, ferroviarie, aeroportuali e marittime oppure da impianti fissi dell’edificio adibiti ad uso comune, limitatamente al disturbo provocato all’interno dello stesso. Secondo il D.M. 11/12/96 gli impianti a ciclo produttivo continuo sono soggetti al rispetto del criterio differenziale se realizzati dopo l’entrata in vigore del D.M. o, se già esistente, non rispettino i valori assoluti di immissione. Valori di attenzione Sono i valori di rumore che segnalano la presenza di un potenziale rischio per la salute umana o per l’ambiente. I valori di attenzione coincidono con i valori limite assoluti di immissione se la misura del rumore è relativa ai tempi di riferimento; se invece è riferita ad un’ora i medesimi valori saranno aumentati di 10 dB per il periodo diurno e di 5 dB per il periodo notturno.

216 Valori di qualità Sono i valori di rumore da conseguire nel breve, nel medio e nel lungo periodo con le tecnologie e le metodiche di risanamento disponibili per realizzare gli obbiettivi di tutela previsti dalla legge. tempi di riferimento Classi di destinazione d’uso del territorio Diurno Notturno (06.00 – 22.00) (22.00 – 06.00) I Aree particolarmente protette 47 37 II Aree destinate ad uso prevalentemente 52 42 residenziale III Aree di tipo misto 57 47 IV Aree di intensa attività umana 62 52 V Aree prevalentemente industriali 67 57 VI Aree esclusivamente industriali 70 70

I valori limite assoluti d’immissione e di emissione relativi alle singole infrastrutture dei trasporti, all’interno delle rispettive fasce di pertinenza, nonché la relativa estensione saranno fissati con decreti attuativi.

PROCEDURE PER LA ZONIZZAZIONE ACUSTICA DEL TERRITORIO Criteri generali Ai fini del presente piano, il territorio comunale viene suddiviso in zone omogenee corrispondenti alle classi descritte al capitolo 5, avendo a riferimento: - la zonizzazione del vigente strumento urbanistico ed i vincoli discendenti dalla legislazione urbanistica nazionale e regionale; - il criterio di prevalenza delle attività insediate, non essendo possibile, né conveniente, individuare una classificazione in zone eccessivamente parcellizzate, in ragione anche del fatto che il rumore, per proprie caratteristiche fisiche, produce effetti diretti anche a distanza relativamente grande.

I criteri adottati perseguono l'obiettivo: - di rendere compatibili, dal punto di vista del rumore ambientale, le destinazioni urbanistiche del territorio comunale sia per gli usi attuali sia per indirizzare gli sviluppi previsti in funzione dei livelli di rumorosità ambientale ammissibili; - di evitare, per quanto possibile, un eccessivo frazionamento del territorio urbanizzato con zone a differente valore limite; maggiore è il numero di zone in cui è diviso il territorio, più numerosi saranno i punti in cui si potranno verificare conflitti, necessità di controllo, vigilanza e difficoltà di governo. In sintonia con il disposto dell’art. 2 comma 2 del D.P.C.M. 01/03/1991 e dell’art. 4 comma 1 lettera a) della L. 26/10/95 n. 447 si assume, come criterio basilare ai fini della formazione della zonizzazione, che zone confinanti non possano assumere limiti assoluti che differiscano più di 5 dB(A).

217 Data la caratterizzazione urbanistica del territorio comunale, che non risulta suddiviso in zone specializzate al fine della destinazione d’uso degli immobili e che è invece connotato da notevole frammistione delle attività insediate, l’applicazione del concetto enunciato al precedente comma implica che vengano individuate delle “fasce di attenuazione” interposte tra zone appartenenti a classi diverse qualora fra le stesse vi sia una differenza dei limiti di immissione superiore a 5 dB(A). Tali “fasce di attenuazione” che per loro caratteristica fisica non corrispondono, quanto a contenuti, alla descrizione delle classi come specificata al precedente art. 5, vengono tuttavia classificate come nominalmente appartenenti alla classe intermedia tra le due confinanti aventi limiti assoluti di rumore superiori a 5 dB(A) ed hanno un’estensione di 30 metri circa.

VALIDITÀ ED EFFICACIA Il presente piano ha validità giuridica a tempo indeterminato; tuttavia, sebbene non siano ipotizzabili frequenti modifiche, appare ragionevole l'ipotesi che un comune vi possa apportare varianti a distanza di tempo. Le prescrizioni e i vincoli contenuti nel piano hanno efficacia sia nei confronti dei privati, sia nei confronti delle Amministrazioni pubbliche. Qualora, a seguito dell'approvazione della delibera di zonizzazione, si rendessero opportune o necessarie modifiche allo strumento urbanistico vigente, l'Amministrazione dovrà procederà a varianti dello strumento pianificatore generale in quanto le norme vigenti non prevedono alcuna conseguenza diretta della zonizzazione sugli atti di pianificazione urbanistica comunale. L’art. 4 della L.R. 10 agosto 2001, n. 13 indica, al comma 2, il termine di 12 mesi per assicurare la coerenza tra pianificazione urbanistica di nuova adozione e la zonizzazione acustica vigente. Solo all'approvazione di tali varianti agli strumenti urbanistici, dirette a recepire e disciplinare anche ai fini urbanistici la zonizzazione acustica, si determineranno vincoli all'attività edificatoria. Modalità di misura I rilievi sono stati eseguiti misurando il livello sonoro continuo equivalente ponderato in curva A (Leq A), per un tempo di misura sufficiente ad ottenere una valutazione significativa del fenomeno sonoro esaminato. Il microfono è stato posizionato ad una altezza di 1,5 metri dal suolo, ad almeno un metro da altre superfici interferenti, ed orientato verso la sorgente di rumore la cui provenienza sia stata identificabile. Il microfono è stato munito di cuffia antivento e le condizioni meteorologiche, durante i rilievi, erano normali ed in assenza di precipitazioni atmosferiche. Il fonometro è stato calibrato prima e dopo ogni ciclo di misure. Le postazioni per i rilievi sono state scelte in modo da occupare il sito ritenuto più rumoroso, in corrispondenza degli spazi occupati da persone o comunità. I rilievi sono stati effettuati in zone dove la rumorosità del traffico veicolare, spesso anche in modo significativo, incrementa i livelli di rumorosità ambientale. Essendo questo un disturbo casuale ed incostante si è adottata la procedura che si fonda sull’utilizzo dei livelli statistici cumulativi, che rappresentano i livelli di rumore, espressi in dB(A), superati per una certa percentuale di tempo nel corso dell’intervallo di misura considerato. I livelli statistici presi in esame sono L99, L50, L5, L1. Le indagini fonometriche sono state effettuate dall’ing. Francesco Mannino, tecnico competente nel campo dell’acustica ambientale, ex art. 2 L. 447/95 (Decreto Regionale n. 32172 del 28 dicembre 2001).

218 Risultati delle misurazioni I risultati dei rilevi, riportati nelle pagine seguenti, sono qui riassunti: Rilievi di breve periodo

Durata Ora Leq

min inizio Data dBA

Postaz/ rilievo 1 Via Forno Allione 10 10:36 31/05/2005 48,6 2 Via Forno Allione 10 10:51 31/05/2005 52,7 3 Via Miravalle 20 11:31 31/05/2005 54,5 4 Via Forno Allione 10 22:54 01/06/2005 50,7 5 Via Forno Allione 10 23:55 01/06/2005 46,7 6 Fraz. Miravalle – Abitazione privata 10 21:45 10/10/2005 55,0 7 Via Perlongo 20 15:43 12/10/2005 62,2

Tempo totale 90

Considerazioni sulle indagini fonometriche Le sorgenti di rumore più significative presenti sul territorio del Comune di Malonno sono:  gli insediamenti produttivi di tipo industriale, in particolare quelli posti alle due estremità del territorio comunale, nelle località di Forno Allione e a confine con Sonico;  Le infrastrutture stradali con particolare riferimento alla S.S.n. 42. Le indagini fonometriche effettuate sono stare mirate in modo particolare al rilievo della rumorosità di tali emissioni in prossimità di abitazioni o all’interno delle stesse, ai fini di una corretta caratterizzazione di queste e dello studio di una classificazione appropriata. Rilievi di questo tipo sono stati effettuati in presso i ricettori più prossimi agli stabilimenti, sia in orari diurni (rilievi 1, 2, 3) che notturni (4, 5, 6) rilievi. Il rilievo 7 è finalizzato al rilievo della rumorosità presso aree residenziali dovuto a traffico veicolare e ad attività produttive. In alcuni casi i rilievi sono stati caratterizzati da rumorosità accidentali. In tali casi risulta utile l’analisi dei livelli percentili (in particolare L50). La maggior parte del territorio urbanizzato, presenta caratteristiche di media rumorosità, comprese entro il valore di 55 – 60 dBA nel periodo di riferimento diurno. Ciò risulta evidente anche dal rumore di fondo nei rilievi dell’indagine, evidenziato dai livelli percentili e dall’andamento dei grafici. Possiamo raggruppare i rilievi secondo la tipologia della sorgente indagata o del ricettore monitorato:

Disposizione dei rilievi La disposizione dei rilievi è rappresentata nella cartografia riportata nella pagina seguente (non in scala).

219

Per approfondimenti sul tema consultare il Piano di Zonizzazione Acustica qui presentato in stralci.

220 20.4 Inquinamento radiazioni ionizzanti, gas radon

Il radon è un gas naturale radioattivo, incolore e inodore e proviene dal decadimento di uranio e radio, sostanze radioattive naturalmente presenti sulla Terra. Suolo, rocce, materiali da costruzione, falde acquifere ne sono le sorgenti. Il radon fuoriesce da tali matrici, si disperde e si diluisce all’aperto, mentre in ambienti chiusi può accumularsi, raggiungendo a volte concentrazioni rilevanti. La problematica del radon indoor è da anni ampiamente studiata e discussa a livello mondiale. Le indagini epidemiologiche condotte hanno dimostrato un’evidenza di rischio per tumore polmonare all’aumentare dell’esposizione al radon. Per questo il radon è stato classificato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) tra i cancerogeni accertati del gruppo I, per i quali vi è massima evidenza di cancerogenicità. Esiste inoltre una sinergia tra esposizione al radon e fumo da tabacco. In Europa la raccomandazione della Comunità Europea 90/143/Euratom indica il valore oltre cui intraprendere azioni di risanamento per le abitazioni esistenti (400 Bq/m3) e l’obiettivo di qualità (200 Bq/m3) per le nuove edificazioni. Attualmente è in itinere un aggiornamento di tale documento. A fronte di ciò i diversi Paesi del mondo si sono attivati per approfondire la conoscenza della situazione del proprio territorio ed attuare azioni di prevenzione e mitigazione. Per quanto riguarda l’Italia, nel periodo 1989-1991, è stata condotta una campagna di misura del radon indoor sul territorio nazionale allo scopo di valutare l’esposizione della popolazione al radon all’interno delle abitazioni. Successivamente, le singole Regioni e le Province Autonome si sono attivate per approfondire la conoscenza del fenomeno sul loro territorio. In Lombardia nel 2003-2004 è stata realizzata una corposa campagna di misura regionale. Sono state effettuate circa 3.600 misure di concentrazione media annua di radon in aria indoor in unità immobiliari site al piano terra. La media aritmetica dei valori di concentrazione di radon indoor, misurata in tale campagna è risultata essere pari a 124 Bq/m³ e i valori più elevati di concentrazione di radon indoor sono stati riscontrati in edifici della parte settentrionale e montuosa, ovvero nella provincia di Bergamo, Brescia, Lecco, Sondrio e Varese, confermando lo stretto legame tra la presenza di radon e le caratteristiche geologiche del territorio. Campagna regionale di misura della concentrazione di radon indoor (2009-2010) Nell’ambito delle attività della Regione Lombardia connesse con l’avvio del Piano Nazionale Radon per la riduzione del rischio di tumore polmonare in Italia (PNR-CCM, piano che il CCM, Centro Nazionale per il controllo e la prevenzione delle Malattie, ha affidato all’Istituto Superiore di Sanità), è emersa la necessità di approfondire ulteriormente le conoscenze sulla Lombardia, allo scopo di avere informazioni più precise sulla distribuzione territoriale della concentrazione di radon indoor e sulla probabilità di trovare valori elevati di concentrazione nelle unità immobiliari situate nei vari comuni. Si è inteso quindi approfondire la campagna di misura regionale di radon indoor del 2003/2004, con una nuova campagna realizzatasi nel 2009/2010, il cui piano di campionamento è stato discusso e concordato con la DG Sanità della Regione Lombardia e con l’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Questa nuova campagna è stata condotta al fine di migliorare e approfondire le conoscenze sulla distribuzione territoriale del radon indoor negli edifici lombardi. Nello specifico, sono stati definiti cinque obiettivi, tra i quali la valutazione della rappresentatività della precedente campagna di monitoraggio (2003/2004), il confronto tra le concentrazioni di radon in locali a diversi piani di un edificio, il miglioramento delle informazioni spaziali

221 sul territorio, e un confronto, in merito all’analisi dei dati, tra l’approccio geostatistico recentemente introdotto in questo ambito, con quello statistico tradizionale. Per ognuno degli obiettivi è stato definito un piano di campionamento specifico e, in totale, sono state misurate circa altre 1.000 unità immobiliari dislocate in 7 province della regione (Bergamo, Brescia, Lodi, Mantova, Milano, Sondrio e Varese). Da questa migliore conoscenza del territorio, tramite delle tecniche geostatistiche e di previsione spaziale, è stato possibile produrre una mappa della concentrazione media di radon indoor in locali al piano terra. (Figura 1). È fondamentale sottolineare che una mappa di questo tipo fornisce esclusivamente indicazioni su quale possa essere la concentrazione di radon indoor mediamente più presente in una determinata zona. Infatti la concentrazione indoor, oltre che dalla zona geografica e quindi dalle caratteristiche geomorfologiche del sottosuolo, è anche strettamente dipendente dalle caratteristiche costruttive, dai materiali utilizzati, dalle modalità di aerazione e ventilazione e dalle abitudini di utilizzo del singolo edificio/unità abitativa. Inoltre in genere si hanno con- centrazioni di radon più elevate nelle cantine, nei seminterrati e ai piani bassi, soprattutto se i locali sono mal ventilati o mal isolati dal terreno, poiché la sorgente principale di tale gas – quantomeno in Lombardia – è proprio il suolo. A questo proposito la Regione Lombardia ha emesso il Decreto n.12678 del 21/12/2011 relativamente alle linee guida per la prevenzione delle esposizioni al gas radon in ambienti indoor.

Comune di Malonno

222 21 Energia

L’energia è essenziale per garantire la comodità e la mobilità delle persone, per le attività industriali e commerciali. D’altra parte, l’energia ha un ruolo determinante per lo sviluppo sostenibile, in quanto elemento chiave tra lo sviluppo economico e le problematiche legate all’inquinamento atmosferico ed ai cambiamenti climatici. Le strategie volte a ridurre le pressioni ambientali associate alla produzione e all’utilizzo di energia comprendono l’uso di fonti energetiche alternative, il contenimento dei consumi e il miglioramento dell’efficienza dei consumi, ad esempio nei settori del trasporto e del riscaldamento. In Lombardia l’industria è il settore economico che determina la maggior quota dei consumi, insieme al settore residenziale, entrambi responsabili di circa un terzo dei consumi totali: l’energia è utilizzata in larga misura per il riscaldamento invernale, ed è soddisfatta da gas naturale (77%) e da prodotti petroliferi (16%). Il consumo medio finale del singolo cittadino lombardo per il 2004 è stato di 1.187 KWh, superiore del 4% a quello nazionale.

Consumi energetici per provincia nel 2004 [GWh/anno]

120000

100000

80000

60000

40000

20000

0

Lodi Como Lecco Pavia Brescia Milano Sondrio Varese Bergamo Cremona Mantova

Fonte: Sistema Informativo Regionale ENergia e Ambiente In ambito residenziale un elemento importante per valutare l’efficienza energetica degli edifici è la data di costruzione, da cui dipendono le tecniche costruttive, i materiali impiegati e la tipologia dell’involucro edilizio, la quale in particolare è determinante negli scambi di energia termica fra l’interno e l’esterno. La legge nazionale 10/1991 rende obbligatorio l’isolamento termico degli edifici di nuova costruzione e promuove quello degli edifici esistenti, al fine di ridurre le dispersioni di calore verso l’esterno e migliorare il comfort ed il rendimento energetico complessivo. Un altro parametro che influenza i consumi energetici è “la taglia” dell’edificio, da cui dipende il rapporto tra superficie disperdente dell’involucro e volume interno riscaldato, quindi il fabbisogno specifico di energia. In Lombardia il 73% del parco edilizio è costituito da edifici di piccola taglia. Tra le misure tecniche relative al settore energetico attivate dalla Lombardia sono quelle contenute nel Piano d’Azione del Libro Azzurro della Mobilità e dell’Ambiente 2003-2005, principalmente il miglioramento tecnologico di tutti gli impianti che producono emissioni in atmosfera. La L.R. 39/2004 in materia di

223 223 efficienza energetica degli edifici impone che i limiti alle dispersioni massime vengano ridotti del 25% rispetto ai limiti imposti alla normativa nazionale. L’energia consumata in Lombardia proviene ancora in gran parte da fonti fossili, principalmente gas naturale, che fornisce il 39% dell’apporto energetico totale.

Distribuzione percentuale dei consumi energetici per vettore, 2004

5% 4% 10% 39% GAS NATURALE ENERGIA ELETTRICA GASOLIO BENZINA Altri<2% 20% BIOMASSE

22%

Fonte: Elaborazione da dati del Sistema Informativo Regionale Energia e Ambiente

Un contributo significativo delle fonti energetiche rinnovabili al bilancio energetico in Lombardia viene dal settore idroelettrico, che tuttavia ha ormai saturato le fonti disponibili. E’ prevedibile in futuro un incremento nell’uso di altre fonti rinnovabili, quali le biomasse, i rifiuti e il solare. Il rendimento dei pannelli solari e fotovoltaici è cresciuto significativamente, rendendo questa tecnologia competitiva per applicazioni in edilizia. L’ostacolo primario alla diffusione dell’utilizzo di energie rinnovabili consiste negli elevati costi di investimento iniziali, rispetto a fonti convenzionali, che rendono indispensabili forme di incentivazione: negli ultimi anni, la Regione ha contribuito alla realizzazione di impianti che producono annualmente oltre 3.800 MWh di energia elettrica e oltre 8.700 MWh di energia termica, evitando l’emissione in atmosfera di quasi 4.000 tonnellate di

CO2 equivalenti per anno.

Le problematiche relative alla gestione delle risorse energetiche hanno una posizione centrale nel merito dello sviluppo sostenibile poiché la produzione, il trasporto e il consumo di energia caratterizzano un territorio dal punto di vista del proprio sviluppo economico ma al contempo sono responsabili di una parte importante degli effetti negativi delle attività umane sull'ambiente (a scala locale, regionale e globale) e sulla stabilità del clima. Le emissioni di gas climalteranti sono considerate un indicatore di impatto ambientale del sistema di trasformazione ed uso dell’energia.

224 21.1 Consumi e produzione in Valle Camonica

La produzione di energia elettrica nel territorio della Valle Camonica è legata soprattutto all’attività delle centrali idroelettriche distribuite soprattutto nell’alta valle. In Valle Camonica durante l’anno 1999 sono stati consumati 532.899 MW/h totali distribuiti tra i settori industria, agricoltura, servizi e utenti domestici. Valutando la distribuzione percentuale dei consumi energetici si evidenzia come la maggior parte dell’energia elettrica sia consumata nel settore industriale che copre il 66% del consumo totale, seguito dalle utenze domestiche che raggiungono il 18%. Rimane scarso invece il consumo di energia elettrica per il settore agricolo. La distribuzione percentuale del consumo energetico sembra essere in linea con quanto succede nel resto della provincia di Brescia e della Lombardia. Si nota in ogni caso come la percentuale di energia consumata nel settore industriale sia superiore rispetto alla media lombarda, ma non rispetto alla media della provincia. Interessanti considerazioni possono essere fatte confrontando la situazione nelle tre aree della Valle Camonica: alta, media e bassa valle. La distribuzione parziale del consumo energetico risulta infatti differente nelle tre aree.

Maggiori informazioni possono essere ottenute dai dati relativi al consumo di energia pro-capite, distinta per settore. Considerando i dati relativi al consumo di energia pro-capite si osserva che nell’anno 1999 sono stati consumati, in totale, circa 6.000 Kw/h per singolo abitante della Valle Camonica. Tale dato risulta essere leggermente superiore alla media lombarda, ma inferiore alla media della provincia di Brescia dove si arriva a superare gli 8.500 Kw/h pro-capite. Il consumo di energia pro-capite nel settore agricolo resta al di sotto della media regionale e provinciale, mentre maggiore contributo è dato dal settore industriale, superiore alla media regionale, ma non a quella provinciale, mentre il consumo pro- capite per utenze domestiche è superiore alla media regionale e provinciale. Le prestazioni ambientali nel settore energetico sembrano comunque essere abbastanza in linea con la media provinciale e regionale. Anche in tale caso occorre fare distinzione tra le varie sub-aree della valle. I livelli di consumo energetico della media valle risultano essere notevolmente più alti rispetto al resto della Valle Camonica.

225

La tipologia principale di impianti di riscaldamento nel territorio comunale risulta essere quella autonoma monofamigliare. Il comparto che determina il maggiore consumo di energia elettrica è l’industriale, come detto in precedenza per quanto riguarda il consumo energetico della Valle Camonica. 226 21.2 Metanizzazione

Il Comune di Malonno è dotato di una rete di distribuzione del gas metano; non tutte le frazioni, però, sono servite. Frazioni servite: Capoluogo (Malonno), Lava, Miravalle (area industriale), Borgo Nuovo, Forno Allione. Per dettagli al riguardo vedere le tavole 13C1, 13C2 e 13C3 che illustrano la rete di distribuzione, i diametri e i materiali dei tubi.

22 Quadro sintetico Comune di Malonno

Quadro conoscitivo dell’ambiente del comune di Malonno (screening preliminare)

22.1 Le fonti d’indagine

Si elencano di seguito le principali fonti dalle quali sono state tratte le informazioni per le indagini ambientali; si tratta per lo più di studi specialistici, di studi preliminari alla realizzazione del PGT o di piani di pianificazione e programmazione sovraordinata. Trattasi di: - Studio geologico (ai sensi della L.R. 41/97 del dicembre 1999), dott. Geol. Gilberto Zaina per conto dello studio Geo.Te.C., (1999) - Aggiornamento studio di fattibilità geologica con la valutazione della pericolosità delle aree di conoide ai sensi della d.g.r. 11/12/2001 e d.g.r. n.7/6645 del 29/10/2001, Geo.Te.C, (agosto 2002) - Studio per l’esame della valutazione della pericolosità da crolli delle aree alla base della parete rocciosa in località S. Faustino – dgr n.7/6645 del 29/10/2001, Geo.Te.C, (ottobre 2005) - Relazione scarichi e piene (2005-2006) redatta da Valle Camonica Servizi; - PAI (2001 – aggiornamento ottobre 2008): Norme tecniche di attuazione ed allegati cartografici; - P.R.A. (Piano Regionale degli Alpeggi, 2004); - P.T.C.P. (2004); P.T.C.P. variante 2009; P.T.C.P. revisione 2014; - Piano Agricolo triennale regionale 2003-2005 (tutt’ora vigente, aggiornamenti in fase di elaborazione); - Piano Agricolo Provinciale di Brescia Triennio 2004-2006 (tutt’ora vigente, aggiornamenti in fase di elaborazione); - P.T.U.A. (2006); - P.T.P.R. (2001 – aggiornamenti e integrazioni gennaio 2008); - P.T.R. (approvato con delibera del 19/01/2010 n.951); - SIT regionale - SIT provinciale; - PTC Parco Regionale dell’Adamello (2003) e suoi aggiornamenti, integrazioni, varianti; - P.I.S.L. Unione dei Comuni di Valsaviore (Berzo Demo, Cevo, Cedegolo, Malonno, Paisco Loveno, Saviore dell’Adamello, Sellero), Obiettivo 2 (data di consegna: 31/10/2002) - Programma di sviluppo rurale 2007-2013 asse 4 per la qualificazione dei territori e la selezioni di piani di sviluppo rurale: adesione all’iniziativa leader promossa dalle comunità montane della Valle Camonica e di Scalve (approvazione con deliberazione della giunta dell’unione dei comuni della Valle Camonica n.10 del 08/04/2008)

227 - P.A.F. Piano di Assestamento Comunità Montana di Valle Canonica – Piano di Assestamento delle proprietà silvo-pastorali del comune di Malonno – Comune di Malonno – Consorzio Forestale Valle Allione (BS); periodo di validità 2003-2017; settembre 2003; il Tecnico Assestatore Dott. For. Christian Donati - Piano della Viabilità Agro-Silvo-Pastorale, interno al P.A.F. citato

22.2 Indagine ambientale

Dati di carattere generale33

Estensione territoriale: superficie di 3069,65 ha (ettari) Area del territorio destinata a: - Aree urbanizzate: 113,3 ha - boschi: 1492,08 ha - prati e pascoli: 787,90 ha - Parco dell’Adamello: 191,71 ha (6,2%) - Aree agricole di pregio: 426,3 ha (13,9%) - Aree omogenee agroforestali – zona montana: 3069,7 ha Massima altitudine: 2578,74 m s.l.m. - Minima altitudine: 452,06 m s.l.m. Nuclei storici: Lava, San Faustino, San Carlo, Volpera, Odecla, Nazio Inferiore e Superiore, Moscio Dosso, Castello, Landò, Frai, Loritto, Lezza, Zazza. Località: Campaccio, Pradelbisso, Calzaferro, Miravalle, One, Marcamenti, Ronco, Corne, Borgo Nuovo, Forno Allione, Varagnola, Angolino, Fienili di Cuccu, Plamullo, Fienili Fasse, Molbeno. Confini amministrativi: a ovest con il comune di Corteno Golgi, a est con i comuni di Sonico e Berzo Demo, a sud con il comune di Paisco Loveno e a nord con il comune di Edolo. Numero abitanti (censimento 2009): 3345 abitanti. (dato fornito dal Comune, ufficio anagrafe) Densità di popolazione (numero degli abitanti per km2): 108,96 ab./km2 (anno 2009). Distanze dal municipio: . Malonno-Loritto: 5,9 Km . Malonno-Landò: 6,15 Km . Malonno-Miravalle: 1 Km . Malonno-Lava: 2,5 Km . Malonno-Lezza: 9 Km . Malonno-Odecla: 2,5 Km . Malonno-Moscio: 3,8 Km . Malonno-Nazio inf.: 3,7 Km . Malonno-Nazio sup.: 3,9 Km . Malonno-Zazza: 4,5 Km

33 Regione Lombardia – Agricoltura – Sintesi Banche Dati Territoriali (Polo Territoriale di Direzione) 228 22.3 Vincoli apposti alla legislazione nazionale e/o regionale

In generale, il sistema dei vincoli si articola come segue: 1. Vincoli apposti dalla legislazione nazionale e/o regionale 1.1 vincoli di natura storico-monumentale e ambientale-paesaggistica (D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42): 1.1.1 decretati (edifici e manufatti vincolati con atto amministrativo, ambiti vincolati ex lege) 1.1.2 non decretati (derivanti dalla presenza di fiumi, boschi, alte quote, usi civici) 1.2 ambiti di elevata naturalità tutelati ex art. 17 del P.T.P.R. (aree individuate al fine di limitare le possibili trasformazioni del territorio oltre determinate quote: aree nelle quali la pressione antropica, intesa come insediamento stabile, prelievo di risorse o semplice presenza di edificazione, è storicamente limitata) 1.3 vincolo idrogeologico 1.4 parchi nazionali e regionali istituiti 1.5 Zone di Protezione Speciale (ZPS) e Siti di Interesse Comunitario (SIC) – rete natura 2000

2. Limitazioni di enti e soggetti diversi dallo Stato e dalla Regione (Provincia, ASL, ARPA, STER, ecc…) 2.1 grandi infrastrutture previste nella specifica tavola del P.T.C.P. della provincia di Brescia 2.2 indagini geologiche, idrogeologiche e sismiche definizione di classi di fattibilità per le azioni

di piano. Classi alte → livelli di tutela stringenti → definizione di ambiti nei quali le

trasformazioni saranno particolarmente limitate ovvero assolutamente interdette 2.3 eventuali attività produttive a rischio di incidente rilevante 2.4 fasce di rispetto (pozzi e captazione delle acque sorgive ad uso idropotabile, rispetti cimiteriali, rispetti per le zone destinate a discariche e al trattamento rifiuti - depuratori, linee aeree di distribuzione dell’energia elettrica)

1.1.1 Vincoli di natura storico-monumentale e ambientale-paesaggistica I beni immobili che rispondono alla definizione di beni culturali oggetto di tutela secondo gli artt. 10-13- 14 del D.Lgs. 42/2004, sono i seguenti: - Palazzo Martinengo - Torre Malisia - Chiesa dei Santi Faustino e Giovita a Malonno - Chiesa di Santa Maria Assunta a Lava - Casa quattrocentesca con affreschi - Torre medioevale - Chiesa di San Bernardino a Malonno* - Chiesa di San Carlo a Malonno* - Chiesa di San Lorenzo a Malonno* - Chiesa di San Giovanni Nepomuceno a Lezza*

229 - Chiesa di San Rocco a Landò* - Chiesa di San Giuseppe a Loritto* - Chiesa di San Bernardo a Odecla* - Chiesa di Sant’Antonio a Zazza* le chiese segnalate con asterisco non sono elencate nel sito in nota relativo ai beni culturali presenti nel comune, sono state rilevate dai rilievi in loco e dal sito: http://www.intercam.it/tomo/paesi/malonno/malonno.htm

Sono aree tutelate per legge, ai sensi dell’art. 142 del D. Lgs. 42/2004: 1. art.142.1.c: i territori contermini ai corsi d’acqua (150 m per sponda), in particolare, come risulta dal S.I.B.A., i territori contermini a: fiume Oglio, rio Val di Lovaia, rio Val Molbena, rio di Lezza, torrente Remulo, rio Val di Zassa, torrente Allione, torrente Re; 2. art.142.1.d: i territori alpini per la parte eccedente 1.600 m s.l.m.; 3. art.142.1.f: i parchi e le riserve nazionali o regionali. Il parco regionale dell’Adamello; 4. art.142.1.g: i territori coperti da foreste e da boschi. Le aree boscate sono da individuarsi in base all’art. 3 della L.R. 27/2004.

1.1.2 Ambiti di rilevanza ambientale Il territorio comunale di Malonno non presenta tali ambiti sul suo territorio comunale.

1.1.3 Ambiti di elevato valore percettivo Interessa prevalentemente la zona del territorio comunale lungo il fondo valle seguendo il fiume Oglio, tale ambito è normato nelle NTA del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Brescia.

1.1.4 Vincolo idrogeologico Il territorio comunale, ad eccezione del fondovalle e di alcune sottozone non vincolate, è interamente interessato da vincolo idrogeologico ex R.D. 3267/1923.

Limitazioni di enti e soggetti diversi dallo Stato e dalla Regione

1.2.1 Allevamenti presenti sul territorio comunale e su quello dei comuni contermini Il Regolamento Locale di Igiene della Valcamonica individua distanze minime da mantenere nel caso di nuovi insediamenti produttivi d’allevamento. Non sono presenti, nel Regolamento Locale d’Igiene, distanze minime da mantenere dagli allevamenti esistenti nel caso di nuove zone edificabili. L’insediamento di allevamenti sul territorio comunale è normato dal D.D.G. 29/12/2005 n°20109 “Linee guida regionali: criteri igienici e di sicurezza in edilizia rurale”; e dalla D.G.R. n° IX/3018 del 15/02/2012 “Determinazioni generali in merito alla caratterizzazione delle emissioni gassose in atmosfera derivanti da attività a forte impatto odorigeno”.

230 1.2.2 Indagini geologiche, idrogeologiche e sismiche Si rimanda allo studio specifico, facente parte del Documento di Piano, per le limitazioni alla trasformazione del territorio per motivi di carattere geologico e idrogeologico.

1.2.3 Fasce di rispetto, di salvaguardia e arretramento dell’edificazione Il P.G.T. prescrive fasce di rispetto o di arretramento all’edificazione che producono limitazioni all’utilizzo delle aree edificabili in relazione a: infrastrutture della viabilità, cimitero, pozzi e/o sorgenti per acqua ad uso idropotabile, reticolo idrico, elettrodotti. Le aree non edificate ricomprese in tali fasce dovranno essere sistemate preferibilmente a verde piantumato, quale intervento di mitigazione ambientale. Qualora tali fasce di rispetto interessassero zone edificabili, la relativa superficie è computata ai fini del calcolo dell'edificabilità ammessa. È ammesso l’uso dell’attività agricola, ove consentita dalle Norme Tecniche di Attuazione. Gli edifici eventualmente esistenti all'interno di tali zone in contrasto con le prescrizioni delle N.T.A. possono essere oggetto solo di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, senza incremento di s.l.p., salvo che per gli adeguamenti igienici e tecnologici. In caso di comprovata necessità e di interesse pubblico, previa autorizzazione, se richiesta, degli enti competenti, può essere concessa la costruzione di: piste ciclabili, parcheggi pubblici con relative corsie di accesso, cabine di trasformazione della rete elettrica e del gas, nuove strade, ampliamenti ed adeguamenti stradali, sottoservizi e servizi a rete. La fascia di rispetto ferroviario per il Comune di Malonno è regolamentata dal D.P.R. 11 luglio 1980, n.753 “Nuove norme in materia di polizie, sicurezza e regolarità dell’esercizio delle ferrovie e di altri servizi di trasporto”; in particolare si vedano gli artt. Dal 49 al 63. Si riporta di seguito l’intero art.49: “Lungo i tracciati delle linee ferroviarie è vietato costruire, ricostruire o ampliare edifici o manufatti di qualsiasi specie ad una distanza, da misurarsi in proiezione orizzontale, minore di metri trenta dal limite della zona di occupazione della più vicina rotaia. La norma di cui al comma precedente si applica solo alle ferrovie con esclusione degli altri servizi di pubblico trasporto assimilabili ai sensi del terzo comma dell’art. 1.” Per quanto riguarda le fasce di rispetto stradali, devono essere rispettate le distanze previste dal Codice della Strada. In tali fasce non è consentita alcuna nuova edificazione né fuori né entro terra. All’interno del perimetro del Centro Abitato le distanze dal confine stradale da rispettare per interventi di nuova costruzione, ristrutturazioni ed ampliamenti sono quelle previste dal P.G.T. La fasce di rispetto cimiteriale dei cimiteri di Odecla, Zazza e Malonno sono state ridotte secondo le seguenti deliberazioni: - cimitero di Odecla: riduzione a 75 m per i lati a monte e a sud e nord; per il lato a valle si prescrive una fascia di 100 m – Parere favorevole da Unità Socio Sanitaria Locale n.37 del 4/03/1983 deliberazione n.227 - cimitero di Zazza: riduzione a 100 m nel lato est del cimitero – Parere favorevole da Unità Socio Sanitaria Locale n.37 del 20/01/1984 deliberazione n.41 - cimitero di Malonno: riduzione a 75 m su tutti i lati del cimitero – Parere favorevole da Unità Socio Sanitaria Locale n.37 del 25/10/1985 prot. N. 8423, ufficio 823

231 Si riportano i dati fornitici dall’UTC comunale sulla situazione di occupazione dei cimiteri comunali: Cimitero del capoluogo: numero loculi presenti: 722, di cui liberi n.121 ossari presenti: n.410, di cui liberi n.310 fosse presenti: n.409, nessuna libera. Cimitero di Zazza: numero loculi presenti: 70, di cui liberi n.3 fosse presenti: n.52, di cui n.4 libere. Cimitero di Odecla: numero loculi presenti: 144, di cui n.55 liberi fosse presenti: n.42, di cui n.20 libere Cimitero di Loritto: numero loculi presenti: 52, di cui n.17 liberi fosse presenti: n.21, di cui n.3 libere All’interno degli ambiti perimetrati sulle tavole grafiche del P.G.T. non è consentita alcuna nuova edificazione né fuori né entro terra, fatti salvi: gli ampliamenti delle strutture cimiteriali, i chioschi a carattere provvisorio per le attività (anche commerciali) di servizio al cimitero, previa apposita autorizzazione, i volumi tecnici senza presenza di persone, opere di urbanizzazione necessarie all’accesso e alla sosta pedonale e veicolare. Per gli edifici esistenti collocati all’interno della fascia cimiteriale sono ammessi, ai sensi dell’art. 338 del Testo Unico delle leggi sanitarie così come modificato dall’art. 28 della Legge 166/02, interventi di adeguamento e recupero, nonché di ampliamento nella percentuale massima del 10% della s.l.p. esistente. Le fasce di rispetto delle sorgenti sono state individuate in conformità al DPR 236 1988 modificato dal D.Lgs. 152/99, dal D.Lgs. 258/00 e dal D.Lgs. 152/06, che definisce le aree di salvaguardia dei pozzi e delle sorgenti ad uso idropotabile distinguendole in: 1. zona di tutela assoluta (raggio di 10 metri dall’opera di captazione), recintata e adibita esclusivamente ad opere di presa e a costruzioni di servizio; 2. zona di rispetto (200 metri di raggio), definita con criterio geometrico.

Per quanto riguarda il reticolo idrico, si rimanda alla normativa dell’apposito studio.

Per quanto riguarda le fasce di rispetto dagli elettrodotti, devono essere rispettate le distanze previste dalla L. 36/2001, dal Dpcm 8/07/2003 e dalla Circolare del Ministero dell’Ambiente del 15/11/2004 prot. DSA/2004/25291, così come riportate graficamente nelle tavole grafiche del P.G.T. Il territorio di Malonno è interessato dal passaggio di diverse linee ad alta tensione, ma in particolar modo attraversano il territorio comunale: − linea 380 kV; − linea 220 kV; − linea 132 kV.

232 In merito alle variazioni cha hanno riguardato gli elettrodotti in ambito comunale, si conferma che è stato eseguito un aggiornamento della situazione delle linee elettriche. Ne deriva quindi un aggiornamento cartografico delle tavole di piano appartenenti al Documento di Piano, Quadro vincolostico, Vincoli amministrativi: Tavv. 4B, 5B1, 5B2, 5B3 e 5B4 e al Quadro conoscitivo del territorio comunale, Attività produttive comunali e sovracomunali: Tav. 19.

22.4 Vincolo idrogeologico

Estratto catastale vincolo idrogeologico

233

Il presente Vincolo Idrogeologico è stato redatto in ArcGis su base catastale georeferenziata tratto da: (vd. pag. seguente)

Brescia, 23 gennaio 1939

234 22.5 Descrizione delle dinamiche sociali

Lo scopo della presente indagine è di analizzare le dinamiche sociali ed insediative della popolazione residente nel Comune di Malonno operando un confronto con l’evoluzione nei comuni limitrofi e nella provincia di Brescia ed eseguendo una stima preventiva dei possibili incrementi o decrementi demografici. La valutazione delle tendenze demografiche è legata allo studio di alcuni fenomeni tra loro relazionati come: - l'andamento e la suddivisione per sesso e fasce d'età della popolazione residente - l’evoluzione della struttura della famiglia - la struttura del patrimonio edilizio - l’analisi dei fattori economici A tale scopo sono stati raccolti i dati riguardanti la popolazione residente nel Comune in corrispondenza dei censimenti eseguiti dal 2003 al 2012, forniti dall’ufficio anagrafe del comune di Malonno.

23

5

Come si può notare dalla tabella, dal 2003 al 2012 l’andamento della popolazione è irregolare. Il tasso d’incremento naturale risulta negativo, mentre il saldo demografico totale risulta positivo. Confrontando l’andamento demografico nei comuni limitrofi a Malonno è evidente che lo spopolamento è una caratteristica che accomuna i paesi montani dell’alta Valle Camonica. Tuttavia si può notare uno scostamento dalla tendenza generale, in termini di variazione percentuale negativa, per i comuni analizzati. Se si considera il caso del comune di Edolo è facilmente giustificabile in quanto centro di riferimento di particolare importanza per l’alta valle, il caso di Vezza d’Oglio, invece, trova spiegazione nella presenza di una zona artigianale significativa che offre possibilità di lavoro e di sviluppo economico commerciale.

TAB. 1 - FAMIGLIE E POPOLAZIONE RESIDENTE COMUNE DI MALONNO DECENNIO 2003-2012 3600 3400 3200 3000 2800 2600 2400 2200 2000 1800 1600 1400 1200 1000 800 600 Serie1 400 Serie2 200 0 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Grafico popolazione e famiglie residenti, 2003-2012, Comune di Malonno – fonte: Ufficio Anagrafe – Comune di Malonno (BS)

TAB. 2 - SALDO NATURALE, SALDO MIGRATORIO, SALDO DEMOGRAFICO COMUNE DI MALONNO NEL DECENNIO 2003-2012

70

SALDO NATURALE 60 SALDO MIGRATORIO 50 SALDO DEMOGRAFICO

40

30

20

10

0 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 -10

-20

-30

Grafico saldo naturale, saldo migratorio, saldo demografico, 2003-2012, Comune di Malonno – fonte: Ufficio Anagrafe – Comune di Malonno (BS)

236 23 Conclusioni ed indirizzi per la redazione del Rapporto Ambientale

Il territorio del Comune di Malonno risulta caratterizzato da un’eterogeneità morfologica, paesaggistica ed ambientale. Da questa indagine preliminare, sugli aspetti ambientali del territorio comunale, sono emerse situazioni che dovranno essere maggiormente indagate in fase di stesura del Rapporto Ambientale e che risultano caratterizzate da criticità: - di natura geologica ed idrogeologica derivanti soprattutto dall’energia di rilievo che caratterizza il territorio comunale; - di tipo ambientale e paesistico valutabili in funzione del grado di antropizzazione all’interno del territorio comunale; - legate all’utilizzo sostenibile della risorsa acqua ed al corretto smaltimento dei reflui di natura organica; - inerenti l’interazione non sempre positiva fra le attività e la presenza umana sul territorio e la fragilità degli ecosistemi sviluppati all’interno del territorio comunale, dove ad un fondovalle urbanizzato si contrappone un vasto comprensorio montano che mantiene ancora una buona naturalità dei luoghi. Pertanto è in un sistema di “coordinate” nel quale andranno calibrati quegli interventi, se necessari per lo sviluppo del paese e del suo territorio, e strutturati in un’ottica di sostenibilità ambientale.

237 23.1 Sintesi delle potenzialità e criticità del territorio comunale di Malonno

A seguito dell’analisi sopra riportata sono individuabili i seguenti elementi caratterizzanti il territorio in oggetto: POTENZIALITA’ CRITICITA’

Buona qualità dell’acqua potabile Presenza di numerose baite non Buona percentuale di collettamento alla rete collettate alla fognatura e disperdenti acquedottistica nel suolo ACQUA Buona percentuale di collettamento alla rete Congelamento acquedotto in inverno fognaria Approvazione R.I.M. Presenza di sorgenti

Sensibilità della popolazione e del territorio Mancanza centro di raccolta RIFIUTI rispetto al tema della gestione rifiuti

Presenza di una grande arteria stradale ARIA Discreta qualità dell’aria molto trafficata Presenza di aree produttive-industriali

Assenza di discariche Necessità di ripristinare la viabilità Assenza di cave montana per il ripristino delle baite Morfologia del territorio dimesse SUOLO Aspetti paesaggistici di pregio Scarichi su suolo delle baite Presenza di numerose specie di flora e fauna Presenza di numerosi edifici Possibilità di recupero edilizio dell’esistente abbandonati

Domanda di seconde case Modesto sviluppo insediativo PIANIFICAZIONE Modesta domanda di realizzazione di Modesta compromissione del territorio TERRITORIALE strutture turistico-ricettive Mantenimento delle fasce boscate esistenti Qualità dei manufatti edilizi mediocre

Possibilità di sviluppo di strade ciclo/pedonali Assenza di strade ciclo/pedonali Presenza di una rete stradale in buono stato di segnalate manutenzione Ridotto numero di parcheggi VIABILITA’ Assenza di traffico locale Difficoltà di accesso in alcune aree Presenza di servizio pubblico verso i centri centrali del paese ordinatori/turistici di Edolo e Aprica

Presenza di una grande arteria stradale RUMORE Esigua fonte di rumori molto trafficata Presenza di aree produttive-industriali

ENERGIA ED Presenza di elettrodotti sul territorio / ELETTROMAGNETISMO comunale

EMERGENZE AMBIENTALI Parco dell’Adamello /

Presenza di servizi pubblici e privati basilari Invecchiamento della popolazione Disponibilità di molte aree verdi limitrofe alla Carenza di servizi destinati agli anziani POPOLAZIONE zona abitata Presenza di diversi campi sportivi con annesse strutture di servizio

Potenzialità turistiche del territorio ancora da Assenza di attività economiche in grado SITUAZIONE ECONOMICA sviluppare di assorbire forza lavoro

238 PARTE II – VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

24 Previsioni di piano e politiche di intervento

24.1 Quadro degli obiettivi specifici del PGT

Le presenti indicazioni, che fanno riferimento ad ampi dibattiti in sede Amministrativa, costituiscono il primo pronunciamento pubblico dell’Amministrazione Comunale di Malonno. Nel presente capitolo si dichiarano gli orientamenti generali dell’Amministrazione Comunale rispetto: - agli “intenti” o “obiettivi”, altresì definibili come principi di fondo del futuro lavoro; - alle “linee d’azione”, che costituiscono una prima griglia di contenuti prioritari, ed allo stesso tempo, una precisa indicazione del metodo con il quale s’intende procedere. Dichiarare gli intenti di merito e di metodo rispetto ai quali verranno sviluppate le elaborazioni specialistiche del PGT, costituisce una chiara scelta che orienta inequivocabilmente il modello decisionale assunto verso le pratiche della “condivisione” e della “partecipazione” dei Cittadini, piuttosto che la ratifica “a posteriori” di scelte altrove già definite.

Gli “intenti” del progetto di PGT sono così individuabili: 1 - il controllo delle espansioni insediative per meglio distribuire e calmierare il valore dei suoli, funzionale alla massimizzazione delle superfici in cessione derivanti da strumenti attuativi; 2 - la ristrutturazione delle aree degradate e la riqualificazione del tessuto urbano, la valorizzazione delle zone centrali ed in particolare di quelle di valore storico-ambientale; 3 - l’intercettazione del flusso turistico esistente (bassa valle – Tonale/Aprica), lo sviluppo di un sistema turistico diffuso e sostenibile, la valorizzazione dell’identità locale e la sua messa a sistema con tutte le rilevanze storiche, culturali, paesaggistiche comunali e sovracomunali (miniere, forni fusori, green way dell’Oglio, ecc.); 4 - la creazione, tramite l’apposizione di un vincolo di salvaguardia paesistico ambientale, di un ampio “sistema verde” in prossimità del fiume Oglio denominato “green way dell’Oglio”, all’interno del quale localizzare una serie di episodi di fruizione ludico-sportiva; la creazione di un sistema diffuso, ma ben collegato, di strutture attrezzate per le pratica di differenti attività sportive; 5 - il potenziamento e la creazione di percorsi ciclo-pedonali e di una rete di percorsi non asfaltati che colleghino Malonno con i Comuni limitrofi, sfruttando le reti ecologiche presenti, quali i corsi dei fiumi (green way dell’Oglio), gli assi viari storici, i tracciati ferroviari; 6 - l'aumento della dotazione di servizi e di aree a verde pubblico attrezzato, la fruibilità paesaggistica del contesto montano; 7 - l'aggiornamento del sistema della mobilità riqualificando le situazioni esistenti ed andando ad implementare la mobilità locale nelle zone meno raggiungibili, creando percorsi differenziati per auto, cicli e pedoni; la creazione di un sistema di mobilita ciclo-pedonale urbana in grado di migliorare i percorsi di attraversamento degli ambiti edificati funzionali al collegamento dell’abitato principale al sistema della green way dell’Oglio;

239 8 - la difesa delle attività esistenti in una prospettiva di disciplina e controllo delle stesse, il potenziamento dell’offerta di servizi legati al turismo; detti “intenti” o “obiettivi” trovano una loro prima “modalità” di attuazione tramite le sotto indicate “linee di azione”: 1) Per quanto riguarda il primo “obiettivo” (controllo delle espansioni insediative) con il progetto di piano si intende porsi in linea con gli obiettivi del controllo e del riequilibrio delle espansioni residenziali, puntando - ove possibile - sulla ristrutturazione urbanistica ed edilizia, dando decisive indicazioni normative per quanto concerne la difesa dell'ambiente e delle risorse naturali, creando ove possibile un criterio di crescita proporzionale tra le cosiddette “seconde case” e l’offerta turistica; 2) Con riferimento al secondo “obiettivo” (ristrutturazione aree degradate e riqualificazione del tessuto urbano, valorizzazione delle zone centrali ed in particolare di quelle di valore storico-ambientale) con il progetto e relativa normativa si mira ad ottenere: - il riutilizzo di un importante, non tanto in termini quantitativi ma qualitativi, patrimonio edilizio esistente; - il mantenimento della composizione mista, che caratterizza molti insediamenti di antica formazione, ma anche una parte consistente di quelli più recenti; - la difesa dei valori storico-ambientali, intesa non solo come pura salvaguardia dell'ambiente fisico, ma anche come tutela delle complesse interrelazioni esistenti fra popolazione e ambiente, fra attività produttive minute e infrastrutture urbanistiche ed edilizie, fra abitudini di vita e spazi pubblici; - il pieno utilizzo degli spazi ancora disponibili nel tessuto urbano per il miglioramento delle condizioni abitative e per l'incremento degli standard di zona. - affinare metodologie operative volte alla conservazione dell’edilizia storica, nel rispetto delle proprie componenti morfologiche e materiche; incentivare lo sviluppo di una coscienza collettiva circa le modalità, gli usi della buona tecnica, i vantaggi di un approccio orientato al mantenimento e conservazione dell’esistente; - controllare le trasformazioni d'uso degli edifici per la realizzazione di forme di vita e di attività compatibili e complementari con il preminente valore storico-culturale; - tutelare gli edifici del nucleo storico ed i relativi spazi di pubblica fruibilità mediante gli strumenti di vincolo necessari, previa la loro completa individuazione; - utilizzare il patrimonio edilizio vuoto o sotto utilizzato al fine di potenziare l'aggregazione delle funzioni attorno alle presenze storico-ambientali; - incentivi edilizi tramite lo strumento della perequazione urbanistica nei Nuclei di Antica Formazione: gli immobili, perimetrati in zona A (Nuclei di Antica Formazione) e classificati come classi edilizie A o B (B1-B2-B3-B4), sottoposti a interventi di ristrutturazione o restauro/risanamento conservativo secondo le prescrizioni di PGT specifiche per ciascuna classe edilizia, sono dotati di volumetria perequativa trasferibile in zone edificabili di PGT differenti dalla A. Tale volumetria perequativa, liberamente vendibile, corrisponde al 100% della volumetria dell’immobile;

240 3) Per quanto riguarda il terzo “obiettivo” (l’intercettazione del flusso turistico esistente “bassa valle – Tonale/Aprica”) con il progetto di piano si intende sviluppare opportunità e “occasioni” finalizzate a far stanziare il turismo che attualmente è solo di passaggio a Malonno. Tali opportunità di sosta sono il fiume Oglio (sviluppo di percorsi ciclo-pedonali), le torri del centro storico e il forno fusorio con la storia che caratterizza l’abitato, le miniere presenti sul territorio, occasione per la loro riqualificazione e trasformazione in luoghi di turismo storico-industriale, fortemente legati al paesaggio e alla storia della valle; 4) Per quanto concerne il quarto “obiettivo” (la creazione di un ampio “sistema verde” in prossimità del fiume Oglio denominato “green way dell’Oglio”e di un sistema diffuso, ma ben collegato, di strutture attrezzate per la pratica di differenti attività sportive) si pensa alla creazione di un sistema diffuso per la pratica di differenti attività sportive, in grado di attrarre interesse in diversi momenti dell’anno tramite appunto un’offerta interdisciplinare. Detti episodi risulterebbero collegati tramite opportuni percorsi protetti tali da garantire una loro piena fruibilità; 5) Per quanto concerne il quinto “obiettivo” (il potenziamento e la creazione di percorsi ciclo-pedonali e di una rete ecologica non asfaltata che colleghino Malonno con i Comuni contermini) si intende valorizzare i percorsi esistenti ed incrementarli, migliorandoli e integrandoli in una nuova rete ecologica non asfaltata che colleghi il fondovalle, sfruttando le reti ecologiche presenti sul territorio, quali i corsi fluviali, i tracciati viari storici, i tracciati ferroviari, ecc.; 6) Per quanto concerne il sesto “obiettivo” (aumento della dotazione dei servizi, la fruibilità paesaggistica del contesto montano) con il progetto di piano si tende a: - incrementare la dotazione di servizi e di verde all'interno degli agglomerati urbani mediante il vincolo e l'utilizzo delle aree ancora libere che abbiano una dimensione anche minima ma significativa e si trovino in condizioni accettabili di accessibilità; - recuperare nuovi spazi da liberarsi all'interno ed all’esterno delle aree consolidate e non consolidate; - creare un percorso, multiutenza (jogging, MB, pedone) prevalentemente a quota “acqua”, cioè ove possibile in prossimità del fiume, in grado di attraversare da sud a nord l’area comunale di fondovalle; interallacciare a detto percorso tutte le aree a servizio in chiave locale; - utilizzare pienamente gli spazi già destinati a verde ed a servizi pubblici e le attrezzature esistenti, mediante - ove possibile - la loro connessione in sistemi continui che consentano una concentrazione delle attrezzature e, quindi, la realizzazione di economie di scala nel loro uso e insieme una migliore fruibilità da parte degli utenti; 7) Relativamente al settimo “obiettivo” (aggiornamento del sistema della mobilità) con le indicazioni del progetto si tende a mettere in evidenza che il problema della mobilità, a livello urbano, va posto in termini di razionalizzazione e completamento della maglia esistente; 8) Per quanto concerne l’ottavo “obiettivo” (la difesa delle attività esistenti in una prospettiva di disciplina e controllo delle stesse, il potenziamento dell’offerta di servizi turistici) con il progetto di piano si tende a: - consolidare e se possibile migliorare il livello di occupazione e di posti di lavoro, attraverso lo sviluppo di progetti orientati all’accoglienza turistica;

241 - utilizzare pienamente le strutture edilizie commerciali esistenti, incrementandole, per rispondere nel breve e medio periodo alla domanda insorgente privata legata sia alla fruizione locale che turistica; - riorganizzare il sistema distributivo commerciale con la creazione di nuove modeste aree commerciali a vocazione turistica, in grado di accogliere il flusso turistico in transito; - con il progetto di piano si vuole dare corpo ad un progetto di sviluppo turistico ecocompatibile, fatto di “episodi” di fruizione turistica polverizzati, tramite quindi l’attivazione, in termini di ricettività, di strutture sia diffuse (bed & breakfast) sia puntuali (RTA, Alberghi) comunque riferiti al potenziamento dei servizi turistici della zona Ponte di Legno Tonale; alla proposta di un sistema di fruizione dei vari aspetti di interesse turistico sia in chiave comunale che sovra comunale.

24.2 Orientamenti fondamentali del PGT di Malonno

Oltre agli “intenti” o “obiettivi” sopra riportati, con le relative “linee di azione” risulta importante evidenziare le importanti “sfide” del piano, che di per sé, si intrecciano con i contenuti sopra riportati.

6. sostenere ed accompagnare la valorizzazione della Montagna; 7. sostenere ed accompagnare il recupero del patrimonio storico esistente; 8. sostenere ed accompagnare una valorizzazione delle aree di interesse turistico e di fruibilità diffusa; 9. sostenere ed accompagnare una fruizione turistica ecosostenibile; 10. sostenere ed accompagnare la produzione di bio-architettura e il risparmio energetico. Oltre ad enunciare le linee guida generali e le sfide sinteticamente sopraccitate, all’interno del dibattito svolto, si è anche cominciato a declinare le vere e proprie “politiche di intervento”, vale a dire una serie di “azioni settoriali” del PGT; tale ragionamento – ancora del tutto aperto al confronto democratico - si traduce in una griglia “di intenti” in cui trovano posto indicazioni già territorialmente più precisate. Tale griglia viene proposta come punto di partenza per la prosecuzione della fase elaborativa del PGT e per il confronto con gli Attori sociali.

242 Politiche La Montagna note

- migliorare la sicurezza della rete principale - individuare e selezionare la rete campestre e forestale - definire le dotazioni specifiche della mobilità turistica (parcheggi) Mobilità - sviluppare gli itinerari tematici a scopo fruitivo, formativo e produttivo anche lungo il fiume Oglio come occasione di collegamento con i comuni limitrofi

- potenziare le strutture didattiche Servizi - valorizzazione del sistema dei siti preistorici - valorizzazione delle miniere dimesse a livello turistico-culturale

- consolidare le aree di rilevanza ambientale (Parco dell’Adamello) - tutela vegetazionale Ambiente - tutela paesistica - tutela naturalistica

- aggiornamento del piano di azzonamento agricolo - valorizzare l’identità del paesaggio storico con l’incentivazione del recupero del patrimonio storico edilizio esistente tramite lo strumento della perequazione Residenza - incentivo al recupero abitativo delle frazioni con possibili espansioni residenziali - promuovere azioni in ambito energetico ecocompatibile per il sistema insediativo e per i singoli edifici

- valorizzazioni delle produzioni tipiche Produzione - valorizzazione vocazione ricettiva - sgravi/incentivi fiscali

- innovazione dell’offerta turistica finalizzata alla diversificazione dell’offerta integrata orientata alla maggiore sostenibilità e allo sviluppo diffuso Turismo - valorizzare il patrimonio storico edilizio (torri, palazzo Martinengo, forno fusorio, miniere ecc.) in prospettiva di uno sviluppo turistico che sosti sul territorio comunale e che non sia unicamente di attraversamento

243 QUADRO GENERALE DEGLI INTERVENTI

Di seguito si riporta, a titolo esemplificativo, un estratto dell’abaco grafico per il miglioramento dell’inserimento ambientale dell’infrastruttura stradale, PTCP Brescia, marzo 2009.

244

Esempipiste di ciclabili

245 25 Quadro programmatico

Con lo scopo di individuare congrui obiettivi di sostenibilità rispetto al processo di pianificazione comunale, anche nel rispetto del sistema di vincoli e tutele presenti sul territorio comunale, è necessario considerare gli strumenti e i piani di programmazione sovra ordinati e di settore, le cui previsioni fungono da guida e orientamento per la stesura del PGT. Vengono quindi presi in esame i piani e i programmi di seguito elencati, individuandone obiettivi generali e specifici, con particolare attenzione alle influenze sulla realtà territoriale comunale in studio e ponendo in evidenza anche le criticità ed i temi di scala sovra locale. Questa lettura permette di operare in coerenza con lo spirito che la normativa esprime per il Documento di Piano, nel suo ruolo di raccordo tra pianificazione comunale e di area vasta. 1. Piano Territoriale Regionale (PTR) 2. Piano Paesaggistico Regionale (PPR) 3. Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Brescia (PTCP); PTCP variante 2009; P.T.C.P. revisione 2014; 4. Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) 5. Programma regionale di Tutela e Uso delle Acque (PTUA) 6. Piano Regionale per la Qualità dell’Aria (PRQA) 7. Programma di Sviluppo Rurale Regionale 2007-2013 (PSR) 8. Piano Agricolo triennale regionale 2003-2005 (tutt’ora vigente, aggiornamenti in fase di elaborazione); 9. Programma Energetico Regionale (PER) 10. Piano Provinciale per la Gestione dei Rifiuti (PPGR) della Provincia di Brescia 11. Piano Regionale degli Alpeggi 2004 (PRA); 12. Piano Agricolo Provinciale di Brescia triennio 2004-2006 (tutt’ora vigente, aggiornamenti in fase di elaborazione); 13. P.I.F. (Piano di Indirizzo Forestale Provincia di Brescia 2008-2022) 14. Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Regionale dell’Adamello (PTC Parco Adamello);

NOTA: Il territorio comunale di Malonno non è interessato dalla presenza di alcun Sito di Interesse Comunitario (S.I.C.), pertanto non è necessario formulare la Valutazione di Incidenza (VIC).

246 Tipo: Soggetto: PIANO TERRITORIALE REGIONALE (PTR) Piano Regione sovraordinato

Approvato dalla Giunta Regionale con DGR n.VIII/951 del 19/01/2010 sul BURL n.6 – 3° Supplemento Straordinario dell’11/02/2010 Finalità La L.R. 12/2005, Legge per il governo del Territorio, individua il Piano Territoriale Regionale (PTR) quale atto fondamentale di indirizzo agli effetti territoriali, della programmazione di settore della Regione e di orientamento della programmazione e pianificazione dei comuni e delle province. Il PTR ha natura ed effetti di piano territoriale paesaggistico (art.19); con questa sua valenza. Il PTR persegue gli obiettivi, contiene le prescrizioni e detta gli indirizzi di cui all’art. 143 del D.Lgs. 42/2004. I macro obiettivi del PTR sono: rafforzare la competitività dei territori della Lombardia; riequilibrare il territorio della Regione; proteggere e valorizzare le risorse della Lombardia. Obiettivi generali 1. Favorire l’innovazione, lo sviluppo della conoscenza e la sua diffusione 2. Favorire le relazioni di lungo e di breve raggio, tra i territori della Lombardia e tra il territorio regionale e l’esterno, intervenendo sulle reti materiali (infrastrutture di trasporto e reti tecnologiche) e immateriali (sistema delle fiere, sistema delle università, centri di eccellenza, network culturali), con attenzione alla sostenibilità ambientale e all’integrazione paesaggistica 3. Assicurare, a tutti i territori della regione e a tutti i cittadini, l’accesso ai servizi pubblici e di pubblica utilità, attraverso una pianificazione integrata delle reti della mobilità, tecnologiche, distributive, culturali, della formazione, sanitarie, energetiche e dei servizi 4. Perseguire l’efficienza nella fornitura dei servizi pubblici e di pubblica utilità (…) 5. Migliorare la qualità e la vitalità dei contesti urbani e dell’abitare nella sua accezione estensiva di spazio fisico, relazionale, di movimento e identitaria (contesti multifunzionali, accessibili, ambientalmente qualificati e sostenibili, paesaggisticamente coerenti e riconoscibili) 6. Porre le condizioni per un’offerta adeguata alla domanda di spazi per la residenza, la produzione, il commercio, lo sport e il tempo libero, (…) 7. Tutelare la salute del cittadino, attraverso il miglioramento della qualità dell’ambiente, la prevenzione e il contenimento dell’inquinamento delle acque, acustico, dei suoli, elettromagnetico, luminoso e atmosferico 8. Perseguire la sicurezza dei cittadini rispetto ai rischi derivanti dai modi di utilizzo del territorio, agendo sulla prevenzione e diffusione della conoscenza del rischio (idrogeologico, sismico, industriale, tecnologico, derivante dalla mobilità, dagli usi del sottosuolo, dalla presenza di manufatti, dalle attività estrattive), sulla pianificazione e sull’utilizzo prudente e sostenibile del suolo e delle acque 9. Assicurare l’equità nella distribuzione sul territorio dei costi e dei benefici economici, sociali ed ambientali derivanti dallo sviluppo economico, infrastrutturale ed edilizio 10. Promuovere l’offerta integrata di funzioni turistico-ricreative sostenibili, mettendo a sistema le risorse ambientali, culturali, paesaggistiche e agroalimentari della regione e diffondendo la cultura del turismo non invasivo 11. Promuovere un sistema produttivo di eccellenza attraverso:  il rilancio del sistema agroalimentare come fattore di produzione ma anche come settore turistico, privilegiando le modalità di coltura a basso impatto e una fruizione turistica sostenibile  il miglioramento della competitività del sistema industriale tramite la concentrazione delle risorse su aree e obiettivi strategici, privilegiando i settori a basso impatto ambientale  lo sviluppo del sistema fieristico con attenzione alla sostenibilità 12. Valorizzare il ruolo di Milano quale punto di forza del sistema economico, culturale e dell’innovazione (…) 13. Realizzare, per il contenimento della diffusione urbana, un sistema policentrico di centralità urbane compatte ponendo attenzione al rapporto tra centri urbani e aree meno dense, alla valorizzazione dei piccoli centri come strumenti di presidio del territorio, al miglioramento del sistema infrastrutturale, attraverso azioni che controllino l’utilizzo estensivo di suolo 14. Riequilibrare ambientalmente e valorizzare paesaggisticamente i territori della Lombardia, anche attraverso un attento utilizzo dei sistemi agricolo e forestale come elementi di ricomposizione paesaggistica, di rinaturalizzazione del territorio, tenendo conto delle potenzialità degli habitat 15. Supportare gli Enti Locali nell’attività di programmazione e promuovere la sperimentazione e la qualità programmatica e progettuale, in modo che sia garantito il perseguimento della sostenibilità della crescita nella programmazione e nella progettazione a tutti i livelli di governo 16. Tutelare le risorse scarse (acqua, suolo e fonti energetiche) indispensabili per il perseguimento dello sviluppo (…) 17. Garantire la qualità delle risorse naturali e ambientali, attraverso la progettazione delle reti ecologiche, la riduzione delle emissioni climalteranti ed inquinanti, il contenimento dell’inquinamento delle acque, acustico, dei suoli, elettromagnetico e luminoso, la gestione idrica integrata 18. Favorire la graduale trasformazione dei comportamenti (…) e degli approcci culturali verso un utilizzo razionale e sostenibile di ogni risorsa, (…) 19. Valorizzare in forma integrata il territorio e le sue risorse, anche attraverso la messa a sistema dei patrimoni paesaggistico, culturale, ambientale, naturalistico, forestale e agroalimentare (…) 20. Promuovere l’integrazione paesistica, ambientale e naturalistica degli interventi derivanti dallo sviluppo economico,

247 infrastrutturale ed edilizio, tramite la promozione della qualità progettuale, la mitigazione degli impatti ambientali e la migliore contestualizzazione degli interventi già realizzati 21. Realizzare la pianificazione integrata del territorio e degli interventi, con particolare attenzione alla rigorosa mitigazione degli impatti, assumendo l’agricoltura e il paesaggio come fattori di qualificazione progettuale e di valorizzazione del territorio 22. Responsabilizzare la collettività e promuovere l’innovazione di prodotto e di processo al fine di minimizzare l’impatto delle attività antropiche sia legate alla produzione (attività agricola, industriale, commerciale) che alla vita quotidiana (mobilità, residenza, turismo) 23. Gestire con modalità istituzionali cooperative le funzioni e le complessità dei sistemi trans regionali attraverso il miglioramento della cooperazione 24. Rafforzare il ruolo di “Motore Europeo” della Lombardia, garantendo le condizioni per la competitività di funzioni e di contesti regionali forti

Obiettivi territoriali specifici Il Comune di Malonno, come si evince dalla tavola 4 del DdP del PTR, appartiene al seguente sistema territoriale:  Sistema territoriale della montagna . ST2.1 Tutelare gli aspetti naturalistici e ambientali propri dell'ambiente montano (ob. PTR 17) . ST2.2 Tutelare gli aspetti paesaggistici, culturali, architettonici ed identitari del territorio (ob PTR 14, 19) . ST2.3 Garantire una pianificazione territoriale attenta alla difesa del suolo, all'assetto idrogeologico e alla gestione integrata dei rischi (ob. PTR 8) . ST2.4 Promuovere uno sviluppo rurale e produttivo rispettoso dell’ambiente (ob. PTR 11, 22) . ST2.5 Valorizzare i caratteri del territorio a fini turistici, in una prospettiva di lungo periodo, senza pregiudicarne la qualità (ob. PTR 10) . ST2.6 Programmare gli interventi infrastrutturali e dell’offerta di trasporto pubblico con riguardo all’impatto sul paesaggio e sull’ambiente naturale e all’eventuale effetto insediativo (ob. PTR 2, 3, 20) . ST2.7 Sostenere i comuni nell'individuazione delle diverse opportunità di finanziamento (ob. PTR 15) . ST2.8 Contenere il fenomeno dello spopolamento dei piccoli centri montani, attraverso misure volte alla permanenza della popolazione in questi territori (ob. PTR 13, 22) . ST2.9 Promuovere modalità innovative di fornitura dei servizi per i piccoli centri (ITC, ecc.) (ob. PTR 1, 3, 5) . ST2.10 Promuovere un equilibrio nelle relazioni tra le diverse aree del Sistema Montano, che porti ad una crescita rispettosa delle caratteristiche specifiche delle aree (ob. PTR 13) Scala Comunale: Comune di Malonno Punti di forza e sensibilità Criticità Rapporto con l’area vasta  Modesto sviluppo insediativo e  Presenza di numerose baite non  Posizione “strategica” rispetto ai bassa compromissione del collettate alla fognatura centri ordinatori turistici di Edolo e territorio  Presenza di numerosi edifici Aprica  Buona qualità dell’acqua potabile e abbandonati  Presenza del Parco Regionale discreta qualità dell’aria  Viabilità montana a volte assente e dell’Adamello  Buona percentuale di colletta- da riqualificare per il ripristino delle  Collocazione lungo i corridoi mento alla rete acquedottistica e baite dimesse regionali primari ad alta alla rete fognaria  Qualità dei manufatti edilizi mediocre antropizzazione della rete  Assenza di cave e discariche  Modesta/nulla domanda di ecologica regionale, presenza di  Presenza di servizi pubblici verso i realizzazione di strutture turistico un varco centri ordinatori e turistici di Edolo ricettive e Aprica  Viabilità ciclo/pedonale non  Presenza di servizi pubblici basilari segnalata, ridotto numero di  Presenza di elementi naturali- parcheggi, difficoltà di accesso in paesistici di rilevanza (Parco alcune aree centrali dei nuclei storici Regionale dell’Adamello)  Invecchiamento della popolazione  Presenza di elementi di attrattività  Assenza di attività economiche in storica-architettonica-turistica da grado di assorbire forza lavoro sviluppare

248 Tipo: Soggetto: PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE (PPR) Piano Regione sovraordinato

Approvato dalla Giunta Regionale con DGR n.VIII/951 del 19/01/2010 sul BURL n.6 – 3° Supplemento Straordinario dell’11/02/2010 Finalità Il Piano Paesaggistico costituisce quadro di riferimento e disciplina paesaggistica del Piano Territoriale Regionale, mantenendo comunque una propria compiuta unitarietà ed identità. Il Piano Territoriale Regionale (PTR) ha, in base alla l.r. 12/2005, natura ed effetti di piano territoriale paesaggistico, si è pertanto proceduto nel nuovo PTR ad integrare ed aggiornare il precedente Piano Territoriale Paesistico Regionale approvato nel 2001, in linea con la convenzione Europea del paesaggio e con il D. Lgs. 42/2004.

Obiettivi generali Conservazione Conservazione delle preesistenze e dei relativi contesti (leggibilità, identità ecc.) e loro tutela nei confronti dei nuovi interventi. Innovazione Miglioramento della qualità paesaggistica degli interventi di trasformazione del territorio (costruzione dei “nuovi paesaggi”). Fruizione Aumento della consapevolezza dei valori e della loro fruizione da parte dei cittadini Obiettivi territoriali specifici Il Comune di Malonno risulta classificato nella tavola A del PPR come appartenente alla seguente unità tipologica di paesaggio, per la quale il PPR prevede indirizzi di tutela specifici:  Fascia alpina: paesaggi della naturalità dell’alta montagna (i paesaggi delle energie di rilievo) Aspetti particolari - Energie di rilievo – Indirizzi di tutela: Va tutelato il loro massimo grado di naturalità. Le vette, i crinali, le sommità, in quanto spartiacque dei bacini idrografici assumono rilevanza paesistica. Devono essere vietate le attività che alterino la morfologia o i fattori di percezione visiva al di fuori delle aree destinate all'esercizio degli sport alpini. - Acque – Indirizzi di tutela: Va evitata ogni compromissione dei laghi, delle zone umide, delle sorgenti, dei ghiacciai, delle cascate e in genere di tutti gli elementi che formano il sistema idrografico delle alte quote. Eventuali impianti di captazione debbono essere realizzati nel massimo rispetto della naturalità dei luoghi con opere di modesto impatto. Vanno controllati e programmati in modo efficace i prelievi idrici per gli impianti di innevamento artificiale. - Vegetazione – Indirizzi di tutela: Va promossa ed estesa la tutela della flora alpina anche tramite una maggiore attività didattico-informativa in materia. (…) - Fauna – Indirizzi di tutela: Vanno riconosciuti e sottoposti a tutela gli ambiti di particolare rilevanza faunistica e, più in generale, vanno tutelati i caratteri e le condizioni territoriali che possono contribuire al mantenimento o al nuovo insediamento delle diverse specie. (…) - Percorrenze – Indirizzi di tutela: Devono in linea di massima essere esclusi nuovi tracciati e, al contempo, devono essere promossi la tutela e il recupero di tutti gli elementi (massicciate, ponti, ricoveri, cippi, gallerie ...) che compongono o sono di supporto al sistema stradale storico. - Elementi intrusivi – Indirizzi di tutela: L'apertura di nuovi impianti sciistici deve essere, in linea di massima, preclusa nelle zone di massima espressione della naturalità alpina, ed essere limitata nelle altre zone, (…).  Fascia alpina: paesaggi delle valli e dei versanti Aspetti particolari - Percepibilità dei versanti – Indirizzi di tutela: La tutela riguarda tutto ciò che risulti riconoscibile come emergenza naturalistica nonché tutte le parti e componenti vallive che concorrono alla stabilità dei versanti e agli equilibri idrogeologici. Le parti dei versanti terrazzate, ove ancora coltivate dovranno essere mantenute secondo l'impianto originario. Eventuali modificazioni potranno essere consentite in presenza di sostituzione delle tecniche colturali che valgono a garantire una migliore economicità delle lavorazioni, fatta salva la verifica delle conseguenze di eventuali alterazioni indotte negli equilibri idrogeologici del versante. Nel caso di abbandono colturale dei terrazzi, la rinaturalizzazione del terreno dovrà essere favorita curandone gli effetti sulla stabilità complessiva del versante. - Boschi e foreste – Indirizzi di tutela: Devono essere promosse ed incentivate forme adeguate di conservazione e manutenzione delle macchie boschive nei versanti ad umbrìa. Ove le condizioni del bosco e dei versanti lo consentano e fatte salve le aree ad alta naturalità riconosciuta per la storica assenza di interventi antropici, può essere praticata la coltivazione del bosco con tagli controllati ed eventuali reimpianti con finalità economiche. - Prati e pascoli, percorrenze piano-monte, maggenghi ed alpeggi – Indirizzi di tutela: Nei versanti a solatìo assume particolare rilevanza, ai fini della tutela paesistica, la conservazione dell'organizzazione antropica altitudinale, con particolare attenzione alla salvaguardia delle caratteristiche connotative dei maggenghi e al controllo degli interventi di adeguamento della rete dei percorsi. - Il fiume, il torrente – Indirizzi di tutela: In coerenza con l‟art. 20 della Normativa del PPR particolare attenzione và rivolta alla tutela dei corsi d'acqua, con specifica rilevanza per i corpi idrici interessati da nuove opere di regimazione e regolazione. (…) La captazione di risorse idriche per uso idroelettrico e/o agricolo devono garantire la permanenza in alveo di un minimo deflusso vitale in grado di assicurare la permanenza dei caratteri di naturalità dei 249 bacini idrografici interessati. - Insediamenti permanenti di pendio – Indirizzi di tutela: Il mantenimento della destinazione d'uso tradizionale degli spazi aperti e la tutela dei manufatti originari assumono, in queste situazioni, grande rilevanza ai fini della tutela dei caratteri paesistici propri dell'ambito. - Coltivazioni tradizionali – Indirizzi di tutela: Va promossa l’individuazione delle aree interessate dalle coltivazioni tradizionali, nonché la loro conservazione evitando, in particolare, la sostituzione dei vigneti con altre colture, specificamente là dove questa caratterizzazione integra altre connotazioni storico-culturali di quel paesaggio. - Insediamenti di fondovalle – Indirizzi di tutela: L'attuale suddivisione dei coltivi in molteplici parcelle allungate non deve essere compromessa, a tal fine è bene che le espansioni edilizie non occupino queste porzioni di spazio libero e rispettino l'ordine territoriale tradizionale caratterizzante l'ambito.

Scala Comunale: Comune di Malonno Punti di forza e sensibilità Criticità Rapporto con l’area vasta  Presenza di corsi d’acqua tutelati  Presenza di numerose baite non  Gran parte del territorio comunale ai sensi del D. Lgs. 42/2004 collettate alla fognatura di Malonno è soggetto all’art. 17  Presenza di aree boscate  Presenza di numerosi edifici “Tutela paesaggistica degli ambiti  Presenza di alpeggi, malghe di abbandonati di elevata naturalità” rilevanza.  Viabilità montana a volte assente e  Appartenenza all’ambito da riqualificare per il ripristino delle geografico della Val Camonica baite dimesse  Presenza del Parco Regionale  Qualità dei manufatti edilizi mediocre dell’Adamello  Modesta/nulla domanda di realizzazione di strutture turistico ricettive  Viabilità ciclo/pedonale non segnalata, ridotto numero di parcheggi, difficoltà di accesso in alcune aree centrali dei nuclei storici  Invecchiamento della popolazione  Assenza di attività economiche in grado di assorbire forza lavoro

250 Tipo: PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO Soggetto: Piano PROVINCIALE (PTCP) Provincia sovraordinato

Approvato con Delibera di Consiglio Provinciale n.22 il 21/04/04. Con Delibera di Consiglio Provinciale n.14 il 31/03/09 è stata adottata la variante di adeguamento del PTCP alla L.R. 12/05 ai sensi dell’art. 17, comma 3, della L.R. 12/05.

Finalità Parafrasando i contenuti dell’art. 15 della L.R. 12/2005 della Regione Lombardia “Legge per il Governo del Territorio”, con il PTCP la provincia definisce gli obiettivi generali relativi all’assetto e alla tutela del proprio territorio connessi ad interessi di livello provinciale o sovra comunale o costituenti attuazione della pianificazione regionale. Il PTCP indirizza la programmazione socio-economica della provincia ed ha efficacia paesaggistico-ambientale; inoltre esso definisce l’assetto idrogeologico al fine di garantire tutela ambientale e difesa del suolo. Il piano si occupa anche di definire gli ambiti destinati all’attività agricola analizzandoli e definendone le modalità di tutela e indirizzo.

Obiettivi generali (Stralcio art. 1 NTA – Marzo 2009): Il PTCP costituisce riferimento strutturale per la pianificazione comunale e di settore, in merito all’organizzazione delle reti infrastrutturali e alle tutele paesistiche e ambientali, e al coordinamento delle interazioni tra i comuni sugli aspetti insediativi. Costituisce altresì strumento di supporto per una più generale azione strategica di promozione del territorio che la provincia sviluppa unitamente ai comuni, anche attraverso piani e programmi di ambito locale, di scala intermedia tra quella provinciale e quella comunale. (Stralcio art. 3 NTA – Marzo 2009): In attuazione delle norme sul governo del territorio ed in coerenza con i principi precedentemente enunciati, il PTCP di Brescia persegue le seguenti finalità di base: a) Riconoscimento dei differenti territori presenti in ambito provinciale, e tutela e valorizzazione delle risorse e delle identità culturali e ambientali locali che li caratterizzano; b) Definizione del quadro di riferimento per le reti di mobilità e tecnologiche, per il sistema dei servizi, ed in generale per tutti i temi di rilevanza sovracomunale; c) Promozione del territorio, delle sue potenzialità, e delle capacità imprenditoriali che si sono nel tempo formate nei comparti del primario, secondario e terziario; d) Coordinamento tra le strategie e azioni di interesse sovracomunale dei piani e programmi territoriali ai diversi livelli, e dei piani di settore degli enti competenti. Obiettivi territoriali specifici Il Comune di Malonno rientra nell’ambito territoriale della Val Camonica.  Potenziamento del sistema di relazioni tra nodi urbani, valorizzandone le differenze e peculiarità, e definendo il contributo che ciascuno può portare alla valorizzazione dei territori che compongono la provincia  Creazione di condizioni di equilibrio tra le diverse forme di commercio, con sostegno agli esercizi di vicinato e ai centri commerciali naturali  Valorizzazione e messa a sistema di tutte le risorse (ambientali, culturali, paesaggistiche, agroalimentari) che possono contribuire al potenziamento dell’offerta turistica, adottando strategie differenziate in funzione della caratteristiche dei diversi territori  Minimizzazione del consumo di suolo agricolo e priorità al riuso delle aree già urbanizzate, dismesse o in stato di degrado  Mantenimento del sistema agricolo-zootecnico esistente e potenziamento della competitività attraverso azioni di diversificazione e innovazione del prodotto e dell’economia rurale, e la riconversione delle attività verso forme a maggiore contenuto qualitativo ambientale, ecologico e paesaggistico  Valorizzazione del patrimonio edilizio e del paesaggio rurale e inserimento nei sistemi di offerta turistica dei diversi territori provinciali (valli, montagna, lago, pianura)  Gerarchizzazione della rete viaria al fine di differenziare e separare maggiormente i flussi di traffico locale e a lunga percorrenza  Potenziamento delle funzioni di interscambio modale di stazioni e fermate del trasporto pubblico, sia attraverso la dotazione di parcheggi che attraverso il potenziamento delle strutture, il coordinamento degli orari, e la localizzazione nell’immediato intorno di servizi e funzioni urbane miste e ad elevato flusso di utenti  Sviluppo di reti ciclabili locali, anche al fine di ampliare i bacini di captazione di stazioni e fermate del trasporto pubblico  Promozione di azioni di coordinamento tese all’equilibrato sfruttamento della risorsa idrica ed alla razionalizzazione degli usi potenzialmente conflittuali (domestici, agricoli, turistici, energetici, …)  Contenimento delle emissioni e dei livelli di inquinamento atmosferico, attraverso la promozione di strategie di intervento sulle fonti e cause (traffico, riscaldamento, impianti industriali, scarsa efficienza energetica, stili di vita, tecnologie o cicli produttivi obsoleti, …)  Definizione di criteri per la tutela dei varchi inedificati e degli elementi naturalistici puntuali e lineari importanti ai fini della realizzazione della rete ecologica  Tutela delle aree boscate esistenti, incremento delle superfici a bosco negli ambiti non destinati all’attivià agricola e corretta gestione della vegetazione arborea, in coordinamento con l’apposito piano di settore  Ricognizione e riconoscimento delle risorse storiche, culturali, ambientali e paesaggistiche, sia singole che a sistema e nelle loro interrelazioni, in collaborazione con comuni, comunità montane, soprintendenze, parchi ed enti gestori delle

251 aree protette  Incremento della dotazione di aree a verde e di parchi di interesse sovracomunale, in particolare nelle aree più densamente insediate e di maggiore pregio paesaggistico  Tutela e valorizzazione dei centri storici e dei nuclei rurali, sia in termini fisici che funzionali  Censimento e tutela delle emergenze storico-architettoniche, delle zone archeologiche, del sistema delle cascine, dell’edilizia rurale storica, degli alberi di interesse monumentale, delle aree naturalistiche di pregio Scala Comunale: Comune di Malonno Punti di forza e sensibilità Rapporto con l’area vasta  Fasce di tutela paesistica  Sviluppo di reti ciclabili locali e sovralocali anche al fine di  Presenza di ambiti di alto valore percettivo ampliare i bacini di captazione di stazioni e fermate del  Presenza di un vasto territorio boscato trasporto pubblico  Elementi di valore storico-culturale  Appartenenza alla Valle Camonica  Presenza di malghe, alpeggi

Soggetto: Tipo: PIANO STRALCIO PER L’ASSETTO Autorità di Piano IDROGEOLOGICO (PAI) Bacino del sovraordinato fiume Po di settore

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.183 dell’8 agosto 2001 il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 24 maggio 2001, entra in vigore il PAI adottato con Deliberazione del Comitato Istituzionale n.18 del 26 aprile 2001. Il Piano è stato successivamente integrato con Deliberazione n.1 del Comitato Istituzionale, adottata nella seduta del 13 marzo 2002; le sue modalità di aggiornamento sono state definite e coordinate dalla Direttiva Attuazione del PAI nel settore urbanistico e aggiornamento dell’Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici, adottata Deliberazione del Comitato Istituzionale n.16 del 31 luglio 2003.

Finalità Obiettivo prioritario del Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico è la riduzione del rischio idrogeologico entro valori compatibili con gli usi del suolo in atto, in modo tale da salvaguardare l’incolumità delle persone e ridurre al minimo i danni ai beni esposti. Il PAI consolida e unifica la pianificazione di bacino per l’assetto idrogeologico: esso coordina le determinazioni assunte con i precedenti stralci di piano e piani straordinari, apportando in taluni casi le precisazioni e gli adeguamenti necessari a garantire il carattere interrelato e integrato proprio nel piano di bacino. Obiettivi generali Il Piano definisce e programma le azioni attraverso la valutazione unitaria dei vari settori di disciplina, con i seguenti obiettivi:  Garantire un livello di sicurezza adeguato sul territorio;  Conseguire un recupero della funzionalità dei sistemi naturali (anche tramite la riduzione dell’artificialità conseguente alle opere di difesa), il ripristino, la riqualificazione e la tutela delle caratteristiche ambientali del territorio, il recupero delle aree fluviali a utilizzi ricreativi;  Conseguire il recupero degli ambiti fluviali e del sistema idrico quale elementi centrali dell’assetto territoriale del bacino idrografico;  Raggiungere condizioni di uso del suolo compatibili con le caratteristiche dei sistemi idrografici e dei versanti, funzionali a conseguire effetti di stabilizzazione e consolidamento dei terreni e di riduzione dei deflussi di piena.

Obiettivi territoriali specifici Il comune di Malonno è interessato dalle disposizioni contenute nel PAI per quanto riguarda la definizione dell’assetto idrogeologico del settore montano alpino: diffusi processi erosivi e fenomeni di trasporto in massa lungo la rete idrografica secondaria e deposito sulle conoidi. Esondazioni e alluvionamenti lungo i corsi d’acqua principali; frane di grandi dimensioni con sbarramento dei corsi d’acqua. In varie zone diffusa pericolosità per valanghe prevalentemente nel periodo primaverile. Lungo la rete idrografica principale e soprattutto secondaria, fenomeni impulsivi e violenti; frane molto rapide, condizionate da precipitazioni di lunga durata e dalla fusione del manto nevoso o talora da piogge brevi e di elevata intensità; fenomeni valanghivi molto rapidi talora pulsatori e spesso ripetitivi nei medesimi luoghi. Scala Comunale: Comune di Malonno Punti di forza e sensibilità Criticità Rapporto con l’area vasta  Effettuati interventi di regimazione  Rischio idraulico e idrogeologico  Appartenenza all’ambito alpino idraulica e di modifica morfologica elevato dell’alta montagna  Criticità localizzate per grandi frane di tipo alpino  Fenomeni di conoide  Aree di conoide

252 Tipo: PROGRAMMA REGIONALE DI USO E TUTELA DELLE Soggetto: Programma ACQUE (PTUA) Regione di settore

Approvato con DGR VIII/2244 del 29/03/2006

Finalità Ai sensi dell’articolo 44 del D.Lgs. 11 maggio 1999 n.152, Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole, le Regioni devono provvedere a redigere il Piano stralcio per la Tutela delle Acque, sulla base degli obiettivi fissati a scala di bacino e delle priorità d’intervento fissate dall’Autorità di bacino, alle quali devono attenersi i Piani di Tutela delle Regioni padane. La Regione Lombardia ha stabilito che il Programma di Tutela e Uso delle Acque (PTUA) debba individuare le azioni, i tempi e le norme di attuazione per il raggiungimento degli obiettivi contenuti nell’Atto di Indirizzo dal Consiglio regionale con deliberazione 28 luglio 2004 n.10487, Atto di Indirizzo per la politica di uso e tutela delle acque della Regione Lombardia – Linee strategiche per un utilizzo razionale, consapevole e sostenibile della risorsa idrica.

Obiettivi generali Obiettivi strategici posti all’Atto di Indirizzo, relativo alla politica di uso e tutela delle acque lombarde:  Tutelare le acque sotterranee e i laghi, per la loro particolare valenza anche in relazione all’approvvigionamento potabile attuale e futuro;  Destinare alla produzione di acqua potabile e salvaguardare tutte le acque superficiali oggetto di captazione a tale fine e di quelle previste quali fonti di approvvigionamento dalla pianificazione;  Idoneità alla balneazione per tutti i grandi laghi prealpini e per i corsi d’acqua loro emissari;  Designare quali idonei alla vita dei pesci i grandi laghi prealpini e i corsi d’acqua aventi stato di qualità buono o sufficiente;  Sviluppare gli usi non convenzionali delle acque (usi ricreativi e navigazione), e tutelare i corpi idrici e gli ecosistemi connessi;  Equilibrio del bacino idrico per le acque superficiali e sotterranee, identificando ed intervenendo sulle aree sovra sfruttate.

Scala Comunale: Comune di Malonno Punti di forza e sensibilità Criticità  Il territorio comunale di Malonno non rientra nelle zone a  Assenza di un depuratore rischio per la presenza di nitrati provenienti da fonti  Assenza di usi non convenzionali del fiume Oglio (usi agricole ricreativi)  Progetto per la realizzazione di un depuratore

253 Tipo: PROGRAMMA REGIONALE PER Soggetto: Programma LA QUALITA’ DELL’ARIA (PRQA) Regione di settore

Approvato con DGR VIII/5547 del 10/10/2007

Finalità Il PRQA si occupa di fornire criteri per la definizione delle aree critiche, analizzando un ampio spettro di inquinanti considerati e valutando numerosi settori di intervento (energia, industria, civile, traffico, rifiuti, agricoltura). Uno dei principali obiettivi raggiunti dal PRQA è la suddivisione del territorio in aree omogenee dal punto di vista delle criticità ambientali presenti nel territorio regionale lombardo a partire dalla caratterizzazione del territorio attraverso gli indicatori di vulnerabilità, di pressione e di stato di qualità dell’aria.

Obiettivi generali  Conoscere il territorio identificando i diversi bacini aerologici omogenei ai fini della valutazione della qualità dell’aria e delle caratteristiche meteo-climatiche  Conoscere le fonti inquinanti  Monitorare gli inquinanti strutturando la rete di monitoraggio della qualità dell’aria  Identificare gli indicatori necessari per impostare ed attuare i piani e programmi per il miglioramento della qualità dell’aria  Definire le priorità di intervento nei principali settori responsabili dell’inquinamento

Scala Comunale: Comune di Malonno

Punti di forza e sensibilità Il Comune di Malonno è collocato nella zona C, in particolare nella zona C2: fascia alpina, caratterizzata da:  concentrazioni di PM10 in generale più limitate, rilevate dalla Rete Regionale di Qualità dell'Aria e confermate dalle simulazioni modellistiche  minore densità di emissioni di PM10 primario, NOx, COV antropico e NH3  importanti emissioni di COV biogeniche  orografia montana  situazione meteorologica più favorevole alla dispersione degli inquinanti bassa densità abitativa

254 Tipo: PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE 2007 – 2013 Soggetto: Programma (PSR) Regione di settore

Approvato dalla Commissione europea con Decisione del 18 ottobre 2007.

Finalità Il PSR individua un sistema di programmazione che prevede la formulazione e articolazione della strategia di intervento dal livello comunitario, attraverso l’elaborazione di Orientamenti Strategici Comunitari, a quello nazionale, con il Piano Strategico Nazionale, per arrivare poi alla definizione al livello territoriale regionale del Programma di Sviluppo Rurale, nel confronto con le altre Regioni italiane ed il Ministero.

Obiettivi generali  la massima integrazione e complementarietà programmatoria e operativa tra gli interventi proposti con lo sviluppo rurale, gli interventi degli altri Programmi comunitari e di altri interventi di livello nazionale e regionale;  uno spiccato orientamento alle diverse esigenze del territorio per favorire l’emergere e la valorizzazione delle caratteristiche delle singole aree – intese come dimensione in cui agiscono elementi economici, sociali e territoriali – e delle relative specificità in termini di punti di forza da valorizzare e di debolezza da superare;  un approccio progettuale quale condizione strategica e qualificante della programmazione degli interventi per conseguire una loro maggiore efficacia, efficienza, integrazione e sinergia.

Scala Comunale: Comune di Malonno Punti di forza e sensibilità Criticità Rapporto con l’area vasta  Il Comune di Malonno è classificato  Il Comune di Malonno rientra  Il Comune di Malonno rientra nelle come eligibile area leader (Asse 4 nell’elenco dei comuni in aree aree rurali in intermedie. In questo del PSR). L’obiettivo dell’Asse 4 è svantaggiate gruppo rientrano 434 comuni quello di sostenere l’attuazione delle collocati prevalentemente in strategie di sviluppo locale elaborate territori di collina che continuano a dai Gruppi di Azione Locale (GAL) mantenere una caratterizzazione nell’ambito dell’approccio LEADER. rurale e nello stesso tempo Per approccio LEADER si intende la presentano anche una certa capacità di progettare ascoltando le diversificazione delle attività esigenze della popolazione che vive economiche; inoltre una parte sul territorio. Esso trova attuazione della montagna significativamente attraverso i Piani di Sviluppo rurale e in particolare quella più Locale (PSL), che prevedono una inserita nei processi di sviluppo strategia di sviluppo imperniata su extra-agricolo. In queste aree una un tema centrale caratteristico specifica priorità è quella di dell’identità del territorio. L’Asse 4 si favorire l’integrazione dell’azienda propone di costruire la capacità agricola con il contesto territoriale, locale di occupazione e soprattutto nel caso in cui diversificazione attraverso la l’imprenditore voglia impostare la promozione di percorsi di sviluppo propria attività sui canali con una specifica attenzione verso: commerciali brevi o sulla  l’integrazione degli aspetti agricoli diversificazione o, ancora, nelle attività di sviluppo locale sviluppare produzioni tipiche e di  il rafforzamento del partenariati qualità anche in relazione a piccole locali filiere locali. L’area interessa circa il 9% della popolazione regionale.

255 Tipo: PIANO AGRICOLO TRIENNALE 2003 - 2005 Soggetto: Piano (PAT) Regione di settore

Approvato dalla Commissione europea con Decisione del 18 ottobre 2007.

Finalità Il Piano Agricolo Triennale (PAT) è uno strumento di integrazione delle politiche in favore del settore agroindustriale e forestale, determinate dai differenti livelli istituzionali, per realizzarne la sinergia e utilizzare al massimo le opportunità e le risorse disponibili. Gli strumenti principali di programmazione sono, a livello comunitario, principalmente il Piano di Sviluppo Rurale, approvato dall’U.E., che veicola una consistente quota delle complessive risorse pubbliche (comunitarie, statali, regionali); a livello statale, i programmi di settore; a livello regionale, il Programma Regionale di Sviluppo.

Obiettivi generali  Sostegno e sviluppo del sistema produttivo agricolo ed agroalimentare  Valorizzazione e tutela dell’agricoltura di montagna, di collina e delle aree più fragili  Sviluppo sostenibile del territorio rurale e compatibilità ambientale  Governance regionale per l’agricoltura lombarda

256 Tipo: Soggetto: PROGRAMMA ENERGETICO REGIONALE (PER) Programma Regione di settore

Approvato in data 21 marzo 2003 con DGR n. 12467.

Finalità Il Piano Energetico Regionale si pone l’obiettivo di assicurare il fabbisogno energetico lombardo, che rappresenta il 20% di quello nazionale, massimizzando l’uso delle fonti di approvvigionamento basate sulle risorse locali (impiego di biomasse o rifiuti per la produzione combinata di energia elettrice e di calore, sviluppo del comparto solare e fotovoltaico, ottimizzazione dell’idroelettrico) e di sviluppare l’uso di combustibili puliti nel sistema dei trasporti e del riscaldamento, migliorando l’efficienza energetica nei settori che presentano ancora forti margini di miglioramento, come il settore civile e terziario. Tali finalità del PER sono stabilite nel punto 9.1 – Politica energetica regionale del Programma Regionale di Sviluppo, approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale VII/39 il 10 ottobre 2000.

Obiettivi generali  Ridurre il costo dell’energia per contenere i costi per le famiglie e per migliorare la competitività del sistema delle imprese;  Ridurre le emissioni climalteranti ed inquinanti, nel rispetto delle peculiarità dell’ambiente e del territorio;  Promuovere la crescita competitiva dell’industria delle nuove tecnologie energetiche;  Prestare attenzione agli aspetti sociali e di tutela della salute dei cittadini collegati alle politiche energetiche, quali gli aspetti occupazionali, la tutela dei consumatori più deboli ed il miglioramento dell’informazione, in particolare sulla sostenibilità degli insediamenti e sulle compensazioni ambientali previste.

Scala Comunale: Comune di Malonno

Rapporto con l’area vasta Il Comune di Malonno è incluso nella macro area 1: la fascia nord, costituita dalla parte alpina ed immediatamente subalpina, che include le province di Sondrio, la gran parte delle province di Varese, Como, Lecco e la parte settentrionale delle province di Bergamo e Brescia fino a ridosso dell’asse autostradale Milano-Venezia;  Caratteristiche fisiche del territorio L’orografia della fascia nord della Regione Lombardia, caratterizzata dalla presenza di rilievi montuosi, valli, laghi e comunque da una caratterizzazione alpina o subalpina non si adatta, in linea di principio, all’insediamento di grandi impianti per la produzione di energia termoelettrica. L’indicatore è pertanto da ritenersi: BASSO  Bilancio energetico dell’area La fascia nord della regione è caratterizzata da una buona capacità di produzione di energia elettrica, in quanto vi sono concentrate la quasi totalità delle risorse idroelettriche regionali. D’altra parte, la presenza di aree a vocazione industriale, specie nella parte subalpina, provoca consumi di un certo rilievo. Il bilancio energetico di questa fascia presenta pertanto un deficit stimabile intorno al 25%, valore peraltro inferiore alla media regionale. L’indicatore può essere ritenuto: MEDIO.  Pressione ambientale L’elevato sfruttamento del territorio comporta una discreta presenza di elementi di pressione ambientale, anche se inferiore ad altre aree regionali. L’indicatore si considera pertanto: MEDIO.  Prossimità alle utenze L’insediamento di eventuali nuove centrali, in talune limitate parti della fascia considerata, si potrebbe collocare in prossimità di significativi centri di utenza elettrica: tuttavia, mediamente, l’elemento della prossimità alle utenze per un’area caratterizzata dalla dispersione legata alle caratteristiche fisiche del territorio indica per questo parametro il valore: BASSO.  Presenza di linee di collegamento La fascia è caratterizzata da una scarsa presenza di linee di collegamento, che sono anche difficili da realizzare proprio a causa delle caratteristiche del territorio. Il valore assunto per tale parametro è pertanto: BASSO.

257 Tipo: PIANO PROVINCIALE DI GESTIONE DEI RIFIUTI Soggetto: Piano DELLA PROVINCIA DI BRESCIA (PPGR) Provincia di settore

Il PPGR vigente è stato approvato con D.C.R. n.1343 del 21/02/1995. La successiva proposta è stata adottata con D.C.P. n. 1 del 20 gennaio 2009. Finalità Il nuovo Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti rappresenta la volontà dell’Amministrazione Provinciale di Brescia di definire le strategie necessarie al conseguimento nel campo dei rifiuti degli obiettivi di contenimento della produzione, promozione del recupero, valorizzazione in campo energetico ed infine, alternativa ultima, di smaltimento in sicurezza.

Obiettivi generali  il contenimento della produzione di rifiuti da smaltire;  la valorizzazione e l’incremento dei materiali raccolti con la Raccolta Differenziata;  l’attivazione della raccolta della frazione umida dei rifiuti (organico);  la definizione di una serie di stazioni di trasferimento, compattazione e selezione dell’organico;  l’ottimizzazione del recupero energetico dei rifiuti;  la definizione degli impianti a tecnologia complessa di Piano;  la definizione delle discariche controllate di Piano. Scala Comunale: Comune di Malonno Punti di forza e sensibilità Criticità Rapporto con l’area vasta  A livello provinciale il Comune di  il Comune di Malonno possiede aree  Il Comune di Malonno è collocato Malonno rientra nei comuni a interessate da vincoli escludenti e da nell’area omogenea di Valle vocazione turistica vincoli penalizzanti legati alla tutela Camonica dei dissesti e calamità, alla protezione dei beni storici e risorse naturali, alle previsioni P.R.G. comunali  il Comune di Malonno rientra nell’elenco dei comuni a rischio sismico in classe 4  il territorio comunale di Malonno rientra nei vincoli penalizzanti definiti dalla Provincia  la percentuale di raccolta differenziata nell’anno 2011 è pari al 33,4% della raccolta dei rifiuti prodotti.

258 Tipo: Soggetto: PIANO REGIONALE DEGLI ALPEGGI (PRA) Piano Regione di settore

Il PRA è stato approvato con DGR n.VII/16156 del 30/01/2004 e pubblicato sul BURL n.7, 1° Supplemento Straordinario del 10/02/2004. Finalità Il Piano Regionale degli Alpeggi vuole essere lo strumento con cui conferire maggiore organicità e razionalità all’azione pubblica per il sostegno dell’alpicoltura; pertanto, con esso vengono elaborati criteri e linee guida necessari ad accompagnare, nel prossimo futuro, sia l’azione regionale sia quella degli Enti locali competenti in materia. Esso rappresenta un complemento del Piano Agricolo Regionale, da considerare come documento settoriale di riferimento anche da parte delle Province nella redazione dei Piani agricoli provinciali.

Obiettivi generali Riconosciuto il valore e l’importanza della multifunzionalità (produzione, ambiente, paesaggio, socio-culturale, ecc.), l’obiettivo principale è mantenere per il futuro una presenza significativa dell’alpicoltura, contrastando il processo di abbandono in atto in agricoltura. Più specificatamente, per il sistema degli alpeggi gli obiettivi sono:  continuare l’azione di miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro mediante i necessari interventi strutturali ed infrastrutturali nelle malghe. In particolare occorre completare l’adeguamento igienico-sanitario dei fabbricati, ai sensi del d.p.r. 54/97 e delle linee guida approvate dalla Regione Lombardia con d.g.r. 19 marzo 1999, n.42036, indispensabile per continuare a produrre formaggio in alpeggio;  migliorare la gestione in alpeggio, attraverso l’adozione di piani di gestione, l’assistenza tecnica, la divulgazione, la formazione e l’aggiornamento professionale;  qualificare, promuovere e valorizzare i prodotti caseari tradizionali e tipici degli alpeggi;  riconoscere, sostenere e valorizzare il ruolo multifunzionale dell’alpicoltura; per il sistema delle aziende:  contrastare il forte processo di abbandono in atto mediante aiuti finanziari, finalizzati a migliorare le condizioni di lavoro, ammodernare e razionalizzare i processi produttivi nelle aziende agricole, migliorandone la redditività;  migliorare sotto l’aspetto quali-quantitativo le produzioni ed agevolare la loro collocazione sul mercato, mediante il conferimento a locali centri di trasformazione e commercializzazione;  sviluppare e valorizzare la professionalità degli imprenditori e degli operatori agricoli;  favorire la diversificazione delle attività delle aziende;  favorire l’insediamento di giovani agricoltori;  recuperare all’alpicoltura le aziende che, per scelte valutabili a posteriori come erronee, si sono uniformate ai modelli di pianura e che difficilmente in futuro potranno competere con la pianura e la loro riconversione a modelli “alpini” appare una via obbligata, oltre che dettata da convenienze di carattere ambientale.

259 Tipo: PIANO AGRICOLO PROVINCIALE DI BRESCIA (PAP) Soggetto: Piano TRIENNIO 2004-2006 Provincia di settore

Il nuovo Piano Agricolo Triennale rappresenta il momento fondamentale nel processo di programmazione degli interventi nella Provincia di Brescia, sulle basi delle indicazioni generali contenute nel Piano Agricolo Triennale Regionale approvato dal Consiglio Regionale in data 30 luglio 2003.

Finalità 1. Rispetto della sussidiarietà e coerenza con gli altri livelli di programmazione; 2. Coerenza interna con le linee di politica agraria provinciale e con le esigenze del territorio; 3. Trasparenza dell’azione programmatoria; 4. Imparzialità ed efficienza nell’attuazione del Piano.

Obiettivi generali Il Piano Agricolo Provinciale punta al sostegno, alla valorizzazione ed alla promozione del sistema agro-alimentare bresciano, in tutte le sue componenti, in una prospettiva di sviluppo sostenibile e di compatibilità ambientale.

Scala Comunale: Comune di Malonno Punti di forza e sensibilità Punti di debolezza Opportunità  Specializzazione produttiva  Carenza di infrastrutture e servizi  L’agricoltura può essere un’attività (produzioni zootecniche, in  Carenza nelle strutture e nei servizi economica di integrazione del particolare latte e forestali) di filiera reddito di queste aree  Agricoltura vista come elemento di  Bassa produttività del lavoro;  Presenza di produzioni di qualità e una strategia di sviluppo di difficoltà nell’impiego di mezzi tradizionali, anche di nicchia; quest’area, integrandola anche meccanici riconversione e/o riscoperta di con il turismo, la tutela  Eccessiva frammentazione colture alternative, anche dell’ambiente, la protezione ed il dell’offerta dei prodotti tradizionali presidio del territorio  Invecchiamento degli attivi in  Promozione di forme di  Agricoltura di tipo estensivo, a agricoltura associazione/cooperazione per basso impatto ambientale; qualità  Marginalità dell’attività agricola sviluppare i processi di delle risorse naturali e dei metodi  Intenso processo di abbandono trasformazione in loco di produzione  Sfruttamento non ottimale delle  Possibili sinergie delle attività locali  Allevamento trote; qualità delle risorse con altre attività (agriturismo e risorse naturali e dei metodi di turismo in generale) allevamento  Sviluppo di nuovi segmenti (es. latte alimentare di capra) o valorizzazione di attività minori (miele, funghi, tartufi, castagno)  Valorizzazione della risorsa bosco (produzione di legno, produzione di biomasse a finalità energetica, sviluppo di produzioni di sottobosco)  Sviluppo di attività collaterali di servizio (sistemazione e manutenzione agroforestale)  Importante ruolo dell’agricoltura a livello ambientale

260 Tipo: PIANO DI INDIRIZZO FORESTALE DI BRESCIA (P.I.F.) Soggetto: Piano 2008-2022 Provincia di settore

Approvato con deliberazione n° 13899 del 1 agosto 2003 APPROVAZIONE DI CRITERI PER LA REDAZIONE DEI PIANI DI INDIRIZZO FORESTALE, BURL n° 35, serie ordinaria, del 25 agosto 2003). L’efficacia del piano è di 15 anni e riguarda il periodo 2008-2022.

Finalità Il Piano di Indirizzo Forestale (P.I.F.) è lo strumento utilizzabile dalla Provincia di Brescia, ai sensi della legge regionale n. 27 del 2004, per delineare gli obiettivi di sviluppo del settore silvo-pastorale e le linee di gestione di tutte le proprietà forestali, private e pubbliche. Il PIF è stato redatto con la finalità di approfondire le conoscenze ed organizzare le proposte di intervento nel territorio provinciale esterno al perimetro di Comunità Montane, Parchi e Riserve Regionali ovvero per le aree che da un punto di vista della normativa forestale (l.r. 11/1998) sono di competenza della Amministrazione Provinciale. Il PIF rientra quindi nella strategia forestale regionale, quale strumento capace di raccordare, nell’ambito di comparti omogenei, le proposte di gestione, le politiche di tutela del territorio e le necessità di sviluppo del settore forestale.

Obiettivi generali L’obiettivo globale del PIF consiste nel ricercare, promuovere e sostenere la convivenza tra ecosistema naturale ed ecosistema umano, nella salvaguardia dei diritti territoriali di mantenimento, evoluzione e sviluppo. Le finalità fondamentali del PIF sono definite dalla D.G.R. n° 13899 del 1 agosto 2003: 1. analisi e pianificazione del territorio boscato; 2. definizione delle linee di indirizzo per la gestione dei popolamenti forestali; 3. ipotesi di intervento, risorse necessarie e possibili fonti finanziarie; 4. raccordo e coordinamento tra pianificazione forestale e pianificazione territoriale; 5. definizione delle strategie e delle proposte di intervento per lo sviluppo del settore forestale; 6. proposta di definire le priorità di intervento nella concessione di contributi pubblici. Ulteriori obiettivi specifici del lavoro sono: - la valorizzazione multifunzionale dei soprassuoli boscati e dei popolamenti arborei in genere; - la proposta di scenari di sviluppo compatibili con il miglioramento della qualità ambientale; - la conservazione, la tutela e il ripristino degli ecosistemi naturali di valenza provinciale; - il censimento, la classificazione e ed il miglioramento della viabilita’ silvo pastorale.

261 Soggetto: Tipo: PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DEL Comunità Piano PARCO REGIONALE DELL’ADAMELLO Montana Valle di settore Camonica 1° Variante al Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Regionale dell’Adamello approvata con d.g.r. 24/03/2005 n.7/21201, ai sensi dell’art. 19 della L.R. 86/83 e successive modifiche e integrazioni – Obiettivo 9.6.1 “Pianificazione delle aree protette”, pubblicata BURL n.16 del 22/04/2005;

2° Variante DGR VIII/2173 del 22/03/2006 (non approvata), pubblicata BURL n.14 del 03/04/2006;

3° Variante approvata con DGR VIII/2488 del 11/05/2006, pubblicata BURL n.22 del 30/05/2006;

4° Variante approvata con DGR X/1403 del 21/02/2014 pubblicata BURL 06/03/2014;

Finalità Il Piano Territoriale di Coordinamento (P.T.C.) del Parco Regionale dell’Adamello, classificato come parco montano e forestale, ha effetti di piano paesistico coordinato ai sensi dell’art. 57 del d. lgs. 31 marzo 1998, n.112; il Piano delimita il territorio del Parco individuandone il perimetro, con le modifiche, rispetto al perimetro approvato con L.R. 79/1983, necessarie per il miglior assetto del Parco; il Piano disciplina nell’ambito del Parco Regionale le aree comprese nel Parco Naturale istituito con L.R. 1 dicembre 2003, n.23; la disciplina di tali aree ha valore ed effetti di piano territoriale regionale, urbanistico e paesistico e sostituisce i piani paesistici e i piani territoriali o urbanistici di qualsiasi livello ai sensi dell’art. 25 comma 2 della L. 394/91, fatte salve le disposizioni contenute nell’art. 145, comma 4 del d. lgs. 42/2004.

Obiettivi generali del Parco Regionale dell’Adamello (L.R. n.86/1983) Parco Montano 1. Tutela degli ambienti naturali ed antropici della montagna lombarda, attraverso la conservazione attiva, la protezione ed il recupero degli organismi e degli ecosistemi naturali e seminaturali; 2. Tutela di tutti i valori umani, antropologici, sociali e culturali che rivestono particolare importanza ai fini del mantenimento dell’ambiente e della tutela idrogeologica o che costituiscono rilevante testimonianza storica; 3. Promozione sociale, economica e culturale delle popolazioni umane residenti, con speciale attenzione al sostegno delle attività rurali tradizionali; Parco Forestale 1. Tutela, miglioramento e potenziamento dei boschi, mediante interventi che ne assicurino la funzione ecologica e l’evoluzione verso un equilibrio naturale tra vegetazione e condizioni ambientali; 2. Valorizzazione delle attitudini prevalenti in funzione naturalistica, protettiva, faunistica, paesaggistica, ricreativa e produttiva.

La stessa è costituita dai seguenti elaborati: - Allegato 1: Norme Tecniche di Attuazione; - Allegato 2: Parco regionale dell’Adamello – Planimetria generale azzonamento (scala 1:25000); - Allegato 3: Parco regionale dell’Adamello – Planimetria generale: i siti di importanza comunitaria (scala 1:25000);

262

Analisi dei punti di forza e delle criticità Punti di forza Criticità Aspetti socio-economici

1. Territorio, qualità dell’abitare e servizi alla persona Limitato sviluppo insediativo Domanda di seconde case Modesta compromissione del territorio Qualità dei manufatti edilizi mediocre

2. Demografia Presenza di servizi pubblici e privati basilari Invecchiamento della popolazione Disponibilità di molte aree verdi limitrofe alla zona abitata Assenza di servizi destinati agli anziani Presenze di campi sportivi con annesse strutture di servizio

3. Attività produttive, commerciali e turistiche Potenzialità turistiche del territorio ancora da sviluppare Assenza di attività economiche in grado di assorbire forza lavoro Modesta/nulla domanda di realizzazione di strutture turistico- ricettive

Aspetti ambientali

4. Acque superficiali e sotterranee Buona qualità dell’acqua potabile Congelamento acquedotto in inverno Buona percentuale di collettamento alla rete acquedottistica Assenza di depurazione delle acque reflue Buona percentuale di collettamento alla rete fognaria Approvazione R.I.M. Presenza di sorgenti 5. Aria Discreta qualità dell’aria Presenza di una grande arteria stradale molto trafficata Presenza di poli industriali 6. Elettromagnetismo ed energia elettrica Presenza di elettrodotti 7. Mobilità e trasporti Possibilità di sviluppo di strade ciclo/pedonali Assenza di strade ciclo/pedonali segnalate Presenza di una rete stradale in buono stato di manutenzione Ridotto numero di parcheggi Assenza di traffico locale Difficoltà di accesso in alcune aree centrali del paese Presenza di servizio pubblico verso i centri ordinatori/turistici di Necessità di ripristinare la viabilità montana per il ripristino delle Edolo e Aprica baite dimesse Presenza di una rete ferroviaria con stazione 8. Energia termica Presenza di una rete di distribuzione di gas metano

9. Paesaggio e beni culturali Morfologia del territorio Presenza di numerosi edifici abbandonati Aspetti paesaggistici di pregio (Parco Regionale dell’Adamello) Presenza di numerose specie di flora e fauna Possibilità di recupero edilizio dell’esistente 10. Rifiuti Sensibilità della popolazione e del territorio rispetto al tema della Mancanza centro di raccolta autorizzato gestione rifiuti Percentuale bassa di raccolta differenziata 11. Inquinamento acustico e luminoso Esigua fonte di rumori Presenza di numerosi punti luce obsoleti e non a norma con una conseguente disuniformità dell’illuminazione e un dispendio energetico per il comune 12. Suolo e sottosuolo Assenza di discariche Presenza di numerose baite non collettate alla fognatura e Assenza di cave disperdenti nel suolo Sensibilità rispetto alla limitazione del consumo di suolo

263

Scheda di sintesi del quadro ambientale Aspetti socio-economici 1. Territorio, qualità dell’abitare e servizi alla persona

Il comune di Malonno presenta una densità abitativa media di 54,55 ab/ha ed un indice di consumo di suolo basso; il territorio è strutturato nel capoluogo e in 12 frazioni sparse più diverse località e frazioni

di piccole dimensioni, non abitate per tutto l’anno. La dotazione dei servizi è di tipo locale. 2. Demografia

La popolazione nell’ultimo decennio (2003-2012), pur avendo subito un andamento irregolare, risulta essere costante, si passa da un numero di residenti di 3.347 nel 2003 a 3.345 nel 2012 con il valore

minimo di 3.282 nel 2006. Il saldo demografico totale risulta positivo. 3. Attività produttive, commerciali e turistiche

La significativa presenza di popolazione anziana fa sì che il tasso di occupazione sia basso. La rete commerciale è di tipo locale, con esercizi commerciali di medie-piccole dimensioni dislocati per lo più lungo l’asse viario principale e nei centri abitati. Tali strutture sono sufficienti a garantire il soddisfacimento della domanda di base insorgente nella popolazione residente, che è poi costretta a

recarsi fuori dal territorio comunale per poter accedere ad una rete commerciale con opportuna differenziazione dell’offerta. La presenza di attività ricettive è minima, è però da rilevare la presenza di seconde case. Aspetti ambientali 4. Acque superficiali e sotterranee

Il fondovalle del comune di Malonno è attraversato dal Fiume Oglio. In sinistra idrografica del fiume Oglio, nel territorio comunale di Malonno, confluisce il corso d’acqua del Rio Val di Zassa; in destra orografica confluiscono il Torrente Re di Malonno, il Rio o Val Molbena o di Molbeno, il Rio Val di Lovaia o Val Lovaia, il Torrente Allione. I corsi d’acqua che solcano il tratto di versante sinistro dell’asta principale hanno un bacino di alimentazione che ricade all’interno dei comuni limitrofi, mentre

i corsi d’acqua presenti lungo il versante destro hanno i bacini idrografici che ricadono, per la maggior parte, all’interno del territorio comunale. Le conoidi alluvionali presentano i corsi d’acqua intubati in prossimità degli abitati. Le reti acquedottistiche e fognarie sono buone, non sono collettate le piccole località. 5. Aria

Il comune di Malonno viene classificato in zona C2 alpina, con una buona qualità dell’aria.

6. Elettromagnetismo ed energia elettrica

Sul territorio comunale di Malonno sono riscontrabili diverse linee di elettrodotto di 132 KV, di 220 KV, di 400 KV che attraversano la zona est del comune, al di fuori dei nuclei abitati, per lo più nel territorio

del Parco Regionale dell’Adamello; oltre a queste linee aree ne sono presenti anche due interrate. 7. Mobilità e trasporti

Il comune di Malonno è attraversato da nord est a sud dalla Strada Statale n.42 del Tonale e della Mendola. Questa direttrice permette di congiungere Milano – Bergamo, Valle Camonica – Edolo, Passo del Tonale. Il comune di Malonno, pertanto, è attraversato da quest’asse viario che, se da un

lato facilita il collegamento con i comuni confinanti e con le valli, dall’altro presenta una serie di problematicità viabilistiche legate soprattutto alla presenza di traffico veicolare, soprattutto di mezzi

264 pesanti. Il trasporto pubblico è effettuato da mezzi su gomma e collega il comune ai vicini centri direttori e alle stazioni ferroviarie. Sul territorio comunale è inoltre presente una linea ferroviaria con stazione a Malonno, gestita dalla società Ferrovie nord Milano esercizio (Fnme), tale tratto ferroviario collega Brescia-Iseo-Edolo. 8. Energia termica

Il comune di Malonno è fornito di una rete di distribuzione di gas metano, non tutte le frazioni sono servite. 9. Paesaggio e beni culturali

Il comune di Malonno è caratterizzato dal paesaggio montano e di valle nel quale è collocato, dove si concentrano estese aree boscate e pascoli che rendono la zona pregevole da un punto di vista ambientale e paesistico, soprattutto per la presenza del Parco Regionale dell’Adamello. Vi sono testimonianze storiche e architettoniche che andrebbero maggiormente valorizzate dal punto di vista turistico, quali il forno fusorio, le torri, le architetture religiose e il palazzo Martinengo. Sul territorio sono diffusi edifici rurali, baite e malghe. 10. Rifiuti

Il servizio rifiuti è strutturato ma il livello di raccolta differenziata è basso, anche se c’è una lieve tendenza generale alla crescita. 11. Inquinamento acustico e luminoso Il Piano di Zonizzazione Acustica relativo al Comune di Malonno è stato redatto da ERACLES S.a.s. – sede legale: via G. Bovio, 68/a 27049 Stradella (PV); unità locale: via G. Paglia, 7 24065 Lovere (BG) – Ing. Francesco Mannino Le sorgenti di rumore più significative presenti sul territorio del Comune di Malonno sono:  gli insediamenti produttivi di tipo industriale, in particolare quelli posti alle due estremità del territorio comunale, nelle località di Forno Allione e a confine con Sonico;  Le infrastrutture stradali con particolare riferimento alla S.S.n. 42. Il Comune di Malonno è dotato di un Piano di Illuminazione redatto nel gennaio 2010 da VTG

srl, Via Nazionale, 22 Berzo Demo (BS). “L’analisi dello stato di fatto ha riguardato sia gli impianti di ENEL Sole, che costituiscono la maggioranza dei centri d’illuminazione pubblica insistenti sul territorio, sia gli impianti comunali. Il rilievo ha posto in evidenza una carenza di programmazione illuminotecnica del territorio. Il posizionamento dei centri, l’interdistanza degli stessi, la tipologia indifferenziata di armature e lampade, con particolare riguardo a quelli di proprietà ENEL Sole, denotano come l’evoluzione dell’illuminazione pubblica sia stata motivata, molte volte, più dalle richieste contingenti, che da una mirata pianificazione illuminotecnica.” 12. Suolo e sottosuolo

Inserite in classe di fattibilità geologica 3 e 4 sono le aree ricomprese entro le fasce PAI, definite per il fiume Oglio, a rischio di esondazione.

Sul territorio non si riscontrano cave o discariche.

Legenda:

Stato buono Stato problematico

Stato buono con criticità circoscritte

265 Lo schema di valutazione sintetica e l’“alternativa zero” Lo schema di valutazione sintetica è uno strumento introdotto per rendere comunicabili e chiare, anche ai non specialisti, le conclusioni tratte dall’analisi delle componenti territoriali, tenendo conto degli effetti indotti dalle azioni di piano. Questo strumento è applicabile anche alla fase di analisi: si considera l’evoluzione del territorio in assenza di nuovi strumenti di pianificazione, andando così a valutare la cosiddetta “variante zero”, che costituisce a tutti gli effetti alternativa di piano. La metodologia di calcolo per la definizione dell’indice riprodotto nello schema di valutazione sintetica si basa sulle seguenti considerazioni. Le 12 componenti socio-economiche e ambientali: 1. Territorio, qualità dell’abitare e servizi alla persona 2. Demografia 3. Attività produttive, commerciali e turistiche 4. Acque superficiali e sotterranee 5. Aria 6. Elettromagnetismo ed energia elettrica 7. Mobilità e trasporti 8. Energia termica 9. Paesaggio e beni culturali 10. Rifiuti 11. Inquinamento acustico e luminoso 12. Suolo e sottosuolo Sono state classificate tra sensibilità (recettori che possono risultare compromessi dallo stato o dalla trasformazione di altre componenti) rappresentate dalle componenti ambientali e dagli aspetti fruitivi; pressioni (fattori che generano possibile impatto ambientale) rappresentate dagli aspetti legati all’antropizzazione del territorio; criticità (fattori che generano impatto ambientale) rappresentate da agenti inquinanti. Per ogni singola componente socio-economica o ambientale considerata sono stati vistati gli aspetti di sensibilità, pressione o criticità che caratterizzano la componente stessa relativamente al territorio comunale. A ciascuna componente è stato quindi attribuito un “indice di peso”, basato su quanto essa influisca sulla qualità ambientale, considerando l’appartenenza ad una o più delle tre categorie di fattori, per un totale di 40 punti. Infine, l’ultima colonna riporta la valutazione rilevabile dalla scheda di sintesi del quadro ambientale, assegnando un punteggio pari a 2 per le componenti che presentano stato buono ( ), pari a 1 per le componenti con stato buono con criticità circoscritte ( ) e 0 per le componenti con stato problematico ( ). Per calcolare il valore finale percentuale presente nello schema di valutazione sintetica ci si è basati innanzitutto sul “peso” percentuale attribuito ad ogni singolo aspetto in rapporto al totale di 40 punti: - il peso 2 è il 5% di 40 - il peso 3 è il 7,5 % di 40 - il peso 4 è il 10% di 40 - il peso 5 è il 12,5% di 40

266 Tali percentuali sono state considerate di valore pieno, nullo o dimezzato in rapporto al valore assegnato nell’ultima colonna, e cioè di 2, 0 o 1. Sommando quindi le percentuali calcolate si ottiene un indice sintetico di valore percentuale (compreso tra 0 e 100) che sintetizza, anche attraverso lo schema grafico, il “valore” del quadro ambientale del territorio comunale. Tale modello operativo descrive, come detto in precedenza, l’“alternativa zero”. Il valore ottenuto in questa prima fase verrà confrontato con quello ottenuto dall’applicazione della stessa metodologia al territorio così come trasformato dalle azioni di piano. Di seguito si riporta la tabella utilizzata per il calcolo dell’indice sintetico in fase di scoping e lo schema di valutazione sintetica.

Legenda di valutazione della scheda di sintesi

del quadro ambientale:

Criticità

Stato buono 2 Pressioni Sensibilità

Stato buono con criticità

1

circoscritte

Stato problematico 0

attribuitoPeso ambientali

Nell’ultima colonna si riportano i punteggi attribuiti ad Componenti

Valutazioneda scheda di

del territoriodel Aspettilegati

ogni valutazione. Aspettifruitivi

Agentiinquinanti delsintesi quadroambientale all’antropizzazione

Aspetti socio-economici

1. Territorio, qualità dell’abitare e servizi alla persona   3 2

2. Demografia  2 1

3. Attività produttive, commerciali e turistiche   3 1

Aspetti ambientali

4. Acque superficiali e sotterranee    4 2

5. Aria    4 2

6. Elettromagnetismo ed energia elettrica   2 1

7. Mobilità e trasporti    4 1

8. Energia termica   3 1

9. Paesaggio e beni culturali    5 2

10. Rifiuti   4 1

11. Inquinamento acustico e luminoso   3 1

12. Suolo e sottosuolo    3 1

TOTALE 40 70,00%

267 Schema di valutazione sintetica dell’alternativa zero

Valutazione delle alternative di piano Presentando la realtà comunale di Malonno alcune linee di sviluppo definite già negli strumenti di pianificazione precedenti, l’Amministrazione ha seguito fin dalle prime fasi di impostazione del piano delle linee guida precise, volte a tutelare il territorio. Tali linee guida sono state già ampiamente illustrate nel documento di scoping e sono servite da base di riferimento per l’elaborazione del piano, senza alcun significativo scostamento. Per questi motivi la stesura dello strumento di governo del territorio è stata un processo lineare e diretto, senza inversioni di tendenza o modifiche sostanziali e non si è ritenuto necessario, viste le contenute previsioni insediative, proporre rilevanti alternative alle azioni di piano. Tuttavia si sottolinea come esista sempre un’alternativa: la cosiddetta “alternativa zero”, che rappresenta l’evoluzione dello stato dell’ambiente in assenza di un nuovo strumento di pianificazione. Attraverso lo strumento semplificato dello “schema di valutazione sintetica” è possibile valutare in maniera rapida quale sia l’effetto del piano sulle componenti territoriali. La tabella di seguito presentata riporta, per ciascuna delle 12 componenti territoriali, la valutazione sintetica data allo stato di fatto (simbolica e numerica), pone in evidenza le principali criticità, illustra quali sono le eventuali azioni intraprese dal PGT per affrontare le problematiche evidenziate e fornisce una nuova valutazione sintetica allo stato di progetto. Alternativa zero Scenario di Piano

7,5% 7,5% 2,5% 5,0% 3,75% 7,5% 10% 10% 10% 10% Calcolo delle percentuali ricavate dai 2,5% 5% punteggi attribuiti alle valutazioni 5% 10% ambientali 3,75% 3,75% 12,5% 12,5% 5% 5% 3,75% 7,5% 3,75% 7,5% Totale 70,00% Totale 91,25%

268 Componente Alternativa zero Scenario di piano territoriale Valutazione Criticità Azioni Valutazione - Domanda di seconde case - Incremento della dotazione di 1. Territorio, qualità - Qualità dei manufatti edilizi servizi dell’abitare e servizi mediocre - Correlazione degli interventi col Bilancio comunale alla persona (2 pt.) - Recupero e riqualificazione (2 pt.) dei manufatti edilizi esistenti - Invecchiamento della - Incentivazione popolazione all’insediamento di attività 2. Demografia - Assenza di servizi destinati agli economico-turistico- anziani artigianali per favorire il trend (1 pt.) demografico (2 pt.) - Assenza di attività economiche - Incentivazione della rete 3. Attività produttive, in grado di assorbire forza commerciale di vicinato commerciali e lavoro - Incentivazione di - Modesta/nulla domanda di realizzazione di attività turistiche (1 pt.) realizzazione di strutture ricettive (2 pt.) turistico-ricettive - Congelamento acquedotto in - Recepimento dello studio 4. Acque superficiali inverno idrogeologico e della normativa ad esso correlata e sotterranee (2 pt.) (2 pt.) - Incentivi per la realizzazione di impianti a basso livello di 5. Aria inquinamento atmosferico (2 pt.) (2 pt.) - Incentivi per la realizzazione 6. Elettromagnetismo di pannelli solari e fotovoltaici ed energia elettrica (1 pt.) (2 pt.) - Assenza di strade - Miglioramento delle piste ciclo/pedonali segnalate ciclabili esistenti e progetto di - Ridotto numero di parcheggi nuovi tratti che permettano la 7. Mobilità e trasporti - Difficoltà di accesso in alcune raggiungibilità ai servizi aree centrali del paese comunali e colleghino il (1 pt.) - Necessità di ripristinare la territorio di Malonno a livello (2 pt.) viabilità montana per il sovralocale ripristino delle baite dimesse Miglioramento della rete di distribuzione e ampliamento 8. Energia termica della stessa (1 pt.) (1 pt.) - Presenza di numerosi edifici Incentivazione al recupero 9. Paesaggio e beni abbandonati edilizio dei manufatti esistenti culturali (2 pt.) (2 pt.) - Mancanza centro di raccolta - Incremento delle quantità di autorizzato raccolta differenziata 10. Rifiuti - Percentuale bassa di raccolta differenziata (1 pt.) (1 pt.) - Presenza di numerosi punti - Adeguamento luce obsoleti e non a norma dell’illuminazione pubblica 11. Inquinamento con una conseguente comunale alla normativa acustico e luminoso disuniformità dell’illuminazione vigente (1 pt.) e un dispendio energetico per (2 pt.) il comune - Presenza di numerose baite - Progetto di regolamentazione 12. Suolo e non collettate alla fognatura e dello scarico delle baite non disperdenti nel suolo collettate sottosuolo (1 pt.) (2 pt.)

269

E’ pertanto infine possibile ottenere il

valore numerico di descrizione sintetica

dello stato dell’ambiente allo scenario di

Criticità

Pressioni Sensibilità

piano prefigurato dal PGT e rappresentarlo

nello schema di valutazione, dove viene

effettuato un confronto tra il “prima”

(Alternativa zero) e il “dopo” (Scenario di Peso attribuitoPeso

Piano). ScenariodiPiano

ambientali

Componenti

del territoriodel

Aspettilegati

Aspettifruitivi

ValutazioneAlternativa zero

Agentiinquinanti all’antropizzazione

Aspetti socio-economici

1. Territorio, qualità dell’abitare e servizi alla persona   3 2 2

2. Demografia  2 1 2

3. Attività produttive, commerciali e turistiche   3 1 2

Aspetti ambientali

4. Acque superficiali e sotterranee    4 2 2

5. Aria    4 2 2

6. Elettromagnetismo ed energia elettrica   2 1 2

7. Mobilità e trasporti    4 1 2

8. Energia termica   3 1 1

9. Paesaggio e beni culturali    5 2 2

10. Rifiuti   4 1 1

11. Inquinamento acustico e luminoso   3 1 2

12. Suolo e sottosuolo    3 1 2

TOTALE 40 70,0% 91,25 %

Schema di valutazione sintetica di confronto tra alternativa zero e scenario di piano

270 26 Compatibilità degli interventi di piano con le previsioni del PTCP

Il confronto con il PTCP è stato sviluppato nelle tavole 22 A-B-C del quadro normativo di previsione del Documento di Piano, per dettagli si rimanda alle tavole. Il confronto è stato eseguito con il PTCP vigente (variante 2009); si notifica però che è in corso la revisione della pianificazione provinciale (anno 2013).

27 Criteri e politiche per la tutela del paesaggio: la carta di sensibilità dei luoghi34

Le considerazioni di carattere paesaggistico riportate nelle analisi conoscitive effettuate consentono di redigere un importante strumento di controllo qualitativo dell’attuazione del PGT, la Carta di Sensibilità Paesistica. Si definisce disciplina paesistica uno strumento normativo che associ una rappresentazione del territorio, condotta secondo categorie paesisticamente rilevanti, a prescrizioni circa i comportamenti e gli interventi incidenti sui caratteri del paesaggio e/o sui modi in cui questo viene percepito. La finalità principale della disciplina paesistica consiste nel determinare l’ammissibilità di qualsiasi intervento edilizio che va a modificare le caratteristiche del paesaggio. La determinazione dell’ammissibilità o meno di un intervento sotto il profilo paesistico può essere di automatica operatività o avvenire attraverso la procedura di esame paesistico. Ai fini dell’esame paesistico il progettista di qualunque intervento di trasformazione dello stato dei luoghi, in fase di elaborazione del progetto, considera preliminarmente la sensibilità paesistica del sito e il grado di incidenza del progetto, come previsto dalla D.G.R. n. VII/11045 dell’8 novembre 2002 “Linee guida per l’esame paesistico dei progetti”. Attraverso la redazione della tavola 5 del Piano delle Regole, Determinazione delle classi di sensibilità paesistica, l’Amministrazione Comunale di Malonno predetermina, sulla base degli studi paesistici compiuti e delle “Linee guida”, la classe di sensibilità paesistica delle diverse parti del territorio comunale e indica prescrizioni paesistiche di dettaglio, che incidono anche sugli interventi edilizi. Vengono stabilite, per ambiti territoriali omogenei dal punto di vista paesaggistico e strutturale, differenti classi di sensibilità in relazione a tre differenti modi di valutazione: - Morfologico – strutturale - Vedutistico - Simbolico Per ciascuno di tali criteri si propongono due livelli di lettura, sovra locale e locale. In merito ai comparti interessati agli Ambiti di Trasformazione soggetti a pianificazione attuativa, si pone in evidenza il tema degli indirizzi paesaggistici fondamentali riferiti sia agli elementi del paesaggio da tutelare sia ai caratteri fondamentali dei nuovi paesaggi da costruire, in particolare in riferimento alle relazioni con il contesto allargato da privilegiare e alla coerenza con le strategie paesaggistiche comunali individuate. Gli Ambiti di Trasformazione evidenziati rientrano nelle classi di sensibilità paesistica media ed elevata. Come già accennato, la definizione della Classe di sensibilità paesistica di un sito rappresenta la prima componente per la redazione dell’Esame Paesistico dei progetti, il quale, come previsto dalla D.G.R. n.VII/11045 dell’8 novembre 2002, costituisce parte integrante e sostanziale di qualunque pratica edilizia di trasformazione del

34 Per ulteriori approfondimenti consultare l’Allegato 8 al Piano delle Regole, “Componente Paesistica di Piano” 271 territorio. Il tecnico incaricato alla progettazione di qualsiasi manufatto e/o opera, che modifica lo stato di fatto dei luoghi, dovrà stabilire il grado di incidenza paesistica di un progetto: essa è definita come l’entità e la natura del condizionamento che il progetto stesso esercita sull’assetto paesistico del contesto, in ragione delle dimensioni geometriche di ingombro planimetrico e di altezza, del linguaggio architettonico con il quale si esprime, della natura delle attività che è destinato ad ospitare. Sinteticamente, i criteri che il progettista deve valutare riguardano: l’incidenza morfologica e tipologica, l’incidenza linguistica (stile, materiali, colori), l’incidenza visiva, l’incidenza ambientale, l’incidenza simbolica. Per una più esauriente spiegazione di tali criteri valutativi si rimanda alla lettura delle sopraccitate Linee Guida.

28 Analisi della sostenibilità degli interventi di piano

Nel presente capitolo sono richiamati gli obiettivi generali di sostenibilità posti a base della procedura di VAS e considerati nel presente studio, con specifico riferimento agli obiettivi concretamente attuabili dall’Amministrazione Comunale nell’ambito della definizione del Piano di Governo del Territorio. Sono successivamente richiamate e sintetizzate le proposte di sviluppo sostenibile emerse in fase di redazione del Rapporto Ambientale, sia a seguito dell’analisi dello stato attuale delle diverse componenti ambientali sia a seguito del confronto con l’Amministrazione, con la popolazione e con gli Enti partecipanti alla procedura di VAS. Si è voluto, incoraggiati in questo senso anche dai diversi Enti che hanno partecipato alla procedura, mantenere un carattere il più possibile concreto ed operativo nella definizione delle proposte. L’effetto delle singole proposte in termine di sostenibilità ambientale è illustrato molto schematicamente attraverso una semplice matrice ove si evidenzia per ogni proposta la relazione con gli obiettivi generali di sostenibilità precedentemente definiti. L’analisi della sostenibilità degli interventi di Piano è successivamente condotta in due fasi:  in primo luogo esaminando i contenuti generali delle previsioni di PGT, in rapporto all’effettiva rispondenza ai criteri ed alle proposte delineate  in secondo luogo verificando la compatibilità territoriale dei singoli interventi previsti dal PGT con riferimento alle previsioni del PTCP della Provincia di Brescia e con riferimento ad una “lista di controllo della sostenibilità”, improntata a criteri il più possibile pratici ed operativi.

28.1 Definizione sintetica degli obiettivi

Obiettivi generali di sostenibilità di possibile pertinenza del PGT

1. Tutela della salute umana, della sicurezza e protezione delle fasce deboli; 2. Difesa del patrimonio agricolo e forestale; 3. Conservazione e miglioramento degli habitat naturali; 4. Difesa e conservazione dei suoli; 5. Tutela del paesaggio; 6. Tutela delle risorse storiche e culturali; 7. Tutela della qualità dell’aria; 8. Conservazione e tutela delle risorse idriche;

272 9. Miglioramento delle condizioni di vita; 10. Promozione del risparmio energetico; 11. Riduzione dell’uso di risorse naturali; 12. Sensibilizzazione e partecipazione del pubblico.

Sintesi delle proposte di sviluppo sostenibile Si richiamano di seguito i principali obiettivi di sviluppo sostenibile proposti sulla base dell’analisi delle criticità e sensibilità locali effettuata nella Parte I del presente documento.

1 - il controllo delle espansioni insediative per meglio distribuire e calmierare il valore dei suoli, funzionale alla massimizzazione delle superfici in cessione derivanti da strumenti attuativi; 2 - la ristrutturazione delle aree degradate e la riqualificazione del tessuto urbano, la valorizzazione delle zone centrali ed in particolare di quelle di valore storico-ambientale; 3 - l’intercettazione del flusso turistico esistente (bassa valle – Tonale/Aprica), lo sviluppo di un sistema turistico diffuso e sostenibile, la valorizzazione dell’identità locale e la sua messa a sistema con tutte le rilevanze storiche, culturali, paesaggistiche comunali e sovracomunali (miniere, forni fusori, green way dell’Oglio, ecc.); 4 - la creazione, tramite l’apposizione di un vincolo di salvaguardia paesistico ambientale, di un ampio “sistema verde” in prossimità del fiume Oglio denominato “green way dell’Oglio”, all’interno del quale localizzare una serie di episodi di fruizione ludico-sportiva; la creazione di un sistema diffuso, ma ben collegato, di strutture attrezzate per le pratica di differenti attività sportive; 5 - il potenziamento e la creazione di percorsi ciclo-pedonali e di una rete di percorsi non asfaltati che colleghino Malonno con i Comuni limitrofi, sfruttando le reti ecologiche presenti, quali i corsi dei fiumi (green way dell’Oglio), gli assi viari storici, i tracciati ferroviari; 6 - l'aumento della dotazione di servizi e di aree a verde pubblico attrezzato, la fruibilità paesaggistica del contesto montano; 7 - l'aggiornamento del sistema della mobilità riqualificando le situazioni esistenti ed andando ad implementare la mobilità locale nelle zone meno raggiungibili, creando percorsi differenziati per auto, cicli e pedoni; la creazione di un sistema di mobilita ciclo-pedonale urbana in grado di migliorare i percorsi di attraversamento degli ambiti edificati funzionali al collegamento dell’abitato principale al sistema della green way dell’Oglio; 8 - la difesa delle attività esistenti in una prospettiva di disciplina e controllo delle stesse, il potenziamento dell’offerta di servizi legati al turismo;

Oltre a tali obiettivi lo sviluppo del PGT dovrà evidentemente attenersi ai seguenti fondamentali obiettivi di sostenibilità: . Conformità con la pianificazione territoriale sovralocale . Rispetto dei vincoli ambientali.

273 OBIETTIVI DI SOSTENIBILITA’ Relazione tra obiettivi di sostenibilità e 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 1 1 proposte di sviluppo 0 1 2

a) il controllo delle espansioni insediative per meglio distribuire e calmierare il valore dei suoli, funzionale alla massimizzazione delle      superfici in cessione derivanti da strumenti attuativi;

b) la ristrutturazione delle aree degradate e la riqualificazione del tessuto urbano, la valorizzazione delle zone centrali ed in        particolare di quelle di valore storico- ambientale; c) l’intercettazione del flusso turistico esistente (bassa valle – Tonale/Aprica), lo sviluppo di un sistema turistico diffuso e sostenibile, la valorizzazione dell’identità locale          e la sua messa a sistema con tutte le rilevanze

storiche, culturali, paesaggistiche comunali e sovracomunali (miniere, forni fusori, green way dell’Oglio, ecc.); d) la creazione, tramite l’apposizione di un vincolo di salvaguardia paesistico ambientale, di un ampio “sistema verde” in prossimità del fiume Oglio denominato “green way dell’Oglio”, all’interno del quale localizzare una          serie di episodi di fruizione ludico-sportiva; la creazione di un sistema diffuso, ma ben collegato, di strutture attrezzate per le pratica di differenti attività sportive; e) il potenziamento e la creazione di percorsi ciclo-pedonali e di una rete di percorsi non asfaltati che colleghino Malonno con i Comuni       limitrofi, sfruttando le reti ecologiche presenti,

PROPOSTEDI SVILUPPO SOSTENIBILE quali i corsi dei fiumi (green way dell’Oglio), gli assi viari storici, i tracciati ferroviari;

f) l'aumento della dotazione di servizi e di aree a verde pubblico attrezzato, la fruibilità           paesaggistica del contesto montano;

g) l'aggiornamento del sistema della mobilità riqualificando le situazioni esistenti ed andando ad implementare la mobilità locale nelle zone meno raggiungibili, creando percorsi differenziati per auto, cicli e pedoni; la creazione di un sistema di mobilità ciclo-          pedonale urbana in grado di migliorare i percorsi di attraversamento degli ambiti edificati funzionali al collegamento dell’abitato principale al sistema della green way dell’Oglio;

274 h) la difesa delle attività esistenti in una prospettiva di disciplina e controllo delle       stesse, il potenziamento dell’offerta di servizi legati al turismo;

29 Valutazione ambientale delle previsioni di piano

La normativa riguardante gli Ambiti di Trasformazione e il dettaglio degli stessi sono presenti nell’allegato al Documento di Piano “Norme Tecniche di Attuazione degli Ambiti di Trasformazione e relative schede analitiche di dettaglio”.

Nell’allegato si analizza la valutazione ambientale più dettagliata delle singole previsioni di piano. In particolare per ogni previsione descritta vengono compilate diverse schede illustranti le seguenti tematiche:  Compatibilità territoriale: nella quale viene effettuato un confronto con lo strumento urbanistico pregresso, una verifica di compatibilità con i vincoli territoriali (fasce di rispetto fluviale, per pozzi pubblici e di rispetto cimiteriale) e di tipo geologico.  Impatti sul sistema ambientale: nella quale vengono valutati gli impatti sulle diverse componenti ambientali (acque sotterranee, acque superficiali, qualità dell’aria, vegetazione arborea e ripariale, aree agricole, coltivazioni di pregio, punti visuali del paesaggio corridoi ecologici). Graficamente nella tabella vengono individuati gli impatti positivi o negativi; il simbolo “-” indica una valutazione non applicabile o non significativa con la tipologia di previsione analizzata. Nello spazio note sono riportate alcune considerazioni a commento del giudizio sintetico e una valutazione delle alternative possibili per eliminare gli impatti negativi.  Interferenze con il territorio: nella quale viene evidenziato se la previsione interferisce con il contesto urbano, con aree nelle quali vi sono realtà impattanti, se è presente l’allacciamento alla rete fognaria, se è previsto l’insediamento di realtà impattanti e se sono stati evidenziati impatti ambientali negativi. Nello spazio note sono riportate alcune considerazioni a commento del giudizio sintetico e nel caso di impatti negativi significativi vengono fornite indicazioni sulle possibili misure di mitigazione da adottare.

275 29.1 Dimensionamento residenziale degli Ambiti di Trasformazione Urbanistica del PGT

Si riportano i calcoli relativi alle superfici degli Ambiti di Trasformazione per il Comune di Malonno.

276 Compensazioni e mitigazioni Gli strumenti di bilanciamento (compensazione e mitigazione) sono fattori importanti che il Rapporto Ambientale deve valutare e definire. La compensazione è un meccanismo che a fronte di un impatto negativo misurabile su di una matrice (causato da una strategia), conduce ad un contributo positivo (sempre strategico) equivalente sulla stessa o altra matrice non necessariamente coincidente nello spazio (e per alcuni aspetti anche nel tempo). Il concetto è che ad un possibile impoverimento ambientale “necessario”, corrisponda almeno pari o superiore capacità ecologica ed energetica del territorio trasformato. Sono chiaramente da preferire compensazioni ad effetto sovrastrutturale rispetto a quelle di limitato respiro e relegate ad aspetti contingenti. La mitigazione è invece quell’insieme di opere, interventi, regolamentazioni (a carattere specifico) che, applicate a una matrice, sono sufficienti ad annullare l’impatto ambientale su quella stessa matrice dovuto alla scelta pianificatoria. Di seguito si riporta un elenco di interventi generali di mitigazione, alcuni di essi sono presi in considerazione nel Rapporto Ambientale. Matrice Mitigazione

Qualora si tratti di un intervento potenzialmente critico per le emissioni prodotte: - Si accorderà preferenza ad alternative di intervento che richiedono l’uso di combustibili intrinsecamente meno inquinanti; - Si accorderà preferenza ad alternative di intervento che minimizzino le quantità di combustibile utilizzato; - Si accorderà preferenza ad alternative di intervento che prevedono livelli minori di traffico ATMOSFERA indotto; - Si utilizzeranno, ove necessario, barriere (ad esempio con vegetazione) tra i punti di emissione e i bersagli ambientali sensibili in cui le emissioni potrebbero essere critiche; - Quando si prevedano ricadute potenzialmente significative di sostanze pericolose in aree circostanti ove vi siano attività agricole con prodotti direttamente o indirettamente destinati all’alimentazione umana, può essere necessario prevedere la possibilità di modifiche nell’uso dei suoli circostanti (ad esempio la trasformazione in colture che non danno prodotti alimentari). Qualora si tratti di un intervento potenzialmente critico in relazione a modifiche dei flussi idrici: - Si eviterà, per quanto possibile, la localizzazione in siti ad elevata sensibilità intrinseca (es. corsi d’acqua sede di un’ittiofauna pregiata); - Si eviterà, per quanto possibile, la localizzazione in siti con situazioni già critiche (es. corsi d’acqua pregiati con portate critiche in periodi particolari). Qualora si tratti di un intervento potenzialmente critico per gli scarichi inquinanti prodotti: ACQUE - Si favoriranno tecnologie che minimizzino le quantità di acqua usata, anche attraverso SUPERFICIALI adeguate azioni di riciclo; - Si favoriranno tecnologie che a parità di prodotto utilizzino sostante meno pericolose; - Si prevedranno impianti di depurazione atti a garantire bassi livelli di concentrazioni inquinanti in uscita; - Ove è possibile variare i materiali utilizzati, saranno privilegiati materiali che contengono quantità minori di sostanze intrinsecamente pericolose; - Si eviteranno o comunque si minimizzeranno le deviazioni temporanee dei corsi d’acqua. Qualora si tratti di un intervento comportante effetti critici in relazione alle possibili infiltrazioni nel sottosuolo di sostanze pericolose: - Si eviterà la localizzazione in siti ad elevata sensibilità intrinseca (ad esempio ove vi siano falde ACQUE acquifere a poca profondità, immediatamente a monte di pozzi a fini idropotabili, ecc.); SOTTERRANEE - Si localizzerà preferenzialmente in siti ove i margini di ricettività ambientale siano relativamente elevati; - In tutti questi casi si provvederà affinché nel passaggio, gli automezzi trasportanti i materiali pericolosi non rilascino materiali inquinanti su aree sbancate senza protezione. SUOLO Qualora si tratti di un intervento potenzialmente critico per i possibili effetti sul suolo: - Si eviterà, per quanto possibile, la localizzazione su suoli ad elevata sensibilità intrinseca;

277 - Si eviterà, per quanto possibile, la localizzazione su suoli in condizioni attuali di criticità; - Qualora si preveda il taglio della vegetazione arborea si manterrà, per quanto possibile, la vegetazione erbacea sottostante al fine di limitare i rischi di erosione dei suoli; - Qualora si preveda l’asportazione di strati superficiali di suolo, si provvederà alla rapida ricostituzione di uno strato erbaceo capace di accelerare la pedogenesi; - Qualora si possano creare zone di ruscellamento incontrollato o di ristagno delle acque, si provvederà alla realizzazione di canali di drenaggio che permettano un corretto deflusso delle acque meteoriche; - Laddove esistano rischi di incendio, si cureranno i rapporti tra la rete viaria e le piazzole di sosta ed i siti potenzialmente esposti; si potrà inoltre realizzare una rete parafuoco e predisporre un sistema efficiente di intervento; - Si curerà la manutenzione delle canalette di drenaggio al fine di evitare ruscellamenti incontrollati di acque meteoriche; - Si effettueranno operazioni contestuali all’intervento volte ad aumentare i margini di ricettività ambientale (ad esempio azioni volte alla ricostituzione di suoli fertili); - Si effettuerà la scelta dell’alternativa progettuale che minimizza i consumi di suolo; - Si effettuerà la scelta dell’alternativa progettuale che minimizza la ricaduta al suolo di microinquinanti (vedi la scheda “aria”). Qualora si tratti di un intervento potenzialmente critico per gli effetti sul sottosuolo: - Si eviterà, per quanto possibile, la localizzazione in siti ad elevata sensibilità intrinseca; - Si eviterà, per quanto possibile, la localizzazione in siti già critici (ad esempio su versanti instabili, con frane in atto, ecc.); - Si sceglieranno per l’intervento in progetto le tecnologie di base che minimizzano, a parità di prodotto e di altre condizioni al contorno, le interferenze indesiderate (il consumo di materiali di cava e di cemento armato); - Ove necessario il progetto dovrà prevedere il consolidamento dei versanti con tecniche SOTTOSUOLO appropriate. Pur nel rispetto dei necessari livelli di sicurezza, tali tecniche dovranno minimizzare il consumo di cemento armato e di materiali di cava. Dovranno essere sfruttate, per quanto possibile, le tecniche dell’ingegneria naturalistica e si dovrà provvedere ad un corretto inserimento nel paesaggio; - Ove necessario il progetto dovrà prevedere opere di salvaguardia idraulica delle sponde di corsi d’acqua con tecniche appropriate. Pur nel rispetto dei necessari livelli di sicurezza, tali tecniche dovranno minimizzare il consumo di cemento armato e di materiali di cava. Dovranno essere sfruttate, per quanto possibile, le tecniche dell’ingegneria naturalistica e si dovrà provvedere ad un corretto inserimento nel paesaggio. Qualora si tratti di un intervento potenzialmente critico per i possibili effetti sulla vegetazione o sulla flora: - Si eviterà, per quanto possibile, la localizzazione in siti ad elevata sensibilità intrinseca per la flora (con presenza di specie rare e/o minacciate, ecc.); - In sede di localizzazione degli interventi si utilizzeranno criteri che minimizzeranno i consumi di vegetazione naturale, in particolare boschiva; - Si adotteranno le tecnologie in grado, a parità di altre condizioni, di minimizzare le VEGETAZIONE interferenze indesiderate (il consumo di habitat di specie significative); E FLORA - Laddove l’intervento comporti comunque l’eliminazione di aree a vegetazione naturale, si provvederà a ricostituire unità vegetazionali equivalenti (o migliorative) nell’ambito del medesimo territorio. Si avrà di regola cura di utilizzare per tali operazioni specie autoctone; - Qualora la situazione preesistente all’intervento sia caratterizzata da un’elevata povertà floristica che sarà aggravata dall’intervento stesso, potranno essere prese in considerazione azioni di riequilibrio condotte contestualmente all’intervento in progetto volte ad abbassare i livelli di criticità esistenti, ed a fornire quindi maggiori margini di ricettività ambientale per l’accoglimento dell’intervento (ad esempio creazione di nuove aree di vegetazione naturale). Qualora si tratti di un intervento potenzialmente critico per gli effetti sulla fauna: - Si eviterà, per quanto possibile, la localizzazione in siti ad elevata sensibilità intrinseca (ad esempio siti con presenza di fauna rara e/o minacciata, ecc.); FAUNA - Si adotteranno le tecnologie in grado, a parità di altre condizioni, di minimizzare le interferenze indesiderate; - Nei casi in cui interventi in grado di provocare elevati disturbi siano previsti vicino a zone in cui è presente fauna pregiata e sensibile, si potranno realizzare protezioni intermedie (ad esempio mediante fasce di arbusti fitti, o opportune recinzioni);

278 - Laddove l’opera comporti interruzioni della continuità del territorio in grado di pregiudicare spostamenti obbligati di specie significative si provvederà a realizzare corridoi artificiali in grado di consentire tali spostamenti; si potrà ad esempio avere la necessità di garantire corridoi per il passaggio degli ungulati (caprioli), ecc. in ambienti collinari o montani, o attraversamenti di strade per il raggiungimento delle zone umide di riproduzione da parte di anfibi, o scale di risalita per l’ittiofauna ove si prevedano sbarramenti di corsi d’acqua; - Qualora la situazione preesistente all’intervento sia caratterizzata da un’elevata povertà della fauna che rischia di essere aggravata dall’intervento stesso, potranno essere prese in considerazione azioni di riequilibrio condotte contestualmente all’intervento in progetto volte ad abbassare i livelli di criticità esistenti, ed a fornire quindi maggiori margini di ricettività ambientale per l’accoglimento dell’intervento (ad esempio creazione di rifugi o di habitat in grado di richiamare e mantenere nuova fauna). Qualora si tratti di un intervento potenzialmente critico per gli effetti sugli ecosistemi: - Si eviterà, per quanto possibile, la localizzazione in siti ad elevata sensibilità intrinseca (zone umide, boschi di protezione, ecc.); ECOSISTEMI - Si eviterà, per quanto possibile, la localizzazione in siti con livelli già critici di inquinamento; - Si localizzerà preferenzialmente in siti ove i margini di ricettività ambientale siano ancora elevati; - Si adotteranno le tecnologie in grado, a parità di altre condizioni, di minimizzare le interferenze indesiderate. Misure specifiche di mitigazione possono attenuare i livelli di impatto dovuti al traffico, tra queste: MOBILITA’ - Sistemi di regolazione dei flussi di traffico; - Incentivazione viabilità ciclabile urbana. Qualora il progetto preveda un intervento potenzialmente critico per l’elevata produzione di inquinamento acustico: - Si eviterà, per quanto possibile, la sua localizzazione in aree dove possano essere presenti nelle immediate vicinanze zone particolarmente sensibili; - Si eviterà, per quanto possibile, la sua localizzazione in aree dove già esiste un certo livello di inquinamento acustico, tale da far superare il livello critico; - Si dovranno prevedere una serie di interventi attivi, cioè intervenendo direttamente sulle sorgenti al fine di ridurre il più possibile le emissioni da parte delle stesse, agendo cioè sulle loro strutture o sul loro modo di impiego; qualora l’intervento precedente non risulti sufficiente a creare un’area idonea per l’insediamento preesistente, si dovranno prevedere interventi passivi, studiando e realizzando tutti i sistemi che RUMORE possano ostacolare la propagazione del rumore dalla sorgente al disturbato, come: - Barriere antirumore artificiali specificatamente realizzate, di vario tipo; - Fasce di vegetazione di dimensione e composizione opportuna, con una fogliazione il più estesa possibile, eventualmente integrata da cespugli e con essenze il più possibile durature nell’arco stagionale; - Creazione di fasce di rispetto con successione di edifici che, a partire dalla sorgente, hanno occupanti che nella loro attività risultino via via meno disturbabili, che facciano da barriera ad aree più interne da proteggere; - Si dovrà poi in fase di progetto di aree edificabili, nei dintorni di opere rumorose, provvedere ad una più opportuna distribuzione dei locali, prevedendo una sistemazione di quelli dove si fanno attività manuali verso la sorgente e dove si fanno attività intellettuali o destinate al riposo, sul fronte opposto, utilizzando materiali opportuni e ricorrendo a tale fine a modelli di previsione dei livelli previsti. Qualora si tratti di un intervento comportante effetti potenzialmente critici a causa dell’emissione di radiazioni non ionizzanti: - Si eviterà, per quanto possibile, la localizzazione in siti ad elevata sensibilità intrinseca alle RADIAZIONI radiazioni non ionizzanti; NON - Si eviterà, per quanto possibile, la localizzazione in siti con livelli già critici di radiazioni non ionizzanti; IONIZZANTI - L’uso di opportune schermature in sede di impianto potrà essere previsto per la riduzione delle radiazioni non ionizzanti alla sorgente; - Si potranno anche prevedere, in determinati casi, barriere specificamente interposte tra la sorgente ed i bersagli potenziali.

279 30 Piano di monitoraggio35

La VAS prevede l’avvio di un sistema di monitoraggio dei caratteri territoriali (ambientali, sociali ed economici) finalizzati ad una lettura critica ed integrata dello stato del territorio e delle dinamiche in atto. Gli indicatori scelti per il monitoraggio appartengono a due categorie.  La prima riguarda quegli indicatori che si configurano come “indici di stato” cioè parametri che sono in grado di descrivere una condizione del territorio, indipendentemente dagli impatti diretti o indiretti del PGT. Questi indicatori possono essere associati anche ad un obiettivo quantitativo del piano e il valore assunto a mano a mano che il piano si attua può mostrare la possibilità di raggiungere l’obiettivo medesimo. Tra questi vi sono gli indicatori di qualità delle acque superficiali e sotterranee che consentiranno di valutare l’evoluzione dello stato di fatto ambientale, ma anche le diverse reti di monitoraggio delle varie realtà impattanti presenti sul territorio.  La seconda categoria riguarda gli indicatori che sono in grado di descrivere uno stato qualitativo delle componenti territoriali prese in esame dalla VAS. Questi indicatori possono inoltre essere utili per valutare i reali effetti degli interventi previsti dal PGT. In questa categoria rientrano gli indicatori relativi all’uso del suolo (aree di cava, aree urbanizzate, aree boscate, ecc.) e gli indicatori demografici. Per il monitoraggio delle varianti di pianificazione territoriale imposte a livello sovralocale si farà riferimento alle diverse reti di monitoraggio previste. Nella tabella seguente vengono riepilogati gli indicatori e i punti di monitoraggio che si prevede di utilizzare nell’ambito della valutazione del PGT

35 Per maggiori e dettagliati approfondimenti vedere il Rapporto di monitoraggio

280 ELENCO INDICATORI Indicatore Descrizione Raccolta dei dati disponibili presso il sistema di monitoraggio regionale e provinciale Acque superficiali relativamente ai diversi corsi d’acqua naturali e artificiali. Si prevede di raccogliere i dati con cadenza annuale. Raccolta dati disponibili presso l’Amministrazione Comunale relativamente ai pozzi e sorgenti presenti sul territorio comunale, sfruttando le analisi che si devono realizzare come Acque sotterranee monitoraggio periodico. Si prevede di raccogliere i dati con cadenza annuale. Suolo e sottosuolo Caratterizzazione analitica dei terreni. Raccolta dei dati disponibili presso la rete di monitoraggio ARPA della qualità dell’aria, Qualità aria relativamente alle centraline di monitoraggio ubicate nei comuni limitrofi. Si prevede di raccogliere i dati con cadenza annuale. Raccolta dei dati relativamente alle infrastrutture presenti sul territorio (S.S. n.39 del Passo Rumore dell’Aprica). I dati verranno raccolti quando disponibili. I dati relativi all’andamento demografico verranno raccolti annualmente sulla base dei dati Istat e analizzati sulla base del seguente rapporto: Crescita demografica (abitanti anno in corso – n. ab. Anno precedente) * 100 abitanti anno in corso Raccolta ed analisi dei dati relativamente alla produzione di rifiuti raccolti annualmente per Rifiuti l’Osservatorio Rifiuti. % di raccolta differenziata Valutazione dell’andamento di consumo di suolo agricolo sul territorio comunale. L’analisi delle superfici verrà realizzata ogni 5 anni. Consumo di suolo Aree urbanizzate (Km2) Superficie comunale (Km2) Valutazione dell’andamento delle aree boscate sul territorio comunale. L’analisi delle superfici verrà realizzata ogni 5 anni. Nuove aree a verde Superficie boscata e arbustiva (Km2) Superficie comunale (Km2) Per valutare l’espansione della rete ciclopedonale verrà analizzato il seguente indicatore, ogni Dotazione piste 5 anni. ciclabili Percorsi attrezzati (Km)

Gli esiti dei dati raccolti verranno pubblicati annualmente a cura dell’Amministrazione Comunale.

ELENCO TAVOLE RAPPORTO AMBIENTALE – PGT – COMUNE DI MALONNO (BS)

TAV 1 Uso del suolo e sistema ambientale TAV 2 Criticità ambientali TAV 3 Elementi di sensibilità ambientale

281 Tutte le modifiche effettuate nel Documento di Scoping a seguito della prima Conferenza di VAS (28/11/2012), della messa a disposizione del Documento di Piano (03/01/2014), della seconda (12/02/2014) e della terza Conferenza di VAS (19/03/2014) sono state riportate integralmente all’interno del Rapporto Ambientale.

APPROVAZIONE DEFINITIVA PGT

Le modifiche apportate in fase di approvazione, sia riferite all’accoglimento delle osservazioni che al recepimento dei pareri di cui agli enti, non hanno modificato in senso peggiorativo quanto già emerso in sede di VAS, trattandosi di riduzioni di ambiti edificabili.

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