ALIA An t r opologia di una comunità de l l’ e n t r oterra siciliano

A cura di Brunetto Chiarelli, Renzo Bigazzi, Luca Sineo

MEDICAL BOOKS

ALIA An t r opologia di una comunità de l l’ e n t r oterra siciliano

A cura di Brunetto Chiarelli, Renzo Bigazzi, Luca Sineo

MEDICAL BOOKS Alia : Antropologia di una comunità dell’entroterra siciliano / a cura di Brunetto Ch i a r elli, Ren z o Bigazzi, Luca Sin e o . – Fire n z e : Fire n z e university press ; : Medical Books, 2002. – 95 p. : ill. ; 28 cm.

ISBN 88-8453-036-9 ISBN 88-8034-034-4 573.6 (ed. 20.) 1 Antropometria – Alia 2 Alia – Biodemografia I Titolo II Chiarelli, Brunetto

L’edizione elettronica di questa pubblicazione è disponibile su: http://epress.unifi.it

Il volume è stato pubblicato con il contributo del Comune di Alia.

Precedentemente pubblicato a stampa da Medical Books, 2002 © 2002 by Firenze University Press

Firenze University Press Borgo Albizi, 28 50122 Firenze http://e-press.unifi.it email: [email protected]

Printed in Italy Indice

Presentazione, 7 Brunetto Chiarelli

Capitolo 1 Alia: storia di un paese, 11 Guccione I.

Capitolo 2 Le vittime dell’epidemia di colera del 1837: note di biologia scheletrica, 15 Bigazzi R., Crisafulli R., Lazzerini L., Tartarelli G.

Capitolo 3 Studio biodemografico della popolazione di Alia nel XIX secolo, 21 De Iasio S., Guccione I., Tulumello S., Bigazzi R.

Capitolo 4 Analisi demografica delle crisi di mortalità: l’epidemia di colera del 1837, 37 Bigazzi R., Torres Joerges X., Tulumello S., De Iasio S.

Capitolo 5 Alia: alcune considerazioni di antropologia molecolare, 43 Vona G., Ghiani M.E., Vacca L., Mameli G.E., Succa V., Calò C.M.

Capitolo 6 Studio delle immunoglobuline e delle emoglobine nella popolazione di Alia, 51 Cerutti Giorza N., Rabino Massa E.

Capitolo 7 Il colera e la fibrosi cistica: cosa accomuna due patologie così diverse?, 63 Sineo L.

Capitolo 8 Analisi genetica di popolazioni storiche: il caso di epidemia colerica ad Alia, 67 Bramanti B.

5 Capitolo 9 Il museo etnoantropologico di Alia, 73 Cedrini R.

Capitolo 10 “Le cose importanti della mia età”. Un esperimento fotografico per la popolazione giovanile del territorio di Alia, 79 Chiarelli C., Tartarelli G.

Docenti dei Campi Scuola di Alia (1996-2000), 93

Eventi correlati con le ricerche antropologiche in corso ad Alia, 95

6 Presentazione

Sono trascorsi più di sei anni da quando il Sindaco di Alia, Gaetano D’An- drea, si mise in contatto con il Dipartimento di Biologia di Palermo chiedendo la disponibilità di un esperto per un sopralluogo alla “grotta del Cimitero Vecchio”, situata appena fuori del paese. Nella primavera del 1995, durante i lavori di risanamento del muro che ne chiudeva l’ingresso, erano difatti tornati alla luce i resti scheletrici delle vittime dell’epidemia di colera del 1837, qui frettolosamente inumati. Tramite il compianto professor Goffredo Cognetti fui personalmente interes- sato della faccenda, in quanto allora docente incaricato di Antropologia presso la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali di Palermo. Inviai pertanto un gruppo di miei giovani collaboratori dell’Istituto di Antropologia di Firenze per un primo studio: Giuseppe D’Amore, Renzo Bigazzi, Giandonato Tartarelli, Lu- ca Lazzerini, Rachel Crisafulli e Francesca Iandelli, affiancati in seguito da Anto- nio Valletta, Sara Tulumello, Xaviera Torres, Iole Guccione, Angelo Piazza, Gia- coma Brancato, Barbara Bramanti, Myrta Vianello. La prima indagine portata a termine fu quella di Rachel Crisafulli, una giova- ne italo-americana che frequentava in quel periodo il Master di Antropologia e Archeologia per la Regione Mediterranea la quale produsse un elaborato sotto forma di tesi, ora diligentemente custodito nella Biblioteca Comunale di Alia. Da quel momento il progetto Alia si è sviluppato senza sosta, analizzando l’e- voluzione biologica della popolazione aliese mediante le metodologie di studio ti- piche di differenti discipline antropologiche quali la biologia scheletrica, la gene- tica di popolazione, la biodemografia. Assieme a studiosi dell’ Un i versità di Firenze hanno lavorato e stanno tuttora compiendo le loro ricerche esponenti delle Università di Palermo, Parma, Cagliari, Torino e Göttingen. Le quattro edizioni del Campo Scuola di Alia, la mostra “Antropologia ad Alia”, la realizzazione del Museo Antropologico e di quello Etno-Antropologico, il rior- dino dell’Archivio Storico, il XII Congresso dell’Associazione Antropologica Ita- liana, i cicli di conferenze e un concorso fotografico, sono solo alcuni degli even- ti che hanno visto Alia al centro dell’ i n t e resse antropologico nazionale ed internazionale. Momenti in cui il paese è stato felicemente “invaso” da giovani studenti ed affermati ricercatori, italiani e stranieri, in cui tra la popolazione e gli ospiti si è creato un legame umano che spero rimanga a lungo impresso nel ri- cordo di tutti. A tal proposito vorrei esprimere un apprezzamento particolare e personale a Tanino D’Andrea, artefice dell’attuale trasformazione di Alia. Da piccolo centro agricolo delle Madonie con forte tendenza emigratoria negli anni del suo man- dato, Alia è diventata “città giardino”. Anche il viandante più distratto che tran- sita sull’antica strada che da Palermo conduce a Catania, passando per il bivio che

7 si inerpica verso Alia se ne rende conto. L’accesso alla strada è curato con piante da giardino che destano interesse anche al turista più sbadato. Cura di insiemi e di particolari che si apprezza ancor più all’interno dell’abitato, in cui il contrasto architettonico fra i palazzi residenziali pre-bellici e le costruzioni abitative post- belliche viene smorzato da angoli con giardini pubblici e piccoli monumenti. Una tendenza all’ordine e alla cura non sempre presenti in altri contesti urbani siciliani o anche nazionali. In questi anni Alia si è anche dotata di una piscina co- perta e di un eliporto, attrezzature di tutto rispetto per una cittadina nelle Ma- donie a 70 km da Palermo. La recente gestione comunale ha inoltre incentivato il turismo, con la crea- zione di case-albergo e l’attivazione di agriturismi, con la valorizzazione dell’arti- gianato (i meravigliosi ricami) e dei prodotti locali. Importante è poi l’attività culturale promossa ad Alia e l’incentivazione del turismo congressuale, il tutto c o r redato da un’attività editoriale di tutto rispetto, frutto anche della passata esperienza giornalistica di Tanino D’Andrea. Alcuni dei titoli pubblicati con gli auspici del Municipio di Alia sono il volume di Liborio Guccione “Giorni vissu- ti come fossero anni”, “Gioie e lacrime: il Brigantaggio in Sicilia” di Lucio Dra- go Salemi, “Con la patria nel cuore” di Matteo Teresi; letture queste che permet- tono di addentrarsi nell’animo degli Aliesi e nella profondità dei sentimenti del popolo siciliano. Questa, unitamente a pubblicazioni sulla storia di Alia e dei suoi resti archeologici, nonché alla promozione di concorsi letterari, hanno fatto di Alia un centro di attrazione culturale di rilievo a livello regionale e internaziona- le. L’amministazione comunale non ha infatti trascurato gli Aliesi emigrati in paesi diversi (Stati Uniti e Nord Europa); una fitta rete di contatti lega Alia ai suoi figli migrati per necessità in terre lontane. Nel chiudere questa presentazione voglio sottolineare la collaborazione, oltre che dell’amministrazione tutta e di Don Antonino Di Sclafani, dei signori Gioia di Fontanamurata, della contessa Stella Maurigi e dei signori Rinchiuso dell’A- griturismo Villa Dafne, che con il loro gentile sostegno hanno facilitato molte volte il nostro stare ad Alia e ai quali va la nostra gratitudine. Desidero inoltre rin- graziare Daniela Carrillo per il fattivo contributo alla revisione di questo volume. Niente di questo e di altre cose antropologiche sarebbe stato possibile fare senza l’acuto, accorto e silenzioso aiuto del compianto collega Goffredo Cognetti e al- l’entusiasmo e alla disponibilità di Nino Cardella. Alla memoria di entrambi, con il consenso dei contributori, dedico questo volume, la cui realizzazione vuole es- sere principalmente un ringraziamento a tutta la gente di Alia da parte di coloro che per più tempo hanno avuto la fortuna di lavorarvi accanto.

BRUNETTO CHIARELLI

8 Dedica di B. Chiarelli a Tanino D’Andrea e alla popolazione di Alia

Un sindaco come Tanino D’Andrea, Alia avrebbe dovuto inventarlo se non fosse esistito realmente! Da piccolo centro agricolo delle Madonie con forte tendenza emi - gratoria negli anni del suo mandato, Alia è divenuta “città giardino”. Anche il vian - dante più distratto che transita sull’antica strada che da Palermo conduce a Catania, t ransitando per il bivio che si inerpica verso Alia se ne rende conto. L’accesso alla stra - da è curato con piante da giardino che destano interesse anche al turista in tra n s i t o. Cu ra di insiemi e di particolari che si apprezza ancor più addentrandosi all’ i n t e rn o d e l l’abitato il cui contrasto architettonico fra i palazzi residenziali pre-bellici e le co - s t ruzioni abitative post-belliche viene smorzato da angoli con giardini pubblici e piccoli monumenti. Una tendenza all’ o rdine e alla cura non sempre presenti in altri contesti urbani siciliani o anche nazionali. In questi anni Alia si è anche dotata di una piscina coperta e di un eliport o, attre z z a t u re di tutto rispetto per una cittadina a 70 km da Pa l e rm o. Ma la gestione di Tanino D’ An d rea non si è limitata alla valorizzazione abi - t a t i va della città con l’ i n c e n t i vazione di case-albergo, dell’ a rtigianato locale, con la valorizzazione dei prodotti locali e l’ a t t i vazione di agriturismi; importante è l’ a t t i - vità culturale e l’ i n c e n t i vazione del turismo congressuale, il tutto corredato da un’ a t - tività di stimolazione editoriale di tutto rispetto, frutto anche della sua passata espe - rienza giorn a l i s t i c a . Alcuni dei titoli pubblicati con gli auspici del Municipio di Alia sono il volume di Liborio Guccione “Gi o rni vissuti come fossero anni”, “Gi o i e e lacrime: il Brigantaggio in Si c i l i a” di Lucio Drago Salemi, “Con la patria nel cuo - re” di Matteo Te resi; letture queste che permettono di addentrarsi nell’animo degli Aliesi e nella profondità dei sentimenti del popolo siciliano. Questa, unitamente a pubblicazioni sulla storia di Alia e dei suoi resti archeologici, nonché alla pro m o - zione di concorsi letterari, hanno fatto di Alia un centro di attrazione culturale di r i l i e vo a livello regionale e intern a z i o n a l e . Tanino D’ An d rea infatti non ha tra s c u - rato gli Aliesi emigrati in paesi diversi (Stati Uniti e No rd Eu ropa); una fitta re t e di contatti lega Alia ai suoi figli migrati per necessità in terre lontane; e questo è quanto dovuto a Tanino D’An d re a .

Capitolo 1 ALIA: STORIA DI UN PAESE

GUCCIONE I. Laboratori di Antropologia, Dip. Biologia Animale e Genetica, Università degli studi di Firenze

Alia è un paese rurale di circa 4000 abitanti, si- denominazione prevalse in maniera definitiva fin- tuato sulle pendici occidentali delle Madonie a circa chè rimase la forma più semplice di “Alia” o “Co- 700m sul livello del mare. La sua superficie, che ha mune di Alia”. La locuzione originaria ha avuto e un ’estensione di 45,67 Kmq, confina con i comuni continua ad avere maggiore resistenza nella parla- di , Mon t e m a g g i o r e, e ta dialettale del luogo e dei centri vicini. Ca s t ro n o vo. L’insediamento viene citato sin dal 117 Lalia sicuramente non nacque sotto buoni au- d.C. ma comincia ad essumere dimensioni di abita- spici: la peste si era diffusa da Tunisi a Trapani at- to solo alla fine del 1200. Nel 1366 il feudo diven n e traverso un veliero con a bordo alcuni contagiati, pr oprietà di Rainaldo Cri s p o . Tornò ad essere consi- si era propagata nella Val di Mazara e aveva co- derato come casale all’inizio del secolo XVI, sempre minciato a colpire Palermo. Nell’estate del 1624 la sotto il protettorato della famiglia Cri s p o . Solo nel situazione era estremamente grave. L’epidemia si 1600, si consolidò un ver o e proprio abitato. diffuse subito a e così via fino a rag- A questo periodo si fanno risalire le origini so- g i u n g e re i paesi intorno al feudo di Lalia. Gr a- cio-economiche del paese quando Pietro Celestri, dualmente la peste si esaurì e, solo nel 1627, ven- barone e marchese di Santa Croce, figlio di Giovan nero chiusi ufficialmente i lazzaretti. Battista XIII, supremo reggente del Consiglio d’I- Nei primi decenni, dunque, la situazione eco- talia a Madrid, ebbe in dote il feudo di Lalia per- nomica non fu molto florida, pur tuttavia non esi- ché sposò la “nobile donzella” Francesca Cifuentes stevano casi di estrema miseria. I fondatori, allo Imbarbara. La famiglia Imbarbara, molto influen- scopo di incrementare la colonizzazione, fecero di te anche nel resto della Sicilia, lasciò un segno sul- tutto per mettere gli immigrati nelle condizioni di le terre di Lalia che, per tutta una serie di matri- sfamarsi e di conserva re qualcosa per affro n t a re moni e di discendenze, re s t a rono sotto la loro eventuali periodi difficili. amministrazione per parecchi anni). L’economia di Alia era prevalentemente agrico- Nel 1617 donna Francesca, rimasta ve d ova , la, venivano coltivati grano, mandorli e viti, ma prese l’investitura del feudo e, nel 1623, a cinque anche cereali e legumi; estesi appezzamenti di ter- anni dalla morte del marito, ottenne il regio per- reni dei vari latifondi vicini venivano utilizzati a messo (dal Re Filippo III) di poter fabbricare il pascolo. L’allevamento portò una discreta produ- paese che fu costruito e popolato dai marchesi di zione casearia malgrado non vi fossero dei veri e Santa Croce. propri caseifici. Oltre all’allevamento dei bovini, Il paese, per circa due mesi, rimase sotto la giu- equini ed ovini, era da tempo conosciuta, anche se risdizione di baroni e marchesi che, essendo titola- in proporzioni limitate, l’apicoltura. Infatti nelle ri del feudo in cui furono costruite le prime case, campagne si trovano molti piccoli alveari, con fi- erano riconosciuti “signori” del borgo e, in quanto scelli preadamitici: uno splendido alveare fu im- tali, esercitavano il loro potere sugli abitanti e sui piantato, un tempo, dal cav. Guccione Gioacchino forestieri che vi si trovassero di passaggio. in Porcheria, una delle più belle tenute della sua vi- Il comune prese il nome di Feudo di Lalia, ma stosa proprietà terriera. presto cominciò ad imporsi nell’uso corrente la de- Il commercio, basato dunque sul grano e so- nominazione di “Terra dell’ A l i a” per indicare in prattutto sul formaggio, era controllato dai grossi maniera specifica il centro abitato. In seguito, tale proprietari, che ne decidevano la destinazione e i

11 prezzi; il resto della popolazione viveva in condi- no malnutriti e denutriti e vivevano in piccoli ter- zioni di miseria. reni in subaffitto. La religione ebbe un ruolo fondamentale nella Al di sotto di tutti esisteva un ceto senza nome formazione di una prima coscienza comunitaria che veniva chiamato “dei miserabili”; praticavano tra gli originari abitanti. Un aspetto che, durante i i lavori più umili, vivevano in condizioni igienico secoli XVII e XVIII, risultò rilevante per la na- - sanitarie pessime e ciò li esponeva spesso a note- scente vita comunale di Alia, fu che i sacerdoti, ol- voli rischi di infezione. tre al loro principale compito spirituale, svolgeva- Anche in questo estremo lembo d’Italia, dove no un vero e proprio servizio burocratico e sociale non giungevano emissari rivoluzionari, per la di- a favo re del borgo: le registrazioni di battesimi, stanza della capitale dell’isola e per le vie allora matrimoni, morti. inaccessibili e pericolose, covava l’odio contro la Me n t re in Francia, dopo la Rivoluzione del dominazione borbonica e si cospirava segretamen- 1789, si assisteva allo spez zettamento delle pro- te per abbatterla. prietà nobiliari ed ecclesiastiche con il declino del “L’ i n s u r r ezione della plebe, ispirata alle idee regime feudale e all’incremento della piccola pro- dell’89, era intesa come guerra di sterminio contro prietà contadina, in Sicilia tutto rimaneva immu- i cosidetti “galantuomini”, perciò, nei piccoli co- tato. Le sorti della Sicilia erano sempre nelle mani muni, come Alia, degenerò in rivolta contro le dell’aristocrazia terriera, ossia dei baroni e dei mar- persone” (Cardinale C.L., 1995). Nel 1820 fu as- chesi, i quali possedevano immense distese di ter- salita la casa del giudice distrettuale e, con un in- reno e godevano di ogni tipo di privilegio. cendio, venne distrutto quasi totalmente l’archivio La terra dell’Alia conobbe inoltre il tipico feno- comunale cancellando così una preziosa docu- meno dei “gabellotti” che fu comune in Sicilia a mentazione sul passato della comunità; nel 1837, quasi tutti i paesi feudali. Negli ultimi tempi, an- Alia fu colpita dall’epidemia di “cholera morbus” che i baroni del luogo preferirono la vita di città a (che, per la provenienza venne chiamato “c o l e r a quella monotona e disagiata dei latifondi. asiatico”) provocando centinaia di vittime. Da lu- Le terre vennero, quindi, affittate mediante ga- glio a novembre si contarono più di trecento mor- belle ad imprenditori che, subaffittandole a conta- ti (Re g i s t ro defunti 1837) e alcune famiglie si dini, ricavarono grossi guadagni: ai baroni davano estinsero completamente. poco e dai contadini pretendevano molto. Questi Alia, come quasi tutti i comuni della Sicilia, non ultimi vive vano miseramente guadagnando, con era in grado di affron t a r e adeguatamente un’e p i d e - grossi sacrifici, quel minimo indispensabile per so- mia di quella gravità. Non esistevano fognature, re- pravvivere. Naturalmente il canone era fisso e non te idrica, strade e quegli accorgimenti necessari per in rapporto alla produzione dell’annata; per cui, b l o c c a re o ridurre le conseguenze dell’ e p i d e m i a . spesso, erano costretti a chiedere dei prestiti ad Per l’occasione, fu utilizzata come fossa comune usurai o agli stessi gabellotti. una grotta naturale che gli aliesi, in rispetto ai de- Il passaggio da terra dell’Alia a comune di Alia e, funti, denominarono “ca m p o s a n t o ” e che, in segui- cioè, da paese feudale a paese demaniale, non cam- to, per distinguerlo dal cimitero in contrada “San - biò la situazione per la maggior parte degli aliesi. t u z z i”, lo chiamarono e continuano a chiamarlo Coloro che occupavano la posizione sociale ed “camposanto vec c h i o ”; “me n t r e il colera imperver - economica più agiata presero il posto della nobiltà sa v a tremendamente, mietendo centinaia di vitti- controllando l’economia del paese: era il cosiddet- me, con la scusa di invei r e contro coloro che l’i - to ceto dei “borgesi” che rappre s e n t a va la classe gnorante plebaglia cred e v a autori del fatale morbo media del paese; accanto a questi ultimi comincia- asiatico, armata questa di pietre, di randelli e di fu- vano ad emergere gli artigiani, che dive n t a ro n o cili, fece scempio di parecchi innocui concittadini sempre più numerosi. In aumento erano anche i e funzionari dello Sta t o ” (Cardinale C.L., 1995). “letterati” (Guccione E., 1991), anche se il nume- I moti del 1848, scoppiati a Palermo il 12 gen- ro rimase sempre ristretto, ai quali si possono as- naio, contagiarono molti comuni della Sicilia e an- s o c i a re i preti che appart e n e vano anch’essi alle che il popolo aliese insorse bruciando le carte del- classi più abbienti, così come i “g a l a n t u o m i n i” la polizia e della giustizia e mettendo in fuga i (“notabili” ed impiegati municipali). pochi agenti borbonici che si trovavano in paese. I contadini, che costituivano la maggioranza “Alla vigilia del passaggio dai Borboni ai Savo i a della popolazione nella classe sociale inferiore, era- av v enuto, come è noto, dopo la discesa dei Mil l e *,

12 con il plebiscito del 21 Ott o b r e 1860, tramite il Lo storico castronovese L. Tirrito (1873) crede quale i sudditi del Regno delle due Sicilie espres s e r o che risalgano all’epoca delle abitazioni trogloditi- la volontà di annessione al Regno di Vittorio Ema - che e che poi, dopo il decreto di espulsione gene- nuele, le condizioni di Alia erano quelle di un tipico rale degli Arabi dalla Sicilia, fossero state occupate paese rurale medioevale, in cui mancavano ancora i dai Saraceni, i quali ne fecero il centro del casale necessari servizi pubblici quali le fognature, la con- della Gurfa. duttura dell’acqua potabile, strade interne accessibi- “Altri credono, partendo dal concetto che i tro- li, vie esterne di collegamento con le arterie princi- gloditi (essendo popolo primitivo e perciò man- pali, scuole pubbliche idonee a dare una cultura o cante delle più elementari cognizioni di architet- un’ i s t r uzione professionale ai molti giovani, un col- tura e avendo l’abitudine di scavare i sotterranei legio per le ragazze” (Guccione E., 1991). Tale si- per sfuggire agli ardori del clima) non potevano es- tuazione si protrasse per buona parte del XX secolo. sere assolutamente ed avere tempo di co- Tra gli antichi casali di Alia, riveste notevo l e struire un’abitazione come quella, che è un mira- importanza il Casale della Gurfa dove sono situate bile monumento di architettura, che le grotte in le omonime grotte. A circa 5Km dal centro abita- discorso rimontino a sei settecento anni prima di to ci si trova dinanzi ad un vero e proprio monu- Cristo, quando i Raseni soggiogarono una parte mento di architettura ru p e s t re, le Grotte della dei Pelasgi e costrinsero gli altri a ritirarsi nella Tri- Gurfa, nome che in arabo significa “camera sotter- nacria, dove cercarono di nascondersi e di fortifi- ranea scavata nella roccia”. Sia per la loro posizio- carsi” (Cardinale C.L., 1995). Durante il Conve- ne strategica che per la fertilità e abbondanza di gno di studi storico – archeologici sulle Gro t t e sorgenti d’acqua delle zone circostanti, sono state della Gu rfa tenutosi nel dicembre del 1995 ad di grande attrattiva in tutti i tempi. Nei loro pres- Alia, è stata comunicata la scoperta di una iscrizio- si si sono rinvenute monete del periodo romano, ne fenicia su una delle loro pareti. Nonostante tut- bizantino e spagnolo. Non sembrano esserv i c i to, purtroppo, non si sa con certezza quale sia la tracce di iscrizioni, né all’esterno né all’interno. I loro origine e quale sia stata la loro funzione e, a vecchi narrano che un tempo si vedevano sul fron- causa degli inevitabili effetti del tempo, non è pos- tespizio dei geroglifici indecifrabili dei quali oggi sibile riconoscere i “segni” del passato. non rimane più nulla. In realtà, uno sguardo più La presenza di numerose documentazioni, il ri- approfondito rivela la presenza di alcuni segni ille- trovamento in una grotta naturale di reperti ossei gibili, corrosi dalle piogge. Essi si trovano in corri- di oltre trecento individui, vittime dell’epidemia spondenza delle aperture dall’esterno verso la scu- di colera del 1837, la presenza di un archivio di deria e verso il tempio; al di sotto di questi segni si stato civile completo e di uno parrocchiale, ha da- legge la seguente dicitura: 1767 usque 1775 e poi to il via ad una serie di ricerche nel campo delle in un altro punto il numero 1740, nelle quali epo- Scienze Antropologiche. che si crede siano stati costruiti il caseggiato e la Il progetto è nato nell’estate del 1996 e coin- chiesetta tra le cui macerie è stato trovato un fon- volge le Università di Firenze, Palermo e Parma. Al te in marmo per l’acqua benedetta datato 1741. primo camposcuola di Antropologia per lo studio “Le monete di conio romano, greco e dei tem- dei reperti ossei ne hanno fatto seguito altri tre fi- pi di Carlo V (1557) e di Filippo II (1568) en- nalizzati ad uno studio di Genetica di popolazioni, trambi “Rex Siciliae”, i diversi oggetti come il piat- Biologia Scheletrica e Biodemografia sulla popola- to, l’anello, la scimitarra, il cimelio e i sepolcreti zione aliese. che si sono rinvenuti e che continuano a trovarsi in quei dintorni e che, a quanto pare risalgono ad Bibliografia epoche diverse e lontane le une dalle altre, non danno alcuna indicazione precisa sull’origine del- AA.VV.,1995. La Gurfa e il Mediterraneo. Comune di Alia. l’antichità di tali grotte” (Cardinale C.L., 1995). Cardinale C.L., 1995. Alia, monografia in: Dizionario illu- strato dei Comuni Siciliani a cura di F. Nicotra. Comu- ne di Alia, Palermo. * Garibaldi, accompagnato da circa mille uomini, sbarcò a Marsala Guccione E., 1991. Storia di Alia 1615-1860. Sa l va t o re l’11 maggio 1860 con l’intento di annettere la Sicilia all’Italia. Il 2 Sciascia, Palermo. agosto 1862 giungeva ad Alia che, esultante, lo accoglieva festosa- mente. Pernottò in casa di Don Matteo Guccione e infatti sulla fac- Tirrito L., 1873. Sulla città e comarca di Castronovo di Si- ciata del palazzo di quest’ultimo, in ricordo di tale avvenimento, cilia, ricerche storiche, topografiche, statistiche ed eco- venne apposta una lapide (Cardinale C.L., 1995). nomiche. Tipografia Priulla, Palermo.

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Capitolo 2 LE VITTIME DELL’EPIDEMIA DI COLERA DEL 1837: NOTE DI BIOLOGIA SCHELETRICA

BIGAZZI R., CRISAFULLI R., LAZZERINI L., TARTARELLI G. Laboratori di Antropologia. Dipartimento di Biologia Animale e Genetica Università degli Studi di Firenze E-mail: [email protected]

Nella primavera del 1995, in seguito ai lavori di p u rt roppo causato la perdita di ogni connessione consolidamento del muro eretto a chiusura di un anatomica. riparo sotto roccia poco distante dal centro abita- Il materiale scheletrico, raccolto in 29 grandi to di Alia – conosciuto come Camposanto Vecchio sacchi, era frammisto a terra e calce – versata sui (fig. 1) – è tornata completamente alla luce un’in- c a d a veri probabilmente allo scopo di arginare il gente quantità di ossa umane (fig. 2). propagarsi del morbo. Lo studio di documenti storico-archivistici re- Dopo un sopralluogo preliminare si è dato ini- periti in loco ha permesso di collegare i resti sche- zio allo studio dei reperti, che ha comportato una letrici ai defunti dell’epidemia di colera che – do- prima fase di ripulitura delle ossa, un parziale re- po aver investito gran parte del continente europ e o s t a u ro e una successiva suddivisione delle stesse a parti r e dal 1835 – raggiunse anche la Sicilia e, per per distretti scheletrici. quanto ci attiene, l’abitato di Alia nel luglio del 1837. Uno dei provv edimenti emanati dalle auto- 2.1. Calcolo del numero minimo di individui rità per limitare il pericolo del contagio fu infatti di pr ovve d e r e alla sepoltura dei morti – inver o getta- Le prime informazioni ottenute sono quelle re- ti in una sorta di fossa comune – in una zona ab- lative alla consistenza numerica del campione, ri- bastanza lontana e insieme facilmente raggiungibi- levata tramite il conteggio del numero minimo di le dal paese. individui presenti (tab. I). Per fare ciò sono stati Il lungo ricove ro in un ambiente con notevo l i considerati i distretti scheletrici maggiormente infiltrazioni d’acqua, la frequentazione sporadica rappresentati – calvari, mandibole, femori e tibie. da parte di animali, l’occasionale ingresso nel I dati ottenuti sono peraltro concordi con il nu- corso degli anni di giovani aliesi in cerca di un m e ro effettivo ricavato dal re g i s t ro parro c c h i a l e “r i c o rd o” dei propri antenati, la rimozione delle dei defunti dell’anno 1837, il quale elenca 306 ossa da parte di personale non specializzato, ha morti causati dall’epidemia.

Tab. I – Calcolo del numero minimo di individui presenti nel campione

Distretto Classe di età N° minimo Adulti 220 (occipitale) Calvari Bambini 52 (frontale) Totale 272 Adulti 250 Mandibole Bambini 46 Totale 296 Femori Adulti 253 (lato destro) Tibie Adulti 264 (lato destro)

15 Fig. 1 - Grotta del “Camposanto Vecchio”. Fig. 2 - Recupero di due crani all’interno della grotta.

2.2. Analisi morfometrica dei crani Indice alve o l a re (40/5) – descrive il grado di prognatismo Uno studio a livello individuale è stato possibi- Indice cranio - facciale longitudinale (40/1) le soltanto attraverso l’analisi dei 119 calvari integri Indice cranio - facciale trasversale (45/8) disponibili, sui quali sono state effettuate undici Indice alveolare - mascellare (61/60) – descrive mi s u r e necessarie al calcolo dei principali indici e di la forma del palato quelli che, in base alle nostre prime impressioni, si ri t e n e v ano più indicativi per il campione in studio. In base agli standards proposti da Mar tin e Sal - Le misure, eseguite seguendo le indicazioni for- ler (1959), gli individui riesumati dal Camposanto nite da Martin e Saller (1959), sono le seguenti: Vecchio di Alia, risultano nel complesso: Dol i c o c r a - 1 - Lu n g h ezza massima del cranio (Glabella - ni (cranio lungo e stretto visto superiormente), Or - Opistocranion) to c r ani (cranio, visto lateralmente, in cui il rappor- 5 - Lun g h e zza della base cranica (Nasion - Bas i o n ) to fra altezza e lunghezza è medio) e Ac ro c ra n i (cranio alto e stretto visto posteriormente) (Met r i o - 8 - La r g h e zza massima del cranio (Eurion - Eur i o n ) 17 - Altezza del cranio (Basion - Bregma) cra n i in base all’indice vert i c o - t r a s v ersale auricola- 20 - A l t ezza “a u r i c o l a re” del cranio (Porion - re). Si riscontra poi una generalizzata Mes e n i a (f a c - Bregma) cia mediamente alta e larga), rivelata dai va l o r i 40 - Lunghezza della faccia (Basion - Prostion) ottenuti calcolando l’indice facciale superiore. Il pa- lato risulta in media piuttosto largo rispetto alla 45 - Larghezza della faccia (Zighion - Zighion) 48 - Altezza della faccia (Nasion - Prostion) lu n g h e zza (Brac h i u ra n i a ), anche se è presente una 49a - Distanza interorbitale (Dacrion - Dacrion) ce r ta variabilità. In base all’I ndice Gnatico (40/5) i 60 - Lunghezza del palato (Prostion - Alveolare) soggetti in esame appaiono per lo più Orto g n a t i (p a - 61 - Larghezza del palato (Ectomolare - Ectomo- lato “p i a t t o” in relazione alla faccia) e Me s o g n a t i (con valori medi). lare)

Da queste sono stati derivati i seguenti indici: 2.3. Stima dell’età di morte Indice cranico orizzontale (8/1) – descrive la La mancanza di connessioni anatomiche ha res o forma del cranio visto superiormente impossibile l’applicazione integrale dei metodi Indice vertico - longitudinale (17/1) – descrive combinati, multifattoriali, per la determinazione la forma del cranio visto lateralmente de l l ’età di morte (Açsàdi e Nemeskéri, 1970; Lo- Indice vertico - trasversale (17/8) – descrive la vej o y et al., 1985). Necessariamente, quindi, si è do- forma del cranio visto posteriormente vuto ricorrer e, rinunciando ad una diagnosi accura- Indice vertico - longitudinale auricolare (20/1) ta, a metodi meno raffinati. Abbiamo concentrato Indice vertico - trasversale auricolare (20/8) la nostra attenzione sullo studio dei calvari corre- Indice facciale superiore (48/45) – descrive la lando l’età di morte al grado di si n o s t o s i (di chiusu- forma della faccia ra) delle suture craniche, secondo la metodica pro-

16 posta da Lovej o y et al. (1985), e al grado di us u r a Tab. II – Confronto tra differenti metodi per la de n t a r i a ri c a v ata secondo il metodo di Mur p h y , co- stima del sesso nel nostro campione sì come standardizzato da Smith (1984). Un’indagine più accurata è stata eseguita sui Metodi Maschi Femmine Indeter- soggetti giovanili, sfruttando lo schema proposto minati da Ubelaker (1978), che deriva l’età di morte dal Açsadi- grado di eruzione dentaria. Nemeskéri (1970) 45 29 37 Il risultato di quest’indagine permette di con- Ferembach (1979) 47 30 34 frontare il grado di rappresentazione delle diverse classi di età nel nostro campione. Il confronto con Revisione su Alia 47 27 37 il risultato dell’analisi demografica, effettuata sui registri dei defunti (parrocchiali e civili), porta ad identificare il campione dei calvari a nostra dispo- di sessualizzazione anche in base alla revisione for- sizione come altamente rappresentativo della po- mulata da Ferembach (1979). polazione deceduta durante l’epidemia di colera I risultati ottenuti con questi tre procedimenti del 1837, tenendo presente la maggiore difficoltà non presentano sostanziali differe n ze, come evi- di reperimento e di studio delle porzioni ossee ap- denziato dalla tabella II. partenenti al campione sub-adulto. 2.5. Caratteri epigenetici del cranio 2.4. Stima del sesso Lo studio dei caratteri discontinui si è rivelato Per la determinazione del sesso ci siamo avvalsi essere metodica particolarmente utile per la ricer- del metodo combinato di Açsàdi e Ne m e s k é r i ca delle distanze biologiche tra popolazioni, in (1970) così come applicabile limitatamente ai cal- quanto scarsamente influenzati dall’ambiente. vari. Le caratteristiche particolari del campione Nel campione scheletrico di Alia, l’analisi dei hanno poi indotto ad ipotizzare una rivalutazione tratti epigenetici è stata effettuata seguendo il pro- dei valori (Crisafulli, 1996) che, nel calcolo com- tocollo proposto da Berry e Berry (1967) che pre- binato, determinano l’importanza di ciascun trat- vede il rilievo della presenza o assenza di trenta ca- to morfologico. Sono stati infine calcolati i gradi ratteri morfologici del cranio (tab. III).

Tab. III - Caratteri morfologici del cranio (Berry e Berry, 1967) 1 Linea nucale suprema presente 16 Canale postcondilare evidente 2 Ossicino al lamdba 17 Faccetta condilare doppia 3 Ossicino lambdoideo presente 18 Tubercolo precondilare 4 Foro parietale assente 19 Canale ipoglosso diviso (doppio) 5 Osso al bregma presente 20 Foro ovale incompleto 6 Metopismo 21 Foro spinoso aperto 7 Ossicino coronale presente 22 Fori palatini minori multipli 8 Osso epiterico presente 23 Toro palatino sagittale 9 Pterion a X o a K 24 Toro mascellare 10 Osso incisura parieto-temporale 25 Foro zigo-facciale assente 11 Ossicino all’asterion 26 Foro sopraorbitario completo 12 Toro auditivo presente 27 Foro frontale (incisura) 13 Foro di Huschke presente 28 Foro etmoidale anteriore extrasuturale 14 Foro mastoideo assente 29 Foro etmoidale posteriore assente 15 Foro mastoideo extrasuturale 30 Foro infraorbitario accessorio presente

17 Dendrogram

Fig. 3 - Diagramma che illustra l’affinità genetica della popolazione aliese con differenti gruppi geografici

I dati ottenuti sono quindi stati confrontati con ti. Ciò porta, seguendo un percorso obbligato, ad quelli di popolazioni coeve di differente proven i e n - ipotizzare la causa dall’effetto. Disponendo, come za geografica, italiane (si r acusana, emiliana, tosca - nel nostro caso, di fonti storiche accurate relative na, piemontese, ligure, lombarda ) e straniere (pe r u - a l l’economia del territorio, possiamo viceve r s a vi a n a ), al fine di determinare la loro maggiore o avere come punto di partenza un quadro qualitati- mi n o r e “affinità genetica” con il campione di Alia. vo della dieta della popolazione. I campioni di confronto provengono tutti dal- L’economia di Alia nella prima metà dell’otto- le collezioni osteologie del “ Museo Nazionale di cento era ancora di semplice sussistenza e basata su Antropologia e Etnologia” di Firenze. agricoltura e pastorizia condotte con mezzi rudi- I risultati dell’analisi statistica dei C l u s t e r s mentali. Il riflesso di quest’economia sull’alimen- (UPGMA) effettuato sulla matrice di distanza tazione era una dieta povera e sbilanciata. Le fonti (CHI quadro) è sintetizzata nel d e n d ro g ra m m a caloriche principali erano rappresentate da cereali della figura 3. (soprattutto grano, nelle diverse varietà, ed orzo) e Due particolari caratteri non appartenenti all’e - legumi, consumati anche sotto forma di “sfarina- lenco precedente, quali il tu b e r colo zigo-mascellare e ti”, possibilmente integrati con uova e latticini. la cr esta del processo mastoideo del temporal e , anche se Fra le poche fonti alimentari esterne alla pro- non utilizzati nel confronto con le altre popolazio- duzione locale merita citare le acciughe conservate ni, si sono rivelati particolarmente frequenti in que- sta serie scheletrica e spesso presenti anche con un ma r cato grado di espres s i o n e .

2. 6. Studio odontologico C e rc a re di ottenere informazioni re l a t i ve alle abitudini alimentari e all’igiene orale dall’ a n a l i s i antropologica e patologica delle strutture residue dell’apparato stomatognatico è una pratica diffusa negli studi dei resti umani, così come si ritrovano in contesti archeologici. Spesso, tuttavia, manca un riscontro oggettivo Fig. 4 - Esempio di “ipoplasia dello smalto” con i denti sol- tra i dati rilevati e quelli proveniente da altre fon- cati dalle tipiche striature.

18 Fig. 5 - Frattura scomposta di ulna e radio Fig. 6 - Tracce di malattia infettiva (sifilide?) sull’osso fron t a l e . sotto sale, se non altro per il fatto che nei ceti me- sono state riscontrate frequenze superiori a quelle no abbienti spesso rappresentavano, con le olive in attese in base alle notizie storiche sul tipo di ali- salamoia e le cipolle, l’unica forma di “companati- mentazione, attribuibili con ogni probabilità ad co”. Molto sporadico e non in tutta la popolazio- uno scarso livello d’igiene orale. ne era il consumo di carne. L’alta presenza di ipoplasia dello smalto (fig. 4) – Per quanto riguarda l’ a p p o rto di carboidrati diminuzione dello spessore dello smalto dentario semplici, esso era limitato al consumo di frutta sta- do vuta ad un disturbo nell’amelogenesi – che col- gionale spontanea, quali ad esempio fichi d’india e pisce l’83,9% del campione, dà un’indicazione della non, ciliegie, more, gelsi. Questa frutta poteva es- pr obabile alta incidenza di patologie verificatesi du- s e re naturalmente conservata e consumata sotto rante l’infanzia, quali le ipovitaminosi A e D – con- forma di marmellate e composte. seguenza di forti caren z e alimentari – il diabete ma- Lo studio del materiale scheletrico ha eviden- terno, l’asfissia e l’i t t e r o neonatale, le gastroenteriti. ziato un’incidenza delle diverse patologie orali so- Il quadro che emerge è coerente con quello ri- lo parzialmente allineabile alle conoscenze storiche scontrato in altre popolazione ad economia preva- sulle abitudini alimentari sopra citate. Po s s i a m o lentemente agro-pastorale di semplice sussistenza. difatti notare come la frequenza di carie, ascessi, parodontosi e perdite intra vitam, siano superiori a 2.7. Studio paleopatologico quelle che ragionevolmente potremmo attenderci. Una parziale spiegazione di tale discrepanza può Durante la suddivisione, il materiale osseo che essere attribuita ad un’insufficiente igiene orale e a presentava segni evidenti di patologie è stato sepa- possibili disturbi dell’odontogenesi, conseguenza rato e classificato a parte. di condizioni di vita piuttosto depresse e di una Da uno studio pre l i m i n a re dello scheletro dieta sensibilmente sbilanciata. post-craniale è emersa la presenza di i n d i c a t o r i Per quanto riguarda le patologie dentali – carie, s c h e l e t r i c i di numerose patologie di diversa natu- ascessi, parodontosi, tartaro, perdita ante-mortem – ra. Il rilievo di un’ a p p rezzabile incidenza di trau-

19 mi (fig. 5) e di alterazioni delle articolazioni, in Bibliografia p a rticolar modo a livello della colonna ve rt e b r a- Acsadi G., Nemeskery J., 1970. History of human life span and le, sono in buon accordo con il tipo di vita di una mortality. Akadémiai Kiadò, Budapest popolazione rurale come quella aliese del XIX se- Berry A.C., Berry R.J., 1967. Epigenetic variation in the hu- colo, che esercita attività richiedenti un intenso man cranium. Journal of Anatomy, 101: 361-379 l a vo ro fisico. Crisafulli R., 1996. A Cholera Outbreak in Rural XIXth Cen- tury . Thesis of European Masters in Anthropology, Lo stesso dicasi per la frequenza di lesioni in- University of Florence fiammatorie causate da patologie infettive ascrivi- Ferembach D., Schwidetzky I., Stloukal M., 1979. Raccoman- bili ai batteri più comuni, quali osteoperiostiti della dazioni per la determinazione dell’età e del sesso sullo sche- tibia (20,5 %) e della fibula. Un caso a parte risul- letro. Rivista di Antropologia, 60: 5-51, Roma, Lo vej o y C., Owen R.S., Meindl T.R., Prizbeck J.R., Men s f o rt h ta essere quello testimoniato da un cranio (fig. 6), R., 1985 Chronological Metamorphosis of the Auricolar il cui aspetto morfologico mostra ampie zone di Surfaceof the Ilium: A New Method for the Determination “erosione” e “proliferazione” ossea (manifestazioni of Adult Skeletal Age at Death. American Journal of Phy - os t e o r i d u t t i v e e os t e o p ro d u t t i v e) concordi con la pre- sical Anthropology, 68: 15-28 Martin R., Saller R., 1959. Lehrbuch der Anthropologie. Fi- senza di una specifica patologia infettiva quale la si - scher Verlag, Stuggart filide. La mancanza di ossa del post-cranio, sicura- Smith B.H., 1984. Patterns of molar wear in hunter-gatherers mente attribuibili allo stesso soggetto e con le and agriculturalists. American Journal of Physical Anthro- medesime caratteristiche, priva purtroppo la dia- pology, 63: 39-56 gnosi di un importante riscontro. Ubelaker D.H., 1989. Human skeletal remains: escava t i o n , analysis, interpretation. In Manuals on Archeology 2. Smi- La massiccia incidenza di “c r i b ra orbitalia” thsonian Institution, Washington. (23,7%) e di “iperostosi porotica” (10,2%) – lesio- ni riscontrabili rispettivamente sul tetto delle orbi- Ri n g r a z i a m e n t i : gli autori ringraziano i colleghi e amici Giu s e p - te e sul tavolato della volta cranica – testimonia in- pe D’Amore, Francesca Iandelli e Antonio Valletta, per il loro fondamentale contributo e i giovani di Alia, Rob e r to Fal c o n e , fine una presenza diffusa di stati anemici, Rosolino Di Prima e Jonathan La Barbera per l’aiuto, l’e n t u s i a - spiegabile sia con un’alimentazione povera di ferro smo e l’i n t e r esse manifestato durante tutte le fasi dello studio del che con la probabile presenza della talassemia. materiale effettuato in loco.

20 Capitolo 3 STUDIO BIODEMOGRAFICO DELLA POPOLAZIONE DI ALIA NEL XIX SECOLO

DE IASIO S.*, GUCCIONE I.**, TULUMELLO S.**, BIGAZZI R.** * Dipartimento di Biologia Evolutiva e Funzionale. Università di Parma ** Laboratori di Antropologia, Dipartimento di Biologia Animale e Genetica. Università di Firenze E-mail: [email protected]

I dati contenuti negli atti nominativi di nasci- fismo, i cognomi hanno alta capacità di tipizzazio- ta, matrimonio e morte dei registri Parrocchiali e ne e sono in grado di differenziare finemente tra di Stato Civile possono essere elaborati al fine di loro popolazioni diverse. mettere in correlazione le informazioni relative ad Essi, inoltre, definiscono per ciascun individuo ogni singola persona e famiglia, in modo da rico- un’identità al tempo stesso biologica e culturale, s t ru i re le storie individuali (nascita, morte ed che si riflette a livello di popolazione, la cui com- eventuali matrimoni), le storie familiari (per ogni posizione in cognomi può quindi contribuire ad matrimonio, la sua origine, durata e comport a- individuare e definire l’identità culturale e biologi- mento riproduttivo) e le genealogie ascendenti e ca del proprio gruppo di appartenenza. discendenti attraverso le “fiches de familles”. La comparazione tra le distribuzioni dei cogno- Esse forniscono osservazioni sperimentali sui mi dedotte da fonti diverse può dare ulteriori comportamenti della popolazione in relazione alle informazioni sul differente comportamento de- p roprie vicissitudini storiche e sulle modalità di mografico della popolazione: in particolare, i co- evoluzione da un punto di vista strettamente de- gnomi tratti dagli atti di nascita sono rappresenta- mografico, biologico e sociale. tivi della frazione di popolazione che si riproduce Solo dopo aver effettuata la ricostruzione, risul- e presentano alta ripetitività specialmente nei pe- tano attendibili le analisi di alcuni parametri della riodi a più alta fecondità. struttura biologica della popolazione, quali i co- I matrimoni consentono di valutare la struttu- gnomi, le loro variazioni nel tempo e la compara- ra matrimoniale e forniscono indicazioni sugli in- zione tra i risultati ottenuti analizzando separata- c roci isonimici e sugli scambi tra popolazioni. I mente le fonti. cognomi, desunti dai registri dei decessi, sono por- I cognomi, le loro frequenze e variazioni dia- tati dalla quota vivente nella popolazione e forni- croniche, consentono di indagare sulle caratteristi- scono risultati che risentono della struttura per che di struttura e sull’evoluzione biologica di una età, dell’incidenza della mortalità infantile e della popolazione. Essi, nelle comunità patrilineari, consuetudine di attribuire alle donne coniugate il possono essere considerati alla stregua di forme al- cognome del marito. leliche di un gene sito sul cromosoma Y e trasmes- so lungo la linea maschile (con l’eccezione dei figli 3.1. Classificazione delle famiglie illegittimi non riconosciuti che mantengono il co- gnome della madre). La loro presenza, la diversa “La famiglia costituisce il luogo pref e r enziale ove distribuzione e rilevanza sono dovute all’interazio- avviene la trasmissione dei caratteri biologici e nel ne tra fattori socioculturali, biologici e demografi- quale si attua in parte, la trasmissione culturale”. ci, con particolare riferimento al comportamento Il canale attraverso cui si entra nell’intimo mec- matrimoniale, riproduttivo e migratorio della po- canismo di evoluzione di una popolazione, è pro- polazione. Trattandosi di alleli ad elevato polimor- prio lo studio delle famiglie (come si formano, co- me si estendono, e come si sciolgono), poiché sono la causa principale della variabilità genetica in- Ricerca sostenuta con il cofinanziamento della “Fondazione fluenzando la probabilità di trasmissione di un ge- Dino Terra” di Lucca ne da genitori a figli.

21 L’analisi demografica sulle famiglie deve essere 3. Mariage Ouvert: non è possibile conoscere affrontata in modo rigoroso poiché si deve dispor- la data di scioglimento dell’unione coniugale, re di elementi precisi per poter valutare corretta- quindi è nota la durata precisa del periodo fertile mente l’età dei coniugi al matrimonio, alla nascita della coppia; i figli legittimi saranno cercati in un dei loro figli, allo scioglimento della loro unione – lasso di tempo che va dalla data di matrimonio al dato molto significativo specie se riferito alla don- compimento del quarantacinquesimo o cinquan- na –. Le fonti aggregative sicuramente non forni- tesimo anno della madre, età in cui viene conside- scono risultati così precisi ed attendibili come rato finito, per convenzione, il periodo fertile del- quelle nominate, pur riferendosi ad una quantità la donna. In linea di massima, queste famiglie si di dati più consistenti. sono formate ed hanno vissuto nell’area oggetto di La ricostruzione nominativa delle famiglie è studio, per poi migrare altrove; di conseguenza una tecnica messa a punto da Louis He n ry all’ i- non sono rintracciabili gli atti di morte dei coniu- nizio degli anni Cinquanta con lo scopo di arri- gi. Assimilabili agli MO sono le famiglie ricostrui- va re ad una corretta misura della fecondità delle te sulla base dei soli atti di matrimonio e nascita popolazioni del passato superando il doppio li- dei figli, come nel presente caso: infatti, non es- mite imposto dalle fonti storico-demografiche: la sendo ancora stati presi in esame i decessi, non è quasi totale assenza sia degli “status animaru m” possibile conoscere la data di scioglimento del ma- nelle parrocchie francesi, sia dell’età della madre trimonio e, di concerto, stimare la durata del pe- alla nascita dei figli nei registri parrocchiali di riodo fertile della coppia (in altri termini, non si b a t t e s i m o. possono definire gli “anni donna”). Questo metodo si articola in due fasi netta- mente distinte: 4. Exterieur Ouvert: non si conosce né la data •Dalle informazioni contenute nei registri si del matrimonio né quella di fine unione della cop- arriva a ricostruire la vicenda demografica di pia. Se ne ha notizia perché in zona sono nati i lo- ciascuna “famiglia biologica”; ro figli. Si tratta di famiglie formatesi all’esterno, • Dalla “scheda di famiglia (biologica)” si rimaste in zona il tempo necessario per avere al- riaggregano i dati individuali per arrivare a meno un figlio e poi sono migrate altrove. misure di fecondità, nuzialità e mortalità. 3.2. Il caso di Alia In sostanza, dunque, si ricostruiscono biografie individuali all’interno di storie familiari. Quando Lo studio biodemografico sulla popolazione di la ricostruzione delle storie familiari avviene a par- Alia (PA) è stato condotto a partire dagli atti no- t i re dagli atti di matrimonio si possono ricre a re minativi di nascita, matrimonio e morte dello Sta- q u a t t ro tipologie familiari, che, secondo la no- to Civile del Comune (disponibili dal 1820 in menclatura di Henry, assumono le seguenti deno- avanti), integrati con quelli dei registri parrocchia- minazioni: li per alcuni anni antecedenti e per altri di con- fronto. 1. Mariage Fermé: si conosce la data esatta del- Il volume della popolazione di Alia varia nel- lo scioglimento dell’unione dovuta alla morte di l’ Ottocento da 3855 abitanti (1798) a 6045 uno dei coniugi (in epoca attuale causa alternativa (1901). In conformità con l’ i n c remento della po- può essere anche il divorzio), quindi si sa con pre- polazione, il trend delle nascite si presenta in cre- cisione in quale periodo di tempo cercare i figli le- scita per tutto l’ Ottocento, quasi raddoppiando gittimi. In questo caso è nota la durata del periodo gli eventi rispetto all’inizio del periodo di osser- fertile della coppia, cioè il lasso di tempo in cui i vazione. genitori possono aver procreato figli legittimi. Dagli atti di nascita del periodo 1815-1899, si sono potute ricostruire 5397 coppie con figli e l’a- 2. Exterieur Fermé: all’opposto del tipo prece- nalisi è stata fatta sull’età della donna alla nascita dente di queste famiglie è conosciuta la data di fi- di ciascun figlio. ne unione ma non quella d’inizio; anche in questo Il confronto dei dati tra generazioni diverse è caso non si può sapere la durata del matrimonio. stato semplificato considerando due coorti di 25 Esse derivano da coppie sposatesi all’ ” e s t e r n o” e anni ciascuna, cioè un intero arco generazionale. successivamente immigrate nell’area studiata. La prima coorte comprende 1297 donne nate dal

22 Tab. I - Tabella generale della ricostruzione della famiglie di Alia suddivisa in 3 coorti

Coorti Totale Famiglie MO N. figli % famiglie MO N. figli per di celebrazioni matrimoni ricostruite nelle famiglie sul totale famiglia MO (almeno 1 figlio) MO dei matrimoni ricostruita 1820-1839 645 436 1855 67.60 4.25 1840-1859 980 645 2911 65.82 4.51 1860-1875 824 643 3232 78.03 5.03 TOTALE 1820-1875 2449 1724 7998 70.40 4.64

1800 al 1824, la seconda 1438 donne nate tra il corretti. Infatti, sono stati considerati solo bambi- 1825 e il 1849. ni i cui atti abbiano tutte le chiavi di ricerca pre- I tassi di natalità generici - calcolati per i perio- senti (cognome e 1° nome del padre e cognome e di 1820-29 e 1890-99 - danno rispettivamente va- 1°nome della madre): per quelli con informazioni lori di 34.24 ‰ e 44.16 ‰. Essi sono stati calco- mancanti o differenti occorre la ricostru z i o n e lati su 1630 (I periodo) e 2697 (II periodo) completa della storia individuale (compre n s i va nascite, con una popolazione media che ammon- dunque anche dei decessi). Inoltre la terza coorte tava rispettivamente a 4.760 e 6.108 unità. studiata, pur presentando un numero minore di Per le analisi relative alla fecondità dagli atti di matrimoni rispetto alla coorte precedente perché matrimonio, si sono stabilite tre coorti di confron- riferita ad un range temporale inferiore di 5 anni, to: le prime due ventennali (1820-1839; 1830- ha la più alta percentuale di famiglie ricostruite: i 1859), l’ultima quindicennale (1860-1875). Infat- dati dei registri sono sicuramente riportati in mo- ti, il periodo utile per la loro formazione è do migliore e completo. compreso tra il 1815 ed il 1875, per un totale di Osservando il numero medio di figli per fami- 60 coorti annuali di matrimoni; ma, considerando glia MO ricostruita, si può osservare che aumenta 1) che gli atti relativi al primo quinquennio (1815- p ro g re s s i vamente nel succedersi temporale cre- 19) non riportano l’età della sposa e 2) che man- scendo da 4.25 a 5.03: ciò può essere imputabile cano gli atti relativi al 1860, il numero effettivo di ad un abbassamento dell’età media al matrimonio coorti annuali utilizzabili è 55, suddivise nel mo- e quindi ad una maggior durata del periodo fe- do indicato. condo a cui contribuisce anche la diminuita mor- Dalla tab. I si vede che in totale sono state rico- talità che nelle prime coorti, invece, incideva mag- struite 70 famiglie su 100: le coppie escluse dalla giormente sia sui genitori sia sui figli. Qu e s t o ricostruzione (il 30% circa) si suppone siano, per concorda in pieno con una precedente ricostruzio- il 10%, coppie che effettivamente non hanno avu- ne basata sulla fecondità delle coppie determinate to figli e il restante 20%, invece, sia escluso dai li- sulla base dei soli atti di nascita. Tutto ciò può es- miti imposti dal programma per effettuare linkage sere ricondotto al fenomeno della transizione de-

Tab. II - Confronto tra il numero totale di nascite del periodo ed i figli attribuiti alle coppie provviste di atto costitutivo di matrimonio

% nati in famiglie MO Anno di nascita Nati Totali Nati nelle famiglie MO rispetto al totale 1820-1839 3212 1797 55.95 1840-1859 3847 2628 68.31 1860-1879 5090 3252 63.89 1880-1899 6019 1106 18.38 TOTALE 1820-1899 18168 8733 48.34

23 mografica, secondo il quale le popolazioni, da re- di calcolare la data di nascita presunta della ma- gimi ad alta natalità ed alta mortalità, passano a re- dre/sposa con questo metodo: gimi a bassa natalità e bassa mortalità attraverso 1. si considera la data di nascita della sposa una fase intermedia nella quale ad una mortalità s e m p re riportata eccetto che in 18 atti di già in progressiva diminuzione fa riscontro una na- matrimonio; talità che si mantiene ancora elevata, con un con- 2. si osserva la data di nascita stimata della ma- seguente alto livello del tasso di incremento natu- dre nell’archivio dei nati per ogni figlio avu- rale della popolazione. to e se ne valuta la compatibilità con quella La tabella II riporta la situazione dei nati per della sposa cui si riferisce; coorti ventennali: circa il 50% dei nati non è stato 3. si fa una media tra le date risultate compati- attribuito ad alcuna famiglia. In questa percentua- bili e quella stimata al matrimonio. le sono compresi: Applicando questo metodo ad Alia si ottengo- • tutti i figli illegittimi; no i seguenti risultati: • tutti i bambini appartenenti a famiglie EF o La tab. III mostra, per la popolazione di Alia, EO, di cui non si possiedono gli atti di ma- l’età della sposa al matrimonio, stimata facendo la trimonio; differenza tra la data di nozze e la data di nascita • tutti i bambini nati nel primo ventennio da calcolata tramite la ricostruzione delle famiglie. La attribuire a coppie sposatesi prima del 1815; tab. IV riferisce i dati osservati a 1000 matrimoni • tutti i bambini nati nell’ultimo ve n t e n n i o e ne mostra l’andamento per coorti. L’età media ri- da attribuire a genitori sposatisi dopo il portata nelle due tabelle diminuisce col passare del 1875. tempo da 24,4 a 23,2 anni per un’età media tota- le di 23,9 anni: ciò concorda con l’ipotesi che mi- 3.3. Calcolo della data di nascita presunta gliori progressivamente la qualità della vita e che, della madre/sposa quindi, le coppie si sposino prima. In riferimento al grafico, infatti, si nota che la prima classe d’età In linea generale, la data di nascita della ma- si fa sempre più consistente col passare del tempo, dre/sposa riportata sugli atti di matrimonio è più che la classe 20-24, aumentando le sue dimensio- attendibile di quella riportata sugli atti di nascita. ni, rimane la classe modale in ogni ventennio ana- Partendo da questo presupposto e nel caso siano lizzato e le classi più alte (già dai 35-39 anni in su) presenti le date su entrambe gli archivi, si è deciso sono inconsistenti.

Tab. III - Matrimoni Mo ricostruiti. Età della sposa al matrimonio. Dati osservati

Coorte Età <=19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-> Totale matrimonio media 1820–39 87 181 109 36 14 7 2 436 24.4 1840–59 164 243 135 66 27 8 2 645 24.2 1860-75 217 257 90 38 27 11 3 643 23.2 Totale 468 681 334 140 68 26 7 1724 23.9

Tab. IV - Mat r imoni Mo ric o s t r uiti. Età della sposa al matrimonio. Dati osservati rif e r iti a 1000 matrim o n i

Coorte Età <=19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-> Totale matrimonio media 1820-39 200 415 250 83 32 16 5 1000 24.4 1840-59 254 377 209 102 42 12 3 1000 24.2 1860-75 337 400 140 59 42 17 5 1000 23.2 Totale 271 395 194 81 39 15 4 1000 23.9

24 Tab. V - Età della sposa alla nascita del primogenito. Intervallo protogenesico medio.

Coorte Matrimoni MO Età media Età media Intervallo matrimoni ricostruiti della madre della madre protogenesico al matrimonio alla primogenitura medio (in mesi) 1820-39 436 24,3 26,3 23,4 1840-59 644 24,2 26,4 25,4 1860-75 642 23,1 25,5 28,8 TOTALE 1722 23,87 26,07 25,87

3.4. Età della sposa alla nascita del primo figlio scita del primogenito meno la data nascita stimata della madre; l’intervallo protogenesico medio vie- Lo studio dell’età della sposa alla nascita dei fi- ne invece trovato sottraendo la data di nascita del gli è particolarmente importante dal punto di vista primogenito alla data del matrimonio e trasfor- biologico poiché esiste una stretta correlazione tra mando in mesi il risultato (Ta b. V). Così come l’elevata età della madre e la comparsa di mutazio- l’età media della sposa al matrimonio, anche l’età ni nel neonato. Madri aventi figli a giovane età, per media della madre alla primogenitura diminuisce il resto del loro periodo fertile avevano avuto una col passare del tempo (da 26,4 ai 25,6 anni), men- fecondità minore: su questi risultati, Henry ipo- tre lo scarto tra le due età (intervallo protogenesi- tizzò che la gravidanza prima che sia raggiunta la co medio) aumenta progressivamente da 24,4 ai piena maturità fisiologica interferisca con la nor- 29,1 mesi, per un valore medio di poco più di 2 male capacità riproduttiva per tutto il resto del pe- anni (26,4 mesi) in quasi tutto l’arco dell’ottocen- riodo riproduttivo. to (Tab.VI). Supponendo che la maggior parte delle nascite In tab. VI sono riportati i dati osservati re l a t i- sia legittima, l’età al matrimonio influenza in modo vi alle età della sposa alla primogenitura. L’ a n d a- consistente la fi t n e s s della popolazione, sia quando mento osservato alla primogenitura segue quello la sposa è giovanissima (ne risente la dimensione), delle spose in funzione della loro età al matrimo- sia quando non lo è più (ne risente la qualità). n i o. Le donne vengono raggruppate in classi d’ e t à In caso di fecondità legittima, l’età della donna di 5 anni. alla nascita del primogenito dipende dall’età alla Il confronto può essere fatto con i dati riferiti a quale si sposa e dall’intervallo temporale tra la da- 1000 matrimoni (riportati in tab.VII): ta di nozze e quella del primo parto (interva l l o In entrambi i casi, la classe modale è la classe protogenesico). Quindi, i fattori che intervengono d’età dai 20 ai 24 anni e le classi meno giovani sono a determinare l’età al matrimonio, influenzano di quelle a dimensione minore; le nascite di primoge- riflesso anche l’età della donna al primo figlio. niti con madri aventi meno di 19 anni sono minori L’analisi viene anche qui condotta analizzando rispetto ai matrimoni, ciò significa che chi si sposa le famiglie ricostruite, aggregate in coorti venten- gi o vanissimo non fa immediatamente figli; inoltre nali. L’età della sposa alla nascita del primogenito la classe modale c’è un maggior numero di primo- viene calcolata facendo lo scarto tra la data di na- ge n i t u r e rispetto ai matrimoni per classi d’e t à .

Tab. VI - Matrimoni MO ricostruiti. Età della sposa alla primogenitura. Dati osservati

Coorte Età <=19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-> Totale matrimoni media 1820–39 47 159 135 64 18 13 0 436 26.4 1840–59 85 252 156 81 50 14 6 644 26.4 1860-75 114 262 141 60 39 19 7 642 25.6 Totale 246 673 432 205 107 46 13 1722 26.1

25 Tab. VII - Matrimoni MO ricostruiti. Età della sposa alla primogenitura. Dati riferiti ad una coorte di 1000 matrimoni per periodo.

Corte Età <=19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45=> Totale matrimoni media 1820-39 108 365 307 147 39 30 5 1000 24.4 1840-59 130 389 242 129 78 22 11 1000 24.2 1860-75 177 407 219 93 61 30 12 1000 23.2 TOTALE 142 390 250 120 61 27 10 1000 23.9

3.5. L’intervallo protogenesico probabilmente il primo “strumento” utilizzato per prolungare l’intervallo intergenesico. Il valore di accrescimento di una popolazione è Accanto a questi, si trova anche la mortalità in- misurabile anche attraverso il numero di figli (na- trauterina: 1 gravidanza circa su 5 avvertite e rico- scite) insieme con i valori relativi alla loro morta- nosciute non va a buon fine per aborto spontaneo. lità. Questo, a sua volta, è influenzato da fattori In questo caso, si avrà un nuovo concepimento biologici e sociali che interessano sia quanto, del passato il normale tempo medio d’attesa. Le fami- periodo ripro d u t t i vo, è utilizzato effettiva m e n t e glie MF ed MO costituiscono un eccellente mezzo per la riproduzione sia la frequenza e la cadenza per indagare su questi parametri: infatti, la data di delle nascite durante il periodo fecondo. matrimonio insieme con la data di nascita di ogni Quanto, del periodo riproduttivo, è utilizzato figlio attribuito consentono una precisa valutazio- effettivamente per la riproduzione è un aspetto de- ne degli intervalli sopracitati. L’analisi va fatta in scritto mediante l’analisi dell’età al matrimonio. Il termini di rapporto rispetto all’ammontare iniziale periodo fecondo è delimitato da fattori biologici e delle coppie: i risultati sono meglio evidenziati sociali che decretano quando una coppia ha “il di- dalle tavole di eliminazione in cui, partendo da un ritto” di riprodursi. Generalmente ci si riferisce al- contingente iniziale di 1000 individui (coorte), lo l’età della donna perché la sua fertilità varia più ve- si segue nel tempo e progressivamente si assottiglia locemente in funzione del tempo rispetto a quella man mano che i componenti la coorte subiscono d e l l’ u o m o. La frequenza e cadenza delle nascite l’evento oggetto di studio. Si possono considerare durante il periodo fecondo è un aspetto descritto delle tabelle di sopravvivenza di quel part i c o l a re mediante l’analisi degli intervalli protogenesico ed gruppo nel tempo. Nel primo ventennio conside- i n t e r g e n e s i c o. Il primo si riferisce al periodo di rato, poco meno della metà delle coppie genera il tempo tra il matrimonio e la nascita del primo fi- primogenito durante il primo anno di matrimo- glio, il secondo, invece descrive l’intervallo tempo- nio: ciò comporta che il concepimento avviene nei rale tra un figlio e l’altro. La durata di questi inter- primi 2/3 mesi dopo le nozze. Col passare del tem- valli permette di va l u t a re il comport a m e n t o po, questo valore tende a decrescere. riproduttivo di una popolazione specie se esistono Allo scadere del settimo anno di matrimonio, meccanismi di controllo delle nascite o se si è, al l’88% di coniugi ha almeno un figlio e tutti, entro contrario, in regime di “fecondità naturale”, con il decimo anno ha prole. Non si esclude che alcu- riferimento alle popolazioni pre-moderne che non ne tra le coppie più “attempate” si siano trasferite operavano un deliberato controllo a priori del nu- altrove durante i primi anni di matrimonio, abbia- mero e della distanza tra la nascita dei figli. no fatto figli altrove e si siano ritrasferite ad Alia. In un regime a fecondità naturale, la durata de- Si osserva come, col passare del tempo, pur spo- gli intervalli intergenesici si scompone nei seguen- sandosi prima, si tenda a controllare maggiormen- ti fattori: durante il periodo di infecondabilità (2- te le nascite: infatti, nel 1820-39 e nel 1840-59 il 3 mesi dopo il parto) non si verifica l’ovulazione. numero di primogeniti è costante dal terzo anno Questo periodo dipende anche dall’eventuale al- dopo le nozze in avanti. Dal 1860 al 1875, invece, lattamento che può variare nelle diverse culture o, diminuisce il numero di nati nell’anno della cele- all’interno di una stessa società, in funzione delle brazione e i primogeniti vengono diluiti meglio diverse classi sociali di appartenenza: comunque, è nel corso dei 10 anni successivi.

26 Tab. VIII - Matrimoni MO ricostruiti. Intervallo protogenesico medio, in funzione dell’età della madre. Dati osservati.

Primogeniti secondo l’età Intervallo protogenesico medio (in mesi) Coorte della madre al matrimonio secondo l’età della madre al matrimonio matrimoni <=19 20-24 25-29 30-34 >=35 Totale <=19 20-24 25-29 30-34 >=35 Totale 1820-39 87 181 109 36 23 436 32,2 23,7 18,4 18,1 19.6 23.4 1840-59 164 243 135 66 37 645 28.5 26.8 21.4 25.3 23.7 25.8 1860-75 217 257 90 38 41 643 32.3 28.1 24.8 23.0 33.6 29.1 TOTALE 468 681 334 140 101 1724 30.9 26.5 21.3 22.8 26.8 26.4

La distribuzione delle nascite ed i valori medi 3.6. Analisi dei cognomi dagli atti di nascita (in mesi) dell’intervallo protogenesico in funzione dell’età della madre al matrimonio sono riportati Dal l ’analisi degli atti di nascita di Alia dal 1815 in tab. VIII. al 1894 si riscontrano ben 1.150 forme cognomi- Per le spose più giovani, l’intervallo protogene- nali diverse, ad occorrenza più o meno elevata. Tut - sico si aggira intorno ai 2 anni e mezzo dalla data tavia, i 20 cognomi a maggiore ripetitività (“fo rm e del matrimonio e,per il periodo 1820-39 diminui- al l e l i c h e ” più diffuse) costituiscono poco meno di sce molto rapidamente nella classe d’età successiva un terzo di tutte le forme presenti (tab. IX). per poi stabilizzarsi nelle classi intermedie e dimi- Un modo più analitico per stimare l’isolamen- nuire ancora nella classe di età <=35 anni. to di una popolazione e l’entità degli scambi con

Tab. IX - Frequenze osservate dei 20 cognomi a maggiore ripetitività

COGNOME 15-34 25-34 35-44 45-54 55-64 65-74 75-84 85-94 Tot. MICELI 39 44 34 50 49 58 81 73 428 TODARO 46 39 37 27 44 75 77 79 424 GUCCIONE 36 24 48 45 48 41 57 64 363 CARDINALE 26 21 41 30 32 73 75 61 359 CHIMENTO 33 20 30 48 37 37 62 62 329 COSTANZA 33 27 27 36 32 56 51 36 298 BARCELLONA 18 7 22 31 32 52 63 61 286 BIONDOLILLO 16 31 31 28 35 44 47 42 274 MARTINO 15 20 20 24 32 50 45 47 253 ALESSANDRA 13 17 12 23 35 31 49 60 240 CENTANNI 17 14 24 25 30 40 52 38 240 DI CARLO 15 26 15 27 38 42 49 24 236 DITTA 16 15 20 28 25 38 55 39 236 INCERTI PARENTI 21 83 79 26 27 0 1 0 228 SAGONA 30 18 9 24 22 21 42 46 212 DRAGO 39 26 12 15 34 34 18 31 209 RUNFOLA 28 23 23 16 26 33 39 19 207 SCACCIA 23 10 13 20 29 24 25 58 202 FALCONE 19 25 15 13 22 35 36 31 196 TARAVELLA 18 16 20 32 27 26 37 20 196

27 l’esterno consiste nel va l u t a re il grado di “p e r s i- Tab. X - Presenza (S), immissione (Si), estinzio- stenza” dei cognomi tra un periodo e il successivo; ne (Sp) e persistenza (Spst) dei cognomi rispetto la quantità di forme cognominali inedite immesse; al periodo precedente (frequenza) la proporzione di forme “alleliche” estinte. In una popolazione isolata sufficientemente ampia, a va- Periodo S Si Sp Spst riabilità in cognomi limitata, che non pratica il 1815-24 289 - - - controllo delle nascite e senza riproduttività diffe- renziale marcata, come Alia, ci si aspetta di ritro- 1825-34 242 64 111 178 vare i medesimi cognomi da una generazione al- 1835-44 242 74 74 168 l’altra, con perdita progressiva di poche varietà per 1845-54 285 102 59 183 effetto del solo caso (ad esempio la nascita di sole femmine). 1855-64 267 70 88 197 L’applicazione di questo tipo di studio agli atti 1865-74 452 240 55 212 di nascita di Alia è finalizzato alla distinzione 1875-84 493 241 200 252 e n t ro la popolazione tra autoctoni, emigrati e immigrati. Gli autoctoni sono coloro che port a n o 1885-94 485 220 228 265 i tipici cognomi aliesi, ov ve ro i più frequenti. Con la stima dei cognomi perduti, è possibile misura- re la porzione di popolazione emigrata, cioè di petitività. Ino l t r e si è preso in considerazione anche quegli individui che pur nascendo ad Alia, per il totale di cognomi diversi presenti in ogni perio- qualche motivo, in un determinato momento do. In questo modo si può fotografare la popola- della loro vita vi si allontanano prima di ave re zione in diversi momenti storici e studiarne le va- p role. Sulla base del conteggio della quantità di riazioni temporali. cognomi nuovi immessi nella popolazione è inve- Lo studio della distribuzione di frequenza è utile ce possibile individuare i figli di immigrati, ov ve- per osservar e i fenomeni immigratori nei diversi pe- ro di coloro che nascono da genitori di origine di- riodi, i quali sono tanto più rilevanti quanto più le versa da quella aliese e che quindi non portano i pe r centuali dei cognomi in ciascuna classe di fre- suoi tipici cognomi. quenza presentano valori via via decrescenti; in altri Suddividendo i cognomi per periodi decenna- termini il grado di immigrazione è diret t a m e n t e li, si sono distinti: (S): quantità di cognomi unici pro p o r zionale alle classi di ripetitività più basse. Al p resenti in ogni periodo; (Si): il numero di cogno- contrario, il grado di isolamento esiste se vi è un’e - mi nuovi immessi rispetto al periodo pre c e d e n t e , le v ata occorrenza delle classi ad alta ripetitività. In che non solo rappresentano il numero di immi- questo modo la distribuzione è rappresentabile da grati, ma anche le variazioni linguistiche e i neo- una curva assimilabile ad una binomiale negativa. nati abbandonati; (Sp): la quantità di cognomi È intuibile che tanto più il luogo di origine degli p e rduti rispetto al periodo successivo, rappre s e n- immigrati è vario e distante tanto più i loro co- t a t i va non solo dell’emigrazione, ma anche del fe- gnomi differiscono. Infatti, se la popolazione di un nomeno della deriva genetica nei casi in cui, per determinato periodo è aperta, caratterizzata in altre esempio, le coppie abbiano solo figlie femmine; parole da una più alta mobilità geografica, si ha un ( Spst): la porzione di cognomi comuni tra il pe- numero elevato di cognomi differenti con una sola riodo in esame ed il successivo, appartenenti ad o poche ricorre n ze; al contrario, quando essa è individui autoctoni che si riproducono e riman- chiusa, la distribuzione dei cognomi presenta un gono ad Alia (Ta b. X ) . numero limitato di forme cognominali diverse che La distribuzione osservata dei cognomi è stata si distribuiscono con elevata frequenza. ottenuta considerando la popolazione suddivisa negli usuali 8 periodi e per ognuno dei quali si 3.7. Distanze genetiche sono conteggiati quanti cognomi compaiono con nella popolazione di differenti periodi f requenza 1,2,3… fino a 20, accorpando le fre- quenze comprese tra 21 e 25, tra 26 e 30, tra 31 e Scopo di quest’analisi è di pervenire ad una mi- 39 ed infine tra 40 e 83, valore che rappresenta la sura sintetica della similarità e della differenza in ripetitività massima riscontrata nello studio sulle base alla frequenza dei cognomi identici nelle po- frequenze osservate dei 20 cognomi a maggior ri- polazioni messe a confronto e di conseguenza

28 esplorare l’evoluzione biologica della popolazione quasi tutto il secolo. Risulta chiaro un apprezzabi- di Alia mediante le relazioni isonimiche. le grado di isolamento ripro d u t t i vo. Tale isola- Considerando nuovamente le popolazioni per mento genico si protrae per tutta la prima parte ogni periodo è stato applicato il coefficiente di si- del secolo per poi arrestarsi con l’ Unità d’It a l i a , milarità stimato in base all’isonimia sia di una po- quando si riscontra una maggiore apertura, ovvero polazione con se stessa sia tra popolazioni diffe- un maggiore flusso migratorio della popolazione. renti (Chen et al., 1983). Il metodo utilizzato è l’indice di distanza gene- 3. 8. Analisi dei cognomi tica di Nei (1973), il quale fornisce una valutazio- dagli Atti di Matrimonio ne sintetica della divergenza esistente tra i pool ge- netici della popolazione nei diversi decenni. Esso è Il periodo di 60 anni preso in esame è stato basato sulla probabilità di uguaglianza in alleli ad suddiviso in quattro sottoperiodi di quindici an- uno stesso locus, estratti a caso dalle popolazioni a ni il numero totale di atti rilevati è stato di 2692 c o n f ronto, ponderata sulle probabilità di ugua- ( t a b. XI). glianza all’interno di ciascuna popolazione. I risul- tati ottenuti rivelano che tra le popolazioni in esa- Tab. XI - Atti di matrimonio me non si verificano forti differenze genetiche e una maggiore stabilità a partire dal 1855. Periodo Matrimoni 1815-29 501 3.7.1. Applicazione 1830-44 607 del Multidimensional Scaling 1845-59 760 Le matrici risultanti di Nei sono state sintetiz- 1860-75 824 zate da mappe topologiche realizzate tramite il Multidimensional Scaling (MDS), che non richie- Totale 2692 de particolari presupposti statistici e geometrici nella distribuzione dei dati. Il concetto centrale L’ammontare delle fome cognominali differen- dell’applicazione del MDS è la corrispondenza tra ti presenti ad Alia è di 433 per gli sposi e di 381 la distanza dij, ossia la distanza nello spazio multi- per le spose (in totale 525) così ripartite nei quat- dimensionale, e la distanza lineare. Considerando tro periodi (tab. XII). il grafico (fig. 1) ed i risultati ottenuti si possono operare una serie di considerazioni. Ad Alia la di- Tab. XII - Cognomi differenti di sposi e spose stanza genetica più rilevante si osserva nel con- fronto tra le prime quattro popolazioni, le quali PERIODI SPOSI SPOSE pertanto appaiono maggiormente dissimili. 1815-29 186 172 In conclusione: dalle analisi dei cognomi si è potuto stabilire in che percentuale si siano verifi- 1830-44 219 197 cati fenomeni di endogamia, consanguineità e iso- 1845-59 228 212 nimia della popolazione oggetto di studio durante 1860-75 259 246

3. 8. 1. SPOSI - I cognomi più frequenti Si sono evidenziati i venti cognomi più rappre- sentati nei quattro periodi (tab. XIII). L’esiguità dei numeri permette solo poche con- siderazioni preliminari: 1. I cognomi presenti tra i primi venti in tutti i periodi (indice di un antico radicamento nel territorio) sono cinque (Todaro, Miceli, Costanza, Chimento, Biondolillo). 2. Il cognome Cardinale, con le frequenze maggiori nel Fig. 1 - Atti nascita - Distanze genetiche tra periodi secondo e nel quarto periodo non figura nel terzo.

29 Tab. XIII – I venti cognomi degli sposi più rappresentati nei quattro periodi considerati.

1815-29 N. 1830-44 N. 1845-59 N. 1860-75 N. TODARO 16 CARDINALE 14 MICELI 28 CARDINALE 20 MICELI 13 CIMO’ 13 TODARO 22 SAGONA 19 RUSSO 10 INCERTI PARENTI 12 CHIMENTO 17 MICELI 19 PANEPINTO 10 BIONDOLILLO 12 COSTANZA 14 DI CARLO 17 COSTANZA 10 GUCCIONE 11 SCACCIA 12 TODARO 16 SCACCIA 9 CHIMENTO 11 MARTINO 12 TAULLI 16 CARDINALE 9 TARAVELLA 10 GUCCIONE 12 BARCELLONA 16 CHIMENTO 8 MICELI 10 RUSSO 11 CHIMENTO 13 BIONDOLILLO 8 DITTA 10 INCERTI PARENTI 11 BLANDA 13 RUNFOLA 7 COSTANZA 10 DRAGO 11 BIONDOLILLO 13 MASCARELLA 7 TRIPI 9 DI CARLO 11 CENTANNI 12 GENOVESE 7 DRAGO 9 BIONDOLILLO 11 MARTINO 11 D’AMICO 7 TODARO 8 TARAVELLA 10 DI MARCO 11 DRAGO 7 TAULLI 8 SAGONA 10 RUNFOLA 10 DITTA 7 SCACCIA 8 PANEPINTO 10 RICOTTA 10 BLANDA 7 MASCARELLA 8 DITTA 10 INCERTI PARENTI 10 LO IACONO 6 MACALUSO 8 CENTANNI 10 GUCCIONE 10 LEONE 6 DI MARCO 8 MARCHIAFAVA 9 COSTANZA 10 CIMO’ 6 CENTANNI 8 MACALUSO 9 BATTAGLIA 10 ALESSANDRA 6 BATTAGLIA 8 FALCONE 9 FIORITO 9

3. Nel primo periodo non compaiono cognomi as- to della popolazione, massimo nel terzo periodo segnati agli “esposti” (Incerti Parenti, Fiorito), ben (31,7 %), minimo nel secondo (26,9%), con uno rappresentati nei successivi. Non vi sono ragioni scarto tra i due di quasi cinque punti. plausibili per ritenere che tra la porzione di popo- lazione in età da matrimonio non vi fosse una per- centuale di trovatelli analoga agli altri periodi; si 3.8.2. Presenza, immissione, può ipotizzare una registrazione superiore alla me- persistenza e scomparsa di cognomi dia con il cognome della famiglia adottiva o con Altre indicazioni in merito si possono ricavare un altro assegnato dal funzionario dello stato civi- analizzando la presenza simultanea di un cognome le (pratica riscontrata ad Alia), ricordando che in in due differenti periodi (tab. XIV). questo periodo si collocano gli atti dal 1815 al 1820, ricavati dalle registrazioni parrocchiali, in Tab. XIV - Numero di cognomi presenti simulta- cui le informazioni risultano senz’altro di più dif- neamente (due a due) nei vari periodi. ficile comprensione. Analizzando le frequenze per- centuali nei diversi periodi dei 20 cognomi in as- Periodo 1815-29 1830-44 1845-59 1860-75 soluto più rappresentati, si è evidenziato che esse 1815-1829 186 127 134 115 c o p rono in media – analogamente a quanto ri- 1830-1844 219 129 135 scontrato dalle analisi sulle nascite - circa un terzo del totale. Ciò potrebbe essere interpretato come 1845-1859 228 145 primo indicatore di un relativo grado di isolamen- 1860-1875 259

30 Tab. XV - Valori assoluti Tab. XVI - Valori percentuali

Periodo Presenti Nuovi Perduti Persistenti Periodo Nuovi Perduti Persistenti 1815-1829 186 0 0 0 1815-1829 - - - 1830-1844 219 92 59 127 1830-1844 49,5 31,7 68,3 1845-1859 228 99 90 129 1845-1859 45,2 41,1 58,9 1860-1875 259 114 83 145 1860-1875 50,0 36,4 63,6

Si osserva che le maggiori somiglianze si riscon- parsa dei cognomi nei quattro intervalli di tempo trano tra il primo e il terzo e non tra periodi conti- determinati può senza dubbio fornire dei dati più gui. Anche rispetto al secondo intervallo non si nota consistenti per valutare il grado di isolamento o di un andamento lineare col trascorrer e del tempo. Di- mobilità della popolazione, permettendo di testa- fatti si ritrovano 129 forme comuni nel terzo contro re così le varie ipotesi (Tabb. XV e XVI). 135 nel quarto periodo. Solamente il periodo post- Continua a delinearsi il quadro che vede Alia unitario sembra aver e una successione “co e re n t e” , chiudersi nel terzo periodo, con un’immissione di condividendo un numero di cognomi prog re s s i v a- n u ovi cognomi inferiore a quanto registrato nel mente maggiore con i periodi a lui più vicini. precedente e nel successivo (45,2 % contro 49,5 e Pare quindi che alla maggiore mobilità riscon- 50 %). A conferma di quanto affermato, nel terzo trata nel secondo periodo faccia seguito una chiu- periodo si registra invece un 41,1 % di cognomi sura in se stessa della popolazione fino al momen- perduti contro un 58,9% di persistenti. to dell’U nità. È di questo periodo l’inizio dei lavor i che apriranno le nuove direttrici viarie che lambi- 3.8.3. Il rapporto S/N scono Alia, favorendo così una maggiore immigra- zione dall’esterno. Un buon indicatore per ottenere maggiori in- L’aumento del fenomeno immigratorio (afflus- formazioni riguardo la stima dei flussi migratori e so di cognomi nuovi), dopo la creazione dello Sta - il grado di isolamento della popolazione è costi- to unitario, è abbastanza semplice da compren d e r e tuito dal rapporto tra il numero di cognomi (S) ri- con l’abbattimento delle fron t i e r e che facilita la cir- levati rispetto al numero totale dei matrimoni (N). colazione delle merci e delle persone. Più comples- Esso può essere utilizzato correttamente nel nostro so è spiegare il maggiore isolamento registrato nel caso per valutare le variazioni nel tempo, in quan- periodo che va dal 1845 al 1859, specialmente do- to le popolazioni esaminate mantengono dimen- po l’a p e r tura determinatasi in quello precedente. sioni sufficientemente costanti. Occorre forse tener conto del fatto che nel se- Analizzando gli andamenti e comparandoli con condo periodo (1830-1844) si colloca la devastan- quelli delle curve teoriche, si può ipotizzare il rag- te epidemia di colera che colpì il paese nel 1836- giungimento del nucleo storico. Da l l’ e vo l u z i o n e 37, a differenza di quella del 1855, più debole, e del rapporto S/N (tab. XVII) si nota come ad Alia dell’epidemia di tifo petecchiale del 1816-17, che questo diminuisca leggermente (I-II), poi sensibil- non interessò la popolazione siciliana. La consi- mente (II-III) e quindi risalga, non raggiungendo stente decimazione di individui in tutte le fasce però i livelli dei primi due (III-IV). d’età – e in proporzione maggiore quelli delle clas- Occorre tener conto che la diminuzione tra pri- si intermedie, come vedremo in seguito – potreb- mo e secondo periodo può essere dovuta al valore be aver reso necessario un maggiore allontana- mento dal luogo di origine per la ricerca del Tab. XVII - Rapporto S/N partner, diminuendo così il numero di cognomi in comune rispetto al periodo precedente. Il termine PERIODO S N S/N della condizione di “necessità” avrebbe in seguito 1815-29 186 501 0,371 ristabilito le abitudini precedenti, fino alla nascita 1830-44 219 607 0,361 del Regno d’Italia. L’analisi delle distribuzioni assolute e perc e n- 1845-59 228 760 0,300 tuali di presenza, persistenza, immissione e scom- 1860-75 259 824 0,314

31 di S/N nell’intervallo 1815-1829, probabilmente 3.8.5. SPOSE - I cognomi più frequenti più alto del previsto a causa del numero anomalo delle celebrazioni del 1819, che interessarono in- Dal l’ o s s e r vazione dei 20 cognomi più freq u e n t i teri gruppi familiari. (t a b . XVIII) per periodo si nota che sono sei quelli Un sensibile aumento nello stesso anno è dovu- se m p r e presenti, tre dei quali lo erano anche negli to probabilmente alla già citata abolizione dei di- sposi (Miceli, Chimento e Tod a r o). Gli altri tre, pre- ritti feudali. senti comunque in almeno un periodo tra i primi Il comportamento matrimoniale degli sposi, venti nei maschi, sono i cognomi Tripi, Sagona e che ricordiamo essere soggetti a mobilità rilevante, Run f o l a . sembra comunque far emergere una tendenza pro- Il cognome Cardinale risulta presente, come nei g re s s i va all’isolamento della popolazione aliese, maschi, nel I, II e III periodo, facendo così ipotiz- con un’inversione dopo l’Unità d’Italia. zare una migrazione temporanea del nucleo fami- liare nel terzo periodo. 3.8.4. Distanze genetiche Il cognome Guccione è presente nei tre periodi finali, come negli sposi, con il valore più alto nel Il metodo della distanza di Nei evidenzia la no- terzo e il secondo nel quarto. Considerando che tevole omogeneità generale di Alia, con differenze questo è il cognome della famiglia economica- quantitativamente piccole tra i diversi periodi. Si mente e socialmente più importante di Alia, un riscontra una maggiore somiglianza tra primo e così alto numero di ricorrenze fa pensare alla pre- terzo periodo e nel quarto, mentre sono ancora il senza di molti “rami cadetti”. È abbastanza singo- secondo e il quarto a manifestare le differenze più lare il fatto che sia estremamente scarsa la frequen- evidenti. za dei cognomi dati ai trovatelli. Non si ritrova Attraverso l’analisi delle prime due componen- Inc e r ti Par enti, mentre Fiorito appare, come per gli ti principali – non si è utilizzato il Multidimensio- sposi, solo nel periodo finale. nal Scaling, avendo suddiviso il campione dei ma- Da l l’analisi dei registri delle nascite abbiamo trimoni in soli quattro intervalli, invece degli otto evidenziato un’alta frequenza di questi due cogno- dell’analisi sulle nascite – si è ottenuta una rappre- mi, ripartiti più o meno equamente nei due sessi. sentazione topologica che permette la visualizza- Non c’è una ragione plausibile che spieghi un ab- zione delle distanze genetiche tra i diversi periodi bandono pref e r enziale di bambini di sesso maschile (fig. 2). o un’adozione maggiore per quelli di sesso femmi- Seguendo un procedimento analogo, si sono nile. Si potrebbe forse ipotizzare una registrazione analizzati separatamente i dati riguardanti le spo- con altro cognome al momento della nascita o la se, al fine di evidenziare se vi siano differenze ap- perdita dell’appellativo di “esposto” in seguito al- prezzabili o meno tra la struttura della popolazio- l’adozione da parte di una nuova famiglia, più fre- ne maschile e femminile che contrae matrimonio quente nelle femmine per una consuetudine di or- nel comune di Alia. dine culturale. Analizzando le frequenze percentuali nei quat- tro periodi dei venti cognomi in assoluto più rap- 1860-75 presentati, si osserva come “Miceli” sia il più fre- quente di Alia, dato che occupava la medesima posizione anche negli sposi. Tra i primi venti, ben tredici sono quelli in comu- 1845-59 ne con il campione maschile (Miceli, Guccione, Chi- mento, Cardinale, Biondolillo, Costanza, Pan e p i n t o , To d a ro, Ma rtino, Runfola, Sagona, Centanni, 1815-29 Drago), a testimonianza di un forte radicamento di questi cognomi nella popolazione aliese. 1830-44 Si osserva infine che le percentuali complessive dei venti cognomi a più alta ripetitività, rispetto a quelle determinate sugli sposi, risultano più alte di tre punti nei primi due periodi e di un punto nel Fig. 2 - Sposi. Distanze genetiche tra periodi. quarto, mentre si ha uno scarto di oltre due punti

32 Tab. XVIII - I venti cognomi delle spose più rappresentati per ogni periodo.

1815-29 N. 1830-44 N. 1845-59 N. 1860-75 N. ROTULO 22 CHIMENTO 16 GUCCIONE 25 COSTANZA 25 MICELI 17 MICELI 14 PANEPINTO 17 GUCCIONE 19 CARDINALE 16 CIMO’ 14 BARCELLONA 17 MICELI 17 BIONDOLILLO 15 ROTULO 13 TODARO 16 MARTINO 15 TRIPI 13 CARDINALE 12 FALCONE 15 CHIMENTO 15 RIILI 10 TAULLI 11 MICELI 14 BIONDOLILLO 15 CHIMENTO 10 TRIPI 10 COSTANZA 13 BARCELLONA 15 SEDITA 9 TODARO 10 DRAGO 12 TARAVELLA 14 MASCARELLA 9 SAGONA 10 TRIPI 11 CENTANNI 14 CATALANO 9 GUCCIONE 10 SCACCIA 11 CARDINALE 14 8 D’AMICO 10 RUNFOLA 11 PANEPINTO 13 MARTINO 8 CATALANO 10 CHIMENTO 11 TRIPI 12 MACALUSO 8 RUNFOLA 9 SAGONA 10 SAGONA 11 LOMBINO 9 MA RC H I A F AVA 9 RUSSO 10 RUNFOLA 11 SAGONA 7 LO IACONO 9 MARTINO 10 FIORITO 11 RUNFOLA 7 CIRRINCIONE 9 DI CARLO 10 DRAGO 11 MA RC H I A F AVA 7 BARCELLONA 9 TARAVELLA 9 DI MARCO 10 D’AMICO 7 VICARI 8 PECORARO 9 TODARO 9 TODARO 6 PANEPINTO 8 BIONDOLILLO 9 PECORARO 9 TARAVELLA 6 GRANATA 8 VIVIRRITO 8 MACALUSO 9 a favore dei maschi nel terzo periodo, da correlar- Tab. XIX - N° di cognomi presenti simultanea- si forse con l’isolamento maggiore della popolazio- mente (due a due) nei vari periodi ne in questo momento storico, evidenziato nell’a- nalisi dei cognomi degli sposi. Periodo 1815-29 1830-44 1845-59 1860-75 1815-1829 172 121 123 114 3.8.6. Presenza, immissione persistenza 1830-1844 197 135 130 e scomparsa di cognomi 1845-1859 212 141 Dal confronto tra i cognomi presenti contem- 1860-1875 246 poraneamente in due diversi periodi (tab. XIX), emerge che ad Alia – in misura comunque meno evidente rispetto ai maschi – il periodo 1845-1859 Tab. XX - Presenza, persistenza, immissione e presenti somiglianze con il primo periodo maggio- scomparsa di cognomi. Valori percentuali. ri del secondo. Da questo momento in poi, però, Periodo Nuovi Perduti Persistenti l’andamento si mostra lineare nel tempo, con affi- nità maggiori tra periodi contigui. 1815-1829 --- Sono state quindi analizzate le freq u e n z e assolu- 1830-1844 44,2 29,7 70,3 te e percentuali della presenza, immissione, scom- 1845-1859 39,1 31,5 68,5 parsa e persistenza dei cognomi tra un periodo e il su c c e s s i v o (tab. XX ) . 1860-1875 49,5 33,5 66,5

33 Tab. XXI - Rapporto S/N Tab. XXII – Valori del coefficiente RP

PERIODO S N S/N Periodo RP 1815-29 172 501 0,343 1815-29 0,0519 1830-44 197 607 0,325 1830-44 0,0659 1845-59 212 760 0,279 1845-59 0,0697 1860-75 246 824 0,299 1860-75 0,0583

Rispetto al campione degli sposi, si osservano percentuali di persistenza più alte in tutti i periodi 1830-44 (indice di un radicamento maggiore per i cognomi delle spose, abbastanza prevedibile). La percentuale d’immissione è, in generale, più simile tra i due sessi. Si differenziano abbastanza nettamente le spose terzo periodo, quando la per- 1845-59 centuale di immissione e di perdita risulta molto più bassa (6,1 e 9,6 punti) e quella di persistenza più alta (9,6 %) che negli sposi.

1860-75 3.8.7. Il rapporto S/N 1815-29 Abbiamo già riscontrato come l’analisi del rap- porto tra il numero totale dei cognomi riscontrati e quello dei matrimoni risulti altamente informa- Fig. 3 - Spose. Distanze genetiche tra periodi. t i vo del grado di isolamento della popolazione. Seppur con valori leggermente inferiori, l’anda- ri, tale da determinare un aumento della frequen- mento risultante ricalca quello ottenuto per gli za di omozigoti. La distribuzione dei valori di RP sposi, con un processo di isolamento progressivo, (tab. XXII) rilevati risulta in accordo con il quadro interrotto dal processo di unificazione del Regno finora emerso attraverso l’analisi degli altri indica- d’Italia. I valori più bassi rispetto al campione ma- tori. Per quanto riguarda l’andamento temporale, schile confermano l’idea di una maggiore mobilità si osserva che ad Alia si conferma una graduale matrimoniale di quest’ultimo, riscontrata presso- chiusura della popolazione, massima nel terzo pe- ché ovunque (tab. XXI). riodo, testimoniata dai valori crescenti di RP. Il processo si inverte al momento della creazione del- lo Stato unitario. 3.8.8. Distanze genetiche

Al contrario di quanto visto negli sposi, rispet- 3.9. Conclusioni to al primo periodo (1815-29) è il terzo (1845-59) che appare il più distante. In generale poi si ritro- Il quadro emerso dallo studio biodemografico vano distanze più ampie tra i diversi periodi, sin- di Alia è, pertanto, quello di un paese nel quale si tomo di un maggiore ricambio della popolazione registra un progressivo processo di isolamento ge- femminile (fig. 3). nico per tutta la prima parte del secolo, processo che sembra arrestarsi e invertire la tendenza con 3.8.9. Il metodo delle coppie ripetute l’avvento dell’Unità d’Italia e solamente fino alla massiccia ondata emigratoria di fine secolo (nel Il metodo delle “coppie ripetute”, applicato ai 1901 negli Stati Uniti vivevano più di 3.000 indi- cognomi desunti dagli atti di matrimonio permet- vidui originari di Alia). te di va l u t a re se all’interno della popolazione in Ciò concorda sostanzialmente con quanto si de- esame esista un’unione matrimoniale preferenziale sume dalle fonti storiche, che descrivono Alia come tra individui appartenenti ad alcune linee familia- un centro interessato solo marginalmente dalle prin-

34 cipali vie commerciali della Sicilia e privo di attrat- Karlin S., Mc Gregor J., 1967. The number of mutant ti v e economiche tali da determinare un afflusso im- forms maintained in a population. Proc. Fifth Berkeley Symp. Math. Stat. Prob., 4: 415-438 po r tante di persone dall’esterno del suo territorio. Lasker G.W., 1977. A coefficient of relationship by isonimy: a method for estimating the genetic relationship between Bibliografia populations. Hum. Biol., 49: 489-493 Lasker G.W., 1978. Increments through migration to the Azevedo E., Pinto da Costa T., Silva M. C., Ribeiro L. R., coefficient or relationship between communities by iso- 1983. The use of surnames for interpreting gene fre- nimy. Hum. Biol., 50: 235-240 quency distribution and past racial admixture. Human Lasker G.W., 1985. Surnames and Genetic Structure. Cam- Biology, 5 (2) : 235-242 bridge University Press, Cambridge Barrai I., Barbujani G., Beretta M., Maestri I., Russo A., Morton N.E., 1973.Kinship and population structure. In: Formica G., Pinto Cisternas J., 1987. Surnames in Fer- Genetic Structure of Populations : 66-71. A cura di Mor- rara: distribution, isonimy and levels of imbre e d i n g . ton N.E. University Press of Hawaii, Honolulu Ann. Hum. Biol., 14: 415-422 Relethford J.H., 1988. Estimation of kinship and genetic Barrai I., Formica G., Scapoli C., Beretta M., Mamolini E., distance from surnames. Hum. Biol., 60: 475 Volinia S., Barale R., Ambrosino P., Fontana F., 1992. Rodriguez-Larralde A., Pavesi A., Scapoli C., Conterio F., Mi c ro e volution in Ferrara: isonimy 1890-1990. Ann. Siri E., Barrai I., 1994. Isonimy and the genetic structu- Hum. Biol., 19: 371 re of Sicily. J. Biosoc. Sci., 26: 924 Barrai I., Scapoli C., Canella R., Formica G., Barale R., Be- Weiss V. , 1980 Im b reeding and genetic distance betwe e n retta M., 1991. Isonimy in records of birth and death in hierarchically structured populations measured by sur- Ferrara. Ann. Hum. Biol., 18: 395 name frequencies. Mankind Quarterly, XXI: 135-149 Chen K., Cavalli Sforza L.L., 1983. Surnames in Taiwan: Yasuda N., Ca valli Sforza L.L., Mo roni A., SkolnicK M., interpretation based on geography and history. Hum. 1974. The evolution of surnames: an analysis of their Biol., 5 (2): 367-374 distribution and extinction. T h e o r. Po p. Biol., 5: 123- Fisher R. A.,1943. The relation between the number of spe- 1 4 2 cies and the number of individuals in a random sample Zei G., Guglielmino C., Siri E., Moroni A., Cavalli Sforza of animal population. J. Anim. Ecol., 12:42 L. L., 1983. Surnames in Sardinia. Fit of frequency di- Karlin S., Mc Gregor J., 1972. Addendum a W. Ewens. stribution for neutral alleles and genetic population Theor. Pop. Biol., 3: 113-117 structure. Annals of Human Genetics, 47: 329-352

35

Capitolo 4 ANALISI DEMOGRAFICA DELLE CRISI DI MORTALITÀ: L’EPIDEMIA DI COLERA DEL 1837

BIGAZZI R.*, TORRES JOERGES X.**, TULUMELLO S.*, DE IASIO S.*** * Laboratori di Antropologia. Dipartimento di Biologia Animale e Genetica. Università di Firenze ** Dipartimento di Biologia. Università Autonoma di Madrid *** Dipartimento di Biologia Evolutiva e Funzionale. Università di Parma E-mail: [email protected]

L’e v oluzione demografica dell’Eu r opa in genera- re epidemico e si diffuse rapidamente in alcuni le e dell’I talia in parti c o l a r e dal medioevo al secolo comuni vicini, causando numerose vittime. scorso, è stata influenzata dalle diverse epidemie che Anche nell’isola erano stati fatti lavori di pre- in quel tempo si sono succedute. Peste, tifo, vai o l o venzione e campagne per informare l’ o p i n i o n e e colera hanno provocato crisi di mortalità i cui ef- p u b b l i c a ; un esempio fu la pubblicazione, nell’a- fetti si sono fatti sentire in tutti i parametri demo- gosto del 1835, di “Is t ruzione popolare”, nella grafici. Nel XIX secolo, le malattie che hanno avuto quale erano indicati i mezzi di prevenzione, i segni ma g g i o r e incidenza a livello demografico sono state con i quali il colera si manifestava e le precauzioni il tifo petecchiale o esantematico e il colera. L’e f f e t - da osservare prima dell’arrivo del medico. Ogni lo- to di entrambe sulla popolazione è stato diver s o calità fu anche informata sull’approntamento d’o- come diverse sono le loro caratteristiche, sia sul spedali e camposanti, sulle regole di trasporto dei piano clinico sia su quello epidemico. morti e sul modo di seppellirli (Leoni F., 1990). Si voleva informare la popolazione, ma la realtà 4.1. L’epidemia di colera del 1837 in Sicilia era che di fronte all’arrivo di quest’epidemia il di- sorientamento tra scienziati e medici era grande, il A partire dal 1829 l’Europa fu invasa da una popolo non aveva fiducia in loro, e non badava ai epidemia di colera che provocò numerose vittime consigli delle autorità e questo, di certo, non favo- e non pochi disagi, anche di natura politico eco- riva l’isolamento della malattia. nomica. Nel Regno delle Due Sicilie al problema Tutti questi fattori, uniti alle condizioni igieni- de l l ’epidemia colerica fu posta attenzione già a par- co- sanitarie delle città, facevano diventare in pra- tire del 1831, anno in cui fu stabilito un cordone tica inutili tutti gli sforzi fatti da parte dei governi sanitario intorno ai porti dell’Adriatico e del Tirre- per cercare di evitare il contagio o almeno per li- no. Questo cordone fu abolito poco tempo dopo a mitarne i danni. causa degli intralci e difficoltà che esso creava al La situazione dell’ordine pubblico nell’isola di- commercio. Le autorità borboniche tornarono ad ventò a poco a poco preoccupante, perché alla occuparsi seriamente del fenomeno epidemico nel paura dovuta alla malattia si sommavano le cre- 1835, quando l’epidemia, dopo aver percorso l’A- scenti difficoltà per conseguire viveri e vettovaglie, sia centrale, la Russia e l’Europa arriva in Italia. Si conseguenza dello stabilimento di un cordone sa- disposero misure preventive di carattere generale, nitario marittimo. tendenti a formare un cordone sanitario per pre- A questo caos si aggiunsero le voci che propo- servare il Regno dal contagio. Il Regno delle Due nevano che la malattia non era tale, ma un inten- Sicilie fu, nel 1836, l’ultimo stato europeo ad esse- to di avvel e n a r e il popolo siciliano da parte dei Bor- re invaso dal colera. boni. Questo fu sufficiente per mescolare le rivolte Agli inizi del giugno 1837 il morbo fece la sua popolari frutto del panico con quelle di carattere apparizione in Sicilia. La malattia, sviluppatasi a indipendentista. Palermo, andò sempre più assumendo il caratte- Il clima di rivolte ostacolò gli intenti di frenare l’epidemia e come conseguenze di questa situazio- Ricerca sostenuta con il cofinanziamento della “Fondazione ne, le vittime di colera in Sicilia nel 1837 ammon- Dino Terra” di Lucca tarono circa 70.000.

37 4.2. L’epidemia di colera del 1837 ad Alia La malattia, sviluppatasi a Palermo, assunse ben presto carattere epidemico e si diffuse rapidamen- te in alcuni comuni vicini, tra cui Alia. L’andamento dei fenomeni demografici è ab- bastanza costante fino al 1837, per il quale si os- s e rva un picco di mortalità – raddoppia il nume- ro dei decessi – e una diminuzione delle nascite (fig. 1). L’anno seguente si assiste ad un pre ve d i- bile calo delle morti e ad una ripresa dei matri- moni, con conseguente aumento delle nascite negli anni successivi. Fig. 1 - Eventi demografici ad Alia 1834-1842. Come si può osservare nella figura 2, non si no- tano fenomeni particolari prima dell’epidemia, che d i vampa nei mesi di luglio (116 morti contro i c i rca 20 dei mesi precedenti), agosto (83) e set- tembre (84) del 1837. A causa dell’accumularsi in un periodo così breve di un elevato numero di decessi, nei mesi se- guenti e fino a tutto il 1838, la mortalità resta a li- velli inferiori al periodo precedente il colera, men- t re il numero dei matrimoni, scarsi in luglio e assenti in agosto, ricresce ben presto, raggiungen- Fig. 2 - Eventi demografici per mese ad Alia 1836-38. do livelli insoliti nel mese di novembre. La numerosità delle nascite non sembra risen- tire degli effetti dell’epidemia durante il suo ma- sentono di meno della crisi di mortalità causata dal nifestarsi; esse invece diminuiscono nei mesi suc- colera e l’incidenza sul totale delle morti arriva a di- cessivi, per riprendere, con frequenze anche più mezzarsi (fig. 4). elevate, solo alla fine del 1838. Di contro cresce nettamente la percentuale di Nel secolo scorso, la distribuzione delle morti in decessi nelle classi adulte, con un picco tra i 15 e i funzione dell’età (fig. 3) vedeva fortemente colpi- 49 anni, che appaiono colpite in modo pref e re n - ta la popolazione infantile. La maggior parte dei fu- ziale dal morbo. Un dato molto interessante, che nerali officiati erano di bambini di età inferiore ai conferma la diffusione del morbo del colera in tutta cinque anni, con una mortalità leggermente mag- Italia per il periodo considerato, viene da studi con- giore nei maschi. dotti su un paese montano in provincia di Cun e o : Ciò che si evince dai grafici è un aumento del Bel l i n o . In questo paese sono stati studiati gli an- numero assoluto di morti pressoché in tutte classi damenti demografici lungo un arco di tempo di di età nell’anno dell’epidemia. Una visione più at- due secoli (1770-1970), analizzando le classi di età tenta ci rivela però che non tutte le classi risultano che più ve n i vano coinvolte in crisi di mort a l i t à . colpite allo stesso modo. Quelle giovanili, e in par- Men t r e tra i morti del periodo 1915-1918 e 1940- ticolare i bambini di età inferiore ad un anno, ri- 1945 si osserva un’e l e v ata percentuale di maschi in

Fig. 3 - Decessi per classi d’età 1834-1842. Fig. 4 - Incidenza delle morti per classi d’età.

38 Quest’ultima recrudescenza potrebbe essere dovu- ta ad una sottovalutazione della pericolosità del morbo dovuta a due settimane di bassa mortalità. Le donne risultano colpite in modo preferen- ziale, ad eccezione della prima settimana di set- tembre, e per un periodo prolungato rispetto agli uomini, indice forse di una maggiore esposizione al contagio causata dalle cure portate agli ammala- ti. Anche in questo caso in entrambi i sessi, le clas- si intermedie risultano le più colpite dall’e p i d e m i a . Si evidenzia inoltre che i decessi maschili avven - Fig. 5 - Decessi per settimana. gono in due periodi circoscritti per tutte le classi di età, mentre l’estensione della mortalità femminile età compresa tra i 20 e i 34 anni e non si nota per per un periodo maggiore è soprattutto a carico della detto periodo aumento della mortalità perinatale, fascia di età tra i 15 e i 49 anni (figg. 6 e 7). nel periodo compreso tra il 1840 e il 1859 si può L’analisi della mortalità in relazione allo stato ri l e va r e un marcatissimo incremento nella perce n - sociale (tab. I e fig. 8) è stata operata solamente per tuale di mortalità perinatale e infantile. Ciò può il sesso maschile, in quanto negli atti di morte la su f f r a g a r e l’ipotesi che la elevata mortalità del pe- p rofessione delle donne è risultata mancante in riodo 1840-1856, registrata nella comunità, sia do- circa il 50% dei casi. vuta a una epidemia. Inoltre, non conoscendo il numero totale dei L’analisi settimanale dei decessi durante l’epi- contagiati all’interno delle diverse famiglie e degli demia ci offre una visione ancora più chiara del- appartenenti a ciascuna classe sociale risulterebbe l’insorgenza e dello sviluppo del fenomeno. In- az z a r dato anche solo ipotizzare una maggiore o mi- nanzitutto si osserva che all’interno del periodo nore resistenza alla malattia di questa o quella clas- esistono due picchi di mortalità: uno tra la terza se. È comunque interessante notare il fatto che la settimana di luglio e la seconda di agosto ed un classe meno abbiente viene colpita in maniera cre- altro nelle prime settimane di settembre (fig. 5). scente nel primo mese dell’epidemia, mentre le altre

Tab. I - Decessi maschili per “status sociale”

Mese Contadini Artigiani Possidenti Totale Senza Pastori Commercianti Benestanti classificazione Luglio-1 Luglio-2 1 3 4 Luglio-3 9 3 3 15 Luglio-4 13 3 2 18 Luglio-Agosto 14 3 1 18 2 Agosto-1 4 1 1 6 2 Agosto-2 3 1 4 Agosto-3 3 1 4 1 Agosto-4 2 2 Settembre-1 20 5 25 1 Settembre-2 5 1 1 7 Settembre-3 2 2 4 1 Settembre-4 3 3 Totale 79 23 8 110 7

39 Fig. 6 - Maschi deceduti per grandi classi di età. Fig. 7 - Femmine deceduti per grandi classi di età. due classi tendono a mantenere costante o a dimi- n u i re la mortalità nello stesso periodo. Par re b b e quindi ragionevole ipotizzare che le classi agiate, dopo le prime manifestazioni del morbo, abbiano tr ovato il modo di proteggersi meglio rispetto ai più po veri, grazie forse alle migliori condizioni igieni- che delle loro abitazioni, che fornivano senza dub- bio una barriera più efficace contro il contagio. Una reazione sociale all’epidemia di colera è data dalla ripresa del numero dei matrimoni fin Fig. 8 - Decessi maschili per condizione socio-economica. dalla fine del 1837. Dalle tabelle II, III, IV e V si traggono però anche al t r e notizie riguardo al fenomeno, collegate princi- ved o vo ha più possibilità di scelta rispetto alla donna, palmente al fatto che tra le vittime dell’epidemia vi sia nubile che ved o va. Ma si può anche ipotizzare che era una preponderanza di donne giovani. Si potreb - un ved o vo abbia più bisogno di una ved o va di ri- be ved e r e un risvolto di ciò nel fatto che il giovan e sposarsi, perché meno adatto a viver e da solo.

Tab. II - Matrimoni celebrati Tab. III - Matrimoni celebrati da settembre a dicembre 1837 dal settembre 1837 alla fine del 1838

Stato civile Donne nubili Donne vedove Stato civile Donne nubili Donne vedove Uomini celibi 18 2 Uomini celibi 59 8 Uomini vedovi 8 1 Uomini vedovi 25 7

Tab. IV - Matrimoni dal settembre 1837 a tutto il 1838 Età al matrimonio <=19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-> <=19 1 1 20-24 7 10 4 1 2 2 25-29 5 11 7 3 1 30-34 3 7 4 4 35-39 4 2 1 3 40-44 1 1 45-49 3 2 1 50-54 2 1 55-> 1 1 2 1

40 Tab. V - Matrimoni dal settembre 1837 a tutto il 1838 secondo lo stato civile degli sposi Uomini vedovi Donne nubili Donne vedove Età al matrimonio <=19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-> <=19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-> <=19 20-24 1 1 25-29 5 1 30-34 1 4 2 1 35-39 1 1 1 40-44 1 45-49 3 1 1 50-54 1 1 55-> 1 1 2 1

Uomini celibi Donne nubili Donne vedove Età al matrimonio <=19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-> <=19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-> <=19 1 1 20-24 6 10 4 1 2 1 25-29 5 6 5 1 1 1 1 30-34 2 3 4 1 35-39 4 1 1 1 40-44 45-49 1 50-54 1 55->

Donne vedove Uomini celibi Uomini vedovi Età al matrimonio <=19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-> <=19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-> <=19 20-24 25-29 1 30-34 1 1 1 1 35-39 2 1 1 1 40-44 45-49 1 2 50-54 55-> 1

Donne nubili Uomini celibi Uomini vedovi Età al matrimonio <=19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-> <=19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-> <=19 20-24 1 10 6 3 4 1 5 4 1 25-29 1 4 5 4 1 1 3 1 30-34 1 1 1 1 2 1 35-39 1 1 1 1 1 40-44 45-49 1 50-54 55->

41 Bibliografia Henry, L., 1968. The verification of data in Historical De- mography. Population Studies, XXII (1): 385-396. Bigazzi R., Bramanti B., Chiarelli B., De Iasio S., Herm a n n Henry, L., 1983. Manual de demografía histórica: técnicas B., Sineo L. Tartarelli G., Vianello M., 1999. Aspetti de análisis.. Crítica. Barcelona biologici e demografici della popolazione di Alia (PA). Leoni F., 1990. Il colera nell’Italia meridionale (1836-1837). XIII Congresso degli Antropologi Italiani: Attualità del- Apes, Roma. l’Antropologia. Ricerca e Insegnamento nel XXI secolo, Livi Bacci, M. 1968. Fe rtility and Nuptiality Changes in Roma e Sabaudia (LT), 4-8 ottobre 1999 Spain from the late 18th to the early 20th Century. Po- Bigazzi R., De Iasio S., Torres X., 1999. Alia (PA): le crisi pulation Studies, XXII (1): 83-102, (2): 211-234. di mortalità nella prima metà dell’ottocento. Convegno Manfredini M., De Iasio S., Lucchetti E., 1995. Dinamica S.I.De.S: Salute e malattia fra ‘800 e ‘900 in Sardegna e di una popolazione e struttura delle famiglie: aspetti me- nei Paesi dell’Europa Mediterranea, Alghero, 3-5 giugno todologici e prime applicazioni. In: L’ a d a t t a m e n t o 1999 umano all’ambiente. Passato e presente. Atti dell’XI Con- Ciavarello M., 1981. Il colera a S. Marco in Lamis nel 1837. gresso degli Antropologi Italiani. Isernia, settembre 1995 Gruppo cittadella Est. San Marco in Lamis. (Peretto C., Milliken S. eds) ABACO, Forlì pp. 443-450 De Iasio S., 1999. Win Fa m y . Speech Assistant Ma n u a l e + Nadal, J., 1996. La población española (siglos XVI a XX). CD Software Ariel.. Barcelona De Iasio S., Bigazzi R., 1999. Analisi biodemografica sulla Pé r ez Mor eda, V., 1980. La crisis de mortalidad en la España in- popolazione di Alia (PA) nel XIX secolo. XIII Congresso terior (S. XVI-XIX). Siglo Veintiuno de España, Madrid, etc. degli Antropologi Italiani “Attualità dell’ A n t ro p o l o g i a . Sannino Cuomo A. L., 1984. L’incidenza in Basilicata delle Ricerca e Insegnamento nel XXI secolo”, Roma e Sabau- grandi crisi epidemiche e di sussistenza su mortalità, na- dia (LT), 4-8 ottobre 1999 talità e nuzialità. In: Ricerche di storia sociale e religiosa. De Iasio S., Bigazzi R. Lucchetti E., 1997. L’epidemia di co- Sorcinelli P., 1979. Miseria e malattie nel XIX secolo, i ceti lera del 1837 ad Alia (PA). XII Congresso degli Antro- popolari nell’Italia centrale fra tifo petecchiale e pellagra. pologi Italiani. Palermo, settembre 1997. Antropologia In: La società italiana moderna e contemporanea. Fran- Contemporanea, 20 (1-3):77-79 co Angeli, Milano. Del Panta L., 1980. Le epidemie nella storia demografica ita- Torres X., Bigazzi R., De Iasio S., Prado C., Chiarelli B., liana (secoli XIV-XIX). Loescher, Torino. 1999. Mortalidad diferencial por sexos y grupos de edad Fleury, M., Henry L., 1965. Des registres paroissiaus à l’hi- nel pueblo de Alia (provincia de Palermo, Sicilia) a causa st o i r e de la population: manuel de dépouillement et d’e x - de la epidemia de colera del 1837. Santiago de Compo- ploitation de l’état civil ancien. I.N.E.D., Paris stela (Spagna).

42 Capitolo 5 ALIA: ALCUNE CONSIDERAZIONI DI ANTROPOLOGIA MOLECOLARE

VONA G., GHIANI M.E., VACCA L., MAMELI G.E., SUCCA V., CALÒ C.M. Dipartimento di Biologia Sperimentale, Sezione di Scienze Antropologiche, Università di Cagliari

Lo studio e l’analisi delle caratteristiche biologiche 5.1. I documenti dell’analisi antropogenetica di una popolazione necessitano dell’ausilio non so- lo dei metodi propri della genetica e dell’antropo- Per poter affrontare questo tipo di studio si è logia, ma anche delle conoscenze che provengono p a rtiti dal pre l i e vo di campioni di sangue: circ a da numerose altre discipline. Per una corretta in- 150 abitanti, aliesi almeno da tre generazioni, han- terpretazione dei dati genetici e antropologici so- no collaborato alla realizzazione della ricerca of- no fondamentali, ad esempio, le conoscenze relati- frendo una piccola quantità del loro sangue. ve agli eventi storici e demografici vissuti dalla Il sangue è un elemento importantissimo del popolazione che si vuole studiare. In altre parti del nostro organismo che contiene una grande varietà volume vengono trattati alcuni aspetti storici e de- di sostanze, le proteine, necessarie alla vita dell’or- mografici della popolazione di Alia che sono di ganismo Il nostro corpo costruisce queste sostan- grande utilità per interpretare i dati che proporre- ze, circa 100.000, partendo da un messaggio che è mo. Qui è sufficiente ricordare brevemente che le contenuto nei “geni”, piccoli tratti di una moleco- tracce archeologiche, che testimoniano della pre- la formata da due filamenti avvolti tra loro a spira- senza dell’uomo in Sicilia, le più antiche delle qua- le, il DNA, che costituisce i cromosomi situati nel li risalgono ad alcune decine di migliaia di anni fa, nucleo di ogni cellula. cioè al Paleolitico o Antica Età della Pietra, e gli in- I 46 cromosomi che ognuno di noi possiede numerevoli documenti storici mostrano che la Si- p rovengono metà dalla propria madre e metà dal cilia ha subito influssi da parte di varie aree del p roprio padre. Ciò significa che metà del DNA, Mediterraneo fin dai tempi preistorici e fanno ri- quindi dei geni, è di origine materna e l’ a l t r a tenere che l’isola sia stata sempre un importante metà di origine paterna. E’ per questo che i figli punto d’incontro di culture e rotte commerciali. somigliano ai genitori. Ma non bisogna cre d e re E’ importante sottolineare che l’area su cui sor- che la somiglianza tra genitori e figli sia limitata ge l’attuale Alia vide il passaggio successivo di tut- a quei caratteri del corpo che percepiamo con ti quei gruppi che hanno animato la storia dell’i- i m m e d i a t ezza come la statura, il colore degli oc- sola, come testimoniano i re p e rti fenici, gre c i , chi e dei capelli, la forma della testa o del corpo. punici, romani, bizantini, arabi, spagnoli. Le somiglianze riguardano moltissimi altri carat- Il ritrovamento nel 1995 dei resti dei deceduti teri che i nostri occhi non percepiscono, come per il colera del 1837 ha suscitato grande interesse quelli di natura biochimica, ad esempio i gru p p i nella comunità scientifica italiana e internaziona- s a n g u i g n i . le, tanto da richiamare numerosi gruppi di ricerca Ognuno di noi dovrebbe conoscere il proprio di varie Università italiane che si sono interessati gruppo sanguigno per una corretta trasfusione di allo studio di tematiche diverse riguardanti la po- sangue in caso di necessità, cioè dovrebbe sapere se polazione attuale di Alia. In particolare il gruppo il proprio gruppo è 0, A, B oppure AB. E ancora di ricerca dell’Un i v ersità di Cagliari, coord i n a t o se è Rh+ oppure Rh-, Kell positivo o negativo. Il dal Prof. Giuseppe Vona, si è occupato delle carat- possedere un gruppo oppure l’altro dipende dalla teristiche genetiche della popolazione aliese attua- combinazione di geni che abbiamo ricevuto dai le in rapporto alle altre popolazioni siciliane e del- nostri genitori. E così è per tutte le altre sostanze l’area mediterranea. presenti nel nostro corpo.

43 Il fatto che tutte queste sostanze siano sotto il cui frequenze sono state poi confrontate con quel- controllo dei geni che vengono trasmessi dai geni- le di altre aree della Sicilia (Agrigento, Caltanisset- tori ai figli, quindi da una generazione all’ a l t r a , ta, Catania, Enna, Messina, Palermo, Ragusa, Si- rende i gruppi sanguigni, gli enzimi e le proteine racusa e Trapani). ottimi strumenti di indagine per lo studio della I polimorfismi genetici studiati sono: 8 sistemi storia genetica di una popolazione, ossia dei mar- enzimatici presenti nei globuli rossi del sangue, catori genetici. cioè la Fosfatasi acida eritrocitaria (ACP), Adeno- Un’altra importante osservazione è necessaria: sinadeaminasi (ADA), Adenilato Kinasi (AK), le popolazioni umane, come del resto i singoli in- Esterasi-D (ESD), Gliossalasi (GLO), 6 Fo s f a t o dividui, non sono uguali sotto l’aspetto genetico. I Deidrogenasi (PGD), Fosfoglucomutasi (PGM) e geni che controllano il sistema AB0 sono tra loro Su p e rossidodismutasi (SOD); 3 proteine che si lievemente differenti (alleli) e producono proteine t rovano nel siero del sangue: Gruppo specifico che si somigliano per struttura e funzione, ma non Componente (GC), Transferrina (TF) e alfa-1-an- sono perfettamente identiche. Per questo un indi- titripsina (PI); e infine i gruppi dei due sistemi viduo può essere di gruppo A e un altro di gruppo sanguigni ABO e Rh. B. Potrà accadere che in una popolazione gli indi- Sono questi i documenti dei quali ci siamo ser- vidui portatori del gruppo A siano più numerosi viti per analizzare la struttura genetica di Alia e ab- degli individui di gruppo B, come si verifica nella biamo cercato di ricostruirne la storia biologica. popolazione siciliana nel suo complesso, mentre un’altra popolazione potrà essere composta di un 5.2. Alia e le altre popolazioni siciliane n u m e ro di individui di gruppo B maggiore di quelli di gruppo A, come accade in alcune popola- Dai risultati rilevati dalle distribuzioni dei geni zioni dell’Asia centrale. nella popolazione di Alia, questa appare caratteriz- Per il nostro studio, partendo dai campioni di zata da alcune frequenze alleliche particolari. L’al- sangue, abbiamo esaminato 13 marcatori genetici lele AB0*A del sistema sanguigno AB0 si presenta e le loro distribuzioni nella popolazione di Alia le con una frequenza che risulta essere la più bassa fra

Fig. 1 - Albero genetico ri- cavato dalle distanze gene- tiche che rappresenta la popolazione di Alia in rap- porto alle altre popolazio- ni della Sicilia.

44 Fig. 2 - Grafico bidimensionale ottenuto dall’analisi dell’R-matrix. quelle riscontrate in Sicilia, mentre la fre q u e n z a popolazioni o, in alternativa, quanto le popolazio- dell’allele AB0*B è, al contrario, la più elevata. An- ni nel corso della loro esistenza siano divenute dif- cora le frequenze di Alia per gli alleli dell’enzima ferenti sotto l’aspetto genetico. Questo è reso pos- fosfatasi acida eritrocitaria, ACP*A e ACP*B, co- sibile dal calcolo delle distanze genetiche che stituiscono, rispettivamente, i valori più basso e separano le popolazioni e dalla rappre s e n t a z i o n e più alto delle frequenze trovate negli altri campio- dei rapporti che dalle distanze emergono attraver- ni della Sicilia. È interessante osserva re, inoltre , so un grafico a forma di albero. che nella popolazione di Alia è stato ritrovato un Nella figura 1 compare appunto l’ a l b e ro che allele della siero p roteina alfa-1-antitripsina, il rappresenta le relazioni esistenti tra Alia e le altre PI*M4, che non era stato rilevato in nessuno degli popolazioni della Sicilia, albero che è derivato dal- altri campioni siciliani studiati in precedenza. le distanze genetiche calcolate. Alia si trova su un Utilizzando contemporaneamente tutte le fre- ramo dell’albero che appare molto separato rispet- quenze alleliche dei marcatori analizzati, attraver- to a tutte le altre popolazioni indicando un’accen- so delle elaborazioni statistiche, è possibile stabili- tuata diversificazione genetica. Questa riguard a re il grado di somiglianza genetica di due o più non solo quelle popolazioni che sono molto di-

Fig. 3 - Le distanze genetiche derivate dal- le frequenze dei marcatori esaminati indi- viduano barriere genetiche, una delle quali isola la popolazione di Alia

45 stanti geograficamente da Alia, come Catania e DNA (mtDNA), ciascuno dei quali compre n d e Messina, ma anche le popolazioni di quelle aree 37 geni interessati nella produzione di energia. che sono limitrofe, come Palermo e Agrigento. Una caratteristica del mtDNA è quello di essere Complessivamente l’albero evidenzia una grande er editato esclusivamente per via materna, vale a di- variabilità genetica interna all’isola che è legata ol- re che ognuno di noi ha ereditato il mtDNA dalla tre che agli aliesi, anche alle popolazioni di Ragu- sola madre, a differenza del DNA nucleare, per il sa, Trapani e Caltanissetta. L’osservazione diretta quale, come si è ricordato in precedenza, il padre e dei valori delle distanze genetiche conferma una la madre contribuiscono in uguale misura nel de- forte caratterizzazione di Alia rispetto alle aree di te r m i n a r e il DNA del proprio figlio. confronto: le distanze variano tra 9.3 x 10-3 e 15.5 Già dal 1981 si conosce la struttura completa x 10-3, più elevate di quelle che si sono ottenute del mtDNA che è stato interamente sequenziato da per le altre popolazioni (2.0 x 10-3 – 15 x 10-3). Anderson e dai suoi collaboratori. Si tratta di un ti- La peculiarità di Alia viene ancora più messa in po di DNA a catena singola (aploide), al contrario risalto da un’altra analisi statistica, quella dell’R- di quello nucleare che risulta costituito da una ca- matrix (Harpending e Jenkins 1973), che parten- tena doppia (diploide), di 16569 paia di basi (bp). do dalle frequenze geniche permette di rappresen- Il mtDNA è soggetto a cambiamenti, cioè mu- tare le popolazioni su un piano in base alle loro tazioni, che si esprimono con sostituzioni delle somiglianze o differenze complessive. singole unità (basi) che lo costituiscono, che pos- Alia si colloca così nella figura 2 in una posi- sono essere anche causa di gravi patologie. La fre- zione fortemente appartata. E abbastanza isolate quenza con la quale avvengono le mutazioni nel appaiono anche le popolazioni di Trapani, Calta- mtDNA è estremamente elevata, circa 10 volte su- nissetta e Ragusa. periore a quella del DNA nucleare, e questo per- Le distanze genetiche hanno permesso di rica- mette di utilizzare il DNA mitocondriale nello vare un’altra importante osservazione, sfruttando studio dei fenomeni che riguardano l’evoluzione a un metodo particolare, quello delle triangolazioni breve termine delle popolazioni. Le analisi compa- angolari e l’algoritmo del Monmonier (1973). Si rate di molecole di mtDNA, effettuate su indivi- sono potute così individuare delle barriere, cioè dui sparsi in tutto il mondo, hanno consentito di due zone di discontinuità marcata delle frequenze r i c o s t ru i re le principali migrazioni degli esseri geniche all’interno della Sicilia, come mostra in umani anatomicamente moderni che hanno per- modo evidente la figura 3. Una barriera genetica è corso i vari continenti. Esse hanno permesso anche stata disegnata intorno ad Alia, con la sua origine di stabilire date approssimative per il popolamen- tra Alia e Agrigento. Essa, oltre ad isolare comple- to non solo dei diversi continenti, ma anche di tamente la popolazione di Alia, separa anche l’area aree geograficamente più limitate. occidentale da quella centro-meridionale. Un’altra Al l ’interno della molecole del mtDNA è pre- zona di improvviso cambio di frequenze geniche sente una zona denominata D-loop, costituita da percorre l’isola da sud a nord separando la zona due distinti segmenti (I e II), che controlla le fun- orientale da quella centroccidentale. zione a cui la molecola è deputata. L’i n t e r esse di molti ricercatori si è rivolto con una certa pref e re n - 5.3. Il DNA mitocondriale za al segmento I di tale zona, che sembra pres e n t a - e la popolazione di Alia re il più elevato tasso di evoluzione della molecola. Tenendo conto delle interessanti informazioni Oltre ai marcatori genetici che, come si è detto, che possono derivar e dall’analisi del DNA mito- sono controllati dal DNA nucleare che viene ere- condriale, è stato effettuato il sequenziamento di ditato da ambedue i genitori, è stato studiato nel- 388 bp della regione di controllo del mtDNA, com- la popolazione di Alia un altro tipo di DNA quel- pr ese tra la posizione 16023 e 16410 della sequen- lo mitocondriale. za di riferimento di Anderson, in un campione di Il DNA mitocondriale è una piccola molecola 49 individui della popolazione di Alia. È la prima c i rc o l a re localizzata all’interno dei mitocondri, volta che nella letteratura scientifica viene riporta t o piccoli corpuscoli situati nella cellula fuori dal nu- questo tipo di dati su una popolazione siciliana. cleo, nella parte detta citoplasma. Essi rappresen- I risultati ottenuti rivelano anche nel caso del tano le centrali energetiche delle cellule. In ogni mtDNA, come già per i marcatori genetici classi- singolo mitocondrio vi sono numerosi anelli di ci, che la popolazione aliese emerge per alcune ca-

46 Fig. 4 - Variazioni delle mutazioni presenti nei siti 16126 e 16223 della sequenza mtDNA che mostrano un andamen- to decrescente dall’Oriente verso l’Occidente mediterranei. ratteristiche sue proprie quando è confrontata con altre popolazioni di origine euromediterranea. La nostra analisi ha messo in luce che i Siciliani, per quanto riguarda le sequenze del mtDNA, hanno alcune frequenze intermedie a quelle trovate nelle popolazioni di confronto. Ciò è particolarmente evidente nella distribuzione di alcune sostituzioni, che collocano il campione siciliano in una posizio- ne centrale tra le popolazioni orientali e quelle oc- Fig. 5 - Albero genetico ricavato dalle distanze ottenute per cidentali del Mediterraneo. Ad esempio le sostitu- il DNA mitocondriale. L’albero mostra una crescente diffe- zioni che si registrano nei siti 16069, 16126 e renziazione nel Mediterraneo da Oriente verso Occidente. 16223 della sequenza hanno delle frequenze che decrescono passando dal Vicino Oriente verso Oc- cidente (Figura 4). Anche le popolazioni di confronto mostrano Servendoci delle frequenze delle varie mutazio- un unico maggiore episodio di espansione che si sa- ni è stato possibile calcolare, come per i marcatori rebbe verificato in tempi diversi rispetto a quelli genetici di cui si è parlato in precedenza, le distan- della Sicilia, dapprima in Oriente e poi in Occ i - ze genetiche e da queste abbiamo costruito l’albe- dente. La popolazione che avrebbe avuto l’e s p a n - ro genetico riportato in figura 5. sione più antica, indicata tra 47.000 e 135.000 an- Appare subito evidente che alle due estremità ni fa circa, sarebbe quella del Medio Or i e n t e . della parte dell’albero che riguarda le popolazioni Al l ’opposto la più recente espansione si sarebbe ve- mediterranee, non tenendo quindi conto dell’Afri- rificata nei Baschi tra 14.000-41.000 anni fa circa . ca e dell’Asia, si trovano le popolazioni del Medio I suggerimenti che quindi vengono dalle diver- Oriente da una parte e i Baschi, unitamente ai se analisi effettuate sembrano concordare con una Corsi, dall’altra. migrazione delle popolazioni da Oriente verso Oc- L’analisi della distribuzione delle differenze nel- cidente all’interno del Mediterraneo, migrazione le sequenze del mtDNA degli aliesi sembra indica- che è stata sostenuta anche da molti altri autori re che, in un passato non molto recente, si sia ve- (Comas et al., 1996; Francalacci et al., 1996; Va- rificato in Sicilia un episodio di espansione della resi et al., 2000 ). popolazione. La popolazione iniziale costituita da Un’altra fonte di informazione che prov i e n e circa 300-900 individui sarebbe aumentata sino ad d a l l’analisi del DNA mitocondriale sta nel fatto un numero compreso tra 12.000 e 35.000. che nella sequenza di un individuo possono essere Ma quando si sarebbe verificato tale aumento presenti contemporaneamente più mutazioni che, demografico della popolazione? Le stime suggerite se considerate congiuntamente, costituiscono da l l ’analisi delle sequenze del DNA mitocondriale un’associazione detta aplotipo. indicano un periodo che oscilla tra 20.732 e 59.691 Se analizziamo le frequenze degli aplotipi, no- anni fa, con un val o r e intermedio di 39.679 anni. tiamo che la Sicilia, rappresentata da Alia, ha in al-

47 cuni casi dei valori intermedi tra quelli delle po- giunti al seguito di Fenici e Romani e/o dalle mi- polazioni mediterranee orientali e quelli delle po- grazioni arabe. Ma dai dati della nostra ricerca sul polazioni occidentali. Come ad esempio la fre- mtDNA non emerge alcuna caratteristica comune quenza dell’aplotipo che corrisponde alla sequenza tra la popolazione siciliana e le popolazioni nere di Anderson. In altri casi la popolazione siciliana dell’Africa, come ci si sarebbe potuto attendere in mostra aplotipi rari comuni solamente ad alcune base ai risultati del lavoro citato. L’attesa di un’in- delle altre popolazioni del confronto come, ad fluenza africana era supportata anche dalla consi- esempio, un aplotipo comune con gli Spagnoli o derazione che la Sicilia è l’unica regione del Medi- quello comune con i Sardi. Altri singoli aplotipi terraneo, insieme con la Grecia, a possedere una sono condivisi con i Toscani, con i Berberi e con la frequenza non trascurabile di emoglobina S e del popolazione medio orientale. gene che la determina. Questo, che è responsabile Ma possiamo osservare anche che il 45% degli di una grave forma di anemia detta falciforme o si- aplotipi ritrovati ad Alia non sono presenti nelle clemia, è notevolmente diffuso in Africa tanto da altre popolazioni e sembrano essere quindi caratte- essere un gene caratteristico di molte delle popola- ristici di questa popolazione. zioni che vivono specialmente nelle aree centrali in questo continente. La stessa indicazione proviene 5.4. Alia e il punto di vista dall’esistenza nel complesso dei geni (pool genico) dell’antropologia molecolare della popolazione siciliana di altri geni che si ri- tengono di origine africana (Vona et al., 1998, I risultati ottenuti analizzando la struttura ge- 2000). Tuttavia alcuni aplotipi, che emergono dal- netica della popolazione di Alia mediante i marca- le sequenze da noi studiate, risultano comuni ai Si- tori genetici costituiti dai gruppi sanguigni, dagli ciliani e ai Berberi e suggeriscono quindi la possi- enzimi e dalle proteine del sangue e dal sequenzia- bilità che vi sia stato un certo contatto con le mento del DNA mitocondriale, permettono di ar- popolazioni dell’Africa settentrionale. rivare ad alcune osservazioni che riguardano sia la Ma al di là della ricerca delle tracce che una po- storia biologica di questa popolazione sia, più in polazione o l’altra hanno potuto lasciare nel pool generale, di quella dell’intera Sicilia. genico dei Siciliani, cosa possibile solamente in al- Secondo alcuni studiosi non vi sarebbe all’in- cuni casi particolari, una considerazione appare terno della Sicilia attuale una variabilità genetica certa: la Sicilia non è una unità omogenea dal pun- tale da permettere una suddivisione in sottopopo- to di vista della sua struttura genetica. lazioni e nelle sue caratteristiche genetiche non sa- Alcune ricerche, precedenti alla nostra, svilup- rebbe possibile riconoscere nessuna influenza at- pate mediante i marcatori genetici classici (Piazza tribuibile ai gruppi e alle popolazioni che nell’arco et al., 1988) e attraverso l’uso delle frequenze e del- dei millenni a partire dalla Preistoria sono giunti le distribuzioni dei cognomi e dei nomi presenti sul suolo siciliano. nell’attuale popolazione siciliana (Guglielmino et Ma secondo altri autori in Sicilia sono presenti al., 1991), rivelano l’esistenza tra la parte occiden- delle differenze genetiche interne che possono es- tale e la parte orientale dell’isola di una certa diffe- sere fatte risalire molto indietro nella storia dell’i- renziazione che a volte si traduce nella comparsa di sola. Sicani, Elimi, Siculi potrebbero essere all’ori- alcuni cambiamenti graduali delle frequenze da est gine della variabilità attuale e il retaggio da essi verso ovest. lasciato avrebbe prodotto una differenziazione tra La Sicilia non presenta sul suo territorio strut- l’area occidentale e quella orientale dell’isola (Piaz- ture orografiche tali da far pensare che vi siano sta- za et al., 1988). Anche la colonizzazione gre c a te forme di isolamento geografico che possano a v rebbe dato un contributo forte alla va r i a b i l i t à spiegare le differenze che i risultati ottenuti hanno genetica interna della Sicilia che avrebbe ricevuto messo in evidenza, ma vi devono essere stati altri un successivo apporto anche dai Cartaginesi, Ro- meccanismi che hanno concorso a produrre le di- mani, Arabi, Normanni, Spagnoli ecc. In una ri- versità riscontrate. Vi è una variazione culturale cerca condotta da Semino e collaboratori (1989) interna alla Sicilia che viene evidenziata dall’anali- veniva ipotizzata, in base ai dati rilevati, una mi- si dei cognomi e dei nomi la cui differente distri- grazione di geni dall’Africa nera verso la Sicilia, va- buzione è indicativa di diverse condizioni storiche lutabile intorno al 10%. Questi geni sarebbero sta- e sociali. Questa analisi suggerisce che la Sicilia è ti introdotti nell’isola dall’ a r r i vo di schiavi neri divisa in differenti regioni e che la principale sud-

48 divisione, con un gradiente nella stessa direzione aveva pochi scambi matrimoniali con le altre po- di variazione delle distribuzioni delle frequenze ge- polazioni, cioè gli aliesi pre f e r i vano scegliere il niche, è in direzione est-ovest (Guglielmino et al., p roprio coniuge all’interno della loro comunità. 1991). I risultati dello studio della struttura gene- Questo determinò quindi anche uno scambio o tica che emergono dai cognomi e dai nomi, sotto- flusso di geni veramente ridotto con le popolazio- linea inoltre una persistenza dell’influenza gre c a ni limitrofe. La struttura matrimoniale aliese era attraverso i secoli. basata su matrimoni che avvenivano preferenzial- Un segnale della differenziazione interna viene mente entro il paese e spesso tra parenti. Così nel anche dal rilevamento dell’esistenza di barriere ge- periodo tra il 1830 e il 1844, nel quale cadde l’e- netiche interne da parte di diversi ricercatori (Bar- pidemia di colera, Alia conservò solamente 127 bujani et al., 1992; Rickards et al., 1992; Gugliel- cognomi diversi dei 219 presenti nei periodi pre- mino et al., 1991; Zei et al., 1993). Un improvviso cedenti (Bigazzi, 2000). Questo notevole decre- e significativo cambiamento delle frequenze geni- mento dei cognomi era in realtà l’indice della re- che è stato ravvisato tra le aree occidentali e cen- pentina contrazione del numero degli individui trali dell’isola oltre che a sud-est e nord-est (Bar- che costituivano la popolazione. E’ possibile che bujani et al., 1992). Una barriera intorno ad Enna, una riduzione tanto consistente e improvvisa della nel centro dell’isola, e un’altra ad occidente tra popolazione abbia in qualche modo rimescolato le Agrigento e Trapani sare b b e ro presenti secondo frequenze geniche, abbia potuto cioè aumentare o Rickards et al. (1998). ridurre la frequenza di un particolare gene o di un I risultati che abbiamo ottenuti ad Alia in rap- particolare aplotipo, modificando casualmente la po r to alle altre popolazioni della Sicilia sembrano s t ruttura genetica complessiva (fenomeno della co n c o rd a r e con quegli autori che sostengono l’a s - deriva genetica). La popolazione sopravvissuta al senza di uniformità genetica interna all’isola. Non colera avrebbe potuto presentare frequenze geni- solo, ma essi sembrano suffragare anche l’e s i s t e n z a che molto diverse rispetto a quelle preesistenti al- di una divergenza genetica tra le aree occidentali e l’ e vento epidemico e a quelle delle altre re g i o n i quelle orientali dell’isola, avendo evidenziato l’e s i - della Sicilia. L’isolamento avrebbe poi favorito il stenza di alcune barriere genetiche che perco r ro n o mantenimento di tale struttura. l’isola dividendola in modo abbastanza netto in tre Vi è la possibilità che anche un altro fattore ab- grandi aree. Quindi si può ritenere che la Sicilia at- bia agito sulla popolazione di Alia. La diver g e n z a tuale non è caratterizzata affatto da un’u n i f o r m i t à genetica dettata da alcuni dei parametri del DNA genetica, ma da una certa variabilità interna che si mitocondriale e dalla peculiarità di alcune sequenze manifesta in alcuni casi attraverso l’esistenza di gra- può essere stata causata anche da alcune espansioni dienti di distribuzione delle freq u e n z e geniche, in più recenti che essendo più vicine a noi in termini altri attraverso significative barriere genetiche. Si di tempo non possono essere rilevate dagli attuali po t r ebbe perciò pensare alla popolazione siciliana metodi impiegati. Tali espansioni potreb b e r o aver come costituita da un insieme di sottopopolazioni. i n c rementato la variabilità mitocondriale locale, Ci si potrebbe chiedere in che modo possa es- mantenuta poi dall’i s o l a m e n t o . Durante il periodo sere spiegata la particolarità genetica che sembra del colera, come si è già detto, scomparver o ad Alia c a r a t t e r i z z a re la popolazione aliese, quali siano i un gran numero di cognomi presenti nella popola- fattori che l’hanno determinata. zione, ma furono introdotti negli anni successivi un La singolarità di Alia potrebbe essere legata al nu m e r o pressoché identico di cognomi nuovi pro- p a rziale isolamento che per lunghi periodi l’ h a venienti principalmente dalle aree limitrofe. contraddistinta. Infatti, per tutta la prima part e La posizione occupata dalla popolazione della del XIX secolo d.C. la popolazione di Alia visse un Sicilia nel novero del Mediterraneo conferma da processo di progressivo isolamento che si interrup- una parte la sua origine antica e dall’altra la con- pe solamente dopo l’unificazione dell’Italia (1860) servazione della sua identità genetica. e che riprese con la forte ondata emigratoria che si Le date del maggior episodio di espansione del- verificò nell’ultima parte dello stesso secolo. L’ana- la popolazione della Sicilia Occidentale, che sareb- lisi dei cognomi rivela, specialmente nel periodo be avvenuta durante il Paleolitico, concordano con centrale del secolo XIX, un numero estremamente quanto suggeriscono i ritrovamenti archeologici. ridotto di cognomi diversi presenti ad Alia: circa Nelle caratteristiche della popolazione di Alia si 13 su 100 (Bigazzi, 2000). Ciò significa che Alia possono riconoscere i contatti che la Sicilia ha avu-

49 to con le varie popolazioni dell’area mediterranea Big a z z i R., 2000. Analisi microe vo l u t i v e sulla struttura bio- dei quali permane traccia nella comunanza di al- logica e demografica della popolazione di Alia (PA) del cune mutazioni e di diversi aplotipi. E’ evidente XIX sec. Tesi di dottorato di Ricerca in Scienze Antrop o - che il pool genico dei siciliani attuali è stato in logiche all’Un i v ersità di Fire n ze . qualche modo influenzato dalle altre popolazioni Comas D., Calafell F., Mateu E., Pérez-Lezaun A., Bert r a n - petit J, 1996. Geographic variation in mediterranee. Un contributo da parte delle popo- human mitochondrial DNA control region sequence: the po- lazioni del Medio Oriente è indubitabile. Ma ap- pulation history of Tur key and its p o rti sono pervenuti anche da altre regioni del relationship to the Eur opean populations. Mol. Biol. Evol . , Me d i t e r r a n e o. Alcune fre q u e n ze, che variano in 13 (8): 1967-1077. direzione oriente-occidente o nel senso inverso e Culotta P., 1995. L’a r chitettura della Gur fa. In: La Gur fa e il che trovano in Sicilia molto spesso il loro valore in- Med i t e r r a n e o . Ed. Comune di Alia. termedio, fanno pensare che l’isola sia stata sempre Cumbo G., 1995. Le grotte della Gur fa ed altre emergenze un punto d’ i n c o n t ro non solamente culturale e ar cheologiche nella Sicilia centrale, zona cuscinetto, tra le commerciale, ma anche genetico e le popolazioni id r ovie Platani e Tort o . Ed. Comune di Alia. che hanno in qualche modo attraversato la Sicilia Francalacci P., Ber tranpetit J., Calafell F., Und e r h i l l P.A . 19 9 6 . Sequence diversity of the control region of mitochondrial sembrano aver lasciato un retaggio non solo cultu- DNA in Tuscany and its implications for the peopling of rale ma anche genetico. In molti casi questo può Eur ope. Am. J. of Phys. Anthrop ., 100: 443-460. essere fatto risalire come si è detto al Paleolitico, Guglielmino C.R., Zei G., Cava l l i - S f o rz a L. L . , 19 9 1 . Gen e - ma anche durante il Neolitico, cioè nel periodo tic and cultural transmission in Sicily as rev ealed by na- della grande migrazione che accompagnò la diffu- mes and surnames. Hum. Biol., 63: 607-627. sione dell’agricoltura dal Vicino Oriente verso le Harpending H.C., Je n k i n s T., 1973. Genetic distance a ree occidentali del Mediterraneo, e durante le among southern African populations. In: Methods and epoche successive vi furono immissioni di geni. Theories in Anthropological Genetics. A cura di: MH Ma, dall’a l t r o canto, alcune caratteristiche della Cra w f o r d and PL Wor kman. Albuquerque Uni v ersity of popolazione di Alia sembrano essere state modella- New Mex i c o . te dagli effetti dei fenomeni casuali della deriva ge- Mon m o n i e r M. , 1973. Max i m u m - d i f f e r ence barriers: an al- te r n a t i v e numerical regionalization method. Geo g r . Ana- netica e conservate dall’isolamento come rivel a n o lit., 3: 245-261. alcuni fatti storici e alcuni venti demografici. Piazza A., Capello E.N., Oli v etti E., Ren d i n e S. , 1988. A Rimangono ancora alcuni interrogativi ai quali genetic history of Ita l y . Ann. of Hum. Genet., 52: 203- da r e risposta. Quanto somiglia la popolazione at- 21 3 . tuale di Alia, sotto l’aspetto genetico, alla popolazio- Ri c k a r ds O., Biondi G., De Stefano G.F., Vecchi F., Wal t h e r ne che pree s i s t e v a all’epidemia di colera del 1837? H., 1992. Genetic Stru c t u r e of the Population of Sic i l y . Quanto questo evento drammatico che decimò la Am. J. of Phys. Anthrop ., 87: 395-406. popolazione influì e cambiò la struttura genetica Ri c k a r ds O., Mar tinez-Labarga C., Scano G., De Ste f a n o della popolazione che sopravvisse al colera stesso? G. F ., Biondi G., Pacaci M., Wa l t h e rH ., 1998. Genetic Hi- Lo studio approfondito che si sta conducendo st o r y of the Population of Sic i l y . Hum. Biol., 7: 669-714. Semino O., Tor r oni A., Scozzari R., Brega A., De Ben e d i c - sulla popolazione sub-fossile, rappresentata dagli tis G:, Santachiara Ben e re c e t t i A. S ., 1989. Mit h o c o n - scheletri ritrovati nella grotta del Camposanto Vec - drial DNA polymorphisms in Ita l y . III. Population data chio, potrà probabilmente chiarire in un confron t o fr om Sicily: a possible quantitation of maternal African con i dati sulla popolazione attuale quali legami ge- an c e s t r y. Ann. of Hum. Genet., 53: 193-202. netici tengano ancora avvinta la popolazione attua- Var esi L., Memmì M., Cris t o f a r i M.C., Mameli G.E., Cal ò le a quella che abitò Alia prima del colera. C.M., Von a G. 20 0 0 . Mitochondrial control - r egion se- quence variation in the Corsican population, France. Am. J. of Hum. Biol., 12: 339-351. Bibliografia Vona G., Calò C.M., Aut u o r i L., G.E.Mameli., Lixi. M.F., Anderson S., Bankier A.T., Bar r el B.G., De Bruijn M.H.L., Ghiani M.E., Di Gaetano C., 1998. Genetic struc t u r e of Coulson A.P., Drouin J., Ep e ron I.C., Nierlich D.P. , western Sic i l y . Int. J. of Anthrop ., 13: 137-147. Roe B.A., Sanger F., Schreier P.H . , Smith A.J.H., Sta d e n Vona G., Chiarelli B., Ghiani E., Sineo L., 2000. Gen e t i c R., You n g I. G ., 1981. Sequence and organisation of the st ru c t u r e of Sicily: a rev i e w. Biennial Book of EAA 1: 63-78. human mitochondrial genome. Nat u r e, 290: 457-465. Zei G., Barbujiani G., Lisa A., Fiorani O., Menozzi P., Sir i Barbujani G., Vian P., Fab b r is L., 1992. Cultural barriers as- E., Cav alli- Sforza L.L., 1993. Barriers to gene flow esti- sociated with large gene frequency differences among Ita - mated by surname distribution in Ita l y . Ann. of Hum . lian populations. Hum. Biol., 64: 479-495. Gen e t . , 57: 123-140.

50 Capitolo 6 STUDIO DELLE IMMUNOGLOBULINE E DELLE EMOGLOBINE NELLA POPOLAZIONE DI ALIA

CERUTTI GIORZA N., RABINO MASSA E. Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo. Università di Torino

6.1. Presentazione e finalità della ricerca la risulti di fondamentale importanza per la nostra so p r a v v i v enza. Un trasporto insufficiente di ossige- Con il proposito di contribuire al progetto avviato no, può causare il cattivo funzionamento delle cel- su Alia dal Prof. Brunetto Chiarelli, abbiamo con- lule che costituiscono il nostro organismo, se non dotto un’indagine su due sistemi biologici fonda- addirittura la morte. Infatti, il cervello e tutti gli or- mentali per la sopravvivenza di tutti gli organismi gani, grazie all’ossigeno, possono prod u r r e energia animali, compresa la nostra specie: le immunoglo- per svol g e r e le loro funzioni vitali. buline, note più comunemente come anticorpi, e Nel l ’uomo, fino ad oggi, sono state evidenziati le emoglobine. più di 700 difetti emoglobinici per lo più clinica- È noto, infatti, che gli anticorpi rappres e n t a n o mente silenti. Si tratta generalmente di alterazioni una delle principali difese immunitarie contro le della struttura o di sintesi delle catene polipeptidi- malattie causate da microrganismi patogeni (virus , che che costituiscono l’emoglobina. È noto che l’a t - batteri, prot o z oi, funghi, ecc.). Fino alla scoperta di tuale distribuzione geografica di alcune emoglobi- molti farmaci, primi tra tutti gli antibiotici, l’u o m o nopatie è il risultato di un processo selettivo da parte è stato sottoposto a una fortissima selezione natura- della malaria, un’i n f e zione molto grave, talvolta le- le ad opera delle malattie infettive, che, nonostante tale, causata da un genere di microrganismi parassi- i grandi prog r essi medici, giocano ancor oggi un ti, detti Plasmodi, che si moltiplicano all’interno dei ruolo decisivo nella sopravvivenza della nostra spe- globuli rossi causandone la morte cellulare. Gli in- cie soprattutto nelle aree del terzo mondo. L’o s s e r - dividui portatori sani (in quanto eterozigoti, porta - vazione che non tutti gli individui presentano lo no un allele sano e l’allele difettoso) di alcuni difetti stesso tipo di anticorpi (differen z e allotipiche) e che er editari dell’emoglobina presentano una maggiore la distribuzione di queste diverse forme è notevol - resistenza alla moltiplicazione del parassita malarico, mente differenziata nei vari gruppi umani, indiche- grazie a una più intensa fagocitosi e distruzione del- rebbe un probabile vantaggio di tale variabilità. In- le cellule alterate. Così, nonostante il carico geneti- fatti le differe n ze allotipiche degli anticorpi co (infatti coloro che presentano tutti e due gli alle- (sistema Gm e Km) potreb b e r o riflettere una mag- li difettosi sono affetti da grave anemia) le gi o r e resistenza o suscettibilità a certe malattie. popolazioni in ambienti malarici sono caratterizzate D’altra parte l’emoglobina è sicuramente la pro- da elevate freq u e n z e di anomalie emoglobiniche, di teina più conosciuta di tutti i sistemi proteici stu- tipo diverso nelle varie aree geografiche. diati in biologia, soprattutto a causa di certe altera- In generale, l’uomo presenta un’e l e v ata var i a b i - zioni patologiche ereditarie (in quanto avvenute nel lità nel suo patrimonio genetico. L’esistenza di nu- no s t r o patrimonio genetico e quindi trasmissibili) me r ose forme alternative dei geni (alleli) ha permes- note come emoglobinopatie e talassemie pres e n t i so alla nostra specie di affro n t a re condizioni e nel Sud Italia e nel Delta Pad a n o . L’emoglobina è variazioni ambientali anche molto rapide. Inf a t t i , pr esente nei globuli rossi, le cellule del sangue, e la grazie alla variabilità funzionale e strutturale dei si- sua funzione è quella di trasporta r e l’ossigeno dai stemi biologici nei diversi individui, naturalmente polmoni a tutti i tessuti del nostro organismo e l’a - en t r o i limiti fisiologici, le risposte adattative posso- nidride carbonica in senso inver s o . Risulta eviden- no essere molteplici garantendo così una maggiore te come la buona funzionalità di questa biomoleco- pr obabilità di sopravvivenza della nostra specie.

51 I sistemi proteici, dal momento che sono varia- li, in base a differenze antigeniche più lievi, sono bili da un individuo all’altro, e poiché sono i geni ulteriormente divisibili in sottoclassi (IgG1, IgG2, che determinano tale variabilità, sono detti poli- IgG3, IgG4, IgA1 e IgA2). Inoltre, sono stati evi- m o rfismi genetici. Essi presentano una distribu- denziati due tipi di catena leggera (k e l ), comuni zione molto diversificata tra gli individui e tra le a tutte le 5 classi Ig. popolazioni. È stato possibile costruire delle vere e Queste catene sono costituite a loro volta da proprie mappe geografiche sulla distribuzione dei una serie di unità, chiamate domini, in cui le se- geni nei diversi continenti. I caratteri genetici po- q u e n ze aminoacidiche possono essere identiche limorfici permettono anche di valutare quantitati- oppure diverse nelle diverse molecole Ig. Le catene vamente le relazioni tra gli individui appartenenti pesanti presentano quattro o cinque domini, men- a uno stesso gruppo o quelle interc o r renti tra tre le catene leggere ne presentano sempre due. Il gruppi umani diversi, attraverso le distanze geneti- primo dominio, denominato VL per le catene leg- che, stimate a partire dalle frequenze alleliche. gere e VH per le catene pesanti, parte dalla por- Il principale obiettivo della nostra indagine è zione NH2 terminale e rappresenta la regione va- stato quello di determinare la struttura genetica riabile della catena, diversa in ogni anticorpo. Il della popolazione di Alia, mediante il sistema Gm complesso VL e VH costituisce infatti il sito di at- e Km e i difetti emoglobinici, e di stimare i rap- tacco dell’antigene. porti genetici con altre popolazioni mediterraneee. Gli altri domini sono regioni costanti e vengo- In alcuni casi sono stati individuati dei geni no denominate rispettivamente CL, per le catene particolarmente frequenti in certe popolazioni ma leggere, e CH1, CH2, CH3 e CH4, per le catene pe- rarissimi in altre. Grazie a questa peculiarità, tali santi. Queste regioni costanti possono essere di- geni possono essere utilizzati come marcatori delle verse negli individui e, dunque, sono polimorfi- popolazioni. Lo studio della distribuzione dei che. Come per i più noti gruppi sanguigni AB0 e marcatori genetici ci permette quindi di ricostrui- Rh, anche se in modo più lieve, possono scatenare re i flussi di geni avvenuti tra le popolazioni, da una risposta immunitaria in caso di trasfusione di questi stabilire le migrazioni e i contatti secolari sangue non compatibile. avvenuti tra gli abitanti di Alia e gli altri popoli Sono stati individuati quattro sistemi polimor- dell’area mediterranea. fici nelle immunoglobuline (Gm, Am, Em e Km). Di questi il sistema Gm mostra il più alto grado di 6.1.1. Il sistema Gm e Km variabilità e per questo è il più studiato dai geneti- sti e dagli antropologi. Il polimorfismo Gm è ri- Le immunoglobuline (Ig) comprendono un va- stretto alla sottoclasse IgG1, è localizzato sui do- sto gruppo di proteine chimicamente legate, aven- mini costanti CH1, CH2 e CH3 delle catene ti la funzione di anticorpi e rappresentano uno dei pesanti e viene denominato rispettivamente G1m, principali meccanismi immunitari contro le infe- G2m e G3m. zioni da agenti patogeni. Esse sono prodotte dai I geni che codificano per le catene pesanti sono linfociti B, grazie all’interazione con i linfociti T stati localizzati in loci molto vicini sul cromosoma helper, in presenza di antigeni estranei (HLA com- 14, al punto da essere ereditati in combinazioni patibili) nell’organismo. fisse, dette aplotipi, poiché molto raramente pos- Queste proteine hanno in comune una struttu- sono essere coinvolte in processi di ricombinazio- ra molecolare costituita da 4 catene polipeptidiche ne (crossing over) durante la meiosi. unite da ponti disolfuro, di cui 2 catene pesanti Il sistema Km è un altro polimorfismo delle im- identiche (H) con p.m. 55.000-75.000 e 2 catene munoglobuline, è situato sulla regione costante leggere (L) con p.m. 23.000 (Porter, 1973). I siti (CL) della catena leggera k, presente in tutte le clas- di legame, altamente specifici, dell’anticorpo risie- si Ig, e il suo gene è localizzato sul cromosoma 2. dono in regioni ipervariabili, localizzate nell’estre- mità amminica terminale delle 4 catene polipepti- 6.1.2. I difetti emoglobinici diche che costituiscono la molecola. Sono stati identificati cinque tipi diversi di ca- L’emoglobina è un’ e m o p roteina composta da tene pesanti (G, M, A, D e E) in base ai quali si una frazione proteica ad alto peso molecolare possono distinguere 5 classi di immunoglobuline (p.m. 64.456) detta globina, e da 4 frazioni non (Ig G, Ig M, Ig A, Ig D ed Ig E), alcune delle qua- proteiche a basso peso molecolare (p.m. 616) det-

52 te eme o gruppi prostetici formate dalla protopor- 2. le talassemie (alterazioni della sintesi di una firina IX combinata con un atomo ferro. L’assorbi- catena polipeptidica. Esistono talassemie a , b, d o mento dell’ossigeno da parte dell’emoglobina im- g, a seconda del tipo di catena colpito. Sono cau- plica un’ossidazione degli atomi di ferro contenuti sate da mutazioni spesso a livello intronico o a de- nei gruppi funzionali. lezioni del gene globinico); Nell’uomo le emoglobine, riscontrabili nei di- 3. le emoglobine anomale (costituite da catene versi stadi dello sviluppo, sono tutte tetrameri co- polipeptidiche normali ma unite nel tetramero in stituiti da una coppia di catene a o a simili e da modo anomalo); una coppia di catene b o b simili. In condizioni 4. la persistenza ereditaria di Hb fetale o HPFH normali, infatti, nel corso della vita, compre s a (deriva da delezioni geniche che causano la persi- quella intrauterina, sono presenti diversi tipi di stenza della sintesi delle g catene nell’adulto senza emoglobine che differiscono tra loro per la com- un’associazione con la talassemia). posizione delle catene che costituiscono la globina. Le catene globiniche di tipo a e b sono codificate 6.2. Svolgimento della ricerca da due raggruppamenti genici (clusters) localizzati rispettivamente sul braccio corto del cromosoma Il nostro coinvolgimento nel progetto di Alia 16 e sul braccio corto del cromosoma 11. parte nel 1997, con la seconda edizione del Cam- Nell’adulto sono presenti normalmente tre tipi po Scuola Estivo di Antropologia, in occasione di emoglobina: l’Hb A, l’Hb A2 e l’Hb F. L’Hb A della quale, grazie alla vivace collaborazione degli costituisce circa il 97% dell’emoglobina dell’indi- studenti del Corso di Genetica delle Popolazioni viduo normale, l’Hb A2 il 2,0-2,5%. L’Hb F è l’e- Umane, abbiamo organizzato la raccolta di cam- moglobina propria della vita fetale ed è presente pioni di sangue presso il piccolo ambulatorio co- nell’adulto solo in tracce. L’Hb A è composta da munale. Il nostro invito a tutti gli Aliesi, da alme- due catene a e due catene b, l’Hb A2 da due cate- no due generazioni, a donare un campione di ne a e due catene d, l’Hb F da due catene a e due sangue per la nostra ricerca è stato accolto da circa catene g. un centinaio di volontari. A tutti i donatori è sta- In certe condizioni patologiche, la sintesi di to consegnato gratuitamente un tesserino persona- emoglobine embrionali e fetali persiste fino ad un le con il gruppo sanguigno ABO e Rh, le analisi di periodo successivo a quello di normale disattiva- trigliceridi, colesterolo e glicemia. I campioni zione dei rispettivi geni globinici. ematici sono stati aliquotati in plasma, siero e cel- I difetti emoglobinici che interessano le catene lule, congelati fino al momento dello studio. a e b sono le più diffuse (rispettivamente 31% e Nell’estate del 1998, grazie alla gentile collabo- 55%) mentre quelle relative alle catene g o d han- razione della Dott.ssa Maria Grazia Andollina e no minore rilevanza e sono di più raro riscontro dell’associazione Thalassa, è stato possibile racco- (1.5%). gliere altri prelievi in Alia ed estendere il campio- Le varianti b sono maggiormente conosciute di namento a Palermo e ad altri due piccoli comuni quelle a , perché in genere queste ultime tendono (Cerda e Valledolmo). ad ave re conseguenze cliniche più lievi. In f a t t i , Complessivamente sono stati studiati 392 cam- un’alterazione di una delle quattro copie dei geni pioni (di cui 145 provenienti da Alia) per il siste- a produce effetti meno evidenziabili di quanti ne ma Gm e Km delle immunoglobuline, 158 casi produca un’alterazione di una delle due copie b. per i difetti emoglobinici e sono stati estratti 258 Inoltre, poiché le catene a sono già presenti nelle campioni di DNA. emoglobine embrionali e fetali, una loro alterazio- L’analisi delle immunoglobuline è stata effet- ne può essere letale già durante la vita prenatale tuata su siero addizionato di N3Na allo 0.02% (aborto precoce), mentre ciò non può accadere per conservato a -20°C fino al momento della tipizza- le catene b sintetizzate solo dopo la nascita. zione. I campioni sono stati testati per gli allotipi In generale, i difetti delle emoglobine possono G1m 1, 2, 3, 17 della catena pesante g1, per l’allo- essere distinti in quattro raggruppamenti: tipo G2m 23 della catena pesante g2 , per gli allo- 1. le varianti strutturali (alterazioni della strut- tipi G3m 5, 6, 10, 11, 13 , 14, 15, 16, 21, 24, 28 tura di una catena polipeptidica con conseguente della catena pesante g3 e infine per l’allotipo Km 1 sintesi di una emoglobina anomala come Hb S, della catena leggera k. Nel presente lavoro è stato Hb C, ecc.); impiegato un test di inibizione dell’emoagglutina-

53 z i o n e p a s s i va, metodo comunemente utilizzato dei difetti emoglobinici che prevede l’esame emo- nella determinazione degli allotipi umani, che per- cromocitometrico e il dosaggio delle emoglobine mette di fare una stima semiquantitativa della con- mediante cromatografia liquida ad alte prestazioni centrazione dei determinanti antigenici. (HPLC). In alcuni casi, sono stati eseguiti esami Le freq u e n z e alleliche degli aplotipi Gm e degli elettroforetici e il test di falcizzazione, che possono alleli Km sono state calcolate mediante il metodo essere già risolutivi per la caratterizzazione di alcu- della massima ve rosimiglianza (Ed w a rds, 1984). ne varianti emoglobiniche. L’analisi della distribuzione nei diversi gruppi consi- I campioni, in cui sono state evidenziate ano- derati è stata realizzata mediante il test c 2 con la cor- malie fenotipiche riferibili a difetti talassemici, so- rezione di Yates e il test G con la correzione di Wil - no stati sottoposti a indagini dirette del DNA, me- liams, quando il numero di casi era molto piccolo. diante tecniche quali l’amplificazione genica Dalle matrici di distanza genetica (calcolate se- (PCR), la digestione con gli enzimi di restrizione, condo Nei, Reynolds e Cavalli Sforza) abbiamo il reverse dot blot, ecc.. costruito dei dendrogrammi, utilizzando i metodi cladistici di Fitch (1967), kitsch e neighbor joi- 7. 3. Risultati sui gruppi sanguigni AB0 e Rh ning (Felsenstein, 1989), per illustrare le relazioni genetiche interc o r renti tra Alia, gli altri comuni I gruppi sanguigni, scoperti da Karl Landstei- delle Madonie e alcune popolazioni mediterranee. ner cento anni fa, rappresentano i primi polimor- La verifica dell’attendibilità dei dendrogrammi ot- fismi genetici osservati nell’uomo. La loro scoper- tenuti partendo dalle matrici di distanza è stata ta ha rivoluzionato la medicina permettendo la realizzata mediante tecniche di bootstrap (Felsen- conoscenza dei meccanismi che stanno alla base stein, 1985). Sono state programmate 1000 repli- della compatibilità per le trasfusioni di sangue e di cazioni di bootstrap, ed è stato costruito un albero i m p o rtanti malattie come l’ e r i t roblastosi fetale. di consenso con il metodo del majority rule. Al fi- Meno noti ma altrettanto interessanti sono gli stu- ne di controllare ulteriormente i risultati ottenuti di condotti sulla distribuzione dei gruppi sangui- è stato costruito un dendrogramma direttamente gni nelle popolazioni umane, grazie ai quali è sulle frequenze aplotipiche secondo il principio di emerso che il sistema AB0 e gli aplotipi Rh, come maximum likelihood (Weir, 1990) per controllare i molti altri sistemi proteici, sono presenti in fre- r a g g ruppamenti non verificabili mediante b o o t - quenze molto diversificate nei vari gruppi umani. strap quando troppo deboli. I dati relativi ai sistemi AB0 e Rh osservati ad Infine sono stati utilizzati metodi di analisi Alia, analizzati con il metodo del c 2, sono stati multivariata, quali le componenti principali e l’a- c o n f rontati con campioni provenienti dall’ It a l i a nalisi fattoriale, al fine di concentrare tutte le meridionale, dalla Sicilia e da Palermo. È emersa informazioni sulle frequenze aplotipiche in poche una differenza statisticamente significativa per il variabili e fornire un quadro sintetico sul sistema sistema AB0 (P<0,01) tra Alia e i campioni di con- Gm ad Alia e in altre popolazioni del bacino me- trollo. diterraneo. In particolare, Alia presenta un’elevata frequen- Per semplificare il carico computazionale sono za del gruppo sanguigno B (23,5%) che in Sicilia stati utilizzati alcuni dei software statistici più co- generalmente non supera l’11-12 %. D’altra parte muni, Statistica e Statgraphics, e altri più specifici, il numero di individui con gruppo A è inferiore al- quali Genepop v. 3.1 (Raymond et al., 1995), e la media dell’isola (35% circa) poiché la frequenza Phylip v. 3.5c (Felsenstein, 1989). non va oltre il 24,5%. I gruppi 0 e AB, invece, La caratterizzazione delle emoglobine è stata ef- hanno frequenze, rispettivamente del 48% e 4%, fettuata su sangue intero in EDTA, conservato a molto simili al resto della Sicilia. 4°C, e poi congelato a -20°C fino al momento del- Lo studio dei gruppi sanguigni è molto interes- l’estrazione del DNA per la caratterizzazione mo- sante dal punto di vista non solo genetico ma an- lecolare. che antropologico in quanto sono state evidenzia- Tutti i campioni sono stati sottoposti a esami te in diverse popolazioni umane delle associazioni preliminari che permettono di identificare le va- con malattie di carattere epidemico.Tra queste è rianti emoglobiniche o i casi sospetti di a o b ta- nota una chiara associazione tra il sistema AB0 e il lassemia. Per tale caratterizzazione è stato seguito colera. In particolare recenti studi in Bangladesh un iter di protocollo per la diagnostica di I livello hanno evidenziato che i soggetti con gruppo san-

54 guigno 0 sono affetti più gravemente da questa pa- I gruppi delle Madonie sono stati confrontati tologia. Tuttavia la popolazione di Alia, colpita da anche con il campione raccolto a Palermo, per va- un’epidemia di colera nel secolo scorso, non sem- lutare come questi comuni si differenziano geneti- bra presentare frequenze del gruppo 0 inferiori ai camente dall’ a rea nord-occidentale della Si c i l i a . campioni di controllo. Alia e Cerda non presentano differenze significati- Per quanto riguarda la distribuzione del fattore ve, evidenziando una buona omogeneità con il re- Rh, Alia non presenta differe n ze significative ri- sto dell’isola, mentre Valledolmo si differenzia no- spetto alla Sicilia e più in generale all’Italia meri- tevolmente (0.001

55 muni nell’ e s t remo oriente (Cina, Giappone) ma In particolare, in molte indagini non viene te- rarisimi nelle popolazioni mediterranee. L’ipotesi stato l’allotipo G2m(23), nonostante la sua pre- di un’influenza importante da parte di questi senza o assenza rivesta una fondamentale impor- gruppi in Sicilia, risultò difficilmente sostenibile tanza nello studio delle popolazioni mediterranee. dal punto di vista storico e geografico e suscitò pa- Questo marcatore è caratterizzante più di altri ed è recchie controversie anche tra i genetisti. Il nostro fortemente discriminante per l’aplotipo mediter- studio sembra escludere contatti tra l’ e s t re m o raneo Gm3;5*. A tal riguardo, è stata osservata in oriente e l’isola, poiché non sono stati osservati ta- Sardegna (Piazza et al., 1976) una significativa dif- li aplotipi. L’aplotipo Gm1,3;5*,26 , emerso in quel- ferenza nella distribuzione del G2m(23) tra aree l’indagine, potrebbe essere il risultato di un arte- poste a diversa altezza rispetto il livello del mare, fatto conseguente a un problema di tipizzazione come osservato per alcuni polimorfismi legati a dell’allotipo G1m (17), ed essere in realtà il comu- una maggiore resistenza alla malaria.. ne aplotipo mediterraneo Gm1,17;5*. Inoltre, il campionamento delle popolazioni è spesso discutibile o addirittura scorretto. Non è in- 6.5. Stima dei rapporti genetici frequente per esempio che i campioni di siero sia- con altre popolazioni mediterranee no raccolti in centri trasfusionali senza indagini preliminari sull’origine dei donatori. S f o rtunatamente le informazioni re l a t i ve alla Tenendo conto di queste limitazioni sono stati distribuzione degli aplotipi del sistema Gm nel ba- selezionati dalla letteratura gli studi più significati- cino mediterraneo sono ancora frammentarie e vi e, integrandoli con dati inediti del Dott. Jean spesso incomplete. Emerge talvolta una forte ete- Michel Dugoujon dell’ Un i versità di To u l o u s e rogeneità dei dati presenti in letteratura a causa (Francia), è stato creato un archivio su cui condur- dell’impiego di tecniche di tipizzazione non anco- re analisi cladistiche e multivariate, al fine di valu- ra uniformate e frequentemente a causa della ca- tare le distanze genetiche tra le popolazioni e dun- ratterizzazione parziale degli allotipi. que le relazioni che intercorrono tra di esse.

Fig. 1 - Dendrogramma ottenuto dalla matrice di distanza secondo Nei con il metodo del neighbor joining.

56 Fig. 2 - Analisi multivariata sul sistema Gm in alcune popolazioni del Mediterraneo mediante il metodo del- le componenti principali.

Dalle matrici di distanza sono stati costruiti i e Cerda, strettamente legati, seguiti dalla Francia e diagrammi ad albero, che hanno prodotto dei rag- la Corsica, Valledolmo e l’Algeria (Kabilia). gruppamenti delle popolazioni in base alle somi- Mediante l’analisi multivariata delle compo- glianze della loro struttura genetica. nenti principali sono state concentrate tutte le La scelta di seguire diversi principi e metodi di informazioni sulle frequenze aplotipiche per forni- r a g g ruppamento cladistici, ha reso possibile un re un quadro sintetico del sistema Gm nelle diver- confronto tra i diversi alberi e constatare una buo- se popolazioni del bacino mediterraneo (Fig. 2). na riproducibilità dei diversi cluster. In tutti gli al- Anche in questo caso le relazioni tra le diverse po- beri si riconoscono infatti sempre tre clusters prin- polazioni sono state confermate dai risultati di cipali (Fig. 1) dove il primo ramo raggru p p a queste analisi che, essendo di tipologia diversa dai alcune popolazioni della penisola italiana (Ferrara, metodi cladistici, hanno permesso di verificarne la Lazio, Bari), della Grecia, dell’ex Yugoslavia e del- loro riproducibilità. la Spagna. Il secondo comprende le aree nord, cen- In generale l’associazione delle popolazioni tro e sud della Sardegna (viste le sue particolari pe- mostra una buona analogia con la loro posizione culiarità genetiche, i gruppi si mantengono così geografica, anche se si osserva qualche apparente suddivisi) infine il terzo comprende Alia, Palermo discordanza ricorrente nel raggruppamento com-

57 prendente Valledolmo e la Francia. Questo dato In base alle alterazioni morfometriche dei glo- non è in realtà così inatteso, infatti, storicamente buli rossi e alle variazioni qualitative o quantitati- la Sicilia, in particolare l’area nord-occidentale del- ve dell’emoglobina, i campioni ematici di tali sog- l’isola, è stata governata da Normanni, Svevi e An- getti sono stati sottoposti ad analisi specifiche al gioini. Le tracce di queste dominazioni evidente- fine di identificare la mutazione genetica. Per faci- mente non sono solo storiche, come dimostra lo litarne la lettura, i risultati vengono riportati qui di stesso stemma di Valledolmo fondato come Ca - seguito suddivisi secondo le tipologie dei difetti strum Northmandum, ma sono state lasciate anche emoglobinici. nei geni della popolazione. La stretta somiglianza genetica fra il Nord Europa e l’estremità occiden- Varianti strutturali tale dell’isola era già stata evidenziata da Pa ve s i (1997) mediante l’analisi delle componenti princi- Le varianti emoglobiniche si presentano gene- pali costruite sulle frequenze dei gruppi sanguigni, ralmente nel cromatogrammma (HPLC) come delle aptoglobine e del sistema HLA. picchi anomali compresi nell’intervallo dei tempi Inoltre, in uno studio sulla Corsica, Calafell e di ritenzione delle emoglobine (Fig. 3). Nella no- Bertranpetit (1996) sottolineano l’esistenza di una stra indagine sono stati osservati due casi, entram- grande affinità genetica tra Sicilia, Campania, bi provenienti da Cerda, con dei picchi anomali Provenza e Corsica mentre la Sa rdegna e l’It a l i a nel tracciato HPLC, riferibili rispettivamente a centrale presentano differenze molto più marcate. Hb S e Hb G-San Josè. Tali campioni sono stati sottoposti ad analisi più approfondite, di tipo elet- 6.6. Risultati sulle emoglobine troforetico e biochimico, al fine di accertare la pre- senza e il tipo di variante emoglobinica. Grazie all’indagine sulle emoglobine sono stati L’analisi elettrof o r etica sfrutta le proprietà elet- evidenziati 13 casi con anomalie fenotipiche, di triche delle molecole, come l’emoglobina e altre questi 5 appartengono al comune di Cerda, 7 so- pr oteine del sangue, che poste su un supporto (in no stati rilevati presso Palermo e un solo caso nel ge n e r e acetato di cellulosa o gel di agar) sottoposto comune di Alia. a un campo elettrico migrano secondo la loro cari-

Fig. 3 - Cromatogrammi HPLC: a sinistra soggetto normale, a destra un caso con un picco anomalo nell’intervallo dei tem- pi di ritenzione delle emoglobine, riferibile a una variante strutturale dell’emoglobina.

58 ca elettrica verso il polo opposto. Le emoglobine con struttura diversa da quella normale sono visi- bili nella corsa elettroforetica come bande anoma- le con velocità diversa dovuta al peso molecolare d i verso (a causa della sostituzione di uno o più aminoacidi nelle catene polipeptiche che compon- gono la proteina). Mediante doppia elettroforesi a pH acido e alcalino (Fig. 4) è stata confermata la presenza di emoglobina S (b 6 glu Þ val) e G-San Josè (b7 Glu Þ Lys). L’osservazione di emoglobina S è stata effettua- ta anche mediante il test di falcizzazione dei glo- buli rossi, aggiungendo una goccia di sostanza ri- ducente (soluzione di bisolfito di sodio 1 g/dl) nel sangue. Il fenomeno della falcizzazione, osservabi- le con la diminuzione della tensione di ossigeno, è causato dalla precipitazione in forma di cristalli dell’emoglobina S, che determina la tipica defor- Fig. 4 - Elettroforesi dei due campioni sospetti portatori di mazione a falce del globulo rosso. Dal punto di vi- una va riante emoglobinica. Entrambi presentano infatti sta clinico le emazie falcemiche, irrigidite e defor- nella corsa elettroforetica una banda più lenta. mate, rallentano il flusso ematico causando trombosi vascolari con diversi disturbi circolatori e vengono eliminate dai macrofagi con conseguente zione ex novo se invece più verosimilmente fosse anemia emolitica. associato all’aplotipo Benin l’allele falcemico, po- Dal punto di vista antropologico, il gene Hb S trebbe essersi diffuso dalle aree occidentali a quel- presenta una frequenza media dell’1.2% in Sicilia, le settentrionali dell’Africa, attraverso le migrazio- con considerevole eterogeneità endemica. L’osser- ni dei popoli trans-sahariani, ed infine raggiungere vazione di tale mutazione in quest’area rappresen- la Sicilia direttamente dal nord Africa. ta un caso abbastanza raro. Infatti l’emoglobina S, L’altra mutazione identificata, l’emoglobina G- contrariamente alle mutazioni b talassemiche, non San Josè, è una variante b globinica generalmente è uniformemente distribuita nell’isola, ma si pre- rara, che tuttavia appare regolarmente in Si c i l i a senta prevalentemente lungo la costa sudorientale (Schilirò et al., 1981), anche se con una distribuzio- secondo un gradiente nord-sud (Barrai et al., ne molto limitata (Schilirò et al., 1997). I casi sco- 1987). L’osservazione della mutazione bS potrebbe pe r ti finora, infatti, sembrere b b e r o proven i r e da fa- essere interpretata come un fenomeno di “effetto miglie residenti o originarie di un piccolo centro a fondatore” anche se risulta assai difficoltoso stabi- 50 km da Catania, Grammichele. Gli eventi storici lirne l’origine. Di particolare interesse risulterebbe possono fornire un’i n t e r p r etazione della peculiarità l’accertamento dell’origine mediante lo studio de- genetica di questo comune. Nel 1693 un terrem o t o gli aplotipi mediante gli RFLP o del sito ipervaria- de v astante distrusse il villaggio, uccidendo gran par- bile 2 (HS2) appartenente alla regione di control- te degli abitanti. Dopo che il centro fu riedificato, lo del locus. Infatti le indagini molecolari hanno seguì una politica di ripopolamento e con una leg- mostrato un’associazione del gene falcemico ad ge emanata da Carlo II d’A ustria fu trasformato in aplotipi differenti in tre regioni dell’Africa (Benin un rifugio per criminali. La comparsa di Hb G-San – Nigeria, Repubblica centro-africana, Se n e g a l ) Josè in questo centro potrebbe essere interpret a t o evidenziando la possibilità di un’origine multicen- come “effetto fondatore” e potrebbe essersi conser- trica della falcemia (Pagnier, 1984). vato successivamente grazie alla quasi totale assenza L’aplotipo Benin si presenta pre va l e n t e m e n t e di immigrazione e il conseguente isolamento gene- nelle popolazioni mediterranee (greci, turchi, si- tico della popolazione, che porta r ono a un’e l e va t a riani, tunisini, arabi) e raggiunge frequenze molto fr equenza di matrimoni tra consanguinei. elevate sulle coste orientali e meridionali della Si- Presumibilmente questa emoglobina potrebbe cilia (Schilirò et al., 1991). Se il caso portasse un essere il prodotto di un unico evento mutazionale nuovo aplotipo si potrebbe ipotizzare una muta- associato all’aplotipo IV (Cremonesi et al., 1989).

59 La presenza occasionale di emoglobina G-San Josè quenza di questa mutazione è molto elevata nelle in altre aree, come nel caso di Cerda, potrebbe es- zone orientali dell’isola (28.9%), nella ex Yugosla- sere il risultato di migrazioni successive. via (29.1%) e in Turchia (18.1%) mentre si riduce in Spagna (15%), nei paesi mediterranei del sud Difetti talassemici quali l’Algeria (3.5%), la Tunisia (3%), il Libano (8%) e Israele (3.5%). I casi sospetti di a talassemia (valori ridotti di In un soggetto di Palermo è stato evidenziato + Hb A2) sono stati sottoposti a un’indagine mole- invece un particolare caso di b talassemia eterozi- colare volta a verificare la presenza della comune gote per la mutazione del secondo introne (IVS-II) delezione a 3.7, ma sono risultati negativi per tale in posizione -745 (C Þ G) associato a persistenza mutazione. I dati emocromocitometrici non indi- ereditaria di emoglobina fetale (HPFH). cano la possibilità di difetti a talassemici più mar- Anche questa mutazione è caratteristica dell’a- cati e la presenza di un difetto d appare poco plau- rea mediterranea, presenta una frequenza del 5% sibile, considerando la scarsa probabilità di trovare circa in Sicilia (Giambona et al., 1995) e raggiun- un difetto così raro. L’HbA2 ridotta potrebbe di- ge fre q u e n ze più elevate in Grecia (7%), Cipro pendere da una sottostima dovuta alla possibilità (5.5%), Tunisia (7.5%), Egitto (8.3%) e Bulgaria che i prelievi non fossero in condizioni ottimali (10.2%). oppure da patologie associate quali carenza mar- La persistenza di emoglobina fetale, rileva t a ziale o di acido folico. nello stesso soggetto, è, come accennato, eredita- ria. La persistenza della sintesi di catene g nell’a- b d Difetti talassemici dulto si verifica anche nella o talassemia per compensare la mancata o ridotta produzione di ca- Le mutazioni di tipo b talassemico rappresen- tene b o d, ma in questi casi non è ereditaria. L’i- tano in Sicilia i disordini più comuni dei geni glo- dentificazione della mutazione è stata effettuata binici. mediante digestione con l’enzima di re s t r i z i o n e L’anomalia emoglobinica più interessante della XmnI. La persistenza ereditaria di emoglobina fe- nostra indagine è stata rilevata nel comune di Alia, tale di questo particolare caso è causata da una so- dove è stato osservato un soggetto con una muta- stituzione nel promotore del gene Gg in posizione zione molto rara. I valori elevati di HbA2 osserva- -158 (C Þ T). L’assenza di una quota elevata di ti nel dosaggio HPLC e i risultati dell’emocromo HbF (2.3%) fa ritenere, in base ai dati disponibili ( i p o c ro m i a - m i c rocitosi degli eritrociti) depongo- in letteratura (Silvestroni, 1992), che la mutazione no per la presenza di un difetto b talassemico. Dal- o s s e rvata in questo soggetto non sia part i c o l a r- le analisi del DNA appare che questo soggetto non mente grave e dia luogo ad una maggiore produ- presenta alcuna delle mutazioni b più comuni, che zione di catene g solo in condizioni di stress ema- interessano circa il 90% delle mutazioni note nel- t o l o g i c o. Dal punto di vista antro p o l o g i c o , la popolazione italiana. È auspicabile un’ulteriore l’HPFH è stata segnalata in diversi popoli medi- accertamento al fine di identificare tale mutazione, terranei e in alcuni gruppi africani (We a t h e r a l l , p resumibilmente di tipo b+, tramite sequenzia- 1990; Silvestroni et al., 1992). mento nucleotidico diretto del gene b globina. I dati ottenuti confermano precedenti osserva- Nel comune di Cerda sono emersi due casi ete- zioni, che evidenziano come i difetti emoglobinici rozigoti per due mutazioni talassemiche piuttosto non sono associati a poche e predominanti muta- comuni in Sicilia: IVS-I-110 (G Þ A) e IVS-I -6 zioni ma sono molto eterogenei geneticamente. (T Þ C). I difetti emoglobinici, individuati nella presen- La sostituzione IVS-I-110 è una mutazione te indagine, sono caratteristici in aree geografiche molto frequente (24%) e si presenta distribuita diverse, mediterranee e continentali e possono es- uniformemente in tutta l’isola a differenza degli al- s e re interpretati in chiave storica. Costituiscono tri paesi mediterranei, dove questa mutazione è ca- una prova dei contatti secolari delle Madonie con ratteristica delle coste orientali del bacino (Perrin altri popoli, confermando come la Sicilia può esse- et al., 1998). re considerata al tempo stesso centro di civiltà me- La sostituzione IVS-I-6 è la terza delle muta- diterranee, africane e medioorientali. zioni più diffuse in Sicilia, dopo la CD 39 e la IVS- In base ai dati ottenuti e altri presenti in lette- I-110, con una frequenza media del 15.4%. La fre- ratura (Schilirò et al, 1997; Fichera et al., 1997) le

60 a ree di diffusione di alcune varianti stru t t u r a l i buline per ottenere un quadro completo sulle pro- emoglobiniche sembre re b b e ro riflettere la pro i e- teine plasmatiche. In o l t re l’indagine sul sistema zione storica dell’area sudorientale dell’isola verso HLA (Human Leucocyte Antigen), un altro impor- la penisola italiana e la Grecia e dell’area occiden- tante gruppo di geni altamente polimorfici, po- tale verso l’Africa e la Spagna. trebbe procurare preziose informazioni sui geni e sull’adattamento alle malattie epidemiche che sto- 6.7. Conclusioni e prospettive ricamente hanno colpito queste popolazioni. La difesa immunitaria contro le infezioni da agenti La Sicilia grazie all’uniformità morfologica delle patogeni è garantita, infatti, da due meccanismi coste e, soprattutto alla sua posizione nel bacino principali: la difesa ad ampio raggio di tipo anti- Mediterraneo, per secoli è stata centro di incontro corpale, svolta dalle immunoglobuline, e la difesa di numerosi popoli che hanno scambiato non solo mediata dagli antigeni HLA ristretta alle cellule me r ci e tradizioni ma anche i loro geni. In accordo infettate del nostro organismo. Il sistema HLA è con la lunga storia di dominazioni e colonizzazioni, diventato molto importante per gli studi clinici e recenti studi antropogenetici, anche se ancora piut- di genetica medica poiché è stato riportato un cre- tosto frammentari, ave vano già evidenziato una scente numero di associazioni tra i suoi geni e cer- complessa struttura genetica nella popolazione sici- te malattie. In alcuni casi, esiste un’ a s s o c i a z i o n e liana attuale, sia a livello delle immunoglobine e combinata o interattiva che coinvolge sia il sistema delle emoglobine che di altri polimorfismi classici Gm che l’HLA. Sono state riportate associazioni pre v alentemente eritrocitari e sierop ro t e i c i . con il sistema Gm per sclerosi multipla, malattia La nostra indagine ha evidenziato un’ e n o r m e della tiroide, lupus eritematoso sistemico, epatite variabilità genetica anche nella popolazione di Alia cronica, malattia di Grave, miastemia grave, dia- e negli altri comuni, confermando la grande etero- bete giovanile, morbo di Alzheimer, entero p a t i a geneità dei siciliani più volte sottolineata nei lavo- glutine sensibile, alcune forme di cancro, neuro ri precedenti. blastoma, e molte altre (Dugoujon et al., 1996). In generale, in questi gruppi sono presenti dei caratteri genetici principalmente di tipo mediter- Bibliografia raneo anche se è emersa la presenza di marcatori ti- Barrai I., Schilirò G., Beretta M., Mazzetti P., Russo A., picamente africani, in part i c o l a re nella stru t t u r a Russo Mancuso G., 1987. Population structure of Sicily: genetica del gruppo di Alia e di Cerda, eviden- beta talassemia and Hb S. Hum Genet., 75: 1. ziando la possibilità di contatti nel passato con po- Calafell F., Bertranpetit J., Rendine S., Cappello N., Mer- poli provenienti dal nord Africa. cier P., Amoros J.P., Piazza A., 1996. Population history Potrebbe trattarsi di migrazioni di popolazioni of Corsica: a linguistic and genetic analysis. Annals of molto antiche come i Sicani (di origine nord afri- Human. Biol., 23 (3): 237. cana, secondo Caracè), che hanno dominato l’area Calò C.M., Autuori L., Di Gaetano C., Latini V., Mameli G.E., Memmi M., Varesi L., Vona G., (1998). The poly- montuosa delle Madonie per un lungo periodo, morphism of the APOB3’ VNTR in the populations of mentre il resto dell’isola era interessata da diverse e the three largest islands of the western Mediterranean. ricorrenti colonizzazioni. Anthropologischer Anzeiger, 56 (3): 227. L’introduzione di polimorfismi genetici africa- Cremonesi L., Travi M., Li Volti S., Testa R., Schilirò G., ni in quest’area potrebbe essere riferibile più vero- Ferrari M., 1989. Evidence for the single origin of the similmente alla colonizzazione fenicia, testimonia- Hb G-San Josè in Sicily. Hemoglobin, 13: 579. ta anche dalle iscrizioni ritrovate nelle grotte della De Lange G., Fa Ming Z., Henke J., Feng Z., 1985. Im- Gurfa di Alia (Runfola, 1978) o ancora alla più re- munoglobulin allotypes:in a chinese population: compa- cente conquista araba. rison of haplotype frequencies with other asian groups. J. Per una migliore comprensione delle modalità Immunogenet., 12: 191. di popolamento delle Madonie sarebbe auspicabi- Dugoujon J.M., Borot N., Chaventre A., Rudan P., 1989. Gm and Km immunoglobulins allotypes in Olib and Sil- le proseguire la ricerca ampliando sia la numero- ba Islands (No rthern Dalmatia) .Coll. Anthropol., 13 sità del campione sia il tipo di marcatori genetici. (2): 291 In particolare, risulterebbe di grande interesse Dugoujon J.M., Cambon-Thomsen A., 1996. Immunoglo- l’integrazione dei risultati ottenuti nel presente la- bulin allotypes (Gm and Km) and their interactions with vo ro con lo studio di altri sistemi sietro p ro t e i c i H LA antigens in autoimmune diseases: a re v i ew. Au- con funzioni biologiche diverse dalle immunoglo- toimmunity, 22: 245.

61 Edwards A.W.F., 1984. Likelihood. Cambridge University Porter R.R., 1973. Structural studies of immunoglobulins. Press, Cambridge. Science, 180: 713. Felsenstein J., 1985. Confidence limits on phylogenies: an Raymond M., Rousset F., 1995. Genepop: population ge- approach using the bootstrap. Evolution, 39: 783. netics software for exact tests and ecumenicism. J. Here- Felsenstein J., 1989. PHYLIP Phylogeny inference package dity, 86:248. v 3.2. Cladistics, 5: 164. Rickards O., Biondi G. F., De Stefano G. F., Vecchi F., Wal- Fichera M., Spalletta A., Fiorenza F., Lombardo T., Schilirò ter H., 1992. Genetic structure of the population of Si- G., Tamouza R., Lapouméroulie C., Labie D., Ragusa cily. Am. J. Physic. Anthrop., 87: 395. A., 1997. Molecular basis of a thalassemia in Si c i l y. Runfola M., 1978. Le grotte della Gurfa fra mito e realtà. Hum Genet., 99: 381. Novalia, CITTA?. Fitch W.M., Margoliash E., 1967. Construction of phylo- Schilirò G., Li Volti S., Musumeci S., Mollica F., Marinuc- genetic trees. Science, 155: 279. ci M., Mavilio L., Tentori L., 1981. Sicily a cluster of Fraser G., Volkers W., Bernini L., Loghem E., Meera P., Hb G-San Josè. Hemoglobin, 5: 725. 1974. Gene frequencies in a dutch population. Hu m . Schilirò G., Ga n g a rosa S., 1991. Sicily: a melting pot of Hered., 24:435. races and civilizations. Sp h e re 15, Publication of the Giambona A., Lo Gioco P., Marino M., Abate I., Di Mar- C o mp re h e n s i ve Sickle Cell Center Augusta, Ge o r g i a , zo R., Maggio A., 1995. The great heterogeneity of tha- Canada. lassemia molecular defects in Sicily. Hum. Genet., 95: Schilirò G., Mirabile E., Testa R., Russo Mancuso, Dibe- 526. nedetto S., 1997. Presence of hemoglobinopathies in Si- Loghem E. van,1986. Immunoglobulin markers. In: Caval- cily. Am. J. Med. Gen., 69: 200. li Sforza, African pygmies, 14: 201-218 (Academic Press, Silvestroni E., Bianco I., 1992. Microcitemie e anemia me- New York). diterranea. Therapeutic Bases Today, 18, 2. Pagnier J., Mears J., Dunda O., Schaafer K., 1984. Eviden- Simoni L., Gu e resi P., Pettener D., Barbujani G., 1999. ce for the multicentric origin of the sickle cell hemoglo- Patterns of gene flow inferred from genetic distances in bin gene in Africa. Proc. Natl. Acad. Sci USA, 81:1771. the Mediterranean region. Hum. Biol., 71, 3: 399. Pavesi A., Siri E., Conterio F., 1997 Analisi della distribu- Vona G., Calò C M., Autuori L., Mameli G. E., Lixi M. F., zione dei cognomi in Sicilia. Antrop. Contemp., 20 (1- Ghiani M. E., Di Gaetano C., 1998. Genetic structure 2-3): 189. of western Sicily. Int. J. Anthrop., 13, 2: 137. Perrin P., Bouhassa R., Mselli L., Garguier N., Nigon V.M., Walter H., Matsumoto H., Danker Hopfe H., De Stefano Bennani C., Labie D., Trabuchet G., 1998. Diversity of G. F., Rickards O., 1997. GM and KM allotypes in ni- sequence haplotypes associated with beta thalaessemia ne population samples of Si c i l y. Ann. Hum. Biol., 24 mutations in Algeria: implications for their origin. Gene, (5): 419. 213 (1-2):169. Weatherall D.J., 1990. Genetica e pratica clinica. Zanichel- Piazza A., Loghem E. van, De Lange G., Curtoni S., Uliz- li, Bologna. zi L., Terrenato L., 1976. Immunoglobulin allotypes in Weir B.S., 1990. Genetic Data Analysis. Sinauer Associates, Sardinia. Am. J. Hum. Genet., 28: 77. Sunderland, Mass.

62 Capitolo 7 IL COLERA E LA FIBROSI CISTICA: COSA ACCOMUNA DUE PATOLOGIE COSÌ DIVERSE?

SINEO L. Dip. Biologia Animale, Università degli Studi di Palermo E-mail: [email protected]

7.1. Il colera, malattia infettiva (Waldor e RayChaudhuri, 2000). A cominciare dal 1817 lo stato di epidemia cronica indiana si è tra- Il Colera è una malattia acuta ed altamente infet- sformato in pandemia con l’e s p o r tazione del vibrio- tiva che si manifesta con diarrea continua a cui se- ne (Tag a r elli et al., 2000). gue vomito incoercibile. Questa situazione deter- La malattia, al suo arrivo in Eu ropa, con le mina uno stato di disidratazione parossistica con estese e terribili epidemie che si verificarono tra il perdita di liquidi e sali di Calcio e Potassio. L’in- 1817 e il 1855, venne studiata in modo esemplare dividuo colpito manifesta una crescente ipotensio- da John Snow, un medico ostetrico inglese. I suoi ne e tachicardia, anuria e impossibilità di assume- studi sulle due principali epidemie londinesi del re cibi liquidi e solidi. Se non interviene una 1848 e del 1854, sintetizzati nel lavoro “On the adeguata terapia farmacologica e una intensa rei- mode of communication of Cholera” (i lavori di dratazione l’individuo entra in coma irreversibile. Sn ow sono stati recentemente ripubblicati inte- Non sempre il quadro clinico è così intenso: si gralmente dalla University of California, Los An- d e s c r i vono infatti forme cosiddette “a t t e n u a t e” geles, School of Public Health Department) sono che risultano non letali per gli adulti in buone con- tuttora considerati un classico nella storia dell’epi- dizioni fisiche ma comunque pericolose nei bam- demiologia per l’acume delle osservazioni e la mo- bini dove l’equilibrio idrico e salino è molto facil- dernità metodologica. mente alterabile. L’agente eziologico del colera venne identifica- Il colera è determinato dalla infezione delle to per la prima volta da Pacini nel 1854 e fu otte- cellule dell’intestino tenue da parte di un mi- nuto in coltura da Koch solo nel 1892, in Egitto. c roorganismo, il batterio Vibrio cholera e. I vi- Le pandemie fino ad oggi registrate sono state brioni sono una categoria piuttosto ampia di mi- sette. L’ultima pandemia è iniziata in Indonesia nel c roorganismi: l’agente eziologico del colera è 1961 e, gradualmente ha interessato l’Asia, l’A f r i c a infatti classificabile in diversi biotipi, siero g ru p p i negli anni settanta, quindi l’Eu r opa e l’America lati- e sierotipi. Il vibrione maggiormente coinvo l t o na. In Africa e in America latina l’i n f e zione ha as- nella malattia umana è il V. cholera e detto Et To r sunto dimensioni tali da farla considerare endemica. N16961 (biotipo), del siero g ruppo 01, siero t i p o I paesi attualmente più colpiti da questo flagel- Ogawa, anche se nel 1992 è stato descritto un lo sono quelli del terzo mondo, dove è più facile n u ovo siero g ruppo eziologico (0139). Il vibrione, che le elementari norme igieniche siano assenti. entrato nell’organismo, colonizza rapidamente le L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) se- cellule intestinali e inizia la secrezione della tossi- gue attentamente l’andamento delle epidemie nei na che stimola un’intensa secrezione acquosa; vari continenti. Il maggior numero di casi di cole- questo innesca il meccanismo perverso che port a ra si riscontra nel continente africano, che registra alla disidratazione dell’ i n d i v i d u o. anche il maggior numero di decessi, seguito dal Il colera affligge l’uomo e ne modella la sua storia subcontinente latino-americano, dall’Asia, dal- agendo drasticamente sulle popolazioni da circ a l’Europa (dove il 99% dei casi risulta attualmente duemila anni. In epoca storica, fino al XIX secolo la “importato”) e dall’Oceania. malattia era confinata al subcontinente indiano do- L’endemismo e la diffusione della malattia sono ve presumibilmente assumeva già stato endemico influenzate da vari parametri, quali il biotipo bat-

63 terico, la sensibilità individuale alla tossina, il mo ha una crescente difficoltà ad elaborare un effi- gruppo sanguigno dell’individuo stesso (Glass et cace controllo ed un vaccino adeguato. Il control l o al., 1985), l’intensità del contatto infettante; il vi- e la prev enzione sono spesso vanificati dalle situa- brione sopravvive per anni nelle acque stagnanti zioni di degrado connessi a flussi migratori grandi o che funzionano quindi da reservoir di infezione, piccoli, mentre la variabilità biologica del vibrione invisibile alle correnti metodologie di indagine pone problemi alla produzione di un vaccino uni- batteriologica (To r res Codeço, 2001; Colwell e versalmente efficace o privo di notevoli effetti col- Huq, 1994). L’esplosione dei fenomeni epidemici la t e r a l i . in situazione di endemismo è generalmente in re- lazione ad eventi climatici quali il passaggio dalla 7.2. La Fibrosi cistica, malattia ereditaria stagione arida a quella umida (Africa), eventi cata- s t rofici quali El Niño, o periodi post-monsonici La fibrosi cistica, nota anche come mucovi s c i - (America latina e Bangladesh); molto importante dosi, è una patologia ereditaria autosomica rec e s s i - a p p a re l’associazione nelle acque temperate, con va a notevole diffusione nella popolazione “ca u c a s i - zooplancton, crostacei e altri organismi acquatici ca ” (per caucasica si intende la popolazione bianca (Torres Codeço, 2001). occidentale). La malattia è causata da un’ alterata Da circa un decennio il colera è nuovamente idratazione delle mucose, intestinali, res p i r a t o r i e , una grande emergenza sanitaria. La problematica dei dotti pancreatici e spermatici, con conseguente coinvolge lo studio dell’uomo moderno ed il suo ristagno delle secrezioni. Questo quadro, seguito posto negli ecosistemi attuali (Epstein, 1993, dalla sovrapposizione di infezioni batteriche rec i d i - Islam et al., 1994, Faruque et al., 1998). Il colera vanti è invalidante. Prima della scoperta di ade- è quindi un problema medico e sociale ma soprat- guate terapie antibiotiche l’individuo affetto era tutto antro p o l o g i c o. Il tasso di riproduzione e condannato a morte certa nei primi anni di vita. mantenimento del colera nelle comunità umane è Attualmente l’a s p e t t a t i v a di vita si è notevol m e n t e definito dal prodotto di fattori sociali ed ambien- allungata ma la patologia resta comunque letale. tali, dalla mancata diffusione delle norme di pre- Il gene coinvolto, localizzato sul cromosoma 7 venzione ma soprattutto dalle mutate situazioni e clonato da Ryordan nel 1989, codifica per una demografiche conseguenti alla crescita della popo- proteina di membrana di 1480 aminoacidi detta lazione, all’abbandono dei modelli comportamen- CFTR (Cystic Fi b rosys Transmembrane Re g u l a- tali che regolano il rapporto uomo e ambiente ed tor). La proteina, costituita da due domini tran- ai fenomeni di inurbamento incontrollato. smembrana (TDM), da due domini citoplasmati- Oggi conosciamo molto della organizzazione ci (NBF) e da un dominio globulare R, viene mo l e c o l a r e del microorganismo oltre alla sequenza sintetizzata nel reticolo endoplasmatico e, veicola- completa del suo DNA. La cosa più parti c o l a r e ta dal Golgi, migra verso la parte apicale degli epi- che caratterizza la biologia del vibrione è l’o r g a n i z - teli dove svolge funzione di “pompa del Cloro” re- zazione del genoma in due cromosomi circo l a r i , golando il trasporto degli ioni a livello della uno “gr a n d e ” con 2.96 megabasi (milioni di cop- membrana plasmatica pie di basi) ed uno “pi c c o l o ” con 1.07 megabasi. Il Il quadro clinico è più o meno grave a seconda c romosoma “g r a n d e” contiene una cosiddetta della mutazione o delle mutazioni intervenute nel “ar ea o isola di patogenicità”, con le informazioni gene. Da un punto di vista molecolare l’alterazio- per le principali funzioni cellulari del batterio (re- ne del gene per mutazione (sono state descritte cir- plicazione del DNA, sintesi proteica, divisione cel- ca 900 diverse mutazioni del gene ma solo una mi- lu l a r e, sintesi della parete) dei rapporti con la cel- nima parte di esse è patogenetica o assume lula ospite e del comportamento patogeno (affinità rilevanza nell’epidemiologia a livello di popolazio- recettoriale e determinanti per la tossina). Il cro- ne) determina la sintesi di una proteina di mem- mosoma “pi c c o l o ” porta informazioni circa alcuni brana anomala e quindi malfunzionante. pr ocessi metabolici ed energetici e i processi di tra- L’incidenza del deficit nella popolazione è di un sduzione del segnale. La relazione filogenetica dei individuo affetto ogni 2500 (1/2500) nati, in me- due cromosomi sembra antica (Heidelberg et al., dia, con un individuo “p o rt a t o re”, etero z i g o t e , 2000) ma molte sono le ipotesi prop o n i b i l i . ogni 25 individui (1/25). A dispetto delle notevoli conoscenze e della lun- Abbiamo detto che la Fibrosi cistica è una del- ga frequentazione con questo ospite maligno, l’u o - le patologie ereditarie a maggiore diffusione nella

64 popolazione. Studiando la distribuzione delle mu- b rosi cistica e la resistenza a patologie da disidra- tazioni nelle varie popolazioni si è scoperto che es- tazioni parossistiche quali il Colera. L’ipotesi, te- se presentano frequenze diverse a seconda della po- stata sperimentalmente, è risultata plausibile ed è polazione considerata. In Italia, che ha un quadro stata successivamente ripresa da Betranpetit e Ca- molto eterogeneo di mutazioni, frutto dei molti lafell (1996). flussi migratori e delle molte popolazioni sussegui- Effettivamente ambedue le patologie, Colera e tesi in epoca protostorica e storica, vi è una muta- Fibrosi cistica, agiscono sull’equilibrio idro-salino zione dominante, la cosiddetta Delta F 508, che, della cellula, una aumentando (il colera) la perdita peraltro, non è così frequente come nel nord euro- di liquidi mediante l’azione della tossina, l’altra (la pa, e mutazioni locali, “sarde”, “trentine”, “liguri”, fibrosi cistica) alterando lo scambio del cloro, trat- chiaro risultato di fenomeni di flusso genico e di tenendo i liquidi e provocando l’aumento di vi- deriva genetica. scosità a livello delle mucose ed il ristagno. Relativamente alla storia del gene, non è così L’ ipotesi, che viene proposta e preliminarmen- facile seguire le varie mutazioni nelle popolazioni te testata nel lavo ro presentato da Barbara Br a- europee alla ricerca del genotipo ancestrale. Sap- manti (vedi capitolo 8 in questo volume), utiliz- piamo comunque che la mutazione più frequente, zando un campione subfossile della collez i o n e la già citata Delta F 508, è comparsa presumibil- scheletrica di Alia, prevede che individui eterozi- mente 50.000 anni fa in una popolazione geneti- goti per la fibrosi cistica, con un danno funziona- camente distinta da ogni popolazione europea at- le sub-clinico, abbiano una protezione nel caso di tuale, e si è diffusa attraverso flussi consecutivi infezione da Vibrio cholerae che determina disidra- (Morral et al., 1994). tazione parossistica.

7.3. Colera e fibrosi cistica: Bibliografia un’ipotesi di lavoro Bertranpetit J e Clafell F., 1996. Genetic and Geographic variability in Cystic Fi b rosis: evo l u t i o n a ry considera- Le frequenze dei geni sono correlate alla storia tions. Ciba Foundation Symposium, Jhon Wiley &Son bio-demografica della popolazione regolate da fe- 197: 97-118 nomeni di mutazione, di selezione naturale e di Colwell R., 1996. Global climate and infectious disease; the deriva genetica. I geni malattia sono ancor più sog- Cholera paradigm. Science 274: 2025 getti a queste regole, data la tendenza della selezio- Epstein PR, 1993. Algal blooms in the spread and persi- stence of Cholera. Biosystem 31: 209-221 ne naturale a ridurre il numero degli affetti. Faruque SM et al., 1998. Epidemiology, Genetics and Eco- La Fib r osi cistica, malgrado sia una patologia logy of Toxigenic Vibrio cholerae. Mi c robiology and es t r emamente invalidante, non viene efficacemente Molecular Biology reviews, 62: 1301.1314. se l e zionata e la sua diffusione nella popolazione oc- Heidelberg JF et al., 2000. Nature, 477-483 cidentale, mostra invece una chiara tendenza alla Glass RI et al., 1985. Preedisposition of Cholera of indivi- stabilità, assicurata dalle altre freq u e n z e di eteroz i - duals with O gro u p. Possible evo l u t i o n a ry significan- goti (abbiamo detto che un individuo su ven t i c i n - ce.Am. J. Epidemiology 121: 791-796. que è un porta t o r e con una discreta probabilità di Islam MS et al., 1994. Probable role of blue-green algae in in c o n t r a r e un partner ugualmente porta t o r e e di ge- maintaining endemicity and seasonality of cholera in Bangladesh: a hypothesis. J. Diarrhoela disease Res. 12: ne r a r e figli affetti, oltre che sani o portatori secondo 245-256. le probabilità stabilite dalle Leggi di Men d e l ) . Morral N et al., 1994. The origin of the major Cystic Fi- Esempi di patologie ereditarie molto diffuse e b rosis mutation (delta F508)in european populations. non adeguatamente selezionate, a causa di un Nature genetics 8(3): 216-218. vantaggio degli eterozigoti in particolari situazio- Romeo G et al., 1987. Why is the Cystic fibrosis so fre- ni ambientali come nel caso della Talassemia o del quent? Human genetics 84 (1); 1-5. deficit della G6PD in ambiente malarico (ve d i Riordan JR et al., 1989. Identification of the Cystic Fibro- C e rutti e Rabino Massa in questo volume) hanno sis gene. Science 245: 1066-1073. Tagarelli A., et al., 2000. The Cholera: the Epidemics and fatto ipotizzare a Romeo et al. (1987) che l’alta in- their social-demographic features in Southern Italy. Int. cidenza della Fi b rosi cistica nelle popolazioni cau- J. Anthropol. 15 (3): 241-253. casiche possa essere spiegata efficacemente con Torres Codeço C., 2001. Endemic and Epidemic dynamics analogo modello. Secondo Romeo esiste una re- of Cholera: the role of the aquatic reservoir. BMC In- lazione tra l’alta frequenza di eterozigoti per la fi- fectious disease 2001 (13) - Elechtronic pubbl.

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Capitolo 8 ANALISI GENETICA DI POPOLAZIONI STORICHE: IL CASO DI EPIDEMIA COLERICA AD ALIA

BRAMANTI B. Laboratori di Antropologia - Dipartimento di Biologia Animale e Genetica, Università di Firenze E-mail: [email protected]

8.1. Il ruolo delle patologie genetiche mato che la frequenza dei portatori sia del 4% fra nella storia della nostra specie i caucasici non ispanici, del 2,2% fra gli ispanici, dell’1,7% fra i gli africani e gli afro-americani e Nella storia evolutiva della nostra specie un posto dello 0,7% fra gli asiatici. p a rt i c o l a re è riservato alle patologie genetiche e, Dai dati riportati dal Cystic Fi b rosis Ge n e t i c fra queste, a tutti quei casi detti di polimorfismo Analysis Consortium la frequenza relativa della mu- bilanciato, secondo i quali un gene sva n t a g g i a t o tazione DeltaF508 fra i caucasici è di circa il 66%, dalla selezione naturale in omozigosi rimane co- con una frequenza re l a t i va dell’80% nell’Eu ro p a munque con alte frequenze in alcune popolazioni del Nord (87% fra i danesi) e di circa il 50% nel perché in eterozigosi offre un vantaggio verso al- Sud dell’Europa. Nelle regioni mediterranee sono cuni stress ambientali. Esempio classico è la resi- quindi più presenti altri tipi di mutazioni: per la Si- stenza alla malaria offerta dal fenotipo eterozigote cilia sono state calcolate le frequenze relative delle per l’anemia falciforme: rispetto agli omozigoti maggiori mutazioni: DeltaF508 52%, G542X 7%, normali i portatori di anemia sopravvivono all’at- N1303K 3%, W1282X 3%, R553X 3%, tacco più virulento del plasmodio. 2183AA->G 2%, R347P 2% (Rendine et al. In tempi recenti una teoria molto simile a 1997). Le mutazioni N1303K e 2183AA->G sono, quella per l’anemia è stata formulata per spiegare fra l’altro, rappresentate in Italia con la maggior l’alta frequenza (1/25 individui caucasici) dei por- f requenza re l a t i va rispetto alle altre popolazioni tatori di mutazioni del gene per la fibrosi cistica caucasiche. La ragione delle differe n ze delle fre- (CF) che negli omozigoti causa una malattia gra- quenze relative delle varie mutazioni risiede, pro- vemente invalidante. Poiché la proteina codifi- babilmente, nella diversa storia demografica dei cata dal gene è implicata nell’omeostasi idrico- paesi europei e nelle diverse dimensioni delle po- salina a diversi livelli, è stato suggerito che un polazioni (Bertranpetit & Calafell 1996). Ciò non vantaggio selettivo del gene mutato possa consi- spiega, tuttavia, l’alta incidenza delle mutazioni s t e re in un’alta resistenza alle patologie che cau- della CF fra i caucasici. sano disidratazione parossistica. Alcuni autori hanno proposto in part i c o l a re che possa pro t e g- g e re dall’exitus p e r c o l e r a . 8.1.2. Ipotesi sull’alta incidenza Ad Alia nel 1996 è stato recuperato un intero delle mutazioni della CF collettivo di individui deceduti a causa dell’epide- Sebbene la frequenza della CF non sia unifor- mia di colera del 1837. Questo ritrovamento apre me fra le popolazioni caucasiche, si stima comu- la strada per la prima volta ad una verifica diretta nemente che la sua incidenza sia di uno su 2.500 dell’ipotesi di relazione fra le due patologie. nati vivi. Sulla base del modello di eredità autoso- mica recessiva si calcola che la frequenza degli alle- 8.1.1. Studi di genetica di popolazione li mutanti sia del 2%. Per spiegare un’ i n c i d e n z a così alta sono stati proposti diversi meccanismi, Le mutazioni del gene della CF sono distribui- come l’alto tasso di mutazione del gene CFTR te in maniera diversa nelle diverse popolazioni. ( Cystic Fi b rosys Tranomembrane Regulator), un Dalla frequenza degli omozigoti affetti è stato sti- vantaggio degli eterozigoti, fenomeni di deriva ge-

67 netica, presenza di loci multipli e aumento della L’ipotesi fisiologica ha trovato ulteriore confer- f e rtilità negli individui portatori (Ke rem et al. ma in un modello murino appositamente creato 1989). (Gabriel et al. 1994): sotto lo stimolo della tossina Smentite all’ipotesi di deriva genetica come colerica la quantità di secreto e il suo contenuto di causa primaria sono state proposte prima da Wri- ioni cloro diminuiscono pro p o rzionalmente alla ght e Morton (1968) e poi da Morral et al. (1994). presenza di alleli mutanti nei topi. Be rtranpetit e Calafell (1996) fanno notare che Una critica fondata all’ipotesi di un vantaggio dopo la contrazione della popolazione europea av- degli eterozigoti CF rispetto al colera consiste nel- venuta circa 18.000 anni fa durante l’ultima gla- l’osservazione che negli altri casi in cui tale van- ciazione, le dimensioni della popolazione europea taggio è stato dimostrato – come, ad esempio, per non sono mai state tali da permettere un aumento l’anemia mediterranea e la malaria – la distribu- significativo della frequenza di un allele recessivo zione geografica delle due patologie risultava so- letale (in fondo all’articolo è riportata una interes- vrapposta (Fontelo 1995). Gabriel (1995) rispon- santissima discussione al proposito). de all’ o s s e rvazione confermando che la tossina Un incremento della fertilità negli eterozigoti colerica non rappresenta che un modello di tutte era stato descritto da Knudson et al. (1967), con le enterotossine batteriche (incluse le E. coli Sta e una evidenza quasi incredibile che è stata successi- LT) che causano diarrea, e auspica che ve n g a n o vamente smentita da uno studio dettagliato sulle fatti ancora studi epidemiologici ad ampio raggio famiglie degli affetti (Jorde e Lathrop 1988). sulle popolazioni umane per confermare l’ipotesi. Per quanto riguarda l’ipotesi del vantaggio degli Del resto, il colera non può essere considerato eterozigoti, è stato proposto che questi siano pro- l’unico agente che ha determinato l’attuale inci- tetti rispetto a diverse patologie ad eziologia mi- denza della mutazione anche in ragione della sua crobica o virale, fra le quali la tubercolosi polmo- recente introduzione in Eur opa (XIX secolo). Con- nare (Meindl 1987) e l’influenza (Shier 1979). siderando che la frequenza originale della muta- Nel 1988 Hansson propose (ma l’ipotesi era già zione fosse intorno allo 0,002 (cioè vicina alla fre- comparsa in Quinton 1982) che gli individui ete- quenza attuale nelle popolazioni asiatiche e rozigoti per le mutazioni del gene della CF fossero africane), è stato calcolato che sono necessarie al- pr otetti dalle infezioni intestinali che causano diar- meno 23 generazioni (circa 450 anni) perché il rea parossistica, principalmente dovute ad Escheri - vantaggio selettivo possa esprimersi negli eterozi- chia coli e Vibrio cholerae. Sia la tossina Escherichia goti con l’incidenza attuale media del 2% (Knud- coli LT che la tossina del colera mediano l’apertu- son et al. 1967). Assumendo un equilibrio fra la ra dei canali ionici ed elevata secrezione di ioni perdita totale degli affetti da CF e la perdita par- c l o ro, in part i c o l a re nelle cellule delle ghiandole ziale di quelli protetti contro il colera Bertranpetit tubolari. L’aumento della secrezione ionica deter- e Calafell (1996) osservano che: se la CF ha rag- minata dal colera potrebbe essere contrastato dalle giunto allora l’equilibrio, ci devono essere volute cellule che hanno canali del cloro difettosi negli af- 670 generazioni (più o meno 13.400 anni) perché fetti da CF. Probabilmente, gli eterozigoti per le una mutazione raggiungesse dalla frequenza ini- mutazioni CF esprimono solo nel 50% delle cel- ziale di 10-6 (mutazione singola in una popolazio- lule le proteine canale alterate, come avviene per ne) il livello attuale di mutazioni che causano la CF. altre patologie genetiche recessive. Perciò in occa- Se il colera fosse stato l’unico agente selettivo, con- sione di una diarrea la perdita parossistica di liqui- siderando le 5 generazioni durante le quali imper- di che è spesso causa di exitum potrebbe risultare versò in Europa, si calcola che il 68% di tutti gli notevolmente ridotta. Questo potrebbe aver pro- individui in età riproduttiva sarebbe dovuto mori- curato agli eterozigoti un vantaggio selettivo du- re di colera ad ogni generazione. E questo non è il rante le epidemie che colpirono l’ Eu ropa e ave r caso. Perciò, nonostante i risultati di Gabriel et al. così favorito il mantenimento di alte fre q u e n ze (1994) questa malattia non può essere stato il solo delle mutazioni del gene CFTR nelle popolazioni agente selettivo che ha permesso di raggiungere alle caucasiche. La resistenza ad esprimere un aumen- CF la frequenza attuale in Europa. to della secrezione in risposta all’esposizione a tos- Il fatto che il vantaggio evolutivo si sia verifica- sine derivate da E. coli e da V. cholerae è stata suc- to nella sola Europa - pur essendo le forme di diar- ce s s i v amente dimostrata in individui affetti (Bax t e r rea da E. coli diffuse in tutto il mondo - può esse- et al. 1988). re giustificato dalla scoperta di Quinton (1982)

68 relativa alla perdita salina aumentata con il sudore: 8.2. Ispezione del sito di raccolta in climi caldi la perdita eccessiva di sale può aver sf a v orito i portatori della mutazione, ad esempio in Il Camposanto Vecchio, riaperto nel 1996, per rec u p e r a r e gli scheletri ivi presenti, presenta paret i un’epoca in cui la caccia richiedeva lunghe corse, il che può aver costituito una forma di resistenza ri- pr i v e di segni di umidità e muffe. Si può pres u p p o r - spetto all’ipotizzata pressione selettiva subita so- re che l’a p e r tura superiore lasciasse perco l a r e acqua prattutto nel nord dell’ Eu ropa in presenza della pi o vana, ma questa dovev a essere naturalmente ca- stessa diffusione degli agenti che causano diarrea nalizzata verso l’esterno perché anche sul pavimento non permangono tracce di acqua stagnante. Non o - parossistica. stante il clima caldo e asciutto della zona, la tempe- ratura interna alla grotta non deve aver mai rag- 8.1.3. Alia e l’epidemia di colera (1837) giunto temperature troppo elevate proprio per la sua Alia fu raggiunta dalla prima epidemia nel luglio esposizione. L’ambiente in cui sono state conservat e del 1837. Alla pagina 482 del Reg i s t r o parroc c h i a - le ossa, sia per la costituzione chimica della roccia, sia le dei morti si legge: “I ncipit cholera morbus die sep - per la presenza della calce viva, presumibilmente era tima juli millesimo octincentesimo trigesimo septimo piuttosto basico che acido. Tutte caratteristiche che, 18 3 7 ” . Da luglio fino a novem b r e furono ufficial- in base alla nostra esperienza (Burger et al. 19 9 9 ) , mente registrate 306 vittime del “cholera morbus”. consentono normalmente una buona conservaz i o n e “Il morbo che, per la sua provenienza, venne anche de - della struttura del DNA. nominato ‘co l e r a asiatico’ si pres e n t a v a con violente scariche di diarrea [... ] vom i t o , crampi muscolari, ar - 8.2.1. Studi precedenti sul materiale scheletrico resto della secrezione urinaria e collasso. La febbre non I campioni di Alia consistono di crani e post- se m p r e era una componente costante, ma, se modera - craniali non in connessione anatomica. Sono stati ta, era sintomo di possibile guarigione, mentre, se alta, perciò raccolti e classificati per tipo di elemento di ve n t a v a causa di una serie di complicazioni che, scheletrico con distinzione bilaterale per le ossa n o rmalmente, conducevano alla morte. […] Al i a , pari. Le ossa sono conservate in grosse scatole di come quasi tutti i comuni della Sicilia, non era in cartone chiuse ma non sigillate e immagazzinate al g rado di affro n t a re adeguatamente un’epidemia di primo piano dell’Archivio Comunale di Alia, sito quella gravità. Il paese mancava di fognature, di ret e in via Galilei. idrica, di strade e di tutti quegli accorgimenti indi - Le ossa sono state precedentemente contate per spensabili per bloccare o, quanto meno, ridurre le fu - ca l c o l a r e il Num e r o Minimo e il Num e r o Mas s i m o neste conseguenze della più banale epidemia. Il fatto di Individui (per la consistenza e tipologia del mate- che desta maggiore stupore non è tanto il pesante nu - riale esaminato si rimanda alla tabella I del capitolo me r o dei morti, quanto il gran numero di superstiti 2 di questo volume). I calvari sono stati oggetto di che riuscirono a salvarsi malgrado la totale caren z a una indagine osteologica per i caratteri epigenetici e igienica dell’a m b i e n t e ” (E. Guccione 1991). Que s t a di uno studio sui denti (Bigazzi et al. 19 9 7 ) . os s e r vazione rende particolarmente interessante il campione in esame per la verifica dell’ipotesi sud- 8.2.2. Analisi molecolare del materiale osteologico detta. Nello stesso testo si registra inoltre come una seconda ondata del contagio negli anni successivi La possibilità di analizzare porzioni di osso che abbia provocato solo poche decine di decessi, quasi datano di più di due secoli se da un lato apre spa- la popolazione sopravvissuta al primo contagio zio alla verifica di ipotesi fino a qualche tempo fa fosse in gran parte “immune”. insondabili, dall’altro pone svariati problemi “tec- I morti del 1837 furono portati in “una grotta nici” non sempre facilmente superabili. naturale, ampliata ai lati, che era stata adibita, per La rarità del “pezzo” da analizzare impone una l’occasione, a fossa comune [... ] chiusa con un muro serie di accorgimenti che permettano l’ottimizza- nuovo fatto di calce e grossi macigni, al di sopra con zione del processo con la minore perdita di cam- due buchi coverti da laminati ferrei portelli” che suc- pione possibile. Quest’ultimo, d’altro canto, non ce s s i v amente fu denominata Camposanto Vec c h i o . sempre è utilizzabile ai fini di un’analisi molecola- “I cadaveri, ammucchiati nella grotta, ven i v ano trat - re perché molto spesso le modalità di conservazio- tati con getti di secchi di calce viva nel tentativo di ne ne hanno degradato il DNA, riducendo così il disinfettare l’ambiente”. materiale di studio. La degradazione del DNA im-

69 plica una frammentazione delle molecole che altri- dividui) si è ottenuto un profilo allelico quasi com- menti si trovano sotto forma di lunghe catene pleto; per altri 11 individui (22%) si sono ottenu- super-spiralizzate. Il risultato di tali rotture è natu- ti risultati riproducibili solo per un ridotto nume- ralmente la perdita di porzioni di materiale gene- ro di loci, il che indica la presenza di DNA ti c o . Il campione così degradato non risulterà quin- amplificabile nel campione seppure in condizione di positivo all’analisi della part i c o l a re sequenza di forte degradazione. Solo 15 campioni (30%) cercata, se questa è andata perduta. D’altro canto non hanno reagito all’amplificazione. un risultato positivo può essere anche prodotto da Poiché, secondo l’ipotesi di lavoro, nel campio- agenti contaminanti, ossia DNA eterologo mo- ne di Alia costituito da deceduti per colera non do- derno e integro che si è sostituito al DNA antico vrebbero essere presenti mutazioni CF analizzabi- assente o degradato durante una delle fasi di speri- li, si è proceduto al calcolo del numero minimo di mentazione alterando così l’analisi. Di conseguen- individui necessario per provare una reale assenza za, anche in condizioni chimico-fisiche eccellenti il di mutazioni per la CF. In questo caso il numero cosiddetto DNA antico, proprio per la sua caratte- minimo di individui da analizzare è risultato pari a ristica “non integrità”, richiede nelle diverse fasi un 75, questo per ottenere un livello di confidenza del ambiente di lavoro sterile ossia esente da contami- 95%. Dagli studi finora condotti, sullo stato di nazioni di DNA eterologo. conservazione del DNA ci si aspetta che media- In questo caso il prelievo del materiale da ana- mente 146 individui contengano DNA in buono lizzare è stato fatto negli stessi locali di via Galilei stato di conservazione. Ci sono perciò ottime pro- (in Alia) in cui si trova in giacenza il materiale babilità che l’indagine condotta sul DNA antico ci osteologico, ove è stato allestito un laboratorio “da fornisca gli elementi necessari per la comparazione ca m p o ”. L’ambiente, opportunamente ripulito, era con le frequenze della popolazione moderna. dotato di un unico tavolo sul quale sono stati ef- Un primo tentativo di isolare il frammento che fettuati i prelievi con la massima attenzione ad evi- porta l’eventuale mutazione CF ha infatti dato ot- tare contaminazioni. timi risultati su alcuni dei campioni antichi in I prelievi di materiale osseo sono stati effettua- esame. Il frammento è stato ottenuto con successo ti sui femori per non danneggiare la collezione che nella sua forma non mutata in tutti i campioni che potrebbe essere sottoposta ad altre indagini antro- avevano dimostrato uno stato di conservazione ot- pologiche. Si è scelto di prelevare campioni dai fe- timale. mori destri. Per ogni osso sono stati raccolti due campioni, uno nella porzione distale e uno nella 8.3. Prospettive porzione prossimale. Successivamente il materiale è stato portato in Le analisi fin qui sommariamente discusse sa- contenitori sterili nei laboratori dell’Istituto di An- ranno naturalmente approfondite per ve r i f i c a re t ropologia dell’Un i v ersità di Göttingen (Ge r m a- l’effettiva presenza della mutazione in esame. La nia) specializzati in studi sul DNA antico. Qui si è procedura è lunga e alquanto complessa, ma risul- provveduto all’estrazione del DNA contenuto nei ta indispensabile per un’effettiva risposta positiva campioni e alla sua amplificazione, al fine di ritro- all’ipotesi di base. Confrontare i risultati ottenuti vare la mutazione per la CF. da materiale antico, con quello proveniente dai di- Il primo passo della ricerca consiste nella valu- scendenti dei sopravvissuti all’epidemia inoltre per- tazione dello stato del DNA antico. La scelta dei metterà di verificare se è effettivamente osservabi- campioni da sottoporre all’analisi per la fibrosi ci- le un vantaggio evo l u t i vo per i portatori delle stica è stata compiuta in base ai risultati dell’inda- mutazioni CF rispetto al colera. gine su microsatelliti autosomici, ottimi indicato- Un ulteriore conforto ai risultati ottenuti dal ri dello stato di conservazione del materiale antico. materiale scheletrico verrà dalla ricerca per via ge- Solo quei campioni che contengono DNA in netica del Vibrio cholera che potrebbe essere anco- buono stato di conservazione sono sottoposti ai ra presente nei vasi sanguigni delle ossa se prima test successivi. I risultati di un’indagine condotta in della morte si è verificata una setticemia (He r r- doppio su 50 campioni di Alia mostrano che è pos- mann & Hummel 1998a e b). Quest’ultima ana- sibile effettuare un’analisi sui campioni antichi ot- lisi, oltre a confermare la causa della morte, po- tenendo profili genetici individuali riproducibili. t rebbe apport a re un contributo non indiffere n t e Dei 50 campioni analizzati per circa il 48% (24 in- allo studio dell’evoluzione del vibrione.

70 Bibliografia Herrmann B., Hummel S. 1988a. Ancient DNA can Iden- tify Disease Elements. In: Digging for Pa t h o g e n s Baxter P.S., Goldhill J., Hardcastle J., Hardcastle P.T., Tay- ( C . L . Greeblatt editor), Balaban Publishers, Re h ovo t , lor, C.J., 1988. Accounting for cystic fibrosis. (Letter) Philadelphia. Nature, 335:21 l. He r rmann B., Hummel S., 1 9 9 8 b. Paleoepidemiology of Bertranpetit J., Calafell, F., 1996. Genetic and geographical infectious diseases using ADNA analyses: Pros and Cons. variability in cystic fibrosis: evolutionary considerations. Bull. et Mém. de la Société d’ A n t h ropologie de Pa r i s , In: Variation in the human genome. Ciba Foundation n.s., 10 (1-2): 195-200. Symposium 1997, Wiley, Chichester, pp. 97-118. Hummel S., Schultes T., Bramanti B., Herrmann B., 1999. Bigazzi R., Crisafulli R., Lazzerini L., Valletta A., Tartarel- Ancient DNA profiling by megaplex amplifications. li G., 1997. 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72 Capitolo 9 IL MUSEO ETNOANTROPOLOGICO DI ALIA

CEDRINI R. Università degli Studi di Palermo

“Può venire il giorno in cui tutto l’oro Anche la fabrilità non è soltanto un processo del mondo non basterà manuale legato al fare: è espressione di quella wel - a darci l’immagine del tempo svanito”. t a n c h a u u n g, visione della vita e del mondo, che (Artur Hazelius, fondatore del museo connota ogni popolo, è abilità che ha consentito a Skansen di Stoccolma 1891) ognuno di essi di attraversare i tempi e gli spazi della storia. Alle soglie del terzo millennio nuovi parametri Le attività tecnico economiche, infatti, sono di riferimento condizionano la vita e l’esistere di sempre il risultato di processi produttivi legati a intere comunità. Si è sempre più chiamati a vivere conoscenze che gli uomini, nel corso del loro cam- e convivere in un villaggio globale dove sono ca- mino, si sono tramessi attraverso un iter assimila- duti gli sbarramenti delle frontiere in nome di un tivo e cumulativo, in una coralità lavorativa che ha più ampio rapporto dialogico tra i popoli. determinato regole, rapporti, ruoli. Le tracce, pur A questo appuntamento con la storia, gli uo- se esili, consentono spesso di ricucire gli strappi di mini devono presentarsi con i propri modelli di vi- secoli silenti e leggere il passato. ta e, dunque, la propria diversità, la propria storia Alia, come altri centri dell’Isola, conserva anco- etnica e sociale che coincide con quell’ identità ra oggi tratti forti della propria storia, storia che unica e irripetibile che accomuna e distingue cul- coincide con quella sociale e economica della co- turalmente un popolo dall’ a l t ro e, proprio per munità che li ha perpetuati. questo, rende ognuno di essi indispensabile nel Tutto il suo territorio è disseminato di tracce e grande palcoscenico che le diverse tessere del mo- racconta storie da cui trapelano l’alternarsi di vi- saico umano disegnano. cende, la successione di eventi. Storie segnate nel- L’omologazione a modelli che non appartengo- le pietre che, se pur possenti, si piegano all’ineso- no ha come conseguenza sbandamento e crisi di rabile scorrere del tempo, sottomesse all’insìpida identità destinati a ripercuotersi sulle sorti delle ignavia degli uomini. nuove generazioni, determinandone spesso situa- Se nel monumento ogni comunità ha preserva- zioni irreversibili. to la memoria di fatti, avvenimenti o personaggi, è La cultura tradizionale ha svolto da sempre un alla trasmissione orale che ha affidato l’antico sa- ruolo determinante nella trasmissione del retaggio pere, un sapere forgiato attraverso generazioni, fat- del passato, proponendosi come forza coibente di to di storie e di fabrilità, di riti e di tecniche, di ce- valori senza i quali s’annullano, in ogni comunità, rimonialità e consuetudini alimentari. In altri le ragioni del proprio esistere. E non solo valori. termini quell’universo che contribuisce a ricostrui- L’identità, infatti, è racchiusa in ogni cosa che l’uo- re la storia anche attraverso microstorie collettive e mo pensa e realizza, in ogni gesto che ripete, in individuali. tutto ciò che senza rendercene conto esprime con La storia, si sa, non consente salti, ma passaggi forza l’appartenenza. e i tempi lunghi a volte – segno apparente di so- Le re s che circondano la vita di ogni uomo, cietà immobili – non sono che il necessario arco vanno al di là della materia che le racchiude e del- temporale per consentire a idee e abitudini di se- la forma che le definisce. Sono segni e simboli di dimentarsi, e, alla fine del processo assimilativo, un ampio universo di rimando. divenire retaggio su cui costruire il nuovo, su cui

73 operare i cambiamenti, ma in rapporto armonico fare, alle fogge del vestire, alla memoria orale, ogni con i tratti determinanti della tradizione. tratto costituisce reperto di una storia che non c’è Gli oggetti, estensioni dell’io collettivo, sono più. Il museo diventa allora mez zo attraverso il a n c h’essi testimoni. Ap p a rentemente silenti, in quale ogni comunità rappresenta il rapporto con la realtà, raccontano di lunghi percorsi, di incontri di la propria storia e si traassforma in “emozione sto- popoli, di necessità economiche e di risposte cul- rica” da regalare alle generazioni, perché compren- turali che ogni comunità si è data. Oggetti pla- dano il lungo cammino che ha segnato la vita di smati nel corso del tempo che pur tuttavia man- coloro che li hanno preceduti nel tempo. tengono l’essenzialità dei tratti, indispensabile a ricostruirne il cammino a ritroso. Ogni oggetto ha La realizzazione del museo ha comportato una sempre una causalità che gli ha consentito di tra- programmazione di fasi di cui l’allestimento non è smettersi nel tempo e un peso che inciso anche nei stato che il risultato ultimo. rapporti di produzione. La ricerca e la catalogazione su schede, reg o l a - Nella cultura tradizionale non c’e stato mai spa- mentate dalle dire t t i ve ministeriali e re g i o n a l i , zio per il superfluo. Ogni oggetto poteva essere re- compilate secondo gli attuali criteri metodologici e so più o meno aggraziato, abbellito nelle forme e scientifici, hanno delineato mestieri, attività o ci- nei decori, ma in ogni caso era sempre espressione cli produttivi. Il corredo cromatico, che accompa- di una funzionalità finalizzata. gna ogni scheda, rimanda l’a p p a r tenenza dello stes- La comunità di Alia, avviata anch’essa a ineso- so a una attività, mentre l’immagine fotografica, rabili cambiamenti, ha sentito l’esigenza di guar- nel visualizzare la specificità dell’u t i l i z z o, ne chiari- dare alla propria storia, di riflettere sulle proprie sce anche la tipologia. Gli oggetti, infatti, consen- radici per guardare al futuro. Da qui la raccolta di tono di ricostrui r e non solo i cicli lavorativi della tante “storie” che addensano un teatro di memorie terra, ma anche i percorsi di vita quotidiana che in una magica enciclopedia di messaggi. Queste le dalla fucina del fabbro guida alla bottega del cia- ragioni che spiegano la nascita di un museo dei be- battino, del sarto, del barbiere. Str umenti di un sa- ni etnoantropologici. pe r e antico che è stato patrimonio di generazioni. Il meseo prende l’avvio da una raccolta di og- Anche se così diversi l’uno dall’altro, i mestie- getti, ordinati con cura amatoriale da Rosario Di ri e le attività sono complementari a una vita so- Vitale, a cui va il riconoscimento di averli preser- ciale ed economica, in un rapporto inscindibile di vati dalla dispersione. La sua sensibilità ha consen- interazione. È impensabile una comunità basata su tito che giungesse fino a noi un patrimonio di cul- attività agraria che non abbia la presenza del fab- tura materiale, di oggetti di vita quotidiana, di bro o del falegname. curiosità sacre e profane destinate all’oblìo della L’allestimento ha cercato, nell’eseguità degli memoria. spazi, di ricostru i re ambienti in cui ricre a re i trat- Dai comportamenti alle abitudini, infatti, tut- ti di un sapere antico e di sapienti manualità ca- to ciò che ci circonda sembra pre c i p i t a re ve r s o dute in disuso. Da l l’antica arte di forgiare i me- l’”ormai superato”: un’obsolescenza destinata al talli il percorso guida il visitatore a seguire , più a divenire flebile traccia da cui leggere un pas- n e l l’alternanza delle stagioni, il lavo ro dei campi, sato che sembra computato in secoli, tanto è forte nel mito dell’eterno ritorno delle messi, nelle zo l- il distacco che si è venuto via via a determinare.Te- le che danno solo se i rituali della fatica umana si stimonianze della cultura di una società che sem- ripetono uguali, carichi di una stessa speranza, nei brano avviate a non lasciar traccia. gesti millenari. In passato la realizzazione di musei – creati dal- Spesso la terra e la pastorizia hanno segnato i l’ Illuminismo come istituzione pubblica per la confini tra la vita e la morte di intere generazioni. conservazione e l’educazione – aveva avviato una Gli oggetti da lavoro ne narrano la storia: ma per visione elitaria e gerarchica della cultura. L’ i n s e- chi quella storia non l’ha conosciuta il significato gnamento della scuola francese delle Annales ha può essere colto appieno soltanto attraverso il con- spezzato i vecchi schemi: ogni traccia è utile alla ri- testo espressivo della forza delle immagini del pas- costruzione storica e pertanto tutto ciò che fa par- sato che affiancano l’oggetto disvelandone un rac- te del vissuto è segno: dagli oggetti sacri e profani, conto. Immagini che svolgono il ruolo preciso e ai processi produttivi, alle tecniche, ai modelli di prezioso di documentazione storica, di strumento comportamento, alla gestualità che accompagna il di conservazione della memoria collettiva.

74 Gli oggetti, segni di una gestualità che legava l’altra per caratteristiche proprie. I colori, le tipo- l’uomo agli animali e alla terra, illustrano il lavoro logie, i disegni, nonché il gioco degli abbinamenti faticoso che le condizioni strutturali e ambientali c romatici, infatti, rimandano a mspecificità che hanno imposto agli uomini. nel corso della storia le singole comunità hanno Coltelli di diverse forme e grandezze, accanto perpetuato. Si pensi, oltre ad Alia, ad esempio, ad alla ruota dell’arrotino allineati nell’attesa del loro Erice, in provincia di Trapani, ad Alcara Li Fusi, in turno, rimandano nella tipologia alle attività in cui provincia di Messina, dove le losanghe, le strisce, i erano impiegati. Nella cucina a maidda con u sbir - colori, nell’armonico e ingenuo interrelarsi, mar- rione ricorda che il pane e la pasta si faceva una vol- chiano un’identità. ta alla settimana, u smilature che l’impiego del L’universo femminile contadino ha sempre le- miele era più diffuso di quello dello zucchero (la gato la propria attività alla filatura e alla produzio- p resenza romana!), che le lucerne, anche le più ne di quanto necessario al fabbisogno familiare . umili, aggraziate nelle forme, hanno allietato il Ecco la ragione per cui fusi, conocchie e navette, buio con luce diversa a seconda dei tempi. nella leggerezza dei disegni e delle forme, trovano La sequenza tipologica dei ferri degli animali spazio nel museo: parlano della capacità di mani nella bottega del fabbro richiama l’indispensabile callose ad alternare la fatica dei campi con la rea- fatica animale accanto a quella umana, consumata lizzazione di trine e merletti, spesso destinate ad al- in silenzi; i misuratori delle tre culture mediterra- tre spose. nee per eccellenza, la vita, l’ulivo e il grano riman- Le testimonianze dell’impiego delle prime dano all’economia del territorio. Accanto, disteso macchine per affiancare la fatica di uomini e don- in tutta la sua ampiezza, il ve c c h i o s c a p u l a ru, il ne, lascia intendere il dialogo che tradizione e in- mantello del contadino. Compagno inseparabile novazione hanno avviato anche in centri per certi durante l’inclemenza del tempo invernale, il man- versi ai margini dei grandi circuiti di comunica- tello rappresenta l’abbigliamento tradizionale ma- zione. Le macchine ormai da tempo costituiscono schile di primaria importanza, La sua ampiezza a anch’esse testimonianza per la ricomposizione sto- ruota, con cappuccio e colletto alto fino quasi a rica di vicende economiche e sociali. La loro pre- coprire tutto il volto, era riparo per l’uomo e la sua senza e obsolescenza documentano anch’esse la vi- bestia. ta e la storia di una comunità: segnano qui come La ricostruzione di spazi con oggetti della vita altrove il cambiamento che passa anche attraverso quotidiana disegnano un universo fatto di essen- i primi passi della industrializzazione: documenti zialità, aggraziato seppure modesto ma non per di archeologia industriale che segnano il cambia- questo meno armonico nell’organizzazione: dal mento, il desiderio di adeguare le tecniche al tem- letto con la n a c a (la culla) all’angolo cottura, ai po che passa. bummuli (contenitori) per l’acqua al telaio. La Il Museo non è e non vuole essere contenitore p resenza del telaio lascia intendere il contributo di una raccolta di oggetti ormai caduti in disuso, femminile all’economia della casa, contributo non patinati dal tempo, nè un monumento al lavoro indifferente che l’adagio popolare ricorda nel det- d e l l’uomo, ma testimonianza della storia di una to che u tilaru è zapponi, per sottolinearne la fati- comunità, di quella comunità, che è passata attra- ca e l’introito economico, pari a quello di uno jur - verso quei reperti, materiali segnati da microstorie natari (un lavoratore a giornata) in campagna. apparentemente personali. Testimonianze di una Spesso il telaio costituiva la dote che la donna cultura senza le cui tracce non si affronta, né si per- portava all’atto del matrimonio, dote arricchita dal segue il futuro. corredo che la stessa aveva prima tessuto e poi im- “Q uando un popolo non ha il senso vitale del preziosito con l’arte del ricamo. Ma il telaio non suo passato, si spegne – scrivev a Cesare Pav ese. La assolve solo la produzione di stoffe per il corredo: vitalità creatrice è fatta di una riserva di passato. Si con il telaio si realizzano i tappeti – utili anche du- di v enta creatori anche noi quando si ha un passato.” rante la barchiatura delle oliveo, in ogni caso nella I segni del lavoro e della fatica sono parte della attività di raccolta – tessuti spesso con la stoffa dei identità di ciascuna comunità. Impressi non solo vestiti dimessi. In un mondo dove l’economia era sulle mani, sul viso e sul corpo di intere generazio- basilare alla sua sussistenza lanche la tessitura lascia ne essi sono documenti su cui costru i re anche i leggere il retaggio del passato. Le diverse zone di grafici sociali dell’andamento della nostra econo- produzione della Sicilia si differenziano l’una dal- mia. Sono tratti di un tempo che non è passato in-

75 vano, nè il vissuto di una storia che si perimetra lavorazione della ceramica (Bugio, Sciacca, Santo lontana da noi. La conoscenza e il saper passano Stefano – Galtagirone lo ha già allestito) o alla rea- anche attraverso quelle vicende. Per molto tempo lizzazione di campane (Bugio), o ancora alla speci- di quella storia non si è sentito parlare, non valeva ficità delle sedie (Bivona con le sedie anche per le la pena parlarne. La vergogna tendeva ad esclude- ricamatrici), o alla lavorazione della seta (la pro- re quella che Oscal Lewis definiva “la voglia di vincia di Messina). cancellare la cultura della povertà”. Era una cultu- Anche i primi passi verso l’industrializzazione ra di stenti, di fatica, di povere cose che però dava- andrebbero preservati. Si pensi a un’antica cartiera no il senso alla vita. sorta a Borgo Molara vicino , o a un’altra Un museo, sia che lo si chiami dell’identità o cartiera realizzata dai baroni Turrisi nei pressi di della cultura tradizionale o ancora dei beni etnan- , Tracce a volte ancora disseminate sul tropoligici, non disegna mai solo il cerchio preca- territorio, tal’altra irrimediabilmente fagocitate rio di una comunità con un’economia essenziale. dalla speculazione edilizia. Se è vero che ogni cosa che appartiene all’uomo fi- nisce sempre per raccontare una storia – non im- La salvaguardia delle identità locali passa anche porta quanto grande, non importa quanto sempli- attraverso un rapporto di interdisciplinarietà tra i ce – quegli oggetti sussurrano di una cultura, vari interessi culturali che pertengono il territorio. semplice forse, ma tuttavia capace di incidere sul- Un tratto culturale, come ad esempio quello le- le umane vicende, scandendo i tempi della storia gato alla tessitura di Alia, potrebbe costituire mo- su un vissuto apparentemente sempre uguale. mento di riflessione per la storia e le tecniche di Il museo etnoantropologico di Alia aveva tra gli questa antica arte, finalizzata non solo ad un uso obiettivi che si era prefisso quello di corredare gli didattico, ma anche di comunicazione tra i diversi oggetti in sito con proiezioni a circuito chiuso da musei, con una lettura che dalla storia dell’arte ab- cui evincere la fruizione e il contesto lavoratvo de- braccia la storia delle arti minori, la storia econo- gli stessi. Un museo, infatti, dovrebbe avvalersi di mica, l’antropologia. tale materiale, perché la conservazione imposta dai La produzione differenziata, attuata attraverso rapidi mutamenti suggerisce i criteri di un’antropo - modalità e tecniche che segnano le peculiarità di logia urgente: preservare non soltanto gli strumen- ogni retaggio tradizionale, esita, infatti, in tipolo- ti del passato, gli attrezzi, ogni cosa che valga la gie legate alle diverse lavorazioni: dal feltro, alla pensa musealizzare, ma anche tutto il loro corredo tessitura a telaio, nonchè ai capi realizzati a unci- fatto di consequenzialità dei gesti, di posture, di netto o a ferri. canti, di organizzazione lavorativa. Lo studio comparato e lo scambio di informa- È questo un intento che proponevano gli stu- zioni sulla storia e sulle tecniche di sviluppo della diosi già nei primi anni del secolo scorso, perché produzione dei tessuti, a seconda delle diverse tra- era già chiaro, da quei prodromi, il ritmo accelera- dizioni delle zone di produzione, potrebbe costi- to che il mutamento avrebbe preso di lì a poco. Un tuire prezioso materiale di confronto. suggerimento che la scuola di Gottingen avrebbe Il progetto – a partire dalla fase di ricerca fino messo in opera verso gli anni Cinquanta, realiz- alla diffusione dei risultati ottenuti – nella misura zando L’enciclopedia con unità enciclopediche, do- in cui potrebbe essere attivato lo scambio di infor- ve ogni attività umana, nei vari paesi del mondo mazioni, di materiale fotografico e d’archivio at- era stata regolarmente ripresa e sintetizzata in tre traverso incontri conferenze, dibattiti, produzioni minuti: quanto bastava a corre l a re ogni oggetto di film e scambi di oggetti e manufatti tra loro in- esposto nel museo alla sua funzione. terrelati, potrebbe sensibilizzare altri centri. In paesi come il nostro, dove sulla cultura si in- Dalla realizzazione del progetto potrebbero sca- veste quanto basta per non dimenticare, l’esempio t u r i re esperienze e conoscenze tali da re n d e re lo di Alia dovrebbe richiamare altre comunità a fare i stesso progetto “esperimento pilota”, p a t t e rn d e l conti con la propria storia, non per evidenziare il settore per altri musei interessati a questa peculia- ritrovamento e la musealizzazione del trecentesi- rità di ricerca. L’interscambio potrebbe avve n i re mo aratro a chiodo, ma per scoprire le peculiarità attraverso azioni dimostrative attuate nelle diffe- locali che nel corso della storia hanno connotato renti sedi dei patners. una comunità piuttosto che un’altra. Si pensi ai ri- I risultati del progetto potrebbero andare a co- cami (Santa Caterina Villermosa, Comiso) o alla stituire materiale cartaceo e non CD Room – di-

76 dattico e tecnico – video cassette, interscambi con Bibliografia essenziale computer Un’altra storia che andrebbe la pena poter scri- AA.VV., 1980. Museo e società, Atti del XVII con- vegno nazionale, Palermo. vere. AA.VV., Oggetti della civiltà contadina. Per un mu - “Gli oggetti del quotidiano che seo laboratorio, Corato s.d. accompagnano la vita di ogni Wilson D.M. et Alii, 1993. Scienza e crisi del mu - uomo, pur se umili ricordano seo, (cura di Barbiani L. - Perego F.), Liguori, la dignità di una storia troppo Napoli. a lungo considerata minore”. Eco U. et Alii, 1988. Le isole del tesoro, Electa, Mi- (Fernand Braudell) lano.

77

Capitolo 10 “LE COSE IMPORTANTI DELLA MIA CITTÀ” UN ESPERIMENTO FOTOGRAFICO PER LA POPOLAZIONE GIOVANILE DEL TERRITORIO DI ALIA

CHIARELLI C., TARTARELLI G. Museo di Antropologia ed Etnologia. Università degli Studi di Firenze Laboratori di Antropologia - Dipartimento di Biologia animale e Genetica. Università degli Studi di Firenze E-mail: [email protected]

Nel corso dei laboratori e dell’attività di ricerca strumento identico per tutti i partecipanti, dalle e di didattica multidisciplinare che ha visto coin- caratteristiche specifiche del mezzo, che permette volta la città di Alia e il suo territorio a parti r e dal di valutare il risultato nella sua sequenza origina- 1996 e i cui risultati sono pubblicati in questo vo- ria, senza manipolazioni o selezione preventiva da lume, la presenza partecipe e curiosa dei bambini parte degli stessi autori. del luogo è stata sempre un elemento costante. Il tema è stato invece lasciato di proposito in Lungi dall’e s s e r e un fattore di intralcio o di distur- termini generici. La speranza degli organizzatori bo, i piccoli gruppi di bambini e di ragazzi che se- era infatti quella di raccogliere una documentazio- gu i v ano i ricercatori impegnati nelle loro attività, si ne più vasta possibile di soggetti e situazioni diver- sono rivelati anzi un felice e utilissimo veicolo di in- se, una sorta di catalogo visivo degli stimoli cultu- terazione con la popolazione locale. Per questo mo- rali e sociali della popolazione giovanile di Alia. ti v o, nei coordinatori del progetto scientifico ad un Co o r dinato dalla locale Biblioteca Comunale, il ce r to momento è sorta quasi spontanea l’esigenza di concorso ha riscosso un notevole interesse del quale fa vo r i r e un maggiore e più diretto coinvol g i m e n t o è solo parzialmente indicativo il numero dei rul l i n i della popolazione giovanile nelle attività di ricerca . sviluppati e stampati (16), in quanto i partecipanti si Si è dunque pensato di proporre una sorta di sono spesso riuniti in coppia o in piccoli grup p i . esperimento visuale, che ha preso la forma di un Le immagini riprodotte nelle pagine seguenti concorso fotografico sul tema della auto-rappre- rappresentano una selezione del materiale perve- sentazione, dal titolo “Le cose importanti della nuto. Appare superfluo sottolineare che il criterio mia vita. Autoritratto per immagini”. adottato per la selezione non ha tenuto conto del- La finalità dell’esperimento era duplice: da una l’aspetto estetico-formale quanto della valenza si- pa r te quella di ancorare la ricerca al territorio, contri- gnificativa. buendo a sensibilizzare e res p o n s a b i l i z z a r e la popola- Una prima riflessione, che traspare solo parzial- zione nei confronti del progetto ponendo le basi per mente dalla selezione presentata, è la serietà, pur la prosecuzione di un dialogo; dall’altra quella di ar- nella dimensione del gioco, con la quale i parteci- ri c c h i r e i dati della ricerca di una documentazione panti hanno svolto il tema del concorso. Sebbene “da l l’ i n t e r n o ”, altrimenti difficilmente rep e r i b i l e . nella maggior parte dei casi il medesimo apparec- È necessario prec i s a r e che fin dal momento del- chio sia stato utilizzato da più partecipanti, oppu- la stesura del regolamento si è optato per una im- re più gruppi di bambini abbiano percorso insie- postazione metodologica libera e non rigorosa. Le me i medesimi luoghi e situazioni e quindi non sia uniche indicazioni riguarda v ano i limiti di età (6- possibile attribuire i risultati a personalità indivi- 15 anni), e la strumentazione, consistente in una duali, il risultato complessivo risponde pienamen- macchina “usa e getta” con rullino a colori di 24 po- te agli obiettivi proposti, offrendo uno sguard o se, fornita direttamente dai proponenti del concor- tutt’altro che banale e monocorde, e anzi molto so al momento dell’iscrizione e ritirata dagli stessi al ben articolato della realtà aliese. termine della realizzazione del lavor o, e comunque Questa impressione è confermata anche a livel- prima che il rullino venisse sviluppato e stampato. lo dei singoli rullini. Nella sequenza originale de- La scelta della macchina usa è getta è stata de- gli scatti, ogni lavoro comprende una progressione terminata, oltre che dalla volontà di offrire uno calcolata di soggetti, che risponde all’insieme dei

79 luoghi, delle persone e delle situazioni importanti vole III e IV), pur non molto numerose, sono della vita e del contesto sociale dei partecipanti. E quelle nelle quali si coglie un coinvolgimento più se in alcuni casi vi è una maggiore insistenza su di profondo che si riflette sugli esiti spesso felici an- un singolo soggetto, come nel caso dell’allevamen- che da un punto di vista estetico-formale. to di bestiame o di quello degli struzzi, oppure nel- A questa categoria di immagini apparte n g o n o la sequenza sul mercato (Tavola VII), questo fatto gli auto-ritratti dei protagonisti. Da soli o in picco- appare piuttosto il risultato di una scelta pondera- li gruppi, i partecipanti indulgono volentieri nella ta e consapevole, una sorta di “reportage” di docu- a u t o - r a p p resentazione, facendosi ritrarre in un mentazione su alcuni aspetti che hanno particolar- contesto domestico, oppure cittadino. In prop o s i - mente incuriosito gli autori. to è interessante notare la sequenza riprodotta nel- Venendo ora ai soggetti più frequenti, nella ta- la Tav ola III, nella quale gli stessi protagonisti pri- vole che seguono essi sono stati accorpati entro al- ma si fanno fotografare in gruppo e poi ciascuno cune categorie tipologiche. per sé, sottolineando nelle pose e nelle espres s i o n i Nella quasi totalità dei casi, i partecipanti hanno una dimensione al contempo ludica e rigorosa. ritenuto di documentare il territorio. Le immagini La tavola IV riproduce alcuni ritratti di com- av enti per soggetto vedute o dettagli di un luogo o ponenti del nucleo familiare. Da un punto di vista un edificio sono in totale 216. Tra di esse preva l g o - quantitativo, sebbene in questo caso le informa- no le vedute della città (121; cfr. Tav ola I), rappre- zioni sul grado di parentela possono risultare ine- sentata nei suoi luoghi salienti (monumenti, piaz- satte, è interessante notare la netta prevalenza di ze), come pure in semplici scorci stradali o angoli immagini di coetanei (fratelli, cugini, etc.); all’op- p r i vati. E’ possibile notare inoltre un’ a t t e n z i o n e posto è da segnalare la pressoché totale assenza di pa rt i c o l a r e per gli arredi e gli abbellimenti urbani- ritratti paterni; le madri sono un po’ più rappre- stici recenti, segnale di un generale apprezz a m e n t o sentate, mentre con maggiore frequenza sono ri- es t e t i c o . Generalmente però manca in queste ripre- tratti i componenti anziani. se uno sguardo selettivo. Fa eccezione un parte c i - Come si è già detto, solo in alcuni casi è possi- pante, che utilizza l’i n t e r o rullino per effettuare una bile evidenziare un percorso individuale focalizza- campionatura “si s t e m a t i c a ” del patrimonio arti s t i c o to su di un tema specifico di appro f o n d i m e n t o. locale urbano ma anche rurale, andando a cerca r e Tra questi ci è sembrato utile proporre tre esempi anche luoghi apparentemente abbandonati. (Tavola VII), dei quali il primo è particolarmente La campagna è altrettanto rappresentata (95; significativo in quanto documenta, attraverso im- cfr.Tavola II), anche se quasi sempre in vedute pa- magini realizzate in un mercato e in diversi nego- noramiche che comprendono la città. Solo quan- zi, la dimensione del commercio, che viene addi- do la campagna diventa il soggetto privilegiato del rittura sottolineata da una insolita inquadratura di partecipante si hanno rappresentazioni più vissute, un mazzo di banconote. nelle quali, oltre alla documentazione dello spazio * * * fisico è presente una attenzione per le attività con- Al di là del val o r e e della consistenza numerica del tadine e produttive. materiale, il risultato dell’esperimento appare stimo- Gli interni delle abitazioni sono invece estre- lante per ulteriori approfondimenti. Quello che na- mamente rari (Ta vola V). Le sole tre immagini sc e v a come un saggio collaterale alle ricerche in cor- nelle quali gli ambienti domestici siano soggetto so si delinea ora come una diret t i v a di ricerca ben principale e non solo di contesto per una ambien- caratterizzata ed estremamente promettente. Il mate- tazione familiare (ritratti di genitori o pare n t i ) , riale raccolto si presta a rappres e n t a r e il primo nucleo rappresentano una cucina (apparentemente nuo- di un ipotetico archivio visivo del territorio aliese. va) con una televisione accesa, un locale non iden- D’altra parte, una auspicabile riproposizione perio- tificato con un crocifisso, un deposito con un let- dica della medesima iniziativa e il suo allargamento tino accanto a un trattore. Naturalmente parte di ad altri comuni della regione siciliana, permetterà di questa carenza è dovuta a limiti tecnici (il funzio- “mo n i t o r a r e” su scala temporale e territoriale, i rifles- namento del flash), ma non è da escludere un cer- si sulla comunità giovanile dei cambiamenti socio- to pudore dei partecipanti nel rappresentare una culturali in atto. Finalità che il costituendo “Mus e o dimensione così privata. Ar chivio per la Fotografia della Sicilia e del Med i t e r - Le fotografie che ritraggono persone (autori- ra n e o ” della città di Alia dovr ebbe porre come prio- tratti, parenti, amici, per un totale di 32 scatti; Ta- ritaria della sua attività istituzionale.

80 TAVO L E

I. Il territorio: la città II. Il territorio: la campagna III. L’uomo: autoritratti IV. L’uomo: il nucleo familiare V. Interni domestici VI. Aspetti del lavoro VII. Approfondimenti (il commercio, l’allevamento di struzzi, l’allevamento tradizionale)

Nota:

Data la natura collettiva del progetto le singole immagini non riportano il nome degli autori. Si è ritenuto invece doveroso trascrivere qui di seguito l’elenco completo dei partecipanti: Davide Calà, Antonino Cannata, Orazio Cannata, Simone Cimento, Vincenzo Cimò, Giuseppe Colletto, Mario Faro, Paola Faro, Matteo Ferrara, Angelo Fricano, Anthony Gabiino, Mario Gan- gi, Salvatore Inguaggiato, Grazia Mezzatesta, Roberto Minnuto, Salvatore Pagnotta, Luigi Pinni- si, Salvatore Porretto, Antonino Riili, Luciano Sangiorgi, Carmelo Scaccia, Giulia Si r a g u s a , A l e s s a n d ro Valenza, Antonino Valenza, Emanuela Vicari, Giuseppe Vi c a r i .

81 Tavola I – Il territorio: la città

82 Tavola II – Il territorio: la campagna

83 Tavola III – L’uomo: autoritratti

84 Tavola IV – L’uomo: il nucleo familiare

85 Tavola V – Interni domestici

86 Tavola VI – Aspetti del lavoro

87 Tavola VII – Approfondimenti (1)

88 Tavola VII – Approfondimenti (2)

89

I partecipanti ad una sessione del Campo Scuola di Alia (1997).

DOCENTI DEI CAMPI SCUOLA DI ALIA (1996-2000)

Agnesi Valerio – Università di Palermo Becker Marshall J. – Università della Pennsylvania Bigazzi Renzo – Università di Firenze Bove Annalisa – Università di Pisa Bramanti Barbara – Università di Firenze Cedrini Rita – Università di Palermo Cerutti Nicoletta – Università di Torino Chiarelli Brunetto – Università di Firenze Cognetti Goffredo – Università di Palermo Crisafulli Rachel – Università di Firenze D’Amore Giuseppe – Università di Firenze De Iasio Sergio – Università di Parma Francalacci Paolo – Università di Sassari Herrmann Bernd – Università di Göttingen Iandelli Francesca – Università di Firenze Lazzerini Luca – Università di Firenze Lucchetti Enzo – Università di Parma Masseti Marco – Università di Firenze Meaglia Donatella – Università di Torino Porcella Paola – Università di Cagliari Rabino Massa Emma – Università di Torino Raimondo Francesco Maria – Università di Palermo Sarà Maurizio -– Università di Palermo Scalfari Francesco – Università di Torino Sineo Luca – Università di Palermo Tartarelli Giandonato – Università di Firenze Vernesi Cristiano – Università di Firenze Vona Giuseppe – Università di Cagliari

93

EVENTI CORRELATI CON LE RICERCHE ANTROPOLOGICHE IN CORSO AD ALIA

1995 · Sopralluogo del dott. G. D’Amore alla Grotta del “Cimitero Vecchio” e primo inventario del mate- riale osteologico umano ivi rinvenuto (settembre).

1996 · Inizio dello studio del materiale da parte dei dottori R. Bigazzi, R. Crisafulli, F. Iandelli, L.V. Lazze- rini e G. Tartarelli (10 - 18 giugno, 22 luglio - 4 agosto); · Campo Scuola di Antropologia ad Alia (22 luglio - 4 agosto), coordinato dalla dott. C. Di Gaetano; · Conferenze estive in Piazza Garibaldi dei seguenti relatori: V. Agnesi, B. Chiarelli, R. Cedrini, G. Cognetti, F. M. Raimondo, M. Sarà; · Riordino dell’Archivio Storico comunale di Alia, coordinato dal dott. R. Bigazzi; · Mostra “Antropologia ad Alia: uno studio multidisciplinare”, curata dal dott. R. Bigazzi, presso l’Or- to Botanico di Palermo (15 dicembre 1996 - 12 gennaio 1997) e quindi a Firenze presso l’Istituto di Antropologia.

1997 · Campo Scuola di Antropologia (15 luglio - 8 settembre), coordinato dal dott. R. Bigazzi; · Conferenze estive in Piazza Garibaldi dei seguenti relatori: B. Chiarelli, R. Cedrini, L. Sineo; · Realizzazione del Museo Didattico di Antropologia e del Giardino Botanico di specie endemiche, al- lestiti da G. Saladino, L. Zanca e M. Sarà, curata per la parte archeologica e antropologica da R. Bi- gazzi, A. Bove, L. V. Lazzerini, , G. Tartarelli, presso la Grotta del “Cimitero Vecchio”; · Realizzazione del Museo Etno-Antropologico, curata dalla prof. R. Cedrini. · XII Congresso degli Antropologi Italiani (Palermo, Alia, 16-20 settembre).

1998 · Campo Scuola di Antropologia (24 agosto - 6 settembre), coordinato dal dott. R. Bigazzi.

1999 · Conferenze estive in Piazza Garibaldi dei seguenti relatori: M. J. Becker, B. Bramanti, B. Chiarelli, G. D’Amore, M. Ernandez, B. Herrmann, E. Lucchetti, M. Masseti, L. Sineo, G. Vona.

2000 · Campo Scuola di Antropologia, coordinato dalla dott. S. Tulumello.

95 Pubblicato nell’anno 2002