PROVINCIA di Settore Pianificazione Territoriale, Mobilità, Energia Servizio Piani Provinciali

VARIANTE SPECIFICA AL PTCP PER LA SELEZIONE DEGLI AMBITI PRODUTTIVI DI RILIEVO PROVINCIALE E L’AGGIORNAMENTO DEL SISTEMA INFRASTRUTTURALE PROVINCIALE

QUADRO CONOSCITIVO (tomo 1 bis – rischio idraulico)

Aprile 2013

1 B. IL SISTEMA NATURALE E AMBIENTALE

1. INTRODUZIONE...... 4 1.1. PREMESSA ...... 4 1.2. IL PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI DI PROTEZIONE CIVILE ...... 4 2. PROGRAMMA PROVINCIALE DI PREVISONE E PREVENZIONE DEI RISCHI – STRALCIO IDRAULICO...... 5 2.1.PREMESSA ...... 6 2.2. QUADRO NORMATIVO E AMMINISTRATIVO DI RIFERIMENTO...... 7 3. ANALISI DEL TERRITORIO...... 9 3.1 PROFILO AMMINISTRATIVO e TERRITORIALE ...... 9 3.1.1.INQUADRAMENTO GENERALE ...... 9 3.1.2.POPOLAZIONE E TERRITORIO ...... 9 3.1.3 SITUAZIONE ECONOMICA...... 25 3.1.4 RETI DI COMUNICAZIONE ...... 27 3.2. PROFILO FISICO –TERRITORIALE ...... 30 3.2.1 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO TERRITORIALE...... 30 3.2.2.GEOMORFOLOGIA ...... 31 3.2.3. ALTIMETRIA...... 34 3.2.4 SUBSIDENZA ...... 36 3.2.5LITOLOGIA DI SUPERFICIE ...... 42 3.2.6LA FALDA FREATICA E LE PRINCIPALI PROBLEMATICHE AD ESSA CONNESSE ...... 43 3.2.7. LE VALLI ...... 43 3.2.8. LA COSTA ...... 44 3.2.9 INSEDIAMENTI URBANI ...... 44 3.2.10 IL CLIMA ...... 44 3.2.11 PIOVOSITÀ, ALLUVIONI ED ALLAGAMENTI ...... 47 3.2.12 L’ASSETTO IRRIGUO...... 62 3.3 IDROGRAFIA SUPERFICIALE ...... 64 3.3.1 SISTEMA DELLE ACQUE ESTERNE...... 66 3.3.1.1 IL FIUME PO GRANDE...... 66 3.3.1.2 IL FIUME RENO ...... 69 3.3.1.3 IL FIUME PANARO ...... 72 3.3.1.4 LINEE DI INTERVENTO ...... 77 3.3.2 SISTEMA DELLE ACQUE INTERNE-RETICOLO PRINCIPALE ...... 78 3.3.2.1 STRUTTURA DELLE RETE IDRAULICA ...... 84 3.3.2.2 PRINCIPALI ORGANI IDRAULICI DI CONTROLLO...... 91 3.3.3 SISTEMA DELLE ACQUE INTERNE-RETICOLO MINORE...... 98 3.3.3.1 LA BONIFICA FERRARESE-INQUADRAMENTO STORICO...... 98 3.3.3.2 IL SISTEMA DEI BACINI DI SCOLO ...... 98 3.4 LE DIFESE A MARE ...... 120 3.4.1 FATTORI DI RISCHIO DEL SISTEMA FISICO...... 120 3.4.2 OPERE DI DIFESA...... 120 3.4.3 SITUAZIONE ATTUALE DEL LITORALE...... 120 3.4.4 STRATEGIA DI INTERVENTO PER LA DIFESA DELLA COSTA...... 121 3.4.5 GESTIONE DEL LITORALE ...... 121 3.5 CENTRALI DI POTABILIZZAZIONE E RELATIVI PRELIEVI AD USO IDROPOTABILE ...... 122 3.5.1 CENTRALI DI POTABILIZZAZIONE GESTITE DA HERA FERRARA SRL ...... 122 3.5.2 CENTRALI DI POTABILIZZAZIONE GESTITE DA CADF SPA...... 126 3.6 PIANI IDRAULICI TERRITORIALI ...... 142 4. IL QUADRO CONOSCITIVO SUL RISCHIO IDRAULICO ...... 161 4.1 CENSIMENTO DEGLI EVENTI DI ESONDAZIONE E CARTA DELLE AREE STORICAMENTE ALLAGATE...... 164

2 4.2 CARTA DEI TRATTI CRITICI E DELLE ARGINATURE DI FIUMI, CANALI E DELLE DIFESE A MARE...... 172 4.3 CARTA DEGLI ELEMENTI MORFOLOGICI CHE INFLUENZANO IL PROPAGARSI DELLE ACQUE DI ESONDAZIONE FLUVIALE (CARTA DELLE CELLE)...... 160 5. CRITICITA’ IDRAULICHE DOVUTE AL RAPPORTO FRA RETI FOGNARIE E CANALI DI BONIFICA – CASSE DI ESPANSIONE COME DISPOSITIVI DI CAPACITA’ IDRAULICA – PROGRAMMI DI RIORDINO IDRAULICO COMPLESSIVO DELLE AREE INTORNO AI CENTRI URBANI ...... 179 5.1 CRITICITÀ DELLA RETE FOGNARIA DEI CENTRI URBANI ...... 166 5.1.1 PROBLEMATICHE DEL RETICOLO FOGNARIO GESTIONE HERA ...... 166 5.1.2 PROBLEMATICHE DEL RETICOLO FOGNARIO GETIONE CADF ...... 168 6. LINEE D’AZIONE ED ORIENTAMENTI PROGETTUALI E GESTIONALI PER LA SICUREZZA IDRAULICA DEL TERRITORIO ...... 1851 6.1 ANALISI DI POSSIBILI INTERVENTI MIRATI AL CONTENIMENTO DEL RISCHIO IDRAULICO SUL SISTEMA IDRICO PRINCIPALE DEL TERRITORIO FERRARESE 184 6.2 ELENCO DEGLI INTERVENTI PER LA SICUREZZA IDRAULICA BACINO BURANA PO DI VOLANO ...... 196 6.3 DUP 2007-13...... 218 7. BIBLIOGRAFIA ...... 226

3 1. INTRODUZIONE

1.1. PREMESSA

Con il termine Protezione Civile si intende l’insieme delle attività delle Amministrazioni e degli Enti pubblici e privati, volte allo scopo di “tutelare la integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi”.

Sono attività di protezione civile quelle volte alla previsione e prevenzione delle varie ipotesi di rischio, al soccorso delle popolazioni sinistrate ed ogni altra attività necessaria ed indifferibile diretta a superare l'emergenza.

La previsione consiste nelle attività, svolte anche con il concorso di soggetti scientifici e tecnici competenti in materia, dirette all'identificazione degli scenari di rischio probabili e, ove possibile, al preannuncio, al monitoraggio, alla sorveglianza e alla vigilanza in tempo reale degli eventi e dei conseguenti livelli di rischio attesi.

La prevenzione consiste nelle attività volte a evitare o a ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi calamitosi, anche sulla base delle conoscenze acquisite per effetto delle attività di previsione. La prevenzione dei diversi tipi di rischio si esplica in attività non strutturali concernenti l'allertamento, la pianificazione dell'emergenza, la formazione, la diffusione della conoscenza della protezione civile nonché l'informazione alla popolazione e l'applicazione della normativa tecnica, ove necessarie, e l'attività di esercitazione.

Il soccorso consiste nell'attuazione degli interventi diretti ad assicurare alle popolazioni colpite dagli eventi calamitosi ogni forma di prima assistenza.

Il superamento dell'emergenza consiste unicamente nell'attuazione, coordinata con gli organi istituzionali competenti, delle iniziative necessarie ed indilazionabili volte a rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita.

Responsabili e destinatari primari dei progetti di protezione civile sono le pubbliche amministrazioni che, istituzionalmente, sono tenute a predisporre e redigere i programmi di previsione e prevenzione dei rischi ed i piani d’emergenza, a tutela della sicurezza pubblica.

1.2. IL PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI DI PROTEZIONE CIVILE

Il Programma di previsione e prevenzione dei rischi, principale strumento di programmazione provinciale di protezione civile, può essere inteso come il quadro conoscitivo a

4 livello tecnico – scientifico dei rischi insistenti su un determinato territorio e viene definito attraverso studi di settore, specifici per le varie ipotesi di rischio. Questo documento ha come finalità la ricognizione delle problematiche afferenti il territorio provinciale (attività di previsione), la definizione degli interventi da porre in essere per ridurre al minimo gli effetti delle calamità (attività di prevenzione) con specifico riferimento ai tempi di attuazione ed alle risorse disponibili. La predisposizione di tale programma si basa sulla rilevazione, raccolta ed elaborazione degli elementi esposti al rischio e delle risorse da impiegare in fase di emergenza, secondo metodologie individuate con direttive regionali.

Il programma è costituito da due parti principali: - inquadramento generale del territorio e della popolazione residente; - analisi dei principali rischi che interessano il territorio provinciale, partendo dalla documentazione e dalla cartografia raccolta nella prima parte, individuando le criticità anche gravi, attraverso il censimento degli elementi esposti al rischio e delle risorse da impiegare in fase di emergenza. Il programma deve riguardare scenari connessi a rischi che per loro natura ed estensione abbiano rilevanza provinciale, al fine di prevedere le azioni da porre in essere per ridurre il rischio e svolgere quelle attività previsionali indispensabili per la messa in sicurezza del territorio. Tale strumento deve costituire il punto di riferimento per la determinazione delle priorità di attuazione degli interventi di protezione civile, in funzione della pericolosità dell’evento calamitoso, della vulnerabilità del territorio e delle risorse finanziarie disponibili. Attraverso l’elaborazione di tale documento è possibile creare una memoria storica relativa agli eventi calamitosi verificatisi nel passato sul territorio ed una banca dati consultabile in tempo reale sui rischi e le risorse presenti sul territorio provinciale. Il programma di previsione e prevenzione dei rischi di protezione civile, raccogliendo tutte le informazioni inerenti la conoscenza del territorio, rappresenta pertanto lo strumento di riferimento per la stesura del piano provinciale d’emergenza di protezione civile.

2. PROGRAMMA PROVINCIALE DI PREVISONE E PREVENZIONE DEI RISCHI (PPPP) – STRALCIO IDRAULICO

Il territorio provinciale per le sue peculiarità altimetriche, morfologiche e climatiche è particolarmente complesso, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti idraulici. La Provincia di Ferrara è infatti attraversata da importanti corsi d’acqua quali Po, Reno e Panaro oltre che da una fitta rete di canali regimati artificialmente dai consorzi di bonifica, grazie ai quali circa il 40% del territorio viene mantenuto al di sopra del livello medio del mare. Alla luce di quanto sopra esplicitato e nella consapevolezza che per ogni tipologia di rischio vi sono soggetti differenti preposti alla gestione dell’attività ordinaria e straordinaria, si è

5 optato per la redazione di un programma di previsione e prevenzione realizzato per stralci, ciascuno dei quali tratta un rischio diverso. Relativamente ai rischi di incendio boschivo, industriale e sismico è stato elaborato un unico documento avente i contenuti e validità di Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione (PPPP) e di Piano di Emergenza di protezione civile, mentre per la vastità di informazioni e per la complessità delle problematiche connesse al rischio idraulico si è preferito realizzare due documenti distinti, PPPP e Piano. La suddivisione per rischio, come sopra esposta, consentirà una facile consultazione degli elaborati di protezione civile, oltre a rendere più agevole e speditivo l’aggiornamento degli stessi.

2.1.PREMESSA

Il Programma di previsione e prevenzione dei rischi - Stralcio Idraulico viene predisposto ai sensi della L.225 /92 “Istituzione del Servizio nazionale della protezione civile” e della L.R.1/05 “Norme in materia di protezione civile e volontariato. Istituzione dell’Agenzia Regionale di Protezione Civile”. Il presente documento è stato elaborato in collaborazione con il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, in virtù di una convenzione all’uopo stipulata il 27/07/2005 (con l’allora Consorzio Generale di Bonifica nella provincia di Ferrara), ed i suoi contenuti sono stati condivisi dai principali soggetti che esercitano competenze in materia di acque e territorio nella Provincia di Ferrara Nell’anno 2008, su iniziativa della Provincia, è stato infatti istituito un “Tavolo Interistituzionale” tra Provincia di Ferrara, Provincia di Mantova, Provincia di Modena, A.R.N.I., A.I.Po, S.T.B. Po di Volano, Consorzi di bonifica ferraresi, Consorzio di Bonifica Burana, Leo Scotenna Panaro di Modena, Consorzio di Bonifica Terre dei Gonzaga in Destra Po di Mantova, ATO6, CADF s.p.a., HERA Ferrara S.r.l. e l’Università di Ferrara, al fine di redigere il “Piano complessivo per la sicurezza idraulica e la valorizzazione delle risorse idriche nel bacino Burana-Volano”. L’obiettivo che si prefigge il “Piano complessivo per la sicurezza idraulica e la valorizzazione delle risorse idriche nel bacino Burana-Volano” è quello di fornire uno strumento di supporto per le scelte territoriali, che fissi obiettivi prioritari e linee guida e che rimanga aperto a continui approfondimenti ed integrazioni. Le motivazioni che hanno portato all’istituzione del “Tavolo Interristituzionale” sono la particolare delicatezza e criticità degli equilibri idraulici del territorio ferrarese, che necessitano di un coordinamento, sia sul piano degli interventi che della gestione, tra le Istituzioni e gli Enti aventi comptenze. Il “Tavolo Interistituzionale” è oggi uno strumento permanente, con lo scopo di accompagnare e valutare gli effetti della realizzazione dei programmi di intervento, nonché di affrontare ogni nuovo evento e ogni criticità che dovessero manifestarsi in merito all’assetto idraulico-ambientale e all’utilizzo delle risorse idriche. Ad oggi il “Tavolo Interistituzionale” ha elaborato un “Primo rapporto preliminare” (2 dicembre 2008) contenente il quadro conoscitivo del territorio del Bacino idrografico

6 Burana-Volano, unitamente alla individuazione degli interventi strutturali necessari per migliorare la sicurezza idraulica del territorio. I contenuti degli elaborati prodotti dal Tavolo Interistituzionale sono stati pertanto la base per la stesura del presente programma, il quale ha recepito le informazioni, ove pertinenti alle finalità del programma stesso. Le cartografie, costituenti parte integrante del Programma provinciale di Previsione e Prevenzione di protezione Civile, sono state predisposte dalla Provincia e dal Consorzio di bonifica Pianura di Ferrara, secondo apposite linee guida regionali.

2.2. QUADRO NORMATIVO E AMMINISTRATIVO DI RIFERIMENTO

• Legge 9 luglio 1989,n.183 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo”; • Legge 24 febbraio 1992, n. 225 “Istituzione dei Servizio Nazionale della protezione civile”; • Decreto Ministeriale 14 febbraio 1997 Direttive tecniche per l’individuazione e la perimetrazione, da parte delle Regioni, delle aree a rischio idrogeologico”; • Decreto Legislativo 31 marzo 1998 n. 112 “Conferimenti di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti Locali” in attuazione del capo I della Legge 15 marzo 1997, n. 59; • Decreto legge 180 dell’11 giugno 1998 “Misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella Regione Campania”; • Legge 3 agosto 1998, n.267”Conversione in legge, con modificazioni del decreto-legge 11 giugno 1998, n.180, recante misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella Regione Campania”; • Decreto del presidente del Consiglio dei Ministri 29 settembre 1998 “Atto d’indirizzo e coordinamento per l’individuaizone dei criteri relativi agli adempimenti di cui all’art.1, commi 1 e 2 del decreto-legge 11 giugno 1998,n. 180; • Legge Regionale 21 aprile 1999 n. 3 “Riforme del sistema regionale e locale”; • Decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300 “Riforma dell’organizzazione del governo, a norma dell’art. 11 della Legge 15 marzo 1997, n. 59”; • Ordinanza n. 3073 del 22 luglio 2000; • Decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 "Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali"; • Decreto Legge 279 del 12 ottobre 2000 “Interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico molto elevato ed in materia di protezione civile, nonché a favore delle zone della Regione Calabria danneggiate dalle calamità idrogeologiche di settembre ed ottobre 2000; • Legge 11 dicembre 2000, n.365 “conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 ottobre 2000, n.279, recante interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico molto

7 elevato ed in materia di protezione civile, nonché a favore delle zone della Regione Calabria danneggiate dalle calamità idrogeologiche di settembre ed ottobre 2000”; • D.P.R. 8 febbraio 2001 n. 194 “Regolamento recante nuova disciplina della partecipazione delle organizzazioni di volontariato alle attività di protezione civile”; • Legge 9 novembre 2001, n.401 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 7 settembre 2001 n. 343, recante disposizioni urgenti per assicurare il coordinamento operativo delle strutture preposte all’attività di protezione civile”; • Dir P.C.M. 27 febbraio 2004 “Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile” pubblicati in G.U. n.59 dell’11 marzo 2004, S.O:”; • D.G.R. n.975 del 24 maggio 2004 “Realizzazione e gestione del Centro Funzionale Regionale ai sensi dell’art.2 comma 7 del D.Lgs 180/98”, come integrata dalla successiva D.G.R. n.1505 del 30 luglio 2004; • Dir.P.C.M. 25 febbraio 2005 “Ulteriori indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile, recanti modifiche ed integrazioni alla Dir.P.C.M.27 febbraio 2004” pubblicanti in G.U. n. 59 dell’11 marzo 2004, S.O.; • D.G.R.1427 del 12 settembre 2005 “Attivazione del Centro funzionale regionale e procedure per la gestione del sistema di allertamento regionale ai fini di protezione civile. Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 febbraio 2004 e successive modifiche ed integrazioni”; • D.G.R. 21 giugno 2004 n. 1166 “Approvazione del Protocollo d’intesa e delle linee guida regionali per la pianificazione di emergenza in materia di protezione civile”; • Integrazioni tecniche alle “Linee guida regionali pre l apredisposizione dei Pinai di Emergenza Provinciali e Comunali” (D.G.R.1166/2004); Prototipo di legenda per la predisposizione della Carta del modello d’intervento; Testo integrato Rischio Idraulico, idrogeologico, Incendi boschivi; Struttura e contenuti dei Piani d’emergenza approvate con Determina Dirigenziale n.4659 del 3 aprile 2006; • L. R. 1 del 7 febbraio 2005 “Norme in materia di protezione civile e volontariato. Istituzione dell’Agenzia Regionale di Protezione Civile”; • D.Lgs n.152 del 3 aprile 2006”Norme in materia ambientale” pubblicato in G.U.Suppl.Ord S.G. n.88 del 14 aprile 2006; • Circolare Capo Dipartimento della Protezione Civile “Stato di attuazione delle indicazioni transitorie e temporanee, chiarimenti, interpretazioni ed ulteriori indicazioni transitorie e temporanee, chiarimenti, interpretazioni ed ulteriori indicazioni operative e le procedure operative OPCM 20 settembre 2005; • Legge 12 luglio 2012, n. 100 recante "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto- legge 15 maggio 2012, n. 59, recante disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile".

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3. ANALISI DEL TERRITORIO

3.1 PROFILO AMMINISTRATIVO e TERRITORIALE 3.1.1.INQUADRAMENTO GENERALE

Il territorio della Provincia di Ferrara ha una superficie di 263.173 ettari ed è interamente pianeggiante; i suoi confini sono rappresentati: - a nord dalla Provincia di Rovigo, dalla quale è separata dal corso del fiume Po; - a sud dalle Province di Bologna e Ravenna, da cui è separata dal corso del fiume Reno; - ad ovest dalle Province di Mantova e Modena; - ad est dalla linea di costa del Mare Adriatico.

3.1.2.POPOLAZIONE E TERRITORIO

La Provincia di Ferrara è costituita da 26 comuni, distribuiti sul territorio come riportato nella figura sottostante.

Al 31 dicembre 2009 la popolazione della Provincia risultava composta da 358.966 unità, di cui 171.702 maschi e 187.264 femmine, in aumento rispetto al 2008 di circa 1.000 unità. Al 31 dicembre 2009 la popolazione della Provincia risultava composta da 358.966 unità, di cui 171.702 maschi e 187.264 femmine, in aumento rispetto al 2008 di circa 1.000 unità. Tale incremento è dovuto alla somma del saldo negativo del movimento naturale ed a quello positivo del movimento migratorio. Infatti, ad un tasso di mortalità del 12,6 per mille, pressoché costante rispetto agli anni precedenti, corrisponde un tasso di natalità del 7,4 per mille, in crescita rispetto al passato ma ancora il più basso dell’Emilia-Romagna. Alla luce dei dati statistici, la popolazione ferrarese si conferma essere una società composta principalmente da adulti e soprattutto da anziani. A Ferrara il processo di invecchiamento è stato molto accentuato e la popolazione ha una struttura per età particolarmente anziana, con un’alta incidenza di over 65 (25,6%) ed una modesta concentrazione di under 15 (appena

9 11%, ma in crescita). In Provincia, quindi, ogni quattro abitanti, uno ha più di 65 anni, mentre in Italia tale rapporto è uno a cinque. Rispetto alla popolazione con meno di 15 anni, ogni 100 ragazzi si hanno circa 252 anziani. Nella seguente tabella si riassume, per ogni Comune della Provincia, l’estensione, la popolazione residente, riferita al 31/12/2010 e la relativa densità abitativa media.

ALTIMETRIA DENSITA' (m.s.l.m.) POPOLAZIONE COMUNE SUPERFICIE(kmq) ABITATIVA RESIDENTE Min Max (ab./Kmq)

310,96 - 2 + 12 22.575 72,59 ARGENTA 68,60 - 4 + 5 5.308 77,37 BERRA 175,32 + 5 + 13 15.401 87.84 64,78 + 10 + 20 35.582 549,27 170,35 - 3 + 1 12.653 74,27 284,95 - 3 + 3 23.122 81,14 157,08 - 3 + 4 17.245 109,78 404,52 + 2 + 13 135.369 334,81 FERRARA 22,35 - 2 + 4 2.810 125,72 FORMIGNANA 30,28 - 2 + 1 3.945 130,28 GORO 108,25 - 4 + 1 3.089 28,53 34,35 - 3 0 4.921 143,26 22,86 - 2 + 4 2.386 104,37 57,86 - 3 + 3 3.621 62,58 MASSA 84,13 - 3 + 1 7.190 85,46 36,86 0 + 4 3.739 101,43 MIGLIARINO 19,86 - 2 + 4 2.239 112,74 MIGLIARO 16,14 + 10 + 14 3.541 219,39 MIRABELLO 175,10 - 3 + 4 6.558 37,45 79,83 + 6 + 16 9.634 120,68 126,53 - 2 + 4 12.445 98,35 43,06 0 + 4 3.460 80,35 RO 35,20 + 10 + 16 7.106 201,87 SANT'AGOSTINO 20,72 0 + 3 4.617 222,83 TRESIGALLO 42,27 + 6 + 15 7.520 177,90

10 40,65 + 1 + 5 3.918 96.38

La Provincia non è molto popolata, dato che la densità media è al di sotto di quella nazionale (133 abitanti per Km²). I quattro centri con più di 20.000 abitanti, Ferrara, Cento, Comacchio e Argenta, costituiscono dei poli di attrazione demografica; in essi dimora, infatti, più della metà degli abitanti della Provincia (il 59,4%).

Di seguito si riportano in maniera dettagliata i dati di popolazione relativi ai Comuni della Provincia (dati ISTAT 2001), suddivisi per capoluoghi (C), frazioni (F), località (L) e case sparse (S), ritenuti comunque utili, seppur datati, ai fini della pianificazione di Protezione Civile e dell’organizzazione degli interventi in emergenza.

DENSITÁ TIPO SUP. ALTIMETRIA POP. LOCALITÁ MASCHI FEMMINE FAM. ABITATIVA LOC. (Km²) (m.s.l.m.) RES. (ab./Km²) Min Max COMUNE DI - 2 + 12 ARGENTA Anita F 0,19320 353 191 162 162 1827,12 Argenta C 2,5126 6792 3157 3635 2846 2703,18 Bando F 0,485653 685 333 352 281 1410,47 Benvignante F 0,06477 74 34 40 33 1142,47 Boccaleone F 0,288754 522 257 265 214 1807,77 Campotto F 0,33107 446 233 213 185 1347,13 Cavo Benedettino I L 0,00720 9 5 4 4 1250,69 Consandolo F 1,041894 1836 880 956 767 1762,18 Filo F 0,877755 1196 1196 477 1362,57 Longastrino F 1,031088 1331 618 713 499 1290,87 Ospital Monacale F 0,41179 595 296 299 250 1444,91 San Biagio F 0,850647 1374 657 717 583 1615,24 San Nicolò F 0,386679 646 297 349 298 1670,64 Santa Maria Codifiume F 0,711445 1359 670 689 558 1910,20 Traghetto F 0,17271 263 118 145 120 1522,81 Cavo Benedettino II L 0,01657 24 13 11 9 1448,49 Borgo Confina L 0,07627 92 43 49 38 1206,30 Borgo Saraceno L 0,02224 33 15 18 11 1483,88 La Fiorana L 0,10830 80 48 32 19 738,72 La Rotta L 0,01372 21 10 11 8 1530,28 Madonna Boschi L 0,09517 90 46 44 38 945,66 Porto Vallone L 0,03575 37 21 16 13 1034,91 Saiarino L 0,03374 15 9 6 5 444,62 Sant'Antonio L 0,28498 5 2 3 2 17,55 Case sparse S 281,78 3720 1907 1813 1302 13,20 TOTALE 291,83 21598 9860 11738 8722 74,01

COMUNE DI - 4 + 5 BERRA Berra C 1,764235 2033 990 1043 880 1152,34 Cologna F 0,564656 964 469 495 426 1707,23 Serravalle F 1,301997 1894 887 1007 746 1454,69 Albersano L 0,04149 50 25 25 22 1205,02 Canova L 0,04003 65 33 32 22 1623,99 Carmignano L 0,04090 28 15 13 13 684,53

11 Convento L 0,04630 13 7 6 6 280,75 Coronella L 0,01932 30 14 16 15 1552,71 Galvana L 0,01310 14 7 7 5 1069,03 Ghetto L 0,02223 31 14 17 13 1394,70 Granari L 0,02317 19 9 10 7 820,06 Macchiavella L 0,04157 26 15 11 9 625,45 Ponte Punzetti L 0,04351 12 7 5 5 275,78 Trombona di Sotto L 0,03653 28 11 17 12 766,56 Valgrande L 0,07467 39 19 20 16 522,30 Livello L 0,07972 63 28 35 24 790,32 Case sparse S 64,482744 523 264 259 178 8,11 TOT. BERRA 68,64 5832 2814 3018 2399 84,97

DENSITÁ TIPO SUP. ALTIMETRIA POP. LOCALITÁ MASCHI FEMMINE FAM. ABITATIVA LOC. (Km²) (m.s.l.m.) RES. (ab./Km²) Min Max COMUNE DI + 5 + 13 BONDENO Bondeno C 3,94072 7618 3561 4057 3242 1933,15 Burana F 0,28218 348 164 184 146 1233,26 Casumaro F 0,15415 156 74 82 55 1012,01 Gavello F 0,23375 427 181 246 165 1826,74 Pilastri F 0,47731 751 352 399 299 1573,39 Ponte Rodoni F 0,32454 355 173 182 136 1093,86 Salvatonica F 0,17769 165 82 83 72 928,57 San Biagio L 0,10159 97 48 49 42 954,81 Santa Bianca F 0,12598 185 92 93 80 1468,50 Scortichino F 0,98974 1487 695 792 597 1502,42 Settepolesini F 0,07917 164 89 75 56 2071,52 Stellata F 0,36633 408 185 223 168 1113,77 Zerbinate F 0,22241 167 89 78 62 750,85 Arginelli L 0,01419 33 14 19 11 2324,93 Argine Lupo L 0,21355 139 73 66 55 650,90 Baj L 0,02811 22 13 9 8 782,56 Borgo Piva L 0,05493 59 30 29 23 1074,04 Bruciantine L 0,03320 19 11 8 8 572,38 Carbonara L 0,02258 38 17 21 16 1682,98 Carioncelletta L 0,02726 28 12 16 13 1027,22 Casal Federico L 0,02583 25 12 13 10 967,94 Cavaliera L 0,03048 20 11 9 8 656,21 Ca' Verde L 0,04041 25 12 13 9 618,70 Corpus Domini L 0,02464 27 10 17 12 1095,87 Crociale L 0,01955 28 15 13 9 1432,52 Forna L 0,11945 230 115 115 93 1925,49 Gamberone L 0,01120 26 13 13 12 2321,22 Guattarella L 0,07238 133 71 62 51 1837,52 Lezzine L 0,06004 109 56 53 40 1815,34 Luogo Ferri L 0,01484 24 13 11 8 1617,25 Malborghetto L 0,02361 27 15 12 13 1143,68 Malcantone L 0,03857 39 16 23 20 1011,07 Motta L 0,03350 42 24 18 17 1253,58 Paolecchio L 0,04384 62 28 34 26 1414,39 Ponti Spagna L 0,05393 120 58 62 45 2225,15 Punta L 0,13241 51 28 23 19 385,17 Redena L 0,02805 23 12 11 12 820,11 Rosario L 0,00772 22 8 14 7 2851,22 Schiavona L 0,19679 142 69 73 45 721,60 Terzana L 0,03445 32 8 24 14 928,94

12 Romea L 0,02405 47 23 24 16 1954,34 Canova-Fusegno L 0,35870 21 9 12 8 58,54 Marmagna L 0,06102 22 12 10 9 360,54 Case sparse S 165,51481 1778 929 849 658 10,74 TOT. BONDENO 174,84 15741 7522 8219 6415 90,03

DENSITÁ TIPO ALTIMETRIA POP. LOCALITÁ SUP. (Km²) MASCHI FEMMINE FAM. ABITATIVA LOC. (m.s.l.m.) RES. (ab./Km²) Min Max COMUNE DI + 10 + 20 CENTO Alberone F 0,78466 613 304 309 238 781,23 Bevilacqua F 0,29389 431 210 221 169 1466,55 Buonacompra F 0,21302 264 132 132 92 1239,34 Casumaro F 1,45182 1957 956 1001 762 1347,97 Cento C 4,40292 14720 7097 7623 6008 3343,24 Corporeno F 0,53863 916 444 472 337 1700,61 Dodici Morelli F 1,46640 1908 930 978 733 1301,15 Dosso F 0,04538 150 73 77 56 3305,71 Molino Albergati L 0,07847 141 69 72 56 1796,77 Pilastrello L 0,13600 210 101 109 87 1544,09 Renazzo F 3,21530 3481 1720 1761 1271 1082,64 Reno Centese F 0,75063 881 438 443 333 1173,68 Arno L 0,01622 47 23 24 21 2897,30 Casetti L 0,07876 119 59 60 45 1510,92 Casoni L 0,07659 39 20 19 12 509,24 Crocetta L 0,07648 152 74 78 54 1987,53 Ponte Alto L 0,03865 67 30 37 24 1733,33 Ponte Dosso L 0,05804 43 21 22 15 740,93 Ponte Prete L 0,05097 26 13 13 10 510,06 Case sparse S 50,86362 3132 1567 1565 1153 61,58 TOT. CENTO 64,64 29518 14381 15137 11560 451,08

COMUNE DI - 3 + 1 CODIGORO Caprile L 0,22529 221 100 121 84 980,98 Codigoro C 2,92920 6815 3196 3619 2935 2326,57 Italba F 0,30810 202 94 108 73 655,63 Mezzogoro F 0,62507 1688 820 868 707 2700,51 Pomposa F 0,50577 87 42 45 31 172,02 Pontelangorino F 0,89229 1093 535 558 441 1224,94 Pontemaodino F 0,85178 713 337 376 286 837,07 Torbiera F 0,06282 141 71 70 59 2244,54 Volano F 0,15202 101 50 51 43 664,40 Case delle Motte L 0,05002 44 21 23 17 879,67 Case Fossetto L 0,03053 17 8 9 7 556,85 Case Straforini L 0,24104 286 134 152 119 1186,52 Case Viebasse L 0,10236 114 52 62 45 1113,71 Corte Bella L 0,01851 19 10 9 7 1026,58 Corte Bice L 0,01915 9 7 2 5 469,97 Corte Ernestina L 0,01917 19 12 7 7 991,34 Corte Nuova Amiani L 0,03135 32 17 15 10 1020,83 Corte Seminiato L 0,01102 21 10 11 8 1905,28 Corte Trieste L 0,03170 24 12 12 9 757,15 Dosso Bianco L 0,02097 18 9 9 6 858,57 Dosso delle Anime L 0,03396 40 21 19 11 1177,93

13 Fienile la Linea di Sopra L 0,05410 40 19 21 14 739,43 Tagliata II L 0,01773 29 13 16 9 1635,65

DENSITÁ TIPO ALTIMETRIA POP. LOCALITÁ SUP. (Km²) MASCHI FEMMINE FAM. ABITATIVA LOC. (m.s.l.m.) RES. (ab./Km²) Min Max Tenuta Prati L 0,01771 17 8 9 6 959,96 Tenuta Prati II L 0,02115 18 9 9 7 850,94 Tenuta Schiavina L 0,03195 36 18 18 13 1126,90 Case Baldi L 0,06128 51 23 28 21 832,27 Case sparse S 162,49666 1162 596 566 450 7,15 TOT. CODIGORO 169,86 12836 6144 6692 5346 75,57

COMUNE DI - 3 + 3 COMACCHIO Comacchio C 1,8736 8299 4088 4211 3055 4429,35 Lido degli Estensi F 1,9235 1100 543 557 490 571,88 Lido delle Nazioni F 2,1507 571 286 285 292 265,50 Lido di Pomposa-Lido degli Scacchi F 2,1547 941 458 483 454 436,72 Lido di Spina F 2,4613 423 207 216 211 171,86 Lido di Volano F 1,2851 132 76 56 67 102,72 Porto Garibaldi F 1,2046 4034 1961 2073 1610 3348,77 San Giuseppe F 0,9171 2293 1130 1163 908 2500,40 Vaccolino F 0,2568 293 151 142 115 1140,93 Volania F 0,2513 108 49 59 35 429,85 Borgo Manara L 0,0516 47 23 24 14 910,36 Case sparse S 269,4445 2079 1066 1013 711 7,72 TOT. COMACCHIO 283,97 20320 10038 10282 7962 71,56

COMUNE DI COPPARO - 3 + 4 Ambrogio F 0,50 1113 536 577 462 2248,48 Brazzolo F 0,06 57 24 33 22 1000,00 Coccanile-Cesta F 0,63 1433 680 753 599 2281,85 Copparo C 2,96 9038 4237 4801 3835 3057,51 Fossalta F 0,19 238 110 128 95 1286,49 Gradizza F 0,26 351 177 174 134 1329,55 Ponte San Pietro F 0,13 218 106 112 82 1716,54 Sabbioncello San Pietro F 0,11 172 81 91 71 1592,59 Sabbioncello San Vittore F 0,17 259 114 145 112 1488,51 La Saletta-Tamara F 0,72 1434 670 764 602 1988,90 Sant'Apollinare F 0,06 25 10 15 11 438,60 Borgo Brasile L 0,01 12 5 7 5 1649,94 Borgo Cattarusco L 0,02 32 16 16 15 1600,00 Borgo d'Azeglio L 0,01 13 8 5 5 1300,00 Borgo Madonna-Gnola L 0,02 32 16 16 10 1600,00 Borgo Muzzi L 0,03 27 11 16 13 964,29 Borgo Verde L 0,01 26 12 14 10 3376,62 Braglia Bianca L 0,02 45 26 19 17 2307,69 Ca' Bianca L 0,02 27 12 15 13 1636,36 Ca' dei Prati L 0,01 11 6 5 5 964,91 Ca' Maceri-Ca' Bortolotti L 0,01 11 6 5 5 1104,31 Ca' Matte L 0,03 69 35 34 28 1998,26 Ca' Pelucco L 0,01 14 8 6 6 1777,10 Casal del Lupo L 0,01 17 6 11 7 2063,11

14

DENSITÁ TIPO ALTIMETRIA POP. LOCALITÁ SUP. (Km²) MASCHI FEMMINE FAM. ABITATIVA LOC. (m.s.l.m.) RES. (ab./Km²) Min Max Case del Capitello L 0,01 29 13 16 10 2392,15 Case Ruffetta L 0,01 17 9 8 8 2143,76 Case Stradelle L 0,02 27 14 13 10 1614,64 Castellaro L 0,01 18 9 9 6 2286,88 Corte Pegna L 0,02 15 9 6 6 762,51 Corte Sant'Anna II L 0,02 21 9 12 6 992,67 Forcello L 0,06 16 8 8 7 289,32 I Cortilacci L 0,01 19 10 9 8 1584,65 Il Battoio L 0,02 23 11 12 9 1141,27 La Bisella L 0,01 22 12 10 11 4108,31 La Casetta L 0,02 25 12 13 8 1524,67 Parolino L 0,02 14 8 6 7 872,22 Ponte Carina L 0,01 16 8 8 6 1089,70 Possessione Duro L 0,02 14 8 6 7 586,85 Possessione Ferretta L 0,01 18 10 8 8 1278,86 Possessione Seminiato L 0,04 23 12 11 11 613,66 Possessione Signora L 0,02 28 14 14 9 1460,77 Primicello L 0,04 24 11 13 10 640,10 Tursara L 0,03 28 13 15 10 948,38 Ca' Vecchia L 0,01 12 6 6 6 1888,28 Villa Tumiati L 0,03 24 11 13 8 738,53 Case sparse S 150,52 2950 1478 1472 1065 19,60 TOT. COPPARO 156,92 18057 8607 9450 7400 115,07

COMUNE DI + 2 + 13 FERRARA

Aguscello F 0,2073 398 194 204 146 1919,76 Albarea F 0,1018 139 68 71 51 1365,44 Baura F 0,3516 662 314 348 270 1883,08 Boara F 0,2411 714 343 371 300 2960,89 Borgo Fondo Reno F 0,0314 86 44 42 37 2734,76 Borgo Scoline F 0,0953 163 83 80 66 1710,33 Bova F 0,0410 43 24 19 19 1049,57 Casaglia F 0,4732 474 235 239 190 1001,70 Castel Trivellino F 0,1439 81 37 44 32 562,80 Cocomaro di Cona F 0,2532 384 188 196 157 1516,84 Cocomaro di Focomorto F 0,2840 374 180 194 136 1316,90 Codrea F 0,2800 456 221 235 178 1628,61 Cona F 0,5379 972 464 508 392 1807,15 Contrap‗ F 0,2457 277 151 126 112 1127,53 Corlo F 0,2198 368 175 193 148 1674,17 Correggio F 0,1228 132 70 62 48 1074,51 Denore F 0,2797 463 220 243 181 1655,30 Ferrara C 35,2548 94307 43492 50815 42594 2675,01 Focomorto F 0,2521 437 214 223 153 1733,11 Fossa d'Albero F 0,3769 356 180 176 145 944,43 Fossanova San Marco F 0,7701 527 255 272 210 684,34 Francolino F 0,8722 1815 854 961 763 2080,90

Gaibana F 0,2108 218 102 116 93

15 1033,96

DENSITÁ TIPO ALTIMETRIA POP. LOCALITÁ SUP. (Km²) MASCHI FEMMINE FAM. ABITATIVA LOC. (m.s.l.m.) RES. (ab./Km²) Min Max Gaibanella-Sant'Edigio F 0,3926 847 410 437 338 2157,51 Malborghetto di Correggio F 0,1678 182 96 86 70 1084,75 Marrara F 0,5011 715 342 373 313 1426,78 Monestirolo F 0,5113 586 278 308 236 1146,20 Montalbano F 0,7257 688 339 349 281 948,05 Parasacco F 0,0682 56 25 31 23 821,45 Pescara F 0,1556 148 77 71 56 951,37 Porporana F 0,2632 194 87 107 90 737,08 Quartesana F 0,7620 686 318 368 289 900,23 Ravalle F 0,2305 380 192 188 155 1648,59 San Bartolomeo in B. F 1,2728 2100 1004 1096 854 1649,85 San Martino F 1,3772 2029 949 1080 851 1473,32 Spinazzino F 0,1651 138 63 75 50 835,98 Torre della Fossa F 0,2107 342 166 176 138 1623,26 Viconovo F 0,1417 215 113 102 80 1517,50 Villanova F 0,1733 349 165 184 137 2014,08 Pontegradella F 0,4125 1481 695 786 583 3590,38 Porotto-Cassama F 1,5644 4400 2117 2283 1845 2812,60 Borgata della Stazione L 0,1082 54 29 25 20 499,11 Borgata della Stradella L 0,0212 22 9 13 9 1036,42 Borgo Baiesi L 0,0159 34 17 17 14 2134,20 Borgo Bassi L 0,0215 30 12 18 15 1397,49 Borgo Berta L 0,0181 20 10 10 11 1105,52 Borgo Bosco L 0,0243 25 12 13 9 1030,46 Borgo Casino L 0,0083 22 11 11 9 2650,60 Borgo Colombara L 0,0369 38 15 23 18 1029,89 Borgo Conventone L 0,0612 48 24 24 19 783,79 Borgo del Passo L 0,0633 94 44 50 36 1485,30 Borgo del Sostegno L 0,0116 14 6 8 5 1211,91 Borgo Il Sostegno L 0,0063 19 10 9 7 3016,83 Borgo Pancaldi L 0,0637 91 43 48 41 1428,01 Borgo Pastoreria L 0,0446 29 16 13 13 650,55 Borgo Poltronieri L 0,0199 14 7 7 5 704,08 Borgo Punta L 0,0124 25 10 15 9 2017,43 Borgo Ricovero L 0,0332 43 20 23 18 1294,71 Borgo Sacchi L 0,0173 17 10 7 8 983,06 Borgo San Maurelio L 0,0173 7 4 3 2 405,35 Borgo Scarabelli L 0,0911 47 23 24 18 515,88 Borgo Slaccara L 0,0119 15 8 7 7 1259,34 Borgo Stazione L 0,0273 13 7 6 6 476,16 Borgo Tarapino L 0,0169 37 18 19 13 2192,98 Borgo Turola L 0,0066 18 9 9 10 2733,07 Borgo Ugo Bassi L 0,0044 8 3 5 6 1820,66 Bosca di Sotto L 0,0537 71 36 35 25 1323,02 Boschetto L 0,0359 19 9 10 7 528,57 Ca' Baiesi L 0,0141 23 11 12 9 1626,13 Ca' Bartoli L 0,0160 24 13 11 8 1502,82

16 DENSITÁ TIPO ALTIMETRIA POP. LOCALITÁ SUP. (Km²) MASCHI FEMMINE FAM. ABITATIVA LOC. (m.s.l.m.) RES. (ab./Km²) Min Max Ca' Ghelli L 0,0070 19 11 8 8 2699,25 Ca' Lunga L 0,0292 13 8 5 5 445,14 Ca' Mulino L 0,0125 30 12 18 12 2392,34 Ca' Pevere L 0,0060 23 12 11 11 3819,33 Ca' Pugliese L 0,0149 21 10 11 7 1411,67 Casale del Cantone L 0,0173 63 30 33 25 3651,96 Case Campanella L 0,0415 63 37 26 22 1519,61 Case Postazza L 0,0235 39 16 23 17 1660,14 Case Razzi L 0,0077 46 22 24 20 5939,32 Castelfranco L 0,0346 24 7 17 14 694,22 Ca' Vidara L 0,0472 43 19 24 19 910,09 Codins¨ L 0,0323 54 24 30 20 1674,26 Crociarola L 0,0271 53 23 30 19 1952,48 Fornace Boari L 0,0409 27 13 14 10 659,74 Gorgo L 0,0645 58 25 33 24 899,73 Il Castello L 0,0117 15 6 9 7 1283,04 La Bova L 0,0266 35 14 21 13 1314,55 La Crispa L 0,0459 42 22 20 16 914,49 La Monta L 0,0314 22 12 10 8 700,04 La Rizza L 0,0141 39 21 18 14 2756,96 Osteria L 0,0159 55 28 27 22 3454,56 Pacchenia L 0,1007 83 40 43 31 824,03 Palata L 0,1125 46 22 24 16 408,74 Possessione Boschetto L 0,0225 21 8 13 8 932,79 Possessione Ca' Grande L 0,0251 43 22 21 16 1711,51 Possessione Granda L 0,0210 40 16 24 20 1903,86 Possessione Palazzo L 0,0351 49 23 26 22 1397,44 Possessione Rovere L 0,0120 21 9 12 9 1748,69 Possessione Vegra L 0,0166 25 11 14 11 1503,31 Possessione Villa L 0,0258 24 11 13 11 928,47 Scioperina L 0,0295 20 9 11 8 677,83 Selva L 0,0794 48 25 23 20 604,48 Villa Costabile L 0,0154 12 8 4 6 778,26 Villa Pareschi L 0,0280 17 9 8 7 606,47 Borgo Marighella L 0,2005 134 66 68 59 668,32 Borgo Sgarbata L 0,1227 51 27 24 20 415,52 Ca' Cavallara L 0,0301 55 25 30 24 1826,82 La Sammartina L 0,1724 336 172 164 136 1948,45 Madonna della Neve L 0,0189 19 8 11 8 1005,13 Palazzo Jesi Zamorani L 0,0209 19 11 8 7 908,83 Uccellino L 0,3237 269 132 137 111 831,00 Via Coronella L 0,2033 162 78 84 69 796,68 Borgo Punta L 0,0030 11 5 6 5 3611,29 Case sparse S 350,0090 29 13 16 8 0,08 TOT. FERRARA 403,8057 122621 57112 65509 54132 303,66

DENSITÁ TIPO ALTIMETRIA POP. LOCALITÁ SUP. (Km²) MASCHI FEMMINE FAM. ABITATIVA LOC. (m.s.l.m.) RES. (ab./Km²)

17 Min Max COMUNE DI - 2 + 4 FORMIGNANA

Brazzolo F 0,05986 85 41 44 35 1419,93 Formignana C 0,580019 1934 905 1029 840 3334,37 Borgo Bruni L 0,00968 23 12 11 12 2376,28 Borgo Candelosa L 0,03246 58 32 26 25 1786,87 Codiferro Alto L 0,01346 52 27 25 23 3862,44 Fontanelle L 0,01504 38 18 20 12 2525,92 La Mondiezza L 0,00615 18 10 8 7 2927,31 La Pachenia L 0,02083 30 16 14 12 1440,09 Naldine L 0,01319 17 10 7 6 1288,76 Palazzo Maianti L 0,01527 33 15 18 14 2161,38 San Romano L 0,01078 16 6 10 8 1484,64 Schiavi L 0,00890 17 9 8 8 1911,19 Possessione Vittoria L 0,02897 8 5 3 5 276,19 Zona Artigianale L 0,07623 28 13 15 7 367,32 Case sparse S 21,58254 483 249 234 176 22,38 TOT. FORMIGNANA 22,4734 2840 1368 1472 1190 126,37

COMUNE DI - 2 + 1 GORO

Gorino F 0,277157 621 300 321 238 2240,61 Goro C 1,161136 3306 1620 1686 1252 2847,21 Case sparse S 31,738107 165 84 81 57 5,20 TOT. GORO 33,1764 4092 2004 2088 1547 123,34

COMUNE DI JOLANDA DI SAVOIA - 4 + 1

Contane F 0,15641 68 30 38 28 434,76 Gherardi F 0,11506 133 67 66 53 1155,96 Jolanda di Savoia C 0,914917 1660 785 875 710 1814,37 Alessandria L 0,02417 25 11 14 9 1034,17 Asti L 0,01891 23 13 10 9 1216,55 Augusta L 0,01718 26 13 13 8 1513,74 Belvedere L 0,02022 21 12 9 8 1038,73 Bologna L 0,01875 18 8 10 7 959,80 Bonaglina L 0,03158 24 12 12 9 760,02 Carlina L 0,02803 23 12 11 9 820,46 Cerere L 0,02476 23 10 13 7 928,88 De Bernardi L 0,02675 24 13 11 10 897,26 Fenoglio L 0,01170 20 9 11 8 1709,26 Ferrara L 0,04617 43 23 20 14 931,38 Foscari L 0,01587 18 8 10 6 1134,29 Foscarina L 0,02486 12 6 6 5 482,70 Giovanna L 0,02554 22 9 13 8 861,33 DENSITÁ TIPO ALTIMETRIA POP. LOCALITÁ SUP. (Km²) MASCHI FEMMINE FAM. ABITATIVA LOC. (m.s.l.m.) RES. (ab./Km²) Min Max Leona L 0,03243 19 12 7 7 585,84 Lucchesina L 0,00553 15 6 9 6 2711,99 Mimma L 0,03490 17 6 11 8 487,12

18 Pallotti L 0,01619 18 9 9 7 1111,66 Pola L 0,02201 20 9 11 7 908,80 Rossetti L 0,02904 25 15 10 10 860,88 Torino L 0,02039 14 8 6 6 686,58 Case sparse S 106,65850 1040 527 513 409 9,75 TOT. JOLANDA 108,3399 3351 1633 1718 1368 30,93

COMUNE DI LAGOSANTO - 3 0

Lagosanto C 1,301186 3513 1679 1834 1388 2699,84 Marozzo F 0,31897 166 87 79 59 520,43 Vaccolino F 0,10086 107 54 53 41 1060,87 Case Formica L 0,09700 50 25 25 19 515,44 Case Tagliatti L 0,03380 32 15 17 12 946,86 Case Tarroni L 0,01953 33 18 15 12 1689,45 Località Motte Corte Baracca L 0,01868 26 11 15 8 1391,94 Località Motte Tombalunga L 0,02330 30 15 15 9 1287,55 Tombe L 0,07681 122 60 62 48 1588,42 Corte Michelina L 0,04046 13 7 6 6 321,33 Case sparse S 32,40671 306 152 154 111 9,44 TOT. LAGOSANTO 34,4373 4398 2123 2275 1713 127,71

COMUNE DI - 2 + 4 MASI TORELLO

Masi San Giacomo F 0,250233 466 227 239 191 1862,26 Masi-Torello C 0,590802 1263 596 667 528 2137,77 Borgo Cassina- Frassino L 0,02191 24 12 12 11 1095,39 Borgo Correggi L 0,01499 19 7 12 7 1267,85 Borgo Pagano L 0,02295 22 10 12 7 958,65 Borgo Sant'Anna F 0,05940 110 51 59 46 1851,91 Borgo Tumiati L 0,04781 31 14 17 12 648,36 Possessione Ca' Rossa L 0,01742 12 5 7 5 688,71 Possessione Cremona L 0,01662 28 13 15 10 1684,41 Possessione Parolia L 0,03720 18 8 10 9 483,86 Possessione Sant'Antonio L 0,02777 23 12 11 8 828,35 Ex Fornace L 0,07367 0 0 0 0 0,00 Case sparse S 21,62057 318 151 167 123 14,71 TOT. MASI TORELLO 22,8013 2334 1106 1228 957 102,36

DENSITÁ TIPO ALTIMETRIA POP. LOCALITÁ SUP. (Km²) MASCHI FEMMINE FAM. ABITATIVA LOC. (m.s.l.m.) RES. (ab./Km²) Min Max COMUNE DI - 3 + 3 MASSA FISCAGLIA

Massa Fiscaglia C 1,562026 3115 1488 1627 1348 1994,20 Case sparse S 56,710353 704 364 340 264 12,41 TOT. MASSA FISCAGLIA 58,2724 3819 1852 1967 1612 65,54

19

COMUNE DI MESOLA - 3 + 1

Ariano Ferrarese F 0,597926 981 487 494 404 1640,67 Bosco Mesola F 1,35468 2065 991 1074 877 1524,35 Italba F 0,364919 221 110 111 83 605,61 Massenzatica F 0,263746 271 133 138 113 1027,50 Mesola C 1,485648 1175 541 634 502 790,90 Monticelli F 0,985005 842 414 428 361 854,82 Santa Giustina F 0,045848 33 15 18 10 719,77 Alberazzo L 0,094048 60 31 29 26 637,97 Fondo L 0,140014 71 32 39 28 507,09 Ponte Trapella L 0,021904 22 10 12 9 1004,38 Ribaldesa L 0,058349 52 22 30 25 891,19 Zeffo Rovere L 0,039423 28 14 14 10 710,25 Località Carpani L 0,044544 66 35 31 25 1481,68 Zona Industriale Mesola L 0,304141 34 17 17 12 111,79 Case sparse S 78,50694 1549 773 776 590 19,73 TOT. MESOLA 84,3071 7470 3625 3845 3075 88,60

COMUNE DI 0 + 4 MIGLIARINO

Bassacornacervina F 0,04087 67 32 35 26 1639,38 Cornacervina F 0,13254 151 66 85 63 1139,30 Massa Fiscaglia F 0,06757 31 15 16 13 458,79 Migliarino C 1,28014 2655 1284 1371 1135 2073,99 Valcesura F 0,13667 177 87 90 70 1295,11 Case Bersanetti L 0,08991 27 14 13 13 300,30 Case Cavazza L 0,01129 18 6 12 5 1594,61 I Corni L 0,00885 18 10 8 5 2032,98 Incrocio Scalabrina L 0,03341 30 14 16 11 897,96 Palazzone L 0,09224 64 35 29 27 693,83 Vallicella L 0,03454 0 0 0 0 0,00 Magnani L 0,13714 4 2 2 2 29,17 Lodigiana L 0,09843 0 0 0 0 0,00 Case sparse S 33,38208 432 221 211 154 12,94 TOT. MIGLIARINO 35,5457 3674 1786 1888 1524 103,36

DENSITÁ TIPO ALTIMETRIA POP. LOCALITÁ SUP. (Km²) MASCHI FEMMINE FAM. ABITATIVA LOC. (m.s.l.m.) RES. (ab./Km²) Min Max COMUNE DI - 2 + 4 MIGLIARO

Migliaro 1 0,735739 1716 829 887 713 2332,35 Case Canove 2 0,08441 40 18 22 16 473,88 Ex Distilleria 2 0,026425 16 9 7 6 605,49 La Cascina 2 0,049595 21 11 10 7 423,43 Zuccherificio Volano 2 0,160714 27 13 14 9 168,00 Case sparse 4 21,318506 481 243 238 168 22,56

20 TOT. MIGLIARO 22,3754 2301 1123 1178 919 102,84

COMUNE DI + 10 + 14 MIRABELLO

Mirabello C 1,508288 3160 1550 1610 1289 2095,09 Case sparse S 14,737184 174 86 88 59 11,81 TOT. MIRABELLO 16,2455 3334 1636 1698 1348 205,23

COMUNE DI OSTELLATO - 3 + 4

Alberlungo F 0,07722 79 36 43 28 1023,06 Campolungo F 0,03596 62 31 31 24 1724,38 Dogato F 0,10342 875 417 458 359 8460,32 Libolla F 0,08089 199 99 100 81 2460,28 Medelana F 0,30043 435 213 222 193 1447,92 Ostellato C 0,65778 1896 887 1009 753 2882,41 Rovereto F 0,20236 512 248 264 219 2530,17 San Giovanni F 0,31223 898 425 473 334 2876,13 San Vito F 0,15897 115 56 59 49 723,39 Bivio Correggi L 0,06584 40 17 23 13 607,54 Bivio Gallare L 0,01403 23 12 11 10 1638,88 Borgo Bordocchia L 0,05958 29 14 15 9 486,71 Borgo Fornace L 0,06284 72 35 37 26 1145,84 Corte Centrale L 0,10456 31 18 13 10 296,47 Ponte Arzana L 0,10100 86 43 43 39 851,49 Zona Sipro L 0,37738 19 9 10 6 50,35 Via Lidi Ferraresi (Zuccherificio) L 0,27172 10 3 7 4 36,80 Via Corte Centrale L 0,14753 4 3 1 1 27,11 Case sparse S 169,76096 1559 822 737 538 9,18 TOT. OSTELLATO 172,8947 6944 3388 3556 2696 40,16

COMUNE DI + 6 + 16 POGGIO RENATICO

Chiesa Nuova F 0,18168 288 147 141 106 1585,24 Coronella F 0,36767 676 330 346 278 1838,63 Gallo F 0,030315 1201 570 631 507 39617,35 Madonna dei Boschi F 0,643843 21 10 11 10 32,62 DENSITÁ TIPO ALTIMETRIA POP. LOCALITÁ SUP. (Km²) MASCHI FEMMINE FAM. ABITATIVA LOC. (m.s.l.m.) RES. (ab./Km²) Min Max Poggio Renatico C 1,652468 3958 1877 2081 1607 2395,21 Case Borgatti L 0,04458 85 40 45 37 1906,77 Case Reno Sabbioni L 0,04486 68 31 37 29 1515,83 Casette del Reno L 0,00804 11 7 4 6 1369,01 Casette Tracchi L 0,01647 26 15 11 10 1578,53 Case Vitali L 0,00742 11 6 5 6 1481,88 Luogo Passo del Gallo L 0,00500 17 8 9 9 3402,72 Case sparse S 77,57378 1317 674 643 463 16,98 TOT. POGGIO RENATICO 80,5761 7679 3715 3964 3068 95,30

COMUNE DI PORTOMAGGIORE - 2 + 4

21

Gambulaga F 0,496645 856 401 455 358 1723,57 Maiero F 0,16457 420 210 210 185 2552,11 Portomaggiore C 2,478428 6929 3234 3695 2973 2795,72 Portorotta F 0,08946 182 92 90 83 2034,50 Portoverrara F 0,25516 523 258 265 225 2049,73 Quartiere F 0,20335 261 132 129 98 1283,51 Ripapersico F 0,47120 610 301 309 260 1294,57 Runco F 0,13559 182 86 96 79 1342,28 Sandolo F 0,09209 158 72 86 68 1715,68 Boni L 0,00814 13 6 7 6 1596,46 Braglia L 0,04984 19 11 8 8 381,20 Cirelli L 0,01870 30 14 16 12 1604,36 Fortezza L 0,01992 24 10 14 11 1205,06 Gobbia L 0,07230 34 18 16 13 470,28 Lodi L 0,05840 43 21 22 22 736,33 Ponte Botticino L 0,01035 11 5 6 6 1063,11 Rivalda L 0,01131 13 6 7 5 1149,22 Roveri L 0,03442 18 11 7 9 522,98 Runco Bernardi L 0,01435 22 12 10 10 1533,10 Santa Teresa L 0,03090 17 7 10 5 550,23 Ciro L 0,02955 26 15 11 9 879,89 Cavri L 0,03611 12 5 7 6 332,32 Bertazzina L 0,02694 15 9 6 6 556,81 Pioppara L 0,01945 34 17 17 12 1748,43 Case sparse S 121,81766 1455 754 701 531 11,94 TOT. PORTOMAGGIORE 126,64 11907 5707 6200 5000 94,02

COMUNE DI RO 0 + 4

Alberone F 0,493204 652 312 340 276 1321,97 Guarda F 0,413309 539 255 284 228 1304,11 Ro C 1,062366 1606 764 842 680 1511,72 Ruina F 0,286186 395 190 205 169 1380,22 All'Argine L 0,01795 35 16 19 9 1950,08 Casolari L 0,02279 25 12 13 8 1096,83 DENSITÁ TIPO ALTIMETRIA POP. LOCALITÁ SUP. (Km²) MASCHI FEMMINE FAM. ABITATIVA LOC. (m.s.l.m.) RES. (ab./Km²) Min Max Lazzaretto L 0,01297 27 12 15 11 2081,89 Recchi L 0,04019 16 9 7 7 398,09 Fazzina L 0,02926 24 13 11 8 820,26 La Pioppa L 0,04433 42 17 25 17 947,55 Case sparse S 40,77433 450 210 240 168 11,04 TOT. RO 43,20 3811 1810 2001 1581 88,22

COMUNE DI + 10 + 16 SANT'AGOSTINO

Dosso F 0,647224 1106 516 590 453 1708,84 San Carlo F 0,608889 1713 841 872 717 2813,32 Sant'Agostino C 0,829832 2384 1155 1229 987 2872,87 Chiesa L 0,05328 15 7 8 6 281,51 Ciarle L 0,01177 26 15 11 7 2208,26

22 Ponte Ciarle L 0,00971 27 18 9 11 2781,78 Pradetto L 0,00956 19 11 8 9 1987,45 Quattro Torri L 0,01975 18 5 13 8 911,25 Roversetto L 0,10911 97 48 49 34 889,04 Area Indust. Ceramica Sant'Agostino L 0,18745 25 11 14 10 133,37 Area Industriale Dosso L 0,33126 60 27 33 24 181,13 Case sparse S 32,03025 649 340 309 238 20,26 TOT. SANT'AGOSTINO 34,85 6139 2994 3145 2504 176,16

COMUNE DI 0 + 3 TRESIGALLO

Rero F 0,242524 293 132 161 125 1208,13 Roncodigà F 0,093555 195 103 92 84 2084,34 Tresigallo-Final di Rero C 2,17938 3985 1861 2124 1667 1828,50 Cortili Verzela L 0,022563 20 12 8 7 886,41 La Grotta L 0,27175 12 6 6 5 44,16 Case sparse S 18,136727 252 126 126 91 13,89 TOT. TRESIGALLO 20,95 4757 2240 2517 1979 227,10

COMUNE DI + 6 + 15 VIGARANO M.

Coronella F 0,084426 18 10 8 8 213,20 Roverella F 0,044994 107 56 51 38 2378,09 Siberia F 0,011055 19 9 10 8 1718,68 Vigarano Mainarda C 1,561715 3265 1540 1725 1327 2090,65 Vigarano Pieve F 0,730665 1755 832 923 674 2401,92 Ca' Ceccardi L 0,02493 48 22 26 20 1925,08 Ca' Cicognara L 0,02875 22 13 9 8 765,35 Ca' Mazzoli L 0,01441 18 9 9 7 1248,87 Ca' Pontoni L 0,05821 26 13 13 8 446,65 Castello L 0,04821 35 17 18 20 725,93 Ca' Tane L 0,03870 64 28 36 21 1653,83 DENSITÁ TIPO ALTIMETRIA POP. LOCALITÁ SUP. (Km²) MASCHI FEMMINE FAM. ABITATIVA LOC. (m.s.l.m.) RES. (ab./Km²) Min Max Chiesa L 0,01425 25 13 12 12 1754,63 Corte Vecchia L 0,15335 86 42 44 38 560,82 Loghetto L 0,02678 60 31 29 24 2240,14 Palazzi Diamantina L 0,11023 101 47 54 37 916,25 Sabbione L 0,00703 29 17 12 14 4122,83 Tortiola L 0,09339 137 77 60 48 1466,98 Villa Majer L 0,02417 14 7 7 5 579,16 Civ Vigarano Pieve L 0,06886 54 23 31 16 784,23 Case sparse S 38,87196 701 344 357 263 18,03 TOT. VIGARANO 42,02 6584 3150 3434 2596 156,70

COMUNE + 1 + 5 DI VOGHIERA

Ducentola F 0,199184 320 159 161 124 1606,55 Gualdo F 0,12762 316 151 165 123 2476,14

23 Montesanto F 0,24040 318 148 170 134 1322,82 Voghenza F 0,26821 513 256 257 210 1912,66 Voghiera C 0,50636 1217 593 624 496 2403,43 Borgo Canella L 0,00343 13 6 7 6 3792,30 Borgo Carandina L 0,02953 39 23 16 18 1320,74 Borgo Cattani L 0,00484 12 7 5 5 2478,31 Borgo Fagioli L 0,02075 18 10 8 7 867,39 Borgo Pasetti L 0,00993 20 11 9 8 2013,49 Ca' Granda L 0,02950 21 10 11 8 711,86 Containa L 0,04025 40 17 23 15 993,84 Possessione Carpia L 0,01878 9 4 5 5 479,34 Possessione Nuova Baricella L 0,02451 19 8 11 6 775,29 San Cristoforo L 0,03150 24 13 11 9 761,88 Valmontone L 0,01081 18 9 9 8 1664,51 Negrella L 0,01754 15 7 8 5 855,38 Zarabina L 0,00783 17 10 7 5 2170,86 Olmo-Santa Rita L 0,01395 21 11 10 6 1505,16 Boschetti L 0,01154 20 11 9 5 1733,85 Santa Giovanna- Sant'Agnese L 0,01252 17 8 9 6 1357,61 Sellarino L 0,01342 23 11 12 7 1713,73 Case sparse S 38,62583 915 451 464 326 23,69 TOT. VOGHIERA 40,27 3945 1934 2011 1542 97,97

3.1.3 SITUAZIONE ECONOMICA

Considerazioni riguardanti la composizione e soprattutto la localizzazione delle attività produttive ed economiche ferraresi risultano importanti nell’ambito della pianificazione di Protezione Civile, al fine di individuare le possibili situazioni di criticità idraulica del territorio e di conseguenza orientare le misure di prevenzione del rischio verso una consapevole pianificazione urbanistica. L'economia ferrarese ha attraversato, dal dopoguerra ad oggi, periodi di sviluppo diversi, che possono essere riassunti in cicli: quello degli anni ’50-’60, caratterizzato dalla ricostruzione e dal progressivo affrancamento dalla situazione di sottosviluppo degli anni post-bellici, comune a quasi tutta l'Italia; quello degli anni ’70, in cui l'opera di rilancio economico ha prodotto risultati positivi, la crisi degli anni ’80 che ha portato ad una diminuzione del reddito pro capite e ad un aumento del tasso di disoccupazione, la ripresa economica degli anni ’90 che ha portato ad un’intensa ristrutturazione di tutti i settori, segnata da una forte deindustrializzazione e da uno sviluppo del terziario, ed infine la crisi economica internazionale a partire dal 2008, rispetto alla quale lentamente e solo a partire dalla seconda metà del 2010 si intravedono i primi segnali di ripresa. Le politiche perseguite a partire dagli anni 90 hanno teso fondamentalmente a promuovere le condizioni per lo sviluppo attraverso la creazione di una rete di servizi e infrastrutture (aree artigianali, fieristiche, servizi sociali, ecc..); ciò ha permesso la transizione da un'economia di tipo prevalentemente agricolo ad una di tipo industriale e terziario basata su un sistema

24 policentrico di piccole e medie imprese, che rappresenta al contempo una ricchezza ed una debolezza per l’economia ferrarese. A differenza di quanto si osserva nelle altre province emiliane, esistono due settori predominanti dell'economia locale: agricoltura e commercio, che insieme costituiscono quasi il 45,6% delle imprese del Ferrarese. Interessante è anche l'andamento dell'industria delle costruzioni che fino al 2006 ha fatto registrare un trend positivo sia nel settore dei lavori edili sia in quello delle intermediazioni immobiliari, ma negli ultimi anni ha registrato una continua riduzione, legata alla congiuntura economica negativa internazionale.

Fonte dati: Camera di Commercio dell’Industria e Artigianato della Provincia di Ferrara

IL SETTORE INDUSTRIALE-MANIFATTURIERO Complessivamente il 21,3% del valore aggiunto prodotto nella Provincia proviene dal settore industriale (dati 2006). I settori più dinamici sono certamente quello chimico e delle materie plastiche, localizzati in massima parte nel capoluogo, all’interno del cosiddetto Polo Chimico, dove sono ubicate industrie a rischio di incidente rilevante. Tale Polo, considerato un elemento particolarmente sensibile in caso di evento di tipo idraulico, è stato oggetto di studi specifici riguardo alla allagabilità della zona in caso di esondazione del Fiume Po, con stime dei tiranti d’acqua e delle velocità di propagazione dell’onda di piena. Il comparto meccanico e metalmeccanico sono invece ubicati in maniera prioritaria nel centese e subordinatamente lungo la costa, in adiacenza della SS 309 Romea. Il comparto delle costruzioni gli ultimi anni ha registrato una forte contrazione che ha visto il tracollo di imprese di grandi dimensioni; risulta invece stabile il settore alimentare, sebbene caratterizzato da imprese di medio-piccole dimensioni.

25 AGRICOLTURA E AGROINDUSTRIA L'alta incidenza del settore agricolo nella formazione del reddito complessivo è una caratteristica peculiare del sistema economico ferrarese. L'agricoltura ferrarese, infatti, conta su circa 9000 imprese registrate, estendendosi su 180 mila ettari di superficie agraria complessiva. Ferrara è attualmente la quarta Provincia, in tutto il Nord Italia, per il contributo offerto dal settore agricolo alla formazione del reddito complessivo provinciale. Storicamente, il lungo processo delle bonifiche, prima, e la riforma fondiaria del Delta Padano poi, hanno ridisegnato il paesaggio delle campagne ferraresi, e quindi la mappa delle specializzazioni produttive, mentre il successivo ricorso alla meccanizzazione ha determinato il diffondersi di colture di tipo estensivo, soprattutto nell’area del Basso Ferrarese, dove si trovano anche i principali stabilimenti di trasformazione e lavorazione dei prodotti agricoli.

TURISMO Il turismo ferrarese rappresenta un settore in forte crescita, anche se nell’ultimo periodo ha risentito anch’esso della crisi economica internazionale, ed è composto di tre baricentri principali: il litorale comacchiese, il Parco del Delta del Po e il turismo d’arte nella città di Ferrara. I dati relativi ai flussi turistici risultano particolarmente importanti ai fini della pianificazione di Protezione Civile in quanto, nella stagione estiva si riscontra un forte incremento delle presenze, localizzate in particolare lungo la costa mentre in primavera si ha un incremento delle presenze nella città di Ferrara. Nella zona costiera nell’anno 2009 si sono registrate ben 5.077.166 presenze, in aumento del 2,6% rispetto all’anno precedente, mentre nel capoluogo sono state registrate 389.133 presenze, in calo del 12% rispetto al 2008.

3.1.4 RETI DI COMUNICAZIONE

La conoscenza delle infrastrutture di trasporto (stradali, ferroviarie, marittime ed aeree) e della loro distribuzione sul territorio risulta fondamentale ai fini di Protezione Civile, sia come base per una corretta attività di programmazione e pianificazione, sia per la gestione dell’emergenza. Le informazioni raccolte riguardo alla localizzazione, alle caratteristiche funzionali, all’eventuale presenza di strutture particolari, di elementi di vulnerabilità del sistema viario, nonché relative agli Enti gestori, in rapporto agli scenari di rischio propri del territorio provinciale, consentono infatti di orientare in modo razionale opportuni interventi preventivi di messa in sicurezza del territorio, oltre che individuare correttamente i percorsi per l’afflusso dei soccorsi e valutare le condizioni di accessibilità dei nuclei abitati.

STRADE Il sistema di connessioni stradali di area vasta del territorio ferrarese si basa, in direzione nord- sud, sull’asse autostradale Bologna – Padova, sulla strade statali n. 16 Adriatica, che congiunge

26 la provincia di Rovigo con quella di Ravenna, attraversando i comuni di Ferrara, Portomaggiore e Argenta, la SS n. 64 Porrettana, che fiancheggia l’autostrada in direzione Bologna, e la SS n. 309 Romea, che corre parallelamente alla costa. In direzione est-ovest, la principale direttrice di collegamento provinciale è la superstrada Ferrara – Porto Garibaldi, che consente un collegamento veloce tra il capoluogo e la zona del Delta, attraversando numerosi comuni del basso ferrarese: L’intero territorio provinciale è percorso da altri importanti assi stradali quali: S.P. n. 1 Ferrara - Comacchio (Via Comacchio); S.P. n.15 Ferrara - Comacchio (Via del Mare); S.P. n. 69 (Strada Virgiliana) Ferrara - Bondeno (che collega il territorio ferrarese con quello mantovano) S.P. n. 66 Ferrara-Cento (che collega il territorio ferrarese con quello modenese) S.P. n. 68 Consandolo – Codigoro – Ariano Ferrarese (che collega il territorio ferrarese con quello rodigino) Nel contesto della viabilità stradale primaria, sono in via di consolidamento alcuni importanti interventi a livello interprovinciale già parzialmente realizzati come ad esempio l’asse cispadano, che diverrà autostrada innestandosi con l’autostrada A13 e con la superstrada Ferrara-Porto Garibaldi, consentendo il collegamento diretto tra la costa adriatica e i principali centri della pianura padana, oltre alla realizzazione della E55 (in corso di progettazione) che attraverserà in direzione nord – sud la parte più orientale della provincia e rappresenterà un importante collegamento con la zona costiera del Veneto e la Provincia di Ravenna. Si riporta di seguito la carta delle vie di comunicazione della Provincia.

27 28

FERROVIE Il sistema ferroviario ferrarese è articolato su quattro linee che si diramano dal capoluogo: le linee statali Bologna – Padova, Ferrara - Ravenna e quelle regionali Ferrara - Suzzara e Ferrara - Codigoro, integrate a sud dalla linea Portomaggiore - Bologna, facente parte del sistema metropolitano leggero del capoluogo regionale.

IDROVIE I tratti fluviali navigabili nel territorio provinciale sono i seguenti: - Fiume Po; - Fiume Po di Volano da Ferrara a Migliarino; - Canale Navigabile da Migliarino a Porto Garibaldi; - Canale Boicelli da Ferrara al Fiume Po tramite la conca di Pontelagoscuro. Attualmente sono in fase di realizzazione alcuni stralci del progetto, denominato “Idrovia ferrarese”, di adeguamento alla normativa europea dell’asta navigabile Ferrara – Porto Garibaldi, il quale risponde contemporaneamente all’esigenza di sviluppare la mobilità commerciale sulle vie d’acqua e d’incrementare l’offerta turistica nell’ambito fluviale, valorizzando un contesto paesaggistico di particolare pregio.

AEROVIE Ferrara è dotata di due aeroporti idonei all’atterraggio di velivoli leggeri;uno situato a sud della città; è dotato di due piste parallele (una in erba ed una in asfalto), orientate est-ovest ed un altro situato ad Aguscello, nella zona est di Ferrara. Per collegamenti nazionali ed internazionali, l’aeroporto più vicino è il “Guglielmo Marconi” di Bologna. Inoltre, è presente l’aviosuperficie di Valle Gaffaro, gestita dall’Associazione Volodelta2000, che si trova nel Comune di Codigoro; la pista, omologata per l'aviazione civile, consente il transito sia di ULM che di aerei da diporto.

3.2. PROFILO FISICO –TERRITORIALE

3.2.1 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO TERRITORIALE

Il territorio ferrarese rappresenta la parte più orientale della Pianura Padana, confina infatti con il Mare Adriatico ed è un esempio mirabile del delicato equilibrio che esiste tra “terra ed acqua”. La sua superficie, interamente pianeggiante, si sviluppa a quote altimetricamente molto basse; si tratta dell’unico territorio completamente pianeggiante dell’intera regione e più del 40% si trova a quote inferiori al livello medio marino. I confini nord e sud della Provincia sono rappresentati da due importanti corsi d’acqua: rispettivamente Po e Reno. Tali fiumi sono pensili rispetto al territorio circostante, perciò

29 tutte le acque dei canali interni alla provincia non vengono convogliate in essi, ma avviate al mare automaticamente attraverso il Po di Volano, antico ramo del Delta da secoli separato da esso. Un tempo caratterizzato da valli e paludi, il territorio ferrarese è oggi governato da un complesso sistema idraulico di bonifica, grazie al quale le acque vengono raccolte ed allontanate per permettere lo sviluppo delle attività agricole, degli insediamenti abitativi, produttivi e turistici.

3.2.2.GEOMORFOLOGIA

L’evoluzione del territorio: agenti, fattori e condizioni L’evoluzione geomorfologica della pianura ferrarese è avvenuta interamente nel periodo olocenico, ossia nei millenni successivi all’imponente risalita del mare, dopo l’ultima glaciazione. Gli agenti di tale evoluzione sono stati i fiumi, prevalentemente in condizioni di sedimentazione, nonché il mare e il vento, che hanno ridistribuito lungo la costa i sedimenti fluviali e, come ultimo nel tempo, l’uomo (ultimi due millenni). Tra i fattori che hanno avuto grande influenza va citata la subsidenza, che da millenni è fortemente sensibile in questa regione, prodotta sia dallo spontaneo costipamento dei sedimenti incoerenti (limi, argille e torbe), causato dal peso di quelli sovrastanti e dai movimenti del substrato roccioso, che da cause antropiche quali l’eccessivo emungimento di acque sotterranee o la realizzazione di pozzi metaniferi . Le condizioni sono state rappresentate dalle variazioni climatiche che hanno caratterizzato l’Olocene: i periodi freddi e piovosi hanno infatti prodotto frequenti esondazioni e mutamenti del corso dei fiumi, nonché rapidi accrescimenti degli apparati deltizi. Il territorio comprende, in effetti, gran parte dell’area che è stata sede delle divagazioni e delle foci del Po nell’Olocene; i tratti terminali del Po hanno mutato spesso la loro posizione, catturando talora quelli di vari torrenti appenninici, e gli apparati deltizi hanno costruito la fascia più orientale della provincia, rubando spazio al mare (Castiglioni, Pellegrini, 2001).

Le forme Le principali strutture geomorfologiche presenti nel nostro territorio e rappresentate nella “Carta geomorfologia della Provincia di Ferrara”, riportata di seguito, sono le seguenti: • i paleoalvei principali e secondari; • le conoidi di rotta o di esondazione; • i principali cordoni litoranei affioranti, ossia ancora riscontrabili sul terreno; • i principali cordoni litoranei sepolti da materiali alluvionali depositatisi dopo la loro costruzione.

30 I paleoalvei principali corrispondono agli antichi alvei fluviali abbandonati e sono oggi rappresentati da strisce più elevate del territorio. Nei fiumi della bassa pianura padana, infatti, è sempre prevalsa l’azione di sedimentazione rispetto a quella erosiva; durante le esondazioni, non essendo gli alvei confinati da arginature, i sedimenti più grossolani, come le sabbie ed i limi, venivano depositati in prossimità dell’alveo, mentre i più fini, come le argille, raggiungevano zone più distanti. Questi ultimi sedimenti, molto più compressibili degli altri, con il tempo, hanno creato zone di basso strutturale, i cosiddetti “catini interfluviali”. A questo meccanismo, si è poi sovrapposta l’azione dell’uomo, il quale, per evitare le inondazioni, ha rafforzato ed innalzato gli argini dei fiumi, “fossilizzando” così la rete idrografica fino a portare alcuni fiumi come il Po, il Reno ed il Panaro, in condizioni di pensilità. Le conoidi di rotta o di esondazione sono complesse strutture di sedimentazione che si formano a seguito di importanti esondazioni fluviali; sono spesso caratterizzate dalla tipica forma a ventaglio e presentano grande variabilità litologica sia orizzontale che verticale. Gli esempi nel territorio ferrarese sono innumerevoli; i dossi fluviali derivano del resto, in larga misura, proprio dalla fusione di conoidi di esondazione adiacenti. I cordoni litoranei, infine, corrispondono alle dune di retrospiaggia delle antiche linee di costa. I cordoni più imponenti, in particolare, corrispondono alle linee di costa che hanno mantenuto una posizione stabile per un maggior lasso di tempo, oppure a quelle individuatesi nei momenti in cui il livello marino era più alto; quelli più antichi, sui quali la subsidenza ha agito più a lungo, si trovano oggi sepolti a qualche metro di profondità. Il rinvenimento di tali forme è piuttosto difficile in quanto l’uomo, negli anni, ha compiuto una intensa azione di “spianamento”. Tra un cordone dunoso e l’altro si rinvengono depositi a matrice prevalentemente fine molto ricchi di sostanza organica; tali sedimenti corrispondono ad ambienti deposizionali a bassissima energia che nel caso specifico della nostra provincia corrispondono ad aree un tempo occupate da acque stagne quali paludi.

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33 3.2.3. ALTIMETRIA

Il modello altimetrico del territorio costituisce un documento fondamentale, oltre che per la pianificazione territoriale, per la gestione idraulica del territorio e in particolare per la protezione civile. Le quote del territorio risultano comprese fra +23 m e -4 m rispetto al livello medio marino, con una generale diminuzione da ovest a est, e con situazioni di notevole complessità specie nella parte est del comprensorio, ove sono ancora ben riconoscibili le dune delle antiche linee di costa. L’evoluzione geomorfologica avvenuta in età olocenica ha determinato la situazione altimetrica del Ferrarese, le cui principali caratteristiche sono costituite da basse pendenze, condizioni di pensilità dei fiumi e soggiacenza di gran parte del territorio al livello del mare. Il territorio provinciale essendo composto da zone che per millenni hanno costituito aree di bassa pianura alluvionale, aree deltizie, lagune e altri ambienti di transizione che si trovano a quota assai prossima al livello marino, presenta dislivelli altimetrici minimi. Queste basse pendenze comportano basse velocità di deflusso, sia nei fiumi, sia nei canali preposti all’allontanamento delle acque interne ai territori, e determinano la necessità di impiegare impianti di sollevamento per fornire artificialmente le pendenze di deflusso verso il mare. A causa della subsidenza, oggi il 38,7% del territorio provinciale, detratte le zone umide (ossia il 48% della superficie agricola) è a quota inferiore rispetto al livello del mare. E’ stato perciò necessario costruire difese a mare lungo la costa e altri argini più arretrati per evitare l’ingresso delle acque del mare, nonché dotare i fiumi di argini anche nei tratti di foce, raccordandoli direttamente alle dighe costiere. Le acque di queste aree di depressione non possono, ovviamente, essere portate a mare se non previo sollevamento meccanico. Il contesto morfologico-altimetrico nel quale si trova il territorio provinciale impone un equilibrio assai delicato all’intero assetto idraulico, che viene fortemente influenzato dall’azione antropica posta in essere dagli enti sia in fase ordinaria che al verificarsi di eventi avversi.

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35 3.2.4 SUBSIDENZA

Si tratta di fenomeni di abbassamento del suolo, tipici della Pianura Padana, che possono essere dovuti sia a fenomeni naturali sia a cause antropiche.

La subsidenza naturale

Tale fenomeno è riconducibile prevalentemente ai grandi fenomeni di dinamica delle placche litosferiche che hanno causato la nascita delle Alpi e degli Appennini ed al costipamento dei sedimenti che, provenendo dall'erosione di tali catene montuose, si sono accumulati nella depressione interposta, il «bacino padano-adriatico». La subsidenza naturale cambia, da zona a zona, ed è ragionevole pensare che la sua variazione spaziale sia legata alla differente natura litologica dei sedimenti non ancora costipati, alle loro differenze di spessore nonché alle tensioni ed ai movimenti tuttora presenti, ossia a movimenti di neotettonica (Zanferrari et al., 1982; Bartolini et al., 1983; Arca e Beretta, 1985). Si può comunque ritenere che, nel territorio della provincia di Ferrara, le velocità di abbassamento riconducibili a fenomeni naturali siano variabili da meno di 0,5 mm/anno a circa 2 mm/anno nelle zone di depressione strutturale dell’Appennino sepolto. Nella pianura ferrarese sono d’altronde presenti anche fenomeni di subsidenza artificiale, che in genere sono assai maggiori, e proprio questo fatto rende difficile definire con maggior precisione la variazione spaziale della subsidenza naturale.

La subsidenza artificiale Attraverso determinazioni ripetute delle quote del terreno è stato possibile vedere che la componente antropica del fenomeno della subsidenza, nel ferrarese è stata soprattutto causata: - dalle bonifiche per scolo, iniziate su vasta scala fin dal secolo XVI e fortemente intensificatesi fra il 1860 e il 1970; nel ferrarese, la maggior parte delle paludi e delle lagune presenti a metà del XIX secolo sono state bonificate mediante idrovore; le bonifiche per scolo, però, abbassando il livello delle acque nella falda freatica, producono un più rapido costipamento dei sedimenti superficiali e una notevole riduzione di volume delle torbe, per essiccamento ed ossidazione; - da emungimenti di acqua e di idrocarburi dal sottosuolo ed in particolare dalla estrazione di metano (misto ad acqua), attuato, fra il 1938 e il 1964, da strati del Quaternario di profondità generalmente inferiori ai 200 m. Nella pianura padana orientale questi abbassamenti per subsidenza hanno avuto ed hanno anche attualmente una grande importanza. E’ evidente, ad esempio, che soprattutto i fenomeni di subsidenza artificiale sono stati la causa principale dell'attuale assetto altimetrico della fascia orientale, che comprende un'area di 2400 Kmq al di sotto del livello

36 medio del mare, e del fatto che, come si è detto, quasi il 40% del territorio provinciale sia in queste stesse condizioni.

L’ARPA, su incarico della Regione e in collaborazione con il DISTART dell´Università di Bologna, ha progettato ed istituito nel 1997-98 una rete regionale di monitoraggio della subsidenza costituita, in particolare, da una rete di livellazione geometrica di alta precisione con oltre 2300 capisaldi e una rete di circa 60 punti GPS (vedi gigura di seguito riportata).

Nel 1999 è stato così possibile realizzare la prima carta a isolinee di velocità di abbassamento del suolo relativa al periodo 1970/93-1999, che costituisce il primo tentativo di restituire un quadro complessivo dei movimenti verticali del suolo sull´intera area di pianura della regione. Tale rappresentazione, tuttavia, risulta inevitabilmente lacunosa, relativamente o parzialmente aggiornata e, comunque, fortemente disomogenea data la diversa copertura spaziale e temporale dei dati storici, non essendo ancora possibile realizzare un confronto a tappeto sull´intera rete, bensì solo su circa il 50% dei capisaldi, distribuiti neppure uniformemente. In particolare, le velocità di movimento indicate sulla carta sono riferite a periodi diversi, a seconda delle linee di livellazione, compresi tra il periodo più lungo 1970- 1999 e il periodo più breve 1993-1999 (vedi figura seguente).

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Nel 2002, su incarico della Regione, è stato ripetuto il rilievo della sola rete GPS aggiornando così le conoscenze sui movimenti del suolo nel periodo 1999-2002 relativamente ai punti della rete stessa.

Nel 2005-07 ARPA ha realizzato l´aggiornamento delle conoscenze geometriche relative al fenomeno della subsidenza realizzando due diverse cartografie a curve isocinetiche: la prima, relativa al periodo 1992-2000 e la seconda riguarda il periodo più recente 2002-2006 (vedi figure di seguito riportate).

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Le misure di livellazione realizzate nel 2005 hanno interessato un migliaio di km di linee ed oltre 1000 capisaldi. E´ stato adottato lo stesso caposaldo di riferimento del 1999 mantenendone invariata la quota (vedi figura seguente).

Dall’analisi delle cartografie sopra riportate si evince che la Pianura deltizia del Po e la costa emiliano romagnola sono interessate da tassi di subsidenza che arrivano sino a 0,8-1,6 cm/anno; i numerosi studi eseguiti negli ultimi decenni sulla subsidenza in Pianura Padana hanno consentito di capire che, in questa zona, valori di subsidenza così elevati sono certamente da attribuire al massiccio prelievo di fluidi dal sottosuolo che si è protratto per tutto il secondo dopoguerra (Carminati et al., 2006)

Grazie alle elaborazioni di cui sopra è stato possibile sviluppare alcune considerazioni sull’evoluzione generale del fenomeno e individuarne le principali cause.

39 Dall’inizio del secolo al secondo dopoguerra, gli abbassamenti registrati risultano di scarsa entità; in seguito, sino agli anni 70’, le isocinetiche evidenziano un sensibile aumento delle velocità di subsidenza molto probabilmente dovuto alla forte depressione della superficie piezometrica. Successivamente, sino al 1990 è rilevabile un ulteriore aumento delle velocità di abbassamento con valori di 1,5 cm/anno. Dal 1990 sino al 1999 le livellazioni segnalano invece un generale rallentamento del fenomeno.

I movimenti registrati nella prima metà del XX secolo sono attribuibili, altre che alla subsidenza naturale, ad abbassamenti della superficie freatica collegati agli ultimi interventi di bonifica o di miglioramento di condizioni di scolo delle acque superficiali. I maggiori movimenti visti per i decenni successivi appaiono invece legati soprattutto ad abbassamenti delle superfici piezometriche, legati ad eccessivi sfruttamenti di acquiferi confinati. Le ultime misure effettuate segnalano ancora abbassamenti sensibili in varie zone, probabilmente riconducibili sempre ad estrazioni di acqua, ma in generale il fenomeno risulta in attenuazione; tale attenuazione è certamente connessa alla chiusura di molti impianti industriali ed alla regolamentazione del prelievo delle falde profonde. I valori di abbassamento risultano tuttavia ben più elevati di quelli attribuili alla subsidenza naturale, anche in zone dove non risultano essere praticate (o essere state praticate) né estrazioni d’acqua né d’idrocarburi e possono essere considerati ormai irrilevanti anche gli abbassamenti connessi alle bonifiche. Ciò potrebbe essere dovuto anche alle sollecitazioni (carichi e vibrazioni) determinate dal traffico sulle strade presso le quali sono posizionati i caposaldi o al controllo artificiale della falda freatica nelle campagne, con forti immissioni di acque per irrigare e forti drenaggi.

Oltre agli studi effettuati da ARPA, sul territorio provinciale, è nata l’esigenza prioritaria di disporre di dati altimetrici aggiornati, dal momento che per una gestione corretta ed efficace delle emergenze idrauliche, oltre che per la simulazione del comportamento della rete idrografica principale, tutti gli impianti ed i sistemi di controllo della rete stessa devono necessariamente essere riferiti al medesimo datum altimetrico (= “zero” delle quote) e devono avere valori di quota sufficientemente precisi ed aggiornati. Alla luce di tale necessità, sul territorio del Bacino Burana-Volano, a partire dal 2005, sono state realizzate e/o aggiornate diverse reti altimetriche di elevata precisione, oltre alla Rete ARPA per il controllo della subsidenza (sopra descritta) quali: - Rete del Consorzio di Bonifica I Circondario Polesine di Ferrara collegata alla rete ARPA 2005, rilevata nel 2006/2007 - Rete del Consorzio di Bonifica II Circondario Polesine di San Giorgio collegata alla rete ARPA 2005, rilevata nel 2005. Per le loro caratteristiche, tali reti possono essere considerate un insieme unico di caposaldi che consentono un corretto inquadramento di qualsiasi rilievo. Non sono però presenti

40 caposaldi nei territori dell’ex Consorzio di Bonifica Valli di Vecchio Reno e del Consorzio bonifica di Burana, nei quali i caposaldi hanno diversi livelli di precisione ed aggiornamento. Per uniformare i riferimenti altimetrici di tutti gli Enti coinvolti nella gestione del Bacino Burana-Volano, il Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Ferrara sta coordinando, tramite una convenzione stipulata con gli Enti competenti, le attività di completamento delle reti di livellazione geometrica di alta precisione nei territori relativi ai Consorzi Valli di Vecchio Reno e Burana Leo Scotenna Panaro, ed al successivo collegamento delle stesse alla Rete ARPA 2005. Inoltre, per la gestione in tempo reale della rete idrografica principale del Bacino, risulta fondamentale poter determinare la quota del livello dell’acqua in corrispondenza di alcuni punti strategici, quali conche di navigazione, impianti idrovori, ecc. per cui si sta procedendo allo studio dei teleidrometri esistenti gestiti dal Consorzio di Bonifica e da ARNI, per prevederne il collegamento ai caposaldi delle reti altimetriche sopra menzionate e ipotizzare il posizionamento di nuovi teleidrometri. Infine per completare la conoscenza morfologica della rete idrografica principale, si sta portando avanti il rilievo di una sezione trasversale completa ogni 500 metri e di sezioni in corrispondenza di eventuali singolarità. lungo i circa 170 km di rete idrografica con tecniche di rilevo satellitare GPS.

3.2.5 LITOLOGIA DI SUPERFICIE

I terreni della provincia sono, in genere, assai giovani e pedologicamente immaturi; la loro natura riflette chiaramente la storia idrografica del territorio. I componenti più grossolani, rilasciati negli ambienti di maggior energia, sono le sabbie, ma i più diffusi sono i limi e le argille, tipici di acque lente o ferme. Spesso, per via della notevole complessità dell'evoluzione idrografica, questi materiali si presentano frammisti (terreni di medio impasto). I terreni sono differenziati in due grandi fasce: in quella costiera prevalgono i terreni sabbiosi, depositati dal mare; tutta questa zona è infatti costituita, in superficie, dalle sabbie (talora limose) dei cordoni litoranei antichi e recenti. Più a ovest prevalgono invece materiali più fini, ossia i limi, le argille e le loro mescolanze, di origine fluviale e palustre. In questa seconda fascia è spesso presente anche torba, sedimento che ha origine, appunto, dalla vegetazione palustre. Le maggiori torbiere sono però tipiche della zona posta immediatamente a ridosso dei cordoni più interni: questi ultimi hanno infatti ostacolato per secoli il deflusso a mare delle acque, determinando la formazione delle paludi più vaste e persistenti.

3.2.6 LA FALDA FREATICA E LE PRINCIPALI PROBLEMATICHE AD ESSA CONNESSE

41 I terreni del Ferrarese hanno una notevole fertilità grazie soprattutto alla presenza di una falda freatica continua, ricca e generalmente situata a profondità ridotta, decrescente da ovest verso est (Bondesan A., Dugoni, Freddi, Montani, Osti, 1995). Nella zona dell’Alto Ferrarese si raggiungono profondità di circa 4 metri rispetto al piano di campagna, mentre lungo la costa la profondità diminuisce notevolmente e si attesta su medie di circa 0-2 metri dal suolo. Nel bilancio delle acque freatiche gli ingressi sono costituiti non solo dalle precipitazioni palesi (pioggia, neve e grandine) ed occulte (fenomeni di condensazione al suolo), ma anche dalle acque cedute al terreno dai fiumi e, soprattutto, dall’irrigazione. Gioca un ruolo notevole, in questo quadro, anche la presenza di paleoalvei, di antichi cordoni litoranei e di altri corpi sedimentari ad alta permeabilità, che costituiscono delle fasce di alimentazione, ossia di ingresso in falda delle acque superficiali, nonché di distribuzione delle stesse alle aree adiacenti. E’ evidente che la superficialità della falda può dar luogo a fenomeni di allagamento: infatti, se la superficie freatica supera il livello del suolo, ad esempio in momenti di forte piovosità, si produce un allagamento, che persiste fintanto che rimane tale questa condizione geometrica; se si prescinde dall’evaporazione, solo l’azione di drenaggio esercitata da una efficiente rete di scolo può variare tale condizione e risolvere, o addirittura prevenire l’allagamento. E’ prevalentemente questa la problematica che entra in gioco nel cosiddetto “allagamento da canali”. Per lo più, infatti, non si tratta di allagamenti prodotti da esondazione di canali, quanto di squilibri, più o meno duraturi, in determinate parti del territorio tra gli afflussi meteorici e l’azione di deflusso esercitata dal sistema di scolo. La suddetta relazione tra superficie freatica e livello del suolo è importante anche come possibile causa di allagamenti fluviali. Uno degli aspetti più complessi della situazione delle acque sotterranee in un territorio di bassa pianura, come quello ferrarese, è infatti costituito da fenomeni di sortumazione e fontanazzi a fianco dei fiumi (Bondesan A., Dugoni, Freddi, Montani, Osti, 1995). Entrambi i fenomeni sono legati al fatto che, in corrispondenza di alti livelli idrometrici nei fiumi, il livello piezometrico delle acque freatiche nelle campagne adiacenti si innalza fino a superare il livello del suolo: quando i terreni presentano una permeabilità abbastanza uniforme si producono progressivi ma limitati allagamenti, i cosiddetti fenomeni di sortumazione; quando invece la permeabilità non è uniforme e si individuano linee di flusso preferenziale delle acque, si verificano i fontanazzi. Fra questi possiamo distinguere i cosiddetti fontanazzi bianchi, nei quali affiora solo acqua, e fontanazzi scuri o neri, nei quali l’acqua appare torbida. Questi ultimi sono evidentemente i più pericolosi perché indicano che l’acqua, fluendo, sta già esercitando un’azione erosiva entro o sotto l’argine, il che potrebbe comprometterne la stabilità.

42 3.2.7. LE VALLI

La laguna di Comacchio e le Valli esterne, cioè quelle che si estendono a nord e a sud del Volano, fino al secolo scorso hanno rappresentato un’ampia fascia di transizione tra il mare aperto e la terra ferma. L’attuale comprensorio vallivo è quanto resta del più vasto specchio d’acqua un tempo compreso tra Comacchio a nord-est, Ostellato a nord-ovest, Portomaggiore e Argenta ad est ed il Reno a sud. Gli originari 55.000 ettari di valle sono stati ridotti, con i prosciugamenti, agli attuali 10.000; gli specchi d’acqua rimasti sono articolati in valli attraverso un sistema di argini e dossi di origine fluviale o fluvio – marittima e sono a loro volta suddivisi in “campi” da una serie di rialzi naturali o artificiali detti “bari”. Le Valli di Volano superstiti si possono schematicamente suddividere in due settori: quelle alla destra e quelle alla sinistra del fiume Volano: sulla riva sinistra sono le peschiere di Canneviè e Porticino - residui di un più vasto complesso di valli basse denominato Giralda - lo stagno della Falce e la peschiera di Volano; sulla riva destra le Valli Bertuzzi distinte in Val Cantone a ovest e Valle Nuova a est. Le Valli di Comacchio che, prima delle opere di bonifica, erano organizzate in modo più complesso e distinte in “valli di sotto”, “valli di sopra” e “valli di canale” sono ora suddivise in tre valli: Fossa di Porto, Magnavacca e Campo. Ad esse si aggiungono le più piccole valli del settore meridionale, che ricadono in territorio ravennate, ma sono parte integrante del comprensorio. Delle valli che circondavano il Centro Storico di Comacchio restano ora le sole valli Molino e Fattibello Spavola ed una piccola porzione della Valle Capre. Restano inoltre alcune piccole vallette al margine del comprensorio bonificato del Mezzano: le Vallette di Ostellato e le Anse di Bando, di origine naturale e in parte artificiale; questi residui sono particolarmente interessanti perché di fatto costituiscono la testimonianza dell’habitat vallivo d’acqua dolce ormai praticamente scomparso nel resto del Delta ferrarese.

3.2.8. LA COSTA

Il litorale ferrarese si estende per oltre 25 km, da Punta Faro a nord sino al canale Bellocchio, a sud del Lido di Spina, ovvero dalla bocca più meridionale del Delta sino all’estremo limite della foce del Reno. E’ un litorale basso e sabbioso che degrada lentamente per lunghe distanze dall’arenile ed in parte ancora occupato da cordoni dunosi di origine eolica, specialmente nel tratto nord di fronte alla foce del Volano ed al limitare della Sacca di Goro. La linea di costa è in continuo movimento ed ha segnato le sue tappe mediante la costituzione di una serie di rilievi dunosi corrispondenti ai diversi periodi di regressione e trasgressione marina.

43 Le zone di retroduna, un tempo occupate da acquitrini, dai quali emergevano numerose barene coperte di vegetazione, oggi presentano scarsi elementi di naturalità, circoscritti alla zona a sud del Lido di Spina, ad alcuni relitti di dune nella parte nord dello stesso Lido e al Lido delle Nazioni, alla zona di foce del Po, al Lido di Volano e sopratutto alla parte più orientale della Sacca di Goro ed alla Riserva Naturale di Gorino. Alcuni tratti costieri sono stati sottoposti ad interventi di forestazione nel periodo tra le due guerre e in epoca più recente, dando luogo ad una fascia di pineta, interrotta in corrispondenza di Portogaribaldi e dei Lidi ad esso adiacenti.

3.2.9 INSEDIAMENTI URBANI

Nel territorio ferrarese gli insediamenti umani si sono sempre attestati a ridosso di corsi d’acqua, su dossi fluviali, su grosse conoidi di rotta abbandonate, oppure, in alcuni casi, su cordoni litoranei. Queste strutture infatti, essendo relativamente sopraelevate, sono sempre state quelle meno inondabili durante le frequenti esondazioni fluviali. I fiumi hanno rappresentato fino a pochi secoli fa le principali vie di comunicazione. Gli stessi centri abitati attuali (città, paesi, frazioni) si trovano sistematicamente situati in queste posizioni, anche se in genere il corso d’acqua originario è ormai decaduto o estinto. La forma della rete idrografica attuale o pregressa condiziona del resto anche la geometria della rete stradale e, assai spesso, l’organizzazione delle campagne. Dossi fluviali e cordoni litoranei, sempre perché relativamente meno inondabili, da tempi immemorabili sono divenuti sedi di strade. Molte strade sono nate come vie alzaie sugli argini dei maggiori corsi d’acqua, anche perché utilizzate per il traino di imbarcazioni. Ancora oggi molte importanti strade della provincia hanno una forma tortuosa proprio perché riproducono quegli antichi tracciati. Con l’ampliamento delle aree urbanizzate, sia sulla costa sia nel resto del territorio provinciale, si è estesa l’impermeabilizzazione dei terreni, con conseguente aumento delle portate e riduzione dei tempi di corrivazione nei corsi d’acqua.

3.2.10 IL CLIMA

La conoscenza del clima, con particolare riferimento alle precipitazioni, oltre che agli aspetti dinamici indotti dalla geomorfologia dei suoli, costituisce la base per un corretto approccio alle problematiche legate al rischio idraulico nel territorio provinciale. Sotto il profilo ambientale, il territorio provinciale si inquadra nel comparto climatico dell’Alto Adriatico e può essere suddiviso in una zona costiera, che dal mare si estende per una trentina di chilometri nell’entroterra, e da una zona padana posta più ad occidente; in quest’ ultima il comune capoluogo occupa una posizione di transizione fra un clima di tipo subcostiero, dal quale assume il regime anemologico, e un clima di tipo più spiccatamente padano, del quale ripropone il regime termico.

44 Nel suo complesso, l’intera area provinciale può essere definita a clima temperato freddo, con estati calde, inverni rigidi ed elevata escursione termica estiva. L’azione esercitata dal mare Adriatico (il suo bacino settentrionale presenta una profondità media di 50 metri) non è tale da mitigare significativamente i rigori dell’inverno, se non nella parte di pianura più prossima alla costa. La significativa distanza dagli ostacoli orografici rappresentati dalla catena appenninica permette, nel territorio provinciale, la libera circolazione delle correnti generali dell’atmosfera provenienti da tutte le direzioni. Le correnti occidentali apportatrici di elevati valori di umidità prevalgono sui venti orientali, in particolare su quelli nord-orientali. Nel periodo invernale, il periodo di tempo stabile, le intense formazioni nebbiose anche durante le ore diurne, sono imputabili alla presenza dell’anticiclone atlantico; abbassamenti termici, cielo terso e buone condizioni di visibilità derivano dalla presenza dell’anticiclone russo-siberiano. Entrambe le condizioni anticicloniche sono caratterizzate da scarsissima ventilazione nell’intero territorio e in caso di persistenza di blocco meteorologico, si può riscontrare ristagno con presenza di aria inerte sino ad alte quote. In primavera il territorio è interessato da condizioni meteorologiche provenienti da Sud Est e da Est a seguito della circuitazione seguita dalle masse d’aria lungo il bacino adriatico e le depressioni del mediterraneo e quelle che si formano sul Golfo di Genova che contribuiscono alle condizioni di tempo perturbato. Lo Scirocco da Sud Est apporta rialzi termici improvvisi fuori stagione e precipitazioni che si estendono sull’intero territorio. La formazione di cumulonembi nella stagione primaverile dà l’avvio alla stagione temporalesca. Nel periodo estivo l’anticiclone atlantico predomina e garantisce il prevalere di tempo stabile su quello perturbato: tempo stabile è presente nella zona padana nei mesi di luglio e agosto, periodi in cui gli scarsi gradienti barici (pressioni livellate) determinano assenza o quasi di circolazione atmosferica.

Zona costiera La zona costiera è l’area che dalla linea di costa si estende verso la pianura retrostante per circa 30-40 chilometri, interessando circa i due terzi dell’intero territorio provinciale. La fascia costiera è la più influenzabile dalle condizioni climatiche provenienti da Nord Est, che rendono la zona interessata da temporanei annuvolamenti, episodi temporaleschi consistenti localizzati, precipitazioni di breve durata o a carattere di rovescio, in particolare nella stagione estiva. Nella zona costiera si posiziona geograficamente il minimo pluviometrico regionale, rappresentato da un valore medio annuo che va da 500 mm a valori di poco superiori ai 700 mm.

Zona Padana

45 La zona padana si colloca geograficamente nel settore occidentale del territorio e si delinea con una certa gradualità, per definirsi a una distanza di circa 35-40 chilometri dal mare. Il clima pseudo-continentale della regione più interna provinciale prende consistenza attraverso una progressiva attenuazione dell’intensità del vento ed un graduale aumento dell’escursione termica, mentre la distribuzione delle precipitazioni nell’area provinciale è alquanto irregolare. L’aspetto di continentalizzazione del clima in questo comparto è legato soprattutto alla mancanza di attiva ventilazione (e quindi di rimescolamento verticale dell’aria) e agli elevati valori di umidità dell’aria. Il clima della zona padana assume pertanto condizioni ambientali meno miti rispetto alla zona costiera.

3.2.11 PIOVOSITÀ, ALLUVIONI ED ALLAGAMENTI

L’andamento delle precipitazioni sul territorio incide in maniera preponderante nella pianificazione di protezione Civile legata al rischio idraulico, soprattutto alla luce degli eventi che si sono verificati sul nostro territorio negli ultimi anni. Ad una situazione di notevole piovosità (anni 1995 – 2002), con una media annua di 750 mm di pioggia, è seguita una situazione di sempre maggiore siccità, culminata nel 2006 con una media annua al di sotto dei 500 mm di pioggia. Gli eventi storici principali che hanno coinvolto l’intero territorio ferrarese, si sono verificati nel maggio 1996 e nel periodo dal 9 al 16 dicembre dello stesso anno. Si riportano di seguito, a titolo puramente informativo, i compendi delle osservazioni e misure effettuate da ARPA Regione Emilia-Romagna, estratti dagli Annali Idrologici relativi ad osservazioni e misure effettuate nell’anno 1996 e 2008 da ARPA Regione Emilia- Romagna, parte I, pubblicati a scala di bacino, precisando che la maggior parte del territorio provinciale ricade nel bacino “Pianura compresa tra il Po ed il Reno”.

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Tratto da : Annali Idrologici 2008-ARPA Regione Emilia-Romagna

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Tratto da : Annali Idrologici 1996-ARPA Regione Emilia-Romagna

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Tratto da : Annali Idrologici 1996-ARPA Regione Emilia-Romagna

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Tratto da : Annali Idrologici 1996-ARPA Regione Emilia-Romagna

51 Precipitazioni di notevole intensità e breve durata registrate dai pluviometri Anno 1996

Tratto da : Annali Idrologici 1996-ARPA Regione Emilia-Romagna

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Tabella esemplificativa dei dati raccolti nelle stazioni pluviometriche del territorio ferrarese - Tratto da : Annali Idrologici 2008-ARPA Regione Emilia-Romagna

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Tratto da : Annali Idrologici 2008-ARPA Regione Emilia-Romagna

Nelle tabelle seguenti sono riassunte le informazioni sulle precipitazioni, elaborate nel Riepilogo Meteorologico della Regione Emilia - Romagna relativo all’anno 2006, evidenziando i dati riguardanti la Provincia di Ferrara:

54 Tabella – Precipitazioni medie mensili dell’anno 2006

Tabella – Confronto tra le precipitazioni medie stagionali e annuali del 2006 con quelle del periodo 1961-2005

55 Tabella – Numero di giorni al mese con precipitazioni > 1 mm nell’anno 2006

Tabella – Confronto tra i dati stagionali dei giorni con pioggia >1mm riferiti all’anno 2006 e quelli relativi al periodo 1961-2005

Come esempio recente, che riguarda il nostro territorio, si riporta l’andamento orario delle precipitazioni registrate in occasione dell’evento del 14 giugno 2008, durante le prime dodici ore della giornata, presso due stazioni di rilevamento, distanti soltanto dieci chilometri: Guagnino, nei pressi di Comacchio, e Marozzo.

56 Come si può notare, la pioggia presso Marozzo, che si presenta con un andamento intenso e regolare, fa registrare un valore totale di quasi 50 mm, analogo a quanto misurato quel giorno nelle altre parti della provincia; valore che è già tale da cimentare pesantemente le attuali reti idrauliche di fognatura e di bonifica. La pioggia presso Guagnino invece si presenta con valori orari crescenti a dismisura, fino a toccare 85 mm nell’ora fra le 8 e le 9 del mattino, per un totale di oltre 200 mm nelle dodici ore dell’evento: una pioggia così non ha precedenti nella storia delle rilevazioni pluviometriche dell’Ex Consorzio 2° Circondario, corrisponde da sola a più di un terzo della pioggia totale media annuale e a cinque volte la piovosità media del mese di giugno.

57 Numerose alluvioni si sono verificate anche nel passato recente, sia per effetto di rotte fluviali (intese come acque esterne), sia perché il mare, in particolari condizioni di acque alte e durante violente mareggiate, poteva sormontare la fascia litoranea e riversare le sue acque nelle vaste depressioni retrostanti, sia infine per le difficoltà che spesso si manifestano, in caso di forti precipitazioni, a convogliare efficacemente le acque meteoriche, tramite il sistema di bonifica (acque interne), verso il mare. Il sistema di bonifica, costituito da una rete di oltre quattromila chilometri di canali, da un centinaio di impianti idrovori e da innumerevoli manufatti svolge una attività continua per mantenere le indispensabili condizioni di sicurezza idraulica. Negli ultimi anni si sono verificati con maggiore frequenza fenomeni di allagamenti delle aree urbane che hanno causato sempre più disagi e danni non più tollerati dai cittadini che al contrario, richiedono maggiori garanzie nei confronti del rischio idraulico. Le cause di tali allagamenti sono molteplici e sono riconducibili in parte ai cambiamenti climatici in atto (stiamo assistendo da un lato a fenomeni di desertificazione/siccità e dall’altro ad eventi piovosi di elevata intensità, sempre più concentrati), ma soprattutto alle modificazioni dei territori, con progressive urbanizzazioni che hanno determinato conseguenti fenomeni di impermeabilizzazione dei terreni, con aumento dei deflussi. Un esempio è rappresentato dal fenomeno meteorico verificatosi il 19 e 20 giugno del 2010, su buona parte del territorio provinciale, ma con particolare intensità nella zona tra Porotto, Vigarano Mainarda, sud Ferrara e parte del Comune di Poggio Renatico; nell’alto ferrarese, complessivamente nelle 48 ore, la precipitazione ha registrato 170 mm d’acqua, di cui circa 110 mm nella sola giornata del 20 giugno, investendo una ampia area, stimata in circa 4.000 ha. Tale evento ha provocato consistenti allagamenti, soprattutto nelle aree urbane di Ferrara e di Fondo Reno, oltre alle campagne limitrofe.

E’ da considerare anche il già citato fenomeno della subsidenza, sia quella di origine naturale, sia quella antropica; fenomeno che nella provincia di Ferrara è piuttosto marcato: i cedimenti differenziali possono compromettere l’assetto di infrastrutture quali le reti dei canali di bonifica e le reti di fognatura, riducendo ulteriormente le pendenze dei collettori, già modeste. Un caso frequente è quello di abitazioni realizzate con garage e scantinati posti sotto il piano campagna: essi presentano allacciamenti difficoltosi alla pubblica fognatura, che danno spesso origine a rigurgiti e allagamenti. Un approfondimento merita poi il tema dell’efficienza delle caditoie, che talora limitano il deflusso delle acque piovane verso le fognature.

Numerosi studi puntuali sono stati condotti dai consorzi di bonifica e dagli enti gestori del servizio idrico, che partendo dall’analisi degli andamento delle precipitazioni misurate nei pluviometri, e dalla conoscenza dettagliata del funzionamento del sistema idraulico (inteso

58 sia come reticolo consortile che come rete fognaria), individuano soluzioni progettuali idonee a contenere e ridurre il rischio idraulico connesso alla difesa dalle acque interne, ai quali si rimanda per un approfondimento sia della piovosità riferita ad eventi specifici sia per la risoluzione di problematiche locali. Per una descrizione degli allagamenti principali verificatisi sul territorio provinciale si rimanda al capitolo 4 “Il quadro conoscitivo sul rischio idraulico”.

3.2.12 L’ASSETTO IRRIGUO

Le acque di derivazione fluviale convogliate dalla rete di canali che si sviluppa nel territorio ferrarese vengono utilizzate per usi plurimi: - a fini irrigui per sostenere l’economia agricola; - nell’industria e in altre attività economiche per le quali è possibile far ricorso anche ad acque non potabili, non andando ad attingere alle risorse idriche sotterranee; - nella navigazione interna, assicurando i livelli d’acqua necessari. Inoltre l’apporto di acqua di fiumi e canali interni alla rete idraulica svolge funzioni fondamentali di tutela ambientale, alimentano la falda freatica con conseguente abbassamento del cuneo salino, assicurando una notevole diluizione degli inquinamenti, riducendo fenomeni che potrebbero indurre subsidenza e contestualmente dovrebbe garantire il “deflusso minimo vitale” necessario per il mantenimento delle caratteristiche biologiche.

L’acqua irrigua che alimenta i territori del Bacino Burana - Volano viene derivata quasi interamente dal fiume Po, nel periodo che va da aprile a ottobre, per gravità quando il Po presenta livelli idraulici sufficientemente alti; in caso contrario ricorrendo a pompe idrovore, dai seguenti punti di prelievo (da monte a valle):

• Stabilimento Idrovoro di Sabbioncello (Quingentole, Mantova) • Stabilimento Idrovoro delle Pilastresi (Stellata di Bondeno, Ferrara) • Impianto Sussidiario Pilastresi 2 (Stellata di Bondeno, Ferrara – in costruzione) • Stabilimento Idrovoro Capodargine (S.Biagio di Bondeno, Ferrara) • Stabilimento Idrovoro Palantone (Paolecchio di Bondeno, Ferrara) • Impianto di Pontelagoscuro (dismesso, in ricostruzione – Ferrara) • Sifoni di Guarda (Ro, Ferrara) • Sifoni di Contuga (Cologna di Berra, Ferrara) • Sifoni di Berra (Serravalle di Berra, Ferrara) • Sifoni di Goro sul Po di Goro (Goro, Ferrara).

Lo stabilimento Idrovoro di Sabbioncello, presso Quingentole, in funzione dal 1957, preleva l'acqua dal Po per sollevamento, mediante 6 gruppi di pompaggio della portata complessiva di 20 mc/s, distribuendola attraverso l'omonimo canale, ad una rete irrigua che serve 60.000 ettari di terre coltivate, verso zone ad altitudine superiore, tra le province di

59 Mantova, Modena e Ferrara. E’ stato oggetto di lavori di ripristino nel 2007 (prolungamamento delle tubazioni di aspirazione lato Po) e nel 2008-2009 (sostituzione del primo tratto delle tubazioni di mandata nel corpo arginale del Fiume Po). Lo stabilimento Idrovoro delle Pilastresi, presso Stellata di Bondeno, al funzionamento concepito per le sole necessità di scolo (a servizio di 54.700 ettari di comprensorio delle Acque Basse del Comprensorio di Bonifica di Burana) abbina anche il funzionamento per la derivazione dal fiume Po di complessivi 47 mc/sec d'acqua. I quantitativi prelevati dall’Impianto delle Pilastresi è così ripartito: • 3 mc/s sono riservati al Consorzio di Bonifica di Burana; • 44 mc/s sono assegnati al Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara (Ex Consorzio di Bonifica

I Circondario 4,600 m3/s; Ex Consorzio di Bonifica II Circondario 30,800 m3/s e Ex

Consorzio di Bonifica Valli di Vecchio Reno 8,600 m3/s). Tale impianto, costruito tra gli anni 1928-37, è stato attivato solo nel 1949 a causa degli eventi bellici e dei lavori necessari per rimediarne i danni. Scarica nel canale delle Pilastresi, che costituisce il collegamento dell’impianto omonimo con il canale Collettore di Burana. L’acqua di derivazione proveniente dall’impianto delle Pilastresi per il tramite del sistema del Po di Volano, alimenta i comprensori dei Consorzi di Bonifica ferraresi, attraverso una numerosa serie di opere di presa secondarie. L’impianto Sussidiario 1 delle Pilastresi, presso Stellata di Bondeno è situato nei pressi del precedente (a monte rispetto al mandracchio dell’impianto storico) ed è stato concepito per assicurare l’approvvigionamento idrico anche in caso di magre eccezionali del Po. Inaugurato nel 2004, è un impianto sommergibile che preleva acqua dal Fiume, convogliandola attraverso le vecchie Chiaviche Pilastresi, il vecchio Canale di derivazione e, dopo la Chiavica Quattrocase, immettendola nel suddetto canale delle Pilastresi. L’impianto Sussidiario 2 delle Pilastresi – in fase di realizzazione - è situato a valle del precedente, all’intersezione del mandracchio dell’ impianto storico con il Fiume Po. Entrambi gli impianti sussidiari garantiscono l’approvvigionamento idrico anche per quelle quote di magra di Po per cui si avrebbe lo spegnimento forzato dell’impianto Pilastresi storico. Un punto strategico per la derivazione dal Po per la provincia di Ferrara, in passato era rappresentato dall’opera di Pontelagoscuro, dove un impianto idrovoro da 8 mc/sec, affiancato alla vecchia biconca di navigazione, consentiva una derivazione per sollevamento, integrativa rispetto a Pilastresi. Ad oggi, a seguito della distruzione del vecchio impianto avvenuta durante la costruzione della nuova conca di navigazione di Pontelagoscuro, si sta procedendo alla ricostruzione di un nuovo impianto dalle caratteristiche molto più versatili, in quanto oltre a poter addurre acqua da Po per fini irrigui, sarà in grado di scaricare acque interne in Po, in caso di sofferenza idraulica. Altri importanti quantità d’acqua vengono derivate mediante i sifoni di Guarda, Contuga e Berra, che hanno un a portata complessiva di 42 mc/sec.

60 Dal Canale Emiliano Romagnolo, che preleva acqua mediante l’impianto di Palantone, con una dotazione massima di 68 mc/sec, viene attualmente destinata al Bacino Burana Volano (parte ferrarese) una quota di circa 5 mc/sec complessivi di dotazione. Poco significative per dotazione ed effettiva disponibilità sono alcune piccole derivazioni dal fiume Reno. La distribuzione delle acque irrigue si attua prevalentemente con il sistema dell’utilizzo promiscuo delle canalizzazioni esistenti, sistema che, oltre a consentire il prelievo diretto da parte degli utenti, favorisce l’alimentazione della falda freatica, garantendo il giusto franco di coltivazione. Il principale inconveniente di questo sistema risiede nel fatto che è possibile ritrovarsi i canali già invasati d’acqua a fronte di eventi meteorici improvvisi ed intensi, con conseguente rischio di allagamenti qualora non si intervenga con la massima tempestività.

3.3 IDROGRAFIA SUPERFICIALE

Dal punto di vista idraulico il Bacino idrografico Burana - Volano è costituito dal territorio le cui acque trovano generalmente recapito a mare nel tratto costiero compreso fra la foce del Po di Goro e la foce del Reno (escluse dette foci). E’ in gran parte coincidente con il territorio provinciale di Ferrara, ma include anche alcune aree (adiacenti al Reno) che ricadono nelle province di Ravenna e Bologna (Cassa di Campotto che scarica direttamente nel fiume Reno) ed, a monte, porzioni delle province di Modena e Mantova, nonché un’area compresa tra Bazzano, Castelfranco Emilia e San Giovanni in Persiceto ricadente nelle province di Modena e Bologna.

L’estensione totale del bacino è di 324.000 ha, tutti in pianura; di questi, oltre 130.000 ha, sono situati a quota inferiore al livello del mare (aree in azzurro blu nella fig. 1); le pendenze sono generalmente minime spesso inferiori allo 0,05 per mille. Il sistema dei canali interni al territorio ferrarese è ricompreso quasi interamente nel bacino idrografico Burana-Volano-Canal Bianco. Va premesso che il concetto di bacino idrografico in un territorio di pianura è convenzionale. E’ in effetti difficile, in tali condizioni, tracciare dei precisi spartiacque, anche in considerazione del fatto che l’assetto idraulico è strettamente controllato da canali artificiali e chiaviche, e con particolari manovre, è possibile deviare le acque di scolo in territori adiacenti. Un bacino idrografico in pianura viene perciò generalmente definito con riferimento al sistema di convogliamento delle acque di scolo in condizioni ordinarie, ossia di normale piovosità e con la sistemazione più frequente delle chiaviche. In questa accezione, è stato definito Bacino Burana-Volano il territorio le cui acque trovano recapito a mare nel tratto costiero compreso fra la foce del Po di Goro e la foce del Reno. I principali corsi d’acqua preposti a tale recapito a mare sono, da nord a sud, il Canal

61 Bianco (che sbocca nella Sacca di Goro), il sistema Po di Volano-Canale Navigabile (il primo in Sacca di Goro e il secondo direttamente in mare) e il canale Logonovo di collegamento delle Valli di Comacchio con il mare. Sempre fra la foce del Po di Goro e la foce del Reno riversano acque in mare anche l’Impianto Idrovoro Bonello (in Sacca di Goro), l’Impianto Idrovoro Giralda (in Sacca di Goro), la vecchia foce del Po di Volano (che consente rapporti idraulici tra Sacca di Goro, Valle Bertuzzi e Lago delle Nazioni) e il Canale Gobbino (che - assieme al Navigabile e al Logonovo - mette in comunicazione con il mare le Valli di Comacchio). Il Bacino Burana-Volano si estende anche a monte del territorio provinciale ferrarese, comprendendo le aree fra Bazzano, Castelfranco Emilia e S. Giovanni in Persiceto, che scaricano nel Canale di Cento e, ben più vaste, quelle parti dell’Oltrepò Mantovano e del Modenese, situate nella pianura fra Secchia e Panaro, le cui acque confluiscono nel Canale di Burana. Alcune estensioni extra-provinciali del bacino si individuano anche a sud, tra il vecchio corso del Po di Primaro e il Reno: le anse di Consandolo, di Longastrino e di Anita. Il territorio del Bacino Burana Volano si può suddividere, a grandi linee, in cinque aree ben caratterizzate altimetricamente. La prima, più alta, è quella compresa fra Bazzano, Castelfranco Emilia e S. Giovanni in Persiceto, che si può paragonare ad un piano degradanate verso nord nord-est da 70 a 30 m di quota. Le altre quattro aree sono tutte conformate a catino e sono: - L’area compresa fra i tratti terminali del Secchia e del Panaro. Questo territorio misura 66.500 ettari, recapita le sue acque nel Po di Volano attraverso la Botte Napoleonica, che sottopassa il fiume Panaro e porta le acque verso est con il Canale Emissario di Burana. A sua volta è costituito dai territori altimetricamente più bassi appartenenti al Consorzio di Bonifica di Burana (52.800 ettari) e del Consorzio di Bonifica Terre dei Gonzaga in Destra Po (13.700 ettari). Complessivamente appartiene al Bacino un’area lombarda di circa 30.000 ettari e un’area di circa 25.700 ettari ricadenti nella provincia di Modena. L’area è alta fino a 20 m s.l.m. degradante veso est; - L’area a Sud-Ovest di Ferrara, discretamente alta e irregolarmente degradante verso levante, sbarrata dal Po di Primaro, che costituisce l’ex Consorzio di Bonifica Valli di Vecchio Reno, con una estensione di 413.200 ettari; - L’area “polesine”, a nord del Po di Volano (91.100 ettari), con i margini rilevati costituiti dalla fascia costiera e dai corsi d’acqua ad essi esterni (Panaro, Po, Poatello-Volano, Po di Goro), con vaste depressioni interne (circa la metà del territorio consortile) che si spingono fino a 4 m al di sotto del livello del mare. Questa area costituisce l’ex Consorzio di Bonifica I Circondario Polesine di Ferrara. - L’area “polesine”, a sud del Po di Volano (119.500 ettari), con i margini rilevati costituiti dalla fascia costiera e dai corsi d’acqua ad essi esterni (Panaro, Po di Primaro, Reno), con vaste depressioni interne (circa la metà del territorio consortile) che si spingono anche in

62 questo caso fino a 4 m al di sotto del livello del mare. Questa area costituisce l’ex Consorzio di Bonifica II Circondario Polesine di S. Giorgio.

Il bacino idrografico Burana-Po di Volano può essere suddiviso dal punto di vista idraulico in tre sistemi principali: ™ Sistema delle acque esterne, composto dai cinque grandi ambienti di contorno dell’intero bacino: - Fiume Po Grande –Po di Goro (a Nord) - La sacca di Goro - Fiume Panaro, fiume Secchia (a Ovest) - Fiume Reno (a Sud) e Cavo Napoleonico - Mare Adriatico ™ Sistema delle acque interne composto dal reticolo principale del bacino (la cui gestione è di competenza in parte del Servizio Tecnico di Bacino ed in parte dei Consorzi di Bonifica) - il Canale Burana e il suo prolungamento oltre il Panaro, chiamato Canale Emissario di Burana - il Canale Pilastresi, tra Bondeno e Stellata, che, come si dirà in seguito, in fase di scolo può recapitare parte delle acque del Collettore di Burana al Po, tramite l’Idrovoro Pilastresi - il Canale Boicelli, che in condizioni ordinarie scola da nord a sud ed è tributario del Po di Volano - il Po di Volano, che per la funzione scolante può esser considerato suddiviso in tre tronchi: quello tra Ferrara e Migliarino (località Fiscaglia), con flusso da ovest a est; quello tra Migliarino e la Chiusa di Tieni, che attualmente, in condizioni di scolo ordinarie scorre prevalentemente da ovest a est; quello a valle della Chiusa di Tieni, che scorre da ovest a est e sbocca nella Sacca di Goro - Po di Primaro, risulta suddivisibile in due tratti: il primo, compreso tra Ferrara e S.Nicolò, mentre il secondo si estende da S.Nicolò fino a Traghetto. In prossimità della località S.Nicolò il Po di Primaro riceve l’apporto di maggiore entità proveniente dalla fossa Cembalina - il Canale Navigabile, che scorre da ovest a est, tra Migliarino e il mare, convogliando soprattutto le acque dei primi due tronchi del Po di Volano - il Canale Fosse-Foce, che avvia al mare le acque di aree poste a sud-ovest delle Valli di Comacchio - il Canale Logonovo che recapita in mare le acque del precedente Canale Fosse Foce ed agevola, in casi di piena, il deflusso delle acque del Canale Navigabile - il Canale Gobbino, che mette in comunicazione diretta le Valli di Comacchio e le Vene di Bellocchio col mare. ™ Sistema delle acque interne rappresentato dal reticolo idrografico di bonifica (di competenza dei Consorzi di Bonifica), costituito dalla restante parte dei canali interni

63 preposti sia allo scolo che alla irrigazione, in prevalenza connessi con il sistema del reticolo principale del bacino.

Di seguito verranno descritti i principali elementi che compongono il sistema delle acque esterne al bacino idrografico Burana-Volano ed i canali che compongono il sistema interno.

3.3.1 SISTEMA DELLE ACQUE ESTERNE

3.3.1.1 IL FIUME PO GRANDE

Inquadramento fisico idrografico nel territorio ferrarese Il fiume Po è il principale fiume italiano, con una lunghezza pari a 652 km ed una portata massima pari a 10.300 mc/s a Pontelagoscuro. Il Po, nasce dal Monviso in Piemonte, è alimentato da 141 affluenti e dopo avere attraversato la Pianura Padana, sfocia nell'Adriatico, con un delta di circa 380 chilometri quadrati. Il bacino del Po ha una estensione areale di 71.057 kmq. Il fiume Panaro rappresenta l’ultimo affluente del Po e si immette nello stesso all’altezza del comune di Bondeno; il corso attuale del fiume è il risultato prevalente della rotta di Ficarolo, verificatasi in sponda sinistra verso l’anno 1140 d.C, a seguito della quale fu gradualmente abbandonato il vecchio alveo che si suddivideva nei due rami di Volano e Primaro ed estromesso il fiume Reno, prima affluente del Po, oltre che dei lavori di deviazione verso sud attuati dalla Repubblica di Venezia a partire dal 1600 d.C. Sino alla fine del secolo scorso il sistema arginale non era completamente chiuso ed il Po e i suoi affluenti occupavano liberamente con le acque di piena la vasta pianura circostante. La situazione attuale, con il sistema delle arginature completato, costituisce una condizione molto più rigida e di delicata gestione. Nel tratto terminale dell’asta del Po si sviluppa il Delta, una delle più importanti zone umide in Europa; poco è rimasto delle antiche selve e delle grandi paludi che sino all’Ottocento si estendevano su questa regione: l’unica zona che possiede ancora i caratteri dell’ambiente forestale è il Bosco della Mesola. Uno degli ambienti più tipici del Delta è rappresentato dalle valli e dalle lagune salmastre, costituite da bacini poco profondi, delimitati da arginelli e dossi appena rilevati, nel mezzo dei quali emergono le “barene”, isole di fango dai contorni indistinti.

Assetto morfologico e idraulico Nel tratto di pertinenza ferrarese, sino all’incile del delta, l’alveo di magra ha tendenza all’unicursalità, caratterizzato da arginature parallele che limitano l’estensione della golena. L’evoluzione morfologica dell’alveo inciso risulta estremamente lenta e di modesta entità; non si osservano modificazioni significative nel periodo recente, a partire dal 1954; i fenomeni erosivi di sponda sono localizzati e di entità molto modesta.

64 L’alveo di piena tende ad essere canalizzato, per la presenza di arginature prossime e parallele alle sponde, in alcuni punti con distanza molto ridotta; sono presenti alcune golene chiuse, di dimensioni relativamente modeste, che si estendono fino in prossimità dell’alveo inciso. Quest’ultimo non ha raggiunto ovunque un assetto stabile e in alcuni tratti presenta problemi di ordine idraulico; ne è un esempio la curva di Pontelagoscuro, dove fenomeni di instabilità di sponda tendono ad interessare le arginature maestre. Su tutto il tratto, nel periodo 1954-1991, l’alveo ha subito un rilevante abbassamento di fondo, che ha direttamente interessato la stabilità delle opere di difesa esistenti; tale fenomeno appare in fase di attenuazione sulla base degli ultimi rilievi disponibili. Il territorio circostante, costituito dalle aree direttamente confinanti con il sistema arginale e dai sottobacini idrografici minori della pianura, direttamente afferenti all’asta fluviale, interessati da un reticolo idrografico in gran parte artificiale e a scolo meccanico per una porzione significativa, è soggetto ai livelli di piena di Po ed è pertanto interessato dai pericoli di esondazione in caso di rotte arginali.

Piene storiche principali La tabella seguente riporta le altezze idrometriche e le portate dei colmi delle piene storiche più significative, nella stazione idrometrica di Pontelagoscuro, a partire dall’inizio del 1700; le altezze raggiunte sono più o meno fortemente influenzate dai volumi d'acqua fuorusciti per esondazione nei tratti a monte della stazione idrometrica; I valori delle portate sono affetti da un margine di incertezza molto maggiore rispetto a quelli dei livelli idrometrici, in ragione dell’estrapolazione della scala di deflusso misurata, normalmente disponibile solo nel campo delle portate medie e di morbida, e delle modificazioni morfologiche dell’alveo che si manifestano nel corso della piena. I dati relativi alle piene fino ad inizio secolo sono inoltre maggiormente affetti da incertezza in ragione del fatto che non erano eseguite all’epoca misure di portata regolari sul Po.

Altezza idrometrica Portata massima Anno a Pontelagoscuro (mc/sec) (m) 1705 nov 1.32 Non disponibile 1755 ott 1.82 Non disponibile 1801 nov 2.19 Non disponibile 1807 dic 2.32 Non disponibile 1812 ott 2.55 Non disponibile 1839 ott 2.69 Non disponibile 1839 nov 2.95 Non disponibile 1857 ott 2.96 Non disponibile 1868 ott 3.05 Non disponibile 1872 ott 3.32 Non disponibile 1879 mag-giu 3.21 Non disponibile 1907 nov 3.30 7.880 1914 giu 2.69 Non disponibile

65 1917 giu 3.72 8.900 1926 mag 3.70 9.780 1928 nov 3.67 8.780 1937 nov 3.34 7.740 1949 mag 3.10 7.330 1951 nov 4.28 10.300 1953 nov 3.16 7.400 1957 giu 3.04 7.200 1959 dic 2.58 7.770 1966 nov 2.58 7.360 1968 nov 2.63 7.400 1976 nov 2.98 8.200 1992 ott 1.70 Non disponibile 1993 ott 2.12 Non disponibile 1994 nov 3.12 9020 1996 nov 1.69 7340 2000 ott 3.46 9520 2002 nov 2.51 8370 2009 mag 2.44 7700

I dati riportati mettono in evidenza una tendenza all’aumento dei livelli idrometrici al colmo, da mettere in relazione diretta con il progressivo sviluppo, in lunghezza ed in altezza, delle arginature. Tale processo ha progressivamente ridotto le aree di pianura soggette ad allagamento e di conseguenza le inondazioni sono avvenute per rotte dei rilevati, causate, oltre che da sormonto, da processi erosivi al piede o da sifonamento, in relazione quindi non solo ai livelli idrometrici, ma anche alla durata della piena e all’efficienza funzionale degli argini stessi. In ragione di questi aspetti, le altezze idrometriche al colmo registrate non sempre sono indicative della reale eccezionalità dell’evento, in quanto condizionate dal progressivo sviluppo delle arginature e talora condizionate dalle rotte avvenute nei tratti di monte. Osservando i valori in tabella, si evince che la quota idrometrica dell’evento del 1951, massima storica, è eccezionalmente elevata; essa è attribuibile ad un evento meteorico con distribuzione spaziale e temporale particolare, tale da comportare livelli idrici di base elevati su tutto il corso d’acqua, su cui si è sovrapposta la propagazione dell’onda di piena proveniente da monte. Le altezze raggiunte, riportate in tabella, sono più o meno fortemente influenzate dai volumi d'acqua fuorusciti per esondazione nei tratti a monte della stazione idrometrica; inoltre va sottolineato che a seguito di sempre più diffusi interventi di difesa, ogni evento ha trovato una geometria dell’asta fluviale in condizioni modificate rispetto alla piena precedente.

3.3.1.2 IL FIUME RENO E IL CAVO NAPOLEONICO Inquadramento fisico idrografico

66 Il fiume Reno nasce presso Prunetta, a circa 1000 m., in provincia di Pistoia, è lungo 211 km e sfocia nel Mare Adriatico presso il Lido di Spina, in provincia di Ferrara. Il bacino del Reno si estende per un’area di 5040 Kmq, dall’Appennino emiliano-romagnolo, alla pianura fino alla costa adriatica. Il corso d'acqua si distingue in un tratto montano che dalle sorgenti giunge fino a monte della chiusa di Casalecchio ed un tratto vallivo che, da valle della chiusa giunge fino al mare Adriatico attraversando i territori delle province di Bologna, Ferrara e Ravenna. In quest’ultimo tratto è alimentato in sinistra, dal torrente Samoggia, ed in destra dal canale Navile e dai torrenti Savena Abbandonato, Idice, Sillaro, Santerno e Senio. Dal punto di vista idrologico, il bacino Reno, nel suo complesso, ha un massimo di piovosità di 200 mm giornalieri ed essendo il bacino impermeabile, la portata massima è piuttosto elevata e si riscontra più nella parte alta (storica a Casalecchio con 2300 mc/s), che in quella di pianura (storica 1200 mc/s), questo perché il fiume presenta ampi invasi che mitigano, oltre che la piena, anche i volumi condotti dagli immissari. Sempre dal punto di vista fisico è da sottolineare che i caratteri critici del Reno si possono ricondurre a: - notevole entità del trasporto solido, peraltro stabilizzata da parecchi anni a questa parte; - rialzo delle golene, solo in parte compensato dall’innalzamento degli argini (fino all’opera di presa a Reno, Sant’Agostino); - relativa esilità di tratti di arginatura (a valle dell’opera di presa a Reno) - depositi di terreno con proliferazione di vegetazione in centro alveo, con relativo effetto erosivo delle scarpate golenali; - presenza in estesi tratti di vegetazione diffusa ed alberature ed alto fusto con tane di selvatici (volpi, tassi) diffuse, soprattutto in corrispondenza di zone SIC-ZPS. - ridotta capacità di deflusso del Cavo Napoleonico dovuta alla permeabilità del fondo e manutenzione straordinaria insufficiente.

Assetto morfologico e idraulico Il tratto di pianura dell’asta fluviale ha caratteristiche morfologiche estremamente variabili risentendo delle diverse vicende idrauliche che, nel tempo, hanno determinato l’attuale assetto del fiume Reno. In origine, infatti, il bacino naturale del Reno si chiudeva alla confluenza con il torrente Samoggia divenendo a valle affluente di destra del Po. A seguito di lavori di riassetto idraulico tesi alla bonifica dei territori vallivi della bassa pianura bolognese, ferrarese e ravennate, il Reno venne inalveato attraverso il Cavo Benedettino ed il tratto terminale del Po di Primaro, fino ad assumere, con successive opere di sistemazione e drizzagni, l’attuale configurazione, schematizzabile in quattro tratti: - primo tratto (circa 19 km, da 30 a 14 m. di quota), in territorio bolognese, sino a Ponte Bagno, caratterizzato da andamento tortuoso ed ampie estensioni golenali, alternate a localizzate strettoie arginali;

67 - secondo tratto (circa 18 Km, con quota finale di 13 m.) sino allo scolmatore di Reno in Po, denominato Cavo Napoleonico, nel territorio comunale di Cento e Sant’Agostino, con andamento abbastanza regolare e sezione significativamente ristretta; - terzo tratto (circa 47 km) sino alla Bastia, con alveo canalizzato avente argini ravvicinati e molto alti rispetto al piano di campagna; all’interno di tale tratto, che ricade sia in territorio ferrarese che bolognese, è presente uno sfioratore libero in corrispondenza di Gallo di Poggio Renatico, ove si verificarono nel 1949, 1950 e 1951 le rotte dell’argine sinistro, e che garantisce la decapitazione naturale delle massime piene con recapito delle acque di esubero nel canale di bonifica “Cembalina” (quota sfioratore paria 13,70 m sul l.m.m.. - Quarto tratto (circa 40 km) sino al mare, con alveo arginato relativamente ampio. Il Cavo Napoleonico, definito anche come scolmatore delle piene del Reno, si presenta come un ampio canale della lunghezza complessiva di 18 km, che unisce il Reno al Po nel tratto in cui i due fiumi hanno la distanza minore. I manufatti principali per il governo delle piene, sono l’opera di presa a Reno e l’opera di scarico a Po. Attraverso la prima, durante le piene, è possibile immettere nello scolmatore una parte delle acque del Reno (circa 500 mc/s teorici) per alleggerire la portata e contenerla entro limiti di sicurezza a valle. Attraverso la seconda, è possibile lo scarico diretto per gravità delle acque scolmate dal Reno in Po, con il limite che quest’ultimo non superi la quota di 9,00 m. s.l.m.m.. Il Cavo, oltre che alla funzione primaria per cui è stato concepito svolge anche una funzione secondaria come primo vettore delle acque di Po immesse per sollevamento dal Canale Emiliano Romagnolo (C.E.R.), oggi in grado di provvedere agli approvvigionamenti idrici delle provincie orientali della regione (Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini).

Il tracciato fluviale, in tutta la parte a valle di Casalecchio, si può considerare immutato negli ultimi 100 anni, mentre sono stati eseguiti interventi di regimazioni e sulle opere idrauliche, tra i quali i più significativi sono le variazioni di forma della Chiusa, che assunse l’assetto attuale nel 1950, ringrossi, innalzamenti e ricostruzioni degli argini dopo le rotte e, dal 1965, l’entrata in funzione dello scolmatore di Reno (Cavo Napoleonico). Il bacino montano del Reno ed il tratto di pianura sono provvisti di sistemi di telerilevamento di pioggia, temperatura e livelli idrici in sezioni significative. I dati registrati vengono trasmessi in tempo reale ad un database di archiviazione presso ARPA SIM e da questo alle centrali periferiche del Servizio Tecnico di Bacino Reno, della Protezione Civile, della Provincia di Bologna e dei Consorzi di Bonifica. I teleidrometri localizzati nel territorio ferrarese sono i seguenti: - Cento, ponte Strada Comunale - Dosso, ponte - S.Agostino, opera Reno a valle

68 - Gallo, ponte - Ponte della Bastia. Il basso bacino del fiume Reno, che attraversa il territorio ferrarese, assume una rilevanza particolare sui Comuni di interesse, in relazione al regime idraulico, le piene significative e le zone limitrofe a rischio di esondazione. In generale, il percorso vallivo del fiume Reno presenta caratteristiche variabili, evidenziando che il tratto a valle dell’Opera di Presa a Reno, è caratterizzata da un alveo particolarmente ristretto rispetto alla porzione a monte, e che ripercorre il tracciato del citato “Cavo Benedettino”, dove si riscontra carenza di sagoma arginale e di sezione dell’alveo; infatti esso risulta del tutto inadeguato a sopportare in condizioni di sicurezza il deflusso delle massime portate del Reno, con una officiosità idraulica molto ridotta, valutata attorno a 500 mc/s, pertanto risulta assodato che l’unico elemento di difesa alle piene, a salvaguardia del tratto vallivo preso in considerazione, sia il citato Cavo Napoleonico. Un ultimo presidio per lo scolmo delle piene, rimane lo sfioratore del Gallo (dalla località omonima, in Comune di Poggio Renatico). Esso è costituito da una soglia a quota più bassa nell’arginatura della sponda sinistra (13,7 m sul l.m.m.), rivestita in gabbioni bituminati, realizzato nel punto in cui si verificarono le rovinose rotte nel 1949 e nel 1951. Attraverso questo sfioratore possono essere scolmate nella rete idraulica di bonifica ferrarese, eventuali picchi di piena non smaltiti dal cavo Napoleonico, picchi che comunque restano incompatibili e pericolosi viste le ridotte sezioni del restante tratto vallivo del fiume. Il canale Cembalina, a valle dello sfioratore del Gallo, può ricevere una portata massima pari a circa 25 mc/sec.

Piene storiche principali Si riporta di seguito il riepilogo delle piene principali del Reno avvenute negli ultimi 100 anni che hanno interessato il territorio ferrarese, in gran parte desunte dallo studio “Le piene più significative del fiume Reno nel XX secolo” a cura di Enrico Cerioni.

Piena Effetti 1934 mar Alti livelli nel tronco vallivo per la saldatura di quattro colmi in un’unica onda al Gallo e per la concomitanza del colmo di Reno alla Bastia con quello degli affluenti 1939 mag Laminazione quasi nulla tra Casalecchio e Cento, dovuta al concomitante contributo del Samoggia; grosso apporto da Idice e Sillaro alla bastia, quindi alti livelli nella parte romagnola 1940 nov Alti livelli nel bacino montano e lungo l’asta arginata fino alla Bastia, superiori a quelli registrati in precedenza 1949 nov Sovrapposizione tra il quarto colmo ed il terzo a monte di Cento e sfasamento di sole 2-3 ore delle punte massime di Reno con quelle di Samoggia, quindi alti livelli a valle di Cento fino al massimo livello di piena registrato al Gallo – Prima rotta al Gallo 1951 gen Effetti che non si sarebbero verificati se non fosse avvenuta dopo la rotta del 1949, con le arginature di nuova impostazionee imbevute delle piogge del precedente mese di dicembre – Seconda rotta al Gallo 1951 feb Piena particolarmente imponente e rapida con valori mai prima raggiunti –

69 Terza e più drammatica rotta del Gallo 1959 dic Piena di normale sviluppo fino al Gallo, dove i tre colmi si sono ravvicinati nel tempo, esaltando il livello del terzo; lo stesso fenomeno si è ripetuto alla Bastia, per cui la situazione più critica e le rotte si sono verificate nell’imolese e nel ravennate 1966 nov Persistenza del livello idrometrico alla Chiusa di casalecchio sopra 2,50 per oltre 5 ore; sormonto delle arginature nelle zone delle grandi golene e situazioni di pericolo in tutto il bacino; primo reale utilizzo del Cavo Napoleonico come scolmatore di pieno del Reno 1990 nov Deflussi regolari fino la verificarsi di un fontanazzo e della conseguente rotta d’argine al pil. 91;manovra di eccezionale impegno sullo sbarramento di Reno e sul Cavo, con scolmo in Po di circa 73 milioni di metri cubi, per ridurre il deflusso altrimenti incontenibile sulla rotta 1994 set Deflussi regolari del Reno fino alla confluenza con il Samoggia; a Cento il livello è risultato di poco inferiore a quello del 1990, ma la manovra sul Cavo, con scolmo in Po, ha prodotto una riduzione del franco allo sfioratore del Gallo e alla Bastia, riportando livelli di tranquillità 2008 dic Intense precipitazioni accompagnate dal concomitante scioglimento delle nevi a monte hanno generato più onde di piena ravvicinate e considerevoli volumi d’acqua defluente. La saldatura dei colmi nel tratto vallivo, cui si sono sommate le onde di piena provenienti dal trorrente Samoggia, ha determinato a valle della sezione di Cento il superamento dei liveli di allarme ed il raggiungimento dei massimi livelli storici registrati dal 1981, nonché alcuni problemi di tenuta degli argini. Si è verificato , in corrispondenza della confluenza del canale Navile nel Fiume Reno il collasso del corpo arginale a ridosso del manufatto idraulico Chiavica Portoni. Al fine di mitigare il rigurgito delle acque del fiume Reno nel Canale Navile e tutelare il centro abitato di Malalbergo, si è assunta la decisione di tagliare l’argine sinistro del Canale, provocando l’allagamneto controllato di un’area scarsamente abitata. 2009 gen Il bacino del fiume Reno è stato interessato da un fenomeno di piena che ha interessato esclusivamente il corso d’acqua principale, mentre gli affluenti di destra e sinistra hanno registrato solo scarsi incrementi dei livelli idrometrici. L’evento meteorologico che ha generato la piena è occorso al termine di due mesi caratterizzati da piogge superiori alla media con accumulo di neve alle quote più elevate, che avevano generato condizioni di quasi totale saturazione dei terreni ed un regime fluviale di morbida nel corso d’acqua. A partire da questa situazione iniziale, le piogge intense e persistenti cadute sulla parte montana del bacino, accompagnate da un parziale scioglimento del manto nevoso, hanno generato una piena di notevole volume, che nel tratto vallivo si è esaurita solo nella giornata del 23 gennaio.

2009 dic La piena ha interessato soprattutto il corso d’acqua principale e il fiume santerno . L’innalzamento dei livelli sul Fiume Reno ha avuto inizio il 22 dicembre e si è prolungato, con più colmi di piena, fino al 25 dicembre nelle sezioni montane e fin oltre il 28 nei tratti vallivi, dove i n notevoli volumi defluenti hanno generato una lenta fase di esaurimento. 2010 dic Nel comune di Cento il momento di piena è stato il 24 dicembre

Aree a rischio idraulico Il Piano stralcio per l’assetto idrogeologico del fiume Reno (dic.2002), ai fini della individuazione delle aree interessate da rischio idraulico elevato e molto elevato ha preso in considerazione la pericolosità dell'evento accoppiata agli elementi esposti, al loro valore economico e sociale tenendo conto della vulnerabilità. Nel territorio ferrarese il tratto di Reno dallo scolmatore allo sfioratore del Gallo ha una officiosità idraulica molto ridotta, 500 m3/s circa garantendo 1 metro di franco. Lo

70 scolmatore di Reno è l'unico presidio a salvaguardia del tratto, ma un suo funzionamento a pieno regime non è sempre garantito. Le esondazioni lungo l'asta oltre all'impatto devastante sulla fascia ad alta probabilità di inondazione individuata nelle tavole del Piano( tavole 2.22 ÷ 2.33” e 2.82”A” ÷ 2.84), possono provocare l'allagamento di vaste porzioni di territorio del ferrarese. Infatti secondo il PSAI, l’evento con un Tr di 25 anni, all’opera di presa a Reno rileva un picco pari a 997 mc/s e la riduzione a 350 mc/s (500 mc/s teorici) è totalmente a carico del canale scolmatore. Lo stesso Piano mette in evidenza che il tratto preso in considerazione del fiume Reno é caratterizzato dalla presenza di aree ad alta probabilità di inondazione relativamente a piene con un Tr di 25 anni, e si evidenziano anche tratti passibili di sormonto arginale per piene, con un Tr di 100 anni. Le eventuali esondazioni lungo quest’asta, oltre all’impatto devastante, possono provocare l’allagamento di vaste aree di territorio dei Comuni di Sant’Agostino, Galliera, Poggio Renatico e Ferrara. Allo stato attuale, la probabilità di esondazione diminuisce muovendosi in direzione del mare poiché l'insufficienza idraulica dei tratti a monte non consente di transitare verso valle i colmi di portata (non oltre 1000 m3/s dopo la confluenza Samoggia, non oltre 600 nel Cavo Benedettino) e successivamente intervengono le azioni di scolmo del Cavo Napoleonico e dello sfioratore del Gallo, pur con i problemi connessi alla ricettività della rete di bonifica. Dal quadro esposto, risulta evidente che l'unico intervento di salvaguardia possibile è quello che tende a ridurre i colmi di piena e i volumi in transito, infatti un intervento volto all'aumento dell'officiosità idraulica in alcuni tratti comporterebbe uno spostamento del massimo del rischio verso valle, quindi se ne desume che nelle condizioni attuali tutta la pianura nord- occidentale della Provincia bolognese e porzioni di quella di Ferrara possono essere investite da allagamenti in seguito alle esondazioni del Reno per piene a moderata probabilità di accadimento, uguali o superiori ai 100 anni.

3.3.1.3 IL FIUME PANARO Inquadramento fisico idrografico Il Panaro nasce dal Monte Cimone (2165 m.) e confluisce nel Po presso Bondeno, attraversando la pianura alluvionale, costituita da depositi di origine fluviale. Il bacino del fiume Panaro si sviluppa prevelentemente nel territorio della Provincia di Modena, in parte in quello della Provincia di Bologna e, limitatamente, attraversa le Province di Pistoia, Ferrara e Mantova. Il fiume Panaro ha una lunghezza complessiva di 165 km ed una estensione del bacino pari a 1.775 kmq.

Assetto morfologico e idraulico

71 Il reticolo idrografico del bacino del Panaro mostra uno scarso grado di gerarchizzazione, a indicare uno stato in piena evoluzione, testimoniato dall’elevato numero di fenomeni di dinamica torrentizia in atto. Nel tratto di pianura ferrarese, il fiume scorre all’interno di arginature continue, con un andamento prevalentemente rettilineo e curvature poco accentuate; localmente si osserva una marcata sinuosità. La larghezza è pressoché costante per effetto dell’elevato grado di artificializzazione dell’alveo, costretto tra arginature continue generalmente in froldo, con tracciato planimetrico sostanzialmente stabile; solamente nel tratto terminale, dove le arginature risultano maggiormente distanziate, il corso d'acqua è interessato attualmente da apprezzabili fenomeni di erosione spondale e ha subito un lieve incremento di sinuosità con accentuazione della curvatura di alcune anse. E' verosimile che al fenomeno di erosione spondale si accompagni un approfondimento del profilo di fondo, in relazione all'analogo fenomeno che nell'ultimo trentennio ha interessato il Po nella zona di confluenza, mentre la restante parte di asta fluviale, insistente sulla zona di pianura, mostra una generale moderata tendenza al rinascimento. L’assetto morfologico del corso d’acqua, da valle dell’autostrada A1 nel modenese, alla confluenza in Po, è definito dalla cassa di espansione e dagli argini continui esistenti. La cassa di espansione, localizzata a valle dell’autostrada, è in grado di invasare attualmente un volume di 15 milioni di m3; sono tuttavia in avanzato stato di esecuzione i lavori di ampliamento della medesima, con un aumento del volume di invaso di circa 5 milioni di m3. Tale ampliamento viene realizzato mediante il sovralzo del manufatto regolatore di valle, la possibilità di chiusura manuale di 4 delle 9 luci dello stesso (con paratoie) e il rialzo delle arginature perimetrali delimitanti la cassa. L’effetto di laminazione della cassa di espansione non ampliata, con manufatto di regolazione costituito da 9 luci, corrisponde a una riduzione di circa il 36% della portata al colmo bicentenaria di progetto; con l’ampliamento della cassa in corso di realizzazione, mediante nuovo manufatto moderatore a 5 luci, l’effetto di laminazione si incrementa ulteriormente, riducendo la portata al colmo bicentenaria del 45% circa. La portata defluente a valle della cassa in quest’ultima condizione (circa 800 m3/s) è interamente contenuta nel tratto arginato di valle e solo in prossimità del centro abitato di Bondeno il franco risulta insufficiente. Le opere di difesa spondale hanno carattere puntuale, localizzate generalmente in corrispondenza dei punti del corso d’acqua più sollecitati dalla piena e soprattutto a protezione dei rilevati arginali in froldo.

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Bacino del Panaro – tratto da: PAI Delta Autorità di Bacino del fiume Po

Piene storiche principali L’evento di maggiore intensità che ha colpito il bacino del Panaro è quello del settembre del 1973. La portata al colmo misurata a Spilamberto è di 1.400 m3/s. Tale evento ha prodotto vasti allagamenti, conseguenti a 5 rotte arginali a nord di Modena e tra la Via Emilia e Bomporto. Nella tabella che segue si riassumono le più recenti ed importanti piene del fiume Panaro. Novembre 2000 Intense e prolungate precipitazioni hanno provocato, in concomitanza con la piena del fiume Po, eccezionali piene nei fiumi Trebbia, Parma, Baganza, Secchia, Panaro e Reno, registrando valori di portata con ricorrenza monosecolare. Dicembre 2005 La piena del fiume Panaro è avvenuta in concomitanza con quelle del Reno e del Secchia; è stata la più modesta delle tre, sia in termini di livelli raggiunti che di durata complessiva: solo il primo colmo ha infatti superato i livelli di guardia e l’onda di piena si è quasi totalmente esaurita in 48 ore, cioè nella giornata del 5 dicembre. Novembre Tra il 28 novembre e il 2 dicembre 2008, il territorio regionale è stato Dicembre interessato da un evento meteorologico che ha determinato numerose 2008 criticità di natura idrogeologica e idraulica. Le condizioni di parziale saturazione dei bacini idrografici dovuta alle piogge del mese precedente, nonché la rapida successione di impulsi precipitativi intensi, accompagnati dal concomitante scioglimento del manto nevoso presente, hanno favorito la formazione di eventi di piena che hanno destato una certa attenzione. I corsi d’acqua interessati sono l’Enza, il Secchia, il Panaro ed in particolare il Reno, dove sono stati superati i livelli di preallarme ed allarme in quasi tutte le sezioni dei tratti vallivi con

73 notevoli volumi di acqua in gioco che hanno determinato un lento esaurimento della piena, che si è prolungata a tutta la giornata del 4 dicembre. Nonostante i livelli idrometrici si siano mantenuti alcuni metri al di sopra del piano di campagna per parecchi giorni, il corpo arginale di Enza, Secchia e Panaro ha dimostrato una buona tenuta, sebbene il reticolo idrografico minore sia stato interessato da allagamenti localizzati, dovuti soprattutto all’incapacità di drenaggio del reticolo principale. Avendo la piena ha raggiunto livelli prossimi al franco arginale, numerosi ponti stradali sono stati chiusi. In particolare nel tratto vallivo del fiume Reno sono stati raggiunti i massimi livelli storici dal 1981 nelle stazioni di Cento, Gallo e Gandazzolo, ed in corrispondenza dell’immissione in Reno del canale Navile in adiacenza al manufatto denominato “chiavica Portoni” si è verificato un cedimento del corpo arginale con rigurgito delle acque di Reno nel canale Navile, e conseguenti allagamenti che hanno interessato il centro abitato di Malalbergo Dicembre 2008 L’evento meteo idro-geologico occorso tra il 5 ed il 6 dicembre segue infatti, a meno di tre giorni di distanza, un precedente evento, che tra il 30 novembre ed il 2 dicembre 2008 aveva fatto registrare sui medesimi bacini, livelli idrometrici prossimi ai massimi storici. Sebbene quindi l’evento in questione non siastato caratterizzato da piogge particolarmente elevate in intensità e cumulate, le condizioni iniziali dei bacini e dei corsi d’acqua hanno determinato piene di moderata intensità che si sono esaurite con molta lentezza nel tratto vallivo, a causa dei notevoli volumi di acqua defluenti. I livelli idrometrici raggiunti sui fiumi Panaro e Reno hanno generalmente superato il valore di guardia, mantenendosi comunque al di sotto dei livelli al colmo raggiunti nella piena precedente. Gennaio 2009 Tra il 18 e 20 gennaio 2009, il territorio regionale è stato interessato da un evento meteorologico che ha determinato numerose criticità di natura idrogeologica e idraulica.L’evento meteorologico che ha generato la piena è occorso dopo due mesi caratterizzati da piogge superiori alla media con accumulo di neve alle quote più elevate, che avevano generato condizioni di quasi totale saturazione dei terreni ed un regime fluviale di morbida nel corso d’acqua. A partire da questa situazione iniziale, le piogge intense e persistenti cadute sulla parte montana del bacino, accompagnate da un parziale scioglimento del manto nevoso, hanno generato piene nei fiumi Reno,Panaro, Secchia, Enza, Parma, Taro e Trebbia. Le piene dei fiumi Panaro e Secchia hanno superato i livelli di preallarme nelle sezioni di pianura del corso d’acqua. La piena si è esaurita nella giornata del 23 gennaio. Dicembre 2009 Tra il 18 ed il 25 dicembre 2009, la Regione è stata interessato da una successione di eventi meteorologici intensi che hanno determinato numerose criticità di natura idrogeologica e idraulica su tutto il territorio, in particolare nel settore centrale. Le precipitazioni sono state a carattere nevoso fino al 21 dicembre, con un accumulo al suolo di circa 20 - 30 centimetri medi di neve in pianura e 50 - 60 cm medi sul crinale appenninico; nei giorni successivi il brusco innalzamento delle temperature ha causato il totale scioglimento del manto nevoso, con saturazione dei terreni ed incremento gli afflussi complessivi. A partire dal 22 di dicembre infine, le piogge sono state abbondanti fino a tutta la giornata del 25 dicembre, con caratteristiche di rovescio sui rilievi appenninici centro-occidentali, dove si sono registrate cumulate superiori a 200 mm in quattro giorni, con punte di oltre 300 mm sulle zone di crinale di Reno, Panaro, Secchia ed Enza. Il bacino del fiume Reno è stato interessato da un fenomeno di piena caratterizzato da più onde successive e notevoli volumi di acqua defluente, che hanno

74 coinvolto soprattutto il corso d’acqua principale ed il torrente Santerno. I livelli hanno superato la guardia in tutte le sezioni idrometriche da monte a valle, mentre i dissesti più rilevanti sono stati segnalati nel tratto montano, con erosioni diffuse e danneggiamento di opere idrauliche. Lo scarso apporto idrico degli affluenti pedecollinari ha contribuito alla laminazione dell’onda di piena nel tratto vallivo del fiume Reno, dove l’apertura del Cavo Napoleonico ha consentito il transito della piena con livelli dovunque superiori alla guardia ma che non hanno raggiunto l’allarme. Le piene dei fiumi Panaro e Secchia hanno superato i massimi livelli storici registrati, con dissesti diffusi nei tratti montani e livelli idrometrici che nei tratti vallivi hanno raggiunto in molti punti il franco arginale. Numerosi allagamenti sono stati segnalati nella zona di Modena, mentre nella notte tra il 25 ed il 26 di dicembre sono state evacuate circa 200 persone a Bomporto. Nonostante le arginature abbiano ben resistito ai livelli idrici che si sono mantenuti al di sopra del piano di campagna per molti giorni consecutivi, al termine dell’evento sono stati segnalati numerosi smottamenti e frane nel corpo arginale, dovuti alla prolungata imbibizione degli stessi.

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Aree a rischio idraulico

Un nodo idraulico critico nel bacino del Panaro è costituito dalla città di Modena:la possibilità particolarmente elevata di esondazioni che interessino parte dell’abitato è da mettere in relazione a problemi di regimazione idraulica del nodo di confluenza del canale Naviglio in Panaro e di efficienza idraulico strutturale delle arginature esistenti. Attualmente la confluenza del Naviglio è regolata da una porta vinciana che, in concomitanza di elevati livelli di piena sul Panaro, impedisce la propagazione del rigurgito nell’affluente; tale struttura di regolazione appare però inefficace in occasione di contemporaneità di condizioni di piena. I Comuni che si trovano nell’ambito di pianura lungo una fascia ristretta attorno all’asta principale, nel tratto di sinistra Panaro fino alla confluenza del Po, sono interessati da elevata pericolosità di esondazione. Le aree in prossimità dell’abitato di Bondeno, si trovano in condizioni di dissesto, per rischio di inondazione da mettere in relazione a un franco insufficiente dell’argine sinistro, riferito alla quota di ritenuta per i massimi livelli di piena, soprattutto in considerazione a particolari fenomeni di rigurgito che potrebbero verificarsi a seguito della concomitanza della piena del Panaro e del Po. A seguito della piena verificatasi nel 2000 (OPCM3090/00 e succ) è stato posto in essere un piano di delocalizzazione delle costruzioni presenti nelle aree golenali del Panaro ed ha visto coinvolto anche il comune di Bondeno. Inoltre altra problematica di natura idraulico-strutturale connessa con i rilevati arginali esistenti è rappresentata dal rischio di sifonamento dell’argine per filtrazione che interessa il piano di fondazione, in corrispondenza delle lenti di sabbia.

3.3.1.4 LINEE DI INTERVENTO

Si ritiene utile riportare di seguito le azioni generali da mettere in atto per ridurre il rischio idraulico nelle aste dei corsi d’acqua principali, secondari, minori e minuti: 1. Mantenere un costante coordinamento dell’azione della Pubblica Amministrazione (Stato, Regione, Enti Locali, Consorzi) al fine di una azione tempestiva ed efficace per il raggiungimento degli obiettivi comuni di sicurezza dei territori e di salvaguardia delle risorse naturali. 2. Eseguire una costante manutenzione ordinaria negli alvei con interventi di sistemazione delle sponde e della vegetazione. Gli interventi sulla vegetazione devono essere eseguiti con diverse metodologie per quanto riguarda i tratti montani, quelli di pianura non arginati e quelli di pianura arginati 3. Salvaguardare le aree ad alta probabilità di inondazione da interventi di antropizzazione al fine di preservarne la funzione di naturale espansione delle piene,

76 contribuendo nello stesso modo a prevenire costi sociali elevati dovuti all'introduzione di elementi a rischio. 4. Destinare a parco fluviale tutte le aree di proprietà pubblica presenti nelle zonizzazioni di alveo e di pertinenze fluviale e attuare una particolare manutenzione ordinaria per la valorizzazione ambientale. 5. Prevedere interventi di manutenzione straordinaria per l’asportazione di materiale alluvionale sedimentato sulle golene, nelle parti a maggiore sofferenza idraulica dei tratti arginati. Tale materiale, infatti, produce un progressivo restringimento delle sezioni di deflusso dove la pendenza di fondo del corso d’acqua è più scarsa con un tendenziale diminuzione del franco arginale 6. Mantenere in piena efficienza i manufatti di attraversamento e le opere idrauliche . 7. Avviare studi idraulici di dettaglio ed i relativi rilievi topografici integrativi di quelli già a disposizione, per definire la progettazione preliminare di interventi per la riduzione del rischio nelle aree indicate nelle tavole allegate come aree ad alta probabilità di inondazione 8. Mantenere in piena efficienza e potenziare (migliorandone la copertura spaziale all’interno del bacino idrografico e delle aste torrentizie e fluviali) la strumentazione di misura delle grandezze idrologiche (telepluviometri) e delle grandezze idrauliche (teleidrometri), di fondamentale importanza per restituire in tempo reale l’evolversi di un evento di piena e soprattutto per fornire una messe di dati e di informazioni necessari per la valutazione del rischio idraulico e la progettazione di interventi di messa in sicurezza.

3.3.2 SISTEMA DELLE ACQUE INTERNE – RETICOLO PRINCIPALE

Il sistema fluviale oggetto di studio comprende la rete idraulica costituita dai principali corsi d’acqua che si sviluppano sui territori della Provincia di Ferrara, dalle aree più occidentali, prossime a Bondeno, fino a raggiungere il Mare Adriatico, nonché il relativo bacino contribuente. Quest’ultimo risulta costituito dai territori provinciali le cui acque di scolo raggiungono, per via naturale o meccanica, la rete idraulica stessa.

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Il sistema idraulico principale del Bacino Burana – Volano, ha origine con il Canale collettore di Burana in prossimità del confine delle Provincie di Mantova, Modena e Ferrara. A Bondeno in corrispondenza della Botte Napoleonica, ove il canale Collettore di Burana sottopassa il Fiume Panaro; un’apposita convenzione fra l’ex Consorzio della Bonifica Burana – Leo – Scotenna – Panaro e la Provincia di Ferrara, limita a 40 m3/s la portata fluente attraverso la Botte Napoleonica, mentre l’eccedente proveniente dalla Bonifica Burana viene riversato nel fiume Po attraverso l’impianto idrovoro Pilastresi.

Botte Napoleonica attraverso la quale il Canale Burana sottopassa il fiume Panaro

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Fiume Panaro Canale Emissario di Burana

Poco a monte di Ferrara, il Canale Emissario di Burana riceve gli afflussi provenienti dal Canale di Cento il quale, oltre a raccogliere parte delle acque a scolo naturale dei bacini del Consorzio della Bonifica di Valli di Vecchio Reno, può ricevere un contributo extra – provinciale proveniente dal Bacino S.Giovanni facente capo all’attuale Consorzio di Bonifica Burana (ex Consorzio di Bonifica Reno – Palata. A seguito di accordi stabiliti fra il Consorzio di Bonifica Reno – Palata e l’ex Consorzio della Bonifica Valli di Vecchio Reno, il limite superiore di quest’ultima immissione è stato fissato a 5.7 m3/s e l’esubero viene riversato nel fiume Panaro.

La parte occidentale del sistema fluviale ferrarese: il Canale di Burana, denominato Po di Volano subito a valle di Ferrara, che riceve i contributi idrici del Canale di Cento e del Boicelli

Nei pressi di Ferrara il Canale di Burana assume la denominazione di Po di Volano e riceve le acque dal Canale Boicelli; quest’ultimo raccoglie, attraverso l’impianto idrovoro Betto, parte delle acque del Canal Bianco la cui funzione è quella di collettore per i contributi idrici provenienti da territori a scolo naturale facenti capo al Consorzio della Bonifica del I Circondario di Ferrara. Un ulteriore apporto in ingresso alla rete, da imputarsi ad aree contribuenti a gravità, è quello fornito dal ramo cieco del Po di Primaro, che raccoglie in sponda sinistra le acque di

79 parte dei territori del Consorzio della Bonifica Valli di Vecchio Reno e le scarica nel Po di Volano. Un importante collegamento tra il Po di Primaro ed il Po di Volano è rappresentato dal Canale S.Nicolo – Medelana; nel quale, un sistema di paratoie localizzate alle estremità di monte e di valle del canale provvede ad isolarlo idraulicamente dai restanti tratti della rete.

La parte orientale del sistema fluviale ferrarese: da Migliarino il Po di Volano aggiunge al suo percorso naturale il Canale Navigabile, subendo quindi una biforcazione. Ulteriori apporti idrici sono dati dal Po di Primaro e dal S.Nicolò - Medelana a

Proseguendo verso il mare, nella parte orientale della Provincia di Ferrara, le modeste pendenze dei terreni e la loro quota di qualche metro inferiore a quella dei recapiti finali rendono problematico il convogliamento e lo smaltimento delle acque per via naturale, determinando la necessità di ricorrere a sollevamenti meccanici. La parte successiva della rete idraulica risulta composta dal Po di Volano fino alla località di Migliarino, ove il corso d’acqua si biforca per raggiungere il Mare Adriatico secondo due percorsi differenti; il primo, naturale, è quello del Po di Volano propriamente detto che sfocia nella Sacca di Goro, mentre il secondo, di origine artificiale, è costituito dal Canale Navigabile che termina a Porto Garibaldi. Lungo lo sviluppo di questi due corsi d’acqua vi sono numerose immissioni provenienti dagli impianti idrovori facenti capo agli ex consorzi di Bonifica del I e II Circondario di Ferrara (ora Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara). La complessità del sistema esaminato risulta accentuata dalla molteplicità di utilizzi a cui la rete idraulica è destinata, infatti accanto alla funzione di raccolta, convogliamento e scolo delle acque provenienti dai comprensori della bonifica ferrarese si unisce quella di idrovia navigabile, in grado di collegare il Fiume Po a Pontelagoscuro, con il Mare Adriatico a Porto Garibaldi. Questa funzione è permessa da opportuni organi idraulici di controllo che regolano i tiranti idrici in rete per permettere il transito dei natanti; i principali risultano le conche di Valpagliaro, di Valle Lepri, di Pontelagoscuro e il sostegno di Tieni.

80 Risulta quindi evidente come il regime delle portate transitanti nei vari rami della rete idraulica sia fortemente influenzato, non soltanto da fattori climatici, ma anche dalle manovre eseguite sulle traverse dislocate lungo lo sviluppo della rete stessa.

Indicazione degli organi idraulici principali che consentono la regolazione dei tiranti idrici nei fiumi

Di seguito si riporta la rappresentazione schematica della rete idraulica e degli afflussi del territorio ferrarese realizzata dal Servizio Tecnico di Bacino del Po di Volano

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82 3.3.2.1 Struttura della rete idraulica Si esaminano di seguito le principali caratteristiche geometriche e funzionali dei canali costituenti la rete idraulica principale.

Canale Collettore di Burana

Tale Canale trae origine in prossimità dell’abito di Confine (fraz. Di Bondeno) dall’intersezione tra il Canale Quarantoli proveniente da ovest che raccoglie/convoglia le acque della bassa pianura modenese ed il canale di Fossa Mozza che convoglia le acque provenienti dall’Oltrepo mantovano. Detto vettore idrico è in grado di veicolare una portata di oltre 90 m3/s la quale, a monte dell’abitato di Bondeno, può essere deviata per una parte pari a 50 m3/s nel Canale delle Pilastresi e da esso scaricata in Po attraverso l’omonimo impianto idrovoro.

Subito a valle di Bondeno, il Collettore di Burana sottopassa, mediante un sistema di botti a sifone, prima il Fiume Panaro, in prossimità della Botte Napoleonica e successivamente il Cavo Napoleonico, assumendo la denominazione di Canale Emissario di Burana.

Botte a sifone che consente al Collettore Burana di sottopassare il Cavo Napoleonico

Quest’ultimo si estende per una lunghezza di circa 17.5 km dalla Botte Napoleonica fino a Ferrara, dove confluisce nel Po di Volano. Immediatamente a valle della Botte Napoleonica, il Canale di Burana riceve le acque provenienti dal Collettore S. Bianca, scolo del bacino omonimo.

83 Dopo 15 km da Bondeno, le acque del Canale Emissario di Burana ricevono quelle raccolte dal Canale di Cento, il cui sottobacino risale verso monte fino a S.Matteo della Decima.

Il percorso del Canale Emissario di Burana

Le caratteristiche geometriche principali del Canale Emissario di Burana sono riassunte di seguito: Lunghezza 17.50 km Pendenza media 0.07 m/km Larghezza media del fondo 15 m

Canale Boicelli Il Canale Emissario di Burana, in prossimità di Ferrara, si collega al Canale Boicelli, quest’ultimo si estende da Pontelagoscuro, in prossimità della Conca omonima, fino a Ferrara ed ha una lunghezza complessiva di circa 5.50 km. Il Canale Boicelli svolge la duplice funzione di vettore di acque irrigue, industriali e di scolo, nonché collegamento navigabile tra il Po di Volano ed il Fiume Po. A circa 2 km dalla Conca, il canale Boicelli riceve le acque dal Canal Bianco sollevate dall’impianto idrovoro Betto.

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Il percorso del Canale Boicelli

Le caratteristiche geometriche principali del Canale Boicelli sono riassunte di seguito: Lunghezza 5.50 km Pendenza media 0.07 m/km Larghezza media del fondo 20 m

Po di Volano (tratto Ferrara – Migliarino) Il Po di Volano è un corso d’acqua canalizzato, semiregolato e ad uso plurimo; accanto alla funzione di ossatura principale dell’idrovia ferrarese, esso unisce infatti quella di raccolta delle acque provenienti dagli impianti idrovori localizzati lungo il suo sviluppo nonché quelle dei territori a scolo naturale. Nel primo tratto del Po di Volano, che si estende da Ferrara fino a Migliarino, i principali impianti risultano quelli di Baura1, Baura2 e di S.Antonino. La lunghezza complessiva del Po di Volano I è di circa 33.5 km, a Migliarino si biforca verso sud – est nel Canale Navigabile, che sfocia nel Mare Adriatico a Porto Garibaldi, e verso nord – est nel tratto terminale del Po di Volano stesso, con sbocco nella sacca di Goro. A valle di Ferrara il Po di Volano I risulta collegato al ramo cieco del Po di Primaro, a circa 23 km da Ferrara è localizzata la Conca di Valpagliaro, che consente di superare un salto idraulico di circa 3 m, ed un sistema di paratoie che permettono la regolazione del livello in Volano.

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Percorso del primo tratto del Po di Volano, con indicazione degli impianti idrovori e dello sbarramento di Valpagliaro, che ne consente la regolazione

Le caratteristiche geometriche del Po di Volano I sono riportate di seguito: Lunghezza 33.5 km Pendenza media 0.05 m/km Larghezza media del fondo 25 m

Po di Primaro Il ramo cieco del Po di Primaro si estende tra Ferrara e la località di Traghetto per uno sviluppo complessivo di circa 28 km; risulta suddivisibile in due tratti: il primo, compreso tra Ferrara e S.Nicolò ha una lunghezza di circa 18 km, mentre il secondo si estende da S.Nicolò fino a Traghetto per quasi 10 km. Vi sono numerosi ingressi idrici rappresentati dai collettori che raccolgono le acque di scolo naturale dei bacini situati nella parte ad ovest della provincia ferrarese. In prossimità della località S.Nicolò il Po di Primaro riceve l’apporto di maggiore entità proveniente dalla fossa Cembalina facente capo al bacino di scolo omonimo avente estensione di circa 11000 ettari.

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Percorso del Po di Primaro con indicazione dei punti di immissione dai bacini di scolo

Le caratteristiche geometriche principali del Po di Primaro sono riportate di seguito: Lunghezza 28 km Pendenza media 0.01 m/km Larghezza media del fondo tratto I: 12 m Larghezza media del fondo tratto II: 10m

Po di Volano (tratto Migliarino – Sacca di Goro) In prossimità della località di Migliarino il Po di Volano si biforca verso nord – est andando a sfociare nella Sacca di Goro; il corso d’acqua risulta sostenuto in prossimità di Tieni, a circa 10 km da Migliarino ed ha una lunghezza complessiva di circa 32 km. Il livello idrico è mantenuto, grazie a questo sostegno, per tutto il tratto a monte dello stesso, la regolazione verso valle è invece in funzione del livello medio del mare. La funzione principale del secondo tratto del Po di Volano risulta quella di ricezione delle acque di scolo meccanico dei territori situati nella parte ad est della provincia ferrarese, “depressi” da un punto di vista idraulico. Tali apporti derivano dai collettori di acque alte e acque basse facenti capo alle idrovore del Consorzio di Bonifica ex I e II Circ. i principali dei quali risultano quelli degli impianti di Codigoro Acque Alte e Acque Basse con portate nominali di 49.8 e 66 m3/s, rispettivamente.

Le caratteristiche geometriche principali del Po di Volano II sono riassunte di seguito: Lunghezza 32 km Pendenza media 0.1 m/km Larghezza media del fondo 20 m

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Canale Navigabile In prossimità della località di Migliarino, il Po di Volano si biforca verso sud – est nel Canale Navigabile, il quale sbocca nel Mare Adriatico a Porto Garibaldi. Il corso d’acqua risulta sostenuto in prossimità di Valle Lepri, a circa 17 km da Migliarino, ove è posizionata la conca di navigazione omonima, che permette il superamento di un salto idraulico di 1.5 m, ed un sistema di paratoie atte a regolare i livelli idrici di monte. Come per il Po di Volano, anche il Canale Navigabile verso valle viene regolato dall’andamento delle maree; la lunghezza complessiva di questa asta è di circa 24 km fino a Porto Garibaldi. La funzione principale del Canale Navigabile risulta quella, unitamente al primo tratto del Po di Volano ed al Canale Boicelli, di consentire il collegamento idroviario tra il fiume Po ed il Mare Adriatico a Porto Garibaldi. Non trascurabile risulta la funzione di raccolta e scarico a mare delle acque di scolo meccanico dei Bacini del Consorzio di Bonifica ex II Circondario. In particolare quelle provenienti dagli impianti idrovori di Lepri Acque Alte e Mezzano Acque Basse con portate nominali di 117 e 24 m3/s, rispettivamente.

Le caratteristiche geometriche del Canale Navigabile sono riportate di seguito: Lunghezza 24 km Pendenza media 0.02 m/km Larghezza media del fondo 30 m

La biforcazione da Migliarino del Po di Volano e del Canale Navigabile, con l'indicazione degli impianti idrovori che consentono la gestione della bonifica

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Canale S.Nicolò – Medelana Tale canale collega il Po di Primaro con il Po di Volano estendendosi per una lunghezza di circa 14.6 km dalla località di S.Nicolò fino a Medelana. Un sistema di paratoie localizzate sia a metà del canale che alle estremità di monte e di valle dello stesso provvede ad isolarlo idraulicamente dai restanti tratti della rete.

Il Canale S.Nicolò – Medelana

Le principali caratteristiche geometriche del Canale S.Nicolò – Medelana sono riportate di seguito: Lunghezza 14.6 km Pendenza media 0.05 m/km Larghezza media del fondo 10m Il Canale San Nicolò-Medelana è stato costruito dal Consorzio Generale di Bonifica e passato in gestione al Consorzio II Circondario dal 2005, dal 1° ottobre 2009 è gestito dal neo costituito Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara. E’ un’opera idraulica imponente, oggi integrata nei Distretti Primaro e Volano del Consorzio ex. II Circondario. Progettato negli anni ’30 come scolmatore ed irrigatore, è in grado di trasferire una portata di 18 mc/s dal Po di Primaro (località S. Nicolò) al Po di Volano (località Medelana). Nel 2003 sono stati completati importanti interventi finalizzati alla ricostruzione dell’alveo. A sud i prelievi dal Po di Primaro sono regolati dalla Chiavica S. Nicolò, mentre gli ingressi d’acqua a nord sono regolati dalla Chiavica Medelana. Circa a metà del canale si incontra l’opera trasversale di regolazione costituita dalla Chiavica Rostra. Il flusso prevalente è quello che va da sud a nord, ossia il prelievo alla Chiavica S. Nicolò, la regolamentazione

89 alla Chiavica Rostra, la distribuzione in sinistra nel Distretto Po di Volano ed in destra nel Distretto Primaro per mezzo di varie chiaviche. Solo nel tratto più a nord, e solo in tempi recenti, si utilizza la Chiavica Medelana per attingere acqua anche dal Po di Volano. All’incirca a metà del Canale San Nicolò Medelana è presente sulla sponda sud l’Impianto irriguo Runco con potenza massima di 30 Kw e portata massima di 0,6 mc/s, che alimenta il Condotto Belriguardo, che procede verso sud nel Distretto Po di Primaro.

3.3.2.2 Principali organi idraulici di controllo A completamento della descrizione della rete idraulica si esaminano adesso le caratteristiche geometriche dei principali organi di controllo dislocati nella rete. Essi sono costituiti dalla conca di Valpagliaro, dalla Traversa di Fiscaglia, dalla conca di Valle Lepri e di Pontelagoscuro e dal Sostegno di Tieni. Si sottolinea l’importanza che tali opere rivestono nella regolazione dei tiranti idrici della rete differenziandone notevolmente il comportamento ai fini della navigazione rispetto al Fiume Po. Quest’ultimo infatti, in quanto corso d’acqua naturale, risulta soggetto nel corso dell’anno a consistenti variazioni di portata con conseguente variabilità dei tiranti in alveo. Queste oscillazioni possono di fatto impedire la navigabilità sia per insufficienza di tirante idrico durante i periodi di magra, sia per insufficienza di tirante d’aria in corrispondenza dei ponti durante i periodi di piena. Una situazione di questo tipo non si presenta invece nell’idrovia ferrarese, salvo casi eccezionali, nella quale un opportuno sistema di traverse garantisce un’oscillazione controllata dei tiranti idrici nella rete in modo da permettere la navigazione interna per tutto l’arco dell’anno.

¾ Sostegno di Valpagliaro Localizzato a circa 23 km da Ferrara e a circa 40 km dal mare sull’asta fluviale del Po di Volano I, è attrezzato con 6 paratoie piane a scorrimento verticale di luce 2.35 m e altezza 2.35 m poste sul fondo, accoppiate in verticale ad altre 6 paratoie di uguali dimensioni. Per consentire la navigazione nel tratto del corso d’acqua a monte, costituito dal Po di Volano e dal Canale Boicelli fino a Pontelagoscuro, le paratoie del sostegno di Valpagliaro vengono regolate in modo tale da garantire, a monte del manufatto, una quota idrica variabile tra 4.50 e 4.70 m s.l.m.. Attualmente il sostegno non è più funzionante a pieno regime, a causa di problemi strutturali accentuatesi a partire dal dicembre 2009, che ha costretto il Servizio Tecnico Bacino Po di Volano e della Costa ad eseguire interventi di urgenza sia a monte, con la realizzazione di uno sbarramento fisso con palancolato in acciaio, sia a valle con la realizzazione di una soglia in pietrame per ridurre gli effetti erosivi di una possibile rottura di tale sostegno. Il livello idrico a valle dello sbarramento risulta a sua volta dipendente dalle condizioni di funzionamento dei sostegni nei successivi tratti della rete: Po di Volano II e Canale

90 Navigabile. Il dislivello che si viene a creare tra la sezione a monte del sostegno di Valpagliaro e la sezione a valle dello stesso, è dell'ordine di 3.10 m. Onde consentire la navigazione dei natanti tale salto idraulico viene superato per mezzo della conca localizzata a lato delle paratoie. Tale opera, dotata di due porte vinciane è stata posta in esercizio nel 1979 ed ha sostituito la vecchia conca, ancora esistente, da tempo inutilizzata, attualmente utilizzata per la regimazione delle portate di piena, tramite paratoie piane provvisionali, in attesa della ristrutturazione del sostegno idraulico seriamente lesionato a partire dal dicembre del 2009. Le dimensioni della conca sono di 102 m di lunghezza per 12.2 m di larghezza. La struttura del sostegno di Valpagliaro risulta in grado di operare secondo diverse configurazioni passando dal funzionamento a soglia stramazzante, a quello di luce di fondo, a quello di efflusso sotto battente. In ognuna delle configurazioni indicate, il funzionamento può essere in condizioni di deflusso libero o rigurgitato a seconda che il tirante idrico di valle si trovi ad una quota rispettivamente inferiore o superiore a quella della sommità della soglia della paratoia.

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Immagini dell'impianto di Valpagliaro

SOSTEGNO DI VALPAGLIARO

Quota idrometrica media di monte 14.6 m s.l.m.

Quota idrometrica media di valle 11.5 m s.l.m.

Salto idraulico medio 3.10 m s.l.m.

Quota del fondo 10 m s.l.m.

Larghezza della paratoia 2.35 m

Altezza della paratoia 2.35 m

Numero delle paratoie 6

In occasione di un dissesto strutturale sono stati realizzati due interventi per il consolidamento del manufatto di sostegno (150.000 € + 153.000 €), oltre al ripristino funzionale dei deflussi attraverso la conca di navigazione dismessa ‘conchino’ (350.000 €). Attualmente è in corso di progettazione il rifacimento del sostegno posto in adiacenza alla conca.

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Traversa di Fiscaglia E’ stata realizzata nel 2010 sul Po di Volano immediatamente a valle della diramazione con il Canale Navigabile. Ha lo scopo di isolare idraulicamente il secondo tratto del Po di Volano, soggetto a possibili allagamenti delle aree golenali, principalmente nel tratto tra Fiscaglia e Tieni, spesso interessate da insediamenti abitativi e artigianali, e privilegiare il deflusso delle portate di piena verso il Canale Navigabile. Il manufatto è costituito da un varco centrale che permette il passaggio di natanti di 5^ categoria, di luce 12,30 m e quota di fondo 8,25 m slm, in cui vi è una porta vinciana che viene chiusa in caso di piena, mentre ai lati sono presenti 4 paratoie piane a scorrimento verticale il cui funzionamento è a luce di fondo, di larghezza pari a 2,00 m e con la soglia di fondo posta a 8,30 m slm; a queste ultime è affidato il controllo dei livelli idrici.

Sostegno di Valle Lepri Localizzato a circa 50 km da Ferrara e a circa 12 km dal mare sull’asta fluviale del Canale Navigabile è attrezzato con 3 paratoie piane a scorrimento verticale di luce 3.95 m e altezza 3.50 m. Tale sbarramento mantiene il livello idrico nella sezione di monte ad una quota variabile tra 1.5 e 1.7 m s.l.m.. A valle del sostegno il livello è regolato direttamente dalle condizioni di marea esistenti in prossimità dello sbocco dell’asta fluviale costituita dal Canale Navigabile, quindi dal livello marino a Porto Garibaldi. Il salto idraulico che si viene a creare tra le sezioni di monte e di valle del sostegno è dell’ordine di 1.50 m e viene superato dai natanti mediante la conca a porte vinciane di Valle Lepri localizzata lateralmente al sostegno stesso. Le dimensioni della conca sono di 105 m di lunghezza per 12 m di larghezza. Il funzionamento del sostegno di Valle Lepri risulta più semplice rispetto a quello di Valpagliaro e la funzione assunta dalle paratoie ai fini dello smaltimento della portata è quella di luce di fondo, in condizioni di deflusso libero o rigurgitato. Si menziona infine la situazione per la quale, in condizioni particolari, le paratoie vengono completamente sollevate. In tale configurazione il deflusso non risente degli effetti indotti dalle paratoie ma risente di quello indotto dal restringimento locale dell’alveo.

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Immagini del sostegno di Valle Lepri

SOSTEGNO DI VALLE LEPRI

Quota idrometrica media di monte 11.5 m s.l.m.

Quota idrometrica media di valle 10 m s.l.m.

Salto idraulico medio 1.5 m s.l.m.

Quota del fondo 8.20 m s.l.m.

Larghezza della paratoia 3.95 m

Altezza della paratoia 3.50 m

Numero delle paratoie 3

¾ Sostegno di Tieni Localizzato a circa 44 km da Ferrara e a circa 22 km dal mare sull’asta fluviale del Po di Volano II è attrezzato con 6 paratoie piane a scorrimento verticale di luce 2.35 m e altezza 2.35 m poste sul fondo, accoppiate in verticale ad altre 6 paratoie di uguale dimensione in modo del tutto analogo a quelle di sostegno di Valpagliaro. Il sostegno di Tieni mantiene un livello idrico nella sezione di monte variabile tra 1.5 e 1.7 m s.l.m., a valle dello stesso il livello risulta regolato direttamente dalle condizioni di marea esistenti nella Sacca di Goro ove sbocca il Po di Volano. Il salto idrico che si viene a creare non costituisce problemi vista la natura dell’asta in esame non direttamente legata alla navigazione interna dei natanti se non quelli da diporto. Vista l’analogia esistente tra le caratteristiche geometriche e funzionali del sostegno di Tieni in relazione a quello di Valpagliaro, si rimanda alla sezione dedicata alla trattazione di quest’ultima struttura per una descrizione delle possibili configurazioni assunte dalle paratoie.

94 SOSTEGNO DI TIENI

Quota idrometrica media di monte 11.5 m s.l.m.

Quota idrometrica media di valle 10 m s.l.m.

Salto idraulico medio 1.5 m s.l.m.

Quota del fondo 8 m s.l.m.

Larghezza della paratoia 2.35 m

Altezza della paratoia 2.35 m

Numero delle paratoie 6

¾ Conca di Pontelagoscuro La conca è un’opera idroviaria posta sulla sponda destra del Po, immediatamente a nord della città di Ferrara. Collega il fiume Po all’idrovia ferrarese e consente lo sbocco a mare a sud del sistema idroviario in località Porto Garibaldi. La nuova conca è stata costruita in sostituzione di quella realizzata negli anni 20 del secolo scorso ed è adeguata per il transito di natanti della V classe e consente un pescaggio all’interno della vasca di 3.50 m anche nei periodi di massima magra del Po. Tale opera, i cui lavori sono stati eseguiti dal Giugno 2000 al Settembre 2003, è dotata da porte a scorrimento verticale (tipo ghigliottina), che consentono un’alimentazione di testata dalle aperture stesse.

Immagini della conca di Pontelagoscuro

Di seguito si riportano alcuni dati tecnici:

Lunghezza utile 110 m

Larghezza utile 12.5 m

Quota soglia di fondo lato Po -2.5 m s.l.m.

Quota soglia di fondo lato Boicelli 0.5 m s.l.m.

Quota coronamento muri interni 9.5 m s.l.m.

Dislivello massimo superabile verso lato Po 4 m

95 Dislivello massimo superabile verso lato Boicelli 3.6 m

Quota massima di navigazione 8.5 m s.l.m.

Quota massima di piena 15.5 m s.l.m.

Conca di Valpagliaro

larghezza 12,20 m

lunghezza 102,00 m

salto 3,10 m

tipo porte vinciane

tirante d'acqua 3,50 m

tirante d'aria libero

conca di Valpagliaro

Conca di Valle Lepri

larghezza 12,00 m

lunghezza 105,00 m

salto 1,50 m

tipo porte vinciane

tirante d'acqua 3,50 m

tirante d'aria libero

conca di Valle Lepri

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3.3.3 IL SISTEMA DELLE ACQUE INTERNE – RETICOLO MINORE

3.3.3.1 LA BONIFICA FERRARESE- Inquadramento storico

Tutto il territorio ferrarese è terra di bonifica, quindi il sistema delle canalizzazioni e delle acque regimate ha sempre avuto ed ha una importanza vitale sia come difesa del terreno emerso che come fonte di approvvigionamento delle acque dolci necessarie allo sfruttamento agricolo dei suoli. Si è soliti attribuire ai benedettini di Pomposa il riavvio delle azioni di bonifica, probabilmente già intraprese in epoca romana, ma fu soprattutto con i Duchi d’Este che venne dato un forte impulso alle opere di riassetto territoriale, con la bonifica di importanti settori a nord-ovest e a sud-est della città. Di epoca poco più tarda sono le opere di realizzazione del Canal Bianco e di assetto quasi definitivo di tutte le terre ad ovest e nord della città, da Bondeno sino al Barco. Dalla seconda metà del XVI e sino alla fine del XIX secolo, venne portata a termine la bonifica di tutto il settore nord-est della provincia, attraverso il sistema del Po di Volano e le chiaviche dell’Abate e di Volano, oltre al definitivo scolo di alcune aree ad ovest, come il bacino del Burana. Infine la legge di riforma fondiaria del secondo dopoguerra ha portato alle ultime e consistenti opere di prosciugamento del Mezzano, di Valle Falce, di Val Giralda e della Vallazza di Goro per complessivi 30.000 ettari circa. Il lungo percorso della bonifica -unitamente alle grandi opere idrauliche sui fiumi, che hanno portato alla trasformazione dei vecchi rami di Volano e di Primaro in canali regimati - ha creato sul territorio una fittissima rete di canalizzazioni ed un elevato numero di opere idrauliche che necessitano di consistenti e permanenti manutenzioni, ma anche di costante adeguamento alle variazioni di quota di un territorio che sta ancora cercando un suo equilibrio altimetrico.

3.3.3.2 Il sistema dei bacini di scolo

Nella figura seguente viene riportato lo schema delle relazioni idrauliche tra i bacini di scolo del territorio ferrarese. I Consorzi di Bonifica che insistono attualmente sul bacino, in territorio ferrarese sono: - il Consorzio di Bonifica di Burana; - il Consorzio di Bonifica Renana; - Consorzio di bonifica Pianura di Ferrara; Inoltre, fanno parzialmente parte del bacino idrografico, pur non insistendo sul territorio ferrarese, altri due consorzi di bonifica quali: - il Consorzio di Bonifica Terre dei Gonzaga in destra Po (ex Bonifica di Revere oggi fusa con l’Agro Mantovano Reggiano)

97 Di seguito si riportano la carta dei territori di competenza dei consorzi di bonifica e dei bacini di scolo del territorio ferrarese, con l’indicazione delle aree di competenza dei singoli Consorzi.

98 99

Consorzio di Bonifica di Burana

Ricade in tale consorzio la parte del Bondenese situata a ovest del Panaro. Le acque di scolo sono raccolte prevalentemente dal Canale Collettore di Burana, sottopassano il Panaro alla Botte Napoleonica e, dopo aver sottopassato in botte anche il Cavo Napoleonico, vengono convogliate dal Canale Emissario di Burana e conferite al Po di Volano presso Ferrara. Quando la portata affluente al Canale Emissario di Burana oltrepassa i 40 m3/s, i superi devono essere scaricati in Po tramite l’impianto idrovoro Pilastresi.

Consorzio di Bonifica Renana

Il comprensorio del Consorzio della Bonifica Renana comprende una superficie di quasi 342000 Ha, suddivisi nel comprensorio di Pianura (circa 144000 Ha) e di Montagna (circa 198000 Ha). In particolare il comprensorio di Pianura interessa 4 Province: Bologna (97.30 %), Ferrara (2.59 %), Ravenna (0.02 %) e Modena (0.08 %). Pur essendo molto ridotto i territorio ferrarese di cometenza del Consorzio della bonifica Renana, si ritiene importante descrivere l’intero sistema idraulico di pianura in quanto i principali nodi idraulici di recapito finale della acque ricade in territoio ferrarese.

Il Sistema idraulico di Pianura I territori ricadenti all’interno del comprensorio di Pianura appartengono al bacino idrografico del Fiume Reno, infatti l’area è attraversata da diversi fiumi regionali affluenti del

100 Reno: procedendo da ovest verso Est, Torrente Samoggia, Canale Navile, torrente Savena Abbandonato, Torrente Idice, Torrente Sillaro e ovviamente il fiume Reno.

Figura 1

Il sistema scolante del comprensorio è suddivisibile in due zone – destra e sinistra Reno – ben distinte in quanto nate da due progetti di bonifica diversi, unite a seguito della fusione tra consorzi (L.R. 5/2009): in entrambe le zone sono presenti collettori principali per il collettamento delle acque dai bacini minori e il loro vettoriamento verso il corso d’acqua ricevente esterno al reticolo di bonifica.

o SINISTRA RENO I terreni appartengono tutti al bacino idrografico del Torrente Samoggia e sono distinti in terreni bassi e alti. Questa distinzione è determinata dalla modalità di immissione dei collettori principali del reticolo consortile nei corsi d’acqua riceventi esterni, infatti i primi si immettono mediante sollevamento meccanico e i secondi direttamente a gravità.

o DESTRA RENO

Questa zona è suddivisa a sua volta in due settori idraulicamente indipendenti:

1. Sinistra Idice, compreso tra Reno e Torrente Idice (giallo in Fig 3)

2. Destra Idice, compreso tra Torrente Idice e Sillaro (giallo ocra in Fig 3)

101 Essi sono drenati, ciascuno, da collettori sia di “acque basse”, sia di “acque alte” che rispettivamente si immettono nel Fiume Reno e nel Torrente Sillaro e Idice in corrispondenza dei nodi idraulici di Saiarino e di Vallesanta, nodi idraulici ricadenti all’interno del territorio provinciale di Ferrara. In particolare nel settore in sinistra Idice (1) abbiamo il Canale della Botte (acque alte) e il Canale della Lorgana (acque basse), mentre per il settore in destra Idice (2) abbiamo il Canale Garda (acque alte) e Collettore Menata (acque basse).

Sempre nella Fig 3 in giallo chiaro sono indicati quei bacini minori drenati da canali che si immettono in fiumi regionali senza interessare i collettori maggiori di cui sopra e che di conseguenza non confluiscono al Nodo di Argenta.

Figura 2

102

Figura 3

I terreni altimetricamente sfavorevoli sono preservati da impianti di sollevamento, 25 idrovore gestite dal Consorzio, di cui 7 ricadenti in Provincia di Ferrara:

Figura 4

Da non tralasciare anche la presenza di 24 casse di espansione (circa 42 080 000 mc), di cui 13 di sistema, cioè funzionali al sistema di bonifica, e le restanti progettate in funzione dei cambiamenti territoriali legati alle urbanizzazioni (Fig. 5).

103 Le casse di sistema che ricadono nella Provincia di Ferrara sono 8, per una capacità complessiva di circa 31 233 000 mc.

Figura 5

Il Consorzio nella Provincia di Ferrara: nodo idraulico di Argenta Pur essendo relativamente limitato, la porzione di comprensorio che ricade all’interno del territorio provinciale di Ferrara è punto cruciale di tutto il sistema idraulico di bonifica, oltre ad essere nodo ecologico di rilevanza comunitaria costituente la 6^ stazione all’interno del Parco del Delta del Po. E’ suddiviso in due zone idraulicamente indipendenti: il nodo idraulico di Saiarino a cui afferisce il settore compreso tra fiume Reno e Torrente Idice (Sinistra Idice) e il nodo idraulico di Vallesanta a cui afferisce il settore compreso tra il Torrente Idice e il Torrente Sillaro (Destra Idice).

Di seguito si riportano le idrovore ricadenti nel territorio provinciale:

ΔH NOME ΔH min Qmax PRELIEVO IMMISSIONE ANNO POMPE max Ha serviti IMPIANTO (m) (mc/s) (m)

Saiarino Canale Lorgana Emiss. Lorgana 1925 6 1.5 5.2 57 20195 Collettore Vallesanta Sussidiario 1925 4 1.5 5.2 31 11679 Menata Emiss. Campotto Fiume Reno 2001 4 0.4 5.6 20 61287(**) Lorgana+Botte

104 Due Luci Garda Idice 1987 2 2 4 13 24919 (**) Sc. Saiarino e Bassarone Emiss. Lorgana 1979 2 3 7 6.7 1748 Cassa Colmata Cassa Ausiliario Sc. Munizioni 1935 1 1 5 0.55 100(**) Vallesanta Maglio Sc. Maglio Canale Botte 1935 2 2 2 0.35 33 TOTALE 21 128.6 (**) Potenziale sup. servita durante evento di piena

a servizio del settore in sinistra Idice – nodo idraulico di Saiarino o Saiarino o Bassarone o Campotto o Maglio

a servizio del settore in destra Idice – nodo idraulico di Vallesanta o Vallesanta o Due Luci o Ausiliario

Casse di espansione: 8 (31 233 000 mc)

INVASO CASSE DI ESPANSIONE IMMISSARIO EMISSARIO (capienza in mc)

Cassa Campotto Emissario Lorgana Emissario Lorgana 12,750,000

Cassa Vallesanta Canale Sussidiario Canale Sussidiario 8,250,000

Cassa Traversante Canale Bonlea Canale Bonlea/Sc. Cardinala 3,042,000

Cassa Bassarone Emissario Lorgana Emissario Lorgana 2,750,000

Cassa Prato Vallesanta Cassa Vallesanta Canale Sussidiario 2,030,000

Cassa Punta Signana Canale Garda Canale Garda 1,025,000

Cassa Prato Levante Sc. Cardinala Sc. Cardinala 910,000

Cassa Lugo Canale Bonlea Canale Bonlea 476,000 TOTALE 31 233 000

a servizio del settore in sinistra Idice – nodo idraulico di Saiarino o Cassa Bassarone o Cassa Campotto o Cassa Traversante o Cassa Lugo o Cassa Prato Levante

a servizio del settore in destra Idice – nodo idraulico di Vallesanta o Cassa Vallesanta o Cassa Prato Vallesanta o Cassa Punta Signana

Manufatti idraulici gestiti dal Consorzio: 45

Aree umide: 850 Ha

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Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara

In data 1° ottobre 2009, per effetto della L.R. 24 aprile 2009 n. 5 in materia di riordino dei consorzi di bonifica dell’Emilia-Romagna, è stato istituito il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara mediante l’unificazione dei preesistenti tre Consorzi di Bonifica della

106 Provincia di Ferrara:Consorzio di Bonifica del I Circondario Polesine di Ferrara, Consorzio di Bonifica del II Circondario Polesine di S. Giorgio, Consorzio di Bonifica Valli di Vecchio Reno. Alcuni dati significativi vengono riportati nella tabella presentata di seguito:

Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara DESCRIZIONE Unità di misura Valore Superficie del comprensorio Ha 256.733 Estensione canali Km 4.153 Impianti idrovori di scolo n. 80 Impianti idrovori di irrigazione n. 90 Potenza installata complessiva Kw 43.860 Portata totale impianti Mc/s 791 Acqua sollevata annualmente Milioni di mc 1.510

Nel Bacino Burana-Volano-Canal Bianco i principali canali interni sono, da monte a valle: - il Canale Collettore di Burana, che raccoglie le acque del Consorzio omonimo e le recapita, mediante il Canale Emissario di Burana, al Po di Volano - il Canale di Cento, che raccoglie le acque del settore sud-occidentale dell’ex Consorzio Valli di Vecchio Reno (oltre a quelle del territorio di Castelfranco Emilia) e le immette nel Po di Volano - il Canal Bianco, quasi interamente pensile, che raccoglie acque dall’ex I Circondario e sfocia nella Sacca di Goro - il Canale Boicelli, che rappresenta una bretella di raccordo idroviario tra il Po di Volano e il Po Grande - il Po di Volano, pensile, che, oltre alle acque provenienti dall’Emissario di Burana, dal Canale di Cento e dal Canale Boicelli, raccoglie la maggior parte delle acque di scolo del Consorzio dell’ex I Circondario e parte di quelle dell’ex II Circondario e sfocia nella Sacca di Goro; durante il suo corso è interessato da due chiuse con funzione di sostegni allo scopo di regolarne i livelli idraulici, la Chiusa di Valpagliaro e la Chiusa di Tieni (entrambe dotate di conche di navigazione): la Chiusa di Tieni, ha funzione di regimazione degli scoli e in casi di piena nella parte terminale del Po di Volano viene del tutto chiusa - il Po di Primaro, pensile, che raccoglie acque dall’ex Consorzio Valli di Vecchio Reno (oggi parte del Pianura di Ferrara) e le recapita al Po di Volano, e che pertanto in condizioni di scolo scorre da sud a nord - il Canale Navigabile, pensile, che si diparte dal Po di Volano presso Migliarino, raccoglie la maggior parte delle acque di scolo dell’ex Consorzio II Circondario (oggi parte del Pianura di Ferrara) e sfocia in mare a Porto Garibaldi; è sbarrato dalla Chiusa di Valle Lepri, con funzione di sostegno (dotata di conca di navigazione),

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Di grande importanza sono inoltre i canali Circondariali del Mezzano, che raccolgono acque dell’ex Consorzio II Circondario e dell’ex Consorzio Valli di Vecchio Reno e le avviano al mare attraverso il Canale Navigabile e il Canale Logonovo. Gioca pure un ruolo notevole, nel sistema di scolo, il Canale S. Nicolò-Medelana, che rappresenta una bretella di raccordo tra il Po di Primaro e il Po di Volano.

Il sistema di scolo del territorio ferrarese è particolarmente complesso e per comprenderne il suo funzionamento si riporta la descrizione tratta dal “Piano complessivo per la sicurezza idraulica e la valorizzazione delle risorse idriche nel bacino Burana – Volano – All.4 Quadro Conoscitivo del Bacino Burana-Volano”. I bacini do scolo sono organizzati secondo una gerarchia che li suddivide secondo tre ordini di afferenza, cioè: bacino principale (ordine 1), sottobacino di primo livello (ordine 2), sottobacino di secondo livello (ordine 3). Le acque di tutti i bacini di scolo vengono infine convogliate in una serie di vettori idraulici esterni alla bonifica che possono essere considerati gli elementi di “ordine zero” del sistema. Questi elementi sono ad esempio: il Canale Boicelli, il Po di Volano, il Po di Primaro, il Po di Goro, il Po, il Canale Navigabile Migliarino-Porto Garibaldi, le valli Bertuzzi e di Comacchio e naturalmente il mare Adriatico, cui a loro volta tutti gli elementi di ordine zero fanno capo. I bacini principali, scaricano le loro acque direttamente all’esterno della bonifica e vengono definiti come aree le cui acque confluiscono ad un’unica sezione che è collegata tramite sollevamento meccanico o gravità all’esterno della bonifica. Ciascun bacino principale deve essere autonomo dal punto di vista idraulico, il che significa che le acque di due diversi bacini principali non devono mescolarsi (durante lo scolo) se non dopo il loro arrivo nei collettori esterni alla bonifica. In un bacino principale possono essere individuate aree che in condizioni ordinarie scolano all’interno del bacino stesso, per gravità o previo sollevamento da parte di un impianto idrovoro. E’ necessario individuare innanzitutto i collettori principali all’interno del bacino principale, a questo punto, quando è possibile, bisogna individuare l’area di pertinenza dei singoli collettori principali del bacino; queste aree costituiscono i sottobacini di primo livello. A volte la rete è piuttosto complessa e non è possibile individuare in modo chiaro le varie aree dei sottobacini. Può essere conveniente, in questo caso, trattare il bacino come un unico bacino principale.

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Sottobacino di primo livello

Un sottobacino di secondo livello è costituito da una porzione di territorio che scarica le proprie acque all’interno di un sottobacino di primo livello, per gravità o previo sollevamento. Di seguito si riporta lo schema delle relazioni idrauliche dei bacini di scolo tratto dal “Piano complessivo per la sicurezza idraulica e la valorizzazione delle risorse idriche nel bacino Burana – Volano” per i territori posti ad est della Botte Napoleonica.

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Di seguito si riportano i bacini e sottobacini individuati nel territorio ferrarese, procedendo, quando possibile, da nord a sud e da monte a valle, suddividendoli anche in funzione dell’appartenenza al relativo consorzio di bonifica; le portate indicate per gli impianti idrovori sono portate massime. I recapiti esterni alla bonifica, considerati come elementi di ordine zero, sono i seguenti: - il fiume Po Grande - il fiume Po di Goro, primo ramo deltizio in destra del Po - il fiume Panaro - il Canale Collettore di Burana e il suo prolungamento oltre il Panaro, chiamato Canale Emissario di Burana - il Canale Pilastresi, tra Bondeno e Stellata, che, come si dirà in seguito, in fase di scolo può recapitare parte delle acque del Canale Collettore di Burana al Po, tramite l’Impianto idrovoro Pilastresi - il Canale Boicelli, che in condizioni ordinarie scola da nord a sud ed è tributario del Po di Volano - il Po di Volano, che per la funzione scolante può esser considerato suddiviso in tre tronchi: quello tra Ferrara e Migliarino (località Fiscaglia), con flusso da ovest a est; quello tra Migliarino e la Chiusa di Tieni, che attualmente, in condizioni di scolo ordinarie scorre prevalentemente da est a ovest; quello a valle della Chiusa di Tieni, che scorre da ovest a est e sbocca nella Sacca di Goro - il Canale Navigabile, che scorre da ovest a est, tra Migliarino e il mare, convogliando soprattutto le acque dei primi due tronchi del Po di Volano

110 - il Canale Fosse-Foce, che avvia al mare le acque di aree poste a sud-ovest delle Valli di Comacchio - il Canale Logonovo che recapita in mare le acque del precedente Canale Fosse Foce ed agevola, in casi di piena, il deflusso delle acque del Canale Navigabile - il Canale Gobbino, che mette in comunicazione diretta le Valli di Comacchio e le Vene di Bellocchio col mare - la Sacca di Goro - il mare Adriatico, al quale infine fanno capo tutti gli elementi di ordine zero precedentemente elencati.

Bacini di scolo del Consorzio di Bonifica Burana

Le acque di scolo provenienti dalla parte posta ad ovest del fiume Panaro, sono raccolte prevalentemente dal Canale Collettore Burana, sottopassano il Panaro alla Botte Napoleonica e, dopo aver sottopassato in botte anche il Cavo Napoleonico, vengono convogliate dal Canale Emissario di Burana e conferite al Po di Volano presso Ferrara. Quando la portata affluente alla Botte Napoleonica supera i 40 m3/s, le eccedenze possono essere scaricate in Po tramite il Canale Pilastresi e l’Impianto Idrovoro Pilastresi (portata fino a 50 m3/s circa), che viene appositamente attivato con funzione di impianto di scolo (normalmente ha la funzione inversa, di prelevare acque dal Po per l’irrigazione). Considerati il Canale Collettore di Burana e il Canale Pilastresi come elementi di ordine zero, la porzione ferrarese di questo territorio consortile può essere riguardata come l’insieme dei bacini e sottobacini qui di seguito elencati. A nord del Canale Collettore di Burana, da ovest a est, si possono distinguere: - il Bacino principale Allacciante di Felònica, comprendente i territori serviti dal canale Allacciante di Felònica e dagli affluenti Diversivo destro del Bondiolo, Cavo Bondiolo, Diversivo sinistro del Bondiolo, Scolo Campo destro, Scolo Campo sinistro e Cavo Fusegno; l’Allacciante di Felònica fa capo all’Impianto Idrovoro Cipollette (portata 11 m3/s), che versa nel Canale Pilastresi; - il Bacino principale Cavo Fossa Lata, comprendente i territori relativamente più alti serviti dal Cavo Fossa Lata, che si immette a gravità nel Canale Pilastresi - il bacino principale Cavo Rondone Primo, comprendente i territori alti situati a est del Canale Pilastresi che scolano a gravità nel Collettore di Burana, con i seguenti sottobacini: -- sottobacino. di I liv. Cavo Rondone Secondo -- Sottobacino di I liv. Diversivo Rondone entrambi si immettono nel Cavo Rondone Primo. Sempre a est del Canale delle Pilastresi si individuano: - il bacino principale Canale delle Pilastresi, che scola nell’omonimo canale;

111 - il bacino principale Cavo Terre Vecchie Secondo, che interessa aree comprese tra Zerbinate e Stellata servite dallo Scolo Terre Vecchie e le aree servite direttamente dal Cavo Terre Vecchie, che infine si immette a gravità sempre nel Canale Pilastresi.

A sud del Canale Burana, da ovest a est, si possono distinguere: - il bacino principale Cavo Rusco Primo, comprendente i territori dei -- sottobacino di I liv. Fossa Reggiane e -- sottobacino di I liv. Canale Bagnoli che convogliano le acque nel Cavo Rusco Primo e successivamente nel Canale Collettore di Burana; - il Bacino principale Dogaro Uguzzone, che si immette nel Canale Collettore di Burana e che riceve le acque dei seguenti sottobacini: -- sottobacino di I liv. Cavo Gavello, -- sottobacino di I liv. Rusco Secondo, -- sottobacino di I liv. Fosso Puglia, -- sottobacino di I liv. Fosso Cinoso; - il Bacino principale Cavo Cagnette, comprendente due fasce scolanti rispettivamente nel Cavo Cagnette e nel suo affluente Cavo Piretta; il Cavo Cagnette si immette nel Canale Burana a gravità, 4 km a ovest del centro abitato di Burana; -- sottobacino di I liv. Cavo Riminalda, -- sottobacino di I liv. Cavo Caprara, -- sottobacino di I liv. Cavo Cavalletta, -- sottobacino di I liv. Cavo Gavello, -- sottobacino di I liv. Cavo Campanella; il Cavo Cagnette scarica le sue acque nel Canale Collettore di Burana dopo che queste sono state convogliate nel Cavo Cavalletta, il quale riceve tutti i suoi affluenti a gravità, ad esclusione di quello servito dall’Impianto Idrovoro Moretta (portata 2 mc/s). Il Cavo Cavalletta si immette nel Canale Collettare di Burana circa 8 km a est di Burana, di fronte alla confluenza del Canale Pilastresi. - il Bacino principale Cavo Poretto, comprendente i territori serviti dal Cavo Poretto e che include: -- il sottobacino di I liv. Emissario dei Serragli -- il sottobacino di I liv. Emissario dei Serragli Gualenga che raccolgono le acque delle aree a sud di Bondeno.

Bacini di scolo dell’ex Consorzio di Bonifica del I Circondario Polesine di Ferrara

Ricade in tale area del Consorzio Pianura di Ferrara tutta la parte del territorio provinciale situata a nord del Po di Volano e a est del Panaro. Le acque di scolo affluiscono all’Impianto

112 Idrovoro Bonello, al Canal Bianco all’Impianto Idrovoro Romanina, all’Impianto Idrovoro Giralda, al Po di Volano.

Il Bacino del Bonello (bacino principale) interessa soprattutto il territorio comunale di Goro; le acque vengono recapitate nella Sacca di Goro dall’Impianto Idrovoro Bonello (portata 5,1 m3/s), situata 2 km a est del porto di Goro.

Termina pure nella Sacca di Goro, 500 m a ovest del porto di Goro, il Canal Bianco; l’area servita da questo importante canale costituisce il - Bacino principale Romanina, che si estende sulla parte più settentrionale del Consorzio e scarica nella Sacca di Goro tramite l’Impianto Idrovoro Romanina (portata 16 m3/s); tale bacino comprende -- il sottobacino di I livello Betto, posto a ovest del Canale Boicelli; esso insiste sempre sul Canal Bianco, che ha origine subito a est del Panaro. Normalmente le acque sottopassano il Canale Boicelli alla Botte del Betto; in casi di piena parte di esse possono essere riversate nel Canale Boicelli, immissario del Po di Volano, dall’Impianto Idrovoro Betto (portata 7,5 m3/s). Tale sottobacino a sua volta comprende ---- il sottobacino di II liv. Valletta, servito dall’Impianto Idrovoro Valletta, di presollevamento (portata 0,4 m3/s) Il Bacino Romanina include inoltre il -- il sottobacino di I liv. Barco , situato a nord di Ferrara, servito dall’Impianto Idrovoro Barco (portata 0,5 m3/s) -- il sottobacino di I liv. Nicolino, posto in fregio al Po Grande, a ovest del Canale Boicelli; le sue acque sottopassano in botte il Canale Boicelli a Pontelagoscuro e vengono quindi convogliate al Canal Bianco dalla Fossa Lavezzola -- il sottobacino di I liv. Baùra, che raccoglie le acque che pervengono a Baùra e alla Bretella di raccordo Baùra-Naviglio-Fossetta Valdàlbero, che i suddetti canali conferiscono a gravità al Canal Bianco; in caso di piena, entra in funzione l’Impianto Idrovoro Baura (portata 19 m3/s) che scarica le acque direttamente nel Po di Volano. Tale sistema comprende i seguenti sottobacini: ---- sottobacino di II liv. Cittadino, posto a ovest del Canale Boicelli; le sue acque sottopassano in botte detto canale e vengono quindi portate dal Canale Gramicia al Canale Naviglio; parte di esse possono però essere riversate direttamente nel Canale Boicelli mediante l’Impianto Idrovoro Cittadino, di recente costruzione (portata 6 m3/s) ---- sottobacino di II liv. Bolzanella, che tramite l’Impianto Idrovoro Bolzanella (portata 0,1 m3/s) scarica nel Canale Naviglio le acque di un piccolo territorio posto tra lo stesso Canale Naviglio e l’ultimo tratto del Canale Gramicia ---- sottobacino di II liv. Sàndola, che tramite l’Impianto Idrovoro Sàndola (portata 0,5 m3/s) scarica nel Canale Naviglio le acque raccolte dallo Scolo Scorsuro, che serve il

113 territorio posto tra il Po di Volano e il Diversivo del Volano, sottopassato in botte da detto canale di scolo. Pervengono pure al Canal Bianco le acque del -- sottobacino di I liv. Vigheldo, posto a nord-est di Ferrara e servito dall’Impianto Idrovoro Vigheldo (portata 1 m3/s). Più a est, fanno infine capo al Canal Bianco e rientrano quindi sempre nel Bacino principale Romanina i seguenti sottobacini: -- sottobacino di I liv. Campagne Ovest, situato subito a est di Mesola, servito dall’Impianto Idrovoro Vidara Sud (portata 3,6 m3/s), che versa nel Canal Bianco; in caso di piena entra in funzione l’Impianto Idrovoro Vidara Nord (portata 12 m3/s), che scarica direttamente nel Po di Goro; inoltre il bacino è dotato di un ulteriore impianto idrovoro, ormai in disuso (Impianto Idrovoro Scanno – portata 1,8 m3/s ) che scaricava pure nel Canal Bianco. -- sottobacino di I liv. Campagne Est, a est del precedente, servito dall’Impianto Idrovoro Pescarina (portata 3,4 m3/s) Poco a ovest di Copparo, nella rete del Canal Bianco, è inoltre presente l’Impianto Idrovoro Ceccata (portata 10 m3/s) che ha la funzione di velocizzare il flusso delle acque.

Vengono pure immesse nella Sacca di Goro, a nord della foce del Po di Volano, le acque del - Bacino principale Giralda, che comprende le aree delle valli bonificate Vallona, Giralda, Gàffaro, Falce, e gran parte del Boscone (Bosco della Mesola) e scarica nel Taglio della Falce, all’Impianto Idrovoro Giralda (portata 12 m3/s); esso comprende i seguenti sottobacini -- sottobacino di I liv. Vallona, che comprende i terreni della ex valle Vallona, a sud- ovest di Mesola, servito dall’Impianto Idrovoro Vallona (portata 3 m3/s) -- sottobacino di I liv. Brasàvola, fra il centro abitato di Bosco Mesola e il Boscone, servito dall’Impianto Idrovoro Brasàvola (portata 2,1 m3/s).

Pervengono invece al terzo tratto del Po di Volano (tratto a valle della Chiusa di Tieni) e vengono recapitate sempre nella Sacca di Goro, dalla nuova foce dello stesso Po di Volano, le acque immesse a Codigoro dai bacini principali Collettore Acque Alte e Leone- Collettore Acque Basse, nonché, più a valle, dai bacini principali Campello, Salgea e Pomposa. - Il Bacino principale Collettore Acque Alte, è chiuso dall’Impianto Idrovoro Codigoro Acque Alte (portata 49,8 m3/s), e comprende i territori che, prima della bonifica moderna, pervenivano alle paludi dell’ex Grande Bonificazione Estense, acque successivamente intercettate dal Canale Collettore Acque Alte. Comprende i seguenti

114 sottobacini scolanti a gravità nel Collettore Acque Alte (i nomi richiamano i relativi canali collettori): -- sottobacino di I liv. Andio Ovest, a est di Ro -- sottobacino di I liv. Aventa Curiona, a est di Coccanile -- sottobacino di I liv. Fossa Bovi, fra Coccanile e Zenzalino -- sottobacino di I liv. Canal Vecchio, a est di Copparo -- sottobacino di I liv. Brusabò, tra Copparo e Formignana -- sottobacino di I liv. Pioppo, che si estende in sinistra del Po di Volano fra Tamara, Formignana e Tresigallo -- sottobacino di I liv. Vergavara, a est di Tresigallo -- sottobacino di I liv. Secco, a sud-est di Tresigallo -- sottobacino di I liv. Bulgarello, che si estende in sinistra del Po di Volano fra Tresigallo e Massafiscaglia e che riceve le acque del ---- sottobacino di II liv. Bulgarello Ovest, mediante l’Impianto Idrovoro Bulgarello Ovest, di presollevamento (portata 0,5 m3/s). Conclude la serie il -- sottobacino di I liv. Canale Acque Alte, che porta le sue acque tramite il Canale Seminiato al Collettore Acque Alte. - Il Bacino principale Leone-Collettore Acque Basse, è chiuso dall’Impianto Idrovoro Codigoro Acque Basse (portata 66 m3/s) e si estende sulla maggior parte dei terreni della Grande Bonificazione Ferrarese (ex Grande Bonificazione Estense). Oltre al Canale Collettore Acque Basse ha come principali assi di deflusso i canali Leone, Bella e Malea. Al Canal Leone fanno capo i seguenti sottobacini -- sottobacino di I liv. Andio, scolante a gravità nel primo tratto del Canal Leone; questo sottobacino a sua volta comprende il più occidentale ---- sottobacino di II liv. Montecchio, le cui acque defluiscono pure a gravità; -- sottobacino di I liv. Fossetta Piumana, scolante a gravità nel Canal Leone, in destra idraulica -- sottobacino di I liv. Avanzarola, scolante nel Canal Leone in sinistra, tramite il piccolo impianto idrovoro Avanzarola (portata 1,6 m3/s) di presollevamento -- sottobacino di I liv. Demetrio, che scola nel Canal Leone in destra, tramite il piccolo Impianto Idrovoro Demetrio (portata 1,5 m3/s), pure di presollevamento -- sottobacino di I liv. Seminiato Ovest, scolante a gravità nel Canal Leone, in destra; questo sottobacino si estende anche a occidente del Collettore Acque Alte, che viene sottopassato tramite botti -- sottobacino di I liv. Chiesotto, scolante a gravità nel Canal Leone, in sinistra -- sottobacino di I liv. Canaletta Centrale, piccolo lembo di territorio scolante a gravità nel Canal Leone, in sinistra -- sottobacino di I liv. Malpiglio Nuovo, scolante a gravità nel Canal Leone, in sinistra -- sottobacino di I liv. Malpiglio Vecchio, scolante a gravità nel Canal Leone, in sinistra

115 -- sottobacino di I liv. Boscarolo, scolante a gravità nel Canal Leone, in sinistra; anche questo sottobacino inizia a occidente del Collettore Acque Alte; il Canale Boscarolo, infatti, sottopassa in botte tale collettore Al Canale Bella fanno capo i seguenti sottobacini -- sottobacino di I liv. Bella, che interessa la maggior parte dei territori compresi tra Berra, Ariano Ferrarese e Codigoro. Questo sottobacino comprende a sua volta: ---- sottobacino di II liv. Andio Est, scolante a gravità ---- sottobacino di II liv. Bentivoglio scolante a gravità nel primo tratto del Canale Bella ---- sottobacino di II liv. Seminiato Est, che scola nel Canale Bella in destra, tramite l’Impianto Idrovoro Seminiato (portata 7 m3/s), di presollevamento ---- sottobacino di II liv. Mezzogoro, che scola nel Canale Bella in sinistra, tramite il piccolo Impianto Idrovoro Mezzogoro (portata 0,8 m3/s) di presollevamento. Al Canale Malea fanno capo i seguenti sottobacini: -- sottobacino di I liv. Malea, che interessa l’area tra il Po di Volano, il Goro, il Po di Goro e i cordoni litoranei fossili più occidentali. Questo sottobacino comprende a sua volta: ---- sottobacino di II liv. Galvano-Bosca, che scola nel Canale Malea in sinistra, tramite l’Impianto Idrovoro Bosca (portata 1,6 m3/s), posto sul tratto occidentale del Canale Galvano ---- sottobacino di II liv. Cisano, che scola nel Canale Malea in sinistra, tramite l’Impianto Idrovoro Cisano (portata 1,5 m3/s).

Nel suo tratto inferiore, a est di Codigoro, il Po di Volano riceve inoltre le acque dei seguenti bacini: - Bacino principale Campello, che comprende i terreni della Tenuta Varano, sita all’interno dell’ampia risvolta che compie il Po di Volano presso Marozzo; le acque, sollevate dall’Impianto Idrovoro Campello (portata 2,2 m3/s) vengono scaricate in destra nel Canale Baccarini, che accorcia il corso del Po di Volano in corrispondenza della suddetta risvolta, - Bacino principale Salghea, che si estende sugli antichi cordoni litoranei tra Ponte Maodino e Pomposa; le acque, sollevate dall’Impianto Idrovoro Salghea (portata 2,4 m3/s) vengono scaricate nel Po di Volano in sinistra, - Bacino principale Pomposa, che si estende tra Pomposa e l’antica Chiavica dell’Agrifoglio (ormai dismessa); le acque, sollevate dall’Impianto Idrovoro Pomposa (portata 2,1 m3/s) vengono scaricate nel Po di Volano, in sinistra, presso il Passo di Pomposa, - Bacino principale Volano, che interessa una piccola area situata fra Volano e il Taglio della Falce, previo sollevamento da parte dell’Impianto Idrovoro Volano (potenza 0,1 m3/s).

Presso Ferrara il Volano (primo tratto) riceve le acque provenienti dal depuratore fognario della città, sollevate e scaricate nel Po di Volano dall’Impianto Idrovoro di Quacchio (portata 11 m3/s), gestito da Hera. In casi di particolare piena, la parte eccedente delle acque può essere riversata nella rete del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara nel Canale Gramicia, dall’Impianto Idrovoro Gramicia (4 m3/s) gestito da Hera. L’Impianto Idrovoro

116 Quacchio scola le acque che cadono nell’entromura di Ferrara in condizioni di piovosità medio bassa. Da quando ha aperto l’Azienda di trasformazione prodotti agricoli Conserve Italia, la richiesta di acque per l’area di Mesola è cambiata: è diventata indispensabile per le lavorazioni una qualità migliore delle acque. Il Consorzio di Bonifica, dall’anno 2004, per ottemperare a questa richiesta ha attivato lo sbarramento del Canal Bianco, all'altezza di Coccanile. Si tratta di una manovra idraulica che viene gestita con una chiavica sul Canal Bianco. Le acque così sbarrate trovano verso sud la via dello scolo nel Collettore Acque Alte, per poi immettersi in Po di Volano presso gli impianti di Codigoro. Il Canal Bianco, nel tratto a valle di Coccanile, ha funzionamento come collettore irriguo (oltre che sistema di scolo). E’ dunque alimentato con acque di qualità migliore prelevata dai sifoni di Guarda, Berra e Contuga. In caso di forti piogge lo sbarramento di Coccanile viene aperto, consentendo alla portata di monte del Canal Bianco di proseguire fino all'Impianto Idrovoro Romanina, scaricando in Adriatico. Lo sbarramento di Coccanile sul Canal Bianco non è uno sbarramento permanente, ma grazie alla sua frequente attivazione può essere osservato, che in genere le acque a monte dello sbarramento, sono di qualità peggiore di quelle presenti a valle, le quali hanno forti contributi da parte dei prelievi a Po con i sifoni di Berra e Contuga.

Bacini di scolo dell’ex Consorzio di Bonifica Valli di Vecchio Reno

Ricade in tale Consorzio tutta la parte del territorio provinciale situata tra il Reno, il Panaro, il Po di Ferrara (oggi detto Poatello) e il Po di Primaro, area interessata, fino al XVIII secolo, dalle divagazioni del fiume Reno. Le sue acque di scolo affluiscono principalmente ai canali Emissario di Burana, Po di Volano e Po di Primaro, qui individuati come elementi di ordine zero; solo le acque del settore sudorientale del Consorzio sottopassano in botte il Po di Primaro e vengono prese in carico dal Nuovo Scolo e quindi dal Canale Circondariale NW, facenti parte della rete dell’ex Consorzio di Bonifica del II Circondario. Al Canale Emissario di Burana fanno capo i bacini sottoelencati. - Bacino principale di S.Bianca, estendentesi fra Casumaro, Bondeno e Ponte Rodoni, servito dal Collettore S.Bianca che si immette nell’Emissario di Burana nel tratto tra la Botte Napoleonica e la Botte del CER; detto collettore riceve sia dalle terre comprese tra gli alvei del Panaro e del CER-Cavo Napoleonico, sia da un’area tra Bondeno e Ponte Rodoni le cui acque vengono raccolte dal Canale S.Giovanni che sottopassa in botte il CER-Cavo Napoleonico scorrendo da est a ovest. Dopo il tributo di questo bacino la portata complessiva del Canale Emissario di Burana può raggiungere e anche superare i 40 m3/s. - Bacino principale del Canale di Cento; tale canale, oltre alle acque del territorio di Castelfranco Emilia (fuori provincia e fuori consorzio) raccoglie le acque dei seguenti sottobacini:

117 -- sottobacino di I liv. Bagnetto, che interessa l’area a sud di Cento scolante a gravità nel Canale di Cento -- sottobacino di I liv. Condotto Generale, che interessa l’area tra Cento e Casumaro, servita da vari canali, fra i quali il Condotto Generale è il maggiore, scolanti a gravità nel Canale di Cento -- sottobacino di I liv. Angelino, estendentesi nei comuni di Cento e S.Agostino, a ovest del CER-Cavo Napoleonico, le cui acque sono raccolte dal Canale Angelino che le conferisce a gravità al Canale di Cento poco prima della botte sotto il CER-Cavo Napoleonico -- sottobacino di I liv. Savenuzza, che interessa prevalentemente il territorio di S.Agostino, a est del CER-Cavo Napoleonico, le cui acque sono raccolte dalla Fossa Savenuzza che le conferisce a gravità al Canale di Cento -- sottobacino di I liv. Tassone, che si estende nel settore più occidentale del comune di Vigarano, le cui acque sono raccolte dal Cavo Tassone che le conferisce a gravità al Canale di Cento -- sottobacino di I liv. Porotto, che si estende nei comuni di Vigarano e Ferrara, le cui acque sono raccolte dallo Scolo Rinaldi che le conferisce a gravità al Canale di Cento (qui è in corso una ristrutturazione della rete di scolo, che comunque resterà afferente al Canale di Cento). La portata complessiva del Canale di Cento alla confluenza nell’Emissario di Burana può raggiungere e anche superare i 25 m3/s. In definitiva, in momenti di piena, possono pervenire al Po di Volano (darsena di Ferrara) portate di 76 m3/s (oltre 45 m3/s dal Burana e dal Collettore di S.Bianca, 25 m3/s dal Canale di Cento e fino a 16 m3/s dal Canale Boicelli). Sono invece affluenti del Po di Primaro i bacini e sottobacini sottoelencati. - Bacino principale Sammartina, che comprende i terreni più alti della zona della periferia sud di Ferrara serviti dallo Scolo Mambro, dallo Scolo Baiona e dal sistema Scolo Civetta-Canale S.Martino, tutti scolanti a gravità nel Po di Primaro; esso comprende inoltre il -- sottobacino di I liv. Buttifredo, che interessa una piccola area tra S.Martino e Bastia le cui acque sono sollevate dall’Impianto Idrovoro Buttifredo (portata 0,3 m3/s) e riversate nel Canale S.Martino che le conferisce infine al Po di Primaro. - Bacino principale di Torre Fossa, che comprende i terreni più bassi della zona della periferia sud di Ferrara, serviti dai canali Boldrini e Zagagnona, le cui acque vengono riversate nel Po di Primaro dall’Impianto Idrovoro Sammartina (portata 3 m3/s). - Bacino principale Oppio, che si estendente tra il Po di Primaro, S.Martino, S.Bartolomeo e Marrana ed è servito dai canali Picchio Vecchio, Sacanavini, Melica e Oppio, tutti scolanti a gravità nel Po di Primaro; esso comprende il -- sottobacino di I liv. S.Egidio, che interessa il territorio a ovest di S.Egidio le cui acque sono sollevate dall’Impianto Idrovoro S.Egidio (portata 1,8 m3/s) e riversate nello Scolo Oppio poco prima della sua confluenza nel Po di Primaro.

118 - Bacino principale Cembalina, che interessa tutto il settore della provincia compreso tra S.Agostino, Mirabello, Vigarano Mainarda, Chiesuol del Fosso, San Martino, Montalbano e Gallo, le cui acque sono raccolte dallo Scolo Principale e convogliate poi dalla Fossa Cembalina che le conferisce a gravità al Po di Primaro; esso comprende il -- sottobacino di I liv. Torniano, che comprende i terreni più depressi delle ex Valli del Poggio, le cui acque sono scaricate nello Scolo Principale dall’Impianto Idrovoro Torniano (portata 4,2 m3/s).

Il Po di Primaro convoglia inoltre nel Po di Volano le acque che lo invasano fra Traghetto e S.Nicolò (ove peraltro è sbarrato da una chiusa) nonché le acque scolanti dalle sue golene (e anche in questa funzione può essere aiutato dal Canale S.Nicolò-Medelana). Alla confluenza nel Po di Volano, il Po di Primaro può presentare portate fino a 20 m3/s e oltre.

Come già detto, l’area tra S. Bartolomeo, Montalbano, Traghetto e Marrara, che rappresenta il settore sudorientale costituisce un sottobacino a se stante, il -- sottobacino di I liv. Nuovo Scolo, le cui acque, convogliate alla Botte di S. Nicolò che sottopassa il Po di Primaro, vengono poi prese in carico dal Nuovo Scolo e quindi dal Canale Circondariale NW, facenti parte della rete dell’ex Consorzio di Bonifica del II Circondario. Presso la suddetta botte esiste però anche un impianto idrovoro di recentissima costruzione, che può sollevare parte di queste acque e scaricarle nel Po di Primaro (Impianto Idrovoro di S. Nicolò: portata a fine lavori 9 m3/s, attualmente sono attive solo due pompe su quattro per una portata di 4,8 m3/s). L’impianto può essere tempestivamente attivato in caso di forti piogge altrimenti, in condizioni normali, è spento.

Bacini di scolo dell’ex Consorzio di Bonifica del II Circondario Polesine di S.Giorgio

Ricade in tale Consorzio tutta la parte del territorio provinciale situata tra il Po di Volano, il Po di Primaro, il Reno a valle di Traghetto e il mare. Le sue acque di scolo affluiscono ai canali Po di Volano, Navigabile, Fosse-Foce, Logonovo e Gobbino, che assieme alle Valli di Comacchio sono qui individuati come elementi di ordine zero.

Pervengono al primo tratto del Po di Volano (tratto Ferrara Migliarino), gli scoli del - Bacino principale Bonifica di S.Antonino Terre Basse, che interessa i terreni più depressi dell’area compresa tra Cocomaro di Cona, Quartesana, Gualdo e Monestirolo, le cui acque vengono convogliate all’Impianto Idrovoro S.Antonino (portata 5,4 m3/s)

119 che le scarica nel Po di Volano, ansa di Cona; ricade in questo bacino il nuovo ospedale di Ferrara (ospedale di Cona). Pervengono al secondo tratto del Po di Volano (tratto Migliarino-Tieni) gli scoli del - Bacino principale Bonifica Mazzore, che interessa un’area a ridosso del Po di Volano tra Migliaro e Massa Fiscaglia servita dall’Impianto Idrovoro Mazzore (portata 1,4 m3/s) che scarica nel Po di Volano in destra. Pervengono al Po di Volano, terzo tratto (a valle della Chiusa di Tieni) e vengono recapitati nella Sacca di Goro gli scoli dei seguenti bacini: - Bacino principale Bonifica di Valle Volta, che interessa la parte centro occidentale dell’ex Valle Volta e fa capo all’Impianto Idrovoro Volta (portata 4,8 m3/s), poco a ovest di Codigoro, che scarica nel Po di Volano in destra; - Bacino principale Bonifica di Marozzo, che interessa la vasta area compresa tra Massa Fiscaglia, Codigoro e Comacchio, le cui acque vengono convogliate all’Impianto Idrovoro Nuovo Marozzo (portata 28 m3/s), che le scarica, in destra, nel Po di Volano, risvolta di Marozzo; tale bacino comprende il -- sottobacino di I liv. presollevamento Torbe, che interessa la parte più depressa della bonifica di Valle Trebba, servita dall’Impianto Idrovoro Torbe (portata 2 m3/s), - Bacino principale Bonifica di Valle Staffano e Rivà, che interessa i terreni bonificati tra Vaccolino e la Valle Cantone, le cui acque vengono sollevate dall’Impianto Idrovoro Staffano (portata 1 m3/s) e immesse nel Po di Volano in destra.

Anche il Po di Volano convoglia le acque scolati a gravità dalle sue fasce golenali. Dopo la confluenza con il Po di Primaro, infatti, non riesce più a raccogliere altre acque scolanti a gravità dai territori adiacenti.

La parte restante dell’ex Consorzio II Circondario, fino alla fine degli anni cinquanta del scorso secolo, scolava più o meno direttamente nella Valle del Mezzano. Con la bonifica di tale valle è stato creato un grande canale di intercettazione di questi scoli, il Canale Circondariale, che costituisce quasi un anello completo; la parte sudoccidentale e settentrionale di tale canale fa capo all’Impianto Idrovoro Valle Lepri Acque Alte, che scarica nel Canale Navigabile (v. Aggregazione Lepri Acque Alte); la parte sudorientale fa invece capo all’Impianto Idrovoro Fosse, che scarica nel Canale Fosse-Foce (v. Aggregazione Fosse Acque Alte). Alla prima parte del suddetto Canale Circondariale (detto anche Canale Circondariale N.W.) fanno capo, nel senso di deflusso delle acque, gli elementi sottoelencati. - Bacino principale Bonifica di Argenta, che comprende le terre tra Argenta, Boccalone, Bando, Longastrino e S.Biagio, le cui acque vengono raccolte dalla Fossa Marina e sollevate dall’Impianto Idrovoro di Bando (portata 18 m3/s), che le riversa nel Canale di Bando, tributario del Circondariale; tale bacino a sua volta comprende il

120 -- sottobacino di I liv. presollevamento Vallone, che interessa un’area particolarmente depressa tra S. Biagio e Filo, servita dall’Impianto Idrovoro Vallone (portata 0,3 m3/s), il quale scarica nello Scolo Campazzo, tributario della Fossa Marina. - Bacino principale Comprensorio Benvignante Sabbiòsola, che interessa l’area posta immediatamente a nord del precedente bacino di Argenta e che ha come collettori principali la Fossa Benvignante e il suo affluente di sinistra Fossa Sabbiòsola; tale bacino, che scarica a gravità nel Circondariale NW, si articola, da monte a valle, nei seguenti sottobacini: -- sottobacino di I liv. Bonifica di Benvigante Sabbiosola, che interessa la zona immediatamente a est del Po di Primaro, fra Traghetto e S.Nicolò, le cui acque vengono sollevate, per la parte più meridionale, dall’Impianto Idrovoro Benvigante (portata 6 m3/s), che scarica nella Fossa Benvignante, e, per la parte più settentrionale, dall’Impianto Idrovoro Sabbiòsola (portata 2,4 m3/s), che scarica nella Fossa Sabbiòsola -- sottobacino di I liv. Bacino di Benvigante Sabbiòsola Terre Alte, che interessa le terre alte a est del sottobacino precedente le cui acque fluiscono a gravità nella Fossa Benvignante e nella Fossa Sabbiòsola -- sottobacino di I liv. Cavo Spina, che riguarda l’area, in parte in Provincia di Bologna, compresa tra l’ansa del Po di Primaro (ansa di Consàndolo) e il Reno, le cui acque vengono raccolte dal Canale Cavo Spina che le scarica a gravità nella Fossa Benvignante, in destra. -- sottobacino di I liv. Bonifica Galavronara, che interessa l’area a ESE di Portomaggiore, le cui acque vengono sollevate dall’Impianto Idrovoro Galavronara (portata 3,9 m3/s) che le scarica nella Fossa Benvignante. In questo sottobacino erano un tempo attive anche gli impianti idrovori Scacerna (portata 1,0 m3/s), e Cantarana (portata 1,0 m3/s), che riversavano nella Fossa Benvignante; oggi normalmente non vengono utilizzati. - Bacino principale Comprensorio S.Antonino Fossa di Porto Scolo Bolognese Terre Alte, che a sua volta, oltre al sottobacino Nuovo Scolo, già visto per l’ex Consorzio di Bonifica Valli di Vecchio Reno, comprende i sottobacini qui di seguito elencati. -- sottobacino di I liv. S.Antonino Fossa di Porto Terre Alte, che interessa i terreni meno depressi dell’area a est del Po di Primaro compresa tra Cocomaro di Cona, Codrea, Portomaggiore e S. Nicolò, le cui acque pervengono al Canale Fossa di Porto che le conferisce a gravità al Canale Circondariale -- sottobacino di I liv. Valcore, servito dall’Impianto Idrovoro Valcore (portata 0,6 m3/s), che scarica nel Condotto S. Antonino. -- sottobacino di I liv. Bonifica di Montesanto, che interessa i terreni a nord di Montesanto; le acque vengono sollevate dall’Impianto Idrovoro Montesanto (portata 3,2 m3/s) che le scarica nel Canale Fossa di Porto

121 - Bacino principale Bonifica Trava, situato immediatamente a nord del tratto terminale della Fossa di Porto; le acque vengono sollevate dall’Impianto Idrovoro Trava (portata 1,5 m3/s) che le riversa direttamente nel Circondariale NW - Bacino principale Brello Terre Alte, posto a nord di Portomaggiore; le acque vengono raccolte dal Condotto Brello che le conferisce a gravità al Circondariale N.W. - Bacino principale Comprensorio Masi Gàttola Terre Alte, che interessa tutta l’area compresa tra il Po di Volano e la congiungente Codrea, Quartesana, Runco, Verginese, Medelana. Le acque sono raccolte dalla Fossa Gàttola e dalla Fossa Masi, che confluiscono nel Canale Convogliatore e sboccano nel Canale Circondariale N.W. Questo bacino include i seguenti sottobacini: -- sottobacino di I liv. Gàttola Terre Alte, che interessa un piccola area in testa alla Fossa Gàttola che scarica a gravità nella fossa stessa -- sottobacino di I liv. Masi Terre Alte, che interessa i terreni circostanti Masi Torello serviti dal Condotto Branche che scola a gravità nella Fossa Masi -- sottobacino di I liv. Bonifica di Campocieco, che interessa l’area compresa tra Quartesana, Runco, Gambulaga, Verginese e Masi Torello; le acque vengono sollevate dall’Impianto Idrovoro Campocieco (portata 8,2 m3/s) che le riversa nella Fossa Gàttola -- sottobacino di I liv. Bonifica di Denore, le cui acque vengono sollevate dall’Impianto Idrovoro Aleotti (portata 3,2 m3/s), che le riversa nella Fossa Masi - Bacino principale Bonifiche Martinella e Bevilacqua; si tratta di due aree di bonifica situate a nord-ovest del Mezzano, divise dalla Fossa Gàttola e dal Canale Convogliatore; la più occidentale mette capo all’Impianto Idrovoro Martinella (portata 13,5 m3/s) che scarica direttamente nel Circondariale N.W.; la più orientale mette capo all’Impianto Idrovoro Bevilacqua (portata 4,9 m3/s) che scarica direttamente nel Circondariale N.W. - Bacino principale Bonifica Tersallo, che comprende le terre più depresse intorno ai paesi di Rovereto e Dogato, le cui acque vengono sollevate dall’Impianto Idrovoro Tersallo (portata 3,5 m3/s) che riversa nella Fossa Terravalle, tributaria del Circondariale N.W. - Bacino principale Vallette di Ostellato, che comprende le aree umide superstiti tra il Canale Navigabile e la Bonifica del Mezzano le cui acque defluiscono nel Circondariale N.W. - Bacino principale Bonifica di S.Zagno, che comprende le terre più depresse fra Migliarino, Migliaro, S.Giovanni, Ostellato e Libolla; le acque vengono sollevate dall’Impianto Idrovoro S.Zagno (portata 9,3 m3/s) che le immette nel Canale Circondariale NW, previo sottopasso in botte del Canale Navigabile. Come si è detto il Canale Circondariale N.W. fa infine capo all’Impianto Idrovoro Lepri Acque Alte (portata 117 m3/s), che scarica nel Canale Navigabile subito a valle della Chiusa-sostegno Lepri.

122 Alla seconda parte del suddetto Canale Circondariale (un tempo detta Canale Circondariale S.E.) fanno invece capo, nel senso di deflusso delle acque, gli elementi sottoelencati. - Bacino principale Bonifica Filo e Longastrino, che riguarda l’area in provincia di Ravenna compresa tra l’ansa del Po di Primaro (ansa di Longastrino) e il Reno, le cui acque vengono sollevate, presso Longastrino, dall’Impianto Idrovoro Menate (portata 6,2 m3/s ) che le riversa nella Fossa Menate, tributaria del Circondariale S.E. Questo bacino include il -- sottobacino di I liv. Valle Amara, che interessa i terreni più depressi del suddetto bacini, le cui acque vengono sollevate dall’omonimo piccolo impianto idrovoro. - Bacino principale Umana, che riguarda la parte più orientale dei territori di bonifica in sinistra del Reno, comprendenti anche la piccola area inclusa tra l’ansa del Po di Primaro e il Reno (ansa di Anita); queste acque vengono sollevate dall’Impianto Idrovoro Umana (portata 10,8 m3/s ) che le riversa nel Circondariale S.E. Come si è detto il Canale Circondariale S.E fa infine capo all’Impianto Idrovoro Fosse Acque Alte (portata 18 m3/s); questo le scarica nel Canale Fosse-Foce, il quale lambisce a nord le Valli di Comacchio e infine immette nel Canale Logonovo, che raggiunge il mare.

Il Canale Navigabile, a valle della Chiusa-sostegno Lepri, raccoglie inoltre le acque dei seguenti bacini: - Bacino principale Bonifica Mezzano N.W., che riguarda la parte nord-ovest della bonifica del Mezzano - Bacino principale Bonifica Pega, che riguarda i territori delle bonificate valli Pega, Rillo e Zavelea, a sud di Comacchio. Le acque dei suddetti bacini vengono sollevate dall’Impianto Idrovoro Lepri Acque Basse (portata 31,2) che le scarica direttamente nel Canale Navigabile - Bacino principale Bonifica di Valle Isola e minori, che interessa le aree bonificate di Valle Isola e Valli Basse di S.Giuseppe, le cui acque vengono sollevate, subito a est di Comacchio, dall’Impianto Idrovoro Guagnino (portata 13,3 m3/s), che le riversa nel Canale Guagnino, tributario del Canale Navigabile. Questo bacino include il -- sottobacino di I liv. presollevamento Bosco, che interessa un’area compresa tra il Po di Volano (risvolta di Marozzo) e il Dosso Boschetto, a nord-est di Lagosanto, le cui acque vengono sollevate dall’Impianto Idrovoro Bosco (portata 2,1 m3/s). Il Canale Navigabile sfocia in mare nel Porto-canale di Porto Garibaldi; tra Comacchio e Porto Garibaldi esso però ammette scambi idraulici con il Canale Logonovo mediante il canale sublagunare che attraversa la Valle Fattibello e mediante il Canale Pallotta. Nel Canale Fosse-Foce vengono infine scaricate le acque del - Bacino principale Bonifica Mezzano S.E. Gramigne, che riguarda la parte sud-est della bonifica del Mezzano nonché la parte più occidentale della Bonifica del Mantello. Infatti

123 le acque di scolo di quest’ultima, raccolte dal Canale Gramigne, vengono normalmente immesse nel territorio del Mezzano S.E., previo attraversamento in botte del Canale Circondariale S.E. Tutte le acque infine mettono capo all’Impianto Idrovoro Fosse Acque Basse (portata 18 m3/s), che le scarica nel Canale Fosse Foce. In casi di piena nel Canale Gramigne, entra in funzione l’Impianto Idrovoro Gramigne (portata 6,7 m3/s ), che sversa le eccedenze nel Canale Circondariale S.E., il quale le convoglia poi all’Impianto Idrovoro Fosse Acque Alte.

Territori di Argenta a sud del Reno Il nodo idraulico di Argenta risulta essere particolarmente complesso dal punto di vista della gestione degli eventi di piena.

Nodo idraulico di Saiarino (aree gialle di Fig. 3) Il Canale della Botte, che colletta le acque alte verso il Fiume Reno, vi si immette mediante la Chiavica Beccara Nuova dotata di porte vinciane, le quali ne impediscono l’ingresso quando le quote idrometriche in Reno sono maggiori di quelle presenti nel cavo consortile. Il Canale della Lorgana, invece, colletta le acque basse fino all’impianto idrovoro Saiarino, le quali proseguono lungo l’Emissario Lorgana per essere scaricato in Reno attraverso la Chiavica Lorgana.

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Figura 7

Poiché anche la chiavica Lorgana è gestita tramite porte vinciane, in condizioni di piena, all’aumentare delle quote in Reno, aumenta il livello idrometrico all’interno dell’Emissario Lorgana e di conseguenza anche nel Canale Lorgana fino al raggiungimento di quota 4.50 m(*), quota alla quale i cunicoli che mettono in comunicazione il Canale della Lorgana e l’Emissario Lorgana vengono chiusi da paratoie e si accendono le 6 pompe dell’impianto idrovoro. A questo punto, all’interno dell’Emissario Lorgana, possono essere raggiunte quote tali da sovrastare quelle presenti in Reno (q.ta massima raggiungibile pari a circa 8.00 m (*)) e prolungare lo scarico a gravità attraverso la Chiavica Lorgana. Solo in condizioni idrometriche particolari, manovrando la Chiavica Emissaria (Fig. 8) è possibile, aumentando il livello all’interno della vasca compresa tra le paratoie dell’impianto e quelle della chiavica, far defluire le acque dal collettore delle acque basse a quello delle acque alte.

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(frecce rosse: deflusso acque in condizioni ordinarie; frecce blu: deflusso acque in condizioni di piena) Figura 8

Proseguendo verso valle, in destra idraulica dell’Emissario Lorgana si affacciano lo Scaricatore Bassarone, lo Scaricatore Campotto – chiaviche di alimentazione delle omonime casse – e lo Scaricatore Bonlea attraverso il quale si possono invasare le casse restanti – Traversante, Lugo e Prato Levante. Nell’ordine con cui sono state citate, le casse di espansione vengono invasate non prima di raggiungere quota 8.00 m nell’Emissario Lorgana (in questa condizione le quote nel Fiume Reno non sono equiparabili). Una gestione alternativa all’invaso delle casse può essere quella di accendere l’impianto Campotto che con le sue 4 pompe può sollevare fino a 20 mc/sec.

(*) Sistema di riferimento locale

In realtà anche il Canale della Botte è nelle condizioni di sfruttare le casse di espansione e l’impianto Campotto, come messo in evidenza dal flusso dell’acqua in Fig. 9. Infatti, una volta chiuse le porte vinciane della Chiavica Beccara Nuova, chiavica emissaria del Canale della Botte nel Fiume Reno, al raggiungimento di quota 9.00 m (*) nel Canale della Botte stesso, può essere aperto lo Scaricatore Botte che permette alle acque di accedere ad un bacino di

126 calma prima di sfiorare nell’Emissario Lorgana e da qui essere gestite come descritto precedentemente.

Bacino

(frecce rosse: deflusso acque in condizioni piena; frecce blu: deflusso acque in condizioni ordinarie) Figura 9

In questo sistema idraulico si inserisce anche l’area afferente allo Scolo Saiarino la quale è costantemente servita dall’idrovora Bassarone che scarica direttamente in Cassa Bassarone.

(frecce rosse: deflusso acque in condizioni piena; frecce blu: deflusso acque in condizioni ordinarie) Figura 10 (*) Sistema di riferimento locale Nodo idraulico di Vallesanta (aree gialle ocra di Fig. 3)

127 Sia il Canale Garda (acque alte) che il Collettore Menata (acque basse), in condizioni ordinarie tramite il Canale Sussidiario scaricano le acque nel Torrente Sillaro (Chiavica Bastia) o nel Torrente Idice (Chiavica Contropunta).

Figura 11

Fintanto che le condizioni idrometriche dei Torrenti Sillaro e Idice (nella realtà Sillaro-Idice- Reno, vista la vicinanza dei punti di confluenza) lo permettono, il deflusso delle acque dal Canale Garda e dal Collettore Menata prevede la convergenza verso il Canale Sussidiario attraverso, rispettivamente, lo Scaricatore Garda e i cunicoli dell’idrovora Vallesanta/Chiavica Emissaria.

128

Figura 12

Il funzionamento dell’idrovora Vallesanta è analoga a quello dell’idrovora Saiarino, infatti quando i livelli presenti nel Sillaro e Idice limitano o impediscono lo scarico a gravità, il livello nel Canale Sussidiario inizia a salire; al raggiungimento di quota 5.00 m (*) nel Collettore Menata (acque basse) i cunicoli di collegamento tra i due canali vengono chiusi mediante abbassamento delle paratoie e si accendono le pompe per prolungare lo scarico in Sillaro- Idice senza impegnare i le casse e l’idrovora Due Luci.

Figura 13

Quando nel Canale Sussidiario il livello tocca quota 8.00 m (*) è necessario invasare Cassa Vallesanta. In situazione di piena, invece, le acque del collettore Garda (acque alte) hanno tre possibilità:

129 di essere scaricate in Cassa Vallesanta - chiudendo lo Scaricatore Garda e la Chiavica Emissaria e aprendo la “Chiavica Garda Alto Bacino Vallesanta” (è possibile scaricare entrambi i canali nella cassa) (Fig. 13_a) di essere scaricate in Cassa Punta Signana (Fig. 13_b) di essere solevate attraverso l’idrovora Due Luci (Fig. 13_c)

Figura 13_a (*) Sistema di riferimento locale

Figura 13_b

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Figura 13_c

Bacini minori che in situazione ordinaria scaricano direttamente nel Collettore Menata, in condizioni di piena trovano una valvola di sfogo attraverso l’idrovoro Ausiliario che immette le loro acque direttamente in Cassa Vallesanta (Fig. 14).

Figura 14

131

3.4 LE DIFESE A MARE (Relazione sullo stato della costa all’ottobre 2008)

3.4.1 Fattori di rischio del sistema fisico La costa ferrarese è stata oggetto, in questi ultimi 40 anni, di continui interventi antropici che hanno portato al progressivo smantellamento dei cordoni dunosi esistenti per far posto ad insediamenti residenziali e turistici. questa situazione, associata alla diminuzione dell’apporto di sabbia da parte dei fiumi (in particolare del fiume Reno) e al continuo abbassamento del suolo (da 15 a 30 cm nel periodo 1984/1999) imputabile principalmente alla perturbazione delle condizioni idrogeologiche dei terreni, ha reso particolarmente vulnerabile, in occasione di mareggiate e acque alte, non solo le aree litoranee ma anche tutto il territorio retrostante soggiacente al medio mare. A causa dell’abbassamento dei fondali, negli ultimi decenni si è inoltre riscontrato un aumento della frequenza di eventi dannosi, anche non estremi, per mareggiate associate ad acqua alta; di norma nelle settimane successive ad una mareggiata si verifica un parziale riporto naturale della sabbia asportata ma se questa è associata ad acqua alta viene erosa la parte alta della spiaggia che non può più essere recuperata se non con immissione esterne (ripascimenti); dall’altro, l’aumento della frequenza fa sì che gli eventi siano ravvicinati al punto che viene colpito un sistema di spiaggia “più debole”, che in gran parte non ha ancora recuperato i danni subiti con le mareggiate precedenti.

3.4.2 Opere di difesa Per fronteggiare queste emergenze è stato realizzato a partire dal 1966 un sistema di difesa così articolato: - Prima linea di difesa parallela al mare costituita dalla spiaggia naturale, per ampi tratti sostenuta da opere rigide (argini, pennelli, scogliere radenti e foranee) eseguite per la maggior parte nel periodo 1966-1990 o opere morbide (ripascimenti in sabbia, ricostruzione di dune) eseguite per la maggior parte a partire dal 1995;

- Seconda linea di difesa parallela al mare rappresentata dall'argine Acciaioli che da Volano arriva a Porto Garibaldi; - Arginature sui corsi d'acqua sfocianti in mare. Le opere rigide, al di là delle inevitabili conseguenze “negative” come il trasferimento a nord dell’erosione, hanno comunque svolto una funzione di salvaguardia dell’arenile e dei terreni retrostanti; ciò ha evitato il verificarsi di danni alla costa ben maggiori di quelli registrati.

3.4.3 Situazione attuale del litorale

Il litorale presenta oggi evidenti problemi d’erosione e arretramento seppure localizzati, legati prevalentemente ad un bilancio sedimentario sempre più deficitario e, in

132 alcuni casi, ad interventi a mare che hanno alterato la circolazione idrosedimentaria sotto costa (es. moli di Porto Garibaldi). Inoltre, appare evidente che il fenomeno erosivo non ha avuto velocità di arretramento costanti nel tempo e i focus erosivi hanno migrato lungo il litorale. In generale si sta assistendo dagli anni 80 ad una forte diminuzione dei tratti in avanzamento ed all’aumento dei tratti stabili ed in erosione; a oggi il 75% del litorale è stabile, il 16% in arretramento ed il 9% è in avanzamento. Per quanto riguarda il 75% stabile va rimarcato tuttavia che la stabilità naturale riguarda una minima parte del litorale mentre la gran parte andrebbe meglio definito come “stabilizzato” per effetto di opere di difesa della costa e anche ove sono presenti opere di difesa rigide il sistema spiaggia è sostenuto in gran parte da ripascimenti; ne consegue che in assenza di manutenzione ordinaria (a cadenza almeno biennale) circa 2/3 del litorale “stabilizzato” passerebbe in arretramento. Stesso discorso vale anche per il 16% in arretramento, sul quale ovviamente sono concentrate le maggiori risorse disponibili al fine di evitare la rottura del sistema e l’ingressione del mare nei centri abitati, obiettivo finora centrato. Attualmente i tratti in arretramento del litorale ferrarese sono localizzati a Lido di Spina sud (1,9 km), Lido delle Nazioni centro (0,2 km), Lido delle Nazioni nord (0,5 km), Lido di Volano sud (0,5 km) e Lido di Volano nord (0,4 km). Alle due unità fisiografiche considerate, sul litorale ferrarese ne è presente una terza: unità fisiografica di Goro (da Volano a Gorino) (circa 9 km), la quale è difesa per tutta la sua lunghezza dall’argine perimetrale della sacca di Goro e dalla linea “avanzata” dello scanno di Goro.

3.4.4 Strategie di intervento per la difesa della costa

Valutato che le opere rigide, se da un lato in alcuni casi sono necessarie ma, sempre e anche se ben progettate, hanno conseguenze “negative”, e dall’altro che sul litorale ferrarese sono stati individuati e caratterizzati depositi litoranei di sabbia, negli ultimi 10 anni gli interventi di difesa della costa sono consistiti prevalentemente in rinascimenti, realizzati prevalentemente dal Servizio Tecnico di Bacino Po di Volano e della Costa. Finora quindi il sistema litoraneo ferrarese si è sostenuto senza ricorrere ad immissioni di sabbie esterne al sistema (da cave dell’entroterra). Tutte le zone di accumulo esistenti sono state caratterizzate e sfruttate; per genesi si suddividono in barre di foce (foci del Po di Goro, del Canale Logonovo, del Canale Gobbino), spiagge in forte avanzamento (Lido degli Estensi nord), passi marittimi (del porto di Goro e di Porto Garibaldi), scanni sabbiosi (di Goro), accumuli derivanti dalla pulizia delle spiagge. In due situazioni critiche, a rischio imminente di ingressione del mare, il ripascimento è stato protetto con opere rigide a ridotto impatto ambientale (pennelli in pali di legno);

133 percentualmente ridotti, ma anch’essi necessari, sono stati gli interventi di manutenzione delle opere in pietrame. Il bilancio sedimentario. Il bilancio sedimentario sempre più deficitario sta tuttavia producendo una forte diminuzione della velocità di ricarica dei depositi litoranei; in un contesto fisico nel quale una quota rilevante dei ripascimenti effettuati sono “persi” per bilanciare la subsidenza. E’ prevedibile che nell’arco qualche anno (in funzione della intensità dei prossimi eventi di mareggiata) la disponibilità in sabbia litoranea non sarà sufficiente a bilanciare la subsidenza né a stabilizzare la linea di riva. E’ quindi vitale provvedere ad una consistente immissione di sabbia dall’esterno dal deposito sottomarino.

3.4.5 Gestione del litorale

Aspetti fondamentali della gestione del litorale, per la loro interazione con la difesa del territorio costiero, andrebbero affrontati in maniera più incisiva per evitare perdite di sabbia, che si stimano a scala regionale in 160.000 mc/anno. Ci si riferisce in particolare agli argini invernali a protezione degli stabilimenti balneari ed alla loro sostituzione con reti frangivento anche per limitare il trasporto eolico, alle modalità di esecuzione dei lavori di pulizia delle spiagge, alla gestione delle sabbie risultanti dai dragaggi portuali ed il recupero a fini di ripascimento della sabbia proveniente da scavi edili.

3.5 CENTRALI DI POTABILIZZAZIONE E RELATIVI PRELIEVI AD USO IDROPOTABILE

Il fabbisogno di risorsa idropotabile nell’area del Bacino Burana – Volano è soddisfatta da quattro centrali di potabilizzazione presenti sul territorio ferrarese che attingono acqua sia dal sottosuolo, mediante pozzi artesiani, sia direttamente da Po, mediante opere di presa. Il trattamento delle acque per uso idropotabile è effettuato direttamente da HERA Ferrara s.r.l. che gestisce la centrale di potabilizzazione di Pontelagoscuro e di Stellata (Bondeno) e dal CADF S.p.A. che gestisce le centrali di Ro Ferrarese e di Serravalle (Berra)

3.5.1 Centrali di potabilizzazione gestite da HERA Ferrara s.r.l. Le due Centrali di potabilizzazione sono interconnesse e servono 106.072 utenze (utenze intese come numero di contatori - dato 2006) ubicate nei seguenti comuni, Alfonsine, Argenta, Bondeno, Cento, Ferrara, Masi Torello, Mirabello, Poggio Renatico, Portomaggiore, S. Agostino, Vigarano, Voghiera.

Centrale di potabilizzazione di Pontelagoscuro L’impianto di potabilizzazione di Pontelagoscuro tratta sia l’acqua prelevata dal fiume Po, sia l’acqua emunta dai pozzi localizzati in golena.

134 La captazione superficiale è garantita da n.2 opere di presa (pontile vecchio e nuovo), dotate di elettropompe, mentre l’emungimento di acqua da subalveo è effettuata a mezzo dei 24 pozzi in area golenale. La portata media annuale complessivamente prelevata da entrambe le fonti è di circa 1.040 l/s. La fonte principale di approvvigionamento è il fiume Po (viste le caratteristiche idrologiche del fiume Po, questo rappresenta una fonte sicura per l’alimentazione della centrale anche durante i periodi estivi, sebbene gli ultimi eventi di siccità abbiano messo a dura prova la capacità di attingimento). Il prelievo da pozzi golenali, invece, pur presentando il vantaggio di convogliare all’impianto acqua di qualità migliore, a causa della limitata estensione del campo pozzi e delle caratteristiche dimensionali dei pozzi medesimi, rappresenta quantitativamente la fonte secondaria di prelievo. La ripartizione dei prelievi tra le due fonti (superficiale e sotterranea) varia in funzione di diversi fattori quali: - qualità dell’acqua del fiume Po: se vi è un sostanziale peggioramento qualitativo dell’acqua del Po (ad es. durante i fenomeni di piena aumenta la torpidità) si tenderà ad aumentare il prelievo dal campo pozzi che presenta acqua migliore; - disponibilità della risorsa: si tenderà ad aumentare il prelievo dell’acqua di falda in periodi di magra e di siccità del fiume Po (2003, 2006) per sopperire (seppur in quota parte inferiore) alla scarsità della fonte superficiale; - qualità dell’acqua erogata all’utenza: l’acqua di pozzo e quella di fiume vengono miscelate nell’ambito del processo di trattamento, in testa ai filtri a carbone attivo granulare, prima dell’immissione nella rete acquedottistica; tale operazione, nel periodo estivo, permette di diminuire la temperatura dell’acqua distribuita (l’acqua di fiume raggiunge nei mesi più caldi temperature prossime a +30 °C, l’acqua di pozzo ha una temperatura pressoché costante nell’anno attorno ai + 14-16°C, pertanto l’effetto della miscelazione in periodo estivo determina un abbassamento della temperatura dell’acqua in uscita). In termini percentuali si può affermare che il prelievo superficiale e quello da falda sono pari rispettivamente all’80% e al 20% sul totale prelevato nel periodo compreso tra l’autunno e la primavera e pari al 75% e al 25% nel periodo estivo. Il prelievo medio totale nei mesi estivi più caldi si attesta attorno ai 1200 l/s, la punta totale può arrivare a 1450l/s. Prelievi Si riportano di seguito i prelievi di acqua superficiale e di subalveo a servizio della centrale di Pontelagoscuro ed il relativo schema di processo.

135 mc/anno 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Acqua SUPERFICIALE 23.417.917 24.249.007 26.625.076 24.959.683 25.277.091 24.843.614 25.445.894 Acqua SOTTERRANEA 7.257.284 7.400.245 8.129.285 7.417.427 8.402.548 6.591.198 5.555.717, TOT 30.675.201 31.649.252 34.754.361 32.377.110 33.679.639 31.434.812 31.001.611 PONTELAGOSCURO Tabella riepilogativa: prelievi 2001-2007 a Pontelagoscuro

2008 2009 Acqua SUPERFICIALE 22.782.906 24.005.085 Acqua SOTTERRANEA 5.944.912 6.061.362 TOTALE 27.266.005 30.066.447 PONTELAGOSCURO Tabella riepilogativa: prelievi 2008-2009 a Pontelagoscuro

Centrale di potabilizzazione di Stellata (Bondeno)

La centrale di potabilizzazione di Stellata tratta acqua proveniente da 10 pozzi (di cui 3 esauriti) situati nell’area golenale del fiume Po a Malcantone di Stellata. Il campo pozzi ha un’estensione di circa 150 m di larghezza per 300 m di lunghezza e i pozzi si trovano ad una mutua distanza di circa 50 m. Nel corso del 2007 è emersa fortemente la necessità di realizzare tre nuovi pozzi a sostituzione degli esistenti, soprattutto per fronteggiare la crisi

136 idrica che ha di nuovo colpito il Nord Italia. Si è ricorsi, in attesa di espletare la procedura di VIA, ad un ordinanza del Sindaco di Bondeno per autorizzare la realizzazione dei tre pozzi e garantire un prelievo di punta di 100 l/s. L’acqua captata è normalmente di buona qualità, si arricchisce nel subalveo del fiume di ferro, manganese e tracce di ammoniaca e nitriti. L’acqua è potenzialmente esposta a contaminazioni di microinquinanti provenienti dalle acque superficiali. Il processo di trattamento prevede, pertanto, oltre alle consuete fasi di deferrizzazione, demanganizzazione e disinfezione, anche la filtrazione su carboni attivi granulari. L’acqua viene prelevata da pozzi golenali tramite 10 elettropompe sommerse da 17-20 l/s ciascuna. Al massimo vengono accesi contemporaneamente 6 o 7 pozzi (in base alla portata emunta). La tubazione di mandata delle pompe confluisce in un collettore DN500 in acciaio che tramite scavalco arginale raggiunge l’impianto di potabilizzazione e si dirama sulle due linee di trattamento. La portata massima richiesta in concessione è pari a 100 l/s (1 modulo), ad una portata media di 72 l/s e ad un volume annuo pari a 2.265.512,00 mc. Si riportano di seguito i prelievi di acqua superficiale e di subalveo a servizio della centrale di Stellata a Bondeno ed il relativo schema di processo .

mc/anno 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Acqua 2.116.431 2.262.689 2.417.416 2.234.442 2.260.682 2.358.020 2.467.366 Prelevata

Tabella riepilogativa: prelievi 2001 -2007 a Stellata

2008 2009

Acqua Prelevata 2.572.833 2.536.556

Tabella riepilogativa: prelievi 2008 -2009 a Stellata

137 CAPTAZIONE

OSSIDAZIONE OSSIDAZIONE

PRODUZIONE ARIA

FILTRAZIONE SU FILTRAZIONE SU SABBIA SABBIA

PRODUZIONE FILTRAZIONE SU BIOSSIDO DI FILTRAZIONE SU CARBONE ATTIVO CLORO CARBONE ATTIVO

VASCHE DI ACCUMULO

SOLLEVAMENTO

3.5.2 Centrali di potabilizzazione gestite da CADF S.p.A. Le due Centrali sono interconnesse e servono 66.294 utenze (utenze intese come numero di contatori) ubicate nei seguenti comuni, Berra, Codigoro, Comacchio, Copparo, Formignana,Goro, Iolanda Lagosanto, Massafiscaglia, Mesola, Migliarino, Migliaro, Ostellato, Ro e Tresigallo. I prelievi avvengono per il 49% da falde profonde e per il 51% dalle acque superficiali del fiume Po, con una potenzialità complessiva degli impianti pari a 1.000 litri/sec di acqua trattata

Campo pozzi e Centrale di potabilizzazione di Ro Ferrarese

La Centrale di potabilzzazione di Ro Ferrarese è stata realizzata nel 1927 per fornire acqua potabile inizialmente ai Comuni di Copparo, Formignana, Migliarino, Ostellato, successivamente ai Comuni di Ro, Tresigallo, Migliaro. Fin dall’origine la centrale è stata progettata per il trattamento delle acque gregge prelevate dalla falda artesiana situata fra i centri abitati di Ro e Guarda, in fregio alla sponda destra del Po. Sono state attuate nella Centrale di Ro due fasi di potenziamento particolarmente significative. Una prima, realizzata all’inizio degli anni ’80, che ha adeguato il processo di potabilizzazione trasformandolo per come è ancora oggi e contestualmente ha portato la capacità produttiva dell’impianto a 440 lt/sec. con la realizzazione di 11 pozzi nell’area sub-

138 golenale (che si aggiungevano ai primi 8 pozzi, interni alla centrale realizzati, nel 70), che si estende dal ponte di Polesella fino all’area frontistante la centrale di potabilizzazione. Il primo ampliamento è stato necessario per fare fronte all’aumento della domanda idrica dovuta al boom turistico dei Lidi Comacchiesi. La “crisi atrazina” del 1989, è stato l’evento che ha evidenziato la necessità di potenziare ulteriormente la centrale (metà del Basso Ferrarese fu lasciato senz’acqua per vari giorni). Infatti la seconda fase di potenziamento, realizzata solo parzialmente all’inizio degli anni ’90, ha consentito il completamento della prima fase con la realizzazione dei filtri a carbone attivo e la depurazione ed il recupero delle acque di lavaggio dei filtri stessi ed il raddoppio impiantistico con aumento della potenzialità produttiva a 880 lt/sec. La parte non realizzata in quegli anni è relativa a nuovi pozzi, da ubicarsi nell’estesa area sub-golenale fra la centrale di potabilizzazione e l’inizio dell’abitato di Alberone, che non fu possibile realizzare a causa di una pesante opposizione della popolazione residente. Più di recente il progetto è stato riportato nelle priorità dei programmi provinciali dall’emergenza idrica del 2003, generatasi da un periodo particolarmente siccitoso che ha ridotto a minimi storici la portata idrica del Po. In quell’occasione si è generata una condizione molto prossima all’impossibilità di prelievo da parte della Centrale di Pontelagoscuro (Ferrara) e per quella di Serravalle, più protetta da questi rischi per la sua vicinanza al mare che nella foce mantiene alto il livello del fiume, si è paventato il rischio della risalita del cuneo salino che avrebbe messo fuori gioco i processi di potabilizzazione. Attualmente quindi la Centrale sconta una crescente disparità fra la potenzialità intrinseca degli impianti (880 l/s) e la potenzialità del campo pozzi che arriva a circa la metà della potenzialità della Centrale. Per ovviare a questo problema e restituire alla Centrale una portata di acqua greggia superiore alla attuale capacità produttiva del vecchio campo pozzi, in accordo con la Regione Emilia Romana e con la Provincia di Ferrara, si è proposto di ampliare l’attuale campo pozzi, candidando l’intervento ai finanziamenti Docup 2001-2006. L’area di ampliamento è stata individuata nella golena immediatamente a valle del centro abitato di Guarda, nel lato interno di un’ampia ansa del fiume Po, in un’area privata in parte coltivata a pioppeto . La redazione del progetto definitivo è stata lunga e complessa, per via delle approfondite indagini idrogeologiche. E’ stato creato un modello matematico descrittivo dell’intera falda acquifera comprendente il campo pozzi esistente e quello di progetto che permettesse la ricostruzione della morfologia delle stratigrafie e l’analisi delle interazioni dinamiche fra i due campi pozzi, individuando come limite dell’entità dell’emungimento il regime di estrazione massimo di 500 lt/sec che consente la stabilizzazione dei coni di depressione e dei livelli dinamici di pozzo. La Centrale di Potabilizzazione di Ro Ferrarese, per quanto concerne le opere edili, le opere meccaniche, elettriche, strumentali e di controllo è potenzialmente in grado di

139 garantire una portata nominale di 880 [l/s] con una portata di punta superiore ai 1.000 [l/s], con caratteristiche dell'acqua potabilizzata conforme al Dlgs 31/01. Attualmente tale potenzialità nominale è ridotta a 300 [l/s] corrispondente all'erogazione massima del campo pozzi esistente. Si riportano di seguito i prelievi di acqua di subalveo a servizio della centrale di Ro Ferrarese ed il relativo schema di processo .

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Tot 9.585.675 9.878.484 9.213.990 7.833.804 7971932 7.722.187 7.322.643,00 Tabella riepilogativa: prelievi 2001 -2007 a Ro Ferrarese

2008 2009

Tot 8.907.682 8.502.790 Tabella riepilogativa: prelievi 2008 -2009 a Ro Ferrarese

140

Centrale di potabilizzazione di Serravalle (Berra)

La centrale di potabilizzazione di Serravalle è stata realizzata nel 1952 e utilizza l’acqua del Po per fornire acqua potabile (insieme alla centrale di Ro ferrarese) ai comuni di Berra, Codigoro, Comacchio, Copparo, Formignana,Goro, Iolanda Lagosanto, Massafiscaglia, Mesola, Migliarino, Migliaro, Ostellato, Ro e Tresigallo. La Centrale è stata via via ampliata nel processo di trattamento e potenziata nella capacità produttiva, mano a mano che aumentavano le esigenze delle popolazioni servite. L’opera di presa, costituita inizialmente da un unico torrino, è oggi costituita da due torrini di uguali dimensioni. Il funzionamento dell’opera di presa si basa sul prelievo di acqua dal Po per una punta di 600 l/s tramite 4 tubazioni in acciaio trattate contro la corrosione. Queste tubazioni sono sostenute da briccole in cemento armato e si spingono nell’alveo del Po sino a una distanza di circa 10 metri ad una quota di 2,5 metri dal fondo. Le tubazioni convogliano l’acqua all’interno dei due torrini dove sono posizionate delle elettropompe che sollevano l’acqua captata e la spingono verso la centrale. La Centrale di Serravalle si approvvigiona direttamente dal fiume Po, l'acqua viene raccolta e trattata in bacini di decantazione e filtrazione per l'abbattimento delle sostanze in sospensione prima di essere immessa nella rete distributiva Si riportano di seguito i prelievi di acqua superficiale a servizio della centrale di Serravalle a Berra ed il relativo schema di processo .

mese 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Tot 8.994.060 8.597.524 10.437.400 10.694.721 10.166.725 10.384.799 10.308.061 mc/anno Tabella riepilogativa: prelievi 2001 -2007 a Serravalle

2008 2009 tot 8.489.602 9.434.970 Tabella riepilogativa: prelievi 2008 -2009 a Serravalle

141

3.6 PIANI IDRAULICI TERRITORIALI

In ottemperanza a quanto previsto dalla L. 267 del 3 agosto 1998 "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 giugno 1998, n. 180, recante misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania", le autorità di bacino di rilievo nazionale ed interregionale, hanno adottato i Piani stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico, redatti secondo quanto previsto dal comma 6-ter dell’articolo 17 della L.183 del 18 maggio 1989 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo” e successive modificazioni. Tali piani devono contenere in particolare l’individuazione delle aree a rischio idrogeologico e la perimetrazione delle aree da sottoporre a misure di salvaguardia, nonché le misure medesime.

142 Per quanto riguarda la Provincia di Ferrara, sono stati redatti i piani stralci di bacino relativi ai due più importanti corsi d’acqua: Po e Reno. Nello specifico, per il fiume Po sono stati realizzati due Piani di bacino: il Piano relativo al corso principale del Po (PAI fiume Po) e quello relativo al ramo terminale di quest’ultimo, il delta (PAI delta fiume Po). L’entrata in vigore del Piano stralcio per l'Assetto Idrogeologico del Fiume Po - brevemente denominato PAI - adottato con Deliberazione del Comitato Istituzionale n. 18 del 26 aprile 2001 è avvenuta con la pubblicazione, sulla Gazzetta Ufficiale n. 183 dell’8 agosto 2001 del D.P.C.M. del 24 maggio 2001. Il PAI si configura come “piano cornice” che vede la sua attuazione nei Piani redatti dalle amministrazioni locali (Piani territoriali, strumenti urbanistici, Piani di settore); la verifica della compatibilità idraulica e geologica delle scelte territoriali ed urbanistiche, oltre agli eventi idrologici che continuano a manifestarsi nel bacino del Po, si traducono in un continuo aggiornamento del Piano, attraverso varianti ed integrazioni dei contenuti normativi e tecnici. E’ possibile consultare le versione aggiornata del PAI, completa delle relative cartografie, nel sito dell’Autorità di Bacino del Fiume Po (http://www.adbpo.it//Pianificazione/Pianistralcioapprovati/PianostralcioperlAssettoIdrogeolo gicoPAI.html) Il PAI fiume Po rappresenta lo strumento che consolida e unifica la pianificazione di bacino per l'assetto idrogeologico, coordinando le determinazioni precedentemente assunte con:

• il Piano Stralcio per la realizzazione degli interventi necessari al ripristino dell’assetto idraulico, alla eliminazione delle situazioni di dissesto idrogeologico e alla prevenzione dei rischi idrogeologici, nonché per il ripristino delle aree di esondazione - PS 45,

• il Piano stralcio delle Fasce Fluviali - PSFF,

• il Piano straordinario per le aree a rischio idrogeologico molto elevato- PS 267,. L'ambito territoriale di riferimento del PAI è costituito dall'intero bacino idrografico del fiume Po chiuso all'incile del Po di Goro, ad esclusione del Delta, per il quale è stato realizzato un Progetto di piano stralcio per l'Assetto Idrogeologico del Delta -PAI Delta.

143

I contenuti del Piano possono essere così riassunti: ƒ Caratteristiche del territorio: Idrografia; aspetti geomorfologici, litologici e strutturali; caratteristiche climatiche, caratteristiche dell’idrologia di piena, analisi degli eventi di piena, assetto morfologico ed idraulico, navigazione interna, ecc. ƒ Criticità: Individuazione dei fenomeni di dissesto dei versanti e della rete idrica e loro delimitazione; individuazione dei rischi; ecc. Le principali situazioni di squilibrio individuate in territorio ferrarese sono le seguenti:

ƒ Interventi: Misure non strutturali (ad es. attività di previsione e sorveglianza, regolamentazione dell’uso del suolo nelle aree a rischio, ecc.) ; misure strutturali di tipo estensivo (interventi di forestazione, rinaturazione, miglioramento dell’uso agricolo del suolo, ecc.); misure strutturali di tipo intensivo (consolidamento delle frane, sistemazione dei versanti, difese spondali ed arginali, impermeabilizzazioni, realizzazione di opere di sostegno e di casse di laminazione, ecc.)

144 Il PAI si applica a tutti i Comuni che ricadono, anche parzialmente, all’interno dell’ambito di competenza dell’Autorità di Bacino del Fiume Po, i quali sono classificati in base al livello di rischio idraulico ed idrogeologico.

145

Classificazione dei Comuni della Provincia di Ferrara in base al livello di rischio idraulico ed idrogeologico Il PAI classifica i Comuni in funzione al livello di rischio idraulico ed idrogeologico come di seguito esplicitato: R1 – moderato, per il quale sono possibili danni sociali ed economici marginali; R2 – medio, per il quale sono possibili danni minori agli edifici e alle infrastrutture che non pregiudicano l’incolumità delle persone, l’agibilità degli edifici e lo svolgimento delle attività socio- economiche; R3 – elevato, per il quale sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi e l’interruzione delle attività socio - economiche, danni al patrimonio culturale; R4 – molto elevato, per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici e alle infrastrutture, danni al patrimonio culturale, la distruzione di attività socio - economiche. In provincia di Ferrara solamente i comuni di Ro Ferrarese e Berra sono considerati ad elevato rischio idraulico, mentre la restante parte dei comuni sono interessati da un rischio idraulico moderato.

146

Elenco dei Comuni della Provincia di Ferrara per classi di rischio – Allegato 1 all’Atlante dei rischi idraulici ed idrogeologici del PAI

Il Piano inoltre recepisce e completa, definendo e normando le attività ammesse, la suddivisione delle pertinenze fluviali in fasce aventi diverso grado di interesse da parte dei fenomeni di deflusso introdotta per la prima volta, a livello di bacino, dal precedente “Piano stralcio delle fasce fluviali”. Tali fasce fluviali sono così definite: → fascia A o di deflusso della piena ordinaria, → fascia B o di esondazione per la piena di riferimento (Tr= 200 anni),

147 → fascia C o di inondazione per piena catastrofica (Tr= 500 anni). Per quanto riguarda la Provincia di Ferrara, tutta l’area golenale del Po è stata classificata come A, mentre il resto del territorio provinciale è stato classificato come C. Mentre per i territori ricadenti nelle fasce A e B, le Norme di Attuazione del PAI definiscono le destinazioni d’uso e le attività non consentite, per quanto riguarda le fasce C la regolamentazione delle attività consentite, dei limiti e dei divieti viene demandata agli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica e viene indicata come priorità fondamentale la predisposizione, da parte della regione e delle Province, dei Programmi di Previsione e Prevenzione e dei Piani d’emergenza di Protezione Civile. A titolo esemplificativo si riporta uno stralcio della Tavola 186 in scala 1:50.000 e della tavola 185-II in scala 1:25.000 in cui è rappresentata la suddivisione in fasce fluviali di porzioni del territorio ferrarese, specificando che le tavole di riferimento per il territorio provinciale, sono consultabili in scala 1:50.000, 1:25.000 ed 1:10.000 (Tavole 184, 185, 186, 187, 188, 202, 203, 204, 205, 206, 222, 223), nel sito web dell’Autorità di Bacino (www.adbpo.it).

Stralcio del Foglio 186 delle Tavole di delimitazione delle fasce fluviali del PAI in scala 1:50.000

148

Stralcio del Foglio 185-II delle Tavole di delimitazione delle fasce fluviali del PAI in scala 1:25.000

149

Comuni della Provincia di Ferrara interessati da fasce fluviali – Allegato 2 al Titolo II delle Norme di Attuazione del PAI

Con D.P.C.M. 13 novembre 2008, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 31 marzo 2009, n. 75 è stato approvato il Piano stralcio per l'Assetto idrogeologico per il Delta del Fiume Po

150 (brevemente indicato come PAI Delta), il quale costituisce il terzo e conclusivo Piano stralcio ordinario del Piano di bacino per il settore relativo all’assetto idrogeologico, dopo il Piano Stralcio delle Fasce Fluviali (D.P.C.M. 24 luglio 1998) e il Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (D.P.C.M. 24 maggio 2001). Nel PAI Delta, così come nei Piani stralcio precedenti, vengono definiti processi ed azioni attive e preventive di protezione idraulica tramite opere di difesa strutturale e di regolamentazione degli usi del suolo; vengono inoltre individuate azioni specifiche per il Delta del Po, che tengono conto della peculiare realtà territoriale cui si riferisce, caratterizzata dalla compresenza di habitat naturali di particolare pregio e da un assetto idraulico completamente artificiale che determina un rischio idraulico residuale con connotazioni specifiche. La delimitazione idrografica del territorio di riferimento assunto per il PAI Delta è definita, partendo dall’incile del Po di Goro, a nord dall’argine sinistro del Po di Venezia e successivamente da quello del Po di Maistra sino al mare; a sud dall’argine destro del Po di Goro sino al mare. In particolare il PAI Delta interessa la parte nord- orientale della Provincia di Ferrara, delimitata dal ramo del Po di Goro a nord e il Po di Volano e sud (Comuni di Berra, Codigoro, Comacchio, Goro, Jolanda di Savoia, Mesola, Migliarino)

Ambito territoriale ed amministrativo del PAI Delta Il PAI Delta contiene l’estensione della delimitazione delle fasce A, B e C al sistema idrografico del Delta, quindi investe Comuni già interessati dai precedenti Piani stralcio; in

151 particolare nella Provincia di Ferrara interessa i Comuni di Berra, Codigoro, Comacchio, Goro, Jolanda di Savoia, Mesola, Migliarino, totalmente interni al bacino idrografico del Fiume Po. Le connesse disposizioni di cui alle Norme di attuazione, integrano e/o prevalgono, in caso di incompatibilità, su quelle dei Piani richiamati. Gli elementi di squilibrio rispetto ai fenomeni di piena e le criticità lungo l’asta del Po, nell’area del delta, trattandosi di un sistema fluviale a carattere prettamente artificiale, vengono attribuiti dal PAI Delta alle condizioni di non sufficiente adeguatezza dei dispositivi difensivi presenti rispetto alle condizioni di sicurezza che si intende conseguire. Nello specifico, lungo il Po di Goro, per quel che riguarda il territorio ferrarese, si hanno condizioni critiche: - per carenza del franco idraulico (inadeguatezza in quota delle arginature rispetto al profilo di piena di progetto con tempo di ritorno 200 anni, con conseguente rischio di rotta per tracimazione) a monte dell’abitato di Mesola fino a Goro; - per fenomeni di filtrazione nel rilevato arginale e/o di sifonamento delle fondazioni a carttere puntuale in corrispondenza e a valle di Ariano ferrarese, in località Massenzatica, in prossimità di Mesola, in località Asinara ed in corrispondenza dell’abitato di Goro - per fenomeni di erosione di sponda in alveo e sul rilevato arginale a valle di Ariano Ferrarese, a valle della località Asinara ed in corrispondenza dell’abitato di Goro. L’analisi di pericolosità, condotta raffrontando le criticità riscontrate con i valori della piena di progetto con tempo di ritorno di 200 anni, hanno portato ad individuare, nel PAI Delta, gli interventi prioritari da eseguire nel tratto considerato, al fine di conseguire un livello di sicurezza adeguato, determinati per diversi scenari d’evento. L’analisi del rischio residuale e i relativi interventi sono riportati nella documentazione del PAI Delta, consultabile nel sito web dell’Autorità di Bacino del Fiume Po. Si riporta di seguito uno stralcio della Tav. 5 allegata alla relazione di analisi del rischio residuale, in cui sono evidenziate le classi di pericolosità di porzioni di territorio ferrarese.

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Stralcio della Tav. 5 Classi di Pericolosità allegato all’Analisi del rischio residuale del PAI Delta

Il PAI Delta contiene l’estensione della delimitazione delle fasce A, B e C al sistema idrografico del Delta, quindi investe Comuni già interessati dai precedenti Piani stralcio; in particolare nella Provincia di Ferrara interessa i Comuni di Berra, Codigoro, Comacchio, Goro, Jolanda di Savoia, Mesola, Migliarino, totalmente interni al bacino idrografico del Fiume Po. Le connesse disposizioni di cui alle Norme di attuazione, integrano e/o prevalgono, in caso di incompatibilità, su quelle dei Piani richiamati. Nello specifico, il PAI Delta definisce due tipologie di fasce fluviali: - la fascia di deflusso della piena, costituita dall’alveo interessato dal deflusso e dall’invaso della piena di riferimento. Tale fascia, in ragione delle caratteristiche del sistema delle arginature maestre e dell’alveo da esse delimitato, assume la particolare caratteristica di estendersi, su tutti i rami deltizi, sino al rilevato arginale. Nel Piano la fascia viene pertanto definita convenzionalmente Fascia A-B. Essa costituisce l’estensione della delimitazione delle fasce fluviali A e B dell’asta del Po, di cui al Piano Stralcio delle Fasce Fluviali, approvato con D.P.C.M. 24 luglio 1998; - le aree inondabili per tracimazione o rottura degli argini maestri, delimitate in funzione di condizioni di rischio residuale decrescente. Tali aree sono articolate in: - Fascia di rispetto idraulico (Fascia C1), costituita dalla porzione di territorio che si estende dal limite esterno della fascia di deflusso (Fascia A-B) sino alla distanza di m 150 da questo, ovvero, per le difese arginali a mare, dal piede delle stesse, sino alla stessa distanza lato campagna. Per i territori ricadenti in fascia C1 le Norme di

153 Attuazione del PAI Delta definiscono attività compatibili, divieti e limiti, al fine di ridurre le condizioni di vulnerabilità per la popolazione e di beni esposti - Fascia di inondazione per tracimazione o rottura degli argini maestri (Fascia C2), costituita dalla porzione di territorio inondabile per cedimento o tracimazione delle opere di ritenuta, in rapporto alle quote del terreno, alle condizioni morfologiche, alle caratteristiche geotecniche e di affidabilità del sistema arginale. La fascia si estende, nel territorio ferrarese dal limite esterno della precedente (Fascia C1) sino al rilevato arginale del Po di Volano. Nella Fascia C2 il Piano fornisce criteri e indirizzi alla pianificazione territoriale, urbanistica e di protezione civile.

Delimitazione delle Fasce Fluviali del PAI Delta

154 Relativamente al fiume Reno, il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico è stato approvato per il territorio di competenza, dalla Giunta Regionale dell’Emilia-Romagna con Delibera n. 567 del 07.04.2003; pubblicato nel BU della Regione Emilia-Romagna n.70 del 14.05.2003 ed ha subito successivi aggiornamenti ed integrazioni; la documentazione è consultabile nel sito web dell’ dell’Autorità di bacino Fiume Reno (http://www.regione.emilia-romagna.it/bacinoreno) Il PAI Reno, analogamente al PAI Po, si articola in una descrizione delle caratteristiche idrografiche e morfologiche del bacino del Fiume Reno, suddiviso nei due tratti montano e di pianura, seguita dall’individuazione delle situazioni di rischio e delle conseguenti azioni propositive per garantire condizioni di sicurezza del territorio insediato. Il Piano in particolare definisce gli ambiti da sottoporre a norme specifiche al fine di migliorare e tutelare l’assetto fluviale e ridurre il rischio idraulico, individuandoli arealmente con perimetrazione rappresentata sulle tavole di Piano a scala 1:5000 (Tav. 2.1-2.84): ƒ aree di alveo attivo definito come l'insieme degli spazi normalmente occupati dalle acque per tempi di ritorno di 5-10 anni; si tratta dell’ambito territoriale di maggior tutela normato dall’art.15 delle Norme di Piano. ƒ aree ad alta probabilità di inondazione in relazione alla piena con tempi di ritorno di 25-50 anni (art.16 delle Norme). In particolare nel tratto di pianura sono stati individuati i tratti arginali passibili di sormonto ed è stata definita come area ad alta probabilità di inondazione una fascia esterna all’argine di larghezza pari a 250-300 metri. Per quanto riguarda il nostro territorio, le aree ad alta probabilità di inondazione si trovano nel Comune di Poggio Renatico ed in quello di Argenta. Nel primo caso l’area consiste in una fascia nell’intorno del Reno avente larghezza complessiva pari a 2300 metri dei quali circa 700 metri rappresentano il corso d’acqua e le sue arginature; mentre nel secondo caso è rappresentata da una porzione di territorio non urbanizzata ubicata ad ovest del centro abitato di Argenta. Le tavole di Piano relative alle aree ad alta probabilità di inondazione in territorio ferrarese, in scala 1.25.000 sono consultabili nel sito web dell’Autorità di bacino Fiume Reno (Tavole B3-B4-B5-B6); si riporta di seguito uno stralcio a titolo esemplificativo.

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Stralcio Tav. B.4 – Comuni di Sant’Agostino e Poggio Renatico

ƒ aree per la realizzazione degli interventi strutturali per la riduzione del rischio (art.17 delle Norme), individuate sulla base di una pianificazione volta a raggiungere condizioni di sicurezza rispetto a piene con tempi di ritorno di 200 anni ƒ fasce di pertinenza fluviale (art.18 delle Norme), intese come porzioni di territorio latitanti al corso d’acqua, occupate solo saltuariamente dalle acque o mai occupate

156 superficialmente ma soggette a scambi idrici sub-superficiali o sotterranei con il corso d'acqua. Nel territorio a valle di Bologna ed in particolare dal Comune di Sala Bolognese fino all’abitato di Cento, le fasce di pertinenza fluviale hanno una larghezza di 600 metri, per poi procedere con una larghezza di 250 metri fino al mare. La fascia di pertinenza fluviale dello scolmatore del Reno – Cavo Napoleonico, il quale scorre nel territorio ferrarese, ha una larghezza di 100 metri da entrambi i lati. Così come per le fasce A, B,C del PAI fiume Po, anche il PAI Reno stabilisce le attività e le strutture ammesse in tali zone; gli ambiti sopra descritti sono rappresentati cartograficamente nelle Tavole di Piano in scala 1:5.000; in particolare la zonizzazione del tratto del Fiume Reno in territorio ferrarese, di cui di seguito si riporta un esempio, è riportata nelle Tavole da 2.22 a 2.38, mentre quella relativa al Cavo napoleonico si trova nelle Tavole da 2.82 a 2.84.

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Stralcio Tav. 2.26 – Zonizzazione Fiume Reno – Comune di Sant’Agostino

La situazione del Fiume Reno nel territorio ferrarese è caratterizzata da una condizione di insufficiente officiosità idraulica per il passaggio delle piene venticinquennali, nel tratto compreso tra la presa dello scolmatore in Po ed il ponte di Gallo in comune di Poggio Renatico. Tale criticità determina condizioni di rischio di allagamento, in caso di esondazione, in alcune porzioni dei territori comunali di Sant’Agostino, Poggio Renatico e Ferrara. Le situazioni di rischio elevato e molto elevato sono individuate cartograficamente nella Tavola A del PAI Reno in scala 1.200.000, di cui di seguito si riporta uno stralcio, sebbene tali aree riguardino principalmente la sponda destra del Fiume Reno, al di fuori del territorio ferrarese.

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Stralcio Tav. A – Localizzazione delle situazioni a rischio elevato e molto elevato

Inoltre il PAI Reno individua alcuni ponti, nel tratti arginali di pianura passibili di sormonto, che potrebbero interferire con il corpo idrico e le opere idrauliche; in particolare:

• I ponti sul fiume Reno delle strade provinciale centese e comunale di Cento entrano in crisi già con piene a TR di 25 anni con possibili danni alle strutture, e possibilità di sormonto del primo dei due ponti, per piene con tempi di ritorno di 100 anni.

• La piena centennale arriva a sbattere contro la trave del ponte di Dosso, con possibilità di comportamento in pressione.

• Il Ponte della S.P. Galliera potrebbe presentare un comportamento in pressione per piene venticinquennali, gravi problemi alla struttura e condizioni di sormonto si possono avere per piene centennali.

159 • Il ponte FS Bologna-Padova, subito a valle, è in condizioni di sicurezza per piene venticinquennali mentre è passibile di sormonti per piene centennali.

• Il ponte del Gallo per piene centennali può essere soggetto a sormonti.

• Il ponte della S.S. Ferrarese (Porrettana) può avere problemi per la piena centennale.

• Il Ponte di Via Zenzalino, in località Traghetto, entra in pressione per piene centennali.

• Per il Ponte FS della linea Bologna - Portomaggiore si ha un franco nullo. In queste situazioni, le Norme di Piano prevedono approfondimenti di indagine per il controllo delle opere idrauliche e la verifica della funzionalità idraulica degli attraversamenti.

160

4. IL QUADRO CONOSCITIVO SUL RISCHIO IDRAULICO

A seguito degli eventi sismici avvenuti nel maggio 2012, che hanno interessato le province emiliane di Ferrara, Modena, Reggio Emilia e Bologna ed in parte anche il territorio lombardo e veneto, si sono verificati danni ingenti ad alcune opere di bonifica e di difesa idraulica di rilevanza strategica ai fini della sicurezza di vaste aree della pianura emiliana. Le problematiche segnalate dagli Enti preposti alla sicurezza idraulica, quali Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale, Consorzio di Bonifica Burana, Servizio Tecnico di Bacino Reno, Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, Terre dei Gonzaga in destra Po e AIPO, riguardano sia il rischio diretto che indotto, dovuto al possibile allagamento di vaste aree di pianura densamente abitate e sottese ai corsi d’acqua naturali e artificiali, soprattutto laddove non sia possibile intervenire tempestivamente con il ripristino delle opere danneggiate. A causa del terremoto sono state danneggiate numerose infrastrutture idrauliche gestite dal Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale, dal Consorzio della Bonifica Burana e dal Servizio Tecnico di Bacino Reno, tra le quali impianti di notevole importanza per il sistema irriguo e di scolo delle acque: impianti di Mondine e San Siro e relative chiaviche Emissarie (gestiti dal Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale) e impianti Pilastresi e Bondeno- Palata (gestiti dal Consorzio della Bonifica Burana) oltre ai manufatti idraulici denominati Opera Reno, Opera Po, chiaviche Cardinala, Brocchetti, Gandazzolo e Chiavicone (gestiti dal Servizio Tecnico di Bacino Reno, successivamente denominato STB Reno, e preposti alla regolazione del reticolo principale del fiume Reno). Attualmente il Consorzio Burana sta completando gli interventi provvisionali entro la fine del 2013. Tale fatto determina una situazione di rischio idraulico fino a fine 2012, mentre, a opere provvisionali eseguite, i livelli di rischio idraulico del comprensorio di Burana ritorneranno a quelli precedenti al 20 maggio 2012.

Per quanto riguarda il Consorzio di Bonifica Terre dei Gonzaga in Destra Po, al di là della situazione di precarietà delle due controchiaviche a Po, l’impianto ex Agro Mantovano Reggiano, ad un primo esame presenta problematiche più di tenuta che di funzionalità.

Relativamente al Servizio Tecnico di Bacino Reno fortunatamente gli effetti di tale fenomeno non hanno compromesso l’efficienza idraulica del fiume, almeno nei periodi di normale regime delle acque e sono in corso verifiche relative alla funzionalità degli impianti , in vista della necessità di impiego degli stessi, in caso di piena che comportano spinte idrauliche eccezionali. Si sono verificati invece sensibili movimenti fra le parti strutturali importanti quali muri andatori (di grandi dimensioni) e spalla dello “sbarramento” nei pressi dell’annessa spalla del manufatto “scolmatore” che versa nel Cavo Napoleonico. Detti movimenti hanno determinato l’aggravio di un vasto quadro fessurativo alla base dell’edificio che ospita quadri

161 di comando e pompe idrauliche per l’attuazione dei movimenti delle paratoie sia dello “sbarramento” sia dello “scolmatore”. E’ stato riscontrato il fenomeno di liquefazione di strati di sabbie sature che si è verificato in maniera assai diffuso, interessando vaste aree della pianura ferrarese (Sant’Agostino, San Carlo, Mirabello); tale fenomeno ha avuto importanti manifestazioni proprio presso l’Opera Reno tale da determinare importanti fessurazioni nei terreni e nei corpi stradali con cospicue fuoriuscite di sabbia ed acqua. E’ ovvio che tale fenomeno, vada considerato attentamente specie in ordine all’efficienza degli argini, sia dal punto di vista della statica, sia dei fenomeni connessi alle filtrazioni con loro possibili riflessi sulla struttura stessa. Il Servizio Tecnico Bacino Reno a seguito dei fenomeni riscontrati, al fine di scongiurare effetti che potranno in futuro compromettere la funzionalità dell’Opera Reno, ritiene indispensabile agire secondo due ordini di iniziative:

a) riparazioni, rinforzi ed interventi in genere rivolti alla garanzia della funzionalità degli impianti ed alla sicurezza strutturale anche in caso di un sisma con entità medio/alta, con miglioramento del monitoraggio già in atto; b) attivazione di un piano di ricerca finalizzato a scongiurare fenomeni di gravi danni connessi al possibile ripetersi dei fenomeni di liquefazione con preliminare individuazione di strati liquefacibili presso i piani di banche arginali.

Anche gli impianti a servizio del Consorzio di Bonifica della Pianura di Ferrara hanno subito qualche danno, ma di rilevanza nettamente inferiore, non pregiudicando quindi la funzionalità idraulica degli stessi. Il danno principale si verificherebbe soltanto in caso di riversamento di acque provenienti dal reggiano, dal mantovano e dal modenese, non più gestite in via ordinaria ma contenute localmente o deviate nel ferrarese.

Il Servizio STB Po di Volano e della Costa non ha riscontrato significativi danni alle arginature e chiaviche insistenti sul reticolo principale ma, a seguito degli eventi sismici, il “fermo” di alcuni impianti idrovori in gestione ai Consorzi di Bonifica (ad es. Pilastresi) potrebbe compromettere la gestione della fase di scolo del territorio, anche in considerazione di una forte “strozzatura” idraulica in località Valpagliaro che potrebbe comportare forti rigurgiti nel primo tratto del sistema idraulico Burana-Po di Volano mettendo in crisi la funzionalità di scolo dei Consorzi di Bonifica che utilizzano come vettore idraulico principale il tratto in questione.

Infine diversi franamenti e scoscendimenti degli argini dei corsi d’acqua Secchia e Panaro, già sofferenti dalle ultime piene del 2009, unitamente alla forte pensilità delle arginature e alla lunga durata dei picchi di piena (anche 4-5 giorni), sottopongono le opere suddette a forti condizioni di sollecitazione.

162 In relazione a quanto sopra esplicitato preme sottolineare che la buona parte degli interventi provvisionali di ripristino delle opere sopra menzionate, esistenti nel nostro territorio, sono in corso di ultimazione a seguito dei finanziamenti concessi dal Commisario Delegato Vasco Errani. Tuttavia risulta importante tenere in considerazione il fatto che la non piena funzionalità di impianti a monte del nostro territorio potrebbe portare ad episodi di criticità nell’area ferrarese.

Per una visione più dettagliata delle problematiche connesse al rischio idraulico in seguito agli eventi sismici, si rimanda alla consultazione del “Piano interregionale di emergenza per il rischio idraulico del territorio interessato dagli eventi sismici del 20-29 2012” approvato con Decreto n.152 del 16.11.2012 del Commissario delegato Vasco Errani.

A seguito di quanto riportato precedentemente appare evidente come l’intero territorio ferrarese si regga su un equilibrio idraulico molto delicato, che manifesta criticità marcate qualora, ad abbondanti precipitazioni sul bacino, si associno condizioni di scarsa ricettività dell’Adriatico (alte maree e venti di Scirocco). In queste circostanze, già più volte si è sfiorata l'alluvione per sormonto o cedimento arginale del Po di Volano (tratti critici in corrispondenza di Massafiscaglia e Codigoro) e del Navigabile. Solamente grazie ad alcuni interventi specifici realizzati (sovralzo a Codigoro) e soprattutto attraverso una attenta e coordinata gestione delle aperture ai sostegni di Valpagliaro, Tieni e Valle Lepri ed il severo controllo degli scarichi meccanici dagli adiacenti bacini di scolo è stato possibile evitare rotte disastrose, ma a prezzo di allagamenti nei bacini serviti e di fenomeni di filtrazione e franamento spondale dei canali. Come già riportato in precedenza, la rete delle acque interne presenta criticità causate dai seguenti fattori: ¾ il sempre più esteso uso promiscuo dei canali consortili (sia per le funzioni di scolo che per l’irrigazione), con riduzione del volume utile di invaso della rete di scolo; ¾ l’ampliamento delle aree urbanizzate e di conseguenza della impermeabilizzazione del comprensorio provinciale, con relativo aumento delle portate e rapidità delle piene nei collettori di bacino (riduzione dei tempi di corrivazione); ¾ la subsidenza a cui è soggetto il territorio (fino a 8 mm/annui), i cui terreni in molti casi sono caratterizzati da spessi strati torbosi; ¾ minore efficienza dei fossi interpoderali, in gran parte eliminati e carenti di manutenzione, e l’espansione del drenaggio sotterraneo;

Soprattutto durante i periodi primaverili ed estivi, ciò nella stagione di maggiore irrigazione, qualora si manifestino precipitazioni molto intense anche se di breve durata, non potendo disporre dell’invaso vuoto del canale di scolo, si verificano sovente tracimazioni ed allagamenti che spesso si riflettono anche sui centri abitati, a causa dell’interconnessione del reticolo fognario con quello consortile.

163 Alla luce delle problematiche fin qui esposte e sulla base di linee guida regionali sono stati redatti diversi elaborati relativi al rischio idraulico, facenti parte integrante del presente documento, che si pongono come obiettivo la rappresentazione cartografica delle criticità insistenti sul territorio provinciale. Per la definizione dei contenuti del Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione, sono stati istituiti gruppi di lavoro composti da tecnici regionali e provinciali, il cui lavoro ha prodotto le linee guida approvate dalla Regione Emilia-Romagna seguite per la predisposizione degli elaborati di seguito esposti. Gli elaborati cartografici sono stati prodotti ed aggiornati in stretta collaborazione con il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara.

4.1 CENSIMENTO DEGLI EVENTI DI ESONDAZIONE E CARTA DELLE AREE STORICAMENTE ALLAGATE

Grazie alla collaborazione degli Enti che gestiscono i corsi d’acqua presenti nel territorio ferrarese, si è proceduto alla validazione degli eventi alluvionali di corsi d’acqua principali (Reno, Po), ovvero di esondazioni legate ad episodi di insufficienza della rete di scolo (canali demaniali e consortili) e/o della rete fognaria, verificatesi dal 1815 al 1996, contenuti in un database realizzato dalla Agenzia Regionale di Protezione Civile. All’interno del database sono stati descritti tutti gli eventi di esondazione verificatisi nel periodo sopra specificato, con l’indicazione del corso d’acqua di riferimento, della superficie allagata, della data di accadimento dell’evento, oltre all’indicazione della fonte dell’informazione. I nuovi eventi alluvionali verificatisi in provincia dal 1996 al 2010 sono stati censiti dai consorzi di bonifica ferraresi e dalla Provincia di Ferrara ed integrati secondo le specifiche regionali, cartografando le porzioni di territorio interessate da allagamenti con una persistenza al suolo maggiore di 24 ore.

164 I tematismi sopra descritti, mappati sulla Carta Tecnica Reginale, a scala 1:50.000, sono stati georeferenziati grazie ai software ARC INFO ed ARC VIEW e costituiscono la “Carta delle aree storicamente allagate”, di cui si riporta qui a fianco uno stralcio rappresentativo.

In allegato al presente documento, al fine di una agevole consultazione, sono riportate le cartografie realizzate per l’intero territorio provinciale a scala 1:25.000 contenenti il tematismo “aree storicamente allagate” ed il tematismo “tratti critici e rilevati arginali” di seguito esplicitato. Per chiarezza di interpretazione grafica, in tale cartografia è stata omessa la porzione di territorio interessata dalla storica rotta del fiume Po avvenuta il 15 ottobre 1815. L’estensione areale coinvolta dall’evento del 1815 è rappresentata nella carta sotto riportata.

Aree allagate dalla rotta del fiume Po il 15 ottobre 1815

165 Oltre agli allagamenti avvenuti a causa di esondazioni fluviali e/o ad intense precipitazioni, sono stati cartografati anche gli allagamenti verificatisi in conseguenza al “black – out Enel” del febbraio 2004. Quest’ultima informazione è stata mantenuta in un tematismo separato per distinguere gli allagamenti provocati da cause naturali da quelli derivanti da cause “antropiche”. Infatti l’interruzione di energia elettrica verificatasi nel 1979 e nel 2004 ha causato la cessazione momentanea del funzionamento di pompe di vari impianti idrovori, con il conseguente allagamento di aree agricole estese e con il rischio del coinvolgimento di zone intensamente abitate. Per ridurre al minino il rischio di cessazione del funzionamento delle pompe, i consorzi di bonifica hanno dotato molti dei principali impianti idrovori al servizio del territorio ferrarese di “riserva termica”, cioè oltre che di pompe elettriche, di pompe a motore diesel e di gruppi elettrogeni da far entrare in funzione in caso di “black-out”. Prima di procedere ad una breve descrizione dei principali e più recenti eventi che hanno interessato il territorio provinciale è fondamentale specificare che le informazioni relative a nubifragi ed allagamenti relativi al periodo compreso tra il 1945 ed il 1996 risultano significative, per fornire utili orientamenti ai fini previsionali, pur nella consapevolezza che la rete idrografica in taluni casi ha subito interventi migliorativi. La documentazione cartografica degli allagamenti è stata reperita presso i Consorzi di Bonifica assieme ai dati pluviometrici. Di seguito si riportano le descrizioni relative ai più recenti allagamenti verificatisi in provincia di Ferrara nel periodo che va dal 1995 al 2010, tratte dal Documento Preliminare Allegato 4 Quadro Conoscitivo, redatto dal tavolo interistituzionale.

Allagamenti del 17-18 agosto 1995

In 24 ore sono caduti 196 mm di pioggia agli impianti di Codigoro, ovvero un terzo delle precipitazioni medie di un anno. A Mesola, Bosco Mesola e Goro molte campagne sono state sommerse da 20 cm di acqua, e addirittura da 70-80 cm nei 4000 ettari della Coop C.a.s.a. Giralda, la zona più bassa coltivata. In valle Giralda infatti la situazione è stata particolarmente grave: il territorio è sotto il livello del mare da 2,9 m a 0,7 m nel punto più alto. Il Canale Collettore Giralda e la rete scolante tributaria sono tracimate con frane di alcuni tratti d’argine. Anche il sistema fognario è andato in crisi. Diversi impianti idrovori secondari hanno subito interruzioni di energia elettrica per motori o interruttori bruciati; l’Impianto Idrovoro Giralda è stato messo parzialmente fuori uso da un fulmine. Disfunzioni si sono avute anche agli Impianti idrovori Vallona, Seminiato e Mezzogoro. Piogge eccezionali si sono abbattute sulla costa: allagate strade e piazze dal Lido di Spina a Volano con punta al Lido delle Nazioni.

166 Anche in Comune di Berra si sono registrati allagamenti. L’acqua non è defluita anche perché i canali erano già colmi d’acqua per l’irrigazione.

Allagamenti del 12 maggio 1996

L’alluvione si è prodotta in seguito al nubifragio abbattutosi sul Ferrarese fra l’11 e il 12 Maggio 1996. Il record della pioggia spetta a Fossa Mozza, vicino a Bondeno, con 131 mm di pioggia in meno di 24 ore; la media di città e provincia è stata attorno agli 80-100 mm. In un anno, come si è detto, mediamente cadevano in quel periodo circa 600 mm di pioggia, il che dà l’idea della eccezionalità della perturbazione che ha investito tutta l’area Nord-Ovest del territorio ferrarese. La zona più colpita dal maltempo è stata l’area dell’alto ferrarese. Per fortuna le precipitazioni nella zona pedemontana e montana non sono state consistenti per cui Panaro, Secchia e Po hanno potuto ricevere. Le alte maree hanno reso scarsamente ricettivo il mare alla foce del Po di Volano, il primo ricettore delle acque piovane locali, provocando la tracimazione dei canali. Il 15% dei terreni agricoli è andato sott’acqua, di circa 20.000 ettari di coltivato ne sono rimasti allagati alcuni per poche ore, altri per 4-5 giorni. Molte case sono state allagate e molte strade sommerse. Le zone colpite, disposte a macchie di leopardo, sono state: Bondeno: allagata la Golena di Ospitale (la stessa allagata durante la piena del Panaro del novembre 1994). Allagamenti anche a Stellata, Santa Bianca, San Biagio, Scortichino, Pilastri e Gavello. Una frana sull’argine destro del Panaro in località La Rotta ha fatto crollare un terzo della carreggiata della Provinciale fra Ospitale e San Biagio. Praticamente sono rimaste allagate quasi tutte le aree situate al di sotto di 7,5 m s.l.m. Cento: Tra le zone più danneggiate ci sono ampie aree di Reno Centese, Buonacompra, Pilastrello, XII Morelli e Casumaro. Vigarano Mainarda: La località più colpita è stata Diamantina. Il Canal Bianco che attraversa il paese è straripato per un tratto di circa un Km e ha allagato gran parte delle campagne circostanti. Danni alla strada che costeggia il canale: tre frane ne hanno messo a rischio la stabilità. Allagamenti anche nelle aree al confine con il Comune di Bondeno. Copparo: Situazione grave a Brazzolo, Gradizza, Sabbioncello San Pietro. Il problema maggiore era il Canale Brusabò, tracimato in più punti. Formignana: ci sono allagamenti nei terreni dell’ex Ente Delta di via Obice e di via Lanternazza dove l’acqua ha ristagnato a lungo. È stato necessario aspirare l’acqua dal Canale Barattino e riversarla nel Volano. Tresigallo: si sono verificati cedimenti degli argini del canale consortile che corre a lato di via Grotta. Monestirolo (FE) : il paese è stato allagato.

167 Francolino (FE): allagato il centro del paese. Ha rotto gli argini il Canale Lavezzola. Ro: ci sono stati allagamenti diffusi in tutta la parte sud del Comune. Problemi anche nelle campagne di Ruina. I canali non sono riusciti a smaltire l’acqua; in particolare vicino agli argini l’acqua è ristagnata e ha coperto le colture. Masi Torello: sono tracimati alcuni canali. In località Arzana per alleggerire il carico delle acque della Fossa Masi al Canale S. Nicolò si sono dovute installare ben sei pompe. A Masi la superficie maggiormente danneggiata è stata di circa 400 ettari e circa 200 di essi sono stati sommersi con allagamenti con punte di oltre un metro. Jolanda: grave la difficoltà di scolo dei terreni, sebbene il territorio sia stato interessato da precipitazioni significative ma comunque limitate rispetto ad altre aree. Voghiera: sommerse alcune campagne della frazione di Montesanto. Portomaggiore: allagamenti a Gambulaga (vicino al Canale San Nicolò- Medelana), Quartiere, Portorotta e Portoverrara. Il territorio interessato è stato di circa un centinaio di ettari. Comacchio: La pioggia ha creato allagamenti ai Lidi Comacchiesi, anche se la zona rivierasca è stata una delle zone meno colpite.

Allagamenti del 9-10 dicembre 1996

La zona più colpita dal maltempo è stata l’area tra Argenta, S. Maria Codifiume e Portomaggiore. In 24 ore sono caduti dai 90 ai 130 mm di pioggia. L’evento ha messo a dura prova il sistema scolante del territorio. Inoltre c’erano state una primavera piovosa che aveva alzato la falda acquifera, un’estate non molto calda che non aveva permesso sufficiente evaporazione, e infine 900 mm circa di pioggia caduti in un anno (300 più della media). Le acque erano particolarmente alte sia nel Po di Volano sia nel Canale Navigabile perché il loro deflusso era ostacolato dalla difficile ricettività del mare, a causa dei venti di sud-est. Sull’Appennino Bolognese erano caduti 80 mm di pioggia in 16 ore. Il Reno era andato in piena per cui i canali non riuscivano a scolmare nel fiume il cui livello era troppo alto. Si sono verificati allagamenti diffusi nelle campagne e lungo le infrastrutture viarie, con punti di crisi nelle zone di Filo-Longastrino e nei Comuni di Ferrara, Poggio Renatico, Mirabello, Cento, Portomaggiore, Masi Torello e Argenta. Allagamenti fra Gallo e Poggio e nelle zone di Traghetto, Marrara, San Nicolò, Bova, San Martino e S. Egidio. Allagamenti anche fra Vigarano Mainarda e Vigarano Pieve. Argenta: l’ondata di piena del Reno è passata ad Argenta con una quota di 12,3 m: il livello così alto ha creato emergenza per cui si sono aperte le chiaviche di Durazzo e del Gallo per scaricare le acque del canale di bonifica Lorgana all’interno della cassa di colmata Idice- Quaderna, per prevenire l’allagamento del centro di Molinella. Inoltre è stato tagliato l’argine della cassa di Bassarone, in Comune di Argenta, per far sì che l’acqua, contenuta nella più

168 piccola delle casse (150 ettari circa) finisse negli 800 ettari allagati con l’apertura delle chiaviche Durazzo e Gallo. Situazione critica anche a Longastrino. Valle Amara è stata la più colpita. Allagamenti a Filo, San Biagio e Ripapersico. Cento: allagate molte zone di Renazzo, XII Morelli, Corporeno, Alberone, Pilastrello e anche del capoluogo. Il sistema fognario non ha sopportato il carico di acqua piovana. Allagamenti nelle campagne del Basso Ferrarese da Massa Fiscaglia al mare e nella zona di Porto Garibaldi. Il corso d’acqua che ha mostrato segni di cedimento è il Circondariale (nel Mezzano) che è tracimato in quattro punti.

Allagamenti del 6-7-8 ottobre 2005

Le piogge di inizio ottobre già stavano cimentando le canalizzazioni di bonifica ed i sistemi fognari urbani di Cento quando si è arrivati all’evento culminante della notte fra giovedì 6 e venerdì 7 ottobre 2005.

Il reticolo delle fognature della città, durante le prime ore, è riuscito ad assorbire abbastanza regolarmente la parte iniziale dell’evento meteorologico, ma ha cominciato ad entrare in crisi quando i deflussi in uscita dalle stesse fognature, che costituiscono l’origine dello stesso sistema idraulico unitario fognatura-bonifica, prolungandosi per diverse ore al regime massimo, hanno determinato il riempimento del canale ricevente, il Condotto Generale (o Menina), tanto che il sistema fognario è entrato in pressione per rigurgito: nelle prime ore di venerdì 7 ottobre 2005 hanno così avuto inizio gli allagamenti nel centro urbano. Frattanto dall’area a sud di Cento (il Bacino Bagnetto e l’area di Decima di Persiceto), interessata da piogge ancora più intense, come sopra riportato, è pervenuta una quantità enorme di acqua che non era contenibile nell’alveo ricevente del Canale di Cento a cielo aperto e nemmeno nella canna che costituisce il tombinamento che delimita verso il Reno il centro storico di Cento; di conseguenza già da prima della mezzanotte hanno avuto inizio esondazioni sempre più estese, sia in destra che in sinistra idraulica nell’area a sud del centro storico, che sono rimaste attive in gran parte per tutta la mattinata del venerdì, quando la tendenza ha cominciato ad invertirsi. Il tombinamento del Canale di Cento è entrato ben presto in pressione e l’acqua ha trovato sfogo fuoriuscendo con notevole spinta attraverso una serie di passaggi, normalmente mai raggiunti dai livelli idrometrici, che si sono attivati, riversando “acque alte” di provenienza esterna sul più basso sistema fognario urbano (già in crisi), aggravando la situazione.

Allagamenti del 14 Giugno 2008 (fonte dato: ex Consorzio di bonifica II Circondario) L’evento, caratterizzato da precipitazioni intense in un breve lasso di tempo, si è rivelato particolarmente gravoso in particolare presso le stazioni di Guagnino (Comacchio) e Bando (Argenta) pur avendo interessato tutto il territorio.

169 La comparazione dei valori numerici cumulati in mm per diverse durate con i risultati di un’analisi probabilistica con regionalizzazione delle precipitazioni condotta a livello di comprensorio rende evidente l’assoluta eccezionalità delle precipitazioni registrate a Bando e Guagnino che possono ritenersi correlate a tempi di ritorno pluricentenari.

Nei bacini di Argenta e Valle Isola le portate in ingresso a fini irrigui nel reticolo dei canali ad uso promiscuo sono state ridottissime. Più specificatamente ad Argenta è entrata una portata pari al 15% dei valori di massima derivazione mentre nel Valle Isola tale percentuale è stata dell’ordine del 5%. Il canale di gronda riceveva un’alimentazione corrispondente alle sole perdite per filtrazione. Per quanto attiene il grado di riempimento dei canali promiscui, ovvero la quota idrometrica imposta dai manufatti di regolazione, essa è stata, in linea generale, sensibilmente minore di quella di riferimento cui viene fatto ricorso in piena attività irrigua. Nell’Argentano (nel Valle Isola non vi sono connessioni dirette tra canali e centri abitati) i rincolli presenti nei cavi a valle degli scarichi degli abitati erano completamente aperti, con sola presenza, in alcuni casi, della parte fissa inferiore. La Fossa Marina, dorsale principale del reticolo, non presentava alcuna regolazione. Altri manufatti minori avevano quote imposte inferiori ai massimi con differenze variabili tra 20 e 50 cm. Nella bonifica della Valle Isola molti manufatti si trovavano in condizioni “invernali” ossia di totale apertura. Altri, determinavano quote di invaso variabili tra –20 e –60 cm rispetto ai massimi stagionali. Solo in pochi casi, il rincollo raggiunse i livelli massimi di esercizio irriguo in quanto ubicati in posizioni tali da non costituire significativo pregiudizio per la sicurezza idraulica dei terreni posti a monte. Da ultimo disagi per ristagni si sono verificati in porzioni delle frazioni di Longastrino, Filo e Bando per cause indipendenti dal sistema idraulico demaniale. Come per Argenta, anche nell’ ambito della bonifica di Valle Isola, si è manifestata una sensibile insufficienza potenziale del sistema di bonifica in relazione alla “gravità” della precipitazione. Il superamento della quota ordinaria di lavoro delle macchine ha raggiunto i 120 cm. L’areale del bacino di 7200 ha è stato investito da una pioggia di altezza media pari a 140 mm per un volume totale di ca 10.000.000 mc. L’ accensione dei gruppi idrovori, compresi i 2 accoppiati a motori termici, è avvenuta anticipatamente rispetto al raggiungimento delle quote di avvio in automatico. Il picco dell’idrogramma desunto su base idrologica per l’evento reale, con condizioni di media umidità del terreno presenta valori ben superiori alla normale portata totale della stazione di Guagnino (q max = 17,9 mc/s). Come noto il litorale costiero, sede dei Lidi Ferraresi, ha subito condizioni di crisi per allagamento così come è avvenuto per il capoluogo di Comacchio. Questo accadimento non può in alcuna maniera essere posto in relazione con le altezze idrometriche raggiunte nel reticolo di bonifica in quanto il sistema fognario degli urbani, a

170 sollevamento, presenta un unico punto di contatto con le opere consorziali a valle del depuratore e con capacità di sfioro limitate. Per contro al Lido degli Scacchi in prossimità dell’omonimo scolo, così come in Valle Isola sulla via Taglio Nuovo, i ristagni superficiali hanno avuto diretta correlazione alle condizioni critiche del moto nei canali di bonifica. Le superfici agricole allagate hanno raggiunto ca i 1250 ha. Nel bacino di Marozzo le problematiche insorte sono risultate, in linea generale, meno gravose se rapportate a quelle delle bonifiche di Argenta e Valle Isola. La precipitazione media areale dell’evento ha raggiunto il valore di 60 mm ca . La quota idrometrica dell’idrovoro non ha sostanzialmente di fatto superato le quote ordinarie di lavoro delle macchine. Prudenzialmente, è stato forzato, con abbandono dell’automatismo, l’avvio di tutte e 4 le pompe: la portata nel collettore alla sezione di chiusura del bacino non era comunque tale da consentire il funzionamento di tutti i gruppi. A riprova delle note carenze di ufficiosità dimensionale della rete dei canali, si sono ugualmente verificate condizioni di crisi con tracimazioni ed allagamenti di moderate estensioni (ca 250 ha) di territori agricoli ubicati nelle porzioni più periferiche del reticolo. In prevalenza il ristagno superficiale si è esaurito dopo un periodo di ca 8 – 10 ore. In questo specifico caso, anche per medie condizioni di umidità del terreno, così come riscontrabili nella giornata di Sabato 14, il picco di portata, desunto da un’analisi idrologica, risulta inferiore ai 28 mc/s di reale potenzialità dell’impianto. Ulteriori condizioni di sofferenza si sono determinate nei bacini di Mazzore, Malcantone e San Zagno per un totale di ca 55 ha di territorio agricolo con persistenza d’ allagamenti per circa 3 – 4 ore. Nella bonifica di Mazzore, le portate defluite all’impianto, sono state incrementate a causa del cedimento di un elemento di presidio ubicato sul canale Confine (bonifica di Marozzo), determinato dalle gravose sollecitazioni idrostatiche locali. Per ragioni totalmente indipendenti dalle condizioni di moto determinatesi nella canalizzazione consortile, nell’abitato di Massafiscaglia si sono rilevate locali condizioni di ristagno superficiale.

Allagamenti del 19-20 giugno 2010

Il fenomeno meteorico che ha colpito la Provincia di Ferrara nei giorni di sabato 19 e domenica 20 giugno, ha avuto particolare intensità nella zona tra Porotto, Vigarano Mainarda, sud Ferrara e parte del Comune di Poggio Renatico, complessivamente nelle 48 ore la precipitazione ha registrato 170 mm d’acqua, di cui circa 110 mm nella sola giornata di domenica, investendo una ampia area, stimata in circa ha 4.000. Tale evento ha provocato consistenti allagamenti, soprattutto nelle aree urbane di Ferrara e di Fondo Reno, oltre alle campagne limitrofe. Il sistema di scolo della Sammartina, a cui fa capo l’impianto idrovoro di Torre Fossa (attivato da sabato a lunedì) è stato monitorato esternamente e costantemente dal personale in

171 emergenza del territorio ed in particolare lo sbocco dello scolo Baiona nel Po di Primaro che scarica a gravità, ha raggiunto la quota idrometrica di mt 5.35, raggiungendo quasi la max di scolo 5.50 e quindi non è stato necessario chiudere la valle a difesa l’ingresso della piena proveniente dal Po di Primaro. Questo è stato possibile anche per la apertura straordinaria dello scolo S.Nicolo’ Medelana. L’impianto S.Nicolo’ non è stato attivato per non gravare ulteriormente sulle quote del Po di Primaro, nel contempo venivano monitorate le acque provenienti dal bacino che si immettevano nel Nuovo Scolo passando per la Botte. L’impianto di S.Egidio, ha funzionato anch’esso fino a tutto il lunedì, il personale è intervenuto sulla paratoia dello scolo Oppio, mantenendo il controllo delle quote della Valle e del Po di Primaro. L’idrovoro Torniano ha funzionato anch’esso fino a tutto il lunedì, ma ha sempre mantenuto le quote in aspirazione, mentre le quote del recapito (Principale Superiore) hanno raggiunto valori preoccupanti, provocando anche qualche esondazione attraverso argini che nel tempo sono risultati troppo bassi (ad esempio il Circondariale S.Martino). L’azieda Lazzarin è stata parzialmente allagata. Gli impianti sono tornati al funzionamento delle quote di esercizio mercoledì 23/06/2006. Le manovre idrauliche sono state gestite dal personale tecnico del settore territoriale del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara. Relativamente agli scarichi nel Po di Primaro, le manovre idrauliche sono state effettuate in costante collaborazione con il Servizio Tecnico di Bacino Po di Volano. La zona che ha subito gli allagamenti più gravosi e consistenti è l’area di Ferrara, che da tempo lamenta problemi alle fognature: via Grillenzoni, via Verga, Gaetano Pesci, l’ area della circonvallazione nord, dove anche i canali consorziali (quasi tutti combinati) Mambro, Baiona, Tesoriere, Maffea, hanno provocato fuoriuscite d’acqua provocando allagamenti che hanno interessato diverse abitazioni. Una ampia area agricola ha subito l’evento meteorico con intensità tale da provocare l’esondazione dello Scolo Catena, Rinaldi, Allacciante Terre Alte e tutta la rete dei fossi privati di scolo ad essi collegati.

4.2 CARTA DEI TRATTI CRITICI E DELLE ARGINATURE DI FIUMI, CANALI E DELLE DIFESE A MARE

Questo elaborato cartografico, illustra la localizzazione delle arginature dei fiumi, dei canali e delle difese a mare presenti sul nostro territorio, oltre all’ubicazione dei piastrini che individuano le sezioni di rilevamento dei principali corsi d’acqua (Po e Reno). L’altezza arginale H dei corsi d’acqua e dei canal, riferita al piano campagna ed è stata suddivisa in quattro classi: ƒ H < 2 m; ƒ 2 m < H < 5 m; ƒ 5 m < H < 10 m; ƒ H >10 m

172 Oltre alle informazioni sopra descritte, sono state cartografate la pensilità di fondo alveo e la persistenza del pelo libero dell’acqua sopra il piano di campagna per il numero di giorni all’anno di riferimento, limitatamente a fiumi e canali con traccia di sezione superiore a 20 metri. Di seguito si specifica più nel dettaglio come sono state illustrate queste ultime informazioni negli elaborati cartografici. Pensilità di fondo alveo: ƒ Fondo dell’alveo pensile rispetto al piano di campagna destro (+DX); ƒ Fondo dell’alveo pensile rispetto al piano di campagna sinistro (+ SX); ƒ Fondo dell’alveo pensile rispetto ad entrambi i piani campagna (+).

Pensilità del pelo libero dell’acqua per gg/anno fino a 180 gg: ƒ Pelo libero pensile rispetto al piano di campagna destro (+ DX); ƒ Pelo libero pensile rispetto al piano di campagna sinistro (+ SX); ƒ Pelo libero pensile rispetto ad entrambi i piani campagna (+). Per quanto riguarda le difese a mare sono state utilizzate le stesse classi di altezza già sopra specificate per le arginature di fiumi e canali, riferite però al livello medio marino. Da un approfondimento dei dati sopra descritti è stato realizzato un tematismo che illustra i ‘tratti critici’ delle arginature e degli alvei dei corsi d’acqua presenti nel nostro territorio. Tali criticità sono state individuate dagli Enti che gestiscono Fiumi e Canali della nostra Provincia:

ƒ AiPo; ƒ STB Po di Volano e della costa (Regione Emilia Romagna), ƒ STB Reno (Regione Emilia Romagna); ƒ Servizio Tecnico di bacino del Reno; ƒ Consorzio di bonifica Pianura di Ferrara ƒ Consorzio di bonifica Renana; ƒ Consorzio di bonifica Burana.

Tali Enti hanno censito quei tratti dell’alveo o dell’argine ritenuti critici in condizioni di piena, distinguendoli nelle seguenti categorie:

Descrizione criticità Codice Criticità (a = criticità riferita all’argine; c = criticità riferita al corso d’acqua) A Sezioni o tratti in cui si è superato negli ultimi 50 anni il franco di sicurezza (a) B1 Insufficiente quota della sommità arginale (a) B2 Bruschi cambiamenti di sezione lungo l’asta fluviale (c) B3 Rialzamenti di fondo alveo in tratti in deposito (dragare) (c) B4 Vegetazione in alveo (c) B Insufficiente sezione di deflusso

173 C Argini e/o sponde a rischio di erosione e/o frane (a) D Argini e/o sponde a rischio di erosione e/o frane (a) E Tratti in cui si sono verificati sifonamenti o fontanazzi (a) F Zona di sortumazione (a) G Assenza o insufficiente copertura della linea di imbibizione (a) H Assenza di banche (a) I Possibilità di ostruzione della sezione (dovuta anche alla presenza di botti) (c) J Assenza di arginature (dovrebbero essere presenti) Tratti di canale ubicati in zone particolarmente depresse (con difficoltà di scolo) O (Potenziamento o installazione di impianti di sollevamento) (c)

Da un’analisi delle criticità rilevate sui principali corsi d’acqua della nostra provincia è emerso quanto segue: • il fiume Po è interessato in prevalenza da zone di sortumazione (F) e da aree in cui si sono verificati sifonamenti e/o fontanazzi (E), che durante le piene si riattivano; • il Reno è caratterizzato dall’assenza o insufficiente copertura della linea di imbibizione (G), oltre che da zone soggette a fenomeni di sortumazione (F). Si riporta di seguito uno stralcio della carta dei tratti critici sopra descritta.

174

Ad ogni tratto critico è stata inoltre associata una scheda ove vengono riportate tutte le informazioni relative al tratto di corso d’acqua specifico unitamente ad una descrizione più dettagliata della criticità rilevata. Di seguito si riporta una di queste schede a titolo esemplificativo.

175 n. scheda: 17/8-0 SIR 254

INDIVIDUAZIONE DEI TRATTI CRITICI DEL SISTEMA IDRAULICO REGIONALE

PROVINCIA DI FERRARA

TRATTI ARGINATI

Corso d’acqua: PO Località: POSSESSIONE CANTON BOCCALE (F.do Fossadalbero) Comune princ.:FERRARA Comune sec.: Bacino di appartenenza: PO Ente Gestore del Corso d’acqua: A.I.PO - Parma Sezione C.T.R. scala 1:10.000: 186050 Determinazione del tratto in oggetto da pilastrino (stante):63 a pilastrino (stante): 66 Sponda interessata: DX Breve descrizione della criticità del tratto in oggetto: fondo alveo a rischio di erosione Indicatori di criticità: D

CARATTERISTICHE DELLE SPONDE

Descrizione litologica: miscela ternaria ALS Eventuale presenza di opere idrauliche longitudinali (elencare quali):

Eventuale presenza di opere idrauliche trasversali (elencare quali):

Eventuale presenza di altri manufatti (opere infrastrutturali, ponti, tubazioni, ecc.):

Frequenze rilievi: settimanali Note: criticità “C” risolta con la realizzazione dell’intervento (FE-E-732) Scheda redatta in collaborazione con l’A.I.PO (Ufficio di Ferrara)

Rilevatori: AT/GD.AZ

Tutti i tematismi descritti sono stati digitalizzati sulla Carta Tecnica Regionale (CTR) in scala 1:5.000, con i software ARC INFO ed ARC VIEW.

176 4.3 CARTA DEGLI ELEMENTI MORFOLOGICI CHE INFLUENZANO IL PROPAGARSI DELLE ACQUE DI ESONDAZIONE FLUVIALE (CELLE IDRAULICHE)

Questa carta nasce dalla sovrapposizione di più tematismi dalla interpretazione e rielaborazione degli stessi, al fine di suddividere l’intero territorio provinciale in bacini chiusi, denominati “Celle idrauliche”, i cui limiti sono costituiti da elementi morfologici che influenzano il propagarsi delle acque di esondazione. Gli elementi digitalizzati ed interpretati per realizzare la Carta delle celle idrauliche sono: ƒ Curve di livello direttrici ed intermedie; ƒ Conche e dossi (luoghi in cui la morfologia del terreno presenta rispettivamente una depressione o un innalzamento locale); ƒ Rilevati continui di altezza maggiore di 2 metri sul piano campagna (elementi morfologici lineari che si presentano in rilievo sul piano campagna); ƒ Rilevati continui di altezza compresa tra 1 e 2 metri sul piano di campagna; ƒ Rilevati discontinui di altezza minore di 1 metro sul piano di campagna; ƒ Ostacoli orientati (elementi morfologici lineari orientati, quali gradini morfologici) di altezza maggiore di 2 metri sul piano di campagna; ƒ Ostacoli orientati di altezza minore di 2 metri sul piano di campagna; ƒ Varchi (elementi puntuali che costituiscono discontinuità nei rilevati), sottopassi e ponti di luce superiore ai 3 metri; ƒ Botti (elementi puntuali che costituiscono discontinuità nei rilevati, di dimensioni inferiori rispetto ai varchi) di luce inferiore ai 3 metri.

Si riporta di seguito la legenda relativa a tale carta.

177

Per individuare le celle idrauliche sono state prese in considerazione le informazioni contenute nella carta geomorfologia ed altimetrica della Provincia di Ferrara, unitamente ai rilevati continui aventi altezza superiore ai 2 metri e solamente in taluni casi, con altezza compresa tra 1 e 2 metri, quando questi ultimi coincidevano con zone dossive. Si riporta di seguito la suddivisione in celle del territorio ferrarese, mentre in allegato al presente documento si riportano le cartografie in originale a scala 1:100.000 e 1:25.000.

178 CARTA DELLE CELLE IDRULICHE DI PIANURA

5. CRITICITA’ IDRAULICHE DOVUTE AL RAPPORTO FRA RETI FOGNARIE E CANALI DI BONIFICA – CASSE DI ESPANSIONE COME DISPOSITIVI DI CAPACITA’ IDRAULICA – PROGRAMMI DI RIORDINO IDRAULICO COMPLESSIVO DELLE AREE INTORNO AI CENTRI URBANI

Nella pianura ferrarese le reti fognarie urbane e le reti dei canali di bonifica riceventi rappresentano, a fronte degli eventi meteorici, un unico sistema idraulico, costituito da componenti strutturali di natura pubblica, che insieme assolvono alla funzione di garantire la sicurezza idraulica del territorio, sia negli abitati, sia nelle campagne.

Lo sviluppo e l’adeguamento alle crescenti esigenze di officiosità delle due reti interconnesse non hanno mai proceduto in modo omogeneo e coordinato per cause storiche, legate soprattutto alle distinte competenze gestionali sui due sistemi, ma non solo.

L’espansione della maggior parte dei centri urbani e delle aree produttive ad essi collegate è avvenuta rapidamente negli ultimi decenni, senza che il problema della raccolta e dell’allontanamento verso i recapiti esterni delle precipitazioni fosse affrontato con la necessaria attenzione.

Un problema simile, ma di conseguenze meno drammatiche, ha interessato anche le campagne, ove sono venuti progressivamente a mancare quei volumi diffusi di invaso,

179 costituiti dalle ampie affossature, dai maceri onnipresenti, dalla stessa baulatura dei campi, che un tempo conferivano al territorio una grande capacità di riduzione dei deflussi derivanti dagli afflussi meteorici.

I Comuni, da un lato, tendevano a non percepire l’esistenza del problema dell’efficienza del sistema fognario e della insufficiente capacità recettiva dei canali; inoltre spesso hanno di fatto delegato l’impostazione del tema delle acque meteoriche agli investitori privati, incapaci di una visione in materia che si ampliasse al di fuori del proprio comparto da urbanizzare, come invece sarebbe stato necessario.

I Consorzi di Bonifica, dall’altro, pur riscontrando costantemente, in occasione di ogni pioggia significativa, le pesanti conseguenze sul piano idraulico causate dalle progressive (ma profonde) modifiche di uso del territorio, non sono riusciti a rapportarsi efficacemente coi Comuni per affrontare insieme il problema e individuare le azioni più opportune da perseguire. E’ venuta pertanto a determinarsi una situazione di ampio divario fra sviluppo del territorio e condizioni di sicurezza idraulica; divario che si rende sempre più evidente ad ogni evento meteorico, anche soltanto poco più che ordinario.

A ciò si aggiungano la maggiore domanda di garanzia nei confronti del rischio idraulico che proviene dai cittadini, sia agricoli che urbani; il progressivo invecchiamento delle opere idrauliche esistenti, spesso vetuste, bisognose di profonde manutenzioni straordinarie e non più adeguate a questa maggiore domanda di sicurezza idraulica; non ultime le modificazioni climatiche, che sembrano proporre con sempre maggiore frequenza eventi meteorici di grande intensità, con punte estreme relativamente circoscritte nel tempo e nello spazio. Ma è ugualmente non più rimandabile affrontare anche le nuove trasformazioni del territorio perseguendo, con volontà unanime, la sostenibilità idraulica con adeguate azioni preventive.

Per raggiungere questi obiettivi è necessario coltivare reciprocamente uno stretto rapporto di collaborazione e coordinamento fra Comuni, Consorzi di Bonifica ed Enti Gestori dei sistemi fognari che si basi sugli strumenti di pianificazione territoriale (PTCP) e urbanistica (ieri PRG, oggi PSC e POC), i quali dovranno contenere previsioni, vincoli e opportunità relativi al problema idraulico.

In questo processo, i Consorzi di Bonifica dovranno proporre soluzioni idrauliche adeguate a scala territoriale nell’intorno dei centri urbani, indicandone modalità e costi; mediante gli opportuni accordi fra Comuni, Consorzi di Bonifica ed Enti Gestori dei sistemi fognari si potranno così definire programmi di intervento aventi lo scopo di garantire la sicurezza idraulica e accompagnare efficacemente gli ulteriori sviluppi urbanistici previsti.

180 In particolare questi accordi di programma dovranno contenere l’indicazione degli interventi complessivi necessari sul piano idraulico (nel sistema fognario e nel sistema di bonifica), la stima dei costi da sostenere, l’individuazione delle possibili fonti finanziarie e delle specifiche procedure di realizzazione, anche progressiva.

Questi interventi in campo idraulico dovranno essere realizzati preventivamente o, quanto meno, procedere di pari passo con gli interventi in campo urbanistico che li rendono indispensabili.

Ogni risorsa economica che si renderà via via disponibile potrà quindi essere indirizzata alla realizzazione del programma di interventi pubblici preventivi, destinati al riequilibrio idraulico del territorio. In questa prospettiva, oltre a fare ricorso a misure tecniche tradizionali, quali integrazioni, modifiche e ampliamenti della rete fognaria e del sistema dei canali di bonifica riceventi e degli impianti idrovori, assumono valenza fondamentale le casse di espansione, intese come volumi destinati all’invaso temporaneo delle acque meteoriche derivanti dai colmi di piena, costituendo una sorta di dispositivo di capacità idraulica, di ammortizzatore fra afflussi meteorici e deflussi nelle reti idrauliche di drenaggio (fognature e canali); elemento di connessione e di compatibilità, interposto fra i due sistemi.

Fino ad oggi, a fronte della richiesta da parte del privato di parere consorziale sulla compatibilità idraulica di un nuovo insediamento residenziale o commerciale/produttivo (richiesta che perviene quasi sempre in avanzata fase di definizione dell’intervento, che è ormai prossimo all’avvio della realizzazione), i Consorzi si basano sul metodo della “invarianza idraulica”, che comporta l’accumulo temporaneo ad invaso del colmo degli afflussi meteorici, prima che si trasformino in deflussi, allo scopo di evitare che la nuova area urbana venga a determinare un sovraccarico quasi sempre critico sulla rete di bonifica ricevente.

Ciò comporta la necessità che ogni singolo nuovo comparto urbano, dovendo limitare la portata meteorica di scarico a valori analoghi a quelli della precedente area agricola, si doti di un volume di invaso (una piccola cassa di espansione o di laminazione) in cui accumulare temporaneamente l’eccesso di acqua di pioggia; invaso che potrà poi svuotarsi in tempi differiti e a portata ridotta, senza più produrre sovraccarichi sul sistema idraulico ricevente.

E’ evidente che il diffondersi di queste casse di espansione, se da un lato attenua efficacemente l’impatto idraulico delle nuove urbanizzazioni, dall’altro si accompagna ad una serie di problemi che stanno assumendo valenza crescente.

Si citano soltanto i problemi finora emersi con maggiore evidenza: nel caso ferrarese non vi sono ancora normative unificanti a livello di bacino, per cui si hanno dimensionamenti

181 non omogenei richiesti dai diversi Consorzi di Bonifica; ma anche criteri di progettazione molto diversi fra i vari progettisti privati e fra i Comuni. Inoltre appare non trascurabile la problematica connessa alla gestione e manutenzione della cassa realizzata, in quanto di norma non viene assimilata né al sistema fognario ad essa afferente, né al canale di bonifica ricevente, spesso distante e raggiunto attraverso altre linee fognarie e/o fossi privati, Da quanto accennato emerge come la cassa di espansione di singolo comparto, seppure irrinunciabile sul piano idraulic, allo stato attuale rischi di costituire una soluzione quantomeno difficile, legata alla necessità di tentare di non compromettere ulteriormente l’assetto idraulico complessivo esistente, piuttosto che ad una gestione della sicurezza idraulica del territorio improntata al recupero del dissesto pregresso e alla prevenzione rispetto alle modificazioni d’uso del futuro prossimo.

Lo stesso concetto “secco” di invarianza idraulica, che sta all’origine della necessità di ricorrere a piccole casse di espansione per ogni nuovo intervento urbano, pur essendo allo stato attuale di importanza fondamentale, è tuttavia connotato da un’accezione di tipo “conservativo”. E’ invece più opportuno passare ad un approccio di tipo propositivo e progettuale, adottando criteri informatori che, pur salvaguardando la necessità di elementi di capacità idraulica (ampie casse di espansione) in grado di ricevere, accumulare temporaneamente e così attenuare i deflussi, prevedano anche nuove linee idrauliche, possibilità alternative di manovra, la scarico verso diversi recettori, ecc.

Occorre infatti impostare il tema della sicurezza idraulica dei centri urbani nel modo più razionale già indicato, procedendo cioè di concerto fra i soggetti pubblici interessati (Comune, Ente Gestore delle fognature, Consorzio di Bonifica), prevedendo una progettazione idraulica complessiva dell’area urbana e del sistema di bonifica ricevente a cui essa afferisce ed infine attuando progressivamente e preventivamente gli interventi progettati e programmati. Si fa qui riferimento alla positiva iniziativa del tavolo interistituzionale del bacino Burana Volano, coordinato dalla Provincia.

5.1 – CRITICITÀ DELLA RETE FOGNARIA DEI CENTRI URBANI In provincia di Ferrara la gestione del servizio idrico integrato, che va dalla captazione, potabilizzazione, distribuzione, fognatura alla depurazione delle acque è gestito da Hera e da CADF

5.1.1 Problematiche reticolo fognario - gestione Hera

I principali problemi inerenti le reti fognarie sono di due tipi: • rispetto delle norme del Dlgs 152/06 e della DGR 1053/03 (adeguamenti comunitari) • riduzione ed eliminazione dei problemi di allagamento dei centri urbani.

182 Requisito fondamentale per la corretta individuazione degli interventi risolutori degli allagamenti è la rilevazione della rete fognaria e la sua implementazione su modello di simulazione idraulica.

Argenta La fognatura è mista quasi ovunque, le acque meteoriche sono scolmate a gravità nel capoluogo. Le pendenze tuttavia della rete fognaria sono modeste pertanto con piogge intense si possono verificare degli allagamenti. Nel passato è stato realizzato uno scolmatore in via Canove per alleggerire il comparto verso Ferrara. Rimane da sistemare l’altro comparto verso la Romagna, che presenta strozzature della rete e pendenze modeste. La strozzatura più evidente è quella in via Circonvallazione in prossimità della stazione Ferroviaria. Situazione abbastanza grave Situazioni analoghe si hanno nelle frazioni di S. Biagio, Longastrino, Filo.

Portomaggiore La rete fognaria è prevalentemente mista. Il sistema è tutto sollevato. I problemi principali si hanno quando gli impianti di sollevamento sono insufficienti o comunque il recettore ha dimensioni non adatte a consentire un potenziamento del sollevamento (es. Ripapersico, via Ferrara, Gambulaga) La rete fognaria del capoluogo presenta collettori di grossi diametri con buona capacità d’invaso. I problemi maggiori si hanno a Ripapersivo e a Gambulaga, nonché in via Ferrara nel capoluogo.

Masi Torello I problemi principali sono nel capoluogo. La fognatura è mista, le acque sono smaltite a gravità con problemi legati alle modeste pendenze. Nel capoluogo la rete fognaria di via Comacchio è costituita dai tombinamenti dei fossi lato strada, realizzati in tempi diversi con sezioni disomogenee senza un effettivo calcolo delle portate da convogliare. Attualmente la rete è insufficiente, ma aumentare la sezione comporta la realizzazione di impianti di sollevamento. Attualmente la situazione presenta una gravità media, non essendo ad es. presenti seminterrati.

Voghiera Non presenta particolari problemi di allagamenti. Sono stati fatti recenti interventi di potenziamento rete fognaria e impianti di sollevamento (rifacimento fognatura a Montesanto, realizzazione sfioratori sul Belrgiguardo). Unica criticità a Ducentola in via Masarenti dove però è incorso il progetto esecutivo di sistemazione della fognatura.

Vigarano Mainarda La rete è mista. Sono stati effettuati degli studi utilizzando la modellistica fognaria sul capoluogo. La zona più sofferente è la parte di recente espansione del capoluogo che ha

183 come unico recapito lo scolo Azzi. Vista la lunghezza della rete rispetto l’ubicazione dello scolmatore posto al terminale, vi è la necessità di alleggerire la rete. Tuttavia non ci sono recapiti intermedi, pertanto l’unica soluzione è una cassa di espansione interrata,trattandosi di una fognatura mista. Mirabello I problemi principali sono su via Giovecca dove sono in corso i lavori per sistemare la rete fognaria. Poggio Renatico Non si registrano problemi di allagamenti S. Agostino Per la particolare conformazione del territorio a “catino” compreso tra il CER e il cavo Napoleonico, è piuttosto complesso scolmare le acque meteoriche. E’ stato fatto uno studio sull’intero territorio , individuando alcune soluzioni. E’ stato realizzato un primo intervento nella zona a Sud in via Ciarle realizzando un impianto di sollevamento e adeguando il recettore, rimane da completare una parte della zona Sud intervenire in via Mazzini, dove sarà necessario realizzare una cassa e rifare l’attraversamento sul CER. San Carlo e Dosso non presentano problemi particolari di allagamenti. Bondeno Non presenta particolari problemi di allagamenti. Infatti il comune è attraversato dal canale di Burana che per sezione e quote permette lo scolo a gravità senza nessuna difficoltà. Non ci sono nemmeno problemi di escursione di quota nel canale che possono dare origine ad eventuali rigurgiti.

Cento I problemi del capoluogo e di frazioni quali Renazzo sono oggetto di studi o da parte del Consorzio di Bonifica per quanto attiene la rete consortile e da parte di HERA per la rete fognaria. Rimane prioritario l’intervento sulla rete consortile per consentire di scaricare le acque meteoriche sfiorate, successivamente è importante completare i rilievi della rete fognaria per individuare eventuali tratti da sistemare/adeguare.

Ferrara I principali problemi riguardano 3 comparti: - Via Bologna, zona di via Passega e via Aeroporto, dove è necessario rifare alcuni collettori e l’attraversamento ferroviario. - Zona di villa Fulvia e via Comachcio, dove servono ulteriori punti di alleggerimento della rete fognaria. - Zona compresa tra Porta Po e Porta Mare, il rilievo della rete è stato completato, è in corso la modellazione del comparto per individuare i tratti fognari oggetto di rifacimento. - Zona Via Frutteti e Via dei cedri, da anni questo comparto residenziale si allaga a causa dell’inadeguetezza del sistema fognario, e per la presenza di semiinterrati. L’intervento

184 risolutivo prevede la realizzazione di un’alleggerimento della rete mista con scolamtori le cui acque verrebbero convogliate al canale San Rocco o al Naviglio, in funzione della capacità di ricezione di questi ultimi.

E’ importante sottolineare che le acque miste della città di Ferrara, dentro le mura, sono tutte sollevate dall’impianto sul Volano (da 13 mc/s). Tale impianto non ha gruppo elettrogeno e l’intera sicurezza del centro cittadino è legato al buon funzionamento di detto impianto.

5.1.2. Problematiche reticolo fognario - gestione CADF

Di seguito si elencano le criticità censite sulla rete fognaria dei centri urbani gestiti da CADF. L’analisi eseguita Comune per Comune ha evidenziato come una delle maggiori criticità, per quanto attiene la rete fognaria, sia il problema degli allagamenti. Molte notizie e proposte d’intervento riportate, sono legate alla conoscenza da parte dei tecnici C.A.D.F. circa il funzionamento della rete gestita, altre sono state individuate a seguito di modellazioni idrauliche.

Codigoro

Tra il 2006 e il 2007 è stato condotto dal Prof. Marco Franchini dell’Università di

Ferrara lo studio della rete del Capoluogo.

Il rilievo della rete fognaria è stato eseguito misurando la geometria e le quote di ogni pozzetto. Per ognuna delle condotte convergenti in un generico pozzetto è stato rilevato il diametro interno, o le due dimensioni qualora non fosse di sezione circolare, il materiale di cui è composta e la direzione verso cui essa prosegue, espressa tramite il codice del pozzetto di arrivo. A completamento dei rilievi sono state rilevate in dettaglio anche tutte le opere speciali, costituite da impianti di sollevamento, sfioratori, ecc. Sono stati reperiti i seguenti dati pluviometrici: I massimi annui ufficiali (SIMN-ARPA) sulle durate da 1 a 24 ore per il periodo che va dal 1930 al 1997, registrati a Codigoro. L’altezza di pioggia registrata dal pluviografo installato presso l’impianto idrovoro Acque Basse del Consorzio di Bonifica I° Circondario dal 1949 al 2004. L’altezza di pioggia registrata all’impianto idrovoro Campello per gli eventi verificatisi il 15 Luglio 2002 e il 03 Agosto 2004. Si è provveduto quindi ad eseguire una simulazione in cui gli ingressi nei nodi sono costituiti dalla sola portata nera, partendo questa volta con tutte le condotte vuote. Dopo

185 aver simulato diverse ore mantenendo gli ingressi costanti, la rete è giunta ad una condizione stazionaria, condizione che è poi stata utilizzata come punto di partenza per tutte le simulazioni eseguite. Le condizioni al contorno interne sono costituite dalle portate in ingresso ai vari nodi della rete fognaria, già calcolate con il modello idrologico. Le condizioni al contorno esterne, invece, sono costituite dai livelli nei punti di scarico della rete . Per verificare l’affidabilità del modello realizzato si è provato a simulare il nubifragio verificatosi il 15 Luglio 2002 che ha prodotto numerosi allagamenti nel centro abitato di Codigoro. Tutti gli interventi sono stati progettati sulla base dell’evento sintetico di durata 1 ora e intensità costante, avente tempo di ritorno 20 anni, nell’ipotesi che si verifichi in condizioni di terreno mediamente umido (classe AMC II). La scelta di progettare gli interventi con un evento avente tempo di ritorno di 20 anni, consente di ridurre notevolmente la frequenza degli allagamenti. Tempi di ritorno superiori comporterebbero spese per l’adeguamento della rete fognaria molto elevate in relazione ai benefici che si potrebbero ottenere, rendendole poco convenienti dal punto di vista economico. Sulla base dei dati raccolti e dalle risultanze dello studio, sono stati ipotizzati 7 interventi. Il primo (A) prevede la realizzazione di un nuovo collettore che colleghi le condotte di Viale Resistenza con il nuovo sfioratore recentemente realizzato a monte dell’impianto di depurazione. Il secondo (B) prevede la realizzazione di una soglia sfiorante collocata nella parte terminale di Viale Resistenza all’intersezione con la condotta ø 600 proveniente da via Crocettola. Le acque sfiorate saranno scaricate nel canale Fossarella attraverso una nuova condotta ø 1000, che dallo sfioratore raggiungerà il canale Fossarella proseguendo attraverso Viale Resistenza. Il terzo (C) ha lo scopo di migliorare il deflusso delle acque meteoriche in Via Pambianco, che risulta essere una delle zone più critiche dal punto di vista della frequenza e della gravità degli allagamenti. Il quarto (D) ha lo scopo di migliorare la situazione della zona più a nord di Codigoro, attraverso la realizzazione di una nuova soglia sfiorante e di alcune condotte che potenzino il deflusso della rete. Il quinto (E) ha lo scopo di migliorare il deflusso nelle Vie Crocettola e Lenin, e prevede il raddoppio del ramo di Via Crocettola con una nuova condotta ø 600 e la costruzione di una soglia sfiorante e di una condotta di scarico ø 800 che la colleghi attraverso Via Palladio alla nuova condotta di scarico prevista nell’intervento B. Il sesto (F) prevede diverse opere necessarie per migliorare alcune criticità che permangono in diversi punti della rete nonostante gli interventi precedenti.

186 L’intervento F comprende: la costruzione di una nuova condotta ø 500 da via Kennedy attraverso via Telloli fino a Viale Amendola la sostituzione della condotta ovoidale di Viale Amendola da Via Telloli fino alla ferrovia e la sostituzione della condotta ad ovest della linea ferroviaria fino al nuovo sfioratore con una condotta ø 800. il rifacimento della linea di Via Engels e di parte di Via Trieste con una nuova condotta ø 500. il raddoppio delle linee di Via Gramsci e Via S. Martino con condotte ø 500. il rifacimento di parte della condotta di Via Zara sostituendo il vecchio ø 300 con un nuovo ø 500. il collegamento con una condotta ø 300 tra le due linee di Via Mazzini nella zona a sud del Po di Volano. Copia dello studio idraulico con le proposte di intervento, è stato consegnato al competente Consorzio di Bonifica che dovrà esprimere il proprio parere circa la compatibilità degli interventi con il reticolo idraulico consortile. Altri interventi già realizzati nel Capoluogo, che sono stati considerati nelle analisi dello studio sono: -la costruzione di una condotta fognaria per acque meteoriche in Viale Giovanni XXIII° -potenziamento sfioro fognario acque meteoriche e risezionamento del canale Stella dall’impianto di depurazione al canale Galvano -adeguamento sistema di scolo acque meteoriche in Piazza Garibaldi -potenziamento sistema di scarico delle acque meteoriche Via Buozzi –1° Stralcio. Sarebbe utile completare l’intervento con il già previsto potenziamento dell’impianto - adeguamento sistema di scolo acque meteoriche in Via XX Settembre.

Lagosanto

Il sistema di raccolta e smaltimento delle acque reflue del centro abitato di Lagosanto è misto, con recapito al depuratore centrale del Capoluogo. I collettori che asservono i comparti dell’abitato sono: A) Via Costituzione, Alighieri, Giovanni XXIII e S.Venanzio La condotta, ubicata a Ovest dell’abitato, si sviluppa lungo Via Costituzione, Alighieri, Giovanni XXIII e S. Venanzio. L’origine della tubazione si può identificare con il pozzetto ubicato in Viale Repubblica incrocio Via F.lli Cervi. In Via Giovanni XXIII incrocio Via Sabbionchi, la condotta prosegue verso il canale Sabbionchi, parallelamente al canale

187 raggiunge Via S. Venanzio, attraversa il centro operativo del Comune e termina con l’immissione nel pozzetto di confluenza con la condotta di Via Valle Mandura. La tubazione, costruita con elementi in c.a.v., presenta una sezione ovoidale che all’origine è di mm 800x1200, il tronco intermedio di mm 900x1350, quello terminale di mm 1000x1500.

B) Via Valle Mandura La condotta, ubicata a Est dell’abitato, si sviluppa lungo Via Valle Mandura.. Lungo Via Valle Mandura raccoglie gli scarichi delle varie traverse stradali, termina con l’immissione nel pozzetto di confluenza con la condotta di Via Costituzione, Alighieri, Giovanni XXIII e S. Venanzio. La tubazione, costruita con elementi in c.a.v., presenta una sezione ovoidale che all’origine è di mm 800x1200, il tronco terminale di mm 1000x1500.

C) Viale Repubblica La condotta, ubicata a Sud dell’abitato, si sviluppa lungo Viale della Repubblica. Il primo tronco, per una lunghezza di circa ml 150, funziona come condotta per acque miste, la restante parte, fino allo scarico nel Collettore Ponti, funziona come sfioro per le acque meteoriche. La tubazione, costruita con tubi in p.v.c., presenta una sezione costante del Ø di mm 400.

D) Ex strada Provinciale Codigoro-Lagosanto La condotta, si sviluppa lungo la strada Provinciale Codigoro-Lagosanto. Prima di immettersi nel collettore di Via Costituzione, Alighieri, ecc., raccoglie le acque nere dell’Ospedale del Delta. Il tronco terminale della tubazione è costruito con tubi in p.v.c. del Ø di mm 400.

Le acque nere raccolte dai collettori, dopo il processo di depurazione e la maggior parte delle acque di pioggia, mediante un impianto di sollevamento, confluiscono nel canale Sabbionchi. Solo una modesta quantità, mediante il collettore di Viale Repubblica, è scaricata nel Collettore Ponti. Da anni si registrano sofferenze del sistema fognario in diverse zone dell’abitato, con allagamenti di strade, cortili e fabbricati. Le aree dove frequentemente sono stati segnalati i disagi, interessano le Vie Mandura, Buozzi, Togliatti e Alessandrini. Durante i nubifragi, è stato accertato che la sofferenza della rete fognaria è causata dalla modesta capacità dell’impianto di sollevamento a smaltire le acque piovane. Il potenziamento dell’impianto, risulta però in contrasto con le insufficienti caratteristiche di officiosità del canale Sabbionchi Per razionalizzare il sistema fognario dell’abitato è quindi necessario prevedere nuovi collettori fognari, con funzioni anche di scolmatori di piena, per ricondurre le acque in

188 esubero nel reticolo consorziale di bonifica tramite il collettore generale Trebba-Ponti, facente capo al nuovo impianto idrovoro di Marozzo che recapita nel Po di Volano. In tal senso è stata costruita la condotta per la messa in sicurezza idraulica della parte nord- ovest dell’abitato, con recapito nel collettore Oppio, collegato al collettore generale Trebba- Ponti, area in cui è presente il nuovo polo ospedaliero. Rimane da realizzare la condotta a sud-est dell’abitato per la messa in sicurezza idraulica di parte del centro abitato, con recapito nel collettore generale Trebba-Ponti. E’ in corso di finanziamento e di realizzazione la chiusura dell’anello della rete fognaria del centro cittadino, con la realizzazione di un tratto di fognatura in Via Matteotti che dovrà allacciarsi alla fognatura di via Mandura e successivamente la realizzazione della fognatura di Via F.lli Cervi per collegarsi alla condotta da realizzare per sfiorare nel collettore generale Trebba Ponti.

Formignana

Il sistema di raccolta e smaltimento delle acque reflue nel Capoluogo è prevalentemente misto, con recapito delle acque nere all’impianto di depurazione di Via Brazzolo, sostituito con un impianto di sollevamento collegato al depuratore intercomunale di Tresigallo. Le acque meteoriche raccolte nei pozzetti-caditoia, ubicati ai lati delle strade, confluiscono nei collettori fognari e mediante scolmatori di piena sono recapitate a gravità nel canale consortile Fossa di Formignana. Il sistema di drenaggio urbano, riferito alla rete fognaria pubblica di scolo, in presenza di eventi meteorici anche modesti, ha manifestato sofferenze. Il Comune, per individuare le criticità del sistema e ipotizzare soluzioni per ridurre il rischio allagamenti, ha incaricato lo studio dell’Ing. Mario Perelli di Formignana. Con lo studio sono stati ricostruiti: i tracciati, gli scorrimenti delle tubazioni, i diametri e il tipo di materiale utilizzato, il numero dei pozzetti (nodi), gli impianti di sollevamento, gli scolmatori di piena, i punti di recapito nei canali consortili, l’andamento altimetrico delle sedi stradali interessate dai vari collettori fognari. L’intero sistema è stato topograficamente collegato al caposaldo a quota 0.00, riferito alla sommità del basamento monumento ai caduti ubicato in Via Vittoria. Lo studio, finalizzato alla individuazione ed alla programmazione degli interventi necessari per migliore la funzionalità operativa del sistema di collettamento delle acque reflue, evidenzia l’assoluta necessità, per i nuovi insediamenti e dove sia possibile anche per quelli esistenti, di costruire condotte separate allo scopo di convogliare direttamente le acque meteoriche in corsi d’acqua superficiali senza gravare ulteriormente sulla rete fognaria esistente.

189 Sempre allo scopo di contenere le portate di acque bianche in pubblica fognatura, è stata evidenziata la necessità di convogliare i tubi pluviali delle costruzioni nelle aree verdi interne ai singoli lotti e quindi in falda. L’obbligo di scaricare le acque dei tetti nelle aree verdi interne ai lotti, è già stato recepito nel vigente regolamento di fognatura di C.A.D.F. S.p.A. Dalla puntale conoscenza della rete di fognatura urbana, per ridurre il rischio allagamenti, sono stati ipotizzati i seguenti interventi: - Costruzione condotta DN 1200 per ml 120 e Ø mm 615 per ml. 780 da incrocio Via F. Consul-Via Frescobaldi a Via Brazzolo; - Costruzione condotto DN 1200 per ml. 600, adiacente Fossa Formignana; - Prolungamento Ø 615 per ml. 260, in Via Brazzolo da incrocio Via Matteotti a incrocio Via Roma; - Costruzione condotta Ø 500 per ml. 140, da Via F. Consul da incrocio V.le Nord a incrocio Via Vittoria; - Costruzione condotta Ø 500 per ml. 200, Via Vittoria; - Costruzione condotta Ø 400 per ml. 200, Via O. Pivari; - Costruzione condotta Ø 400 per ml. 200, Via Alighieri-Via Michelangelo; - Costruzione condotta Ø 400 per ml. 200, Via 2 Giugno-Via Mingozzi; - Costruzione condotta Ø 500 per ml. 200, Via Roma. Le considerazioni contenute nello studio, ribadiscono che gli interventi previsti potranno servire come contributi al contenimento dei fenomeni di allagamento più che come soluzioni del problema, che potrebbe consistere nella realizzazione di sfioratori di piena variamente ubicati per poter scaricare complessivamente non meno di 400-550 lt/sec. nel reticolo idraulico consortile, come ad esempio in Via Provinciale per Copparo nelle vicinanze del distributore di benzina, in Via Maianti incrocio con Via Candelosa, oppure in fossi di confine fra suolo pubblico e privato, esistenti o da realizzare, come ad esempio nelle adiacenze di Via Gramsci terreno di proprietà Vignocchi o nel tratto retrostante l’abitato di Via Matteotti, oppure ancora nel fosso privato in prossimità di Via Ruffetta lato Ovest in corrispondenza dell’incrocio con Via Frescobaldi. La soluzione o le soluzioni a questi problemi è legata principalmente alla portata del canale consortile denominato Fossa di Formignana ed in particolare al tratto tombinato. Si fa riferimento al progetto dell’Ex Consorzio di Bonifica I° Circondario Polesine di Ferrara (oggi Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara) di trasferire mediante pompaggio parte della portata che attualmente interessa la Fossa di Formignana nel Po di Volano, venendo in tal modo diminuita la portata che interessa il centro abitato di Formignana, liberando una potenzialità che potrebbe essere risolutiva ai fini di poter sfiorare le portate di piena sopra ipotizzate. Successivamente allo studio della rete fognante, è stato redatto un progetto per la costruzione del collettore previsto al punto 1. in elenco, in particolare si prevede di realizzare una condotta DN 600 da affiancare e collegare a quelle esistenti in Via Consul, Via

190 Frescobaldi, Via Gramsci con partenza dall’incrocio di Via Consul con Via Frescobaldi con tracciato che interessa Via Frescobaldi, attraversa Via Gramsci, costeggia Via Brodoloni a Nord in terreno agricolo, prosegue in adiacenza alla lottizzazione Cavazzini ad Est in terreno agricolo, prosegue ancora interessando l’area a verde parallela a Via Matteotti fino a collegarsi con i collettori esistenti di Via Brazzolo. Il Comune di Formignana, sulla base della convenzione fra l’Agenzia d’Ambito per i Servizi Pubblici di Ferrara –ATO 6- e il Gestore del Servizio Idrico Integrato, in data 22-06- 2007 ha affidato a C.A.D.F. S.p.A. la costruzione della condotta, che dovrà essere ultimata entro dicembre del c.a. A seguito del nubifragio del 07-06-2007, con strade e scantinati allegati, è stata esaminata dai Tecnici di C.A.D.F. l’ipotesi di adeguare e potenziare il sistema di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche nel comparto dove si sono registrati i disagi più significativi, con scarico a gravità nei fossi ubicati sul lato Ovest di Via Consul-Ruffetta, eliminando l’esistente impianto di sollevamento. Sulla base delle ipotesi avanzate e dei rilievi eseguiti, riferiti alla rete topografica del competente Consorzio di Bonifica, è stata accertata la possibilatà di scaricare a gravità le acque meteoriche raccolte nel comparto di Via Consul-Ruffetta nel canale consortile Fossa Marchesina. Considerata la favorevole giacitura dei luoghi si ritiene che l’intervento, già ipotizzato nello studio generale del sistema fognario, di scaricare le acque meteoriche nel fosso privato in prossimità di Via Ruffetta lato Ovest in corrispondenza dell’incrocio con Via Frescobaldi, possa ridurre sensibilmente la frequenza e la superficie degli allagamenti conseguenti a precipitazioni meteoriche. Il progetto in corso di stesura prevede: - La costruzione di due condotte fognarie per collegare la rete esistente di raccolta delle acque meteoriche ai fossi limitrofi, ubicati sul lato Ovest della viabilità stradale; - La pulizia,la risagomatura e l’adeguamento dei fossi esistenti,per collegare le due tubazioni al canale consorziale Fossa Marchesina; - La rimozione dell’impianto di sollevamento.

Goro

Nel Capoluogo il collettore fognario di Via Tramazzi riceve le acque miste e durante gli eventi di piena vengono scolmate prima del depuratore nel canale consortile Bocchetta. Per adeguare lo scarico alle esigenze idrauliche del comparto, che comprende buona parte del centro abitato, è necessario intercettare le acque meteoriche in esubero e sfiorarle nel canale consortile Secondario Pozzetto di dimensioni più idonee e una portata maggiore. Un altro comparto dove i residenti hanno segnalato allagamenti è quello di Vicolo del Porto. A seguito della richiesta da parte del Comune, C.A.D.F. nel 2005 ha predisposto un progetto preliminare che prevede la costruzione di un tratto di rete fognaria a gravità, per la

191 raccolta delle sole acque meteoriche di Vicolo del Porto con recapito nel canale Secondario Pozzetto, che in quel tratto risulta essere tombinato. Altri problemi di allagamento riguardano la Zona Industriale. Il sistema di raccolta e smaltimento delle acque reflue nel comparto della Zona Industriale è in parte misto ed in parte separato. La causa degli allagamenti della Zona Industriale è da attribuire, oltre al sottodimensionamento e all’irregolare profilo altimetrico delle tubazioni, alla insufficiente capacità di smaltimento a valle del comparto. Da diversi anni C.A.D.F ha fatto presente al Comune, le notevoli difficoltà ad abbassare, anche dopo ripetuti interventi di spurgo e pulizia delle tubazioni, il livello dell’acqua all’interno dei pozzetti e a mantenere un sufficiente grado di officiosità delle condotte, con pregiudizio per il corretto smaltimento dei reflui provenienti dalle attività produttive insediate. Per potere abbassare il livello dell’acqua all’interno delle condotte e adeguare il sistema di raccolta e smaltimento del comparto, si prevede: - costruzione di un idoneo impianto di sollevamento, nel quale possano confluire le acque nere degli insediamenti esistenti e futuri. L’ubicazione del manufatto è prevista nell’incrocio di Via dell’Industria con Via dell’Artigianto, in modo da immettere i reflui nella condotta di Via dell’Artigiano e successivamente in Via Risanamento; - costruzione di una nuova condotta per la raccolta e smaltimento delle acque nere al servizio di tutte le utenze, compreso quelle di futuro insediamento; - adeguamento della condotta esistente acque miste in Via dell’Industria, da utilizzare come fognatura per la raccolta e smaltimento delle acque di pioggia, mediante un collegamento con la tubazione acque meteoriche in Via del Puisaro e recapito nel collettore Pioppa; - costruzione di uno scolmatore di piena, a presidio della condotta acque miste in Via del Puisaro, ubicato nell’incrocio con Via dell’Artigianato, per consentire alle acque di pioggia di confluire nel collettore Pioppa. Considerato che il collettore esistente di Via dell’Artigianato-Risanamento-campo sportivo, presenta un modesta officiosità idraulica (in certi tronchi la tubazione ricade sotto fabbricati e cortili privati), non si esclude che successivamente al presente intervento, si renda necessario recapitare le acque nere della Zona Industriale nell’impianto di sollevamento al servizio dell’area residenziale di espansione –Lottizzazione “IL PARCO 2”-, in corso di costruzione.

Massafiscaglia

L’abitato di Massafiscaglia ha presentato problemi di allagamenti diffusi, che in parte sono stati ma generalmente non copresenta problemi di allagamenti , tuttavia la vecchia zona industriale (vicina alla Strada Provinciale Adria Consandolo) si trova a quote più basse rispetto il resto dell’abitato, quindi tende naturalmente ad allagarsi.

192 Anche al zona di Via Salice ha problemi di allagamenti nonostante la realizzazione di caditoie, a causa della morfologia del terreno, è una sorta di catino naturale.

Mesola

Per il comparto Nord del Capoluogo, è in corso di conclusione uno studio idraulico del bacino asservito da pubblica fognatura. Il bacino ha un’area complessiva di circa 25 Ha, per un totale di 5,10 km di rete di tipo misto, che presenta diametri e forme variabili lungo il suo percorso; infatti ci sono tratti di rete costituiti da condotti ovoidali di larghezza 600 e altezza 900 mm e tratti costituiti da tubi circolari, anche essi di diametro variabile da 600 a 300 mm. Prima di giungere alla depurazione la rete in oggetto si sdoppia in due collettori, uno di diametro 800 mm per l’acqua di pioggia che scarica direttamente nel reticolo consorziale Vidara, l’altro con diametri variabili da 400 a 300 mm, per le acque reflue che prosegue fino alla depurazione. Su questo ultimo collettore è ubicato anche un impianto di sollevamento per il rilancio del liquame fino al depuratore. Durante gli eventi di pioggia di media e forte intensità, il sistema di drenaggio, intercettata tutta la portata sia di nera che quella generata dalle piogge, entra in crisi generando fenomeni di allagamento nel territorio circostante, principalmente nelle zone più depresse del paese. Le zone più colpite sono quelle in prossimità di Via Migliorini. Un’altra zona di crisi è in Via Mazzini, nei pressi della scuola elementare. Le soluzioni emerse con l’analisi modellistica sono diverse e vertono tutte alla riduzione della frequenza e volume di allagamento; quella più razionale sembra essere la costruzione di un impianto di sollevamento dotato di pompa con motore a scoppio e aspirazione diretta dal pozzetto di accumulo con scarico nell’adiacente Canal Bianco.

Tresigallo

Nel Capoluogo, le aree di Piazza Repubblica e Via Matteotti tendono ad allagarsi in quanto lo scolmatore di piena al servizio della rete mista sfiora in un canale tombinato, che in estate per effetto del rincollo è pieno. Sarebbe necessario rivedere, congiuntamente al competente Consorzio di Bonifica, il dimensionamento di tutto il tratto di canale tombinato prospiciente Via del Mare.

Ostellato e Migliarino

Per i Comuni di Ostellato e Migliarino, è previsto lo studio idraulico con modellazione. Tuttavia è noto che a Migliarino il canale Madonna tombinato, sempre per effetto del rincollo, in estate non è in grado di ricevere le acque degli scolmatori di piena al servizio della rete fognaria mista.

193 Sempre a Migliarino, l’impianto di sollevamento di Via Fiorella non può essere potenziato essendo il canale Madonna insufficiente. Anche il competente Consorzio di Bonifica sta avviando, nell’ambito della redazione dei rispettivi P.S.C., lo studio idraulico della propria rete. Berra

Nel corso del c.a. è stato eseguita la costruzione di una nuova condotta di acque meteoriche in Via Mazzocchi, a breve si provvederà al potenziamento di quella in Via Bellaria. Recentemente si è provveduto ad adeguare lo scarico nei pressi del cimitero; rimane da programmare il completamento dei lavori, consistente nel potenziamento dei collettori terminali di Via Veneto e Via Piave fino al nuovo scarico. Nella frazione di Serravalle, in presenza di forti precipitazioni meteoriche, si sono registrati problemi di allagamento dovuti al fatto il canale consortile Re dei Fossi, sottopassa con una botte sifone il Canal Bianco. Ma le griglie spesso si intasano e l’acqua non defluisce. Migliorato invece il sistema di scolo nel comparto del Cimitero.

Jolanda di Savoia

Nel Capoluogo, come pure nelle frazioni, il sistema di raccolta e smaltimento delle acque reflue è separato. A seguito di interventi di potenziamento e razionalizzazione della rete acque meteoriche, realizzati nel corso degli ultimi 8-10 anni, non si sono registrati significativi episodi di allagamenti delle aree urbane asservite da pubblica fognatura.

Migliaro

Nell’abitato di Migliaro il sistema di raccolta e smaltimento delle acque reflue è misto, con recapito delle acque piovane nel canale Lovaro. L’attuale sistema di drenaggio non ha dato significati segnali di sofferenza.

Copparo

Copparo può essere suddiviso in tre comparti: zona Nord- che recapita nel Naviglio Nord, centro Abitato – che recapita nel canale di Mezzavilla, Zona Sud – che recapita nel canale Brusabò. Il nuovo sviluppo urbanistico è previsto nella zona Nord lungo il Naviglio, per le zone industriali esistenti le reti sono separate, tale prescrizione viene data anche alle nuove aree industriali. Il Naviglio però presenta problemi a ricevere. Vi è l’ipotesi da parte del Consorzio di bonifica i circondario di utilizzare della cave in argilla come casse di laminazione una volta collegate al canale.

194 La zona centrale, è soggetta a frequenti allagamenti, sono previsti due interventi risolutori: la realizzazione di una vasca interrata a servizio di un lotto intercluso di nuova edificazione (in via S. Pellico)che risolverebbe i problemi di allagamento dello stato di fatto e delle nuove edificazioni. Il secondo intervento è il completamento dell’adeguamento dello scolo Sud per arrivare al Canale Mezavilla. Sarebbe comunque da studiare il sistema nella sua interezza prevedendo di separare il comparto Nord dalla zona centrale e conferire il più possibile nel Canale Naviglio. La zona Sud ha dei problemi legati alla ricettività del Canale Brusabò, il sollevamento che recapita in questo è dimensionato anche per il raddoppio della zona industriale della Berco, ma visti i problemi del canale funziona in regime ridotto. Si deve potenziare la condotta del campo sportivo. Si è ipotizzata la realizzazione di una vasca di laminazione vicino alla rotatoria per Formignana SP Copparo - Migliairno, vicino ad una già esistente, per l’urbanizzazione di Via Alta.

LIDI NORD – COMACCHIO

E’ necessario, come già realizzato per i lidi Nord, provvedere allo studio idraulico del sistema fognario. Molto frequenti sono gli allagamenti che colpiscono in estate Spina ed Estensi, anche a seguito di eventi meteorici modesti, con notevoli problemi igienico sanitari dovuti al rigurgito di fognature miste.

STUDIO IDRAULICO DEI LIDI NORD – COMACCHIO

E’ stato realizzato uno studio sul funzionamento attuale del sistema di drenaggio del Comparto Nord dei Lidi Ferraresi: Lidi delle Nazioni, di Volano, Pomposa, Scacchi, l’ area di S. Giuseppe e la parte nord di Porto Garibaldi, con l’obiettivo di individuare le criticità e gli interventi più consoni per la messa in sicurezza. La rete infatti soffre di un’insufficienza idraulica che si manifesta con frequenti e diffuse inondazioni durante eventi meteorici anche non particolarmente eccezionali. In aggiunta nell’area è previsto un considerevole sviluppo urbanistico (come evidenziato dal PRG).

Lo studio è stato sviluppato con l’ausilio di uno strumento software di simulazione, InfoWorks CS (IW). Il bacino ha un’area complessiva di circa 600 ettari, per un totale di 49 km di rete ed è molto pianeggiante a pochi metri sopra il livello del mare. Il sistema di rete fognaria, principalmente di tipo misto, presenta un collettore di dorsale, a sezione circolare, con dimensioni variabili da 1000 a 1600 mm. Lungo tale dorsale sono presenti sollevamenti che rilanciano, in successione, il liquame fino al depuratore. Tutti i sollevamenti, ma anche i collettori, sono privi di sfioratori di troppo pieno e quindi tutta la portata, sia di nera che quella generata

195 dalle piogge, una volta intercettata dal sistema di drenaggio deve obbligatoriamente percorrere il reticolo e tutti i sollevamenti interposti prima di essere recapitata alla depurazione. Questa configurazione è decisamente poco indicata per le reti miste (che tendenzialmente scaricano attraverso i manufatti di sfioro l’acqua in esubero.)

Per poter procedere alla costruzione del modello idraulico della rete, si è proceduto ad un rilievo della rete, con l’ispezione dei principali pozzetti presenti, misurandone quota del piano campagna, quota fondo pozzetto, il livello di scorrimento e i diametri dei tubi in ingresso e in uscita, la loro direzione di provenienza e di arrivo, in modo tale da poter ricostruire il profilo altimetrico del reticolo stesso ma anche la connettività idraulica. Sono stati anche rilevati i materiali da cui si sono stimati i valori delle scabrezze. Tutti gli impianti di sollevamento sono stati descritti nel modello con una cameretta di aspirazione di quota, e volume appropriati (dati desunti da disegni e rilievi). L’analisi pluviometrica è stata elaborata partendo da dati storici, tratti da registrazioni continue ottenute da due pluviometri del consorzio di bonifica Pianura di Ferrara, posizionati a Guagnino, presso l’impianto idrovoro e a Codigoro (dati continui con risoluzione di 30 minuti). In una prima analisi si è considerato lo stato di fatto, ovvero la situazione dove sia reticolo che le aree di influenza attribuite al modello sono quelle rappresentative della situazione al 2006. Il software di simulazione ha elaborato, tenendo conto contestualmente sia delle portata nere che dei deflussi pioggia, ognuno degli eventi della serie storica producendo i risultati, dinamici, per ogni evento della serie. Si può affermare che la frequenza di allagamento nello stato attuale corrisponde a 50/33=1.5 (numero di fenomeni di allagamento medio per anno).

Sono state analizzate anche le eventuali conseguenze di un ulteriore estensione delle zone urbanizzate senza considerare, per il momento, alcun intervento sul sistema di drenaggio. Per delimitare le aree destinate a nuove urbanizzazioni si è utilizzato il PRG dei Comuni dei Lidi. Dal PRG si vede che le zone da aggiungere alle esistenti sono o aree di tipo B, di completamento a destinazione residenziale, che drenano nella rete esistente, o zone di tipo C e D, di espansione rispettivamente a destinazione residenziale ed economico – produttiva, per queste il regolamento di fognatura impone che drenino in una rete bianca propria con trincee disperdenti predisposte in modo tale da giungere direttamente in falda; qualora ve ne fosse la necessità sono stati previsti degli sfioratori di troppo pieno, utili a trovare lo sfogo dell’acqua nella rete mista in modo naturale. Le simulazioni effettuate, considerando quest’ulteriore carico, mostrano un notevole peggioramento della situazione.

Per risolvere i problemi degli allagamenti, lo studio prevede di introdurre per ogni sollevamento uno sfioratore, attraverso il quale allontanare l’acqua in eccesso (quella che i

196 sollevamenti esistenti non sono in grado di smaltire). In pratica questi sfioratori permetterebbero al sistema di ripristinare un funzionamento idraulico tradizionale e non completamente dominato, come succede attualmente, dalla situazione creata a valle dai sollevamenti. Si prevede che l’acqua, una volta sfiorata, venga risollevata da un nuovo impianto idrovoro e attraverso una opportuna condotta sia indirizzata verso il reticolo di bonifica. Questo tipo di soluzione degli sfioratori era già stata prevista nel progetto originario del sistema di drenaggio dei Lidi Nord, infatti esistono già delle canalizzazioni di sfioro che collegano alcuni sollevamenti alla rete di bonifica, ma attualmente non sono utilizzate.

Definendo la soluzione ottimale per un Tempo di Ritorno pari a 10 anni, prescindendo da eventuali limiti e prescrizioni imposti dalla bonifica e considerando già gli ampliamenti previsti dal PRG si potrebbe arrivare a questa proposta: S1: provvedere alla realizzazione di un impianto idrovoro S1N con capacità pari a 1100 l/s, che allontani le portate verso la rete dei canali di bonifica. Tale impianto sarebbe praticamente già sufficiente anche per la situazione prevista dal PRG con le nuove espansioni; S2: provvedere alla realizzazione di un impianto idrovoro S2N con capacità pari a 1150 l/s e che allontani le portate alla bonifica; S3: provvedere alla realizzazione di un impianto idrovoro S3N con capacità pari a 1600 l/s e che allontani le portate alla bonifica; S4: provvedere alla realizzazione di un impianto idrovoro S4N con capacità pari a 450 l/s e che allontani le portate verso la rete dei canali di bonifica; S5: provvedere alla realizzazione di un impianto idrovoro S5N con capacità pari a 800l/s e che allontani le portate alla bonifica. Per sopperire alle nuove urbanizzazioni si prevede una vasca di accumulo temporaneo pari a 3500 mc o in alternativa potenziare l’impianto idrovoro fino a 1400 l/s. Sono in fase di progettazione n° 2 vasche di laminazione con superficie complessiva di circa 5 ettari, in località Lido delle Nazioni e Lido di Pomposa.

6. LINEE D’AZIONE ED ORIENTAMENTI PROGETTUALI E GESTIONALI PER LA SICUREZZA IDRAULICA DEL TERRITORIO

Come già specificato in premessa, il presente documento oltre ad avere come finalità l’individuazione delle problematiche afferenti il territorio provinciale, trattate nei capitoli precedenti (attività di previsione), si pone l’obiettivo di evitare o ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi calamitosi, anche sulla base delle conoscenze acquisite per effetto delle attività di previsione (attività di prevenzione), mediante l’esplicazione di attività di allertamento, pianificazione d’emergenza,…..

197 Ai fini di protezione civile non sono da intendersi attività di prevenzione le attività strutturali, come esperessamente riportato all’art.3 della L.n. 225/92 coordinata con la L. n.100/2012, tuttavia di fornire un quadro completo delle criticità idrauliche esistenti sul territorio, non si può prescindere dal porre in evidenza gli interventi strutturali necessari per ridurre al minimo il rischio riportati nei paragrafi successivi. Per la definizione dell’elenco degli interventi da realizzare ed attività da porre in essere volti ad incrementare la sicurezza idraulica, tutti gli Enti aventi competenza in materia, in seno al Tavolo interistituzionale, sopra menzionato, hanno condiviso alcune linee d’azione da perseguire, riassunte nel “Rapporto preliminare” e qui di seguito riportate. ………… L’obiettivo della sicurezza idraulica del territorio può essere raggiunto agendo efficacemente e contemporaneamente su tre linee di azione principali, così riassumibili:

1. Puntare alla realizzazione progressiva di un sistema integrato di idonei interventi strutturali, esteso all’intera rete delle acque interne del bacino, dalle reti idrauliche più minute (fossi in campagna, fognature in città), ove dalle precipitazioni hanno origine i deflussi, fino ai collettori principali che costituiscono il sistema ricevente (Emissario di Burana, Volano, Primaro, Navigabile, ecc.), con i suoi punti di sfocio a mare; interventi strutturali estesi ovviamente anche al sistema di difesa dalle acque esterne al bacino. 2. Abbinare agli interventi strutturali anche un’attenta attività di esercizio del sistema idraulico ad opera dei soggetti competenti nelle sue diverse parti, e soprattutto un’accurata e continua attività di manutenzione ordinaria e straordinaria di tutte le opere che costituiscono questo articolato apparato artificiale; ……….. 3. Dedicare grandissima attenzione alla predisposizione e gestione degli strumenti di pianificazione territoriale: essi, oltre a contenere ogni elemento utile a fornire un completo quadro conoscitivo territoriale, a cui far corrispondere scelte coerenti, dovranno anche prevedere precise ed univoche norme di vincolo e regolamenti di attuazione delle previsioni urbanistiche e territoriali, estesi anche al sistema delle affossature private e degli scarichi di acque meteoriche e reflue; ugualmente decisiva sarà poi la gestione rigorosa delle fasi di attuazione dei piani, delle conseguenti autorizzazioni ai privati e dei successivi controlli sulle realizzazioni. Inoltre si dovrà prevedere l’inserimento nei Piani e nei Regolamenti Urbanistici ed Edilizi delle norme, delle prescrizioni e degli incentivi volti da un lato a diminuire l’entità delle impermeabilizzazioni (superfici drenanti, fasce tampone, tetti verdi, ecc.), con recupero ed utilizzo dell’acqua piovana non contaminata per usi irrigui, di lavaggio o altro, vietando inoltre la realizzazione di piani interrati e scantinati; dall’altro a perseguire il concetto di “invarianza idraulica” dei nuovi interventi.

Gli obiettivi principali che i progetti si propongono di raggiungere vengono definiti come segue:

- miglioramento di efficienza e automazione delle possibilità di gestione in caso di piena del sistema idraulico principale e secondario;

198 - flessibilità strutturale e gestionale delle reti idrauliche, sia in emergenza (in caso di piena) che in regime ordinario: disporre cioè di manovre idrauliche alternative, da scegliere in funzione dell’evento in atto, al fine di ottimizzarne la gestione; - nell’ambito del criterio di flessibilità, incremento della possibilità di espulsione verso alvei esterni (fiumi Po e Reno), o verso il mare, di quote significative delle piene formatesi all’interno del territorio, alleggerendo i deflussi che proseguono verso est, nella parte più bassa del bacino; - integrazione fra reticoli di bonifica e sistema dei collettori principali del bacino; - integrazione ottimale fra sistemi fognari urbani e reticolo di bonifica ricevente; - riordino idraulico complessivo dei nodi integrati fra sistemi fognari urbani e reticolo di bonifica ricevente, con progressiva distinzione, eliminazione o razionalizzazione delle interferenze con le canalizzazioni al servizio di aree poste a monte; - rallentamento della formazione dei deflussi medianti accumuli temporanei ad invaso per la laminazione degli afflussi meteorici, sia a livello di singola lottizzazione che di più ampia area urbanizzata; - sviluppo degli invasi per lo scolmo delle piene già formatesi (da utilizzare anche a fini multipli), quando non è possibile o conveniente provvedere altrimenti allo smaltimento delle punte di portata insostenibili dalla rete di scolo; - manutenzione straordinaria delle opere la cui funzionalità non può più essere garantita dalla sola manutenzione ordinaria.

I progetti, coordinati fra loro, devono rispondere anche alle seguenti condizioni fondamentali:

- che gli interventi di miglioramento proposti non introducano peggioramenti o aggravi non considerati in altri sistemi idraulici collegati, ma perseguano armonicamente un miglioramento graduale e progressivo dell’intero sistema idraulico di bacino; - che gli interventi proposti possano realizzare il maggior beneficio complessivo possibile in rapporto ai costi necessari.

I progetti inoltre dovranno adottare le seguenti metodologie:

- utilizzo, ove possibile, di tecniche razionali di ingegneria naturalistica, che prevedano la collaborazione delle essenze vegetali vive nella stabilizzazione delle sponde, a condizione di poter disporre negli alvei degli spazi necessari da destinare allo scopo, garantendo nel contempo l’officiosità idraulica; - regolamentazione e previsione efficace e razionale della destinazione dei sedimenti scavati e dei terreni di risulta dei nuovi scavi, nel rispetto della normativa specifica di settore; - monitoraggio costante della qualità delle acque e dei sedimenti in alveo, al fine di programmare efficacemente il loro smaltimento, quando risultano inquinati. - valorizzazione, conservazione e recupero delle disomogeneità altimetriche, dei dossi morfologici, in generale dei dislivelli territoriali, anche in funzione della difesa dalle alluvioni da acque interne od esterne, dei collegamenti viabili, delle vie di fuga, ecc.;

199 - riorganizzazione e spostamento progressivo dei punti di presidio idraulico finale dei sottobacini (punti di scarico delle piene all’esterno) verso i margini esterni dell’intero bacino Burana Volano (i fiumi arginati e il mare), anche al fine di contrastare l’ingressione delle acque marine.

Si è proceduto pertanto prima nel rilevare le proposte progettuali di ogni singolo Ente con competenza in materia e poi nel riorganizzarle per gruppi di priorità, convenendo che le opere che per prime dovranno essere proposte, finanziate e realizzate sono quelle che hanno rilevanza e beneficio più diretti sull’intero sistema idraulico del bacino e non soltanto su aspetti, pur importanti, ma di rilevanza prevalentemente locale.

I gruppi di priorità individuati sono i seguenti:

1. Opere di difesa dalle acque esterne 2. Sistema idraulico principale 3. Sottobacini afferenti 4. Nodi idraulici costituiti dai sistemi fognari dei centri urbani e dai circostanti sistemi di bonifica, reciprocamente interferenti.

La distinzione delle opere fra i quattro gruppi sopra indicati è da intendersi soltanto come convenzionale, tale distinzione offre la flessibilità operativa necessaria nella gestione, comunque da condividere, della destinazione dei finanziamenti che concretamente si renderanno disponibili per i diversi enti e sui diversi programmi.

Infatti si osserva che:

• i meccanismi di reperimento delle risorse necessarie per gli interventi sono diverse per i diversi enti partecipanti e per le diverse competenze coinvolte; • i finanziamenti pubblici sono normalmente ottenibili all’interno di specifici e finalizzati programmi di intervento e/o distinti per settori di competenza (come nel caso dei programmi AIPO sul sistema delle opere di difesa relative al fiume Po); • l’entità effettiva di un finanziamento ottenuto, spesso parziale rispetto alla proposta, consiglia di modificare priorità precedentemente definite al fine di ottimizzare il rendimento del finanziamento (ad esempio può essere preferibile realizzare insieme stralci funzionali relativi a più interventi, piuttosto che dedicare il finanziamento disponibile ad una sola opera, quando comunque non risulta sufficiente per garantirne il completamento). Le concrete disponibilità progressive di finanziamento impegneranno in fasi successive il Tavolo Interistituzionale a ridiscutere le effettive proposte da avanzare, attingendole dagli elenchi disponibili e da nuove proposte che potranno derivare dal lavoro di approfondimento (quadro conoscitivo, quadro evolutivo, modellazione idraulica, ecc.) e di verifica puntuale della rispondenza delle proposte agli orientamenti progettuali stabiliti. Prima di riportare i risultati del lavoro di raccolta e riorganizzazione degli interventi strutturali proposti da ciascun soggetto partecipante al Tavolo Interistituzionale in tema di sicurezza idraulica, è fondamentale, per la comprensione delle priorità indicate, riportare uno stralcio

200 dello studio realizzato dal Dipartimento di Ingegneria di Ferrara, su incarico di CIRAS, denominato “Analisi di possibili interventi mirati al contenimento del rischio idraulico sul sistema idrico principale del territorio ferrarese” .

6.1 ANALISI DI POSSIBILI INTERVENTI MIRATI AL CONTENIMENTO DEL RISCHIO IDRAULICO SUL SISTEMA IDRICO PRINCIPALE DEL TERRITORIO FERRARESE (tratto dallo studio realizzato dal Dipartimento di Ingegneria di Ferrara - anno 2007)

Lo studio realizzato dal Dipartimento di Ingegneria di Ferrara - anno 2007 mostra le analisi svolte per verificare quali effetti produrrebbero determinati interventi sulla rete idraulica costituita dal canale Burana (a valle della Botte Napoleonica), dal canale Boicelli, dal Po di Volano, dal Po di Primaro, dal canale Navigabile e dal canale S. Nicolò - Medelana. Di seguito si riportano la sintesi delle analisi condotte, mentre per un approfondimento si rimanda alla consultazione dello studio completo redatto dall’Università di Ferrara – Dipartimento di Ingegneria

Per la realizzazione dello studio sono stati utilizzati: ¾ il rilievo topografico delle sezioni trasversali dei diversi corsi d’acqua prima citati, reso disponibile per concessione del Servizio Tecnico di Bacino (STB) ferrarese; ¾ il modello idraulico MIKE 11 nella versione 2000b, tarato sull’evento di piena verificatosi dall’1 al 19 Maggio 1996 a cui si è poi fatto riferimento in tutte le simulazioni, essendo stato tale evento significativo e tale da mettere sotto forte pressione l’intero sistema idraulico ferrarese. Gli interventi considerati in questo studio sono quattro e vengono di seguito sommariamente descritti: 1. Costruzione di un impianto idrovoro in località Traghetto che dal Po di Primaro riversa le acque nel fiume Reno. Tale impianto avrebbe lo scopo di prelevare una adeguata portata dal Po di Primaro e immetterla nel fiume Reno in modo da ricondurre il deflusso verso il Reno e ridurre, o annullare, così la portata che attualmente viene immessa nel Po di Volano. In figura si mostra un estratto della CTR nella quale sono evidenziati il fiume Reno (in basso), il Po di Primaro, e con un cerchio rosso la localizzazione dell’impianto Traghetto. Dalle simulazioni effettuate, è emerso che la potenzialità dell’impianto non può essere troppo elevata, in quanto la sezione del Po di Primaro non è sufficiente a garantire un grande afflusso di acqua verso tale impianto. Dai vari casi, si ricava che l’impianto può essere costituito al più da cinque pompe con portata nominale di 3,8 m3/s ciascuna; la configurazione massima però richiederebbe una certa risagomatura di parte del Po di

201 Primaro con un volume di scavo di circa 80.000 m3. Nell’ipotesi che non si proceda alla risagomatura la potenzialità massima dell’impianto si ridurrebbe a quattro pompe.

Corografia generale: localizzazione dell’intervento

Combinando poi la presenza dell’impianto Traghetto con altri interventi, come ad esempio la riduzione della portata in ingresso al canale Burana dalla Botte Napoleonica, o l’utilizzo come diversivo del canale S. Nicolò-Medelana, si osserva un’ulteriore riduzione del numero di pompe che effettivamente risulterebbero attivabili all’impianto Traghetto. In particolare, utilizzando come diversivo il canale S. Nicolò - Medelana, all’impianto Traghetto, anche in condizioni di forte piena quale quella del maggio 1996, verrebbe avviata una sola pompa. In ogni caso questo specifico risultato dipende dalle modalità con cui vengono gestiti simultaneamente le paratoie dei sezionamenti sul canale S. Nicolò Medelana e gli attacchi-stacchi delle pompe all’impianto idrovoro di Traghetto. Analizzando l’ipotesi più semplice, che prevede l’utilizzo di quattro pompe senza la risagomatura del Po di Primaro e senza l’utilizzo del canale S. Nicolò Medelana (, si ottiene una marcata riduzione dei livelli massimi che si estende, anche se non in modo uguale, a tutta la rete studiata. Più precisamente, negli vari rami della rete, la riduzione di livello rispetto al caso storico si attesta attorno a 20 – 30 cm ad eccezione del tratto del Po di Volano tra Tieni e il mare e del Navigabile tra Vallelepri e il mare dove non si ottiene nessuna riduzione dei livelli massimi. Quando l’impianto di Traghetto viene combinato alla gestione automatica dei sezionamenti, la sua incidenza si attenua un poco in quanto, la gestione automatica

202 porta in sé ad un notevole controllo dei livelli a cui si va ad aggiungere l’effetto benefico dei vari interventi considerati. In ogni caso la presenza dell’impianto di Traghetto aumenta la flessibilità della gestione dell’intero sistema idraulico consentendo diverse opzioni tali da sfruttare a pieno o in parte le sue potenzialità. Ciò è coerente con la possibilità di far fronte a condizioni diverse di piena che si possono manifestare nei vari tratti del sistema Burana-Volano-Navigabile-Po di Primaro e S. Nicolò-Medelana.

2. Costruzione dell’impianto di scolo Cavaliera situato nel comune di Bondeno (FE), e della cassa d’espansione sul canale Quarantoli nel comune di Mirandola (MO). L’impianto Cavaliera, attraverso la realizzazione di un nuovo canale in progetto, permetterebbe di deviare parte della portata del canale Collettore di Burana verso il fiume Panaro; l’utilizzo di tale impianto, combinato alla cassa del canale Quarantoli, permetterebbe dunque di ridurre, e in alcuni momenti annullare, la portata in ingresso al canale Emissario di Burana dalla Botte Napoleonica. L’impianto, della potenzialità di 50-60 m3/s, verrebbe collegato al canale Collettore di Burana (a monte della Botte Napoleonica) tramite lo scavo di un nuovo canale lungo 3050 m. Oltre all’impianto di sollevamento si prevedrebbe la costruzione di una cassa di espansione nel comune di Mirandola adiacente al canale Quarantoli della superficie di 50 ha in grado di invasare un volume di 750.000 m3. L’insieme di questi due interventi deriva da uno studio idrologico sviluppato nel 2000 dall’ex Consorzio di Bonifica Burana Leo Scoltenna Panaro (oggi Consorzio della bonifica Burana) che mostra come la portata centennale attesa alla sezione della Botte Napoleonica passi da un valore di circa 80 m3/s ad un valore di 110 m3/s. Gli 80 m3/s rappresentano il valore precedentemente previsto ed in base al quale era stato dimensionato sia l’impianto di Pilastresi sia l’efflusso al di sotto della Botte Napoleonica e quindi in ingresso nel sistema ferrarese del Burana - Volano – Navigabile. Con riferimento invece al nuovo valore di 110 m3/s l’attuale impianto di Pilastresi è tale per cui, nella circostanza dell’evento centenario, una portata dell’ordine di 70 m3/s giungerebbe alla sezione di monte della Botte Napoleonica, valore questo del tutto inaccettabile. L’impianto di sollevamento Cavaliera combinato con la cassa di espansione sul canale Quarantoli avrebbe proprio la funzione di ricondurre la portata immessa nel sistema ferrarese a valori accettabile e darebbe modo, in alcune situazioni, di poterla annullare del tutto. La figura sottoriportata mostra la corografia d’insieme dei due interventi in progetto. Essendo la collocazione di questi interventi esterna alla rete studiata, non è stato possibile inserire direttamente nel modello idraulico le due opere, ma si è ipotizzato in prima approssimazione che la loro presenza permetta una riduzione della portata massima attraverso la Botte Napoleonica oppure il suo totale annullamento.

203 Corografia d’insieme degli interventi

Nel primo caso1, in particolare, si è posto che la portata massima attraverso la Botte Napoleonica venisse limitata al valore di 20 m3/s, contro i 35 m3/s raggiunti durante l’evento del Maggio ’96. I risultati ottenuti, con riferimento a questo caso, mostrano una generale riduzione dei livelli massimi nella rete studiata, paragonabile, anche se leggermente inferiore, a quella ottenuta con la presenza dell’impianto Traghetto. L’annullamento della portata che attraverso la Botte Napoleonica prosegue nel canale Emissario di Burana, invece, permetterebbe una maggiore riduzione dei livelli massimi rispetto a quella ottenuta con l’impianto Traghetto. Tale riduzione di livello sarebbe anche sufficiente ad evitare l’incremento di livello nel Po di Volano tra Valpagliaro e Migliarino e nel canale Navigabile fino a Valle Lepri causato dalla presenza dello sbarramento di Migliarino e dall’eventuale utilizzo del canale S. Nicolò Medelana. Anche per questo intervento, gli effetti benefici sul flusso in condizioni di piena nel sistema idraulico ferrarese, appaiono meno evidenti quando esso viene combinato con

1 Questo caso prevede una riduzione di 15 m3/s della portata entrante nel sistema idrico principale ferrarese. Questa stessa riduzione sarebbe possibile attraverso l’utilizzo di un impianto di sollevamento che scaricasse le sue acque nel Cavo Napoleonico. Pertanto le considerazione sugli effetti di questa riduzione di portata sull’intero sistema idraulico ferrarese svolte in questo paragrafo e nel paragrafo 2.4 in modo analitico, possono essere ritenute valide anche in riferimento all’ipotesi di intervento rappresentato dall’impianto di sollevamento cha dal Burana scarica nel Cavo Napoleonico.

204 la gestione automatica dei sezionamenti la quale da sola, come già accennato precedentemente, consente una marcata regolarizzazione dei livelli. Resta ovviamente aperto il problema in sé di far fronte alla portata centenaria prevista nella sezione terminale del bacino del Consorzio di Bonifica Burana, situazione per la quale l’attuale insieme di opere (impianto di Pilastresi e Botte Napoleonica) risulta inequivocabilmente insufficiente. Da un punto di vista di sequenza temporale degli interventi, risolvendo almeno in parte il problema di potenziare la capacità di deflusso del bacino Burana, potrebbe prendere importanza la realizzazione dell’impianto di sollevamento sul Burana volto allo scarico delle acque nel Cavo Napoleonico. Tale impianto avrebbe un costo nettamente inferiore rispetto al precedente intervento ed inoltre avrebbe la possibilità di funzionare con certezza nella stagione invernale (che coincide con il periodo in cui più frequentemente si formano le situazioni di crisi) in quanto il Cavo Napoleonico in tale stagione è tenuto ai livelli minimi ed ha una capacità di invaso, nella stagione invernale, dell’ordine di una decina di milioni di m3 fatto questo che consentirebbe di mantenere la riduzione di portata immessa nel sistema principale ferrarese per una durata stimabile in 4 giorni

3. La realizzazione di una cassa di espansione nell’Isola di Varano mirata a limitare i livelli massimi nel tratto del Po di Volano tra Tieni e il mare (in particolare, in corrispondenza del centro abitato di Codigoro), a fronte di un potenziamento dell’impianto di sollevamento di Codigoro A.A e A.B.. In alternativa a tale ipotesi progettuale, viene preso in considerazione l’impianto di sollevamento in località Contuga in grado di riversare le acque del relativo bacino nel fiume Po Grande e quindi di alleggerire, nelle situazioni di crisi, l’impianto di sollevamento di Codigoro A.B., oltre che il canale Leone dalle corrispondenti portate e quindi di favorire il deflusso delle acque soprattutto nella zona depressa di Jolanda di Savoia. L’Isola di Varano è la porzione di territorio compresa tra l’”ansa di Marozzo” e il “diversivo Baccarini” (drizzagno del Po di Volano) situata poco a valle del centro abitato di Codigoro, della superficie complessiva di circa 700 ha; tale area, se allagata con un tirante medio di 3 m, permetterebbe un volume di invaso di circa 20 milioni di m3. L’utilizzo di una cassa di espansione in questa zona permetterebbe di ridurre i livelli massimi nel Po di Volano in corrispondenza del centro abitato di Codigoro, oltre alla possibilità di aumentare le portate degli impianti di Codigoro Acque Alte e Codigoro Acque Basse e quindi di potenziare la possibilità di drenaggio a monte degli stessi. Dai risultati delle simulazioni si ricava che la presenza della cassa, in ogni caso, permetterebbe una riduzione del livello massimo solo nel tratto del Po di Volano tra il sostegno di Tieni e il mare, mentre in tutta la restante parte della rete non si riscontrerebbe nessun effetto.

205

Figura 0.1 Corografia generale: localizzazione dell’intervento

La riduzione di livello che si ottiene, però, risulta abbastanza contenuta, e, rispetto al caso storico (evento del maggio 1996), è pari a circa 7 cm nell’ipotesi di funzionamento “storico” degli impianti di Codigoro. Inoltre, la presenza della cassa di espansione non riuscirebbe ad annullare l’aumento dei livelli conseguenti al potenziamento degli impianti di Codigoro A.A e A.B. che risulterebbe di circa 50-60 cm in corrispondenza del centro abitato. Altro aspetto importante riguarda il volume invasato; l’intera Isola di Varano potrebbe accumulare circa 20 milioni di m3, tuttavia dalle simulazioni è emerso che con uno sfioratore lungo 50 m e con la soglia a quota 11,00 m, nel caso dell’evento del Maggio 1996 il volume accumulato sarebbe di circa 1.000.000 di m3, che raggiungerebbe i 5.000.000 di m3 nell’ipotesi in cui vengano aumentate del 50% le portate degli impianti di Codigoro. Dalle simulazioni risulta inoltre che, nell’ipotesi di un incremento del 50% delle portate sollevate dagli impianti di Codigoro (rispetto al caso storico), la cassa non sarebbe in grado di limitare l’incremento di livello che si verrebbe a creare nel Po di Volano tra Migliarino e il mare, che infatti a fronte di tale incremento di portata, raggiungerebbe i 12,10 m presso l’impianto Codigoro A.B. ben maggiore di 11,89 m che si sono verificati durante l’evento di piena del maggio 1996; tale incremento di livello, inoltre, causerebbe un’inversione della portata sfiorata dal sostegno di Tieni creando un flusso di portata in direzione del canale Navigabile, con la conseguenza di provocare un incremento del livello anche nel tratto fra Migliarino e Tieni.

206 L’effetto dell’incremento delle portate degli impianti di Codigoro, invece, sarebbe più contenuto solo nell’ipotesi di aumentare la lunghezza dello sfioratore da 50 a 300 m, mantenendo invariata la quota di sfioro; in questo caso la quota massima nel Po di Volano, tra Migliarino e Tieni, raggiungerebbe il valore massimo di 12,03 m, in corrispondenza del centro abitato di Codigoro raggiungerebbe il valore di 11,94 m per poi decrescere velocemente avvicinandosi allo sfioratore in corrispondenza del quale raggiungerebbe il valore di 11,31 m, limitando quindi il livello massimo nel tratto del Po di Volano che prosegue tra lo sfioratore e il mare. In questo caso il volume invasato nella cassa sarebbe prossimo ai 12.000.000 di m3. In ogni caso, anche a fronte di uno sfioratore di notevole lunghezza, permarrebbe l’effetto di portata defluente verso Tieni e Migliarino con il conseguente effetto negativo di aumentare i livelli tra Migliarino e Tieni, effetto che risulterebbe ancor più accentuato nel caso in cui Migliarino venisse chiuso per contrastare l’afflusso delle acque provenienti dal Po di Volano. In contrapposizione alle precedenti considerazioni, che derivano dall’ipotesi di combinare un aumento delle potenzialità di Codigoro con la realizzazione di una cassa di espansione in corrispondenza dell’Isola di Varano, viene presa in esame la realizzazione di un impianto di sollevamento in località Contuga, caratterizzato di 3 idrovore da 5 m3/s cadauna ed una prevalenza di circa 19,00 m, mirato a raccogliere le acque del relativo bacino di circa 5400 ha e deviarle direttamente in Po Grande, alleggerendo quindi l’apporto di acque che in piena si dirigono verso l’impianto di Codigoro lungo la rete A.B. (canale Leone). In figura si mostra la corografia della zona interessata dall’intervento con evidenziato il limite del bacino drenato da tale impianto di sollevamento ed il canale di nuova realizzazione. Questo intervento prevederebbe inoltre un opera di sezionamento in prossimità della botte di Malcantone. La funzione di tale opera sarebbe quella di regolare il flusso verso il canale Leone. Nelle condizioni ordinarie tale flusso sarebbe possibile ed il funzionamento complessivo della rete rimarrebbe uguale a quello attuale, ovvero le acque del bacino di Contuga verrebbero inviate, attraverso il canale Leone, verso l’impianto di Codigoro A.B. , attraversando la zona depressa di Jolanda di Savoia. Nelle condizioni di piena, il sezionamento comincerebbe a ripartire le acque fra quelle inviate all’impianto di Codigoro A.B. e quelle inviate, attraverso il canale di nuova realizzazione, all’impianto di Contuga che riverserebbe a sua volta nel Po Grande. In condizioni di forte piena il deflusso verso Codigoro sarebbe completamente annullato e l’intero bacino di Contuga risulterebbe drenato dal corrispondente impianto riversante nel fiume Po Grande. In corrispondenza del sezionamento in località Malcantone, sarebbe inoltre prevedibile un ulteriore impianto di sollevamento intermedio (portata nominale 5 m3/s, prevalenza 5,5 m) avente lo scopo di raccogliere una parte delle acque del canale Leone e di riversarle nel sistema drenante del bacino di Contuga.

207

Rappresentazione dell’area drenata dall’impianto di Contuga e del Bacino soggetto all’impianto di Codigoro. Viene in particolare evidenziato il canale Leone che collega il bacino Contuga all’impinto di sollevamento di Codigoro A.B. attraverso la botte di Malcantone in corrispondenza del quale è posizionato un impianto di sollevamento intermedio per alleggerire le portate defluenti nel canale Leone.

L’insieme di queste opzioni renderebbe possibile una gestione molto flessibile mirata alla difesa della zona depressa posta nella zona centrale del canale Leone attorno a Jolanda di Savoia, che molto frequentemente per circa 1000 ha si allaga a causa della difficoltà di smaltimento delle acque proprio per difficoltà di recapito nel canale Leone il cui livello costituisce in sé una fonte di rigurgito per le aree fortemente depresse. Inoltre, renderebbe totalmente inutile il potenziamento, oltre che dell’impianto di Codigoro A.B., anche di tutto il sistema drenante a monte di esso (intervento, quest’ultimo, che diventerebbe necessario nel caso di potenziamento di Codigoro A.B., per raccordare la portata chiamata dall’impianto alla portata effettivamente defluente nei canali di vario ordine e grado). Inoltre tutti i problemi di aumento di livello nel Po di Volano fra Tieni ed il mare, precedentemente evidenziati, verrebbero completamente evitati. In altre parole, sarebbe lo stesso Po di Volano fra Tieni e il mare a trovarsi meno sollecitato ed i livelli potrebbero essere quindi mantenuti più prossimi a quelli ordinari anche nelle condizioni di piena. In particolare sarebbe sicuramente evitato il fenomeno di inversione del flusso verso Tieni, quale quello sopra evidenziato, in conseguenza del potenziamento di Codigoro. A queste considerazioni si aggiungono anche quelle di una minore sollecitazione del canale Leone (che raccorda il bacino di Contuga all’impianto idrovoro di Codigoro A.B.) e quindi di un più facile deflusso delle acque provenienti dalle aree più depresse dislocate attorno a Jolanda di Savoia. In sintesi, quest’ultima opera favorisce (a) l’alleggerimento dell’impianto di Codigoro A.B. e, di conseguenza, il controllo dei livelli nel Po di Volano fra Migliarino ed il mare anche nelle condizioni di forte piena ed alta marea (più precisamente, quest’opera è

208 l’unica fra quelle esaminate che consente un effettivo abbassamento dei livelli in località Codigoro, rispetto a quelli registrati nel evento del maggio 1996), (b) il controllo dei livelli nel canale Leone favorendo lo scolo delle acque nelle zone depresse attorno a Jolanda di Savoia, riducendo l’attuale frequenza degli allagamenti che si riscontra in questa zona, (c) una maggiore flessibilità di gestione dell’intero sistema drenante riguardante l’attuale area drenata dal canale Leone, consentendo, a secondo dalla dislocazione degli eventi piovosi, di riversare acqua sia verso sud (Codigoro), sia verso nord (Contuga) proprio per effetto della presenza dell’impianto di sollevamento intermedio posizionato in corrispondenza del ripartitore di Malcantone. L’intervento di realizzazione della cassa di espansione nell’isola di Varano comprende la costruzione dello sfioratore sull’argine destro del Po di Volano, la costruzione dell’arginatura per consentire un utilizzo parziale dell’area dell’Isola di Varano, il potenziamento dell’impianto idrovoro Campello e le opere accessorie di sistemazione dell’area interessata. Osservando che dal punto di vista idraulico la cassa produce una riduzione dei livelli solo limitatamente al tratto del Po di Volano tra Codigoro e il mare, e che tali effetti sono minimi in assenza del potenziamento dell’impianto idrovoro di Codigoro ed in generale poco significativi anche in presenza di tale potenziamento, si può concludere che il costo dell’opera (cassa di espansione + potenziamento dell’impianto di sollevamento + potenziamento della rete a monte) pone tale opera ad un grado di priorità molto basso, se non addirittura al livello di “opera non utile”.

4. La realizzazione di una cassa di espansione nella bonifica del Mezzano mirata a ridurre la portata che dal Circondariale viene riversata nel Navigabile immediatamente a valle del sostegno di Valle Lepri. Sono state eseguite alcune simulazioni ipotizzando di diminuire in modo significativo la portata sollevata dall’impianto idrovoro di Valle Lepri Acque Alte durante l’evento del Maggio 1996 e di accumulare il volume non sollevato in una cassa di espansione di volume opportuno. Dai risultati di queste simulazioni è possibile osservare come una riduzione elevata della portata immessa nel canale Navigabile dall’impianto di Valle Lepri, provochi piccole variazioni (circa 5 cm) dei livelli massimi nel canale Navigabile fra Valle Lepri ed il mare e assolutamente nulli nel resto della rete studiata. La cassa predisposta all’accumulo delle acque del Circondariale non riversate nel Navigabile potrebbe, pertanto, risultare utile non tanto per ridurre la portata sollevata dall’impianto di Valle Lepri (riduzione che, come detto, non ha senso fare, dal momento che questa operazione non ha effetti sul comportamento idraulico del sistema Burana-Volano-Navigabile), ma per evitare l’esondazione dello stesso Circondariale, come è accaduto nell’evento meteorico del Dicembre 1996,

209 aumentandone la capacità di invaso per contenere meglio gli apporti provenienti dai vari sottobacini che in tale canale scaricano. Dallo studio ideologico condotto risulta che, proprio con riferimento all’evento del Dicembre 1996 (avente tempo di ritorno più che centenario), il massimo volume che deve essere accumulato per compensare la differenza tra la somma degli ingressi nel canale Circondariale e le due uscite degli impianti idrovori di Valle Lepri (sfruttati in ragione delle loro potenzialità) e Fosse è di 4.500.000 m3. Ma tale volume, a seguito dei lavori di risagomatura e rialzo arginale, potrà essere contenuto dallo stesso canale circondariale, dal momento che la sua capacità di invaso compresa fra la quota ordinaria di 8,70 m e la quota delle sponde potrà arrivare presumibilmente ad un valore di circa 6 milioni di m3. È possibile concludere quindi che la costruzione di una cassa di espansione nella bonifica del Mezzano finalizzata al contenimento degli apporti del Mezzano (attraverso il Circondariale) nel Navigabile darebbe effetti trascurabili, rendendo quindi questo intervento “non utile” ai fini della laminazione soprattutto rapportando i benefici (contenimento dei livelli di pochi centimetri nel solo tratto fra Valle Lepri e il mare) con i costi che in ogni caso sarebbero di svariate decine di milioni di euro.

Oltre a questi quattro interventi si è studiata la possibilità di utilizzare una gestione automatica dei sostegni di Valpagliaro, Valle Lepri, S. Nicolò, Medelana e Migliarino, quest’ultimo ancora in fase di ultimazione, con lo scopo di mantenere i livelli nei vari rami della rete il più vicino possibile alla quota connessa alla navigazione. Nella prima parte di questo studio, partendo dalla simulazione dell’evento di piena del Maggio 1996 (che per le sue caratteristiche rappresenta un evento significativo ed importante e che ha messo a dura prova la capacità di smaltimento dell’intero sistema idraulico ferrarese in quanto il suo tempo di ritorno si stima essere più che decennale), si descrivono i risultati di una serie di simulazioni fatte ipotizzando, di caso in caso, la presenza di uno o più interventi fra quelli prima descritti; in ogni simulazione, tuttavia, si mantiene la gestione dei sostegni registrata dagli operatori nello stesso periodo dell’evento considerato. Nella seconda parte dello studio vengono ripetute le stesse simulazioni della prima parte, ipotizzando però una gestione automatica delle paratoie dei sostegni basata sulla misura in tempo reale dei livelli in determinate sezioni chiave, nonché la presenza dello sbarramento in progetto sul Po di Volano in prossimità dell’abitato di Migliarino, e l’utilizzo, come diversivo, del canale S. Nicolò-Medelana La gestione automatica dei sostegni si effettua imponendo il grado di apertura delle paratoie sulla base del livello registrato in determinati punti di controllo che, ad eccezione delle paratoie di S. Nicolò, sono situati in prossimità dello sbarramento. Per quanto riguarda le paratoie S. Nicolò sono stati previsti due punti di controllo, uno situato subito a monte dello sbarramento, l’altro collocato nel Po di Volano in prossimità del ponte di S. Giorgio nell’abitato di Ferrara.

210 I risultati delle simulazioni, in cui si è tenuto conto anche del contributo del canale S. Nicolò- Medelana, mettono in evidenza innanzitutto come una gestione automatica dei sostegni permetta una maggiore “stabilità” dei livelli, che infatti vengono mantenuti molto vicini alla quota di navigazione, mentre durante le piene si osserva una riduzione dei livelli massimi nel Po di Primaro, nel canale Burana, e nel Po di Volano fino al sostegno di Valpagliaro. Nel tratto del Po di Volano tra Valpagliaro e Migliarino e nel canale Navigabile fino al sostegno di Valle Lepri si osserva invece un incremento dei livelli massimi dovuto alla maggiore portata che a causa dello sbarramento di Migliarino e dell’utilizzo del canale S. Nicolò Medelana, defluisce attraverso il canale Navigabile. Questo incremento può comunque essere limitato attraverso l’utilizzo combinato del canale S. Nicolò-Medelana e l’impianto di Traghetto. In generale la gestione automatica dei sezionamenti, come sopra detto, consente una forte regolarizzazione dei livelli ed un netto miglioramento delle condizioni di deflusso rispetto a quelle verificatesi nel evento preso a riferimento. Ciò vuol dire che questa soluzione ha un notevole impatto sulla limitazione del rischio idraulico nel sistema idrico ferrarese. Tutti gli altri interventi strutturali prima considerati, quando combinati con la gestione automatica, apportano un ulteriore effetto benefico in termini di potenzialità di controllo dei livelli. Per contro, si dimostra come parte del loro effetto benefico, quando considerati separatamente, sia in effetti riproducibile direttamente dalla sola gestione automatica dei sezionamenti, avvalorando così l’idea che tale intervento sia in effetti in grado di assommare, almeno in parte, gli effetti positivi di ciascuno degli interventi strutturali. L’ufficio di telecontrollo centrale di tutte le automazioni si prevede debba essere situato a Ferrara e dotato di un PC con un software per il telecontrollo degli impianti e la visione di insieme della rete; l’ufficio sarà collegato per via telefonica ADSL con il centro operativo di ciascun sostegno nel quale sarà presente un PC portatile configurato come gestore del sostegno.

6.2 NUOVO STUDIO IDRAULICO DEL SISTEMA COMPLESSIVO DEL BACINO BURANA-VOLANO

Nell’ambito del Tavolo Interistituzionale per il bacino Burana – Volano era stato pianificato un nuovo studio idraulico del sistema complessivo del bacino Burana – Volano, di cui il Consorzio di bonifica di Pianura di Ferrara si è fatto carico e che ha portato a termine. Preliminarmente era stat condotta una estesa campagna di rilievi per l’aggiornamento della geometria delle sezioni di tutti i rami di canalizzazione principale del bacino e successivamente, in base a specifiche analisi idrologiche e scelto uno scenario pluviometrico di riferimento, sono stati determinati i conseguenti ideogrammi in ingresso; l’applicazione di modellistica idraulica monodimensionale ha successivamente permesso di mettere in eveidenza le condizioni di moto relative allo scenario di riferimento in tutti i punti notevoli del reticolo idraulico principale. La fase successiva è stata dedicata ad introdurre di volta in volta variazioni di regolazione negli organi di manovra e variazioni di condizioni al contorno, con disamina degli effetti su tutto il sistema, sia a livello qualitativo che quantitativo. Gli esiti di questo

211 approfondimento dovranno essere oggetto di un’analisi da parte del Servizio Tecnico di Bacino della costa e del Po di Volano e dell’intero Tavolo Interistituzionale,al fine di individuare eventuali misure gestionali e infrastrutturali che si riterranno più idonee alla luce di tali nuove indicazioni emerse.

6.3 ELENCO DEGLI INTERVENTI PER LA SICUREZZA IDRAULICA BACINO BURANA PO DI VOLANO

Le liste degli interventi di seguito riportate non sono state redatte allo scopo di individuare priorità assolute in riferimento ad eventuali finanziamenti; tale elenco di opere è infatti certamente significativo per rendere conto delle diverse tipologie di necessità di intervento e per definire l’entità complessiva del problema della riduzione del rischio idraulico nel territorio ferrarese, ma occorre tenere presente che essi sono costantemente soggetti a modifiche ed integrazioni in relazione agli approfondimenti progettuali, ai finanziamenti che si rendono effettivamente disponibili sui programmi di intervento assentiti, nonché allo stato di realizzazione delle opere avviate.

Sistema delle opere di difesa dalle acque esterne (F. Po, F. Reno, F. Panaro, mare Adriatico)

i riportano gli interventi del Programma generale AIPO indicati con priorità Elevata Stanti Fiume Comune Località Titolo da a Adeguamento della sagoma da Pilastresi a Po Bondeno 5 7 dell'arginatura maestra perché Malcantone insufficiente da foce Panaro al Adeguamento della sagoma Cavo Po Bondeno 8 11 dell'arginatura maestra perché Napoleonico - insufficiente C.lla Capodargine Adeguamento della sagoma Pontelagoscuro - dell'arginatura maestra perché a monte della SS insufficiente e verifica delle Po Ferrara 16 Adriatica ed a 42 44 condizioni di sicurezza nell'area valle della dell'ex banchina portuale di ferrovia BO - PD Pontelagoscuro da Froldo Adeguamento della sagoma Francolino a Po Ferrara 54 60 dell'arginatura maestra perché Coronella insufficiente Scutellari da Coronella Adeguamento della quota e della Scutellari a Po Ferrara 58 64 sagoma dell'arginatura maestra Froldo perché insufficienti Fossadalbero Adeguamento della sagoma Froldo Po Berra 108 109 dell'arginatura maestra perché Fossasamba insufficiente e necessario per la

212 presenza di sortumazioni

Coronella Certosini e Adeguamento della sagoma Po Berra Coronella 112 113 dell'arginatura maestra perché Cavallari - due insufficiente tratte Realizzazione dell'ultima banca Po Berra Froldo Piacentina 118 121 necessaria per la presenza di sortumazioni e fontanazzi Coronella Trombona e Adeguamento della sagoma Po Berra Coronella 121 123 dell'arginatura maestra perché Papozze - due insufficiente tratte Adeguamento della sagoma Po di Coronella Berra 128 129 dell'arginatura maestra perché Goro Bevilacqua insufficiente Realizzazione di un diaframma Po di Coronella plastico (in golena) necessario Berra 132 136 Goro Stremendi per la presenza di sortumazioni e fontanazzi Realizzazione di un bancone di Po di Coronella appesantimento necessario per la Berra 133 135 Goro Stremendi presenza di sortumazioni e fontanazzi Realizzazione di un bancone di Ariano Ferrarese, Po di appesantimento necessario per la Mesola a valle del nuovo 147 Goro presenza di sortumazioni e ponte fontanazzi Realizzazione di un diaframma Po di plastico (in golena) necessario Mesola Froldo Fienilazzo 150 154 Goro per la presenza di sortumazioni e fontanazzi Adeguamento della sagoma Po di Coronella Mesola 154 156 dell'arginatura maestra perché Goro Polesine insufficiente Realizzazione di un bancone di Po di appesantimento necessario per la Mesola Coronella Spinea 156 157 Goro presenza di sortumazioni e fontanazzi Realizzazione di un diaframma, Froldo Palazzina necessario per la presenza di Po di Mesola (Monticelli di 163 164 sortumazioni e fontanazzi, previo Goro Mesola) potenziamento dell'antistante difesa Adeguamento della quota e della Po di Mesola e dalla Pescarina a 192 201 sagoma dell'arginatura maestra Goro Goro Mezzano di Goro perché insufficienti Adeguamento della quota e della sagoma insufficienti mediante la Po Goro Froldo Goro 201 204 realizzazione di un diaframma con un sovrastante muro di contenimento

213 dal ponte di Rifacimento di tratti saltuari delle S.Giovanni al difese di sponda necessario per Panaro Bondeno 12 14 ponte della SS l'approfondimento dell' alveo e 496 (Virgiliana) l'instabilità delle difese stesse Rifacimento delle difese di sponda necessario per Po Ferrara Froldo Coppi 50 52 l'approfondimento dell' alveo e l'instabilità delle difese stesse Rifacimento di un tratto delle Ro difese di sponda necessario per Po Froldi Uniti 80 82 Ferrarese l'approfondimento dell'alveo e l'instabilità delle difese stesse Approfondimento dell'alveo ed instabilità delle difese di sponda - Ro Argine Po 84 85 rifacimento delle opere di difesa a Ferrarese Traversante protezione del diaframma esistente Rifacimento delle difese di Po di sponda necessario per Berra Froldo Griffa 129 131 Goro l'approfondimento dell'alveo e l'instabilità delle difese stesse Rifacimento delle difese di sponda necessario per Po di Mesola Froldo Mesola 169 171 l'approfondimento dell'alveo e Goro l'instabilità di tratti saltuari delle difese stesse Rifacimento di un tratto delle difese di sponda nonché Po di Mesola Froldo Fenilone 182 184 adeguamento della quota Goro dell'arginatura maestra perché insufficiente

Si riportano gli interventi del Programma generale AIPO indicati con priorità Media Fiume Comune Località Stanti Titolo da Coronella Adeguamento della sagoma rginane a Panaro Bondeno 14 23s dell’arginatura maestra perché Coronella del insufficiente Carmine da Coronella Adeguamento della sagoma Panaro Bondeno Muraglie a foce 19d 8 dell’arginatura maestra perché Panaro insufficiente Adeguamento della sagoma Ro Po Coronella Borso 91 92 dell’arginatura maestra perché Ferrarese insufficiente Adeguamento della sagoma Po Berra Coronella Ragazzi 96 97 dell’arginatura maestra perché insufficiente Adeguamento della sagoma Po di Coronella Berra 128 130 dell’arginatura maestra perché Goro Morarolo insufficiente da Froldo Adeguamento della quota e della Po di Palazzina Mesola 163 169 sagoma dell’arginatura maestra Goro all’abitato di perché insufficienti Mesola dal termine del Adeguamento della quota e della Po di Mesola diaframma 170 172 sagoma dell’arginatura maestra Goro esistente fino a perché insufficienti

214 Coronella Casiglia

Adeguamento della quota e della Po di da Froldo Fornace Mesola 175 182 sagoma dell’arginatura maestra Goro a Froldo Fenilone perché insufficienti da Froldo Adeguamento della quota e della Po di Mesola Fenilone alla 183 192 sagoma dell’arginatura maestra Goro Pescarina perché insufficienti Adeguamento della sagoma Po di da Froldo Goro a Goro 204 211 dell’arginatura maestra perché Goro Froldo Macchinina insufficiente

Rifacimento di tratti saltuari dal ponte Bailey delle difese di sponda necessario Panaro Bondeno (S. Bianca) alla 2 7 per l’approfondimento dell’ alveo Chiavica Maranina e l’instabilità delle difese stesse

Si riportano degli interventi del Programma generale quelli indicati come priorità Bassa Fiume Comune Località Stanti Titolo Bondeno dal Cavo Adeguamento della sagoma Po e Napoleonico a 12 18 dell'arginatura maestra perché Ferrara Froldo Caselle insufficiente Possibilità di invaso del bacino Bacino di Po Ferrara 32 36 mediante la realizzazione di un Maroncina manufatto Realizzazione di un diaframma Coronella plastico (in golena) necessario Po Berra 106 Guiccioli per la presenza di sortumazioni e fontanazzi Realizzazione di un diaframma plastico (in golena) necessario Po Berra Abitato di Berra 116 per la presenza di sortumazioni e fontanazzi Realizzazione di un diaframma Abitato di plastico (in golena) necessario Po Berra 127 129 Serravalle per la presenza di sortumazioni e fontanazzi Realizzazione di un diaframma Po di plastico (in golena) necessario Berra Froldo Giglioli 136 138 Goro per la presenza di sortumazioni e fontanazzi Realizzazione di un diaframma in Po di Mesola Froldo Cà Bianca 160 162 c.a. necessario per la presenza Goro di sortumazioni e fontanazzi Realizzazione di un diaframma Mesola a valle del parte in c.a. (in froldo) e parte Po di Mesola ponte della SS 172 173 plastico (in golena) necessario Goro 309 (Romea) per la presenza di sortumazioni e fontanazzi Adeguamento della sagoma Po di Goro Froldo Macchinina 211 213 dell'arginatura maestra perché Goro insufficiente

215 dal ponte della SS Rifacimento di tratti saltuari delle 496 (Virgiliana) al difese di sponda necessario per Panaro Bondeno 7 12 ponte Bailey (S. l'approfondimento dell' alveo e Bianca) l'instabilità delle difese stesse Rifacimento delle difese di Ro sponda necessario per Po Froldi Uniti 78 81 Ferrarese l'approfondimento dell'alveo e l'instabilità delle difese stesse Rifacimento delle difese di Argine Ro sponda necessario per Po Traversante (due 83 84 Ferrarese l'approfondimento dell'alveo e tratte) l'instabilità delle difese stesse Rifacimento delle difese di Po di sponda necessario per Mesola Froldo Cà Bianca 159 163 Goro l'approfondimento dell' alveo e l'instabilità delle difese stesse Rifacimento delle difese di Po di sponda necessario per Goro Froldo Mezzano 200 201 Goro l'approfondimento dell'alveo e l'instabilità delle difese stesse

Sistema idraulico principale (collettore di Burana, il canale delle Pilastresi emissario di Burana, Canale Boicelli, Po di Volano, Po di Primaro, canale Navigabile, canale S. Nicolò Medelana) (vedasi paragrafo 6.2) Priorità 1 - Intervento strutturale: completamento interventi urgenti e sistemazione del complesso di val pagliaro x la regolazione dei deflussi del sistema idraulico del Po di Volano in Comune di Ferrara;

- Intervento non strutturale:Realizzazione di un sistema di supporto decisionale (DSS) per la gestione più razionale del reticolo Emissario Burana, Po di Primaro, San Nicolò Medelana, Canale Navigabile;

- Integrazione dell’impianto di derivazione collegato alla conca di navigazione di Pontelagoscuro a fini dello scarico a Po, a gravità e per sollevamento, di quote significative delle portate di piena (10 m3/s per sollevamento, anche di più a gravità) del sistema idraulico principale del bacino (in corso di realizzazione);

- Costruzione dell“Impianto Cavaliera in derivazione dal Canale Pilastresi”, con sollevamento a foce Panaro, a potenziamento dell’Impianto di Pilastresi. L’opera, costituita da un canale di raccordo (che si biforca dal canale Pilastresi) e dall’Impianto vero e proprio (ubicato alla foce del Panaro), ha una potenzialità di 30 mc/sec (CAVALIERA II);

- Realizzazione di un impianto di scolmo delle piene, da realizzarsi in fregio al collettore di Burana immediatamente a monte della botte Napoleonica, con scarico in Panaro. Tale opera con una potenzialità da 10 a 20 mc/sec, consentirebbe di scaricare all’esterno del bacino Burana-Volano una quota significativa della portata di piena, riducendo il deflusso attraverso la botte Napoleonica ed alleggerendo così la portata che si immette nell’Emissario di Burana ed attraversa tutto il territorio ferrarese;

- Impianto di sollevamento in località Traghetto per scolmare in Reno, con due pompe ciacuna da 3,8 mc/sec.

Priorità 2

216 - S. Nicolò - Gambulaga – Medelana Adeguamento, automazione e telecontrollo delle chiaviche di regolazione del canale primario S. Nicolò Medelana;

- Po di Volano - Sbarramento antiintrusione salina alla foce del Po di Volano;

- Centrale idroelettrica di Valpagliaro in Comune di Ferrara (verificare

con STB).

Sottobacini afferenti (comprensori di bonifica)

Comprensorio Ex I Circondario

Prog. e Priorità Comune Descrizione dell’intervento

Riorganizzazione idraulica del bacino nord-occidentale di Acque Basse, con realizzazione di nuovi impianti idrovori 1 Berra in località Contuga e Botte Malcantone Impianto idrovoro scolmatore Fossa di 2 Formignana Formignana Sostituzione motori elettrici e quadri avviatori dei primi quattro gruppi dell’impianto Acque Basse di Codigoro 3 Codigoro (in fase di realizzazione) Impianto idrovoro Nicolino con 4 Ferrara adeguamento condotta di arrivo. Riorganizzazione idraulica sistemi di scolo a servizio della zona industriale 5 Codigoro Romea Iolanda di Riorganizzazione idraulica sottobacino 6 Savoia di scolo Avanzarola-Chiesotto Completamento rialzo e ringrosso Iolanda di arginature del condotto Contuga e 7 Savoia ripristino rivestimenti in c.a. Revisione elettropompe impianto idrovoro Seminiato in comune di 8 Codigoro Codigoro Revisione e potenziamento elettropompe impianto Campello in 9 Codigoro comune di Codigoro Sistemazione bacini Campagne e Brasavola – 3° lotto esecutivo – Nuovo allacciante scoli Menegatti e 10 Mesola Mura. Potenziamento n. 2 elettropompe e adeguamento apparecchiature elettriche impianto idrovoro Vallona 11 Mesola Nuovo

217 Rivestimento canale Cittadino e realizzazione allacciante Zambotta tra i canali Cittadino e Nicolino . Loc Salvatonica Bondeno - (in corso di progettazione - finanziato 12 Ferrara parzialmente) Potenziamento e aggiornamento rete 13 Migliarino di scolo e impianto idrovoro Bulgarello

Sistemazione e adeguamento del canal Vecchio ai deflussi di piena delle 14 Copparo fognature di Copparo

Nuovo condotto allacciante per ripristinare la continuità idraulica della 15 Berra Fossa Lavezzola in località Cologna Ristrutturazione e consolidamento impianto idrovoro Pescarina in 16 Mesola comune di Mesola Interventi urgenti di manutenzione straordinaria delle reti di canali (ripristini d’alveo in dissesto, ripresa frane, rifacimento rivestimenti e 17 Vari manufatti deteriorati, ecc.).

Comprensorio Ex II Circondario

Comune Descrizione dell'intervento tà Priori

Bonifica Campocieco - Riescavo canali, Masi Torello, rifacimento manufatti e potenziamento 1 Voghiera impianti idrovori

Bonifica Montesanto - Riescavo canali, Portomaggiore, rifacimento manufatti e potenziamento 1 Voghiera impianti idrovori Bonifica Trava - Riescavo canali, Portomaggiore rifacimento manufatti e potenziamento 1 impianti idrovori Bonifica Valcore - Riescavo canali, Ferrara rifacimento manufatti e potenziamento 1 impianti idrovori Bonifica Mazzore - Riescavo canali, rifacimento manufatti e potenziamento Massafiscaglia impianti idrovori 1 (In corso di realizzazione-parzialmente finanziato) Bonifica di S.Zagno - Riescavo canali, Migliarino, Migliaro, rifacimento manufatti e potenziamento 1 Ostellato impianti idrovori

Argenta, Ostellato, Interventi di recupero di aree soggette a Portomaggiore, 1 fenomeni di subsidenza accentuata Comacchio

218 Codigoro, Intervento di recupero funzionale, Comacchio, potenziamento, automazione delle opere Lagosanto, 1 idrauliche al servizio della bonifica di Massafiscaglia, Marozzo Ostellato Intervento di recupero funzionale, potenziamento, automazione delle opere Comacchio, idrauliche al servizio della bonifica di 1 Lagosanto Valle Isola2 (finanziato il I lotto – in corso di affidamento lavori) Ferrara, Voghiera, Portomaggiore, Argenta, Comacchio, Interventi urgenti di manutenzione Migliaro, straordinaria della rete dei canali - Migliarino, 1 ripristini d'alveo in dissesto, Massafiscaglia, stabilizzazione delle sponde, ecc. Ostellato, Masi Torello, Codigoro, Lagosanto, Molinella, ecc. Bacino Fossa di Portomaggiore T.A. - Ferrara, Voghiera, Riescavo canali, rifacimento manufatti e 1 Portomaggiore potenziamento impianti idrovori (in corso di progettazione)

Bonifica Valle Volta - Riescavo canali, Massafiscaglia rifacimento manufatti e potenziamento 2 impianti idrovori Bonifica Brello - Riescavo canali, Portomaggiore rifacimento manufatti e potenziamento 2 impianti idrovori Canale Scolo Bolognese - Recupero delle Argenta, originarie condizioni di stabilità dei corpi 2 Portomaggiore arginali

2 Lintervento è ripreso anche nei nodi idraulici per risolvere le criticità idrauliche di Comacchio

219

Comprensorio Ex Valli di Vecchio Reno

Elenco interventi in priorità Elevata

Soggetto Descrizione Bacino Comune Località proponente dell'intervento

Consorzio di FIUME Ferrara- Gallo e Passo Ripristino e Bonifica Valli PO - Po Poggio Segni (Poggio sistemazione dell'alveo di Vecchio di Renatico Renatico), in dissesto del Canale Reno - Volano Spinazzino e Cembalina - Ferrara Marrara (FE) risezionamento d'alveo, ripristino e stabilizzazione sponde, formazione di banchine, consolidamenti e spostamenti arginature, ripristino manufatti, rinaturalizzazione -

Completamento Consorzio di FIUME Ferrara - S. Bartolomeo Completamento del Bonifica Valli PO - Po Argenta - in Bosco, nuovo Impianto di Vecchio di Portomag- Spinazzino e Idrovoro scolmatore S. Reno - Volano giore Bova (FE), S. Nicolò, ristrutturazione Ferrara Nicolò, S. Maria della botte S. Nicolò Codifiume e ampliamento dei Traghetto collettori del bacino e (Argenta), sistemazioni di dissesti Quartiere d'alveo nell'Emissario (Portomag- Nuovo Scolo (o Scolo giore) Bolognese) Consorzio di FIUME Cento e S. Cento e Interventi strutturali Bonifica Valli PO - Po Giovanni Corporeno per la sicurezza di Vecchio di in (Cento), S. idraulica dell'area Reno - Volano Persiceto Matteo Decima centese - sistemazione Ferrara (S. Giovanni in e nuova costruzione P.) canali, casse di espansione delle piene, manufatti e impianti idrovori scolmatori (in fase di progettazione esecutiva il I lotto, già finanziato) Consorzio di FIUME Poggio Poggio Renatico Riassetto idraulico Bonifica Valli PO - Po Renatico della zona di Poggio di Vecchio di Renatico e costruzione Reno - Volano di casse di espansione Ferrara delle piene a fini idraulici ed ambientali in aree relativamente depresse a valle del centro urbano

220 Cons. FIUME Ferrara S. Bartolomeo Riassetto idraulico Bonifica Valli PO - Po in Bosco, della zona di Vecchio di Montalbano S.Bartolomeo in Bosco Reno Volano (FE) con sistemazione dei canali Riazzo Cervella, Bosco, Livelli e Vallicelle e costruzione della Variante Riazzo Cervella e Diversivo Rocca, con cassa d’espansione -

completamento Consorzio FIUME Ferrara, Tratti di Interventi urgenti di di Bonifica PO - Vigarano canali manutenzione Valli di Po di Mainarda, distribuiti straordinaria della Vecchio Volano Bondeno, lungo l'intero rete dei canali - Reno - Poggio reticolo ripristini d'alveo in Ferrara Renatico, idraulico di dissesto, Mirabello, bonifica del stabilizzazione delle S.Agosti- comprensorio sponde, no, Cento consorziale rinaturalizzazione, e Argenta riparazione di tratti (FE); di sponda rivestiti, Finale ricostruzione Emilia manufatti, ecc. (MO); S. Giovanni in P., Molinella e Baricella (BO) Importo tot

Elenco interventi in priorità Media

Soggetto Descrizione Bacino Comune Località proponente dell'intervento

Consorzio di FIUME Cento Casumaro Approfondimento e Bonifica Valli PO - Po allargamento del di Vecchio di Canale di Cento nel Reno - Volano residuo tratto critico Ferrara da Molino Boschetti alla Botte sotto il Cavo Napoleonico -

completamento Consorzio di FIUME Ferrara Chiesuol del Lavori di sistemazione Bonifica Valli PO - Po Fosso, S. idraulica nei Bacini di Vecchio di Martino, S. Sammartina e S.Egidio Reno - Volano Egidio – 2° lotto di

Ferrara completamento Consorzio di FIUME Ferrara e Montalbano, Lavori di sistemazione Bonifica Valli PO - Po Argenta S.Bartolomeo in dello Scolo Parziale e

221 di Vecchio di Bosco e dello Scolo Principale Reno - Volano Spinazzino Inferiore e di Ferrara (FE), S. Maria costruzione dei canali Codifiume Feletti e Variante (Argenta) Montalbano - 2° lotto

di completamento Consorzio di FIUME Bondeno Ponte Rodoni Sistemazione idraulica Bonifica Valli PO - Po e (Bondeno), del Cavo Tassone e di Vecchio di Vigarano Vigarano Pieve dello Scolo Rondone Reno - Volano Mainarda (Vigarano nel bacino del Canale Ferrara Mainarda) di Cento Consorzio di FIUME Bondeno Ponte Rodoni Costruzione della Bonifica Valli PO - Po e (Bondeno), cassa d’espansione di Vecchio di Vigarano Vigarano Pieve Cappellaro, nel bacino Reno - Volano Mainarda (Vigarano del Canale di Cento Ferrara Mainarda) Consorzio di FIUME Bondeno Casumaro e S. Ristrutturazione Bonifica Valli PO - Po e Finale Bianca idraulica dei bacini di Vecchio di Emilia (Bondeno), Campodoso e S. Reno - Volano Reno Finalese Bianca Ferrara (Finale Emilia) Consorzio di FIUME Ferrara Porotto, Formazione di aree e Bonifica Valli PO - Po Chiesuol del fasce a fini idraulici ed di Vecchio di Fosso, ambientali in aree Reno - Volano Uccellino, Torre marginali nella zona a Ferrara Fossa e S. sud e sud ovest del Martino centro urbano di Ferrara Importo tot

Comprensorio di Bonifica Burana

Interventi per opere di salvaguardia dal rischio idraulico nel comprensorio di Bonifica Burana strettamente interconnessi al bacino Burana – Po di Volano

Descrizione Elementi a Prov. Comune dell'intervento rischio

Completamento Insediamenti della riserva urbani e termica all'impianto produttivi FE Bondeno Pilastresi con bacino acque fornitura ed basse (ha installazione di due 50.000) gruppi elettrogeni. Insediamenti Ammodernamento rurali, urbani Impianto Idrovoro FE Bondeno e produttivi delle Pilastresi – 3° bacino Po di lotto. Volano Realizzazione di Centro urbano Poggio cassa di espansione di Mirandola e MN Rusco sul canale territori Quarantoli. limitrofi

222 Insediamenti Realizzazione urbani e FE Bondeno impianto di scolo produttivi "La cavaliera". bacino Po di Volano Insediamenti Realizzazione di urbani e cassa di espansione MN Sermide produttivi sul canale di bacino Po di Sermide. Volano Insediamenti Realizzazione di urbani e Sermide e cassa di espansione MN produttivi Felonica sul canale di bacino Po di Pandaina. Volano Adeguamenti funzionali Insediamenti apparecchiature urbani e elettromeccaniche, produttivi FE Bondeno con bacino acque ammodernamento basse (ha e sostituzione degli 50.000) apparati obsoleti Impianto Pilastresi. Risanamento murario infrastrutture Insediamenti idrauliche e opere urbani e di consolidamento produttivi FE Bondeno e regolarizzazione bacino acque dei bacini di carico basse (ha e dei canali di 50.000) derivazione del sistema Pilastresi.

Lavori di Centro urbano adeguamento di Mirandola e MO Mirandola funzionale del bacino acque Canale Quarantoli. basse Bacino acque Realizzazione di una basse e cassa di espansione territorio MO Finale Emilia per il Canale Banoli comunale di F. e Dogaro Uguzzone Emilia e Bondeno Insediamenti Raddoppio urbani di tombinatura e Mirandola e Mortizzuolo e MO adeguamento San Felice S. Pellegrino e manufatti Fossa bacino acque Reggiana. basse Costruzione Centro abitato Impianto di di Bondeno e FE Bondeno sollevamento bacino acque Gualenga. basse

totale

223

Interventi per opere di salvaguardia dal rischio idraulico del Sottobacino Consorziale In Comune di Bondeno

Descrizione Elementi a Prov. Comune dell'intervento rischio

Completamento lavori di espurgo e risagomatura Insediamenti FE Bondeno del Canale rurali, urbani e MN Sermide Collettore di produttivi Burana – tratto argine – ponte di Burana Lavori di Centro abitato consolidamento di Bondeno e spondale del bacino acque FE Bondeno reticolo idraulico basse nel secondario territorio bondenese Fornitura ed Sottobacino installazione delle Acque elettropompe Basse in FE Bondeno verticali Impianto destra del Moretta Collettore di Burana Comprensorio Adeguamento rurale e centro FE Bondeno tombinatura Cavo abitato di Gavello Gavello Ferrarese Lavori di Insediamenti manutenzione rurali, urbani e straordinaria produttivi di (risagomatura FE Bondeno zone a d’alveo) del particolare reticolo idraulico giacitura secondario depressa consorziale Realizzazione del Insediamenti rivestimento FE Bondeno urbani e spondale del Cavo produttivi Rondone I° Adeguamento scolmatore Cavo Insediamenti FE Bondeno Rondone II° (nel urbani e Canale Collettore produttivi di Burana) Lavori di Insediamenti FE Bondeno adeguamento della rurali, urbani e chiavica Rusco produttivi

Comprensorio di Bonifica Renana

224 Le criticità del nodo di Argenta sono collegate sia alle esigenze di ripristino della capacità di invaso dei colletori principali e delle casse di espansione, sia alle manutenzioni straordinarie di gran parte degli impiantii idrovori presenti nel nodo di Argenta. Questi interventi mirano a non incrementare il rischio idraulico non solo nel territorio argentano, ma soprattutto delle aree a monte ( due settori, in destra e sinistra Idice). Di seguito si elencano gli interventi individuati nel territorio comunale di Argenta,.

Descrizione intervento 1 Intervento di messa in sicurezza della Chiavica Emissaria Vallesanta in Comune di Argenta (FE) per la riduzione del rischio idraulico collegato al fenomeno della subsidenza 2 Manutenzione straordinaria dell’impianto di sgrigliatura automatica dell’idrovora di Saiarino in Comune di Argenta 3 Manutenzione straordinaria della riserva termica dell’idrovora di Saiarino 4 Dragaggio tratti terminali collettori principali e casse di espansione 5 Manutenzione straordinaria impianto idrovoro Bassarone in comune di Argenta 6 Manutenzione straordinaria impianto idrovoro Saiarino in comune di Argenta 7 Manutenzione straordinaria impianto idrovoro Vallesanta in comune di Argenta 8 Manutenzione straordinaria impianto idrovoro Maglio in comune di Argenta

225 Nodi idraulici (sistemi fognari dei centri urbani ed interconnessioni con i sistemi di bonifica) Sub- Ambito HERA

- ARGENTA Realizzazione di un nuovo attraversamento ferroviario e tubazioni di raccordo in Via Circonvallazione in prossimità dell’incrocio con Via Trieste e potenziamento dell’impianto di sollevamento in Via Galassi. Gli interventi proposti interessano lo stesso bacino di scolo e determinano il deflusso delle acque meteoriche convogliate dalla fognatura nella porzione sud-est dell’abitato di Argenta. La necessità di intervenire è emersa a seguito dei rilievi eseguiti dopo gli allagamenti di giugno 2008. L’intervento è in corso di progettazione e sono disponibili tutti i rilievi altimetrici; si tratta di realizzare un nuovo attraversamento ferroviario e di alcune aree private e pubbliche con la posa di una condotta DN 1800 e come conseguenza dell’aumentata capacità di scolo si potenzierà l’impianto di sollevamento di Via Galassi che utilizza questa nuova condotta per l’allontanamento delle acque.

CENTO - Messa in sicurezza dell’abitato di Cento. - Impianto di sollevamento in Piazzale Bonzagni ______; - Impianto di sollevamento in via XX Settembre e rifacimento collettore ______; - Rifacimento collettore in via di Mezzo ______; - Vasca di laminazione in via Macello e relativo collettore ______

Interventi strutturali per la sicurezza idraulica dell'area centese - sistemazione e nuova costruzione canali, casse di espansione delle piene, manufatti e impianti idrovori scolmatori

- PORTOMAGGIORE Rifacimento di alcuni tratti di fognatura e dell’impianto di sollevamento in Via Motta Vegrazzi e Via Ferrara. I ripetuti allagamenti di questa zona sono stati oggetto di una campagna di rilievi topografici e successivamente si è provveduto all’elaborazione di un modello di simulazione del funzionamento della rete in occasione di eventi meteorici. A seguito di ciò è emersa la necessità di sostituire un tratto di condotta DN 1000 per una lunghezza di m. 300 ed il potenziamento dell’impianto di sollevamento che comporta la realizzazione di una nuova vasca, la sostituzione delle elettropompe installate e dei quadri elettrici.

- VIGARANO MAINARDA Realizzazione di una vasca di laminazione e di alcuni tratti di fognatura. La necessità di questo intervento è stata evidenziata dopo i rilievi topografici eseguiti e la simulazione tramite modello della rete esistente.

226 La scelta di costruire un invaso chiuso è determinata dalla presenza di acque miste in un contesto completamente urbanizzato. La capacità del volume dell’invaso è stata determinata con l’ausilio del modello in 600 mc.

- MASI TORELLO Rifacimento di un tratto di fognatura Gli allagamenti che si verificano in V.le Adriatico (ex Via del Mare) sono causati dall’insufficienza della rete esistente che è costituita dal tombinamento dei primitivi fossi di guardia stradali . Le condotte presenti non sono omogenee nè per i diametri, nè per le quote di posa, essendo state realizzate in tempi e modalità diverse. La rete non è completamente ispezionabile e al momento sono disponibili solo alcuni rilievi. Il tratto ha una lunghezza di m. 1.600 e dovranno essere posate n. 2 condotte di diametri variabili compresi tra 400 e 600 mm.

- S.AGOSTINO - Completamento della messa in sicurezza di S. Agostino Il centro abitato di S.Agostino rappresenta di fatto un bacino chiuso tra le arginature del Reno, del Cavo Napoleonico e del C.E.R. con evidenti problemi allo scolo delle acque meteoriche. Nel 2005 è stato redatto un progetto generale di sistemazione della rete fognaria, suddiviso poi in lotti funzionali per il finanziamento in stralci successivi. Nel corso del 2006 è stato realizzato un primo lotto, costituito dalla costruzione di un tratto di fognatura, di n° 2 impianti di sollevamento e di un nuovo ponte-tubo per l’attraversamento del C.E.R.. I lotti successivi prevedevano il potenziamento di uno di questi impianti con l’installazione di una ulteriore elettropompa e la realizzazione di una vasca di espansione per ridurre al minimo i fenomeni di allagamento nella zona a SUD della ex strada statale. Per la zona a NORD era stato progettato di sostituire alcuni tratti di condotte, di realizzare una cassa di espansione ed un nuovo ponte-tubo sul C.E.R., costruire un impianto di sollevamento e modificare lo scolmatore esistente. A completamento dell’opera era necessario provvedere alla risagomatura di un tratto dello scolo ricevente. Per questi interventi è disponibile un progetto definitivo per la zona SUD, mentre per quella NORD c’è un progetto preliminare Per la determinazione del costo di realizzazione è stata fatta una stima per l’attualizzazione dei prezzi, mentre le scelte tecniche rimangono assolutamente reali.

- FERRARA

Adeguamento fognatura di Via Stefani e limitrofe Adeguamento fognatura di P.ta Po-B.Rossetti-P.ta Mare Adeguamento fognatura di Via Passega e sollev. Via Bologna

227 Adeguam. e potenz.sollevamento “ Volano” Adeguamento fognatura di Villa Fulvia Intervento in via dei cedri e in via Frutteti Per la città di Ferrara sono state eseguite due distinte campagne di rilievi che hanno interessato: 1) la zona Sud, compresa tra la Via Bologna, la ferrovia Ferrara-Rimini, Via Wagner e l’aeroporto;

2) la zona compresa tra le Mura e l’asse P.ta Po – Biagio Rossetti – P.ta Mare.

Mentre la zona compresa tra Via Bologna, Via Mambro, V.le Krasnodar e Via dello Zucchero, già in passato è era stata oggetto di uno studio idraulico. Per la prima zona si è provveduto anche alla modellazione rilevando la necessità di un nuovo attraversamento della ferrovia (intervento già previsto nei piani di investimento di ATO6 e attualmente in attesa dell’autorizzazione del demanio) e del rifacimento di alcuni tratti di condotta in Via Stefani e altre Vie limitrofe, nelle quali si riscontrano alcuni restingimenti che sono causa di allagamenti. Per la seconda zona si sta procedendo all’inserimento dei rilievi per la modellazione che sarà di supporto per la definizione esecutiva del diametro delle condotte che si dovranno sostituire. Per la terza zona erano già stati individuati diversi interventi, il principale dei quali, lo sfioratore di Via dello Zucchero, è già stato realizzato, mentre rimangono da eseguire la costruzione di un tratto di condotta in Via L. Passega nonché alcune modifiche all’impianto di sollevamento in Via Bologna. Per quanto riguarda poi l’allontanamento finale dell’acqua meteorica sul centro storico di Ferrara è necessario il potenziamento delle elettropompe e l’adeguamento degli impianti elettrici dell’impianto di sollevamento “Volano” posto nel sottomura in prossimità dell’incrocio tra Via Colombarola e Via Briosi. La zona di Via Comacchio e “Villa Fulvia” è un’area nella quale sono in aumento i fenomeni di allagamento probabilmente causati dall’incremento delle aree destinate alla residenza e ai servizi. In parte sono già stati eseguiti dei rilievi che necessitano però di essere completati.

Altri interventi di rifacimento, sostituzione e potenziamento dei reticoli fognari urbani e delle relativa infrastrutture non sono attualmente quantificabili in mancanza di precisi studi idraulici.

Sub- Ambito CADF

228 - CODIGORO- Costruzione di uno sfìoratore a Codigoro.

I lavori consistono nella costruzione di una condotta a gravità con funzione di sfioro delle acque meteoriche. La nuova condotta sarà collegata a quella esistente in prossimità del cimitero, in Via Pomposa e in Via Resistenza, incrocio Via Leopardi. Il recapito dello sfioratore è previsto a monte dell’impianto di depurazione, nel canale Stella. Con la modellazione idraulica eseguita, per evento di pioggia avente tempo di ritorno di 20 anni e classe AMCII, risulta che la costruzione dello sfioro potrà ridurre in modo significativo i nodi allagati, particolarmente nella zona di Viale Resistenza, Via Leopardi, Petrarca, Foscolo, Turati, Sacco e Vanzetti e Don Ferroni.

- COMACCHIO Potenziamento e adeguamento delle opere idrauliche di drenaggio a servizio della bonifica di Valle Isola e del sistema fognario del Comune di Comacchio. Il progetto di messa in sicurezza del Comune di Comacchio può essere suddiviso in 4 lotti funzionali

- MESOLA Potenziamento completo della linea di fognatura bianca fino allo sbocco in bonifica a Mesola.

Sono state individuate diverse soluzione per mitigare il problema delle esondazione nel comparto Nord del Capoluogo, in particolare nelle Vie B. Migliorini, Mazzini, Gramsci, ecc. Il Comune di Mesola e la Protezione Civile, in occasione dei recenti allagamenti hanno installato, in un pozzetto della fognatura, delle pompe per sollevare le acque in esubero, con scarico nel Canal Bianco. Il sistema adottato dal Comune nelle situazioni di emergenza, è stato esaminato e approfondito nello studio di modellazione, ipotizzando la costruzione di un impianto idrovoro a postazione fissa e l’inserimento di valvole di non ritorno nel reticolo fognario. Tale soluzione, di buona efficacia idraulica, contrasta con l’utilizzo irriguo estivo delle acque del Canal Bianco in relazione alle aree agricole sottese al canale, coltivate in buona parte a colture orticole (a consumo fresco). Per risolvere il problema, considerato l’aspetto ambientale della soluzione precedente, bisogna potenziare l’intera linea di fognatura bianca da Via B. Migliorini allo sbocco in bonifica nel canale Vidara, sottopassando la 5.5. Romea Venezia-Ravenna.Studi propedeutici: modellazione idraulica, tale intervento è in fase di realizzazione.

- FORMIGNANA Costruzione di un canale di scolo e di un impianto idrovoro a Formignana.

Nel luglio del 2002 è stato eseguito uno studio della rete fognaria di Formignana, finalizzato alla individuazione e alla programmazione degli interventi necessari per migliorare la flinzionalità operativa del sistema di drenaggio urbano. Le considerazioni contenute nello studio ribadiscono che la soluzione del problema potrebbe consistere nella realizzazione di

229 sfioratori di piena variamente ubicati per poter scaricare complessivamente non meno di 400- 550 lt/sec, nel reticolo idraulico consortile. La costruzione degli sfioratori è legata principalmente alla portata del canale consortile denominato Fossa di Formignana ed in particolare al tratto tombinato. Per questo problema si fa riferimento al progetto del Consorzio di Bonifica 1° Circondano Polesine di Ferrara di trasferire, mediante pompaggio parte della portata che attualmente interessa la Fossa di Formignana nel Po di Volano, venendo in tal modo diminuita la portata che interessa il centro abitato, liberando una potenzialità che potrebbe essere risolutiva ai fini di poter sfiorare le portate di piena sopra ipotizzate. - COPPARO COMPARTO NORD Vi è l’ipotesi del Consorzio Pianura di Ferrara di utilizzare delle cave a nord dell’abitato come casse di laminazione, in modo da scaricare le acque meteoriche nel Canale Naviglio, mediante collettori fognari al servizio delle aree urbane in sofferenza idraulica. - COPPARO COMPARTO CENTRALE E’ in progetto una vasca di laminazione parallela allo scolo di Copparo, dall’interferenza con la condotta fognaria di Via Podgora fino al condotto Mezzavilla. - COPPARO COMPARTO SUD E’ in progetto l’ampliamento della vasca di laminazione esistente sul canale Brusabò Alto a servizio della lottizzazione di Via Alta, in modo da sfruttare completamente le potenzialità dell’impianto di sollevamento ubicato in Via del Lavoro. Altri interventi di rifacimento, sostituzione e potenziamento dei reticoli fognari urbani e delle relativa infrastrutture non sono attualmente quantificabili in mancanza di precisi studi idraulici.

STUDI

Ricalibrazione del modello “Franchini” sulla rete principale (con i nuovi rilievi delle aste e tenendo conto delle condizioni di marea) ai fini della progettazione dell’Intervento non strutturale di gestione automatica dei sezionamenti di Valpagliaro, Valle Lepri, Migliarino, Tieni S, Nicolò e Medelana. Collegamento dei capisaldi di rilevazione dei diversi Enti per avere un sistema condiviso di riferimento per la rilevazione delle aste idrauliche. (da inserire nel Quadro economico dell’intervento non strutturale: “gestione automatica dei sezionamenti di Valpagliaro, Valle Lepri, Migliarino, Tieni S, Nicolò e Medelana importo € 2.000.000; Soggetto beneficiario RER – STB)

Studio e modellazione idraulica della rete fognaria, in particolare dei comuni di Comacchio e Ferrara (da inserire nel Quadro economico “Potenziamento e adeguamento delle opere

230 idrauliche di drenaggio a servizio della bonifica di Valle Isola e del sistema fognario del Comune di Comacchio. Completamento dello studio del rischio idraulico residuo sul territorio della Provincia –

Verifica della materiale consistenza e natura dei corpi arginali e del loro terreno di fondazione (anche in profondità) per meglio valutare il livello di rischio idraulico nelle varie tratte da indagare sia mediante l’utilizzo di tecniche puntuali (tradizionali indagini geognostiche) che con indagini non distruttive superficiali di tipo innovativo, anche per ipotizzare una metodologia di correlazione tra i dati derivanti dalle varie tipologie di indagine. Progetto di potenziamento della portata di prelievo idrico per consumo umano della centrale di Pontelagoscuro tramite tecnologie alternative di emungimento di acqua sotterranea di subalveo. Università di Ferrara, Prof A. Gargini, Prof. P. Verlicchi; Prof. L. Masotti.

6.3 DUP 2007-2013

Con delibera di Consiglio Provinciale prot nn 27042/2009 sono stati approvati lo schema di “Intesa per l’integrazione delle politiche territoriali” ed il DUP - Documento programmatico “Il contributo del sistema territoriale della Provincia di Ferrara all'attuazione della Politica Regionale Unitaria” che costituisce parte integrante dell’intesa stessa, così come previsto dalla Delibera della Giunta Regionale n.1132 del 27/07/2007. Entrambe questi documenti hanno l’obiettivo di definire un quadro condiviso delle relazioni interistituzionali per l’attuazione dei contenuti del DUP stesso, per uno sviluppo integrato e sostenibile del sistema territoriale provinciale di Ferrara e del sistema territoriale regionale, nel quadro della Politica Regionale Unitaria. L’intesa è stata sottoscritta in data 22 settembre 2009 dalla Regione, dalla Provincia di Ferrara e da tutti i 26 Comuni. A fini dell’attuazione dell’Intesa, i sottoscrittori, coerentemente con i dieci obiettivi del Documento Unico di Programmazione (DUP), hanno individuato gli interventi prioritari specificati nelle tabelle sottoriportate, in relazione a ciascuno dei quali sono e/o saranno definiti specifici strumenti e procedure di attuazione ed i rispettivi soggetti beneficiari ed attuatori. Inoltre i sottoscrittori concordano, per la realizzazione degli interventi prioritari individuati, il quadro delle risorse finanziarie di competenza, sempre come specificato nella tabella seguente.

Come è possibile notare da una analisi delle priorità condivise nell’intesa, parte delle risultanze emerse dal documento predisposto dal tavolo interistituzionale sono state inserite nel Documento programmatico per la provincia di Ferrara, aggiornato a seguito della seduta del 6 aprile 2009. Si riportano di seguito alcuni stralci del DUP aggiornato, con evidenziate le parti inerenti la sicurezza idraulica del territorio:

231 Tra i dieci obiettivi che si prefigge di perseguire il DUP vi è : …… Obiettivo 7. Sviluppare l’infrastruttura ambientale di supporto alla biodiversità, rafforzare la prevenzione e gestione dei rischi naturali e la difesa del suolo e della costa :

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233 OB.7 ‐ Sviluppare l’infrastruttura ambientale di supporto alla biodiversità, rafforzare la prevenzione e gestione dei rischi naturali, la difesa del suolo e della costa Risorse Risorse Enti PROGETTI FAS NAZ. RER+FAS TOTALE NOTE RER FEASR Prov. Locali Realizzazione del percorso ciclabile FE213 da Ferrara al 410.000,00 410.000,00 Mare lungo il Po di Volano. Realizzazione di attracco fluviale a Villa Mensa e interventi per la 900.000,00 900.000,00 navigazione da diporto sul Po di Volano con sistemazione ponti. Po di Primaro 680.000,00 680.000,00 Realizzazione del percorso ciclabile FE401 da Ferrara a 680.000,00 680.000,00 Traghetto di Argenta lungo il Po di Primaro Interventi per la gestione del rischio idraulico 3.500.000,00 4.500.000,00 6.300.000,00 14.300.000,00

Sicurezza idraulica nei centri 3.800.000,00+ 6.000.000,00+ 10.800.000,00 abitati 700.000,00 300.000,00 Sicurezza idraulica ‐ Valle Fiume 3.500.000,00 3.500.000,00 Po Grande 1) Gestione automatica dei sostegni idraulici per il controllo 2.000.000,00 2.000.000,00 del deflusso delle acque del bacino del Po di Volano. 2) Completamento dell'impianto di sollevamento a 500.000,00 500.000,00 Pontelagoscuro tra il Boicelli, il Po ed il Nicolino, 3) Realizzazione del percorso ciclabile FE302 da Gorino a 1.000.000,00 1.000.000,00 Volano lungo la Sacca di Goro La cella di colore arancio evidenzia il collegamento dell’intervento con le finalità dell’obiettivo 9 ‐ di cui a seguire

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235 9. Valorizzare i potenziali territoriali, consolidare le aree ex Obiettivo 2;

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237 OB. 9 ‐ Valorizzare i potenziali territoriali, consolidare le aree ex obiettivo 2 RER FEASR Risorse Enti Risorse PROGETTI RER+FAS Locali/Altre TOTALE NOTE Prov. risorse Interventi di viabilità di 5.010.000,00* 2.147.142,86 7.157.142,86 Si veda dettaglio nell’OB. 5 interesse regionale e locale Aree Ecologicamente n.q. PROCEDURE IN CORSO Attrezzate Supporto alla valorizzazione 5.100.000,00 2.185.714,29 7.285.714,29 Si veda dettaglio nell’OB. 8 del turismo locale Interventi la sicurezza 4.500.000,00 300.000,00 4.800.000,00 Si veda dettaglio nell’Ob. 7 idraulica nei centri abitati Sviluppo dell'innovazione e riduzione della marginalità attraverso il completamento 500.000,00 170.000,00 170.000,00 840.000,00 della rete e la dotazione di banda larga Programma Leader: Importo complessivo del Piano di Qualificazione delle risorse Azione Locale per il delta emiliano‐ naturali, del paesaggio, delle romagnolo, comprendente sia la 9.545.454,60 9.545.454,60 sue produzioni e delle sue quota per Ferrara sia per Ravenna, attività economiche (Asse 4 le risorse per gli investimenti PSR) pubblici e privati delle aree Parco.

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