MOD. 4 MODULARIO I. – Ramo Pref. - 4

Prefettura di

Ufficio Territoriale del Governo

PIANO PROVINCIALE DI EMERGENZA DI PROTEZIONE CIVILE

Parte Generale

Edizione 2017

PIANO PROVINCIALE DI EMERGENZA DI PROTEZIONE CIVILE

Parte Generale

INDICE

Pag. 1. Obiettivi Generali 3 1.1 Normativa di riferimento 3 1.2 Linee guida regionali per la redazione del piano provinciale di emergenza di protezione civile 5 1.3 Tipologia degli eventi – ambito di intervento 7 1.4 Scenari degli eventi attesi 8 1.5 Modello di intervento 9 1.6 Rapporto con gli altri strumenti della pianificazione 22 1.7 Procedura di approvazione del piano provinciale di emergenza 22 1.8 Glossario 23 2. Dati Territoriali 27 2.1 Assetto territoriale 27 2.2 Assetto amministrativo 38 2.3 Viabilità 39 2.4 Ferrovie 44 2.5 Porti 45 2.6 Aeroporto 50 3. Organismi di Coordinamento 52 3.1 C.C.S. 52 3.2 Sala operativa provinciale (SOP): funzioni di supporto 53 3.3 Sistema provinciale di protezione civile 56 3.4 C.O.M. 56 3.5 Modello organizzativo Centri Operativi 58 4. Aree di Emergenza 61 4.1 Aree Ammassamento soccorritori e risorse 62 4.2 Aree e centri di assistenza della popolazione 63

Allegati TABELLA ENTI TABELLA CCS

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PREMESSA

Richiamate le precedenti edizioni del Piano Provinciale di Emergenza di Protezione Civile, approvati, rispettivamente, con Delibere della Giunta Provinciale di Rimini 26.2.2002 n. 54 e 13.12.2010 n. 61, la Prefettura di Rimini alla luce sia del mutato assetto istituzionale ed ordinamentale sia degli approfondimenti di natura tecnica compiuti a fini di ulteriore più ampia conoscenza del territorio provinciale e delle sue potenziali vulnerabilità, è stata ravvisata la necessità di procedere ad una revisione ed aggiornamento del Piano Provinciale di Emergenza di Protezione Civile per il territorio di Rimini, sulla base delle risultanze dell’attività svolta, con riunioni dell’11.4.2017, 20.10.2017, 8.11.2017 e 24.11.2017, dal Gruppo di Lavoro appositamente costituito e coordinato dalla Prefettura.

1. Obiettivi Generali

1.1. Normativa di riferimento Il Piano Provinciale di Emergenza di Protezione Civile viene individuato per la prima volta nel D.P.R. n. 66/1981 (Regolamento di esecuzione della L.n. n. 996/1970) come strumento preventivo di pianificazione delle emergenze che definisce il fabbisogno e la disponibilità di personale mezzi ed attrezzature, e i compiti di ciascun ente coinvolto in funzione delle diverse ipotesi calamitose. La sua predisposizione a cura del Prefetto è stata riaffermata con la Legge 24 febbraio 1992 n. 225 “Istituzione del Servizio Nazionale di Protezione Civile”, in cui è previsto che “il Prefetto anche sulla base del Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione predispone il piano per fronteggiare l’emergenza su tutto il territorio della provincia” ed attribuita al Prefetto la direzione unitaria dei servizi di emergenza da attivare in ambito provinciale ed il loro coordinamento con gli interventi dei Sindaci dei Comuni interessati, l’adozione dei provvedimenti necessari ad assicurare i primi soccorsi). Con il D.lgs. 31 marzo 1998 n.112 (artt. 107 e 108) è stato delineato un nuovo assetto delle competenze dello Stato, delle Regioni e degli Enti Locali in materia di protezione civile e affidata, tra l’altro alle Province, la responsabilità della predisposizione del Piano Provinciale di emergenza finalizzato a fronteggiare le situazioni di cui all’art. 2, comma 1, lett. b) della L. n. 225/1992 e s.m.i.; l’elaborazione del Piano è stata trasferita alle Province sulla base degli indirizzi regionali; Il D. Lgs. n. 300/1999 ha riunito in capo al Ministero dell’Interno, oltre alla responsabilità delle politiche di protezione civile, dell’ordine e della sicurezza pubblica, anche quelle del soccorso pubblico e della difesa civile e che l’art. 5, comma 2bis, del D.L. 7.9.2001 n. 343 conv. con mod. dalla L. 9.11.2001 n. 401 ha riconfermato le competenze del Prefetto già previste dall’art. 14 della l. n. 225/1992 anche con riguardo alla direzione unitaria dei servizi di emergenza per gli eventi di tipo b; La L. 12.7.2012 n.100, aggiornando la L. n. 225/1992, ha demandato alle Prefetture l’attuazione ed il coordinamento dei piani provinciali di emergenza sulla base degli indirizzi nazionali e regionali Con la Legge Regionale 7 febbraio 2005 n. 1 è stata istituita l’Agenzia regionale di Protezione Civile della Regione Emilia che provvede alla disciplina e al riordino delle funzioni in materia di protezione civile. Ai sensi della riforma del sistema di governo avviata, in attuazione della L. 7.4. 2014

| Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo di Rimini - Piano Provinciale di Emergenza Ed. 2017 3 n. 56 (Riordino Province e Istituzione Città Metropolitane) con la L.R. Emilia-Romagna 30.7.2015 n. 13 e, tra le altre, con Delibera di Giunta Regionale 26.4.2015 n. 622, dall’1.5.2016 è stata istituita la nuova Agenzia Regionale per la Sicurezza e la Protezione Civile, a cui ora fanno capo le funzioni tecnico- gestionali in materia di sicurezza territoriale e protezione civile, le funzioni in materia di protezione civile e attività estrattiva già esercitate dalle Province nonché le funzioni di difesa del suolo e sicurezza del territorio precedentemente esercitate dai Servizi Tecnici di Bacino e, soppresso il Servizio Tecnico di Bacino Romagna, è stato istituito il Servizio Area Romagna, articolazione dell'Agenzia per gli ambiti delle province di Forlì-Cesena, Rimini e di parte del territorio della provincia di Ravenna. Alcune leggi “di settore”, di seguito sintetizzate, introducono, a vario titolo, piani di emergenza per i quali deve essere fatto il necessario raccordo in sede con il piano provinciale:

 il D.Lgs. 17 agosto 1999 n. 334 “Attuazione della Direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose” (c.d. Seveso bis) successivamente sostituito dal D.Lgs. 26 giugno 2015 n. 105 “Attuazione della direttiva 2012/18/UE relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose” (c.d. Seveso ter) prescrivono un piano di emergenza esterno per gli stabilimenti soggetti a notifica che hanno obbligo del rapporto di sicurezza e ne affidano la predisposizione al Prefetto.

 il D.L. n.180/1998 convertito con la L. n. 267/1998 indica che entro sei mesi dall’adozione dei Piani Stralcio di Bacino per l’assetto idrogeologico, le autorità di Protezione Civile, devono predisporre piani urgenti di emergenza contenenti le misure per la salvaguardia dell’incolumità delle popolazioni interessate nelle aree individuate e perimetrale come aree a rischio idrogeologico.

 L. 21 novembre 2000 n. 353 “legge quadro in materia di incendi boschivi” Altri documenti e norme di riferimento e le rispettive successive modifiche ed integrazioni che vengono in considerazione per la redazione del piano provinciale sono:

 “Direttiva per l’attività preparatoria e le procedure di intervento in caso di emergenza per protezione civile (II ed. Dicembre 1996),

 “Metodo Augustus” pubblicato sul n. 4/97 di D.P.C. Informa, entrambi del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, ora sostituito dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 3 dicembre 2008 (Indirizzi operativi per la gestione delle emergenze) dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 3 dicembre 2008 (Organizzazione e funzionamento di Sistema presso la Sala Situazione Italia del Dipartimento della protezione civile);

 Decreto del Presidente della Repubblica 194/2001 “Regolamento recante norme concernenti la partecipazione delle organizzazioni di volontariato nelle attività di Protezione Civile”;

 Legge 9 novembre 2001 n. 401 di conversione in legge del Decreto del Presidente della Repubblica 343/2001 “Disposizioni urgenti per assicurare il coordinamento operativo delle strutture preposte alle attività di protezione civile”;

 Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 dicembre 2001 concernente “funzioni del Dipartimento della Protezione Civile”;

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 Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2 marzo 2002 concernente “Costituzione del Comitato operativo della protezione civile”;

 Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 aprile 2002 “Costituzione della Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi”;

 Direttiva P.C.M. 27 febbraio 2004 “Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile”;

 Direttiva P.C.M. del 31/3/2015 n. 1099 “Indicazioni operative inerenti la determinazione dei criteri generali per l’individuazione dei Centri operativi e di Coordinamento e delle Aree di Emergenza”.

 Delibera di Giunta Regionale 5 aprile 2017 n 417, recante - in attuazione della indicazioni operative diramate in data 10.2.2016 dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri per l'omogeneizzazione dei messaggi di allertamento e delle relative Fasi operative per rischio meteo-idro - i nuovi indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico e idraulico ai fini di protezione civile;

 Direttiva PRE/055305 del 31.8.2017 dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri recante raccomandazioni operative per prevedere, prevenire e fronteggiare eventuali situazioni di emergenza connesse e fenomeni idrogeologici.

1.2. Linee guida regionali per la redazione del piano provinciale di emergenza di protezione civile.

L’attuale quadro normativo che ha modificato il sistema di governo locale con la Legge 7 aprile 2014 n.56, “disposizione sulle città metropolitane, sulle provincie, sulle unioni e fusioni di comuni”, la Legge Regionale 30 luglio 2015 n. 13 “riforma del sistema di governo regionale e locale e disposizioni su città metropolitana di , province, e loro unioni” nonché la Legge 12 luglio 2012 n.100 “disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile” e ss. mm. e ii., demanda alle Prefetture l’attuazione ed il coordinamento dei piani provinciali di emergenza sulla base degli indirizzi nazionali e regionali ed attribuisce ai Comuni il compito di predisporre i piani di emergenza comunali entro novanta giorni dall’entrata in vigore della stessa, anche in forma associata, nonché la verifica e l’aggiornamento periodico. Il nuovo quadro normativo ridisegna l’intervento delle componenti istituzionali in materia di pianificazione dell’emergenza. La Regione Emilia-Romagna in adempimento alle mutate disposizioni normative, attraverso l’Agenzia Regionale per la Sicurezza Territoriale e la Protezione Civile (A.r.S.T.P.C.), ha adeguato e sta tuttora predisponendo per le varie tipologie di rischio presenti sul territorio distinti piani d’emergenza regionali e relativi modelli d’intervento con indicazioni per la predisposizione dei Piani di Emergenza anche attraverso la redazione di apposite linee guida per la pianificazione provinciale e

| Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo di Rimini - Piano Provinciale di Emergenza Ed. 2017 5 comunale/intercomunale di emergenza. Principale obiettivo delle linee guida è quello di fornire al territorio un quadro di riferimento metodologico omogeneo per la elaborazione dei Piani di Emergenza. In sintesi, i piani di emergenza sono concepiti quali documenti finalizzati alla salvaguardia dei cittadini e dei beni, che:  affidano responsabilità ad Amministrazioni, strutture tecniche, organizzazioni ed individui per la attivazione di specifiche azioni, in tempi e spazi predeterminati, in caso di incombente pericolo o di emergenza che superi la capacità di risposta di una singola struttura operativa o ente, in via ordinaria;  definiscono la catena di comando e le modalità del coordinamento interorganizzativo, necessarie alla individuazione ed alla attuazione degli interventi urgenti;  individuano le risorse umane e materiali necessarie per fronteggiare e superare la situazione di emergenza. In tal modo, i piani rappresentano, a livello sia provinciale sia comunale/intercomunale, lo strumento unitario di risposta coordinata del sistema locale di Protezione Civile a qualsiasi tipo di situazione di crisi o di emergenza, avvalendosi delle conoscenze e delle risorse disponibili sul territorio; come tali, essi devono tenere conto ed integrare i piani operativi di emergenza di Enti, strutture tecniche, gestori di servizi pubblici ed essere completati con procedure tecniche di dettaglio, necessarie all’attivazione. Il documento è composto da una parte di validità generale e da documenti stralcio specifici per tipologia di rischio. Il Piano, strumento efficiente ed efficace imperniato su specificità provinciali, contiene i requisiti comuni che consentono di pervenire ad un quadro di sintesi che ottimizzi il concorso regionale in caso di crisi e/o emergenza dovuta ad eventi di cui all’art. 2, comma 1, lettera b) della L. n. 225/1992 modificata con L. n. 100/2012 e, nel contempo, si configura come strumento di riferimento per la elaborazione dei Piani di Emergenza relativi agli eventi calamitosi di cui all’art. 2, comma 1, lettera c) della medsima L. n. 225/1992 e s.m.i.. Il Piano, quale intervento non strutturale di peso sempre maggiore, il cui obiettivo primario è la salvaguardia della popolazione e laddove possibile dei beni, è costituito dagli scenari di evento attesi e dai modelli d’intervento; gli scenari attesi costituiscono supporto fondamentale e imprescindibile per la predisposizione dei modelli di intervento e sono basati sui dati e sulle indicazioni dei programmi di previsione e prevenzione e dei piani territoriali e di settore. Ulteriore obiettivo del Piano è il più rapido ritorno alle condizioni di vita normali (superamento dell’emergenza). Nel presente documento vengono affrontate le tematiche afferenti alle seguenti tipologie di rischio e ambiti d’intervento:  RISCHIO IDROGEOLOGICO – IDRAULICO – EVENTI METEO INTENSI  RISCHIO SISMICO  RISCHIO INCENDI BOSCHIVI  RISCHIO CHIMICO INDUSTRIALE  RISCHIO TRASPORTI

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Il Piano, per ciascuno dei rischi elencati sopra, contiene specifiche sezioni tecniche che potranno essere integrate successivamente in relazione al progressivo affinamento degli scenari e al completamento del censimento delle risorse e degli elementi esposti a rischio. Poiché la Regione Emilia-Romagna ha riconosciuto carattere prioritario al rischio idrogeologico, gli stralci relativi a quest’ultimo sono predisposti contestualmente al documento generale. In conformità all’art. 14 della legge 24 febbraio 1992 n.225, integrata dalla legge 12 luglio 2012 n. 100, il presente Piano, è attuato dal Prefetto e verrà trasmesso a tutte le componenti istituzionali e strutture operative di protezione civile che ne cureranno la massima diffusione ed informazione.

1.3. Tipologia degli eventi – Ambito di intervento.

La presente pianificazione provinciale di emergenza prende in esame le tipologie di evento naturale o connesso con l’attività dell’uomo che per loro natura ed estensione territoriale, richiedono l’intervento coordinato di più Enti e amministrazioni competenti in via ordinaria, (art. 2 comma 1, lettera b, della Legge 24 febbraio 1992 n.225 così come modificata dalla legge 12 luglio 2012 n. 100).

Di seguito sono elencate le tipologie calamitose che possono verificarsi sul territorio provinciale.

A. Rischio idrogeologico Vengono considerate le tipologie di evento riconducibili a fenomeni meteorologici o di altra natura di particolare intensità e al loro impatto sul territorio; possono essere così distinti:

A.1. Rischio da Inondazione Tale ambito comprende gli eventi connessi al movimento incontrollato di masse d’acqua sul territorio, causato da precipitazioni abbondanti o dal rilascio di grandi quantitativi d’acqua da bacini di ritenuta. Per motivi di praticità è opportuno che la pianificazione prenda in esame scenari differenziati da definire in modo particolareggiato nello stralcio rischio idrogeologico.

A.2. Rischio Frane Eventi di instabilità geomorfologica (movimenti di versante) in grado di coinvolgere porzioni di territorio caratterizzate dalla presenza di insediamenti abitativi o di infrastrutture. Gli scenari da considerare in questo ambito sono da definire all’interno dello stralcio rischio idrogeologico.

A.3. Rischio da Mareggiate Fenomeni erosivi o ingressione di acque marine sulla terraferma connessi a forti mareggiate.

A.4. Fenomeni atmosferici intensi e di breve durata

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In questo ambito si considerano le trombe d’aria o tornado, nevicate copiose, nubifragi e grandinate ed i danni conseguenti. B. Rischio sismico Il presente Piano prende in considerazione i terremoti riferibili sia alle aree sismogenetiche presenti in provincia ed in regione sia al risentimento di eventi riferibili ad aree sismogenetiche esterne. La pianificazione considera gli eventi con effetti pari o superiori ad un dato grado e i terremoti caratterizzati da intensità più limitata, ma con ampia durata nel tempo (crisi sismiche). L’ambito sarà più esattamente definito nello stralcio rischio sismico.

C. Rischio incendi boschivi In questo ambito il presente Piano prende in considerazione gli incendi delle aree boscate e di altre tipologie di vegetazione con particolare riferimento agli aspetti della lotta contro gli incendi boschivi.

D. Rischio chimico industriale Il rischio chimico-industriale comprende le ipotesi calamitose connesse all’impiego, stoccaggio e al trasporto (stradale, ferroviario, in conduttura) delle sostanze pericolose che si manifestano a seguito di emissione, incendio ed esplosione. Per quanto concerne la pianificazione d’emergenza relativa agli impianti produttivi a rischio di incidente rilevante, si rimanda al vigente D.Lgs n. 105/2015 e successive modifiche ed integrazioni.

E. Rischio trasporti Il presente Piano prende in considerazione gli aspetti legati alle tipologie di incidenti rilevanti di seguito riportate: E.1. Incidenti stradali che coinvolgono un gran numero di persone E.2. Incidenti ferroviari con convogli passeggeri E.3. Incidenti aerei E.4. Incidenti in mare che coinvolgono un gran numero di persone

1.4. Scenari degli eventi attesi Ai fini della presente Pianificazione dell’emergenza è pregiudiziale procedere alla definizione degli scenari di evento rispetto ai quali delineare modelli di intervento. Per scenario di evento atteso si intende:  la descrizione della dinamica dell’evento;  la perimetrazione anche approssimativa dell’area che potrebbe essere interessata dall’evento;  la valutazione preventiva del probabile danno a persone e cose che si avrebbe al verificarsi dell’evento atteso. In questo paragrafo sono tracciate, in modo schematico, le informazioni necessarie per produrre gli scenari di evento. Le analisi di rischio e di criticità contenute nel Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione, le analisi di pericolosità contenute nel Piano di Assetto Idrogeologico o nel Piano Stralcio | Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo di Rimini - Piano Provinciale di Emergenza Ed. 2017 8 dell’Autorità di Bacino, il piano regionale di protezione delle foreste contro gli incendi ed altri documenti di analisi territoriale costituiscono base fondamentale per la definizione degli scenari attesi, della dinamica del fenomeno e della perimetrazione dell’area. Altri documenti di riferimento per l’elaborazione degli scenari saranno individuati e dettagliati nei piani stralcio riferiti ad ogni tipologia di rischio. Per la valutazione preventiva del danno atteso è necessario il censimento degli elementi esposti al rischio compresi nelle aree predefinite. Al riguardo, poiché la perimetrazione dell’area non sempre è definibile a priori ovvero l’evento può manifestarsi in un’area diversa o non coincidente con quella ipotizzata, si procederà alla perimetrazione dell’area minacciata o interessata dall’evento imminente o avvenuto e contestualmente si provvederà al rilevamento del danno atteso o verificatosi. Nella questa specifica sezione il presente Piano contiene i seguenti elaborati:  Descrizione sintetica della dinamica dell’evento; nei documenti stralcio é essere predisposta opportuna scheda descrittiva;  Carta dello scenario; la carta è predisposta nelle due forme di dettaglio da utilizzare nella pianificazione comunale e di sintesi provinciale, ad opportuna scala da valutarsi in funzione del rischio e da definire esattamente nei documenti stralcio; la carta dello scenario può essere un estratto dei programmi provinciali di previsione e prevenzione o una rielaborazione dello stesso.  Valutazione del danno atteso; per essa si intende il numero di unità relative ad ognuno degli elementi esposti.

1.5. Modello di intervento I modelli di intervento sono delineati sulla base degli scenari di evento e articolati per tipologia di rischio. Tuttavia, i fenomeni naturali connessi all’attività dell’uomo, in relazione alla prevedibilità, estensione ed intensità possono essere descritti con livelli di approssimazione di grado anche molto diverso (prevedibili quantitativamente – prevedibili qualitativamente – non prevedibili). Per modello di intervento si intende la definizione dei protocolli operativi da attivare in situazioni di crisi per evento imminente o per evento già iniziato, finalizzati al soccorso ed al superamento dell’emergenza. I protocolli individuano le fasi nelle quali si articola l’intervento di protezione civile, le componenti istituzionali e le strutture operative (d’ora in avanti gli Organismi di Protezione Civile) che devono essere gradualmente attivate rispettivamente nei centri decisionali della catena di coordinamento (SISTEMA – C.O.R. – C.C.S. – C.O.M. – COI/C.O.C.) e nel teatro d’evento, stabilendone composizione, responsabilità e compiti.

Evento con preannuncio Nel caso di eventi calamitosi con possibilità di preannuncio (alluvioni, frane, eventi meteorologici pericolosi, incendi boschivi limitatamente alla fase di attenzione) il modello d’intervento prevede,

| Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo di Rimini - Piano Provinciale di Emergenza Ed. 2017 9 attraverso il codice colore le correlate fasi di allertamento sia di previsione che in corso d’evento: verde=nessuna allerta; giallo=attenzione, arancione=preallarme e rosso=allarme. Gli allertamenti con codice colore vengono attivati in riferimento a soglie di criticità, definite con le modalità indicate dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 febbraio 2004“Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile”, nonchè dalla nota del Dipartimento della Protezione Civile 10/2/2016 n. 7117/2016 “Indicazioni operative recante metodi e criteri per l’omogeneizzazione dei messaggi del Sistema di allertamento nazionale per il rischio meteo- idrogeologico e idraulico e della risposta del sistema protezione civile” e con le modalità attuate sul territorio regionale dalla DGR Emilia-Romagna 5/4/2017 n. 417 “Approvazione documento per la gestione organizzativa e funzionale del sistema regionale di allertamento per il rischio meteo idrogeologico, idraulico, costiero ed il rischio valanghe, ai fini di protezione civile”, in relazione a situazioni contingenti di rischio. L‘attività di previsione della situazione meteorologica, idrogeologica e idraulica è condotta dal Centro Funzionale ARPAE–SIMC. La valutazione della criticità prevista sul territorio è compiuta dallo stesso Centro Funzionale ARPAE-SIMC insieme all’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile e al Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli (SGSS), ciascuno per i profili di rispettiva competenza. La previsione dei fenomeni e la valutazione delle criticità è compiuta tutti i giorni, per le 24-36 ore successive, alla scala spaziale delle zone o sottozone di allerta. Per ciascuna tipologia di evento previsto viene attribuito un codice colore alla relativa zona/sottozona di allerta attraverso la stima di opportuni indicatori, associati ad uno scenario di evento sul territorio.I risultati della valutazione vengono sintetizzati in un documento unico di previsione denominato alternativamente Allerta meteo idrogeologica idraulica o Bollettino di vigilanza meteo idrogeologica idraulica, a seconda – rispettivamente - della presenza o assenza di criticità previste. Il documento è emesso a doppia firma dal Centro Funzionale ARPAE-SIMC e dall’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile, e pubblicato entro le ore 13.00 sul sito https://allertameteo.regione.emilia-romagna.it . Nel caso di Allerta meteo idrogeologica idraulica la pubblicazione sul sito è accompagnata da una notifica, tramite sms ed e-mail, ai Comuni, agli enti e alle strutture operative territorialmente interessate come indicato in dettaglio nello stralcio Rischio Idrogeologico - Idraulico. Gli enti e le strutture operative del sistema regionale di protezione civile sono, comunque, tenuti ad informarsi quotidianamente sulle valutazioni contenute nel Bollettino di Vigilanza/Allerta meteo idrogeologica idraulica. Le zone di allerta sono ambiti territoriali che costituiscono la base dell’organizzazione del sistema di allertamento. Tali aree sono caratterizzate da una risposta sufficientemente omogenea dal punto di vista meteo climatico ed hanno una dimensione che risponde alle esigenze dettate dagli strumenti di previsione meteorologica disponibili.

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La definizione delle zone di allerta è stata effettuata in collaborazione tra il Centro Funzionale della Regione Emilia-Romagna (CF-RER) e A.R.S.T.P.C, su incarico del Dipartimento della Protezione Civile. Ai fini dell’allertamento in fase di previsione, per le criticità idrogeologica, idrogeologica per temporali ed idraulica, il territorio regionale è suddiviso in 8 zone di allerta, la cui definizione si basa su criteri di natura idrografica, meteorologica, orografica e amministrativa. Si tratta di ambiti territoriali omogenei sotto il profilo climatologico, morfologico, e della risposta idrogeologica e idraulica: la loro dimensione è dettata dalla scala spaziale degli strumenti di previsione meteorologica ad oggi disponibili, che su dimensioni tra 2.000 e 4.000 kmq consentono di ridurre l’incertezza spazio-temporale insita nella previsione. Le 8 zone di allerta si distinguono in:  4 zone montane (A, C, E, G) che includono gruppi di bacini idrografici, alla chiusura dei rispettivi bacini montani;  2 zone di pianura (D, F) che includono i tratti arginati dei corsi d’acqua maggiori, i cui bacini montani si trovano rispettivamente nelle zone montane C ed E, ed i territori compresi tra i suddetti tratti arginati, interessati dal reticolo idrografico minore e di bonifica;  2 zone collinari e di pianura (B e H) che includono i tratti arginati dei corsi d’acqua maggiori, i cui bacini montani si trovano rispettivamente nelle zone montane A e G, ed i territori compresi tra i suddetti tratti arginati, interessati dai corsi d’acqua minori e dal reticolo di bonifica. Per evitare che ciascun Comune appartenga a più zone di allerta, dove necessario i confini delle zone di allerta sono stati adattati ai confini amministrativi. Nella Figura 1 sono illustrate le otto zone di allerta sopra descritte, ed i confini dei Comuni contenuti in ciascuna. Figura 1

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Le otto zone di allerta sono indentificate con le seguenti denominazioni: A: Bacini romagnoli (FC, RN): bacini montani del Lamone, Montone, Ronco, Savio, Marecchia, Conca. B: Pianura e costa romagnola (RA, FC, RN): tratti arginati o di pianura di Lamone, Montone, Ronco, Savio, Marecchia, Conca e zone di pianura comprese tra i suddetti tratti arginati, bacini pedecollinari del Bevano, Rubicone e Uso. C: Bacini emiliani orientali (BO, RA): bacini montani del Reno e dei suoi principali affluenti: Samoggia, Idice, Quaderna, Sillaro, Santerno e Senio. D: Pianura emiliana orientale e costa Ferrarese (BO, FE, RA): tratti arginati del Reno e dei suoi principali affluenti, zone di pianura comprese tra i suddetti tratti arginati ed il fiume Po. E: Bacini emiliani centrali (PR, RE, MO): bacini montani di Enza, Crostolo, Secchia e Panaro. F: Pianura emiliana centrale (PR, RE, MO, BO) tratti arginati di Enza, Crostolo, Secchia, Panaro, zone di pianura comprese tra i suddetti tratti arginati ed il fiume Po. G: Bacini emiliani occidentali (PC, PR): bacini montani di Trebbia, Nure, Taro e Parma. H: Pianura e bassa collina emiliana occidentale (PC, PR): tratti arginati di Trebbia, Nure, Taro e Parma, e zone di pianura comprese tra i suddetti tratti arginati, bacini pedecollinari del Tidone, Chiavenna, Arda, Stirone.

Ai fini dell’allertamento in fase di previsione, per vento, stato del mare, temperature estreme, neve, ghiaccio/pioggia che gela e criticità costiera, 7 delle 8 zone di allerta precedentemente descritte sono state ulteriormente suddivise in sottozone di allerta, in base alla quota prevalente del territorio comunale e del suo centro abitato e all’eventuale affaccio sul mare, ottenendo così 15 sottozone di allerta.

Le 15 sottozone si distinguono in:  4 sottozone di crinale (A1, C1, E1, G1), che includono i Comuni appartenenti alle rispettive zone di allerta A, C, E, G, a quota prevalente superiore agli 800 metri s.l.m. in corrispondenza del crinale appenninico;  6 sottozone collinari (A2, B1, C2, E2, G2, H1) che includono i Comuni appartenenti alle rispettive zone di allerta A, B, C, E, G, H, a quota prevalente compresa tra i 200 e gli 800 metri s.l.m.;  3 sottozone di pianura interna (H2, F, D1), che includono i Comuni appartenenti alle rispettive zone di allerta H, F, D, aventi quota prevalente inferiore ai 200 metri s.l.m.;  2 sottozone costiere (D2, B2), che includono i Comuni appartenenti alle rispettive zone di allerta D, B, che si affacciano sul mare o che distano da esso meno di 5 km.

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Tabella dei Comuni della Provincia di Rimini con indicazione di zona e sottozona di allertamento

COMUNE PROVINCIA SOTTOZONA ZONA ALLERTA RN A1 A RN A1 A RN A2 A RN A2 A RN A2 A SANT'AGATA FELTRIA RN A2 A RN A2 A RN B1 B GEMMNO RN B1 B RN B1 B RN B1 B RN B1 B MONTESCUDO-MONTECOLOMBO RN B1 B RN B1 B RN B1 B RN B1 B SAN CLEMENTE RN B1 B SAN GIOVANNI MARIGNANO RN B1 B RN B1 B RN B1 B BELLARIA-IGEA MARINA RN B2 B RN B2 B RN B2 B RN B2 B RIMINI RN B2 B

Il documento che informa enti e strutture operative del sistema regionale di protezione civile sul livello di criticità meteo idrogeologica e idraulica previsto sul territorio è l’Allerta meteo idrogeologica idraulica, che costituisce anche il riferimento, in fase di previsione e per l’intero territorio regionale, per l’attivazione delle fasi operative di protezione civile secondo la seguente corrispondenza:

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 Allerta gialla – Attivazione fase di attenzione  Allerta arancione – Attivazione fase di preallarme  Allerta rossa – Attivazione fase di allarme

A seguito dell’emissione dell’Allerta meteo idrogeologica idraulica tutti gli enti e le strutture operative interessate devono dare corso alle azioni di cui alla pianificazione di protezione civile, in riferimento agli scenari previsti e all’evoluzione puntuale degli stessi in relazione agli eventi in atto. Un elenco delle azioni da mettere in atto da parte di enti e strutture operative di protezione civile è riportato nell’elaborato del rischio Idraulico-idrogeologico ed è suddiviso in azioni da attivare in fase di previsione ed azioni da attivare ad evento in corso, in relazione al codice colore. In corso di evento vengono notificati, tramite sms ed e-mail ai Comuni, agli enti e alle strutture operative territorialmente interessate, sia il superamento di soglie pluviometriche sia i superamenti di soglie idrometriche 2 e 3, rilevati attraverso la rete regionale di monitoraggio pluvio-idrometrica in telemisura. Le soglie pluvio-idrometriche sono considerate indicatori di pericolosità per un determinato territorio, rappresentative dei possibili scenari di evento. Per i territori associati agli strumenti (idrometri e pluviometri) individuati come rappresentativi, la notifica del superamento di soglia costituisce comunicazione dell’effettivo passaggio dalla fase di previsione alla fase di evento in atto a cui far corrispondere l’attivazione delle azioni di contrasto e di gestione dell’evento indicate nella pianificazione di protezione civile. Ai fini delle azioni di protezione civile da attivare in attuazione delle pianificazioni di emergenza (quindi,, anche il presente Piano) si stabilisce, anche in corso di evento, la corrispondenza tra codice colore e fase operativa (giallo-attenzione, arancione-preallarme, rosso-allarme) utilizzata in fase previsionale. L’associazione tra Comuni e strumenti pluvio-idrometrici è stata definita nell’ambito di tavoli tecnici coordinati dall’Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile, a cui hanno partecipato il Centro Funzionale ARPAE-SIMC e AIPo e può essere aggiornata al fine di renderla quanto più possibile funzionale all’attuazione delle azioni previste nella pianificazione di protezione civile. Nel caso in cui si manifestassero eventi non previsti, segnalati dalla notifica dei superamenti di soglie pluvio-idrometriche, o eventi le cui caratteristiche comportano una incertezza spazio-temporale sia per la previsione dei fenomeni che per la valutazione degli scenari di evento, gli enti e strutture operative del sistema regionale di protezione civile attuano, per quanto possibile, interventi finalizzati al contrasto delle conseguenze negative degli eventi in atto. Tutti i documenti e i dati ufficiali del sistema di allertamento regionale sono presenti sul sito https://allertameteo.regione.emilia-romagna.it ; ciascun ente e struttura operativa appartenente al sistema regionale di protezione civile è tenuto a monitorare le informazioni presenti sul sito, con particolare riferimento ai dati idrometrici e pluviometrici della rete di monitoraggio e della rete radar meteorologica regionale, al fine di essere costantemente informato e preparato per la messa in atto di azioni volte alla riduzione/mitigazione del possibile danno sul territorio.

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Per gli eventi di piena per i quali vengono emessi Documenti di monitoraggio, è compito dei singoli enti e strutture operative prendere visione di questi ultimi, utilizzando le informazioni in essi contenuti come supporto informativo per l’attuazione delle più opportune azioni di contrasto dell’evento in atto e gestione dell’emergenza sul territorio. Il documento si compone di due pagine. Nella prima pagina sono rappresentate 2 mappe che riportano per ciascuna zona/sottozona di allerta il codice colore previsto rispettivamente per criticità idrogeologica, idrogeologica per temporali, idraulica e per le altre tipologie di evento meteo e marino-costiero. Per convenzione per ciascuna mappa il codice colore rappresentato nelle diverse zone/sottozone di allerta sarà quello di livello più alto tra i diversi fenomeni previsti sulle medesime zone/sottozone. Alle mappe segue una tabella nella quale è riportato il dettaglio del codice colore per ogni fenomeno meteo e criticità sul territorio prevista, per ciascuna zona/sottozona. Il colore grigio su una casella indica che, per la natura dei fenomeni e delle criticità analizzate e/o per la stagione in corso, non si effettua nessuna valutazione: è il caso della criticità costiera che non viene valutata sulle zone diverse da B2 e D2, oppure il caso di neve e ghiaccio/pioggia che gela che non viene valutata in estate. Nella seconda pagina, nel box “Descrizione meteo” viene descritta la situazione meteorologica prevista per il periodo di validità dell’allerta e la tendenza degli eventi prevista nelle 48 ore successive al periodo di validità. Nel box “Note” vengono fornite eventuali indicazioni di dettaglio sulla criticità prevista, o segnalate situazioni particolari presenti sul territorio. Nel box “Riferimenti e contatti”, sono riportati i numeri e i siti utili per eventuali approfondimenti.

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Le procedure del sistema di allertamento prevedono l’invio di notifiche, tramite sms ed e-mail, sia in fase previsionale sia in corso di evento.

I destinatati delle notifiche del sistema di allertamento meteo idrogeologico idraulico sono:

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Livello giallo=Attenzione Significato:  In base a sistemi tecnico scientifici viene previsto un fenomeno potenziale generatore di eventi calamitosi con occasionale pericolo per la sicurezza delle persone con possibile perdita di vite umane per cause incidentali. Comunicazioni:  Devono essere individuate le comunicazioni da trasmettere a seguito dell’avvenuta emissione dell’allerta gialla da parte dell’organismo competente, distinguendo tra soggetti interessati per competenza e soggetti interessati per conoscenza. Livello di Mobilitazione:  Si individuano le attività dei soggetti del Sistema locale di Protezione Civile;  Si individuano le procedure di informazione e comunicazione alla popolazione da parte del livello comunale/intercomunale;  Si individuano i soggetti da attivare per la ricognizione delle aree potenzialmente interessate dall’evento atteso.

Livello arancione=Preallarme Significato:  Il fenomeno (eventualmente già preannunciato in fase di previsione) si realizza, ma ancora con intensità dimensione e caratteristiche tali da generare un pericolo per la sicurezza delle persone con possibile perdita di vite umane. Comunicazioni:  Devono essere individuate le comunicazioni da trasmettere a seguito dell’avvenuta segnalazione della fase di preallarme da parte dell’organismo competente, distinguendo tra soggetti interessati per competenza e soggetti interessati per conoscenza.  Si individuano comunicazioni dell’evoluzione della situazione a tutte le strutture e servizi pubblici.  Informazione ai cittadini ed ai soggetti esposti all’evento atteso.  Verifica dei sistemi di comunicazione alternativi con gli organismi di PC. Livello di Mobilitazione:  Istituzione del presidio operativo anche attraverso la reperibilità (H24) e/o presso le sale operative  Verifica della reperibilità del personale impiegabile in caso di necessità  Verifica della disponibilità delle risorse (uomini, mezzi, materiali e strutture) necessarie per fronteggiare la possibile situazione di emergenza  Prosegue l’attività di ricognizione delle aree potenzialmente interessate dall’evento atteso  Si attiva la vigilanza sulle aree a rischio ed in particolare sui punti critici della viabilità e del territorio

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 Si dispone la cessazione della fase di preallarme o si attiva la fase di allarme in conseguenza dell’evoluzione del fenomeno.

Livello rosso =Allarme Significato:  L’evento calamitoso preannunciato ha quindi elevata probabilità di verificarsi con grave pericolo per la sicurezza delle persone con possibili perdite di vite umane. Essa comporta l’attivazione completa degli organismi di coordinamento dei soccorsi e l’attivazione di tutti gli interventi per la messa in sicurezza e l’assistenza alla popolazione che devono essere pertanto dettagliatamente previsti nel piano provinciale. Comunicazioni:  Devono essere individuate le comunicazioni da trasmettere a seguito dell’avvenuta segnalazione della fase di allarme da parte dell’organismo competente, distinguendo tra soggetti interessati per competenza e soggetti interessati per conoscenza.  Comunicazione dell’avviso ai legali rappresentanti degli Organismi di PC  Comunicazione dell’evoluzione della situazione a tutte le strutture e servizi pubblici.  Informazione ai cittadini ed ai soggetti esposti all’evento atteso.  Prosecuzione delle comunicazioni tra gli organismi di PC Livello di Mobilitazione:  Vengono emanati i provvedimenti per garantire la pubblica incolumità e se possibile la salvaguardia dei beni.  Viene richiamato in servizio il personale utile in emergenza.  Viene messo a disposizione (stand-by) il personale utile in emergenza.  Viene attivato il Centro Coordinamento Soccorsi (CCS).  Viene attivata la sala operativa della Prefettura.  Si intensifica l’attività di ricognizione delle aree potenzialmente interessate dall’evento atteso.  Vengono attivate e presidiate le aree di attesa, le aree e strutture di accoglienza e ricovero e le aree di ammassamento mezzi e soccorritori.  Si dispone la cessazione della fase di allarme o si attiva la fase di emergenza in conseguenza dell’evoluzione del fenomeno.

Emergenza E’ possibile che l’evento atteso si verifichi o inizi prima della completa attuazione delle misure previste dal piano per la fase di allarme, determinando una situazione di emergenza con due diversi momenti di risposta. L’emergenza viene gestita secondo le seguenti fasi successive, durante le quali vengono attivate tutte le funzioni di supporto necessarie.

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PRIMI SOCCORSI I posti di coordinamento (CCS – COM - COI/ COC) attivati nella fase di allarme non sono ancora a regime. I primi soccorsi urgenti vengono effettuati dalle strutture già presenti sul luogo o in prossimità.

SOCCORSI A REGIME I posti di coordinamento (CCS – COM – COI/COC) e relative sale operative attivati nella fase di allarme, ed organizzati secondo le funzioni del Metodo Augustus ora sostituito dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 3 dicembre 2008 (Indirizzi operativi per la gestione delle emergenze) dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 3 dicembre 2008 (Organizzazione e funzionamento di Sistema presso la Sala Situazione Italia del Dipartimento della protezione civile) e, sono a regime e perseguono gli obiettivi del Piano con priorità rivolta alla salvaguardia e all’assistenza della popolazione.

Evento senza preannuncio Comprende i fenomeni per i quali non è possibile prevedere in anticipo l’accadimento (terremoti, incidenti chimico-industriali-trasporti, tromba d’aria) mentre è comunque possibile elaborare scenari di rischio. E’ necessario considerare nel modello di intervento la possibilità che si verifichino eventi senza preannuncio. In tali casi devono essere immediatamente attivate, per quanto possibili nella situazione data, tutte le azioni previste nelle fasi di allarme-emergenza, con priorità per quelle necessarie per la salvaguardia delle persone e dei beni.

Organismi di Coordinamento Per gli eventi di tipo b) e c) il modello di intervento, in conformità a quanto delineato in direttive nazionali, prevede la costituzione del Centro Coordinamento Soccorsi (CCS) formato dai rappresentanti delle Amministrazioni e degli Enti tenuti al concorso di protezione civile presso la Prefettura – Ufficio Territoriale del Governo e supportato da una Sala Operativa provinciale istituita presso la Prefettura - Ufficio Territoriale del Governo ed organizzata secondo Funzioni di supporto. In caso di necessità si prevede anche la costituzione dei centri operativi periferici incaricati del coordinamento delle attività in emergenza riguardanti un ambito territoriale composto da più comuni. I centri denominati Centri Operativi Misti (COM), sono attivati dal Prefetto e sono retti di norma da un Sindaco o dal Presidente dell’Unione dei Comuni o dell’Ambito Comunale. I COM, nel rispetto delle indicazioni operative per “la determinazione dei criteri generali per l’individuazione dei Centri operativi di Coordinamento e della Aree di Emergenza” indicate nella circolare del PCM n. 1099 del 31/3/2015, vengono costituiti nelle sedi prestabilite indicate nel presente Piano Provinciale di Emergenza.

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Il modello di intervento prevede anche, da parte dei Sindaci, nei casi ritenuti necessari l’attivazione dei COI/COC, presso i comuni interessati dall’evento, anch’essi organizzati per funzioni come previsto dal metodo Augustus. Componenti, sedi ed attività del CCS, dei COM e dei COI/COC e delle relative sale operative costituiscono parte integrante della pianificazione provinciale dell’emergenza. Sarà pertanto compito della pianificazione provinciale individuare costituzione e modalità di funzionamento dei posti di coordinamento (CCS, COM, COI/COC) e della Sala Operativa a livello provinciale, garantendo il necessario raccordo funzionale ed operativo con il Centro Operativo Regionale per la protezione civile (COR) e con il Piano regionale di concorso di emergenza.

Funzioni di Supporto Sala operativa. La sala operativa provinciale (SOP) del CCS si organizza per funzioni di supporto, anche accorpate, sulla base dello schema indicato dal Dipartimento di Protezione Civile nella circolare del 31/3/2015 n. 1099, funzioni di seguito indicate: 1. Unità di coordinamento 2. Funzione Assistenza alla popolazione 3. Funzione Sanità e assistenza sociale 4. Funzione logistica 5. Funzione Accessibilità e mobilità, coordinamento attività aeree e marittime 6. Funzione Servizi essenziali 7. Funzione Tecnica e di valutazione 8. Funzione Censimento danni e rilievo dell’agibilità 9. Funzione Volontariato 10. Funzione Stampa e Comunicazione 11. Funzione informatica e telecomunicazioni d’emergenza 12. Funzione Strutture operative 13. Funzione Supporto amministrativo, finanziario e giuridico 14. Rappresentanza Beni culturali

Le funzioni da attivare nei COM e nei COI/COC sono un sottoinsieme di quelle presenti nel CCS che possono essere esercitate mediante opportuni accorpamenti, in ragione della tipologia del fenomeno da fronteggiare della sua estensione territoriale e delle dimensioni e risorse del comune interessato. In attuazione al DPCM 27/2/2004 “Indirizzi operativi per la gestione organizzata e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico e idraulico ai fini di protezione civile”, il Piano di gestione dei rischi alluvione (PGRA)- Direttiva europea 2007/60/CE e alla DGR Emilia-Romagna del 5/4/2017 n. 417 “Sistema regionale di allertamento per il rischio meteo idrogeologico, idraulico, costiero ed il rischio valanghe”, che costituisce il documento di riferimento per le componenti istituzionali e le strutture operative del sistema regionale di protezione civile per la

| Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo di Rimini - Piano Provinciale di Emergenza Ed. 2017 21 gestione delle attività connesse al nuovo sistema di allertamento, vengono costituiti i presidi territoriali idrogeologico, idraulico e costiero.

1.6. Rapporto con gli altri strumenti della pianificazione Gli strumenti di pianificazione che si relazionano con il Piano Provinciale di Emergenza di Protezione Civile sono essenzialmente il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.), il P.A.I. dell’ex Autorità di Bacino (ex L.183/89) ora Autorità di bacino distrettuale del Fiume PO, il PGRA dei Comitati istituzionali delle Autorità di Bacino Nazionali.  P.T.C.P.: è lo strumento di attuazione delle politiche di riduzione dei rischi così come sono stati individuati dal Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione. Il P.T.C.P. definisce tra l’altro le caratteristiche di vulnerabilità e criticità dei sistemi naturali ed antropici e le condizioni di sostenibilità degli insediamenti; nelle zone sismiche concorre alla indicazione ed alla prevenzione del rischio sismico. I quadri di riferimento ambientali definiti all’interno del P.T.C.P. possono fornire, in assenza del programma di previsione e prevenzione, elementi conoscitivi sulle criticità presenti nel territorio che possono essere considerati nella definizione degli scenari di rischio. Il P.T.C.P. avendo funzioni di indirizzo per la pianificazione urbanistica è lo strumento con il quale possono essere normate le aree di emergenza per esigenze di protezione civile.  P.A.I.:nella costruzione dei Piani di Bacino o dei Piani Stralcio specifici, parte rilevante assume il sistema integrato delle conoscenze del territorio, dei fenomeni e dei processi naturali e l’individuazione delle criticità ambientali su cui costruire lo strumento normativo e tecnico operativo che pianifica le azioni finalizzate alla conservazione e difesa del suolo. In particolare si pone l’attenzione sull’impulso dato dal D.L. 14 febbraio 1997 e dal D.L. 180/89 e sue successive modifiche, che accelerano la costruzione dei Piani di Bacino introducendo strumenti come il Piano Straordinario delle aree a maggior rischio idrogeologico ed il successivo Piano Assetto Idrogeologico (P.A.I.) che individuano criticità riferite sia all’assetto idraulico che geologico.  D.Lgs. n. 105/2015 (Seveso ter) Il provvedimento aggiorna la norma precedentemente vigente (D.lgs. n. 334/1999, come modificato dal D.lgs. n. 238/2005) e assegna (Art. 21 Piano di Emergenza esterna) al Prefetto il compito di predisposizione del piano di emergenza esterna dello stabilimento e ne coordina l’attuazione. d’intesa con la Regione e gli Enti territoriali interessati, sentito il Comitato Tecnico Regionale e previa consultazione della popolazione e in base alle linee guida previste dal comma 7,  Direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione del rischio alluvioni, recepita con D.Lgs. del 23 febbraio 2010 n. 49 con la redazione dei “Piani di gestione del rischio alluvioni” approvati il 3 marzo 2016 dai Comitati Istituzionali delle Autorità di Bacino Nazionali.

1.7. Procedura di approvazione del Piano Provinciale di Emergenza Premessa. I piani d’emergenza sono strumenti snelli, semplici, flessibili (Metodo Augustus e successive modificazioni) con finalità esclusivamente organizzative, operative e logistiche per i reparti ed i mezzi da impiegare al verificarsi di un determinato evento. | Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo di Rimini - Piano Provinciale di Emergenza Ed. 2017 22

La parola “piano” è da intendersi non tanto relativa all’attività di pianificazione del territorio, bensì all’organizzazione di una azione tattica di difesa dall’evento calamitoso: quindi, un piano d’azione. Pertanto, il presente Piano d’emergenza non assume alcuna valenza urbanistica o territoriale (che influisca sull’uso dei suoli o la conformazione della proprietà fondiaria) e deve essere tassativamente escluso ogni riferimento procedurale all’adozione/approvazione di piani urbanistici.

Variazioni del Piano. Il presente Piano potrà subire modifiche ed integrazioni, parallelamente all’approfondimento delle problematiche che ne formano oggetto. A seconda delle esigenze, a cura della Prefettura sarà valutata la consultazione sommaria ed informale con i soggetti operanti nell’ambito provinciale o, in vista di modifiche di maggiore complessità, la convocazione di specifici tavoli tecnici.

1.8. Glossario Aree di emergenza: aree destinate, in caso di emergenza, ad uso di protezione civile. In particolare le aree di attesa sono luoghi di prima accoglienza (SPA) per la popolazione immediatamente dopo l’evento; le aree di ammassamento (AA) dei soccorritori e delle risorse rappresentano i centri di raccolta di uomini e mezzi per il soccorso della popolazione; le aree di ricovero della popolazione sono i luoghi in cui saranno installati i primi insediamenti abitativi o le strutture in cui si potrà alloggiare la popolazione colpita.

Attivazioni in emergenza: rappresentano le immediate predisposizioni che dovranno essere attivate dai centri operativi.

Attività addestrativa: la formazione degli operatori di protezione civile e della popolazione tramite corsi ed esercitazioni.

Calamità: è un evento naturale o legato ad azioni umane, nel quale tutte le strutture fondamentali della società sono distrutte o inagibili su un ampio tratto del territorio.

Catastrofe: è un evento, non importa di quale entità e con quali conseguenze sia sulle persone che sulle cose, provocato vuoi da cause naturali che da azioni umane, nel quale però le strutture fondamentali della società rimangono nella quasi totalità intatte, efficienti ed agibili.

Centro Operativo: è in emergenza l’organo di coordinamento delle strutture di protezione civile sul territorio colpito, ed è costituito da un’Area Strategia, nella quale afferiscono i soggetti preposti a prendere decisioni, e da una Sala Operativa, strutturata in funzioni di supporto. Il Servizio di Unità di Crisi del Dipartimento della Protezione Civile esercita il coordinamento nazionale; il C.C.S. (Centro Coordinamento Soccorsi) gestisce gli interventi a livello provinciale attraverso il coordinamento dei C.O.M. (Centri Operativi Misti) che operano sul territorio di più Comuni in supporto all’attività dei

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Sindaci; il C.O.C./C.O.I.) (Centro Operativo Comunale/Intercomunale), presieduto dal Sindaco/Sindaci, provvede alla direzione dei soccorsi e dell’assistenza della popolazione del comune.

Commissario delegato: è l’incaricato da parte del Consiglio dei Ministri per l’attuazione degli interventi di emergenza conseguenti alla dichiarazione dello stato di emergenza (eventi di tipo “c” – art. 2, L. 225/92).

Continuità amministrativa: il mantenimento delle attività amministrative fondamentali volto a garantire l’organizzazione sociale in situazioni di emergenza.

Coordinamento operativo: è la direzione unitaria delle risposte operative a livello nazionale, provinciale e comunale.

Evento atteso: rappresenta l’evento, in tutte le sue caratteristiche (intensità, durata, ecc.) che la Comunità Scientifica si aspetta possa accadere in una certa porzione di territorio, entro un determinato periodo di tempo.

Evento non prevedibile: l’avvicinarsi o il verificarsi di tali eventi non è preceduto da alcun fenomeno (indicatore di evento) che consenta la previsione.

Evento prevedibile: un evento si definisce prevedibile quando è preceduto da fenomeni precursori.

Evento: fenomeno di origine naturale o antropica in grado di arrecare danno alla popolazione, alle attività, alle strutture e infrastrutture, al territorio. Gli eventi, ai fini dell’attività di protezione civile, si distinguono in: a) eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria; b) eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che per loro natura ed estensione comportano l’intervento coordinato di più enti e amministrazioni competenti in via ordinaria; c) calamità naturali, catastrofi o altri eventi che per intensità ed estensione devono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari (art. 2, L. 225/92).

Fasi operative: è l’insieme delle azioni di protezione civile centrali e periferiche da intraprendere prima (per i rischi prevedibili), durante e dopo l’evento; le attivazioni delle fasi precedenti l’evento sono legate ai livelli di allerta (attenzione, preallarme, allarme).

Funzioni di supporto: costituiscono l’organizzazione delle risposte, distinte per settori di attività e di intervento, che occorre dare alle diverse esigenze operative. Per ogni funzione di supporto si

| Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo di Rimini - Piano Provinciale di Emergenza Ed. 2017 24 individua un responsabile che, relativamente al proprio settore, in situazione ordinaria provvede all’aggiornamento dei dati e delle procedure, in emergenza coordina gli interventi dalla Sala Operativa.

Indicatore di evento: è l’insieme dei fenomeni precursori e dei dati di monitoraggio che permettono di prevedere il possibile verificarsi di un evento.

Lineamenti della pianificazione: (parte B del piano secondo il Metodo Augustus) individuano gli obiettivi da conseguire per dare una adeguata risposta di protezione civile ad una qualsiasi situazione di emergenza e le competenze dei soggetti che vi partecipano.

Livelli di allerta: scandiscono i momenti che precedono il possibile verificarsi di un evento e sono legati alla valutazione di alcuni precursori o, in alcuni casi, a valori soglia. Vengono stabiliti dalla Comunità Scientifica. Ad essi corrispondono le fasi operative.

Modello di intervento: (parte C del piano secondo il Metodo Augustus) consiste nell’assegnazione delle responsabilità nei vari livelli di comando e controllo per la gestione delle emergenze, nella realizzazione del costante scambio di informazioni nel sistema centrale e periferico di protezione civile, nell’utilizzazione delle risorse in maniera razionale. Rappresenta il coordinamento di tutti i centri operativi dislocati sul territorio.

Modello integrato: è l’individuazione preventiva sul territorio dei centri operativi e delle aree di emergenza e la relativa rappresentazione su cartografia, e/o immagini fotografiche e/o da satellite. Per ogni centro operativo i dati relativi all’area amministrativa di pertinenza, alla sede, ai responsabili del centro e delle funzioni di supporto sono riportati in banche dati.

Modulistica: schede tecniche, su carta e su supporto informatico, finalizzate alla raccolta e all’organizzazione dei dati per le attività addestrative, di pianificazione e di gestione delle emergenze.

Parte generale: (parte A del piano secondo il Metodo Augustus) è la raccolta di tutte le informazioni relative alla conoscenza del territorio e ai rischi che incombono su di esso, alle reti di monitoraggio presenti, alla elaborazione degli scenari.

Pericolosità: (H) è la probabilità che un fenomeno di una determinata intensità (I) si verifichi in un dato periodo di tempo ed in una data area.

Pianificazione d’emergenza: l’attività di pianificazione consiste nell’elaborazione coordinata delle procedure operative d’intervento da attuarsi nel caso si verifichi l’evento atteso contemplato in un apposito scenario. I piani di emergenza devono recepire i programmi di previsione e prevenzione.

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Potere di ordinanza: è il potere del Commissario delegato, in seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza, di agire anche a mezzo di ordinanze in deroga ad ogni disposizione vigente e nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico.

Procedure operative: è l’insieme delle attivazioni-azioni, organizzate in sequenza logica e temporale, che si effettuano nella gestione di un’emergenza. Sono stabilite nella pianificazione e sono distinte per tipologie di rischio.

Programmazione: l’attività di programmazione è afferente alla fase di previsione dell’evento, intesa come conoscenza tecnico scientifica dei rischi che insistono sul territorio, nonché alla fase della prevenzione intesa come attività destinata alla mitigazione dei rischi stessi. Il risultato dell’attività di programmazione sono i programmi di previsione e prevenzione che costituiscono il presupposto per la pianificazione d’emergenza.

Rischio: (R) è il valore atteso delle perdite umane, dei feriti, dei danni alle proprietà e delle perturbazioni alle attività economiche dovuti al verificarsi di un particolare fenomeno di una data intensità. Il rischio totale è associato ad un particolare elemento a rischio E ed a una data intensità I, è il prodotto: R(E; I) = H (I) V (I; E) W (E). Gli eventi che determinano i rischi si suddividono in prevedibili (idrogeologico, vulcanico) e non prevedibili (sismico, chimico-industriale, incendi boschivi).

Risposta operativa: è l’insieme delle attività di protezione civile in risposta a situazioni di emergenza determinate dall’avvicinarsi o dal verificarsi di un evento calamitoso.

Sala operativa: è l’area del centro operativo, organizzata in funzioni di supporto, da cui partono tutte le operazioni di intervento, soccorso e assistenza nel territorio colpito dall’evento secondo quanto deciso nell’Area Strategia.

Salvaguardia: l’insieme delle misure volte a tutelare l’incolumità della popolazione, la continuità del sistema produttivo e la conservazione dei beni culturali.

Scenario dell’evento atteso: è la valutazione preventiva del danno a persone e cose che si avrebbe al verificarsi dell’evento atteso.

Sistema di comando e controllo: è il sistema per esercitare la direzione unitaria dei servizi di emergenza a livello nazionale, provinciale e comunale e si caratterizza con i seguenti centri operativi: SISTEMA, C.O.R. C.C.S., C.O.M., C.O.I./C.O.C.

Soglia: è il valore del/i parametro/i monitorato/i al raggiungimento del quale scatta un livello di allerta.

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Stato di calamità: prevede il ristoro dei danni causati da qualsiasi tipo di evento, alle attività produttive e commerciali.

Stato di emergenza: al verificarsi di eventi di tipo “c” (art.2, L.225/92) il Consiglio dei Ministri delibera lo stato di emergenza, determinandone durata ed estensione territoriale. Tale stato prevede la nomina di un Commissario delegato con potere di ordinanza.

Strutture effimere: edifici presso i quali di regola si svolgono attività ordinarie (scuole, palestre, ecc), mentre in emergenza diventano sede di centri operativi.

Valore esposto: (W) rappresenta il valore economico o il numero di unità relative ad ognuno degli elementi a rischio in una data area. Il valore è in funzione del tipo di elemento a rischio W = W (E).

Vulnerabilità: (V) è il grado di perdita prodotto su un certo elemento o gruppo di elementi esposti a rischio risultante dal verificarsi di un fenomeno di una data intensità. E’ espressa in scala da 0 (nessuna perdita) a 1 (perdita totale) ed è in funzione dell’intensità del fenomeno e della tipologia di elemento a rischio: V = V (I; E).

Le definizioni di Rischio, Pericolosità, Vulnerabilità e Valore Esposto sono tratte da: UNESCO (1972) Report of consultative meeting of experts of the statistical study of natural hazard and their consequences. Document SC/WS/500 pagg.1 – 11.

2. Dati territoriali 2.1 Assetto territoriale

Il territorio della provincia di Rimini conta attualmente 336.189 abitanti (dati Provincia all’1 gennaio 2015). Confina a sud con le (Provincia di Pesaro e Urbino) e con la Repubblica di , a est con il Mar Adriatico, a nord con la Provincia di Forlì-Cesena, a ovest con la Toscana (Provincia di Arezzo). La provincia di Rimini è stata istituita nel 1992 da una parte del territorio della Provincia di Forlì, il cui territorio allora era inquadrato come Circondario di Rimini. Nel mese di agosto del 2009 al territorio della provincia sono stati annessi sette comuni dell'alta Valmarecchia (Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello), precedentemente nella Provincia di Pesaro e Urbino, Regione Marche. Dopo un referendum locale, il Parlamento ha dato via libera al passaggio di regione dalle Marche all'Emilia-Romagna (Legge 3 agosto 2009 n.117) . Si tratta del primo caso, nella storia della Repubblica Italiana, di passaggio di comuni da una regione a un'altra.

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Carta attuale assetto amministrativo

Il territorio della Provincia di Rimini è caratterizzato da due vallate principali (Fiume Marecchia e Torrente Conca), e da alcune vallate secondarie (Uso, Marano, Ventena, Tavollo).

Idrografia (tratto da: Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico) Dal punto di vista idrografico, nel territorio della Provincia di Rimini si possono distinguere sette corpi idrici principali con foce diretta in Adriatico: Uso, Marecchia – Ausa, Marano, Melo, Conca, Ventena e Tavollo. Nella fascia costiera si evidenziano diversi piccoli torrenti e numerosi canali di bonifica con foce diretta in Adriatico, in alcuni casi drenanti un territorio fortemente urbanizzato. Di seguito sono descritte le caratteristiche idrografiche salienti dei sette bacini principali, che presentato tutti regime idrologico marcatamente torrentizio, con deflussi naturali nei periodi climatologicamente secchi, molto modesti per i corsi d’acqua maggiori (Marecchia e Conca), esigui o addirittura nulli per gli altri. ▬ Torrente Uso: il bacino dell’Uso ha una forma stretta e allungata e risulta incuneato fra il Savio e il Rubicone in sinistra idrografica ed il Marecchia in destra; il rilievo più importante è il Monte di Perticara (883 m s.l.m.). L’asta principale prende origine nei pressi dell’abitato di Pietra dell’Uso (Comune di Sogliano al Rubicone); la chiusura del bacino montano può essere individuata in corrispondenza del confine fra i comuni di Santarcangelo e Poggio Berni. Nel tratto di pianura, caratterizzato da un andamento molto tortuoso, il torrente riceve le acque del rio Salto. La foce è situata presso Bellaria-Igea Marina. ▬ Fiume Marecchia (Torrente Ausa): è il bacino di maggior rilievo della provincia; l’areale imbrifero ha la forma di un rettangolo molto allungato orientato verso nord-est ed è delimitato in sinistra

| Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo di Rimini - Piano Provinciale di Emergenza Ed. 2017 28 idraulica dai bacini dell’Uso, del Savio e del Tevere, in destra da quelli del Metauro, del Foglia, del Conca e del Marano. Il rilievo principale è il Monte dei Frati (1453 m s.l.m.). L’asta principale del Marecchia prende origine nei pressi di Pratieghi (Comune di Badia Tedalda). Procedendo verso valle confluiscono nell’asta principale numerosi torrenti i maggiori dei quali sono il Presale, il Senatello, il Mazzocco, il S. Marino. In corrispondenza di Ponte Verucchio, poco prima della chiusura del bacino montano, è presente un manufatto di derivazione, la cui potenzialità è in grado di esaurire le modeste portate dei periodi di magra. Nel tratto finale di pianura il Marecchia riceve le acque del torrente Ausa, il cui corso naturale è artificialmente deviato poco prima dell’autostrada A14. L’immissione in Adriatico avviene in corrispondenza della città di Rimini; per ovviare all’insufficiente officiosità dell’alveo naturale nell’attraversamento del centro cittadino è stato realizzato in sinistra idraulica, con partenza a valle del tracciato della S.S.16, un canale artificiale (Deviatore Marecchia) con sbocco a mare. Il Deviatore Marecchia è diventato il percorso principale, mentre l’alveo storico-porto canale contribuisce al deflusso dei soli eventi di piena più gravosi. Per quanto riguarda il torrente Ausa, esso prende origine presso i rilievi del centro abitato di San Marino; prima della confluenza nel Marecchia riceve le acque della fossa Budriale e della Masiere. ▬ Torrente Marano: prende origine in territorio marchigiano presso il Monte Ghelfa, tuttavia gran parte del bacino montano, peraltro di modesta estensione, fa parte della Repubblica di San Marino; idrograficamentei confini di bacino sono definiti in sinistra idraulica dal Marecchia – Ausa e in destra dal Conca e dal Melo. La chiusura dell’areale imbrifero montano può essere individuata in corrispondenza di Ospedaletto (Coriano); nel breve tratto di pianura il corso d’acqua ha un andamento meandriforme, lo sbocco in mare avviene in zona Marano – Colonia Modenese (Comune di Riccione). ▬ Rio Melo: nasce, con il nome di Fosso delle Fornaci, presso Montescudo (576 m s.l.m.); il piccolo bacino imbrifero è delimitato in sinistra dal Marano e in destra dal Conca. Prima della chiusura dell’areale montano, che può essere individuata poco a monte dell’attraversamento dell’autostrada A14, si immette dalla destra idraulica il Rio Besanigo; nel breve tratto di pianura il torrente riceve le acque del fosso Raibano. Lo sbocco in mare è posto in corrispondenza del centro comunale di Riccione. ▬ Torrente Conca: dopo il Marecchia – Ausa, il Conca è quello di maggiore importanza, per l’estensione del bacino imbrifero e per l’entità delle portate idrologiche; il bacino idrografico ha una forma estremamente stretta ed allungata ed è delimitato in sinistra idraulica dal Marecchia, dal Marano e dal Melo e in destra dal Foglia e dal Ventena. Il torrente nasce dal Monte (1415 m s.l.m.). Il tratto superiore presenta diversi piccoli affluenti, nessuno dei quali caratterizzato da apporti idrici particolarmente significativi, mentre una confluenza di rilievo, il Rio Ventena di ,è presente nel tratto inferiore. In prossimità della chiusura dell’areale tributario montano, immediatamente a monte dell’attraversamento dell’autostrada A14, è presente un invaso finalizzato all’approvvigionamento acquedottistico e alla ricarica estiva degli acquiferi; la capacità di accumulo è modesta (1.1 – 1.2*106 m3) come pura l’altezza dello sbarramento (14 m dal fondo dell’alveo verso valle). Il tratto di pianura vero e proprio è molto breve e lo sbocco a mare avviene in corrispondenza di Misano Adriatico. ▬ Torrente Ventena: il modesto bacino del Ventena risulta delimitato in sinistra idraulica dal Conca e in destra dal Foglia e dal Tavollo. Il torrente prende origine presso Tavoleto (426 m s.l.m.); nel

| Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo di Rimini - Piano Provinciale di Emergenza Ed. 2017 29 tratto collinare si evidenziano, in particolare in destra idraulica, le confluenze di alcuni rii e torrenti, nessuno dei quali di particolare rilievo. La chiusura dell’areale collinare si può individuare in corrispondenza di S. Giovanni in Marignano; dopo un breve tratto di pianura, lo sbocco a mare avviene presso Cattolica. ▬ Torrente Tavollo: il bacino del Tavollo risulta incuneato fra quelli del Ventena e del Foglia. L’asta principale del torrente prende origine presso Mondaino (400 m s.l.m.); l’unica confluenza di rilievo è quella della fossa Taviolo che si immette in destra idraulica poco prima dello sbocco a mare. Date le caratteristiche morfologiche del territorio non esiste un tratto di pianura vero e proprio, il corso d’acqua diventa pianeggiante solo in corrispondenza degli abitati di Cattolica e Gabicce (Pesaro), dove avviene lo sbocco in mare. La rete idrografica minore è caratterizzata da criticità connesse a problematiche assai dissimili a quelle relative alle aste principali: negli areali di pianura le situazioni di pericolosità sono infatti essenzialmente legate a difficoltà nello smaltimento delle acque piovane in occasione di eventi di pioggia particolarmente intensi, in relazione ai tombinamenti dei tratti urbani a ridosso della costa ed in concomitanza con elevati livelli marini, mentre nel territorio montano-collinare si evidenziano criticità spesso connesse a fenomeni di sovralluvionamento o di erosione di sponda. Il Consorzio di Bonifica della Provincia di Rimini gestisce un insieme di 58 canali, fossi e scoli che drenano l’area compresa tra il margine appenninico, la riviera adriatica, il torrente Uso ed il torrente Tavollo. Tra questi corsi d’acqua minori sono presenti sia canali con scolo diretto a mare, che affluenti delle aste fluviali principali. La distribuzione sul territorio risulta generalmente diffusa; alcuni corsi d’acqua presentano uno sviluppo superiore a 10 km ed areali imbriferi in qualche caso di estensione maggiore di 5-10 km2.

I rii, canali e fossati di maggiore rilievo che raggiungono direttamente il mare sono il Rio Pircio, la Fossa Sortie, il Rio Fontanaccia, lo Scolo Brancona, la Fossa Rodella, la Fossa Roncasso, il Rio Alberello ed il Rio dell’Agina; con riferimento a quelli con recapito nei sette corsi d’acqua maggiori si segnalano il Rio Salto, tributario al T. Uso, il Rio Mavone Grande, la Fossa Budriale, la Fossa Turchetta e la Zonara Masiere, tutti ricadenti nel bacino del Marecchia – Ausa e infine il Fosso Raibano affluente del Rio Melo. Gli areali tributari sono prevalentemente pianeggianti, in alcuni casi sono comprese anche porzioni di territorio basso-collinare.

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Carta reticolo idrografico

Caratteristiche climatiche (tratto da: Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico) La pluviometria dell’area risente fortemente delle caratteristiche orografiche e dalla distanza dal mare. Le perturbazioni provengono generalmente da nord-est e pur producendo le maggiori precipitazioni sui rilievi, non di rado danno luogo a violenti rovesci sulla costa e nella fascia pedecollinare, originando una elevata variabilità rispetto ai valori medi. Nella tabella sottostante sono riportati, per i 7 bacini principali, i valori di afflussi e deflussi in mm equivalenti, nonché la ripartizione sui diversi corsi d’acqua dei volumi complessivi mediamente afferenti in Adriatico; si evidenzia il forte divario esistente, quasi un ordine di grandezza, fra le portate idrologiche relative al Fiume Marecchia e quelle degli altri 7 areali imbriferi.

Bacino Superficie Afflussi T media ETp Deflussi Coeff. di drenata deflusso (Km2) (mm) (°C) (mm eq.) (mm eq.) (m3/s) Uso 141 886 13.1 751 246 1.1 0.28 Marecchia 610 1096 11.7 700 398 7.7 0.36 Marano 61 880 13.2 760 206 0.4 0.23 Melo 47 840 13.4 766 201 0.3 0.24 Conca 162 899 12.3 722 292 1.5 0.32 Ventena 42 859 13.8 779 225 0.3 0.26 Tavollo 79 834 13.6 773 160 0.4 0.19

La piovosità media annua risulta, nel territorio collinare e di pianura, compresa fra i 750 e i 900 mm., quindi cresce all’aumentare della quota e all’avvicinarsi allo spartiacque appenninico. La ripartizione nei diversi mesi dell’anno è sufficientemente omogenea; le precipitazioni sono massime nei

| Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo di Rimini - Piano Provinciale di Emergenza Ed. 2017 31 mesi che vanno da settembre a dicembre, mentre nel trimestre giugno-agosto rappresentano tra il 14 e il 19% del totale. Il territorio riminese rientra nell’ambito del profilo climatico “litoraneo Padano”, in cui la stagione più piovosa è l’autunno, seguita dalla primavera e dall’estate. In quest’ultima stagione i fenomeni temporaleschi fanno registrare eventi piovosi spesso isolati ma di notevole entità. La stagione più asciutta è infine l’inverno, con gennaio e febbraio tra i mesi statisticamente meno piovosi dell’anno. La piovosità totale annua va dai 746 mm. del periodo 1921-1960 ai 707 mm. del periodo 1956- 1985. Dai dati in possesso della Provincia di Rimini, l’ultimo trentennio (19742003), presenta una media di 639 mm. annui. Ciò che si nota è, quindi, una generale tendenza alla diminuzione delle precipitazioni totali annue, unita ad una sorta di estremizzazione dei fenomeni (lunghi periodi siccitosi alternati a eventi piovosi anche di eccezionale entità).

Sismicità territoriale, sismicità storica, classificazione sismica. Il territorio della Provincia di Rimini è stato classificato sismico nel 1927; la classificazione comprendeva però solamente dieci comuni tra cui Rimini, Riccione e Coriano. Successivamente, nel 1938, sei di questi comuni sono stati declassificati (tra cui Rimini e Riccione!). I comuni della Provincia di Rimini infine sono stati tutti classificati sismici nel 1983 (categoria II). Con Delibera di Giunta Regionale n.1435 del 21 luglio 2003 avente per oggetto: “Prime disposizioni di attuazione dell’Ordinanza del PCM n.3274/2003 recante primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica” la Regione Emilia-Romagna ha riclassificato il territorio regionale come da seguente tabella e cartografia:

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La classificazione sismica del territorio regionale rappresenta l’individuazione delle aree (elenco di comuni) nelle quali devono essere applicate le norme tecniche per la progettazione antisismica degli edifici. L’individuazione di tali aree è stata effettuata sulla base della determinazione della massima intensità sismica osservata e sulla valutazione dell’intensità sismica per un assegnato periodo di ritorno, adottando una legge di attenuazione circolare, a partire dalle zone sismogenetiche. L’analisi della sismicità nell’area della Provincia di Rimini è stata condotta nella redazione del Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione, principalmente sulla base dei dati e dei documenti storici relativi agli eventi sismici verificatisi nel territorio della provincia di Rimini. L’attività sismica dell’area riminese è riconducibile a sorgenti sismogenetiche superficiali attivate da meccanismi focali per compressione (faglie inverse e trascorrenti compressive) che hanno generato terremoti storici con eventi che hanno raggiunto intensità del VIII e IX grado della scala MCS. I principali eventi sismici che hanno coinvolto il territorio provinciale si sono verificati nei seguenti anni: 1308, 1468, 1742, 1625, 1672, 1786, 1875, 1911 e 1916; vengono di seguito illustrate le carte isosismiche dei principali eventi storici.

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14 Aprile 1672 25 Dicembre 1786

17 Marzo 1875 17 Maggio – 16 Agosto 1916

Dall'osservazione delle carte isosimiche di questi terremoti si può dedurre che la propagazione degli effetti macrosismici si allinea con la conformità della costa e gli epicentri sono localizzabili in una fascia parallela alla linea di costa lunga circa 25 Km e larga 8 Km; si osserva inoltre una marcata irregolarità dell'area sottesa dalle isosisme di VIII grado. I valori di profondità media degli ipocentri sono compresi fra i 14 ed i 20 Km.. Tutti gli eventi mostrano un marcato allungamento delle aree isosismiche in direzione parallela alla costa con un accentuato schiacciamento di queste aree in direzione perpendicolare ad essa. L’intensità macrosismica risentita si è sempre propagata con andamento parallelo alla costa ed è stata caratterizzata da zone di amplificazione delle onde sismiche in base all’ubicazione dell’epicentro, alla profondità ipocentrale ed alla geologia strutturale dell’area. Gli ultimi studi di dettaglio della pericolosità sismica del territorio nazionale, sviluppati dal Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti del C.N.R. nel 1999, attribuiscono al territorio della provincia di Rimini un valore di intensità MCS, con probabilità di superamento del 10% in 50 anni, pari al VIII grado; Attualmente i Comuni della Provincia di Rimini ricadono interamente in Zona 2, ai sensi dell’OPCM n. 3274/2003, e sono caratterizzati da un'accelerazione sismica orizzontale ag al suolo (cat. A) individuata nella tabella2 dell’Allegato 4 dell’Atto di indirizzo e coordinamento tecnico ai sensi dell’art.

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16, c. 1, della L. R. n. 20/2000 per “Indirizzi per gli studi di microzonazione sismica in Emilia-Romagna per la pianificazione territoriale e urbanistica”, di seguito riportata.

Provincia Comune ag 0.182 RN Bellaria-Igea Marina 0.183 RN Cattolica

RN Coriano 0.184

RN Gemmano 0.181

RN Misano Adriatico 0.184

RN Mondaino 0.184

RN Monte Colombo 0.181

RN Montefiore Conca 0.183

RN Montegridolfo 0.184

RN Montescudo 0.180

RN Morciano di Romagna 0.184

RN Poggio Berni 0.183

RN Riccione 0.183

RN Rimini 0.183

RN Saludecio 0.184

RN San Clemente 0.185

RN San Giovanni in Marignano 0.184

RN Santarcangelo di Romagna 0.185

RN Torriana 0.181

RN Verucchio 0.182

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Rischio Sismico – Carta delle zone suscettibili di effetti di sito (Estratta da PTCP2007, precedente all’annessione dei sette Comuni dell’Alta Valmarecchia)

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2.2. Assetto amministrativo

Il territorio della Provincia di Rimini ha un’estensione di 864,08 Kmq. e conta ad oggi una popolazione, all’1.1.2015 di 336.189 abitanti(fonte Provincia), per una densità abitativa di 389,1 abitanti per Kmq.. La densità abitativa è fortemente diversificata nelle diverse fasce territoriali che costituiscono il territorio provinciale: fascia costiera 1.115 ab/kmq, fascia intermedia 359 ab/kmq, fascia interna 86 ab/kmq. Tali dati danno sostanzialmente atto di due questioni fondamentali nella lettura delle risorse territoriali provinciali: 1) la densità abitativa media della Provincia di Rimini è il doppio di quella della regione (che è di circa 210 ab/kmq); 2) vi è una forte differenziazione fra le tre fasce territoriali individuate, la fascia costiera è circa 3 volte più densamente popolata della fascia intermedia e circa 13 volte rispetto alla fascia interna.

N. COMUNI Superficie territoriale Kmq Popolazione residente Densità Ab./kmq 1 Bellaria-Igea Marina 18,28 19.565 1.070,2 2 Casteldelci 49,21 436 8,8 3 Cattolica 5,97 17.116 2.867,0 4 Coriano 46,82 10.436 222,9 5 Gemmano 19,20 1.164 60,6 6 Maiolo 24,40 846 34,7 7 Misano Adriatico 22,43 12.972 578,3 8 Mondaino 19,77 1.428 72,2 9 Montefiore Conca 22,41 2.279 101,7 10 Montegridolfo 6,79 1.038 152,8 11 Montescudo-MonteColombo 31,82 6.804 213,8 12 Morciano di Romagna 5,41 7.024 1.298,3 13 Novafeltria 41,78 7.227 172,9 14 Pennabilli 69,66 2.928 42,1 15 Poggio Torriana 37.12 5.142 138,5 16 Riccione 17,12 35.462 2.071,3 17 Rimini 134,58 147.971 1.099,5 18 Saludecio 34,02 3.121 91.74 19 San Clemente 20,75 5.583 269,1 20 San Giovanni in Marignano 21,24 9.338 439,6 21 San Leo 53,32 3.030 56,8 22 Sant’Agata Feltria 79,30 2.168 27,3 23 Santarcangelo di Romagna 45,08 21.923 486,3 24 Talamello 10,53 1.106 105,0 25 Verucchio 27,07 10.082 372,4 Totali 864,08 336.189 389,1

Nel territorio della Provincia di Rimini sono inoltre presenti i seguenti enti sovracomunali:  Unione della Valconca (San Clemente, Gemmano, Montefiore Conca, Montescudo- Montecolombo, Saludecio, Mondaino, Montegridolfo, Morciano di Romagna);

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 Unione di Comuni Valmarecchia (Santarcangelo di Romagna, PoggioTorriana, Verucchio, San Leo, Talamello, Novafeltria, Sant’Agata Feltria, Maiolo, Pennabilli, Casteldelci);  Ambito Riviera del Conca (Riccione, Coriano, Misano Adriatico, Cattolica, San Giovanni In Marignano).

2.3.Viabilita’

Carta della viabilità principale Autostrada. La Provincia di Rimini è interessata da un solo tracciato autostradale denominato A14 – Bologna/Canosa, che attraversa il territorio con direzione NO -SE, parallelamente alla costa, in posizione pedecollinare. La lunghezza complessiva del tratto ricadente nel territorio provinciale è di km 29,226 dalla progressiva chilometrica 116+276 alla progressiva 145+502. I caselli autostradali sono quattro: . Rimini Nord (località San Vito) . Rimini Sud (sulla S.S. 72 – “di San Marino”) . Riccione (zona artigianale) . Cattolica (San Giovanni in Marignano)

Sono presenti unicamente due aree di servizio ( Est e Montefeltro Ovest) al km 135+400 nel comune di Riccione aventi accessi d’emergenza alla viabilità esterna.

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Le carreggiate sono caratterizzate da tre corsie per tutto il tratto compreso tra il confine provinciale nord e il confine provinciale sud. E’, inoltre, presente una galleria al km 137 denominata “Scacciano” di lunghezza mt. 255. Lungo la tratta autostradale, esternamente ad essa, può prevedersi l’atterraggio di elicotteri, in situazioni di emergenza, nei seguenti luoghi: . nell’area antistante la stazione Rimini Nord; . nell’area antistante la stazione Rimini Sud, nel piazzale del posto di manutenzione; . esternamente alla stazione di Riccione; . esternamente alla stazione di Cattolica;

CAVALCAVIA AUTOSTRADALI N. Denominazione Largh. mt. Progr. km Comune

95 Com. San Vito – Bordonchio 8,00 116+806 Rimini 96 Stazione Rimini Nord 9,50 117+300 Rimini 97 Prov. 136 Santarcangelo mare 9,50 117+645 Rimini

98 Strada com. Via Nuova 8,00 117+931 Rimini 99 Com. S. Giustina 8,00 118+730 Rimini 100 Com. Di Mezzo 8,00 124+003 Rimini 101 Via Grottarossa 9,50 126+243 Rimini N.N. Stazione Rimini Sud 9,50 127+408 Rimini 102 Strada Vic. Costa Pradello 8,00 129+887 Rimini 103 Bruciata per San Lorenzo 8,00 131+041 Rimini 104 Strada Prov. Coriano 9,50 131+501 Rimini

105 Via Orlando per Casalecchio 8,00 132+681 Rimini 106 Via Veneto – San Lorenzino 13,00 133+969 Riccione 107 Via Udine – San Lorenzino 8,00 134+317 Riccione 108 Via Venezia – Via Raibano 8,00 135+111 Riccione 109 Stazione Riccione 9,50 135+428 Riccione 110 Prov. Tavoleto Morciano 9,50 138+841 Misano Adriatico 111 Prov. Del Carro 13,00 140+546 Misano Adriatico 112 Com. Montalbano 8,00 142+613 San Giovanni in M. 113 Com. Saludecese 13,00 143+556 Cattolica 114 Stazione Cattolica 9,50 143+866 Cattolica

115 Com. Lucciona 8,00 144+076 Cattolica N.N. Com. Via Larga 9,50 144+846 Cattolica

PONTI AUTOSTRADALI . Torrente Uso – km 116+276 . Fiume Marecchia – km 121

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. Torrente Ausa – km 126 e 127+500 . Torrente Marano – km 133 . Rio Melo . Torrente Conca – km 141 . Torrente Ventena . Torrente Tavollo – km 145+500

Strade statali. Le strade statali ricadenti nel territorio della Provincia di Rimini sono le seguenti: . S.S. n. 16 “Adriatica”: dal km 186+800 al km 209+537 e dal km 216+762 al km 223+407 (lungh. 29+382) . S.S. n. 9 “Via Emilia”: dal km 0+000 al km 11+570 (lungh. 11+570) . S.S. n. 72 “di San Marino”: dal km 0+000 al km 10+654 (lungh. 10+654) . NOTA Il tratto della S.S. n. 16 compreso fra il Km 209+537 e il Km 216+762 è stato consegnato da Anas al Comune di Riccione in quanto, come previsto dal vigente Codice della Strada, centro abitato di Comune superiore a 10.000 abitanti. Tale tratto, in quanto strada comunale, è di esclusiva competenza del suddetto Comune.

CAVALCAVIA E PONTI S.S. n. 16 “Adriatica” Progr. Km 187+320 Cavalcavia 187+680 Cavalcavia 189+200 Cavalcavia 189+900 Cavalcavia 190+350 Cavalcavia 191+360 Cavalcavia 192+020 Cavalcavia 192+650 Cavalcavia 200+200 Ponte su ferrovia Bologna - Ancona 200+450 Ponte su Via Vecchia Emilia 201+300 Ponte su Fiume Marecchia 201+800 Ponte su S.P. 258 Marecchiese 220+325 Cavalcavia Via Po – San Giovanni in M. 221+012 Ponte Torrente Ventena 221+467 Cavalcavia SP17 222+757 Cavalcavia Via Cabral

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S.S. n. 9 “Via Emilia” Progr. Km. 1+450 Cavalcavia Nuova Fiera 2+390 Cavalcavia Via S. Martino Riparotta 4+380 Cavalcavia A14 Rimini Nord

S.S. n. 72 “di San Marino” Progr. Km 00+600 Cavalcavia A14 00+800 Cavalcavia svincolo A14 – Rimini Sud 08+450 Ponte Torrente Ausa

Strade Provinciali La provincia di Rimini, antecedentemente all'annessione dei sette comuni dell'Alta Valmarecchia (2009) era caratterizzata da una rete di 44 strade provinciali, per un complessivo chilometraggio di 298,995.

Strade tipo “C” Lunghezza S.P. n. Denominazione Tratto Totale 15 ter “Gualdicciolo” intera estesa Km. 0,900 17 “ Saludecese” Km. 0+000 - 3+360 Km 3,360 17 v “Saludecese variante Pianventena” Km. 0+000 - 3+360 Km 3,360 18 “Conca” – Nuova Circonvallazione dell’abitato di 1,800 1,800 S.Maria del Piano 49 bis "Gronda" intera estesa Km 2,110 73 “Pontaccio Macello” intera estesa Km 1,890 136 “Santarcangelo Mare” intera estesa Km. 3,385

Strade tipo “F” Lunghezza S.P. n. Denominazione Tratto Totale 13 “Uso” Km. 0+000 - 5+450 Km. 5,450 13 bis “Prolungamento Uso” Km. 0+000 - 10+340 Km. 10,340 14 “Santarcangelo” intera estesa Km. 10,900 14 bis “Diramazione Poggio Berni” intera estesa Km. 1,170 14 ter “Diramazione Torriana” intera estesa Km. 3,300 15 bis “Diramazione Verucchio” intera estesa Km. 7,165 17 “Saludecese” Km. 6+390 - 26+516 Km. 20,126 17 bis “Prolungamento Saludecese” intera estesa Km. 1,900 18 “Conca” entro l’abitato di S. Maria del Piano Km. 0+000 - 8+635 Km. 8+935 - 9+860 Km.9,560 31 “Flaminia Conca” Km. 0+470 - 16+391 Km. 15,921 32 S.P. n. 32 “ S. Marino” intera estesa Km. 6,630 35 S.P. n. 35 “Riccione-Morciano” Km. 1+450 - 9+260 Km. 7,810

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35 bis “Diramazione S.Clemente” intera estesa Km. 3,000 36 “Morciano- Montefiore” intera estesa Km. 7,568 36 bis “Diramazione Montefiore” intera estesa Km. 1,500 41 “Rimini – Montescudo” intera estesa Km. 15,983 42 “Montescudo – Montecolombo” intera estesa Km. 8,975 44 “Ponte Rosso” intera estesa Km. 8,050 49 “Trasversale Marecchia” intera estesa Km. 16,370 50 “Coriano Misano” intera estesa Km. 15,450 58 “Tavullia” intera estesa Km. 2,950 59 “Tavollo” intera estesa Km. 5,200 64 “Pieggia” intera estesa Km. 6,130 69 “Rimini- San Marino” intera estesa Km. 16,300 80 “Mondaino-Tavoleto” intera estesa Km. 5,900 82 “San Clemente” intera estesa Km. 3,400 84 “Pedrosa” intera estesa Km. 3,600 89 “San Mauro Castellabate” intera estesa Km. 4,500 91 “Scacciano” Km. 0+950 - 3,920 Km. 2,970 92 “Rio Salto” intera estesa Km. 5,140 118 “Bivio Vitali – Gesso – Gaiano – S. Maria del Piano” intera estesa Km. 4,856 119 “Uso – San Vicino” intera estesa Km. 2,087 120 “Torriana – Pineta – Montebello” intera estesa Km. 2,876 131 “Albereto” intera estesa Km. 4,027 132 “Gemmano” intera estesa Km.13,85 133 “San Giuseppe” intera estesa Km.4,357 258 R "Marecchiese" Km. 69+721 - 86+600 Km. 16,879 Totale Km. 298,995

In data 23 dicembre 2009 è avvenuto il trasferimento alla Provincia di Rimini delle strade provinciali di Pesaro e Urbino comprese nei comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant’Agata Feltria e Talamello, ai sensi della Legge 3 agosto 2009 n. 117, e riportate nel seguente elenco. Lunghezza S.P. n. Denominazione Tratto Totale 1 “Carpegna” Km. 10+800 - 19+200 Km. 8,400 6 “Montefeltresca” Km. 22+800 - 31+970 Km. 9,170 8 “Santagatese” Km. 0+000 - 19+500 Km. 19,500 8 “Deviazione Perticara” Km. 0+000 - 0+350 Km. 0,350 10 “Secchiano-Siepi” Km. 0+000 - 2+800 Km. 2,800 Km. 3+400 - 4+720 Km. 1,320 22 “Leontina” Km. 0+000 - 12+700 Km. 12,700 27 “Pennabillese” intera estesa Km. 6,000 33 “Talamello” intera estesa Km. 3,110 69 “Rocca Pratiffi” intera estesa Km. 9,600 74 “Perticara” intera estesa Km. 1,800 75 “Ugrigno” intera estesa Km. 1,327 76 “Casteldelci” Km. 0+000 - 4+700 Km. 4,700 Km. 6+000 - 8+770 Km. 2,770 84 “Valpiano - Miratoio” Km. 0+000 - 14+700 Km. 14,700 84 “Deviazione Cantoniera” Km. 0+000 - 3+600 Km. 3,600

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85 “Ca’ Romano” Km. 0+300 - 0+500 Km. 0,200 Km. 0+650 - 4+900 Km. 4,250 89 “Montemaggio” intera estesa Km. 5,900 91 “Schigno” intera estesa Km. 10,625 91 “Deviazione Senatello” Km. 0+000 - 0+300 Km. 0,300 97 “Soanne” Km. 0+000 - 9+300 Km. 9,300 107 “Palazzo – Ca’ Migliore” intera estesa Km. 3,000 137 “San Leo – Secchiano” intera estesa Km. 5,600 146 “Sapigno” intera estesa Km. 8,174 146 “Deviazione Romagnano” Km. 0+000 - 0+850 Km. 0,850 258 “Marecchia” Km. 33+520 - 37+670 Km. 4,150 Km. 42+950 - 69+700 Km. 26,750 Totale Km. 180,946

2.4. Ferrovie La rete ferroviaria nella provincia di Rimini si sviluppa per un totale di 44,072 km, nel seguente modo: Linea Estensione (m) dal km al km Bologna-Lecce 31.732 98+070 129+802 Rimini-Ferrara 12.340 109+630 121+690

CARATTERISTICHE DELLE LINEE Bologna-Lecce: linea a doppio binario elettrificata, per il peso assiale in categoria D.4 senza limitazioni. Stazioni: Santarcangelo di Romagna km 101+270 Rimini km 111+040 Riccione km 121+035 Cattolica km 129+322

Passaggi a livello: P.L. km. 113+913 P.L. km.113+051 P.L. km.112+375 P.L. km.108+400 P.L. km.106+730 P.L. km.105+868 P.L. km.105+022 P.L. km.103+890 P.L. km.103+253

Rimini–Ferrara: linea a singolo binario elettrificata Stazioni: Rimini Viserba Igea Marina Bellaria

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2.5.Porti PORTO DI RIMINI: 2a categoria 3a classe (Rilevanza economica regionale)

Fondali: Da un minimo di 3.0 m. all’interno a 4.5 m. all’imboccatura e 6.0 m. alla banchina della testata del molo di levante.

Banchina di attracco: Diporto: tratti di banchina destra e sinistra per complessivi m. 703.50; banchina destra e sinistra a partire dal ponte della Resistenza fino al ponte Tiberio, per complessivi m.1020: unità da diporto con altezza non superiore a m. 1.20 dalla linea di galleggiamento fino all’ultima sovrastruttura fissa e unità a vela con albero abbattibile. Pesca: tratti di banchina destra e sinistra per complessivi m. 717. Traffico locale: tratti di banchina destra per complessivi m. 70. Unità Forze di Polizia: banchina sinistra del porto per complessivi m. 165. Attività commerciali: banchina p.le Boscovich per complessivi m. 320 destinata all’attracco di navi di piccolo e medio cabotaggio per operazioni commerciali/trasporto passeggeri con pescaggio non superiore a m. 3.0; banchina molo di levante per complessivi m. 270 destinata all’attracco di navi non superiori a 5000 T.S.L. per operazioni commerciali/trasporto passeggeri con pescaggio non superiore a m. 4.0; banchina RO-RO per complessivi m. 110 destinata all’attracco di navi traghetto non superiori a m. 100 con pescaggio a m. 5.0.

Servizi acqua, carburante: n. 2 fontanelle acqua potabile lungo la banchina di ponente ad uso pubblico; n. 30 colonnine per l’erogazione di acqua e corrente elettrica gestita dai vari sodalizi;

| Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo di Rimini - Piano Provinciale di Emergenza Ed. 2017 45 n. 30 chiusini per idranti sparsi lungo tutte le banchine portuali; n. 2 impianti per rifornimento acqua dolce alle navi; n. 3 stazioni di rifornimento (gasolio e benzina) per il diporto; n. 4 impianti di rifornimento di gasolio agevolato.

Impianti portuali: Nell’ambito del porto di Rimini vi è uno scalo di alaggio dell’omonimo cantiere navale “Gori” sito in via Sinistra del Porto, zona squero, idoneo ad alare/varare unità non superiori alle 500 T.L.S. nonché di gru semoventi per l’alaggio e varo di piccole e medie unità.

Disponibilità piazzali: Esiste il piazzale Boscovich ampio 2000 mq circa, adibito al deposito temporaneo di merci in attesa di imbarco. Un altro piazzale di ampia estensione è posto adiacente al cantiere navale “Carlini” via Sinistra del Porto e può essere adibito al deposito imbarcazioni per lavori e rimessaggio invernale.

Illuminazione: Le banchine portuali sono illuminate da lampioni che soddisfano in pieno il fabbisogno.

PORTO DI BELLARIA: 2a categoria 3a classe (Rilevanza economica regionale)

Fondali: I fondali del porto variano da un minimo di m. 1.5 all’interno, a m. 2.0 all’imboccatura e sono soggetti ad interramento a causa dei detriti trasportati dal torrente Uso nonché dalle mareggiate.

Banchina di attracco:

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Diporto: tratti di banchina destra e sinistra per complessivi m. 150; Pesca: tratti di banchina destra e sinistra per complessivi m. 185; Traffico locale: tratti di banchina destra per complessivi m. 30; Attività commerciali: negativo

Servizi acqua, carburante: n. 1 fontanella acqua potabile lungo la banchina di Ponente ad uso pubblico; n. 12 chiusini per idranti sparsi lungo tutte le banchine portuali;

Impianti portuali: Nell’ambito del Porto di Bellaria è presente una gru a braccio fissa per l’alaggio e varo di piccole e medie unità, gestita dal Club Nautico.

Illuminazione: Le banchine sono illuminate da lampioni che soddisfano in pieno il fabbisogno.

PORTO DI CATTOLICA: 2a categoria 3a classe

Fondali: Il porto dispone di fondali utili di m. 2.50 soggetti a variazione in diminuzione per la sua natura sabbiosa.

Banchine di attracco: L’ormeggio delle imbarcazioni da pesca, traffico e diporto è consentito all’interno della darsena e lungo il canale del porto. E’ sconsigliato l’ormeggio nel bacino di espansione perché esposto ai venti del 4° quadrante

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Darsena: Banchina sud: destinata all’ormeggio di unità da pesca stazionanti nel porto di Cattolica, ad esclusione di m. 5.0 per rifornimento di unità da pesca all’impianto di erogazione e di m. 10.0 riservati all’Autorità Marittima; Banchina ovest: destinata all’ormeggio di unità da pesca; Banchina nord: destinata all’ormeggio di unità da pesca, motonavi e cutter trasporto passeggeri ed unità da diporto autorizzate al noleggio; Banchina est: destinata all’ormeggio di unità da diporto.

Canale: Dal punto di ingresso alla darsena al ponte girevole: per lo sbarco del pescato e per l’ormeggio, nel periodo 20 maggio – 20 settembre di ogni anno, M/navi t.p. con base operativa nel porto di Cattolica; Dal ponte girevole sino a 20 m. dallo scalo di alaggio: destinato all’ormeggio di unità da diporto; Dal punto di cui sopra allo scalo di alaggio: destinato all’alaggio e varo con gru semovente, allestimento e riparazione di imbarcazioni da pesca e diporto; Dallo scalo di alaggio fino al ponte “Tavolo”: per m. 20.0 destinato all’alaggio e varo con gru semovente, allestimento e riparazione di imbarcazioni da pesca e diporto; Dal punto di cui sopra, per m. 100, destinato all’ormeggio di imbarcazioni da pesca; dal punto di cui sopra fino al ponte, destinato all’ormeggio di imbarcazioni da diporto; Banchina di Levante: dalla testata del molo fino al ponte girevole: destinato all’ormeggio, nel periodo 20 maggio – 20 settembre di ogni anno, di M/navi t.p. facenti base nel porto di Cattolica e a quelle in temporaneo ormeggio; Dal ponte girevole sino al ponte Tavollo: per m. 70 destinato all’ormeggio di unità da diporto e dal punto di cui sopra sino al ponte Tavolo, destinato all’ormeggio di unità da pesca di limitate dimensioni, sino a m. 7.

Servizi acqua, carburante: n. 2 prese acqua potabile derivanti dall’acquedotto comunale; n. 4 bocchette antincendio con manichette da m. 25; n. 2 stazioni carburante (gasolio) per il rifornimento;

Disponibilità piazzali: Nel porto non esistono ampi piazzali; esiste un parcheggio nelle vicinanze della sede del Cantiere Navale.

Illuminazione: L’impianto di illuminazione è da considerarsi sufficiente in tutta l’area portuale.

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PORTO DI RICCIONE: 4a categoria (Interesse comunale)

Fondali: Il porto canale dispone di fondali la cui profondità oscilla da un minimo di m. 1.0 ad un massimo di m. 2.5 soggetti a variazione in diminuzione per la particolare posizione dell’imboccatura sottoposta a continuo insabbiamento e per i detriti trasportati dal rio Melo.

Banchine di attracco: Darsena di Levante: superficie di circa mq. 3600, unica entrata di m. 15; Darsena di Ponente: superficie di circa mq. 5500, ingresso di m. 26; Canale: lunghezza m. 580, larghezza m. 18.

Servizi acqua, carburante: n. 2 stazioni carburante; n. 25 bocche antincendio; n. 6 prese acqua potabile derivanti dall’acquedotto comunale.

Impianti portuali: Sulla banchina di levante, in prossimità del ponte Via G. D’Annunzio, è presente una gru di sollevamento per imbarcazioni sino a 12 t. Sulla banchina nord della darsena di ponente è presente uno scalo di alaggio per natanti fino a 50 T.L.S.

Disponibilità piazzali: Nell’ambito portuale esistono n. 2 piazzali, uno corrispondente alla darsena di levante e l’altro alla darsena di ponente. Detti piazzali sono di norma adibiti a parcheggio.

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Illuminazione: L’impianto di illuminazione è da considerarsi sufficiente in tutta l’area portuale.

2.6. Aeroporto: L'aeroporto internazionale "Federico Fellini" dista 8 km dal centro della città di Rimini e 11 km dal nuovo quartiere fieristico in zona Celle. L'aerostazione è dotata di tutti i principali servizi: desk informazioni e biglietteria, bar, ristorante self service, duty free shop, banca e bancomat, autonoleggi, spedizionieri e parcheggio. Offre inoltre la possibilità di shopping nei negozi presenti sia in area Schengen che extra Schengen. La pista principale, che si estende per oltre 3 km, è la più lunga dell'Emilia Romagna. Qui fanno scalo sia i vettori di linea, che le più importanti compagnie charter europee ed extraeuropee.

Caratteristiche tecniche dell'aeroporto Codice IATA: RMI Codice ICAO: LIPR Classe ICAO: IV E Classe antincendio: VIII Coordinate geografiche: Lat. 44° 01' 15'' N - Long. 12° 36' 44'' E Agibilità: H 24 Distanza dal centro della città di Rimini: 8 km Sedime aeroportuale (ha): 330 Area parcheggio aerei: 60.000 mq. Caratteristiche pista: numero di riferimento: 13/31; lunghezza per larghezza (mt.): 2.995,5 x 45,00; resistenza pista principale: PCN 95 | Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo di Rimini - Piano Provinciale di Emergenza Ed. 2017 50

Via di rullaggio parallela: lunghezza per larghezza (mt.): 2.440 x 22,50; resistenza pista sussidiaria: PCN 86 Sistema luminoso: 13/31 sentiero Calvert 1a categoria lunghezza mt. 900. Sistema PAPI indicatore visivo dall'angolo di avvicinamento. Servizio di radioassistenza alla navigazione aerea: controllo di avvicinamento: APP 118.15; torre di controllo dell'aeroporto: TWR 119.10, 121.60 (clearance delivery only); Charlie RMI 131.85 Mhz (ground frequency); sistema di atterraggio strumentale: ILS CAT 1, VOR/TAC.

Gestore Aeroportuale: AIRiminum 2014 SpA La società AIRiminum2014 S.p.A nella sua duplice veste di società di Gestione e di handling, si occupa dal 2014 di: manutenzione e sviluppo delle infrastrutture aeroportuali, pianificazione, coordinamento e sviluppo delle attività commerciali, airport security, customer service, qualità, sicurezza e tutela ambientale.

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3. Organismi di coordinamento 3.1. Centro Coordinamento Soccorsi (C.C.S.) Il C.C.S. è presieduto dal Prefetto e, di norma, viene attivato al verificarsi di emergenze di particolare gravità per coordinare i servizi di emergenza a livello provinciale e per meglio supportare gli interventi dei Sindaci dei comuni interessati. E’ composto dai massimi responsabili di tutte le componenti e strutture operative presenti nel territorio provinciale e può essere di volta in volta attivato convocando anche parte dei componenti a seconda delle necessità scaturite dall’entità e dal tipo di evento calamitoso. Dell'avvenuta costituzione del predetto Centro, il Prefetto dispone tempestiva comunicazione a tutti gli Enti e gli Uffici operanti nonché ai Centri Operativi Misti e alle Unità Assistenziali di Emergenza, ove formati. Il Prefetto, a seconda delle circostanze, valuta: a) se l’organismo debba riunirsi in sede permanente; b) se l’organismo debba riunirsi giornalmente; c) se l’organismo della riunirsi in adunanza limitata ai componenti indispensabili per l'esame di specifici problemi e per le conseguenti decisioni da adottare.

In caso di emergenza non appena venutine a conoscenza, i componenti del C.C.S. - anche se non formalmente o informalmente convocati - devono prendere diretti contatti con il Prefetto. Se all'emergenza la Prefettura dovesse risultare a sua volta inagibile, il Centro di Coordinamento Soccorsi prenderà sede presso il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Rimini;

Compito del C.C.S. è individuare le strategie di intervento per il superamento dell’emergenza razionalizzando le risorse disponibili nella Provincia e, inoltre,: - raccogliere e valutare le informazioni; - preavvertire e porre in stato di allarme le Amministrazioni e gli Enti aventi compiti di intervento; - provvedere, nell'ambito della provincia, ai servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite coordinando le attività svolte da tutte le Amministrazioni pubbliche, dagli Enti e dai privati; - valutare l'entità dei mezzi e del personale necessario a fronteggiare gli eventi con efficacia e tempestività; - smistare agli Enti di competenza, previo giudizio sulla priorità, le richieste di intervento pervenute; - ricevere tutte le comunicazioni delle unità di soccorso per valutare momento per momento, l'evolversi della situazione; - annotare tutte le varie offerte di cittadini, di mezzi materiali utili predisponendone il successivo impiego; - promuovere il rapido ripristino dei servizi essenziali.

Con l’attivazione in emergenza del C.C.S. devono essere immediatamente predisposte le seguenti operazioni:

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. reperire i componenti del C.C.S.; . reperire i componenti della Sala Operativa Provinciale; . delimitare le aree a rischio o coinvolte dell’evento; . attivare le aree di ammassamento soccorsi/mezzi, di attesa (primo soccorso) e di ricovero.

Componenti dell’Unità di Crisi del C.C.S. - Prefettura; - Provincia; - Agenzia Regionale S.T.P.C. - Servizio Area Romagna - Ambito Rimini; - Comune Capoluogo; - Questura; - Comando Provinciale Carabinieri/CC.forestale; - Comando Provinciale Guardia di Finanza; - Comando Provinciale Vigili del Fuoco; - Polizia Stradale; - Comando Capitaneria di Porto; - Comando 7° Regg. Aviazione dell’Esercito “VEGA”; - Comando 2° Gruppo /121° Reggimento artiglieria contraerea “Ravenna”; - Azienda Unità Sanitaria Locale della Romagna; - A.R.P.A.E. - Sezione di Rimini; - Direzione Compartimento A.N.A.S.; - Direzione Provinciale Trasporti Terrestri; - Direzione Compartimento Ferrovie (R.F.I.); - Ufficio ENAC Rimini; - Uff. Scolastico regionale-Ufficio VII Ambito Territoriale di Forlì-Cesena-Rimini-Sede di Rimini; - Camera di Commercio, Industria Agricoltura ed Artigianato; - Poste Italiane; - Ente Nazionale Energia Elettrica (ENEL); - Gestori telefonia fissa e mobile; - Società Gas Rimini; - HERA S.p.A.; - Agenzia Mobilità; - Registro Italiano Dighe - Ufficio periferico Firenze; - Consorzio di Bonifica della Romagna - sede di Rimini; - Automobile Club Italiano (A.C.I.); - Coordinamento Associazioni del Volontariato di Protezione Civile di Rimini;

3.2. Sala Operativa Provinciale (SOP): funzioni di supporto del CCS

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Le funzioni di supporto, all’interno del presente Piano di Emergenza, costituiscono l’organizzazione delle risposte che è necessario dare alle diverse esigenze presenti in qualsiasi tipo di evento calamitoso. Ogni funzione, rispetto alle altre, acquista un rilievo differente a seconda degli effetti causati dal singolo evento. Attraverso l’attivazione delle funzioni di supporto si conseguono quattro distinti obiettivi: . Si individuano i responsabili per ogni funzione ed il loro coordinatore; . In caso di emergenza i singoli responsabili di funzione assumono la veste di operatori specializzati nell’ambito della propria funzione di supporto; . Si struttura la Sala Operativa Provinciale a secondo del numero di funzioni di supporto attivate.

Coordinatori di funzione di supporto della Sala Operativa Provinciale 1. Funzione Unità di coordinamento: Prefettura di Rimini 2. Funzione Assistenza alla popolazione: A.R.S.T.P.C. Servizio Area Romagna-Rimini 3. Funzione Sanità e assistenza sociale: Azienda Unità Sanitaria Locale della Romagna 4. Funzione logistica : A.r.S.T.P.C. Servizio Area Romagna-Rimini 5. Funzione Accessibilità e mobilità, coordinamento attività aeree e marittime: (Sezione Polizia Stradale. (R.F.I., Trenitalia, Municipale, Provinciale, ANAS, Autostrade S.P.A., Settore Viabilità della Provincia...) 6. Funzione Servizi essenziali: Aziende Erogatrici di servizi essenziali Prefettura (ENEL, SGR,HERA,TELECOM) 7. Funzione Tecnica e di valutazione: - A.r.S.T.P.C. Servizio Area Romagna-Rimini 8. Funzione Censimento danni e rilievo dell’agibilità: A.r.S.T.P.C. Servizio Area Romagna-Rimini 9. Funzione Volontariato: A.R.S.T.P.C. Servizio Area Romagna-Rimini 10. Funzione Stampa e Comunicazione: Prefettura di Rimini 11. Funzione informatica e telecomunicazioni d’emergenza: Prefettura (Radioamatori- ARI- Volontariato Provinciale- CED) 12. Funzione Strutture operative: Prefettura di Rimini/Questura di Rimini/Comando Provinciale Carabinieri/VVF 13. Funzione Supporto amministrativo, finanziario e giuridico: Prefettura / A.R.S.T.P.C. Servizio Area Romagna-Rimini 14. Funzione di Rappresentanza Beni culturali: Sovrintendenza Ravenna

La sala operativa deve garantire un’attività H24 con personale particolarmente addestrato per un’operatività complessa che superi il concetto di sala operativa di attesa, occupandosi in via ordinaria dell’aggiornamento di tutte le conoscenze finalizzate ad una risposta coordinata, rapida ed efficace sia a livello centrale che periferico. Considerato che le attività della SOP devono essere garantite in h24 e potrebbero prolungarsi nel tempo fino a cessazione dell’emergenza, è necessario individuare una sede che possa dare continuità alle

| Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo di Rimini - Piano Provinciale di Emergenza Ed. 2017 54 attività, avere spazi sufficienti per ospitare le funzioni sopra indicate (preferibilmente un ambiente per ciascuna funzione), avere la possibilità di comunicare via cavo e via radio con le altre sale operative attivate sul territorio, avere spazi sufficienti per riunioni e video-conferenze, un ufficio per il responsabile, una segreteria, facilità di accesso e di parcheggio. La Sala Operativa Provinciale ha sede presso la Sala Operativa della Prefettura - Ufficio Territoriale del Governo ed organizzata secondo Funzioni di supporto. Le principali attività che dovranno essere svolte sono: - ricerca, raccolta e valutazione delle informazioni; gli operatori di sala, una volta ricevuta la notizia dell’evento, hanno il compito di attivarsi per il reperimento di tutte le informazioni utili alla ricostruzione dell’evento in corso, al fine di elaborare ed aggiornare lo scenario. Verranno avviati i contatti con gli enti gestori delle reti di servizi essenziali e delle infrastrutture di trasporto nell’area interessata dall’evento per la raccolta delle informazioni circa i danni subiti dalle reti stesse. - individuazione dei responsabili delle amministrazioni pubbliche e private; sull’intero territorio gestito dalla SOP, ed in particolare per quelle aree a maggior rischio, bisogna individuare i responsabili delle amministrazioni pubbliche e private e le loro specifiche competenze. Queste informazioni devono essere archiviate in un apposito indirizzario che, in periodo ordinario, verrà costantemente aggiornato. In caso di evento, tali responsabili saranno contattati per la risoluzione di tutte le problematiche e per la raccolta di informazioni integrative. - conoscenza ed aggiornamento delle procedure; gli operatori di sala, al fine di un rapido ed efficace coordinamento, dovranno conoscere a fondo le procedure delle sale operative specialistiche e provvedere al loro aggiornamento continuo. - compilazione del "Foglio notizie"; il "Foglio notizie" è un documento che deve essere compilato al verificarsi di un evento calamitoso al fine di fornire una immediata informazione ai responsabili degli uffici e dei servizi costituenti la struttura di protezione civile di cui la SOP costituisce parte essenziale. Esso conterrà, in sintesi, le prime informazioni raccolte dagli operatori di sala. - aggiornamento danni a persone e cose in caso di evento. Al verificarsi di un evento si provvederà alla raccolta ed al continuo aggiornamento di informazioni riguardanti i danni subiti dalla popolazione dalle infrastrutture abitative e di servizi ed alla elaborazione di uno specifico documento. Esso costituirà elemento di supporto alle decisioni dei componenti l’area strategia del CCS. - redazione dei comunicati stampa; particolare attenzione deve essere posta, in caso di evento, al rapporto con le agenzie di stampa, con le testate giornalistiche locali e con le televisioni pubbliche e private. Gli operatori di sala dovranno redigere un apposito comunicato stampa al fine di informare la popolazione sugli sviluppi dell’evento in corso e sugli interventi posti in essere per la salvaguardia della popolazione e dei beni colpiti nonché per il superamento dell’emergenza. - redazione del "rapporto situazioni" giornaliero; quotidianamente, in periodo di emergenza, sarà redatto un rapporto situazioni riguardante le informazioni, di particolare rilievo per la protezione civile, che interessano il territorio soggetto alla giurisdizione della SOP. Questi rapporti denominati "mattinale" vengono inseriti in un’apposita "banca dati eventi ed interventi" al fine di mantenere aggiornata la

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memoria storica relativa agli eventi che interessano il territorio ed agli interventi posti in essere per fronteggiarli.

3.3. Sistema provinciale di protezione civile Il sistema provinciale di Protezione Civile rappresenta l’elenco degli enti e degli organismi preposti istituzionalmente ad attività di protezioni civile e competenti quindi a livello provinciale nel concorso all’emergenza. Esso è sintetizzato nell’Allegato 2.

3.4. Centri Operativi Misti: C.O.M. Qualora si rendesse necessario il coordinamento a livello comunale o intercomunale il Prefetto, d'intesa con gli altri componenti del C.C.S., attiva i centri operativi misti (C.O.M.) che sono unità di assistenza tecnica, amministrativa e logistica. Tali organismi sono così composti:  Sindaco del Comune sede del C.O.M.;  Presidente dell’Unione Comuni (se interessato);  un funzionario e Ufficiale delle Forze di Polizia  funzionario del Comando Provinciale Vigili del Fuoco;  Ufficiale di Collegamento con le FF.AA., quando sia in atto un intervento delle stesse;  funzionario dell’A.U.S.L.;  un funzionario dell’Agenzia Regionale S.T.P.C. Servizio Area Romagna -Rimini  Dirigenti degli Uffici Statali ed Enti Locali e Provinciali, ubicati in zona, ove se ne ravvisi la necessità, per singoli settori.

D'intesa con le locali Amministrazioni Comunali in esito all’incontro tecnico operativo in Prefettura dell’11/4/2017 e successive comunicazioni, tenuto conto della conformazione del territorio provinciale nonché della distribuzione dei servizi e delle strutture associate degli Enti Locali, la provincia di Rimini è suddivisa nei seguenti Centri Operativi Misti, fatta comunque salva la possibilità di un diverso accorpamento dei Comuni interessati in relazione alle dimensioni e alla natura dell'evento calamitoso: C.O.M. 1 - “RIMINI” Comune sede C.O.M.: Rimini Comuni afferenti: - Edificio sede COM: Palazzetto sportivo “RDS Stadium” Sede sostitutiva: -

C.O.M. 2 - “BASSA VALMARECCHIA” Comune sede C.O.M.: Santarcangelo di Romagna Comuni afferenti: Poggio Torriana, Verucchio, Bellaria-Igea Marina. Edificio sede COM: Magazzino comunale Santarcangelo

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Sede sostitutiva: Centro Sociale e Sportivo Poggio Torriana

C.O.M. 3 - “ALTA VALMARECCHIA” Comune sede C.O.M.: Novafeltria Comuni afferenti: Casteldelci, Pennabilli, S. Agata Feltria, Maiolo, Talamello, San Leo Edificio sede COM: Sede amministrativa Unione di Comuni Valmarecchia Sede sostitutiva: Polo Scolastico Comprensivo “T. Guerra”

C.O.M. 4 - “RIVIERA DEL CONCA” Comune sede C.O.M.: Misano Adriatico Comuni afferenti: Riccione, Coriano, Misano Adriatico, San Giovanni Marignano Edificio sede COM: Magazzino comunale di Cattolica Sede sostitutiva: Palazzetto dello Sport Misano Adriatico

C.O.M. 5 - “VALCONCA” Comune sede C.O.M.: Morciano di Romagna Comuni afferenti: Saludecio, San Clemente, Mondaino, Montegridolfo, Montefiore Conca, Gemmano, Montescudo-Montecolombo Edificio sede COM: Palazzetto dello sport di Morciano di Romagna Sede sostitutiva: Centro sociale Sant’Andrea in Casale di San Clemente

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3.5. Modello Organizzativo dei Centri Operativi.

Il sistema organizzativo provinciale vede, in attuazione della L.R. 21 novembre 2013 n. 23 e della L.R. 30 luglio 2015 n. 13 e successive, la funzione della Protezione Civile tra le attività delegate alle Unioni di Comuni o Ambiti Territoriali. La funzione della Protezione Civile unificata ha indirizzato le Amministrazioni Locali appartenenti alle Unioni, ad una gestione operativa di intervento unitaria con l’accorpamento dei vecchi piani comunali in piani intercomunali ed un unico modello d’intervento che si avvale di una sala operativa intercomunale all’interno del Centro Operativo Intercomunale (COI), in sostituzione dei tradizionali (COC). I Sindaci dei Comuni associati in qualità di autorità comunali di protezione civile ed il Presidente dell’Unione assumono la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione nel rispetto della L. 12 luglio 2012 n.100 e s.m.i..

Attualmente sul territorio provinciale si sono istituite due Unioni di Comuni ed un Ambito così suddivisi: - Unione di Comuni Valmarecchia a cui afferiscono i Comuni di: Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, Poggio Torriana, San Leo, Sant’Agata Feltria, Santarcangelo di Romagna, Talamello e Verucchio; - Unione della Valconca a cui afferiscono i Comuni di: Gemmano, Mondaino, Montefiore Conca, Montegridolfo, Montescudo- Montecolombo, Morciano di Romagna, San Clemente e Saludecio; - Ambito Riviera del Conca che ha associato la funzioni della Protezione civile dei Comuni di: Cattolica, Coriano, Misano Adriatico, San Giovanni in Marignano e Riccione.

Le attività ordinarie ed emergenziali di questi Enti e ambiti, assieme ai Comuni di Bellaria-Igea Marina e Rimini sono supportate dalle relative sale operative dislocate nei Comuni capofila e assieme alle Sale Operative delle Strutture locali di Protezione Civile concorrono alla gestione dell’emergenza per le varie tipologie di evento. L’Unione di Comuni Valmarechia nonostante l’evolversi del sistema istituzionale di unificazione e l’annessione dei sette comuni ex marchigiani del 2009 ha mantenuto una pianificazione divisa sulle due aree storicamente riconducibili alle vecchie Comunità Montane e pertanto anche le sale operative sono distinte COI Alta Valmarecchia (7 Comuni) e COI bassa Valmarecchia (3 Comuni). In riferimento al riordino del sistema di allertamento regionale, da parte dei Comuni di Rimini, Bellaria-Igea Marina, Riccione, Misano Adriatico, Coriano, Cattolica, San Giovanni in Marignano e dall’Unione di Comuni della Valmarecchia e Unione della Valconca l’1 giugno 2017 è stata sottoscritta la “Convenzione per la gestione in forma associata del servizio di

| Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo di Rimini - Piano Provinciale di Emergenza Ed. 2017 58 allertamento locale di Protezione Civile”, che prevede la costituzione dell’ “Ufficio Unico del Sistema di Allertamento” avente lo scopo di supportare i Comuni convenzionati nella traduzione dei bollettini di vigilanza delle allerte meteo emesse dal Centro Funzionale Regionale e da ARPAE-Simc sul sito istituzionale https://allertameteo.regione.emilia-romagna.it.

Pertanto, il sistema comunale di protezione civile si articola su due COC e quattro COI così distinti: C.O.C. - “RIMINI” Comune sede C.O.C.: Rimini Comuni associati: - Edificio sede COC: Ufficio Comunale di Protezione Civile Via Marecchiese, 193

C.O.C. - “BELLARIA” Comune sede C.O.C.: Bellaria-Igea Marina Comuni associati: - Edificio sede COC: Ufficio Comando di Polizia Municipale Via Leonardo da Vinci, 10

C.O.I. - “BASSA VALMARECCHIA” Comune sede C.O.I.: Santarcangelo di Romagna Comuni associati: Poggio Torriana, Verucchio. Edificio sede COI: Magazzino comunale Santarcangelo Via Scalone, 509

C.O.I. - “ALTA VALMARECCHIA” Comune sede C.O.I.: Novafeltria Comuni associati: Casteldelci, Maiolo, Pennabilli, San Leo, S. Agata Feltria, Talamello. Edificio sede COI: Sede amministrativa Unione di Comuni Valmarecchia Piazza Bramante, 11

C.O.I. - “RIVIERA DEL CONCA” Comune sede C.O.I.: Cattolica Comuni associati: Coriano, Misano Adriatico, San Giovanni Marignano, Riccione. Edificio sede COI: Magazzino Comunale Cattolica Via Mercadante, 93

C.O.I. - “VALCONCA” Comune sede C.O.I.: Morciano di Romagna

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Comuni associati: Gemmano, Mondaino, Montefiore Conca, Montegridolfo, Montescudo- Montecolombo, Saludecio, San Clemente. Edificio sede COI: Centro sovracomunale di Protezione Civile di Morciano di Romagna Via Arno angolo via S. Maria Maddalena

Centri Operativi

CCS – Centro Coordinamento Soccorsi - Ambito di Rimini Responsabile Referente

INDIRIZZO edificio edificio via IV Sede Centro Coordinamento Soccorsi (CCS) Novembre,40 0541-436111 0541-436111 Rimini via IV Sala Operativa Provinciale (SOP) Novembre,40 - 0541-436111 0541 -436111 Rimini SEDI COI – Ambito di Rimini Centro di Comune Responsabile Referente Coordinamento CAPOFILA Comuni AFFERENTI INDIRIZZO edificio edificio via 329 2103318 329 2103318 COC RN RIMINI Rimini Marecchiese,193 0541-704434 0541-704434 RIMINI BELLARIA - IGEA via Leonardo da 329 7503078 329 7503240 COC Bellaria Bellaria-Igea M Marina Vinci BELLARIA 0541-343811 0541-343827 COI UNIONE DI Santarcangelo di R. via Scalone,509 329 7505151 3297505151 bassa COMUNI Poggio Torriana Santarcangelo di 0541-621702 0541-356262 VALMARECCHIA VALMARECCHIA Verucchio R. Novafeltria Casteldelci COI UNIONE DI Maiolo P.za Bramante ,11 334 2 0466760 347 4901722 alta COMUNI Pennabilli NOVAFELTRIA 0541-920012 0541-920442 VALMARECCHIA VALMARECCHIA San Leo Sant'Agata Feltria Talamello Riccione Cattolica COI RIVIERA DEL RIVIERA DEL via Mercadante,93 334 6651460 366 5798618 Coriano CONCA CONCA CATTOLICA 0541-966708 0541-966705 Misano Adriatico San Giovanni M. Morciano di Rom. Gemmano Mondaino Montefiore Conca UNIONE DELLA via Arno 340 8620946 339 6526944 COI VALCONCA Montegridolfo VALCONCA MORCIANO R. 0541-989164 0541-865316 Montescudo- Montecolombo San Clemente Saludecio

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Strutture Operative COC/COI attuali unioni di comuni e ambiti:

Valle del Marecchia DCU n.12/09 Valmarecchia DCU n. 14/14 Valconca DCU n. 20/09 Riviera del Conca DD.CC. 2016

Il modello organizzativo dei Centri Operativi delle Strutture di Protezione Civile viene così rappresentato:

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Aree di Emergenza

Le Aree di emergenza sono luoghi destinati ad attività di protezione civile e devono essere preventivamente individuate nella pianificazione d’emergenza. Le Aree di emergenza devono essere localizzate in siti non soggetti a rischio evitando ad esempio aree alluvionali, aree in prossimità di versanti instabili, di crollo di strutture attigue, a rischio d’incendi boschivi e di interfaccia. Le aree devono possibilmente essere ubicate in prossimità di un nodo viario di connessione autostradale o di grande scorrimento e dovranno essere facilmente raggiungibili anche da mezzi di grandi dimensioni. Le aree devono inoltre avere una dotazione minima di urbanizzazioni e dotazioni infrastrutturali come reti idriche, elettriche, smaltimento delle acque reflue, reti per telecomunicazioni e reti di illuminazione pubblica. Tali aree possono essere ricercate negli spazi destinati, ad esempio, a grandi centri commerciali, complessi fieristici, interporti, mercati generali, aree industriali, aree già individuate da pianificazioni specifiche in settore, come ad esempio aree di stoccaggio temporaneo dei veicoli pesanti dei piani di emergenza neve, ecc. Il numero delle aree da indicare è in funzione del numero di abitanti e della capacità ricettiva dei siti disponibili sul territorio. Al fine di rendere immediatamente operativi tali aree in emergenza, è necessario formalizzare la scelta nelle pianificazioni di emergenza ai diversi livelli di competenza. E’ opportuno che siano indentificati i soggetti responsabili dell’attivazione, ovvero della manutenzione ordinaria, al fine di rendere immediatamente utilizzabili le aree di emergenza.

4.1. Aree Ammassamento soccorritori e risorse (AA) Le Aree di ammassamento soccorritori e risorse sono aree e/o magazzini dove potranno trovare sistemazione idonea i soccorritori e le risorse strumentali (tende, gruppi elettrogeni, macchine movimento terra, idrovore, ecc.) attivate a supporto ad integrazione di quelle già presenti sul territorio interessato dall’emergenza. Tali aree dovranno essere poste in prossimità di uno svincolo autostradale o comunque vicino ad una viabilità percorribile da mezzi di grandi dimensioni, in ogni caso, dovranno essere facilmente raggiungibili.

A livello provinciale sono state individuate, con il supporto delle Amministrazioni comunali, provinciale e regionale, un’area di ammassamento soccorritori per ogni COM, in gradi di rispondere alle esigenze dell’ambito territoriale.

AREE AMMASSAMENTO ID ID AREA COMUNE UBICAZIONE COORDINATE UTM - WGS84 DESCRIZIONE AREA 1 AA1 Bellaria – Igea Marina Via Ennio 33T 298167 E – 4889322 N Parco del Gelso 2 AA2 Cattolica Via dei Gelsi 33T 318778 E – 4869184 N Parco sportivo 3 AA3 Riccione Viale Enrico Berlinguer 33T 310934 E – 4873073 N Parcheggio Oltremare 4 AA4 Rimini Via S. Martino in Riparotta 33T 301196 E – 4883115 N Fiera di Rimini 5 AA5 Santarcangelo di R. Via Emilia – S.S. n.9 33T 294915 E – 4882584 N Area sosta circo

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4.2 Aree e centri di assistenza della popolazione (AAS) Le Aree di Assistenza alla popolazione sono luoghi, individuati dai Sindaci nei piani comunali/intercomunali di emergenza, dove la popolazione risiederà per brevi, medi e lunghi periodi. E’ preferibile che le aree abbiano nelle immediate adiacenze spazi liberi ed idonei per un eventuale ampliamento e per garantire la sosta e lo stoccaggio di materiali a supporto dell’attività. La tipologia delle aree per l’accoglienza della popolazione verrà classificata nel seguente modo: Strutture esistenti: strutture pubbliche e/o private in grado di soddisfare esigenze di alloggiamento della popolazione (alberghi, centri sportivi, scuole, campeggi, ect). La permanenza in queste strutture è temporanea ed è finalizzata al rientro della popolazione nelle proprie abitazioni. Aree campali: questa sistemazione consente in breve tempo di offrire i servizi di assistenza attraverso il montaggio e l’installazione di tende, cucine da campo, moduli bagno e docce con le necessarie forniture dei servizi essenziali. I siti individuati sono idonei ad ospitare almeno un modulo da 250 persone, con una superficie di circa 5000 mq.

ID ID AREA COMUNE UBICAZIONE COORDINATE UTM - WGS84 DESCRIZIONE AREA 1 AAS-BE01 Bellaria – Igea Marina Via Belvedere 33T 296080 E – 4891196 N Stadio comunale E. Nanni 2 AAS-BE02 Bellaria – Igea Marina Bordonchio - Via Ennio 33T 298004 E – 4889126 N Campo sportivo parrocchiale 3 AAS-BE03 Bellaria – Igea Marina Igea Marina – Via Pinzon 33T 298903 E – 4889180 N Campo sportivo 4 AAS-CD01 Casteldelci La Giardiniera 33T 271598 E – 4852502 N Campo sportivo 5 AAS-CA01 Cattolica Via del Partigiano, 1 33T 318357 E – 4869289 N Stadio comunale “Calbi” 6 AAS-CO01 Coriano Via Piane 33T 307171 E - 4871464 N Stadio Comunale “D. Grandi” 7 AAS-CO02 Coriano Via Vigano 33T 305276 E - 4873144 N Campo Sportivo Ospedaletto 8 AAS-CO03 Coriano Via Rovereta 33T 301300 E - 4873705 N Campo Sportivo Cerasolo Ausa 9 AAS-CO04 Coriano San Patrignano 33T 303655 E - 4872950 N Campo Ippico San Patrignano 10 AAS-CO05 Coriano San Patrignano 33T 303390 E - 4873236 N Campo Sportivo San Patrignano 11 AAS-ML01 Maiolo S.P. n.6 “Montefeltresca” 33T 284286 E – 4861285 N Campo sportivo comunale 12 AAS-MA01 Misano-Adriatico Via del Carro 33T 314188 E – 4869846 N Stadio comunale Santamonica 13 AAS-MA02 Misano-Adriatico Via Albinoni 33T 314800 E – 4869677 N Centro sportivo Via Albinoni 14 AAS-MA03 Misano-Adriatico Via Trebbio 33T 313611 E – 4871534 N Centro sportivo Villaggio Argentina 15 AAS-MA04 Misano-Adriatico Via Platani 33T 315870 E – 4871862 N Centro sportivo Misano mare 16 AAS-MO01 Mondaino Via Fonte Leali 33T 312670 E – 4858460 N Campo sportivo capoluogo 17 AAS-MC01 Montecolombo Via Chitarrara, 460 33T 304793 E – 4865592 N Centro Sportivo Taverna 18 AAS-MG01 Montegridolfo Via San Pietro 33T 314788 E – 4859667 N Campo sportivo San Pietro 19 AAS-MS01 Montescudo Via Peschiera 33T 302548 E – 4865633 N Campo sportivo capoluogo 20 AAS-MR01 Morciano di Romagna Via Stadio 33T 311180 E – 4865358 N Stadio comunale 21 AAS-NO01 Novafeltria Via dello Sport 33T 282565 E – 4863680 N Campo sportivo comunale 22 AAS-NO02 Novafeltria Miniera di Perticara 33T 277231 E – 4864383 N Campo sportivo comunale 23 AAS-PE01 Pennabilli Ca’ Taglione 33T 281625 E – 4854980 N Campo sportivo comunale 24 AAS-PT01 Poggio Torriana SP n.14 Santarcangiolese 33T 292600 E - 4877743 N Campo calcio Stazione 25 AAS-RI01 Riccione Viale Forlimpopoli 33T 310548 E – 4874956 N Centro sportivo Stadio comunale 26 AAS-RI02 Riccione Via Moncalieri 33T 310300 E – 4876498 N Campo sportivo Spontricciolo 27 AAS-RI03 Riccione Via Bergamo 33T 309854 E – 4874602 N Campo sportivo San Lorenzo 28 AAS-RI04 Riccione Viale Arezzo 33T 311010 E – 4874061 N Campo sportivo Via Arezzo 29 AAS-RI05 Riccione Via Puglia 33T 313327 E – 4873025 N Campo sportivo Fontanelle 30 AAS-RI06 Riccione Viale Brunate 33T 308799 E – 4873820 N Campo sportivo Menaggio 31 AAS-RI07 Riccione Viale Artigianato 33T 310434 E – 4873557 N Campo sportivo Artigianato 32 AAS-RN01 Rimini Viale 9 Febbraio 1849 33T 305927 E – 4880619 N Stadio comunale Romeo Neri 33 AAS-RN02 Rimini Via Parigi 33T 308772 E – 4877773 N Campo sportivo Miramare 34 AAS-RN03 Rimini Via Brennero, 34 33T 304959 E – 4882470 N Campo sportivo San Giuliano 35 AAS-RN04 Rimini Via Aleardi 33T 307277 E – 4880218 N Campo sportivo Lagomaggio 36 AAS-RN05 Rimini Via Parigi 33T 308500 E – 4878030 N Campo sportivo Miramare “Bucci” 37 AAS-RN06 Rimini Via Musiani 33T 307633 E – 4878164 N Campo sportivo Rivazzurra 38 AAS-RN07 Rimini Via Argelli 33T 303960 E – 4881770 N Campo sportivo Ina Casa 39 AAS-RN08 Rimini Via dei Mulini 33T 300195 E – 4881252 N Campo sportivo Sapadarolo-Vergiano 40 AAS-RN09 Rimini Via Fiume Uso, 10 33T 296546 E – 4884710 N Campo sportivo San Vito “Sancisi” 41 AAS-RN10 Rimini Via Foglino, 2 33T 300456 E – 4886029 N Campo sportivo Torre Pedrera | Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo di Rimini - Piano Provinciale di Emergenza Ed. 2017 63

42 AAS-RN11 Rimini Via Dante di Nanni, 7 33T 301835 E – 4884181 N Campo sportivo Viserba “Bani” 43 AAS-RN12 Rimini Via Lotti 33T 301321 E – 4885811 N Campo sportivo Viserbella 44 AAS-RN13 Rimini Via della Fiera 33T 304704 E – 4879997 N Campo sportivo Fiera - Promosport 45 AAS-RN14 Rimini Via Estonia 33T 302880 E – 4881710 N Stadio del Baseball 46 AAS-RN15 Rimini Via XXIV Marzo 33T 303802 E – 4883257 N Campo rugby Rivabella 47 AAS-RN16 Rimini Via XXIV Marzo 33T 303734 E – 4883178 N Campo baseball Rivabella 48 AAS-RN17 Rimini Via dei Mulini 33T 300144 E – 4881384 N Campo baseball Sapadarolo-Vergiano 49 AAS-RN18 Rimini Via Montevecchio 33T 303410 E – 4875658 N Impianti sportivi “Area Ghigi” 50 AAS-RN19 Rimini Via Abruzzo, 36 33T 305550 E – 4880080 N Campo sportivo Polisportiva “Stella” 51 AAS-RN20 Rimini Via Santa Cristina 33T 302625 E – 4879355 N Campo sportivo “Don Pippo” 52 AAS-RN21 Rimini V.le Regina Margherita, 41 33T 307931 E – 4879704 N Campo sportivo parrocchia Bellariva 53 AAS-RN22 Rimini Via Villagrande, 35 33T 302961 E – 4880862 N Campo sportivo parrocchia Padulli 54 AAS-RN23 Rimini Via Roma, 40 33T 306007 E – 4881525 N Impianti sportivi D. L. Ferroviario 55 AAS-SC01 San Clemente Via Cerro 33T 312316 E – 4866781 N Centro Sportivo S. Andrea Casale 56 AAS-SG01 San Giovanni in M. Via Conca Nuova 33T 315693 E – 4868040 N Stadio Comunale Marignano 57 AAS-SG02 San Giovanni in M. Via Pianventena 33T 315677 E – 4867302 N Campo sportivo Vanni 58 AAS-SL01 San Leo Pietracuta – Via F. Coppi 33T 289246 E – 4870310 N Centro sportivo comunale 59 AAS-SF01 Sant’Agata Feltria Via del Tiro a segno 33T 275788 E – 4860330 N Campo sportivo comunale capoluogo 60 AAS-SF02 Sant’Agata Feltria Romagnano 33T 272614 E – 4866945 N Campo sportivo comunale 61 AAS-SF03 Sant’Agata Feltria Petrella Guidi 33T 278089 E – 4857512 N Campo sportivo comunale 62 AAS-SN01 Santarcangelo di R. Via della Resistenza 33T 295675 E - 4881638 N Stadio Comunale 63 AAS-SN02 Santarcangelo di R. SP n.14 Santarcangiolese 33T 295150 E - 4881644 N Area Campana 64 AAS-SN03 Santarcangelo di R. Via dell’Arte 33T 297265 E - 4882200 N Campo calcio S. Giustina 65 AAS-SN04 Santarcangelo di R. Via Bionda 33T 291960 E - 4881480 N Campo calcio Canonica 66 AAS-SN05 Santarcangelo di R. Via delle Margherite 33T 298468 E - 4878656 N Campo calcio S. Ermete 67 AAS-VE01 Verucchio Via Aldo Moro 33T 293929 E - 4875682 N Stadio Villa Verucchio 68 AAS-VE02 Verucchio Via Ponte 33T 292140 E - 4873263 N Campo calcio P. Verucchio 69 AAS-VE03 Verucchio Via Messina 33T 293260 E - 4872870 N Campo calcio Verucchio 70 AAS-TA01 Talamello Via Cava 33T 281784 E – 4865154 N Campo sportivo comunale

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